Sportivissimo Aprile

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editoriale

A un hacker messicano

L

di Luigi Borgo

a prima parola che mi è venuta in mente ve la lascio immaginare, la seconda e le successive compongono questo sermone. Quindici giorni fa circa, questo è l’antefatto, il nostro collaboratore Nicola Anzoni si sveglia nella sua casa di Parigi, dove sta studiando e lavorando. Sono le 7 circa e, per motivi suoi, accende il computer. Tra le varie cose che fa, entra nel nostro sito, di cui è l’artefice e il curatore. Digita al solito Sportivissimo.net e, per il suo stupore e per la mia successiva incazzatura, non trova nulla. Né il numero di aprile, né l’archivio con tutti i numeri del 2008 e i primi del 2009. Al posto loro una frase inneggiante alla pace e all’amore. L’autore di questa genialata è un hacker messicano che oscurando il nostro sito e le gloriose imprese degli sportivi vicentini ha voluto mandare il suo messaggio al mondo. Posso capire che nel lontano Messico quanto scriviamo su Sportivissimo non valga la pena di essere letto, ma perché farci un danno? Perché lanciare il proprio appello alla pace e all’amore universale, non permettendoci di continuare a fare il nostro discorso che sotto sotto non è poi tanto diverso da quello che vorrebbe fare lui e che di fatto non fa? Realizzi una rivista, scriva le sue riflessioni, ce le dia da leggere. Non mi sembra che il suo gesto, l’oscuramento del nostro sito, abbia qualcosa di pacifico o di amoroso. Tuttavia, passata l’arrabbiatura, non mi sono più di tanto stupito. Fichte, che era un filosofo tedesco del XIX, ci ha spiegato che l’io si afferma per opposizione. La stragrande maggioranza delle persone non sa fare un discorso proprio, ma sa solo, come un hacker, come un acaro, dire o fare il contrario di quanto fanno gli altri. Dire, criticare, danneggiare il fare altrui. Purtroppo c’è una versione anche sportiva di questo atteggiamento. Esistono atleti che fanno la loro gara non puntando al meglio delle loro possibilità, ma contando e sfruttando gli errori degli avversari, il loro non ottimale stato di forma. Ci sono atleti (e persone) che sanno vedere la propria affermazione solo nell’umiliazione altrui; la propria vittoria solo nella sconfitta dell’altro, tanto che per loro non è importante aver vinto, ma che non abbia vinto il loro rivale. Qui è la differenza tra il nobile e virtuoso agonismo e lo squallido e meschino antagonismo. I grandi dello sport come i grandi della storia ci hanno insegnato che l’antagonismo non ha mai portato da nessuna parte, semplicemente perché è grottesco aspirare ad essere i migliori in quanto si è riusciti a eliminare, uno dopo l’altro, tutti i rivali. Galilei non si oppose alla Chiesa di Roma che non accettava le sue teorie ma continuò con ostinazione nella sua ricerca. Nel suo discorso del giuramento, Obama, rivolgendosi ai nemici dell’Occidente, ha detto: “non chiederemo scusa per il nostro stile di vita, né rinunceremo a difenderlo, e a coloro che perseguono i loro obiettivi con il terrore e il massacro degli innocenti vogliamo dire che il nostro spirito non si lascerà sopraffare: non durerete a lungo e noi vi sconfiggeremo”. Nel nostro piccolissimo, abbiamo rimesso in piedi il sito e continuiamo a farci leggere anche in Messico: è questione di spirito, pirla di un hacker.

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Direttore responsabile Luigi Centomo Direttore editoriale Luigi Borgo Redattore capo Filippo Pavan Redazione Paola Dal Bosco e Andrea Cornale Redazione tecnica alpinismo Luigi Centomo arco Carlo Carli arti marziali Massimo Neresini atletica Ivanoe Simonelli avventura Franco Spanevello basket Filippo Pavan benessere Alessandro Grainer boulder Nicola Anzoni caccia e pesca Dorino Stocchero calcio Alessandro Grainer calcio a 5 Nicola Ciatti

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ciclismo Guido Lanaro equitazione Michele Toldo golf Sergio Vellar hockey Cristian Ponza maratona Gianni Garbin montainbike Marco Canistri motocross Valeria Vianello nuoto Giuseppe Martini orienteering Paolo Mutterle pallavolo Enzo Casarotto parapendio Luca Basso

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sci

Gara festa

per i maestri Fine stagione race per i maestri della scuola di sci Lavarone che si sono allegramente sfidati in una gara a coppie, un senatore e un ‘bocia’ a lottare per il titolo di coppia campione.

A

rriva la primavera, per gli sciatori è tempo di bilanci e in questo caso anche di festeggiamenti per una stagione invernale che dovrebbe chiudersi, ma che le condizioni meteo e l’innevamento sembra vogliano prorogare ancora a lungo. Ci si trova così in una splendida mattina di fine marzo, ancora con una neve invidiabile, a Lavarone, stazione sciistica che pur essendo considerata la sorella minore di Folgaria non ha niente da invidiarle per quanto riguarda le piste: Tablat, Ust, e Malga Laghetto possono essere considerate tra le più belle e impegnative degli Altipiani. Il collegamento con il Vezzena è riuscito ad attirare anche gli sciatori del vicino Altopiano di Asiago e la ormai consolidata organizzazione agonistica gestita da Maurizio Riz a Malga Rivetta

di Gianni Garbin - Foto di Fredi Ottl è sinonimo di allenamenti garantiti per tutti gli agonisti del Trentino e non solo. Oltre a tutto questo, un altro fiore all’occhiello di questa stazione è la Scuola Sci Lavarone, gestita da un gran direttore che risponde al nome di Paolo Bertoldi che da anni svolge questo compito con immutata serietà, competenza e passione. Da alcuni anni si sta assistendo in molte scuole di sci ad un lento ma inesorabile invecchiamento della categoria dei maestri, mancano i rincalzi e sempre meno giovani intraprendono questa professione; Lavarone invece, in controtendenza, riesce a sfornare un eccellente mix fra maestri della vecchia guardia e un gruppo di ragazzi giovani, che pur da poco entrati nell’organico della scuola si sono inseriti e hanno formato una bella squadra.

Nell’ambito quindi dei festeggiamenti che ogni anno caratterizzano il finale di stagione, si è deciso di organizzare una gara di fine stagione, dove giovani e non, competevano assieme in uno slalom gigante a coppie. Si sono così formate delle coppie che da un lato rappresentavano la “vecchia guardia”, con nomi di prestigio come Silvano Gheser (patriarca della mitica famiglia Gheser, che sforna ma


estri, allenatori e istruttori, e uno dei primi a far scoprire lo sci a Lavarone), la famiglia Corradi, con Giulio (componente della famosa Valanga azzurra) i fratelli Aldo e Roberto anche loro ex atleti, i fratelli Bertoldi, Gretter, Vanin e tutta la “old school”. Tutti questi accoppiati con le giovani leve: l’ultimo arrivato della dinastia Gheser, Alex, le ex atlete Braces, Brinis, Pattanaro, Pizzolato, il giovane Daniele Carbonari, oltre a tutti quelli che non saprei in che categoria mettere: Luigi Borgo, Guido Lanaro, Fredi Ottl, Fabio Vettori, etc. (sicuramente giovani come spirito, un po’ meno all’anagrafe!!!!!). Alla fine sulla pista del Tablat, dove ho avuto l’onore e il piacere di poter essere l’apripista, ne sono uscite due bellissime manches di Slalom Gigante combattutissime dove tutti hanno dato il massimo per la vittoria che è andata, per quanto riguarda i tempi assoluti alla ex azzurra Gloria Braces, mentre per quanto riguarda le coppie, al duo formato dal “vecio” Fabio Vettori e dalla “giovane e carina” Valentina Brinis. Bellissima la premiazione in pista suggellata dalle solite coppe e a dei bellissimi gadgets che l’amico Fabio Vettori (famoso per le sue formichine nonché autore della copertina di questo Sportivissimo) ha distribuito a tutti i concorrenti. Il tutto naturalmente è stato completato alla Tana Incantata da un piatto di pasta abbondantemente innaffiato da vino e grappe. A tenere banco i ricordi e le proposte già in cantiere per la seconda edizione di questa bella festa di fine stagione, con l’auspicio che quest’ inverno così ricco di neve sia il primo di una lunghissima serie.


S

di Armando Bonaguro, Presidente del G.S. Alpini Zané

ono passati solo tre giorni dal nostro ritorno, ma l’energia che mi porto dentro, dopo aver vissuto sette bellissimi giorni a Sjusioen dove la cultura dello sci nordico è maestra di vita, fa sì che anche stamattina non riesca a dormire. Martedì 17 marzo inizia la nostra avventura, sveglia alle quattro (di mattina) e già qui è un piccolo trauma, vista la media mattutina dei miei risvegli. Non diciamo a che ora mi alzo di solito, servirebbe solo a far arrabbiare i miei amici, visto che fortunatamente sono un vero pensionato. Dopo aver caricato le nostre valige e le sacche con gli sci, partiamo per Milano: Malpensa direzione Oslo in Norvegia, nella terra dei vichinghi, del fondo e del baccalà. L’allegra compagnia è composta in parte dal direttivo del G.S. Alpini Zané: Armando, Vilma, Carlo, Mariangela, Cico, Fabiana, Fernando, Maria, Il dottore Pietro Beltrame dello Sci Cai Schio, l’amico Alfredo Canotti di Bergamo, la nuova promessa del fondo, Carlotta, e dal nostro

I nostri amici Alpini di Zané sono andati a sciare nella culla dello sci nordico, ecco la loro avventura tra pianure immense, saune, pastasciutte e musica dei Pink Floid. avvocato Alessandro, l’organizzatore di tutta questa bellissima vacanza sulle nevi della Norvegia. Per alcuni è la prima esperienza di volo, e capirete lo stato d’animo di chi sale per la prima volta su un aereo. Il primo atterraggio a Copenaghen è abbastanza tranquillo, il secondo di Oslo è alquanto movimentato a causa del forte vento trovato in fase di atterraggio. I visi pallidi di Fabiana, Maria e Mariangela lo confermano. Il tempo di recuperare le valige e le sacche con i nostri preziosissimi sci e la paura dell’atterraggio è già dimenticata, senza accorgercene siamo già in furgone, tutti pimpanti e allegri come sempre, diretti verso Lillehammer. Durante il tragitto è d’obbligo la fermata al supermercato per fare la scorta di varie cibarie e bibite, il volo con l’aereo ci ha fatto un po’ paura, ma di sicuro non ci ha fatto perdere l’appetito (“i sé bravi tusi, ma quanto che i magna!”). Messaggio per i più giovani dello sci club: praticare sport nel modo giusto fa bene alla mente, al fisico, all’amore, e fa venire molto appetito! Verso le sette della sera arriviamo a Sjusjoen, dopo aver ritirato le chiavi alla reception del villaggio, scopriamo seminascosta nella neve la nostra nuova dimora, che ci avrebbe ospitato per la vacanza, la n. 1104. Restiamo affascinati: costruita tutta in legno, con deposito sci, cucina, salotto, 5 camere, 2 bagni (molto importante: dotati di sauna), un vero lusso. Non c’è tempo da perdere, la fame accu-

Alla

fondo

scoperta della

Birkebeinerrennet


mulata durante il viaggio si fa sentire e allora le nostre brave donne fondiste ci preparano una meritata pastasciutta. Intanto Maria, da brava infermiera qual è, sempre premurosa per le pulizie, spruzza igienizzante e disinfetta tutta la casa. Lei sì che è una vera cacciatrice di polvere, acari e bestiole varie che cercano di nascondersi in giro per la casa. La prima mattina ci alziamo abbastanza presto, siamo tutti desiderosi di scoprire e sciare sulle nevi norvegesi. Piccolo trasferimento e siamo al centro fondo di Sjussjoen, un altipiano immenso situato ad ottocento metri, piste tracciate in tutte le direzioni, non ci sembra vero: entriamo nel paradiso del fondista! La giornata è gradevole, un ritocco agli sci, e via di spinta e passo spinta sulla pista della Birkebeinerrennet. Il paesaggio che scopriamo è a dir poco fantastico, piste larghe come autostrade, pianori e piccole colline che si perdono a vista d’occhio in mezzo a laghi ghiacciati, casette con i coperti di terra, proprio un vero paradiso. In questo parco giochi per gli amanti del fondo i giorni volano. Giornata tipo del fondista in vacanza: abbondante colazione, uscita con gli sci (tre-quattro ore circa), ritorno a casa, sauna, pasta party, riposino, shopping, cena e relax ascoltando i Pink Floid. Il venerdì discesa nel mitico stadio del fondo di Lillehammer, dove nel 1994 si svolsero le olimpiadi invernali e in quell’occasione i nostri Albarello, “grillo” De Zolt, Vanzetta e Silvio Fauner, vinsero la medaglia d’oro nella staffetta davanti alla Norvegia. L’emozione nell’entrare in questo stadio pieno di storia è stata per me veramente forte, mi sembrava di sentire ancora la telecronaca di quel successo azzurro. Foto ricordo di gruppo e via nel palazzetto dello sport situato sotto i trampolini olimpionici, dove consegnavano i pettorali. All’interno erano allestiti dei negozietti che noi, da bravi clienti sportivi, abbiamo visitato facendo una bella scorta di berrettini con il logo della Norvegia. Il pomeriggio è stato dedicato alla preparazione degli sci. 21 marzo, primo giorno di primavera, fatidico giorno, sveglia presto e dopo la solita colazione del fondista, Carlotta e Carlo ci accompagnano alla partenza della Birkebeinerrennet. Il morale è alto, tanto che durante il trasferimento a Rena intoniamo “canti folkloristici nazional veneti” tipo: me compare giacometo, la me morosa vecia, e per finire un assolo del sottoscritto “nessun dorma” del sempre pre-

sente Luciano Pavarotti. Con questo clima di festa arriviamo a Rena, dove è situata la partenza della Birkebeinerrennet. Vicino ai camion dove consegnano gli zaini con il cambio, erano messe a disposizione le bilance che servivano per controllare il peso degli zainetti che ci saremmo portati sulle spalle per tutti i 54 Km. La caratteristica di questa granfondo che si svolge nella tecnica classica, prevede che si debba portare uno zainetto di 3,5 Kg per ricordare un evento storico. Nel 1300 due guerrieri portarono in salvo il piccolo principe Hakon (che in seguito sarebbe diventato re), che stava scappando dall’esercito di Svezia (i Birkebeinerrennet, così chiamati per le calzature ricoperte di corteccia di betulla). Alle 9.30 entriamo nel nostro settore di partenza, il n. 19, alle 9.45 iniziamo la nostra Birkebeinerrennet. I primi km risultano piacevoli, nonostante fossero già passati più di 14mila concorrenti. Dai 250 metri di altitudine della partenza in 15 km si sale gradualmente agli 800 metri, si rimane in quota, per poi scendere a 650 metri e poi ancora su per scollinare nell’ultima impegnativa salita a 900 metri. A questo punto del tracciato mancavano gli ultimi 19 km tutti abbastanza piacevoli. Il continuo cambiamento della neve metteva a prova l’adattabilità di ogni fondista “una volta i va ben, un’altra i fa socolo, un’altra volta i te scam-

pa via, proprio un bel divertimento”. Sbattendo lo sci per togliere lo zoccolo, ho pensato di dare un nome a questa nuova tecnica: il passo del trol scalciante! Superata questa difficoltà, gli ultimi km risultano piacevoli, si ha anche il tempo di guardarsi attorno e di osservare tutte le persone assiepate lungo la pista, che ci sostengono e fanno il tifo. Prima della picchiata finale verso lo stadio di Lillehammer, troviamo le nostre amiche Maria, Mariangela, Fabiana, Carlotta e Carlo che ci fanno un caloroso tifo. Percorrendo l’ultimo km le emozioni sono tante, brividi, contentezza e anche un po’ di dispiacere. Quasi quasi se non fosse per aspettare i miei amici Sandro, Cico, Fernando e la mia Vilma, avrei accettato la proposta di una bellissima norvegese, conosciuta dopo lo striscione dell’arrivo, che mi ha invitato a rifare il percorso della gara al contrario! Alla sera abbiamo festeggiato con una bella cena e dopo ci siamo rilassati ascoltando della buona musica e raccontandoci le varie emozioni provate durante il percoso della “Birke”. Eravamo tutti contenti, ma allo stesso tempo un po’ dispiaciuti: la meravigliosa vacanza norvegese volgeva al termine. Però penso che tutte le belle vacanze debbano finire per lasciare spazio a delle nuove. La domenica mattina il gruppo decide di fare visita al centro di Lillehammer per fare un po’ di shopping e scattare alcune foto ricordo. Nel pomeriggio libera uscita, chi con gli sci, chi in sauna e chi a provare per la prima volta a sciare (vedi la nuova allieva Carlotta, amante anche dei dolcissimi baci alla nutella!). Alla sera grande spaghettata con gamberi (buoni, ma tutti da pelare, perché le nostre brave donne non ne hanno avuto il tempo, prese com’erano dallo shopping!). La mattina della partenza per ritornare in Italia è stata un’altra giornata meravigliosa: 5 cm di neve fresca caduti durante la notte ci è venuta a salutare e ad abbellire ancora di più il paesaggio, un sole splendido, giornata ideale per fare alternato, peccato proprio dover partire, saremmo stati ancora una settimana (“oh, ma no semo mai stufi di neve!”). Il viaggio di ritorno è andato bene: volo tranquillo e anche l’atterraggio a Malpensa è stato perfetto. Grazie di cuore a tutti, siamo stati veramente bene, un gruppo amalgamato in tutto e per tutto: grazie e alla prossima!


La

Bolzano Rovereto

ciclopista del sole

M

ciclismo

Passo del Brennero

di Gianni Garbin

i chiamo Gianni Garbin e ho 50 anni. Sono sposato con Oriana ed ho due figlie: Ilaria di 23 anni, da poco laureata in Lettere Moderne presso l’Università di Verona e Noemi di 10 anni, che fa la quinta elementare. Sono nato e vivo a Recoaro Terme, piccolo paese di montagna ai piedi delle Piccole Dolomiti. Lo sport, da sempre, caratterizza la mia vita: ho iniziato a sciare che non sapevo quasi camminare e, dopo la solita trafila dell’agonismo, a diciannove anni sono diventato maestro di sci e successivamente di snowboard. Ho svolto questa professione per dieci anni, sia in inverno, in varie stazioni dell’arco alpino, che d’estate al Passo dello Stelvio. Da alcuni anni, durante il periodo estivo, lavoravo con un’azienda operante nel settore dell’ingegneria ambientale, mentre d’inverno, dirigevo la Scuola Sci Costa 2000 di Folgaria in Trentino. Lavori sempre all’aria aperta, che mi permettevano di continuare a praticare i miei sports preferiti: sci, alpinismo, corsa in montagna, bicicletta. Quest’ultima mi ha dato la possibilità di compiere lunghi itinerari di più giorni: ho avuto modo di visitare molti luoghi della nostra penisola e mi sono spinto anche all’estero per qualche escursione. Il 18 Luglio del 2006, durante un sopralluogo su una parete rocciosa che dovevamo mettere in sicurezza, l’incidente. Da quel giorno la mia vita è cambiata! Adesso sono su una sedia a rotelle, che però non ha diminuito la mia passione per lo sport. Ho ricominciato a sciare e ho ripreso anche la bicicletta. Con la mia handbike riesco anche a fare dei percorsi impegnativi e delle salite. Quest’anno, accompagnato da mia moglie, ho percorso la ciclabile del Danubio, da Passau a Vienna. Un’esperienza bellissima! Al Nord, cicloturismo e abbattimento delle barriere architettoniche sono una realtà ben radicata! Questo mi ha permesso di sentirmi al 100% un cicloturista come tanti altri. Così ho deciso di provare questa esperienza in Italia, sulla Ciclopista del Sole. La Ciclopista del Sole nasce da un progetto della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), la quale punta alla

28 Tappe per 2200 Km.; Burio 22.000 mt di Firenzola Firenze dislivello. Dal Siena Passo del Brennero Castiglione d’Orcia Montefiascone a Portopalo Bracciano di Capo Roma Passero Latina

Peschiera Mantova

Gaeta Napoli

Salerno Paestum Palinuro Maratea

Castrovillari Marina di Sibari Crotone

Messina Taormina Catania Siracusa Capo Passero

Roccella Ionica Reggio Calabria


Caterpillar rai radio 2 seguirà in diretta l’impresa di Gianni

realizzazione di un itinerario cicloturistico che attraversi la penisola italiana da Nord a Sud, precisamente dal Passo del Brennero alla Sicilia. Percorso che entrerebbe di diritto tra i grandi itinerari europei di cicloturismo. Infatti, in alcuni paesi come l’Austria, la Francia, la Germania e l’Olanda ci sono migliaia di chilometri di piste ciclabili che ogni anno vengono percorse da moltissime persone (per citare le più famose: il Danubio, l’Inn, i Castelli della Loira, la Camargue, La Mosella, i canali dei Paesi Bassi). Obiettivo ambito da queste ciclopiste è lo svolgersi dell’intero percorso al di fuori di strade con circolazione di veicoli (piste ciclabili) o quantomeno, su percorsi a basso impatto di traffico veicolare. Altra prerogativa di questi itinerari è la fruibilità: rendere cioè questi percorsi agibili al maggior numero possibile di ciclisti. Non percorsi adatti solo a dei professionisti della bicicletta, ma itinerari percorribili da tutti, con eventuali varianti dedicate a coloro che vogliono aumentare il livello di difficoltà . Scopo della realizzazione della Ciclopista, oltre ad essere di carattere ricreativo-sportivo, è anche turistico: rendere la nostra Penisola percorribile ai moltissimi cicloturisti, soprattutto stranieri, che a tutt’oggi quando vengono in Italia sono immersi in un traffico caotico con il reale rischio di mettere a repentaglio la propria incolumità. Il percorso traccia una linea che unisce il Brennero a Napoli attraverso la valle Isarco, la valle dell’Adige, Mantova, Bologna, Firenze, Siena, Roma , quindi Latina, Terracina, Napoli. L’intero percorso è arricchito da tutta una serie di varianti che rendono estremamente interessante l’itinerario. Proseguendo da Napoli verso Sud purtroppo non c’è ancora un percorso ben definito:il mio progetto intende raggiungere Salerno attraverso Sorrento e la Costiera Amalfitana per poi proseguire lungo la Piana del Sele fino a Paestum, quindi attraversare il Cilento, giungere al Golfo di Policastro. Passando per il Pollino, raggiungere la Costa Ionica a Sibari, quindi Crotone, Catanzaro Marina, proseguendo lungo la costa fino a Reggio

Calabria. In Sicilia da Messina a Catania, Siracusa e infine Capo Passero, la punta più a Sud dello stivale. La realizzazione di questo progetto è prevista per per l’estate 2009 e precisamente la partenza è prevista dal Passo del Brennero sabato 30 Maggio. Ho già tracciato lo sviluppo delle tappe, che sono una trentina, per un complessivo di Km.2000 c.a, cercando di avere un

“Viaggio in handbike attraverso l’Italia, dal Passo del Brennero alla Sicilia, senza barriere per dire basta agli infortuni e alle morti sul lavoro”. occhio di riguardo per gli Hotel accessibili ad una persona in carrozzina. Tappe di lunghezza variabile dai 40 ai 140 Km, in base ai dislivelli da superare ed ai vari passaggi nei centri principali. La carovana è composta da un mezzo d’appoggio al seguito, sponsorizzato con i loghi delle Aziende che collaborano alla realizzazione del progetto, e da un paio di amici che mi accompagnano in bicicletta. Le motivazioni che mi portano a voler fare la Ciclopista del Sole sono molteplici: in primis, la passione per lo sport e per la bicicletta in particolare, passione che ho sempre avuto e che mi è tuttora rimasta avendo la possibilità di poterla ancora praticare con l’handbike. Secondo, l’inna-

ta voglia di mettermi alla prova, di sfidare le lunghe distanze (ho partecipato a molte Maratone, alla 100Km. Del Passatore, ad alcune Gran Fondo di Ciclismo e alla Marcialonga). E’ una bella sfida, umana e civile: percorrere il nostro Paese in bicicletta da Nord a Sud senza l’intralcio di Barriere Architettoniche, immersi nella natura e nel fascino di una terra unica al mondo per la sua storia artistica. Un’esperienza indimenticabile per chiunque: per i tanti stranieri che vogliono visitare l’Italia in modo nuovo, per le loro famiglie, per gli sportivi, per chi come me un giorno è andato al lavoro e si è trovato su una sedia a rotelle. A questo proposito, la mia pedalata si arricchisce di un altro importante significato: sensibilizzare l’opinione pubblica sulla piaga degli infortuni e delle morti sul lavoro. Per questo motivo il Centro Protesi INAIL di Budrio dove è previsto l’arrivo di una tappa ha dato il proprio appoggio a questa iniziativa. Saranno inoltre interessate le Unità Spinali che sono dislocate lungo il percorso, per poter far si che ci sia il maggior coinvolgimento possibile di persone e di associazioni che operano nel settore della disabilità, e di conseguenza creare i presupposti per poter migliorare il reinserimento ad una vita normale per tutti coloro che sono stati vittime di questo tipo di incidenti. Il mio vuole essere un messaggio non solo alle istituzioni perché facciano in modo di porre un freno alle vere e proprie stragi che ormai si stanno verificando nel mondo del lavoro, ma anche e soprattutto un incoraggiamento a tutti coloro che vittime come me di incidenti sul lavoro, non si devono arrendere ma continuare a battersi per una qualità della vita sempre migliore! Ho avuto, inoltre, anche i patrocini dal Comune di Recoaro Terme e dalla Regione Veneto che si sono dimostrate sensibili a queste problematiche. Attualmente ho già l’appoggio di alcuni sponsor che in parte mi aiuteranno a sostenere il costo di questo progetto. Chi volesse aderirvi, può contattarmi al 349.2847927 oppure al 0445.76991 (tel e fax) o via e-mail: giansnow@libero.it.


arti marziali

L energia interna

P

Il nostro Massimo Neresini ci fa conoscere il Maestro Chen Zhonghua, un grandissimo del TAIJIQUAN STILE CHEN, che per la prima volta è venuto in Italia, invitato dalla Scuola Poon-zè Team di Vicenza del Maestro Giuseppe Bon di Massimo Neresini

er continuare al meglio il percorso iniziato lo scorso mese di Marzo non poteva esserci occasione migliore di quella che la Scuola di Kung Fu e Taijiquan del Maestro Giuseppe Bon è riuscita ad organizzare. Così la Scuola è riuscita a portare in Italia per la prima volta uno dei grandi Maestri di Taijiquan stile Chen Metodo Hong, il Maestro Chen Zhonghua proveniente direttamente dal Canada dove vive ed insegna da circa 20 anni. E’ Presidente dell’Accademia Hunyuantaiji e Maestro di 19° generazione dello Stile Chen sotto la guida diretta del Grande Maestro Hong Junsheng e Maestro di 2° generazione di Hunyuvantaiji sotto la guida diretta del Grande Maestro Feng Zhiqiang. Il Maestro Chen Zhonghua nasce nel 1961 nella città di Weifang nella provincia del Shandong ed in gioventù studia e pratica Sitongchui, Baji e Taizu, Xiao Wushou, e Da Wushou. Per opera del Maestro Li Enjiu, presidente dell’Accademia di Arti Marziali del Jinan, viene presentato al Grande Maestro Hong Junsheng (18° generazione di Taijiquan stile Chen) al Black Tiger Springs Park nel Jinan (Cina) e ne diventa diretto discepolo andando agli allenamenti ogni giorno, con qualsiasi tempo, per 6 anni. Tanto lo aveva impressionato quel Vecchio Maestro che fumava la pipa e dai capelli bianchi ma così colmo di Kung Fu, che divenne il Suo riferimento costante fino alla sua morte nel 1996. Nel 1998 si recò a Beijing per incontrare il Grande Maestro Feng Zhiqiang (18° generazione di Taijiquan stile Chen) ed apprendere il suo stile il Chen Shi Xinyi Hunyuan Taijiquan, diventando suo discepolo. Attualmente è il Rappresentante Internazionale della Linea di Taijiquan Chen Metodo Pratico Hong e Presidente dell’Accademia Hunyuan Taijiquan. Dopo la laurea in Lingue Straniere ottenuta in Cina, si trasferì in Canada, dove attualmente risiede ed insegna Taijiquan stile Chen e Hunyuantaiji, ottenendo splendidi risultati in tutto il mondo con i suoi allievi. Grazie all’insegnamento di due maestri di 18° generazione e a oltre venti anni di insegnamento e pratica di Taijiquan stile

Chen, il Maestro Chen Zhonghua ha una profonda conoscenza dei contenuti delle forme, dell’energia interna, della teoria e delle applicazioni. Ha prodotto moltissimi lavori, sia in forma di libri che di video, quali ad esempio “The Way of Hunyuan”, “The Circles of Taijiquan”, la traduzione del libro sul Qigong del Grande Maestro Fen Zhiqiang “Hunyuan Qigong”e la traduzione del libro del Grande Maestro Hong

Junsheng “Chen Style Taijiquan Practical Method”. L’emozione è stata grande quando giovedì 9 aprile lo abbiamo incontrato per la prima volta all’aeroporto di Venezia. Chi pratica uno sport sa cosa significa trovarsi di fronte ad un Grande, quale brivido corre lungo la schiena quando gli stringi la mano ed ancora di più quando ti rendi conto della sua disponibilità ed umiltà nel dedicare il suo tempo ad approfondire

“Il Maestro Chen Zhonghua ci ha permeato della sua energia e della sua semplicità per più di 2 ore lasciandoci dei messaggi e degli insegnamenti che rimarranno indelebili nella nostra mente”.


“Chen Zhonghua ci ha veramente dimostrato come e con quale potenza questa energia può essere trasformata in azione”. con te sia le tecniche che la filosofia che avvolge ed espande la grande Arte del Taiji. E’ una esplosione di energia quella che giovedì 9 Aprile investe tutti i partecipanti all’incontro e dimostrazione tenutasi presso la palestra AXEL di Vicenza. “COME TRASFORMARE L’ENERGIA INTERNA” è il titolo dell’incontro ed il Maestro Chen Zhonghua ci ha veramente dimostrato come e con quale potenza questa energia può essere trasformata in azione. “L’agire è il non agire”, uno dei principi del Taoismo viene così ad essere dimostrato in pratica ed il Maestro sembra essere assolutamente fermo mentre la sua energia travolge e respinge chiunque gli si oppone. Continua a ripeterci che le sue applicazioni non sono un miracolo ma quello che vediamo esprimere sembra esserlo davvero. Gli diciamo che se mostriamo un filmato di alcune sue applicazioni a persone esterne ci risponderanno che è un trucco e Lui con grande semplicità ci dice: “quando qualcosa viene fatta ad una sola persona è un trucco, quando la stessa è fatta a due o tre persone è un buon trucco ma quando è fatta a dieci o cento persone, decisamente non lo è più”. Il respiro antico della Suprema Arte Marziale Cinese ci ha coinvolto in applicazioni che dimostrano la autenticità marziale del Taiji Chen che in effetti altro non è che una formidabile Arte Marziale, molto spesso assolutamente confusa perché la si vuole avvolta da un alone di mistero, forse per la sua provenienza veramente antica e per il suo sottile collegamento con filosofia, arte e stile di vita. Il Maestro Chen Zhonghua è stato allievo diretto del Grande Maestro Hong Junsheng che a sua volta è stato allievo del Grande Maestro Chen Fake, probabilmente uno dei

più grandi Maestri di Taiji stile Chen di tutti i tempi, ed esprime al massimo le applicazioni degli insegnamenti ricevuti uniti ad una stupefacente sensibilità nel divulgarli. Il Maestro Chen Zhonghua ci ha permeato della sua energia e della sua semplicità per più di 2 ore lasciandoci dei messaggi e degli insegnamenti che rimarranno indelebili nella nostra mente. Il giorno dopo abbiamo accompagnato il Maestro in visita a Venezia e successivamente all’aeroporto per recarsi a Praga dove teneva un Workshop di una settimana; l’anno prossimo speriamo di riuscire ad organizzarne uno anche in Italia perché quando conosci Maestri così difficilmente li puoi dimenticare. Un gran-

de Maestro che come tutti i grandi riesce a trasmettere, ad insegnare e a guidare gli allievi verso mete che sembrano impossibili, attraverso percorsi duri e difficili da capire, con l’aiuto e la costante presenza della semplicità e della chiarezza. Ancora grazie Maestro Chen Zhonghua per averci fatto assaporare la raffinata Arte Suprema del Taiji. Un grazie ancora al Maestro Giuseppe Bon della Scuola Italia Poon-zè Team di Vicenza per il suo continuo condividere il difficile percorso del Kung Fu e alla fantastica presenza del Maestro Mario Mandrà della Tana dei Dragoni di Milano. Grazie a tutti e “praticare” continuamente se si vuole conquistare.


La sfida

hockey

continua

L

di Giannino Danieli Foto di Federico Pedron

a regular season del massimo campionato di hockey pista è giunta all’epilogo. Martedì 21 aprile è infatti in calendario l’ultima giornata del girone di ritorno, valida per stabilire la griglia definitiva per la disputa dei play off. Sulle otto squadre che vi saranno coinvolte ci sono solo due posizioni matematicamente decise con 50’ di anticipo. Riguardano il terzo posto del CGC Viareggio (50 punti, impegnato in casa di una Rotellistica Novara già retrocessa) e il sesto del Roller Bassano (38 punti, farà visita all’Amatori Lodi). E l’unica sfida già certa dei play off sarà proprio quella fra toscani e vicentini. Appeso ad un filo invece il quarto posto della Toyota Marcante (46 punti). Gli uomini di Jorge Valverde ci credono comunque molto, ma per concretizzare l’obiettivo dovranno uscire almeno con un pari dallo scontro di Bassano contro l’Infoplus. I biancocelesti sono infatti tallonati a tre lunghezze dal Gemata Trissino che andrà a fare visita ad un Giovinazzo attualmente settimo e deciso ad un congedo forte di fronte al pubblico amico dopo la batosta (124) subita nel turno precedente in casa del Roller Bassano. La squadra di Marozin però ha le carte in regola per l’exploit, quindi la Toyota Marcante farà bene a tenerne conto e tentare tutto il possibile contro l’Infoplus. Chi arriverà quarto avrà infatti il diritto di disputare in casa due delle tre partite della prima fase dei play off. E ora uno sguardo ai primi due piazzamenti sul podio. Il re solitario (58 punti) si chiama Follonica. Il ceffone subito a Seregno dovrebbe restare un episodio isolato. Il congedo dei toscani sarà di fronte al pubblico amico contro un Breganze invischiato nella lotta per i play out. E’ quindi assai improbabile che i toscani rimedino un altro kappao. Come dire

Il ‘Cabezon’ Carlos Nicolia è insediato al secondo posto fra i marcatori, alle spalle di Mirco Bertolucci, con 35 gol e una media/partita di 1,4. Al quattordicesimo posto, con 22 gol, Davide Motaran. Fra i portieri, invece, ottimo nono posto per Marco Vallortigara (604’ giocati, 42 gol subiti) che l’Infoplus Bassano (55 punti) dovrà accontentarsi del secondo posto. Resta tutto da definire l’ottavo posto, attualmente occupato dall’Hockey Novara (30 punti). La Lega ha già deciso che i piemontesi a fine campionato saranno retrocessi all’ultimo posto causa alcune inadempienze e faranno compagnia in A2 a Rotellistica Novara e Forte dei Marmi. L’ottavo posto è così a portata di mano del Seregno (nono con 29 punti) che ospiterà proprio il già condannato Novara. LA FORMULA DEI PLAY OFF. Via dei quarti il 28 aprile, ritorno 2 maggio, eventuale bella il 5. Prima contro ottava, seconda contro settima, terza contro sesta, quarta contro quinta. Gara 1 in

casa della società peggio classificata, gara 2 ed eventuale 3 in casa della meglio classificata. In tutte le gare non è ammessa la parità alla fine dei tempi regolamentari, ma tempi supplementari con golden gol ed eventualmente tiri di rigore. Le semifinali sono in programma il 9 maggio (andata), il 16 (ritorno) con eventuale bella il 19. Per il resto tutto come stabilito per i quarti. Cinque, invece, gli scontri per la finalissima: 23 maggio, 26 maggio, 30 maggio, 2 giugno, 6 giugno. LA TOYOTA NELLE CLASSIFICHE DI REGULAR. Buone le indicazioni per la Toyota Marcante dalle classifiche alla vigilia dell’ultima partita di regular season. .


TENOLOGIA QUALITA’

IMPIANTI FOTOVOLTAICI

La Termidraulica Bedin Leonardo è in grado di proporre nuove tecnologie rivolte al risparmio energetico tra le quali sistemi innovativi per impianti solari termici e fotovoltaici.

Per produrre energia elettrica rispettando l’ambiente. Una delle principali cause del cambiamento climatico del pianeta è il crescente utilizzo di fonti non rinnovabili (petrolio, carbone, gas...) per produrre energia. Grazie agli incentivi e alle tariffe speciali, messe a disposizione dal governo, è possibile produrre energia elettrica da pannelli solari fotovoltaici, avendone anche un vantaggio economico. Nello specifico con il “CONTO ENERGIA” il Gestore dei Servizi Elettrici può acquistare energia prodotta da impianti con pannelli solari ad una tariffa incentivante, di valore quasi triplo rispetto al prezzo di vendita dell’elettricità normalmente erogata. Il sistema garantisce una convenzione sicura, della durata di vent’anni per chi installa pannelli fotovoltaici e produce energia. Inoltre gli elevati incentivi permettono di rientrare facilmente della spesa iniziale che, una volta ammortizzata, permette di guadagnare. Per l’investimento iniziale alcune banche propongono prestiti a condizioni agevolate, studiati appositamente per lo sviluppo dell’energia solare.

IMPIANTO SOLARE TERMICO La tecnica solare è una scelta più che mai attuale, una forma di energia pulita ed ecologica all’insegna del risparmio, confermata anche dal fatto che il numero di coloro che decidono di installare un impianto solare è in continuo aumento. Le motivazioni che portano a scegliere un impianto solare sono molte: è una fonte inesauribile di energia perché sfrutta i raggi del sole, gratuiti e disponibili ovunque, e li trasforma in calore; è un sistema collaudato perché la tecnologia ha maturato affidabilità e garantisce il risparmio energetico nel corso degli anni; è un impianto ecologico perché non produce nessuna emissione di gas inquinanti o fastidiosi rumoni BONUS FISCALI 55%


Super Frison

vela

È iniziato il campionato di vela sul lago di Fimon. Paolo Frison si aggiudica la prima regata.

D

omenica 5 Aprile 2009 s’è corsa la 1° Regata dell’anno al lago di Fimon Il tempo è stato clemente dando ai regatanti un vento variabile sui 5/8 nodi in prevalenza da NE. Il percorso a bastone di circa 1,25 Km da percorrere quattro volte, ha impegnato tutti i 13 equipaggi che con tecnica e perizia hanno onorato la manifestazione. Partenza regolare alle 14.45. Il primo classificato ha finito la gara in 55’11’’. Classifica in tempo compensato:

Classifica 1° Frison Paolo con il Finn 2° Pilati Claudio e Magaraggia Valentino con il 470 3° Munarini walter e Munarini Giuseppe con il Brise 4° Zanandrea Lucio e Bellin Maria con lo Strale 5° Zarantonello Fabrizio e A, Xodo Fabio, con il Tridente 6° De Toni Michael e Anziliero Rode con il 470 7° Chiodi Mario e Frison Paolo con il FJ 8° Fantuz Tommaso, Supino Mattias e Dalla Libera con il Tridente 9° Pittis Stefano e Pittis Enrico con il 470 10° Maran Oreste e Maragò Stefano con il 470

La prossima regata sarà corsa il 26 Aprile 09. Il Campionato di vela del lago di Fimon si compone di almeno 6 regate. I quattro migliori risultati determineranno il vincitore.

11° Mantovani Giovanni e Meggiolan Giorgio con il FJ 12° Bressan Franco e Bevilacqua Diego con il FJ 13° Magnabosco Piero e Pilastro Andrea con il Vaurien


ciclismo

Fenomenale Sandrigosport

I

di Enzo Casarotto foto di Euro Grotto

l mese di marzo è all’insegna della Sandrigosport che nella categoria juniores, nelle prime quattro gare della stagione, piazza il poker due volte con il velocista e pistard Dario Sonda a Spinea e Castel d’Azzano e nelle successive due domeniche fa salire sul gradino più alto del podio Filippo Conte Bonin a San Pietro Viminario e nell’indicativa nazionale di Sovilla. Lo strapotere Cavi Carraro è completato nelle prime quattro gare da ben due terzi posti, tre quarti e per finire un quinto posto che pone la società del presidente Bruno De Marchi ai vertici nazionali davanti ai mostri sacri quali il Team Giorgi, l’Aspiratori Otello, la Vangi e la Pratese Grassi, tutte formazioni al contrario della Sandrigosport, con molteplici affiliazioni sul territorio nazionale. Le frecce dei due tecnici Ilario Contessa e Gianni Zanin, hanno colpito ripetutamente con gran merito e la stagione è appena iniziata. “Siamo partiti molto bene – afferma il d.s. Ilario Contessa – questo era pianificato allenandoci come previsto dalle tabelle. Ci siamo resi conto di essere più preparati degli altri ma abbiamo ancora dei margini di miglioramento e speriamo di non smentirci. Questo gruppo è molto unito e i ragazzi sono molto amici tra di loro, sono in 8 del secondo anno che già si conoscono; hanno imparato come andare d’accordo senza screzi o liti e così sanno leggere la gara inserendosi nel modo giusto al momento giusto, hanno delle qualità che si sono costruiti da soli in più abbiamo una squadra completa su tutti i terreni dai velocisti agli scalatori con otto potenziali vincitori anche se non è facile vincere con tutti. In questo momento abbiamo un De Russi in crescita, aspettiamo Matteazzi e soprattutto Mattia Gobbi e Zenari che sono i più quotati visto che nelle categorie giovanili si sono distinti ma noi li aspettiamo tutti anche Massimo Gobbi”. I protagonisti si sentono partecipi del lavoro di squadra. “E’ una bella soddisfazione il nostro eclatante avvio - esordisce Dario Sonda diplomatosi lo scorso anno al CFP di Onè di Fonte- non solo per noi ma anche per la squadra, per i direttori sportivi e per il presidente De Marchi. Personalmente pensavo di non essere così preparato ad ini-

Nel ciclismo Juniores strepitoso inizio di stagione della C.A.V.I. Carraro - Sandrigosport - Morbiato.

...piazza il poker due volte con il velocista e pistard Dario Sonda a Spinea e Castel d’Azzano e nelle successive due domeniche fa salire sul gradino più alto del podio Filippo Conte Bonin a San Pietro Viminario e nell’indicativa nazionale di Sovilla... zio stagione perché sono anche reduce da un raduno con la nazionale della pista col tecnico Collinelli che dopo il collegiale di Follonica ci ha portati all’estero per qualche sei giorni, ora speriamo di continuare su questo passo”. Filippo Conte Bonin ha preso l’eredità di Cristian Grazian ed è il nuovo regista in corsa: “ Devo ringraziare i miei compagni perché le mie vittorie arrivano grazie ad un gioco di squadra come a Sovilla dove grazie all’azione di Riccardo De Russi ho potuto risparmiare parecchie energie e questo mi ha permesso di vincere in solitaria”. – Hai chiuso in bellezza il 2008 e iniziato meglio il 2009. “Si ho vinto il Borgo Panica e quest’inverno mi sono preparato per far

bene fin da subito e sono molto soddisfatto delle due vittorie ottenute anche per il modo in cui sono arrivate. Devo fare un ringraziamento ad Ilario perché mi segue da quando ero allievo ed è merito suo se vado così forte”. –Già, perché la Cavi Carraro va così forte? “Perché innanzitutto siamo un gruppo senza un leader indiscusso e quindi tutti capitani; una domenica può andare bene ad uno e sette giorni ad un altro, speriamo che vinca anche qualche altro mio compagno, la stagione è appena iniziata”. Se il buongiorno si vede dal mattino… il presidente De Marchi avrà il suo da fare per trovare i fondi per premiare i suoi ragazzi. E lo farà con generosità, ne siamo certi.


Schiobike team

Ha solo pochi mesi, ma lo Schiobike è già un super team con oltre 100 iscritti.

Lo Schiobike desidera ringraziare i suoi sponsor: UTENSILNORD – METROTECNICA - GPS - MEB elettroforniture - PIETROBELLI costruzioni edili Torrebelvicino - EFFECI impianti elettrici Malo - RIZZATO HENRI serramenti in alluminio Schio - 2G giardini di GALLO ANDREA Piovene Rocchette - SARTORI pittori edili Fara Vicentino- MCM termoidraulica Schio- TECNOCITY - ZANELLA cicli Schio.

cilismo

L

’idea è nata nel gennaio scorso. Riunire in un’associazione sportiva civili e vigili del fuoco appassionati di ciclismo. A tutt’ oggi sono oltre cento gli iscritti. Ed è un autentico successo. Lo Schiobike è appena nato ma è già una grande realtà sportiva della nostra provincia. La sede è a Schio in via Ressecco 8 presso il bar Arci e il ritrovo è ogni mercoledì dalle ore 21,00. Il gruppo è rivolto sia agli appassionati di ciclismo amatoriale, e infatti si organizzano piacevoli escursioni domenicali nei nostri numerosi percorsi tanto su strada che in fuoristrada, quanto ai ciclisti agonisti i quali hanno a disposizione una vera e propria squadra, forte e ben organizzata. Sono, infatti, una sessantina i tesserati che stanno partecipando ai vari campionati di ciclocross, strada e mtb. Già in questo inizio di stagione si sono visti risultati importanti, come il titolo di Campione Italiano di ciclocross anno 2009, disputato ad Arezzo in dicembre 2008, e conquistato da Edoardo Sandri, il 2° posto assoluto come squadra alla Gran Fondo Liotto disputata il 13 aprile 2009 a Valdagno con ben trenta partecipanti. In quest’ultima gara ottimo è stato il 5° posto di Edoardo Sandri nella categoria Gentleman. Ma vanno menzionati anche gli innumerevoli piazzamenti nei primi dieci di Sergio Storti, Silvio Santagiuliana, Renato Fochesato, Davide Pozzan, Federico De Toni... conquistati nelle varie gare disputate in quest’inizio di stagione. Il programma dello Schiobike è fitto d’iniziative, tra le quali spicca la manifestazione ciclistica e pompiristica in collaborazione con i vigili del fuoco rivolta ai bambini delle elementari che si terrà nel mese di ottobre prossimo. Inoltre numerose saranno le escursioni che si organizzeranno come le manifestazioni sportive provinciali, regionali e nazionali a cui il team parteciperà. Particolarmente atteso è il Mondiale VV.F. che vedrà al via Edoardo Sandri, chiamato a difendere la maglia di leader in combinata di strada/mtb.

Per qualsiasi informazione si può contattare lo Schiobike all’indirizzo info@schiobike.it o consultare il sito www.schiobike.it dove sono riportate tutte le iniziative del club.


Un viaggio nel passato

C

di Carlo Nieddu

arissimi amici di SportiVissimo, vi voglio raccontare l’avventura avuta il 26 settembre di ormai cinque anni fa a Gaiole in Chianti, in occasione di quel grandioso evento che è l’Eroica, la gara ciclistica che si svolge tra le colline toscane una volta all’anno. L’Eroica è una gara diversa da tutte le altre perché è una vera e propria corsa nel passato. Le bici devono essere rigorosamente biciclette d’epoca come pure l’abbigliamento, e il percorso si snoda prevalentemente su strade bianche. Si premia il vincitore ma anche il ciclista con il vestiario più antico. E’ una corsa bellissima su lunghi tratti di strade bianche tra dolci e verdi colline, isolati casolari in pietra che svettano su poggi arati, filari di cipressi e viti di chianti, dove tutto ti suggerisce quiete. Un vero incanto che ti resta dentro. Il solo ricordarlo, anche a tanti anni di distanza, è piacevole. Ma torniamo alla nostra avventura: tutto ha inizio un sabato pomeriggio, praticamente il giorno prima della manifestazione, quando sfogliando un giornale di ciclismo, vidi una foto con relativo articolo che appunto parlava di questa manifestazione e senza pensarci due volte io e il mio amico cognato Gherardo Masiero ci siamo subito iscritti. Arrivati vicino Gaiole, troviamo alloggio presso un agriturismo, esattamente in località Fontebussi Cavriglia in provincia di Arezzo, anch’esso molto curato e bene restaurato che emanava, come la gara del giorno dopo, il fascino del tempo passato. Il mattino seguente, dopo una colazione con la C maiuscola, ci dirigiamo a Gaiole in Chianti per ritirare il nostro pacco gara che consisteva in un numero da applicare alla maglietta e uno alla bicicletta, alcuni giornali del settore e il cartellino dove venivano timbrati l’ora di partenza e i vari punti di controllo e arrivo. Siamo pronti per la nostra prova e via con le nostre inseparabili biciclette. Le nostre bici non sono proprio d’epoca ma sono le stesse che abbiamo usato l’anno prima per il tour Arzignano (Vicenza) - Magomadas (Nuoro) di 550 km. Tornando all’Eroica, si sceglie il percorso intermedio di 80 Km, si passa da

Lucignano in Chianti,Vagliagli, Castellina in Chianti, Panzano, Villa Radda. A Vagliagli nel bel mezzo di una festa paesana, (festa dell’uva), ci rifocilliamo. Un panino con la porchetta e un buon bicchiere di chianti che si rivelerà un buon combustibile per riuscire ad arrivare al posto di controllo dei 59 Km. Il tragitto sino Volpaia, un paesino bellissimo incastonato nella collina, è abbastanza impegnativo se non si è allenati, ma noi non lo eravamo… I paesini, i casolari, le colline che ci circondano sono così incantevoli che le fatiche passano in secondo piano. Una lieve discesa ci porta a Gaiole passando per Villa Radda con il tempo di 8h e 45 m, ma non per questo meno felici in quanto gratificati da una splendida giornata di sport. Pasta party, un buon bicchiere di vino che non sarà l’unico, naturalmente offerto dagli organizzatori ed è già ora di ripartire. Come in ogni

avventura

...È una corsa bellissima su lunghi tratti di strade bianche tra dolci e verdi colline, isolati casolari in pietra che svettano su poggi arati, filari di cipressi e viti di chianti, dove tutto ti suggerisce quiete...

nostro viaggio, lo spirito che è in noi, che ci accompagna, è sempre lo stesso, quello di conoscere posti e sapori nuovi e credetemi all’Eroica non sono mancati. Con la speranza di poterci ritornare e con l’augurio che qualche lettore di Sportivissimo possa partecipare a questa fantastica corsa nel passato, vi saluto con simpatia.


Gran Valdagno bike

L

di Martina Dogana

unedì 13 aprile, giorno di Pasquetta, Valdagno è stata per l’undicesima volta l’affollato teatro della Granfondo Ciclistica Liotto - Città di Valdagno, 1° Memorial “Gino Liotto”. Quest’anno la gara faceva parte del “Criterium Leon d’Oro” e del “Giro delle Regioni”. Quest’ultimo è un circuito nazionale che riunisce le più importanti Granfondo e Mediofondo d’Italia e per questo ha richiamato nella città laniera un cospicuo numero di ciclisti: gli iscritti, infatti, hanno superato quota 2000. Per la prima volta quest’anno la zona di partenza e arrivo è stata spostata al Ponte dei Nori, di fianco alla Chiesa, dove l’accoglienza e l’assistenza sono state davvero ottime. Come ogni anno sono stati numerosi gli ospiti illustri: la più attesa è stata sicuramente la campionessa del mondo 2008, la britannica Nicole Cook che si è dimostrata molto generosa mettendo all’asta la maglia iridata, devolvendo il ricavato ai terremotati abruzzesi. Tra gli altri erano presenti il procuratore Pasqualin, sempre presente sui campi gara, Fabio Baldato, fresco di nomina in consiglio federale FCI, e infine i professionisti della Corratec Gonchar, Donadello e Corrà, oltre alla biker di casa Anna Ferrari. Alle 10.10 il via ufficiale della manifestazione. Il serpentone di ciclisti è passato per la rotatoria di Ponte dei Nori per poi dirigersi verso Recoaro lungo la tangenziale. Già dopo pochi chilometri, prima di arrivare a Recoaro, è partita una fuga a due con i forti Corradini (Team Garmin Salieri) e Kivishev (Cicli Maggi FRW) mentre il gruppone inseguiva senza

cilismo

Grande successo per l’undicesima Granfondo Liotto-Città di Valdagno.

riuscire a prenderli. Dalla cittadina termale si saliva sul passo Xon per proseguire verso Schio, Monte Magrè, Monte di Malo, Priabona, Malo, Isola Vicentina, Ignago, Gambugliano, Sovizzo, Valle di Castelgomberto, Brogliano e Cornedo Vicentino, dove finalmente era situato il bivio e i ciclisti potevano scegliere se affrontare il percorso lungo o rientrare a Valdagno, scalare la Piana e tagliare il traguardo dopo una novantina di Km. Il vincitore del percorso più corto è stato il cinquantenne Silvano Janes (ASD Bergner Brau) che al traguardo ha dichiarato di non aver visto il bivio per il lungo e di essersi trovato in testa praticamente per sbaglio! Nel gruppo che inseguiva c’erano gli atleti di casa Bruttomesso, Girardello e Battistin che ben hanno difeso i colori della vallata. Tra le donne la prima è stata Martina Zanon (ASD Bike Emmegi Team). Per quanto riguarda la Granfondo il percorso si snodava ancora verso Quargnenta, Nogarole, Chiampo, S. Pietro Mussolino, Altissimo, Marana e Castelvecchio...praticamente la parte più dura era proprio l’ultima! La fuga di Corradini e Kivishev è continuata senza storia fino all’arrivo dove i due sono arrivati nell’ordine staccati da poco più di un minuto. In campo femminile la vittoria del lungo è andata alla ligure Daniela Passalacqua (ASD

Ciclopoint). Oltre alle salite della seconda parte di gara, è stato il gran caldo inaspettato a far soffrire un po’ tutti e a fare ancora più selezione tra i partecipanti. Il bilancio è sicuramente positivo e non ci resta che aspettare fino al prossimo aprile per un’altra grande granfondo in valle!


Mtb e Granfondo protagoniste

I

di Enzo Casarotto foto di Euro Grotto

l 3 maggio nella Val Leogra con partenza ed arrivo a Schio, va in scena la quarta edizione della Valleogra Mtb Race che quest’anno si sdoppia con il classico percorso del Valleogra Mtb Race Classic di km. 41 con dislivello di 1.215 metri ed il nuovo itinerario denominato Valleogra Marathon Race di km. 60 con dislivello di 2.160 metri che come sembra ha incontrato il parere di numerosi appassionati già da tempo iscritti su questa distanza. Ad organizzare l’evento il Team Ecor Mtb del presidente Andrea Lucchin che quest’anno si avvale della collaborazione di ben 140 addetti per garantire al meglio la sicurezza ed i servizio abbinati alla gara. La Valleogra Mtb Race fa parte del Circuito dei Nobili e della Coppa Veneto Zero Wind con la prova di Pasquetta (la Prosecchissima) che ha fatto da starter al circuito. Ulteriori informazioni sulla gara sono disponibili sul sito www.valleogra. com. (info@valleogra.com). Sette giorni dopo le colline nei dintorni di Breganze e l’Altopiano di Asiago (per il lungo) saranno il naturale teatro per gli amanti delle “Granfondo” che si confronteranno nella seconda edizione della GranfondoD.o.c. di Breganze con l’organizzazione del Comitato guidato dall’Associazione Sportiva Dilettantistica B-Sport di Bassano del Grappa, dall’azienda municipalizzata Breganze Servizi e da Studio RX Servizi per lo Sport di Marostica che non nasconde l’obiettivo di superare quota 1000 tra gli iscritti (sfiorata con 930 partenti nella prima edizione). Il tutto con la fondamentale collaborazione del Comune di Breganze. Anche qui due saranno i percorsi rispettivamente di 72 km. con un dislivello di 800 metri e quello classico di 134 km. con un dislivello pari a 1900 metri. L’evento nasce con l’obbiettivo di unire il ciclismo ad un territorio celebre per la produzione del vino (tra gli altri il Torcolato, il Vespaiolo e il Rosso di Breganze). La manifestazione è abbinata al 1° Grand Prix Endurance RX che classifica i migliori della GranfondoDoc, della 37^ Marciabianca e della Mezza maratona del Brenta: tre eventi di tre discipline diverse unite dal comune denominatore che è la passione per la fatica oltre che dal mar-

ciclismo

Gli appuntamenti il 3 e 10 maggio a Schio e Breganze.

chio RX. La GranfondoDoc parte alle ore 9 di domenica 10 maggio da Piazza Marconi a Breganze e le iscrizioni a 19 euro per gli iscritti del 2008 si chiudono l’8 maggio mentre per i nuovi la quota di partecipazione (con numerosi servizi abbinati) e di euro 25,00 fino al 8 maggio che diventano 40,00 euro per i ritardatari del fine settimana. Da non perdere la visita al 43°Festival del vino: l’evento collaterale della Granfondodoc. Per ulteriori informazioni il sito di competenza é: www.granfondodoc.it (info@granfondodoc.it)

NOVITÀ: contributo statale 30% su biciclette “Torpado” e biciclette elettriche


PROGRAMMA CICLISTICO 2009 CICLO CLUB VELOMANIA

Prima uscita ufficiale: Domenica 1 marzo Ultima uscita ufficiale: Domenica 25 ottobre

Programma 2009 29 marzo

Giro dei colli Euganei

km 150

13 aprile

Circumpedalata dei Colli Berici

km 120

25 o 26 aprile

Comedo - Sottomarina - Cornedo

km 235

1-2-3 maggio

Gita di 3 giorni ad Eraclea Mare

km 500

20 maggio

Giro dei laghi

km 500

2 giugno

Cornedo - Caldonazzo - Bassano Cornedo

km 200

8 - 14 giugno

Gita a tappe di 7 giorni in Toscana

24 giugno

Gita a malga Biancoia

8 luglio o 12 luglio

Gita al Vajont

19 luglio

Granfondo dell’Altopiano

km 120 km 200

AGOSTOINBICI Un mese di gite e giri fuori programma per chi le ferie le passa in paese. 8 settembre 11 ottobre

Giro del “PROSECCO” Valdobbiadene

km 120

Giro del Delta de P0 con pranzo di pesce

km 120

P.S. Le date possono subim variazioni Le riunioni del club sono il secondo ed ultimo mercoledì del mese


Quando

a Vicenza

nuotavano

gli squali di Antonio Rosso foto di Donatella Filippi

C’era una volta una laguna divisa dal mare da una scogliera corallina con alcune aperture che permettevano il ricambio d’acqua con il mare aperto. Un ambiente tropicale, nelle cui calde acque nuotavano molte specie di pesci variopinti, con pinne alte come ali, mentre qua e là si muovevano, attenti a quanto avveniva attorno, numerosi esemplari di squali. Al di là della scogliera, il blu profondo del mare, in cui si intravvedevano alcune ombre inquietanti di squali Carcharoclidi, probabili parenti dello squalo bianco, ma capaci di arrivare a 12 metri di lunghezza.

Ricostruzione dell’ambiente tropicale che vi era nel vicentino durante l’Oligocene (30 milioni di anni fa) esposta al museo geo-archelogico di Valdagno.

Un momento della vestizione di Stefano Scortegagna con la speciale maglia in acciaio, prima di entrare nella vasca con gli squali

Sopra e sotto, il momento più emozionante: Stefano Scortegagna abbraccia lo squalo dello Zambesi, uno degli squali più pericolosi al mondo.


F

Squalo bianco (immagini tratte dalla rete web)

Squalo bianco (immagini tratte dalla rete web)

Stefano Scortegagna, Andrea Scapin e Riccardo Sturla in immersione con gli squali dello Zambesi.

antasie, sogni di mezza estate o incubi da subacqueo? No, solo uno scollamento temporale. Questa storia la possiamo leggere nelle rocce oligoceniche vicentine vecchie di 30 milioni di anni fa. La laguna era lunga circa 30 chilometri, ben ossigenata, con la terraferma dove ora ci sono i monti di Valdagno, con la barriera corallina in corrispondenza del margine dei Colli Berici e il mare aperto, più in là, verso i Colli Euganei. La barriera è ancora ben visibile, alle spalle di Lumignano e Costozza: è quella parete verticale che si vede appena ci si volge verso i colli. Un subacqueo vicentino avrebbe goduto di uno spettacolo unico senza la necessità di muoversi da casa. Oggi la sola soluzione per potersi immergere assieme ad uno squalo e ammirarlo nel suo ambiente è quella di recarsi nei paesi tropicali. A meno che ……. Per gli amanti del brivido o per chi desidera vedere questi animali da vicino e conoscerli meglio, ora esiste una alternativa. Recarsi a Jesolo Lido ed immergersi in tre grandi vasche (delle 27 presenti) dove ci sono squali toro, martello e squali dello Zambesi in compagnia di Riccardo Sturla Avogadri un istruttore specializzato nello studio e la protezione degli squali. E’ ciò che hanno fatto due subacquei di Thiene, Stefano Scortegagna e Andrea Scapin, che hanno voluto provare l’emozione di una simile immersione e il brivido di accarezzare questi animali a mani nude. Ricoperti da una speciale maglia d’acciaio indossata sopra la muta sono rimasti “tranquillamente”, si fa per dire, una mezz’ora con loro. Nessun imprevisto e Stefano ha avuto persino l’opportunità di toccare più volte i due animali in movimento: «Hanno una pelle ruvida – ha raccontato dopo essere uscito dalla vasca – e sono caldi; è stata unʼemozione unica, come quando mi sono trovato un paio di volte ad incrociare il loro sguardo: occhi di ghiaccio che mettono paura, ma al tempo stesso danno una scarica di adrenalina: incredibile». Questa passione sta prendendo piede e lo “shark dive” conquista adepti: 25 persone in gennaio, altrettante in febbraio e marzo. Riccardo Sturla, il fondatore della Shark Academy con lo scopo di difendere gli squali e di stabilire il giusto rapporto di convivenza uomo-squalo nel reciproco rispetto dell’ambiente, non ha dubbi: non ci sono pericoli di sorta. A confermarlo, per festeggiare l’avvenimento dell’arrivo di altri tre squali tigre, si è immersa con lui e con quattro squali toro l’attrice Antonella Elia ripresa in diretta dalle telecamere RAI. E poche settimane fa, in occasione dell’Eudi show, a Roma, è stato portato a fare questa esperienza con uno squalo toro anche un diversamente abile di Ferrara. Il messaggio

sub


Gli squali Gli squali sono pesci particolari: mentre la maggior parte dei pesci hanno lo scheletro fatto di osso gli squali e i loro “parenti” razze e chimere, hanno lo scheletro composto di cartilagine. Per tale ragione non è facile che si conservino come fossili, al contrario i denti duri e resistenti, si conservano benissimo. I più antichi antenati degli squali sono comparsi nei mari della Terra circa 400 milioni di anni fa ed erano molto simili agli squali attuali. Questo vuol dire che il modello iniziale era già ben adattato alla vita nell’acqua e che non è più stato cambiato. Per questo non ci sono grandi differenze tra gli squali moderni e i loro progenitori. Quando si dice squalo la maggior parte delle persone pensa a un animale grande, a un

“feroce” predatore, come lo squalo bianco. Ma gli squali sono un gruppo molto diversificato, con circa 500 specie diverse, con forme, disegni, colori e dimensioni molto varie. Una peculiarità, infine, degli squali è la pelle, molto ruvida e ricoperta di piccoli dentelli durissimi, saldamente infissi nei tessuti

sottostanti. Sembra che le loro prestazioni natatorie derivino proprio da questa caratteristica che i campioni stanno cercando di copiare con nuovi costumi da gara.

che Riccardo Sturla vuole dare ai subacquei è di non aver paura degli squali. Se un diversamente abile, che in acqua non ha le capacità motorie al 100%, riesce ad avvicinare quattro squali toro e persino ad accarezzarli in totale sicurezza, c’è da domandarsi di cosa abbiamo avuto paura in questi ultimi 40 anni. Egli utilizza una tecnica di sua invenzione chiamata “Relax immobility in sharks”. In sostanza sostiene che, manipolando il muso di questi grandi pesci e stimolando il senso elettrico, una struttura nervosa detta Ampolle del Lorenzini, si riesce a portarli ad uno stato di rilassamento. Personalmente non mi sento di consigliare a tutti una simile esperienza, per quanto sicura. Preferisco sottolineare il lato scientifico che viene svolto in questo centro in collaborazione con docenti universitari e le numerose iniziative didattiche che conduce. Un subacqueo non dovrebbe mancare, ad esempio, di frequentare almeno un corso sulla vita degli squali per conoscerne i comportamenti. Per tutti, poi, è sempre un arricchimento ammirare gli animali nelle vasche, leggere i pannelli illustrativi, visitare i vari padiglioni ed ammirare la collezione, unica in Italia, di squali fossili, che ci fa riportare al punto di partenza: una Vicenza tropicale con atolli, scogliere coralline e tanti, tanti pesci. Ricordiamocelo per quando ci sarà la macchina del tempo.

Stefano Scortegagna, Andrea Scapin e Riccardo Sturla in immersione con gli squali dello Zambesi.


D

alpinismo

Via Cani sciolti di F.S.

a Malga Podeme, raggiungibile in auto, per prati e poi attraverso il bosco si raggiunge il ghiaione terminale del vajo della Salbanara, che si trova tra l’omonima montagna e la Bella Lasta. Dal ghiaione si sale fino alle rocce basali delle citate montagne. Da qui, distanziandosi dalla parete, si prosegue a destra per una crestina. Dopo essa, non si scende ma si inizia la via “Cani Sciolti” (praticamente una trentina di metri sopra la via “Lupi Grigi”, la cui relazione è leggibile su Sportivissimo di settembre 2008, recuperabile anche nel nostro sito). Si tratta di un itinerario di media difficoltà con uno sviluppo di oltre 200 metri. Gli ultimi 10 metri sono in comune con la via “Lupi Grigi”. Il tratto chiave (un muretto di circa 10 metri “azzerabile”) si incontra a circa un terzo del percorso. Dopo il facile traverso, del tratto finale, il capocordata deve fare attenzione a “far saltare” la corda nella giusta direzione. Ritorno: in direzione ovest verso la mulattiera d’arroccamento.

Ancora una nuova via tracciata nel segno di una salita quanto più naturale possibile della montagna.

La salita della via “Cani sciolti” è consigliata per il periodo estivo. La foto invernale del servizio non deve trarre in inganno.

PICCOLE DOLOMITI IL NEGOZIO BELLUZZO NB1 SPORT (SPAGNAGO DI CORNEDO), IN COLLABORAZIONE CON LA GUIDA ALPINA FRANCO SPANEVELLO, PROPONE LE SEGUENTI USCITE:

Raccomandazioni: 1.

Gli itinerari nuovi sono più pericolosi perché non “puliti”

2.

Gli appigli e gli appoggi vanno sempre “saggiati”

3.

Attenzione a non smuovere sassi.

4.

Per quanto riguarda la caduta sassi i canaloni sono più pericolosi delle pareti aperte.

5.

Non sempre la roccia è solidissima e di conseguenza le protezioni.

6.

Evitare di salire in contemporanea con altre cordate.

1.

DOMENICA 3 MAGGIO

Dorsali del monte Turigi

ESCURSIONE FACILE

2.

DOMENICA 10 MAGGIO

Croce dei Castiglieri

ESCURSIONE FACILE

3.

DOMENICA 17 MAGGIO

Creste dei Castiglieri

ALPINISMO FACILE

4.

DOMENICA 24 MAGGIO

Val Sigolara

CANYONING FACILE

5.

DOMENICA 31 MAGGIO

Dorsale del monte Spitz

ESCURSIONE BREVE MA TECNICA

N.B. INFORMAZIONI E ADESIONI PRESSO IL NEGOZIO (TEL: 0445/430270)


Festa Sociale del Real Valdagno

S

abato 31 gennaio si è tenuta la tradizionale festa dei tesserati del Real Valdagno e della Nuova Valdagno. E’ questo un momento particolarmente significativo nell’arco della stagione per le nostre Società in quanto tutta la famiglia biancoceleste ha l’opportunità di ritrovarsi per qualche ora in un clima di festa con tanta buona energia. La manifestazione ha avuto inizio con un quadrangolare riservato ai Pulcini con la prestigiosa partecipazione del Vicenza Calcio (nella foto Toto Rondon con il D.S. del Real Valdagno Luciano Berti) e del Bassano Virtus e la Nova Gens Società queste ultime di primissimo livello nel panorama del calcio veneto con le quali si è instaurato un rapporto di amicizia e di collaborazione del quale siamo particolarmente orgogliosi. Cogliamo ancora l’occasione per ringraziare queste Società di aver accettato l’invito a partecipare alla nostra festa. A seguire del quadrangolare dei Pulcini si è tenuto un triangolare che ha visto scendere in campo il Real Valdagno Esordienti di Federico Lucato, la Nova Gens ed il Vicenza. Bellissime le partite dove segnaliamo l’ottimo comportamento dei giovani biancocelesti capaci

di imporsi di misura agli amici della Nova Gens e sconfitti solo per 4 a 3 dalla formidabile selezione del Vicenza calcio guidata dall’ex Giulio Diquigiovanni. Graditissima la partecipazione di Paolo Baio Responsabile Tecnico del Settore Giovanile del Vicenza Calcio. Terminate le partite è iniziata la sfilata di tutte le squadre del Real Valdagno e della Nuova Valdagno accompagnate dal nostro speaker ufficiale Andrea Ede-

rosi che ha diretto con il suo stile impareggiabile l’itera manifestazione con la premiazione dei Pulcini 2000 di Roberto Anzolin (nella foto) vincitori del loro Campionato. Particolarmente emozionante il momento in cui i giocatori della prima squadra hanno sfilato sotto la tribuna conducendo per mano i Piccoli Amici che reggevano le lettere che compongono il motto ispiratore del Real Valdagno: “Insieme si cresce”.


e della Nuova Valdagno

A squadre schierate il Presidente del Real Valdagno Gianluca Cavion (nella foto) ed il presidente della Nuova Valdagno Riccardo Quacquarelli hanno tenuto un breve discorso sottolineando i progressi, l’impegno ed i progetti delle società per quanto riguarda la stagione in corso e per gli anni futuri. La conclusione degli interventi è spettata di diritto al Sindaco di Valdagno Avv. Alberto Neri che ci ha onorato con la sua presenza e con quella dell’Assessore allo Sport dr. Alessandro Marchesini. Non è retorica dire che le parole di apprezzamento ascoltate costituiscono una certificazione della bontà e della serietà del lavoro svolto ed un grande incoraggiamento per migliorare costantemente pur nella difficile situazione che siamo costretti ad affrontare. Spazio alle estrazioni della sottoscrizione a premi ed infine meritato ristoro all’ottimo buffet allestito da

Babette per concludere nel modo migliore questo momento insieme. Le Società ringraziano tutti coloro che si sono adoperati negli ultimi due mesi (e sono stati davvero tanti!) per far si che la festa sociale potesse avere una buona riuscita sotto tutti i punti di vista. Abbiamo visto così tanta energia e positività nel costruire questo evento che torniamo a casa con la convinzione che, insieme al popolo biancoceleste, nessuna difficoltà sarà insuperabile. Ci sentiamo più forti e più entusiasti di prima. Forza Real Valdagno e Forza Nuova Valdagno


Il signore delle rocce

Lo stambecco alpino e il suo habitat

L

di Dorino Stocchero

o stambecco (Capra ibex) è una delle specie animali più affascinanti di tutto l’Arco Alpino, è un ungulato della famiglia dei bovidi, come il camoscio con il quale occupa lo stesso ambiente altitudinale. La sua distribuzione spaziale sull’Arco Alpino è frammentaria, possiamo trovarlo ad altitudini variabili fino ad un massimo di 3000 metri sul livello del mare. Il suo ambiente di elezione è quello delle praterie di alta quota con esposizione a sud e percentuale di roccia affiorante elevata. All’inizio del XX secolo lo Stambecco delle Alpi era presente con appena un centinaio di esemplari nel massiccio del Gran Paradiso. La scarsa propensione alla fuga di questo ungulato lo rendeva infatti particolarmente vulnerabile nei confronti dei cacciatori, inoltre un tasso riproduttivo relativamente basso, in popolamenti assestati le femmine sono feconde all’età di quattro anni, ostacolava il recupero degli effettivi abbattimenti. Furono le misure protettive promulgate a partire dal 1891 che salvarono lo stambecco dalla totale estinzione, infatti già da quell’anno venne proibita la caccia alla specie nei territori del Regno di Sardegna, ma fu la creazione nel 1856-57 delle Riserve Reali intorno al Gran Paradiso ad assicurare la sopravvivenza di questo ungulato. Nel 1922 i territori delle Riserve Reali furono donati dai Savoia allo Stato


caccia

Italiano, che istituì il Parco Nazionale del Gran Paradiso che attualmente si estende su 70.000 ettari. Gli stambecchi, prelevati dal Gran Paradiso, furono reintrodotti in molte altre zone alpine, ma questo Parco ha l’onore di avere l’unica popolazione veramente autoctona di questo bovide. Attualmente gli stambecchi del P.N.G.P. sono circa 45005000 e rappresentano la principale colonia delle Alpi. Oggi si stima che vivano sulle Alpi circa 33000 stambecchi suddivisi in cento popolazioni, delle quali più della metà in Svizzera e circa 12500 in Italia distribuiti in 70 colonie, mentre esistono popolazioni meno numerose in Germania, Francia, Austria e Jugoslavia. Lo stambecco si è adattato ancor meglio del camoscio alla vita in alta montagna infatti il suo corpo massiccio ed il fitto mantello ne fanno un animale molto resistente ai rigori del freddo e l’erba dei pascoli gli è sufficiente come foraggio in ogni stagione dell’anno. I maschi sono pesanti in quanto portano un imponente trofeo arcuato di una lunghezza generalmente compresa tra gli 85 e i 100 centimetri, mentre le femmine pesano da 1,5 a 2 volte meno dei maschi e sono portatrici di corna più piccole che raramente arrivano ad una trentina di centimetri di lunghezza. Questo animale cambia il colore e la pesantezza del mantello durante le stagioni, in estate il mantello è composto da un pelo corto di colore bruno scuro, mentre nel tardo autunno indossa una pelliccia di peli più lunghi e più scuri per meglio ottimizzare l’irraggiamento solare. Il mantello delle femmine di questo ungulato è leggermente più chiaro di quello del maschio, la zona ventrale è biancastra e le zampe sono più scure, con tendenza a scurirsi ulteriormente nella stagione invernale. A differenza degli altri ungulati delle Alpi lo stambecco presenta un’unica muta annuale completa. Lo stambecco alpino essendo, come detto, un bovide detiene corna perenni a crescita annuale (al contrario dei cervidi che perdono e ricostruiscono il palco ogni anno), mentre la cavicchia cornea (cioè l’astuccio esterno) cresce sopra ad una struttura ossea. Nel periodo invernale la crescita del palco si blocca


Se lo stambecco fosse introdotto nelle nostre montagne La reintroduzione dello stambecco nella Regione Veneto ha colonizzato il gruppo della Marmolada, in provincia di Belluno, con un notevole numero di esemplari. Nella provincia di Vicenza invece non è presente, pertanto è auspicabile che nel prossimo futuro venga presa in considerazione la possibilità di analizzare i territori delle Piccole Dolomiti, nel gruppo del Carega (Recoaro Terme) e nel gruppo del Pasubio (Valli del Pasubio), effettuando uno studio di fattibilità scientifico per l’introduzione di questo ungulato. Lo stambecco è una specie che nel corso della sua evoluzione si è adattata a vivere in modo strepitoso in quote al di sopra del limite del bosco prediligendo le zone rocciose, amando i pascoli di altitudine con cime svettanti, articolate e complesse zone di detriti e piccoli prati erbosi. La conformazione del territorio dei massicci montuosi del Carega e del Pasubio, caratterizzati da rocce e pascoli su pendii ripidi e scoscesi, anche se non ad altitudini elevate, presentano potenzialità sicuramente idonee ad ospitare questo incantevole bovide che con la sua presenza aumenterebbe la straordinaria bellezza delle Montagne Vicentine. D.S.

creando il tipico anello di accrescimento ed è proprio grazie a questo fenomeno che contando questi punti di crescita si può risalire all’età dell’animale. Quella dello stambecco è una specie gregaria, quindi la vita sociale è simile a quella del camoscio, con i maschi che sono sempre divisi dalle femmine raggiungendole solo nel periodo degli accoppiamenti. I maschi di rango ad età avanzata si riuniscono in piccoli branchi di 4-6 capi con la presenza talvolta di soggetti giovani. La riproduzione avviene nel periodo invernale tra Dicembre e Gennaio, i maschi adulti si avvicinano alle femmine “in calore” con atteggiamenti di sottomissione e i combattimenti per la supremazia tra maschi sono rari ma di particolare effetto. Il periodo di gestazione avviene circa tra i 165 e i 170 giorni e si conclude con la nascita di un pic-

colo capretto. I branchi delle femmine sono più numerosi e sono composti da piccoli e yearling (maschio di 1 anno di età). Durante il periodo estivo si verifica tra le femmine un fatto molto interessante, poche femmine infatti controllano tutti i capretti del branco, mentre le madri si alimentano. La dieta vegetale dello stambecco è quella tipica di essenze erbacee di quota, arbustive e arboree (mugo, gemme di pino, ontano ecc..), mentre nei periodi in cui le condizioni ambientali sono più difficili si ciba anche di

muschi e licheni. Quindi è un animale che si nutre ad altitudini variabili in vari ambienti spaziando dalle praterie fino alle nevi perenni. Raramente i maschi utilizzano i boschi per l’alimentazione preferendo le praterie dell’alta quota, scendendo a quote inferiori in primavera per cibarsi di erba fresca. Le femmine, invece, normalmente rimangono in quota durante tutto l’anno. Gli stambecchi fanno parte della fauna selvatica particolarmente protetta e oggetto di tutela in base alla normativa nazionale vigente.


Ripartire dalla Il maestro Nicola Curti alla guida della squadra agonistica New Tennis la Rotonda.

E

Rotonda

Il team La tennistica in alto da sx: Giulia Stefani (istruttrice e praparatrice atletica), Nicola Curti (maestro federale), Giuseppe Molon (istruttore), Lorenzo Di Maro, Marco Di Maro. in basso da sx: Enrico Giacomini, Marco Tamiello, Florio Edoardo, Fabio Peron

di Chiara Guiotto

ra il 1° settembre 2008 quando il maestro federale Nicola Curti, dopo cinque anni di intensa e produttiva collaborazione con il Circolo di Arzignano, decise di troncare i rapporti con la società tennistica per approdare con una valigia ricca di nuovi e ambiziosi progetti al New Tennis La Rotonda. Per il circolo tennis poco distante dal magnifico edificio palladiano da cui eredita il proprio nome, è stato come vincere alla lotteria visto che Curti da Arzignano non si è spostato da solo: addirittura undici gli atleti che assieme a lui hanno lasciato la città del Grifo per andare a irrobustire il vivaio agonistico del circolo vicentino. I 3.1 Denis Zito, Franco Moretti e Della Penna Paolo hanno rinforzato la squadra D1 maschile, mentre Laura Curti (3.5) e Nicol Velo (4.1) la D1 femminile. Per di più, grazie al trasferimento in massa, da quest’anno il New Tennis La Rotonda, che come ben sanno gli assidui frequentatori del circolo da tre anni è gestito dai fratelli Mion, vanta anche di una nuova e a dir poco promettente squadra le cui colonne portanti sono rappresentate dal 3.4 Nicola Curti e dai gemelli Di Maro, Lorenzo (3.1) e Marco (3.3). Come per tutte le squadre appena nate il campionato parte dal basso cioè dalla D3 ma è indubbio che l’escalation verso le alte classifiche sarà repentina.

Marco Di Maro

tennis

Ma il progetto per il quale Nicola Curti e Omar Mion stanno investendo molto è dedicato ai giovani, il futuro del tennis italiano. Un idea concreta che prende il nome di “Tennistica” il cui must è dare la possibilità ai ragazzini talentuosi che possono ambire a risultati prestigiosi, di giocare e allenarsi a tempo pieno. E per il New Tennis La Rotonda questa idea è del tutto realizzabile visto che strutture, campi e istruttori sono a loro completa disposizione: una vera e propria squadra di sei giovani talenti, alcuni appartenenti al New Tennis, altri provenienti da Arzignano, che alla Rotonda trovano tutto ciò che serve loro per puntare veramente in altro. Un connubio perfetto. Ma chi sono queste giovani promesse? A fianco di Lorenzo e Marco Di Maro, i capisaldi della Tennistica che hanno seguito Curti alla Rotonda, abbiamo Enrico Giacomini (1998), Florio Edoardo, classe 1999 anch’egli autore del trasferimento targato Curti, Marco Tamiello (1996) e Fabio Peron (1994). Un progetto come questo non può che essere valido se non grazie alla disponibilità di maestri che concorrono, con passione e obiettivi precisi, ad accrescere le potenzialità dei singoli ragazzi: sto parlando dei Maestri Federali Ni-


cola Curti e Omar Mion, dell’Istruttore Giuseppe Molon e dell’Istruttrice e preparatrice atletica, nonché laureata in Scienze Motorie, Giulia Stefani. Il programma settimanale di allenamento è molto intenso e corposo: un’ora e mezza di allenamento al giorno, tutti i giorni, e l’attività atletica tre volte alla settimana con lo scopo di far allenare il più possibile i ragazzi per ottenere risultati importanti. “Noi siamo a disposizione della loro voglia di giocare -dichiara Nicola Curti- e abbiamo le strutture che ci permettono di metterli nelle migliori condizioni per allenarsi”. Ciascuno singolarmente compie il proprio percorso a seconda della propria età e degli obiettivi: c’è chi disputa i campionati Under 12, c’è chi come i gemelli Di Maro puntano ai tornei Open. Il progetto giovanile è aperto a nuovi talenti! Per cui baby promesse fatevi avanti! Il New Tennis La Rotonda si trova in Via Don Luigi Sturzo, 5 a Vicenza (0445-530854). I Gemelli Di Maro: il talento nel sangue E’ doveroso spendere alcune parole per par-

lare di loro, dei gemelli Di Maro, che rappresentano la punta di diamante della Tennistica. Con la passione per il tennis fin da piccoli, da tre anni si allenano con Nicola Curti e Giuseppe Molon e, nonostante la stagione tennistica sia ancora agli inizi, entrambi non hanno perso tempo nel conquistare già qualche bel risultato. In particolare Marco, 3.3, con soli due tornei ha già i punti necessari per avanzare e scavalcare due classifiche. Con l’intento di raggiungere sempre maggiori risultati, già dall’anno scorso i gemelli inseparabili stanno facendo esperienza all’estero disputando tornei internazionali; quest’anno, infatti, sono già andati a Salisburgo e a Torino. Il loro livello è grossomodo lo stesso e nonostante siano entrambi molto competitivi, il legame che li unisce è davvero indissolubile e va al di la di una sfida in campo da tennis. Dietro la timidezza che accomuna entrambi, si nascondono due caratteri di ferro e due atleti con le idee ben chiare. Non ci dimentichiamo che quando giocavano per l’Arzignano nel 2008 sono stati campioni veneti a squadre Under 16, e individualmente sempre

nello stesso anno Lorenzo campione veneto e Marco medaglia d’argento. “L’obiettivo dei gemelli Di Maro -prosegue Curti- è fare esperienze internazionali, acquisire dinamiche di gioco e allo stesso tempo migliorare la propria classifica italiana”. Il New Tennis La Rotonda è dotato di sette campi di cui due polivalenti in erba sintetica coperti da struttura fissa e cinque coperti durante la stagione invernale in terra battuta. Gestita da Manuel Mion, la Club House è aperta tutti i giorni e offre un servizio di ristorazione continuo, pranzo e cena compresi. Quest’anno i soci sono un centinaio che vanno a sommarsi ai 70 ragazzini della scuola tennis. Consistente la mole di squadre presenti, a partire dalla serie D1 maschile, che ha l’obiettivo di raggiungere la serie C, la D1 femminile e le due squadre D3 maschili. Lo scorso dicembre, come tutti gli anni, il circolo ha organizzato il torneo con le racchette di legno che, visto il successo ottenuto, sarà ripetuto per i soci nel prossimo mese di maggio.

I gemelli Di Maro da sx Marco e Lorenzo ( Foto da affiancare al paragrafo intitolato: “I gemelli Di Maro: il talento nel sangue”)


Passione Pit Bike Conosciamo il Pit Bike, la nuova via per correre in moto, e conosciamo l’MCR TEAM che con i suoi campioni ha conquistato importanti risultati a livello nazionale.

P

di Monica Voltolina

it bike: un termine americano che racchiude una passione dilagante non solo in America ma anche qui in Italia...maschi e femmine, giovani e meno giovani, le pit bike offrono divertimento e grandi emozioni a tutti: questo il segreto del suo successo. Nata come mezzo di trasporto nei paddok, la pit bike ottiene la sua rivincita diventando una vera e propria categoria motoristica con un numero di appassionati in crescita esponenziale: a vedersi è un motard un po’ ristretto...a guidarsi è tutta un’altra cosa! I più diffidenti la snobbano un po’ all’inizio ma dopo averla provata ci si accorge che la varietà infinita di modelli, accessori e kit di modifica rendono

pit bike


la pit bike una moto per tutti i gusti e per tutte le tasche che può arrivare ad essere oltretutto inaspettatamente performante. I circuiti si sono organizzati, i campionati più prestigiosi le hanno dedicato spazio e i team sportivi non se le sono lasciate scappare: uno dei team più rappresentativi e numeroso di pit bike è MCR TEAM di Brendola (VI) che si appoggia a Motor Coffe Race di Santoro Edoardo, l’officina sede del team, nonché uno dei maggiori punti vendita e assistenza Mobster. Insediatosi in questo nuovo mondo nel 2008 partecipando al trofeo italiano Mobster chellenge FMI con tre piloti, MCR Team ottiene la vittoria con Edoardo Santoro che diventa il campione italiano del trofeo mentre Stefano Gennaro e Francesco Furlan si piazzano rispettivamente al settimo e all’ottavo posto nella classifica nazionale. Nel 2009 il Team cresce e schiera al campionato Italiano motard FMI ben 10 piloti suddivisi nelle varie categorie: partendo dai più piccoli Alex Pellattiero (10 anni) e Gianmaria Castagna (14 anni) nella categoria Boymotard che si sono fatti valere già dalla prima gara della loro “carriera” ; Stefano Gennaro, Francesco Furlan, Michele Gollin, Manuel Pelanda, Simone Valentini, Nicolas Benetti nel trofeo Mobster chellenge; Edoardo Santoro (passato obbligatoriamente alla categoria superiore) nella Stok Amatori e salito sul secondo gradino del podio alla prima gara e Luca Franchetti che si cimenterà a partire dalla prossima gara nella categoria MB Open. MCR Team presenzierà inoltre al campionato triveneto motard FMI con Edoardo Santoro, Manuel Pelanda e Francesco Furlan e nel trivento USIP cross con Luca Franchetti. Numerose saranno inoltre le presenze di MCR Team a manifestazioni e fiere settoriali come per esempio Vicenza Motori, Verona Expo e un gemellaggio con DFX corse in data 01/05/09 a Cologna Veneta. Se qualche azienda fosse interessata ad associarsi alla presenza di MCR Team per divulgare la sua attività sostenendo il team, contattare la redazione del giornale. MCR team vi invita a presenziare alla manifestazione del 01/05/09 a Cologna Veneta che si terrà in collaborazione con DFX Corse.


Derby vicentino

rugby

Il Rugby Alto Vicentino contro il Rangers Rugby Vicenza per un derby sempre ad alta tensione

L

a stagione rugbistica 2008/09 si avvia ormai alla conclusione, si scende in campo per gli ultimi impegni di campionato guardando ai tornei di primavera ed agli appuntamenti estivi, ma soprattutto guardando al prossimo anno. Serie C vicentina, Girone C.I.V. Dopo un anno il Rangers Rugby Vicenza ritrova i cugini del Rugby Alto Vicentino, con nuovi giocatori, nuovi allenatori e nuovi obiettivi. Il club biancorosso – fondato nel 1974 e forte di circa 350 atleti tesserati – ha schierato formazioni in tutte le categorie previste dalla Federazione e attualmente vanta ben due squadre seniores che guidano le classifiche dei rispettivi campionati. Dopo la retrocessione della scorsa stagione, quest’anno è saldamente in testa ed ha già

di Giulio Centomo conquistato l’immediato ritorno nel Girone Elite, oltre al diritto di accesso ai play-off per la Serie B. Le ragazze della squadra femminile, invece, conducono il girone veneto-emiliano della Coppa Italia di rugby a sette. Le tre formazioni Juniores maschili dei Rangers - U15, U17 e U19 - sono pronte per onorare gli ultimi impegni ufficiali di campionato, ma negli ultimi mesi hanno disputato anche una serie di ormai consueti test-match internazionali contro formazioni per lo più anglosassoni, che da qualche anno non mancano di fermarsi a Vicenza nel corso delle loro tournées italiane. Infine c’è la Scuola di Minirugby, con le formazioni U7, U9, U11 e U13, che raccolgono circa 150 piccoli guerrieri, sempre pronti a battersi nei

più prestigiosi tornei italiani. Sul versante Alto Vicentino le soddisfazioni non sono mancate, anche se più contenute. La squadra Seniores ha inseguito per buona parte del campionato i cugini, avendo tutte le carte per mirare al secondo posto. Purtroppo un brusco scivolone negli ultimi mesi ha portato la formazione nero-arancio alla quinta posizione in classifica. Nonostante il rammarico non ci si abbatte e si guarda ai notevoli passi avanti fatti. Il settore giovanile ed il mini-rugby procedono a gonfie vele con circa 175 atleti tesserati (238 il totale compresi seniores e dirigenti) che hanno portato sui campi triveneti la loro grinta e il loro spirito battagliero. I piccoli del mini-rugby, forti dell’esempio delle formazioni superio-


ri, hanno fatto vedere un bel rugby a tutti i numerosi sostenitori che hanno seguito la stagione. Non di poco conto è stata la convocazione nelle selezioni regionali di ben tre atleti RAV. Dirigenti e allenatori commentano con grande soddisfazione ed entusiasmo il lavoro fatto e si dicono certi che la prossima stagione riserverà delle grandi sorprese. Se le due squadre sono cresciute su strade parallele, come a volte accade, le strade si sono anche incrociate con uno scambio proficuo di giocatori e allenatori, ma quel che più ha contato è stato lo scontro sul campo. E qui c’è stato solo spazio per lo spettacolo. Match di andata, Rangers Rugby Vicenza 31 Rugby Alto Vicentino 0, una partita dura, in cui la superiore preparazione biancorossa si è fatta sentire. Match di ritorno, campo di Valdagno, giornata soleggiata e calda. Qui si è visto lo spettacolo. I ragazzi in maglia nero-arancio scendono in campo con un piccolo pensiero presente nelle proprie teste, sanno che non hanno nulla da perdere. I biancorossi, già sicuri della promozione, hanno solo da dimostrare la loro superiorità in campionato. Forse qualcuno pensava che ci sarebbe stato solo da limitare i danni. Ma non è stato così. Il derby è sempre il derby! Fin dai primi minuti i ragazzi di coach Fiorin e Zuanetto hanno frenato le speranze degli avversari, qualche minuto per studiare la situazione e poi uno, due, tre calci di punizione che il mediano Pianezzola trasforma per il 9-0 del primo tempo. Il gioco si fa spettacolare con un gran lavoro dei pacchetti di mischia e l’eleganza delle giocate al largo, ma le difese sanno tenere bene. Sugli spalti il pubblico incita le squadre, c’è chi si infervora un po’ troppo, ma anche questo fa parte del clima del derby! Il gioco si fa ancora più duro, le scorrettezze non mancano e l’arbitro è costretto a mandare qualche giocatore die-

tro i pali per dieci minuti. Pianezzola trova i pali con un quarto calcio di punizione e il secondo tempo vede il RAV ben saldo sul 12-0. La panchina vicentina trema, mister Bovo e Crestani capiscono che la giornata è dura, che davanti non c’è un avversario preparato a limitare i danni, ma c’è un avversario che crede nella vittoria. Ci pensa De Toni per il Vicenza a segnare la prima meta, su una svista difensiva approfitta dell’occasione e accorcia le distanze trovando anche la trasformazione del 12-7. I casalinghi non ci stanno a prenderle, soprattutto vedendo di

aver tutte le carte in regola per portare a casa un successo contro la tanto temuta prima in classifica. Azione su azione i minuti trascorrono e si arriva alla conclusione della gara, ma a 46’ 35- il solito De Toni sfrutta la superiorità al largo e segna sulla bandierina. Sbaglia la trasformazione ed i fischio dell’arbitro giunge a sigillare il risultato sul 12-12. Gran rabbia sulla panchina biancorossa e un po’ di rammarico tra le fila del RAV per il colpaccio mancato. Se non altro l’imbattibilità rimane confermata sul terreno valdagnese. Resta comunque la grande soddisfazione

per l’impegno e la tenacia dimostrati, si sa, nel rugby vince chi scende in campo con la voglia di vincere e ne è convinto fino all’ultimo. Forse questa convinzione è mancata ad entrambe le formazioni, ma le strette di mano e gli abbracci non possono mancare. C’è anche tempo per qualche lacrima, ma nulla è perduto. Adesso ci saranno le ultime gare da affrontare, Sud Tirolo per il Vicenza, Valeggio, Monsters e West Verona per il Rugby Alto Vicentino che di certo avrà ancora qualche possibilità per agguantare almeno un quarto posto.


Finalissime a Piovene

racketlon

C

hiusura entusiasmante per la prima edizione del Racketlon Kids con le due finali nell’under 13 e under 16 risolte sul filo di lana dopo grandi emozioni. Al termine delle 6 tappe una cosa si può affermare con certezza: gli oltre 40 ragazzi e ragazze che hanno partecipato alle sei tappe del Circuito hanno dimostrato con assoluta naturalezza qual è il vero spirito del Racketlon: una sfida avvincente giocata al massimo e col sorriso, sempre. Nell’under 13 vince per la terza volta Stefano Dall’Osto di Cogollo. Ancora una volta la finale si è risolta solo in extremis in suo favore contro il compaesano Patrick Sandonà: Stefano parte bene a tennis tavolo (15/8), ma Patrick si impone nel badminton (16/14) e vince anche nello squash (15/12), ma non basta, il match va a Dall’Osto con un + 2 finale. Ma il torneo under 13 ha vissuto un’emozionante appendice: Daniele Tezzele, vincendo la finale per il 3/4 posto su Andrea Bertoldo, raggiunge nella classifica generale Patrick Sandonà a quota 120 punti ed è quindi necessario uno spareggio. Tutti quindi col fiato sospeso per assistere al game di spareggio al 7 nello squash. Alla fine si impone Tezzele per 7/5 e si aggiudica l’ambito secondo posto nella classifica finale. Se la finale del torneo under 13 è stata emozionante, quella del torneo under 16 è stata addirittura incredibile: è l’eterna sfida tra i coetanei Gianni Toniolo e Alessandro Dal Prà. La particolarità di queste sfide balza subito all’occhio dello spettatore: Gianni

vanta un’altezza di 145 cm scarsi contro i quasi 190 dell’amico Alessandro. E finora, nelle sfide precedenti, “Golia” Alessandro aveva sempre avuto la meglio su “Davide” Gianni e per quest’ultimo rimaneva un’unica occasione per invertire la tendenza. La sfida comincia col tennis tavolo ed è subito un bel testa a testa, i due ragazzi arrivano sul 16 pari poi Gianni attacca e chiude il set 18/16. La storia non cambia nel badminton con un altro sprint finale di Toniolo per un 17/15 che lo porta a un + 4 prima dello squash. Inizia il

Mercoledì 8 aprile si è disputata a Piovene la sesta ed ultima tappa del Racketlon Kids 2008/09


Cl.

UNDER 13

UNDER 16 m.

UNDER 16 f.

1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° 11° 12° 13° 14°

Dall’osto Stefano

Toniolo Gianni

Brunello Chiara

Sandona’ Patrick

Dal Pra’ Alessandro

Boriero Ylenia

Tezzele Daniele

Tezzele Michele

Masconale Arianna

Bertoldo Andrea

Matteazzi Miguel

Dalla Vecchia Giacomo

Brunello Chiara

Boriero Ylenia

Rizzato Simone

Manni Andrea

Dal Santo Nicola

Dalla Vecchia Emanuel

Ambrosi Matteo

Campagnolo Thomas Fabrello Nicola Spiller Matteo Cecchellero Riccardo Collicelli Jessica Aumedoski Suneja

set finale con Gianni che lotta punto su punto contro i colpi potenti di Alessandro, resiste e riesce a chiudere 11/15. Risultato finale: 46 pari, perfetta parità e ricorso al Gummiarm Point! Nel punto decisivo Gianni lotta, recupera tutto e poi chiude con una smorzata di rovescio e con il suo proverbiale e liberatorio “Siiiiiiiiii!” Michele Tezzele giunge terzo su Miguel Matteazzi risolvendo il dubbio su chi si sarebbe aggiudicato la coppa del terzo nella classifica generale. Quinta Chiara Brunello su Simone Rizzato.


Un asso di Carta

L

’attività del Circolo Scherma Valdagno è entrata nel vivo dell’anno agonistico con dei risultati molto interessanti, primo fra tutti la conferma del giovane spadista Andrea Carta ai vertici nazionali della categoria cadetti. Andrea Carta, allenato dal Maestro Costantino Matteagi, veniva da una stagione interlocutoria con risultati alterni dovuti al salto di categoria, dai giovanissimi agli assoluti, che ha comportato un duro impatto con una realtà molto competitiva. Andrea ha saputo riprendersi e far tesoro dell’esperienza accumulata nella categoria superiore inanellando nella stagione in corso una serie di ottimi risultati. Dopo le brillanti prove di Ariccia e di Ferrara è arrivato il primo marzo anche il prestigioso podio di Monza al termine della finale nazionale cadetti dove Carta si è classificato al 7° posto sui 36 migliori spadisti italiani della categoria iscritti. Un piazzamento che lo ha proiettato nettamente ai primi posti del ranking nazionale. Successivamente tutti gli atleti della categoria assoluta (dai 14 anni in su) hanno affrontato a Vicenza il 14 e 13 marzo la selezione interregionale per la seconda prova nazionale; per le femmine l’accesso era riservato alle prime 10, in campo maschile i posti erano 13. Fra i maschi il Circolo valdagnese è riuscito a piazzare ben due spadisti fra gli ammessi alla finale nazionale di Bari: Andrea Carta ha conquistato il terzo posto arrendendosi soltanto dopo una sofferta semifinale con il vincitore del torneo Mariotti delle Fiamme oro Padova; Luca Benetti è riuscito a strappare con i denti l’undicesima posizione grazie ad una buona tenuta nervosa in pedana. Anche in campo femminile la squadra valdagnese ha colto un risultato significativo nella stessa selezione con Mariasole Piccininno, al primo anno nella categoria assoluta, che è riuscita a conquistare un buon ottavo posto utile per la qualificazione alla finale nazionale; Elisabetta Roberti si è invece fermata al 32mo posto. Con la formazione composta da Andrea Carta, Nicola

Scorzato e Luca Benetti il Circolo scherma Valdagno ha partecipato anche alla gara a squadre di spada maschile conquistando l’ammissione alle serie C2 dopo due incontri con il circolo di Vicenza (battuto per 45 a 20) e Cividale del Friuli (vittorioso per 42 a 38). Da notare che l’undicesimo posto poteva valere per il passaggio alla fase nazionale ma la bassa posizione nel ranking precedente ha influito negativamente sulla classifica. La prima parte della stagione sta per vivere i suoi ultimi appuntamenti che quest’anno culmineranno con le finali del campionato Regionale Gran Premio Giovanissimi che si disputeranno al Palalido di Valdagno domenica 7 giugno. Buona occasione per fare conoscenza dei campioncini di domani.

scherma


paracadutismo

Mondiale Paracadutisti

D

al 10 al 15 marzo si è svolto a Donnersbachwald in Austria il Campionato del Mondo di Paracadutismo. La Nazionale Italiana era presente al completo e tra i suoi atleti di punta c’era anche il nostro Nicola Fognaro. Il tempo ha reso particolarmente difficile le gare. La prova di gigante

si è tenuta sotto un’intensa nevicata che non avrebbe certo reso possibile la gara di lanci, la quale, invece, si è disputata con il sole. Buona è stata la prova degli Azzurri che hanno ottenuto il decimo piazzamento nella competizione a squadre, mentre Nicola Fongaro ha dovuto accontentarsi del 44 posto a causa di una caduta nella rpova di gigante. Nicola si dice comunque soddisfatto: “è stato un mondiale impegnativo. Il livello degli atleti era altissimo. Se non fossi caduto, la mia gara sarebbe stata certamente migliore. Ci tengo a ringraziare lo Sci Club Marzotto di Valdagno, Belluzzo NB1 Sport, Loris Sport e Rock Helmet per il support tecnico sportivo. Un

In Austria si sono disputati i Mondiali di Paracadutismo. C’era anche l’azzurro Nicola Fongaro grazie va anche al Vice presidente Piero Dal fiume dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia che ha sponsorizzato la nazionale”. Adesso Nicola Fongaro si sta preparando per le competizioni estive, a lui e alla Nazionale Italiana i nostri migliori auguri di Cieli blu.


Tempo di beach

C

on l’avanzare del bel tempo i ragazzi della Polisportiva Cornedo si sono dati da fare per risistemare i campi in Piazza Brigata Cadore vicino al centro storico di Cornedo Vicentino tanto da essere i primi utilizzabili in tutta la Provincia di Vicenza. Quest’anno la stagione presenta numerose novità, prima fra tutte il 16-17 maggio dove i campi ospiteranno la tappa del circuito Regionale di beach volley, evento imperdibile per tutti gli appassionati dove per l’occasione verranno allestite le tribune per consentire a tutti di assistere ai match; sicuramente sarà un bel spettacolo vista la partecipazione già annunciata di alcuni beachers “big” che nella stagione invernale militano in squadre di serie A1 di pallavolo. Anche quest’anno proseguirà l’attività dei campus e scuola beach volley che inizierà il 15 giugno e terminerà il 24 luglio suddivise in due turni giornalieri: dalle 8.30 alle 12 e dalle 16 alle 19. A coordinare il tutto sarà Luca Meneguzzo laureato in scienze motorie e professore di educazione fisica oltre a uno staff di giovani della società di pallavolo di Cornedo a cui il Comune di Cornedo ha concesso la gestione dei campi. Abbiamo il vantaggio di poter usufruire dei furgoncini della Polisportiva Cornedo grazie a cui possiamo offrire alle famiglie dei giovani un servizio trasporto che al giorno d’oggi è indispensabile - spiega Luca Meneguzzo - l’anno scorso abbiamo avuto numerose adesioni, ma contiamo di aumentarle visto che possiamo offrire il servizio in tutta la vallata dell’Agno. Oltre a queste attività non mancheranno i vari tornei amatoriali e non, che saranno in programmazione nei weekend estivi coordinati e organizzati da Luca Battilotti: “l’obiettivo è quello di organizzare ancora più tornei dello scorso anno coinvolgendo anche gli appassionati di beach tennis, anche se il beach volley è la disciplina principe dei campi infatti già nel weekend del 2-3 maggio sono in programmazione due tornei,uno maschile e l’altro misto. Inoltre a partire da giugno cominceremo con un nuovo progetto che coinvolgerà i giovani allenandoli e portandoli in giro a tornei provinciali e regionali, nella speranza che tra di loro esca fuori qualche beacher che possa arrivare a buoni livelli; i giovani saranno il futuro di questo sport e noi gli daremo una mano a crescere visto anche che abbiamo il supporto del comune di Cornedo che dobbiamo sempre ringraziare per gli aiuti che ci dà nel svolgere la nostra attività. Un altro ringraziamento lo devo fare ai nostri vicini di casa che sono gli alpini sempre disponibili ad aiutarci e anche loro partecipi alle attività dei campi visto che hanno organizzato un torneo di beach tra di loro per la fine di giugno”. Ora non resta che sperare nel bel tempo!!!

beach volley

A Cornedo è iniziata l’attività del beach volley grazie all’impegno dei ragazzi della Polisportiva. Tante le novità.


arrampicata

Studenti

in verticale

S

i sono svolti venerdì 3 aprile le gare di Arrampicata dei Campionati Studenteschi della valle dell’Agno. La manifestazione si è tenuta sulla palestra artificiale di roccia istallata nel Palazzetto dello Sport “Gino Soldà” di Valdagno. Gli alunni in orari extra scolastici si sono allenati durante l’anno presso il Palazzetto dello Sport di Valdagno grazie ai corsi che si sono potuti organizzare mediante l’iniziativa “Più Sport a Scuola”. Con l’aiuto delle guide della Fasi (Federazione Arrampicata Sport Italiano) i Sogati del CAI di Valdagno, il giorno della gara, si sono preparate e tracciate 3 vie di difficoltà diversa per ogni categoria. Due vie per le qualifiche ed una via per la finale. Oltre 50 gli alunni iscritti nelle 4 categorie: “allievi maschile e femminile e Juniores maschile e femminile”. Gli atleti provenivano dalle 4 scuole superiori di Valdagno e coadiviuti dai loro insegnanti di Educazione Fisica: Donano Fabrinetti per l’ITIS MARZOTTO, Stefania Cornale per l’IPSIA SERGIO PERIN e Sabrina Boso per il ITC LUZZATTI e Claudio Stecca per i Licei, hanno svolto la gara nel miglior dei modi. Questi i classificati nelle varie categorie: Allieve femminile: 1°Francesca Fortuna (Liceo), 2° Anna Plazzona (Liceo) , 3° Anna Favaretto ( Liceo). Allievi maschili: Davide Santagiuliana (ITIS), 2° Mirko Disconzi (IPSIA) 3° Michele Sandri (ITIS). Juniores femminile: Monica Stocchero (Liceo), 2° Anna Pellizzari ( Liceo), 3° Vera Visonà (Liceo). Per gli Juniores Maschile, visto che gli atleti erano di buon livello si è dovuto svolgere uno spareggio su una 4 via. Risultato finale: 1° Federico Nizzero (ITIS), Matteo Falloppi (ITIS), 3° Luca Benetti (Liceo). Dopo questa gara si svolgerà sabato 18 aprile ad Arzignano la fase provinciale delle gare di Arrampicata dei Campionati Studenteschi e poi sabato 6 di Giugno si svolgeranno quest’anno a Valdagno le gare di Arampicata dei Campionati Studenteschi Regionali.

I super

campestre

maratoneti della

Stefano Benincà è campione Polisportiva italiano e leader di una Valdagno squadra in grande crescita.

A

Padova sabato 28 marzo presso il parco Brentelle si sono svolti i campionati Italiani di corsa campestre con la partecipazione di 1500 atleti provenienti da tutte le regioni. La sezione atletica della Polisportiva ha partecipato con n. 11 atleti: Stefano Benincà, Andrea Milan, Maria Urbani, Carlotta Rossato, Silvia Poggiani, Davide Pretto, Andrea Negrin, Alberto Ambrosini, Greta Fornasa, Paolo Pellizzari, Luca Pregrasso, divisi in 6 categorie. Già dalla prima gara categoria ragazze le cose si sono messe bene grazie a Greta Fomasa che su 130 partecipanti al via ha raggiunto una straordinaria 5° piazza a pochi secondi dal podio. Per Greta è stata una bellissima chiusura di stagione invernale che la vista anche il titolo provinciale sia del c.s.i. che fidal. Buoni piazzamenti hanno riportato anche gli altri atleti sempre nelle categorie giovanili. Nelle categorie adulte ottimo 5° posto per Maria Urbani che si conferma sempre ai vertici nazionali della sua categoria (amatori b), che l’ha vista anche quest’anno vincere per il 3° anno consecutivo il titolo regionale fidal. L’emozione più grande ce l’ha riservata l’ultima gara, dove correvano le categorie più forti, Junior, Senior, e Amatori A. Stefano Benincà dopo una straordinaria galoppata,che lo ha visto incollarsi al gruppetto di testa formato anche dalle categorie più giovani, ha vinto il titolo italiano. Anche per lui è stata una stagione straordinaria dove ha vinto anche il titolo regionale fidal e non da meno al primo posto degli amatori alla Stravicenza con un ottimo 32’25”. Certamente risultati non causali visto che già nella scorsa stagione aveva vinto gare nazionali importanti sia di corsa in montagna che su strada oltre ad aver tagliato il traguardo alla sua 1° maratona (Venice marathon) in 2h 42” pur svantaggiato da una partenza in coda a 700 partecipanti e di aver chiuso la mezza maratona di Malo in 1h 10’ 14”. Stefano è sicuramente l’atleta di punta di un gruppo master in crescita per quantità (25 nuovi iscritti in pochi mesi) e qualità. Vanno segnalati, infatti, anche Mirco Zanellato, vincitore nello scorso anno del Gran Prix strade d’Italia, Flaviano Longhi, Pietro Perin e Samuele Mattiello, Andrea Gasparella tutti maratoneti da tempi sotto le 3 ore e gli altri loro compagni certamente non da meno per l’impegno e obiettivi personali raggiunti. Soddisfazioni da parte del Presidente Simonelli e del suo staff di collaboratori. Con il mese di aprile la stagione continua in pista e su strada perché l’atletica non si ferma mai.


orientiring

Nordic feelings P di Paolo Mutterle

erstorp, regione della Scania. Sono le 21.29 del 18 aprile. Non piove, ma fa freddo nel Sud della Svezia. Nei boschi attorno all’abitato di Ljungbyhed la notte è gelida e il termometro non arriva allo zero. In un enorme prato paludoso, però, sono assiepate più di cinquemila persone. Centinaia di tende e sacchi a pelo circondano uno schermo gigante che mostra le immagini di un esercito di lampade frontali - quasi 400 concorrenti schierati sulla linea di partenza con un faro da minatore in testa. Un po’ alla volta le luci si accendono, poi lo sparo che dà il via alla Tiomila 2009, uno dei maggiori eventi dell’orienteering scandinavo. La vera domanda però è: cosa ci fa una squadra vicentina nella più importante gara in notturna dello sport dei boschi? Che c’azzeccano le dieci coraggiose bussole dell’Erebus Orientamento Vicenza con la regina delle staffette nordiche? E soprattutto, ce la faranno i nostri portacolori in un’interminabile notte di navigazione nelle foreste di Perstorp a completare i 100 chilometri che danno il

L’Erebus Orientamento Vicenza è stata la prima squadra italiana a partecipare alla Tiomila, la mitica staffetta a dieci frazionisti che si corre in notturna nei boschi svedesi. Sentite un po’ come è andata. nome alla competizione, Tio mila, ovvero, letteralmente, 10 miglia (svedesi)? “Il nostro obiettivo era di correre in sicurezza, avevamo l’ordine di evitare grossi errori - racconta Cristian Bellotto, uno dei dieci frazionisti e capitano della spedizione vicentina al Nord - Come in ogni staffetta, bastava la squalifica di uno per mandare a monte il risultato finale. Ci eravamo allenati insieme per sei mesi, con almeno un’uscita in notturna alla settimana, soprattutto sui Colli Berici”. Certo, tra i piccoli boschi fortemente antropizzati della nostra provincia e le infinite distese di conifere scandinave c’è la stessa differenza che passa tra il giorno e la notte. E in aprile la notte svedese sa essere lunga e insidiosa, soprattutto se trascorsa a cercare i punti di controllo in una natura poco amica, con un fitto sottobosco di rami e sassi intervallati da qualche muretto a rendere ogni pendio, ogni rilievo simile agli altri.


Gli intrepidi vicentini di verde e di viola vestiti non si fanno certo intimidire. L’obiettivo è comune, anche se la compagnia è abbastanza eterogenea per età e composizione: studenti, ingegneri e impiegati dai 19 ai 40 anni compongono la staffetta Erebus, la prima squadra di club italiana a prendere il via alla Tiomila. Ad accomunare tutti c’è la passione per la sfida e ovviamente per la corsa nei boschi con bussola e cartina; manca però l’esperienza a gareggiare a questi livelli e al primo esame nel tempio dell’orientamento scandinavo il team veneto non può che presentarsi in punta di piedi. Otto su dieci sono alla prima partecipazione alla grande staffetta svedese e per rompere il ghiaccio è allora d’obbligo affidarsi a uno dei due “veterani”, Tom Herremans, campione belga trapiantato in Veneto causa matrimonio. Il “lancio” è da pelle d’oca; la sua prova è gagliarda e, dopo quasi un’ora e mezza di gara, la squadra vicentina tiene il ritmo dei veloci “treni” nordici, cambiando attorno alla posizione 150 a tredici minuti dai primi. In seconda frazione parte Antonio Franco; anche per lui sono 13 km di fatica nella notte, che permettono alla squadra mediterranea di confrontarsi spalla a spalla con i team svedesi, norvegesi e finnici. Il testimone

passa al “coach” Cristian Bellotto, che stringe i denti lottando anche contro il mal di schiena e cedendo qualche posizione. Tocca poi a Michele Franco, che affronta la frazione più lunga e tutta in notturna, i 18 chilometri dell’infernale Långa Natten. Il siepista di Caldogno macina rovi e paludi in due ore e mezza, recuperando parecchie posizioni. Intanto la notte sta per svanire e quando Simone Gambini fa partire Dario Stefani si intravedono le prime luci dell’alba. Il piazzamento è ormai acquisito, perché le solide prove di

Cosimo Guasina, di Alberto Simionato e del giovane Andrea Furlani, tutte senza grosse sbavature, permettono a Mariano Bigarella di chiudere la decima e ultima frazione dopo 13 ore, 44 minuti e 46 secondi intorno alla duecentesima posizione e senza errori di punzonatura. Il distacco dai vincitori (i norvegesi del Kristiansand) è di poco meno di quattro ore, ma la felicità per aver completato l’impresa è altrettanta, se non di più. Con loro esulta anche la prima riserva, Nicola Bisognin, che ha condotto il pulmino berico oltre lo stretto

dell’stretto dell’Oresund. La Tiomila resta un evento difficile da descrivere e da capire, soprattutto per chi non ha mai provato l’orienteering. A spiegarlo ci prova Cristian Bellotto: “Bisogna esserci, viverla in prima persona. Si ha la sensazione di affrontare una sfida contro stessi, ma all’interno di qualcosa di grande. Quando ti trovi di notte ad attraversare una palude saltando tra i tronchi di corsa con lampada in testa e bussola e cartina in mano, capisci la vera anima di questo sport”.


Number I l mese di aprile vede il Famila impegnato nei playoff per cercare di difendere il terzo scudetto della sua storia conquistato lo scorso anno e quindi, mentre attendiamo il responso del campo c’è l’occasione per parlare del settore giovanile di casa Famila. Lo facciamo con Nicoletta Caselin la responsabile del settore (assieme a Cristiano Eberle) che da tre anni gestisce l’attività con il responsabile tecnico Giustino Altobelli. Chi è Nicoletta Caselin? E’ l’indimenticata capitana del Famila con 17 anni in serie A1 da giocatrice, otto anni di Nazionale con 148 presenze in maglia azzurra con 4 Campionati Europei disputati (un argento a Brno), un Mondiale e l’Olimpiade di Atlanta’96. Il progetto comprende i centri Mini Basket di Schio Torrebelvicino e Marano con circa 140 bambine, mentre il vivaio vero proprio della formazione arancione conta 120 ragazze tra l’under 13 e l’under 19, con 5 formazioni impegnate in 4 campionati oltre alla società satellite (il Dueville) che disputa il campionato di B regionale per far maturare le più grandicelle non ancora pronte per più alti livelli. “Dopo aver appeso LA MAGLIA – esordisce Nicoletta - la società mi ha dato l’opportunità di dare continuità alla mia passione per trasmetterla alle giovani mettendo a disposizione la mia esperienza al loro servizio per un progetto di crescita. Il mio compito è quello di coordinare a tutto tondo l’attività del mini basket e i nostri validi istruttori che ritengo siano davvero bravi perché oltre a possedere le nozioni tecniche, sanno rapportarsi nel modo giusto con le bambine e con le famiglie. Coordino poi il progetti scuola con le 10 scuole elementari di Schio e dintorni organizzo il settore giovanile della società. Il progetto della rete che abbiamo creato nell’alto vicentino, e che ora abbiamo allargato anche a Vicenza e Marostica passando da Malo, Marano, Valdagno, Arsiero, Sarcedo, Carrè e Zanè dialogando con tutte le società, e lo dico con orgoglio, ritengo sia un punto importante per far crescere il settore femminile. Facendo un po’ da traino con le società e assecondando le loro richieste, vogliamo creare una rete in cui la pallacanestro possa svilupparsi e credo ci siano buone possibilità e buone potenzialità e se riusciamo a creare uno spirito di gruppo (quello che i ragazzi e le famiglie cercano) possiamo fare ancora tanto”. L’idea è quella di non puntare su alcune ragazze a discapito di altre; il nostro settore giovanile cura tutti gli aspetti comprese le fasce che lo fanno per passione fine a sé stessa offrendo una risposta adeguata a tutte le loro esigenze”. – La società ha anche molti collaboratori. “Questo è uno dei nostri fiori all’occhiello, i nostri dirigenti e gli allenatori hanno sempre grande entusiasmo e sono sempre e disponibili e attenti alle dinamiche che si creano in palestra tra le ragazze, i genitori ecc. Lo sport in questo

9

basket

di Enzo Casarotto foto di Euro Grotto

è sempre un equilibrio dove ci vogliono le persone giuste, noi le abbiamo e cerchiamo di motivarle sempre più. Direi che cerchiamo di fare al meglio il volere del Presidente e io, che lo conosco bene (ed è anche il mio modo di fare dello sport), credo che lui sia abbastanza soddisfatto di quello che stiamo facendo”. – In concreto qual’è la carne al fuoco? “In questo mese (il 25 e 26) stiamo organizzando un torneo riservato alle under 13 con la partecipazione di formazioni

Abbiamo incontrato Nicoletta Caselin, mitico numero 9 del Famila Basket e oggi responsabile del settore giovanile del Famila Kinder+Sport: ecco cosa ci ha detto. da fuori (oltre a Schio, Vicenza, Trieste e Bologna) con il coinvolgimento delle famiglie e dei genitori per quanto riguarda l’ospitalità e a Santorso l’1 e 2 e 3 maggio invitiamo le bambine della categoria esordienti (che dormiranno in palestra creando un’avventura nell’avventura…) e credo che arriveremo a 10 squadre con l’adesione di Roma, Verona, Bologna, Trieste… il tutto nell’ottica di una crescita delle ragazze (ma mi permetto di dire che serve anche ai genitori che tra breve convocheremo con la speranza di fare un percorso anche assieme a loro). Stiamo organizzando una settimana di Camp di basket in Val di Non dal 14 al 20 giugno: si chiamerà Kinder+sport Famila Camp e sarà una settimana di basket e altre attività collaterali che coinvolgerà le sole ragazze dagli 8 ai 16 anni. Per l’estate c’è un progetto per dare una continuità di gioco anche nel periodo in cui non c’è la scuola con la possibilità di crescere nei fondamentali mentre per i più piccoli, in collaborazione con la Schio Nuoto organizziamo il Nemo Club dando la possibilità ai bambini e ragazzi dagli 5 al 12 anni di condividere con noi anche l’intera giornata (per informazioni 0445/511111) con parentesi di gioco, nuoto e ovviamente basket; il tutto con personale qualificato. Lo scorso anno il progetto ha visto coinvolti 800 bambini. - L’entusiasmo è il punto di riferimento di tutto questo progetto. “La mia scelta di adesso è questa; non è una scelta di testa, ma spontanea e di continuità: è proprio la mia passione che va in campo perché credo che lo sport comprenda tutto (le esperienze

belle e non) e non sottovalutiamo il fatto che ci sono situazioni delicate nella crescita delle giovani, cerchiamo di mettere la massima attenzione in questo e per me questa possibilità è grandiosa e cercherò di mettere la mia esperienza in questo senso: mi piace vedere i loro occhi quando sono entusiasti quando vivono certe emozioni attraverso lo sport e cerco in qualche modo di creare situazioni dove questo possa avvenire in maniera spontanea”. - Il basket è tutta la tua vita e quindi se crescono tante Caselin: quella sarebbe la tua più grande soddisfazione. “Spero che ci siano tante bambine a cui venga impressa un’immagine positiva dello sport che non si toglieranno mai più nella vita, questo si; non dipende dal nome non dipende dai traguardi, dipende proprio da quello che uno vive in uno sport di squadra, le emozioni e le relazioni che si instaurano e questo è il mio più grande augurio qualsiasi sia il percorso”. Intanto al Palacampagnola le più piccole guardano all’insù per ammirare la maglia numero n. 9 di Nicoletta Caselin che la società ha ritirato affinché rimanga visibile a tutti una maglia simbolo di passione e correttezza e che sia un simbolo sportivo anche per chi non ha mai conosciuto i valori umani e morali, oltre a quelli sportivi dell’immensa “Nico” Caselin ancora oggi impegnata per la crescita morale delle bambine del vivaio Famila Kinder+Sport .


Conosciamo il Kinesio

K

Nel mondo sportivo vediamo sempre più spesso atleti “incerottati” con delle strane bende colorate che avvolgono spalle, caviglie, cosce e altre parti del corpo, questo fenomeno si è diffuso soprattutto dopo le Olimpiadi di Pechino dove moltissimi atleti hanno tratto vantaggio da questa metodica. Ma di che cosa si tratta?

inesio Taping® è un particolare tipo di bendaggio di origine giapponese ed è definito come bendaggio adesivo elastico con effetto terapeutico biomeccanico. E’ una tecnica innovativa fisioterapica interessante sia nell’aspetto preventivo che terapeutico delle patologie da sport, una tecnica che dà supporto e stabilità alle articolazioni ed ai muscoli senza compromettere il libero movimento, basandosi sui processi di guarigione naturale del corpo attraverso l’attivazione dei sistemi neurologici e circolatori. Questo metodo, proviene dalla scienza kinesiologica (movimento) ed è per questo motivo che si usa il termine “Kinesio”. Ai muscoli non viene attribuito solamente il compito di muovere il corpo, ma anche il controllo della circolazione dei fluidi venosi e linfatici, della temperatura corporea, etc. Le sue funzioni sono quelle di ridurre l’infiammazione, stimolare i recettori meccanici, ridurre la fatica muscolare, migliorare la contrazione muscolare, ridurre crampi e possibili incidenti, aumentare la circolazione linfatica e sanguigna, normalizzare il tono muscolare e della fascia, ottimizzare l’allineamento e aumentare l’escursione articolare. Sia ben chiaro però, che pur avendo un’ampia gamma di applicazioni, non è una pratica miracolosa ma è semplicemente una tecnica che aiuta e migliora gli aspetti elencati. Non è quindi una metodica che sostituisce le tecniche riabilitative attuali ma un supporto ad altre metodiche riabilitative (migliorandone effetti e risultati) e viene usata non solo in ambito sportivo ma in molte-

Taping


fisioterapia di Eugenio Prebianca (Fisioterapista, Terapista Manuale, Chinesiologo, Prof. a.c. presso l’Università di Verona)

e di Roberta Campagnolo (Fisioterapista, Dott.ssa in Scienze dell’Educazione, Specializzata in Rieducazione Vertebrale) plici aree della fisioterapia e riabilitazione, (ortopedia, neurologia, pediatria, idroterapia etc…). Il Kinesio Taping® non va confuso con il bendaggio funzionale che è, invece, un tipo di fasciatura dinamica, che fornisce un’immobilizzazione parziale; il Kinesio Taping® non impedisce il fisiologico movimento di un’articolazione ma guida le forze della struttura che vogliamo proteggere. La tecnica Kinesio Taping® si applica con uno speciale tape (nastro adesivo) che imita le proprietà della pelle. Il tape si applica con vari gradi di tensione in base all’effetto terapeutico desiderato. Con il Kinesio Taping® si trattano i danni muscolari da sport, edema e gestione del dolore, viene utilizzato per limitare movimenti “indesiderati” e quindi traumatici a livello articolare; questi possono essere dovuti alle cause più disparate, squilibrio muscolare, precedenti infortuni, etc. Indossando il Kinesio Taping® l’atleta (o il paziente) riceve i suoi benefici 24 ore al giorno per più giorni (da 3 a 5 giorni) e ha il vantaggio che può essere utilizzato in acqua (come molti avranno notato durante le ultime Olimpiadi, infatti, alcuni atleti impegnati nelle gare in vasca presentavano questo “colorato” tipo di taping). Questo taping elastico è stato ideato nel 1973 dal chiropratico giapponese Dr. Murai e poi sviluppato dal Dr Kenzo Kase, vero divulgatore del metodo. In Italia vi sono diversi specialisti tra cui il fisioterapista della nazionale italiana di Soft Ball, Stefano Frassine istruttore della Kinesio Italia che ha approfondito l’argomento in america e Rosario Bellia fisioterapista della Nazionale Italiana di pattinaggio a rotelle corsa che ha potuto confrontarsi con gli esperti Koreani durante i campionato mondiali svoltisi ad Anyang (Korea) 2006. E’ grazie a questi due professionisti e a corsi specializzati, che noi, e altri fisioterapisti, abbiamo potuto apprendere ed approfondire le potenzialità di questa metodica (alcune delle foto qui riportate sono tratte dal blog di Rosario per sua gentile concessione: http//:kinesiobellia.wordpress. com). Schematizzando la tecnica ha quattro principali effetti fisiologici: 1. Correggere la funzione muscolare. Kinesio Taping® è efficace nel ripristinare la giusta tensione muscolare: facilita o inibisce la contrazione muscolare (dipende dalla tecnica utilizzata). Normalizza il tono muscolare. 2. Aumentare la circolazione del sangue / linfa. Kinesio Taping® aiuta ad eliminare l’eccesso di edema e/o emorragia tra la pelle ed il muscolo. Riducendo la pressione interstiziale si attiva un flusso linfatico verso la zona in cui la pressione si è ridotta 3. Ridurre il dolore. La soppressione neurologica del dolore avviene dall’applicazione del Kinesio Taping® grazie alla decompressione sulle terminazioni nervose 4. Correggere l’ allineamento articolare. La correzione dell’asse fisiologico, stimolando la propriocezione migliora la mobilità. COME FUNZIONA IN PAROLE SEMPLICI? Quando i muscoli sono eccessivamente sollecitati e contratti si infiammano. Nel muscolo ede-

matoso lo spazio tra la pelle e il muscolo è compresso limitando il flusso del fluido linfatico e applica una pressione sui recettori del dolore sotto la pelle provocando dolore e quindi riduzione del movimento. Il Kinesio Taping® riduce il dolore e facilita il drenaggio linfatico tramite il sollevamento della pelle. La superficie coperta dal Kinesio Taping® forma convoluzioni nella pelle (grinze, sollevamento ad onde) che aumentano lo spazio interstiziale. Il risultato è una riduzione della pressione e dell’irritazione sui recettori della pelle. La riduzione della pressione permette al sistema linfatico di drenare liberamente accelerando i processi di guarigione e riducendo il dolore. Applicato invece con la giusta tensione al di sopra del decorso di un muscolo diviene un supporto all’attività muscolare stessa normalizzandone il tono. Certamente questa tecnica deve essere effettuata da un medico specialista in Medicina dello Sport e/o da un fisioterapista esperto in traumatologia dello sport, che ne conoscano le modalità di applicazione: un uso non corretto, oltre ad essere inefficace, può risultare dannoso.


lettere Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it

Veri e Falsi di Alberto Filippi

Gentile Senatore, nella stagione del calcio in tutte le salse, il doping è scomparso dalle cronache. E’ credibile che lo sport più processato in Italia sia indifferente alla ricerca di prestazioni super? Cordialità, Amedeo Dusi. Gentile Senatore, cosa ne pensa di Face book? Grazie, Viola Marzari. Caro Senatore, mio figlio vorrebbe sfondare nel calcio. E’ ancora piccolo, ha solo 11 anni, ma è bravo. Cosa dovrei fare? Elena G.

Care Viola e Elena, gentile Amedeo, Ho riunito assieme le vostre lettere perché mi sembra che abbiano qualcosa che le accomuni, non fosse altro per l’attualità dei temi trattati. L’antidoping nel calcio pare funzioni davvero. Dopo ogni partita scattano le analisi e chi viene scoperto incorre in pesanti squalifiche. Non ho motivo per dubitare sulla serietà dei controlli. Piuttosto ha fatto molto parlare un editoriale della rivista Nature in cui si legge che il 7%, ma in alcuni casi si arriva al 25%, degli studenti americani fa uso di farmaci psichiatrici per potenziare la propria intelligenza. Il commento è stato: se “il miglioramento di una prestazione sportiva non ha alcun effetto sul benessere del mondo, il miglioramento delle prestazioni intellettuali sì”. Dovremmo tutti, secondo il giornalista di Nature, usare queste pillole per essere più intelligenti. Il problema tuttavia è che le pillole per l’intelligenza, come il doping nello sport, funzionano solo per la durata del loro effetto, dopo di che si è rintronati, cioè molto più stupidi di come si è normalmente. Un’intelligenza a tempo è un’intelligenza falsa, proprio come i contatti - difficile chiamarli amicizie - che si maturano su Face book, il social network più alla moda del momento, dove i più si spacciano per quello che non sono, dove nemmeno le foto sono foto ma elaborazioni da Photoshop, dove la realtà è per definizione virtuale, cioè non necessariamente vera. Ben altra cosa dal sogno del figlio di Elena che è bravo con il pallone e vuole diventare un grande giocatore. Il mio consiglio? Ci creda con tutto se stesso. Malcolm Gladwell sostiene che per arrivare al successo in qualsiasi campo una regola è quella delle 10 mila ore. Ovvero applicarsi per 5 anni lavorativi, forse qualcuno in più, e poi sperare, dice Gladwell, che il talento ci sia, ma soprattutto che la fortuna sia favorevole. I miei migliori saluti, Alberto Filippi.

Le vostre lettere possono essere lette anche nel sito: albertofilippi.it




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