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Il rincaro prezzi di materie prime, energia, trasporti frena la ripresa ANALISI FINANZIARIA

Economia Il rincaro prezzi materie prime, energia e trasporti frena la ripresa

L’economia del mondo, Ita- Mentre in Cina la corsa dei prezzi sfiora lia compresa, trainata da Cina e Stati Uniti è ripartita dopo la nuovi record, il rincaro delle materie prime pandemia. Spinta dalla diffusione impatta sulle attività industriali, compresedei vaccini e dall’enorme liquidità immessa nel sistema dalle banche quelle della filiera della stampa, mettendonecentrali e dai piani dei governi (compreso il Next Generation Eu a rischio la competitività in questa delicata dell’Europa) industria, commercio e servizi sono tornati quasi ai livelli fase di ripresa post pandemia. pre-Covid. Superati già dai mercati finanziari con le Borse ai massimi. Ma la ripresa economica ha portato con sé anche il forte aumento delle materie prime – con l’inflazione tornata a crescere con forza in America – a partire dal petrolio tornato abbondantemente sopra i 60 dollari al barile. E a cascata sono cresciute in questi mesi le quotazioni dei principali metalli (rame, platino, zinco, nichel, silicio, litio, manganese, cobalto e le preziosissime Terre rare) utilizzati dall’industria dell’automotive, dell’elettronica, degli elettrodomestici e non solo. Industria che oltre a dover pagare prezzi sempre più alti per l’approvvigionamento delle materie prime deve fare i conti anche con la scarsità dell’offerta che non riesce a soddisfare la crescita della domanda. Un fenomeno che sta interessando anche il mondo della stampa – grafica e cartotecnica – a partire dalla carta, sia quella vergine sia, e soprattutto, quella da macero i cui prezzi, come conferma Andrea Lorato, neo direttore generale della Poligrafici Il Borgo (gruppo Amodei) “sono andati in questi mesi alle stelle”.

All’effetto industria si somma l’effetto nanza

Se nei primi mesi della pandemia i valori dei prezzi delle materie prime erano crollati del 20-30% “con la Cina che ne ha subito appro ttato per fare scorte, avvantag- 31

... la ripresa economica ha portato con sé anche il forte aumento delle materie prime – con l’inflazione tornata a crescere con forza in America – a partire dal petrolio tornato abbondantemente sopra i 60 dollari al barile.

giata anche dal fatto di essere ripartita per prima dopo la pandemia” – come hanno scritto Milena Gabanelli e Rita Querzé nel dataroom dedicato qualche settimana fa proprio alle materie prime – subito dopo i prezzi hanno ricominciato a salire. E ora sono alle stelle perché tutti i Paesi sono ripartiti di scatto, con i magazzini di ogni Continente vuoti – confermano Gabanelli e Querzé – “a causa dell’organizzazione just in time (che riduce le scorte) e quindi da riempire al più presto”. Ma oltre all’effetto industria c’è anche quello della finanza con le materie prime, pagate con un dollaro debole rispetto all’euro, diventate interessanti come investimento, anche speculativo, sia direttamente sia attraverso i cosiddetti futures e gli strumenti finanziari derivati.

L’andamento dei prezzi delle materie prime

“Se è vero che nei prossimi mesi quella che gli inglesi chiamano everything bubble, la bolla sui prezzi di qualunque cosa, dovrebbe sgon arsi, il combinato prodotto dalla ripresa economica mondiale a “V” post Covid e i cambiamenti imposti dalla pandemia”, commenta Maurizio Mazziero, esperto di materie prime e alla guida della Mazziero Research, “farà sì che, sebbene nei prossimi mesi i prezzi delle materie prime dovrebbero ridimensionarsi dopo l’impennata di questi mesi, il gradino prodotto da questo balzo in avanti, seppure più basso, resterà. Un po’ come è successo con l’effetto sui prezzi determinato dal passaggio dalla lira all’euro”. Intanto la corsa dei listini delle materie prime continua. In particolare per quelle indispensabili per le produzioni collegate alla transizione green e a quella digitale. Così in un anno lo stagno usato per le microsaldature nel settore elettrico ha registrato un incremento di oltre il 130%. Il ramo, materie prime le cui quotazioni di solito sono la spia che segnala le ripartenze economiche, del 115%. Ancora più forte (quasi il 450%) l’aumento del rodio, una terra rara utilizzata per i collegamenti elettrici e per la realizzazione delle marmitte catalitiche. E con queste percentuali da capogiro si potrebbe andare avanti elencando un po’ tutti i principali minerali industriali, senza dimenticare quelli preziosi come l’oro e l’argento. Oltre, ovviamente, all’oro nero, il petrolio e, a cascata, tutti i suoi derivati.

Gli effetti sull’industria della stampa

In questo scenario di caro-materie prime non potevano

Andrea Lorato, neo direttore generale della Poligra ci Il Borgo (gruppo Amodei).

mancare anche quelle indispensabili per far girare le macchine da stampa e da imballaggio: dalla carta e il cartoncino agli inchiostri, dall’alluminio alle materie plastiche. Aumenti dichiarati negli ultimi mesi dai fornitori e finiti, come una tegola, sulla testa degli stampatori. Spesso anche con la richiesta di rinegoziazione di contratti già stipulati. Sarebbe lunghissimo l’elenco di comunicati rilasciati dai grandi player internazionali e nazionali fornitori di materie prime per l’industria grafica-cartotecnica. Basta, come esempio che li riassume un po’ tutti, la nota di un grande gruppo come Efi, Electronics For Imaging Inc. che, “alla luce dei numerosi cambiamenti avvenuti sul mercato che interessano costi di materiali, componenti, agenti chimici, spedizioni internazionali e logistica” ha annunciato prima dell’estate l’aumento dal 1° luglio 2021 dei prezzi per inchiostri inkjet, forniture e pezzi di ricambio per stampanti delle linee di prodotti Efi Vutek, di grande formato, Reggiani, Cretaprint, Nozomi e Cubik. “Dall'inizio della pandemia, E ha lavorato assiduamente per rafforzare le nostre supply chain e mantenere la migliore qualità e uniformità disponibili per tutti i nostri prodotti inkjet”, aveva affermato Scott Schinlever, Coo di Efi Inkjet spiegando la revisione dei listini. “Sebbene siano state adottate azioni importanti per contenere i costi, le persistenti s de del mercato hanno portato a un adeguamento dei prezzi, necessario per garantire una fornitura continua e ininterrotta alla nostra base clienti globale”.

Quotazioni carta senza precedenti

Il caro-carta emerge anche dall’ultima relazione di Assocarta presentata durante l’assemblea presieduta da Lorenzo Poli. Una relazione da cui è emersa la ripresa del settore (terzo produttore europeo di carte e cartoni dopo Germania e Svezia), la forte spinta verso l’economia green con gli investimenti in materie prime rinnovabili e di recupero (con il 61% di produzione, percentuale che sale a oltre l’80% per l’imballaggio, proveniente da fibre riciclate) ma anche il peso crescente degli aumenti dell’energia e delle materie prime fibrose (cellulosa e carta da riciclare). Tanto che – come ha spiegato Poli – nel 2020 e nei primi mesi del 2021

Un fenomeno che sta interessando anche il mondo della stampa – grafica e cartotecnica – a partire dalla carta, sia quella vergine sia, e soprattutto, quella da macero i cui prezzi sono andati in questi mesi alle stelle.

la componente energetica e l’ETS per le compensazioni di CO2, sono aumentate rispettivamente del 166% (gas naturali) e del 205%. Ma anche le quotazioni in dollari delle cellulose hanno fatto registrare tra ottobre-dicembre 2020 e maggio 2021 incrementi del 53% (fibre lunghe) e del 60% (fibre corte) attestandosi “su livelli mai raggiunti in precedenza”. Quotazioni record anche per la carta da riciclare con apprezzamenti tra l’ottobre dello scorso anno e l’aprile del 2021 di oltre il 300% per le qualità miste e del 165% per gli ondulatori (OCC).

Aumento dei prezzi anche di energia e trasporti

Al mix di rincari che pesano sulla marginalità delle industrie grafiche-cartotecniche, e che non possono, come si è visto, non inglobare anche l’effetto energia (aumenti di petrolio e gas che incidono sui budget anche se il settore ha investito molto in questi anni per l’autoproduzione a partire dai pannelli fotovoltaici) si aggiunge il forte incremento dei costi di trasporto, da quelli su gomma a quelli soprattutto via nave. Con il costo-container raddoppiato e in alcuni casi triplicato e quadruplicato. Il Dry Baltic Index, l’indice che sintetizza gli oneri di nolo marittimo per prodotti secchi e sfusi (dai minerali ai

+60%

quotazioni delle cellulose bra corta tra dicembre ‘20 e maggio ‘21

+53%

quotazioni delle cellulose bra lunga tra dicembre ‘20 e maggio ‘21

+300% quotazioni carta da riciclare (qualità miste) tra ottobre ‘20 e aprile ‘21 +165%

quotazioni carta da riciclare (ondulato) tra ottobre ‘20 e aprile ‘21

cereali alla stessa carta), ha registrato nell’ultimo anno un aumento superiore al 600%. Una corsa delle tariffe dovuta anche all’introduzione del nuovo regolamento approvato dall’Organizzazione marittima internazionale che impone a tutte le navi di abbassare la quota di zolfo nell’olio combustibile: dal 3,5% (massa per massa) del gennaio 2020 si è passati allo 0,5%. Un cambiamento che ha comportato la rottamazione di parte delle navi e il “revamping” di altre, anche per le navi portacontainer e portarinfuse che trasportano merci dalle Americhe, dall’Africa, dall’Asia e dall’Australia, il cui costo non poteva non scaricarsi sui prezzi. Che, aggiunge Lorato, “risentono anche di un minor usso di merci dall’Europa

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verso l’Asia, con le navi che, dovendo tornare vuote nel viaggio di ritorno verso, per esempio, la Cina, aumentano le tariffe-container per quello di andata”.

La reazione delle aziende di stampa

Ma come stanno reagendo le aziende del settore della grafica (editoriale e commerciale) e dell’imballaggio al caro-energia e al caro-materie prime? “Innanzitutto, i problemi dell’approvvigionamento delle materie prime – esordisce Emilio Albertini, presidente di Assografici e alla guida dell’omonimo gruppo – non riguardano solo l’aumento dei prezzi ma anche l’allungamento addirittura no a sei mesi, per esempio del cartoncino prodotto in Scandinavia, delle consegne. Come sottolinea Lorato la ripresa produttiva quindi l’aumento della domanda hanno dovuto fare i conti (sia per la fibra vergine sia e soprattutto per il “macerato”) da una parte con la minore offerta delle cartiere europee, che con la crisi accentuata dalla pandemia avevano chiuso siti produttivi o si erano riorientate sul cartoncino da imballaggio – che ha subito la fortissima richiesta per le scatole dell’e-commerce, esploso con l’emergenza Covid – e dall’altra con il crollo dell’import dal Far East. “La regione che si è ripresa prima e, di fronte all’aumento di domanda di carta e cartoncino – ribadisce Albertini – ha cominciato a ridurre l’export tenendo per la propria industria di stampa le materie prime”. E così non solo la materia prima carta (a partire da quella uso mano) costa di più ma come spiega Paolo Bandecchi, fondatore e presidente di Rotolito, “si fatica anche ad acquistarla e ha la priorità chi salda immediatamente cash”. Rispetto a due anni fa, secondo il presidente di Assografici, le aste Comieco per il cartoncino da macero hanno visto un impennata di prezzi e richieste con il cartoncino riciclato che da inizio anno ha visto un aumento delle quotazioni con punte del 30% mentre il rincaro della fibra vergine viaggia tra il 5 e il 10%. Ma i rincari riguardano anche inchiostri, alluminio, plastiche senza dimenticare l’impennata delle tariffe di trasporto a partire dai noli. Rincari che erodono la

Emilio Albertini, presidente di Assogra ci e alla guida dell’omonimo gruppo.

Paolo Bandecchi, fondatore e presidente di Rotolito.

E così non solo la materia prima carta (a partire da quella uso mano) costa di più ma si fatica anche ad acquistarla e ha la priorità chi salda immediatamente cash”. “Innanzitutto, i problemi dell’approvvigionamento delle materie prime non riguardano solo l’aumento dei prezzi ma anche l’allungamento addirittura fino a sei mesi, per esempio del cartoncino prodotto in Scandinavia, delle consegne.

marginalità delle aziende grafico-cartotecniche e, sottolinea Maurizio Vercelli Dequarti, direttore Risorse umane, Affari legali e Comunicazione del gruppo Pozzoni, “dif cilmente, con contratti in essere, possono essere trasmessi ai clienti”. In un momento nel quale, semmai, i clienti, a partire dagli editori di giornali e riviste al settore commerciale (dai volantoni della Gdo ai cataloghi del turismo) vivono già un periodo di difficoltà e piuttosto, come aggiunge Bandecchi, “tendono a chiedere rinnovi al ribasso dei contratti di stampa”. E non sempre si riesce a contenere il caro materie prime rivedendo con i clienti, avverte Lorato, la tipologia della commessa con la riduzione di copie, fogliazione e per esempio la grammatura della carta, passando a una inferiore per ridurre il costo.

La soluzione secondo gli imprenditori gra ci

Gli aumenti dei costi a monte non possono – concordano tutti i principali stampatori italiani – essere assorbiti con un ulteriore aumento dell’efficientamento produttivo perché già in questi anni, dalla spinta green agli investimenti Industria 4.0, le aziende hanno investito moltissimo per il risparmio energetico e le nuove tecnologie. Quindi? Secondo Albertini il caro materie prime rischia di ostacolare la ripresa del settore che già di per sé, non è ancora “robusta” e come ricorda Giuseppe Casali, amministratore delegato di Tecnostampa e Rotopress (Pigini Group) “vede settori ancora sofferenti come il turismo e l’editoria”. E non volendo partecipare a una guerra dei prezzi, e difendere la marginalità delle aziende, non resta che agire sul mercato con contratti che permettano una corretta remunerazione al lavoro dello stampatore. “In caso contrario – avverte Bandecchi – non resterebbe che fermare qualche macchina per evitare che giri in perdita”. Una decisione che, come conferma Casali, a Loreto è già stata presa fermando proprio una delle tre 64 pagine del gruppo e ricorrendo alla cassa-Covid. “Scelta dolorosa ma purtroppo inevitabile”.

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