Airport

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wayfinding for

Lamezia Terme International Airport



Contents wayfinding design for all Lamezia Terme International Airport identificazione del problema requisiti del progetto proposta materiali il progetto allegati bibliografia e sitografia

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wayfinding

I A

l termine wayfinding significa “trovare la strada” e l’utilizzo di tutti i mezzi possibili, utili per ricercare la nostra meta. È stato utilizzato la prima volta negli anni Sessanta nel libro “The Image of the city” di Kevin Lynch.

questa parola viene attribuito un significato legato all’ambiente urbano e ai luoghi abitati. Ad esempio la segnaletica stradale è un’espressione del wayfinding così come l’insieme dei feedback tattili, uditivi e visivi che ci aiutano a distinguere un percorso, una direzione, o semplicemente ad orientarci; inoltre qualsiasi parte dell’arredo urbano è da considerarsi parte del wayfinding. Ogni elemento caratterizzante utile per spostarsi all’interno di uno spazio, conferendo la giusta sicurezza e senso di ordine, rientra nella sfera del wayfinding. Il concetto di orientamento è strettamente correlato a quello di ordine e quindi non riguarda soltanto artefatti esplicitamente comunicativi. La segnaletica è un elemento che va a comporre il panorama del wayfinding ma non è il wayfinding. È possibile anche trascendere dagli input visivi e concentrarsi su quelli uditivi od olfattivi per trasmettere un segnale chiaro e inconfondibile al nostro target, così da guidarlo nell’orientamento verso la giusta direzione da seguire. Il termine di per sè può essere tradotto come “cognizione spaziale”. La disposizione dei componenti, il rilievo che viene dato a ciascuno di loro secondo la gerarchia funzionale, la forma e il colore sono tutti elementi che aiutano chiunque ad approcciarsi al prodotto in questione senza smarrirsi. Per raggiungere l’equilibrio prefissato devono essere presi in considerazione tutte le variabili che rientrano nella sfera ergonomico-percettiva, dal rapporto con le forme, gli arredi, i colori utilizzati, dimensione e forma dei caratteri, la gerarchia adoperata per le diverse tipologie di informazioni che vogliamo trasmettere etc. Il messaggio deve essere molto comunicativo, facilmente leggibile, inequivocabile e discreto.

GLI ARTEFATTI PER IL WAYFINDING

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gni artefatto comunicativo che fornisce un’informazione deve essere visibile nell’ambiente e leggibile al proprio interno. Per fare ciò l’artefatto deve rispondere a quattro delle funzioni di Jakobson : la funzione referenziale (cioè dare all’utente un’informazione chiara e denotativa), la funzione estetica (cioè rendere l’ambiente gradevole e agevole), la funzione conativa (cioè accompagnare e guidare l’utente) e infine la funzione fàtica (il mantenimento del contatto e la comunicazione attraverso il contatto). Per la progettazione di un nuovo artefatto di wayfinding è necessaria in prima battuta una lettura interpretativa da parte del progettista il quale deve carpire i bisogni e le necessità relativi all’orientamento in un luogo; in un secondo momento entra in gioco la lettura interpretativa dell’utente il quale analizza e sfrutta le modalità d’uso del luogo per muoversi.

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Sistema pittogrammatico dell’aereoporto di Colonia-Bonn

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I QUATTRO SENSI USATI NEL WAYFINDING

Q

uando un soggetto sta cercando di orientarsi utilizza quattro dei suoi sensi: vista, udito, tatto, olfatto.

Le persone utilizzano la vista per cogliere input, cercandone i suggerimenti nella segnaletica di orientamento. Generalemente non osservano l’ambiente circostante in maniera sistematica, e la loro attenzione si rivolge principalmente a: elementi architettonici rilevanti; principali flussi pedonali; mappe di orientamento; segnaletica di ogni genere. Anche se la vista non è l’unico senso utilizzabile per muoversi in uno spazio, rimane il più affidabile. Questo è rilevante nel caso in cui dobbiamo rivolgerci ad utenti non vedenti o ipovedenti. Per questo motivo è importante non trascurare mai l’importanza della leggibilità delle indicazioni e di ogni tipologia di segnaletica adottata. I fattori ambientali, come il cambiamento della superficie e l’utilizzo di texture di rilievo servono a delinerare e riconoscere determinate aree, e sono indispensabili per gli utenti diversamente abili. Chi non può fare affidamento sulla vista deve necessariamente affidarsi al tatto, e il wayfinding deve essere studiato anche per questa categoria di utenti. L’odore non è spesso incluso come parte di una strategia di orientamento, ma le persone lo useranno ugualmente per identificare e ricordare luoghi. L’olfatto è un elemento che influisce sullo stato emotivo delle persone, per questo motivo in alcune realtà è importante saper anche controllare determinati tipi di odori.

WAYFINDING ED INVALIDITÀ

L

a vista e l’udito sono i due sensi chiave utilizzati quando sviluppiamo un sistema di wayfinding e la perdita o il deterioramento di una di queste può portare alle persone maggiori problemi nel trovare la strada. Sviluppare un sistema di orientamento che vada incontro alle esigenze di persone diversamente abili farà si che il wayfinding sia migliore per tutte le utenze. I siti e gli edifici devono essere accessibili a tutte le persone. Allo stesso modo se le informazioni di orientamento non sono leggibili per le persone con deficit sensoriali, i segnali sono di scarsa utilità. Se durante il percorso ci sono scale, significa che alcuni utenti su sedia a rotelle, passeggini o persone con mobilità limitata , dovranno essere avvertite precedentemente e dovrà essergli proposta una soluzione alternativa. Le informazioni necessarie circa i percorsi alternativi da seguire, gli ostacoli in cui può imbattersi l’utente, devono essere comunicati con il dovuto anticipo, così da dar modo a chi ha delle difficoltà di potersi preparare prima della visita e poter pianificare il percorso.

TIPOLOGIE DI SEGNALETICA

O

gni tipo di segnaletica ha caratteristiche e applicazioni diverse. Per esempio, la segnaletica direzionale deve indicare chiaramente la strada da seguire e come percorrerla, così come la segnaletica di sicurezza, deve essere conforme agli standard rispettando i codici colori e layout canonici. Anche alcuni cartelli direzionali indicano la direzione da seguire per raggiungere una destinazione con l’ausilio di frecce e testo. Questi segnali sono fondamentali per realizzare un qualsiasi tipo di sistema di orientamento e conseguentemente sono fra i cartelli più utilizzati. I segni di localizzazione vengono usati per identificare un’area, comunicando alle persone dove si trovano o se sono arrivati a destinazione. I visitatori generalmente utilizzano gli elenchi per vedere se la loro destinazione è situata in un edificio e a che livello. È indispensabile che le directory indichino il piano di riferimento, in modo che il visitatore possa orientarsi di conseguenza. Le mappe sono un altro elemento imprescindibile per un valido sistema di orientamento. È importante che le persone diversamente abili individuino da subito il percorso più diretto per raggiungere l’obbiettivo. Anche se alcune persone trovano le mappe di facile utilizzo, altre le trovano difficili da capire. L’utilità di una mappa è strettamente correlata alla fedeltà con cui riproduce l’ambiente reale, alla qualità, la sintesi e la cura della grafica utilizzata.

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design for all

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esign for All” o “Universal design”, è un termine che è stato coniato nel 1985 dall’architetto Ronald L. Mace, della North Carolina State University per descrivere una metodologia progettuale di moderna concezione per la progettazione di tutti i prodotti e gli ambienti artificiali, tali che siano piacevoli e fruibili, per quanto possibile da tutti, indipendentemente dalla loro età, capacità e/o condizione sociale. I sette principi del Design for All: 1. UGUALE UTILIZZABILITÀ (Equitable Use) Il progetto deve essere utile e commerciabile per persone con abilità diverse. 2. FLESSIBILITÀ D’USO (Flexibility in Use) Il progetto consente una vasta gamma di preferenze e abilità individuali. 3. SEMPLICE ED INTUITIVO (simple and intuitive) L’uso del progetto è facile da capire, a prescindere dall’esperienza, dalle conoscenze, dalle capacità di linguaggio o dal livello corrente di concentrazione dell’utilizzatore. 4. INFORMAZIONE PERCETTIBILE (Perceptible Information) Il progetto comunica effettivamente le informazioni necessarie all’utilizzatore, indipendentemente dalle condizioni ambientali o dalle abilità sensoriali dell’utilizzatore. 5. TOLLERANZA AGLI ERRORI (Tolerance for Error) Il progetto minimizza i rischi e le conseguenze avverse di azioni accidentali o non intenzionali. 6. BASSO SFORZO FISICO (Low Physical Effort) Il progetto può essere usato efficientemente e in modo confortevole e con un minimo di fatica. 7. DIMENSIONI E SPAZI PER L’APPROCCIO E L’USO (Size and Space for Approach and Use) Devono essere previsti dimensioni e spazi appropriati per l’avvicinamento, il raggiungimento, la manipolazione e l’utilizzazione a prescindere dalle dimensioni del corpo, dalla postura e dalla mobilità dell’utilizzatore.

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lamezia terme internaional airport

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ubentrata nel 1990 al Consaer (consorzio costituito nel 1965 per la realizzazione e la gestione del nuovo aeroporto calabrese) la Sacal S.p.a. consente all’Aeroporto di Lamezia Terme di diventare il più grande e importante aeroporto della Calabria: in pochi anni, infatti, aumenta il traffico aereo, il terminal è ristrutturato e reso più funzionale e confortevole. Nel 2009 la Società ottiene la Concessione della Gestione Totale per un periodo di quarant’anni e la Certificazione di Prestatore di Servizi Assistenza a terra (handler) dei passeggeri, degli aeromobili e per la movimentazione merci e bagagli. A novembre del 2011 raggiunge il traguardo dei 2 milioni di passeggeri. La mission della SACAL: sviluppare l’attività aeroportuale nel pieno rispetto degli standard di sicurezza, assicurando la massima efficienza e la migliore qualità di servizio ai clienti, con l’obiettivo di accrescere la propria produttività e redditività e di contribuire allo sviluppo socioeconomico della Calabria.

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identificazione del problema

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problemi riscontrati riguardano gli spazi dedicati alle persone con mobilità ridotta (PRM).

In generale l’aeroporto è attrezzato per accogliere persone con deficit motori. Il disagio si crea quando occorre individuare questi spazi, infatti la segnaletica non è bene visibile e salite e discese dedicate ai PRM sono spesso piccole e nascoste.

L

a segnaletica sparsa per l’aeroporto non è sempre idonea per non-vedenti o ipovedenti.

Il linguaggio brail è presente solo sulle mappe, le altre indicazioni risultano impossibili da decifrare per persone con deficit visivi.

Alcuni rilievi fotografici che ritraggono: (da destra a sinistra) gli spazi dedicati a persone con mobilità ridotta, le mappe tattili e i totem infomativi

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requisiti di progetto

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’obiettivo è quello di creare un percorso chiaro, visibile e comprensibile per chi ha deficit motori o visivi.

Il progetto deve rispettare determinati requisiti: o Sicuro e stabile o Accessibile e fruibile da tutti Parte del progetto riguarderà un percorso, delle indicazioni sulla via da seguire, questa parte non deve dare informazioni a un particolare tipo di persona ma deve poter essere compreso da tutti. Le superfici a terra devono essere texturizzate secondo li standard direzionali. o Le indicazioni devono essere leggibili e visibili con chiarezza, facilmente individuabili consentire la sua visibilità in qualsiasi condizione di luce.

o Le indicazioni direzionali devono essere immediatamente comprensibili. Le scritte in minuscolo favoriscono il riconoscimento delle parole.

o Ci sono migliaia di font, ma si dividono sostanzialmente in due gruppi: “serif” e “sans serif”. I primi si distinguono per le grazie che riportano nelle parti finali di ogni lettera; i secondi invece sono molto più lineari e senza grazie aggiunte. Ogni carattere ha spessori e stili differenti, ma si distinguono anche per l’altezza media ovvero le dimensioni complessive del testo in maiuscolo, in rapporto con la larghezza di ogni lettera. Un font lineare consentirà al messaggio di essere facilmente compreso.

senza serif

serif

altezza media traccia orizzontale

traccia verticale

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o Per essere realmente efficace il sistema di codice colore deve essere utilizzato ampiamente e costantemente su tutte la cartellonistica (cartelli, mappe, directory) elementi architettonici o installazioni; essere identificabile come un sistema di codifica colore piuttosto che un semplice uso decorativo; essere visibile e comprensibile giĂ dal primo accesso per tutti i visitatori; usare combinazioni ad alto contrasto tra testo e sfondo garantisce una leggibilitĂ ottimale.

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o Economicamente accessibile o Energicamente e ambientalmente sostenibile o I materiali devono rispondere a standard di sicurezza, se messi a terra per il calpestio di carrozzine deve aver la capacitĂ di resistere alle sollecitazioni e al peso di numerose persone in carrozzina.

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proposta

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e-styling del sistema mittogrammatico e segnaletico dell’aereoporto con l’utilizzo di materiali ecosostenibili.

I tubi di cartone, o comunque tutto il cartone in genere, è molto comune e purtroppo viene utilizzato quasi esclusivamente per l’imballaggio. In realtà è un materiale molto versatile e abbastanza resistente. Inoltre è facile da personalizzare e stampare, sempre nel rispetto dell’ambiente. In generale all’edificio in cui si è scelto di operare, mancano alcuni ra i requisiti più importanti per la segnaletica: non è accessibile a tutti. Prendendo in esame soprattutto i non-vedenti, si è scelto di intervenire aggiungendo, assieme ai percorsi tattili, anche le indicazioni in braille.

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materiali e fattibilità IL CARTONE

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e sue origini risalgono alla Cina del XV secolo. Il confine tra carta e cartone è convenzionalmente posto a 224 g/m² con uno spessore di almeno 175 µm. Esistono veri tipi di cartone: cartone ondulato, alveolare, teso o fibrato, tubi in cartone, etc.... Il cartone ondulato viene usato soprattutto nel settore degli imballaggi. Nella sua forma più semplice è costituito da due superfici di carta piana dette copertine che racchiudono una carta ondulata e che si legano tra loro con l’utilizzo di collanti naturali. È questa azione combinata delle copertine con l’onda interna che conferisce rigidità e resistenza all’insieme e ne determina l’efficacia nel confezionamento e nel trasporto delle merci.

IL TUBO DI CARTONE

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e strutture realizzate in tubi di catone, progettate dell’architetto giapponese Shigeru Ban, hanno forse piu di ogni altra cosa dimostrato le potenzialità di questo materiale. In effetti, i tubi di cartone consentono una varietà di applicazioni davvero interessante, con prestazioni fisicomeccaniche eccellenti, grazie alle loro caratteristiche: o ampia gamma di diametri e spessori disponibili; o alti fino a 10 m, ma teoricamente anche oltre; o finitura esterna personalizzabile (impermeabilizzazione, colore, disegni). o Inoltre i tubi sono realizzati con una percentuale altissima di fibra riciclata (fino al 100%), e di cariche, che conferiscono a questo materiale buone prestazioni di “resistenza al fuoco” (questo per i tubi ad alto spessore).

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l tubo in cartone può essere considerato come un prodotto ecologico e le aziende che lo producono sono da sempre impegnate nella diffusione dell’uso di materiale riciclato e nei programmi di recupero dei prodotti usati. Lo sviluppo di questo prodotto è stato conseguito attraverso lunghi anni di ricerche sui processi e sui materiali ed un considerevole impegno in campo ambientale. La produzione di tubi di cartone è effettuata principalmente con due diverse modalità che danno vita a due differenti prodotti:

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UBI A SPIRALE: formati mediante successivi avvolgimenti di strisce di cartone su un mandrino, in modo da creare una spirale, incollando uno strato sull’altro.

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UBI IN PARALLELO: vengono prodotti con sovrapposizione e incollaggio di fogli di cartone.

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iventando architetto, sono andato incontro a una delusione. Pensavo che si trattasse di una professione orientata socialmente, ma in realtà lavoriamo per lo più per gente privilegiata: siccome il potere e il denaro sono invisibili, ci arruolano per dimostrare agli altri con monumenti il loro potere e denaro“. Queste le parole dell’architetto giapponese Shigeru Ban. Coerentemente a quanto detto, Ban si è rivolto nella sua carriera soprattutto ad aiutare chi, in seguito a disastri ambientali, rimaneo senza abitazione. Ha creato la Voluntary Architects Network, che opera appunto in questo campo. E nella realizzazione delle sue opere sceglie maggiormente materiali non convenzionali, riciclabili ed economici, come carta, cartone, tessuti o addirittura container. Ban formula la teoria, supportata ormai da anni di sperimentazione, che è possibile rendere i semilavorati del cartone sufficientemente resistenti a compressione da poter sopportare carichi strutturali.

Nel febbraio 2011 nella città neozelandese di Christchurch si verificò un tremendo terremoto di magnitudo 6,3 nel quale risultarono uccise circa 190 persone. In seguito alla catastrofe naturale, che distrusse parecchi edifici tra cui la storica cattedrale anglicana in stile neogotico risalente alla fine ‘800, l’architetto Shigeru Ban, conosciuto soprattutto per le sue opere temporanee in contesti d’emergenza e calamità naturali, progetta, realizza ed inaugura nell’agosto 2013 la sua cattedrale in cartone, per sostituire temporaneamente e in modo sostenibile quella neogotica, ormai inutilizzabile. La previsione di durata per la cattedrale in cartone è di circa 50 anni: nel frattempo si prevede di costruire una nuova struttura permanente che la sostituisca definitivamente. Si tratta di un edificio di forma triangolare, alto 25 metri, che si colloca su una base in cemento armato. La facciata principale ha la forma di una A. La sua struttura, sui due lati della A, è costituita da 98 tubi in cartone compresso di 60 cm di spessore, tutti della stessa dimensione ed 8 container in acciaio, che rinforzano le pareti; posteriormente la facciata è costituita di una grande vetrata colorata. A dispetto di molte strutture in cemento armato, la cattedrale in cartone è garantita come uno degli edifici più affidabili contro l’azione dei terremoti a Christchurch.

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Alcune opere in tubi di cartone di Shigeru Ban: (da destra a sinistra) Paper Tube Houses, Kobe; The Cardboard Chapel, Nuova Zelanda

Nel 1995, in seguito al terremoto di Kobe, realizzò case di 16 metri quadrati con tubi di cartone, cassette di birra e sabbia come fondamenta.


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er garantire l’integrità del materiale i tubi sono rivestiti in poliuretano impermeabile e ritardanti di fiamma, e la copertura è protetta da uno strato di policarbonato semitrasparente. Indubbiamente quest’edificio ha alla base interessanti scelte formali, una facciata che richiama le forme neogotiche della cattedrale storica, con una originale reinterpretazione delle vetrate colorate gotiche e neogotiche; all’interno si ha una luminosità particolare e si mostra come un nuovo simbolo della ripresa delle attività cittadine dopo un avvenimento che ne ha incupito la vita. Inoltre Shigeru Ban continua a dimostrare la sua attenzione verso le tematiche ambientali e sociali. I materiali usati per il rivestimento sono rispettosi dell’ambiente. In più si parla di garantire 50 anni di vita a quest’edificio grazie ai trattamenti subiti dai tudi in cartone.

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IL PROCESSO DI PRODUZIONE

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e moderne macchine ontinue variano in largezza e velocitĂ a seconda del tipo di carta o cartone fabbricati. Ie taglierine-bobinatrici superano i 2000 mpm, producendo bobine in carta con un peso fino a 6 tonnellate. Di fondamentale importanza assume il processo di taglio e ribobinatura, qui il rotolo di carta viene frazionato in bobine.

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GLI INCHISTRI

L

’inchiostro da stampa è un preparato di consistenza e viscosità variabile, costituito da sospensioni di pigmenti in un fluido disperdente denominato veicolo.

Oltre al pigmento e al veicolo, nell’inchiostro sono presenti miscele di altri prodotti come resine, oli e additivi che servono per modificare le caratteristiche fisico-chimiche e di stampabilità dell’inchiostro stesso. ne consegue che, in base alle miscele con cui sono fabbricate, esistono diverse tipologie di inchiostri, con diverse tecnologie di stampa e asciugatura adattabili o meno alle varie tipologie di carta. Nel nostro caso si è scelto di utilizzare inchiostri a base di solvente. Sono inchiostri in cui il diluente del veicolo è costituito da solventi di natura chimica. Non necessitano di supporti con particolare capacità di assorbenza (e questo lo rende ideale per i tubi di cartone), in quanto il solvente dissolve il supporto per formare, una volta evaporato, un legame durevole tra il colorante e il supporto stesso. Questo tipo di stampe sono quindi durature e resistenti all’acqua e alle abrasioni. I tempi di asciugatura sono rapidi per la natura volatile dei solventi impiegati.L’inchiostro a base di solvente è relativamente poco costoso. E’ ideale per le componenti outdoor in quanto aderisce in modo profondo anche sei materiali poco assorbenti. Tutti gli inchiostri a solvente richiedono però trattamenti specifici in fase di riciclo, necessitano infatti di sostanse aggressive per la disincrostazione, che degenera le fibre e ne riduce la resistenza meccanica.

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Q-FLEX

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Flex è un trattamento Nanotecnologico, biocompatibile, adatto come protettivo per materiali ferrosi e non ferrosi quali, carta e cartone, tessuti e pelli, pietre e cementi, metalli in genere, in grado di garantire ottime performances alla corrosione ed agli agenti atmosferici, chimici e petrolchimici. Tale prodotto presenta una facilità di applicazione nelle più svariate tecnologie di utilizzo.

Q PAPER

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’ stato sviluppato un apposito coating “Q Paper” brevettato (PCT/EP2006/068139) per applicazione su diversi supporti. Tale trattamento è un puro coating di quarzo di spessore estremamente sottile, senza la presenza di elementi fluorurati che conferisce al supporto trattato notevole effetto idrofobico, sia all’acqua,che all’olio che ad altri prodotti.Il coating può inoltre essere colorato e dare effetti particolari alle finiture.

APPLICAZIONE DEL PRODOTTO

L

’applicazione del prodotto Q-Flex “Q-Paper” avviene attraverso un processo standard di stampa con un successivo breve riscaldamento a 60°c. Con trattamento Q-Paper, la carta trattata offre ottime prestazioni di idro-oleofobicità, con la formazione, dello strato vetroso sulla superficie trattata. La carta trattata con Q-Flex “Q-Paper”, dopo diversi mesi di prove continuate, ha dimostrato un’ottima resistenza all’acqua e agli oli, senza alcun effetto di assorbimento. La carta trattata ( con deposito in quantità limitate, minore del 3% in peso) con il prodotto Qflex “Q-Paper”, fa si che la carta stessa possa essere completamente riciclabile senza ulteriori trattamenti e che possa essere addirittura compostabile.

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il progetto

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i tratta di un sistema di wayfinding compretamente in cartone. I totem sono tubi di cartone di solito utilizzati come bobine industriali. Le indicazioni a parete sono invece ricavate da una porzione di tubo.

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arrivals departures check-in courtesy lounge

pharmacy waiting lounge

WC

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ingressi

arrivals

arrivals

prove dimensionali in scala 1:10 e 1:20

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0

2000

segnaletica a parete

500

2000

00

R3

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segnaletiica a parete: disegni quotati scala 1:10 (mm) e dettagli sul supporto di ancoraggio a parete, scala 1:5

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disegni tecnici in scala 1:10

totem

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R3

2000

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500

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il font

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l font scelto è Century Gothic, la sua geometricità ben si adatta alle forme pure dell’aeroporto e degli stessi totem e la sua linearità lo rendono facilmente decifrabile e compensibile anche a distanza.

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abcd abcde abcdefg abcdefghi abcdefghijkl abcdefghijklmno abcdefghijklmnopqrs

abcdefghijklmnopqrstuv abcdefghijklmnopqrstuvwxyz


allegati Tubi per l’industria min

max

diametro inteno (mm)

40

600

spessore (mm)

100

2600

lunghezza fino a (mm)

10000

resistenza alla compressione (K/m)

4

peso

diametro interno

diametro esterno

peso

80 mm

100 mm

2,25 Kg/ml

100 mm

120 mm

2,75 Kg/ml

320 mm

350 mm

14,25 Kg/ml

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la scheda tecnica del materiale è stata riportata seguendo i dati forniti dal consorzio comieco

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http://www.alchimag.net/portale/2014/04/02/tensostrutture-progetti-temporanei-materiali-locali-il-pritzkera-shigeru-ban/ http://jesssandford.blogspot.it/2011/08/emergency-housing-exemplars-shigeru-ban.html http://www.gizmodo.com.au/2013/08/inside-the-cardboard-chapel-that-replaced-an-earthquake-ruinedchurch/ http://www.architetturaecosostenibile.it/shigeru-ban.html http://www.domusweb.it/it/notizie/2014/03/25/shigeru_ban_pritzker2014.html comieco, Costruire con il cartone. Guida all’uilizzo del cartone negli allestimenti e nel design, Lucca, Lucense, 2012




Corso di Laurea in Disegno Industriale A.A. 20013/2014 Tecnologia e Produzione prof. Arch. Teresa Villani con la collaborazione del prof Felice Ragazzo Stefania L. Lo Bianco



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