City, Urban Icon and University Campus: project for the expansion of FAUUSP

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CITTÀ, ICONA URBANA E CAMPUS UNIVERSITARIO PROGETTO PER AMPLIAMENTO DEI SERVIZI DELLA FAU USP DI SÃO PAULO DEL BRASILE

Stefano Perciavalle Cury Relatore Correlatore

Andrea Vercellotti Gianrenato Vitiello

Tesi di Laurea Magistrale | 2018 Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano


Vorrei ringraziare il mio relatore Andrea Vercellotti, per la generosità e critiche costrutive che arrichirono le nostre conversazioni e il risultato finale di questo lavoro. Ringrazio il correlatore Gianrenato Vitiello, per aver accettato l’invito a partecipare di questa tesi, oltre all’importante aiuto durante l’anno. A tutti quelli che hanno fatto parte della mia carriera universitaria, sia alla FAU sia al POLIMI, grazie per i momenti di terrore e gioia che abbiamo vissuto insieme. Infine, dedico questo lavoro alla mia famiglia, Rosa e Sérgio, per la pazienza, il sostegno e l’amore sempre presenti nella mia vita.


Introduzione

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São Paulo esplosione demografica e urbana

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Città Universitaria creazione di un campus lontano dalla città

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Corredor das Humanas poesia nel modernismo brasiliano

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FAU USP spazializzazione della democrazia

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Progetto ampliamento della facoltà di architettura

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Bibliografia

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INTRODUZIONE

[imm.01 - riflessi di luce della copertura sul pavimento bagnato del foyer dell’auditorium] fonte: collezione personale

Il lavoro di tesi si propone di realizzare un progetto di espansione della Facoltà di Architettura e Urbanistica dell’Università di São Paulo, un edificio brutalista dell’architetto João Batista Vilanova Artigas. L’elaborazione dell’intervento incorpora il problema di azione all’interno di un marco dell’architettura della città, una scuola che ha molte virtù, ma che attualmente non dispone di spazi per la piena attività di insegnamento e apprendimento della professione. Attraverso questo lavoro è stato possibile affrontare i problemi a cui ero interessato durante il corso di questa Laurea Magistrale, come la realizzazione di progetti a contatto con opere già svolte e di importanza culturale, e come interagire con realtà che hanno segnato una certa epoca che non può essere dimenticata o respinta. Ho studiato all’interno dell’edificio della FAU per più di cinque anni, ho partecipato a diverse fasi della vita dell’edificio, tra le grondaie e le stalattiti delle infiltrazioni sul tetto; sotto le tele blu che ci proteggevano da questa struttura in rovina; durante la ristrutturazione dei giardini e dipartimenti; come parte delle discussioni del Piano Direttivo Partecipativo del 2011; e visite ai lavori straordinari di riforme

dell’edificio nel 2014. Così, la mia formazione come architetto è stata fortemente influenzata dalle lezioni che questo volume stesso ci insegna, e questo lavoro cerca di creare un elemento in più in forma di designo che possa arricchire la discussione che lo coinvolge. Il book è composto da quattro capitoli di ricerca e discussione e un capitolo proposizionale. Si ritiene opportuno menzionare brevemente il contesto in cui è inserita la città universitaria, oltre alla sua storia di implementazione. Successivamente, approfondire temi specifici per l’edificio e come faceva parte di un piano urbanistico più complesso che incorporava le facoltà delle scienze umane, per studiare infine la progettazione dell’edificio stesso, costruendo una lettura di approssimazione teorica e tematica dell’obiettivo di lavoro. Gli edifici creati sono il risultato dei criteri di progettazione assunti nel corso della ricerca, insieme all’interpretazione e all’analisi della FAU, nel tentativo di fornire un rispettoso inserimento nel monumento esistente.

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SÃO PAULO esplosione demografica e urbana

città di São Paulo evidenziata all’interno della macchia metropolitana N

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20

40km

Il Brasile fu una colonia occupata dai portoghesi dal 1500, e nel processo di insediamento nelle terre brasiliane il Portogallo dovette superare diversi ostacoli nella formazione di regioni economicamente produttive. Hanno partecipato di questo suo progetto popolazioni indigene, che hanno contribuito al riconoscimento del territorio, e la Chiesa cattolica, coinvolta attivamente allo sviluppo dei primi centri di colonizzazione. I gesuiti furono la causa della fondazione di importanti città e cittadine, una volta che stabilivano diversi centri di missioni, ossia gli spazi per le pratiche religiose il cui obiettivo fondamentale era la propagazione del cristianesimo tra i popoli pagani. Su richiesta del Portogallo e della Compagnia di Gesù, alcuni gesuiti lasciarono il villaggio di São Vicente, sulla costa, e stabilirono un nucleo nell’altopiano, allo scopo di catechizzare gli indigeni. Il Patio do Colégio è stato il luogo di nascita della città di São Paulo nel 1554. Il luogo, sulla cima di una collina tra i fiumi Tamanduateí e Anhangabaú, fu scelto dai preti Manuel da Nóbrega e José de Anchieta[1]. L’occupazione del territorio della città occorre in modo policentrico, con diversi villaggi, dato che São Paulo dispone di una

topografia molto accidentata, con tantissime colline e corsi d’acqua. L’organizzazione urbana, come in tutta la colonia brasiliana, era centrata amministrativamente ed ecclesiasticamente nelle parrocchie. Progressivamente, man mano che il tessuto urbano centrale si espandeva, i villaggi più distanti venivano inglobati e inseriti nel contesto urbano complessivo. La città sarebbe diventata di grande importanza per il Portogallo, concentrando spedizioni di scoperta e di conquista dei territori interni nel continente, così come l’insediamento della terra di Minas Gerais, Mato Grosso e Goiás. São Paulo ha un grande vantaggio dato dalla sua posizione geografica strategica di crocevia, un traffico naturale di circolazione tra l’interno e la costa della colonia. Affermassi, dunque, il suo ruolo come centro commerciale, attraverso il quale si portava la merce fino al porto di Santos, originariamente canna da zucchero e dal 1850 in poi il caffè, che gli è valso una maggiore ribalta nazionale e internazionale. Nel primo censimento nazionale, effettuato nel 1872, São Paulo contava 31.385 abitanti[2]. Con la crescita industriale della città, nel diciannovesimo e ventesimo secolo la sua area urbanizzata iniziò ad aumentare a tassi accelerati, e alcuni quartieri

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[imm.02 - mappa di São Paulo dell’anno 1827, evidenziata l’area di fondazione della città] fonte: Sezione di Produzione di Basi Digitali per l’Architettura e l’Urbanistica CESAD USP

[imm.03 - Pátio do Colégio, replica della prima costruzione della città, oggi è il Museo Anchieta] fonte: http://www.saopaulo.com.br/patio-colegioo-nascimento-de-sao-paulo/

residenziali furono costruiti in fattorie. Il grande scoppio industriale avvenne durante la Seconda guerra mondiale, a causa della crisi dell’industria del caffè e delle restrizioni al commercio internazionale, che resero la città un tasso di crescita molto alto. Una delle caratteristiche sorprendenti della vita urbana di São Paulo, inizialmente come città e poi come metropoli, è stata l’intensa crescita della popolazione che ha accompagnato l’espansione dei suoi limiti fisici. Questo fenomeno può essere interpretato sulla base della sproporzionalità, con un tono di critica, poiché le analisi degli urbanisti hanno sostenuto la necessità di implementare regole e azioni dettate dall’ideologia del controllo della crescita urbana. D’altra parte, va ricordato che il dinamismo di São Paulo è stato strettamente associato alla crescita della popolazione brasiliana, che in dieci anni, dal 1950 al 1960, ha registrato una crescita di 20 milioni di abitanti (da 51.844.000 a 70.967.000)[3]. La città di São Paulo è stata, in quel momento, un riflesso e anche una guida alla crescita della popolazione vissuta dal paese. Una pietra miliare demografica di questo processo avvenne nell’anno 1954, quando la popolazione della città raggiunse un totale di 2.817.600 abitanti,

diventando il centro urbano più popoloso del Brasile. Questo processo era già stato pronunciato negli anni ‘20, quando il tasso di crescita a São Paulo era del 241% e quello di Rio de Janeiro, allora capitale nazionale e città più grande del paese, era del 167%. Nei successivi tre decenni la distanza tra i due si è allargata e, date le favorevoli condizioni economiche vissute da São Paulo, negli anni ‘50 ha superato la capitale di Rio in termini di popolazione. L’enorme afflusso della popolazione rurale di tutto il paese in cerca di lavoro ha creato, nei decenni successivi, le condizioni per l’installazione del modello di crescita urbana definito come periferico, che estende sempre più la macchia urbana, di 420 km ² nel 1954, raggiungendo il marchio di 900 km ² nel 1988[4]. La città fu segnata negli anni ‘50 e ‘60 dalla pesante industrializzazione, nella quale São Paulo era il luogo in cui erano presenti ciascuno degli elementi indispensabili di questo processo associato all’urbanizzazione: la forza di lavoro operaia, l’attrezzatura scientifica necessaria per lo sviluppo della grande industria manifatturiera, la struttura finanziaria all’interno degli standard moderni, la partecipazione del mercato

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[imm.04 - alta densità urbana e verticalizzazione dei quartieri centrali della città] fonte: collezione personale

nazionale dei consumatori e, infine, la fornitura di alloggi (essenzialmente economici per la classe operaia). Dagli anni ‘80, il tasso di crescita ha iniziato a stabilizzarsi e nel 2007 l’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE) ha evidenziato São Paulo come l’unica grande metropoli nazionale, con 19,2 milioni di abitanti. Composta da 39 comuni, concentra la più grande popolazione negli agglomerati metropolitani, con la più alta densità di popolazione del paese: 2.548.72 abitanti per km². Osservando questa condizione di gigantismo metropolitano, non sorprende che la città sia stata costruita, contemporaneamente alla sua esplosione demografica, con equipaggiamenti urbani che riflettessero l’enormità dei suoi abitanti. Megastrutture costruite principalmente negli anni ‘50 e ‘60, sotto la guida di politici che volevano esporre il nuovo volto della città e creare un’identità urbana e moderna all’interno del caos e della rapida verticalizzazione dei quartieri residenziali. Apparecchiature pubbliche, edifici residenziali costruiti da architetti appartenenti al movimento moderno, che esploravano nuove lingue e nuovi mezzi di comunicazione con il

suolo urbano, con la vivacità presente a São Paulo in quel momento. La Città Universitaria può essere inserita in questa chiave di lettura, come un megaprogetto ambizioso e in concomitanza con altre capitali dell’America Latina. Lontano dal centro storico, ma di dimensioni che rispecchiano il suo, è una città all’interno della città, murata e protetta come un cristallo impenetrabile, così come un parco urbano a disposizione della popolazione. Questa condizione paradossale, di un’università pubblica che crea conoscenza a favore e per il bene di tutti, tuttavia si presenta fisicamente come un territorio isolato e un terreno non urbano all’interno di uno dei più grandi tessuti urbanizzati del paese. Una serie di megastrutture è stata aggiunta per integrare e supportare questa linea di argomentazione, così come grandi attrezzature urbane più vecchie ma di grande rilevanza di misura e numeri. Vengono così presentati i dati e le statistiche propri di una metropoli in rapida espansione.

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[imm.05 - favela Cantinho do CĂŠu sul bordo della diga di Billings, a sud della capitale, un terreno di protezione ambientale] fonte: collezione personale

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vista da satellite e schizzo della mancanza di organizzazione urbanistica della favela, con assenza di infrastrutture basiche e auto costruzione delle residenze, senza ordine o spazi interstiziali


[imm.06 - quartiere Alto de Pinheiros, di bassa densitĂ e prevalentemente residenziale di reddito alto, un quartiere giardino alberato] fonte: collezione personale

vista da satellite e schizzo del quartiere giardino, contraste evidente alla favela con una rigida organizzazione spaziale e viali alberati. Si crea una zona di bassa densità e che è monofunzionale, con pocche aree di commercio o servizi pubblici

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1900 194.000 abitanti tasso di crescita i=12,88

1905

1914 1920 579.000 i=4,50

1924

1940 1.311.000 4,17 1949

1950 2.155.000 i=5,10 12


1960 3.709.000 i=5,58

1970 7.300.00 i=7,01

1962

1974

1977 10.273.000 i=5,00

1985

1987 14.192.000 3,28

1992

1997 16.684.000 i=1,63

2017 21.390.000 i = 1,31

mappe di crescita della popolazione della metropoli di SĂŁo Paulo fonte: IBGE, Csaba DeĂĄk

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09CEAGESP

FIU

14 05MORUMBI

ME

PIN

H EI

RO

S


02PINACOTECA 01STAZIONE LUZ

04COPAN 03PACAEMBU

07CONJUNTO NACIONAL 08MASP

AV E

NI

DA

PA U

L IS

TA

06IBIRAPUERA

città di São Paulo con le megastrutture inserite nello spazio urbano N

100

500

1000m

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[imm.07 - vista esterna della stazione Luz] fonte: http://blog.pittsburgh.com.br/2010/08/ algumas-cenas-estacao-luz/

[imm.08 - vista interni dei binari della stazione, con una struttura di acciaio importata dal Regno Unito] fonte: collezione personale

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pagina 17 - schizzo di dettagli dell’arco in acciaio


STAZIONE LUZ

La Stazione Luz, situata in uno spazio di 7500 metri quadrati, è stata progettata dal Barone di Mauá per succedere alla prima stazione, che risale al 1867. Fu costruita tra gli anni 1895 e 1901[5] e oggi è parte integrante della Compagnia Paulista dei Treni Metropolitani (CPTM), eppure della Metropolitana di São Paulo, dunque costituisce uno dei principali nodi metro-ferroviari all’interno della città. Idealizzata nell’estetica vittoriana, la stazione è stata costruita sotto la supervisione dell’ingegnere James Ford, con materiale proveniente direttamente dalle acciaierie inglese. Il suo scopo era quello di ospitare la nuova São Paulo Railway Company, appartenente ad una compagnia inglese. All’epoca veniva anche usata per trasportare caffè, il principale prodotto brasiliano, fino al porto di Santos. La linea che attraversava la Stazione Luz proveniva da Santos, una città costiera nello stato di San Paolo, e finiva a Jundiaí, situata all’interno dello stato. Attraverso di essa, São Paulo ha ricevuto tutti i prodotti importati di cui aveva bisogno, sia per il consumo che per la produzione.

La qualittà architettonica di questo edificio portò il Consiglio per la Difesa del Patrimonio Storico, Artistico, Archeologico e Turistico (Condephaat) a proteggerlo e vincolarlo nel 1982. Negli anni ‘90 e nel 2000 la stazione fu sottoposta a numerosi restauri, uno dei quali diretto dall’architetto Paulo Mendes da Rocha e suo figlio, Pedro Mendes da Rocha. Uno degli obiettivi di questa riforma era di rendere possibile l’annessione del Museo della Lingua Portoghese, un ente culturale collegato al Dipartimento della cultura dello stato di São Paulo, fondato nel 2006. Precedentemente un punto di riferimento nella vita quotidiana della città, inoltre che punto di riferimento storico di grande importanza, oggi la stazione ha l’opportunità di riscattare il suo posto come icona urbana, accanto alla Pinacoteca dello Estato e al Museo della Lingua Portoghese stesso.

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permesso la rimozione di circa un centinaio di infissi che hanno sigillato questi cortili, lasciando le loro aperture liberi in modo da La Pinacoteca dello Stato di São Paulo è uno dei più creare trasparenza e permettendo importanti musei d’arte del Brasile. la muratura dell’edificio di essere Occupa un edificio costruito nel visibile, poiché non c’è alcun 1900, nel Giardino della Luz in rivestimento in gesso sui mattoni. Dalla chiusura dei cortili, centro, progettato da Ramos de Azevedo e Domiziano Rossi per è stato possibile ruotare l’asse di essere la sede del Liceo dell’Arte circolazione, ora nella direzione e dell’Artigianato[6]. È il più antico longitudinale, che ha cambiato museo d’arte della capitale, fondato l’accesso principale dell’edificio. nel 1905, e ospita una delle più Oggi si entra dalla Piazza della grandi e rappresentative collezioni Luz, sul lato sud, mentre prima di arte brasiliana, con decine di si accedeva dal Corso Tiradentes, migliaia di pezzi che coprono dove il traffico intenso e la larghezza principalmente la storia della della strada ostacolava il contatto pittura brasiliana del XIX e XX dell’edificio con il contesto urbano. Sono stati introdotti passerelle secolo. Alla fine degli anni ‘90, metalliche che attraversano i cortili l’edificio è stato ristrutturato interni su due livelli, rompendo i 22 e modernizzato dall’architetto metri verticali di questi ambienti e Paulo Mendes da Rocha, che nel inserendo l’orizzontalità come una giugno 2000 ha vinto il premio sequenza di spostamenti spaziali. internazionale Mies van der Rohe Le pareti in muratura apparenti, per l’America Latina. Nei cortili staccate dall’intonaco in un atto di interni e nell’ottagono centrale brutalismo materiale, creano una della tipologia neoclassica dell’ex contraddizione e un distacco tra lo Liceo (molto simile al Museo stato esistente, quasi rovinoso, e i Altes di Berlino), dove ci sarebbe nuovi materiali, acciaio e vetro, che stata una cupola l’architetto ha formano un’unicità senza imitare le disposto dei lucernari in una preesistenze. struttura metallica reticolare con vetro stratificato che si posano leggermente sulle strutture della muratura[7]. Questa soluzione ha triplicato gli spazi espositivi e ha PINACOTECA DELLO STATO

[imm.09 - patio interno coperto da lucernari in vetro, che consente il passaggio di rampe che tagliano la verticalità dello spazio; pareti pelate che espongono i mattoni originali e contrastano i nuovi materiali dell’intervento] fonte: collezione personale

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[imm.10 - piazza Charles Miller negli anni ‘40, si può osservare l’integrazione dello stadio con il rilievo del territorio] fonte: https://www.pinterest.it/ pin/36591815697846041/?lp=true

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[imm.11 - stadio Pacaembu oggi, facciata costruita con una colonnata sotto finestre circolari, che si alza nella entrata principale creando il senso di imponenza, un linguaggio razionale che voleva trasmettere la modernità del paese] fonte: http://www.esportividade.com.br/wpcontent/uploads/2013/07/pacaembu_frente.jpg


dall’ufficio di Ramos de Azevedo, riflette la monumentalità voluta dai politici dell’epoca, con grandi [8] colonne simili allo stadio olimpico paã-nga-he-nb-bu: terre allagate di Berlino. Fu inaugurato negli La regione di Pacaembu anni ‘40 con una capienza di era all’inizio un semplice luogo 70.000 spettatori e all’epoca era di riposo per gli indiani nei loro considerato lo stadio più moderno viaggi, vicino a un torrente, che in del Sud America. Il suo impianto seguito divenne noto con il nome sul fondo della valle rende quasi di Ribeirão Pacaembu. Una valle impossibile dissociare la forma coperta di vegetazione e soggetta della sua funzione. Il complesso comprende a inondazioni che fu occupata alla fine del XVIII secolo dai gesuiti. una piscina olimpionica riscaldata Negli anni ‘20, l’idea di costruire con una tribuna che può un grande stadio a São Paulo era ospitare 2.500 persone; palestra il sogno di sportivi, personaggi polisportiva coperta con capacità pubblici e modernisti, come Mário per 2500 spettatori; campo da de Andrade. Fu lui a suggerire la tennis all’aperto con una tribuna creazione di un luogo che potesse per 1.500 persone. È anche sede ricevere attività sportive, eventi del Museo del Calcio, costruito sotto le gradinate dello stadio. culturali e spettacoli musicali. Idealizzata dal municipio nel 1936, la costruzione dello Stadio Pacaembu faceva parte della politica del governo al momento di incoraggiare la cultura dello sport, costruendo una nazione forte attraverso la diffusione del calcio, dimostrando il cambiamento e l’evoluzione del paese. Con l’inizio dei lavori nello stesso anno, il sindaco Fabio Prado e il governatore Armando de Sales Oliveira hanno partecipato alla cerimonia di lancio della prima pietra dell’opera, nella zona ovest della città, a gennaio[9]. Il progetto architettonico, creato STADIO PACAEMBU

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COPAN

Durante i 15 anni che separarono i primi studi di Oscar Niemeyer per l’edificio e la sua inaugurazione, dal 1951 al 1966, la popolazione di São Paulo aveva cresciuto 2,3 volte: da 2,2 milioni di abitanti nei primi anni ‘50 a 5,1 milioni nell’anno 1966[10]. Pertanto, dalla progettazione al completamento, il progetto è un testimone, protagonista e simbolo del processo di crescita accelerata che la città ha superato fino alla metà degli anni 1970. È ancora la più grande struttura in cemento armato del Brasile, con oltre 120.000 metri quadrati e 115 metri di altezza. La strategia di implementazione del Copan (finanziato dalla Società PanAmericana) è la conseguenza di un ragionamento che stabilisce una relazione complementare tra l’edificio e la città: l’architettura moderna inserita nella città e la città inserita nell’edificio[11]. Niemeyer si trovava di fronte all’inserimento di un edificio moderno sulla città esistente, non più un isolato vuoto e regolare in mezzo al tessuto urbano, ma in un terreno frammentato, delimitato da allineamenti irregolari che rispecchiano le vie Consolazione,

São Luís e Ipiranga, che formano i limiti di una corte triangolare. Il terreno non è più una semplice superficie vuota nella proiezione dell’edificio, ma prende la chiara condizione di articolazione urbana, quindi il piano terra del Copan continua la città stessa, sotto forma di una galleria di percorso inclinato che permette pause in ristoranti, bar, caffè e negozi. La forma dell’edificio, una lama curva con doppia ampiezza alternata risultante da un accordo tra curve e rette, non solo è l’applicazione di un elemento del vocabolario formale Niemeyer, ma corrisponde a adattare il design di irregolarità presentato dal proprio lotto. Il tessuto urbano, pur ponendo un limite, non rappresenta un ostacolo al design della forma che, al contrario, enfatizza la continuità di un singolo movimento inserito in un ambiente frammentato. La facciata è omogeneizzata sotto una superficie diffusa, standardizzando la privacy che potrebbe essere visibile da ciascuna delle aperture di fronte alla Avenida Ipiranga. Così appartamenti monolocali di 38 metri quadri fino ad appartamenti con tre camere da letto di 170 metri quadri hanno la stessa “finestra”, definita da una superficie gigantesca che è trapelata e rilasciata dal corpo dell’edificio, occupando l’intera facciata.

Nonostante i 32 pavimenti tipo, lo sguardo tende ad afferrare il Copan in un movimento orizzontale che accompagna le linee delle 95 brise-soleil, parallele e vicine l’una all’altra. Poiché la distanza fra le cornici e brise, l’immagine urbana di questa massa viene ridota alla sovrapposizione di tali strisce di cemento che elimina la forma volumetrica, riducendola solo al profilo e superficie continua di righe di luce e ombra alternata [12]. I suoi 1160 appartamenti sono divisi in 6 blocchi, ognuno dei quali ospita una tipologia di alloggio, per un totale di 5mila residenti.

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pagina 22 [imm.12 - vista aerea del Copan, si osserva come l’edificio si adatta all’isolato e i suoi limiti urbani] fonte: http://www.vitruvius.com.br/revistas/read/ arquitextos/13.151/4630 pagina 23 [imm.13 - confronto tra l’orizzontalità dei brise-soleil del Copan contro la verticalità del caos urbano] fonte: collezione personale [imm.14 - facciata retrostante del Copan, con la scala circolare esterna che collega tutti i piani e le piastrelle bianche que rivestono la struttura in cemento armato] fonte: collezione personale

schizzi della pianta e facciata ondulata del copan

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ha una capacità di 67.000 persone, per garantire maggiore comfort e sicurezza sia agli individui che alla moru-mbi: mosca verde[13] struttura stessa. La caratteristica più importante del lavoro in questione è la sua soluzione strutturale in Il più grande stadio privato del Brasile, lo Stadio Cícero cemento armato apparente (il Pompeu de Toledo è la casa del volume di calcestruzzo utilizzato São Paulo Futebol Clube e ospita equivale alla costruzione di 83 molti dei principali eventi sportivi edifici di dieci piani) e come è stato e di intrattenimento del continente. determinante per la definizione Lo stadio, meglio conosciuto dell’architettura brutalista del come Stadio del Morumbi, è il periodo a São Paulo[15]. secondo stadio più grande del paese, superato solo dallo stadio Maracanã a Rio de Janeiro. L’idea iniziale era di costruirlo nell’area dove attualmente si trova il Parco Ibirapuera, quindi una zona umida, ma l’allora consigliere comunale Jânio Quadros ha impedito al club di ricevere l’area della città. Il luogo prescelto fu un’area nel quartiere di Morumbi, praticamente disabitato perché in fase di sviluppo immobiliare. L’ufficio di Vilanova Artigas, Gastão Rachou Jr, José Carlos Pinto, Carlos Cascaldi e David Ottoni ha sconfitto altre due proposte perché prevedeva una maggiore capacità, 120.000 persone, un costo inferiore e una manutenzione più economica. Il progetto originale prevedeva la divisione delle gradinate in quattro livelli, ed è stato costruito tra il 1952 e il 1970[14]. Attualmente, lo stadio STADIO MORUMBI

[imm.15 - lo stadio Morumbi in costruzione, mentre arrivava in questo quartiere le infrastrutture basiche per la espansione urbana] fonte: http://morumbi50anos.blogspot.com/

[imm.16 - stadio Morumbi oggi, con una ristrutturazione di sicurezza che ridefinì la capienza originale della struttura brutalista in calcestruzzo] fonte: https://www.youtube.com/ watch?reload=9&v=K1Ce1_qAKyg schizzo della sezione dello stadio

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PARCO IBIRAPUERA

ybyrá-pûer-a: vecchi alberi[16]

[imm.17 - la pensilina del parco Ibirapuera, un territorio di 27.000 metri quadri che collega il complesso espositivo proposto da Niemeyer, inoltre permete lo svolgimento di diversi attività creative e sportive] fonte: https://www.flickr.com/photos/ scottnorsworthy/14699362416

[imm.18 - il centro espositivo Oca, museo che introduce in linguaggio moderno la forma della residenza tradizionale della popolazione indigena] fonte: https://www.galeriadaarquitetura.com.br/ projeto/mmbb-arquitetos_/oca/2511 schizzo della pensilina e degli edifici progettati da Niemeyer

Inaugurato il 21 agosto 1954, durante le celebrazioni del IV Centenario di São Paulo, il progetto è stato ideato dagli architetti Oscar Niemeyer, Ulhôa Cavalcanti, Zenon Lotufo, Eduardo Kneese de Mello, Ícaro de Castro Mello e il paesaggista Augusto Teixeira Mendes. Fu uno dei più grandi fino a quel momento realizzato da Niemeyer e contribuì a consolidare il carattere della sua architettura. Nasceva come punto di riferimento per la città, che ha voluto confrontarsi con le capitali internazionali come il Central Park di New York, il Bois de Boulogne a Parigi o Hyde Park di Londra. Il parco ospita un insieme di cinque edifici culturali, tra musei e auditorium, collegati da una pensilina leggera e sinuosa[17]. La pensilina, con circa 27 mila metri quadrati di estensione, rivela l’importanza delle aree libere e costruite, permettendo un’area ombreggiata tra i pilotis circolari, originariamente dipinti di grigio, che imitavano con l’ombra e di conseguenza la copertura sembrava galleggiare. I pilastri a forma di V, la pensilina di grandi proporzioni, le diverse forme interconnesse a

distanza, sono idee che erano già state sviluppate in precedenza, ma che non erano ancora state eseguite o che qui furono meglio esplorate e persino introdotte nel suo repertorio formale. Il parco è una delle destinazioni più ambite dalla popolazione di São Paulo e una delle più importanti aree verdi, culturali e ricreative della città. È un parco urbano, con 158 ettari (390 acri) tra le strade Pedro Álvares Cabral, Repubblica del Libano e IV Centenario. Inoltre, è il parco più visitato dell’America Latina, con circa di 14 milioni di visite nel 2017[18].

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[imm.19 - complessitĂ volumetrica del Conjunto Nacional, con un programma commerciale in continuazione con il suolo urbano; residenziale e di uffici] fonte:http://www.virgula.com.br/tag/conjuntonacional/


con servizio alberghiero[19]. Tjurs ha creato un concorso di idee, vinto dal giovane Il Conjunto Nacional e David Libeskind, a soli 26 anni, il Copan sono riconosciuti come con un progetto caratterizzato paradigmi esemplari del modo dalla mescolanza di diversi usi nella moderno inserito nel tessuto stessa struttura urbana: residenziali, urbano della città. Entrambi i commerciali, di servizi e di svago. progetti occupano l’intera area La relazione tra usi collettivi e di isolati vuoti, senza edifici commercio, tempo libero e usi rimanenti. In questi casi, la privati è dovuta alla composizione completa configurazione moderna tra due lame: nella lama orizzontale, dell’edificio è possibile solo che occupa l’intero blocco in cui grazie al perimetro immune agli è impiantato l’edificio, c’è una edifici rimanenti che renderebbe galleria commerciale e sulla lama irrealizzabile la proposizione e verticale, che occupa solo una la conseguente leggibilità della parte della proiezione del terreno, forma nella sua interezza. Con la ci sono gli appartamenti. La lama possibilità del blocco integrale, il superiore ha 25 pavimenti, che progetto è protetto dall’eterogeneità hanno tre ingressi indipendenti e senza pretese che identifica la città privativi. La galleria proposta nel piano terra divenne un paradigma tradizionale. Il complesso era composto architettonico per progetti di simili nell’area di edifici all’inizio della Avenida costruzione Paulista, progetto firmato centrale della città negli anni ‘50, dall’architetto David Libeskind al riparo della più grande libreria ed è uno dei primi grandi dell’America Latina. La costruzione fu iniziata edifici multifunzionali moderni impiantati nella città di São Paulo. nel 1955 e presenta una cupola Nei primi anni ‘50, José Tjurs geodetica in alluminio, ispirata voleva costruire un grande edificio ai lavori del designer e architetto nella città che avrebbe iniziato a Buckminster Fuller, e costruita trasformare la Paulista nella Fifth dall’ingegnere Hans Eger. Il Avenue brasiliana. Dovrebbe settore commerciale, un’area di 62 dunque riunirsi in un unico spazio mila metri quadrati, è considerato hotel, ristoranti, bar, cinema, negozi il primo centro commerciale commerciali e di servizio, nonché nella America Latina e il più uffici e appartamenti residenziali grande in Sud America. Non è CONJUNTO NACIONAL

stato possibile costruire l’hotel, in quanto questa tipologia era vietata nella Avenida Paulista. Così, Tjurs modificò il progetto e ridusse la lama verticale a tre edifici di 25 piani: uno residenziale, il Guayupiá, con 47 appartamenti da 180 a 890 metri quadrati e due edifici di uffici: Horsa I, per 562 piccoli uffici, e Horsa II, per 107 grandi aziende. Nel 1962, la lama verticale era pronta, con 110 mila metri quadrati di superficie totale costruita. Il Conjunto Nacional è, infatti, una città all’interno della città, con una popolazione fissa di 5.000 persone al giorno e una popolazione fluttuante di 30.000 persone al giorno[20]. Una volta completato, l’edificio divenne un punto di riferimento all’interno del tessuto urbano, dando l’avvio alla verticalizzazione dell’intera regione.

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topografia in discesa, costituendo un piano per l’estensione del livello del viale con la forma di terrazza. Il corpo principale poggiato su Definito da Pietro Maria Bardi come un anti-museo, o quattro pilastri laterali si traduce museo senza aggettivi, il Museo in un vano libero di 74 metri, di Arte di São Paulo (MASP) si è considerato il più grande al mondo definito un museo non dedicato e pensato come una piazza ad uso esclusivamente ad una certa della popolazione. La divisione corrente artistica, antica o moderna, del museo al livello della Avenida ma un museo incentrato sull’arte Paulista determina una continuità stessa. La sua seconda sede occupa letterale tra lo spazio del parco la cima del principale spartiacque Siqueira Campos e la valle attraverso della città, l’Avenida Paulista. Da la terrazza offerta dalla copertura un lato esiste un resto della foresta del blocco inferiore. L’innovazione atlantica, il Parco Siqueira Campos strutturale è stata resa possibile o Trianon, e dall’altro l’inizio di dal lavoro dell’ingegnere José una valle dove è stata costruita una Carlos de Figueiredo Ferraz, che delle principali vie radiali del Piano ha applicato il proprio brevetto dei Viali, pensato dall’ingegnere per calcestruzzo precompresso. L’edificio, progettato nel 1958, ha Prestes Maia nel 1930. Il carattere urbano e richiesto dieci anni per essere civico, presente nell’architettura completato. Attraverso le facciate del MASP, è il fattore che dà la sua dimensione. Lina Bo Bardi di vetro lo spazio della galleria ha progettato architettonicamente si espande verso la città, con un il museo al fine di preservare la mix di immagini tra interno ed prospettiva dello skyline della città, esterno che rompe con le regole p con un edificio sotterraneo o con consolidate della museologia. Le un edificio sospeso. L’architetto trasparenze delle facciate e dei ha scelto entrambe le alternative, supporti delle opere stabiliscono concependo un blocco sotterraneo una continuità tra l’opera d’arte e la e uno elevato, sospeso a otto vita quotidiana, che elimina pretese metri dal pavimento. Sorge così grandiose e conferma il desiderio il concept dell’edificio diviso in di includere tutte le persone nella due gruppi, il primo assume la vitta del museo. Il radicalismo forma di un parallelepipedo in dell’architetto è presente anche alto e il secondo si conforma alla sui cavalletti di vetro, creati MASP

per esporre la collezione nella pinacoteca dell’edificio. Quando le opere vengono rimosse dalle pareti, i cavalletti mettono in discussione il modello tradizionale del museo europeo, nel quale lo spettatore è portato a seguire una narrazione lineare suggerita dall’ordine della disposizione delle opere nelle stanze. Nel grande spazio della galleria d’arte del MASP, l’arte sospesa permette al pubblico di conoscere più da vicino la collezione, dal momento che può scegliere il suo percorso tra le opere, visualizzando perfino i loro lati posteriori. La premessa che cerca di sradicare ogni idea di separazione tra museo e pubblico attraversa l’intera concezione del museo. Dal progetto dei cavalletti di cristallo, che permettono la continuità dello spazio espositivo, conciliando vari periodi storici, alla scatola sospesa di vetro, fino al belvedere, si dissolve l’arte nella continuità dello spazio cittadino, e si forma un corpo unico, un’unità che fa dell’architettura la città[21]. La collezione più importante di arte europea nell’emisfero sud, oggi la collezione MASP riunisce più di 10.000 opere, tra cui dipinti, sculture, oggetti, fotografie, video e abbigliamento di vari periodi, che coprono la produzione europea, africana, asiatica e americana.

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pagina 32 [imm.20 - vano libero del MASP, luogo di occupazione popolare per feste, mercati e cortei, che collega diversi punti visivi della città] fonte: collezione personale [imm.21 - vista della Avenida 9 de Julho nel fondo del valle e del MASP nella Avenida Paulista, da questa perspettiva si osservano le fondazione del museo, dove si svilupa una grande area espositiva che di solito viene dimenticata] fonte: http://voxnews.com.br/suvinil-revitalizamasp/ pagina 35 [imm.22 e imm.23 - cavalletti progettati da Bo Bardi, basi di cemento che supportano lastre di vetro, le cui trasparenza annulla la singolarità di ogni opera d’arte, creando una pinacoteca che ha forza nel suo insieme. L’altra faccia del vetro espone il retro dei quadri, con una spiegazione del suo contesto storico] fonte: collezione personale

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schizzo della sezione del MASP, si osserva la grande area ipogea che riceve mostre ed eventi, inoltre presenta un ristorante, bar, biblioteca e auditorio


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[imm.24 - padiglione del Libero Mercato del Produttore (MLP), costruito nel 1964 e raddoppiato nel 1974] fonte: http://www.ceagesp.gov.br/a-ceagesp/ institucional/historico/

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[imm.25 - interno dell’area di commercio del CEAGESP, edificio aperto sia lateralmente sia nella copertura, per grande circolazione d’aria e illuminazione naturale] fonte: http://ceagespoficial.blogspot.com/2013/11/ ceagesp-tera-funcionamento-amanha.html


CEAGESP

Il Magazzino di São Paulo della Compagnia Generale di Magazzini dello Stato di São Paulo (CEAGESP), situato nella zona ovest della città, è il più grande centro di rifornimento di frutta, verdura, fiori e pesce dell’America Latina. Un’area di circa 700 mila metri quadri, dove circolano 50 mila persone ogni giorno e da 12 mila a 15 mila veicoli, per lo più camion. Ogni giorno vengono vendute 12 mila tonnellate di merci, provenienti da 1.500 comuni in 22 stati brasiliani, oltre a 19 altri paesi. Questo complesso si formò alla fine degli anni ‘60, quando fu proposto di spostare il mercato dalla regione centrale a una posizione più lontana, nella pianura alluvionale del fiume Pinheiros[22]. Inaugurati nel 1966, i corpi centrali di vendita sono rettangolari e porticati, aperti ai lati per consentire una più facile locomozione del pubblico. La luce naturale è la più grande fonte di illuminazione, con una copertura di travi di calcestruzzo distanziati che consentono l’illuminazione zenitale.

note [1] cidadedesaopaulo.com [2] brasil.gov.br [3] Meyer, 2015, p.10 [4] Meyer, 2015, p.11 [5] estacaodaluz.org.br [6] Müller, 2000 [7] idem [8] dizionario Tupi Guarani [9] prefeitura.sp.gov.br [10] Queiroz, 2012 [11] idem [12] idem [13] dizionario Tupi Guarani [14] saopaulofc.net [15] idem [16] dizionario Tupi Guarani [17] prefeitura.sp.gov.br [18] idem [19] condominioconjuntonacional.com.br [20] idem [21] Anelli, 2009 [22] ceagesp.gov.br

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CITTÀ UNIVERSITARIA creazione di un campus lontano dalla città

[imm.26 - piazza dell’orologio, parte dell’asse monumentale della città universitaria, e lo skyline della città nel fondo. La piazza è stata costruita nel 1971 e ospita la Torre dell’Orologio, composta da due lastre con sei pannelli ciascuno, con disegni in bassorilievo che rappresentano le aree della scienza (astronomia, chimica, scienze biologiche, fisica, scienze geologiche e matematica), così come le arti integrate (poesia, scienze sociali, economia, musica, teatro, danza, belle arti, architettura e filosofia). La piazza conta con i sei ecosistemi vegetali predominanti nello stato di São Paulo e ha una superficie di 176 mila metri quadrati.] fonte: https://istoe.com.br/mp-pede-que-reitorese-cupula-da-unesp-e-usp-devolvam-diarias/

L’idea del campus universitario lontano e fuori dei limiti urbani sorge e si consolida nel Regno Unito, con importanti università come Cambridge e Oxford. Questi campi utilizzano il modello architettonico di edifici a corte (quad o court in inglese), in cui lo spazio centrale è lasciato libero e verde, e poi viene circondato da volumi costruiti che si affacciano internamente, così rafforzando l’idea di chiusura all’esterno[1]. Questo tipo di organizzazione universitaria si diffonde nel continente americano, inizialmente negli Stati Uniti dato la colonizzazione inglesa, e poi nel resto della America Latina, rimanendo una città universitaria chiusa e protetta, dentro di un paesaggio costruito e progettato. L’argomento utilizzato per rafforzare questa scelta urbanistica pone come obbligatorio questa condizione isolazionista, in modo di raggiungere i livelli di qualità più alti nelle facoltà: istallarsi in un posto tranquillo, dove il pensiero e la conoscenza potrebbero trasmettersi liberamente e senza pregiudizi, ma solo tra i membri della comunità. Il campus sarebbe palcoscenico di una convivenza abitativa aperta, ma coordinata per regole di accesso e circolazione, immerso in un parco. La loro gestione urbanistica

indipendente, al di fuori della città, aveva anche lo scopo di controllo dei flussi urbani. Portare all’esterno fattori di possibile congestione e funzioni che potevano utilizzare i mezzi di trasporto in direzione contraria a quella dei flussi principali, rilassando la quantità di persone che si spostavano in centro, e direzionandoli nel senso contrario. Una dei principali preoccupazioni era, dunque, di limitare interferenze e congestione, controllando la direzione di locomozione dentro il tessuto urbano. Durante gli anni ‘20, il dibattito sulla costruzione universitaria che ebbe luogo nelle città dell’America Latina diede prevalenza al modello americano. In questi paesi, i territori selezionati erano quasi sempre ricercati in aree di espansione di grandi città, e pensati come un’attrezzatura di un territorio autonomo amministrato dall’università pubblica e al servizio della società[2]. Nonostante la somiglianza con il modello anglosassone, il senso particolare che questa nozione ha acquisito nel continente è radicato nel sottosviluppo e nella concentrazione di risorse e competenze nelle metropoli in rapida crescita, che riflette come la modernizzazione di queste repubbliche all’inizio del XX

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[imm.27 - mappa per il piano della città universitaria dell’anno 1949, dove si vede il territorio diviso per settori di discipline che occuperanno l’USP; le strade sono sinuose come altri quartieri giardino] fonte: http://www.puspc.usp.br/institucional/ historia-da-cuaso/

[imm.28 - mappa per il piano della città universitaria dell’anno 1962, più vicino alla organizzazione attuale delle strade; si osserva il Corredor das Humanas dove la FAU è inserita] fonte: http://www.puspc.usp.br/institucional/ historia-da-cuaso/

secolo dipendesse da la produzione universitaria del tempo. Le scuole che costituivano l’Università di São Paulo, gli istituti di ricerca e di istruzione superiore esistenti all’epoca, dovevano riunirsi in un unico luogo della città. Erano, finora, sparsi in tutto il centro urbano, in quartieri permanenti e consolidati, alcuni in sedi temporanei e precari, nell’attesa di trasferirsi al nuovo campus. Nel giugno 1935, il governatore dello stato, Armando de Salles Oliveira, nominò una commissione per studiare l’ubicazione della città universitaria. Si pensava in un primo momento di estendere l’area della Facoltà di Medicina fino ed oltre le rive del fiume Pinheiros per ospitare l’università, dove oggi esiste il quartiere Pinheiros, una terra di valore molto molto costoso e privilegiata dal potenziale di sviluppo immobiliare. Dopo anni di studi e discussioni, la Città Università Armando de Salles Oliveira (CUASO) è creata da due aree principali: in primo luogo il lotto tra l’Acquedotto di Cotia e il Fiume Jaguaré (una parte della vecchia fattoria Butantan) nel 1941, e più tardi il tratto di terra espropriata tra la nuova e la vecchia Strada di Itú nel 1944, per un totale di circa 4.700.000,00 metri quadri[3]. L’università si trasferì dall’altra parte del fiume Pinheiros,

nel quartiere che viene chiamato Butantã, isolata dal tessuto urbano storico, un territorio di eccezione della città sin dall’inizio. bu-tatã: terra molto dura[4] Due delle facoltà più tradizionali della città, la Facoltà di Giurisprudenza e la Facoltà di Medicina (incorporate all’USP nel 1934), rimasero inserite nel tessuto urbano mentre le altre unità attendevano il trasferimento all’università, dato il loro patrimonio storico e posizionamento geografico strategico. La Facoltà di Legge del Largo São Francisco fu inaugurata nel 1828, la più antica istituzione legale del paese, creata dal decreto imperiale del 1827[5]. Nel corso della sua storia, la facoltà divenne responsabile della formazione di una parte considerevole dell’élite intellettuale e la sua costruzione (installata nell’ex convento di São Francisco) fu teatro di atti e manifestazioni pubbliche legate a molti fatti della vita politica del paese. La Facoltà di Medicina è stata fondata nel 1912 e costruisce la sua sede nel 1931 nel quartiere Pinheiros, con una superficie di 44 mila metri quadrati. Oggi ha il più grande ospedale dell’America Latina, l’Hospital das Clínicas, con oltre un milione di visite all’anno[6].

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[imm.29 - largo São Francisco con l’originale convento della chiesa, che nell’anno 1827 fu sostituito per la facoltà di legge] fonte: https://acervo.estadao.com.br/noticias/ lugares,largo-sao-francisco,7821,0.htm [imm.30 - facoltà di giurisprudenza São Francisco, che divene parte della Università di São Paulo nell’anno 1934] fonte: collezione personale

[imm.31 - facoltà di medicina, costruita nel quartiere Pinheiros e che divene parte della Università di São Paulo nell’anno 1934 ] fonte: http://www.aaafmusp.org.br/eventos/ eventos-turmas/45a.turma1962/2012/jubileu3.htm

Le difficoltà tecniche ed economiche associate alle instabilità politiche hanno fatto sì che, in tutta l’America Latina, la maggior parte dei piani abbia subito numerosi cambiamenti e che l’inaugurazione abbia richiesto decenni. Per la città universitaria di São Paulo furono creati dieci piani urbani diversi, nessuno pienamente realizzato. Il governatore Carvalho Pinto, nel 1959, ha creato il Piano d’Azione del Governo dello Stato (PAGE) che ha fornito un bilancio paragonabile al Piano d’Azione di Juscelino Kubitschek per la costruzione di Brasilia, tra altre opere[7]. Il piano mira a creare una tecnocrazia democratica per razionalizzare il servizio pubblico e promuovere lo sviluppo dello Stato, conciliando gli interessi economici con il benessere della società. Circa 1.000 progetti sono stati stipulati con oltre 150 architetti, coinvolgendo 200 comuni dello stato[8]. Questi progetti sono stati configurati come esercizi sulle possibilità dell’architettura di contribuire, attraverso lo spazio costruito, alla trasformazione della società. Nel 1960, fu istituito un fondo per la costruzione della città universitaria, che consentì una maggiore agilità delle decisioni e l’avvio di una delle fasi d’oro della costruzione nel campus. Dieci anni

dopo, con un numero espressivo di facoltà che già operavano nel campus, era sempre più necessaria lo sviluppo di opere legate alle infrastrutture degli spazi. Dunque, dal fondo esistente si creò il Fondo Edilizio dell’Università di São Paulo e il Municipio della Città Universitaria (considerata un’autarchia all’interno della città), che negli anni successivi hanno dato al campus la sua configurazione attuale. La costruzione della città universitaria era sempre legata agli investimenti del governo dello Stato, con conseguente discontinuità nell’esecuzione dei lavori. I principali periodi di costruzione furono: - Prima fase: dal 1951 al 1953, durante l’amministrazione del Rettore Ernesto de Moraes Leme, in cui viene evidenziata la costruzione del Rettorato; - Seconda fase: dal 1960 al 1963, durante la gestione del Rettore Antônio Barros de Ulhôa Cintra. In questo periodo iniziarono i lavori dei principali edifici della Scuola Politecnica; - Terza fase: dal 1969 al 1973, direzione del Rettore Miguel Reale. Nove unità furono create, con enfasi sulla Facoltà di Filosofia, Lettere e Scienze Umane, Facoltà

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[imm.32 - istituto di educazione Caetano de Campos, che da 1938 fu la sede dei corsi di lettere, filosofia, geografia, storia, scienze sociali e pedagogia] fonte: http://www.usp.br/jorusp/arquivo/2002/ jusp596/pag10.htm [imm.33 - edificio Maria Antonia, accanto alla università Mackenzie, la sede della facoltà di filosofia, scienze e lettere da 1949 a 1968, periodo in cui studiaronno personalità importanti nella storia del paese per la politica, cultura e scienze, come l’ex-presidente Fernando Henrique Cardoso] fonte: http://www.imagens.usp.br/?p=10851

[imm.34 - casa del marchese Três Rios nel quartiere Bom Retiro, prima sede della scuola politecnica] fonte: http://www.imagens.usp.br/?p=10851 [imm.35 - veduta dell’edificio Paula Souza, progettata da Ramos de Azevedo, fove funzionò la scuola politecnica, fondata nel 1893] fonte: http://sites.poli.usp.br/org/informativos/ linksite/artengenhariaeducacao618.pdf

[imm.36 - facciata dell’edificio del corso di fisica nell’anno 1938, nella Avenida Brigadeiro Luís Antônio] fonte: http://www.imagens.usp.br/?p=10851 [imm.37 - palazzo Jorge Street nell’anno 1938, vecchia sede dei corsi di chimica e storia naturale] fonte: http://www.imagens.usp.br/?p=10851

di Architettura e Urbanistica, Istituto di Psicologia, Facoltà di Scienze della Formazione e Istituto di Fisica; - Quarta fase: dal 1988 al 1991, direzione del Rettore José Goldenberg. Questa fase è caratterizzata da lavori di pulizia e recupero della Torre dell’Università e dello specchio d’acqua, nella Piazza dell’Orologio[9]. A rch itet ton ica mente, la preferenza è stata data alla orizzontalità degli edifici, con pochi piani; alla semplicità delle finiture; alla generosità del traffico e delle rampe; alla riduzione del numero di porte; nonché ai programmi collettivi disposti al piano terra. Il piano urbanistico appartiene all’ottica dei precetti del modernismo e dell’urbanismo igienista presenti nel periodo. Molti architetti della Scuola Moderna Paulista hanno partecipato alla progettazione e costruzione di edifici all’interno del campus, come João Batista Vilanova Artigas, Oswald Arthur Bratke, Eduardo Corona, Paulo Mendes da Rocha, Eduardo Kneese de Mello, Pedro Paula de Melo Saraiva tra altri. Purtroppo, alcuni non sono stati realizzati per mancanza di risorse economiche, mentre altri furono bloccati dopo

lo sconvolgimento politico del colpo di stato militare. I nuovi dirigenti si opponevano ad alcune disposizioni della architettura del periodo, come la libertà di accesso e la democratizzazione degli spazi pubblici per l’istruzione. Attualmente, l’università ha 20 edifici protetti e vincolati dagli organi di conservazione della città, della regione e dello Stato[10], tra cui alcuni esempi del periodo modernista che hanno ricevuto la sperimentazione degli architetti di São Paulo.

note [1] Balducci, 2018, p. [2] Barossi, 2016, p.153 [3] puspc.usp.br [4] dizionario Tupi Guarani [5] Lanna, 2005, p. [6] fm.usp.br [7] Barossi, 2016, p.154 [8] Barossi, 2016, p.165 [9] puspc.usp.br [10] jornal.usp.br

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CITTÀ UNIVERSITARIA 3,65 milioni di m² circa

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SEDE ORIGINALE SCUOLA POLITECNICA (1893) SCUOLA DI FARMACIA (1905)

SEDE ORIGINALE ISTITUTO DI CHIMICA (1939) SEDE ORIGINALE ISTITUTO DI FISICA (1937)

UNIVERSITÀ FAAP 32500 m²

SEDE ORIGINALE FACOLTÀ DI MEDICINA (1913) SEDE ORIGINALE FACOLTÀ DI FILOSOFIA, SCIENZE E LETTERE (1938)

UNIVERSITÀ MACKENZIE 68000 m²

SEDE TRANSITORIA FACOLTÀ DI FILOSOFIA, SCIENZE E LETTERE (1949)

SEDE ATTUALE FACOLTÀ DI LEGGE (1827)

SEDE ORIGINALE FACOLTÀ DI ARCHITETTURA (1949) SEDE ATTUALE FACOLTÀ DI MEDICINA (1931)

CENTRO STORICO 3,15 milioni di m² circa

SEDE ORIGINALE SCUOLA DI VETERINARIA (1937)

edifici storici e sedi originali degli istituti che oggi costituiscono la Università di São Paulo N

100

500

1000m

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schema degli accessi e vie principali della città universitaria, che nell’area piatta configura delle superquadras, mentre la topografia irregolare del resto del campus impedisce questo tipo di organizzazione razionalista

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nella pagina 49, si osserva uno zoom dell’asse principale che finisce nell’edificio della canonica, con una grande piazza davanti e un orologio monumentale. L’edificio della FAU si inserisce nell’incrocio delle vie principale, ma tornata al lato opposto e non affaciata verso loro


[imm.38 - canonica della Università di São Paulo negli anni ‘50, quando il campus era ancora tutto da costruire e si osserva l’isolazionismo urbano] fonte: http://www.puspc.usp.br/institucional/ historia-da-cuaso/

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[imm.39 - ingegneria meccanica e navale, progetto di Ariaki Kato e Ernest Mange] fonte: https://jornal.usp.br/cultura/edificios-dausp-sao-tombados-como-patrimonio-historico/

[imm.40 - ingegneria di mineraria e di petrolio, progetto di Oswald Bratke] fonte: http://www.pmi.poli.usp.br/

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[imm.41 - edificio della politecnica, di HĂŠlio Duarte] fonte: https://sao-paulo.estadao.com.br/noticias/ geral,poli-usp

[imm.42 - facoltĂ di architettura e urbanistica, progetto di Vilanova Artigas] fonte: collezione personale


[imm.44 - stadio di calcio, progetto di Ă?caro de Castro Mello] fonte:http://revistapesquisa.fapesp.br/2018/05/18/

[imm.45 - biblioteca brasiliana, progetto di Eduardo de Almeida e Rodrigo Mindlin Loeb] fonte: https://www.archdaily.com.br/br/01107652/biblioteca-brasiliana

campus della cittĂ universitaria e i suoi edifici protetti per importanza dei suoi linguaggi architettonici [imm.43 - facoltĂ di storia e geografia, progetto di Eduardo Corona] fonte: collezione personale

N

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250

500m

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CORREDOR DAS HUMANAS poesia nel modernismo brasiliano

[imm.46 - edificio della facoltà di storia e geografia in primo piano, l’edificio della facoltà di architettura e urbanistica in costruzione; in rosso lo schizzo del piano che collegava le discipline umane] fonte: http://www.puspc.usp.br/institucional/ historia-da-cuaso/

Il Corridoio delle Aree Umane era un progetto che univa una sezione dell’università, alcuni edifici di facoltà affini sarebbero riuniti e si creerebbe una grande linea pedonale di circa un chilometro e mezzo. Il corridoio raggruppava le sedi delle aree di scienze umane dell’Università di São Paulo, impiantato in una sequenza che iniziava con l’edificio di Storia e Geografia e finiva nell’Istituto di Matematica e Statistica, formando una passeggiata pedonale che avrebbe superato un terreno in ascesa, allontanando l’incrocio con le automobili. La costruzione della FAU fa parte di questo gruppo, un esempio di come le costruzioni avrebbero dato forma a un’architettura di volumi strutturati da grandi piazze coperte, che privilegiavano la libertà di locomozione pedonale. La creazione della città universitaria partì gli istituti di educazione superiore dalla città consolidata, e si deve osservare il corridoio come una complessa articolazione che riflette e incorpora una componente urbana, condizione paradossale all’interno del campus. Quando il governatore Carvalho Pinto ha implementato il suo piano d’azione PAGE, che permetterebbe di creare un’area che ospitasse l’USP, lui ha dato continuità al mito

fondatore del Brasile come un paese moderno, guidato già dalla costruzione di Brasilia. Tutte le forze convergevano per una rottura con il passato, richiedendo una formalizzazione dello spazio in larga scala. Lo slogan impiegato in questa operazione era quello di creare città, dalla nuova capitale del paese, che conquistava il vasto interno, al nuovo campus, che esplorava scale in espansione, ampli vani e le grandi distanze come metafora delle sfide poste nel piano della conoscenza[1]. Gli edifici del corridoio, che tra l’altro avrebbero invitato studenti di fluire tra le conoscenze, dimostrano una tranquillità e casualità che parzialmente competono con gli assiomi creativi del progetto per Brasilia, i cui percorsi non sono corridoi, ma assi, e in essi gli edifici sono contigui e palazzi monumentali. Tuttavia, senza dubbio la nuova capitale è stata un’influenza in questo progetto, l’architetto Vilanova Artigas era noto per essere stato molto impressionato dal Palazzo Alvorada. Le costruzioni erano programmaticamente molto interessanti, collegando la matematica e la geologia alle discipline umanistiche e creando una “piazza delle attrezzature”, un insieme di strutture pubbliche.

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schizzo della pianta del primo piano dell’edifcio della facoltà di storia e geografia

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[imm.47 - interno dell’edificio della facoltà di storia e geografia, un sistema di rampe che collega tutti i piani e lascia il passagio libero nella pianta bassa] fonte: collezione personale


Le assegnazioni sono generiche: ampie circolazioni, giardini generosi, auditori all’improvviso che consentono di incontrare persone in modi e occasioni diversi. Ci porta ad assumere che l’atto pedagogico del corridoio si trova nella varietà di spazi di incontro e mobilitazione. La comunicazione tra mense, biblioteche, tra tutto ciò che poteva essere frequentato era, quindi, caratteristica essenziale e fondante[2]. Le corporazioni discenti, cioè le associazioni studentesche, sarebbero in una continua camminata su questa grande strada. Una generazione di architetti che aveva un grande potenziale per creare una forma e unicità in questa sezione del campus. Loro elaboravano alternative per la disposizione di aule, auditori e spazi di supporto diversi e così furono capaci di creare una costellazione di ambienti di discussione[3]. L’autonomia degli architetti risale all’autonomia delle conoscenze. Le peculiarità e specializzazioni diverse delle facoltà, a loro volta, rappresentano il modo in cui le scienze umane si articolano ogni volta che sono vicine, e in questo sta il loro potenziale di trasformazione. Gli edifici seguiranno la stessa direttiva orizzontale di impianto, ad eccezione degli edifici di Geologia e Matematica,

posizionati trasversalmente rispetto al corridoio, poiché non appartengono alle discipline umane. La Facoltà di Lettere, progettata da Carlos Millan, avrebbe una torre per alloggi per studenti, un hotel verticale sul trasverso da dove oggi si trova l’edificio della Canonica[4]. Nemmeno nell’episodio della città universitaria il processo ha avuto libertà creativa, in quanto il gioco politico e una miriade di interessi (anche tra gli architetti) travisavano l’intento generale del campus. Il corridoio è stato lo sforzo più coordinato tra una generazione di architetti nella costruzione congiunta di un’istanza pubblica continua nei primi anni 1960[5]. Autonomia e connessione, dentro e fuori, mobilitazione e riflessione: binomi la cui sintesi diventa più evidente nel corridoio. L’ottimismo rivelato negli anni ‘50 sarebbe presto diventato il suo contrario, perché nel 1964 ci fu il colpo di stato militare che prese il potere in Brasile. La spazialità degli edifici era in conflitto con ciò che i militari intendevano per l’università, poiché volevano chiudere le porte, ridurre il movimento. La dissoluzione delle folle era la loro parola d’ordine. Gli spazi già costruiti passerebbero a spazi di resistenza, ricevendo assemblee, atti e spettacoli di protesta. Così, i due edifici costruiti

furono la Facoltà di Architettura e Urbanistica, e la Facoltà di Storia e Geografia, due estremità di un filo che fu perso durante la Dittatura Militare.

note [1] Grupo Catavento, 2017, p.6 [2] Grupo Catavento, 2017, p.32 [3] Grupo Catavento, 2017, p.12 [4] Grupo Catavento, 2017, p.32 [5] Grupo Catavento, 2017, p.11

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masterplan del corridoio di 1962, con due grandi passegiate che si adattano alle quote della topografia, la prima collegando la matematica alla geologia (più bassa), la seconda collegando la geologia alla storia (più alta)

MATEMATICA Joaquim Guedes (1932-2008)

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ARCHITETTURA E URBANISTICA JoãoBatistaVilanovaArtigas(1915-1985)

SOCIOLOGIA E FILOSOFIA Paulo Mendes da Rocha (1928-)


stato di fatto di 2018, furono realizzati solo la facoltà di storia e geografia, e la facoltà di architettura e urbanistica, con una parte rimanente della passegiata originale diventata parcheggio

GEOLOGIA, PALEONTOLOGIA, MINERALOGIA E PETROGRAFIA Pedro Paulo de Melo Saraiva (1933-2016)

LETTERE Carlos Millan (1927-1964)

STORIA E GEOGRAFIA Eduardo Corona (1921-2001)

pianta bassa e sezione degli edifici del corridoio 0

100m

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FAU USP spazializzazione della democrazia

[imm.48 - vista del salone caramelo in una assemblea di sciopero dell’anno 1969, durante il periodo della ditatura militare in cui le libertà di pensiero e manifestazione furono soppresse] fonte: https://imaginaipusp.wordpress.com/ memoria-cultural/

João Batista Vilanova Artigas è nato nel sud del Brasile, nella città di Curitiba, il 23 giugno 1915. Come il corso di architettura non esisteva nello stato del Paraná, lui entrò nella facoltà di ingegneria e frequentò il primo anno nel 1931[1]. Più tardi decise di trasferirsi a São Paulo, dove era già stabilito il corso architetto-ingegnere, alla fine del suo secondo anno. A quel tempo, lo spostamento tra Curitiba e São Paulo richiedeva un viaggio in treno di 26 ore. Si è laureato nel 1937, e come era consuetudine gli studenti della Scuola Politecnica (POLI) di origini umili ricevevano raccomandazioni degli insegnanti per ottenere e ricoprire cariche pubbliche. Così lui ha ottenuto un lavoro presso il Dipartimento dei Lavori Pubblici, dove rimase sei mesi fino ad aprire il suo ufficio con Duilio Marone, ingegnere civile e collega della POLI, dove insieme hanno costruito circa di 70 piccole case nella periferia della città. Nel 1939, lavorò in parallelo con Gregori Warchavchik su tre progetti modernisti, espandendo il suo interesse nel contato tra l’edificio con la città. Ha poi conosciuto il lavoro dell’architetto americano Frank Lloyd Wright e fu influenzato dal suo linguaggio architettonico in dieci case a clienti speciali, tra cui la propria residenza. Attraverso discussioni

all’Istituto degli Architetti del Brasile e al 1° Congresso degli Architetti Brasiliani, si avvicina ai cariocas e incontra Niemeyer, per poi visitare Pampulha. Gli architetti del Rio de Janeiro lo presentarono a Le Corbusier, a chi si avvicinò, lasciando Wright. Ha ricevuto una borsa di studio di U$ 3,000 per viaggiare per 14 mesi negli Stati Uniti e visitare istituti di architettura, per creare un curriculum specifico della professione di architetto, così separandola dall’ingegneria com’era all’epoca. Artigas tornò dagli Stati Uniti più brasiliano di quanto non fosse, cambiando perfino il suo cognome italiano Villanova in Vilanova[2]. Nel 1948, l’Università di São Paulo ufficializzò il corso di architettura dove lui insegnava, dominato fino ad allora dai politecnici e con una base curriculare federale. Lui mantiene un ufficio privato con suo allievo Carlos Cascaldi, e prende parte della fondazione del Museo di Arte Moderna MASP, firmando il layout della prima sede nella Rua Sete de Abril. “A differenza dell’architettura della Scuola Carioca, caratterizzata da leggerezza ed eleganza, l’architettura di São Paulo ha esplorato il peso, l’orizzontalità.

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[imm.49 - Artigas nella FAU nell’anno 1984] fonte: Barossi, 2016, p.18


La sua forma non cercava di mascherare la realtà, ma piuttosto di denunciarla, a prescindere dal fatto che fosse rozza, rude” (Bastos, 2003, p.6). Quando l’USP decise di costruire la città universitaria, alcuni progetti furono distribuiti tra i professori della FAU, e Artigas presentò il suo progetto per la facoltà di architettura nel 1961, consolidando così le caratteristiche fondamentali della Scuola Paulista: spazio fluido e introspettivo, apparente concretezza, l’enfasi tettonica e la copertura unica. C’è stata anche una ristrutturazione dell’insegnamento, con la creazione di dipartimenti che avrebbero diviso e integrato le discipline, organizzati in quattro linee di base: design industriale, progettazione degli edifici, programmazione visiva e pianificazione urbana. Assunto comunista, nel 1953 è convocato dal Partito Comunista Brasiliano e riceve un viaggio di 50 giorni a Mosca, perché all’epoca le sue idee estremiste davano fastidio al partito e alle figure che lo riguardavano. Ha studiato russo da solo, ma ha finito per essere disincantato con alcune figure del regime. Durante il periodo sotto il dominio militare, fu arrestato mentre insegnava alla

Vila Penteado, la prima sede della facoltà, il 4 settembre 1963. Dopo essere stato rilasciato dall’Habeas Corpus e ulteriormente incriminato, scoperto come comunista dichiarato, fuggì in Uruguay alla fine di ottobre. Il progetto della FAU fu autorizzato nel 1966, con la giustificazione che era già in fase avanzata e che sarebbe una testimonianza di una fase dell’architettura brasiliana[3]. Nel periodo in cui era lontano dall’USP, la facoltà si distanzia dal progetto, formando ballerini, scenografi, registi, scrittori, in breve, tutto tranne architetti. L’irrilevanza del disegno può essere misurata in un episodio: uno studente aveva bisogno di ritoccare un disegno nel 1973, e ha percorso invano l’intera scuola, cercando un righello T, lo strumento base dell’architetto[4]. Artigas tornò alla FAU nel 1979, ma non gli piaceva il postmodernismo che alcuni studenti avevano già sviluppato. A metà del luglio 1984, fu reintegrato come professore titolare (posizione che aveva già ottenuto prima dell’esilio), dopo essere stato richiesto di sostenere un esame. Un mese dopo la reintegrazione, iniziò a sentirsi male, e il 12 gennaio 1985 morì di cancro linfatico. 61


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[imm.50 - Artigas nel suo studio; suoi schizzi nella concezione della FAU] fonte: http://www.vitruvius.com.br/revistas/read/ resenhasonline/14.165/5675


“Questo edificio raffina i santi ideali del suo tempo: l’ho pensato come la spazializzazione della democrazia, in spazi dignitosi, senza porta d’ingresso, perché lo volevo come un tempio, dove tutte le attività sono lecite.” (Vilanova Artigas, 1997, p.101)

Anche quando Artigas si rifugiò in Uruguay, il progetto della FAU rimase in vita grazie all’impegno della presidenza di trasferirsi nella città universitaria, poiché i disegni esecutivi erano ben sviluppati. Non sarebbe un’architettura rigorosamente moderna perché il paese non era modernizzato, sarebbe L’edificio della Facoltà un’architettura brasiliana, con di Architettura e Urbanistica tutti i mali e le qualità di quella (FAU) all’interno della Città gente[6]. L’architetto ha cercato Universitaria cominciò ad una poetica che contenesse la essere concepito nel 1961, con dimensione politica, mostrando il sostegno di Carlos Cascaldi, anche il risultato del lavoro umano quasi contemporaneamente alla con i segni delle forme di legno che prima riforma dell’insegnamento rivelano il processo costruttivo nel dell’architettura, che privilegiava cemento. l’interdisciplinarietà, dal design L’inaugurazione ebbe luogo industriale all’urbanistica. Mentre il 3 febbraio 1969, senza una festa o Niemeyer utilizzava forme che solennità, nella prova specifica degli sembrano fluttuare, Artigas studenti universitari che stavano rifiuta questo metodo e sfrutta la cercando di trovare un posto alla tensione delle forze sollecitanti nei facoltà. In una visita alla FAU nel suoi supporti, estraendone la sua novembre 2007 (VII Biennale espressione plastica[5]. La seconda Internazionale di Architettura generazione di intellettuali e artisti di São Paulo), Francesco Dal Co moderni è succeduta a quella ha fatto commenti evidenziando dei pionieri degli anni ‘20, ed la sua sorpresa con gli spazi che era caratterizzata dalla capacità ha incontrato e come si è lasciato di partecipare alla militanza coinvolgere dalle emozioni [7] moltiplicata in diverse aree della provocate . Questa testimonianza cultura, che di conseguenza si aiuta ad affermare come la traduceva in azioni efficaci nella costruzione di Artigas contribuisce formazione di varie istituzioni profondamente alla formazione per l’organizzazione della cultura degli studenti che la abitano, moderna a São Paulo. perché uno degli apprendimenti

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[imm.51 - prima sede della facoltà di architettura e urbanistica, la villa Penteado, oggi chiamata FAU Maranhão perché fa ancora parte della facoltà, con corsi di laurea magistrale] fonte: https://passeiosbaratosemsp.com. br/10-edificios-que-contam-historia-bairro-dehigienopolis/ [imm.52 - scale di ingresso della villa Penteado, la residenza è uno degli ultimi esempi di architettura art nouveau nella città di Sao Paulo, progetto del svedese Carlos Ekman] fonte: Barossi, 2016, p.120

[imm.53 - lago della FAU, una depressione sull’asfalto che ricorda la fontana della FAU Maranhão e che ogni anno si ripiene d’acqua per ricevere i nuovi studenti] fonte: collezione personale [imm.54 - scale di ingresso della FAU, una menzione alla scala presente nella FAU Maranhão] fonte: Barossi, 2016, p.120

del mestiere è sapere guardare al proprio ambiente e trarre insegnamenti da esso. Non è possibile identificare immediatamente un desiderio di comunione con l’ambiente, Artigas esercita una modalità di inserimento che offre resistenza all’ambiente, ricreandolo artificialmente dentro il dominio della costruzione. Per lui non era appropriato concepire la forma architettonica esclusivamente come un piano per la proiezione di un ordine nel futuro. Al contrario, l’architetto voleva un ideale che si realizzasse nel presente, che interferisse direttamente con l’ambiente della vita, quindi cerca un linguaggio enfatico e forte in modo che l’edificio sia percepito come una presenza concreta e palpabile nello spazio. L’avvicinamento all’edificio avviene in fasi, perché poiché la strada principale è sul lato opposto dell’accesso, c’è una inversione del fronte con lo sfondo nella prima percezione dell’edificio. Atterrare a tre metri per fare l’accesso dall’altra parte, con le spalle a una delle vie principali del campus, mostra l’obiettivo di creare un recinto di transizione più in alto, in un dialogo con la collina della Facoltà di Biologia. L’asfalto non avrebbe solo una connotazione di strada per le auto, ma sarebbe il mezzo

di locomozione dei pedoni così come delle biciclette. La scala dalla piattaforma di accesso delle persone all’edificio inizia direttamente dal pavimento in asfalto, la pavimentazione del laghetto è asfaltata, proprio come i pavimenti delle passerelle pedonali progettate da Artigas tre anni dopo sono di asfalto. L’edificio ha lo stesso posizionamento della villa Penteado in relazione al nord geografico, stessa direzione e senso di accesso, e gli stessi quattro gradini per salire alla piattaforma d’ingresso (una citazione del livello seminterrato del villaggio), così come l’accesso anche in tre punti, uno centrale e due laterali[8]. Sono stati introdotti anche altri elementi della “vecchia FAU”, come l’arabesco del mosaico portoghese dell’ingresso, e la fontana, reinterpretata come depressione sull’asfalto da riempire ogni inizio di anno con acqua per la cerimonia di “battesimo” dei nuovi studenti. Il senso di ampiezza all’interno della FAU è dovuto principalmente alla grande sala centrale, un elemento ricorrente nella storia dell’architettura. È il vuoto del Salone Caramelo (nome del colore del pavimento, un giallo ocra) che dimostra le dimensioni dell’edificio, orizzontalmente e verticalmente, e provoca il senso di unità interiore. Seguendo il suo

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[imm.55 - la facciata della FAU dopo la sua inaugurazione] fonte: https://conservafau.wordpress.com/

[imm.56 - costruzione dell’edificio, l’esecuzione del pavimento di mosaico portoghese del foyer dell’auditorium] fonte: https://www.arcoweb.com.br/noticias/ arquitetura/centenario-artigas-tema-debatesfauusp

spirito civico, Artigas ha voluto creare all’interno dell’edificio un ambiente favorevole allo scambio tra individui, in modo libero e democratico, come nella città. Se la concezione democratica domina il partito del progetto, è nel Salone Caramelo che la sua connotazione simbolica si realizza più chiaramente. Creato come un Forum, non è solo un luogo riservato alla realizzazione di vari seminari universitari, ma soprattutto uno spazio invitante che induce la comunità scolastica a svolgere attività collettive, la cui importanza è sempre ricordata, anche quando il salone è vuoto[9]. La sua ampiezza verticale è in contrasto continuo con l’attenzione orizzontale del soffitto omogeneo che copre indistintamente l’edificio. Così come l’eliminazione della nozione di corridoi come elementi di circolazione, disponendo i percorsi come spazi di socializzazione di fronte al cortile e ai giardini interni, in un unico blocco, si verifica come se un’espansione centrifuga fosse abilmente contenuta all’interno di una struttura delimitata. . Se esternamente la FAU è una fortezza, come ha notato il capomastro portoghese che l’ha costruita[10], all’interno il sentimento cambia completamente, con una copertura di 8 mila metri quadri che lascia la luce naturale

penetrare la lastra, in una griglia di 960 aperture. È possibile conoscere il clima esterno attraverso il carattere fisico traslucido delle cupole: quando una nuvola passa nel cielo blu, parti dell’edificio si scuriscono, quando una tempesta si avvicina tutti gli ambienti sono presi dall’oscurità che la annuncia, infine sia il freddo che il caldo sono sentiti fortemente dato la ventilazione naturale forzata di ogni apertura. Esiste un’interconnessione fisica continua in tutto l’edificio. Lo spazio è aperto e le stanze e i piani in quote intermedie sono praticamente non separabili, collegati da ampie rampe che li uniscono, e semplicemente gli danno più funzionalità, dato che diventano più specifici. Attraverso il disegno della sezione si può capire la FAU in quattro parti: 1º e 2º Piani: attività di supporto e manutenzione, infrastrutture e servizi con officine, spogliatoi, magazzini; 3º e 4º Piani: attività pubbliche di incontro ed esposizione con il Museo, l’Associazione Discente, il ristorante, la presidenza, il Salone Caramelo e l’ingresso; 5º e 6º Piani: attività generiche che connettono e sopportano

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pagina 68 [imm.57 - salone caramelo, piazza dell’edificio e punto di ritrovo dove tante attività si svolgono] fonte: collezione personale [imm.58 - dalla panchina del corridoio delle aule si vedono l’atelier interdipartimentale, gli atelier e la biblioteca] fonte: collezione personale

[imm.59 - vista del corridoio accanto all’atelier 5, da dove si vede quasi tutta la FAU, dal foyer dell’auditorio nel pavimento più basso, al piso delle aule, il più alto] fonte: collezione personale

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pagina 70 [imm.60 - rampe che collegano tutti i piani, un promenade architecturale dove si osserva e si è osservato, percorso di incontri e chiacchere tra amici, studenti e professori. La FAU Ê fatta di punti di intersezione e transizione, che si aprono allo spazio interno in tutta la sua potenza, e si chiudono per il foco del apprendimento della disciplina] fonte: Finotti in: Monolito, 2015, p.135 [imm.61 - fine del percorso delle rampe, dove si inizia il corridoio delle aule] fonte: collezione personale

[imm.62 - punto dove il corridoio accanto agli atelier si apre al salone caramelo] fonte: collezione personale

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[imm.63 - cerimonia di accoglienza dei nuovi studenti, che entrano nel lago davanti alla facoltĂ come in un battesimo] fonte: Flavio Bragaia

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[imm.64 - balcone della biblioteca, con il paesaggio della collina della Biologia] fonte: collezione personale


la relazione tra agli atelier e la città, dipartimenti, segretarie e la biblioteca; 7º e 8º Piani: atelier degli studenti, che insieme alle aule compongono il pacchetto che definisce il corpo primordiale dell’edificio. “Chiunque gridi all’interno dell’edificio sentirà la responsabilità di interferire nell’intero ambiente. Lì, l’individuo viene educato, si urbanizza, ottiene spirito di squadra.” (Vilanova Artigas, 1997, p.101) Alla FAU non ci sono porte per entrare, ma ci sono spazi che sono isolati dalle porte. Nonostante la sua innegabile trasparenza, la biblioteca ha porte, l’auditorio ha porte, le aule hanno le porte. L’edificio scolastico è accessibile perché lo vuole essere, ma i blocchi racchiudibili sono ciò che consente alla scuola nel suo complesso di essere accessibile, aperta a chiunque. Questa è la contraddizione interna dell’edificio, la stessa delle superquadras di Brasília: lo spazio al piano terra è sempre aperto e affrancato, perché ognuno dei condomini ha ingressi privati[11]. Le opere di Artigas caratterizzano insiemi di attività

correlate che hanno unità e identità chiaramente percepibili nello spazio. La biblioteca, per esempio, esprime la sua importanza alla scuola in una presenza piena e solenne, che galleggia autonomamente nello spazio, affermando la sua condizione di costruzione all’interno dell’edificio. Lei illumina il Salone Caramelo, nello stesso modo in cui si affaccia all’esterno, accogliendo chi entra nell’edificio e permettendo agli studenti di stare in un balcone sopra l’accesso principale, coperto dall’estensione del tetto e con vista per il paesaggio naturale della collina della Biologia. La libreria della FAU è il centro di documentazione più importante dell’architettura brasiliana nel mondo. La sua collezione è spesso arricchita da donazioni di architetti brasiliani e delle loro famiglie, da donazioni di libri di altre entità e dalla produzione di propri docenti e studenti. Oltre a libri e periodici, la biblioteca ha una collezione composta da collezioni di progetti originali, fotografie, mappe, materiale audiovisivo, per un totale di circa 400.000 documenti[12]. La mancanza di spazi adeguati a ospitare le collezioni, sommate alle attività professionali che nascono da esigenze di crescita e di manutenzione, generano richieste di adeguata struttura fisica. La

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pagina 74 [imm.65 - atelier 3, presentazione di tesi di laurea e esposizione di modelli. Tutti gli spazi sono occupati dalla architettura, l’edificio permette interventi degli studenti non solo dentro gli atelier e aule accademiche, ma nei rampe e corridoi] fonte: collezione personale [imm.66 - ultima rampa occupata da un modello in cartone, progetto di abitacolo] fonte: collezione personale

[imm.67 - corridoio degli atelier con tavole di consegna del laboratorio di progettazione appese nelle pareti] fonte: collezione personale

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pagina 76 [imm.68- simposio internazionale sull’iniziativa scientifica e tecnologica dell’università SIICUSP] fonte: collezione personale [imm.69 - lezione di disegno con modelli nudi del primo semestre del corso di architettura] fonte: collezione personale

[imm.70 - lavoro di abitaculi in cartone del quarto semestre del corso di architettura] fonte: collezione personale

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[imm.71 - assemblea dello sciopero di 2011] fonte: collezione personale [imm.72 - festa annuale degli studenti] fonte: Atletica FAU USP

[imm.73 - opere di restauro di 2014] fonte: collezione personale

collezione è distribuita tra armadi, scaffali e dei tubi dove vengono organizzati disegni di progetto, essendo solo 72 metri quadri in ambiente climatizzato. Un concorso di idee (che questo lavoro considera uno dei punti di partenza per la tesi) è stato realizzato per ampliare l’archivio della biblioteca, con un’area per la consultazione di progetti e il restauro di opere rare. I frontoni esterni sono una delle soluzioni più eccezionali del progetto, quattro lunghe travi a vista che supportano e si integrano con gli ultimi piani, chiudendo lo spazio per sé. Formano un pacchetto che contiene le attività proprie di una scuola, in questo caso le aule e gli atelier, che di conseguenza non hanno finestre, ma si basano su aperture zenitali come fonte di luce naturale. Questa caratteristica sembra strana per chiunque non vivesse la FAU, comunemente chiamata di “edificio senza finestre”. Tuttavia, i pavimenti sotto i frontoni sono completamente aperti e vetrati, ma poiché sono spostati internamente dalla facciata non gli viene riconosciuta sua propria importanza. Inoltre, l’assenza di finestre degli ultimi piani costringe sia il docente che lo studente a focalizzare l’attenzione sull’insegnamento senza alcuna distrazione esterna. I frontoni definiscono, quindi, il

volume principale dell’edificio, che simbolicamente contiene la sua attività primordiale e forma un corpo sollevato sui pilastri esterni. I pilastri seguono la modulazione di 11 metri, nei raggi trasversali il modulo varia, ma sempre dalla base di 1.1m (0.275m, 0.55m, 1.1m, 1.65m). Le campate secondarie sono a 11 metri di distanza, mentre la campata principale, dove si trova il Salone Caramelo, è di 22 metri. Giustifica in parte le campate della struttura l’uso di tubi con aria compressa per le fondazioni, adottati in funzione della sua capacità di ricevere carichi più grandi. I pilastri esterni, due V rovesciati sono marcati da un bassorilievo di 3 centimetri, originariamente inteso come un giunto strutturale[13]. Oltre a rivelare il momento in cui il frontone scompare all’interno del blocco di fondazione, il fregio è un segno della quota del pavimento del museo, livello sul quale è inserito il corpo principale dell’edificio. Il pavimento predominante è la resina epossidica di colore caramelo (giallo ocra), che, oltre alla luminosità del tetto, porta unità e continuità nello spazio dato che attraversa praticamente tutti gli ambienti. Le piastre di gomma applicate alle rampe sono una soluzione antiscivolo, ma non impediscono la continuità del giallo,

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“La fondazione che vuole essere pilastro, la trave che vuole essere di supporto verticale, un affioramento delle fondamenta che si alza per trovare il frontone, che, a sua volta, scende per trovare la fondazione.� (Barossi, 2016, p.123) pagina 80 [imm.74 - pilastro esterno della FAU] fonte: Finotti in: Monolito, 2015, p.126 [imm.75 - facciata di acesso all’edificio, con il pavimento del salone caramelo e sopra la biblioteca] fonte: collezione personale

[imm.76 - facciata retrostante, dove si osservano il pavimenti dei laboratori, il pavimento del museo con il ristorante e sopra i dipartimenti dei docenti] fonte: collezione personale

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[imm.77 - laboratorio di modellistica originale, dentro l’edficio della FAU nel secondo pavimento] fonte: https://conservafau.wordpress. com/2017/01/06/a-fau-mudou-oficinas/

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[imm.78 - confronto di inserimento dell’annesso, progetto di Gian Carlo Gasperini, e la FAU] fonte: https://sarauparatodos.wordpress. com/2015/07/15/o-desenho-vilanova-artigaspredio-da-fau-usp/


garantita dagli ampi bordi dei piani inclinati, come se la rampa fosse anche tutta in resina epossidica e la gomma un tappeto nero nel mezzo. All’ingresso dell’edificio è stato utilizzato il mosaico portoghese, tradizionalmente utilizzato come marciapiede e nelle piazze brasiliane. Dà all’entrata una connotazione urbana ed esterna, sebbene coperta, definendo anche una chiara transizione tra l’interno e l’esterno, dove il passaggio dall’edificio alla città non è un limite, ma una transizione. Senza porte, il confine tra l’interno e l’esterno non si manifesta con l’ostruzione, ma in contrasto con la resina epossidica: dal fatto a mano all’industriale, dal rustico al lucido, dall’irregolare all’uniforme, dalla trama al colore[14]. Allo stesso modo in cui l’asfalto avanza nell’edificio, la piattaforma avanza sull’asfalto oltre l’edificio, diluendo i limiti e costruendo le transizioni. Il mosaico viene usato anche nel foyer dell’auditorium, attribuendo a quel luogo un significato di piazza, affermando il suo uso oltre gli usi della scuola. La centralità e la visibilità di questo rettangolo, accanto alle rampe e con una verticalità che va dal livello più basso alla copertura, ha un carattere urbano in relazione all’edificio che pone simbolicamente l’ambiente urbano come presenza permanente.

Durante la vita quotidiana dell’edificio sono stati realizzati numerosi interventi per modificare e adattare i loro spazi alle crescenti esigenze dell’insegnamento dell’architettura. Sul lato sud-est del Salone Caramelo, dove c’era il balcone che collegava l’edificio alla linea del Corridoio delle Scienze Umane, sono stati installati i settori amministrativi, chiudendolo all’area esterna e compromettendo un concetto fondante degli ideali che hanno guidato il design dell’edificio. Il cambiamento di maggiore conseguenza formale e volumetrica fu la costruzione di un annesso per ospitare i laboratori di prove e modelli. Con le circostanze della fine degli anni ‘80, la crescita della domanda di spazio per la ricerca accademica e nuovi laboratori, l’idea di una estensione per la costruzione di Artigas diventa una realtà. Nel 1988, fu deciso di tenere un concorso per scegliere il progetto, vincendo la proposta del professore e architetto Gian Carlo Gasperini. L’edificio ospitava il Laboratorio di Modelli e Prove (LAME); Laboratorio di Pubblicazione e Produzione Grafica (GPL); Laboratorio di Fotografia (FotoFAU); Grafica e Tipografia. Un volume triangolare con due piani, con uno dei suoi lati incorporati nella pendenza della

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pagina 84 [imm.79 - interno del nuovo laboratorio di modelli nell’edificio annesso, un atelier con pianta libera e tutta altezza, occupato dalle attrezzature e tavoli di lavoro] fonte: collezione personale [imm.80 - facciata esterna del LAME] fonte: collezione personale

[imm.81 - brises della facciata del LAME, inseriti per affacciarsi alla FAU e contraporre la sua orizzontalitĂ ] fonte: collezione personale

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[imm.82 - restauro della copertura] fonte: collezione personale

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[imm.83 - nell’anno 2014, di fronte a una situazione precaria e di pericolo per gli studenti e professori, la FAU subisce opere di manutenzione e restauro; la copertura riceve nuova impermeabilizzazione, con il ritiro dell’acqua infiltrata nelle travi] fonte: collezione personale


Avenida Luciano Gualberto, una delle principali vie del campus. L’annesso torna la sua facciata diagonale verso la FAU, mentre il terzo lato si apre su un cortile di manovre e servizi, accanto al sito che ha successivamente ospitato il Cantiere Sperimentale. Uno spazio aperto all’interno, di altezza doppia, riceve il laboratorio dei modelli, un posto di lavoro specifico per gli studenti, di fronte alla piazza circolare ribassata e il frontone laterale della FAU. Le officine sono separate da questo atelier da una rampa che scende dall’ingresso, sono chiuse da pareti basse e aperte al cortile posteriore. Il progetto prevedeva l’utilizzo di elementi prefabbricati in calcestruzzo, lame verticali lavorati con pigmentazione in tono di rosso, creando un’opposizione cromatica (il calcestruzzo esistente non fu colorato). Le brise-soleil inclinate creavano un ritmo continuo di elementi verticali, in contrappunto all’orizzontalità del frontone della FAU[15]. Un altro elemento che non è stato realizzato è stato il passaggio coperto che collegava il Salone Caramelo direttamente al LAME, in una quota che faciliterebbe il suo accesso. (Pagina 250 del testo allegati !!!) L’edificio perse in questo passaggio una funzione essenziale per l’architettura, la creazione di

modelli di studio. Gli studenti avrebbero imparato nei laboratori di modelli senza dover fare nulla, era parte del percorso quotidiano interno all’edificio. La rottura per distanza, la difficoltà di accesso e la discontinuità ci hanno portato a considerare il modello come un prodotto indipendente, fatto alla fine per mostrare il risultato del progetto. Inoltre, una delle attività didattiche è stata rimossa dallo spazio senza collocare un altro equivalente, perché nelle attuali circostanze gli spazi di ricerca non fanno parte della vita quotidiana degli studenti in generale. L’accesso al lato della amministrazione tramite una rampa e scala in legno, diluisce e separa le persone a seconda di come arrivano, da che parte vengono e dove vanno. Questa scala non era un accesso all’edificio, ma l’uscita per un piccolo cortile contenuto nel giardino peristilio, senza accesso dall’esterno. Uno fuori dentro[16]. Da questo cortile emerse anche un sentiero di collegamento con l’annesso, ancora all’ombra del peristilio frontale. Usarlo come parte di copertura di questo percorso, che poi continuerà scoperto, squalifica il riferimento di questo spazio come un peristilio in senso classico, ed è un percorso la cui importanza è relativa, in quanto corre parallela alla via

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[imm.84 - amache introdotte nel pavimento del museo, elemento della cultura indigena brasiliana e una volontà di creare piÚ spazi di svago e rilassamento dentro l’edificio] fonte: http://joaoalvimcortes.tumblr.com/page/123

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[imm.85 - piccoli spazi per laboratori di informatica] fonte: collezione personale


originale di circolazione e arrivo[17]. L’asfalto è in questo contesto la connotazione di pavimentazione urbana, ma la Città Universitaria ha consolidato questa occupazione dello spazio urbano da automobili, segnando i posti di parcheggio nel pavimento. Quando sono stati costruiti marciapiedi paralleli, il significato della passeggiata di asfalto cessa di esistere, diventando un semplice parcheggio. Come edificio scolare, oltre agli interventi dovuti alla necessità di conservazione e manutenzione, la FAU richiede un adattamento permanente degli usi che riflettono le trasformazioni sociali e tecnologiche, garantendo la corretta pratica e l’insegnamento dell’architettura. Esiste un problema di frammentazione dei laboratori di ricerca, inseriti in uno spazio isolato e stagno che non condivide la sua infrastruttura, oltre al suo isolamento dall’apprendimento quotidiano e dal circuito degli studenti. È inoltre necessario identificare elementi che, nell’ambito dell’infrastruttura della scuola, possono integrare ed espandere il potenziale delle nuove forme di apprendimento, come schermi di grande formato, ambienti di riposo intermittenti e aree di lavoro comuni, opportunità per la stampa veloce di disegni in tutti i formati. Gli studenti

di design, che studiano di sera, richiedono una relazione più diretta tra gli atelier e i laboratori di prove e modellistica, tra teoria e produzione.

note [1] Monolito, 2015, p.11 [2] Monolito, 2015, p.19 [3] Monolito, 2015, p.24 [4] Monolito, 2015, p.26 [5] Monolito, 2015, p.109 [6] Barossi, 2016, p.163 [7] Barossi, 2016, p.161 [8] Barossi, 2016, p.121 [9] Monolito, 2015, p.110 [10] Barossi, 2016, p.129 [11] Barossi, 2016, p.162 [12] Mighez, 2011, p.3 [13] Barossi, 2016, p.124 [14] Barossi, 2016, p.66 [15] Junqueira, 2016,p.250 [16] Barossi, 2016, p.180 [17] Barossi, 2016, p.181

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edifici della facoltà , quello di Artigas, l’annesso di Gasperini e il cantiere sperimentale; sotto la sezione territoriale con la collina della biologia 0

50m

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SCUOLA

DIPARTIMENTI COSTRUZIONE

ATELIER

cantiere, normativa struttura infrastruttura topografia idraulica/elettrica

città trasporti foto

AULE

pratica e produzione accademica degli studenti

SCIENZE DELLA NATURA ottica elettronica

matematica fisica stabilità

ATELIER INTERDIPARTIMENTALE uno degli atelier degli studenti

PROGETTO - pratica e sintese progetto - edifici pianificazione - paesaggio, città, regione disegno industriale - progetto dell’oggetto programazione visuale STORIA scienze umane, sociologia, economia, estetica, storia dell’architettura, dell’arte, della tecnologia, della società

AMMINISTRAZIONE PRESIDENZA

CONGREGAZIONE

FORUM

PIAZZA

ACCADEMICA

OPERATIVO

RAPPRESENTAZIONE DEGLI STUDENTI

CARAMELO

LABORATORI CONSIGLIO DEL MUSEO

seminari eventi mostre

manifestazioni incontri

RISTORANTE incontri BIBLIOTECA

AUDITORIO

MUSEO

seminari eventi simposi

cinema teatro

92 PASSEGIATA


diagramma della interpretazione della riforma accademica del 1962 come programma di spazio fonte: Barossi, 2016, p.99

schizzi della FAU

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livelli 1 | 2

livelli 3 | 4

progetto originale

livelli 1 | 2

livelli 3 | 4

progetto realizzato

spazi chiusi servizi

piante | analisi degli spazi pieni e vuoti per pavimenti, un confronto tra i disegni del progetto ideato da Artigas e lo stato di fatto attuale. Si vede come gli spazi sono organizzati come scatole dentro l’involucro dell’edificio

privato

pubblico

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sezione trasversale


livelli 5 | 6

livelli 7 | 8

livelli 5 | 6

livelli 7 | 8 foyer auditorio salone caramelo

sezioni | man mano le rampe salgono, le funzioni degli spazi diventano più specifici per l’insegnamento dell’architettura, mentre i pavimenti vicini al piano terreno sono pubblici, con l’audiorio, ristorante e museo. Nella sezione longitudinale si vedono le altezze del foyer dell’auditorio e l’ampiezza del salone caramelo

privato

pubblico

sezione longitudinale

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[imm.86 - corridoio dei laboratori] fonte: https://conservafau.wordpress.com

[imm.87 - uno dei laboratori] fonte: Finotti in: Monolito, 2015, p.149

02LABORATORI

01AUDITORIO

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[imm.88 - foyer dell’auditorio con piso di mosaico] fonte: collezione personale

[imm.89 - auditorio originale] fonte: https://conservafau.wordpress.com

[imm.90 - nuovo layout dell’auditorio] fonte: https://conservafau.wordpress.com


pianta livelli 1 e 2 0

20m

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[imm.91 - ristorante e caracol] fonte: collezione personale

[imm.92 - pavimento del museo] fonte: https://stickel.com.br/atc/?s=FAU+USP

[imm.93 - infissi, in acciaio, continui del museo] fonte: collezione personale

04MUSEO

03SALONE CARAMELO

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[imm.94 - amministrazione originale, con il balcone] fonte: Barossi, 2016, p.22

[imm.95 - panchina dell’ingresso] fonte: Finotti in: Monolito, 2015, p.132


pianta livelli 3 e 4 0

20m

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[imm.96 - atelier interdipartimentale] fonte: collezione personale

06DIPARTIMENTI

05BIBLIOTECA

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[imm.97 - area di studio della biblioteca] fonte: http://archeyes.com/fau

[imm.98 - balcone della biblioteca] fonte: collezione personale

[imm.99 - balcone della biblioteca] fonte: collezione personale


0

20m

pianta livelli 5 e 6 0

20m

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[imm.100 - aula 804] fonte: collezione personale

[imm.101 - aula 808] fonte: collezione personale

[imm.102 - sciopero impedisce l’accesso alle aule] fonte: collezione personale

08AULE

07ATELIER

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[imm.103 - atelier 1] fonte: collezione personale

[imm.104 - atelier 2] fonte: collezione personale

[imm.105 - atelier 4] fonte: collezione personale


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20m

pianta livelli 7 e 8 0

20m

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sezione trasversale

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0

20m


sezione trasversale 0

20m

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sezione longitudinale 0

20m

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sezione longitudinale 0

20m

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pianta annesso LAME 0

20m

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[imm.106, 107 e 108 - disegni originali del progetto dell’edificio annesso della FAU, con la presenza della passerella che creerebbe una connessione diretta con il salone caramelo, non realizzata] fonte: Junqueira, 2016, p.256


sezione annesso 0

20m

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PROGETTO ampliamento della facoltà di architettura

[imm.109 - schizzi di Vilanova Artigas per possibili interventi e ampliazioni dell’edificio] fonte: Monolito, 2015, p.53

Il prodotto di questo lavoro è l’ampliamento della Facoltà di Architettura e Urbanistica dell’Università di São Paulo, con l’obiettivo di rispondere alle attuali esigenze di studenti e insegnanti, oltre a rafforzare l’argomento del confronto tra la città universitaria e il tessuto urbano circostante. La concezione del progetto si basa sull’asse creato dagli edifici del Corridoio delle Scienze Umane, parzialmente realizzato, ancora parte della poetica del volume della FAU e di discussioni sull’urbanizzazione o sulla sua mancanza nel campus. Questa linea guida urbana si svolge su due livelli, uno interno in cui il Salone Caramelo si apre su un balcone per connettersi con gli spazi aperti degli altri edifici; un altro esterno attraverso la spianata in asfalto che unirebbe il complesso, consentendo il passaggio pedonale tra le diverse facoltà. I due livelli sono riproposti nel progetto, attraverso elementi paesaggistici e nuovi volumi che collegano l’edificio principale di Vilanova Artigas all’allegato esistente, marginalizzato e poco esplorato dagli studenti. Esiste la preoccupazione di rispettare l’edificio della FAU, emblematico per l’architettura brutalista di São Paulo, e una sintesi dei precetti dell’architetto Vilanova Artigas. Il

volume è stato mantenuto nella sua interezza, con alcune modifiche degli spazi interni come il recupero del balcone del Salone Caramelo, che ora si rivolge all’annesso e alla nuova connessione che si svolge nel sottosuolo. Questa apertura è stata possibile grazie al trasferimento delle attività dell’amministrazione al piano superiore della biblioteca, poiché le aule esistenti con computer sono state incorporate nel programma del nuovo complesso, così come i due volumi esistenti sul pavimento del museo (grafica e cartoleria). Il programma nasce dall’esigenza degli studenti e degli organi che abitano l’edificio, attraverso la ricerca del Piano Master Partecipativo del 2012, e di un concorso organizzato nel 2015 dall’entità Projetar.ORG, in cui si sono riunite soluzioni progettuali per uno spazio esterno per l’archivio della biblioteca, sempre più esteso e con le proprie esigenze di manutenzione e interazione con il pubblico che ha bisogno di accedervi. Sono state evidenziate le critiche che gli spazi esistenti devono affrontare per completare le loro funzioni di insegnamento dell’architettura e del design, che si traducono in nuove aree e volumi integrati nell’edificio. La superficie totale della facoltà riceve un incremento di 6.730 metri quadri,

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sommati ai 21.263 m2 della FAU e ai 2.725 m2 del LAME. Il lavoro di paesaggistica nell’immediato esterno dell’edificio della FAU porta a sé l’ambiente al quale Artigas ha voluto restituire il suo ingresso, cioè la collina della Biologia. Due volumi fiancheggianti alla depressione del lago di asfalto e che coprono i parcheggi, ricostruiti e minimizzati alla nuova realtà di convivenza tra le diverse forme di locomozione disponibili come autobus e biciclette. Questa topografia artificiale incorpora il potenziale verde della collina e lo avvicina, creando una continuità paesaggistica che riafferma la sua importanza ambientale e visiva. La spianata precedente riceve una forma libera, di maggiore organicità rispetto a quella esistente, in un dialogo con il lago che intende lui stesso come polo di attrazione. L’asfalto rimane un piano nobile, sono tolti i marciapiedi paralleli alla via in modo che possa effettivamente diventare il mezzo di trasporto tra i pedoni, con la sicurezza che le vetture non invadono e bloccano la passeggiata. C’è un dialogo tra il piano terra e i nuovi volumi ipogei, attraverso le crepe nel suolo che rivelano ciò che è nel seminterrato. La connessione tra la FAU e l’intervento avviene sul pavimento dell’auditorium, liberando questo

livello delle funzioni incorporate dal programma. All’inizio del corso delle rampe viene rimosso il bagno che serve l’auditorium e viene inserito il primo volume, un quadrato contenente gli spazi della biblioteca richiesti dall’istituzione: un foyer con nuovi bagni, una sala di archivio con un’area di consultazione, locale tecnico di elaborazione e locale per la conservazione e il restauro. Queste aree sono divise da vetri, che consentono il passaggio della luce e l’integrazione con gli studenti, in grado di osservare la conservazione e il restauro di pezzi antichi. Di fronte all’area della biblioteca c’è lo stesso pavimento epossidico color giallo ocra del pavimento della FAU, riutilizzato solo in questo spazio per simboleggiare la sua importante vocazione per le attività dell’edificio. Lì si trova il Consiglio della facoltà, il massimo organo decisionale composto da docenti, studenti e impiegati, precedentemente sul lato della presidenza in uno spazio minimo, ora con ampio spazio per la discussione e l’eventuale interazione con un pubblico più ampio, data la tribuna inserita in un dei vertici del quadrato. Seguendo il percorso assiale che parte dalle rampe si arriva in un edificio a due piani, e quindi il più lontano dal volume


della FAU, che contiene una dicotomia tra tempo libero e lavoro. A un’estremità c’è una grande sala multimediale, con computer e stampanti per soddisfare le necessità dormienti degli studenti, e dall’altra parte una giungla di pali che ricevono amache per il riposo e il relax. Queste sono attività che si svolgono sia a livello inferiore che superiore. Alla fine, è una scala che consente la continuità delle istituzioni e porta all’Istituto di Matematica e Statistica, alla fine del Corridoio delle Umane. La scala crea un’inflessione del volume, un’angolazione che continua attraverso il corpo dell’edificio. Sono inserite le residenze studentesche che hanno anche due livelli, il piano terra dove si trovano le cucine e i salotti, e quello inferiore con le camere e i servizi igienici, oltre a un patio esterno condiviso. La copertura di questo volume allungato è utilizzabile per riunioni o feste, poiché consente la permanenza di un gran numero di persone. Oltrepassando l’ingresso dell’auditorium, il corridoio laterale continua il percorso e si espande su una rampa che scende allo spazio espositivo permanente, un ambiente suggestivo dato la sua luce e configurazione spaziale, dove la forma strutturale è evidente e prominente, un precetto del

brutalismo a cui è stata inserita la FAU. Lo spazio è proposto come un’area che spiega le origini del movimento moderno e brutalista di São Paulo, un museo all’interno del grande museo che è già l’edificio stesso, che racconta la sua storia e le sue sfide durante la sua vita. Le aperture nelle pareti del sottosuolo per creare i nuovi edifici espongono le colonne laterali della facciata, così come l’inizio delle sue fondamenta senza un blocco di intermediazione. È considerato essenziale collocarli in vista e parte di questo progetto, inserendo muri con diversi angoli degli originali, garantendo la chiara leggibilità di ciò che è passato e presente. La maglia strutturale dei nuovi pilastri segue la stessa di quelli interni della FAU, 11 metri o sottomultipli, poiché gli spazi interni seguono la modulazione di 1,1m. Nell’altra estremità della FAU, c’è una connessione diretta con il LAME, la creazione di uno spazio ibrido che incorpora fisicamente il concetto di pensare il progetto e realizzarlo fisicamente, con tavoli e ambienti chiusi che ospitano cartoleria, grafica e attrezzature all’avanguardia come macchine da taglio laser e stampanti 3D per la costruzione di prototipi e modelli, arrivando nell’apposito annesso con una vasta gamma di macchine per la modellazione.

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Le aperture zenitali, che coprono genericamente l’intero volume, sono inserite in punti strategici e in modo deformato, cambiando le misure di altezza e larghezza in base alla composizione architettonica.

Esiste una continua rilettura di elementi presenti nella FAU e ripensati per questo intervento. Le aperture zenitali, che coprono genericamente l’intero volume, sono inserite in punti strategici e in modo deformato, cambiando le misure di altezza e larghezza in base alla composizione architettonica. Gli spazi chiusi seguono la logica della lumaca inserita nel pavimento del museo, un elemento organico e giocoso inserito nel mezzo di una rigida rete di pilastri. Attraverso il LAME, il percorso termina nel cantiere sperimentale, già esistente, ma riallocato per integrarsi con il complesso proposto, con una rampa che ritorna alla spianata principale al piano terra.

Gli spazi chiusi seguono la logica della lumaca inserita nel pavimento del museo, un elemento organico e giocoso inserito nel mezzo di una rigida rete di pilastri.

Il lavoro di paesaggistica nell’immediato esterno dell’edificio della FAU porta a sé l’ambiente al quale Artigas ha voluto restituire il suo ingresso, cioè la collina della biologia. Due volumi fiancheggianti alla depressione del lago di asfalto e che coprono i parcheggi, ricostruiti e minimizzati alla nuova realtà di convivenza tra le diverse forme di locomozione disponibili come autobus e biciclette. Questa topografia artificiale incorpora il potenziale verde della collina e lo avvicina, creando una continuità paesaggistica che riafferma la sua importanza ambientale e visiva.

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ASSE INTERNO DEL CORRIDOIO DELLE SCIENZE UMANE

CONSIGLIO FAU USP

ISTITUTO DI MATEMATICA E STATISTICHE

ABITARE IL C

AMPUS

RESIDENZE

SVAGO LAVORO

IMMERSION

120

INFORMATICA

ARCHIVIO BIBLIOTECA

SPAZIO MOSTRE P


COLLEGAMENTO TEORIA | PRATICA

CANTIERE SPERIMENTALE

LAVORO MANUALE

CARTOLERIA

ASSE ESTERNO DEL CORRIDOIO

IBRIDAZIONE

NE

PERMANENTI

GRAFICA

TAGLIO LASER

STAMPANTI 3D

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LO SVILUPO NEL SOTTOSUOLO

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MUBE PAULO MENDES DA ROCHA

MASP LINA BO BARDI


pianta livelli 1 e 2 0

20m

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FAU


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pianta livelli 3 e 4 0

20m

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pianta livelli 5 e 6 0

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10m

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10m

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10m

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LINKAGE

10m

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LINKAGE

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10m

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Le aperture nelle pareti del sottosuolo per creare i nuovi edifici espongono le colonne laterali della facciata, così come l’inizio delle sue fondamenta senza un blocco di intermediazione.

È considerato essenziale collocarli in vista e parte di questo progetto, inserendo muri con diversi angoli degli originali, garantendo la chiara leggibilità di ciò che è passato e presente.


20cm

Il passaggio tra l’edificio della FAU e i nuovi volumi sono segnati da alcuni elementi che contribuiscono alla percezione tra il nuovo e l’esistente. La linea delle pareti che sono state rimosse hanno una materialità sia in verticale che in orizzontale, conservando l’idea di questi elementi. Una striscia luminosa viene creata dalla chiara separazione strutturale dei volumi, creando una soglia per l’ampliamento.

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Lo spazio museale crea un ambiente di immersione nell’architettura brutalista, con strutture e materiali a vista. I pilastri si spostano dall’asse centrale per aprire delle colonne di luce, pannelli di vetro che si alzano fino a sbucare il pavimento terreno e che si misurano con le colonne di Artigas. Una serie di stecche di vetro che riempiono la modularità strutturale della FAU e aggiungono valori di trasparenza e riflessione sulla facciata principale 145 dell’edificio. 2m


BIBLIOGRAFIA

LIBRI

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JUNQUEIRA, LEV. Os anexos da FAU-USP: do ateliê da Vila Penteado ao concurso de 1989. 2016. Tesi di Laurea Magistrale, Facoltà di Architettura e Urbanistica, Università di São Paulo, São Paulo.

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