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Ciao S Mariuccia Il saluto dei dirigenti dello Sci Club Marzotto al loro Presidente, Mariuccia Poteban

enza retorica, crediamo di poter affermare che lei è stata una grandissima protagonista, nel lavoro, nello sport, nel tempo libero. In tutte le attività nelle quali si è cimentata ha dimostrato determinazione, grande temperamento, professionalità e disponibilità e, non certo ultimo, un grande spirito di sacrificio. Piena di curiosità verso le nuove tecnologie non esitava a cimentarsi, e con successo, anche nei lavori cosiddetti “ da uomini”. Ci piace ricordare la sua abilità nel curare personalmente la manutenzione della pesante ed ingombrante attrezzatura sciistica e l’abilità e la puntigliosa creatività

nel trasformare ed adattare con le Grazie ai risultati, dal 2008 era proprie mani l’abbigliamento ad costantemente convocata nella un uso più confortevole e pratico. rappresentativa nazionale Master. Grazie soprattutto al suo costante Con la complicità di Thomas e di contributo lo Sci Club si è clasGiannina, come di Carlo e Silvia, sificato nel 2012 ai vertici della la sua porta era sempre aperta per Coppa Italia, col secondo posto gli amici ma anche, e soprattutto, su più di 80 società. per chi aveva bisogno di aiuto: come all’Aquila., come per i co- Contemporaneamente ha messo a raggiosi atleti paralimpici, aiutati disposizione dello Sci Club il suo tempo e conoscenze, assumendocon spontanea generosità. si l’onere di far quadrare i conti Ha dedicato il suo tempo libero ma anche di tracciare programmi alla famiglia ed allo sport: dagli e linee guida ed amalgamare caanni settanta è stata costantemen- pacità e velleità di soci ed atleti, te protagonista nello sci agonisti- proseguendo il lavoro iniziato dal co, accumulando vittorie e pre- papà Carlo, primo Presidente. stigiosi risultati su tutte le piste A lei e al figlio Carlo lo Sci Club deve la creazione del sito internet dell’arco alpino ed oltre! nel quale i soci, ma anche tutti gli appassionati sciatori, possono attingere le informazioni sulle attività e sulla nostra storia. Le rimaneva il cruccio di non riuscire a stimolare adeguatamente l’approccio dei giovani all’agonismo. Era forte Mariù, tenace, curiosa ed appassionata per tutto quello che richiedeva concentrazione ed abilità, caparbia nel continuare a mettersi in gioco tra i pali degli slalom e non, desiderosa fino all’ultimo di migliorarsi, nello stile e nelle prestazioni. Ha affrontato anche l’ultima dura competizione con spirito battagliero, è caduta e si è rialzata e, alla fine, ha deciso di continuare la gara tra le nuvole e le stelle … e tenterà sicuramente di battere anche gli angeli. Ciao Mariù, cara, orgogliosa ed indomabile amica, ciao nostro straordinario Presidente, salutaci il caro Vittorio e Luciano e tutti gli amici sportivi con i quali, da lassù, ci sorridi con il Signore delle Cime.


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ochi giorni fa è scomparso il Grande Maestro Giampietro Savegnago che ha lottato contro la “feroce” malattia che lo aveva colpito da molti anni con la grande energia che lo distingueva come Uomo e Maestro. Lui non voleva farsi chiamare “Grande Maestro” portando rispetto al suo Grande Maestro Hirokazu Kobayashi, ma poiché in effetti lo era, adesso penso che gli farebbe molto piacere che noi tutti lo ricordassimo proprio così: Grande Maestro Giampietro Savegnago. Per tutti noi amanti delle Arti Marziali orientali è stato un grande onore avere avuto qui nel Vicentino, in particolare a Valdagno e Cornedo, una persona come Lui che ha innalzato a livello mondiale l’insegnamento di questa Arte facendo sì che essa si consolidasse proprio nella nostra vallata forgiando la tempra e lo stile di moltissimi Maestri e allievi. L’AIKIDO è un’arte marziale sublime, poco conosciuta fuori dai circoli sportivi dove viene praticata. Grande spiritualità, gesti atletici che nel silenzio racchiudono una esplosione di energia, movimenti che sembrano una danza armoniosa per poi lasciarti a bocca aperta quando non riesci a capire come e perché qualcuno sta volando in aria leggero come una piuma, mentre il suo avversario girando su se stesso non sembra aver fatto il minimo sforzo. Questo è quello che colpisce e nello stesso tempo attrae colui che non conosce questa arte e si avvicina per la prima volta al tatami di un circolo di Aikido. E ancora quel rispettoso saluto rivolto all’inizio ed alla fine di ogni lezione al Padre fondatore di questa arte Morirei Ueshiba ed allo stesso Maestro, rispetto che oggi poco o niente viene insegnato ai bambini ed ai giovani in altre discipline sportive ma che sono le fondamenta per una crescita sana, forte e che stimola, con una corretta energia vitale, ad affrontare un mondo sempre più competitivo e difficile. Voglio quindi riproporvi una sintesi di una intervista al Grande Maestro Savegnago che già è apparsa in un numero di Sportivissimo qualche anno fa nella speranza di rendervi consapevoli della forza d’animo e volontà che Lui sempre esprimeva. “E’ un onore presentarvi uno dei grandi Maestri di questa Arte, forse il massimo esponente mondiale di questa disciplina, il Capo Scuola A.I.A. (Associazione Internazionale Aikido) Maestro Giampietro Savegnago cintura nera VIII° dan; Valdagnese di nascita, vive ed inse-

Arrivederci Maestro

Ricordo del Grande Maestro Giampietro Savegnago di Massimo Neresini gna nel vicentino da quasi trent’anni. Insomma abbiamo in casa un Maestro che va in Giappone ad insegnare un’arte che là è nata e pochi di noi lo sanno. Beviamo un caffè insieme nel mio ufficio, sempre con il medesimo sorriso e la stessa gentilezza ed energia di trent’anni fa, mi parla di Aikido, di volontà, forza interiore, mentale che guida il corpo a fare quello che “Tu Vuoi”. Dovete saper che il Maestro qualche tempo fa ha perso una gamba in un grave incidente stradale, dal quale è sopravvissuto esclusivamente grazie alla sua preparazione fisica e mentale; per più di mezz’ora aveva saputo controllare un’emorragia che non lasciava scampo, aveva avvisato il pronto soccorso e parlato con la moglie. Incredibile il suo recupero che lascia ancora oggi senza parole i medici. Nel mio ufficio si alza e mi racconta che i medici allora gli avevano detto che mai più avrebbe potuto praticare energicamente l’Aikido e che avrebbe potuto alzare la gamba per non più di 20 gradi da terra, e così mi mostra i “suoi” 20 gradi; resto impressionato nel vedere la gamba che si alza come quella di un ballerino-atleta, portando il piede sopra la testa. Parliamo poi di energia interna, di arti marziali, della “sua” Arte Marziale, l’Aikido, della sua storia. Ha iniziato nel 1972 con la Boxe, il Karate, il Kendo per poi essere affascinato dall’arte marziale che ha condizionato tutta la sua vita l’Aikido. Conobbe il suo Maestro Hirokazu Kobayashi, per Lui un padre spirituale, nel 1974 ed ha seguito i suoi insegnamenti fino alla sua morte nel 1999. Ha sentito così l’esigenza di continuare a diffondere i suoi insegnamenti in tutta Europa con lo stesso

entusiasmo, cuore e tenacia che dal “Padre Maestro” aveva imparato. L’Aikido che praticava ed insegnava era il risultato di anni di applicazione ed insegnamenti ricevuti dal Grande Maestro Kobayashi. L’aspetto tecnico è complesso da spiegare e come in tutte le Arti Marziali deriva dal continuo praticare, dalla volontà e dalla passione per questa arte. Cerchi e spirali sono il fulcro di questa arte che poi si esprime nell’azione tecnica della proiezione, della presa, delle leve, nel massimo del radicamento; utilizzando energia irradiante, il contatto con l’avversario è solo l’inizio di una proiezione continua dell’energia interna. Il Maestro Kobayashi fu allievo del Padre Fondatore Morihei Ueshiba e sviluppò un Aikido fatto di brevi movimenti potenti e precisi, che tendono ad anticipare le mosse dell’avversario, ottimizzando lo sforzo atletico. E’ una ricerca continua dell’equilibrio dinamico delle due forze contrapposte lo Yin e lo Yang connessa con il principio Taoista per cui tutto deriva sempre dal centro. Ha insegnato in Italia ed in diverse scuole europee, soprattutto in Germania, Francia, Svizzera, Ungheria, Polonia, Serbia e saltuariamente anche in Giappone dove è riuscito a portare tecniche di leva, applicabili con una forza di 10 chilogrammi, a soli 800 grammi. Per non dimenticare la sua scuola madre in provincia di Vicenza dove ci sono corsi per Adulti e Bambini seguiti anche dai suoi allievi Maestri. Ci sono 14 dojo (palestre) dove si insegna l’Aikido a circa 400 allievi dai 7 ai 70 anni.” Mi parlava poi con il suo sorriso della grande difficoltà nell’insegnare questa disciplina ai bambini, dicendomi: “A parte la Francia e la Polonia,

dove abbiamo sviluppato una scuola con migliaia di allievi, non vedo bambini seguire i corsi e praticare l’Aikido. A mio avviso dovremmo lavorare ancora molto, introducendo corsi per gli istruttori al fine di adattare l’insegnamento di un Aikido di facile comprensione per i bambini. L’Aikido ha bisogno di tempo e grande pratica per essere sviluppato al meglio, e questo lo si può ottenere solo partendo da giovani. In realtà se insegnato bene, e noi abbiamo una tra le migliori scuole al mondo, l’Aikido si presta facilmente ad ogni fascia di età. Grande cuore, attenzione, radicamento, rapidità e forte determinazione senza uso della violenza sono per me le parti più belle di questa arte, senza dimenticare, comunque, che si presta energicamente ad una eccezionale difesa personale. Lo insegno a reparti operativi speciali dei Carabinieri che lo trovano estremamente pratico e di grande utilità nelle tecniche di difesa personale.” Così ho voluto finire il breve riassunto dell’incontro che ho avuto con Lui qualche anno fa al presente, perché è così che noi tutti lo vogliamo ricordare, come se fosse ancora tra di noi.v Grande Maestro, ti ricordiamo tutti con grande rispetto, ammirazione per come hai affrontato il tuo sofferto ultimo combattimento. Ricordo quando mi hai detto che eri diventato famoso tra i medici, sbalorditi per la tua tenacia ed energia, dicendo: “A costo di morire, non muoio!” E così è! Ti sei semplicemente trasferito a praticare con il tuo vecchio Maestro, lasciandoci il ricordo di un Grande Maestro e di un Grande Uomo. Arrivederci Maestro. Visitate il sito www.aikido.it


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SPORTI magazine mensile di sport nco bia distribuito gratuitamente

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Luigi Borgo

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redazione

Paola Dal Bosco

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Iscrizione al Tribunale di Vicenza il 21 dicembre 2005 n.1124

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il prossimo numero di Sportivissimo sarà in distribuzione la seconda settimana di giugno

lo sport è educazione civica

M

di Luigi Borgo

olti, ma vorrei che s’intendesse “tutti”, dei vizi italici, che ci hanno ridotto a quello che siamo, dipendono dal fatto che gli italiani non sono mai diventati un popolo di sportivi. Certo, abbiamo giocato allo sport, abbiamo anche di tanto in tanto vinto, abbiamo inventato la chiacchiera sportiva e l’idolatria sportiva, ci siamo comperati le auto, gli orologi, gli abiti e le scarpe sportive, ma nel profondo non siamo mai diventati un popolo di vera cultura sportiva, perché non abbiamo mai voluto capire che cosa sia davvero lo sport. Se siamo quello che siamo: una nazione in semi-bancarotta, dominata dall’illegalità e dai privilegi, con le istituzioni screditate e sbeffeggiate a causa di una classe politica corrotta e quasi mai all’altezza del suo ufficio; con una legge elettorale incostituzionale, con una giustizia lenta in balia di un ordinamento normativo elefantiaco; con le aziende pubbliche, Rai in primis, lottizzate e con quelle private che praticano come prassi l’evasione fiscale; con la scuola svilita a ruolo comprimario della società e un’università autistica, avulsa dal mondo delle imprese, dell’economia, dell’arte; con le banche che addebitano tassi da usura e investono senza scrupoli in ardite speculazioni finanziarie i soldi dei correntisti che, in virtù di una diavoleria contrattuale, considerano loro; con le professioni che hanno perso il loro senso del dovere, perfino nella sanità dove la missione di servizio si è spenta lasciando il posto al carrierismo e alla ricerca del business; con un sistema pensionistico ingiusto tra assegni d’oro e assegni da fame, e in ogni caso sull’orlo del dissesto; con lo Stato che non paga i servizi ricevuti dall’imprese private facendole di fatto fallire e comunque dando il pessimo esempio di morosità istituzionale tanto che oggi chiunque si sente giustificato a non onorare i debiti, agevolato anche da una giustizia in materia assolutamente inefficace… se siamo quello che siamo – e non vogliamo servici di questi arcinoti argomenti per le solite, vergognosissime, finalità politico-elettorali – dobbiamo riconoscere che tutto questo non può esser dipeso dalla responsabilità di un singolo uomo o di un singolo governo o di una certa classe dirigente. I vizi sono così tanti e così macroscopici e così radicati che il difetto non può che essere antropologico della gens italica. L’errore è culturale. Siamo deficienti di qualcosa. Ci è mancato quel quid che ci avrebbe fatti essere diversi da quelli che siamo: leali, onesti, tenaci, collaborativi, accesi dal sacro fuoco del nostro miglioramento. Ci è mancato, ne sono convinto, di capire che cosa sia stato davvero lo sport nella storia della nostra civiltà: una vera e propria filosofia dell’uomo, in specie una o forse la sola vera filosofia vichiana che unisce sapere e fare, creazione e azione, in cui la conoscenza non è puramente mentale ma anche attraverso i muscoli, la carne, l’esperienza dei sensi; una filosofia dell’uomo capace di offrire una visione del mondo positiva, etica e sana. All’inizio della nostra modernità, Leopardi, nel suo famoso Discorso sui costumi nazionali, ci aveva avvisato: attenzione, siamo un popolo di cinici e ipocriti, di rammolliti e incapaci al confronto leale, assolutamente privi di una solida cultura del miglioramento. E nello Zibaldone (115) ci faceva notare: “gli esercizi con cui gli antichi si procacciavano il vigore del corpo non erano solamente utili alla guerra, o ad eccitar l’amor della gloria ecc., ma contribuivano, anzi erano necessari a mantenere il vigore dell’animo, il coraggio, le illusioni, l’entusiasmo che non saranno mai in un corpo debole”. Voleva indicarci la matrice classica per porre le basi alla nostra modernità. Nessun dualismo tra corpo e mente. L’uno non è mera struttura dell’altra. Quando si fa sport, la testa non rimane a casa, così come quando si pensa, il corpo non dorme. Invece abbiamo scelto la matrice opposta, romantica e controriformistica. E lo sport, la filosofia dello sport, ha pagato carissimo dazio. Per duecento anni e ancora oggi è stato escluso da ogni dignità culturale, colpevole di essere vincolo, da un lato, alla nostra spiritualità; dall’altro, alla nostra intellettualità. Corpo come peccato; corpo come vanità. Fuori dalla chiesa e dalla scuola. Una ghettizzazione inoltre che nel Novecento ha trovato nuova spinta prima nel rifiuto, peraltro sacrosanto, dell’atletismo marziale dell’italietta fascista praticato nel Ventennio e da ultimo, ma questo per generiche ragioni politiche meno condivisibili, come antiamericanismo. Così lo sport è diventato una sorta di svago per il tempo libero, estromesso dalla nostra formazione culturale. Non si è capito, invece, come esso fosse la sola disciplina capace, attraverso la pratica e il divertimento, di educare la mente dei giovani al rispetto delle regole come essenziali allo svolgimento del gioco. Una disciplina in cui l’uguaglianza dei diritti-doveri convive con la libertà di ciascuno di dare il massimo per ottenere la vittoria; una disciplina basata sul merito e sul rispetto, dove si esalta la vittoria, ma si dà riconoscimento anche alla partecipazione. Tutti supremi valori di civiltà. Se oggi siamo quello che siamo, è perché non abbiamo fatto nostra la lezione dei classici che avevano capito come l’educazione sportiva fosse la via maestra per formare, prima che buoni atleti, buoni cittadini. Se oggi siamo quello che siamo, è perché non abbiamo capito che l’educazione sportiva è, nel profondo, educazione civica, la migliore e la più efficace che si possa perseguire.


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Storia di Dan Il padre è un ex pilota di rally, il fratello correva in Formula 2, lui, Dan Serblin, vicentino di adozione, è uno tra i più forti piloti al mondo di quad acrobatico

di Chiara Guiotto

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anni e già una lunga storia da raccontare: primo e per molti anni l’unico pilota italiano a destreggiarsi nel quad freestyle, Dan Serblin si è avvicinato a questa particolare disciplina ispirandosi al produttore californiano Wes Miller, e quella che è iniziata come un’avventura si è poi trasformata in pochi anni in un lavoro. Con il suo attuale team “Daboot” ha realizzato un progetto di mototerapia per regalare emozioni nuove a persone con gravi problemi di disabilità. Come nelle storie più belle la sua passione per il quad freestyle è nata per caso. Ha iniziato a guidare il quad quando abitava in Canada e assieme agli amici andava ad esplorare le foreste campeggiando di qua e di là, chi per pescare salmoni, chi per cacciare cervi. Usava degli utility ossia dei quad con trazione integrale e cambio a presa diretta adatti all’utilizzo di fuoristrada che si prestavano perfettamente a questo tipo di utilizzo. Dan venendo dal motocross e perciò con la passione per i salti è ben presto passato all’utilizzo dei quad con cambio manuale e sospensioni adatte a saltare. Un esordio un pochino bizzarro il suo che lo ha portato a far parte del team di freestyle più importante al mondo: per imparare le figure e le mosse in aria si è ispirato ad alcuni DVD di nome “huevos” venduti in tutto il mondo e capitanati dal produttore californiano Wes Miller. Per chi non lo sapesse Miller è anche il manager del team di quad freestyle più famoso al mondo “Bombsquad” che riunisce tutti i più forti piloti. Come vi siete conosciuti tu e Miller? “Un giorno leggendo la posta elettronica un inaspettato messaggio mi ha fatto sobbalzare dalla sedia. Era Wes Miller. Mi scrisse di avermi visto su vari siti Internet e che voleva venire in Italia per filmarmi e mettermi sul nuovo DVD “Huevos 12”. Non ci potevo credere -prosegue


Dan- e mi sono ritrovato di lì a poco quattro dei migliori piloti al mondo, compreso Wes Miller, a casa mia per un’avventura che è durata 15 giorni. Dopodiché sono volato negli Stati Uniti per girare numerosi video tra la California, il Nevada, il Texas e il Messico. Emozioni fortissime che non dimenticherò mai!” Si chiama Daboot la sua squadra, che tradotto in italiano significa “dallo stivale”, un gruppo di circa venti piloti, tutti italiani, che coprono varie discipline, dal motocross freestyle alla motoslitta, fino al quad: il team è gestito dall’ex pilota di motocross freestyle Alvaro Dal Farra. Dan come tutti i suoi compagni è impegnato in eventi nazionali ed internazionali durante tutto l’arco dell’anno. Secondo molte riviste specializzate Daboot è il team più grande e unito d’Europa e uno dei più grandi al mondo.

Da sempre è suo padre il suo personal coach: sebbene oggi abbia 87 anni lo segue sempre e addirittura ogni tanto ruba il quad a Dan per farsi qualche giro!!! Nonostante sia considerato nell’ambiente del quad freestyle ormai un atleta “vecchio” e da pensione, Dan si allena ancora molto e costantemente sia con il quad che sotto il profilo atletico, e molto spesso è costretto a tenersi alla lontana dalla godereccia cucina veneta che tanto lo appassiona. Bisogna ammettere che Dan ha fatto molto per far conoscere il quad freestyle in Italia, non solo agli appassionati del settore: lavorando molto affiancato da riviste e varie televisioni, il pilota vicentino è riuscito a trasmettere la passione per il freestyle anche a persone che nel mondo dei motori avevano poco a che fare. “Il grosso problema -precisa Dan- sta nel fatto che in Italia si sponsorizzano sempre i soliti sport come il calcio e il ciclismo. Con il mio team in Veneto organizzo molte manifestazioni perché fortunatamente abbiamo seminato

vicenza

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chiampo Lo sport dei boschi Nordic walking e orienteering, per crescere sia nel corpo che nella mente

di Marta Carradore

bene e soprattutto perché l’emozione che regala assistere ad uno show di quad freestyle difficilmente si prova di fronte ad altri sport.” Uno sport quello del quad freestyle dove occorre coniugare più di un’abilità e molte dosi personali. Come ti definisci? “La mia più grande fortuna è di essere un buon pilota ma soprattutto un buon commerciante di me stesso. Viaggiando molto -prosegue Dan- ho conosciuto tante persone e con tutti o quasi ho un ottimo rapporto. Mi piace sognare e far sognare gli altri, e visti i risultati penso non mi si possa smentire!” Hai altre passioni oltre al quad freestyle? “Posso effettivamente affermare che il quad freestyle è la mia vita: infatti quella che è partita come un’avventura si è poi trasformata in un lavoro. Tuttavia -prosegue Dan- la mia grande passione è fare fuoristrada con le automobili. L’unico problema è che qui è proibito ormai ovunque”. Assieme ad un tuo grande amico Vanni Oddera è nato il progetto che prende il nome di mototerapia. “Sì, questa terapia coinvolge i disabili che assistendo ai nostri spettacoli provano delle emozioni che mai prima di quel momento avevano sentito -precisa Dan- Riusciamo addirittura a suscitare smorfie di sorriso a soggetti che da anni non dimostravano sentimenti. Normalmente organizziamo sedute di mototerapia in ogni città in cui andiamo il giorno precedente allo show

vero e proprio, in modo da essere più tranquilli e a contatto diretto con i ragazzi.” Com’è articolata la giornata? “Prima di tutto ci esibiamo solo per loro eseguendo le nostre figure e poi li facciamo salire sul quad assieme a noi. L’emozione che provano a bordo dei mezzi, su e giù per le rampe, -prosegue Dan- è indescrivibile, i loro sorrisi ci riempiono di gioia e il loro affetto non ha paragoni. La soddisfazione e i risultati sono sempre immensi e le fotografie parlano da sole!” In occasione della Fiera Mondo Motori a Vicenza il 6 e il 7 aprile prossimi, Dan parteciperà con l’attività di mototerapia: un modo per far conoscere alla realtà locale quanto importante ed efficace sia il quad freestyle per le persone con disabilità. Dan, hai perfino partecipato allo Show dei Record in TV. Raccontaci della convocazione e del tuo record. “Un altro grande risultato è stato proprio questo. Sono stato contattato a gennaio del 2012 dalla redazione di Canale5 che mi ha proposto di recarmi negli studi di Roma per cinque giorni dove sarei andato a tentare di stabilire un nuovo record. Ho fatto armi e bagagli senza pensarci due volte e mi sono trovato pochi giorni dopo negli studi televisivi di Mediaset assieme a personaggi stranissimi. Il mio record è stato registrato alle 22 di sera e senza alcuna prova precedente”. Per chi non lo sapesse Dan ha attraversato con il suo quad Polaris un tunnel di fuoco lungo 25 metri!

L

’orienteering, o sport dei boschi, nato nel 1919 in Svezia, è uno sport che consiste nell’effettuare un percorso ben preciso, caratterizzato da punti di controllo chiamati “lanterne” utilizzando esclusivamente una bussola e una cartina topografica molto particolareggiata e dove è disegnato il tracciato da percorrere. La scelta del percorso è fatta da ogni singolo concorrente sulla base delle proprie caratteristiche, fisiche e mentali. La scelta è libera con la condizione di transitare per i vari punti di controllo, dove il concorrente dovrà “timbrare” la cartina per avvallarne il suo passaggio. L’orienteering si può praticare nei boschi, ma possono essere utilizzati anche i grandi parchi delle città. I punti di controllo sono segnati sulla cartina con dei cerchietti ecocentrici in colore rosso che corrispondono sul terreno alle “lanterne”, le cosidette bandierine di color bianco/arancione che rappresentano il punto di controllo. Vince il concorrente che impiega meno ad effettuare il percorso. Lo sport di orientamento richiede sia velocità di spostamento da una lanterna all’altra, sia la capacità di orientarsi in ambienti non conosciuti con il solo utilizzo di mappa e bussola….proprio per questo l’orienteering diventa un sport altamente educativo e stimolante per la crescita del corpo e della mente. L’orienteering rappresenta la grande metafora della vita, dove si è continuamente davanti a dei bivi con conseguenti decisioni da prendere e cosi accade anche nel bosco, dove spesse volte una scelta decide il risultato della gara. Questo continuo pensare facilità ed allena la mente ad essere sempre pronta nel prendere delle decisioni anche nella quotidianità. L’orienteering inoltre è usato dai professionisti della formazione manageriale come attività outdoor di Team Building, un modo semplice ed efficace per

fare squadra, per fare gruppo, perché insieme si riesce sempre a vincere. In ambito scolastico diventa un eccellente veicolo per abituare il bambino a pensare e decidere, ad orientarsi, ad amare il bosco e a non temerlo, a guardare la natura con gli occhi di chi vuole imparare da essa e a mantenersi in movimento con i seguenti benefici sulla salute e prevenzione delle malattie. E proprio con queste grandi premesse che la sottoscritta, ha proposto allo Sci Club Chiampo di organizzare un corso di avvicinamento all’ Orienteering per i bambini dai 6 ai 10 anni dove i piccoli esploratori potranno cimentarsi, all’interno del parco Mantovano di Arzignano in un ambiente sicuro e circoscritto, alla ricerca delle varie lanterne imparando a fidarsi esclusivamente di mappa, bussola e della propria testa! Giochi di memoria, giochi con mappe bianche, creazione di piantine dell’ambiente….e tante altre attività per stimolare corpo e mente! Un corso che verrà incrementato e reso ancora più divertente con l’inserimento del nordic walking…questa famosa camminata con i bastoncini che verrà proposta in forma ludica, facendo apprendere il ragazzino giocando, con appositi esercizi e giochi, corsa e salti sempre con l’ausilio dei bastoncini. Un progetto nuovo, un progetto a cui io ci credo molto, un progetto che dà la possibilità ai bambini di uscire dalle comuni attività dove prevale solo la forza fisica, un progetto che farà crescere la fiducia in se stessi, la capacità di prendere delle decisioni imparando ad ascoltarsi. Lo Sci Club Chiampo vi aspetta numerosi pronti a diventare dei veri esploratori! info: Dott.ssa Marta Carradore 340.5199729 marta.carradore@libero.it


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trissino

Obiettivo centrato

L’obiettivo del podio è stato centrato dal Pattinaggio. Artistico Trissino ai campionati provinciali FIHP che si sono disputati proprio a Trissino lo scorso 2 e 3 marzo.

N

ella categoria Giovanissimi B, infatti, GLORIA MECENERO ha conquistato il primo posto in combinata ed il titolo di campionessa provinciale, seguita al terzo posto dalla compagna di squadra FRANCESCA BERNAR. Oro e bronzo anche nella categoria Esordienti B, specialità esercizi obbligatori, rispettivamente per CATERINA ROCCOBERTON e FRANCESCA GENTILIN, mentre nella categoria Allievi A meritatissimi argento in combinata per VALENTINA BERNAR

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e bronzo per ELISABETTA BEDIN, seguite dal quinto posto di ELEONORA MIOLI e dal sesto di ARIANNA GENTILIN. A conclusione delle due giornate di gare arriva la grande rimonta di MARY DANESE che, nella categoria Allievi B, dal quinto posto degli obbligatori riesce a salire sul secondo gradino del podio conquistando la medaglia d’argento. A tutto questo si deve aggiungere l’ottima prestazione di ZOE CAZZOLA che, la scorsa settimana al suo esordio in un campionato federale ha ottenuto

un brillante 14° piazzamento. Un successo meritato, preparato passo dopo passo con sacrificio, serietà e professionalità dagli allenatori Damiano De Felice e Liala Valente, motivo d’orgoglio per genitori , dirigenti guidati dal presidente sig. Massimiliano Voltolina, comune di Trissino rappresentato dall’assessore allo sport Renzo Malfermo che ha

presieduto alle premiazioni. Speriamo che questi prestigiosi risultati siano di buon auspicio per le competizioni del prossimo week end: i gruppi ed il quartetto New Age saranno infatti impegnati a Firenze in occasione dei campionati italiani di pattinaggio spettacolo, trampolino di lancio per europei e mondiali. In bocca al lupo ragazzi!

Giovani speranze

vicenza

Buono l’esordio degli allievi del Giuriato Vicenza calcio A5

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na nuova realtà si affaccia nel panorama del settore giovanile del calcio a 5 e riguarda la squadra allievi del Giuriato Vicenza Calcio a 5 che gioca a Zanè. Il progetto nasce dalla collaborazione dell’ex presidente del Pentha Alto Vicentino Calcio a 5 di Schio, Nicola Faccin, con il presidente del Vicenza Cal-

di Enzo Casarotto cio a 5, Davide Giuriato. Il nuovo responsabile di questo settore giovanile è Nicola Faccin che si è avvalso della collaborazione di Alessandro Mei, Giovanni Soliman e Carlo Manozzo per mettere in piedi questa realtà che consente ai giovani di avvicinarsi ad un sport alternativo al calcio a 11. In tutto sono stati selezionati 15 ragazzi di

14 e 15 anni provenienti da diverse zone dell’Alto Vicentino. Alla giuda tecnica c’è Gianluca Dal Santo che ha messo in campo la sua esperienza calcistica unita al valore educativo dello sport da trasmettere ai ragazzi. Inizialmente si è dovuto far fronte ad alcune difficoltà legate all’approccio dei giovani nei confronti di questo nuovo sport diverso dal calcio dalle scarpe bullonate per modalità tecniche e tattiche. L’impegno e la voglia di imparare hanno prevalso su tali difficoltà facilitando anche il lavoro del mister che ha trovato presto un gruppo disponibile e

unito. Questo era infatti l’obiettivo primario del tecnico che intende trasmettere ai giovani la passione per lo sport e la voglia di stare assieme. Per questo nuovo gruppo, la società non si è posta obiettivi altisonanti puntando sull’accrescimento tecnico del vivaio del Vicenza Calcio a 5. Malgrado ciò i risultati sono arrivati ugualmente e la squadra si è tolta notevoli soddisfazioni anche giocando contro avversari più esperti. Dopo il campionato ora i ragazzi stanno cercando la qualificazione alla fase regionale della Coppa Italia.


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n viaggio tra monti irreali in uno sconfinato deserto di terra e di pietre increspato di cime innumerevoli e senza nome…tra cui si insinuano per valli profonde, fiumi fangosi e violenti, con saltuarie apparizioni di verdi piani coltivati, e poveri villaggi d’alta montagna. Un regno di pace e di manifestazioni forti della natura: venti, sole bruciante, alte valli contornate delle nubi pesanti del monsone, e ancora, rare comparse di cime bianche vertiginose e altissime: le più alte della terra, campi coltivati e fioriti di rosa e di giallo insomma un mondo pittoresco che pare scenografia di fiaba e di sogno. Così, dopo viaggi complicati con piccoli aerei che ci portano non senza emo-

di Bepi Magrin zioni tra i colossi del Dauhlagiri e dell’Annapurna fino a Jomson, ci inoltriamo nel misterioso Regno di Lò, le terre del sud, abitate da etnie tibetane preservatesi sin qui, per l’alto isolamento dei luoghi, da scosse e cambiamenti politici, in una enclave che però è prossima a non esser più chiusa e protetta dalle sue stesse asperità ambientali, visto che si va ad aprire una strada di tracciato impressionante per arditezza, che collegherà il vecchio Tibet con l’India passando proprio di qui. Sette viaggiatori, sette portatori, sette cavalli…. Il sette è il nostro numero magico e la formula vincente per un viaggio difficile ma fortunato. A Katmandù, città di un oriente caotico, tumultuoso, soffocato di traffico e di

multiformi presenze, inondata di commerci, di arti raffinate, di usi secolari, di interessi incrociati, di vita e di morte, di verde e di sporcizia, tra volti incantevoli e rughe di sofferenza, tra spiritualità e cultura millenaria, qui, noi sette ci incontriamo e da qui saremo gruppo: viaggiatori per ora, e presto noi, i portatori e i cavalli in unica falange. Ruoli già assegnati e ineludibili, percorso deciso a prescindere da tante possibili incognite, meta: il cuore del lontano Regno di Lò, e la capitale del sud tibetano, la mitica Lò Mantang a breve distanza dal confine ora cinese. Speciali affinità per le filosofie di tolleranza, di rispetto e di compassione che son proprie del bhuddismo, percorrono il grup-

po. Dunque non ci esimeremo da devoti pellegrinaggi ai remoti santuari che testimoniano i passaggi dei grandi lama. L’amico Alessandro Gogna, grande alpinista, diceva in un recente convegno di scalatori, che aprire una nuova via coi criteri dell’alpinismo classico, corrisponde al piacere di potersi perdere su una parete, in altre parole al piacere di vivere nell’incertezza fino a che anche il nuovo quesito non sia risolto. Ecco, la scalata di una parete incognita è come un nuovo viaggio, un viaggio in luoghi sconosciuti e vagamente immaginati, ovvero intensamente sognati, essa ci restituisce il piacere dell’incertezza, e con esso, quello della scoperta, dell’incontro col sogno

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16 ed uno spunto per crescere nella nostra esperienza di viaggiatori della vita e …del mondo. Non si tratta solo di fuggire dalle consuetudini alle quali torniamo sempre volentieri, ma di avere una passione, di vivere una avventura che non potrà che arricchire la nostra breve esistenza. Si vivono certe esperienze anche per amore della verità e nel proposito di far proprio di un viaggio, ciò che vogliamo credere, ci sarà utile di seguito, aggiungendovi qualcosa di specificamente nostro. Se abbiamo scelto di vivere ancorati alle nostre certezze, alle abitudini, alla casa o alla carriera, seguiremo il consueto rituale sacrificando una delle cose migliori della vita, ovvero la libertà di andare, di sperimentare, di essere! Certo il viaggiare non ha l’obiettivo di rifondare la società, non è una sorta di dichiarazione politica, né un atteggiamento sociale o un ambito morale…ma un atto creativo, vorrei dire una forma d’arte…una deliberata scelta personale utile a riallineare sé stessi nel tempo, nello spazio, per la vita. Dar luogo ai nostri desideri, perché no, anche ai sogni, anzi, tradurli in fatti, diveni-

re per sé stessi, con l’accrescere le proprie esperienze in modo positivo. Occorre affrontare i propri timori per maturare una vita più soddisfacente e poi, dar concretezza e tempo alla nostra potenziale possibilità di fuggire a quegli ambiti che in vario modo ci “costringono” questo a volte ci è indispensabile ci apre alla speranza. Lo abbiamo sognato da adolescenti, quando le fantasie avevano parte preponderante, più avanti spesso non osiamo più farlo ed è quando manchiamo a noi stessi trascurando la nostra stessa creatività. Allora quando il virus dell’inquietudine si impossessa di noi e la strada che porta lontano sembra larga e diritta, si deve aver per prima cosa una buona ragione, una ragione sufficiente a farci partire. Si arriva tra sconosciuti che non vi invidiano e non spettegolano su di voi, né deridono i vostri successi o godono delle vostre sconfitte. Tra loro si deve saper ricominciare ed è come un bagno purificatore, una specie di redenzione… Viste alcune immagini, sapute poche notizie sui luoghi, si poteva molto fantasticare sul Regno di Lò, su quelle lontane regioni dell’Himalaja

profonda, dimenticate dagli uomini, isolate,(ancora per poco) e senza vie di collegamento. La selvaggia e profonda valle di Kali Gandaki sprofondata tra monti nudi e sconfinati, era forse la via seguita da molti fuggitivi del Tibet che dopo gli anni ’50 erano riparati in India per sottrarsi alle violenze cinesi. Villaggi di pietre e fango, perduti monasteri, rare case di pastori di montagna, monti bianchi di neve ed altissimi, avevano assistito all’esodo disperato, mentre un re d’altri tempi, era per cedere i pochi suoi poteri alla più potente casa reale di Katmandù in cambio dei gradi di colonnello dell’esercito nepalese. Ma, si diceva, che tra quei monti aridi e selvaggi, oltre le rosse guglie di Drakmar, valicando un passo altissimo, apparisse d’un tratto, come per incanto una piana verde punteggiata di campi rosa e gialli, e, tra rari alberi su cui volteggiavano i corvi e i gipeti, un grande palazzo rosso, come una fortezza contornata da poche case: Lo- Mantang era come una apparizione, come un sogno fantastico, un’isola lunare tra terre multicolori segnate dall’arsura, dalla remotezza, dalle vastità della

terra montagnosa e deserta. Camminando su quelle pietre polverose, pensavo al “deserto dei tartari” alla eterna inutile attesa. Un simile sogno prendeva però forme concrete al risalire la valle ventosa in senso opposto a quello di acque larghe e copiose, dense di fango che calavano da solchi sconosciuti. Rare carovane di cavalli, rudi cavalieri, muli e conducenti…il tempo come fermo al Medioevo. Un mondo di calanchi franosi, pendii repentini, cespugli di spine e piccoli fiori, sassi, pietre, pietre e sassi….terre colorate, nubi pesanti a coprire le cime, sete ed arsura…una terra che ha fame di verde, di erbe, di vita… Procediamo così col miraggio del Regno di Lò…per giorni…poi, un mattino, già stanchi per ore di cammino, raggiungiamo un valico e proprio come una visione fantastica ci appare la città di fiaba, col suo grande palazzo rosso, i campi di boffit, le case di fango, i muri, i gompa, gli chorten, fiori e bandiere di preghiera…ecco, dopo giorni e giorni di piste tortuose, di fiumi violenti, di sassi e di pietre, dopo qualche non trascurabile ma.. sana fatica, siamo dentro il nostro sogno.

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’ ASD Lee Cougan Gravity Project, il club vicentino di down hill, guidato da Michele Villis, ha una nuova star, la campionessa del mondo di canottaggio Denise Tremul. Ultimi dettagli da definire per la nuova stagione agonistica e poi si entra nel vivo. Il 2012 è stato l’anno dei grandi risultati ma, ora è il momento delle conferme. La Società di Vicenza, diretta da Michele Villis, sta indirizzando le proprie energie in funzione dei giovani aderenti a questa disciplina, e attualmente sono già una trentina i ragazzi tesserati. Confermati i seguenti atleti:

Benato David, Capon Mauro, Cappellaro Matteo, Cerato Riccardo, Cerato Lorenzo, Crestani Simone, De Pellegrin Giuseppe, De Pellegrin Massimiliano, Fontana Luca, Giacometti Luca, Merigo Alessandro, Melison Matteo, Pedrech Matteo, Pavanello Alberto, Remolato Matteo, Scatto Alessandro, Tonini Francesco, Tumburus Massimiliano, Vargiu Steven, Vedova Mattia, Vescovo Pierluigi, Villis Nicolo’, Zago Lorenzo. Proseguono intanto gli allenamenti con le prime uscite invernali e tra le novità della prossima estate, spicca la nuova entrata nel gruppo dei

riders. Da Trieste, entra nel team ASD Lee Cougan Gravity Project la giovane ragazza Denise Tremul, classe 1987. Denise inizia a vogare nel 2001 e dopo una stagione ricca di successi nelle categorie giovanili riscontra subito soddisfazione in campo nazionale ed internazionale. Cinque campionati Italiani nelle categorie giovanili. Punto di riferimento della nazionale italiana dal 2003 al 2006, nell’anno 2005 a Brandeburgo vince il Campionato del Mondo Juniores nel 4- femminile, nel 2009 terza in Gran Bretagna e medaglia d’argento nel 2010 in Turchia nel-

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ultrabericus Trail Q uante cosa possono succedere nell’arco di una giornata, da quando lo starter dà il via a quando, alla luce delle pile frontali, anche l’ultimo concorrente taglia il traguardo. È l’edizione numero tre dell’Ultrabericus Trail quella che si è corsa sabato 16 aprile 2013. 65 km tutti d’un fiato lungo l’intero periplo dei Colli Berici. Un’edizione segnata da un nuovo record di presenze, tanto da far chiudere le iscrizioni per raggiunto limite di 800 atleti già nel mese

di gennaio. In Piazza dei Signori a Vicenza, sotto l’affascinante Basilica Palladiana, da poco restaurata e restituita alla città in tutto il suo splendore, sono partiti in 664 tra uomini e donne. A questi si sono aggiunte altre 70 coppie di atleti che hanno corso la staffetta nella gara twin sullo stesso tracciato del trail. L’organizzazione fino all’ultimo si era augurata che il tempo meteorologico fosse clemente con la gara. Nel corso della settimana, infatti, tracciatori e volontari erano dovu-

ti intervenire in diversi punti per mettere in sicurezza i passaggi più a rischio a causa delle piogge che, soprattutto agli inizi della settimana, hanno ammorbidito il terreno e prodotto un gran quantitativo di fango. Forse per coincidenza, forse per altro volere, ma sabato il sole ha fatto capolino su Vicenza fin dalle prime ore, accompagnato dall’annunciato freddo pungente che intorno a mezzogiorno ha visto cadere qualche sporadico fiocco di neve anche su alcuni punti del percorso. Il percorso, tracciato integralmente su sentieri single track, mulattiere e carrarecce, si è sviluppato dal centro di Vicenza, passando

per i territori di Arcugnano, Perarolo, San Gottardo, Pederiva di Grancona, Pozzolo, Villaga, Barbarano, Mossano, Nanto, Villabalzana, Pianezze, Tormeno. 65 km immersi nel pieno della natura berica, con pochissimi passaggi su asfalto, proprio per godere appieno del fascino di questa zona di incredibile bellezza ed ancora poco nota ai più. Lungo il percorso, e grazie ai più di 200 volontari intervenuti alla manifestazione, sono stati predisposti cinque punti ristoro, uno ogni 10 km circa, per garantire assistenza e sicurezza dei partecipanti. Lo sviluppo altimetrico del tracciato


vicenza

Un passo fuori dall’asfalto, due passi oltre la maratona di Giulio Centomo

ha toccato quote comprese tra i 40 ed i 400 metri, con salite e discese per complessivi 2500 metri di dislivello positivo. Alla gara integrale, che ha assegnato il trofeo Sportler al primo classificato maschile ed il trofeo Salewa alla prima classificata femminile, si è affiancata anche la formula twin team a staffetta di due frazioni (32+33 km), con punto di cambio a metà percorso presso lo splendido eremo di San Donato. Il colpo d’occhio della partenza è stato a dir poco emozionante e, dopo la sfilata per il centrale corso Palladio, i favoriti si sono dati battaglia fin da subito. Tra gli uomini Andrea Moretton prendeva subito il comando, al primo controllo di Pederiva (23° km) il pordenonese transitava con più di un minuto di vantaggio, che diventavano tre al secondo controllo al 34° km di San Donato, mentre tra gli inseguitori emergevano Daniele Palladino, Ivan Geronazzo e Filippo Dal Maso. Al controllo di Torri di Arcugnano, al 55° km, il portacolori del Team LaFuma Italia amministrava ancora quattro minuti, con le posizioni degli inseguitori staccati tra loro di tre quattro minuti, nello stesso ordine in cui arriveranno poi alla fine. Alle quattro del pomeriggio,

chiudendo la sua lunga cavalcata, tra le colonne di Piazza dei Signori ed in pieno sole, appariva l’esile figura del vincitore, che ha chiuso a braccia alzate la sua gara in un tempo di 06:05:07, vincendo il trofeo Sportler. Dopo soli quattro minuti è stato Daniele Palladino (Yoga Studio Modena) a tagliare il traguardo e chiudere al secondo posto con 06:09:17. A completare il podio maschile, con 06:18:01 è stato il vicentino Filippo Dal Maso del Team Puro Sport, a seguire Fabio Caverzan del Team Scarpebianche e Ivan Geronazzo del Team LaFuma. I distacchi contenuti, se raffrontati con la lunghezza ed il tempo totale, testimoniano di una gara agonisticamente combattuta fino all’ultimo. La gara rosa ha trovato la sua regina in Mariachiara Parigi, del Team Tecnica, con il tempo di 07:11:14. e una gara condotta sempre in ampio vantaggio. Secondo posto per l’atleta del Team Salomon Simona Morbelli, 07:20:30 il suo tempo con una eccezionale rimonta nella seconda parte di gara, mentre a completare il trio vincitore è arrivata la bresciana Sara Recenti del Trail Running Brescia con il tempo di 07:29:53.

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Nella gara a staffetta dei velocisti, trionfa tra gli uomini la coppia formata da Mirko Righele e Danilo Lantermino, Team LaFuma Italia, con l’eccezionale tempo di 5:27:19, secondo posto, con un distacco di trenta minuti, per il Team Terzo Tempo della coppia Fabio Pergher e Luca Calgaro. A completare il podio il team SchioBike Vallisport con Ivan Vallarsa e Giuliano Dani. Il twin femminile ha premiato la coppia Marta Cunico e Irene Saggin del team Erebus, seguite da Cristina Keller ed Elisabetta Mattevi del team Atletica Valli di Non e Sole e da Maria Busa e Angela Tognazzo del team A.N.A. Vicenza. Per concludere, il podio della twin mista si è composto così: primo posto per il Verona Trail Runners Team con Mirko Viviani e Anna Conti, secondo posto per La Fulminea Running Team con Sabrina Roncaglia ed Edoardo Gasparotto, terzo posto ancora per il Team LaFuma Italia con Alessandra Grassi e Maurizio Scilla. Dopo i top runners gli arrivi si sono susseguiti fino alle undici di sera, con molti concorrenti che hanno concluso la loro fatica alla luce delle loro lampade frontali, affacciandosi dall’alto sul panorama notturno. Ultrabericus Trail è quindi andato in archivio con 730 iscritti, 664 partenti, 588 finisher e 76 ritirati nella prova integrale, 75 coppie iscritte, 70 partite, 68 arrivate e 2 ritiri nella prova twin a staffetta. L’evento, organizzato da Ultrabericus Team a.s.d., è stato reso possibile grazie alla collaborazione dei Comuni interessati, dei gruppi A.N.A, dei gruppi di volontariato locali, Croce Rossa di Vicenza e gruppo Radioamatori Palladio. In attesa del 2014 Ultrabericus Team ringrazia i suoi main sponsor, Sportler e Salewa, ed i partner di questa fantastica edizione: Le Piramidi, Ercole, Menabrea, Agisko, Lissa, La Piazzetta, Il Cursore, Elektra, Reset Allestimenti, Gruppo Servizi d’Impresa. Tutte le info su www.ultrabericus.it.


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GARA CON GLI SCI D’EPOCA, un tuffo nel passato per far riscoprire l’atmosfera dello sci di una volta

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uando si parla di sci d’epoca, solitamente vengono a mente gli sci di legno e i bastoni di bambu’ e gli scarponi di pelle che si chiudevano con i lacci. Sicuramente, i pochi sciatori di allora, vestiti con i pantaloni alla zuava e i maglioni di lana, scendendo su piste poco battute e risalite spesso a piedi, vivevano sensazioni uniche ed esaltanti. Ma c’è un altro periodo storico

Ski d’antan di Giannantonio Menato

dello sci altrettanto affascinante: è quello degli anni Sessanta, caratterizzato dall’avvento degli sci metallici e in fibra di vetro. Con questi attrezzi, lunghi ben 210/215 cm., e calzando scarponi sempre di cuoio, ma con i ganci, i discesisti di allora sfrecciavano avvolti da pantaloni stretti con le bande elastiche e da guainette aerodinamiche. L’occasione per tirare fuori i vecchi sci e per cercare di emulare i

campioni del tempo J.C.Killy o K.Schranz, è stata data sulle nevi di Bielmonte sabato 13 marzo’13 dove si è svolta la prima edizione del trofeo Mario Ferragut. La singolare manifestazione, aperta a tutti i possessori di sci “d’antan” , è stata organizzata dalla scuola di Sci di Bielmonte –Oasi Zegna in ricordo del maestro che, nel 1956, con l’aiuto dell’industriale dei tessuti Zegna, fondò la locale scuola di sci.

Oltre alla gara era previsto un premio speciale dedicato al migliore costume d’epoca e, per far conoscere anche ai più piccoli quali erano le attrezzature utilizzate dai loro padri e dai loro nonni, è stata allestita una ricca esposizione di sci d’epoca curata da Alberto Vineis ed Equipe Olympique. Una sessantina di coraggiosi, provenienti da Piemonte, Lombardia e Veneto si sono sfidati in uno Slalom gigante con ai piedi


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valdagno

scarponi di cuoio e sci costruiti prima del 1975. In gara anche alcuni concorrenti con gli scarponi di plastica e gli sci “diritti”, quelli prodotti prima dell’era “carving”. Due valdagnesi hanno preso parte alla gara nella categoria scarponi di cuoio: Giannantonio Menato che si è distinto conqui-

stando il primo premio e Sergio Marangon che è stato apprezzato per il costume d’epoca (entrambi erano equipaggiati con capi messi a disposizione per l’occasione dalla ditta Tonini di Thiene marchio storico nella produzione di pantaloni da sci).

Ricordo di un inverno fantastico

Il re della Scarnusso

Montefalcone fine marzo 2013 Eugenio Menato jump

Grande prestazione di Filippo Camposilvan nella Coppa sci Scarnusso, la storica gara di : che si disputa a Recoaro Mille suo il miglior tempo assoluto tra gli oltre 400 iscritti.


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schio

Tutti a Monkey Island

3ª prova del Campionato Regionale Veneto giovanile specialità “Boulder”.

L

di Elisa Benetti a prova si è svolta domenica 3 marzo presso la Palestra Monkey Island di Torrebelvicino ed è stata ottimamente organizzata dall’a.s.d. di arrampicata “El Maneton”. La gara, valida per la qualificazione al Campionato Italiano di Arrampicata, ha visto la partecipazione di ben 77 atleti, provenienti da varie società di arrampicata sportiva del Veneto. Tutti i giovani atleti hanno profuso grandi energie per raggiungere il miglior risultato possibile. Tra questi ha spiccato il veronese Michele Lovato che ha risolto tutti i boulder. Bravissimi anche gli atleti del gruppo “El Maneton” che hanno ottenuto risultati di grande prestigio. Le classifiche le potete trovare sul sito:www.elmaneton.com Per gli organizzatori è sempre una gioia vedere tanti giovani che si divertono in competizione tra di loro, segno che se la competizione è sana…….è positiva.

COS’È IL BOULDER? Consiste nel dover arrampicare su vie basse, circa 3-4 metri, di diversa difficoltà senza l’uso dell’imbrago (l’incolumità è assicurata da morbidi materassoni).

VALTERMO

Nasce negli anni 40-50 negli Stati Uniti. Richiede uno sforzo di breve durata ma molto intenso e prevede una serie limitata di movimenti, 7-8 in media. Si tratta di partire con 1-2 prese obbligate di “start” per completare il percorso che culmina con un “top” che dev’essere tenuto dall’atleta per almeno 2 secondi consecutivi.

Conta il numero di tentativi impiegati nel raggiungere il “top” in un determinato tempo che è, in genere, di 4 o 5 minuti. Si ha, inoltre, una presa intermedia chiamata “zona” (o “bonus”) che attribuisce un ulteriore punteggio, sempre a seconda del numero di tentativi impiegati per raggiungerla.

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vicenza bellico dei veneti antichi. Qualcuno li avrà visti lo scorso 19 novembre nei giardini Salvi a Vicenza, quando, in collaborazione con l’assessorato al decentramento del comune di Vicenza, hanno tenuto uno spettacolo in cui è stata illustrata la Vicenza preromana dal VI al IV secolo a.c., con i suoi usi e costumi, i combattimenti rituali e le scene di vita. Alla manifestazione hanno partecipato anche le Associazioni Cigni del Sole di Mira (VE) e Venetkens di Cavazzale, che, con i vicentini, si dividono le aree di ricerca. I Cigni del sole studiano il combattimento rituale veneto ed indoeuropeo mentre i Venetikens, si occupano della parte civile e spirituale. A fine gennaio è iniziato il campionato 2013 ed è proprio il caso di augurare loro: ad maiora! PER INFO: Guido Marchetti, presidente, 366 4310470 venetiavictrix@gmail.com

Una disciplina suddivisa tra sport, ricerca storica e spettacolo. Due vicentini ai vertici nazionali

I

l termine “Arti marziali” è entrato nell’uso comune agli inizi degli anni Sessanta, quando vennero introdotte in occidente le arti marziali orientali e talvolta viene associata solo a queste. In realtà già dal 1500 i sistemi di combattimento in Europa venivano definiti in questo modo ed in un manuale di scherma del 1639 si utilizzava questo termine riferendosi specificatamente alla “scienza e arte” del duello di spade, facendolo derivare dal latino in quanto “arte marziale” significa letteralmente “arte di Marte”, il dio romano della guerra. Ars Dimicandi è dunque l’arte marziale occidentale per il combattimento. Di questa disciplina, sconosciuta ai più, si è appena concluso l’anno sportivo 2012 ed è stata resa nota la classifica nazionale di tutte le specialità. Due vicentini si sono piazzati al primo e al quarto posto nella classifica multidisciplinare (monomachia + exoplisia + oplomachia) a cui hanno partecipato complessivamente 61 atleti. Primo assoluto Seken (Guido Marchetti), quarto Spes (Giuseppe Calò) ambedue dell’associazione “Venetia Victrix”. Nel duello a squadre (Oplomachia), posti invertiti, primo a pari merito, Spes, subito dopo, Sekene al quarto posto. Nella disciplina congiunta di Monomachia e Dimachia, cioè in duello singolo ed in colonna, un secondo posto per Seken, mentre Spes si è classificato settimo. Infine, nella classifica per “regiones”. Il Veneto si è classificato al secondo posto dopo la Transpadania/Lombardia e prima dell’Aemilia e dell’Umbria.

di Antonio Rosso Ho parlato di questa disciplina come di uno sport, essendoci un campionato con arbitri ufficiali e relative classifiche. In realtà, parlare solo di attività sportiva è riduttivo. Prima di arrivare al combattimento si studiano le tecniche di combattimento, ci si allena, si costruiscono le armature rigorosamente analoghe a come venivano costruite dai veneti e dai romani svolgendo una attività che rientra nell’archeologia sperimentale. Oltre a questo, la disciplina ha anche un aspetto didattico e di spettacolo con le rappresentazioni, in costume, delle discipline belliche effettuate, quando possibile, in aree archeologiche come le arene oppure nelle piazze. Il gruppo vicentino “Venetia Victrix”, si è costituito nel luglio del 2009, annovera circa 10 atleti e si allena nella palestra della scuola Luigi Da Porto. Si occupa prevalentemente dell’aspetto militare dei Veneti ricostruendo il loro sistema bellico utilizzato dal VIII al II sec a.C. La parte competitiva, per contro, si svolge secondo le tipologie di combattimento in vigore in età romana. Lo scopo è ricreare lo spirito ed il movimento tattico/strategico che si usava nell’antichità. Costruisce in proprio tutte le armature e le armi, per poterle usare sul campo, ricopiandole fedelmente dagli originali conservati nei musei e cercando di riprodurre anche le tecniche di lavorazione per la loro costruzione. Ad oggi è l’unico gruppo che si interessa dell’aspetto

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Non tutti sanno che ARS DIMICANDI, ovvero l’arte del combattere. Deriva da “dimicare”, combattere, battagliare, lottare. La “dimicatio” è la battaglia, la lotta non per gioco; è il combattere con ogni rischio, a contatto pieno ed ad oltranza: il combattere contro un nemico armato. Interessa pure che nel

nome ci sia il verbo “micare” che vuol dire saltellare, guizzare, movimenti propri di ogni scontro tra armati. MONOMACHIA, combattimento tra due singoli atleti, uno contro l’altro della durata di quattro minuti. Per definire il vincitore vale il numero e la posizione dei colpi inferti all’avversario. DIMACHIA, combattimento tra quattro atleti, due contro due, uno dietro l’altro. Si combatte in colonna, e, per darsi il cambio, c’è uno stretto spazio che bisogna rigorosamente rispettare. Quattro minuti di combattimento. Valgono le stesse regole della monomachia, ma vengono date delle penalizzazioni se si esce da quello spazio concesso. Con quattro penalità si è comunque sconfitti. TETRAMACHIA, combattimento tra otto atleti su due linee e due co-

lonne. OPLOMACHIA: duello in gruppo, minimo sei contro sei. In funzione del numero si combatte su più colonne e più linee. EXOPLISIA, parola greca che significa “manovre militari”. Combattimenti di gruppi con azioni tattiche di manovra. GLADIATORES, combattimenti tra due singoli atleti in tutte le specialità dei gladiatori romani (con gladio, con rete, con scudo tondo ecc.)


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schio

Alpstation Schio

A

lpstation Schio, un luogo di poesia e d’incantesimo. A partire dalla sua inaugurazione, lo scorso dicembre, l’ultimo e il più grande tra tutti gli Alpstation si è piacevolmente inserito nell’area industriale di Schio, mutandone il paesaggio. E così oggi quando si passa in via Lazio l’attenzione è tutta per la moderna ed elegantissima struttura in legno che contiene l’Alpstation e lo presenta, attraverso una foresta asimmetrica e minimale. La poesia su cui si fonda l’Alpstation vuol dire viaggio, itinerario, scoperta, ed è intimamente legata ad un certo modo di intendere l’alpinismo. L’incantesimo, il secondo pilastro del nuovo negozio, significa invece magia, conoscenza, cultura, capacità di creare esclusi-

vamente attraverso il potere delle idee. Grazie a questi due ingredienti l’Alpstation di Schio è innanzitutto un punto di partenza, un luogo dove si trovano gli strumenti necessari a nuove esperienze di viaggio. Varcato l’ingresso un’enorme mappa del territorio alpino fa da tappeto a gran parte della superficie del negozio, dove tra legni colorati, stampe, immagini d’arte contemporanea, cassettoni, drappi e porte a specchi si inseriscono le varie aree dedicate ai prodotti. C’è il reparto trail running, completo in ogni genere di articolo, la zona alpinismo e arrampicata, e c’è uno spazio dedicato ai bambini con abbigliamento Montura per chi ha dai nove mesi ai quattordici anni, ma anche passeggini Tfk e accessori BabyBjorn. Sempre per i più

piccoli c’è poi una kids room, per giocare e divertirsi dentro un mondo colorato e ricco di suggestioni. Di forte impatto l’area dedicata al viaggio e ai suoi accessori, mentre il comparto sci è molto ampio e ben fornito con scarponi, attacchi per sci alpinismo e free ride. Il negozio scledense è poi il primo della famiglia Alpstation a presentare i prodotti Timbuk2, un marchio americano assolutamente innovativo distribuito da Tasci. Timbuk2 produce, borse e accessori dallo stile urbano, concreto, colorato e tecnico, pensato in particolare per i giovani. Il nuovo Alpstation di Schio, non è quindi solo un semplice negozio in cui trovare la collezione completa Montura e il meglio dell’attrezzatura per l’alpinismo, ma un

vero e proprio stimolo al viaggio, al dinamismo e alla ricerca. Molti sono i progetti che l’Alpstation ha già in cantiere. Come tutta una serie di iniziative per condividere esperienze legate al mondo della montagna attraverso film, incontri, letture, performance e concerti. Ma è soprattutto con la creazione di una palestra di arrampicata che il centro scledense mira a diventare un punto di riferimento. L’obiettivo è creare un luogo che permetta ai principianti di avvicinarsi all’arrampicata, e ai praticanti di avere uno spazio ben attrezzato, boulder compreso, in cui allenarsi. Alpstation si conferma con Schio lo spazio dove convergono gli universi Montura, il luogo dove Searching a New Way - cercando una nuova via - diviene realtà.


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Si è alzata la rete

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Nuovo progetto della Pallavolo Femminile a Recoaro

L

Under 16

Under 14

Minivolley

’attuale crisi economica si ripercuote in tutti i settori, compreso quello sportivo; la difficoltà del momento diventa motore per dare ai giovani stimoli, valori sani ed obbiettivi da raggiungere. In questo contesto, si pone il progetto avviato alla fine della scorsa estate a Recoaro. La pallavolo femminile rinasce attraverso il Real Recoaro Volley. Il rinnovamento avviene dopo l’abbandono dell’ex patron, che per motivi personali, è definitivamente uscito di scena. Per volontà di un gruppo di tecnici preparati e di genitori appassionati, la società decide di non abbandonare il progetto legato alla pratica della pallavolo femminile, bensì di riorganizzarlo e fortificarlo per non tradire la lunga tradizione che vede la pallavolo tra gli sport maggiormente praticati in Alta Valle. Il primo passo è stato quello di abbandonare l’AICS ed entrare a far parte del nutrito ed impegnativo gruppo della FIPAV, Federazione Italiana Pallavolo riconosciuta dal CONI, dove l’impegno ed i valori in campo sono decisamente più impegnativi. Si sono formate così tre squadre, iscritte ai rispettivi campionati provinciali: il minivolley, sotto la guida di Genny Busellato, l’Under 14, guidate da Elisa Zaupa e l’Under 16, con Stefano Canale a gestire la compagine. Se in un primo momento, la difficoltà a trovare ragazze sufficienti ad allestire tre squadre sembrava insormontabile, dopo la presentazione del progetto ed i primi allenamenti, le adesioni si sono moltiplicate, tanto che adesso si contano più di sessanta pallavoliste dedite alla pratica. Si è costitui-

di Gianni Garbin to così un direttivo aperto, che ha democraticamente eletto Fabrizio Storti, quale Presidente, ed, in qualità di Vice l’intramontabile Davide Stocchero, Presidente per diversi anni del San Giorgio Volley, società di pallavolo organizzata dalla parrocchia che all’epoca ha arruolato nelle sue fila buona parte delle giovani recoaresi. Virgilio Furlato, Graziano Caneva e Giordano Pregrasso sono i Consiglieri e Marika Brentan funge da Segretaria. La mission del Real è innanzitutto, promuovere questo sport e cercare di avvicinare sempre più persone alla pallavolo; la possibilità di formare altre squadre, coinvolgendo diverse fasce d’età e perché no, il settore maschile, è l’obiettivo a lungo termine che la società si pone. Gli allenatori si impegnano ad insegnare a tutti la disciplina, cercando di creare delle squadre che siano competitive e possano portare onore al nome della Società. Perché, nonostante nello sport sia importante partecipare, è pur vero che vincere non dispiace a nessuno!! Naturalmente, per permettere all’ingranaggio del Real Recoaro Volley di funzionare bene e di essere oliato a dovere, si ha la necessità di trovare partner disponibili ad aiutare e dar ossigeno a questo programma. La Società è alla ricerca di sponsor e finanziatori che aderiscano ad un programma triennale che possa far emergere le squadre sia in campo provinciale che regionale. Le premesse ci sono tutte, la volontà da parte della società pure, e le soprattutto le ragazze hanno tanta voglia di giocare, di divertirsi e di impegnarsi.


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piccole dolomiti

I

di Dorino Stocchero

nostri antenati ci hanno tramandato molte delle loro osservazioni sul modo in cui le condizioni metereologiche influenzano il comportamento degli animali. Queste informazioni, una volta, servivano a organizzare l’allevamento del bestiame e i lavori agricoli. Per chi vive in città, sentire un contadino annunciare con grande sicurezza che tempo farà il giorno dopo è spesso motivo di un certo stupore. Nove volte su dieci infatti, quelle previsioni si rivelano indovinate. Com’è possibile? Che cosa trasforma alcune persone in provetti metereologici? Essenzialmente si tratta di due qualità: la quotidiana frequentazione della natura e le nozioni tramandate dai nostri antenati. Per i contadini e gli allevatori sapere che tempo farà sono un bisogno vitale: prevedere se l’estate sarà molto secca o se l’inverno sarà particolarmente rigido permette loro di organizzarsi di conseguenza. Sappiamo per esempio: se in primavera non piove a sufficienza o se la neve non cade, gli agricoltori devono disporre di un supplemento di

? à r a f che tempo

metro Quando la natura è un baro

foraggio per i ruminanti rimasti privi di erba da mangiare o portare gli animali in altri pascoli. Un bestiame malnutrito, infatti, dà poco latte. Ebbene, dall’abbondanza del raccolto dipendono i guadagni dei contadini e le possibilità di fare nuovi investimenti. Per prevedere che tempo farà bisogna provare a decodificare i segnali che arrivano dalla natura. E’ una capacità che si basa certamente sull’osservazione del cielo, della forma e della densità e del colore delle nuvole. Altrettanto eloquenti possono essere certi comportamenti sia degli animali domestici che selvatici. Queste creature, infatti, avvertono i cambiamenti climatici più in fretta e più intensamente dell’uomo, mettendo a frutto capacità sensoriali tipiche di ciascuna specie. Siano che si dimostrano inquieti o si mettano in cerca di riparo, reagiscono alla situazione ambientale modificando il proprio comportamento: è quello che generalmente chiamiamo “istinto”. Comunque sia, chi vive a contatto con la natura è spesso in grado di rimanere in

ascolto delle sue trasformazioni. L’arrivo di un temporale è il fenomeno più facile da osservare, perché si nota in cielo le tipiche nuvole dense, scure a forte sviluppo verticale simile a montagne cariche di elettricità. Gli insetti passano all’attacco e si fanno ancora più molesti. Gli uccelli volano bassi, molto intelligentemente evitano i cumulonembi che stanno per squarciarsi. Si osservano i rondoni con le ali sempre tese, rasentare le case emettendo versi acuti e muovendosi instancabilmente, poiché le loro cortissime zampe non permettono a questi uccelli di posarsi in cortili. Nei prati le mucche si radunano e si pressano una contro l’altra, adottando la saggia precauzione di evitare il riparo degli alberi, in quanto possono attirare fulmini. Una volta passato il brutto tempo, gli animali selvatici escono dai boschi, dopo esserne stati al riparo e se prima avevamo notato il silenzio, adesso non possiamo non accorgersi che gli uccelli hanno ripreso a cantare. Altri animali apprezzano la pioggia,

i più felici sono senza dubbio gli anfibi e le lumache. Anche il comportamento dei ragni ci offre degli indizi; se sono previsti pioggia e vento l’animale accorcia i fili che sorreggono la sua tela e si ritira nascondendosi nella tana. Per notare i segni di una giornata ventosa bisogna alzare gli occhi al cielo soprattutto in autunno si può osservare gli uccelli migratori che volano in stormi. Quando vediamo agitarsi gli animali per andare in letargo (esempio: la marmotta) vuol dire che l’inverno è alle porte perché ognuno di loro riempie la propria dispensa. Se ci sarà l’arrivo di un inverno rigido, possiamo osservare i preparativi delle formiche: se fanno grossi cumuli di provviste bisogna attendere un periodo di gran freddo. Sapere se l’inverno durerà ancora a lungo è più facile nelle zone di montagna, se la stagione fredda con neve persistente si prolunga, animali d’altura come il camoscio e lo stambecco sono costretti ad avventurarsi a quote più basse in cerca di cibo per alimentarsi.


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Il segno inconfondibile del ritorno alla primavera è dato dal risveglio della marmotta. Nei prati vediamo formarsi dei cumuli di terra creati dalle talpe che tornano in superficie. Ricompaiono le farfalle e capita di vedere qualche rana o rospo che si dirigono verso le pozze d’alpeggio, in cui sono nati e dove deporranno le uova. Fanno ritorno anche gli uccelli migratori, a cominciare dal cuculo. I grilli cominciano a cantare, verso giugno questi insetti cominciano a scavare le loro gallerie nei campi non coltivati, dandoci informazioni sul meteo estivo: se scaveranno in profondità e in verticale, vuol dire che non temono inondazioni e che dunque l’estate sarà secca; se scavano in orizzontale, è in arrivo una stagione piovosa. Con queste poche informazioni abbiamo cercato di illustrare il comportamento degli animali nelle stagioni per capire le previsioni meteo.


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valdagno

grandi emozioni Scialpinismo a punta Marana con la luna piena di Dario Reniero

Q

uando una gita ti regala forti emozioni al pari di quelle amorose tra 2 fidanzati, non si dimentica tanto facilmente. Così è stato quella sera del 25 febbraio 2013, quando inaspettatamente e anticipando le previsioni, il cielo si è aperto ed è comparsa la luna nel suo massimo splendore. Incredibile ma vero; alle 18.50 a Valdagno stava ancora piovendo, il cielo era completamente coperto se non un piccolissimo squarcio ad est e 40 minuti dopo eravamo a Marana, siamo scesi dalla macchina per calzare gli scarponi e colpo di scena, quel leggero venticello aveva spazzato via ogni nuvola. Non poteva iniziare meglio l’uscita sci alpinistica, programmata ancora 4 giorni prima con tutte le difficoltà e le incertezze: dalle previsioni meteo al pericolo valanghe da non sottovalutare. Ma quello che mi preoccupava maggiormente era la visibilità in discesa….Vi immaginate una passeggiata notturna con la nebbia? Ho organizzato al meglio l’evento: al mattino sono salito a Marana per “battere la traccia” (erano caduti circa 40 cm di neve fresca) e a posizionare una sessantina di bandierine per segnalare il percorso di salita, considerando che, durante il giorno avrebbe ancora nevicato e con l’effetto del vento la traccia del mattino sarebbe scomparsa. Particolare che alle sera si è verificato essere fondamentale per seguire un percorso il più sicuro possibile, visibile solo dalle bandierine (aveva nevicato per altri 10 cm e la traccia era sparita). Una volta arrivati a punta Marana ci siamo fermati per alcune foto. Il cielo era così limpido e stellato che la vista si perdeva nella pianura, mentre nelle valli circostanti si coglieva ogni singola luce. Eravamo così emozionati per l’ambiente circostante e per quello che ci

attendeva subito dopo: una bella cena in rifugio Montefalcone. La traversata da Marana a monte Falcone nascondeva un ambiente selvaggio con passaggi a volte esposti. Il fitto bosco carico di neve lasciava a mala pena intravvedere le uniche luci accese della montagna: quelle del rifugio. Era tutto perfetto e noi non potevamo fare altro che ammirare lo spettacolo della natura, l’enorme silenzio della montagna nelle ore notturne e le ombre al chiaro di luna delle piante innevate. Cosi oltre a provare forti sensazioni avevamo anche momenti per meditare nel silenzio più assoluto. Il tutto è finito nello splendore: alle ore 24 eravamo a punta Marana pronti per la discesa nel momento di massima luminosità. La combinazione di neve fresca polverosa a Marana (aspettare 1 giorno con una esposizione a sud e basse altitudini significa trovare neve trasformata dal sole, crostosa e poco sciabile), luna piena e ottima visibilità in discesa, ha reso questa uscita, l’evento sci alpinistico dell’anno per eccellenza.

Ore 19 ritrovo a Valdagno Ore 19:30 partiamo con gli sci dalla contrada Gebbani di Marana (900 m s.l.m.) Ore 21:00 arriviamo a punta Marana (1545 m s.l.m.) e una piccola pausa per alcune foto. Ore 21:50 arriviamo al rifugio Montefalcone (rimasto aperto per noi) Ore 23:30 si riparte per il rientro Ore 24 discesa dalla cima Marana in un ambiente a dir poco spettacolare: piante totalmente innevate, il chiaro di luna che evidenziava perfino la profondità del manto nevoso, 50 cm di neve fresca polverosa, e visibilità tale da non accendere nemmeno le pile frontali. L’evento è compiuto.

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la gara bianca 4° RADUNO SCIALPINISTICO DEL CAREGA, Memorial tour Cristina Castagna; un’edizione che si prevede spettacolare per l’eccezionale quantità di neve.

P

di Bruno Bruni

artire con il buio... un freddo cane.... risalire per ore scegliendo l’itinerario migliore e più sicuro per arrivare alla vetta. Poi la discesa con gli sci su di una pista sconfinata che la natura ha disegnato e che la mano umana non ha toccato. Silenzio... emozioni forti... adrenalina a mille. Lo scialpinismo è tutto questo e nella valle dell’Agno di sportivi che lo praticano ce ne sono veramente tanti. La passione e la voglia di far conoscere i magnifici itinerari di scialpinismo sulle nostre Piccole Dolomiti ha spinto nel 2006 il CAI di Recoaro Terme ad organizzare il primo Raduno Scialpinistico del Carega. Una bella impresa. La partenza in questa prima edizione fu dal Ri-

fugio alla Guardia e si sviluppò per Campogrosso, Bocchetta dei Fondi, Rifugio Fraccaroli-Cima Carega, Scalorbi, Passo Forcellino-Plische, Rifugio alla Gazza ed arrivo Vasca Obante. Festa grande con premiazioni a Recoaro Terme. Grosso impegno organizzativo per il tracciato e logistico per portare e raccogliere con i pullman i partecipanti alla partenza ed all’arrivo. Nel 2008 secondo Raduno con tracciato esattamente inverso rispetto alla prima edizione e cioè partenza dalla Gazza ed arrivo alla Guardia. Il numero dei partecipanti nelle due edizioni si è mantenuto sulle cento unità, anche se il tempo meteorologico non ci è mai stato favorevole... ma la passione era tanta....

Nel 2010 il 3° Raduno è stato motivo di ricordo di Cristina Castagna nostra socia ed amica che nell’estate dell’anno precedente era scomparsa dopo aver salito il suo ultimo ottomila. Proprio per questa ragione in quell’occasione l’evento è diventato competitivo ed il numero dei partecipanti è lievitato ad oltre centoquaranta unità ed anche il percorso è stato di conseguenza modificato. Infatti si è partiti ed arrivati a Campogrosso toccando evidentemente Cima Carega. Il Raduno Scialpinistico del Carega si tiene con frequenza biennale, ma a grande richiesta nell’anno intermedio viene organizzata la manifestazione “ ASPETTANDO IL RADUNO SKI ALP FEST “ su

percorsi decisamente più semplici e poco noti ai più ma egualmente spettacolari. Il 4° Raduno del 2012 è saltato per mancanza di neve. Lo riproponiamo quest’anno, ma però per troppa neve verrà spostato dal 7 al 14 Aprile. Il 4° Raduno Scialpinistico del Carega Memorial tour Cristina Castagna sarà una grande festa dello scialpinismo sulle Piccole Dolomiti. Unica manifestazione di scialpinismo organizzata nel vicentino e da quest’anno aperta anche agli snowborders ed ai telemarkers iscritti al CAI. Speriamo tanto che il tempo e la fortuna ci assistano perché questo sarà un avvenimento davvero SPECIALE.

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la serie A2 al via

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schio/montecchio di Eugenio Menato

la rosa

La formazione del Tennis Montecchio Maggiore

Le squadre vicentine di Schio e Montecchio si apprestano ad affrontare il campionato

QUI

Montecchio

IL TENNIS MONTECCHIO MAGGIORE, dopo la brillante promozione dalla serie B dell’anno scorso, si presenta nel prestigioso panorama della seria A2 nazionale come la matricola del torneo. Rispetto al 2012 la formazione castellana sarà priva di uno dei protagonisti assoluti della vittoriosa cavalcata promozione, il ventiduenne italo-croato Viktor Galovic; al suo posto, però, la squadra si è assicurata uno dei gioiellini del vivaio italiano, Matteo Donati, alessandrino classe 1995, attualmente n. 988 Atp e classifica italiana 2.3, presente costantemente sui palcoscenici delle tappe mondiali del circuito juniores e nell’organico della nazionale italiana di categoria. Il perno del team rimane lo spagnolo Gorka Fraile, punto di riferimento costante per carisma e perRIO A sonalità, giustamente D LEN o A c amatissimo dal pubo C i IL di g chio e blico del club. Il trend e c s onte taquattrenne ibeM s i , n o l Vig l Tenore e e rico, attualmente d d a e

i n Vi azio o Maggcchio) m r o la f tecchi (Monte cchio) MonFRAILE (Monte ATI ka Data Gor o DON e t t 21 aprile Ma

28 aprile 5 maggio 12 maggio 26 maggio 02 giugno

895 Atp (ma best ranking 126) a dispetto della classifica italiana 2.3 sicuramente si confermerà protagonista vincente di molte battaglie. Il ventottenne trissinese Mirko Balestro (classifica 2.4), presente in tutte le promozioni della squadra negli anni recenti, per esperienza, professionalità e valore tecnico è anch’egli un cardine all’interno dello spogliatoio, dove anche dal punto di vista umano rappresenta sempre un riferimento di piena affidabilità. Completano la rosa i gemelli di Sovizzo Marco e Lorenzo Di Maro, che rappresentano anche il prodotto del vivaio della società, il ventinovenne lituano Gvidas Sabeckis (classifica italiana 2.6 ma ex 488 Atp), pronto alla chiamata in caso di necessità, ed il responsabile organizzativo della squadra Massimo Dambruoso (3.4). Il girone del Montecchio è di quelli che fanno tremare le gambe: debutto contro il T.C. Genova 1893, pietra

Nome

Naz.

Età

Classifica italiana

Gorka FRAILE

ESP

34

2.3

Matteo DONATI

ITA

18

2.3

Mirko BALESTRO

ITA

28

2.4

Lorenzo DI MARO

ITA

20

2.4

Marco DI ITA MARO

20

2.4

Gvidas SABEKIS

29

2.6

LIT

Gorka FRAILE (Montecchio) miliare del tennis italiano, che si propone come la squadra da battere dell’intero torneo schierando una formazione assolutamente fuori categoria. Sulla carta, gli avversari più abbordabili sono Tevere Remo (Roma) e Le Rocce Catania, che pure annoverano tra le proprie fila giocatori di tutto rispetto. L’obiettivo quindi rimane la salvezza, che comunque questo organico, artefice di 3 promozioni negli ultimi 4 anni, è in grado di assicurare.

Incontro T.C. Genova 1893 g. ag M o hi cc te on M g. Montecchio Mag C.T. Lanciano g. Montecchio Mag Remo re ve Te C RC 10:00 C.T. Le Rocce o Magg. hi cc te on M g. 10:00 Montecchio Mag oia st Pi C. T. 0 10:0 T.C. Bergamo cchio Magg. te on M 0 :0 10

Ora 10:00 10:00

Capitano: Massimo DAMBRUOSO

TI Matteo DONAio) (Montecch


In attesa della serie A1, la massima competizione italiana di tennis a squadre, il prossimo 21 aprile prenderà il via il campionato di serie A2. Il torneo cadetto è costituito da 28 squadre divise in 4 gironi da 7, con partite di sola andata. Le prime 3 squadre di ogni girone accederanno ai playoffs (in programma dal 9 al 23 giugno) dai quali usciranno le 4 squadre promosse in serie A1, l’ultima squadra retrocederà direttamente in serie B, mentre la penultima e la terzultima disputeranno i playouts per la serie B. Ogni incontro è composto da 6 partite, di cui 4 singolari e due doppi. Due sono le formazioni vicentine al via, il Tennis Club Schio e il Tennis Montecchio Maggiore, inserite rispettivamente nei gironi 2 e 3. La formazione del Tennis Club Schio Età

Classifica italiana

Philipp AUT OSWALD

27

1.1

Lorenzo GIUSTINO

ITA

21

2.1

Mikhail RUS VASILIEV

27

2.2

Massimo BOSA

28

2.2

QUI

Data 21 aprile 28 aprile 5 maggio 12 maggio 26 maggio 02 giugno

M i r k o ITA MEDDA

26

3.1

Matjiaz JURMAN

31

3.1

SLO

Capitano: Gemiliano LEINARDI

Schio IL TENNIS CLUB SCHIO si presenta al campionato dopo aver completato a ritroso nel 2012 i tre gironi “danteschi”, ossia il paradiso dei playoffs, cullati fino all’ultima giornata di regular season, il purgatorio dei playouts e l’inferno della retrocessione, dal quale ne è uscito solamente con un ripescaggio ottenuto all’ultimo minuto. Per evitare ulteriori scottature, Capitan Leinardi ha deciso di confermare il gigante austriaco Oswald: il prima categoria dovrebbe rappresentare una sicurezza in singolo e in doppio. “Ozzy”, infatti, con le sue bordate di servizio a oltre 200 km orari, è in grado di battere qualunque giocatore di categoria, soprattutto sui campi casalinghi di via Tito Livio che quest anno, per scelta tecnica, torneranno ad essere quelli rapidi in superficie Play-it.

ITA

la rosa

Naz.

Nome

A fianco di lui giocherà Lorenzo Giustino, un giovane in continuo sviluppo, attualmente tra i primi 500 giocatori del mondo e recente vincitore di un torneo ITF Futures da 15.000 $ in Turchia. Posizioni n. 3 e 4 riservate a Mikhail Vasiliev e Massimo Bosa. Vasiliev è un giocatore italo-russo di indubbio talento, capace di entrare nel 2011 tra i primi 300 giocatori al mondo. Nonostante un 2012 in ombra, “Misha” costituisce un sicuro potenziale per la squadra, e con il suo gioco spumeggiante dovrebbe dar vita a partite molto interessanti per il pubblico, soprattutto se schierato in coppia con l’altro cannoniere Oswald. Massimo Bosa, invece, rappresenta la bandiera della squadra in quanto è anche

maestro del circolo. Max, oltre al gioco, possiede un grande carattere che gli è stato foriero di epiche battaglie: da lui il pubblico si aspetta dei big match come quello “storico” contro il prima categoria argentino Fabbri che rimarrà negli annali del club. Completano la rosa Mirko Medda (prodotto del vivaio), Filippo Filippi e lo sloveno Matjiaz Jurman, pronto ad essere chiamato in caso di necessità. Proprio Jurman potrebbe rappresentare l’arma in più di quest anno, poiché da sostituto di Oswald è in grado di assicurare ugualmente alla squadra equilibrio e versatilità, soprattutto in doppio. Il Tc Schio è stato sorteggiato nel girone 2. Le squadre più pericolose sono l’Angiulli Bari (che ha in Capkovic e

Lopes le sue mine vaganti) e lo Scandicci Firenze di Simoni e Zimmermann, che lo Schio affronterà in casa nel big match del 28 aprile. Attenzione anche ai Due Ponti Roma dell’ex di turno Stefano Tarallo, dove la compagine scledense farà il proprio debutto il 21 aprile. Sulla carta, non dovrebbero esserci difficoltà ad accedere ai play-offs anche se, visto quanto è successo l’anno scorso, è meglio non dare nulla per scontato. Molto dipenderà dalle prestazioni di Vasiliev, dal quale ci si attende un pronto riscatto, e di Medda, che per le annose questioni regolamentari (obbligo di far giocare almeno un giocatore del vivaio) dovrà essere schierato in ogni incontro.

Incontro T.C. Genova 1893 g. Montecchio Mag g. Montecchio Mag C.T. Lanciano g. Montecchio Mag re Remo ve Te C RC 0 10:0 C.T. Le Rocce cchio Magg. te on M 0 g. :0 10 Montecchio Mag a oi st Pi T.C. 10:00 T.C. Bergamo g. Montecchio Mag 10:00

Ora 10:00 10:00

LD (Schio) Philipp OSWA

Massimo BOSA

(Schio)

37


38

valdagno

G

razie alla vittoria contro gli spagnoli del Liceo La Coruña la squadra di mister Vanzo si è assicurata un posto tra le 8 squadre migliori d’Europa. Quella del Valdagno è stata una grande impresa coronata dall’entusiasmante vittoria casalinga dello scorso 17 marzo per 7 a 3 contro il Liceo. Un vero capolavoro perché i galiziani sono stati i trionfatori nelle ultime due edizioni dell’Eurolega, il più prestigioso trofeo europeo. Nel mezzo, la doppia vittoria con i forti portoghesi dell’Oliveirense e il Ginevra. Pedro Gil nel girone ha messo a segno 19 goal con una media stratosferica di oltre 3 reti a partita risultando il miglior marcatore ad oggi dell’intera manifestazione. Ora il prossimo 20 aprile e l’11 maggio è in programma il quarto di finale con gli spagnoli Igualada. Anche in campionato la squadra di mister Franco Vanzo non sta tradendo le attese dei tifosi. Una prima parte di stagione eccezionale quella che ha disputato. Vittoria in Supercoppa Italiana e Coppa Italia rispettivamente contro Lodi e Viareggio, le due avversarie più temibili nel panorama nazionale. Il bilancio, più che positivo, vede quasi solo successi per i biancoazzurri. Gil e Nicolia sono i bomber incontrastati della serie A1, gemelli del

goal incubo per gli avversari e idoli della tifoseria. L’allenatore Franco Vanzo non sta sbagliando una mossa, la squadra gioca bene e ha dimostrato di saper gestire le partite con autorevolezza e, quando serve, un pizzico di cinismo come solo le grandi formazioni sanno fare. Vanzo, dopo lo splendido lavoro dello scorso anno, si sta ripetendo: i solisti vanno a formare un’orchestra armoniosa che dispensa hockey di altissimo livello. Il gruppo è solido e tutti quan-

qui si vola

Bassano e con il Sarzana, Sergio Silva era squalificato. Tra i pali Riccardo Gnata sta disputando una stagione eccezionale, un rendimento costante su livelli altissimi, una sicurezza in pista che lo fa sembrare un veterano più che un quasi esordiente: un muro spesso invalicabile per gli avversari. Anche Vallortigara, tormentato da qualche guaio muscolare, ha sempre risposto con buone prestazioni quando Vanzo lo ha chiamato in causa. Il giovane Pertegato è stato

momenti decisivi Diego c’è sempre e certo la personalità e la grinta non gli fanno difetto. Altro pilastro è il capitano Dario Rigo. Freddo e spietato quando conta, sa prendersi la responsabilità di tirare rigori decisivi, è un cavallo di razza che ha dimenticato la carta d’identità. Le rare volte che la squadra non gira al massimo ha la personalità per levare le castagne dal fuoco. Sergio Silva sta venendo fuori alla distanza. Ha fatto vedere cose egregie e sicuramente quando sen-

L’Hockey Valdagno vola sia in campionato che in Europa e si aggiudica un posto tra le prime 8 squadre più forti d’Europa. do sono chiamati in causa si sono fatti trovare pronti. Il Valdagno infatti ha dovuto fare a meno per tre mesi di Mattia Cocco, anche il portiere Vallortigara è rimasto fuori dalla pista a lungo ma la squadra ha reagito alle avversità anche quando, come a Matera, Perdro Gil non è sceso in pista o, come a

spesso aggregato alla prima squadra e sta accumulando una preziosa esperienza che sicuramente gli tornerà utile per migliorarsi. Avere la possibilità di allenarsi con campioni lo farà maturare in fretta. Nicoletti sta giocando un’altra stagione maiuscola, su di lui si può sempre contare. Nei

tirà odore di trofei darà il meglio di sé. In primavera potrebbe essere il valore aggiunto. Eddy Randon è prezioso come sempre, entra subito in partita e sa essere sempre sul pezzo. Con il Liceo La Coruña si è vestito da bomber realizzando un gran rete, una bella


schio soddisfazione per chi non fa del goal il proprio marchio di fabbrica. Pedro Gil sta incantando: goal, grandi giocate, assist, il tutto fatto con una velocità fuori dal comune, il tratto caratteristico del fuoriclasse. Insomma l’espressione migliore dell’hockey mondiale. Con il Forte dei Marmi è andato a segno addirittura 12 volte. È in grado, da un momento all’altro, di far cambiare repentinamente il corso di una partita indipendentemente dall’avversario che ha di fronte, quando Pedro ingrana la quarta per gli altri si fa veramente dura. Carlos Nicolia non gli è da meno. Ottima l’intesa con Gil, segna e fa segnare con grande facilità. Sempre più maturo, è il faro dell’attacco. Il “monello” di qualche tempo fa è diventato un grande uomo a 360 gradi. Sia in pista che fuori Carlos Nicolia è un esempio da seguire. Mattia Cocco ha giocato una buona prima parte di stagione e sul più bello si è infortunato: frattura alla clavicola. Di recente è tornato a disposizione e a breve garantirà il solito prezioso contributo. Piroli e Bicego rappresentano due valide alternative in attacco. Con i compagni l’intesa è buona e stanno studiando da campioni. A Bassano è stato convocato anche Giulio Cocco, il fratello minore di Mattia. Sicuramente acerbo per la serie A1, ha un talento eccezionale e nelle varie under ha sempre lasciato il segno impressionando per la sua classe cristallina.

39

Strepitoso 2012 per lo Schio Nuoto

Un mare di titoli

P

di Franco Decchino

rosegue la stagione agonistica per la compagine Master di Schio Nuoto S.S.D. Un gruppo che ha visto l’inizio della sua attività nel ‘99 sotto l’allora Responsabile Tec-nico Mauro Calligaris, che ne aveva favorito la nascita e che anno dopo anno è cresciuto non solo come numero di tesserati ma anche come risultati fino a poter vantare un ricco carnet: 1 Oro, 5 Argenti e 4 Bronzi ai Campionati Italiani. Un primato Europeo ed Italiano Femminile con Lidia Tokarek. 1 Oro, 2 Argenti e 1 Bronzo ai Campionati Regionali Assoluti e 30 Ori, 32 Argenti e 20 Bronzi ai Campionati Regionali di Categoria, fino ad arrivare alla partecipazione ai Campionati Mondiali 2012 a Riccione con Davide Borga, Giulia Casa, Riccardo Furiassi e con Mirko Spanevello.

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L’ultimo impegno, in ordine di tempo, l’importante Weekend per il nuoto Master veneto e friulano. Per la settima volta in edizione congiunta e al sesto episodio nell’impianto Getur di Lignano Sabbiadoro, Venerdì 8, Sabato 9 e Domenica 10 Febbraio, si sono svolti i “Campionati Regionali Master Open 2013”, con il confronto tra i Master del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Un bel gemellaggio a rendere la manifestazione ancora più avvincente per l’assegna-zione dei rispettivi titoli regionali. 78 le Società iscritte di cui 52 in lizza per il Campionato Veneto, 12 per quello del Friuli Venezia Giulia ed altre squadre in rappresentanze delle regioni Campania, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana e Trentino Alto Adige. Da record anche il numero di atleti inscritti per le gare individuali, 1316 e per le staffette, 246 per la precisione. I grandi numeri non sminuiscono il livello tecnico perchè hanno partecipato la primatista mondiale della rana sprint, l’ex azzurra Monica Corò (F50) che proprio a Lignano nel 2012 centrò la doppietta mondiale, la torinese Sara Pasero (F25), sempre nella rana, l’ex campione del mondo Andrea Florit (M50), l’ex argento europeo Fabio Spinadin (M40) e l’ex primatista italiano Delli Guanti (M50), gli ex Agonisti azzurri Gianluca Erme-ti (M30) e Simone Bonistalli (M25) nello sprint a stile libero, l’ex primatista mondiale Igor Piovesan (M35) nei 400 stile libero ed il sempreverde farfallista friulano Damiano Nanet-ti (M50). Numeri importanti che hanno visto anche un pari impegno da parte dei Master di Schio Nuoto S.S.D. con 24 Atleti schierati dai tecnici Davide Borga ed Alberto Recher e tra i

quali i nuovi arrivi provenienti dall’Agonistica a ricomporre il gruppo che tra il 2005 ed il 2009 ha ottenuto i più importanti risultati a livello nazionale che il nuoto Agonistico scledense abbia potuto vantare. Ricordiamo lo stesso Davide Borga, ora nella doppia veste di Allenatore ed Atleta, Giulia Casa, Giamaria Collicelli, Lorenzo e Roberto Decchino, Matteo e Giovanni Mioni, Michela Pietribiasi e Giulia Tomiello. Ex Agonisti che hanno dimostrato in questa occasione di non aver perso lo smalto originario e che con gli altri compagni di squadra hanno acquisito un bottino di medaglie di tutto rispetto. Questi gli scledensi presenti alla manifestazione : Borga Davide, Bottene Maria Luisa, Casa Giulia, Collicelli Gianmaria, Conti Mauro, Cortiana Roberto, Decchino Lorenzo, Decchino Roberto, Fontana Valentina, Furiassi Ric-cardo, Giacomuni Valerio Benedetto, Gennaro Alberto, Graziani Davide, Graziani Lucia-na, Graziani Simone, Mioni Giovanni, Mioni Matteo, Nardon Alex, Pietribiasi Michela, Pozzer Morena, Sbalchiero Stefano, Spanevello Mirko, Tomiello Giulia e Zenere Nicola. Ma i numeri più importanti sono quelli legati ai risultati e dove i ns. portacolori hanno ottenuto una valanga di medaglie di “Categoria” con : 13 Ori vinti da Decchino Lorenzo nei 50 m rana M30 (31”31) e nei 100 m rana M30 (1’14”03), Decchino Roberto nei 400 m misti M30 (5’19”59), Furiassi Riccardo nei 100 m stile libero M55 (1’10”38) e nei 50 m delfino M55 (33”06), Graziani Davide nei 200 m misti U25 (2’31”91) e nei 400 m misti U25 (5’34”76), Mioni Giovanni nei 50 m rana U25 (31”81) e

nei 100 m rana U25 (1’10”09), Pietribiasi Michela nei 50 m stile libero F25 (28”30) e nei 100 m stile libero F25 (1’02”29) e da Tomiello Giulia nei 50 m delfino F25 (30”05) e nei 200 m delfino F25 (2’38”08). 7 Argenti andati a Casa Giulia nei 50 m stile libero F25 (30”64) e nei 50 m delfino F25 (33”27), Collicelli Gianmaria negli 800 m stile libero M25 (9’54”20), Decchino Roberto nei 400 m stile libero M30 (4’47”41), Graziani Simone nei 100 m rana U25 (1’14”41) e nei 200 m stile libero U25 (2’14”04) ed a Spanevello Mirko nei 200 m stile libero M30 (2’17”99). 2 Bronzi, infine, per Borga Davide nei 50 m dorso M25 (32”23) e Spanevello Mirko nei 400 m stile libero M30 (4’56”95). Un fantastico successo avvalorato anche dai seguenti prestigiosi risultati a livello “Assoluti” : Primo posto per Tomiello Giulia nei 200 m delfino, secondi posti per Mioni Giovanni nei 100 m rana, per Michela Pietribiasi nei 50 m stile libero ed ancora per la Tomiello nei 50 m delfino e bronzi, infine, per Decchino Lorenzo nei 50 e 100 m rana. Un discorso a parte è quello riguardante le Staffette dove i Tecnici Borga e Recher han- no puntato con successo sugli ex Agonisti e tra le 6 in programma, i ns. portacolori han-no primeggiato su 5 ottenendo : Primo posto “Assoluto” e primo di “Categoria” per la Staffetta mista 4 x 50 m misti con Borga Davide, Decchino Lorenzo, Tomiello Giulia e Pietribiasi Michela. (2’00”47) Staffetta che ha fallito il primato nazionale per soli 2 decimi e che poi si è poi fotocopiata nella 4 x 50 m stile libero. (1’48”11) Specialità, quella della Staffet-

ta mista, che dai mondiali 2012 in vasca corta è diventata nuova specialità del nuoto e che sarà presente anche alle prossime Olimpiadi. Secondo posto “Assoluto” e primo di “Categoria” per la Staffetta 4 x 50 m stile libero femminile con Michela Pietribiasi, Fontana Valentina, Casa Giulia e Tomiello Giulia. (1’59” 26) Stessi risultati anche per la Staffetta 4 x 50 m misti femminile con Michela Pietribiasi, Bottene Maria Luisa, Tomiello Giulia e Casa Giulia (2’22”31) e per la Staffetta 4 x 50 m misti maschile con Decchino Roberto, Decchino Lorenzo, Borga Davide e Mioni Matteo (1’58”38). I podi ottenuti, aggiunti ai piazzamenti validi per i punteggi gara, hanno consentito a Schio Nuoto S.S.D., alla fine della manifestazione, di piazzarsi 9ª in classifica (43210 punti) sulle 52 società venete e seconda società vicentina preceduta dal Nuoto Vicenza Libertas giunta 8ª (44963) che però poteva schierare ben 35 Atleti. Per la cronaca, la manifestazione ha visto al primo posto la Nuotatori Padovani (67070) presente con 38 Atleti, con a seguire il Montenuoto (66186) con 40 Atleti ed il Natato-rium Treviso (61543) con 41. Impossibile comunque non evidenziare che Schio Nuoto, in virtù del numero di Atleti schierati, ha ottenuto una media punti (Punti / Piazzamenti) superiore a quella dei vin-citori, i Nuotatori Padovani e precisamente 900 contro 882, cosa che fa ben sperare nel proseguo stagionale per l’attuale compagine ed in prossimo futuro a quella dove agli attuali nuotatori si potranno aggiungere altri Atleti ex Agonisti.


41

valdagno

volate e spettacolo In una splendida giornata di sole Di Salvo, Ilmer, Magri e Schartmüller super. Gara vivace fin dal via, scatti a ripetizione e tensione sempre molto alta Sull’ultima salita del “lungo” scappano Di Salvo, Bertuola e Cunico Complimenti a go-go per gli organizzatori, una gara da incorniciare

A

Valdagno, giornata di grande ciclismo con la Granfondo Liotto che non ha tradito le aspettative. Bel tempo, percorso affascinante, start affollato e una classifica d’elite. Sul percorso lungo, 130 km e 2500 m. di dislivello, si è imposto con 3h41’56” il palermitano Giuseppe Di Salvo dopo una velocissima volata a tre con

Alessandro Bertuola e Roberto Cunico. Vittoria netta al femminile invece per l’altoatesina Marina Ilmer, che si è presa il lusso di staccare di 13’ Valentina Gallo. Nel mediofondo, 102 km con 1450 metri di dislivello, Magri e Camozzi hanno fatto il bello ed il cattivo tempo finendo nell’ordine in volata. Evidentemente oggi le altoatesine erano

in giornata “si” ed infatti anche Astrid Schartmüller ha vinto per distacco su Manuela Sonzogni. Oltre 2.000, come annunciato, i granfondisti in griglia pronti alla sfida fin dal via, con due “autentici” numeri 1, Matteo Marzotto, “padrone di casa”, e Claudio Pasqualin. Gli organizzatori capitanati da Pierangelo Liotto hanno fatto uno strappo alla regola con un doppio petto-

rale numero “1”. Pronti via e già sulla strada che porta a Recoaro il direttore di gara Sergio Bianchetto ha il suo bel daffare a tener calmi i più vivaci, tanto che Magri e Camozzi scappano via e affrontano l’inizio della salita di Passo Xon, otto tornanti in successione, da soli. A metà salita dello Xon un gruppetto di una ventina di corridori è già in vantaggio,


42 Classifiche Granfondo Liotto

PERCORSO GRANFONDO

Maschile

1 2 3 4 5

Di Salvo Giuseppe Bertuola Alessandro Cunico Roberto Zen Enrico Krys Jacket Hubert

PERCORSO GRANFONDO

Femminile

Velo Club Cicli Maggi 1906 Asd Legend Miche Gobbi Asd Team Beraldo Asd Team Beraldo Asd Cicli Copparo-Ancona

tutti i più forti, gruppo che poi man mano si è andato assottigliando. Tra i più attivi i corridori della Legend Miche Gobbi con Bertuola, Minuzzo e Muraro, i due del Team Isolmat Colpak Magri e Camozzi, la coppia del Team Beraldo Cunico e Zen, i portacolori del Team Maggi ovvero Magazzini, Mirenda e Di Salvo, Krys della Copparo, Longo della Bianchi, Fedele del Team Kyklos e Fantini della MG.K Vis.

Classifiche Granfondo Liotto

03:41:56 03:42:36 03:42:36 03:43:03 03:44:25

Le scaramucce, in testa, si susseguono senza sosta e tra scatti e controscatti già sulla seconda salita di Monte Magrè in testa si ritrovano in tredici, ed a fare scintille ci pensa spesso il biker Tony Longo (che però era fuori gara essendo elite) ma a tenere la situazione sotto controllo erano soprattutto i tre che poi avrebbero monopolizzato la gara: Di Salvo, Bertuola e Cunico. Nella successiva salita di Torreselle la situazione era identica, una dozzina a tenere la

1 2 3 4 5

Ilmer Marina Gallo Valentina Pacini Veronica Avanzi Claudia Lambrugo Cristina

Gobbi-Lgl-Somec Ar Team Armistizio Hard Service Asd Cicli Copparo-Ancona Pedale Bagnolese Gobbi-Lgl-Somec

gara per le briglie e decisamente tutti i più forti. L’attesa si concentrava quindi sul bivio tra percorso medio e lungo, alla periferia di Valdagno. I dubbi svanivano quando Viglione, Camozzi, Magri e Volpi abbandonavano il gruppo di testa che nella lunga piana verso Cornedo si era rinfoltito. Il medio metteva sul piatto subito la salita di Castello e poi la ripida e tortuosa discesa verso il traguardo. L’epilogo è la volata a due tra Magri e Camozzi

04:10:44; 04:23:44; 04:24:31 04:27:15; 04:36:32

con Viglione appena dietro. Tra le donne Astrid Schartmüller fa un bel bis dopo il successo del 2012, con un netto distacco su Manuela Sonzogni e Sabrina Zogli. Intanto i corridori del percorso lungo devono affrontare la salita di Castelvecchio. Cunico prova a dare un paio di “strattoni”, a ricucire ci pensa sempre Di Salvo, qualche “avance” la fa anche Bertuola, ma alla fine tutto rientra e finita la salita si ritrovano in cinque a


Classifiche Granfondo Liotto

43 PERCORSO MEDIOFONDO

Maschile 1 2 3 4 5

Classifiche Granfondo Liotto

PERCORSO MEDIOFONDO

Femminile Magri Giulio Camozzi Antonio Viglione Leonardo Volpi Andrea Corsello Giuseppe Gianluca

Team Isolmant Colpack Team Isolmant Colpack Asd Team Ucsa Team Isolmant Colpack Faenza - Hymer Team

tuffarsi in picchiata (punte di 90 km/h!) verso Crespadoro. Nella successiva ed ultima salita rientrano per un po’ anche Longo e Magazzini, ma la gara la comandano Di Salvo, Bertuola, Cunico, Krys e Zen. È la salita con la “trappola” di Marana, una discesa galeotta inserita tra due spezzoni di ascesa, col finale veramente “verticale”. Sull’ultimo rampone scappano via Di Salvo, Cunico e Bertuola, ma il siciliano nelle gambe ha più vigore. Cunico e

02:37:37 02:38:07; 02:38:41 02:38:27M 02:40:04

Bertuola si rizzano sui pedali, la lotta è impari e il corridore di Bagheria scollina con 15”. In discesa i due inseguitori sono due missili, agganciano il leader e pur con qualche crampo dei due veneti, si immettono sul pianoro alla pari. Entrano in tre insieme in piazza Cavour, ma il guizzo vincente è di Di Salvo: Bertuola e Cunico sono li ad un … pizzico, un solo decimo. Poi dietro arrivano gli altri protagonisti di giornata, Zen, Krys, Magazzini, Minuzzo, Muraro e

1 2 3 4 5

Schartmuller Astrid Sonzogni Manuela Zogli Sabrina Bergozza Michela Giuseppina Coato Marisa

Fantini e chiudono i primi dieci. Dopo il 62° arrivo del “lungo” è la volta della esile e longilinea Marina Ilmer, nemmeno mezz’ora di distacco da Di Salvo. Per conoscere la seconda si devono attendere 13’ esatti ed è Valentina Gallo, poi dopo una quarantina di secondi arriva Veronica Pacini che completa il podio. La festa sui pedali continua a lungo, gli arrivi si susseguono (al 202° posto c’è Matteo Marzotto) e nel contempo si spre-

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02:49:14 03:00:23 03:01:59 03:05:04 03:05:36

cano i complimenti per il trio degli organizzatori: Pierangelo, Doretta e Luigina Liotto. Una GF Liotto da incorniciare, il bel tempo in primo luogo, due tracciati da urlo e una accogliente Valdagno fanno già pensare al 2014… La GF Liotto di oggi era anche tappa del Challenge Giordana (la prossima il 28 aprile ancora nel vicentino, a Marostica con la GF fi’zi:k, prova di Campionato italiano e provinciale ACSI.


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vicenza

safari fotograf ico

Concluso a Porto Cesareo (Lecce) il 32° campionato italiano della specialità. Inizia ora il campionato 2013. Qualche vicentino vuol farsi avanti? di Antonio Rosso foto di Franco de Lorenzi, Stefano Scortegagna, Denis Zorzin e Martina Gambirasi, campionessa italiana Safari foto sub 2012 categoria ARA Compatte.

I

l safari fotografico subacqueo è la disciplina che un tempo veniva chiamata “Caccia fotografica subacquea”. Ha lo scopo di catturare con l’obiettivo di una fotocamera subacquea il maggior numero di pesci di specie diversa e sottoporli alla valutazione di un gruppo di giurati formato da esperti della fotografia subacquea e biologi marini. Il vincitore della competizione finale, viene proclamato campione italiano di categoria. Il Safari Fotografico Subacqueo ha come obiettivo principale la raccolta d’immagini di pesci di specie diverse, rispettando l’ambiente marino e i principi della fotografia. Per tali finalità è molto apprezzata dai biologi marini ed è praticata anche nelle Aree Marine Protette come in questo campionato che si è tenuto nella splendida cornice dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo a Lecce. Perché non partecipare? E’ un modo di conoscere la nostra De lorenzi_Ippocampo

fauna marina e dimostrare la propria capacità fotografica. Le foto dei subacquei vicentini, infatti, sono sia realizzate al meglio, sia scattate dopo aver studiato le abitudini dei soggetti. Proprio quello che serve in queste competizioni: gli scatti qui riprodotti sono stati posti in confronto a due foto della vincitrice del campionato italiano 2013 per la categoria ARA compatta, Martina Gambirasi del club di Sestri Levante, Genova. Come funziona il safari foto sub? A seconda dell’attrezzatura scelta ci si iscrive ad una delle categorie possibili: Ara Master (autorespiratore e macchina reflex), Ara Compatte, (autorespiratore e compatta digitale), Apnea Master (apnea e reflex) Apnea compatta (apnea e digitale compatta). I concorrenti possono partecipare esclusivamente con fotocamere digitali subacquee. E’ permesso l’uso di qualsiasi tipo d’ottica (aggiuntivi, lenti addizionali, teleobiettivi, ecc.) e d’illuminazione. E’ vietato imbarcare sul natante d’appoggio una quantità d’aria superiore a 4000 litri per concorrente. Per iniziare, basta dunque una macchina fotografica compatta con custodia subacquea. Veniamo adesso allo svolgimento delle gare. Si inizia con la presentazione dei documenti, poi bisogna formattare la scheda di memoria della macchina fotografica e fare la prima foto insieme

a un giudice di gara. Una volta in acqua, dopo che hanno dato il segnale d’inizio, si avranno circa quattro ore di tempo per fotografare e selezionare gli scatti, poiché si possono consegnare, a fine gara, un massimo di 70 foto. Al termine delle quattro ore, va consegnata la scheda di memoria al giudice. Nel fotogramma il soggetto deve apparire libero nel suo habitat naturale, non è quindi ammesso trattenere il pesce con qualsiasi mezzo ad esempio mani, lacci, reti, fotografarlo chiuso in nasse e similari, fotografare pesce morto, attirare il pesce con pasturazioni e/o altro espediente; è obbligatorio presentare un solo fotogramma per specie e ciascun concorrente potrà presentare al massimo 35 specie diverse di pesci che vanno elencate in un documento; il fotogramma presentato deve essere integro e non modificato rispetto alla ripresa, quindi non può essere sottoposto ad alcun processo di fotoritocco; il pesce dev’essere di specie chiaramente identificabile ed i suoi caratteri distintivi devono essere in evidenza; inoltre, è indispensabile una corretta esposizione ed una corretta messa a fuoco, con primo riferimento all’occhio del soggetto. Vanno anche selezionate le foto che si vuole presentare alla giuria per una valutazione speciale per poter avere più punti se la foto è bella. Le restanti specie di pesci fotografate, verranno presentate fuori giuria e prenderanno il punteggio solo in base ad un coefficiente di difficoltà attribuito ad ogni pesce. I pesci statici come bavose, ghiozzi e scorfani valgono 2 punti, tordi, castagnole e donzelle valgono 4 punti, mentre saraghi, dentici, cefali (pesci molto mobili)


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Denis Zorzin_luccio valgono 6 punti. Ogni membro della giuria attribuisce ad ogni foto valida un punteggio da 0 a 10, la somma dei voti, moltiplicato per il coefficiente di difficoltà, determina il punteggio della foto. Per contro, ad ogni foto non valida, vi è una penalizzazione. La somma dei punteggi di ogni foto, meno le eventuali penalizzazioni (per questo si devono togliere gli scatti sbagliati) determina il punteggio totale del concorrente. Verrà dichiarato vincitore il concorrente che avrà ottenuto il punteggio totale più alto. A fine lavori la giuria stila la classifica finale e decreta i vincitori di ogni specialità. E’ consuetudine premiare anche la foto più bella e quella più significativa, cioè con un alto valore biologico. Detto questo, parafrasando uno slogan molto in voga: se non ora, quando?

un libro in rete

Gianni Mura Denis Zorzin_murena

autore del libro

introduce e coordina

Luigi Borgo

direttore di Sportivissimo Gambirasi Martina_sciarrano

giovedì 18 aprile 2013 ore 20.30 PALAZZO FESTARI Corso Italia n.63 – Valdagno (VI) info: info@guanxinet.it - www.guanxinet.it - tel. 0445 406758 in collaborazione con Libreria De Franceschi snc Valdagno (VI) tel 0445 412877

Scortegagna Stefan_trota


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La partita maledetta Un match perso, una vita professionale che non va, l’ira, una tragica lite e un protagonista d’eccezione: il Caravaggio, il “pittore maledetto”: cronaca di un fatto realmente accaduto che segnò la vita di uno dei massimi geni dell’arte italiana.

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di Luigi Borgo

u quasi certamente a Roma che il Caravaggio imparò a giocare con la racchetta. Con un suo amico, Antonio da Bologna, di professione soldato di Castello, si divertiva a sfidare il bel mondo nei giardini di palazzo o nei campi adiacenti. Roma nei primi anni del Seicento era la città più stravagante del mondo. Piena di osterie e piena di chiese; piena di popolani e piena di cardinali; piena di libertà ma anche di rigore imposto dalla Controriforma. Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, il pittore che sarebbe diventato uno dei massimi geni dell’arte italiana, conviveva con questa doppia realtà. Come pittore non poteva che proporsi alla Roma dei cardinali, dell’aristocrazia pontificia, delle grandi fabbriche sacre.

gnone) e del Cinquecento (Lotto, Moretto, SavoIdo, Moroni). Quando giunse a Roma, Caravaggio, sebbene fosse giovanissimo, era già un notevole pittore, colto, tecnicamente maturo, geniale. E vivace, forse anche troppo vivace. Un biografo, nel 1672, lo descrive con il volto scuro, con gli occhi foschi, le ciglia e i capelli neri come lo era l’umore altrettanto cupo, fosco e nero. I dieci anni romani sono tutta la vita del Caravaggio: qui dipinse le tele che segneranno per sempre la storia dell’arte, qui commise l’errore che segnerà per sempre la sua esistenza. A Roma viveva giornate intense. La notte rincasava tardi e alla mattina a svegliarlo era Conacchia, un cane barbone nero a cui si era particolarmente legato. Poi per quattro, cinque

Come uomo e come artista era attratto dalla Roma popolare delle osterie, delle prostitute, dei nuovi giochi sportivi. Aveva tra i venti e i trent’anni. Vi era giunto dopo quattro anni passati nella bottega milanese del bergamasco Simone Peterzano, dove aveva conosciuto la grande arte lombarda del Quattrocento (Foppa, Borgo-

ore stava a dipingere, tra balconi semichiusi e riflessi di specchi, “quelle cose naturali”, sono sue parole, che i contemporanei stenteranno a riconoscere come una tra le più grandi intuizioni della storia dell’arte. Verso il calar del sole, quindi, usciva per le vie della città tra donne ... la bardassa che abitava dietro a Banchi, Lena, Laura

e sua fìglia Isabella, l’affittacamere” e osterie, con amici di ogni ceto e nazione. Erano pomeriggi pieni di vita e notti vivaci di schiamazzi, di parolacce, di piccoli reati, come il porto d’armi dimenticato, di sassate all’affittacamere gelosa, di brevi arresti. Fu in un pomeriggio di questi che accadde il fattaccio. Era domenica 29 maggio 1606. Caravaggio aveva lavorato molto nei mesi precedenti e le cose gli erano andate decisamente male. Molte delle sue opere che i posteri riconosceranno tra le più significative, gli vennero respinte. “La Madonna della serpe”, commissionata per l’altare dei palafrenieri in San Pietro, non venne accettata dalla commissione cardinalizia. E de “La morte della vergine” venne addirittura vietata la visione. L’arte di dipingere le cose vere, fuori da ogni accademia, di dipingere tanto le figure quanto le cose, i fiori o i frutti, non trovava comprensione dai suoi committenti. Mentre il Pomarancio o lo stesso Baglione, pittori di assai meno valore, ottenevano la Croce di Cristo che il D’Arpino, suo più antico emulo, aveva già ottenuto da ben sei anni, Caravaggio, con l’orgoglio a pezzi e la rabbia a mille, si portava da un campo di gioco all’altro sempre pronto ad attaccar briga e ad azzuffarsi con chiunque. Quella domenica del 29 maggio a peggiorare i fatti con lui c’era il “capitano”, quell’ Antonio da Bologna che era il più violento tra i suoi amici. Si giocava alla racchetta nel campo vicino all’ambasciata di Toscana. A sfidarli fu un certo Tanuccio da Terni. In palio, oltre all’onore, che per il Caravaggio fu sempre un va-

lore supremo, c’erano dieci scudi per la squadra vincitrice. Il gioco fu duro, la partita tesa. Caravaggio stava, a detta di uno storico, perdendo o forse aveva già perso. Secondo un altro storico, meno malevolo, la rissa sarebbe sorta per un punto contestato. Che stesse perdendo o quasi è più che probabile. Che non accettasse di perdere al gioco per quello che considerava un giudizio sbagliato, come nella vita artistica gli stava accadendo a vantaggio di chi sapeva ammiccarsi i potenti meglio di lui, è certo. Fu subito diverbio, poi volarono le racchette a cercar la testa altrui anziché la pallina. Quindi s’impugnarono le spade. Da una parte Caravaggio e Antonio, dall’altra Ranuccio e il suo paggio. Cadde morto Ranuccio, arrivarono i soldati del papa che subito arrestarono il compagno di Caravaggio. Lui, chissà come, riuscì a fuggire. A Roma non poteva più stare, lo cercavano ovunque. Fu processato in contumacia e condannato a morte. Si rifugiò vicino a Palestrina, mentre tutti lo credevano a Firenze o a Modena. Quindi si nascose a Napoli, la città più caravaggesca di tutte. Il 14 luglio del 1608, per quegli strani accadimenti della storia, gli venne conferita la croce


sportivissimo lectures dell’Ordine di Malta per i suoi meriti artistici. Nessuno se l’aspettava, tanto meno lui. Fu una soddisfazione fugace. Appena giunto nell’ isola ebbe un duro diverbio con un cavaliere e anziché esser ricevuto con tutti gli

onori a palazzo, fu incarcerato. In modo rocambolesco riuscì a fuggire e, dopo una breve sosta in Sicilia, riparò nuovamente a Napoli. Il 18 luglio del 1610 ad appena 37 anni, stremato dalle continue fughe, durante le qua-

li non giocò più alla racchetta, nel tentativo di poter ritornare a Roma, morì di stento e senza cure a Porto Ercole dove in un luogo vicino fu seppellito. Nell’ “Avviso” del 31 luglio di quell’anno due notizie lo riguar-

davano: in una si apprendeva il condono della pena capitale, nell’altra compariva l’annuncio della sua morte. L’ultima contraddizione della vita difficile di un genio.

Aperto tutte le sere, dal Martedì al Venerdì anche a mezzogiorno. Chiuso al lunedì

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valdagno CAI

camminacai 150

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ompleanno ultracente- cio, di perlustrare mondi, vernario. Anni che conta- ticali e culturali, grazie ad una no, quando si è nati nel grande e antica associazione. 1863. Ma il CAI è anche e soprattutto Una longevità e un’estensione impegno volontario di tantissiche non è da tutti, quella del Club me persone, che operano nei più Alpino Italiano, specialmente se vari ambiti: tutela e salvaguardia un’associazione diffusa in tutto dell’ambiente naturale, soccoril territorio nazionale, composta so alpino, manutenzione dei da oltre 300.000 soci e quasi 500 sentieri e dei rifugi, formazione Sezioni, è ancora capace di ma- nelle varie discipline e preparanifestare vitalità, aggregazione, zione all’andare in montagna, proposte che appassionano tutte conduzione delle attività, gestiole età. E’ la potenza della mon- ne delle sedi, raccolta della dotagna, il suo fascino unico, che cumentazione, promozione culdi volta in volta si rinnova nei turale. Solo la rete dei sentieri a sogni, nei progetti e nei desideri cura del CAI ammonta a 60.000 delle diverse generazioni. km nel territorio nazionale. Alpinismo, conoscenza delle Un’associazione che si merita montagne e difesa del loro am- quindi un bel compleanno. biente naturale, sono le prime parole del Club Alpino Italiano, Sono tante le iniziative previgli scopi che lo definiscono alle ste nel corso dell’anno. Tra le origini, l’impronta iniziale di un più interessanti il progetto natracciato ancora aperto e attuale. zionale 150 cime, che riunisce L’alpinismo “nelle sue varie idealmente le salite che saranno manifestazioni” si è coniugato, raggiunte contemporaneamente nella lingua e nella pratica, nei dalle diverse sezioni, e il promolti modi in cui gli appassiona- getto nazionale escursionistico ti vivono la montagna, seguendo CamminaCAI 150, che collega innovazioni della tecnica e mu- simbolicamente un unico itinetamenti della società. Per gioco rario a piedi svolto dai vari grupo per passione, per sfida o per di- pi sezionali in tutta Italia. vertimento, ognuno ha la possi- Il Veneto parteciperà al progetto bilità di rigenerarsi sui monti, di escursionistico nazionale con il immergersi in territori naturali, “CamminoVFG”, una sorta di di ancorarsi alle rocce e al ghiac- “staffetta ideale” che attraverse-

di Sabina Bollori rà dal confine sloveno e da est a ovest le montagne friulane e le montagne venete, concludendosi al Lago di Garda. Nel contesto di questa iniziativa il territorio vicentino ha organizzato il 12 Maggio 2013 la manifestazione CamminaCAI150 – Recoaro Terme, una giornata aperta a tutti, in cui confluiranno i percorsi vicentini individuati per il CamminaCAI 150 con un grande evento di festa interamente dedicato alla montagna. Il programma della manifestazione prevede tre escursioni in contemporanea, a cura delle Sezioni di Arzignano, Montecchio Maggiore, Recoaro Terme, Valdagno, Vicenza, con ritrovo finale a Campogrosso per bicchierata conviviale. A seguire, in centro a Recoaro Terme, si svolgeranno i festeggiamenti con Pasta Party al Parco Comunale; intervento delle autorità locali e del CAI nazionale e regionale; inaugurazione della mostra fotografica Piccole Dolomiti “Emozioni in luce”, a cura di Enrico Bauce, Elisabetta Faccin, Luca Trattenero presso la sala espositiva “Neri Pozza”; conferenza sulla storia dell’alpinismo veneto, a cura del Gruppo Regionale Veneto del CAI, presso il Teatro Comunale. La

manifestazione intende essere un grande momento di promozione della montagna e dei suoi valori, degli usi e costumi della gente che ci vive. E’ un evento cui tutti i cittadini sono invitati, confidando in una vasta partecipazione. Inoltre è da segnalare che l’anno prossimo ricorrerà anche il centenario dell’inizio del 1° conflitto mondiale e tante sono le iniziative che lo stesso CAI ha promosso soprattutto per quanto riguarda la sentieristica e la sicurezza dei luoghi delle Piccole Dolomiti che tanta gente andrà a visitare. Le informazioni sulle escursioni e sull’evento sono disponibili presso i siti web e le sedi di ciascuna Sezione del CAI organizzatrice (Arzignano, Montecchio Maggiore, Recoaro Terme, Valdagno, Vicenza) nei rispettivi orari di apertura. E’ inoltre disponibile un indirizzo di posta elettronica dedicato all’evento: cai150recoaro@gmail.com. Per ulteriori informazioni sul Progetto CamminaCAI150 e in particolare il “CamminoVFG” si può consultare il sito della Commissione Interregionale per l’Escursionismo Veneto-FriululanaGiuliana www.ae-vfg.it


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libero sport in libero spazio

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a bella stagione è ormai alle porte e con essa aumentano la voglia e la possibilità di fare sport nel tempo libero. Negli utlimi anni l’Assessorato allo Sport del Comune di Valdagno ha quindi investito molte risorse proprio nella realizzazione di inziative e nella sistemazione di impianti che favoriscano l’aggregazione e la pratica sportiva anche al di fuori delle consuete attività societarie, così da promuovere ed estendere lo sport come stile di vita a tutti i livelli. Si apre qui, con il nuovo formato di Sportivissimo ed una nuova grafica della pagina del Comune di Valdagno, l’appuntamento con le proposte cittadine rivolte proprio allo sport libero, rivolto cioè a quegli sportivi e appassionati che vogliono fare attività in libertà e presso le strutture ad accesso libero. Gli impianti che presentiamo in

questo numero sono quelli di Valdagno Sud, di recente realizzazione. Nel quartiere di Ponte dei Nori sono infatti disponibili due nnuovi impianti a cui i cittadini possono accedere anche in forma libera e gratuita. Il primo, situato in via Ottone Menato, è riservato alla pratica del beach volley ed è aperto dal 1° aprile al 1° settembre, tutti i giorni su prenotazione. L’accesso è gratuito dalle 9.00 alle 19.00, mentre per gli ingressi tra le 19.00 e le 23.00 il costo è di 2 euro a persona. L’impianto dispone anche di una piccola cabina spogliatoio, di una doccia esterna e dell’illuminazione. Per le prenotazioni è possibile contattare l’A.S.D. Valdagno Volley, gestore della struttura, al numero 377 4043098. Il secondo impianto, realizzato nel 2011 con una spesa di quasi 113.500 euro ed un contributo della Regione Veneto di circa 50.000

euro, è destinato alla pratica del calcio a 5 e del basket. L’impianto, anch’esso dotato di illuminazione, ha a disposizione uno spogliatoio con servizi igienici e docce calde. L’apertura è prevista dal 1° aprile al 30 settembre, dalle ore 14.00 alle 23.00, e dal 1°ottobre al 31 marzo, dalle 14.00 alle 17.00. L’accesso avviene previa prenotazione all’U.S. Ponte Nori ed è gratuito nella fascia oraria dalle 14.00 alle 18.00, mentre nelle ore successive il costo è di 40 euro all’ora. Per entrambi gli impianti il pagamento di una quota di accesso, oltre a responsabilizzare gli utilizzatori, serve a garantire la normale manutenzione ed a coprire le spese di illuminazione. L’Amministrazione, nell’ottica di favorire l’accesso alle strutture sportive di propria competenza, ha individuato anche delle fasce orarie ad accesso completamente gratuito per

dare la possibilità a tutti i cittadini di utilizzare gli impianti comunali e svolgere così un’attività all’aria aperta. Per ogni ulteriore informazione è possibile rivolgersi all’Ufficio Sport del Comune di Valdagno ai numeri 0445.428222 e 0445.428233.

LA GRANFONDO LIOTTO CONQUISTA VALDAGNO E RAGGIUNGE QUOTA 15 EDIZIONI Si corre il 14 aprile la 15^ edizione della Granfondo Liotto, consueto appuntamento di inizio stagione con le due ruote vicentine. Grande apprezzamento da parte dell’Amministrazione valdagnese per un’organizzazione ed un evento sportivo frutto di passione e grande professionalità. Alla partenza quasi 2.000 atleti si cimenteranno sui due tracciati proposti: il “Lungo” di 130 km e 2500 m di dislivello ed il “Medio” di 102 km e 1450 m di dislivello. La Granfondo Liotto sarà inoltre la prima prova del Challenge Giordana e del Campionato Italiano e Provinciale A.C.S.I. Per tutte le informazioni visitate il sito www.granfondoliotto.it.


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lettere

Quei due pazzi dei Bic

Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it Le vostre lettere possono essere lette anche nel sito: albertofilippi.it

I due fratelli Bicego, detti Bic, hanno scritto a Sportivissimo la lettera che qui di seguito pubblichiamo. L’hanno inviata alla redazione che l’ha passata, come tutte le lettere che riceviamo, a me per la mia rubrica, anche se evidentemente ha come destinatario Luigi e come spunto un suo editoriale di qualche numero fa. La lettera è bella, piena di passione per lo sport e di amicizia, e per questa ragione volentieri passo a loro il mio spazio. Alberto. Caro Senatore Alberto, carissimo Luigi, indovinate un po` chi sono quei due “pazzi dalle gare” che vi scrivono dal Canada? Qualche mese fa, poco dopo la nostra partenza, c`è arrivata una mail con allegato un articolo di Luigi pubblicato su Sportivissimo intitolato: “IN BOCCA AL LUPO RAGAZZI” che ci ha un fatto un gran piacere leggerlo, tanto che abbiamo pensato fra noi: “grande Borgo, è sempre un idolo”. Quando ancora eravamo ragazzini, e tu eri il nostro maestro di sci, di certo non avremmo mai pensato di finire in un tuo articolo. Non ci sentiamo da una vita ormai ma ci tenevamo a farti sapere come procedono le nostre avventure in quest`inverno canadese. A dicembre hanno aperto gli impianti di risalita in quasi tutte le montagne del Kootnay della British Columbia e di neve ce n`era già in quantità mostruose. Alla prima sciata eravamo gasati come dei pazzi e quando siamo scesi dalla seggiovia di Revelstoke in BC siamo rimasti a bocca aperta. I pini non sembravano neanche veri perché, dal tronco ai rami, erano completamente ricoperti di bianco e tutto attorno c’era un`immensa e soffice distesa di neve, con una visuale da favola sul Columbia River. Eravamo in paradiso! Abbiamo agganciato gli sci e via, una meraviglia unica nel suo genere. La powder è completamente diversa dalla neve che scende sulle nostre montagne, infatti è polvere leggerissima che si può soffiare via dal palmo della mano. Ovviamente, come il 99% dei canadesi, avevamo sci da freeride e twin tip perché qui di piste battute dal gatto delle nevi ce ne sono gran poche e la pista è la montagna intera. Basta solo mollarsi giù in picchiata in mezzo ai boschi saltando via pinetti e tronchi caduti e il divertimento è assicurato. Credo che non sia necessario dire che con i 7 metri di neve caduti quest`anno non esiste il problema di rovinare le solette a causa dei sassi. Il pericolo più grosso si corre andando a ridosso dei cliff e se non si conosce bene il posto si rischia sul serio di perdersi. Nevica praticamente ogni giorno e con un po` di nebbia il gioco è fatto e in un attimo si perde l`orientamento. Pensa anche che con il continuo accumularsi di neve può capitare che alla base dei pini si formino come delle cavità e cadendoci dentro mentre si scia diventa quasi impossibile poi uscirne dai muri di neve che ci sono attorno. Pazzesco questo paese!!! Ad ogni modo sciare qui in British Columbia è pazzesco, sembra di sciare sul cotone e galleggiare su di un manto bianco di neve fresca è un qualcosa di unico. Spesso ci chiediamo: “ma come fa ad esserci così tanta neve?” Qui da noi proprio in questi giorni sta nevicando da giorni e giorni senza mai smettere e anche solo uscire di casa per andare a fare la spesa diventa un problema, soprattutto perché il supermercato più vicino è a 70 km di distanza. Questo è il vero Canada, altro che città con i suoi grandi centri urbani e a pensarci bene Valdagno in confronto sembra una metropoli rispetto ai paesetti che ci sono qua. Con tutta la neve che fa in quota molti animali si spostano a valle in cerca di cibo e praticamente ogni giorno si vedono cervi, aquile, coyote e anche, se ormai gli orsi sono in letargo, ci pensano i puma a tenerti sempre sull`attenti. Puma, cougar o mountain lions, li puoi chiamare come meglio ti pare, ma certo è che proprio qualche settimana fa ce nera uno a 200 metri da casa nostra e di certo la sera non ti vien tanta voglia di stare fuori al buio da solo. La gente del posto dice che se te ne ritrovi uno davanti, la prima cosa da fare è di mettersi le mani attorno al collo perché se decidono di attaccarti si fiondano diritti alla gola. Ho raccontato a una mia amica in Italia dei puma che ci sono qua e pensa che mi ha chiesto: “ma come mai c`era un puma vicino casa vostra? E` scappato da qualche zoo?” Evidentemente parecchie persone non sanno che la montagna canadese è ancora quasi totalmente selvaggia. Tornando allo sci, indossiamo ancora con molto orgoglio nelle nostre tute da sci e lo stemma del nostro ultimo sci club, per ricordare le ultime sciate assieme al nostro maestro di sci, Gigi Borgo. Un grandissimo saluto dal Canada dai fratelli Bic. Alessio P. Carissimi fratelloni Bic, che bello risentirvi ancora così pieni d’entusiasmo per lo sci. Sono passati anni (non poi così tanti; qui, prodigio dello sci, nessuno è diventato vecchio, sia ben chiaro!) e il vostro spirito è quello di sempre, quello di due pazzi da legare o, come vi dicevo al tempo, due “pazzi dalle gare”. Fate a bene a godervi il grande freddo del Canada e la sua magica powder. Ma state in guardia, che la neve leggera è insidiosa. Comunque anche da noi, l’inverno ci ha dato una montagna di neve. Abbiamo chiuso la stagione con le reti ancora sommerse e poi, sopra 1500 metri, continua a nevicare e questo è buono per i ghiacciai e lo sci estivo. Felice di sentirvi carichi d’energia, sempre viva lo sci, “Gigi”.

SOFIA

AUGURISSIMI A È nata Sofia Filippi, primogenita di Alberto Filippi e di Monica Marini, tantissimi auguri da tutti gli Sportivissimi.



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