UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL
I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK martedì 21 giugno 2016 www.corrieredellosport.it
Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano
Parkinson Le proprietà dei legumi
Job Day A tu per tu con le aziende
Master Professione criminologo > A PAGINA III
> A PAGINA V
questione di metodo > Anchorman del TG1, docente di comunicazione, istruttore federale di tennis: secondo Francesco Giorgino alla base del lavoro ci sono «costanza e tenacia»
> A PAGINA VI
il punto > A PAGINA II
Brexit, giovedì il verdetto
I
l premier David Cameron aveva promesso l’indizione di un referendum per far decidere al popolo inglese se rimanere o uscire dalla UE, dopo che nel 1975 quest’ultimo si era espresso a favore della Comunità economica europea. Nel frattempo, anche per placare il fronte degli euroscettici, a febbraio aveva ottenuto dall’UE alcune concessioni mai accordate ad altri Paesi; il referendum però era nei programmi e, quindi, stiamo arrivando alla fatidica data del 23 giugno 2016. La marcia di avvicinamento è stata caratterizzata da una limitata attenzione a livello internazionale, anche perché i primi sondaggi si mostravano favorevoli alla permanenza; poi, circa venti giorni fa, ne sono stati resi noti alcuni che, al contrario, evidenziavano una leggera prevalenza per l’uscita. In questa fase, materializzandosi il pericolo prima scarsamente avvertito, i mass media hanno iniziato a manifestare maggiore interesse per l’evento; i mercati azionari hanno evidenziato nervosismo connesso all’incertezza e alla preoccupazione per la leggera prevalenza del “sì” - con alta volatilità e tendenza alla negatività fino a giovedì scorso, triste giornata caratterizzata dal folle gesto dell’uccisione della deputata Jo Cox; la notizia ha determinato un’inversione di tendenza nei sondaggi e nell’andamento dei mercati finanziari. È indubbiamente un evento che ha creato un’onda emotiva che ha spinto verso la permanenza, ma un eventuale risultato in questa direzione - che peraltro sembra ulteriormente rinvigorito dai sondaggi delle ultime ore - non potrà essere giustificato dal drammatico episodio che però, avvenuto a così breve distanza, ha avuto un certo impatto. La vittoria del Remain, assolutamente auspicabile, limiterebbe in modo significativo i pericoli per l’UE ma non li eliminerebbe completamente, soprattutto nell’ipotesi di una differenza risicata che appare la più plausibile. In sostanza, una prevalenza che dovesse maturare nei termini descritti renderebbe evidente la necessità di orientarsi verso un percorso d’integrazione più spedito e basato su nuove regole in linea con i tempi e con l’evoluzione dei processi di globalizzazione. Qualunque sia il risultato, il referendum inglese aprirà una nuova fase in cui l’architettura e il funzionamento dell’UE dovranno cambiare notevolmente per ridurre il numero sempre crescente di euroscettici. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA II
LA VIGNETTA
paralimpici
Un bilancio in positivo per gli azzurri a Grosseto > A PAGINA VI Prodotto da “L’ Arte nel Cuore”, Testi di Andrea Giovalè, Disegni di Vincenzo Lomanto. www.fourenergyheroes.it
II unicusano focus CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 21 giugno 2016
CULTURA
Nel 2013
in libreria
Annunciò l’elezione di Francesco
La sua voce per i silenzi di Federer
Tra i tanti momenti di cronaca che l’Italia ha vissuto con la conduzione di Giorgino, spicca il 13 marzo 2013, quando annunciò in un’edizione straordinaria del TG1 la fumata bianca che ha eletto Papa Francesco.
La voce narrante di Giorgino per “I silenzi di Federer” del filosofo André Scala. Un libro dedicato all’ammirabile presenza poetica di un grande campione e più in generale sull’essenza stessa del tennis.
FRANCESCO GIORGINO SPORT E COMUNICAZIONE IL METODO FA LA DIFFERENZA
Insegna all’Università, alla Scuola dello Sport del Coni ed è maestro federale di tennis: Francesco Giorgino, anchorman del Tg1, spiega quanto conta «la tenacia nel lavoro» Insegna comunicazione e giornalismo alla Sapienza, alla Luiss e alla Scuola dello Sport del Coni. È docente di Comunicazione e Sociologia alla Scuola Maestri della Federazione Italiana Tennis e istruttore di tennis della Fit. Ha scritto libri e saggi sui temi della comunicazione e delle scienze sociali e soprattutto conduce l’edizione di massimo ascolto del Tg1: quella delle 20. Se chiedete a Francesco Giorgino come fa a fare tutto vi risponderà che questa è «davvero una bella domanda». Giorgino, che da buon giornalista di domande ne avrà fatte tante, è nato ad Andria 48 anni fa. In Rai dal 1991, racconta di aver «iniziato a fare il giornalista da ragazzo: a 18 anni studiavo e lavoravo, avevo la giornata organizzata per fasce orarie e questo mi ha salvato» e che oggi «è quasi una responsabilità essere riconosciuti per strada per un lavoro tanto bello quanto delicato». Ha però anche un’altra grande passione: il tennis «che è libertà, necessità e caso: una grande metafora dell’esistenza umana». E ha una forte convinzione: per riuscire, nel lavoro come nello sport, «il metodo, un insieme di costanza e tenacia, fa la differenza: è il mio slogan». Che effetto fa “entrare” ogni sera nelle case degli italiani? «Sento un grande senso di responsabilità. Al pubblico devi dare sempre il massimo nella consapevolezza di rappresentare una grande testata come il Tg1. Quando andiamo in onda, il più delle volte si co-
La carriera «Sono “un prodotto Rai” e ne sono fiero: bisogna dare sempre il massimo al pubblico» In campo «Nell’insegnamento del tennis la ricchezza del lessico può essere fondamentale» bile pensare di lavorare come si faceva 4 o 5 anni fa. È cambiato l’approccio alla notizia». Francesco Giorgino, 48 anni, anchorman del TG1
«Anche nei media servono competenze scientifiche per restare al passo con i tempi» noscono già molte delle notizie che diamo. Puntiamo quindi su un valore aggiunto: una giusta chiave interpretativa, un’attenta analisi, collegamenti, spiegazioni. È nostro compito dare qualcosa in più: approfondire. Sono “un prodotto Rai” e ne sono orgoglioso. Sono grato all’azienda». A proposito di notizie: internet e i social hanno rivolu-
zionato il modo di comunicare. Cosa dobbiamo aspettarci secondo te in futuro? «Siamo passati dall’informazione per tutti all’informazione da parte di tutti. Il giornalismo non scomparirà. Ma bisogna chiedersi: “Il giornalismo nel futuro sarà la sua tecnologia? Le piattaforme di produzione dei contenuti informativi e quelle di fruizione saranno capaci di modificare gli elemen-
ti strutturali della professione giornalistica?”. La delega che oggi l’opinione pubblica dà al giornalista è diversa rispetto a quella di qualche anno fa: non solo deve monitorare e selezionare il flusso di informazione e individuare le priorità, ma deve anche accompagnare il lettore lungo un percorso di decodifica complessiva. Oggi il giornalista ha competenze nuove e più responsabilità. È impossi-
Quanto è importante la formazione accademica per chi opera nel mondo della comunicazione? «Tantissimo. C’è sempre più bisogno di competenze nell’ambito della comunicazione che siano il frutto dell’intreccio tra il sapere e il saper fare. La comunicazione è sicuramente un ambito empirico, ma c’è bisogno di competenze e conoscenze scientifiche per restare sempre più al passo con i tempi. Quello che credo impegnerà le discussioni del futuro, invece, è il filone del brand journalism (la comunicazione in chiave giornalistica di tutto ciò che ruota attorno a un marchio e alla sua storia, ndr)». Quando nasce la tua passione per il tennis? «Da bambino, per caso: un
mio amico aveva un campetto da tennis ad Andria. Lo preferivo al calcio. Ho giocato dagli 8 ai 13 anni. Poi ho interrotto per qualche tempo: avevo altre priorità. La passione vera è esplosa a 35 anni: ho capito che era il “mio” sport, che era arrivato il momento di fare sul serio. Ho iniziato a fare lezioni e allenamenti, ho avuto maestri come Stefano Pescosolido e fatto stage di formazione in Spagna. Lo scorso anno sono stato seguito da Riccardo Patti. Poi ho fatto il corso da istruttore e sono stato chiamato a fare il docente alla scuola maestri. Oggi insegno ai maestri di tennis: sono impegnato nell’attività di formazione per la comunicazione interpersonale insegnante-allievo. Sono docente di modelli e tecniche della Comunicazione all’Istituto Superiore di Formazione “R. Lombardi” della Federazione Italiana Tennis». Bisogna saper comunicare lo sport? «Sì. Per trasferire bene contenuti tecnici multidisciplinari c’è bisogno di una capacità di comunicazione enorme. Sto lavorando con tutti i maestri di tennis italiani sul lessico. Ho fatto un glossario per la federazione: con gli anni abbiamo riscontrato che una c’è una povertà di lessico tecnico da parte degli insegnanti di tennis. Sono partiti dal presupposto che è necessario semplificare, ma la semplificazione è un processo conclusivo e la complessità va conosciuta. Nel-
Francesco Giorgino è istruttore federale della Fit
lo studio e nello sport è il metodo che fa la differenza. Ne sono stato sempre convinto, fin da ragazzo, dai tempi dell’università. Un buon metodo di studio fa la differenza: questo mi ha consentito nella vita professionale di avere qualche vantaggio in più». Sei la voce narrante dell’audiobook “I Silenzi di Federer” del filosofo francese André Scala. «Il tennis è uno sport di situazione, individuale, che incarna le grandi contraddizioni della postmodernità: individualismo libertario e soggettività del desiderio, sfida continua nella costruzione dell’assetto relazionale con gli altri, governabilità piena delle categorie “ar-
bitrio”, “necessità” e “caso”, binomio etica ed estetica. Questo libro, da me interpretato nella lettura per la sua versione audio, ne è la conferma. Celebra la grandezza di un mito del tennis, Roger Federer, esalta il suo stile unico e irripetibile, combatte la dittatura degli stereotipi e dei frames mediatici. Ma soprattutto edifica il rapporto fra lo sport e la verità dell’essere, scacciando nelle retrovie la verosimiglianza dell’apparire, che è frutto maturo della società dello spettacolo». Un programma in tv sul tennis in futuro? «Mi auguro che di tennis si parli sempre di più in tv. Io però preferisco giocarlo». © Copyright Università Niccolò Cusano
IL PUNTO
L’UE alla finestra: la Gran Bretagna sceglie il suo futuro SEGUE dA PAGINA I
Un recente sondaggio Pew evidenzia che l’euroscetticismo coinvolge molti cittadini europei; in particolare il 71% in Grecia, il 61% in Francia, il 49% in Spagna, Il 48% in Germania, il 46% in Olanda, il 44% in Svezia, il 39% in Italia che, però, un sondaggio Ipsos indica al 48%. Tali percentuali testimoniano un preoccupante e dilagante malcontento, derivante essenzialmente dal deludente andamento economico dell’area UE e dall’incapacità di gestire in modo convincente i flussi migratori; ad esso si associano fermenti nazionalistici ge-
nerati dalla sfiducia nelle istituzioni europee. Si tratta, quindi, di un problema politico o economico e finanziario? La risposta non è semplice perché si è in presenza della concomitanza di fattori vari e di differente natura, ma la difficoltà dell’Ue di avanzare con decisione verso il tanto agognato processo d’integrazione - mai portato avanti con la necessaria determinazione e molto lontano dalla sua realizzazione - spinge a pensare che le più pericolose conseguenze potrebbero essere di natura politica. Brexit potrebbe originare il primo caso di Paese che si allon-
tana dal progetto comune e, se si verificasse, costituirebbe un precedente che potrebbe spingere altre nazioni nella direzione dell’abbandono. Se prevalesse l’ipotesi dell’uscita, si potrebbe generare un vero e proprio contagio politico difficile da frenare e impedire, anche se i Paesi eventualmente interessati potrebbero non avere un’equivalente capacità di stare da soli, ammesso che l’Inghilterra - per motivazioni storiche e di posizionamento strategico nel contesto economico globale - ce l’abbia. Per quanto riguarda i riflessi economici, le prime analisi realizzate in questi giorni
da autorevoli istituzioni internazionali - come FMI e OCSE - confermano che i maggiori problemi riguarderebbero l’Inghilterra - soprattutto in riferimento alla svalutazione della sterlina e alla decrescita del PIL – e in misura notevolmente inferiore l’UE. Sono proprio queste analisi che stanno originando un recupero del Remain nella popolazione che, evidentemente, sta prendendo coscienza del fatto che la vittoria della Brexit metterebbe seriamente in pericolo crescita, sviluppo e occupazione. L’uscita poi potrebbe determinare, almeno nel breve termi-
ne, turbolenza e notevole volatilità nei mercati finanziari, con necessità di interventi tempestivi e rilevanti da parte della BCE, già così impegnata nel corso degli ultimi anni a garantire liquidità e stabilità ai sistemi economici dell’UE e a quest’ultima nel suo complesso. E noi italiani dobbiamo guardare con apprensione al risultato? La risposta è senz’altro affermativa, ma il livello di preoccupazione non deve essere maggiore di altri Paesi perché il nostro non è particolarmente esposto verso la Gran Bretagna; semmai, in caso di uscita, l’Italia potrebbe subire conse-
guenze indirette derivanti da ripercussioni generali nel contesto economico globale, difficilmente intuibili e quantificabili in questa fase. In definitiva, ci si deve augurare la permanenza ed è auspicabile, come sottolineato in precedenza, che il campanello d’allarme spinga i Paesi membri a trovare soluzione alle tante problematiche che affliggono l’UE per renderne possibile la sopravvivenza e la concreta realizzazione del processo d’integrazione. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano
martedì 21 giugno 2016
ricerca E CULTURA
UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
sostenibile nei legumi speranze L’edilizia per costruire il futuro contro il parkinson ingegneria
Le potenzialità del low cost/low tech in un seminario ospitato dalla Cusano
La Mucuna pruriens, contenente levodopa, presenta un’opportunità per nuovi trattamenti farmacologici Il professor Pezzoli: «Si raccoglie nelle foreste africane I risultati sui malati sono incoraggianti» Un legume capace di garantire un metodo di preparazione a basso costo e un’efficacia contro il Parkinson poiché contenente il principio attivo di molti farmaci impiegati nella gestione di questa malattia: la levodopa. Il legume, la Mucuna pruriens, è molto diffuso in alcune aree equatoriali ed è oggetto di studio da parte dei ricercatori del Centro Parkinson dell’Ospedale Specialistico Ortopedico Traumatologico Gaetano Pini – CTO. La Mucuna, se opportunamente lavorata e somministrata al paziente, ha la stessa efficacia del farmaco, poiché contiene appunto levodopa, sostanza particolarmente efficace nella cura del Parkinson. Ne ha parlato, intervenendo ai microfoni di Radio Cusano Campus durante la diretta del programma “Genetica Oggi”, il professor Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson di Milano e presidente della Fondazione Grigioni, nata proprio per la cura e la ricerca su questa patologia. Professore, cos’è la Mucuna pruriens? «È un legume a metà tra i fagioli e le fave. infatti anche nelle fave nostrane è contenuta una piccolissima quantità di levodopa, però in questo legume è presente in un 5 per cento che in peso vuol
A destra, i fiori della Mucuna pruriens
dire moltissimo. Ciò che noi abbiamo fatto è stato prendere contatto con alcune aree dell’Africa per capire se la patologia fosse diffusa e in quale modo. Grazie all’impiego della Mucuna si può pensare a una alternativa a farmaci più costosi e più difficilmente reperibili in aree geografiche come il Ghana. La Mucuna, infatti, cresce spontaneamente in aree equatoriali e subtropicali. A tal proposito, abbiamo pubblicato un lavoro sul “Journal of Neurological Sciences”, che conferma proprio l’efficacia della cura del Parkinson con questo legume, nelle zone del mondo dove la levodopa non è disponibile, in quanto molto costosa».
Come lo si può somministrare? «La Mucuna, macinata, triturata e saltata in padella, viene disciolta in acqua nelle dosi indicate. Gli effetti rilevati sui malati di Parkinson sono sorprendenti e pari a quelli del farmaco. I tremori diminuiscono in poco tempo e la persona malata sta meglio. Evidenze terapeutiche che rappresentano un’indubbia promessa per la cura del Parkinson nelle zone più svantaggiate del pianeta. Di fatto si può dire al paziente, per esempio di assumere cinque cucchiai da tè di polvere di Mucuna. Pazienti bloccati dal Parkinson dopo 15 minuti dall’assunzione si alzano e riescono a stare meglio per ore».
Lo studio di questo legume può aiutare anche la farmacologia moderna? «È possibile perché la Mucuna non contiene solo levodopa, contiene anche altre
sostanze. Probabilmente, studiandola meglio si potrebbero ottenere informazioni utilissime per la farmacopea occidentale. La ragione per cui noi la consigliamo a milioni di persone, che non possono avere accesso al farmaco, è perché in queste aree ha un costo di un dollaro e mezzo al giorno e la maggior parte delle persone non guadagna tra i 50 e gli 80 dollari al mese, e non può permettersi la terapia ordinaria. La Mucuna invece cresce nelle foreste e può essere raccolta in modo del tutto gratuito». © Copyright Università Niccolò Cusano
Pratiche urbane e processi di costruzione a basso costo e a basso impatto energetico. Se ne è discusso all’Università degli Studi Niccolò Cusano grazie all’evento strutturato e organizzato dal Dipartimento di Ingegneria. “Edilizia low cost/low tech”: questo il tema principale del seminario all’interno del quale è stata presentata l’architettura rurale tradizionale low tech che caratterizza, nello specifico, la parte croata della Mitteleuropa e il suo sviluppo in una società ecologicamente ed economicamente sostenibile. Il paesaggio rurale della pianura pannonica è andato formandosi a partire dal XVIII secolo e in questo contesto si è parlato della sua origine, della sua storia e del suo attuale stato, ponendo in evidenza come questo paesaggio tradizionale stia man mano scomparendo. INTERVENTI. A illustrare gli elementi principali da porre in evidenza nella trattazione della tematica la prof.ssa Ilaria Caciotti, titolare della cattedra di “Scienza e tecnologia
dei materiali” presso la Facoltà di Ingegneria della Cusano: «Il seminario dal titolo “Edilizia low cost/low tech” è stato organizzato con la collaborazione della prof.ssa Valitutti, che è docente di “Architettura tecnica e tecniche costruttive per l’edilizia sostenibile” presso il nostro ateneo. In questo appuntamento, che definisco di assoluto interesse scientifico, abbiamo avuto modo di vagliare differenti tecniche costruttive utilizzate principalmente sul territorio croato. Il coinvolgimento della prof.ssa Sanja LoncarVickovic, del Dipartimento di Architettura dell’Università di Osijek, consegna all’evento una caratura internazionale da inquadrare all’interno del progetto Erasmus Plus, con gli studenti che hanno partecipato che avranno facoltà di lavorare ad una tesi di laurea proprio su queste tematiche e, chissà, magari ultimare l’elaborato dopo un’esperienza di studio proprio in Croazia». TURISMO. Opposto alla gra-
duale sparizione del paesaggio tradizionale, si è attivato
un processo di sviluppo del turismo rurale e culturale, attualmente in corso in Croazia, che presenta una tendenza di ricostruzione e riabilitazione di aree del paese e la conseguente riconversione di case rurali a nuove funzioni. La dott.ssa Sara Scagliotti, dell’Università La Sapienza di Roma, ha tenuto una relazione sui “Sistemi modulari di assemblaggio a secco: il pannello home done” all’interno del seminario “Edilizia low cost/low tech”: «Nel mio intervento metto in luce le enormi potenzialità di questo pannello che definisco un fiore all’occhiello dell’industria low tech/low cost italiana. Si tratta di un pannello tutto italiano realizzato in EPS, armato con una rete interna di acciaio, che può essere utilizzato nell’architettura modulare attraverso una tecnologia comunemente definita a secco. Questo pannello presenta molteplici utilizzi, dalle partiture interne alle chiusure verticali e/o orizzontali. In ogni caso va considerata a tutti gli effetti una struttura portante. La sua eco sostenibilità risiede nei materiali di cui è composto, totalmente riciclati e riciclabili. Per ciò che riguarda il risparmio economico, le tecnologie a secco abbattono in maniera rilevante i costi di cantiere e i preventivi di spesa non possono presentare sorprese dell’ultimo minuto». Il fine ultimo della ricostruzione e, in taluni casi della riconversione di aree rurali del paese, consente di percepire con maggiore consapevolezza quali siano i potenziali vantaggi dell’architettura tradizionale, che prevede l’utilizzo di materiali naturali e facilmente disponibili, così da comportare l’utilizzo della minor energia possibile per la produzione e il trasporto di materiale edile. © Copyright Università Niccolò Cusano
libri
La genuinità dell’esperienza alla prova del budino La nostra percezione ha un’autorità ineludibile: l’analisi di Pietro Perconti spiega perché Per sapere se un budino è buono non abbiamo altra prova che assaggiarlo. Si possono avere molte teorie in merito, ma il verdetto va alla nostra esperienza gustativa fatta in prima persona, alla fenomenologia viva del nostro palato. In questo caso la nostra percezione ha un’autorità ineludibile. Partendo da questa immagine Pietro Perconti affronta un problema che si sta facendo sempre più serio dal momento che lo sviluppo delle neuroscienze, della psicologia, della filosofia scalfiscono sempre più alcune nostre intuizioni fondamentali sull’essere umano e sul mondo.
Aumenta il fossato tra quelle che il grande filosofo americano Wilfrid Sellars chiamava immagine scientifica e immagine manifesta del mondo. La seconda ha le radici nella nostra percezione e si fonda sulle intuizioni della vita quotidiana. La prima si fonda sulla osservazione e sui metodi delle scienze e spesso falsifica il nostro senso comune. Un esempio su tutti l’immagine del mondo della fisica contemporanea in cui sono dissolte le classiche coordinate spazio-temporali, l’idea di oggetto e di sostanza sono frantumate in nome di una aggregazione di particelle che fa apparire illusori perfino i tavoli dove mangiamo. Anche per il soggetto e la nostra idea di mente le nostre intuizioni traballano. Ci crediamo liberi, ma la scienza ci descrive come immersi nel regno deterministico delle cause. Ci crediamo razionali, ma la SENSO COMUNE.
scienza fa emergere i nostri errori sistematici di calcolo. Pensiamo di avere un Io cosciente, ma la scienza lo descrive come un epifenomeno dovuto a un teatro narrativo che noi ci creiamo e di cui ci pensiamo spettatori senza alcun fondamento, essendo invece in realtà un aggregato di moduli di capacità differenti all’interno del cervello. Non c’è nessun fondamento di unità e continuità per la persona. L’introspezione non ha alcun valore scientifico e alimenta solo credenze fuorvianti. Tim Willamson, professore a Oxford e presidente della Aristotelian Society, ha affermato che le intuizioni non hanno alcuna autorità nemmeno dentro il discorso filosofico. Herman Cappelen ha radicalizzato questa visione scrivendo di una “filosofia senza intuizioni”. SINTONIA. Non tutti la pen-
sano così. Pietro Perconti,
Le nostre certezze si distribuiscono su due livelli: solo quelle in superficie sono emendabili tra i maggiori esperti italiani del problema della autocoscienza, cerca di rivalutare il posto che il senso comune ha nella costruzione di una teoria del soggetto e della realtà, ridimensionando la pretesa anti-esperienziale e anti-fenomenica della scienza contemporanea. Riprendendo lo scritto Sulla Certezza di Wittgenstein, la teoria dello Sfondo di Searle, l’idea di metafisica descrittiva di Strawson, Pietro Perconti distingue un livello profondo e un livello superficiale del senso comune. Il livello profondo è lo zoccolo duro delle nostre certezze, ci permette di stare in sintonia con il mondo in cui siamo
immersi, di agire in esso coerentemente e con pertinenza, di interagire con gli altri in modo consono. Il livello superficiale è quello della rete delle credenze e dei giudizi, che è emendabile e sottoposto a variazioni culturali. All’interno di questa polarità si può ripensare al valore delle nostre intuizioni, si può ripensare la genuinità della nostra esperienza fenomenica e della introspezione e si può comprendere come la scienza non distrugga tutte le nostre certezze ma ponga tutto in una gerarchia dentro cui ci sono intuizioni che devono essere corrette e riviste alla luce di una teoria più sofisticata e intuizioni che resistono e si salvano con più efficacia. Come accade per la prova del budino. Andrea Velardi Docente di Psicologia dei processi cognitivi Università Niccolò Cusano
Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: ufficiostampa@ unicusano.it
IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
Sistema Paese «In ambito europeo l’Italia ha ricoperto spesso posizioni di coda per le risorse all’istruzione» Docenti «Il nostro lavoro si basa sulla ricerca ed è giusto dare agli studenti criteri per valutarlo»
martedì 21 giugno 2016
università
così la tecnologia cambia gli atenei Il professor Ferri analizza la rivoluzione degli ultimi decenni e rilancia: «Servono investimenti e piena coscienza del ruolo della formazione» SPECIALE - settima parte
Obiettivi futuri «Coinvolgere quella fascia della popolazione che vive ancora marginalizzata» ne rappresentata dalla applicazione della telematica in ambito universitario. In che cosa consiste? «Nella ricerca, ad esempio. Grazie alla tecnologia, attraverso il mio PC, posso accedere a una biblioteca virtuale in grado di fornirmi in tempo reale qualsiasi testo o materiale didattico come libri, articoli di riviste, documenti , ecc. La vera rivoluzione è però in ambito didattico; attraverso la telematica si può insegnare e interloquire con qualsiasi studente in qualsiasi parte del mondo. Lo studente può avere l’accesso all’insegnamento sempre e dovunque. Non soltanto leggere un testo o ascoltare una lezione, ma parlare e comunicare con il docente, con i tutor e il personale delle segreterie».
Continuiamo le nostre conversazioni con il prof. Enrico Ferri, che insegna Filosofia del diritto e Storia dei Paesi islamici all’Università Niccolò Cusano, per parlare in quest’occasione dei cambiamenti che negli ultimi decenni hanno caratterizzato il sistema universitario. Professor Ferri, quali sono i principali indici che ci permettono di verificare i cambiamenti che hanno investito il sistema universitario negli ultimi decenni? «L’università è parte integrante del “sistema paese” e risente pertanto delle sue trasformazioni. Allo stesso tempo l’università è la parte apicale del sistema di istruzione della nostra comunità ed è, a sua volta, influenzata dalle acquisizioni e dalle conquiste della ricerca in molte sue dimensioni; pensi, ad esempio, alle conseguenze della rivoluzione tecnologica nel campo dell’insegnamento». Le trasformazioni in ambito socio-economico e del costume, che hanno cambiato il volto del nostro Paese negli ultimi decenni, in che modo hanno cambiato anche l’università? «Lo sviluppo socio-economico ha permesso e permette a un numero consistente di giovani e non solo, di studiare fino al diploma di laurea e oltre. Ma la crescita della scolarizzazione investe e ha investito tutti i tipi di scuole, a partire dalle primarie. Il numero dei laureati raggiunto in Italia negli ultimi anni è il più alto in cifre assolute e in percentuali di tutta la sua storia. Nel 1970 nell’università c’erano solo 12 iscritti ogni cento giovani fra i 19 e i 25 anni; nel 1990 erano il 20% e nell’anno accademico 2008-09 sono diventati il 41,5% (dati Istat). Il rapporto Eurostat del 2015 indica, però, che in Italia solo
Vantaggi «Con la telematica ogni iscritto può avere accesso all’insegnamento sempre e ovunque»
Quali sono i più importanti cambiamenti da realizzare negli anni a venire? «Accrescere il numero degli iscritti e dei laureati, la cosiddetta produttività; aumentare le risorse per l’università e la ricerca e garantire il loro corretto uso; estendere la tecnologia in ambito amministrativo e didattico; permettere alle fasce della popolazione sinora marginalizzate di avere una formazione di tipo universitario». il 23,9% dei giovani fra i 30 e i 34 anni possiede una laurea e tale percentuale si abbassa al 15% della popolazione se consideriamo le persone tra i 25 e i 64 anni. L’Italia ha ricoperto spesso, negli ultimi anni, la posizione di coda in ambito europeo per la percentuale dei laureati e per quella degli investimenti nel settore dell’istruzione».
potenzialità del Paese, su scala europea e in termini di investimenti per la formazione universitaria. «Proprio così, considerando anche altri dati che ben rappresentano i cambiamenti in corso, come quelli che vedono il considerevole primato delle donne sugli uomini per numero di iscritti all’università e di laureati».
Una crescita significativa del numero degli iscritti e dei laureati in cifre assolute negli ultimi decenni, ma inadeguata in relazione alle
Questi cambiamenti hanno investito anche il mondo accademico? In che modo è cambiato il “ceto” dei professori, il loro numero, il
loro status, il reclutamento, la valutazione della ricerca e della didattica? «Il numero dei docenti non è aumentato in modo significativo negli ultimi 30 anni: nel 1980 c’erano 43.270 docenti divenuti 56.582 nel 1980. Il reclutamento prima avveniva prevalentemente, se non esclusivamente, attraverso un sistema di cooptazione gestito in modo autocratico dai docenti delle varie discipline, in una logica spesso spartitoria e di gestione del proprio “territorio”. A fatica negli ultimi decenni si sono
affermati criteri più oggettivi di valutazione e di selezione, su scala nazionale e non puramente locale». Si è affermata anche la regola, con relative applicazioni, che i docenti debbano essere valutati non solo nel momento del reclutamento e della progressione di carriera, ma la loro ricerca e la didattica debbano essere giudicate periodicamente. Alcuni suoi colleghi sono restii ad accettare di essere valutati. Qual è la sua opinione?
«In tutti gli ambiti lavorativi si giudica e si è giudicati; nell’università, ad esempio, sono innanzitutto gli studenti a valutarci, sul piano professionale e umano. Il nostro lavoro si fonda sulla ricerca, condizione ineludibile per un’adeguata didattica; mi sembra logico che questa ricerca debba sottostare a qualche regola elementare, ad esempio che sia verificata la sua esistenza e la sua consistenza. Chi volesse fare il ricercatore senza produrre ricerca, sarebbe come un aviatore che non volesse volare o un medico che
non volesse curare. Allo stesso tempo, si tratta di trovare criteri di valutazione adeguati, che considerino la qualità, la costanza, l’originalità e la complessità di quanto viene prodotto. Bisogna pure ricordare che i criteri di selezione e di reclutamento sono continuamente cambiati negli ultimi anni perché ancora non si hanno le idee del tutto chiare sul metodo da usare nella valutazione della ricerca». Torniamo a un dato a cui lei ha fatto riferimento più sopra, alla grande innovazio-
Perché questi programmi diventino realtà cosa serve, essenzialmente più risorse? «Ovviamente servono più investimenti, ma anche una diversa coscienza sull’importanza della cultura e della formazione». Un ministro della Repubblica tempo fa disse che con la cultura non si mangia. «Con la cultura forse non si mangia e non si vive, ma una vita degna di essere vissuta può essere solo quella dell’uomo colto, cosciente di sé e responsabile». © Copyright Università Niccolò Cusano
martedì 21 giugno 2016
Unicusano FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
industria e cultura
job day la cusano vero trampolino Gli studenti a colloquio con i vertici di Leroy Merlin: «L’Ateneo ci permette di entrare nel mondo del lavoro» forte con il mondo del lavoro, grazie alla sinergia con Leroy Merlin, consente loro di mettere in pratica tutte quelle nozioni e quelle competenze che hanno avuto modo di acquisire durante il loro percorso accademico».
L’azienda francese offre ai neolaureati 15 mesi di rapporto con possibilità di stabilizzazione Il Rettore Fortuna: «Il nostro obiettivo è accorciare le distanze tra giovani e imprese» Quando i centri di alta formazione incontrano il mondo dell’impresa si pongono le basi per un futuro più florido per tutto il sistema Paese, si abbattono le percentuali drammatiche che attengono al fenomeno della disoccupazione giovanile e si fornisce nuova linfa vitale al settore dei consumi. Accostare I relatori del Job Day organizzato alla Cusano insieme a Leroy Merlin una realtà accademica emergente e in forte espansione ti i presupposti per il Job Day profili migliori e gli studenti IL RETTORE. L’apertura dei laa uno dei marchi più cono- che si è svolto presso l’Aula più qualificati per andare a vori è spettata, come di consciuti che opera nel mondo Magna dell’Università Nicco- occupare una delle posizio- sueto, al Magnifico Rettore della grande distribuzione, lò Cusano alla presenza dei ni messe a disposizione dal- dell’Università Niccolò Cual fine unico di consentire a quadri dirigenziali di Leroy la grande azienda francese, sano, prof. Fabio Fortuna: giovani neolaureati di intra- Merlin. Una prima parte di che annovera ormai 46 punti «In Italia si stenta a collegaprendere un percorso lavora- confronto, spiegazione e il- vendita sul territorio italiano, re strutturalmente il montivo lungo 15 mesi al termi- lustrazione del progetto, cui un fatturato di 1,3 miliardi di do della formazione, prima ne del quale sono altissime le ha fatto seguito un colloquio euro nel 2011 con 5.886 di- quella scolastica poi quelpossibilità di una stabilizza- conoscitivo tra i candidati e pendenti, il 98,7% dei quali è la universitaria, con il monzione. È così che si sono crea- l’azienda per selezionare i anche azionista dell’azienda. do dell’impresa. Negli ulti-
mi anni sono stati compiuti passi in avanti in questa direzione e la giornata di oggi rappresenta senza dubbio un momento di crescita all’interno del quale si tenta di accorciare la distanza che tuttora sussiste tra giovani neolaureati e imprese. Dare la possibilità ai nostri studenti di stabilire una connessione
DG OPERATIVO. All’intervento del Magnifico Rettore ha fatto seguito quello del direttore generale operativo dell’Università Niccolò Cusano, il dottor Stefano Ranucci: «Voglio ringraziare Leroy Merlin per essere presente qui nella giornata di oggi. Il primo elemento che voglio mettere in evidenza è il senso di appartenenza che emerge chiaramente, perché avete avuto la cura di presenziare a questo evento indossando la vostra divisa e il vostro marchio, un segno distintivo sul quale si fonda spesso il successo di un’azienda. La vostra partecipazione è un segnale forte per tutti i nostri studenti, che avranno modo di farsi conoscere attraverso un colloquio e magari essere selezionati per un’esperienza lavorativa lunga 15 mesi. L’opportunità che vi si concede è preziosa, perché Leroy Merlin crede e investe nei giovani, con altissime percentuali di stabi-
lizzazione al termine dei 15 mesi previsti inizialmente». L’IMPRESA. Dopo i saluti e l’introduzione, di competenza dei vertici dirigenziali della Cusano, ha preso la parola Angela Telari, responsabile delle risorse umane di Leroy Merlin: «Leroy Merlin è convinta che per crescere e migliorare sia necessario attingere dalle giovani menti che vengono formate nei nostri atenei. È ormai da qualche anno che cerchiamo contatti e sinergie con le università italiane, lo facciamo già in altre città con rapporti ampiamente consolidati, mentre su Roma abbiamo sempre rilevato una certa difficoltà. L’incontro con l’Università Niccolò Cusano è una possibilità in primis per noi, per far conoscere come si fa impresa nella quotidianità e per entrare in contatto con quelli che speriamo saranno i nostri talenti del futuro. Crediamo molto in questi incontri e ci investiamo altrettanto, sia dal punto di vista selettivo che formativo. Il 95% dei giovani che intraprendono questo percorso lavorativo con Leroy Merlin vedono il loro contratto passare da tempo determinato a indeterminato, a testimonianza
del fatto che l’investimento che facciamo sulle persone è assolutamente reale». GLI STUDENTI. Dopo la pre-
sentazione dei curricula è partita la fase dei colloqui al termine della quale sono state raccolte alcune impressioni a caldo da parte degli studenti: «Sono ancora emozionato per il colloquio, ho provato a essere me stesso e a raccontare quello che è stato il mio percorso accademico – dichiara Mariano appena fuori dall’Aula Magna – Voglio sottolineare l’importanza di giornate come questa e il valore di un ateneo, la Cusano, che segue i suoi studenti ben oltre il conseguimento del titolo di laurea». Sulla stessa lunghezza d’onda è Diego: «Mi laureerò a luglio in Giurisprudenza e sono stato ben contento di partecipare al Job Day. Prendere contatto con una realtà aziendale consolidata come Leroy Merlin è una delle tante possibilità formative che mi ha concesso la Cusano nell’arco del mio percorso. Questo ateneo mi ha fornito occasioni, momenti di crescita e di riflessione che non trovano riscontri al di fuori di qui». © Copyright Università Niccolò Cusano
in spagna
Sei mesi senza una via d’uscita
Riceviamo e volentieri pubblichiamo quest’analisi sulle imminenti elezioni in Spagna, a cura del prof. Francisco J. Ansuátegui, direttore dell’Istituto per i diritti umani Bartolomeo della casas e della rivista Derechos y Libertades Il 26 giugno la società spagnola vivrà un’esperienza mai conosciuta prima. Per la prima volta dalla creazione della democrazia, dopo la morte del generale Franco nel 1975, si ripeterà un’elezione generale. Dopo le elezioni del 20 dicembre dello scorso anno, i partiti rappresentati al Congresso dei Deputati non sono stati in grado di costituire una maggioranza necessaria per sostenere un candidato alla presidenza del governo. L’ARITMETICA. Dalla situazio-
ne che si è determinata negli ultimi mesi, si possono trarre alcune indicazioni. Innanzitutto occorre ricordare che per quarant’anni in Spagna c’è sempre stato uno schieramento con una maggioranza assoluta o comunque maggioranze ben definite, tanto che il leader dello schie-
e di contrapposizioni personali. In tal modo hanno condizionato sin dall’inizio non solo la possibilità di raggiungere un accordo dopo le dovute trattative, ma persino impedito che un negoziato credibile avesse inizio. Oltre a questo si potrebbero ricordare le conseguenze di quello che potremmo definire un eccessivo innalzamento dei toni nel periodo della campagna elettorale, che ha sicuramente complicato la successiva e ineludibile negoziazione. Gli elettori hanno visto una costante crescita della polemica nel dibattito politico, per cui al momento delle trattative è stato difficile trovare un approccio moderato che, dopo quanto accaduto, sarebbe apparso poco credibile.
Le contrapposizioni della politica hanno tenuto bloccato il Paese: domenica si torna alle urne ramento parlamentare più grande non aveva mai incontrato difficoltà ad avere una maggioranza sufficiente per ottenere l’incarico di Capo del governo, come prevede la Costituzione. Questa volta,però, né Mariano Rajoy, leader del Partito Popolare, né Pedro Sanchez, leader del Partito Socialista, hanno raggiunto i voti necessari. Il primo non ha voluto sottoporsi a una votazione per ottenere l’investitura, sostenendo che era inutile presentarsi al voto senza una sufficiente maggioranza preventiva. Il secondo, anche se si è sottoposto al voto, non ha ottenuto abbastanza voti per due volte di seguito. L’insegnamento da trarne è che serve sempre una certa abilità politica nel maneggiare l’aritmetica parlamentare e nel tradurre il numero dei deputati in sostegni politici concreti e duraturi.
In sintesi, torniamo a votare dopo sei mesi, dopo aver perso del tempo prezioso per affrontare le carenze della situazione economica spagnola e le sfide istituzionali (costituite innanzitutto dal secessionismo catalano) che necessitano di soluzioni che possono fondarsi solo su appropriati programmi di governo. I politici non devono dimenticare la loro natura di rappresentanti del popolo. Hanno un posto in Parlamento non per rappresentare interessi personali o particolari più o meno dichiarati, ma per dar corpo a un programma politico in nome dei protagonisti del sistema democratico, i cittadini. Quando si dimostrano incapaci di svolgere il loro mandato è legittimo chiedersi fino a che punto siano riusciti a fare un buon lavoro. TEMPO PERSO.
Il prof. Francisco Javier Ansuátegui Roig TONI SBAGLIATI. Ma vi è una seconda lezione, forse ancora più importante, che si riferisce a una forma di intolleranza, quando si tracciano “linee rosse”, che costituiscono linee di confine e di esclusione, per cui la negoziazione necessaria per raggiungere accordi di governo diviene irrealizzabile. Mi sembra che, nel caso spagnolo, la cosa più grave sia data dal fatto che, il più delle volte, queste “linee rosse” non hanno espresso posizioni ideologiche o dottrinali, ovviamente del tutto legittime, ma piuttosto abbiano evidenziato un atteggiamento di ostilità
Prof. Francisco Javier Ansuátegui Roig, Università Carlos III
VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
martedì 21 giugno 2016
cultura, sport e disabilità
Come diventare un criminologo
Ecco l’iter formativo per acquistare le giuste competenze e avvicinarsi a una professione sempre più ambita Dal prossimo anno accademico l’Università Niccolò Cusano ospiterà un Master sul tema Prima di addentrarci nel particolare proviamo a capire bene cosa è la criminologia: essa studia i comportamenti criminali, le vittime e gli autori di reato e, attraverso la comprensione dei fenomeni criminosi, mediante l’apporto di varie discipline, che permettono di avere una visione d’insieme del reo e del reato, cerca di contribuire alla messa in atto di attività preventive e di contrasto alle azioni criminali. Lo studio di tali comportamenti parte dalla analisi della genesi del crimine con particolare attenzione alla valutazione della personalità del reo e della dinamica criminale. Per fare ciò, le competenze devono estendersi anche agli aspetti sociali del delinquere e alle reazioni che il fatto criminoso genera nella società. GLI STUDI. Il percorso di stu-
di previsto per affrontare tale specializzazione è vario, a seconda degli interessi del singolo individuo. Infatti, può diventare criminologo chi decide di completare gli studi, principalmente, in psicologia, psichiatria, giurisprudenza, sociologia. Per specializzarsi ulteriormente in scienze forensi, ognuno può scegliere materie più specifiche come chimica, balistica, genetica, medicina legale, tossicologia o informatica. Ossia tutti quei particolari ambiti di studio che sono di supporto alle indagini. Per poter completare la propria formazione specialistica si possono frequen-
tare percorsi post laurea attraverso la frequenza di Master universitari, gli unici che hanno riconoscimento statale, o corsi di specializzazione con seri professionisti del settore, che non danno riconoscimento statale ma possono offrire una buona base nella materia. È bene chiarire che non esiste il criminologo come vera e propria figura professionale. Infatti non c’è alcun albo ed è per questo motivo che chi vuole diventare criminologo non solo deve prevedere un lungo percorso di studi dedicati, per acquisire competenze nella materia, ma deve possedere un background professionale specifico, tant’è vero che abbiamo psicologi-criminologi, giuristi-criminologi, psichiatri-criminologi, antropologi-criminologi o sociologi-criminologi. TELEFILM E REALTÀ. Il crimi-
nologo che vediamo nei film e telefilm, specialmente di stampo anglosassone, nel nostro paese non esiste e i motivi sono legati a un diver-
so sistema giudiziario. Solo recentemente, con la nuova legge sulle indagini difensive (legge 7 dicembre 2000 n. 397), gli avvocati possono avvalersi di consulenti in varie discipline e specializzazioni inerenti il settore criminalistico e criminologico, oltre che di investigatori privati. La sovresposizione mediatica della criminologia, negli ultimi anni, ha creato attorno a essa una certa fascinazione, specialmente nei giovani, generando purtroppo confusione sul ruolo e le reali competenze del criminologo, che non fa il poliziotto (a meno che non si tratti di uno specializzato in criminologia), non viene chiamato direttamente sulla scena di un crimine, non è un individuo che ha a disposizione un aereo privato che lo porta direttamente sul luogo di un delitto. Il criminologo e il criminalista hanno il compito di capire come e dove sia stato commesso un crimine e non chi lo ha commesso, che è invece di competenza dell’investigatore. Detto questo, va
care di aiutare gli inquirenti a ricostruire il profilo dell’autore di reato, cercando di coglierne aspetti psicosociali e comportamentali e della sua personalità a livello statisticoscientifico. Questa è un’attività di supporto agli investigatori e può far ridurre il numero dei sospettati, può essere utile per organizzare in modo mirato l’interrogatorio di un eventuale indiziato o può essere utile nel collegare reati tra loro. Altri ambiti di intervento del criminologo possono riguardare il settore della security, diventando manager, esperto della consulenza aziendale in termini di sicurezza, intelligence e nel settore del safety. Un criminologo ha anche come sbocchi lavorativi i tribunali specificato che il criminolo- dei minori e di sorveglianza go può ulteriormente specia- in qualità di esperto. lizzarsi per operare all’interno delle istituzioni peniten- ISCRIZIONI. Nel prossimo ziarie, può svolgere attività anno accademico 2016/2017 di ricerca in ambito accade- è previsto un Master in crimimico, sebbene in tale settore nologia all’Università Niccol’attività in Italia sia minima. lò Cusano. Per informazioni, Il criminologo può svolgere si può scrivere all’indirizzo attività clinica, se con forma- di posta elettronica master@ zione psicologica o psichia- unicusano.it o telefonare al trica, quindi può formulare numero 06/45678355. Per diagnosi e approntare terapie tutti gli appassionati della di trattamento per i soggetti materia, il giovedì dalle ore che delinquono; quindi sta- 13.00 alle 15.00 sull’emitbilisce la pericolosità socia- tente Radio Cusano Camle, prevede interventi di rie- pus (89.100 in Fm a Roma ducazione e risocializzazio- e nel Lazio, in streaming su ne; può collaborare e coadiu- www.radiocusanocampus. vare sia la magistratura che la it) è possibile ascoltare prodifesa, grazie anche alla nuo- fessionisti in ambito criminova legge sulle indagini difen- logico e delle scienze forensi sive che permette di redigere che, intervistati dal giornalie svolgere consulenze e peri- sta Fabio Camillacci, approzie anche mediante l’impiego fondiscono, attraverso focus delle diverse scienze forensi. specialistici e a seconda delle loro competenze, i crimiPROFILER. Il criminologo in- ni del passato e del presente. vestigativo, ossia il cosiddetto profiler, è colui che è in graDott.ssa Mary Petrillo do di saper leggere una scePsicologa, criminologa, na del crimine e può studiare docente presso la vittima e le testimonianze. il Master in Criminologia Attraverso tali analisi può cer- Università Niccolò Cusano
beach volley
Una manifestazione di beneficenza per aiutare l’Africa Il Torneo dell’Amicizia Bva & Apurimac si giocherà domenica 26 giugno a Ostia Domenica 26 giugno l’Hibiscus Beach di Ostia ospiterà il Torneo dell’Amicizia Bva & Apurimac, competizione di beach volley 2x2 e 3x3 misto che servirà a sostenere l’impegno di Apurimac Onlus in favore delle donne della piccola comunità africana di Nyamasaria–Kisumu, in Kenya. I contributi raccolti durante il torneo, attraverso le iscrizioni dei giocatori e altre iniziative collaterali, sosterranno il progetto di un corso di formazione rivolto a 30 vedove del luogo. La loro condizione è particolarmente preoccupante: vivono in una società patriarcale che non permette loro di poter sfuggire alla povertà. Le vedove che non vogliono risposarsi con un membro della famiglia di origine del marito vengono emarginate. Per queste donne, la Apurimac, con il sostegno della Beach Volley Academy, si impegna affinché possano garantire loro e ai loro figli migliori condizioni di vita. TUTELA DEI DIRITTI. La Apuri-
mac è stata fondata nel 1992,
le contribuire in modo concreto allo sviluppo di una realtà migliore e che questo sviluppo possa essere sostenibile e condiviso. COLLABORAZIONE. Il so-
riconosciuta Onlus nel 1998 e Ong nel 2003. L’associazione è nata con lo scopo di affiancare i missionari agostiniani italiani che, dal 1968, operano nella regione andina del Perù, da cui ha preso il nome. Fin dalla sua fondazione realizza progetti di cooperazione, iniziative di tutela dei diritti umani, percorsi di educazione alla pace e promozione del volontariato in Italia e all’estero. Da oltre vent’anni lavora per costruire e difendere diritti fondamentali nella convinzione che sia possibi-
Europei paralimpici di atletica
dalizio tra Apurimac e Beach Volley Academy esiste già da qualche anno grazie all’impegno di un giocatore di beach volley impegnato come volontario nelle campagne sanitarie in Perù. La Beach Volley Academy è la prima scuola di beach volley d’Italia, fondata nel 2000 da Gianni Mascagna (tre volte campione italiano e coach cella nazionale russa femminile in una edizione dei Giochi olimpici). Nello staff vanta la presenza delle ex azzurre Daniela Gattelli e Lucilla Perrotta, che insieme hanno conquistato quattro titoli europei, tre italiani, due partecipazioni olimpiche (Sidney 2000 e Atene 2004) e due podi al World Tour, e di Marco Solustri, responsabile degli allenatori di beach volley per la Fivb, e coach della nazionale italiana ai giochi di Atlanta 1996 e di Sydney 2000 e di quella russa a Londra 2012. © Copyright Università Niccolò Cusano
A Grosseto bilancio positivo per la squadra azzurra IL BILANCIO TECNICO. L’alto li-
Il presidente della Fispes Porru: «Il bottino di 13 medaglie fa ben sperare per Rio»
Giusy Versace Fabiano Venturelli
Il bilancio degli azzurri ai Campionati europei paralimpici di Grosseto si è chiuso con 13 medaglie: due ori, cinque argenti e sei bronzi, per il bottino più ricco alle ultime edizioni della rassegna continentale. Così, tra i successi italiani e la folta partecipazione degli atleti, la quinta edizione degli Europei si è chiusa all’insegna dei grandi numeri. Dal 10 al 16 giugno, infatti, sono stati 600 sportivi proveniente da 36 nazioni a contendersi medaglie allo stadio Zecchini del capoluo-
Sandrino Porru
go toscano, piazzando 25 record mondiali nel tentativo di conquistare il gradino più alto del podio nelle varie specialità. Per l’Italia, le 13 medaglie sono valse il 13esimo posto nel medagliere, dominato dalla Russia con 131 podi e 51 ori. Gli azzurri hanno preceduto Gran Bretagna e Polonia, piazzandosi settimi nella classifica a punti.
vello tecnico e la qualità delle prestazioni rende ancora più prestigioso il risultato complessivo degli atleti italiani. La soddisfazione traspare anche dalle parole di Sandrino Porru, presidente della Fispes: «Il bilancio è molto positivo, con tante medaglie che ci hanno esaltato dal punto di vista tecnico, grazie a un gruppo giovane e atleti più maturi, che sono stati in grado di accogliere e sostenere i nuovi ragazzi che oggi si stanno affacciando sullo scenario internazionale. Si è innalzato il nostro valore tecnico e le 13 medaglie sono distribuite fra diverse gare e disabilità». L’ASPETTO SOCIALE. Porru ha reso merito a tutto l’apparato organizzativo e alla risposta della comunità: «Abbia-
mo dato vita a un Campionato Europeo con un livello di professionalità altissimo, particolarmente apprezzato dai team, dagli atleti e da Ipc Athletics. Questi risultati ci fanno ben sperare per le Paralimpiadi di Rio de Janeiro. Siamo riusciti inoltre a coinvolgere un’intera città, attraendo un gran numero di collaboratori e volontari. È la prima volta che l’atletica paralimpica ottiene spazi mediatici così grandi. Il progetto “A World of Athletics” ha permesso di portare il mondo paralimpico nelle scuole, di reclutare volontari e far conoscere le vite dei nostri atleti a un vasto pubblico. Sono stati il motore per raggiungere un obiettivo sociale e avviare un percorso educativo della collettività molto importante». © Copyright Università Niccolò Cusano
Martina Caironi, oro nei 100 metri T42
martedì 21 giugno 2016
unicusano focus VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO
calcio giovanile
al beppe viola Il 2015-16 rossoblù va in archivio vince il fair play con gli Esordienti UnicusanoFondi
L’Ostiamare conquista la XXXIII edizione di un Torneo disputato all’insegna della correttezza e della lealtà Ladispoli 0 Ostiamare 1
Ladispoli: Salvato, Bargiacchi, Veneziale, Avolio, Monici, Di Filippo, De Marco, Galluzzo, Tamburello (14′ st, Mendola), Vagnarelli, Falco. A disp.: Loioli, Del Priore, Calcaterra, La Rocca, Buonanno, Ballissai. All.: Bosco. Ostiamare: De Persio, Rigon, Monfreda, Yakubiv, Marzi, Seri, Chiurco, Scaccia, Bucri, Sibilio (5′ st, Passaretti), Bello (18′ st, Olivetti). A disp.: Cerretai, Pozzi, Coderoni, Olivetti, Caldarozzi. All.: Mussoni. Arbitro: Bocchini di Roma 1. Reti: 19’ st Passaretti. Note: ammonito Galluzzo (L), al 34’ De Persio respinge un calcio di rigore a Galluzzo.
I ragazzi dell’Ostiamare festeggiano il successo nel torneo dopo la finale contro il Ladispoli photo pioli
La Coppa disciplina è stata assegnata alla Viterbese: un solo ammonito in cinque partite
Gli organizzatori: «Il messaggio contro la violenza è stato promosso da tutte le società»
Con la vittoria dell’Ostiamare nella finalissima di sabato sera al campo Urbetevere si è scritta l’ennesima, storica pagina del Torneo Beppe Viola, giunto oramai all’edizione numero 33. La squadra di Alessandro Mussoni ha scritto il suo nome nell’albo d’oro del torneo per la seconda volta nella sua storia, bissando il lontano successo datato 1986. Il trofeo, dopo 49 incontri, 159 gol e un carico di emozioni a non finire, lascia agli annali un’altra edizione nel segno della sportività, del fair play e della correttezza, che da sempre hanno caratterizzato la manifestazione. Basta guardare il cammino di una delle semifinaliste di questa edizione, la Viterbese Castrense, che nelle sue cinque gare ha collezionato un solo cartellino giallo nonostante il grande spirito agonistico. «Tutte le 28 squadre partecipanti hanno rispettato il terzo tempo finale – sono le parole del direttore
na sull’esterno della rete. La reazione dell’Ostiamare non tarda ad arrivare, ma Bucri, ben servito da Scaccia, spedisce il pallone alto sull’uscita di Salvato. Dopo l’intervallo, ecco altre due occasioni: Sibilio non trova il giro giusto dopo il contropiede di Yakubiv; dall’altra parte, invece, il tracciante di Avolio fa solamente la barba al palo. La gara si sblocca nella ripresa. Al 19’ Passaretti raccoglie la respinta di De Persio e firma l’1-0 con una conclusione perfetta. I rossoblù, però, non ci stanno e hanno la grande occasione per pareggiare a un minuto dal termine. Mendola finisce a terra in area dopo il contatto con Seri e il signor Bocchini assegna la massima punizione. Dal dischetto si presenta Galuzzo, che si fa ipnotizzare da De Persio e getta via la possibilità di allungare il match fino ai supplementari.
L’esultanza dopo il gol decisivo di Passaretti photo pioli
generale del torneo, Filippo Minichino – Il messaggio di non violenza è stato accolto da tutte le società. Faccio i miei più sentiti complimenti ai campioni dell’Ostiamare e al Ladispoli, che hanno onorato la finalissima nel migliore dei modi e con la massima lealtà». OUTSIDER. Come da tradizio-
ne, è stata l’edizione delle sorprese. Su tutte, Viterbese e Ladispoli, arrivata a giocarsi il trofeo per la prima volta nella sua storia, al termine di un percorso impeccabile e dopo aver mietuto vittime illustri come Savio e Tor
di Quinto. È stata anche l’edizione di mister Pietro Bosco, che ha accettato il verdetto del campo con il sorriso sulle labbra nonostante il calcio di rigore sbagliato dai suoi ragazzi all’ultimo minuto di gioco. LA FINALE. L’atto conclusivo
del torneo è partito con un primo tempo molto equilibrato tra Ostiamare e Ladispoli. Entrambe le squadre hanno proposto gioco senza però trovare la via della rete. All’11’ è Falco a rendersi pericoloso per la prima volta dalle parti di De Persio, ma il suo tiro termi-
LA PREMIAZIONE.
Emozio-
nante come al solito anche il momento della consegna dei premi. Hanno ricevuto una targa di ringraziamento il patron Alberto Rapone, presidente dell’Urbetevere, e la terna arbitrale, come riconoscimento dell’ottimo lavoro svolto durante la finale. La Coppa disciplina, invece, è andata alla Viterbese Castrense, che ha incarnato al meglio i valori di fair play e correttezza portati in alto dall’Associazione Beppe Viola e dall’Aics, che come ogni anno ha patrocinato la manifestazione. I premi tecnici sono stati consegnati ad Alessio Salvato, miglior portiere in memoria dello scomparso Daniele Bruni e premiato da Valerio Fiori, Federico Chiurco, capocannoniere del torneo, e Gianmarco Caon, miglior giocatore. Oltre a loro, sono stati premiati i migliori undici giocatori del torneo, che hanno composto la storica selezione del Torneo Beppe Viola, allenata da Benito Manzi. Infine, la premiazione più importante, quella della vincitrice del torneo, con il capitano dell’Ostiamare Monfreda ad alzare al cielo il trofeo. © Copyright Università Niccolò Cusano
Ultimo impegno della stagione per i ragazzi del vivaio Intanto proseguono gli stage e i raduni In casa UnicusanoFondi il cammino di programmazione viaggia spedito, e lo si evince dal gran lavoro che si sta portando avanti nel settore giovanile. La conferma arriva dai numerosi raduni che il responsabile del vivaio, Domenico Mazzarella, e i suoi collaboratori stanno portando avanti per visionare e valutare tanti ragazzi che completeranno le rose rossoblù della prossima stagione. GLI STAGE. Oggi pomeriggio, a
Madonna degli Angeli, si terrà il secondo stage riservato ai ragazzi più grandi. A seguire, fino ai primi di luglio, il programma proseguirà con due sedute settimanali con i quali si valuteranno i giovani nelle fasce d’età inferiori. Nel frattempo, mentre gli Allievi hanno terminato la loro stagione con il secondo posto nelle finali per il titolo provinciale alle spalle del San Michele, il 2015-16 rossoblù volge al termine con l’ultimo appuntamento di un calendario davvero lungo. CHIUDONO GLI ESORDIENTI. Sa-
Luca Capotosto degli Esordienti 2003 dell’UnicusanoFondi
bato pomeriggio, gli Esordienti 11 contro 11 con arbitro saranno impegnati allo stadio Purificato nella Festa finale regionale. Presenti nella categoria con due formazioni, i ragazzi dell’UnicusanoFondi (che hanno vinto i propri gironi di competenza) incontreranno le vincenti degli altri gironi organizzati dalla Delegazione provinciale di Latina, in una giornata dedicata esclusivamente allo sport e alla condi-
visione, senza assegnazione di titoli e trofei. Gli avversari saranno Latina e Real Cassino, rispettivamente nella prima e nella terza gara della giornata, che inizierà alle ore 16. Casamari Veroli e Samagor completeranno il programma, disputando la seconda sfida. Circa cento i baby calciatori impegnati per un pomeriggio all’insegna del divertimento e dello stare insieme. © Copyright Università Niccolò Cusano
I Giovanissimi regionali dell’UnicusanoFondi Vittorio Cobra Due Bertolaccini