Vallarsa Notizie n.65 speciale Coronavirus

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DALLE SCUOLE

Il viaggio di Jonathan 5 luglio 1958: era un’afosa giornata d’estate quando al giovane esperto Jonathan venne recapitata una lettera dalla A.E. (Agenzia Egitto). All’interno trovò un biglietto con destinazione “Il Cairo”. “Evviva!” esclamò! Era da mesi che attendeva una lettera dalla A.E. Preparò tutto il necessario per il viaggio: la sua preziosa valigetta degli strumenti per analizzare i reperti, alcuni viveri, un repellente antizanzare, degli spessi occhiali da sole per proteggere i suoi delicati occhi verdi come l’erba a primavera e un copricapo arabo regalatogli da suo padre, che aveva lavorato per un lungo periodo al museo del Cairo. 7 luglio 1958: ore 7.30. Arrivo all’aeroporto internazionale del Cairo. Ad attendere Jonathan c’erano tutti i suoi colleghi della A.E.: storici, antropologi, archeologi, documentaristi… Gli venne spiegato lo scopo della missione: scoprire una piramide inesplorata (compito inaudito e pericolosissimo!). Dopo un paio d’ore erano tutti dentro la piramide; Jonathan era eccitatissimo. Quando, ad un tratto: “Tac!” Jonathan, calpestando una mattonella, incominciò velocemente a sottoelevarsi. Ad un tratto si trovò solo, in una galleria illuminata solo dalla sua torcia. Jonathan era pietrificato dalla paura. Sentì dei suoni rochi e profondi; non sapendo cosa fosse incominciò a correre. La voce però sembrava avvicinarsi sempre più a lui. Si fermò, puntò la torcia dietro di sé e chi vide fu una mummia di migliaia di anni. Si sentiva osservato da due occhi gialli intensi e penetranti. La mummia pronunciò in egizio queste parole (Jonathan le tradusse al volo): “Sapevo che saresti arrivato. Tu, giovane storico sincero, curioso e pieno di passione per il tuo lavoro, meriti che ti venga svelato il nome della piramide: ANUBI”. La mummia in seguito svanì sgretolandosi. Jonathan si sentì come se stesse vivendo un sogno, un sogno lontano migliaia di anni, un sogno da non dimenticare. Si sentì come scosso da qualcuno o forse da qualcosa. “RHA, smettila!” Gridò Jonathan al suo cane scodinzolante. Una nuova giornata di studio l’attendeva. Pietro Martini classe quarta

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