Prima che al potere tornassero i fighetti, c’è stato un tempo in cui la mattina mi svegliavo con una voglia matta di andare in agenzia. Un tempo in cui realizzavamo le campagne senza computer, planner e testimonial. Un tempo in cui in ogni annuncio doveva esserci una parte di noi. Di giorno lavoravamo per i clienti che potevano pagare e di notte per gli altri. In quel tempo i fighetti si sono dovuti sedere, si sono dovuti fermare a guardare. In quel tempo sono nati molti dei lavori raccolti in questo libro.
In memoria di Paolo Ettorre
Lo Studio degli avvocati Palombi è stato paziente ad aspettarmi sin dal giorno in cui sono venuto al mondo. Da bambino mi piaceva, la domenica, entrare negli uffici deserti, aprire gli armadi della cancelleria e riempirmi le tasche di penne e strane gomme da cancellare sotto gli occhi sorridenti di nonno Vincenzo. Poi, già più grande, tornando da un’interminabile partita di pallone, passare di sorpresa e trovare nella sala d’aspetto coppie litigiose in attesa di mio padre e buffi contrabbandieri baffuti in attesa di mio nonno. Ho provato a studiare giurisprudenza, ma non sono mai riuscito a seguire fino in fondo una sola lezione. Tutto era orribile. Aule, studenti, professori, libri ed esami. Ne ho fatti dieci, mi pare, ma almeno sei solo per evitare il militare.
Eppure mi sarebbe piaciuto fare l’avvocato, eppure in qualche modo l’ho fatto.
Nel mio primo anno di vita da creativo, infatti, oltre a scoprire in tutte le sue sfumature la frustrazione umana, mi balzò agli occhi prepotentemente una bella e inaspettata verità: tutto quello che stavo imparando sui sistemi e i meccanismi di comunicazione, avrei potuto utilizzarlo non solo per pubblicizzare una merce, ma anche per parlare, per sfidare, per difendere.
Ecco che cosa volevo diventare, un copywriter delle cause perse.