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Quello stile chiamato “sportivo”
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editoriale
di Luigi Borgo
on sono uno juventino, ma mi ha fatto piacere che lo scudetto dell’anno della Grande Crisi sia andato alla Juventus. Il calcio è espressione di potere economico. Chi ha soldi vince, chi non ne ha, perde o al massimo partecipa. Il calcio segue le dinamiche del denaro, a volte ne sa perfino anticipare i flussi. Trent’anni fa, l’industria meccanica era l’industria dominante in Italia e, trent’anni fa, era la Juve, espressione del grande potere economico della Fiat, la più grande industria meccanica italiana, a inanellare campionati su campionati. Poi fu la volta del boom dell’industria della comunicazione, specialmente televisiva, e toccò al Milan firmato Mediaset a essere la squadra da battere. Il calcio trionfa dove ci sono soldi pesanti. Non erano così, evidentemente, quelli dell’epoca delle New Economy. Il Cagliari firmato Tiscali non ce la fece a entrare nella storia come il Cagliari romantico di Gigi Riva. Oggi in Europa, Barcellona e Real Madrid hanno smesso di vincere con la crisi dell’economia spagnola mentre Bayer e Borussia hanno cominciato a vincere grazie alla solidità di quella tedesca. Che lo scudetto del 2013, quindi, sia andato alla Juve, per me significa una cosa soltanto: la grande industria manifatturiera italiana non è affatto morta ma essa rappresenta ancora il principale punto di forza della nostra economia nazionale. Calcio docet. Se vogliamo uscire dalla crisi, quindi, bisogna ripartire da lì, dall’industria manifatturiera, dove ancora siamo riconosciuti come la seconda potenza industriale europea. Sono convinto che la Juventus sia stata voluta e ben finanziata dagli Agnelli in fondo per ragioni industriali. All’inizio doveva chiamarsi Forza e Salute oppure Vigor e Robur e, anche attraverso il nome, doveva fare da esempio di virtù alle masse di lavoratori della Fiat. Come i primi giocavano e vincevano, così chi lavorava alla catena di montaggio doveva lavorare e creare profitto. Poi è stato scelto il nome Juventus per esprimere una giovinezza senza tramonto della squadra, della fabbrica e s’inventò quello che è passato alla storia come “lo stile Juventus”. Così Furino, capitano della Juve degli anni ’80, racconta a Gianni Mura l’essenza dello “stile Juve”: “è una forma di educazione… significa non parlar male dei compagni, discutere tutto all’interno, significa andare in trasferta in ordine, con la divisa sociale, pettinati, con la cravatta”. E Bettega, altro campione bianconero di quel tempo: “lo stile Juve è essere eleganti nel corpo e nello spirito, onesti, puliti e corretti… coltivar l’amicizia, essere fedeli a degli ideali, dare un senso alla propria vita”. Qualcuno scrisse che questo fu il modo attraverso il quale gli Agnelli tennero a bada gli impulsi rivoluzionari delle masse operaie nei caldi anni Sessanta e Settanta. Già nel 1948 Alcide De Gasperi era riuscito a evitare la guerra civile dopo l’attentato a Togliatti spronando Gino Bartali alla vittoria del Tour de France. Può essere, ma lo “stile Juventus” fu essenzialmente il tentativo di realizzare un più importante “stile Fiat”. La Juve era formata da calciatori meridionali che avevano la stessa cultura e le stesse origini delle migliaia di operari che lavoravano in fabbrica. Era scontato che i secondi s’indentificassero nei loro conterranei dai piedi buoni che vincevano i campionati e, quindi, ne volessero imitare lo stile. Operai come calciatori: educati, signorili, leali, capaci di produrre buone macchine come i secondi facevano buoni goal. La Juve vinceva, la Fiat vinceva. Da non tifoso della Juventus dico che lo “stile Juve” è propriamente una derivazione dello “stile dello sport”, quello che gli inglesi chiamano da sempre fair play e che è comune a tutti i veri sportivi. Educazione e rispetto, leoni nel campo da gioco, signori con la divisa del club. Nello sci Hannes Schneider sciò tutta la vita con la cravatta. Schneider fu il più forte sciatore degli anni Venti e fu l’inventore della progressione tecnica per imparare a sciare. Fu il primo maestro dei maestri di sci e fu il primo a conferire il titolo anche alle donne. La sua cravatta non era un semplice belletto da dandy delle nevi, ma un insegnamento affinché l’eleganza del gesto tecnico nel compiere la curva con gli sci non fosse solo un atto muscolare limitato alla pista ma uno stile di comportamento e di vita da perseguire ogni giorno. E la cravatta di Schneider viene prima del cosiddetto “stile Juve”.
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con il numero o gn da al V di o nd fo an rtecipato alla gr Matteo Marzotto ha pa ore per la nostra valle di un numero uno. am uno; passioni sportive e di Luigi Borgo foto di copertina e della Gran Fondo di Valdagno Newspower/Eos
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i ha fatto piacere incontrare Matteo Marzotto e ancor di più, lo ammetto, sentire dalla sua voce che conosce Sportivissimo. Già, avremmo dovuto dedicargli prima una copertina, a Matteo, un autentico appassionato di sport e un vero innamorato della nostra valle. Il nostro incontro inizia con le mie scuse. “Le cose che mi piacciono di più”, dice Matteo, “hanno bisogno di tempo – in suo anno – diceva Cesare”. Un po’ alla volta, le cose accadono nel momento giusto. Come nello sport, dove è la costanza che ti fa crescere. Poi la vittoria o il miglioramento arrivano. Matteo Marzotto è nato con un destino che gli avrebbe permesso di
saltare tante tappe, ne ha, invece, saltate davvero poche: “sono entrato in Marzotto nel gennaio del 1992, in un’epoca in cui mio zio Pietro aveva maturato il giusto
convincimento che, nel prossimo futuro, avrebbe potuto guidare l’azienda solo chi ne avesse avuto le capacità e le specifiche competenze e non, come accadeva in passa-
do l’azienda aveva deciso di rivolgersi a competenze manageriali esterne: ho iniziato nei reparti di produzione facendo i turni, compreso quello di notte, poi ho fatto l’impiegato, dal quinto fino al settimo livello, dopodiché sono stato nominato assistente del direttore generale, quindi alla fine del ’97 ho avuto il mio primo incarico di direttore di divisione nel settore coperte; qualche anno dopo lo divenni di Ferré e nel 2003 di Valentino. La gradualità, il crescere un po’ alla volta è il mio destino, anche il numero uno nella granfondo di to o come accade ancora Valdagno è venuto solo adesso troppo spesso nel- dopo che ne ho fatte un la piccola impresa, ne- bel po’.” cessariamente un membro della proprietà, della famiglia: io ero un Marzotto alla Marzotto quan-
In alto a destra, Matteo Marzotto in azione sulla salita del Passo dello Zovo; in basso a destra, Giuliano Prebianca, Luigi Borgo, Laura Danzo e Matteo Marzotto nella redazione di Sportivissimo; sopra, Carlo Magrin, Manuele Frapiume, Matteo Marzotto, Giuliano Prebianca, Ludovico Prebianca del Ciclo Club Novale Valtermo
Quanto ti è servito essere uno sportivo nel tuo lavoro d’imprenditore? Moltissimo. Fin da giovane lo sport mi ha insegnato a vivere. A capire che il risultato, ed eventualmente anche il successo, sono sempre il prodotto di un serio impegno. Nello sport nessuno ti regala nulla, devi conquistartelo faticosamente e così è anche nell’impresa.
le Mille Miglia, mio nonno fu tra i primi a capire la visibilità che lo sport offriva al nome Marzotto e ai suoi vari marchi.
Tuo zio Giannino fu un grande pilota. La vittoria alle Mille Miglia lo consacrò tra i grandi nomi dell’automobilismo mondiale al fianco di Fangio, che superò sulla Futa, firmando il record di salita alla media di 142, 47 km/h, di Serafini, di I Marzotto sono sempre stati Villoresi e di Ascari, ai quali nel grandi sportivi. ’50 prima e nel ’53 poi fece manMio padre e tutti i miei zii sono giare un bel po’ di polvere. stati ottimi sportivi. Piloti d’auto, aviatori, scalatori, subacquei e Con le macchine di quel tempo mio zio Pietro è stato anche cam- e su quelle strade era da pazzi pione di sci nautico a livello euro- fare i piloti. peo. Mio nonno Gaetano credeva Zio Giannino aveva toccato i 309 profondamente nello sport: la città chilometri all’ora. Lui amava dire dell’Armonia, che ha costruito, ottantaquattro metri al secondo, aveva tanti impianti sportivi quan- dato che 309 km in un’ora non li ti spazi per la scuola e per l’arte. ha fatti nessuno, ma ottantaquatNegli anni Trenta Valdagno aveva tro metri al secondo, per un po’ la piscina con l’acqua riscaldata di tempo, sì. Sosteneva che con come solo aveva Roma. E c’era- questo indice di misura si capino impianti sportivi per praticare scono i tempi di reazione che deve quasi tutti gli sport; vantiamo una avere il pilota. La sua Ferrari del grande tradizione di città sportiva. 1953 faceva i 128 in prima, 197 in Quando mio zio Giannino vinse seconda, i 260 in terza e i 309 in
quarta. Dalla terza alla quarta l’au- ho percorso più di 10.000 km; da to emetteva un “crak” e comincia- gennaio sono già oltre i 5000. va a impennarsi, quasi tentasse di staccarsi da terra. Ma quando trovi il tempo? Non lo trovo, me lo organizzo, Tu hai partecipato a cinque cercando di ottimizzare i miei imParigi-Dakar: le Mille Miglia pegni: due volte alla settimana, di allora sono le Dakar di oggi? più i week end: in tutto faccio cirIn un certo senso sì. Ho parteci- ca 300 km. pato alle Parigi-Dakar in Africa e anche a quelle in sud America, Dove pedali? Argentina e Cile, e le strade, anzi A Capalbio prevalentemente, ma le non strade che ci sono, ren- anche a Milano. Infilo la bici in dono la corsa una sfida infinita. ascensore incastrandola in verticaTutto può capitare. Quando rac- le. Pedalo con un mio amico che contavo a mio zio Giannino le fa il taxista, e quindi fa i turni, e mie esperienze di pilota di Dakar con lui, tra mille zigzag, scappiacapiva bene a cosa mi riferivo mo in Brianza. e sembrava che in fondo un po’ si divertisse a sentire che anche E a Valdagno? per le macchine tecnologiche di Certo, ho due percorsi: quello di adesso una buca mal presa pote- mezzogiorno: Cornedo-Ceredava mandare all’aria una gara così Campi Piani-Monte di Maloimportante. Cima e rientro; quello del tardo pomeriggio: Cornedo-QuargnenOltre al ciclismo e alle corse in ta-Selva-Alvese-Campanella-Caauto, che altri sport pratichi? stelvecchio e rientro. Amo lo sci di fondo, la corsa e il motociclismo, ma quest’anno mi Sei uno scalatore o un passista? sono dedicato soprattutto alla bi- Me la cavo un po’ dappertutto; cicletta. Non mi sono mai fermato amo però di più la salita, anche se e da maggio 2012 a maggio 2013 è sempre dura.
8 Ti fai seguire, hai un preparatore? Sì, Luca Guercilena, preparatore atletico degli Svizzeri, di Fabian Cancellara, e Massimiliano Lelli, che è anche il costruttore della mia bicicletta, tutta artigianale. Ma la tua squadra è il Ciclo Club Novale Valtermo? Certo, ci sono molto affezionato. Fin dai mei primi anni a Valdagno ho conosciuto Giuliano Prebianca, storico leader del gruppo. È stato lui che mi ha fatto conoscere ciclisticamente la valle, prima in mountain bike poi con la bici da corsa. Giuliano è il mio riferimento a Valdagno per quanto riguarda le due ruote. Adesso ci accompagna anche suo figlio Ludovico, che è un ottimo ciclista e promette bene. Sei tra i fondatori (nel 1997 ndr) della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus, di cui ti occupi attivamente da oltre un quindicennio, ritieni che lo sport sia utile per dare visibilità a questo tipo di cause e nella ricerca di fondi? Lo sport è un canale straordinario di comunicazione. Ho partecipato all’ultima Dakar con il mio mezzo completamente dedicato alla Fondazione FFC onlus e lo scorso autunno ho organizzato la prima Milano-Roma in bici per sensibilizzare il pubblico sul problema della Fibrosi Cistica, un “Viaggio in Italia” durato alcuni giorni, per portare anche nei centri più piccoli e tra le persone il messaggio che da certe malattie rare si deve e si può guarire, se si sostiene la ricerca. Abbiamo riunito una carovana di ciclisti fantastica: hanno pedalato con noi grandi campioni di ciclismo del passato come Francesco Moser, Marino Basso, Francesco Casagrande e
credit archivio Matteo Marzotto Al centro della foto, Matteo Marzotto e Davide Cassani con i campioni di ciclismo che li hanno accompagnati nella Milano-Roma, evento promosso a sostegno della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica; Sotto, il fuoristrada guidato da Matteo Marzotto nella Parigi-Dakar con il simbolo della Fondazione FFC. di oggi come Filippo Pozzato, Andrea Taffi e tanti personaggi dello spettacolo. Nel nostro passaggio abbiamo organizzato tutta una serie di iniziative per sensibilizzare quanta più gente possibile sul tema della fibrosi cistica con incontri pubblici nelle tante piazze attraversate, interviste radio e televisive anche in diretta dai pedali. Durante il viaggio era attivo il servizio sms solidale per il sostegno alla Fondazione ed abbiamo ricevuto moltissime donazioni. Il prossimo ottobre abbiamo in programma una nuova sfida altrettanto impegnativa: la Palermo-Roma. Speriamo che ci possiate seguire in diretta stream dal sito della Fondazione www.fibrosicisticaricerca.it.
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credit archivio Matteo Marzotto Credo molto che questo sia un modo vincente per sensibilizzare sempre più persone alla causa della nostra Fondazione.
pensiero e l’opera di Giannino Marzotto, un autentico sostenitore della ricerca per uno sviluppo industriale intelligente, efficiente, rispettoso dell’ambiente. Di cosa ti occupi oggi? Il prossimo 30 giugno scadrà il Siedo nel Consiglio di Ammi- bando per la presentazione dei nistrazione della Marzotto e in progetti, i migliori dei quali si altri tre Consigli di importanti divideranno un monte premi di aziende italiane. 800 mila euro. E poi sei stato da poco eletto presidente dell’Associazione Progetto Marzotto, una grande e illuminata idea di Giannino per la promozione del talento dei giovani imprenditori. È stato un onore essere scelto come continuatore del Progetto Marzotto, assumerne la presidenza e con essa l’alta carica ideale che ha sempre distinto il
Quant’è difficile fare impresa oggi? Fare impresa nel nostro Paese è sempre stato difficile, mio nonno Gaetano ha dovuto superare problemi enormi come la Seconda guerra mondiale, mio padre e i miei zii le difficoltà degli anni Sessanta e Settanta, la crisi petrolifera, le lotte sindacali, gli anni del terrorismo. A noi è toc-
Sopra, Matteo Marzotto in una gara di motociclismo al Mugello, una sua grande passione; di lato, in uno scatto come testimonial per una delle ultime campagne pubblicitarie firmate dal fotografo Giovanni Gastel per Philip Watch, storico brand di orologeria del Gruppo Morellato, grande sostenitore della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica (credit Giovanni Gastel).
L’Associazione Progetto Marzotto nasce come associazione senza scopo di lucro al fine di onorare la memoria del Conte Gae-
tano Marzotto ed ha tra i suoi obiettivi ricercare, soprattutto, tra le giovani generazioni quanti si propongono di seguire nella concretezza quanto serve a tradurre l’idea in azione e quanti si distinguono per coraggio ed intelligenza, fornendo loro supporto anche economico ed a questo proposito ha ideato, organizza e promuove su base annuale il Premio Gaetano Marzotto. Quest’ultimo, giunto nel 2013 alla sua terza edizione ha durata decennale ed un monte premi di 800mila euro, è volto a creare una piattaforma dell’innovazione in Italia fondata sul virtuoso connubio tra capacità imprenditoriale e visione sociale, su esempio di quanto fece nella prima metà del Novecento l’industriale Gaetano Marzotto e, successivamente, suo figlio Giannino. Quest’ultimo, recentemente scomparso, ne è stato indiscusso testimone e autorevole mentore ed ha voluto seguirne ogni dettaglio in prima persona fino all’ultimo, con la passione, la lungimiranza e la generosità che lo stesso nipote Matteo Marzotto, eletto dopo di lui presidente dell’Associazione nell’ottobre 2012, ha dichiarato di volere tenere ad esempio, proseguendone la missione. Per maggiori informazioni sul Bando di Concorso legato al Premio Gaetano Marzotto www.progettomarzotto.org; www.premiogaetanomarzotto.it
stato eletto al Parlamento italiano, ma è stato uno dei più grandi uomini dell’Italia del suo tempo: per lui l’impresa doveva produrre ricchezza per tutti e non solo per pochi: realizzò grandi opere sociali a Valdagno, Portogruaro, Manerbio, Mortara, Brugherio, Brebbio, Jesolo, Pian delle Fugazze. Centinaia di migliaia di metri quadrati con abitazioni, scuole, circoli ricreativi, piscine, campi sportivi. Tutto per i suoi operai, che dovevano, sì, lavorare, ma anche vivere bene. Alla politica oggi manca questa capacità di visione, questo spirito di servizio, manca l’energia di fare le cose.
credit archivio Mittelmoda
Matteo Marzotto (1966) è Presidente di Associazione Progetto Marzotto da ottobre 2012 e Presidente di Mittelmoda Fashion Award da settembre 2008. Come imprenditore tra gennaio 2009 e gennaio 2013 ha acquisito e successivamente rilanciato Vionnet S.p.A., di cui è stato anche Presidente. Dopo avere lavorato per quindici anni nelle aziende collegate agli interessi di famiglia, maturando esperienze lungo tutta la filiera del tessile/abbigliamento, tra il 2003 e il 2008 è stato prima Direttore Generale Operativo (COO), poi Presidente di Valentino S.p.A. Come Civil Servant è stato Presidente e Commissario di Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, da agosto 2008 a dicembre 2011. È tra i fondatori (gennaio 1997) della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi CisticaOnlus e, oltre a Marzotto S.p.A., siede in diversi consigli di amministrazione. È uno sportivo attivo, appassionato delle discipline legate al volo.
Per i tuoi quarant’anni hai scritto un Matteo Marzotto tra Greta Franson e Lucia libro, adesso vai verso i cinquanta… Zanuso atlete del Ciclo Club Novale È un’età magnifica, questa: fisicamente sono quello dei 30 anni, forse in bici cata la globalizzazione, il deliro della new sono più forte adesso di quando ero più economy, quando le azioni di una scono- giovane; mentalmente ho acquisito conosciuta compagnia telefonica valevano più scenze ed esperienze proprie dei 50 anni: di quelle della Fiat, adesso ci tocca que- mi sento maturo e la maturità, diceva sta nuova Italia, e il dovere assistere alla Shakespeare, is all. seconda potenza manifatturiera d’Europa messa nelle condizioni di non riuscire più a fare impresa. Sono un positivo e un ottimista e uno sportivo, le difficoltà non mi fanno paura, le crisi nemmeno; ma quello però che sta accadendo oggi in Italia mi fa arrabbiare e preoccupare. Continuerò comunque a fare l’imprenditore: negli ultimi quattro anni mi sono occupato - tra l’altro - dell’acquisizione e del rilancio del brand Vionnet, da poco rivenduto. Cosa ci vuole alla politica oggi? Quello che ci vuole nell’imprenditoria, nello sport, in tutto quello che facciamo: nuove energie, nuovi talenti, nuovi interpreti della creatività. Persone che s’impegnino non per il denaro fine a se stesso, ma perché principalmente amano quello che fanno. Mio nonno Gaetano non è mai
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attacco allo sport
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o scorso 15 aprile a Boston su Boylston Street il cronometro si ferma a 03:46:06 quando gli amici Tite Togni e Augusto Battaglia tagliano il traguardo della 117^ Boston Marathon e continua la sua corsa, là sopra all’arrivo, secondo dopo secondo, mi-
nuto dopo minuto, arrivando a segnare 04:09:43, poi più nessuno ci fa caso. No, la maratona non era già conclusa, ma a finire erano stati i festeggiamenti. Alle 14.50, ora di Boston, quando in Italia erano circa le 20.50 accadeva l’impensabile. A casa della mia fidanzata stavamo sbrigando la tavola dopo una cena insieme ed in milioni di altre case qualcuno si gettava sotto la doccia, qualcun altro metteva a letto i figli, qualcuno
si concedeva il piacere di un buon libro, c’era chi partiva per il lavoro, come mio padre, e chi, invece, già dormiva. Nessuno dormiva a Boston, chi avrebbe potuto farlo d’altro canto? Due esplosioni, avvenute in sequenza, lungo i metri finali del percorso hanno seminato il panico ed hanno lasciato a terra più di 150 feriti e, ahimè tre vittime. I loro nomi erano Martin Richard di soli 8 anni, Krystle Campbell di 29 e Lingzi Lu appena vent’enne. Quella di Boston è la più an-
di Giulio Centomo tica maratona del mondo e tra le più prestigiose che si tiene ogni terzo lunedì di aprile, dal lontano 1897, in occasione del Patriots’ Day, l’anniversario dell’inizio della Rivoluzione Americana. È anche una delle sei World Marathon Majors (Berlino, Londra, Chicago, Tokio, New York e Boston), a cui partecipano appassionati e agonisti da ogni parte del mondo attorniati da un folto pubblico di 500.000 spettatori. La bresciana Tite Togni con l’amico Augusto Battaglia era là, a compiere quello che mi dice essere “un rito di passaggio per qualsiasi maratoneta”.
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Ci aveva già provato una prima volta nel 2010, ma l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll e la conseguente paralisi dei voli europei l’avevano costretta a rinunciare, proprio nel giorno del suo compleanno. Quest’anno invece, tutti i tasselli sembravano al posto giusto: l’iscrizione era riuscita già a settembre dello scorso anno e con un tempo nettamente migliorato, a Boston c’era anche suo figlio minore per un anno di studi e anche il team di amici era carico e pronto a partire. “La curva energetica di un runner è inesorabile - mi racconta dopo un periodo di alti, arriva-
no i bassi. Dopo un 2012 per me stellare nei risultati, quest’anno ho sentito la stanchezza e quindi l’obiettivo alla partenza era molto ridimensionato. Il giorno prima della maratona ho corso la 5 chilometri per saggiare con gambe fresche l’ultimo tratto e sull’arrivo, scorrendo proprio quegli ultimi metri, ho avuto dei brividi... ma allora pensavo alla maestosità di quella manifestazione.” Il 15 aprile la sveglia suona alle 5, il tempo per la colazione in camera, un po’ di sano yoga con un occhio al meteo e poi giù per mettersi in coda per prendere posto sugli autobus ufficiali che portano alla partenza di Hopkinton.
“Sorrisi tesi, si beve, ci si rilassa – continua a raccontarmi Tite – poi decido la mia strategia: potevo partire con il secondo scaglione alle 10.20 oppure provare ad intrufolarmi nel primo scaglione, quello delle 10 e nel quale era designato Augusto, il mio compagno. Sarà stato lo yoga che l’antico Patanjali dice conferire premonizioni, il fatto è che ho seguito un istinto preciso, sia pur senza ragione, che mi ha indotta a provare a partire alle 10. Ho passato i controlli ai cancelli come se qualcosa di superiore mi stesse proteggendo e conducendo, in un batter d’occhio ero lì alla partenza, in mezzo alla classica folla di runners composti e
concentrati. 2’ di silenzio per la recente strage di bambini avvenuta in una scuola vicina e poi lo sparo, partiti. La corsa va, nonostante la mia debolezza che mi costringe a tre pit stop, e arriviamo al traguardo felici, scattiamo qualche foto di rito, ritiriamo acqua, cibo e la bella medaglia. Usciamo dal recinto e ci dirigiamo verso il taxi che ci avrebbe riportati in albergo. È proprio in quei momenti che vengo urtata da una sagoma scura con zaino e che solo più tardi scoprirò coincidere con quella di uno degli attentatori. Mi avevano colpito la fretta con cui si dirigeva verso strade laterali e l’abbigliamento così diverso da noi runners claudicanti e mezzi nudi. Col senno di poi i conti tornano: il ragazzo era a pochissimi minuti dallo scoppio...
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In quei minuti in cui riusciamo a prendere al volo un taxi per andare all’albergo si susseguono mille sensazioni, forse delle vere premonizioni. Eccezionalmente correvamo verso il taxi, mentre di solito cammino, ma avevo freddo e tremavo così ho fatto un’eccezione. Non abbiamo sentito nulla e abbiamo appreso dell’accaduto solo una volta giunti in albergo, dalla CNN con le sue breaking news e dalle telefonate preoccupate di molti amici. Poi le sirene spiegate delle ambulanze hanno completato l’ambientazione da film. Ho anche provato a telefonare alla polizia ripensando a quel ragazzo, ma le linee erano tutte intasate. Nel frattempo Boston era divenuta Bagdad con le strade bloccate da militari in assetto da guerra e blindati ovunque. Dal chiasso della folla siamo passati ad un silenzio tombale, doppiamen-
te anomalo in una città americana, regno dell’around the clock. A quel punto ci siamo concentrati nel reperire qualcosa da mangiare e poi via a dormire qualche ora prima di fare le valigie e lasciare la città all’alba solo qualche ora prima che la stessa scatenasse la caccia all’uomo proprio nella direzione che avevamo preso noi. Dzhokhar Tsarnaev, il secondo attentatore, ferito, si nascondeva in un paesino vicino a dove stava mio figlio e allora penso: hanno la stessa età, hanno studiato latino entrambi, ma mentre mio figlio è cresciuto nell’amore, il giovane ceceno è vissuto in uno dei Paesi più violenti e martoriati al mondo. Quella notte ho pregato che non morisse e si arrendesse.
Ancora premonizione yogica? Cosa farò l’anno prossimo? Ho scoperto di essere nuovamente qualificata, ma non amo ripetere le stesse gare. Lascio quindi il posto a chi non è riuscito a portarla a termine.” Forse non ci sono parole per chiudere nel modo adatto questo articolo e allora scelgo di citare alcune righe tratte dal blog di Augusto, non me ne voglia. “... e infine ci siamo, l’ultima curva, l’ultimo pezzo di miglio, due ali di folla intorno a noi e lo striscione laggiù: Boston che festeggia, Boston che celebra i suoi runner, Boston che quell’ultimo miglio non te lo dimenticherai mai… Boston che però esplode, mezz’ora
dopo il nostro passaggio. Boston che precipita nel silenzio, assordante silenzio pieno di perché senza possibili risposte, silenzio interrotto solo dalle sirene della polizia e delle ambulanze. Boston che si riempie di militari, di polizia, Boston in guerra, Boston che diventa improvvisamente muta come le Murge. Boston che si porta via così vite di bambini e di adulti e con loro tutti i miei microscopici pensieri, la Puglia, la gara appena corsa, la donna che non può avere male alle gambe, la difficoltà sofferente di Tite accanto a me, mentre la sorreggo allontanandola da lì, poco prima che quel luogo di festa diventi luogo di tragedia. Siamo andati piano, ma per fortuna non abbastanza.”
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schio
La Coppa del Mondo di Scialpinismo all’ALPSTATION SCHIO
“Sfide, fatiche ed emozioni di una stagione di Coppa del Mondo di Scialpinismo” questo il titolo dell’entusiasmante ed inedito video presentato venerdì 31 maggio all’Alpstation, una carrellata mozzafiato delle tappe più importanti di Coppa del Mondo appena conclusa.
U
n contributo di forte impatto, che ha restituito alla sala il carattere e l’importanza che lo scialpinismo sta assumendo in questi ultimi anni. Complice Carlo Ceola, presentatore della serata, che ha da prima introdotto il video-racconto e poi intervistato gli ospiti d’eccezione
presenti alla serata: il CT della Nazionale Italiana di scialpinismo Oscar Angeloni e gli atleti Montura Davide Galizzi e Federico Nicolini. Tre figure di spicco del panorama dello scialpinismo che hanno raccontato con divertenti aneddoti e curiosità la loro esperienza in azzurro sciando le più belle montagne d’Europa. Prezioso l’intervento di Franz
Nicolini, esperta guida alpina e autore del libro “libero di concatenare”, che ha narrato la mitica impresa dell’ascensione di 106 cime oltre i 3000 metri in soli 50 giorni. Per concludere la serata, nell’area esterna all’Alpstation i partecipanti hanno potuto brindare con i protagonisti della serata in un immancabile “terzo tempo”.
Tanta la gente intervenuta per questa prima serata di sport e montagna proposta da Alpstation Schio. Il negozio, che presenterà altre serate a tema nei prossimi mesi, vuole creare momenti di incontro per gli appassionati di alpinismo e sport outdoor, diventando punto di aggregazione per tutti gli amanti della montagna e della natura.
il “Città di Valdagno” raddoppia
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valdagno
Dal 22 giugno al 6 luglio andrà in scena la seconda edizione del torneo nazionale di tennis
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opo il grande successo della prima edizione, il Meeting Club Valdagno si prepara ad ospitare la seconda edizione del “Città di Valdagno”, torneo nazionale di tennis riservato ai giocatori di 3^ cat. Le migliori racchette venete si daranno appuntamento nei campi di via Cornetto dal 22 giugno al 6 luglio 2013. La prima settimana sarà dedicata alle partite di qualificazione al tabellone finale, il quale prenderà il via nella seconda settimana e vedrà in azione i giocatori
più forti. Il clou del torneo si concentrerà nella serata di venerdì 5 luglio, riservata alle semifinali, e nella giornata di sabato 6 luglio, con la finale prevista per le ore 17 a cui seguirà la cerimonia di premiazione e la festa di chiusura. Visibile la soddisfazione degli organizzatori, che nonostante il momento di crisi generale sono riusciti a rinnovare l’impegno richiesto da una manifestazione di categoria, oltretutto inserendo nel programma l’importante novità rappresentata dalla gara di doppio maschile. Nella foto, l’Assessore allo Sport Alessandro Grainer premia il vincitore della prima edizione Eugenio Menato.
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lia rosa ciclismosicuro.it in mag a del Vajont e in quella di Vicenza.
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Ciclismosicuro.it è stato presente al Giro nella tapp e fatiche, se i progetti partono dal cuore, ripagano sempre e anche stavolta è stato così! Ciclismosicuro. it dal dicembre scorso ha coinvolto gli Amministratori di Parto Carnico, in Friuli (località ad una decina di km. dal mitico Zoncolan, in Val Pesarina), per cercare di onorare e ricordare lo sfortunato 19enne Thomas Casarotto che proprio a Pesariis ha avuto nel settembre 2010 l’incidente (che pochi giorni dopo gli è costato la vita)
in occasione della passaggio del Giro d’Italia che da Cave del Predil ha portato la carovana a sul traguardo del Vajont nell’11^ tappa del Giro 2013. La Rai, grazie all’interessamento di Alessandra De Stefano che ha organizzato la sosta della “Motoscopa del Giro” nel luogo in cui una lapide ricorda il tragico evento e con il commento pertinente di Silvio Martinello al “Processo alla Tappa”, ha ricordato Thomas sottolineando anche il lavo-
ro di ciclismosicuro.it dedicato alla sicurezza sulle strade ed in particolare su quanto prevede l’articolo n. 9 del Codice della strada. Sette giorni dopo con l’arrivo a Vicenza nella tappa numero 17, Alessandra De Stefano ha voluto in “Anteprima Giro” la presenza di ciclismosicuro.it per ribadire il messaggio sulla sicurezza e in più ha anche dato spazio a Paolo Aste che ha parlato delle sue imprese e i suoi record da ultracycler l’ultimo
di Enzo Casarotto dei quali completato qualche settimana fa che lo ha visto protagonista da est ad ovest della penisola e da nord a sud e ritorno veicolando anche un messaggio di informazione essendo testimonial di ciclismosicuro.it e di solidarietà per la ricerca al fianco dell’Onlus di Marina Romoli. Il Giro passa a Vicenza, ma non è tutto! Marina Romoli a Schio con Paolo Aste e ciclismosicuro.it
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vicenza
Il Giro passa a Vicenza, ma non è tutto! Marina Romoli a Schio con Paolo Aste e ciclismosicuro.it Il Giro ha fatto tappa a Vicenza e tutti sappiamo com’è andata a finire! Onore a Visconti (Movistar alla quarta vittoria consecutiva) e i complimenti vanno agli organizzatori capaci di radunare nella cinquantina di km. del tracciato vicentino una miriade di appassionati. Non c’è rimasto tanto da dire per quanto concerne la tappa. I giornali di
queste notizie ne sono pieni e tutti ne siamo informati. Vicenza con il gruppo di ciclismosicuro.it ha voluto fare qualcosa in più è ciò e stato reso possibile dalla disponibilità di Marina Romoli che dopo la presenza alla partenza di Caravaggio (Bg), si è precipitata sulla linea del traguardo berico per divulgare il messaggio della sua associazione
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e per ricevere dal palco del “Processo alla tappa” la maglia rosa indossata nelle quattro tappe da Luca Paolini che la Marinaromolionlus.org metterà in palio nella prossima asta benefica con molte altre donate da squadre e singoli atleti per questa nobile causa. Pochi sanno però che Marina (assieme alla mamma) nel dopo tappa è stata ospitata al Centro Coni di Schio dalla crew dell’ultracycler Paolo Aste per una serata in cui lo staff di ciclismosicuro.it del progetto sulla sicurezza ha rinsaldato la collaborazione tra i due gruppi iniziata nell’ottobre scorso in occasione del 2° memorial Thomas Casarotto. Una serata conviviale particolarmente azzeccata in cui non sono mancati (vista la caratura degli ospiti) alcuni spunti interessanti. Tra i presenti anche il presidente provinciale della FCI vicentina Luigi Comacchio e Francesco Cecchin che hanno ribadito la loro disponibilità alla vicinanza del progetto ciclismosicuro.it rivolto soprattutto ai ragazzini. Anche in questa occasione lo sport si è messo a disposizione della solidarietà con la Marinaromolionlus.org grazie a Paolo Aste e al portale ciclismosicuro.it che in questi giorni ha aggiornato il sito con le notizie dal Giro e con l’impresa del suo testimonial Paolo Aste.
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lo u ilMassimbao Oclzeraoconqduistaelil tom rneo Open “Città di Schio” Fabio Giaretta
Fabrizio Cavestro
Tommaso Dal Santo Massimo Ocera
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on c’è due senza tre”. Questo, probabilmente, deve aver pensato Andrea Stoppini scrutando il cielo nuvoloso di Schio alla vigilia della finale del torneo Open “Andritz Hydro”. Causa maltempo, infatti, la settima edizione del torneo scledense si è giocata in gran parte sui campi indoor in Play-it, la superficie rapida a lui preferita. E in tali condizioni, il due volte vincitore del torneo, nonché campione uscente, sarebbe stato praticamente ingiocabile. Lo dimostra il percorso lineare che lo ha portato in finale senza perdere un set, durante il quale ha raccolto due scalpi nobili come il 2.1 Pedrini nei quarti di finale e soprattutto la testa di serie numero 1, il prima categoria argentino Leandro Migani, in semifinale. A sorpresa, però, sabato 18 maggio la pioggia battente scesa durante la settimana ha deciso di prendersi un giorno di pausa, regalando agli organizzatori del torneo una splendida finale sul campo centrale in terra rossa all’aperto, davanti alle tribune gremite di spettatori. Una finale che ha offerto molte emozioni e colpi spettacolari, come altro non poteva essere visti
Andrea Stoppini
di Eugenio Menato i protagonisti. Di fronte al trentatreenne di Trento ex n. 161 Atp (che nel 2006 seppe sconfiggere nientemeno che Andrè Agassi) c’era infatti il 2.1 torinese Massimo Ocera, famoso nell’ambiente per il suo gioco e il suo look stravagante. La finale parte subito ad alti ritmi, con entrambi i giocatori aggressivi sia nel servizio che in risposta. Il match rimane in parità fino al 6-6, nonostante Stoppini abbia avuto un set point sul 6-5. Nel tie break, Ocera prende il largo sul 2-1 sfoderando un passante di dritto magistrale. E’ la perla che spezza gli equilibri e gli consente di issarsi fino al 7-2 che gli porta in dote il primo set. Nel secondo set, Stoppini cala visibilmente, subendo il break sul 2-2. Ocera si porta così a servire per il titolo sul 5-4. E’ questo il più bel game del match ed anche il più lungo, nel quale Stoppini prima annulla un match point con una risposta vincente di rovescio sulla riga, poi non sfrutta quattro palle del 5 pari, una delle quali sbagliando un comodo smash dopo essersi aperto il campo con tre bordate sulle righe. Ocera chiude allora al terzo match ball con un servizio vincente. Il torneo, quest anno giunto alla
settima edizione, vede quindi iscrivere un nuovo nome di spessore al suo albo d’oro. Massimo Ocera, classe 1982, è un ex professionista issatosi al numero 380 del mondo nell’agosto 2005, anno in cui riuscì ad annichilire nel torneo ITF di Bassano nientemeno che Juan Martin Del Potro. Capace di conquistare in carriera cinque tornei ITF Futures (il circuito minore dell’Atp), “Oc” è stato considerato per anni uno dei giovani azzurri dal talento più cristallino, essendo dotato di un gioco vario e brillante, in particolare di un rovescio a una mano fantastico. Nonostante dal 2007 abbia abbandonato l’attività internazionale, è rimasto impegnato nei tornei nazionali e nelle competizioni a squadre, a cui tiene molto.
come è capitato qui nei quarti di finale e nella semifinale. Finalmente ce l’hai fatta a mettere il tuo nome nell’albo d’oro del torneo. Sei contento della vittoria? Certamente. Qui a Schio, nelle tre precedenti edizioni che ho giocato, non ero mai andato oltre i quarti di finale, forse per il fatto che ho sempre sofferto il doppio turno. Quest anno mi sono presentato in ottima forma, oltretutto sono anche stato fortunato a giocare gran parte del torneo sul Play-it, una superficie che gradisco sia per il mio tipo di gioco sia per il fatto che richiede un minore dispendio di energie. Se fosse entrato lo smash a Stoppini sul 5-4 del secondo set la partita sarebbe potuta cambiare? Forse sì, perchè iniziavo ad essere un po’ stanco e a servire con minore intensità. D’altronde anche lui era calato molto fisicamente nel secondo set. Dal 3-2 al 5-2 ha commesso un sacco di errori non forzati, quindi sarebbe stato tutto da vedere.
Massimo, passano gli anni ma ci sei sempre, invecchi bene...come il vino? Dopo la vittoria di oggi, penso proprio di sì. In effetti, nonostante mi alleni molto meno rispetto a quando ero un “pro”, quasi gioco meglio. Devo dire che il mio tennis, fatto di scambi brevi, mi facilita in questo anche se fisicamente qualche acciacco inizio a sentirlo, soprattutto quando sono costretto In cosa pensi di essere stato sua giocare due partite in un giorno periore a Stoppini?
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Tc Da sinistra, il Presidente del e, res lab Ca o aol Schio Giamp il Direttore del torneo Gemiliano Leinardi, il vincitore Massimo Ocera e il Giudice Arbitro Salvatore Frongia Cavestro I finalisti del 3^ cat. Fabrizio to e Tommaso Dal San
Premiazioni
il vincitore Massimo Ocera
I finalisti del 4^ cat. Antonio Casa e Fabio Giaretta
Credo che la differenza oggi l’abbia fatta la continuità di gioco. Lui ha avuto dei picchi molto alti, ma anche molti passaggi a vuoto. Io invece sono riuscito a tenere alta la concentrazione per tutta la partita e poi, tatticamente, non ho commesso nessun errore. Quali saranno i tuoi prossimi impegni? Fino alla fine di giugno continuerò a giocare tornei Open in Italia, poi mi sposterò in Germania per la Bundesliga, infine ad ottobre giocherò con il Tc Crema la serie A1, competizione a cui tengo molto. L’anno prossimo difenderai il titolo? E’ ancora presto per dirlo, ma spero proprio di sì. Qui a Schio mi sono sempre trovato molto bene. Voglio ringraziare in particolare il
mio “sparring partner” Fabio Gia- Grignani, per cui ora stiamo lavoretta per avermi portato fortuna e rando al nostro prossimo progetto il barman Alessandro Rossi per i che uscirà ad ottobre. cockails del players’ party. Il torneo ha visto concludersi Per finire, ci parli del tuo pro- anche le sezioni intermedie dei tabelloni di 3^ e 4^ categoria. Engetto musicale-letterario? Tutto è nato nel 2009, quando ho trambe hanno messo in scena due pubblicato una raccolta di poesie, “derby”. Quello del 3^ cat. tra i dal titolo Inattesa, che ho scritto vicentini della SSD ‘98 Fabrizio negli anni in cui da professioni- Cavestro e Tommaso Dal Santo sta viaggiavo per il mondo. Circa se l’è aggiudicato Cavestro, che si un anno e mezzo fa, poi, con un è così preso la rivincita della finamio amico, Simone Garza, che le dei Campionati Veneti di terza già aveva esperienza teatrale, e persa proprio contro Dal Santo lo con il violinista Andrea Calegaro, scorso ottobre. Nel 4^ categoria la abbiamo formato un gruppo acu- finale tra i due giovani beniamini stico chiamato “I balzi del mulo” di casa Antonio Casa e Fabio Giae abbiamo registrato un Cd, inti- retta è andata ad appannaggio di tolato “Scintille”, dall’omonimo “House” solo dopo una sfida di olmio secondo libro di poesie che tre due ore conclusasi al tie break nel frattempo avevo pubblicato. del terzo set. Tra le altre cose, l’album ha avuto la fortuna di piacere a Gianluca
L’ALBO D’ORO
2007 – Andrea STOPPINI (Ct Rovereto) 2008 – Michael RYDERSTEDT (Ct Palermo) 2009 – Simone VAGNOZZI (Tc Alba Cuneo) 2010 – Leonardo AZZARO (Ct Firenze) 2011 – Luca VANNI (Ct Castellazzo Parma) 2012 – Andrea STOPPINI (Ct Rovereto) 2013 – Massimo OCERA (Tc Crema)
Alle premiazioni sono intervenuti il Presidente del Tc Schio Giampaolo Calabrese e l’Ing. Christian Lenzin di Andritz Hydro. Entrambi hanno manifestato parole di soddisfazione per lo spettacolo messo in campo dai giocatori e per la qualità del torneo, rinnovando l’appuntamento per il prossimo anno. Chiosa finale riservata al Direttore del torneo Gemiliano Leinardi che ha definito questa finale come una delle più belle dell’intera storia del torneo e ha ringraziato l’intero staff per la professionalità dimostrata, che ha permesso negli anni di rendere questa manifestazione uno degli appuntamenti clou del panorama vicentino.
I RISULTATI DELLE FINALI
Open Massimo OCERA (2.1, n. 6) b. Andrea STOPPINI (2.1, n. 4) 7/6 (2) 6/4 Sez 3^ cat. Fabrizio CAVESTRO (3.1, n. 2) b. Tommaso DAL SANTO (3.1) 0/6 7/6 6/3 Sez. 4^ cat. Antonio CASA (4.1, n. 1) b. Fabio GIARETTA (4.1, n. 3) 6/2 1/6 7/6 (7) Giudice Arbitro: Salvatore Frongia Giudice di sedia: Rolando Turco Direttore del torneo: Gemiliano Leinardi
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san quirico
fino alla fine
L’A.S..D. S.Quirico ha conquistato la promozione dalla terza alla seconda categoria. Cronaca di un successo che parte da lontano.
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’A.S..D. S.Quirico ha concluso una stagione, a dir poco esaltante, la sua terza stagione nel campionato di calcio F.I.G.C. di terza categoria con LA PROMOZIONE IN SECONDA CATEGORIA . Vale la pena raccontare un po’ di storia del San Quirico che circa trent’anni fa’ chiuse la sua ultima esperienza di terza categoria, con la conclusione di un ciclo che lasciò per anni un vuoto nel paese. Con il passare del tempo e la voglia sempre maggiore di costruire ancora qualcosa di importante, fece si che nel 1995, Bicego Gianluca e Lora Roberto fondarono l’attuale Associazione Sportiva San Qui-
di Francesco Pretto rico, diventata A.S.D. nel 2010. In questi anni si sono succedute diverse esperienze nei campionati amatoriali, torneo del sabato F.I.G.C., con ottimi risultati, ma finalmente, nella stagione 2010/2011 il S.Quirico approda in terza categoria, per arrivare dopo solo due anni alla seconda categoria. Tutto ciò dimostra che parecchia strada è stata fatta, con grandi soddisfazioni. A questo punto non si può non ricordare il primo Presidente Rossato Matteo, che cedette poi la carica all’attuale e longevo Presidente Bicego Michele, mentre i componenti della Società subirono numerosi cambiamenti nell’arco degli anni. Le posizioni al ver-
tice e la vittoria del campionato con il passaggio alla seconda categoria dimostrano come la Società abbia saputo operare bene in questi ultimi tempi “Approfitto di questa occasione”, sottolinea il Presidente Bicego, “per ringraziare quanti mi sono vicini ed hanno fattivamente collaborato con il sottoscritto per far crescere questa Società. Mi preme sottolineare l’apporto dato dai Vice Presidenti Sbabo Dario e Peserico Clemente , dal consigliere, Sartori Marco, da tutti i collaboratori che, a vario titolo danno il loro contributo e dal responsabile degli impianti sportivi sig. Cailotto Francesco. Infine mi preme sottolineare il lavoro svolto dal D.S. sig .Pretto Francesco. I sogni”, continua il Presidente Bicego, “spesso rimangono tali, ma siamo riusciti a trasformarli in realtà, conquistando con merito la promozione in seconda categoria: Una grande soddisfazione per la nostra Società, per un grandissimo risultato ottenuto con tanta buona volontà, tanta passione e un gruppo di ragazzi straordinari condotti da un ottimo allenatore come Luca Rinaldi ed il suo staff tecnico, Peserico Nicola vice allenatore e Zarantonello Massimo, preparatore dei portieri. Una Società che è cresciuta sia come squadra che come dirigenza, e che ha permesso di creare un team di qualità umane e tec-
niche che ha lavorato duramente e con impegno per raggiungere l’obiettivo prefissato. Non abbiamo mai fatto calcoli, abbiamo sempre pensato a dare il massimo, a credere in ciò che stavamo facendo, a sudare con il sorriso, a divertirci durante la settimana e alla domenica. Siamo riusciti a riscrivere la nostra storia, siamo arrivati dove non eravamo mai arrivati, un obiettivo che ci riempie di orgoglio. Ma nulla è dovuto al caso, abbiamo costruito mattone dopo mattone il nostro presente, con lavoro ed umiltà. Tante persone e tanti ragazzi sono passati da noi ed hanno contribuito alla nostra crescita, sia come giocatori che come dirigenti e mi fa sempre piacere ricordarli e ringraziarli, come dobbiamo sempre ringraziare i nostri sponsor e le persone che ci aiutano e soprattutto le nostre famiglie che ci sopportano e ci seguono. Per ultimo lasciatemi ringraziare i nostri meravigliosi tifosi che meritano tutta la nostra gratitudine, in casa o in trasferta sempre presenti a sostenere questi splendidi ragazzi, encomiabili, seri, di compagnia. Loro sono stati i grandi protagonisti e loro si meritano questo grande risultato….GRAZIE RAGAZZI e FINO ALLA FINE: FORZA SAN QUIRICO !!!!!!!!!!
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squash
Lo SPORT a scuola
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Campionati italiani scolastici e giovanili a Scuola Media Garbin di Valdagno ha partecipato anche quest’anno ai campionati italiani scolastici, ottenendo brillanti risultati soprattutto nella specialità dello squash. I ragazzi della Garbin, accompagnati dal prof. di educazione fisica Luigi Sesso, hanno disputato la finale nazionale a Riccione il 27 e 28 aprile, conquistando nella finale individuale femminile l’oro, con l’alunna Danzo Sofia, e il bronzo con l’alunna Ivanovic Katarina. Successo anche nella finale a squadre, con la conquista dell’argento da parte dei cadetti Viel Francesco, Manfron Lorenzo, Danzo Sofia,Ivanovic Katarina, Danzo Cristiana). La scuola media Garbin ha ottenuto un altro ottimo piazzamento
con il secondo posto nella finale provinciale di Marostica conquistato dalla squadra di calcetto femminile, perdendo 7-6 ai rigori, dopo essere stata in vantaggio fino a 2 minuti dalla fine (con Zordan, Manni, Castellan, Danzo, Bevilacqua, Battistin, Novello, Lesca, Calzati, Fioraso, Santagiuliana, Gadioli) e con la squadra femminile di atletica ( Silvia Zordan negli ostacoli, Giulia Grigolato nei 1.000 metri, Chiara Peripolli negli 80 m., Laura Santagiuliana nel salto in lungo, Camilla Giangreco nel peso, Vittoria Manni nel Vortex e Celeste Neresini e Elisa Fioraso nel salto in alto, oltre agli individuali maschili c Sebastian Hysaj nel Vortex e Alessandro Savegnago nei 1.000 metri) coordinati dalle professoresse Rossi e Bernardi, arrivata fino alla finale provinciale disputatasi a Vicenza.
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valdagno
CSV, nel nome, la sua filosofia
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entro Sport Valdagno è una società sportiva a responsabilità limitata nata da poco in vallata, frutto di un progetto di sette persone amanti dello sport e del divertimento. Nel suo oggetto sociale non c’è la gestione di un solo sport, ma il supporto allo sport a partire dalle associazioni sportive dilettantistiche. Difatti il primo obiettivo è diventare un punto di riferimento per le varie “aggregazioni di sport”, le associazioni dilettantistiche e le società sportive, che necessitano supporto logistico, amministrativo, consulenziale e soprattut-
È nato a Valdagno il CENTRO SPORT VALDAGNO, un’associazione che si propone di dare supporto amministrativo, logistico, strumentale e formativo alle piccole e medie associazioni sportive affinché la promozione e la pratica sportiva sia più semplice. di Stefano Garbin to formativo. CSV Valdagno mette a disposizione a tutti coloro che vogliono far parte della “rete” una sala polifunzionale attrezzata dove le varie Associazioni Sportive Dilettantistiche possono fare riunioni o formazione, inoltre CSV fornisce servizi amministrativi vari: dai tesseramenti ai rapporti con le federazioni, consulenza fiscale e gestionale per organizzazione di eventi o gare di qualsiasi tipo. Altro obiettivo ambizioso diventare punto di riferimento AICS per l’Alto Vicentino. Insomma CSV come “campo base” per l’associazionismo sportivo e la gestione dello sport, un misto fra uno sportello dello sport e la gestione diretta di attività sportive.
Difatti CSV aiuta le Associazioni Sportive Dilettantistiche ma anche attraverso la gestione soprattutto di sport minori, emergenti o in difficoltà che necessitano di un sopporto per emergere. Nata da poche settimane con una filosofia di fondo che ha già incontrato dei sostenitori. Primi fra tutti due sport in vallata in parte emergenti ma poco conosciuti e visibili come il Karate nello stile Shotokan con due affiliazioni lo Shotokan Valdagno e Karate tradizionale Trissino, e poi il tiro con l’arco nelle due “versioni” Olimpico (FITARCO) e Tradizionale (FIARC). L’interesse si è esteso anche ai vari sport che stanno valutando l’opportunità come ad esempio la Fortitudo 2012, una ASD di hockey a rotelle nata nell’alta valle dell’Agno
già da un anno con una squadra di serie B completa ma ferma. Per questo una alternativa come il pattinaggio su strada e su pista (i possessori di roller blade sono in aumento vertiginoso) e all’hockey pista, con una attenzione all’emergente hockey inline, soprattutto per i giovani è nel pensiero del CSV Valdagno. Insomma in vallata è nato da poco un nuovo interlocutore per lo sport, orientato alle fasce giovanili e alle ASD che si fanno carico dello sport come strumento di crescita e di formazione, di identità e divertimento. Divertimento e crescita, che per i giovani di questi tempi sembra sempre più d’obbligo…ma non solo per i giovani.
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E N O I Z A T N E S E PR DEL LIBRO
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Itinerari nel territorio dell’Alta Valle dell’Agno
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Cascata lungo il sentiero Braggion, Valle del boia, Campotamaso.
Motivi di interesse Da Campotamaso, adagiato fra boschi e prati, riparato da un arco di montagne, entriamo nella Valle del Boia. Appena lasciato alle nostre spalle il Ponte Austriaco abbiamo subito la sensazione di perdere il contatto con il mondo reale per entrare in un’altra dimensione: fatata, favolistica, onirica. Il rumore dell’acqua delle numerose cascatelle ci accompagna per lunghi tratti con l’impressione di essere spiati, a debita distanza, da salbanei e anguane rintanati nei loro segreti rifugi. Superata la Valle del Boia scendiamo a Castelvecchio, aggirando il monte Postale, percorrendo vecchi sentieri sul crinale tra la vallata dell’Agno e quella del Chiampo. Torniamo a Campotamaso visitando numerose contrade (vecchie corti, la stalla, ”la tesa per la legna e il fien”, l’orto, la fontana, il capitello): Visonà, Biondi, Maso, Sbricci, Giara di mezzo, Tesa di Campotamaso.
Attraversamento della contrada Munari.
Incanto, freschezza, sorpresa, magia, mistero primordiale: tutto questo è la Valle del Boia.
Fontana di contrada Biondi.
25 itinerari di trekking a Castelgomberto e nella Valle dell’Agno per scoprire, gustare e valorizzare alcuni luoghi fra i più belli e suggestivi del nostro territorio
Sentiero del “buso del bao”. Nottetempo luogo La meravigliosa fontana della Baita dei Vecia. di ritrovo di anguane e salbanei.
“Tesa per la legna e il fien”. Contrada Tesa di Campotamaso.
Descrizione del Bao, abitata da salbanei e anguane. (“Attenzione perché se vi troverete in questo luogo dopo le campane dell’Ave Maria perderete l’orientamento e girerete nel bosco per tutta la notte fino al suono mattutino delle campane del Padre Nostro, alla mercé di anguane e orchi”). Sono solo le due pomeridiane e abbiamo perciò tutto il tempo di contemplare e ammirare un ambiente naturale incontaminato e incantato. Continuiamo a scendere e arriviamo alla contrada Visonà, che attraversiamo in direzione N 344° verso la contrada Biondi. Qui, presso la fontana, prendiamo a destra, in direzione N 18,° un sentiero poco battuto in discesa, che attraversa la valletta percorsa da un torrente e risale leggermente verso la contrada Maso di origini cimbre. Attraversiamo la contrada e giriamo a destra, in direzione NE 62°, seguendo in discesa la strada asfaltata che percorriamo per circa 200 metri. In prossimità del capitello alla Madonna giriamo a sinistra per contrada Sbricci in direzione N 16°. Proseguiamo su strada sterrata fino alla contrada Giara di mezzo, fra pascoli e prati incantevoli e poi avanti ancora fino alla contrada Tesa di Campotamaso. Superato il cimitero proseguiamo in via Castiglieri e raggiungiamo il parcheggio attiguo alla chiesa di Campotamaso.
Dati tecnici Partenza Percorso Lunghezza Tempo di percorrenza Velocità media Dislivelli Difficoltà
Dal parcheggio della chiesa di Campotamaso. Giro circolare collinare: Campotamaso, La Valle del boia, Castelvecchio, Campotamaso. 20 km. e 250 m. 5 h. - 30 min. 3,7 km/h In salita 830 m. - in discesa 835 m. - quota max: 895 m. - quota min: 396 m. Impegnativo: per i dislivelli e per la lunghezza.
Altimetria
metri
Dalla chiesa di Campotamaso percorriamo la strada asfaltata in direzione della contrada Case e dopo circa 200 metri, in prossimità del Ponte Austriaco, giriamo a destra su una stradina sterrata che risale la Valle del boia. Percorriamo il sentiero Gianni Braggion, ben segnalato, fino alla Baita dei Vecia dove ci rinfreschiamo alla meravigliosa fontana. Qui giriamo a sinistra in direzione SE 144°, seguendo l’indicazione contrada Tomba. Usciti dal bosco, proseguiamo in discesa in direzione S 188° fino alle contrade Munari e Franchi. Superate le due contrade sbuchiamo sulla strada asfaltata, giriamo a destra in direzione SW 238° e raggiungiamo la contrada Zovo. Superiamo la contrada e all’incrocio per Marana-Altissimo, giriamo a sinistra in direzione Altissimo e dopo 10 metri abbandoniamo la strada asfaltata per prendere sulla sinistra un sentiero, in direzione E 70°, che percorre il crinale fra la Valle dell’Agno e la Valle del Chiampo. Arriviamo in località La Pineta e quindi alla chiesa di Castelvecchio. Puntiamo ora in direzione S 170° verso la contrada Lago e alle prime case giriamo a sinistra, in direzione E 104°, sul sentiero ben segnalato del Buso del Bao. Rapidamente e in forte discesa, attraversiamo l’incantata valle del Buso
Tracciato del percorso
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SCHIO
Via Lazio
SANTORSO
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PIOVENE ROCCHETTE
Via dell’Industria
A31
THIENE
VICENZA
dalla City al Vento
MARCO NANNINI è Velista dell’anno 2012 II° classificato Global Ocean Race, breve storia di un campionissimo
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di Francesco Pernigo
arco Nannini fino al 2011 era un manager in carriera nell’alta finanza della City di Londra, ma la sua grandissima passione per la vela prende il sopravvento e decide quindi di mettersi in gioco personalmente con una sfida che lo vede passare dalle tempeste finanziarie a quelle dei cinque oceani. Si iscrive alla Global Ocean Race, regata a tappe intorno al mondo in due per equipaggio, su barche di quaranta piedi. Un’avventura caratterizzata da continue avversità e colpi di scena che Marco affronta con coraggio, tenacia e caparbietà e conclude con successo raccogliendo l’ammirazione del pubblico che lo elegge “Velista dell’anno 2012”.
sportart photo: Marco Nannini in: dalla City al Vento
in scia al delfino
passato
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schio Per
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utti al Poleo, Schio, domenica 23 GIUGNO PER IL 3° RALLY DEI CARETI. Spettacolo e divertimento di una sfida antica che si svolgeva fin dagli anni quaranta e che oggi rivive in chiave moderna.
ECCO IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA 9.00 Adunata caret Piazzale ARCI Poleo 9.30 Verifiche tecniche dei careti
vicenza
10.30 Giro di ricognizione percorso 14.30 Qualifica gara 15.30 Inizio Rally
16.00 1° Discesa 17.30 2° Discesa 19.00 Premiazioni
Vicenza è leader nazionale nel downhill, al bassanese Alessandro Basso la vittoria del gran prix
salti e fango Per il secondo anno consecutivo ha vinto il bassanese Alessandro Basso del Team Dirty con il tempo di 3:41.01. La mattinata dedicata alle prove assistite e caratterizzata dalla pioggia battente, ha indotto a rinunciare molti degli iscritti alla gara (130) organizzata dal 3 Stars di Bassano del Grappa. Nel pomeriggio le condi-
zioni meteo in miglioramento, hanno riacceso gli umori degli atleti anche se, scivoloni e cadute nel fango sono stati i veri interpreti della giornata. Il tracciato, predisposto dagli organizzatori, prevedeva la discesa che dalla località Caluga di Bassano del Grappa conduceva e S. Eusebio. Il presidente provinciale della FCI Vicenza Luigi Comacchio,
presente alle premiazioni, ha vestito le maglie dei campioni provinciali di Vicenza, ribadendo a voce durante l’intervento, la rilevanza della disciplina del downhill nel territorio vicentino, sicuramente la più rappresentata a livello nazionale sia per numero di società e di tesserati. I tempi di manche e la classifica sono stati trasmessi in diretta web sul sito della FCI Vicenza.
e presente
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valdagno
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seguito della scomparsa del Presidente Potepan Maria Grazia “Mariuccia”, il Direttivo dello Sci Club Marzotto ha dovuto provvedere alla nomina di un nuovo Consigliere ed alla elezione del nuovo Presidente, del Vice-presidente e del Segretario/Tesoriere.
Presidente: PELA’ FLAVIANO Vice-presidente: LORA PAOLO Segretario e tesoriere: LORA PAOLO Consiglieri: CACCIAVILLANI ROBERTO FACCHIN GIANNI GUIOTTO CHIARA PELLICHERO LUCIO ZICCHE LOREDANA
La gara è un riadattamento moderno, con veicoli a quattro e a tre ruote, di una storica manifestazione che negli anni ’40 vedeva la partecipazione di intrepidi concorrenti che si sfidavano a bordo di moto costruite interamente in legno, lungo la strada che da S.Caterina porta a Poleo. Categoria Juniores Allievi Esordiente Elite Sport Master 1/2 Master 3/4/5/6 Donne agoniste Donne amatori Categoria Esordienti Allievi Juniores Under Elite Sport Master 1 Master 3 Master 4 Master 5/6 Donne Agoniste Donne Amatori
1° classificato Cerato Riccardo Vallotto Andrea Masiero Giacomo Giubilato Federico Mattos Niccolò Dorigatti Marco Tagliapietra Camilla Tremul Denise Campione Provinciale Masiero Giacomo Vallotto Andrea Cerato Riccardo Basso Alessandro Giubilato Federico Mattos Niccolò Dorigati Marco Giacomini Michele Zen Pierangelo Tagliapietra Camilla Tremul Denise
È una gara cronometrata in discesa di veicoli simili a go-karts, ma senza motore, che si muovono esclusivamente sfruttando le pendenze del terreno.
Società Lee Cougan Gravity Project 3 Stars 3 Stars Reunion DH Team Team Dirty Team Dirty ASD 3 Stars Lee Cougan Gravity Project Società ASD 3 Stars ASD 3 Stars Lee Cougan Gravity Project ASD Team Dirty ASD Reunion DH Team ASD Team Dirty ASD Team Dirty AR6-Nicolai Dh Team AR6-Nicolai Dh Team ASD 3 Stars Lee Cougan Gravity Project
Competenze: Tesseramento sociale, CSAIn, FIE: FLAVIANO PELA’ Tesseramento FISI e organizz. gare: PAOLO “LOPA”LORA Allenamenti e visite mediche: LUCIO PELLICHERO Gestione sito Internet: CHIARA GUIOTTO Presciistica: LOREDANA “DODI” ZICCHE Collaboratori: GIANNI FACCHIN Gite e feste: ROBERTO CACCIAVILLANI
il twitter di Martina
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di Martina Dogana
ono ancora una volta nella top ten europea nel Triathlon Middle Distance! Domenica 20 Maggio all’ ETU Half Challenge Barcelona-Maresme (http://www. challenge-barcelona.es/es/ event/13) ho conquistato una bella ottava posizione dopo una gara molto dura e condizionata dal freddo, dal mare molto mosso, da percorsi molto duri e un vento fastidioso. Sono soddisfatta della mia prestazione in questo anno lontano dalle distanze ultralunghe e un po’ più rilassato rispetto alle stagioni passate. Voglio ringraziare come sempre i miei supperter per il caloroso tifo, e tutti i miei sponsor che mi mettono a disposizione i prodotti migliori per ottimizzare le performance! Ora qualche giorno di riposo
per rigenerarmi e poi tornerò al lavoro in vista della prossima sfida, l’Ironman 70.3 Italy a Pescara il 9 giugno.
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d a o r f f o o Valdagn
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’off-road piace, l’offroad entusiasma, l’offroad appassiona grandi e piccini, in particolar modo in provincia di Vicenza che anche quest’anno per il secondo anno di fila è l’unica provincia del Nord Italia ad ospitare una tappa del “Campionato Italiano Extreme Offroad 2013”. A Latina lo scorso mese di aprile, a Savona il 15 e il 16 giugno, ad ottobre a Parma e nuovamente a Latina a novembre. Ma nel mezzo il WTI (Warn Trophy Italy), la manifestazione estrema delle quattro ruote, fa tappa nel vicentino e per la precisione a Val-
dagno il 13 e il 14 luglio prossimi. Sono oltre la trentina i team partecipanti, non solo provenienti da tutte le regioni d’Italia, bensì anche stranieri, suddivisi nelle due classiche categorie “Extreme” e “Limited 38”: simbiosi perfette tra piloti e navigatori che daranno il meglio di sé per superare le dieci prove previste del Campionato, dimostrando la loro eccezionale coesione. Il quartier generale della manifestazione è l’ex inceneritore a Valdagno dove saranno presenti il parco chiuso, i box dei team in gara e lo staff organizzatore il Dead Dogs, che anche quest’anno di avvale di un eccellente team colla-
foto di: Sonia Vietto Ramus di Chiara Guiotto boratore, l’USM Adventure Team. Le prove, suddivise nell’arco della due giorni off-road, saranno dislocate nelle zone a cavallo tra i paesi di Cornedo e Valdagno, in mezzo ai boschi e presso la cava Faedo: tutte prevedono il superamento di ostacoli da parte delle vetture che molto spesso dovranno avvalersi dell’aiuto del verricello. Logicamente tutte le prove saranno cronometrate e potranno prevedere eventuali penalità. Molto attesa dagli appassionati dell’off-road la prova in notturna presso la cava che sarà illuminata con gruppi di illuminazione autonoma. “L’anno scorso -ha sottolineato il Presidente dell’USM Adventure Team
Sergio Urbani- oltre mille persone hanno assistito alla prova sotto le stelle e di certo quest’anno, visto il successo riscontrato, la folla di pubblico aumenterà!” Ogni team possiede i propri meccanici a terra in caso di eventuali rotture, spesso dovute a cappottamenti, e il loro lavoro è prezioso perché agiscono in modo repentino tra una prova e l’altra nelle proprie officine mobili. La manifestazione in caso di mal tempo e pioggia sarà disputata lo stesso, anzi, le intemperie e la scarsa visibilità fanno crescere l’adrenalina del pilota e del suo navigatore. “É importante portare in vallata anche discipline sportive che difficilmente si vedono qui intorno
Extreme onato Italiano pi am C l de a ov . bblico per la pr successo di pu ndo anno di fila, a Valdagno de an gr e lo co co ta se et il r sp e pe ta, Grand garanzie di estrema sicurezza di 13 che si è tenu di off-road 20 questo sport sono date dalle solide protezioni della macchina, i roll bar, dai sistemi di estinzione autonoma e da tutte le tecnologie all’avanguardia nel settore dell’off-road.
La salvaguardia del territorio Chi è a digiuno di off-road può pensare che si tratti di un’attività sportiva che a volte può non salvaguardare la natura e i terreni su cui vengono disputate le prove. Invece è esattamente il contrario: in tutte le manifestazioni off-road come il WTI il rispetto del territorio circostante è sempre messo al primo posto: a Valdagno, per esempio, alcuni mesi prima della manifestazione vengono preparate le prove e studiati i percorsi assieme ad autorità come la Forestale e i vari enti comunali che cercano sempre di selezionare le località più adeguate. A competizione conclusa la struttura di tutti i terreni utilizzati per il campionato viene ripristinata completamente dal team organizzatore, lasciando intatta la natura. - ha commentato Urbani- Obiettivo del mio team è proprio questo, la promozione di attività legate al mondo del fuoristrada”. Ricordiamo che, parallelamente a queste manifestazioni ludiche, il team vicentino è impegnato con l’attività volontaria della propria sezione della Protezione Civile con cui da anni opera sul territorio. La SICUREZZA sempre al primo posto! Vedendo immagini come queste e assistendo dal vivo ai campionati come quello di Valdagno, molti si chiederanno se l’off-road sia uno sport pericoloso. Secondo gli addetti ai lavori e parlando in particolare con alcuni team protagonisti, non è per nulla un’attività pericolosa, anzi. In prove come il WTI la sicurezza viene messa al primo posto: si pensi che in dieci anni di Campionato Italiano non è mai accaduto alcun incidente grave. Poi c’è da aggiungere l’indifferente preparazione fisica dei piloti e in particolare dei navigatori che trascorrono la maggior parte della prova fuori dall’abitacolo per indicare al proprio pilota “dove mettere le ruote” e ancorare i cavi dei verricelli a piante e massi laddove la macchina non sia in grado di procedere autonomamente. Altre
La parola all’organizzatore del WTI Riky Pisani Da più di dieci anni il suo più grande obiettivo è trasmettere la passione del fuoristrada organizzando il Campionato Italiano Extreme Offroad in giro per l’Italia. Si chiama Riky Pisani ed è il Presidente del team livornese Dead Dogs, per tutti il
35 guru dell’off-road. Come mai ha deciso di riportare una tappa del WTI di nuovo a Valdagno per il secondo anno di fila? “Lo scorso anno -ha esordito Riky Pisani- si è instaurato un fantastico feeling tra il mio staff del Dead Dogs e i ragazzi dell’USM, non solo sotto il profilo organizzativo e burocratico (sono stati impeccabili), ma anche sotto l’aspetto umano. E poi la vallata dell’Agno oltre ad avere una splendida conformazione paesaggistica, è dotata di boschi e rocce particolari, elementi perfetti per praticare l’offroad, quello vero. I motivi per tornare a Valdagno -prosegue Pisani- sono quindi molti e, visto il successo del 2012, faremo i salti mortali per aumentare ancora l’afflusso di pubblico, più o meno giovane. L’off-road è uno spettacolo che non ha età”. Il mal tempo che ha colpito l’Italia in questi mesi potrà compromettere lo svolgersi delle prove? “Con tutta la pioggia che è caduta ultimamente il territorio si è certamente modificato parecchio, ma questo non ci spaventa, anzi, l’off-road è bello anche per questo: le prove saranno molto varie e ci saranno sorprese per piloti, navigatori e soprattutto per il pubblico presente -conclude Pisani”.
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valli del pasubio
un’impresa incredibile
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Paolo Aste, il campionissimo di ultracycling, ha segnato 3 record: Nord-sud Italia, Sud-nord e Nord-sud-nord Una triplice impresa che ha dell’incredibile firmata dall’atleta vicentino, testimonial di ciclismosicuro.it e vicino al progetto marinaromlionlus.org.
P
di Enzo casarotto
aolo Aste il 32enne di Valli del Pasubio è partito in bici giovedì 9 maggio alle ore 10 di mattina da Casere, frazione di Predoi, provincia di Bolzano sotto lo sguardo innevato della Vetta D’Italia e in 2 giorni 14 ore e 13 minuti per arrivare dopo 1512 km. a Palizzi Marina (RC) la strada asfaltata più a sud d’Italia ( il punto geografico più a Sud è Punta Melito, ma guardando le strade è a Palizzi dove la Statale Ionica è più a Sud, esattamente al km 52,2). Nella sua impresa in tutto ha dormito solamente 4 ore circa. Durante la sola discesa, si è alimentato con 3 kg. di pasta, un centinaio di panini tra dolci e salati, qualche kg. di frutta fresca e alcune decine di barrette energetiche e ha bevuto 30 borracce al giorno con bevande calde e fredde a seconda della temperatura esterna del momento. Al suo
seguito c’erano due mezzi; un auto denominata Follow Car, che gli passava tutto il necessario ed un camper che fungeva da appoggio con camera da letto e con cucina annessa per il cibo di cui Paolo necessitava. I due mezzi erano gestiti da 7 persone tra cui 2 giudici Matteo Colò e Remigio Fossati per la certificazione internazionale dei record, la Crew composta da Alessia Carotta, Giacomo Sartore, Stefano Pento, Enrico Maria Grondini e Lucio Micheletto, che a rotazione gli fornivano tutto l’appoggio necessario. Il percorso completo di andata e ritorno, alla fine è risultato essere di 3081 km, pedalati in 7 giorni 6 ore e 54 minuti, durante i quali ha valicato alcuni passi dolomitici, il Passo Pian delle Fugazze, il Passo Sella ed il Passo Gardena, pedalando sotto un’incessante bufera di neve per questi ultimi due.
In preparazione a ciò Paolo ha cercato, con successo, di battere il record di percorrenza della traversata ovest-est d’Italia. Da Ventimiglia confine con la Francia a Muggia confine con la Slovenia, per 714 km. pedalati in 25 ore 56 minuti con due soste da 5’ l’una. La quasi totalità del percorso è stato pedalato sotto una pioggia incessante. Nel suo palmares Paolo, un omone di 192 cm per 81 kg. di peso forma conta un 3º posto alla 24 heures velò di Le Mans
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2012, un 4º posto alla Race Around Ireland del 2012, 2200 km. in 5 giorni ed 1 ora, e l’importantissimo 7º posto alla Race Across America, coast to coast in 9 giorni e 21 ore, la regina delle gare di resistenza che misura 3000 miglia, e Paolo nel 2011 alla sua prima partecipazione ha stabilito il miglior tempo tra gli esordienti alla gara in 30 edizioni. Oltre a ciò nel 2010 è stato campione italiano ed europeo di 24 ore, manifestazioni di durata che si svolgono in circuiti chiusi al traffico e dove vince chi fa più kilometri. Ma non solo il ciclismo è nel DNA di Paolo: c’è anche tanta solidarietà e sensibilità come dimostrano le tappe studiate ad hoc per la risalita dell’Italia, dove Paolo si è fermato dagli amici di Lamezia Terme a depositare un mazzo di
fiori sulla stele che ricorda la tragedia del 5 dicembre 2010 (8 i ciclisti vittime…. dell’incoscienza umana), e la sosta a casa di Marina Romoli a Potenza Picena, dove dopo una squisita cena offerta dalla famiglia Romoli, Paolo ha consegnato una rosa rossa a Marina ed ha ricevuto un omaggio dalle autorità locali. Molto simbolico anche il gesto compiuto alla partenza, dove Paolo ha raccolto un sasso di Casere (Bz), l’ha tenuto in tasca fino all’arrivo
e l’ha consegnato al sindaco di Palizzi (Cz). Allo stesso modo, prima di partire per la risalita, Paolo ha raccolto della sabbia e l’ha poi consegnata al sindaco di Predoi. Entrambi i sindaci hanno molto apprezzato questo gesto. Lo aspettiamo dopo un meritato periodo di riposo per la prossima impresa che di sicuro stupirà ancora una volta.
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tempo di arrampicare
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nche se più che anticipi d’estate quelli a cui stiamo assistendo sono ancora code d’inverno, è già iniziata, o forse non si era mai fermata, la stagione dei climber. E Valdagno non poteva che essere in prima linea, grazie ad un’offerta di strutture artificiali e naturali di rara varietà e bellezza, promosse grazie anche al progetto “Valdagno, città dell’arrampicata” che, insieme al Comune, gode delle collaborazioni del Centro di Arrampicata 7A, del Centro Servizi Le Guide e del Gruppo Rocciatori Valdagnesi “I Sogati” della sezione CAI di Valdagno. Sono sempre di più i giovani e meno giovani che si avvicinano all’arrampicata sportiva e che oggi possono sbizzarrirsi partendo dalle pareti artificiali indoor del Centro di Arrampicata 7A e della palestra “Sandri e Menti”, a metà strada troviamo la nuova parete artificiale all’aria aperta dell’ex-inceneritore e poi le meraviglie naturali delle falesie di località Bergamini e di Castelvecchio, prima di avventurarsi tra le vie delle Piccole Dolomiti. Ma arrampicare in città è sinonimo anche di importanti appuntamenti, come quello conclusosi lo scorso 12 maggio, quando il Centro di Arrampicata 7A ha ospitato una delle sole 5 tappe italiane del Salewa Rock Show. Il contest ha visto la partecipa-
zione di 35 atleti tra i quali si sono imposti Alessandro Martella, Lara Berti Lara e Francesco Profico. Sono loro i tre fortunati che avranno accesso al Rockshow di Sobrio (CH) dove competeranno con i miglior climber d’Europa per arrivare alla finale presso il Salewa Cube di Bolzano. Chi saprà imporsi su tutti potrà vincere un contratto Salewa People e girare il mondo per arrampicare su alcune delle più belle pareti dei cinque continenti. Per chi al momento preferisse scoprire le “pareti di casa” e accedere alle diverse strutture potrà rivolgersi al Centro di Arrampicata 7A di Via Tomba, in zona industriale a Valdagno al quale è possibile accedere singolarmente o prendendo parte ai numerosi corsi tenuti da istruttori e Guide Alpine esperte. Per chi volesse accedere alla palestra indoor “Sandri e Menti” dovrà rivolgersi alla sezione CAI di Valdagno, al civico 9 di Corso Italia, aperta il giovedì dalle 20.30 alle 22.00 ed il sabato dalle 17.30 alle 18.30. Infine, chi preferisse immergersi nella natura, potrà accedere liberamente alle falesie di loc. Bergamini, poste lungo Via Dal Lago a Valdagno e a quella di Castelvecchio, a cui si accede attraverso un sentiero che parte dall’area camper della frazione valdagnese. Buona arrampicata a tutti!
Università in cattedra all’ex inceneritore L’ex-inceneritore si è trasformato nella sede staccata dell’Università di Padova in collaborazione con il Centro Servizi Le Guide. Proprio nell’area eventi, ai piedi della nuova palestra artificiale di arrampicata, e nel vicino Centro 7A, si è tenuto nelle scorse settimane un corso di approfondimento sul tema “Sport in montagna e fisiologia dell’alta quota”, rivolto ad una ventina di studenti del secondo anno del corso di Scienze Motorie, scelti tra i più meritevoli. Tra le attività previste ci sono state due giornate sull’arrampicata sportiva, tra strutture artificiali e falesie della zona, tra teoria e pratica. Ora, tra giugno e luglio si terrà anche un’ulteriore uscita dedicata al canioning e sempre lungo i torrenti valdagnesi.
LaBiciDi UN MICROCHIP CONTRO I FURTI DI BICICLETTE È stato presentato a Valdagno il nuovo progetto “LaBiciDi”, per l’identificazione elettronica (la cosiddetta chippatura) delle biciclette e istituzione del “Registro delle biciclette”, con finalità di contrasto e deterrente ai furti e per facilitarne il recupero. Erano presenti il direttore del Consorzio di Polizia Locale “Valle Agno” Daniele Vani, i referenti della ditta Cymichip fornitrice dei chip e del database ed i negozianti che hanno aderito all’iniziativa e che provvederanno all’installazione dei chip
Trans d’Havet 2013 Alla sua seconda edizione, Trans d’Havet firma già un importante traguardo divenendo prova conclusiva dello European Skyrunning® Championship. I top class di categoria di tutto il mondo si daranno appuntamento sulle Piccole Dolomiti il prossimo 27 luglio. Appassionati e professionisti del trail running si cimenteranno sul tanto apprezzato tracciato Ultra trail di 80 km e 5.500 metri di dislivello positivo, tra Summano, Pasubio, Carega e le cime che nel passato furono testimoni di imprese gloriose proprio per il mondo dell’alpinismo internazionale. Il via scatterà all’una del 27 luglio da Piovene Rocchette. Per i “meno” audaci ci sarà la possibilità di percorrere il tracciato Trail con i suoi 40 km ed un dislivello positivo di 2.500 m oltre al divertimento che andrà in scena domenica 28 luglio a Recoaro, quando scatterà la Downhill Race che lancerà gli spericolati partecipanti in una picchiata da brivido tutta di corsa, da Montefalcone fino al centro di Recoaro Terme in 8 km e 1.200 m di dislivello in discesa. A completare l’offerta di grande sport si terrà anche l’edizione zero del Gran Raid in totale autonomia, due o tre atleti per team, nessuna traccia gps, nessuna segnaletica, solo una carta dettagliata e 110 km di avventura con 10.000 metri di dislivello positivo. Insomma, ne vedremo delle belle. Info: www.trandhavet.it
(Velomania, Bolzon e West Cicli). Nelle prossime settimane verranno allestiti dei gazebo informativi nelle piazze dei 4 Comuni coinvolti (Recoaro, Valdagno Cornedo, Castelgomberto) per informare la cittadinanza.
la forza della mente
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uanti di noi, alla p a ro l a “psicologo”, iniziano a pensare a tutta una serie di concetti che si succedono uno dietro l’altro come un fiume in piena? Psicologo... matti... fuori di testa... depressi... schizzati... persone con problemi... in altre parole una cosa di cui vergognarsi... Per fortuna è già da un paio di decenni che, grazie ad una informazione sempre più puntuale, il lavoro dello psicologo, qualsiasi area si consideri, è molto più definito e conosciuto quindi anche meno temuto. In particolare, esistono dei professionisti della psicologia specializzati e al servizio del mondo dello sport e dell’agonismo. Cos’hanno in comune psicologia e sport? L’uomo, ovvero il fattore umano. Quante volte abbiamo sentito parlare di “forza mentale”, di “mentalità vincente”, oppure di “sudditanza psicologica”. La psicologia, non solo, è parte integrante del mondo sportivo, ma ne è un aspetto centrale, e gli atleti lo sanno bene. Peter Terry, noto psicologo dello sport, definisce la prestazione sportiva così:
tica è da tempo un aspetto consolidato, l’importanza del fattore “forma” è inappellabile, dunque non stupisce che ogni tipo di atleta abbia un preparatore atletico o un riferimento in tal senso. Ma l’aspetto mentale? Nonostante molte società sportive e atleti si appoggino a psicologi dello sport, l’aspetto mentale, in generale, viene veramente trascurato. Qualcuno potrà credere che “vincenti si nasce”; oppure che “uno, o ha la testa, o non ce l’ha”, … questo qualcuno sbaglia! La mente si può “preparare”, la mente si può “allenare”. Va da sé che, la preparazione mentale non è standard ma “personalizzata” , cioè dovrà essere strutturata tenendo conto di molti fattori quali: tipo di sport, età, categoria, obiettivi, punti di debolezza a e punti di forza dell’atleta. Per alcuni atleti sarà necessario lavorare sulla gestione dell’ansia, che spesso è causa di fallimenti clamorosi in gara, a dispetto magari di ottime sessioni di allenamento. Per altri sarà necessario lavorare sulla sfera motivazionale o sulla concentrazione, per altri ancora sull’aspetto relazionale con allenatore o compagni di squadra.
di Nicole Rubbo, psicologo dello sport laborazione tra l’allenatore e un professionista in psicologia non può che giovare allo sviluppo dell’atleta o della squadra. Uno psicologo dello sport andrebbe, inoltre, a “semplificare” la vita dell’allenatore, per esempio nella mediazione con i genitori, nella gestione delle dinamiche di gruppo, o nel gestire alcuni meccanismi che, ad esempio, insorgono con l’adolescenza. Questi piccoli esempi, se pur banali, ci danno un’idea di quanto uno psicologo debba essere considerato una risorsa sempre più irrinunciabile, non solo nel mondo dei settori giovanili ma in qualunque realtà sportiva. Tuttavia la percentuale di professionisti all’opera in questo senso, è da considerarsi, se non altro, inadeguata. Se c’è chi non considera la psicologia sufficientemente, c’è anche chi invece la sopravvaluta. Lo psicologo dello sport non trasforma assolutamente un pilota in Valentino Rossi o una nuotatrice nella Pellegrini, in altri termini non hanno la bacchetta magica. La preparazione psicologica non ha come obiettivo il risultato, ma la creazione di condizioni psicologiche ideali che possano far sì che l’atleta possa gareggiare in una
PRESTAZIONE = PREPARAZIONE FISICA + ABILITÀ TECNICA + PREPARAZIONE MENTALE
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Tale modello ben sottolinea, con concretezza e semplicità, quello che sanno tutti e cioè che un “campione” è un mix di eccellenza sul piano fisico, tecnico e psicologico. Nella realtà di oggi l’aspetto tecnico, territorio di allenatori, coach e mister, è sempre più studiato e migliorato e, per certe discipline, è arrivato a livelli che rasentano la perfezione. Anche la preparazione atle-
Lo psicologo dello sport è un professionista che si occupa, di questo, “in primis”, ma anche di molto altro. Le applicazioni di uno psicologo dello sport sono innumerevoli. Pensiamo, ad esempio, al mondo degli allenatori o a chiunque lavori con i settori giovanili, sono richiesti loro sempre più competenze in ambito psicologico, che non necessariamente tutti possiedono. Una col-
condizione di benessere e possa esprimere sé stesso al meglio. Quindi diffidate di chi promette successi strabilianti senza o con pochi sforzi, o di chi garantisce risultati immediati, assicuratevi insomma di affidarvi ad un professionista con la P maiuscola.
Dott.ssa Nicole Rubbo Psicologo dello sport riceve a Cassola (VI) & Asiago (VI) Contatti: phone: 349-4507987 - e-mail: nicole.rubbo@libero.it
vicenza
Sempre di più si sta diffondendo la figura dello psicologo nel mondo dello sport e dell’agonismo. Nicole Rubbo, psicologa dello Sport, inizia da questo numero a firmare una rubrica dedicata alla “forza della mente” in relazione alle nostre sfide sportive. Potete scriverle e contattarla…
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cornedo
talenti in crescita
Al Trofeo delle Province ottima performance del team vicentino che conquista un prestigioso secondo posto: in campo ben tre atleti della pallavolo Cornedo: il capitano Francesco Preto, Gabriel Peripolli e Federico Capitanio.
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di. D.A.F.
a pallavolo vicentina è sempre più forte. Al Trofeo delle Provincie il team vicentino, capitanato da Francesco Preto della Pallavolo Cornedo, ha conquistato un prestigiosissimo secondo posto dietro solo alla squadra del Venezia. In campo nella finale di Caorle a sfidarsi per la conquista del titolo c’erano i migliori giovani pallavolisti del Veneto provenienti da 33 associazioni sportive diverse. Una sfida di altissimo profilo in cui il talento e le qualità tecniche dei nostri giovani hanno fatto la differenza. Tra i migliori in campo i tre atleti della Pallavolo Cornedo: Francesco Preto, Gabriel Peripolli e Federico Capitanio. La squadra vicentina allenata da Claudia Fracasso e da Alessandro Chemello ha dimostrato di essere una tra le più forti della regione, giungendo alla finalissima imbattuta.
GABRIEL PERIPOLLI
FEDERICO CAPITANIO
Sportivissimo ha incontrato il capitano del team berico, Francesco Preto
Era quasi oro, cosa vi è mancato nella finalissima di Caorle. Un po’ di tenuta. Abbiamo retto bene fino a metà della partita. Poi abbiamo sofferto la stanchezza dovuta a un girone molto duro che abbiamo sempre dominato. Con il senno del poi, dovevamo riservare un po’ di energia per la finalissima.
Comunque soddisfatti. Certamente, è stato un Trofeo ben giocato: il secondo posto è sempre un ottimo risultato e poi, noi del Cornedo abbiamo vinto il nostro campionato. E’ stata una stagione super, questa. Fai il tuo identikit: Nome, Francesco Cognome, Preto
RAPPRESENTATIVA UNDER 14 VICENZA
PREMIAZIONE
FRANCESCO PRETO
Anni, 14, compiuti il 3 febbraio Residenza, alla Piana di Valdagno Altezza, 190 cm Peso, 71 kg Scuola, media Novale, classe 3 Hai gli esami quest’anno! A giorni. Preparato? Preparatissimo! Che scuola farai l’anno prossimo? Istituto Tecnico, indirizzo chimico. Sogni nel cassetto? Diventare un pallavolista di seria A e giocare nel Modena, sempre che il Cornedo non arrivi in serie A. Programmi per l’estate? Fare tutti i tornei di beach volley possibili in coppia con il mio amico Gabriel Peripolli
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primi d’Italia
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Campo Felice di Rocca di Cambio (AQ) in Abruzzo si sono svolti dal 24 al 28 marzo i Campionati Italiani “Children” (cat. Allievi e Ragazzi) di Sci Alpino 2013 “Trofeo San Carlo”. I vicentini Davide Filippi, classe 1999 e Mattia Trulla, classe 1997, ambedue tesserati con il Centro Sci Vicenza si portano a casa due medaglie d’oro nel supergigante, categorie Ragazzi ed Allievi, laureandosi Campioni Italiani. E’ la conferma della classe di questi due ragazzi che già l’anno scorso ai Campionati Italiani di Tarvisio erano saliti sul gradidi Antonio Rosso no più alto del podio e avevano foto di Andrea portato a casa, da soli, ben 5 meBergamaschi - Asiago daglie. Per Davide (cat. ragazzi), oro in Gigante, argento in Combinata, bronzo in superG, mentre per Mattia (cat. Allievi) oro nel Gigante e oro nel SuperG. Si può dire che rappresentano il meglio dello sci giovanile vicentino e veneto e le medaDavide Filippi e Mattia Trulla fuori dai capi di gara glie sono il giusto riconoscimento per il loro imperiposarsi. Niente di tutto quegno, ma non vanno dimenticate sto, perché per ottenere risultale famiglie e gli allenatori che li ti in inverno, bisogna allenarsi seguono e per i quali le medad’estate. Tra poco, quindi, riglie danno concreto motivo di prenderanno gli allenamenti sui soddisfazione. ghiacciai alpini. Li rivedremo al Qualcuno potrebbe pensare che prossimo anno. ora, Davide e Mattia possano Ad maiora!
Davide
Il podio del SuperG allievi ai Campionati Italiani 2013 con il primo posto di Davide Filippi
Filippi
Il podio del SuperG allievi ai Campionati Italiani 2013 con il primo posto di Mattia Trulla
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Il Centro Sci Vicenza è ai vertici nazionali con Davide Filippi e Mattia Trulla, campioni italiani in SuperG categorie “Ragazzi” ed “Allievi”
Mattia Trulla
IL CENTRO SCI VICENZA
Il pensiero di Annalisa Schirato e Paolo Valente, gli allenatori Come giudicate questi successi e cosa pensate dei vostri atleti? Uscivamo da una stagione fantastica (quella del 2012), cinque medaglie ai campionati Italiani e l’obiettivo di ripeterla era un grosso fardello sulle spalle. I risultati Regionali e Nazionali sono stati invece, la conferma del lavoro fatto con impegno durante tutto l’anno da parte dei ragazzi, da parte nostra, dei genitori e degli sponsor. La riconferma di Trulla e Filippi ai vertici delle rispettive categorie dimostra che il metodo di lavoro e di come intendiamo noi lo sci, funziona, superando quegli ostacoli fatti da distanze dal-
le piste di sci, da difficoltà nella programmazione degli allenamenti e da impegni scolastici. I ragazzi, vivendo in città, devono farsi un “mazzo tanto”, espressione che rende l’idea. Ma la vera differenza è che se sei cittadino e vuoi fare sci agonistico, sei pronto a tutto, Il dover fare tre ore di pulmino per sciare solo un’ora, rende i ragazzi più forti e motivati. Siamo contenti della stagione di tutti i ragazzi dello sci club, sia di quelli che hanno vinto ma anche di quelli che hanno potuto partecipare per la prima volta alle finali regionali dove la
prestazione di gruppo ci ha fatto raggiungere il 2° posto come Società. Quali sono gli obiettivi che vi ponete per il prossimo futuro? Vogliamo far crescere il gruppo. Stiamo già programmando un lavoro estivo più attento e il più vario possibile per portare i ragazzi ad affrontare il prossimo inverno preparati al meglio e per poter riconfermare il successo di gruppo di uno sci club cittadino a livello Regionale e a migliorare l’8° posto ottenuto nella graduatoria della Top Ten Nazionale.
Il CSV è nato nel 1981 dalla passione di Gianni Schirato, un grande allenatore vicentino, con l’obiettivo di far conoscere e far amare la montagna ai suoi concittadini. Da subito lo sci club, tesserato FISI, si è specializzato sull’agonismo dai bam bini ai ragazzi, partecipando a man ifestazioni nazionali e internaziona li, raccogliendo numerosi titoli. Al di là dei successi sportivi, la società tiene sempre presente il proprio obie ttivo che è quello di sostenere i raga zzi aiutandoli a diventare uomini nell o sport e, soprattutto, nella vita. Presidente è Annalisa Schirato, figli a di Gianni coadiuvata da Paolo Valente, Direttore Tecnico. Lo staff degl i allenatori è composto da Annalisa che segue i ragazzi minori di 12 anni e Paolo che allena i più grandi, coadiuvati entrambi da Giovan Sbalchiero. Attualmente conta circa sessanta tesserati di cui una trentina agonisti. Per info www.centroscivicenza.it
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piccole dolomiti
gli animali in estate
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di Dorino Stocchero
’estate è la stagione più soleggiata, il caldo imperversa sempre di più e le giornate diventano via via più lunghe. In natura è un esplosione di vita e la fioritura raggiunge il suo massimo splendore, si conclude il periodo di incubazione e nei nidi si schiudono le uova. Quando l’estate comincia ufficialmente il 21 giugno, gli animali hanno già avuto modo di approfittare della generosità della natura, dispensatrice di ogni sorta di rifugi e di nutrimento. E’ questo il momento propizio per svolgere diverse attività: in primo luogo lo svezzamento dei nuovi nati che impegna i genitori a tempo pieno. Nel mese di luglio, il caldo è tale che gli uccelli non cantano, il cambiamento nei ritmi di vita è radicale. I movimenti sono molto lenti, specialmente nelle ore più soffocanti della giornata. Nelle ore più fresche della sera, alcuni uccelli riprendono a cantare, si faranno ascoltare anche al mat-
tino prima che la calura diventi eccessiva. I volatili più piccoli (pettirossi, merli e passeri…) continuano a zampettare e svolazzare in giro cercando di trovare qualche pozza o magari un piccolo ruscello in pieno sole per bagnarsi le piume, spiegando la coda e aprendo a ventaglio le ali per poter liberarsi dei parassiti, molto più numerosi nella stagione calda. Certe volte notiamo le rondini e i rondoni a sfrecciare a pelo d’acqua su uno stagno, bagnandosi in modo ripetuto e fugace. In caso di siccità e non ci sono specchi d’acqua disponibili, tanti uccelli optano per un bagno di
sabbia rotolandosi nella polvere. I rondoni in estate possiamo vederli sfrecciare sopra alle nostre teste e procedere in ogni direzione alla ricerca di una miriade di insetti: circa 500 specie di insetti rientrano nel menù di questi migratori. Al calar del sole, i rondoni si radunano volteggiando al di sopra delle città emettendo versi squillanti innalzandosi sempre più in alto nel cielo.
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Per gli animali appena nati, l’estate è la stagione delle scoperte, c’è tutto un mondo da conoscere.
Ad eccezione dei riproduttori impegnati a nutrire i piccoli nel nido, questi volatili non riposano mai a terra: l’unico dormitorio che frequentano è costituito da strati di aria calda situati in alta quota. Nella notte i rondoni si lasciano andare in planata su questi materassi d’aria, al di sopra dei 1000 metri di altitudine, riducendo al minimo il battito delle ali e riuscendo a riposare mentre sono in balia delle correnti. Nelle pozze d’alpeggio nelle giornate di gran caldo possiamo vedere una miriade di anfibi: i più giovani misurano appena qualche centimetro di lunghezza. Una rana impiegherà tre anni prima di diventare adulta e riprodursi, mentre il rospo impiegherà 5 anni a diventare in grado di riprodursi. Gli ambienti umidi attirano anche i mammiferi che vagano nel sottobosco, e i cinghiali sono i primi a strofinarsi e rotolare nel fango. Si immergono nella melma degli stagni per liberarsi dai parassiti. Il fango che rimane addosso ai cinghiali come pure i cervi che adottano questo accorgimento, si attacca alla pelle e, seccandosi forma una specie di corazza dando sollievo alle punture degli insetti più aggressivi. Il cervo maschio in estate soffrega i palchi contro alberi per togliere il cosiddetto “velluto cioè la pelle che ricopre il tessuto delle corna appena rigeneratosi. Inizialmente irrorata di sangue, questa pelle comincia a morire e staccarsi a brandelli, ma per alleviare il conseguente prurito l’animale tende ad accelerare il processo sfregando sulla corteccia. Il capriolo nel mese di luglio e agosto entra in calore, sulle distese erbose si possono notare i sentieri circolari che il maschio traccia per corteggiare la femmina. La stagione degli amori entra nel vivo anche per molti altri mammiferi. In montagna, si vedono le piccole marmotte a spassarsela, giocano a nascondersi, rincorrersi e spintonarsi. I genitori le tengono sotto controllo e fischiando li richiamano alla disciplina. Ma gli adulti si occupano anche a sistemare la tana, procurandosi erba per rendere le camere sotterranee più confortevoli in vista dell’inverno. Con la fine dell’estate, sulle praterie e sui boschi cala il silenzio, rotto soltanto dal bramito del cervo.
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vicenza
patrimoni sommersi
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I villaggi palafitticoli sommersi del lago di Garda, patrimonio mondiale dell’Unesco.
subacquei vicentini che effettuano immersioni tecniche sempre più profonde nel lago di Garda alla ricerca di relitti sanno che alla profondità di due - tre metri esistono relitti assai più antichi: i resti dei villaggi palafitticoli che nell’età del bronzo costellavano le rive meridionali del lago. Il riconoscimento di queste aree, già protette, è venuto ora anche dall’Unesco. Per decisione del Comitato del Patrimonio Mondiale riunito a Parigi nella sua 35° sessione, i “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” sono entrati a far parte della Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Si tratta di centoundici aree archeologiche situate in Svizzera, Austria, Francia, Germania, Slovenia ed Italia. Quelle che interessano i fondali del Garda sono gli abitati ora sommersi di San Sivino di Manerba e Lugana Vecchia di Sirmione. Le prime notizie dei “campi di pali” si ebbero nel 1853 quando, a causa di un eccezionale abbassamento del livello del lago di
di Antonio Rosso foto di Giorgio Merighi Zurigo, vennero alla luce monconi di pali di legno conficcati nel fango. Negli anni successivi le ricerche sono state condotte anche in Italia e nel lago di Garda cominciano ad essere notati i primi resti. Ricerca che proseguirà fino alla scoperta dell’ultimo sito, quello di Lazise, rinvenuto nel 1983 e studiato negli anni successivi dal gruppo subacqueo del Museo di Storia Naturale di Verona. In totale oggi si contano trenta siti gardesani. Le ricerche nei siti lacustri iniziarono in un’epoca in cui l’immersione subacquea era un’avventura e le prime soluzioni erano particolarmente ingegnose: elmi subacquei, pinze per il recupero degli oggetti, scafandri auto costruiti. Si devono attendere gli anni ‘50 perché inizino delle ricerche con tecniche moderne. In questo senso i subacquei hanno dato un forte contributo, perché molti siti, sono stati studiati solo in immersione. Il particolare ambiente permette la conservazione dei materiali in
legno, quali imbarcazioni, pagaie, cesti in vimini, strumenti e resti di pasti. Da ciò si comprende come sia necessario l’intervento di molti specialisti e in campo subacqueo questo comporta organizzare il cantiere per fasi successive: localizzazione dei pali, loro numerazione, campionatura dell’essenza, rilevamento topografico, prospezioni con metal detector, scavo manuale per settori, fotomosaico dell’area e delle sezioni di scavo, recupero dei materiali, disegno dei reperti, schedatura, esame dendrocronologico dei pali, studio dei sedimenti, restauro e conservazione. In un cantiere operano almeno un archeologo preistorico, un geologo e un botanico, oltre agli operatori subacquei. Dallo scavo di una palafitta emerge una civiltà. Si trovano resti dei pasti, ossa di animali domestici, attrezzature di ogni giorno. La cultura delle palafitte ha prodotto manufatti assai interessanti: le industrie litiche sono rappresentate con punte di
freccia, elementi di falcetti, asce, vaghi di collane, pendagli; tra gli strumenti in osso sono stati trovati punteruoli, aghi e bottoni; abbondanti i pugnali e le asce, i pendagli, gli aghi ed i bracciali in bronzo. Tra le ceramiche cucchiai, bicchieri troncoconici, ciotole emisferiche, ciotole e scodelle carenate, grossi vasi biconici. Nei sedimenti vengono ancora ritrovati ossa di animali (bue, capra, pecora, maiale, cane, orso bruno, cervo, capriolo, camoscio, volpe), resti di vegetali (frumento, orzo, miglio, nocciolo, faggio, quercia, fragola, vite, sambuco, semi, frutta), gusci di bivalvi lacustri e, come a Lazise, pagnottelle di farina di frumento o orzo incombuste. Per concludere, l’aspetto, a mio avviso, più gratificante, è che in un abitato palafitticolo non si scava per mettere in luce il culto dei morti, ma per rivedere, attraverso gli utensili e le realizzazioni tecniche, uomini e donne intenti al loro lavoro quotidiano.
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Quando lo sci era romantico 100 ANNI DI SCI SULLA MARMOLADA - Rievocazione storica della prima discesa con gli sci compiuta nel 1913 dal tenente delle Truppe Alpine austriache Richard Lòschner -
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abato 23 marzo 2013 a Malga Ciapela, per iniziativa di Andrea Daurù e Alessandro De Grandi, si è svolto un raduno di sciatori con attrezzature e abbigliamento di varie epoche, interamente dedicato ai primi cento anni di storia dello sci sulle nevi della Regina delle Dolomiti. Una trentina i partecipanti, rappresentanti le valli agordine e le provincie di Belluno, Treviso e Vicenza, che sono saliti con la funivia sul ghiacciaio della Marmolada di Rocca per compiere una emozionante e ardita discesa lungo i pendii dove dagli anni ’20, sulle scie del coraggioso tenente delle Truppe Alpine austriache Richard Lòschner si aprì la strada al prodigioso svi-
di Giannantonio Menato
luppo dello sci alpino. La manifestazione, resa possibile grazie all’aiuto del comune di Rocca Pietore, della Società Funivie Marmolada e di vari altri contributi, è stata, quindi, l’occasione per fornire ai numerosi turisti che hanno fatto da cornice alla discesa, una testimonianza tangibile dell’evoluzione dei materiali e degli stili di sciata. Per primi sono scesi gli “skiatori” anni’20 che, vestiti con pantaloni alla zuava e giacca in panno di lana, su sci di legno senza lamine e attacchi bilgeri a tallone libero, e con un solo lungo bastone sul quale fare perno, si sono esibiti in un impeccabile Telemark. A seguire, le “skiatrici” in gonne ampie e lunghe fino ai piedi e con eleganti scialle
fioriti sopra le spalle hanno dimostrato lo stemmcristiania, una nuova tecnica di curva inventata nel ’27 da Hannes Schneider e resa possibile dall’adozione di un tipo di attacco che bloccava lo scarpone con ganasce e cavo d’acciaio. Gli sciatori degli anni ’30 e ’40, poi, hanno affrontato la ripida discesa in pantaloni lunghi, a lapis, su sci a profilo sagomato e a strati di legno compensato, con le prime lamine applicate agli spigoli per non sbandare sulla neve ghiacciata; l’attacco usato è il kandahar con tirante a leva e gli scarponi sono muniti di fibbie per stringere le caviglie; sotto gli sci avevano in precedenza applicato le scioline a cera per favorire lo scorrimento veloce e
anche lo stile è ora rivolto alla ricerca della velocità. Proprio su questa pista, infatti, si cimentarono i discesisti di allora nelle prime competizioni di discesa libera, la mitica Direttissima, e di slalom gigante, il Gigantissimo. Memorabili sono le imprese compiute con quelle attrezzature dai vari Zeno Colò, Hans Nogler, Gino e Italo Soldà e Vittorio Chierroni (prodigioso il record di quest’ultimo del 1939: su un dislivello di 1100 mt. con 80 porte e’ di 5’45”!). Con gli sciatori anni’50, scesi con lo stile cristiania parallelo e lo scodinzolo, si sono notati gli sci con soletta di plastica celloflex e qualche esemplare di sci metallico con il rivoluzionario puntale di sicurezza Marker.
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Scuola di Circo
A Novale di Valdagno tutti a scuola di…CIRCO!
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Nell’abbigliamento appaiono le giacche a vento Merlet, i pantaloni elasticizzati e le guaine aerodinamiche Colmar, gli scarponi di cuoio con scarpetta interna. Chi scrive ha avuto il privilegio di partecipare a questo evento per rappresentare l’epoca degli anni’60, assieme all’amico Sergio Marangon del CAI Valdagno. Entrambi in quel periodo, grazie alla costruzione della nuova funivia malga Ciapelapunta Serauda e degli impianti a fune sul ghiacciaio, praticavamo lo sci estivo con gli stessi attrezzi che utilizziamo in questa occasione. Ad attirare l’attenzione è il nostro abbigliamento che, per seguire i dettami della moda già allora imperante, impone il “Total Look” cioè una combi-
nazione di pantaloni e pullover del medesimo sgargiante colore (nel nostro caso, pantaloni Roberta Tonini e pull Silvy-Tricot). I nostri sci in fiberglass (Strato e Sideral) e gli ormai affidabilissimi attacchi Marcher (Simplex e Rot-Mat) ci permettono una sciata molto dinamica con serpentine a raggio corto. Anche gli scarponi di cuoio che indossiamo sono performanti grazie alle leve con ganci che stringono bene il piede. Sono però gli ultimi modelli che verranno prodotti con questo materiale naturale, perché di lì a poco appariranno sul mercato gli scarponi di plastica, tomaia più alta, morbidi dentro, rigidi come l’acciaio fuori: gli straordinari Lange, gli uccisori dello sci romantico!
uest’anno la scuola elementare di Novale ha investito molto nell’attività motoria, aderendo al progetto “Più Sport @ Scuola” proposto dalla Regione Veneto in collaborazione con l’ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Il corpo insegnanti ha deciso di puntare molto sulla qualità dell’insegnamento motorio e ha dato vita ad un progetto unico nel suo genere: una scuola di piccolo circo. Siccome le maestre che normalmente si occupano dell’insegnamento dell’attività motoria devono anche insegnare le materie umanistiche o scientifiche, si è deciso di ricorrere ad un’insegnante specializzata, individuata nella persona di Cristina Grimalda. Cristina si è specializzata nell’ambito “circense” partecipando a workshops e corsi di formazione specifici. L’idea dell’insegnamento delle arti circensi ai bambini parte dall’esigenza di proporre un metodo ludico di apprendimento attivo, privo di competizione, che insegni a prendere confidenza con il proprio corpo, con le proprie capacità, con i propri limiti e che, allo stesso tempo, richiede di aver fiducia in un altro individuo. La tematica del piccolo circo è stata il punto di partenza di un percorso armonico e formativo indirizzato allo sviluppo dell’espressività corporea e delle capacità motorie dei bambini quali: ritmo, equilibrio, coordinazione, concentrazione, oltre che al consolidamento della propria autostima e al rafforzamento della coscienza individuale e di gruppo.
di Martina Dogana Questo perché nello svolgere le attività del piccolo circo è fondamentale la massima concentrazione. Con le principali attività circensi (jugglinggiocoleria, equilibrismo, acrobatica) viene fortemente stimolato l’emisfero destro del cervello e si migliorano l’agilità mentale e la creatività. In alcuni Paesi europei il valore sociale ed educativo del circo è da anni riconosciuto come strumento ludicoeducativo che permette ai bambini un approccio gioioso e coinvolgente, ma allo stesso tempo istruttivo. Il progetto di Piccolo Circo si è svolto tra il 20 aprile ed il 6 giugno ed ha coinvolto tutti i bambini della Scuola Primaria di Novale. Erano previste 6 ore per ogni classe per un totale di 9 settimane. Sono stati proposti esercizi diversi che variavano a seconda dell’età. Per le classi prime il lavoro proposto è quasi esclusivamente di tipo imitativo, per le classi seconde si è lavorato sulla fiducia e la cooperazione, mentre dalle terze in avanti il lavoro è stato di tipo creativo guidato. A tutte le classi sono stati proposti gli stessi laboratori che però hanno assunto sfumature diverse a seconda delle abilità insite in quella determinata fascia d’età. Per esempio dalla prima alla quinta è stato proposto il lavoro con i piattini cinesi ma, dato che la curva di apprendimento per questa abilità è molto lenta, per dare soddisfazione ai più piccoli, essi hanno usato dei cappellini da pesca al posto dei piattini che risultano più difficili da tenere in equilibrio. In questo modo tutti hanno imparato ad usare il bastoncino e pian piano imparato a far girare il piattino avendo delle “piccole soddisfazioni” anche nella fase più complessa dell’apprendimento. Il progetto del piccolo circo ha avuto un grande successo e forse verrà riproposto anche nei prossimi anni scolastici.
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valdagno
nella CASA DEL MAESTRO Incontro con CHEN ZHONGHUA NEL DAQINGSHAN per IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI TAIJIQUAN di Massimo Neresini
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a un po’ di anni a questa parte alla Scuola di Kung Fu e Taijiquan “Italia Poon-Zè Team” del Maestro Bon si segue un percorso straordinario all’interno del “mondo del Taijiquan” che ci ha portato alla riscoperta della vera identità di
questa Arte come vera e propria Arte Marziale. Come già ho potuto raccontarvi ci sono molti stili e svariati modi di interpretare questa Arte che di fatto in occidente è quasi sempre descritta e praticata esclusivamente come una forma di ginnastica salutare. Di fatto lo è, ma purtroppo si tende a praticare esclusivamente la così detta parte “morbida” o “coreografica” e si tende a di-
menticare che il Taijiquan nasce e si sviluppa proprio come una vera e formidabile “lotta”, tanto che “quan” significa proprio “pugno” o “box”. Non voglio essere così rigido e gettare nel cestino tutta una serie di sviluppi di questa magnifica Arte, tanto che nella Scuola del Maestro Bon si seguono diversi stili con particolare riferimento sia allo Yang che al Chen tradizionale ed altri ancora, ma voglio sottolineare come sia fantastica la ricerca della parte più
intensa dell’Arte che può fermarsi alla scoperta dell’allineamento energetico o arrivare fino alla vera e propria lotta o ancora di più alle applicazioni che sono estremamente potenti per una valida difesa personale. Le conoscenze acquisite in questi anni appaiono sempre come una costante riscoperta e riconquista della parte interna del Kung Fu ossia dell’energia vitale che ognuno di noi ha, e troppe volte non sa di avere, dentro di sé; senza questo la fiamma dell’Arte, direi di qualsiasi Arte Marziale, un po’ alla volta si spegne.
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Senza questo fuoco interno, che deve sempre essere mantenuto acceso e a volte rinvigorito, ci si ritrova “spenti dentro” e non c’è di peggio per poter affrontare sacrifici e allenamenti continui. Da un po’ di anni abbiamo conosciuto il Maestro Chen Zhonghua, discepolo diretto del Grande Maestro Hong Junsheng, che ci ha fatto riscoprire la reale marzialità dell’Arte del Taijiquan. Il Grande Maestro Hong, allievo del Grande Maestro Chen Fake, considerato uno dei più grandi Maestri di Taijiquan, ha pulito lo stile Chen da tutti i movimenti “coreografici” creando il così detto “Metodo Pratico” che vuole insegnare all’allievo l’esclusivo allineamento energetico nell’esecuzione della forma,
nella quale ogni movimento di- Il viaggio è sempre lungo e stanventa reale anello della catena di cante con due o tre tappe con l’aapplicazioni marziali. ereo e poi tre ore di pulmino per arrivare però in un luogo dove Partiamo ancora una volta per la effettivamente respiri l’Arte. Cina, diretti nel Daqingshan, “la Le giornate poi sono altrettanto grande montagna verde”, dove intense; si parte alle 5 del matquesta volta ci aspetta un grande tino con gli allenamenti per finievento, il festival internazionale re alle 9 di sera in palestra con di Taijiquan con la partecipazio- qualche intervallo per seguire ne di moltissimi Maestri e Allie- degli stage con Maestri che provi provenienti da tutto il mondo. vengono da tutto il mondo. Due settimane di allenamenti, Una grande giornata apre il Festage e gare di stile e combat- stival il giorno 25 maggio con la timento, insomma un grande presenza di Autorità provenienti evento che prima di tutto vuole da tutta la Regione dello Shansancire il Daqingshan come il dong e poi il via alle gare che luogo dove si praticano le Arti hanno il loro culmine con le gare Marziali cinesi con particolare di lotta il “Tui-Shou” o “Pushriferimento agli insegnamenti Hands” ossia la lotta del Taiji. del Grande Maestro Hong per il Da noi ho visto qualche raro evenTaijiquan. to di questo tipo ma quasi sempre
si tratta di dimostrazioni che più che una lotta sembrano gare di abilità e radicamento mentre sono vere e proprie gare di combattimento nelle quali è vietato usare calci e pugni come è altrettanto vietato prendere o aggrapparsi all’avversario. L’abilità è nel far cadere l’avversario utilizzando esclusivamente delle tecniche di sbilanciamento che nascondono una rapidità di esecuzione a dir poco “mostruosa”. Molti di questi atleti, soprattutto cinesi, provengono dal “wrestling” e si perfezionano in questa disciplina molto più complessa perché non devi usare la forza ma la abilità, la flessibilità e la rapidità.
Ci sono diverse categorie in funzione del peso come in moltissime altre Arti o attività sportive ma alla fine, in questa, si affrontano tutti i vincitori delle varie categorie per determinare un solo Grande Vincitore! Così puoi vedere uno da 70 Kg affrontare un gigante da 160 Kg… il bello è che vedi cadere a terra proprio il gigante! Allo-
Grazie a tutti e imparate continuamente senza pensare mai di essere arrivati o di aver finito, è allora che si spegnerà il vostro Kung Fu. Mi abituo a pensare che tutto è circolare, così non ha mai fine!
ra resti a bocca aperta perché ti rendi conto che le abilità e la tecnica non sono proporzionali alla forza e alla stazza! Beh è stata come sempre una grande esperienza, piena di insegnamenti e sempre di grande gratitudine al Maestro Bon in particolare che mi ha coinvolto in questa fantastica avventura ormai da molti anni e al Maestro Chen Zhonghua che ogni volta non smette mai di stupirci. Il TaiJiQuan stile Chen Metodo Pratico Hong lo potete trovare esclusivamente presso le Palestre dove insegna il Maestro Giuseppe Bon, Diretto Discepolo del Maestro Chen Zhonghua.
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un cammino di sorrisi
valchiampo
Mercoledì 1 maggio si è svolta, a Chiampo, la 4° edizione della Stavignaga, una marcia non competitiva tra le bellezze paesaggistiche di Vignaga
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ercoledì 1 maggio si è svolta, a Chiampo, la 4° edizione della Stavignaga una marcia non competitiva che porta ad esplorare le zone di una splendida frazione del comune: la Vignaga. Alle 7.00 di mattina piazza Galtellì, punto di partenza, era già tutta in fermento con l’allestimento del gazebo per l’iscrizione alla camminata. Poco più tardi sono iniziati ad arrivare i primi partecipanti e, a breve, la fila alla biglietteria era diventata bella lunga!! Una marcia che ha condotto sulle più belle contrà della Vignaga passando per il Castellaro, Cava Lovara, Contrà Baggiarella, Contrà Carradori, Contrà Faedi Cima, Contrà Motti, Birreria Vignaga, Scuole elementari della Vignaga e Contrà Galletto. Una passeggiata in mezzo al verde interrotta, molto
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di Marta Carradore
’associazione sportiva A.S.D. Ciclismo Valchiampo nasce nel 2002 da un gruppo di amici appassionati di ciclismo che già nel 1996 avevano iniziato ad incontrarsi per le loro pedalate. I fondatori del gruppo sono Marco Zonato (1° presidente), Stefano Cobbe e Gianluca Cattazzo sponsor e proprietario dell’ Hotel La Piave che ospita la sede operativa dell’associazione. Il gruppo ha iniziato la sua attività prettamente con la bici da strada nella bella stagione e con la MTB nella stagione fredda, in seguito però si è formato anche il gruppo “bikers” intesi come fuori stradisti che svolgono le loro attività con le “ruote grasse” su tutto l’arco dell’anno, creando così due gruppi molto affiatati che si cimentato sulle lunghe salite e i single track che il nostro bellissimo territorio ci regala. Dal 2002 ad oggi il numero di tesserati è cresciuto in modo esponenziale e questo, di certo, è dato dalla professionalità e dalla passione che i soci fondatori e tutti i ciclisti trasmettono tra una pedalata e l’altra. Grazie agli
piacevolmente, dalle tante degustazioni enogastronomiche offerte dalle singole contrà: si è partiti dal thè accompagnato dal pane e miele alle torte fatte in casa, dagli yogurt alle ciliege sotto grappa, dalla polente e salame al caffè…un vero e proprio buffet all’aria aperta da condividere con i compagni di cammino e l’atmosfera di festa resa unica dall’allegria degli organizzatori nei singoli punti di ristoro. Alla marcia ha preso parte anche il gruppo di Nordic Walking dello Sci Club Chiampo con le loro magliette gialle e i loro bastoncini promuovendo, così, un nuovo stile di cammino…un cammino a “quattro zampe” che ha moltissimi benefici a livello fisico ma, soprattutto, permette di stare sempre a contatto con la natura e a formare, con gli altri walkers, una vera e propria squadra!!
1200, a fine mattinata, è stato registrato il numero dei partecipanti… complice un bel sole che da tanto tempo fa i dispetti e da un’ottima organizzazione che ha veramente regalato un grande sorriso a tutti!! E ora che fare??.....aspettiamo con gioia la 5° edizione!!!
di Marta Carradore
passione bici
Conosciamo il ciclo club Valchiampo e i suoi programmi sponsor, alcuni contribuiscono sin dalla fondazione, e anche qualche contributo pubblico in questi anni l’associazione è riuscita a programmare e attuare diverse iniziative per i propri associati; già dal primo anno di fondazione, questi ultimi svolgono competizioni amatoriali
per affrontare al meglio i km, sia sull’asfalto che sulla terra nel giorno della competizione…ma questo non è certo l’obiettivo principale di tutti i componenti della squadra! Ma il giusto spirito, senza esagerazioni, con un occhio al cronometro e l’altro per guardarsi attorno assa-
a livello provinciale, regionale e inter-regionale e da tre anni anche a livello nazionale con dei buoni risultati, vedi campione italiano di categoria 2011 di Antonio Rancan di Crespadoro per le granfondo su strada e vari piazzamenti sul podio di Parise Andrea di Chiampo nelle medio fondo su strada. Certo, uno spirito competitivo è fondamentale
porando quello che la bici regala: paesaggi mozzafiato, discese in mezzo al verde e tanta emozione di sentirsi liberi è sicuramente il loro cavallo di battaglia! Ed è principio fondamentale per un benessere fisico e mentale. Con questo spirito, a livello di squadra, l’ A.S.D Ciclismo Valchiampo è riuscita a prendersi qualche bella soddisfazione
classificandosi negli ultimi anni sempre tra le prime 5 squadre nei circuiti inter-regionali a cui ha partecipato acquisendo premi in natura che vengono utilizzati per la lotteria in occasione della cena sociale di fine anno.Dopo questi grandi risultati l’associazione vuole iniziare a coinvolgere una nuova generazione di ciclisti e bikers…e, proprio con questo obiettivo, da questa primavera promuoverà un corso di MTB per ragazzi dai 10 ai 14 anni che si svolgerà due pomeriggi alla settimana per imparare la guida sicura di questo fantastico mezzo, per cimentarsi nella meccanica e la manutenzione, per affrontare salite e discese in mezzo ai prati ma, soprattutto, per far squadra…per creare quello spirito che sta molto a cuore alla Ciclismo Valchiampo… quello spirito che porta ad amare la bici e ad emozionare ad ogni spinta. Tesserati e dirigenti si trovano tutti i giovedì nella sede presso La Pieve Hotel alle ore 21.00 circa. Buone pedalate a tutti!!
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sportivissimo lectures
il sublime delle cime
La salita di Petrarca e la morte di Simpson sul Ventoso: la naturale attrazione degli uomini per le vette. di Luigi Borgo
B
occaccio racconta che Dante Alighieri era di statura piccola e di fisico minuto. Da giovane, i fiorentini lo prendevano in giro chiamandolo “i”, la lettera più piccola dell’alfabeto, e lui, che aveva un bel caratterino, rispondeva “e tu sei quel che gli vien dopo, raddoppiata”. Intendeva la “K” che, se detta due volte, fa “cacca”. Piccolo (da studi compiuti sulle sue ossa pare fosse alto 167 cm.) e magro, Dante, fu il poeta che camminò più di tutti, in fuga per quasi vent’anni, braccato dai guelfi neri che lo avevano condannato a morte prima, igne comburatur sic quod moriatur, bruciato con il fuoco in modo che muoia, come sta scritto nella sentenza del 10 marzo 1302 firmata dal podestà Cante dei Gabrieli e poi, sentenza del 6 novembre 1315, alla decapitazione, che si estendeva anche ai figli, non più protetti dall’età minore. Dante, ce lo immaginiamo agile in fuga da Firenze verso le terre Venete (attenzione: se Firenze gli diede i natali, è il Veneto, esattamente la provincia veneta, la terra dell’ispirazione poetica, dato che qui compose gran parte della sua opera) agile, insomma, non meno del Dante personaggio della Commedia, tra bolge e cerchi e sfere celesti nella sua ascesa al cielo più alto. Di tutt’altra mole era il Petrarca. (Altro nato toscano e divenuto nostro conterraneo). Petrarca tendeva al grassoccio. A fare l’ambasciatore e mangiare alla corte pontificia di Avignone ci s’ingrassava facilmente. Petrarca praticava il giardinaggio
per tenersi un po’ in forma e di tanto in tanto compiva passeggiate, la più lunga e la più famosa delle quali, fu la salita sul monte Ventoso che fece con il fratello Gherardo. Un’autentica impresa per il pingue Petrarca. Il Ventoso è il monte più alto della Provenza, 1912 metri ed è chiamato così per il forte vento che lo sferza. Nel 1934 e 1968 il vento raggiunse la velocità record di 252 km l’ora. Sulla sua cima non c’è nulla: il vento non permette che vi crescano nemmeno gli alberi, e i locali, per questa ragione, lo chiamano anche Monte Calvo. Petrarca raggiunse la cima il 25 aprile del 1336 ma nel suo racconto non fa accenno a particolari situazioni atmosferiche. Faceva un caldo infernale, invece, il 13 luglio del 1967, il giorno della tappa del Tour de France in cui a soli 3 chilometri dal traguardo morì il ciclista inglese Simpson. I giornali del tempo parlarono di 40 gradi all’ombra, anche se ombra non ce n’è negli ultimi chilometri della salita. Simpson si era staccato dal gruppetto di testa. Aveva provato ad alzarsi sui pedali ma le gambe non gli avevano retto. Simpson cadde. Scrive Mura: “più che altro si coricò su un fianco. Poi poche pedalate da sonnambulo e l’ultimo crollo”. Uno spettatore si precipitò a soccorrerlo. Arrivò subito anche il medico della corsa, gli fece un’iniezione, il massaggio cardiaco, ma Simpson non si riprese più. L’autopsia ufficiale disse che la causa della morte fu collasso da insolazione, scatenato anche dall’assunzione di anfetamine, di cui si erano trovate trac-
ce nel suo sangue. Caldo infernale e droga gli fecero saltare il cuore. Anni dopo, però, girò un’altra versione. Pare che uno spettatore, tanto per fare uno scherzo, avesse passato a Simpson una borraccia ghiacciata con dentro cognac. L’ultimo rifornimento d’acqua era a Carpentras, un bel po’ più sotto. Simpson ne diede subito una bella sorsata. Quando si accorse che era cognac e non acqua, fu troppo tardi. L’alcol gli era già finito nello stomaco e con il cuore a mille, subito alla mente. Perse l’equilibrio, barcollò, si pose su un lato ad appena 3 chilometri dall’arrivo. Petrarca non era uno sportivo, la salita sul Ventoso fu un’esperienza occasionale, nata dal desiderio di raggiungere la cima che tante volte aveva ammirato dal fondo della valle. Simpson era il più forte ciclista inglese dei suoi tempi, tentò di salire sul Ventoso per vincere la tappa. Scrive Petrarca, ricordando la lezione dantesca: “la vita che noi chiamiamo beata è posta in alto”. Poeti e sportivi vanno in su come l’acqua va in giù. È una questione di natura. Sulle vette non c’è mai nulla ma in quel nulla gli uomini trovano se stessi. Petrarca scrive “l’anima”. Un alpinista ha scritto: “l’incontro dell’io con il proprio spirito”. Dalle cime dove la visuale si fa a 360 gradi e la vista si perde all’infinito, l’uomo vede dentro di sé, scopre il proprio mondo interiore. Una prodigiosa contraddizione che ha sempre fatto delle cime il luogo del sublime, il luogo più umano di ogni altro.
Nella foto in alto, il punto in cui è morto Simpson con la lapide in ricordo
città di Valdagno
vi invitano
mercoledì 10 luglio 2013 ore 20:30 Palazzo Festari, Sala Soster Corso Italia 63 Valdagno VI
Roberto Pace,
Pino Dellasega,
laureato in Scienze Biologiche, è stato insegnante e dirigente scolastico i percorsi della nostra valle tra natura e cultura.
Introduce
Marta Carradore
Maestra di Sci e istruttrice di Nordic Walking camminare con i bastoncini, tecnica e benessere.
ROBERTO PACE
ex Azzurro dello Sci di Fondo,il Cristo Pensante delle Dolomiti, una straordinaria esperienza di fede.
un passo dopo
l’altro ROBERTO PACE
25 Itinerari di trekking a Castelgomberto e nella Valle dell’Agno per scoprire, gustare e valorizzare alcuni luoghi fra i più belli e suggestivi del nostro territorio.
In collaborazione con:
a tt e iv R te n a r to is R r a B aperto tutto l’anno Cucina Tipica Trentina Loc. Malga Rivetta Luserna (TN) Tel. 0464 783936
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lettere
Festa rosa Caro Senatore, che festa per il passaggio del Giro d’Italia sui nostri Colli Berici e con l’arrivo a Vicenza. È stata una grande giornata di sport ma soprattutto una grande giornata di festa popolare. Mai viste tante persone lungo le strade, sorridenti e felici. Anche il tempo meteorologico ha premiato il passaggio del Giro a Vicenza: l’unico pomeriggio di sole primaverile l’ha donato a noi. Secondo te, la tappa di Vicenza non potrebbe diventare una “classica” del Giro da ripetere ogni anno? Con amicizia, Lucia Gentile Alberto, non avevo mai visto una tappa dal vivo: è stato uno spettacolo super. Anche se il momento sportivo in sé è stato di una manciata di pochi secondi soltanto, l’emozione è stata davvero intensa. Coinvolgente l’attesa con molti appassionati ciclisti che hanno eretto improvvisati gazebo in cui mangiare e bere e inscenare scherzi goliardici; divertente anche il rientro dai Berici dopo il passaggio del Giro in una scia infinita di ciclisti. Il 22 maggio è stato un grande giorno di sport. Saluti, Gino Al senatore, adesso che abbiamo scoperto che a Vicenza siamo tutti ciclisti, cerchiamo di rispettare i ciclisti anche quando siamo a bordo delle nostre auto. Viva Sportivissimo, Raffaele Caro Senatore, ero sulla salita degli Ulivi al passaggio del Giro e mi sono entusiasmato quando davanti a me è passato in testa Danilo Di Luca, uno dei più vecchi corridori del Giro. Ho una certa età anch’io e mi
Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it Le vostre lettere possono essere lette anche nel sito: albertofilippi.it viene spontaneo provare simpatia per gli atleti più vecchi. È stato bello vedere Di Luca che teneva dietro un plotone di giovani. Poi, la notizia che Di Luca è risultato positivo all’Epo. E per l’ennesima volta! È triste dover concludere, dopo il caso Armstrong, dopo il caso Di Luca, che lo sport è severo come o forse più della vita: senza doping, vince il più giovane, quello che non si è ammalato, ahimè. Grazie, Antonio Fornasa. Carissimi Lucia, Gino, Raffaele, Antonio, il Giro a Vicenza ha fatto bene a Vicenza e Vicenza ha fatto bene al Giro. Il passaggio della corsa rosa ha mostrato all’Italia la bellezza della nostra città e dei nostri colli, la grande passione per lo sport, e per il ciclismo in particolare, dei vicentini; ma anche Vicenza ha fatto bene al Giro, dando una straordinaria prova di efficienza organizzativa, di partecipazione popolare, di autentica simpatia verso il più grande evento sportivo italiano. Come scrive Lucia, Vicenza e il Giro dovrebbero essere due nomi inscindibili, come lo Stelvio, il Gavia, lo Zoncolan, nomi eternamente legati a quello Giro. Eppure ci sono edizioni della corsa rosa che non sono passate per quegli storici luoghi. Il Giro cambia ogni anno. È molto probabile che il prossimo anno non avremo la salita degli Ulivi, tuttavia Vicenza e i Berici hanno scritto una pagina che non si dimenticherà nella storia del Giro e chi traccerà i prossimi percorsi dovrà sicuramente tenerne conto. Sul caso Di Luca che dire? Ho provato amarezza per quello che è accaduto. Il doping purtroppo è la malattia del ciclismo. Ci vorrà ancora del tempo per debellarla definitivamente. Non dimentichiamoci però che già il giorno dopo al caso Di Luca, tutti i campioni del Giro hanno firmato una prova eroica nel nome dello sport, salendo sulle Tre Cime sotto una bufera di neve. Buone vacanze, Alberto.
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