Sportivissimo Novembre

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RISTORANTE da ROBERTO Appuntamenti enogastronomici per il mese di dicembre: Venerdì 11 ore 20,30 “ASPETTANDO NATALE”... Degustazione prodotti tipici regionali, accompagnati da Cante Natalizie.(su Prenotazione).

Venerdì 25 ore 12.30 FESTEGGIAMO IL NATALE

Con Menù della tradizione in abbinamento ai Vini del territorio. (su Prenotazione).

Giovedì 31 ore 21.00 CENONE DI S. SILVESTRO

Festeggiamo l’Anno Nuovo a base di Pesce, Musica, Sorprese e… e tanta Allegria! (su Prenotazione).

CARATTERISTICHE RISTORANTE Buffet degli antipasti e verdure Pesce di mare Cucina del territorio e sarda

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Il “Re” è ottimo e non si era mai letto niente del genere nel nostro mondicciolo bianco in materia di narrativa. A me il “Re” di Luigi Borgo è piaciuto, Roberto Della Torre, vice direttore di Sciare. Ho finito il tuo libro. Mi è piaciuto: lo stile e la storia sono veramente azzeccati, la “morale” non è invasiva né retorica, Alessandro Zaltron, giornalista. C’è spessore letterario e c’è originalità, ti esprimi con buona efficacia, Giorgio Trivelli, storico. Il tuo libro c’è e funziona. È letteratura, e soprattutto c’è scrittura. Di più c’è treno… narrativo e narratologico. Godibilissimi e freschissimi i trucchi – vere invenzioni – dell’e-mail non inviate, bello il colpo finale. Ne sono personalmente felice, Salvatore Fazia, critico d’arte. Ho letto i suoi interessanti romanzi, sono pieni di vita e brillanti, Antonia Arslan, scrittrice. Il talento del narratore si manifesta soprattutto nella rappresentazione di personaggi dai caratteri complessi e dalle motivazioni profonde ben delineate. Le battute sono a raffica. Interessante, vivace, a tratti commovente, Laura Lepri Scritture. Sono a letto con la febbre e l’umore non è dei migliori ma ho appena finito “Il Re della Neve”. È bellissimo, Gianni Garbin, maestro di sci. Bill Welles è un personaggio ben costruito, egocentrico ma dotato di una volontà di affermarsi capace di suscitare un’istintiva simpatia. Si rivela vincente la scelta di affidare la narrazione ad Antony: la voce che accompagna la storia è infatti fresca, precisa, coerente; il narratore, pur lasciando il proscenio a Bill, riesce a creare delle sottotracce interessanti (come le dinamiche che riguardano la famiglia Welles, condotte con mano sicura) che arricchiscono la vicenda, Einaudi Editore. Bello! Mi è piaciuto molto, Alessandro Lotto, lettore. Luigi Borgo. Il tuo “Re” mi ha colpito, Andrea Munarini, lettore. A me è piaciuto, anche molto scorrevole. Geniale, Guido Lanaro, lettore. È pieno di finezze, Luca Bertagnolli, lettore. Sebbene non abbia mai sciato in vita mia, il tuo libro mi ha coinvolto tantissimo e il gesto finale di Bill, ritenuto sconsiderato dall’io narrante, è un gesto, a mio avviso, rivoluzionario, perché lo libera da un destino che non è il suo, Antonetta Santagata, lettrice.


editoriale

Test per capire

se sarai un campione

R

di Luigi Borgo

ifletti su come litighi, e capirai se nello sport diventerai un campione. Non c’è esperienza migliore del litigio per capire il livello della propria intelligenza, anche della propria intelligenza sportiva. Che cos’è, infatti, se non un litigio tra lo sciatore e gli sci quello che accade in una curva mal fatta, in una gara sbagliata; che cos’è se non un litigio tra il calciatore e gli scarpini, un tiro sbilenco; un litigio tra il ciclista e la bicicletta, una salita al rallentatore, una volata persa. A proposito dei litigi, Goethe ha scritto che quando due uomini litigano, si ritiene giustamente colpevole il più saggio. Se al posto di un uomo, c’è un attrezzo, l’affermazione di Goethe è ancora più valida di quanto già lo sia. Eppure, raramente ammettiamo che siamo noi e non i nostri attrezzi ad aver sbagliato. Non li cambieremmo a stagione iniziata, non li modificheremmo, portandoli in pellegrinaggio dal guru di moda per benedirli con un trattamento speciale, se così non fosse. Cambiamo loro, non noi, come se non sapessimo che possiamo cambiare tutto, dagli sci al partner, dagli scarpini al lavoro, dalla bici al nostro stile di vita, senza che la nostra sciata, il nostro modo di giocare a calcio, di andare in bicicletta, senza che la nostra esistenza cambi di una virgola. Evidentemente siamo meno saggi della nostra attrezzatura. Eric Schmidt, amministratore delegato di Google, è solito rivolgere una domanda preliminare a chi fa un colloquio con lui per essere assunto: “quali errori ha fatto nella sua carriera?” Se il candidato risponde “nessuno”, lui replica, “mi dispiace, lei non è

adatto a lavorare con noi”. Chi ritiene di non aver mai commesso errori, non conosce cosa significhi migliorarsi. Se non fosse così, l’agonismo, che porta le nostre performance al loro massimo rischio d’errore, non sarebbe formativo com’è rispetto alla assai più tranquilla pratica sportiva amatoriale. Ecco perché Goethe dà colpa al più saggio tra i due litiganti prima ancora di chiedersi le regioni del litigio. Il saggio non è mai vittima del proprio orgoglio. Anzi, egli sa che l’amor proprio può danneggiarlo, privandolo di un’importante occasione di crescita. Ci sono atleti che non ammettono di fare certi errori. All’allenatore che glieli indica, fanno sì con la testa ma dentro di loro non scatta la voglia di lottare per migliorarsi, semplicemente perché non vogliono ammettere di sbagliare. Sono atleti orgogliosi che continueranno, discesa dopo discesa, calcio dopo calcio, pedalata dopo pedalata a litigare con i propri attrezzi senza rendersi conto che saranno sempre loro a perdere. Ci sono atleti, al contrario, che conoscono perfettamente i loro difetti al punto che sanno addirittura anticiparli all’allenatore. Sono, diremmo, atleti saggi tre volte: perché non sono vittime del loro orgoglio, come vuole Goethe; perché riconoscono i propri errori, come vuole Socrate; perché arrivano addirittura a verbalizzare e comunicare i propri limiti, come vuole Freud. Eppure essere saggi tre volte non basta ancora. Bisogna, dopo l’atto di umiltà, dopo il conosci te stesso, dopo la confessione di ciò che si è, avere la forza di darsi delle regole per non commetterli più. Dopo l’ultimo litigio che regola ti sei dato?

ERRATA CORRIGE: NELLO SCORSO NUMERO DI SPORTIVISSIMO NELLA PAGINA DEDICATA ALL’ESCURSIONISMO ABBIAMO SCRITTO “SENTIERELLO” ANZICHÉ “SENTINELLO”. IL VERO NOME DEL SENTIERO È SENTINELLO.

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Direttore responsabile Luigi Centomo Direttore editoriale Luigi Borgo Redattore capo Filippo Pavan Redazione Paola Dal Bosco, Andrea Cornale, Vania Danzo. Web master Nicola Anzoni Redazione tecnica alpinismo Luigi Centomo arco Carlo Carli arti marziali Massimo Neresini atletica Ivanoe Simonelli avventura Franco Spanevello basket Filippo Pavan benessere Alessandro Grainer boulder Nicola Anzoni caccia e pesca Dorino Stocchero calcio Alessandro Grainer calcio a 5 Nicola Ciatti

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Giro del mondo

A

nel nome del Taijiquan

nche questo anno il Maestro Giuseppe Bon della Scuola ASD Italia Poon Ze’ Team di Vicenza suona la carica per un viaggio di studio e applicazione del Taijiquan stile Chen. Lo scorso anno abbiamo fatto 10.000 km verso est, nel paese del “dragone” la Cina, questo anno altri 10.000 km ma verso ovest, nel paese del “castoro”, il Canada. Il giro del mondo nel nome del Taijiquan. Ma perché in Canada e ad incontrare chi? Semplicemente per trovare uno dei grandi Maestri di questa affascinante e storica Arte, che nasconde tra le sue equilibrate ed armoniose movenze una suprema efficacia di combattimento. Il Maestro Chen Zhonghua, allievo diretto della grande ed unica Scuola di stile Chen, Maestro di 19ma generazione dello Stile Chen sotto la guida diretta del Grande Maestro Hong Junsheng e Maestro di 2° generazione di Hunyuantaiji, allievo ancora oggi del Grande Maestro Feng Zhiqiang. Il percorso continua alla ricerca ed all’approfondimento dello stile; siamo consapevoli delle difficoltà, dei sacrifici che costantemente ci aspettano, del non mollare mai, ma abbiamo di fronte il nostro Maestro che anche dopo 35 anni di Kung Fu è sempre pronto ad accettare nuove sfide… allora perché non dovremmo accettarle noi? Poi questa esperienza in Canada, in un ambiente meraviglioso, con compagni eccellenti ed il superlativo Maestro Chen Zhonghua pronto a stupirti continuamente e ad insegnarti mattone dopo mattone a costruire attorno e dentro di te un po’ di Taiji, sarà indimenticabile… e, spero non l’ultima, visto che gli amic i

Il nostro Massimo Neresini con il Maestro Giuseppe Bon, dopo il viaggio in Cina dello scorso anno, è andato fino in Canada per incontrare il grande maestro Chen Zhonghua e approfondire il suo TAIJI QUAN STILE CHEN; cronaca di un viaggio assolutamente eccezionale. canadesi già ci hanno rivolto l’invito per il prossimo anno. Arriviamo a Victoria nello stato della British Columbia (Vancouver Island) provenienti da Seattle (USA) e troviamo gli amici canadesi pronti per trasportarci a Camp Shawnigan, una località situata sulla costa est del Lago Shwanigan, in un luogo dove i colori della natura vogliono fondersi con te per ridarti vitalità. Poche battute e subito in palestra dove siamo ricevuti direttamente dal Maestro Chen Zhonghua e da un suo Istruttore ed organizzatore del workshop, Gordon Muir. Rincontrarci dopo l’esperienza di aprile a Vicenza è una emozione che avvolge anche i Maestri e gli organizzatori perché siamo i primi Europei a partecipare all’evento, e poi diciamolo forte “siamo Italiani” padre o un nonno che è di orie lì, angine Italiana, siamo ancora un po’ che se “tutti da scoprire”. Incontriamo così la molti fantastica Dina Kerr ed il suo Istruttore Bill hanVanderhall del Maple Ridge Chen Taiji School n o (Canada) che ci saranno di grandissimo aiuto i l per tutto lo stage. Lasciatemi spendere alcune parole di riconoscimento su Dina che è una grande! Vi dico che non si trova facilmente una Signora così carica di energia vitale, una “affettuosamente nonnina” che applicandoti una tecnica di Chen sposta e fa cadere un adulto di 80 kg con il sorriso tra


le labbra. Poi sentire lei parlare il dialetto veneto (le sue origini sono trevigiane) è stato come sentirci a casa. Per noi è stata fondamentale per poter apprezzare meglio gli insegnamenti anche teorici del Maestro Chen Zhonghua. Dina è l’esempio di quanto sia rinvigorente e salutare il Taijiquan. Sono poi tanti gli amici che abbiamo conosciuto (allo stage hanno partecipato circa 40 persone provenienti dal Canada e un po’ da tutti gli USA), ma non posso dimenticare il magico Ping Wei di Phoenix (Arizona, USA) che è riuscito a farmi passare un terribile mal di schiena ed è poi stato compagno di “stretching” nel Victoria Clipper, il catamarano che ci ha riportato a Seattle prima del ritorno in Italia. Ma ritorniamo ai principali attori del nostro viaggio: il Maestro Chen Zhonghua ed il Taijiquan stile Chen metodo pratico Hong che il Maestro insegna con innata capacità e passione. Il Maestro Chen Zhonghua nasce nel 1961 nella città di Weifang nella provincia del Shandong ed in gioventù studia e pratica Sitongchui, Baji e Taizu, Xiao Wushou, e Da Wushou. Per opera del Maestro Li Enjiu, presidente dell’Accademia di Arti Marziali del Jinan, viene presentato al Grande Maestro Hong Junsheng (18ma generazione di Taijiquan stile Chen) al Black Tiger Springs Park nel Jinan (Cina) e ne diventa diretto discepolo andando agli allenamenti ogni giorno, con qualsiasi tempo, per 6 anni. Più avanti questo vecchio Maestro diventerà il suo punto di riferimento costante fino alla sua morte avvenuta nel 1996. Successivamente si recò a Beijing per incontrare il Grande Maestro Feng Zhiqiang (18ma generazione di Taijiquan stile Chen anch’egli allievo diretto del grande Maestro Chen Fake) ed apprendere il suo stile il Chen Shi Xinyi Hunyuan Taijiquan, diventando suo discepolo. Attualmente è il Rappresentante Internazionale della Linea di Taijiquan Chen Metodo Pratico Hong e Presidente dell’Accademia Hunyuan Taijiquan. Attualmente vive ed insegna in Canada ma viaggia costantemente in tutto il Mondo per divulgare lo stile Chen del suo vecchio Maestro. Grazie all’insegnamento di due maestri di 18° generazione e a oltre venti anni di insegnamento e pratica di Taijiquan stile Chen, il Maestro Chen Zhonghua ha una profonda conoscenza dei contenuti delle forme, dell’energia interna, della teoria e delle applicazioni. Ha prodotto moltissimi lavori, sia in forma di libri che di video, quali ad esempio “The Way of Hunyuan”, “The Circles of Taijiquan”, la traduzione del libro sul Qigong del Grande Maestro Fen Zhiqiang “Hunyuan Qigong”e la traduzione del libro del Grande Maestro Hong Junsheng “Chen Style Taijiquan Practical Method”. Ma che cosa è il Taijiquan Stile Chen metodo Hong. E’ molto semplice, come dice lo stesso Maestro Chen Zhonghua: “è una Arte Marziale, niente altro che uno stile molto potente di combattimento che impiega, con forte vantaggio, la meccanica interna del corpo per portare colpi sfruttando tutte le parti del corpo stesso, in particolare le mani, i piedi, i gomiti, le spalle, le ginocchia e le anche; quello che lui insegna altro non è che il distillato degli insegnamenti dei Grandi Maestri Chen Fake e Hong Junsheng”. Vi assicu-

arti marziali

di Massimo Neresini ro che vedere in azione il Maestro è impressionante e molte volte addirittura imbarazzante tanto ti atterra con tale facilità che ti chiedi se mai potrai arrivare ad imboccare la stessa strada, perché non posso pensare nemmeno lontanamente di avvicinarmi appena alla sua tecnica. La sua esplosione di energia e la assoluta facilità e spontaneità con cui ti blocca o ti atterra lo fa sembrare una tigre; mai penseresti di metterti a lottare contro di lei e nello stesso tempo resti stregato e affascinato dalle sue movenze che sembrano sfiorarti appena. “L’agire è il non agire”, uno dei principi del Taoismo viene così ad essere dimostrato in pratica ed il Maestro sembra essere assolutamente fermo mentre la sua energia travolge e respinge chiunque gli si oppone. Le pratiche in palestra si susseguono con un ritmo veramente “tosto”; ci si alza alle 6.30 di mattina, quando fa ancora buio, per iniziare in palestra con il Qi Gong ed esercizi di streaching e riscaldamento. Poi una bella colazione di quelle “americane”, uova, hamburger, frutta e di più ancora e poi via in palestra di nuovo fino alle 12.30. Un buon lunch con un po’ di tutto e tutto veramente buono e cucinato con gusto. Non hai il tempo di finire che sei di nuovo in palestra fino alle 17.30-18 per la pausa cena. Pensi che sia finita… non è così perche alle 19.30 il Maestro ti aspetta ancora in palestra per un ultimo allenamento e per le spiegazioni. Non per dire ma alla fine, una bella doccia calda e dormi di gusto anche se il letto non è il tuo… Il momento delle spiegazioni serali (ma non mancavano i momenti anche durante la giornata) era veramente eccezionale perché sembravamo tutti degli allievi “cuccioli affamati” attorno al Maestro “fonte di

cibo”. In effetti tutti seduti sul pavimento della palestra ed il Maestro in piedi alla lavagna che cercava la via più semplice per spiegare dei principi tanto semplici quanto complessi. Il dividere yin e yang è la base del metodo pratico dello stile Chen di Taijiquan, così ogni movimento deve essere diviso in yin e yang; questo significa che ogni azione deve essere divisa in due direzioni ma non può essere prima yin e poi yang perché nello yin c’è lo yang e viceversa ed il principio della continuità del movimento è un caposaldo del Taijiquan. Pensate di spiegare ad un “marziano” per iscritto o anche a voce come si allacciano le scarpe; è difficilissimo eppure è così semplice allacciarsi le scarpe, è solo una questione di pratica e quindi è proprio la pratica “l’ingrediente segreto”. Non per questo si deve snobbare la teoria anzi è fondamentale conoscere i principi ma se pensiamo di riuscire ad assorbirli solo alla lavagna abbiamo sbagliato tutto. Praticare e praticare ancora finché tutto diventa talmente usuale, abitudine che è parte di noi. La tigre non pensa, agisce perché è insito in lei l’agire assorbito dalla Madre-Maestro e dalla continua pratica. Il Maestro Chen Zhonghua, con l’aiuto della sua semplicità e chiarezza, riesce a trasmettere, ad insegnare e a guidare gli allievi verso mete che sembrano impossibili, attraverso percorsi duri e, a volte, difficili da capire. “Imparare non si finirà mai perché l’Arte non ha limiti” diceva il Grande Maestro Chen Fake e non c’è messaggio migliore da portare con sé in “saccoccia”. Il Maestro Chen Zhonghua (19ma generazione) è il proseguo della discendenza diretta del grande Maestro Chen Fake (unico discendente diretto della 17ma genera-


zione dello stile Chen di Taiji Quan), essendo stato diretto discepolo del grande Maestro Hong Junshen (18ma generazione). Solo questi Maestri, assieme a Pan Yongzhou (Wing Chow), Tian Xiuchen, Lei Muni, Li Jingwu, Feng Zhiqiang, Chen Zhaokui and Chen Zhaoxu hanno ricevuto il vero insegnamento dello stile e seguire l’insegnamento della linea diretta è pre-requisito fondamentale per imparare il vero Taijiquan stile Chen. Così, fama, forza, stato sociale, età del Maestro o Scuola o altro ancora non sono fattori che possono influenzare la conoscenza del vero stile Chen, bensì l’imparare dalla linea diretta e dai Maestri che hanno ricevuto il vero insegnamento ca-

paci di mantenerlo strettamente in linea con la scuola originale. Dato che tutto quello che è considerata una “azione normale” eseguita dal nostro quotidiano comportamento è considerata un errore nello stile di movimenti del Chen con i quali bisogna con calma familiarizzare, allora l’abilità fisica ed intellettuale è considerata indispensabile per poter imparare e praticare lo stile Chen. Purtroppo l’insieme delle due cose, in particolare nel mondo occidentale odierno, non è così semplice da trovare e fondere. Il lavoro duro, che sempre ho sottolineato essere parte fondamentale del Kung Fu (il Taijiquan è uno degli stili cosiddetti interni del Kung Fu), è assolutamente ba-

silare nello stile Chen, tanto che il Maestro Chen Zhonghua mi dice: “l’acqua bolle a 100°C e se tu raggiungi solo i 90°C mai riuscirai a farla bollire… in più se il giorno dopo riprendi l’operazione non riparti da 90°C ma parti ancora dall’acqua fredda e devi rifare tutto fino a raggiungere i 90°C”; questo vuole significare che se tu smetti di praticare poi devi ricominciare da capo perché perdi l’abitudine, l’uso, la pratica. Un Maestro di 19ma generazione di stile Chen ha detto dopo aver osservato per anni il lavoro fatto negli USA che: “molta gente ha speso un duro lavoro per oltre 20 anni per raggiungere un risultato…sbagliato”. E’ un gran duro lavoro ed insieme una gran-

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de sfida! Perché non accettarla se il risultato è fantastico e se possiamo avere un Maestro così preparato e pronto a dare! Ancora grazie al Maestro Chen Zhonghua per averci fatto assaporare la raffinata Arte Suprema del Taijiquan stile Chen e perché sei proprio un Maestro con la “M” maiuscola. Grazie infinite a Gordon Muir del Victoria Chen Taiji Academy per la splendida organizzazione e grazie a tutti i compagni Canadesi e Americani di avventura. Un grazie particolare a Daniele Maitan (cintura nera di Kung Fu della Scuola Italia Poon-zè Team) e Patrizia con i quali abbiamo condiviso “gioie e dolori” (loro sanno il perché) dell’avventura in Canada. Un grazie ancora al mio Maestro Giuseppe Bon della Scuola Italia Poon-zè Team di Vicenza per essere il primo a condividere il difficile percorso del Kung Fu nonostante la sua invidiabile carriera in diversi stili. Grazie a tutti e “praticare” continuamente se si vuole raggiungere i… 100°C.



L impresa del

parapendio

“bocia”

Manuel Grandi è soprannominato il “bocia” per i suoi soli 22 anni ma nello scorso campionato italiano ha messo in mostra tutto il suo infinito talento. Cronaca, davvero emozionate, di un volo straordinario che dal Club Montefalcone Parependio Valle dell’Agno l’ha portato al Paragliding World Cup, la formula 1 del volo libero.

I

l volo libero italiano è assiso, nel corso degli ultimi due anni, al livello più alto del podio nelle più prestigiose competizioni internazionali (Campionati Mondiali, Coppa del Mondo, Campionati Europei ecc.). L’Italia può contare su un notevole numero di atleti di assoluta eccellenza che costituiscono il punto di riferimento per la crescita dell’intero movimento sportivo. Nel volo libero la “maturità” agonistica normalmente si raggiunge ad una età maggiore rispetto alla maggior parte degli altri sport. Ciò accade poiché, per volare ad altissimi livelli, l’esperienza, la tecnica e “l’intelligenza agonistica” contano maggiormente rispetto alla preparazione atletica (che pure deve essere presente). Da qualche tempo, nel panorama del volo libero italiano, è emerso prepotentemente un atleta che per il volo libero può essere definito un “giovanissimo” di 22 anni il quale, con le sue costanti prestazioni d’eccellenza, si è fatto notare ed apprezzare ai massimi livelli, tanto da essere “guardato a vista” dal Commissario tecnico della Nazionale Italiana di Parapendio. Si tratta di Manuel Grandi, residente a Montecchio Maggiore, membro del club Montefalcone Parapendio della Valle dell’Agno. Manuel, soprannominato appunto “Il Bocia”, è “figlio d’arte”: papà Luigi, anch’egli ottimo atleta, vincitore lo scorso anno del Campionato Triveneto, ha

di Luca Basso iniziato presto ad accompagnare il figlio Manuel alle gare. Tuttavia l’allievo non ci ha messo molto a superare il suo papàmaestro, bruciando le tappe, così come ha fatto prestissimo a superare un gruppetto di fortissimi piloti del Montefalcone, tra i quali ricordiamo Andrea Verlato, già membro della rappresentativa nazionale. Le gare di alto livello annoverano due distinte classifiche: l’assoluta, che comprende indistintamente tutti i partecipanti, e la “sport” che annovera i piloti che volano con vele “di serie” e cioè dotate di certificato di omologazione. Le due categorie corrono assieme compiendo il medesimo percorso di gara cosicché, in linea teorica, un pilota “sport” potrebbe anche vincere la classifica “assoluta”. Manuel, sino ad oggi ha gareggiato nella categoria “sport” e, pur volando con un mezzo apprezzabilmente inferiore per prestazioni ai “prototipi da competizione pura”, ha conseguito piazzamenti di assoluto rilievo anche nelle classifiche “assolute” delle gare cui ha partecipato, riuscendo spesso a mettersi alle spalle campioni che hanno primeggiato nelle classifiche mondiali, dotati di mezzi più performanti. Quest’anno Manuel ha esordito con un primo posto nella classifica “sport” al Trofeo Internazionale Montegrappa. Qualche pilota “mito” del volo libero lo ha immediatamente notato per la sua grande sensi-


bilità nel salire in termica e per la gestione delle strategie di gara. Vari piloti, dopo gli atterraggi si chiedevano da dove venisse “Il Bocia” che ha fatto loro mangiare la polvere. Non pago di tale successo, Manuel si è imposto come primo assoluto alla Coppa Delle Regioni, competizione che vede rivaleggiare i migliori atleti dei campionati regionali italiani. Tali successi gli hanno dato la carica per partecipare al Campionato Italiano Assoluto di Parapendio. In questa occasione, “Il Bocia” compie un capolavoro che ha fatto rimanere a bocca aperta tutti i piloti competitori e non. Dopo alcune prove a livelli altissimi, sempre in testa alla sua categoria, il penultimo giorno di gara giunge a meta dopo un percorso di circa 100 Km., affiancato ai campionissimi della “assoluta”, i quali non riescono a spiegarsi come “il Bocia” possa essere andato tanto forte con una vela di livello inferiore. Ma Manuel commette un errore stupido, dettato da inesperienza. Per atterrare comodamente, si dimentica di controllare di aver regolarmente attraversato la linea di meta. Una sciocchezza, visto che ne avrebbe avuto tranquillamente la possibilità, smaltendo la quota residua. La sua “”traccia di volo” rivista al computer appare una beffa. Giunto a circa un metro dalla linea

stessa, vira e rivira più volte per guadagnare l’atterraggio e sembra quasi fare apposta a non varcare quella benedetta linea. Il suo primato in classifica sport è ormai compromesso. Scende di parecchie posizioni e punti in classifica generale. Manca solo l’ultimo giorno di gara. Ma un Campione con la “C” maiuscola la vittoria ce l’ha dentro. Ci crede ancora, sale in decollo deciso con la mente libera dalla delusione. Un Campione guarda avanti, è positivo e convinto di potercela fare … e Manuel è un Campione. Contro tutti i pronostici, ci crede solo lui: davanti ci sono piloti forti, troppo forti, ed i punti da recuperare appaiono veramente proibitivi. Il Direttore di Gara assegna una manche molto tecnica di circa 80 Km. Nella seconda parte di gara si devono compiere parecchi chilometri in pianura per aggirare le boe ed il rischio di at-

terrare lungo il percorso è elevato. Dopo circa 3 ore di gara, dall’atterraggio si vede spuntare un gruppetto di piloti, come al solito i più forti. Manuel c’è! E non c’è nessun altro della sua categoria. Papà Luigi, passato davanti a lui in classifica, è già a terra in qualche accogliente prato. Passa il tempo, arrivano altri piloti e nessun rivale del “Bocia”: si saprà più tardi che nessun pilota della sua categoria è riuscito a completare il percorso. Manuel si laurea quindi Campione Italiano Classe Sport 2009. E adesso “Il Bocia” cosa farà? Voci dicono che nel 2010 una nota casa costruttrice di parapendio lo doterà di una vela “competition” e parteciperà alla P.W.C. (Paragliding World Cup), il circuito più prestigioso al mondo, la Formula 1 del volo libero. Forse sarà il più giovane pilota del “circus” mondiale ma, pur avendo ancora molto da imparare, non sarà certo relegato alle ultime posizioni della classifica.


Come Giulia e Sergio

sci

Presso l’Hotel Milano ad Asiago si è tenuta la presentazione delle squadre dell’Unione Sportiva Asiago Sci alla presenza delle autorità e di due campioni italiani in carica, Giulia Gianesini e Sergio Rigoni, nati e cresciuti nel club asiaghese. A tutti gli atleti è stata data una tuta da ginnastica offerta da Tele Kottage.

S

di F.S.

abato 7 novembre, presso l’hotel Milano di Asiago, si è tenuta la presentazione delle squadre dell’Unione Sportiva Asiago Sci per la stagione 2009-2010. A fare gli onori di casa il presidente Sergio Vellar, che ha avuto come ospiti il consigliere federale, già presidente dell’Unione, Guido Carli, il presidente del Comitato Veneto, Roberto Bortoluzzi, l’Assessore allo sport del comune di Asiago, Franco Sella, e due padrini speciali, la campionessa italiana in carica di slalom gigante, Giulia Gianesini, e il campione italiano di sci nordico under 23 nella 15 km, nonché vice campione italiano assoluto nel team sprint, Sergio Rigoni. Il presidente Vellar nel suo saluto è partito proprio dai due campioni presenti per raccontare lo spirito del sodalizio asiaghese, nato nel 1922 e da allora sempre attivo nella promozione degli sport invernali, “due campioni”, ha detto, “nati e cresciuti all’interno dell’Usa e che ancora oggi nel club asiaghese possono trovare risorse e appoggio. Il nostro obiettivo primario non è mai stato quello di vincere a ogni costo ma quello di insegnare la cultura dello sport e di aiutare tutti i nostri atleti a crescere sotto il segno degli intramontabili valori sportivi. Perché, quando si fa questo, le vittorie, prima o poi, arrivano, come dimostra la storia, quasi secolare, dell’Unione Sportiva Asiago Sci e dei suoi tanti atleti che si sono distinti ai massimi livelli, dal salto al fondo, dallo sci d’erba allo sci alpino”. Gremitissima la sala dell’HOTEL MILANO, la cui proprietà ha offerto un ricco buffet. Sono oltre 150 gli atleti che parteciperanno ai vari gran

prix della stagione entrante, seguiti da 15 allenatori. “Un grande patrimonio umano e sportivo” ha detto l’assessore Sella “di tutta la nostra comunità asiaghese che l’Amministrazione comunale segue con partecipazione e orgoglio. Sono tanti, infatti, i campioni dell’Unione Sportiva Asiago che hanno distinto il nome della nostra città nel mondo e noi di loro, del club in cui sono cresciuti e si sono formati, siamo particolarmente fieri”. Poi, è stata la volta di Giulia e Sergio che hanno salutato i giovani atleti dell’Usa con parole sagge: “divertitevi”, hanno detto, “lo sport fatto da giovani è uno dei momenti più belli della vita. Avete allenatori che vi seguono con competenza e tanta passione, crescete con loro un po’ alla volta, cercando di dare sempre il massimo, senza, tuttavia, porvi degli obiettivi di vittoria che snaturerebbero quello che deve essere il fine del vostro essere giovani atleti: imparare a sciare bene, amare la montagna, divertirsi, far crescere dentro di voi una passione duratura per lo sci che vi arricchirà per tutta la vita”. Grazie allo sponsor TELE KOTTAGE sono state distribuite a tutti gli atleti delle bellissime tute da ginnastica.

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I signori del silenzio I Tetraonidi e la Coturnice

G

Coturnici

femmina di Fagiano di Monte

li uccelli sono suddivisi in specie, generi, famiglie e ordini. Gli ordini raggruppano le specie di uccelli di interesse venatorio in Europa e sono costituiti dai galliformi i quali sono rappresentati da due famiglie: i tetraonidi e i fasianidi. I galliformi vivono e covano al suolo anche se alcuni di essi si posano di notte anche sugli alberi, si nutrono essenzialmente di vegetali predigerendo il cibo nel gozzo. I pulcini, che necessitano inizialmente di insetti, sono nidifughi e già in grado di volare pochi giorni dopo la nascita. I tetraonidi comprendono 16 specie distribuite nell’emisfero settentrionale della terra. In Provincia di Vicenza sono presenti tutte e quattro le specie presenti in Italia: il francolino di monte (bonasa bonasia), la pernice bianca (lagopus mutus), il fagiano di monte (tetrao tetrix) e il gallo cedrone (tetrao urogallus). Essi sono uccelli caratterizzati da forme compatte e robuste, con collo corto e testa piccola, il loro piumaggio è folto ed abbondante. Le ali, brevi e forti, sono relativamente pesanti per cui questi uccelli hanno una scarsa propensione al volo e non effettuano lunghi spostamenti (uccelli stanziali). I tetraonidi sono infatti tendenzialmente terricoli e si spostano prevalentemente camminando. Le narici di queste specie sono protette da piccole penne resistenti mentre i tarsi, tratto di zampa che precede il piede, sono ricoperti da piume e le dita sono pettinate. Sopra agli occhi sono presenti piccole e

femmina di Gallo Cedrone

Pernici Bianche Pernice Bianca

di Dorino Stocchero colorate zone di pelle nuda chiamate “caruncole”. I fasianidi invece comprendono più di 160 specie che vivono in quasi tutte le zone della terra ma soprattutto nelle regioni con climi temperati e caldi. Delle 8 specie presenti in Italia quattro sono, o erano fino a tempi recenti, presenti anche nella Provincia di Vicenza la coturnice (alectoris greca saxatilis), il fagiano, la starna e la quaglia. I fasianidi sono una famiglia eterogenea per dimensioni e forme ma di norma hanno un corpo compatto con zampe corte e robuste e, a differenza dei tetraonidi, narici scoperte, tarsi non piumati e dita non pettinate. Le abitudini sono anche in questa famiglia prevalentemente terricole. I tetraonidi che popolano le nostre montagne appartengono alla specie i cui attuali e principali areali di distribuzione coincidono con le fredde regioni settentrionali del continente Eurasiatico e, nel caso della pernice bianca, addirittura con le zone artiche. La presenza di questi uccelli sulle Alpi, quindi molto più a Sud delle zone di origine, è legata al fenomeno delle glaciazioni. Nel periodo glaciale, durato parecchie centinaia di migliaia di anni, i ghiacciai dell’Asia e del Nord-Europa si espansero notevolmente avanzando fino a raggiungere l’Europa Centro-Meridionale determinando la “migrazione” alle nostre latitudini di numerosi elementi della fauna artica e di quella nord-asiatica. Al ritiro dei ghiacciai, circa 15000 anni fa, queste specie si ritirarono verso nord, o alle nostre latitudini nelle zone di montagna, cioè nei soli territori in cui il clima e quindi la vegetazione erano simili a quelli delle fredde zone di provenienza. Le Alpi sono quindi per i tetraonidi una sorta di isola meridionale di presenza molto distante dalla loro terra di origine. Ben diverso è il caso della coturnice, un uccello tipico delle calde zone umide del pianeta. Si ritiene che la sua presenza sulle Alpi risalga a poche migliaia di anni fa e che sia stata fortemente favorita dall’uomo quando questi, partendo dall’area meridionale,


introdusse l’agricoltura anche sulla catena alpina. I grandi disboscamenti e la diffusione delle colture di cereali avrebbero creato vasti ambienti aperti adatti sia all’alimentazione che alla nidificazione della coturnice. I tetraonidi, uccelli tipici dei freddi ambienti nordici, sono stati oggetto di una serie di adattamenti che hanno consentito loro di superare il lungo e gelido inverno alpino, sopravvivendo a condizioni proibitive per le altre specie. Si tratta di modificazioni strutturali del loro corpo e delle funzioni vitali dell’organismo ma anche di particolari comportamenti che permettono loro di proteggersi dal freddo. Tutti i tetraonidi hanno infatti un piumaggio particolarmente folto e caldo, inoltre le penne del corpo sono accoppiate ad una penna interna che si stacca dalla base e che quindi aumenta l’isolamento termico. Essi sono caratterizzati da zampe piumate, un adattamento per contrastare il freddo nelle regioni con forti precipitazioni nevose, le cui dita presentano sui lati escrescenze cornee chiamate “pettini” che, aumentando la superficie di appoggio, li aiutano a non sprofondare nella neve fresca e facilitano lo scavo. I tetraonidi si nutrono di insetti nelle prime settimane di vita per poi assumere una dieta completamente vegetale composta prevalentemente da foglie e germogli freschi di svariate piante in estate, soprattutto bacche in autunno. L’alimento invernale è costituito da gemme, germogli e aghi di conifere e può essere molto indurito dal freddo, per questo i tetraonidi possiedono uno stomaco trituratore e hanno un apparato digerente fornito di una serie di strutture (gozzo, stomaco muscolare, ciechi intestinali) che permettono di assimilare grandi quantità di cibo coriaceo e ricco di fibra che permettono loro di sopravvivere nei mesi invernali nei quali hanno a disposizione solo sostanze alimentari poco nutrienti. Nelle narici c’è una copertura di piume filiformi che consentono di riscaldare l’aria durante la respirazione. La pernice bianca mostra un mirabile adattamento all’ambiente di alta montagna, è in essa caratteristico il dimorfismo di stagione: d’inverno il piumaggio è di colore bianco con penne esterne della timoniera di colore nero (questa particolarità serve in caso di volo su terreno coperto di neve a guidare la brigata per orientare il gruppo), mentre d’estate è di colore grigio- bruno con ali bianche e coda nera. Questo uccello presenta infatti una variabilità stagionale del piumaggio che si

caccia

Veduta di Campobrun, Rifugio Scalorbi

Galli Forcelli in Arena di Canto


manifesta con continue mute delle penne, consentendo alla pernice bianca di mimetizzarsi perfettamente nel proprio habitat in tutte le stagioni. Il misterioso fascino che circonda i tetraonidi deriva dal loro straordinario comportamento riproduttivo, infatti i maschi, nel periodo degli amori, per conquistare le femmine mettono inscena canti, soffi, parate, balzi, danze, combattimenti e corteggiamenti. Questi rituali sono molto elaborati nel fagiano di monte e nel gallo cedrone, infatti sul finire dell’inverno i maschi di queste due specie si portano sulle cosiddette “arene di canto” (Balz) costituite da ristrette aree utilizzate in modo continuativo anche per decenni. In questi luoghi nel corso della primavera si svolgono con intensità le attività riproduttive. Durante il canto, che viene alternato a lenti spostamenti in parata e a voli brevi e rumorosi, i maschi assumono una postura maestosa ergendosi con il collo diritto, la coda sollevata e spiegata con le ali puntate verso il basso. Tutta questa messa in scena ha lo scopo di occupare e mantenere un territorio favorevole nell’arena e nel contempo di attirare le femmine; se però ad avvicinarsi è un maschio avversario i due contendenti inscenano violenti combattimenti a colpi di becco e d’ala, fino a che uno dei due è costretto alla fuga. Le femmine giungono nell’arena richiamate dai canti dei maschi mostrandosi disponibili all’accoppiamento solo con quelli che sono riusciti ad occupare i territori centrali; essi sono i maschi dominanti e in tal modo vengono ripagati dalle fatiche compiute. Il gallo cedrone e il fagiano di monte sono specie poligame mentre la pernice bianca e il francolino di monte sono monogami. In base all’articolo 18 della legge statale n.157/92 il maschio del fagiano di monte, il francolino di monte, la pernice bianca e la coturnice delle alpi sono cacciabili dal 1° ottobre al 30 novembre di ogni stagione

venatoria secondo piani di abbattimento. In Provincia di Vicenza nell’anno 2009, visti gli esiti dei censimenti effettuati, non è stato consentito nessun prelievo venatorio dei tetraonidi oggetto di caccia e della coturnice.

Gallo Cedrone

femmina di Gallo Cedrone

veduta de “l’omo e la dona”

Francolino di monte

Rifugio Piccole Dolomiti Alla Guardia

m.1136

il lato bello della vita Strada per Campogrosso n° 3300, Recoaro Terme (VI), 36076 - tel.0445 75257 cellulare 335 6901685 (aperto tutto l’anno)


corsa in montagna

Roberta Peron

L’atleta di Schio, in forza al Runners Team Zanè e allo Sci Cai Schio, è l’unica italiana finisher nella Petit trotte 2009 dell’Ultra Trail du Mont Blanc

A

di Dalla Vecchia Roberta Maria

bbiamo una vicentina d’eccezione che troneggia tra le prove più insidiose ma leggendarie dell’arco alpino, tra di esse l’ultra trail del Monte Bianco. Finisher dell’edizione scorsa dell’Ultra Trail Mont Blanc quest’anno Roberta ha partecipato alla non competitiva Petite Trotte a Leon che e’ una gara selettiva ed a numero chiuso dove squadre composte da 3 atleti devono

Roberta non è nuova a queste esperienze estreme, da poco è stata chiamata a “testare” il “Tor Des Gèants”, una gara internazionale in alta quota lungo le Alte Vie che attraversano la Valle d’Aosta. Roberta, lo psicologo dello sport Pietro Trabuchi, la guida alpina Claudio Bastrentaz e la trailer Ornella Gabrielli (ad una tappa ha partecipato anche Giovanni Storti, il cominco del famoso trio Aldo, Giovanni e Giacomo) hanno battezzato la n. ZERO del Tor che si snoda in un dislivello di 24000 metri, percorrendo 320 km in un tempo massimo di 150 ore. Il gruppo di “testers”, dopo essere stato sottoposto ad un severo test psicofisico da alcuni studenti dell’Università di Verona ha percorso ogni giorno tappe di 10-16 ore di cammino, a volte anche in condizioni atmosferiche sfavorevoli. A settembre (12 e 19) del 2010 la prima edizione di questa “Tor Des Gèants”. Si facciano avanti i più arditi corridori!

percorrere circa 245 km e 21000 metri di dislivello positivo in un ambiente naturale montato al 100%. La gara e’ a tappa unica ed e’ in autonomia con il solo appoggio di alcuni rifugi lontani tra di loro. Il percorso non e’ segnalato e gli atleti sono provvisti di mappe con le indicazioni del tracciato. E’ possibile, ma non obbligatorio avere le tracce GPS. Gli atleti, poi, sono dotati

di una antenna gsm per essere localizzati dall’ organizzazione che non e’ fisicamente presente lungo il percorso. I corridori che intendono cimentarsi in questa prova vanno incontro a molteplici difficolta’ fisiche, psichiche ed ambientali. Lo sforzo degli atleti e’ elevato e continuativo dato dalle molte ore di cammino e dalla mancanza di adeguato riposo, sonno, recupero. Sempre la stanchezza ed il sonno danno origine a delle crisi che se non prontamente superate possono compromettere la prova. Il percorso avviene attorno al massiccio del monte Bianco utilizzando per la maggior parte sentieri poco utilizzati, poco visibili e difficilmente corribili. Vengono raggiunte anche alcune cime sui 3000 m e alcuni tratti sono esposti ed attrezzati. Nonostante tutte queste difficolta’ ci sono delle barriere orarie abbastanza strette ed un tempo massimo di 114 ore. The North Face® Ultra-Trail du Mont-Blanc® è a livello mondiale, un avvenimento unico nel mondo della corsa a piedi in ambiente naturale. E’un trekking spettacolare che lascia vagabonadre l’anima attraverso paesaggi di straordinaria bellezza e forza che unisce tre diverse Nazioni: l’Italia, la Francia e la Svizzera. Merito della sensibilità degli organizzatori è l’impatto zero che la corsa ha sull’ambiente. Ogni partecipante viene sensibilizzato a proteggere il territorio che attraversa evitando l’inquinamento che il suo passaggio inevitabilmente reca. Quindi niente rifiuti e attenzione ai danni ambientali. Infatti ognuno deve portarsi il bicchiere personale non usufruendo deli bicchieri usa getta. Il massiccio del Monte Bianco regala scorci che lasciano il segno ma sentiamo dalla voce di Roberta le impressioni che esso ha regalato.

Roberta Peron e i suoi compagni: Pietro trabucchi, Maurizio Crepaldi (zero)

Il percorso della Petite Trotte ultimato in 105:51’ da Roberta e la sua squadra Prima Tappa: 24 h (dalle 22:00 alle 22:00) con 2 soste cibo (prime 7 ore pioggia) disl + 6300m disl - 5025 m tot km 96 raggiunto il rifugio Deffeis ( I ) abbiamo dormito per 6 ore e 30 Seconda tappa: 14:30 h (dalle 7:30 alle 21:50) con 1 sosta da 1:30 x cibo, doccia e cambio (sacca) disl + 3500 m disl - 3900 m tot km134 raggiunto rif. bonati ( I ) abbiamo dormito 1 ora Terza tappa: 20 h (dalle 1:00 alle 21:00) con sosta 1:30 x pasto disl + 3655 m disl - 4200 m tot km 180 raggiunto un rifugio a Champex (CH) abbiamo dormito 4 ore Quarta tappa: 22:30 h (dalle 4:50 alle 03:20) 2 soste per un totale di 40’ x pasto 1 sosta 1:30 in tenda per recuperare disl + 4600 disl - 4150 tot km 229 raggiunto il rif Anterne ( F) abbiamo dormito 1 ora. Quinta tappa: 4:30 h (dalle 4:20 alle 8:50) nessuna sosta disl + 807 disl - 1750 tot km 240 arrivo a Chamonix


Roberta, a distanza di qualche mese, cosa ti ha lasciato questa esperienza? Inizialmente il vuoto.. A qualche giorno di distanza dalla prova cercavo continuamente il contatto con i miei compagni. E stata un’ esperienza bellissima e molto forte, anche emotivamente. Merito la buona empatia fra di noi, i luoghi magici e selvaggi attraversati ed i momenti di condivisione con le altre squadre durante il percorso. Indimenticabile Le difficoltà? Le difficolta’ maggiori di questa prova sono state: la gestione dei riposi (pasti, sonno); il ritmo da adottare (dove si segue principalmente quello del piu’ lento per non far scoppiare nessuno); la gestione del gruppo che deve essere affiatato e testato antecedentemente la gara in modo da essere in grado di superare senza troppi malumori i momenti di crisi. Come ti sei preparata per questo evento straordinario? Mi sono allenata tutto l’inverno facendo un infinita’ di dislivello con gli sci. Facendo dei lunghissimi anche se non veloci raid di 16/18 ore comprendendo anche la notte e partecipando alle altre Ultra Trail del circuito. Che consigli daresti a chi ha intenzione di intraprendere la tua stessa avventura? E’ uno sport duro ma affascinante. Da poco approdato in Italia dalla vicina Francia. Consiglio l’avvicinamento alle piu’ brevi e facili gare..Poi man mano si va naturalmente oltre. Il fatto di non raggiungere subito un obiettivo non vuol dire “non essere in grado..” bisogna avere pazienza e crederci. Volonta’, motivazione e obiettivi non troppo esagerati possono dare esiti positivi. E poi....l’ importante e’ divertirsi. Questa di sicuro e’ una vittoria che fa crescere le opportunita’. Infine AMARE l’ ambiente che ci ospita, rispettandolo.

Perchè intraprendi gare di Ultra Trail e EnduranceTrail? La mia scelta su questa disciplina è dettata da una forte passione ed amore per la montagna. Non è sicuramente uno sport per tutti ed anche se c’è chi brucia le tappe l’approcio deve avvenire in modo graduale per non subire frustrazioni dettate dalla non riuscita delle imprese. In parole povere è uno sport dove è necessaria una buona preparazione fisica di base a cui va sommata una predisposizione alla fatica ed alla sofferenza dovuta ad orari impossibili, pochi riposi e notti passate “in volta pei monti”. Allora penserete che io sia matta... in realtà tutta la fatica viene ripagata ampiamente. Lo stato di benessere, le sensazioni meravigliose che l’ambiente può dare (paesaggi, tramonti, la fauna...) oltre alla condivisione con chi vive-soffre-apprezza come te. Tutto il resto passa in secondo piano e si vive a pieno!!! Sensazioni che io auguro a tutti di provare. In una prestazione estrema come questa quanto giova l’affrontare in gruppo di tre e non da sola la fatica? Soprattutto in questa tipologia di gara è indispensabile, per la sicurezza, procedere in squadra. Il percorso e’ molto lungo, a volte esposto e non tracciato. Da soli c’e’ troppo rischio per l’ incolumita’ personale. Da quanto corri? Relativamente da poco, ho iniziato nel 2006 partecipando alla Maratona Alpina e Prealpina della mia zona e subito dopo la Maratona di Venezia col tempo di 3.54. Nel 2007 ho fatto la mai prima Ultra Trail: La Via Marenca a Dolcedo, Liguria. Da qui la passione per questa disciplina mi ha portato a intraprendere il percorso per raggiungere diversi obiettivi: Cromagnon 2008, Gran Trail Valdigne 2008-2009, Mercantour 2009, i 100KM a tappe nel deserto della Libia (Akakus), GR Prealpi Trevigiane 2008-2009, Abbots way 2009,

Templiers Francia 2008, Porte di Pietra 2008, Ultra Trail del Gran Sasso. Nel 2008 il sogno si realizza con la partecipazione e realizzazione della Ultra Trail Du Mont Blanc individuale, gara di 166 KM e 9500 mt dislivello positivo conclusa in 43 ore e 35. Recentemente tornata dal Toubkal Trail Marocco con un quarto posto femminile. Il futuro cosa ti aspetta? Le idee sono molte che valuterò attentamente man mano. Sicuramente parteciperò all’edizione n. uno del Tor Des Gèants a settembre 2010..e sta nascendo un progetto importante in previsione per il 2011. Diamoci da fare!


Super woman

corsa

Maria Pia Chemello dello Schiobike è protagonista di una stagione eccezionale.

M

aria Pia, portacolori dello Schiobike, è la nostra running con una energia da invidiare, riuscendo gestire famiglia e sport con risultati eccezionali. Appassionata soprattutto di corsa in montagna, inizia la stagione a Maggio 2009 vincendo senza rivali la TAGLIAFUOCO gara di corsa in montagna del circuito Terre Alte lunga Km 11,5 che parte da Caltrano Mt 248 e arrivo a Malga Foraoro Mt 1376 con un tempo di h 1,13,54 classificandosi 48° assoluta su 400 partenti. Sempre a Maggio si riconferma nella SANTORSO-CIMA SUMMANO gara che parte da Santorso con arrivo alla croce del Monte Summano per il sentiero dei Girolimini valida per il trofeo Scalatore D’oro, anche su questa mette in evidenza la sua forma eccezionale arrivando 1° cat. donne e 34° assoluta con un tempo di h 1,02,06. Il mese di giugno inizia con la CAMPOLONGA prima prova del TROFEO GRAN PRIX MONTAGNE VICENTINE gara con partenza e arrivo al Centro fondo Campolongo che si disputa su un percorso misto collinare di 20 Km, non adatto alle sue capacita di scalatore, si difende lo stesso con un 2° posto donne e un 70° assoluta su più di 400 partecipanti in 1h,27.21, sempre a Giugno si corre la COGOLLO-MONTE CENGIO 2° prova del trofeo Gran Prix Montagne Vicentine con partenza da Cogollo del Cengio Mt 356 e arrivo al Monte Cengio Mt 1354 gara importante per Maria Pia che riesce aggiudicarsi un 2° posto dietro alla ex nazionale Giovanna Ricotta confermandosi al primo posto del circuito. La gara più importante e impegnativa della stagione, per lei che fino qualche anno fa un impresa impossibile, la TRANSCIVETTA, corsa a coppie in alta montagna di livello nazionale con un dislivello, sola salita 1950 Mt per un totale di oltre 3000 Mt in 23,5 Km che si disputa ad Alleghe, BL. L’idea l’aveva buttata lì nel 2008 con Rosanna Costa, atleta della società Sci Cai Schio, fortissima sullo sci da fondo e corsa in montagna, nonché amica e compagna di allenamenti di MariaPia. Più di 500 le coppie al via, mattinata fredda 7° alla partenza, anche lì un meritato 2° posto per le due atlete scledensi con un tempo di 3h 02’53’’ grandissima soddisfazione, complimenti per l’eccezionale impresa. Altra sfida a se stessa, la STARO-CAMPOGROSSO, che per vari motivi altri anni non gli è mai andata bene, qui Maria Pia è riuscita confermarsi al 1° posto con un tempo record di 52’53’’ classificandosi al 24° assoluto. Anche in ferie per Maria Pia non c’è tregua a Mezzano, vicino Fiera di Primiero, si disputa ogni anno la CALAKILI PAR I SOLIVI, gara podistica di 10 Km su percorso misto. Per lei nessun problema, si conferma 1° tra le donne e 24° assoluta in 54’45’’ Per lei la stagione non è ancora finita, ci sono atre due gare importanti in programma. La PEDESCALANDO con partenza a Pedescala e arrivo a Rotzo, ultima prova del circuito Gran Prix Montagne Vicentine, gara di corsa in salita, anche in questa circostanza non ci sono avversarie per Maria Pia che conclude la corsa con un tempo record della gara di 46’e 27” e si conferma anche nel TROFEO GRAN PRIX MONTAGNE VICENTINE. Purtroppo per una caduta in allenamento, ha dovuto rinunciare alla mitica SUPERPIPPO, una delle gare più dure e impegnativa della nostra zona, con partenza da Posina e arrivo a Cima Forni Alti (Monte Pasubio), nonché al TROFEO TERRE ALTE, a cui era iscritta di diritto per aver vinto la Tagliafuoco. Sarà per la prossima volta.

La festa

ciclismo

del Maroso

Il G.S. Maroso festeggia la sua stagione, premiando Andrea Stella ed il suo “Spirito”. Enzo Casarotto.

È

Foto Maurizio D.G.

tempo di bilanci per le società sportive e anche quelle delle due ruote si alternano con i loro soci, atleti e simpatizzanti ad affollare i ristoranti per trascorre una serata in allegria ricordando “i bei momenti vissuti in sella” e per tracciare i consuntivi di una stagione, quella del 2009, che in un modo o nell’altro è passata regalando, nonostante la ristrettezza economica del periodo, qualche soddisfazione fatta di buoni risultati e di tanta sana attività. Il Gruppo Sportivo Maroso si è convocato a Longa di Schiavon presso il “Ristorante Alla Veneziana” nel primo fine settimana di novembre, ma se per altre società il filone principale è quello di festeggiare i suoi giovani atleti, per il gruppo sportivo di Pianezze San Lorenzo presieduto da Ivan Maroso (c’è anche il fratello Simone al suo fianco), la filosofia è un’altra. “Noi siamo un gruppo di appassionati delle due ruote anagraficamente a partire dai vent’anni con qualche nostro socio di veneranda età – afferma il presidente Ivan Maroso - e quindi il nostro intento è quello di metterci a disposizione del ciclismo organizzando alcune gare riservate alle categorie giovanili della FCI (gara esordienti e una gara per gli allievi valida per il trofeo dello Scalatore d’Oro con l’arrivo a Fontanelle di Conco). Oltre a mettere in campo la nostra esperienza, lo spirito agonistico, la pratica sana dello sport, quello pulito, ci adoperiamo nell’organizzazione annuale di quei tre quattro appuntamenti che ci permettono di socializzare mediante gite mirate di carattere non solo agonistico ma anche culturali e paesaggistiche alle quali nessuno dei nostri soci vuole mai e per nessuna ragione mancare. E’ la filosofia che ci ha lasciato nostro padre Francesco Antonio che nei ‘34 d’attività del gruppo ci ha portati a visitare gran parte del territorio nazionale e in più qualche occasione ci ha fatto sforare i confini nazionali”. Il Gruppo sportivo Maroso si distingue anche per l’organizzazione di eventi rivolti al sociale con scopi di solidarietà e quest’anno la scelta, per il premio “Traguardi 2009” ( rivolto a uomini, valori, spirito di gruppo nella vita e nello sport verso nuovi obiettivi, che mettono a disposizione degli altri doti e valori umani e morali e di altruismo non comuni) è caduta sul thienese Andrea Stella, un ragazzo, ora trentaquattrenne che dopo la disabilità che lo ha colpito nel 2000, costringendolo alla carrozzina per una lesione al midollo spinale, si distingue tra le altre sue mille iniziative, nella ricerca di tecnologie atte a consentire il superamento delle barriere architettoniche (come ha già ampiamente sperimentato nel suo ormai famoso catamarano con cui ha appena concluso il tour velico 2009, un tour di 7 tappe con 70 giorni di navigazione nel quale è riuscito a coinvolgere oltre 700 persone. (L’attività di Andrea si può seguire anche sul sito www. lospiritodistella.it). Alla serata di gala del G.S. Maroso, condotta da Mauro Dalla Pozza e da Maurizio Dalla Gassa, sono intervenuti anche l’europarlamentare Mara Bizzotto, l’Assessore provinciale alla viabilità, Costantino Toniolo, il primo cittadino di Pianezze, Gaetano Rizzo, con l’Assessore Tullio Bertacco e per la F.c.i. il consigliere regionale, Pio Giorgio Nicoli, e il presidente provinciale, Renzo Gandini. Dopo la festa, come da consuetudine, tutti i soci sono impegnati per identificare e per suggerire nuovi ed avvincenti itinerari (e nuovi Traguardi…) che il gruppo sportivo affronterà nell’ormai imminente 2010.


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Ed

è

ciclismo

subito

vittoria

Il gruppo sportivo Schiobike, nato a gennaio 2009, conclude il suo primo anno di attività con grandi soddisfazioni sia per il numero degli iscritti, sia per gli importanti risultati agonistici conseguiti, sia per la numerosa partecipazione alle escursioni organizzate.

S

di G.C.

ono i numeri a dirlo: siamo arrivati alla considerevole quota di 125 iscritti tra i quali una sessantina di agonisti che hanno partecipato ad innumerevoli competizioni in ambito nazionale, regionale e provinciale con risultati più che onorevoli; sono i numeri, cioè, che ci dicono quanto sia stato intenso e straordinario il primo anno di attività dello Schiobike. Gli atleti che si sono maggiormente distinti sono: Sergio Storti, vincitore del Giro della provincia di Vicenza mtb cat. senior - Silvio Santagiuliana, campione provinciale mtb cat. senior– Eberle Simplicio, campione provinciale mtb – cat. Gentlemen – Edoardo Sandri, campione italiano assoluto circuito ciclistico VV.F. Oltre ai risultati ciclistici abbiamo avuto anche una fortissima atleta running, Maria Pia Chemello, che ha vinto numerose gare di corsa in salita. I programmi per l’ anno 2010 prevedono di migliorare ulteriormente i traguardi raggiunti nel 2009, inserendo anche una gara di ciclocross e una manifestazione per bambini con la collaborazione del Comune di Schio e Vigili del fuoco. Ringraziamo tutti i nostri sponsor che con il loro supporto ci hanno permesso di arrivare a tutto questo. Utensilnord, Metrotecnica, Gps, Meb, Zanella Cicli, Impresa Edile Pietrobelli, Impianti Elettrici Effeci, Sartori Pittore Edile, Gallo Giardini, Mcm Idrotermica, Rizzato Henry, Valli Sport, Tecnocity.


Mainetti party

ciclismo

Termina la stagione agonistica ed è tempo di festeggiare: tutti al Ristorante la Villa di San Quirico di Valdagno per il team GSD Mainetti.

L

orenzo Girardello, presidente della società, ha elencato tutti i risultati conseguiti tra le varie categorie compresi amatori, e ancora una volta la società di Creazzo si riconferma l’emblema del ciclismo giovanile a livello provinciale. La breve storia della squadra Mainetti inizia nei primi anni 60: spinti dalla grinta dei fratelli Luigi, Mario, Romeo e Gianni Mainetti si diede vita a una delle prime squadre a livello professionistico (Lino Farisato, Lucillo Lievore, Renato Bonso, Egidio Cornale, Armando Dalla Rosa, Marino Basso, Pietro Campagnari, Giorgio Destro, Marino e Renzo Fontana). Nel 1967 inizia la costruzione del velodromo “Mainetti” e dopo l’omologazione nel 1971 si avvia l’attività su pista con diverse presenze illustri a partecipare alle svariate gare sull’anello. Nel 1981 i tre fratelli Mainetti (Luigi nel frattempo deceduto) entrano a sponsorizzare in accordo con Antonio Girardello la “Eddy Marino”. Dilettanti, Juniores, Allievi, e Giovanissimi sono anni fruttuosi per le maglie color amaranto. Nelle ultime stagioni, anche se ridimensionate le formazioni all’interno del sodalizio, sono comunque più di 60 i ragazzi iscritti al team. Particolari ringraziamenti sono stati rivolti a tutti i presenti: al Presidente del Comitato della FCI Vicenza, Renzo Gandini; all’Assessore allo sport del Comune di Creazzo, Massimiliano Cattani; all’Onorevole D’Agrò; a Gervasio Cortiana; al Sig. Tomasi Inglesina, e molti altri presenti, auspicando per il 2010 un’ anno ricco di soddisfazioni sportive. Nella foto da sinistra: Girardello Lorenzo, Mainetti Gianni, Mainetti Mario, Mainetti Romeo ed Egidio Cornale.

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Il Commissario

rally

di Percorso

Le buone regole per assistere dal vivo a una gara automobilistica.

di Carlo Nieddu

C

hi non è mai andato a vedere un rally, una gara in salita o un gran premio di F1? Ebbene, sappia che per far funzionare una gara del genere, gli organizzatori hanno bisogno di un numero notevole di Road Marshal, ovvero, Ufficiali di Gara, che per passione dei motori e dell’ambiente motoristico, sono persone che offrono la loro disponibilità affinché queste competizioni funzionino al meglio e senza che nessuno si faccia male, piloti compresi. Per essere abilitati, i Commissari di Percorso devono conoscere le nozioni generali dell’ordinamento sportivo automobilistico e le nozioni relative alle varie discipline: velocità, rallies ecc.. Devono essere esperti sull’uso delle bandiere e dei cartelli di segnalazione. Nei corsi di preparazione sulle varie specialità deve essere prevista obbligatoriamente almeno una lezione con un medico per l’apprendimento degli elementi basilari di pronto soccorso e primo intervento. Il Commissario di Percorso, persona molto disponibile e capace nell’adempiere il proprio dovere con al seguito una bandierina di colore giallo che sventola solo ed esclusivamente per segnalare un pericolo al passaggio dell’equipaggio senza che questi, arrivando a velocità sostenuta, possano rischiare di andare ad urtare rovinosamente con la loro auto contro qualcosa. Di solito si posiziona in posti pericolosi, vigila il pubblico affinché questi non si lasciano trasportare dall’entusiasmo e per loro sfortuna si facciano investire dalle auto in corsa, come è accaduto nelle scorse settimane al rally del Bassano quando un’auto per motivi anco-

ra da accertare è uscita di strada urtando in maniera rovinosa tra il pubblico che in quel posto era stato più volte esortato ad allontanarsi perché molto pericoloso. Risultato? Otto persone all’ospedale … Il Commissario di Percorso deve essere in contatto radiofonico con i loro colleghi che si trovano a breve distanza per avere e dare informazioni sull’andamento della competizione, nulla è lasciato al caso, tutto deve funzionare per il pilota e per il pubblico. Il Road Marshal si nota subito perché indossa una casacca gialla fluorescente è molto premuroso ed è sempre pronto ad intervenire e dare consigli a chi

gli sta vicino. Per la riuscita di ogni avvenimento il commissario deve essere ascoltato dal pubblico per la sua e la loro incolumità. Allora, tutti quelli che vanno per divertimento a vedere una corsa, è bene che sappiano posizionarsi in luoghi sicuri, cercando di prestare attenzione a tutti quei cartelli che vietano la permanenza al pubblico in luoghi considerati a rischio e, naturalmente, è necessario che portino rispetto a tutti quegli omini in casacca gialla (i commissari), che stanno prestando servizio soprattutto per loro. Una gara è più bella se la si corre e la si vede in sicurezza.

o r t e m o z z e m l a a z z i p à t Novi Trattoria Pizzeria Capri via S.Cristoforo, 10 - 36078 VALDAGNO (VI) - tel. 0445/404771 - CHIUSO IL GIOVEDì


nuoto

Acqua e fuoco

A

A Firenze si è disputato il Campionato Italiano di Salvamento a Nuoto Vigili del Fuoco. In gran spolvero i vigili-atleti vicentini.

seguito del terremoto che ha colpito l’Aquila e che ha visto da subito impegnato il Corpo Nazionale dei VV.F. con notevole impiego di personale e mezzi, il 22° Campionato Italiano VV.F. di Nuoto per Salvamento, previsto a Firenze dal 15 al 17 Maggio, è stato spostato al mese di Ottobre sempre a Firenze. E dal 16 al 18, 235 atleti provenenti da 23 comandi di ogni parte d’Italia, si sono sfidati su tutte le 4 discipline natatorie e di trasporto manichino individuali, 100 m ostacoli (50 m per gli M60/M65), 50 m trasporto manichino, 50 m percorso misto con manichino e 50 m tra-sporto manichino con pinne e nelle due staffette a squadre, 4x50 m ostacoli e 4x25 m trasporto manichino, per un totale di oltre 1.000 presenze gara. Il Campionato è stato vinto dal Comando provinciale di Torino, che riconferma il titolo vinto continuativamente dal 2002 con la sola eccezione del 2007 dove a vincere è stata Livorno, Comando arrivato quest’anno secondo. Ricordiamo

inoltre la rappresentanza del Comando di Torino essere, sia per la stagione 2008 che 2009, la 2ª piazzata nel Campionato Italiano Nuoto per Salvamento Federale. L’ultima piazza d’onore è andata al Comando di Cagliari che ha preceduto Genova e Venezia giunti rispettivamente al quarto e quinto posto. 6° posto è quello ottenuto dal Comando di Vicenza, a 3 soli punti da Venezia ed alle spalle di squadre che hanno però potuto schierare compagini di 25-30 elementi contro i 6 dei be-rici e questo rende ancora più rilevante la posizione raggiunta in classifica. Il Comando di Vicenza ha preceduto inoltre i padroni di casa classificatisi all’8° posto. Non solo il fuoco è di competenza dei VV F. ma anche l’acqua è loro zona d’intervento e la sede di Vicenza non solo ha come punto d’orgoglio la squadra sommozzatori, ma dispone di personale altamente preparato nel settore salvamento in acqua. Una preparazione del personale che non solo si manifesta

a livelli di eccellenza in caso di interventi ma anche a livello sportivo con una squadra capace di primeggiare a livello na-zionale. Questa squadra da anni è tra le prime in Italia nel Campionato Italiano di Nuoto per Salva-mento VV.F. ed Interforze. Questi i 6 componenti la compagine vicentina nella trasferta toscana: Alessandro Baldo, Roberto Decchino, Marco Grigoletto, Adalberto Marangoni, Bruno Preto e Giandomenico Sartori che hanno ottenuto 7 medaglie d’oro, 4 d’argento e 4 di bronzo nelle prove individuali. Bruno Preto, dopo un anno d’assenza dalle competizioni, torna dominando tutte le gare della sua categoria e conquistando il titolo italiano di Tetrathlon dei Master 50 (categoria dai 50 ai 54 anni). Per la categoria Master 40 si conferma per il terzo anno consecutivo Campione Italiano Alessandro Baldo che vince 3 prove su quattro e conclude con un secondo posto sul tra-sporto manichino e vincendo inoltre il Tetrathlon che è la classifica individuale a punti con 96 punti su 100 nella categoria più numerosa dove c’erano iscritti 64 atleti della stessa fa-scia d’età. Nella categoria Master 25, grande prova di Roberto Decchino vincitore di 2 medaglie di bronzo, collezionando altri importanti piazzamenti utili a fargli vincere il terzo gradino della classifica finale a punti per il secondo anno consecutivo. Partito molto bene nelle prime due prove con 2 medaglie d’argento, Giandomenico Sartori, Master 50, si blocca poi nella terza prova per un problema tecnico che purtroppo gli com-promette anche la classifica finale a punti. Nella classifica Master 55 Alberto Marangoni partito in sordina recupera nel finale con 2 medaglie insperate, una d’argento ed una di bronzo, dopo alcuni problemi fisici patiti che lo avevano tenuto distante dagli allenamenti. Chiude con grande autorevolezza Marco Grigoletto specialista della prova con le pinne che conquista un bel terzo posto nei Master 35 con un riscontro cronometrico di tutto ri-spetto. Un ulteriore


6° posto di staffetta ed altri piazzamenti, favoriti dal buon spirito di gruppo, hanno permesso di ottenete il 6° posto finale. Presenti alle premiazioni tra le tante autorità l’assessore allo sport del Comune di Firenze Dott.ssa Barbara Cavandoli, il dirigente dell’Ufficio per le Attività Sportive Prof. Fabrizio Santangelo, l’ex portabandiera della pallanuoto italiana Gianni De Magistris, già ausiliario VV.F. ed il Direttore Regionale VV.F. della Toscana Ing. Cosimo Polito. Degna di nota, tra le classifiche individuali dei partecipanti, la vittoria nella categoria Ma-ster 45 del V.F. sommozzatore Paolo Perrotti che lo scorso 11 agosto ha sfiorato il record di traversata dello stretto di Messina coprendo i 3,3 Km tra Scilla e Cariddi in 35’5” stabi-lendo la seconda miglior prestazione assoluta di tutti i tempi. La tre giorni natatoria si è conclusa nell’autorimessa del distaccamento di Firenze Ovest, trasformata per l’occasione dal personale in servizio, in un’accogliente sala splendidamen-te arricchita dall’esposizione di veicoli d’epoca VV.F, restaurati a cura del Gruppo Storico VV.F di Firenze. Infine, in attesa della prossima edizione dei Campionati che avrà luogo a Cagliari nel mese di Maggio del 2010, un doveroso ringraziamento è dovuto alla disponibilità dei responsabili dell’impianto natatorio “Le Piscine” di Viale Ferrarin a Vicenza per l’utilizzo della vasca per gli allenamenti dei componenti la squadra ed al Tecnico Roberto Serraglio per i consigli dati nel periodo di preparazione alla manifestazione.


Super Rigo Giovanni Rigo vince la Coppa Italia Senior a Funo di Argelato. Il ventitreenne valdagnese del Pattinaggio Artistico Trissino al primo posto sia nello “Short” che nel “Lungo”

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di Nicola Ciatti

uovo grande successo per il Pattinaggio Artistico Trissino: la Coppa Italia Senior di singolo! A conquistare questo prestigioso titolo è stato Giovanni Rigo, valdagnese di 23 anni, una delle punte di diamante della società trissinese. Dal 16 al 18 ottobre il giovane ha partecipato alla Coppa Italia della massima categoria nazionale di singolo, ed è riuscito a piazzarsi al primo posto sia nello “Short”, un breve esercizio libero per decidere l’entrata nell’esercizio completo, che nella categoria “Lungo”, di fatto l’esecuzione completa. La Coppa Italia si è svolta al Palatenda di Funo di Argelato, in provincia di Bologna, ed ha visto in pista atleti provenienti da Spagna, Francia, Germania, Slovenia e Portogallo. Questo evento, inserito nel calendario del massimo organo europeo, il CEPA, al quale fanno capo tutte le federazioni europee di pattinaggio, è stato organizzato per commemorare Domenico di Giuseppe, dirigente della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio (FIHP), morto negli anni scorsi mentre accompagnava la nazionale di pattinaggio artistico ai campionati del mondo in Colombia. La manifestazione è stata organizzata dalla Polisportiva Funo – Sez. Pattinaggio - in collaborazione con S.P.S. Bologna ed il Comitato CEPA. Giovanni Rigo è da anni al vertice del movimento di pattinaggio artistico in Italia, essendo tra l’altro un atleta della Nazionale Italiana, e questo successo va ad aggiungersi al suo già importante palmares.


Campione

Andrea Boscoscuro è il campione italiano STK 600 velocità. Un risultato che gli fa ben sperare per il suo futuro sulle due ruote. Lo aspettano tre mesi di stage in Australia!

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er l’Alto vicentino ancora una soddisfazione dal motorismo. A festeggiare è il Motoclub Santorso del presidente Stefano Ciscato che grazie al suo tesserato Andrea Boscoscuro ha sbaragliato il campo nel campionato italiano velocità Stock 600 under 25 conquistando dopo le 6 prove in calendario, il titolo assoluto 2009. Una stagione esaltante partita da Misano in aprile con ben due primi posti a Vallelunga e al Mugello, due secondi posti a Misano e Monza e altre due volte nel terzo gradino del podio ancora a Misano e al Mugello. Il suo antagonista principe è stato l’emiliano Ferruccio Lamborghini che ha dovuto accontentarsi della seconda piazza a sette punti dallo scledense, nipote di quel Luca team manager Gilera di Marco Simoncelli e che in moto ha disputato ben 6 stagioni nel motomondiale 250 vincendo anche in carriera un titolo europeo. Andrea corre con la Yamaha R6 del team veneziano Riviera FCC e corre su licenza del moto club di Santorso. Ma sentiamo le sue impressioni sulla stagione appena conclusa. “È stata una stagione molto importante per me – esordisce il ventenne scledense – era la stagione in cui o si faceva il salto di qualità o

di Enzo Casarotto viceversa si doveva pensare di fare qualcos’altro nella vita: è andato tutto bene, sono partito con l’obiettivo di vincere il titolo italiano con la consapevolezza che vincere è sempre difficile a causa delle molte varianti che s’incontrano, la moto è sempre andata bene, ho avuto un buon team che ha sempre lavorato bene, ho avuto il supporto di molti amici che sono dei veri amici prima di essere sponsor, che mi hanno dato la possibilità di fare questa stagione”. – Un mix di tecnologia e gruppo ma gran merito va anche al tuo aspetto caratteriale. “Sicuramente la voglia del pilota c’entra sempre ed è clausola più importante secondo me, se non si ha voglia (e la voglia la si vede anche fuori dalla pista negli allenamenti invernali in cui

ripensi alle gare, al tuo comportamento, al tuo atteggiamento), ed è questa è la voglia che ti fa ottenere anche tutti i risultati”. – Facciamo un passo indietro… la tua carriera parte… “Ho iniziato nel 2003 con la 125 SB, ho fatto due anni e dopo l’apprendistato dell’esordio che comunque mi ha dato il 11° posto al campionato italiano, l’anno seguente sono partito per vincere e ho vinto più gare di tutti, poi un infortunio e un paio di rotture di motore mi hanno rele-


gato al quarto posto. L’anno seguente ho fatto il passo nella 125 GP, ho corso l’Europeo in cui ho fatto sesto assoluto con un podio in Germania. Nel 2006 ci sono stati delle incomprensioni per mia colpa con il team e quello è stato per me un anno sabatico. Nel 2007 sono passato alle quattro tempi, ho fatto sesto all’italiano concludendo due gare su sei e tutte due al secondo posto, l’anno seguente sono passato alla Kawasaki con un team di Roma e con loro ho fatto l’Europeo ma il gruppo non si è rivelato all’altezza non mantenendo i patti e sono ritornato al campionato italiano a metà stagione chiudendo al quinto posto assoluto grazie ad un secondo, un terzo, un quarto posto ed una caduta. Nell’ultima stagione mi sono voluto concentrare solo sul campionato Italiano ed è andata bene”. – Sei diventato un pilota ricercato, di punta. “Spero di sì, anche perché in questa stagione ho fatto sicuramente un cambiamento in meglio; ho girato sicuramente più forte degli altri anni con tempi veramente di rilievo e questa è la cosa più importante, e poi adesso non mi considerano “un fermo”, l’importante ora è fare bene il prossimo anno perché ci vuole poco a ritornare nell’anonimato e passare dalla padella alla brace”. – Se non sbaglio lo zio è un certo Luca, un ottimo pilota nel mondiale delle 250 ma che ora è il team manager di Si-

moto

moncelli, non uno qualsiasi. “il discorso parentele è un’arma a doppio taglio, se vado molto bene, mio zio mi può dare una mano, ma se vado come gli altri mio zio (che conosco molto bene) non farà di certo favoritismi. È una questione di correttezza. Comunque tutto dipende da me e il 2009 per me è stata la stagione della svolta e oggi sono consapevole e determinato più che mai a intraprendere seriamente questo difficile mestiere”. – Tra pochi giorni, dopo un po’ di riposo a casa con gli amici (e le tante amiche – ma solo amiche!), ti aspetta una trasferta che potrebbe cambiarti la vita. “Sì, agli inizi di novembre parto per l’Australia dove starò per tre mesi per capire se nel mio futuro ci sarà ancora la moto (ci sono in atto accordi che non si possono ancora ufficializzare…) intanto oltre a lavorare (ma pensiamo che non sia un lavoro come il suo titolo di studio – di geometra – gli richiederebbe), vado anche ad imparare l’inglese con la speranza che in futuro mi possa essere utile”. – I risultati nel 2009 sono venuti e quindi chi devi ringraziare e chi ti è stato vicino veramente? “Prima di tutti mio papà Leonardo (in famiglia c’è anche la mamma Luisa e la sorella maggiore Sara) che ha

sempre creduto in me da quando avevo otto anni, tra l’altro è stato lui a mettere i primi soldoni (ha un’attività nel ramo della carpenteria meccanica) per dare l’avvio alla carriera motoristica di mio zio Luca, e anche nei momenti in cui mi sembrava che la moto non fosse la mia strada, lui ci ha sempre creduto, poi devo ringraziare il team molto amichevole e familiare con Luigi Fontalan, Gabriele e Andrea i miei meccanici di Boara Pisani, Luca Mupo il mago delle sospensioni e tutti quelli della scuderia Riviera FCC. Loro hanno lavorato veramente bene per me e sai, quando le cose vanno bene, tutto si archivia nel modo migliore. Un grazie anche allo zio Diego che mi accompagna da un paio di anni alle gare”. - Hai anche un nutrito gruppo di fan che ti segue. “Si sono i ragazzi della mia compagnia che mi hanno seguito e che devo ringraziare perché al Mugello erano in 15, anche se poi i festeggiamenti mi sono costati… un po’ cari”. – Così giovane e pure già impegnato nel sociale. “Sì, sono testimonial della Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica onlus che mi da la possibilità di fare una bella esperienza anche al di fuori del mondo dello sport: è una cosa cui tengo molto” – E il futuro? “Per me il titolo italiano è solo il punto d’inizio della mia carriera motoristica, voglio arrivare a fare il mondiale, m’interessa andare sempre più forte per farmi notare e sei sempre lì davanti e vai più forte degli altri, questa sarà la conseguenza scontata”. – Sei seguito anche fuori dalla gara? “In questo sport è importante anche l’immagine e la gestione del pilota, il mio punto di riferimento è Marco Morera che cura la mia comunicazione ed è un addetto stampa. Per essere però ricordato, prima servono i risultati in pista”. – Ti sapresti dare un voto? “Non mi do il voto ma quest’anno non ho rimpianto, sono partito per vincere il titolo è l’ho portato a casa, quindi …” – Ci fissiamo un appuntamento fra tre mesi, all’indomani di una firma importante, con un team che ti darà e avrà da te altrettante soddisfazio-


ni. E una promessa? “Sicuramente è una promessa che manterrò”. In bocca al lupo e magari oltre al marchio del pino nero (avuto in eredità dall’ambiziosa carriera sportiva dello zio Boscoscuro), il tuo casco avrà anche l’effige di un canguro simbolo di un’Australia che di sicuro ti porterà fortuna! Concludo con il presidente del moto club Santorso che ha condiviso con Andrea questa meravigliosa stagione: “Ho avuto il piacere di seguire Andrea – esordisce Stefano Ciscato – che da parecchie stagioni è il punto di riferimento sportivo del moto club. È indescrivibile l’ultima gioia provata al Mugello un mese fa con il sigillo del titolo italiano ottenuto grazie ad una gara accorta che l’ha consacrato campione italiano. Mi sento di ringraziare Andrea e tutta la sua famiglia che nonostante le opportunità che il mercato gli ha offerto, ha sempre voluto gareggiare con la nostra licenza. Andrea tra l’altro è un ragazzo semplice e disponibile con tutti i motoristi della zona e quando è a casa mette a loro disposizione il suo enorme bagaglio tecnico”. Per tutti gli appassionati delle due ruote, c’è l’occasione di stare assieme al moto club Santorso nella giornata conclusiva della stagione motoristica 2009 programmata al Ristorante “Da Mario” alla Montanina di Velo d’Astico (alle 12,30) di domenica 29 novembre. I due siti di riferimento per seguire Andrea e l’attività del moto club Santorso sono: www.boscoscuro.it e www.motoclubsantorso.com

2005: C.I.V. 125 GP- Europeo 125 GP Risultati: 5° assoluto nell’Europeo e 15° assoluto nell’italiano causa infortunio. 2006: Trofeo Honda 125 GP.

La carriera sportiva di Andrea Boscoscuro: Dal 1998 al 2002 minimoto nel campionato italiano e regionale. Migliore risultato un 5° posto assoluto alle finali nazionali. 2003: Campionato italiano SP 125 Alpe Adria Cup- Risultati: 8° assoluto nell’italiano con vari podi nell’Alpe Adria Cup 2° con 3 vittorie. 2004: Campionato italiano SP 125 under Risultati: 4° assoluto con 3 vittorie (Migliore del torneo).

2007:Coppa Italia 600stk-C.I.V. 600ss Risultati: 6° assoluto nella Coppa Italia con due secondi posti nelle due gare portate a termine. 2008:Esperienza nell’Europeo 600 STK con Kawasaki - Coppa Italia (solo4 gare) un secondo posto, un terzo posto e un quarto posto. Classifica finale: 5° Assoluto. 2009: Campione Italiano velocità STK 600 grazie alle vittorie a Vallelunga e Mugello, ai due secondi posti a Misano e Monza e ai due terzi posti di Misano e al Mugello. ALTRE GARE DEL 2009: 24 MAGGIO VALLELUNGA Trofeo del Centauro 1° Classificato e il 21 GIUGNO MISANO European SBK 600stk 6° Classificato.


Moto show

D

di F.S.

opo la decisione dei fratelli Rodeghiero, team manager della Scuderia Palladio Moto, di abbandonare definitivamente le gare all’estero, il rientro in Italia è stato in occasione delle ultime due prove della Mototemporada romagnola, svolte nel circuito di Misano. In pista per il team vicentino il vice campione triveneto in carica Alessandro Rizzo e il vicentino Diego Tribelli. La prima delle due gare disputate ha visto Rizzo ben determinato nel dare il meglio di sé nel, per lui nuovo, circuito di Misano. Più in difficoltà Tribelli che nella prima prova non è riuscito a segnare i tempi dei migliori. Alessandro alla fine sarà ottimo dodicesimo, mentre Diego concluderà la gara in modo incolore. Per la seconda e ultima gara del trofeo, Paolo e Federico affidano la seconda moto ad un giovane pilota Friulano, Giovanni Luc, notato dai fratelli vicentini per quanto ha dimostrato nel campionato triveneto. Il venerdì mattina

moto nelle prove libere entrambi i piloti della Scuderia Palladio finiscono sull’asfalto con due belle ma per fortuna innocue scivolate, mentre già nel pomeriggio le cose cambiano e i tempi di entrambi sono di tutto rispetto. Nel primo turno di prove del sabato, i piloti si ritrovano la pista bagnata e riescono a recuperare gomme da bagnato solamente per la ruota anteriore. E ciò li costringe ad affrontare la sessione con la ruota posteriore da asciutto. Con tale assetto sono riusciti in un impresa fantastica! Non sono caduti e sono riusciti a mettere dietro perfino i piloti con le moto in assetto da bagnato. Il secondo turno di prove cronometrate Giovanni Luc con una zampata riesce a far segnare la miglior velocità massima e si mette alle spalle per pochi decimi il nostro pilota di punta Alessandro Rizzo che molto sportivamente non solo accetta l’affronto, ma dà dei suggerimenti preziosi a Giovanni per migliorarsi ulteriormente. La gara si svolge per fortuna con il sole e con il circuito asciutto ma purtroppo con brusco abbassamento della temperatura. Giovanni mette a segno una partenza fantastica e alla prima curva si trova inserito nel gruppetto di testa. Dopo un paio di giri si fa sentire la poca

La scuderia Palladio Moto ritorna alle gare italiane e si mette subito in luce conoscenza del circuito da parte di Luc che perde alcune posizione e si ritrova a dover tener testa ad un Rizzo scatenato. Alla fine i due piloti porta colori della scuderia vicentina finiscono con Giovanni al dodicesimo posto e subito dietro, al tredicesimo posto, Alessandro il quale fa segnare la seconda velocità massima assoluta. Paolo e Federico Rodeghiero hanno chiuso una stagione fantastica, ricca di soddisfazioni e ringraziano il loro piloti per i risultati conseguiti. La Scuderia Palladio Moto è stata presente al MONDO MOTORI SHOW presso la fiere di Vicenza il 21 e 22 novembre con i suoi piloti e le loro moto e con tutta la struttura che la scuderia usa nei circuiti. Nell’occasione Paolo e Federico hanno festeggiato i successi stagionali e presentato i piloti per la prossima stagione.


La squadra cresce

A

i nastri di partenza della C1 regionale c’è anche l’Accessorio Più, nuova denominazione della Schio Sport che lo scorso anno ha sfiorato la promozione chiudendo la sua avventura in semifinale playoff battuta dal Mestrino. La squadra guidata lo scorso anno da Albertino Grotto passa nelle mani del duo Paolo Furlan ed Ermanno Filippi e come da tradizione si ringiovanisce con l’età media della squadra che supera di poco i 18 anni. A dare il loro contributo per questa nuova stagione sono rimasti Green, Ramello, Frizzarin, Ruaro, Marzotto, Vallortigara, Chilese, Veronese, Soldà, Visonà e Manfron mentre sono approdati ad altri lidi Giovanni Bertelle (al Loock in B1), Diego Peripoli (al Castellana Montecchio) e Nicolas Filippi che trasferitosi a Verona per l’Università, ha trovato casa a Legnago in B2. Sono arrivati dal Loock l’esperto classe 1981 Giovanni Annunziata e dal Bolzano Vicentino il giovane classe 1992 Luca Concato. La Coppa Veneto ha rodato il gruppo con alterna fortuna (3 vittorie e una sconfitta) e l’ambiente è fin qui soddisfatto del lavoro svolto non nascondendosi che il lavoro da fare è ancora molto. L’obiettivo stagionale è centrare senza patemi la salvezza e far crescere i suoi ragazzi com’è nel dna del suo presidente Enzo Annunziata. Il torneo di C regionale ha già dato qualche altra soddisfazione ai ragazzi, bravi ad ottenere il primo bottino pieno della stagione strapazzando la Sisley Treviso nel terzo turno dell’andata. “È una squadra giovane – esordisce il tecnico Furlan - inserita in un girone veramente tosto con 5-6 squadre con elementi di categoria che hanno gio-

volley

L’Accessorio Più Schio è ritornato a calcare i parquet della serie C. Le premesse sono buone. di Enzo Casarotto foto Euro Grotto cato anche in serie B. Sarà durissima però in questa squadra c’è un gran potenziale e secondo me col proseguo del campionato, quando i meccanismi saranno più rodati, daremo del filo da torcere a tutti. La scelta della società è come sempre quella di valorizzare i giovani e anche quest’anno i nostri due palleggiatori sono giovanissimi (del 1993 e ’94 ndr); questo va un po’ a discapito delle

prestazioni che con registi più esperti forse non sarebbero in bilico, abbiamo scelto di rischiare perché per noi conta più di tutto far crescere i ragazzi sotto tutti i punti di vista in un gruppo ben amalgamato con i più giovani guidati da Annunziata e Green i due giocatori più esperti. Nel corso della stagione ci sarà da divertirsi anche perché qualche giovane tra poco esploderà”.


Il Faber vince

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moto

Il Faber Racing Team, diretto dal manager vicentino Fabrizio Rodighiero, si dimostra uno tra i top team italiani di Barbara Rodeghiero

l Faber Racing Team, gestito dal manager vicentino Fabrizio Rodeghiero, corre con i piloti Olmo Spigariol, impegnato nel Trofeo Kawasaki, e il vicentino Luca Bono, impegnato nelle gare della Termorace Cup e nel CIV. Alla fine della stagione i risultati sono stati grandiosi come del resto lo sono stati i piloti. Spigariol ottiene con la sua irresistibile grinta il 4° posto alla prima gara del Trofeo Kawasaki nel circuito di Vallelunga, il 2° posto nel circuito brescianese di Franciacorta, il 2° posto nella classifica generale provvisoria del Trofeo Kawasaki, il 3° posto al Mugello dove si aggiudica il secondo miglior giro in 1:59:794, purtroppo non va bene nella gara di Vallelunga dove, causa di una caduta, compromette la posizione in classifica generale, ed è settimo nell’ultima gara di campionato a Misano che lo ferma al quinto nella classifica generale del Trofeo. Luca Bono è 2° al Trofeo Tuttomoto/TermoRace nel circuito di Misano; partecipa poi al CIV grazie al Team Yamaha Lorenzini by Leoni ottenendo il ventesimo posto; si lancia nel motomondiale endurance partecipando alla 24 Ore di Le Mans e guidando una moto del Team Amadeus. Alla TermoRace Cup di Franciacorta taglia il traguardo davanti a tutti, segnando anche il giro più veloce in gara. Questo per quanto riguarda i risultati, ma la stagione è stata tutta avvincente. I primi test iniziano il 20 Febbraio 2009 nel circuito di Vallelunga dove Olmo Spigariol si prepara per il Trofeo Kawasaki. I primi risultati in sella alla nuova ZX600R, curata sotto ogni particolare da Mozzo Moto, sono incoraggianti in vista della gara del Trofeo di Apertura, che non riguarda il Trofeo Kawasaki il 08/03/2009 nel circuito di Vallelunga. Dopo due mesi di test e appurate tutte le difficoltà nella messa a punto della moto arriva il grande momento: la prima gara del trofeo Kawasaki dove Olmo Spigariol ottiene subito il quarto tempo nella prima sessione di prove ufficiali. La seconda sessione viene annullata per pioggia, costringendolo al solo quarto posto in griglia di partenza. Olmo scatta molto bene e al primo giro passa terzo sul traguardo, posizione che mantiene fino a due giri dalla fine, quando era in lotta per la vittoria. All’ultimo giro un contatto con un avversario gli fa perdere terreno e quindi chiude al 4° posto. A Franciacorta il clima è decisamente caldo e

afoso, l’asfalto è bollente come lo spirito di Spigariol che dopo una battaglia esce protagonista ottenendo un meritato 2° posto in gara e un 2° posto nella classifica generale del Trofeo Kawasaki. La terza gara è sul circuito del Mugello. Dopo le prove ufficiali, Olmo Spigariol si qualifica con il tempo di 2:00:578 che gli vale il 5° posto in griglia. Bella e combattuta ancora una volta la gara che per dieci giri vede Spigariol lottare con De Luca; Olmo perde la seconda posizione per soli 6 millesimi ma conquista il secondo miglior giro in gara in 1-59-794. Sfortunata la quarta prova del Trofeo che si svolge per la seconda volta sul circuito di Campagnano a Vallelunga. Dopo delle prove caratterizzate da alcune difficoltà la gara non và meglio, al quinto giro mentre cerca il sorpasso per la seconda posizione il pilota scivola e cade senza conseguenze, ma non riesce a ripartire e quindi si ritira. Brutto colpo per il campionato, che vede Spigariol scendere in quinta posizione assoluta. Nello scenario di Misano Adriatico, si chiude la stagione del Trofeo Monomarca Kawasaki. Dopo il primo turno di prove ufficiali, il pilota Spigariol fa segnare il secondo tempo con la pista bagnata, ma nel secondo turno alcuni problemi di messa a punto non gli permettono di andare oltre il decimo tempo. Domenica 18 Ottobre, ore 12:45, partenza dell’ultima gara della stagione. Tutti allineati per quello che sarà il festival della Romagna: si apre in bellezza per Olmo, che senza esitare dal primo giro riesce a posizionarsi già in ottava posizione. Successivamente riesce a stabilirsi per ben 3 giri in 5° posizione, ma poi commette un errore fatale all’ingresso del rettilineo dove stringe troppo la curva permettendo agli altri due piloti Antonello e Casoni di infilarsi.

Si spezza così la speranza del 5° posto per il pilota trevigiano, che a fine gara otterrà il settimo posto in classifica. Intanto il pilota Luca Bono è impegnato nel circuito di Misano World Circuit nel trofeo Tuttomoto/ TermoRace con la sua Honda 1000 fornita per l’occasione da “Gomme Service”. Dal primo momento si nota una gara agguerrita seguita da molti colpi di scena, ma alla fine arriva un buon risultato per Bono che taglia il traguardo in seconda posizione. Per Bono si presenta un’opportunità di partecipare al Civ con il Team Yamaha Lorenzini by Leoni che ospita l’attuale Campione del Mondiale Supersport, Michele Pirro. Per Luca Bono

non sarà una gara facile ma ri- esce a spuntarla con un’ottima ventesima posizione. Il prossimo appuntamento per il pilota Bono è il Motomondiale Endurance con la 24 Ore di Le Mans nel quale corre con una moto del Team Amadeus. Dopo le varie esperienze Bono torna al Trofeo TermoRace Cup dove corre nel circuito di Franciacorta ed è protagonista di una sfida all’ultimo respiro. Alla fine si aggiudica il 1° posto nella TermoRace Cup e segna il giro più veloce in gara. La stagione è stata avvincente ed è stato grazie alla passione di tutto lo staff del Faber Racing Team che si sono ottenuti risultati così importanti. Olmo Spigariol e Luca Bono saranno sicuramente nomi che faranno strada nelle classifiche.


Il Veneto, lo sport, gli impianti

A

d aprire la conferenza sono stati i vari rappresentanti della Regione: l’Assessore alle Politiche dei Lavori Pubblici e Sport, Massimo Giorgetti; il Presidente del CONI Regionale, Gianfranco Bardelle; il Segretario Regionale ai Lavori Pubblici, Mariano Carraro; il responsabile dei servizi dell’Istituto di Credito Sportivo. “Sono circa 11000 le società sportive nella Regione, una persona su quattro pratica attività sportiva”. Inizia il congresso Giorgetti elencando i dati in possesso ed elogiando i vari atleti che si sono distinti durante gli ultimi anni. In futuro si auspica la messa in opera di una “certificazione del servizio” per poter garantire e monitorare ai praticanti dello sport. In seguito sono stati presentati i volumi con i censimenti degli impianti, delle società sportive e dei tesserati fino l’anno 2003 realizzati dalla Regione e dal CONI e che fanno emergere molte curiosità. Nei paesi del Nord-Europa quasi l’80% della popolazione pratica una qualche forma di attività sportiva. A questo proposito è però necessario operare una precisazione. Gli atleti iscritti alle Federazioni Sportive Nazionali non possono essere considerati alla stregua di semplici praticanti per diletto, in quanto il loro status comporta la partecipazione, in via continuativa e sistematica, a gare e competizioni regolate dalle Federazioni Sportive, che pongono appunto l’agonismo quale discriminante tra chi è atleta e chi non lo è. Il campo di osservazione, cui lo studio si riferisce, riguarda quindi solo una parte dell’insieme dei “praticanti” sportivi veneti, il cui numero si può stimare più che doppio di quello degli “atleti” veri e propri. Nel Veneto ogni 1.000 abitanti 21 sono tesserati alla Federazione calcio, 8 alla pallavolo, 4 agli sport invernali. In definitiva 73 individui su 1.000 sono tesserati ad una qualche federazione. Nel dettaglio specifico riferito alla nostra disciplina e cioè il ciclismo, notiamo senza stupore che i ciclisti in Veneto sono la terza forza in numero di atleti tesserati, dopo il calcio ed il basket, ma risulta essere tra gli ultimi posti in fatto di interventi di finanziamenti economici. Come previsto invece il calcio è al comando sia come tesserati e come investimenti. Molte altre curiosità emerse dalle statistiche e raccolte nei volumi, saranno a breve sul web, per consentire a chiunque l’accesso.

Organizzato dalla Regione Veneto presso la sala conferenze della fiera di Verona, l’11 novembre 2009 si è tenuto un convegno sul tema “il Veneto, lo sport, gli impianti”, scenari e politiche.

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Cos va bene

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Il Famila in Europa si fa rispettare e in Campionato è tra le grandi.

C

di Enzo Casarotto Foto Euro Grotto

he il campionato di pallacanestro femminile di Serie A1, il numero 36, fosse equilibrato francamente tutti se lo aspettavano vista la decurtazione a sole 12 squadre e con sole 22 gare di campionato nella prima fase. Mentre scriviamo, lo scudettato Taranto è fin qui l’unica formazione a punteggio pieno e dietro al gruppo di Ricchini, si sono insediate le squadre che alla vigilia erano considerate le più complete e attendibili. Tra queste ovviamente c’è anche il Famila del duo Orlando-Altobelli che dopo lo scivolone d’apertura contro l’ostico Priolo affrontato a Napoli nell’ormai lontano 11 ottobre, sta pian piano trovando quella continuità di gioco che lo pone tra le sicure protagoniste della stagione. In queste prime gare interne chi ha frequentato il Palacamagnola (a proposito un bravo al pubblico è doveroso per l’assiduità con cui segue le ragazze …), ha notato la fluidità dell’azione che anche quando è orfana della capitana Betta Moro (in panca qualche minuto per prendere fiato), è incisiva ed efficace grazie soprattutto all’ultima scelta dei tecnici scledensi di affidare alla francese Audrey Sauret Gillespie l’incarico di regista del gioco arancione (assieme come di consueto a Chiara Pastore che questo ruolo conosce alla perfezione). Il rientro al Famila della congolese Ngoyisa sotto le plance, una che in questo ruolo in Europa ha poche rivali, ha dato quella garanzia di punti e rimbalzi che permettono alle altre di gestire i rispettivi ruoli

e giochi nella piena e completa serenità con Antibe che fa della continuità e della difesa aggressiva i suoi punti di forza e con “Mascia” e Macchi che si possono scatenare a fra punti dalle mattonelle che prediligono. Poi Marissa Coleman, brava ad integrarsi subito nel gruppo e fuori dal campo, nell’ambiente, a far valere le sue doti che in termine di punti danno concretezza al tabellone luminoso arancione. Poi c’è Ramon che sa il fatto suo, la rientrante Ress a cui manca ancora un minutaggio sufficiente per un giudizio veritiero e lo stesso discorso vale per Ilaria Zanoni che potrà più avanti trovare gli spazi opportuni per consacrarsi tra le grandi promesse del basket femminile. Nel roster c’è anche l’olandese Marlous

basket


Nieuwveen ma francamente con i pochi minuti in cui ha calcato il parquet in gare ufficiali, non me la sento di esprimermi sul suo conto (ma la speranza è che anche lei possa dare un contributo importante, quindi bene sulla fiducia anche in questo caso). L’Eurolega è come sempre un capitolo a parte e che nell’ultimo decennio non ha quasi mai visto protagoniste le squadre italiane. Per tre volte è toccato anche al Beretta Famila, nonostante i proclami esagerati e il tanto ottimismo sbandierato nel recente passato, fare da comprimaria ai più blasonati team europei. Quest’anno le cose sono cambiate! Il Beretta è partito come non mai, infilando tre successi nelle prime tre gare (in trasferta nell’esordio ungherese di Pecs, e tra le mura amiche contro le francesi del Lille e le croate del Gospic) che mi consentono di affermare, dopo il confronto con queste tre formazioni più esperte, che anche il Beretta Schio è in corsa per l’agognato passaggio del turno (almeno il primo!). Concludendo: la squadra c’è e macina già un gioco effervescente che diverte. Il Famila, quando saprà partire non come il diesel di questi tempi, si proporrà come una delle migliori realtà nel basket come del resto anche il suo blasone gli richiede.

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C

di Carlo Pianalto

on l’ apertura degli impianti sciistici a Recoaro Mille riapre anche la Scuola Sci con i suoi corsi di discesa e fondo, individuali e collettivi dai principianti agli agonisti. Fondamentale è la collaborazione con i vari sciclub della vallata per l’ avviamento all’ agonismo in particolare con lo Sciclub Recoaro. La novità della stagione è l’ inaugurazione della nuova sede della Scuola alla partenza della Seggiovia Tunche, in posizione centrale agli impianti di risalita. Unica nota di rammarico è che la società degli Impianti non ripristinerà il tappeto mobile per i bambini più piccoli. Comunque allo staff già consolidato da anni si aggiungeranno due nuovi maestri.

La Scuola Italiana di Sci di Recoaro Mille è pronta per la nuova stagione con l’importante novità di una sede posta al centro dell’area sciistica.

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due sogni in un viaggio

U

n desiderio conservato nel cassetto da un po’ di tempo finalmente è divenuto realtà: due progetti legati da una matrice comune che si chiama Nepal, il Paese dell’Asia Meridionale che possiede addirittura otto montagne oltre gli otto mila metri di altezza. Il primo grande progetto prende il nome di “Kalika Family Health Hospital”, il nuovo ospedale che è stato inaugurato nella regione del Dolpo; il secondo progetto è una spedizione molto impegnativa ad oltre 8 mila metri. I protagonisti vicentini di questa impresa durata ben due lunghi mesi sono due amici e compagni di trekking Marco Toniolo e Roberto Boscato. Tutto è nato circa cinque anni fa quando due noti alpinisti italiani, Mario Merelli e Marco Zaffaroni, da sempre molto legati alle valli himalayane, toccando con mano le reali problematiche di quelle popolazioni asiatiche, hanno deciso di impegnarsi in un progetto per la costruzione di un ospedale in una delle regioni più sperdute del Nepal, il Dolpo. Sì, perché qui nonostante la gente conduca una vita molto semplice, viva della sola coltivazione di orzo, mais e pastorizia, le difficoltà sotto l’aspetto sanitario sono

di Chiara Guiotto parecchie. Se da una parte il Dolpo, la più grande e incantevole regione del Nepal offre scenari da cartolina, cime mozzafiato e paesi incontaminati, tant’è vero che ogni hanno è una meta turistica molto battuta, dall’altra è però la regione più povera, abbandonata e soprattutto la meno accessibile di tutto il Nepal. Di acqua si sa ce n’è in abbondanza grazie alla presenza dei ghiacciai: il problema è che l’acqua dei fiumi è contaminata, le fognature non esistono come pure nessun tipo di sistema di depurazione. Per cui insorgono nella popolazione malattie di ogni tipo, infezioni, polmoniti, malaria, tifo, e via dicendo. E qui nascono le prime vere difficoltà perché il primo ospedale è davvero molto distante: i mezzi di trasporto come ben sappiamo non esistono e per raggiungere la prima strada carrozzabile occorrono otto giorni di cammino. Ecco che i bambini rappresentano la fascia della popolazione più debole e quindi la più a rischio: si pensi che più di venti mila bambini sotto i cinque anni muoiono ogni anno nel Nepal. “Dalle montagne himalayane abbiamo ricevuto molto e ci è parso giusto lasciare qualcosa di nostro

Marco Toniolo e Roberto Boscato hanno coronato in Nepal un doppio sogno, partecipare all’inagurazione dell’ospedale di Kalika e compiere una spedizione sul Cho Oyu di 8201 metri.


che fosse concreto e tangibile e che andasse a vantaggio di queste regioni che in questi anni tanto ci hanno dato”, - ha dichiarato Mario Merelli. Così l’alpinista bergamasco assieme a Marco Zaffaroni ha deciso di sostenere la sfortunata popolazione del Dolpo dando vita al progetto Family Health Care Hospital grazie anche al sostegno dell’associazione italiana onlus “La Goccia” e del centro sportivo gestito da Zaffaroni “Friesian Team” che hanno accolto con entusiasmo l’appello lanciato dai due alpinisti. Quest’ultimi assieme all’associazione onlus “La Goccia” si sono impegnati a raccogliere fondi per la costruzione dell’ospedale, l’acquisto dei macchinari e degli arredi e per mantenere economicamente l’ospedale per cinque anni mettendo a disposizione personale medico e medicinali; invece la responsabilità di seguire i lavori di costruzione e il funzionamento della struttura sanitaria è stata affidata all’Associazione nepalese “Focus” con l’impegno di utilizzare risorse e manodopera locale. Tra cinque anni l’ospedale di Kalika sarà donato al governo nepalese che si occuperà del suo mantenimento. Al taglio del nastro lo scorso 14 ottobre davanti a moltissima gente proveniente dai villaggi limitrofi, c’erano anche tre vicentini, Marco Toniolo, Roberto Boscato e Chiara D’Ambros che tanto si sono impegnati nel portare avanti questo progetto.

Come cambierà la vita delle popolazioni del Dolpo grazie alla costruzione di questo ospedale? Lo abbiamo chiesto a Marco Toniolo. “La gente è e rimarrà legata alla loro terra, continuerà a vivere come ha sempre vissuto nella semplicità più totale. Ciò che noi abbiamo cercato di realizzare in linea con la loro umile realtà è stata una struttura che ben nove villaggi, circa 18 mila persone, potranno sfruttare nel migliore dei modi, soprattutto i bambini e le donne in gravidanza. Abbiamo cercato così di mantenere intatto il loro equilibrio di vita prettamente biologico. Un pronto soccorso, due stanze per i ricoveri, una sala operatoria, una stanza per le visite e altro ancora: il tutto costruito rispettando la loro semplicità ma con lo scopo di garantire alla popolazione un’assistenza sanitaria fondamentale”. Accanto a questo importante traguardo Marco e Roberto hanno realizzato un’impresa alpinistica in cantiere da parecchio tempo. Assieme a Mario Merelli e a Marco Zaffaroni, i due vicentini hanno sfidato una vetta importante al confine tra Tibet e Nepal chiamata Cho Oyu alta ben 8201m. Dopo aver raggiunto il campo base avanzato a quota 5700 metri in tre giorni di cammino, per questioni di clima e mancanza di ossigeno, naturale a quell’altezza, hanno compiuto ben quattro volte il tragitto fino al campo uno a 6400 metri. Clima assai rigido soprattutto durante la notte, molta fatica ma una soddisfazione indescrivibile quella dei due amici vicentini. “Es-

viaggi


sere sul tetto del mondo e poter ammirare paesaggi innevati così carichi di forza ci lasciava senza fiato” - ha dichiarato Marco Toniolo. Raggiunto poi il campo due a 7200 metri le difficoltà aumentavano, e parecchio. Il problema fondamentale era chiaramente l’altezza: infatti la mancanza di ossigeno rendeva anche il minimo movimento una fatica immane e un dispendio di energia pazzesco. “Io e Robi ci siamo resi conto che proseguire verso il campo tre sarebbe stata un’impresa troppo ardua. Procedere oltre sarebbe stata pura testardaggine. Questo però non è più l’alpinismo che noi intendiamo e amiamo: questa diventa una sfida con te stesso. Impiegare ore ed ore per fare poche centinaia di metri immersi in un bianco che a quel punto aveva perso il suo valore più grande, e respirare in modo affannoso alla ricerca di un po’ di aria che non c’era più, non aveva più molto senso. No, questo non è più alpinismo. E’ solo fatica pura e assenza di piacere nei confronti di una natura che ti sta inghiottendo. Andando oltre sarebbe venuto a mancare il divertimento”. Così Marco e Robi hanno deciso di non proseguire la risalita assieme agli amici di spedizione Merelli, la sua compagna, e Zaffaroni, ma abbandonare rimanendo in ogni caso del tutto soddisfatti di essere stati in grado, in completa autonomia e senza ossigeno, di aver “montato” il campo uno e il campo due raggiungendo i 7200 metri di altezza. “Siamo ancora più contenti di aver avuto la lucidità, raggiunto il campo due, di decidere che abbandonare era la cosa migliore da fare in quel momento. La rinuncia, se fatta in questo modo, non reputo affatto che si tratti di una sconfitta. Dedichiamo - ha concluso Marco Toniolo - a Cristina Castagna questa meravigliosa esperienza in terra nepalese, in particolare l’ospedale di Kalika e la spedizione in alta quota.

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hockey

’ I più belli e forti d Italia

C

di Francesco Rossino

inque partite e cinque vittorie, l’Hockey Isello Vernici Città di Valdagno è da sola in testa al campionato, regular season, a punteggio pieno. Non si poteva iniziare meglio di così, soli al comando e a punteggio pieno, ma soprattutto esprimendo un gioco energico, intenso, corale, da vera squadra leader del campionato in corso. La soddisfazione tra i giocatori, la dirigenza, la straordinaria tifoseria è palpabile e contagiosa. Nei tanti decenni di vita del team biancoceleste è la prima volta che dopo 5 partite si segnano 5 vittorie. La squadra c’è, e c’è alla grande. L’attacco è il più prolifico del campionato, con Tataranni, Nicolia, Raed e il giovane Bertagnin in gran spolvero; la difesa è letteralmente un fortino inespugnabile con Rigo, Motaran, Pranovi e Randon autentici baluardi; i portieri ‘saracinesca’ Oviedo e Vallortigara sono una splendida garanzia. Sì, ad oggi, non ce n’è per nessuno. E poi il pubblico biancoceleste è

Sempre più belli e sempre più forti, l’Hockey Isello Vernici Città di Valdagno, partita dopo partita, sta facendo vedere tutto il suo potenziale fatto di bel gioco e di grande forza agonistica


sempre meraviglioso. Oltre a riempire il Palalido d’entusiasmo, segue la squadra in tutta Italia distinguendosi per le sempre azzeccate coreografie. Probabilmente, anzi senza probabilmente la nostra è la curva più bella dell’hockey italiano. Insomma, pare proprio che questa volta si stia correndo con il giusto ritmo verso quel traguardo che da tanto tempo tutti, ma proprio tutti a Valdagno vogliono conquistare. Il duro lavoro degli ultimi 6 intensissimi anni, che ha visto impegnati quotidianamente dirigenti, giocatori e tifosi, sta finalmente dando i suoi frutti. Questa è una squadra nata per vincere, con una grande qualità tecnica e con un incontrovertibile carattere agonistico, ben guidata dal nostro coach, Jordy Valverde, indiscusso campione della pista e, oggi, della panchina. Sicuramente, prima o poi, avremo un calo di rendimento che ci costringerà a perdere qualche punto

ma si tratterà di una parentesi breve. Il ritmo vincente delle prime giornate non è un caso ma un valore che si farà ben sentire per tutto il campionato. Questa squadra ha il carattere delle grandi. Non ha paura di nessuno perché sa qual è la sua forza.


sub

Capo d Acqua

Ovvero il lago dei mulini medievali

L

ago di Capo d’Acqua presso Capestrano, in provincia dell’Aquila. Siamo a circa 300 metri di quota nel parco nazionale del Gran Sasso, per documentare una immersione che i subacquei vicentini Luca e Stefano Scortegagna, Donatella Filippi ed Andrea Scapin hanno voluto intraprendere. Perché immergersi in questo lago? Perché non solo la visibilità è eccezionale, trenta, quaranta metri, ma perché contemporaneamente si ha la possibilità di nuotare tra ciò che resta di due mulini ad acqua oggi completamente sommersi ed una struttura muraria di un ex colorificio parzialmente sommersa. Del resto l’area è particolarmente interessante dal punto di vista archeologico. Nel 1934 fu trovata nelle vicinanze una scultura del VI sec a.C. alta oltre due metri, in pietra calcarea raffigurante una figura maschile universalmente nota come il “Guerriero di Capestrano” e durante i lavori per la costruzione del bacino artificiale è venuto alla luce uno dei primi insediamenti del Mesolitico abruzzese risalente a 8-9000 anni fa. Gli stessi mulini, utilizzati per macinare grano, vengono fatti risalire all’età medievale. Il lago ha forma irregolare ed è alimentato sia da acque superficiali che da numerose sorgenti sommerse. E’ di proprietà privata e, per le immersioni, è gestito dal diving Atlantide Sub dell’Aquila. L’acqua ha una temperatura che, nei periodi più caldi,

non supera i 12-13 gradi, la profondità massima non raggiunge i dieci metri ed in corrispondenza delle strutture è di soli 5-7 metri. Il bacino è stato creato nella seconda metà degli anni ’60 con la costruzione di una diga alta circa dieci metri per avere una riserva di acqua per l’irrigazione ed oggi è utilizzato anche dall’ENEL per alimentare una centrale idroelettrica. La presenza dei ruderi, unita alla visibilità eccezionale, consente agli appassionati di fotografia di realizzare immagini inconsuete e ai subacquei di fare un’immersione diversa, in un ambiente piacevole ed unico, anche se non del tutto confortevole: la muta stagna è quasi un obbligo. Siamo nei pressi delle prime strutture. Si vedono i resti dei muri perimetrali, l’ingresso e parte del meccanismo del mulino stesso. Le pale sono visibili ma parzialmente coperte dal sedimento. Le strutture murarie sono andate, per contro, quasi completamente perdute. Dei due è il complesso meno conservato. Durante il tragitto verso il secondo mulino s’incontrano numerose serie di bolle che salgono dal fondo e che indicano i punti di uscita dell’acqua che viene in superficie dopo un lungo percorso sotterraneo. Si nuota ora sopra i resti di una piccola strada fatta di pietre e fiancheggiata da ceppi d’albero. Ci sono forme architettoniche, passaggi, scorci ed archi particolarmente suggestivi. Si vede anche una vasca di contenimento dell’acqua e alcuni tronchi d’albero che si alzano dal fondo. L’atmosfera da magica diventa spettrale. Alcune pareti, più integre, arrivano quasi a toccare la superficie. Si vedono i fori dove erano alloggiate le ruote delle macine che ora non ci sono più, alcune stanze ed archi sotto i quali è vietato passare. Durante l’immersione è anche vietato appoggiarsi alle strutture, molti massi sono semplicemente appoggiati

di Antonio Rosso foto di Stefano Scortegagna


e potrebbero cadere. Si alternano grossi muri in pietra con altri più piccoli. Probabilmente servivano a circoscrivere l’area del mulino e a convogliare o deviare l’acqua per farla arrivate alle ruote. La struttura complessiva è ben visibile dall’esterno, in posizione elevata, o da foto aeree. La visibilità si mantiene eccezionale, nulla di strano in quanto è acqua di sorgente, ma attenzione a non sollevare sedimento con colpi di pinna incontrollati o troppo vicini al fondo: l’effetto sarebbe disastroso. Il fondale è costituito da una prateria di alghe con aree di pietre sparse, ma vi sono anche letti di sabbia fine, molto scura, a tratti impalpabile. Per arrivare all’ex colorificio bisogna avvicinarsi a riva. L’ambiente è caratterizzato da piante acquatiche di un verde smeraldo che formano un soffice tappeto su cui spuntano, a tratti, cespugli, simili a sottili canne, molto alti e separati uno dall’altro. Tutta la struttura è avvolta, dentro e fuori, da piante acquatiche che hanno creato un paesaggio molto particolare e danno l’impressione, a volte, di essere sopra ad un prato. La profondità sotto le pareti è esigua, la visita è rapida, solo alcune aperture che lasciano vedere all’interno. Si esce dall’acqua; l’immersione, sotto la guida del responsabile dell’associazione, il sig. Dante Cetrioli, è durata quasi un’ora. Chi volesse esplorare tutto il lago deve mettere in conto diverse immersioni. Un’ultima annotazione, inerente, questa, al terremoto: a parte il crollo di un arco, già pericolante, non ci sono stati danni. Ad maiora.


Generale Casarotto Il promettente Thomas Casarotto si racconta. Nel 2010 approderà alle Generali, un passo decisivo per la sua scalata ai vertici del grande ciclismo.

I

l 2009 si porta agli archivi anche la prima stagione da dilettante di Thomas Casarotto, il 19enne scledense che ha iniziato l’attività solo 5 anni fa, con gli allievi tra le fila del V.C. Schio per passare poi tra gli juniores all’Utensilnord Palladio Schio di Giuliano Bernardelle ottenendo nel secondo anno ben 5 vittorie che lo hanno proiettato nel mondo dei dilettanti come uno dei giovani più promettenti del Veneto e non solo. La sua prima maglia tra i puri è quella dello squadrone dei fratelli Fior della Zalf Desirée di Castelfranco Veneto gestita dal vicentino Gianni Faresin assieme a Luciano Rui e a Luciano Camillo, formazione che nel 2009 ha ottenuto complessivamente ben 37 vittorie. – È stata una stagione importante quella

appena conclusa. “È stata una stagione abbastanza dura – afferma Thomas - in cui nella prima parte ho dovuto calarmi nei ritmi di allenamento e di gara che la nuova categoria imponeva, poi ho iniziato a pedalare veramente bene dando il mio contributo alla squadra ottenendo anche la fiducia della società. Sono cresciuto molto e ho imparato molto, tra i dilettanti cambia radicalmente il modo di fare ciclismo: le gare sono più lunghe, il modo di correre è diverso e anche la caratura degli avversari è diversa e non di secondaria importanza è stato il gareggiare con atleti ormai formati molto più vecchi di me”. – Nonostante ciò… “Mi sono adeguato all’ambiente che si avvicina di molto a quello professionistico; sono stato seguito negli

ciclismo

di Enzo Casarotto. foto Euro Grotto


allenamenti da Gianni Faresin che è anche la persona che mi ha dato molti suggerimenti e consigli e in più, la squadra Zalf si è contraddistinta per l’affiatamento del gruppo e anche questo mi ha dato modo di crescere molto sotto tanti aspetti”. – La Zalf, una squadra di molti vicentini anche se accasata a Castelfranco. “Sì, oltre ai due Federico Bontorin e Matteo, c’era Battaglin , Brambilla, Canola e Matteo Marcolin, tutti ragazzi in gamba che nel corso della stagione si sono ritagliati spazi e soddisfazioni soprattutto Brambilla che oltre a difendere la maglia della Nazionale ha trovato casa tra i professionisti nella CFS”. – II tuo primo anno con i dilettanti lo ricorderai anche per il tuo primo successo. “Sì, ho vinto in volata a Villanova di Camposampiero nel padovano battendo i miei sette compagni di fuga (c’era anche l’altro scledense della Coppi Gazzera Giacomo Sartore) ed è una vittoria che vale molto perché in quell’occasione ero l’unico della mia squadra e quindi la responsabilità di far bene era maggiore. Ho fatto bene anche al Giro del Veneto, a Vittorio Veneto e in Toscana nell’internazionale di Arezzo dove sono stato premiato quale miglior giovane”. – Dopo la stagione d’esordio, da te si attende la conferma. “Sì, nel 2010 cercherò di fare meglio, ho cambiato squadra accettando l’ingaggio delle Assicurazioni Generali del presidente Muaro Flora, gruppo sportivo affiliato a Mestre per il 2010 che avrà al timone l’esperto Roberto Zoccarato (che arriva dalla Trevigiani) con la consapevolezza di partire subito con il piede giusto e ricambiare quella fiducia che il tecnico mi ha ampiamente dimostrato”. – Sarà quella del 2010 una stagione in cui si profila lo strapotere Bottoli Ramonda-Trevigiani (75 vittorie assieme nel 2009)? “Loro partono come superfavoriti con molte carte da giocare ma ritengo anche che tutte le altre squadre non si lasceranno intimidire e che al contrario saranno in grado di animare le corse fin dai primi km. e anche la mia squadra sarà una di quelle che perlomeno ci proverà, viste anche le caratteristiche dei miei compagni. Qualcosa di buono cercherò di combinarlo anch’io, magari nei percorsi misti e ondulati che di sicuro non disdegno”. Sarà ancora una stagione in cui Thomas Casarotto potrà ancora crescere con calma con la voglia di - cogliere l’attimo - come ha già fatto con bravura e astuzia nella sua stagione dell’esordio. Di sicuro Casarotto nel 2010 cercando la continuità con tanta modestia, farà un altro passo decisivo

per la sua carriera che lo porterà a sognare e magari tra qualche anno a confrontarsi con i mostri sacri del ciclismo professionistico come l’altro vicentino Mauro Facci è riuscito a fare ritagliandosi anche alcune soddisfazioni del tutto insperate alla vigilia dopo una “vita da gregario” del Paolo Bettini Mondiale.


che bomber!

È

di Nicola Ciatti

ripartita l’avventura della Star Deco Cornedo nel campionato femminile di Serie C del Veneto, la massima categoria regionale di cui le vicentine sono vice campionesse in carica. Dopo il secondo posto dell’anno scorso, giunto al termine di un’annata da incorniciare dal punto di vista dei risultati, la squadra bluamaranto ha cambiato profondamente il suo aspetto e si è presentata con un volto assai rinnovato all’appello della stagione 2009-10. Innanzitutto è cambiato l’allenatore, dal veronese Edoardo Pani il testimone è passato tra le mani del padovano Roberto Quaranta, un tecnico di grande preparazione e competenza che negli ultimi anni ha guidato la rappresentativa regionale. Radicalmente mutata anche la rosa che è stata messa a disposizione del nuovo trainer: sono arrivate diverse giocatrici importanti come il centrale Elisa Mion e l’offensiva Francesca Gecchele, che assieme al gruppo storico e alle altre nuove sono andate a formare un gruppo molto omogeneo. L’ossatura base della squadra è fondata ancora su alcuni pilastri della passata stagione: in porta Cristina Busatto, in difesa Barbara Fodimbi, in attacco Roberta Battilana. Con loro il capocannoniere della passata stagione, quella Lisa Massignan che si è confermata ancora come la giocatrice più continua in zona gol degli ultimi anni. La stagione 2009-10 è iniziata con alcuni alti e bassi per la Star Deco, alle prese con la ricerca del giusto amalgama tra vecchie e nuove giocatrici, e soprattutto con l’apprendimento di un nuovo modo di giocare e stare in campo proposto da mister Quaranta. Nonostante qualche piccolo passo falso, come la sconfitta col Torre ed i pareggio con Boomerang e Team2000Vicenza, il bilancio è completamente in attivo: la squadra ha già centrato il primo obiettivo stagionale andando a conquistare il pass per le semifinali di Coppa Italia, e poi in campionato sta riprendendo quota dopo aver perso alcuni punti per strada. Ma la direzione intrapresa è quella giusta, la squadra e il tecnico hanno la piena fiducia della società; l’obiettivo rimane quello di lottare per un posto nei play off, e questo gruppo ha tutte le qualità per arrivarci.

la Star Deco Cornedo riprende quota grazie al bomber Lisa Massignan

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Ginnastica in rosa

Si è conclusa per la ginnastica artistica femminile la 1^ fase dei campionati regionali; per le allieve quella a squadre (serie C1 e C2), per le Junior e le Senior quello individuale con il campionato di specialità.

A

di Martina Ferrero Foto di Daniele Maddalena

l via 18 allieve e 5 Junior e Senior, che bene hanno difeso i colori della Fortitudo 1875 Schio. La squadra di serie C1 rappresentata dalle allieve : Marcella Buzzolan , Eva Colla, Nicole Giusto, Anna Pojer e Altea Pozzan, ha ottenuto un lusinghiero 5° posto. Le squadre di C2 composte da : Giulia Dalla Vecchia, Irene Maddalena, Sofia Vajente, Anna Viero (Sq. A) e Chiara Lievore, Nicole Longhi, Elena Zaltron, Luna Zanrosso, (Sq. B) e Linda Camponogara, Irene Fontana, Beatrice Moro, Camilla Recher, Stella Zanrosso (Sq. C) , si sono distinte classificandosi rispettivamente all’8°/17° e 20° posto facendo tesoro di un’esperienza che servirà in futuro come incentivo per gareggiare nella prossima stagione ai massimi livelli. Si sono così qualificate per la successiva fase interregionale sia la squadra di C1 che una squadra di C2. Le giovani atlete hanno dimostrato un’ottima preparazione, confermando il buon lavoro dei tecnici Nicoletta Usilla, Silvia Dolgan, Rachele Pozzoli che hanno raccolto i propri frutti grazie ad una programmazione tecnico-qualitativa di tutto rispetto.

A differenza delle allieve, la categoria Junior e Senior, nella 1^ fase del calendario agonistico dell’anno sportivo, partecipano al campionato individuale di specialità che a dicembre incoronerà la campionessa italiana per attrezzo. “Chiara Dalla Vecchia ha sbaragliato tutte le avversarie conquistandosi il titolo di campionessa regionale ai suoi due attrezzi preferiti, il volteggio e il corpo libero” dice l’allenatrice Gabriella Lenzin, “Claudia Lora al suo 1° anno nella categoria senior, acchiappa la qualificazione alla fase interregionale agli stessi attrezzi della sua compagna di squadra, anche grazie ad un ottimo 2° posto al corpo libero nell’ultima gara svoltasi nella nostra sede. Valeria Borzaga pur partecipando ad una sola prova delle tre in programma per problemi fisici, è riuscita con un esercizio impeccabile alle parallele a vincere la gara di Schio e qualificarsi con un ottimo secondo posto nel campionato alla fase interregionale del 14 novembre a Mestre”. Stessa qualificazione ottenuta anche dalle due ginnaste Junior, Anna Inderle e Isabella Maddalena all’attrezzo più difficile: la trave, dove dovranno confrontarsi con ginnaste del Trentino – Friuli Venezia Giulia – Emilia Romagna oltre naturalmente con le dirette avversarie del Veneto. Gabriella Lenzin, si prefigge obiettivi ambiziosi per la squadra: “puntiamo alla qualifica alla fase nazionale che si svolgerà a dicembre a Mortara in Lombardia”. Aspettiamo buone notizie allora!!!



lettere Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it

’ L ora di educazione fisica di Alberto Filippi Gentile Senatore,

Caro insegnante Mario,

sono un’insegnate di educazione fisica di ruolo in una scuola media inferiore e come tutto il corpo docente italiano in questi mesi sto riflettendo sulla riforma della scuola promossa dal ministro Mariastella Gelmini; riforma, come Lei sa, che ha suscitato non poche critiche da parte di molti miei colleghi. Come insegnante di educazione fisica, però, devo riconoscere che un piccolo ma significativo risultato quella riforma l’ha portato. Per la prima volta, infatti, non mi sento un insegnate di “serie B”, in quanto anche il giudizio che gli allievi otterranno nell’ora di educazione fisica andrà a fare media nella valutazione finale degli stessi. E’, ritengo, un fatto importante se letto non tanto come il riconoscimento del lavoro di docenti che troppo spesso sono stati lasciati a motivazioni assolutamente personali, quanto come il primo passo verso una visione diversa, più moderna e più completa, della formazione del giovane, inteso come persona che ha una mente e un corpo, entrambi da istruire, da educare, da far crescere in armonia. Lei cosa ne pensa?

lei coglie in pieno una convinzione che guida il pensiero di questo stesso giornale: corpo e mente sono parti di un insieme che è l’individuo; dallo loro reciproca salute viene il benessere della persona; dalla loro reciproca istruzione si compie la formazione dell’uomo. Pertanto l’aver inserito l’ora di educazione fisica tra le materie che andranno a esprimere la valutazione finale dell’allievo, più che un riconoscimento, comunque dovuto, a chi tiene quella cattedra, è stato il primo passo verso una considerazione diversa del processo di formazione dell’uomo che non può più essere inteso solo come educazione delle sue capacità cognitive ma anche delle sue capacità fisiche. E’ stato un passo importante, anche se timido e, comunque, ancora insufficiente. Tutte le ricerche sull’educazione giovanile ci informano come la pratica sportiva sia decisiva, sottolineo decisiva per lo sviluppo della persona. I ragazzi cresciuti nello sport sono in genere più disciplinati, più attenti, più veloci ad apprendere; sono più sani, più educati a praticare una vita equilibrata; hanno una visione della vita più ottimista; sanno relazionarsi meglio, comunicano con maggior facilità rispetto ai coetanei non sportivi. Negli Stati Uniti da tempo lo sport è parte integrante della formazione della persona. Ogni studente statunitense fa di media 60 minuti di sport al giorno. E ne farà ancora di più, quando arriverà all’università, cosa che da noi non è assolutamente prevista. Ci vorrà del tempo, ma arriveremo anche in Italia a integrare formazione della mente con la formazione del fisico, senza più credere che l’ora di ginnastica sia tempo perso. La strada iniziata, quindi, è quella giusta, ma è solo l’inizio.

Cordiali saluti, Mario F.

ULTIMA ORA: LEGGIAMO SUL “GIORNALE DI VICENZA” CHE ALBERTO FILIPPI POTRÀ DIVENTARE IL PROSSIMO PRESIDENTE DEL VICENZA CALCIO. NOI DI “SPORTIVISSIMO” GLIELO AUGURIAMO DI CUORE, FORZA ALBERTO, FORZA VICENZA

Cordiali saluti, Alberto Filippi.

Le vostre lettere possono essere lette anche nel sito: albertofilippi.it



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