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empoli, il posto del calcio

Dai

• ALBERTO POLVEROSI

Prima di questa stagione, se si esclude l’anno della penalizzazione per calciopoli, solo una volta, quasi quarant’anni fa, l’Empoli aveva chiuso il girone d’andata davanti alla Fiorentina, anche se di un solo punto: 12 a 11. Stagione 86-87, la prima dell’Empoli in Serie A. Sulla panchina Gaetano Salvemini, in campo il giovane Baiano, il talentuoso Mazzarri e uno svedese dallo sguardo stralunato, Johnny Ekström, che al 43' del primo tempo segnò la rete decisiva nel primo derby dell’Arno orentino. In quel campionato a 16 squadre l’Empoli si salvò per un punto, la Fiorentina arrivò decima con 3 punti in più degli azzurri. È successo di nuovo quest’anno. L’Empoli di Corsi e Zanetti davanti alla Fiorentina di Commisso e Italiano alla ne del girone d’andata. E anche adesso, dopo 22 giornate Empoli sempre più su della Fiorentina, stavolta i punti di di erenza sono tre.

Tanto per dare un’idea nelle prime due squadre di questo campionato ci giocano cinque ex empolesi: Di Lorenzo, Mario Rui, Zielinski, Asllani, Dimarco, oltre a Spalletti, l’allenatore della capolista. L’elenco che proponiamo rischia di essere incompleto, ma dal 2010 a oggi l’Empoli ha lanciato o rilanciato questi giocatori: Valdi ori, Saponara, Tonelli, Hysaj, Maccarone, Tavano, Mario Rui, Verdi, Vecino, Zielinski, Livaja, Krunic, Paredes, Skorupski, Dimarco, primo

Era una goduria vederla uscire dal pressing, sfondare le difese avversarie con gli attacchi a sinistra con Mario Rui, Croce (il più sarriano fra tutti i giocatori allenati da Sarri) e Maccarone, e tenere la linea difensiva con Rugani e Tonelli a pestare la riga della metà campo, mai un passo indietro. Da Sarri a Giampaolo, a Martusciello, Andreazzoli, Dionisi, no a Zanetti, ci sono stati altri periodi di grande calcio e anche momenti neri, ma senza mai tradire il principio del club che quasi sempre si è tradotto ra molta cura nella scelta degli allenatori, sulla anche in un modulo, il 4-3-1-2, un trequartista e due punte. E soprattutto i giovani, ma forti davvero.

Se allora, quarant’anni fa, sembrò il frutto di una specie di miracolo, stavolta è diverso. L’Empoli in questo lungo periodo è diventato un bel posto per il calcio, un laboratorio in cui le idee fermentano e si trasformano in operazioni intelligenti e ben ripagate, in termini economici e sportivi. La sua evoluzione risulta evidente soprattutto dagli anni di Spalletti in poi, ma anche prima, quando la guida del club era a data a Silvano Bini, c’era molta cura nella scelta degli allenatori, sulla panchina degli azzurri si era seduto spesso Renzo Ulivieri, poi Francesco Guidolin e la prima volta in A ce l’aveva portato Salvemini. Da Spalletti in avanti, però, l’Empoli ha costruito il suo futuro su un principio fondamentale: al risultato si arriva attraverso il gioco.

Nel triennio di Sarri (2012-15), la squadra ha raggiunto il punto più alto sul piano dello spettacolo.

Gilardino, Bennacer, Pasqual, Provedel, Zajc, Traoré, Terracciano, Brighi, Dragowski, Nikolau, Bajrami, Ricci, Terzic, Asllani, Viti, Zurkowski, Pinamonti e Bajrami e ora in rampa di lancio ci sono Vicario, Parisi, Fazzini e Baldanzi. Nella lista troviamo grandi giocatori (compreso un fresco campione del mondo), ottimi giocatori e buoni giocatori, troviamo quasi sempre promesse mantenute. È questo a Empoli il senso del calcio.

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