Portfolio dei Lavori universitari di Stefano Toniato

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PORTFOLIO DEI LAVORI UNIVERSITARI

I --U --A --V TONIATO STEFANO - 266972 Università IUAV di Venezia - Facoltà di Architettura Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura Anno Accademico 2012-2013


IUAV

Istituto Universitario di Architettura di Venezia Facolta’ di Architettura Portfolio di Laurea corso di Laurea in Scienze dell’Architettura (ClaSa) D.M. n. 509/1999

autore

Stefano Toniato matr. 266972

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stefano.toniato@alice.it © Marzo 2014 tutte le immagini e fotografie, salvo diversa indicazione sono di esclusiva proprietà dell’autore

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Stefano Toniato

nato a Ci adella il 15/07/1987, vive e risiede a ualmente a Fontaniva (PD) CONTATTI stefano.toniato@alice.it Stefano Toniato FORMAZIONE 27/03/2014 Laureaì in Scienze dell’Archite ura di primo livello conseguito presso l’Università IUAV di Venezia 03/08/2013 Seminario “L’Aquila 2013: monitoraggio topografico dei monumen ” presso L’Aquila. 2006 Diploma di Geometra indirizzo “CINQUE” conseguito presso l’is tuto tecnico statale G. Girardi di Ci adella CAPACITA’ E COMPETENZE PERSONALI Madrelingua: ITALIANA altre lingue: INGLESE B1 O ma conoscenza di programmi di grafica e disegno ve oriale quali Autodesk Autocad e Adobe Illustrator, programmi di ges one immagini quale Adobe Photoshop, programmi di modellazione 3D quali Google SketchUp e 3D studio, motori di renderizzazione quale Vray, programmi di acquisizione 3D e ges one point cloud quali RDF, Agiso Photoscan, iWitness e Pointool, programmi per la correzione delle distorsioni o che quale PtLens. O ma conoscenza del pacche o Office e i più comuni browser internet. Capacità di u lizzo di strumentazione professionale. A ualmente a vo per l’associazione UPD onlus dedicata alla cooperazione internazionale.



“In una società che celebra il super uo, l’archiettura può, nel proprio ambito, opporre resistenza. Ribellarsi alla dissipazione gratuita di forme e signi cati e parlare il propio linguaggio. In un’epoca in cui la cultura della creazione è avvilita e la bellezza è arbitraria, pensare architettura è fare resistenza” PETER ZUMTHOR


PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 1 prof. Maura Manzelle

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SACCA FISOLA: rebuilt NUOVA RESIDENZA STUDENTESCA Sacca Fisola nasce ar ficialmente alla metà degli anni sessanta. In pieno boom economico italiano. Era la ricostruzione e che potesse piacere o no uno dei tan «quar eri operai» ghe o del nostro Paese. Si tra a di un'isola collegata alla Giudecca da un ponte e amministra vamente fa parte del comune di Venezia. Al 16 giugno 2011 contava 1458 abitan . Ricavata per interramento di una barena preesistente non presenta monumen o edifici di par colare rilievo archite onico. Infa , l'espressione diale ale "far saca" indica proprio il deposito di materiale in uno specchio d'acqua. Quest'isola era infa , insieme ad altre in laguna, adibita alla discarica dei fanghi e dei materiali di risulta prodo dalla ci à. Alla fine del Cinquecento il processo di costruzione del suolo su cui edificare la Venezia si era in gran parte concluso, ma la fase di espansione non si fermò e interessò le zone periferiche fino raggiungere le zone piu' esterne della laguna. Le sacche come la punta di Sant'Antonio, dove venivano scarica i fanghi prodo durante la costruzione dell'Arsenale, Sant'Elena, le Fondamenta nuove, Sant'Alvise, Santa Lucia, Sant'Andrea della Zirada, Santa Chiara, Santa Marta, molte zone della Giudecca e Sacca Fisola appunto, ma anche quelle presen nelle isole diventano prima terreni agricoli e poi vengono des nate a suolo pronto per l'edificazione o all'insediamento di nuove industrie o a vità sociali e sanitarie. Dal 1969 inoltre la zona ha ospitato un inceneritore a vo fino al 1984, oggi demolito.

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Il proge o prevede la realizzazione di una residenza studentesca con annesi i rela vi servizi, quali una biblioteca e sala studio, un mini market, un punto ristoro e spazi commerciali. La residenza studentesca si compone di 16 alloggi, per un totae di 26 pos le o. Il complesso si organizza in due edifici che si relazionano con l’impianto preesistente di Sacca Fisola, riorganizzandone il margine sud orientale, creando un nuovo campo tra l’edificio residenziale posto in asse Nord/Sud e la biblioteca che chiude questo nuovo spazio a Nord. Un’accordo sistema di accessi perme e la fruizione di questo spazio non ai soli ospi della nuova stru ura ma a tu gli abitan di Sacca Fisola. Il nuovo campo è infa predisposto per ospitare merca se manali e/o even che possano coinvolgere gli abitan .

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Promuovendo cioè quelle relazioni che possano portare ad una nuova considerazione di Sacca Fisola quale polo residenziale e non appendice dormitorio di Venezia ci à. Dal nuovo campo, per chi non se ne fosse accorto, si può ammirare un incantevole laguna sud.

principale percorso per raggiungere l’area d’intervento direttrici pedonali principali dell’isola principali vie d’acqua


SCHEMA COMPOSITIVO ALLOGGI E STUDIO CONTROLLO SOLARE

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PLANIMETRIE ALLOGGI TIPO - DUPLEX 3 POSTI

4 5

1

2

3

Piano terra Duplex - scala 1:100

6

7

7

8

7

Primo piano Duplex - scala 1:100

8

PIANO TERRA DUPLEX

PRIMO PIANO DUPLEX

1 - soggiorno 2 - cucina 3 - ingresso 4 - bagno 5 - terrazzo

6 - distribuzione 7 - camera singola 8 - bagno


SPACCATO ASSONOMETRICO IN SEZIONE AA

spazi serviti spazi serventi

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PLANIMETRIE ALLOGGI TIPO - DUPLEX 3 POSTI

2

5

4

1

3

Piano terra Duplex - scala 1:100

8

9 7

6

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PIANO TERRA DUPLEX

PRIMO PIANO DUPLEX

1 - soggiorno/cucina 2 - cucina 3 - ingresso 4 - bagno 5 - terrazzo

6 - distribuzione 7 - camera singola 8 - camera doppia 9 - bagno

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Primo piano Duplex - scala 1:100


SPACCATO ASSONOMETRICO IN SEZIONE AA

spazi serviti spazi serventi

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PLANIMETRIE ALLOGGI TIPO - SIMPLEX

3 4

1

2

Piano terra Simplex - scala 1:100

5

Piano soppalcato - scala 1:100

SIMPLEX 1 - soggiorno/cucina 2 - ingresso 3 - bagno 4 - terrazzo 5 - zona no e

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SPACCATO ASSONOMETRICO IN SEZIONE AA

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PLANIMETRIE GENERALE COMPLESSO -

piano terra - scala 1:5000

possibilità di attracco

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PLANIMETRIE GENERALE COMPLESSO -

primo piano - scala 1:5000

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PLANIMETRIE GENERALE COMPLESSO -

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secondo piano - scala 1:5000


PLANIMETRIE GENERALE COMPLESSO -

terzo piano - scala 1:5000

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prospetto sud

sezione - AA

sezione - BB

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ARCHITETTURA DEGLI INTERNI Prof. Cristiana Eusepi Gruppo di lavoro: - Fronterrè Dolma - Zanet Margherita - Toniato Stefano

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1908

IL POSTO DELLE FRAGOLE SMULTRONSTÄLLET DOVE:

Alta montagna. Altitudine intorno ai 2000 m. Il sito è stato teatro di scontri durante il primo conflitto mondiale e di questi avvenimenti il territorio ne mostra chiaramente i segni. Il contesto è dominato dalle rovine di un forte austroungarico.

CHI:

Per chiunque senta il bisogno di raccogliersi per riposarsi o meditare, ritrovando se stesso.

QUANDO:

Preferibilmente da maggio fino alle prime nevi.

Il posto delle fragole prima ancora di essere un luogo è una condizione. Da ben prima del noto film di Bergman, “Smultonstallen”, nella lingua svedese indica un luogo interiore in cui ognuno di noi si chiude quando tu o fuori non fa per lui, o ha più bisogno di ricaricarsi. Si tra a di una condizione di “resistenza” al mondo cao co, non più “umano”. Un modo per non cedere, da cui tornare pron per affrontare di nuovo la vita.

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1402 - Passo Vezzena


ANALISI DEL LUOGO Il luogo scelto per la realizzazione della nostra opera è il versante sud della cima del monte Vezzena. La Cima Vezzena (1.908 m s.l.m. - de a anche Pizzo di Levico) è una montagna dell'Altopiano di Asiago nelle Prealpi Vicen ne. Si presenta oggi come una superficie pressochè regolare, generalmente compa a dal punto di vista della stabilità. Nonostante gli avvenimen bellici, infa , non ha mai dato a o a fenomeni di po franoso. Presenta un o mo orientamento dal punto di vista dell’esposizione solare ed favorito da una buona ven lazione sia nel periodo es vo che in quello invernale. L’unico vero problema riguarda l’approvvigionamento idrico. Infa l’unico modo per garan re una minima riserva d’acqua è quello di realizzare delle cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Espediente questo già u lizzato dai costru ori del forte sovrastante. In alterna va si può ricorrere ad un sistema di pompagio per step al metrici. Garan rebbe una maggiore quantà d’acqua, ma risulterebbe oltremodo costoso ed impa ante per l’ambiente. Di seguito ripor amo l’analisi ambientale da noi effe uata.

ANALISI AMBIENTALE INSOLAZIONE ANNUA:

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Il proge o richiesto tra ava la realizzazione di un edificio dalle forme ben delimitate, dalle quali non si poteva uscire se non per un 20% del volume totale. In questo modo però ci veniva lasciata la massima libertà di definizione della funzione, dello scopo e della posizione. Abbiamo quindi scelto come luogo la cima di una montagna. Perchè è difficile da raggiungere. Perchè lì in cima è l’ambiente a comandare, non puoi arrogar il potere di fare ciò che vuoi. La montagna è luogo di silenzio. E nel silenzio anche la minima nota stonata si sente. Già, in un mondo cao co come quello che abbiamo costruito non siamo più in grado di ascoltare il silenzio. Ci guardavamo a orno e vedevamo soltanto persone di fre a. Esami, revisioni, scadenze varie, si correva persino per non fare tardi all’appuntamento per rilassarsi! E poi? E poi inevitabilmente l’uomo si perde. Non trova più la sua strada. Si guarda intorno ma non vi sono altro che incombenze che come massi gli franano addosso. Cerca una via, ma non sa più leggere le stelle. Vuole scappare, ma si ritrova a correre in cerchio. DIREZIONE PREVALENTE DEI VENTI:

Non è correndo che si raggiungono i luoghi, specialmente quelli interiori. Il posto delle fragole è un “luogo” pensato non per una figura precisa, non esiste un unico des natario/proprietario. Perchè si tra a di un posto u lizzabile da chiunque ne senta il bisogno. Come le montagne che non hanno proprietari ma sono di tu e di chiunque abbia la volontà di arrivarci in cima.

periodo es vo periodo invernale

PRECIPITAZIONI: media annua: 1460 mm

media annua: 199,5 cm

“In una società che celebra il successo, l’architettura può opporre RESISTENZA. Ribellarsi alla DISSIPAZIONE gratuita di forme e significati e parlare il proprio LINGUAGGIO.” P. Zumthor 23


MODULO

RIFERIMENTI

villa Vals - Christiam Muller

Roden Crater - James Turrel

Restauro del forte Belvedere - F. Collotti

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IL PROGETTO Una volta definito l’ogge o della nostra ricerca proge uale abbiamo iniziato a lavorare sulla forma. Il modulo a noi assegnato era una sorta di ovale dall’altezza variabile. Una volta sovrapposta alla planimetria del luogo ci è subito saltato all’occhio come questa forma suggerisse l’idea della “buca”. Dopo diverse prove di orientamento la direzione in linea con l’al metria è apparsa la soluzione che offriva maggiori potenzialità.

Decisa la disposizione, occorreva entrarci. La filosofia del viaggio come percorso anche interiore è sempre stato un tema di grande interesse per noi, abbiamo quindi voluto integrare l’opera con il contesto non solo fisico del luogo, ma anche con quello interiore di chi a questo luogo intende giungere. In pra ca “il posto delle fragole“ non è il fine del percorso. Ne è tappa intermedia. Quindi da lasciare inevitabilmente. Non si tra a di un posto dove soggiornare per lunghi periodi. Ci stai finche ne hai bisogno, finchè non sarai in grado di riprendere la tua strada. Che porterà oltre. Analogamente al percorso interiore di chi vi giunge, il lungo tunnel d’ingresso è una parabola discendente nell’oscurità e nell’oppressione dello stato d’animo. Esso si fa infa sempre più stre o e “soffocante”. Ma alla fine c’è una luce, un suggerimento a non lasciasi andare, e un’apertura, sulla destra, non visibile nell’avvicinamento. Simbolo questo che qualche volta è necessario cambiare la propria strada, provare a “spostarsi un pò in là” e scoprire che magari la strada che credevamo senza uscita in realtà ce l’ha, anche se non la vediamo subito. Una volta entra troviamo subito le alcove dove riposare dalla fa ca fisica. E in ques ambien confortevoli rigenerarci come in un bozzolo. Lo spazio è minimo. La passerella sospesa in COR TEN, vero filo condu ore del percorso ci porta poi al livello terra dove trovano posto i servizi e vi è il salone dove da aperture mirate entra gradualmente l’ambiente esterno. Dalla grande parete vetrata, aperta sul cor le di roccia, è sempre bene in vista il sen ero di COR TEN rosso, e la scala che ci riporta a monte. Alla strada.

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studio per i sostegni della vetrata

studio per la chiusura della vetrata

studio per scala esterna e “percorso� di COR-TEN

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uscita a monte


1.74

0.95

7.17

0.96

pianta primo livello (entrata) - SCALA 1:100

pianta livello terra - SCALA 1:100

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sezione AA - SCALA 1:100

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planimetria primo livello con sviluppo tunnel di ingresso - SCALA 1:100

Cemento

COR TEN

Legno

I MATERIALI Cemento, Ferro, legno. materiali che possiedono una forza primigenia, che sanno ricordare all’uomo la sua dimensione.

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PLASTICI DI STUDIO

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Plastico di progetto - scala 1:20

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 2 prof. Benno Albrecth

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PLAN OBUS: Algeri 1931 NUOVI QUARTIERI RESIDENZIALI Dopo Parigi, Algeri è di sicuro la ci à più studiata da Le Corbusier, ma anche la più corteggiata. Il piano di Algeri non nasce solo dal ricordo della FIAT-Lingo o, dalle ci à lineari e dagli acquedo romani, ma deriva probabilmente dai cara eri della scri ura araba. Sta di fa o che solo vaghe connotazioni funzionali possono essere so ese sia al lungo viado o che si snoda parallelo al mare, sia al “cluster” di renders ricurvi di forte imperatore, collega alla ci à degli affari del porto da un altro viado o re lineo. Le Corbusier si os nerà a produrre piani e varian successive per Algeri dal 1931 al 1942: ogni volta le sue proposte sono più contra e. Si ridurranno alla fine ad un solo gra acielo. La storia di una sconfi a dal punto di vista pre amente economico. La storia di un lungo e paziente laboratorio di idee archite oniche dal punto di vista di Le Corbusier.

È a ridosso del grande viado o cos ero che trova posto questa nostra idea proge uale. Un nuovo insediamento residenziale che si dovrà quindi relazionare con l’ingombrante preesistenza del grande viado o. Quest’opera non è stata certo realizzata, tu avia l’intento di questo nostro esercizio è appunto quello di doversi me ere in relazione con un ogge o archite onico di dimensioni considerevoli. Non ci sono sta impos vincoli par colari, ma la semplice richiesta di proge are un nuovo insediamento per un cen naio di persone. Dopo aver studiato a entamente la situazione, dando per costruito il grande viado o “residenziale” da 180000 abitan , ci siamo concentra sulle problema che che ad esso connesse. Abbiamo quindi deciso di porci in una posizione dichiaratamente “staccata” da questa ingombrante preesistenza. Privilegiando un approccio meno invasivo per l’ambiente della costa. Il nostro proge o parte dal desiderio di garan re a tu la medesima privacy. Ispirandoci alla tradizionale abitazione algerina, abbiamo proposto una serie di agglomera compos ognuno da 5 unità abita ve, divise tra loro da altri muri perimetrali, ma tu avia racchiuse in compa blocchi di 14 x 46 m dispos a scalare lungo il pendio. In modo tale da garan re ad ogni blocco la stessa vista sul mediterraneo. Per questo mo vo, sul muro perimetrale verso il mare di ogni unità abita va, è presente un’ampia finestra che offre alle persone una magnifica vista sul grande mare, preservando al contempo la privacy degli altri abitan. Infa in sede di proge o abbiamo prestato a enzione alla disposizione reciproca di ques blocchi edilizi. Sfru ando infa la naturale pendenza del declivio, abbiamo posto ogni blocco ad una distanza tale che chiunque si affacci dalla grande finestra, non possa in alcun modo vedere chi s a nell’abitazione di so o.

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Tale a enzione è stata usata anche per la realizzazione degli accessi dalla strada, è previsto un disposi vo a o ad impedire a chi giunge dalla strada di vedere oltre la soglia. Si tra a di un mure o posto subito oltre la porta che impedisce una visione dire a all’interno dell’unità. Ogni blocco è composto da 5 unità abita ve. Due unità da 45 mq, predisposte per 2 inquilini; due altre unità da 80 mq, predisposte per accogliere 4 inquilini e infine un’unità da 95 mq per 5 inquilini. In totale ogni blocco edilizio accoglie un totale di 11 abitan . Ogni insediamento è composto di 9 blocchi, per un totale complessivo di 99 abitan . Ogni insediamento prevede altresì la presenza dei principali servizi colle vi quali negozi, parcheggi e traspor . Ques insediamen sono infa collega alla grande autostrada cos era a raverso apposite bretelle stradali, terminan ai piedi del declivio dove trovano posto i parcheggi comuni, le a vità commerciali e la nuova fermata della linea metropolitana. Il vantaggio di questa sistemazione è l’espandibilità a raverso la ripe zione della stessa lungo le dire rici individuate in fase di proge o. I collegamen all’interno dell’insediamento, dai parcheggi alle singole abitazioni, sono garan da percorsi ciclo-pedonali dedica .

SCHIZZI DI PROGETTO

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ANALISI ALGERI TEMPERATURE MEDIE

PRECIPITAZIONI


SCHEMA COMPOSITIVO DELL’IMPIANTO E POSSIBILI DIRETTRICI DI ESPANSIONE

LEGENDA - lotti residenziali - assi percorsi pedonali - assi percorsi ciclo-pedonali - viabilità secondiaria scala 1:3000

- direzione possibile espansione

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IMPIANTO DI QUARTIERE

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PLANIMETRIA ALLOGGIO 45 mq

PIANO TERRA - scala 1:200

COPERTURA - scala 1:200

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PLANIMETRIA ALLOGGIO 80 mq

PIANO TERRA - scala 1:200

PRIMO PIANO - scala 1:200

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PLANIMETRIA ALLOGGIO 95 mq

PIANO TERRA - scala 1:200

PRIMO PIANO - scala 1:200

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PLANIMETRIA GENERALE PIANO TERRA

scala 1:200

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PLANIMETRIA GENERALE PRIMO PIANO

scala 1:200

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PLANIMETRIA GENERALE COPERTURA

scala 1:200

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prospetto est - scala 1:200

prospetto ovest - scala 1:200

sezione CC - scala 1:200

sezione AA - scala 1:200

sezione BB

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prospetto sud - scala 1:150

sezione EE - scala 1:150

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prospetto nord - scala 1:200

sezione DD - scala 1:150

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AASONOMETRIA ISOMETRICA

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scala 1:200

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CORSO DI RESTAURO Prof. Nullo Pirazzoli In collaborazione con: - Canetti Eleonora

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appunti per un restauro COMPESSO DI

SANTA MARIA DEI SERVI IN VENEZIA Il proge o di restauro del complesso di S. Maria dei Servi di Venezia affronta la tema ca del “fare architettura” avendo come ogge o una costruzione che si può definire storica. Non dunque un puro intervento conserva vo che non consen rebbe la presa di coscienza dei “valori” che un’opera storica porta in sè come “testo”. Ignorando ques contenu , non è possibile agire con consapevolezza, che significa, comprendere culturalmente quel “testo” e saperlo analizzare. A raverso tu i possibili strumen (dal metro, alla ricerca delle fon storiche), per campi d’indagine (dai materiali alle stru ure, dagli spazi, ai colori). Con rispe o nei confron di ciò che è, per il fa o stesso che esiste e richiede da noi una cura, un soccorso, un miglioramento delle sue condizioni. Alla luce di queste considerazioni abbiamo iniziato ad avvicinarci al complesso, svolgendo un completo studio della situazione a uale e un’approfondita analisi storica, con lo scopo di comprenderne lo stato di fa o.

DESCRIZIONE DEL COMPLESSO L'isola in cui è ospitato il complesso è vaste dimensioni e composizione quasi regolare: il rio della Misericordia a nord, di Ca' Grimani e Ca' Moro a est, dei Servi a sud, che è una prosecuzione del rio di Santa Fosca e, infine, dei Servi a ovest, che è la prosecuzione del rio di san Marcuola. Questa parte della ci à ebbe unitarietà solo nel XIV secolo, quando grossi interven di bonifica definirono le diverse isole. Il monastero dei Servi di Maria occupava più di tre quar dell'isola, aveva un'estensione di quasi 11000 metri quadra , e oltre alla grande chiesa, cappella dei Lucchesi e scuola dell'annunziata, era completo di tu i luoghi pici di un grande monastero. L'accesso all'isola avveniva dal ponte de' Servi, mentre si accedeva alla fondamenta da sud. Dal ponte dei Servi si accedeva al campo dal quale, allungandosi fino all’estremità opposta, sorgeva uno degli edifici del convento, l’unica parte sopravissuta alla distruzione e recuperata dalla Marovich e dal Canal per la sede del nuovo Is tuto.

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Proseguendo in campo de’ Servi, seguendo il muro che delimitava l’area conventuale vera e propria, vi era la porta che introduceva al cenobio ed alla scuola dei barbieri, sovrastata da un bassorilievo con la croce. Entra si trova uno spazio aperto munito di pozzo e delimitato a est da un edificio nel quale, probabilmente, era posto il refe orio dei fra . Oltrepassato l’edificio si entrava nel chiostro centrale circondato da un colonnato che si estendeva su qua ro la e al centro del quale sorgeva un altro pozzo a raccolta che è tu ora funzionante, elencato nell’inventario dei pozzi di pubblica ragione dipenden dal Magistrato dei Provveditori di Comun nel 1795. Il chiostro era pavimentato con tavole e a quadri di co o e nel por cato erano murate numerose lastre tombali tra le quali spiccava quella di Giovanni d’Avanzo, primo benefa ore dei Servi e che dai fra era ritenuto il Fondatore del Monastero. Fra le lapidi esposte all’interno della chiesa e quelle collocate nel chiostro, il cicogna ne elenca duecentodiciasse e. Oltre questo primo chiostro proseguendo si trovava il secondo chiostro, anch’esso munito di pozzo, dopo il quale si estendeva l’orto del monastero che giungeva fino al rio di Ca’Grimani e di Ca’Moro a est. Lungo il rio della Misericordia si allineava l’edificio conventuale, del quale rimangono ancora delle finestre murate. Completava l’isola verso sud-est la proprietà dei Grimani, con il maestoso edificio costruito nel primo decennio del ‘500 e affrescato dal Giorgione o dal Tiziano, del quale rimane ben poco di originale nella costruzione più recente: il piano terreno.

ANALISI DELLA VEDUTA PROSPETTICA DEL DE’BARBARI La pianta prospe ca della ci à di Venezia fu disegnata da Jacopo de’Barbari nel 1500. Il Convento de’ Servi di Maria è edificato interamente. La grande chiesa è sormontata dalla cupola qua rocentesca con il burio forato da piccole aperture; fu consacrata appena nove anni prima della pubblicazione della xilografia.

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CRONOLOGIA ESSENZIALE 1254 Papa Alessandro IV concede ai Servi di Maria di erigere i loro monasteri, autorizzando i fra a costruire oratori con campana e cimitero. 1304 Papa Benede o XI autorizza defini vamente la cos tuzione dell'ordine. 1314 L'Ordine mendicante dei Servi di Maria è introdo o a Venezia dal frate Francesco da Siena, ospite dei Camaldolesi di San Ma a di Murano. 16 giugno 1316 Francesco da Siena o ene il permesso di costruire la prima chiesa. 1330 Effe vo inizio della costruzione del tempio denominato Li Servi in San Marcilian, poiché la sede parrocchiale era la chiesa di San Marziale Vescovo. 9 dicembre 1353 un Decreto del Senato concede ai fra la costruzione del Ponte de' Servi. 1492 realizzazione del pozzo nel chiostro centrale con l’ordine della Repubblica di farlo usufruire anche al popolo. Fu ricostruito nel 1862-63. 1731 La chiesa viene in gran parte ristru urata. Se embre 1769 un grave incendio devasta il monastero. 17 giugno 1806 il demanio invia la no fica del sequestro. 17 giugno 1806 il demanio invia la no fica del sequestro. 28 marzo 1814 demolizione delle par ritenute rovinose.


1854 Demolizione del ponte che giungeva all’isola di fronte al Portale di San Pellegrino. 1859 Acquisto dell'isola da parte del Canal e della Madre Anna Maria Marovich 1987 Lavori di riordino interno della cappella del Volto Santo.

L’INTERNO DELLA CHIESA Oltre il portale centrale, l’interno della chiesa si presentava di slanciata imponenza. Simile per archite ura alle grandi chiese coeve, come si è già de o, si differenziava perché cos tuito da un’unica grande navata culminante con tre cappelle absidali e divisa al suo centro da un grande coro. Al centro era stato costruito un coro che copriva lo spazio che conduceva alla cappella del Volto Santo e la porta laterale di San Pellegrino. Nel 1731 la chiesa venne in buona parte ristru urata, si demolì il divisorio, ul mo resto del primi vo coro i cui materiali furono riu lizza per i nuovi altari e abbellimen . La perizia demaniale di s ma reda a nel 1811 a mo vo dell’avvenuta soppressione napoleonica delle chiese e dei monasteri, riferisce anche di diciasse e colonne di marmo di ordine ionico che, collegate in alto da un cornicione, abbellivano le pare tu o intorno. La chiesa aveva dimensioni di 60 x 217 piedi vene (metri 20,86 x 75,45). Collocato sulla parete sinistra al termine del coro il monumento al Doge Andrea Vendramin si estendeva per oltre nove metri, perciò si è collocata in quel punto la porta che conduceva dal chiostro alla chiesa.

L’INCENDIO DELL’ISOLA E LA SOPPRESSIONE NAPOLEONICA La no e fra il 16 e il 17 se embre 1769 un furioso incendio devastò il complesso conventuale dei Servi di Santa Maria, seminando distruzione e rovina. Il fuoco si estese prima al dormitorio, poi alla libreria, alla Scuola dei Tintori, al refe orio e lungo tu gli altri edifici fino alle mura della chiesa. Le fiamme salirono lungo il campanile e intaccarono rapidamente il te o della chiesa, poi poco a poco gli interni. Non furono comunque gli incendi del 1769 e del 1789 a provocare la perdita dei luoghi. L’opera di devastazione di numerose chiese e monasteri in Venezia iniziava con gli edi napoleonici del 1806 e del 1810.

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Già nel 1797, tre giorni dopo la caduta della Serenissima, il 15 maggio Venezia veniva invasa dalle truppe francesi che saccheggiarono la ci à. Il successivo 17 o obre veniva s pulato il tra ato di Campoformio col quale Napoleone cedeva Venezia all’Austria; col successivo tra ato di Presburgo Venezia tornava so o il dominio francese e so o l’autorità di Napoleone, imperatore di Francia e Sovrano del nuovo Regno Italico. Il 19 gennaio 1806 le truppe francesi rientrarono in ci à. Il territorio del Regno di’Italia fu diviso in se e dipar men con capitale Milano, Venezia divenne capoluogo del dipar mento dell’Adria co. Nel corso dell’anno e nel 1810 la ci à fu ogge o di razzie selvagge. Vennero così soppressi, col pretesto di un nuovo asse o, quaranta parrocchie, trecento antacinque confraternite, quarantase e monasteri, quarantotto chiese di monasteri, delle quali ven se e vennero demolite e tra queste il Convento Maggiore dei Servi di Santa Maria in contrada san Marcilian. Il 17 giugno 1806 viene inviata la no fica ufficiale del sequestro e si pongono i sigilli sull’archivio del monastero, situato nella loggia del secondo piano dirimpe o alla porta d’ingresso del dormitorio, vicino alla libreria. Il 13 giugno 1810 vengono chiusi a chiave e sigilla la chiesa, la sacres a, la libreria e la cappella del Volto Santo. Dopo un’accurata s ma dei beni, la chiesa fu offerta come sede parrocchiale al parroco di san Marziale, ma quest’ul mo la rifiutò probabilmente per gli oneri che avrebbe comportato il mantenimento di un edificio così grande. Poco alla volta vennero vendu i beni e i nuovi proprietari decisero di trasformare in cavallerizza la cappella dell’Addolorata. Furono smantella il chiostro, tolte le vere da pozzo, vendute le tre campane, rubate le lastre di piombo che ricoprivano la cupola e il ca no absidale. I 3428 volumi della libreria, che era stata ricostruita dopo l’incendio del 1769, vengono in buona parte dispersi e trasporta altrove. Il 24 agosto 1812 , in seguito al Dispaccio Governavo del 5 agosto 1811, la proprietà passa alla Cassa di Ammor zzazione di Monte Napoleone

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e nel gennaio 1814 Virgilio Brocchi di Padova inizia una tra a va con il Demanio per l’acquisto dell’area. In questo momento, dunque, gli edifici erano ancora ere , anche se svuota di tu o ciò che un tempo contenevano. Sarà infa da quest’anno che inizierà l’abba mento sistema co delle an che fabbriche per riciclarne i materiali che le cos tuivano Con licenza del 28 marzo 1814 viene autorizzata la demolizione delle par ritenute rovinose, tu avia i nuovi proprietari cominciano la demolizione generalizzata, seminando macerie ovunque. Tu a l’isola diviene una vera e propria cava. Nonostante il ricavato di queste vendite, i proprietari non riuscirono a sanare i debi accumula in seguito all’acquisto dell’area e il 20 o obre 1826 i beni vennero pignora . Fu così abba uto tu o ciò che aveva cos tuito il Convento Maggiore dei Servi di Maria, ad eccezione di parte del lungo edificio che si allinea sul rio della Misericordia che nel 1844 verrà affi ato e rido o a casa di abitazione e magazzini per tre famiglie. L’accesso dalla fondamenta della Misericordia avveniva a raverso un ponte ligneo dello della Cavallerizza costruito sul rio e successivamente demolito. Nel 1859 gli affi uari divennero cinque. Il primo giugno del 1846, in seguito all’a vazione del Catasto Austriaco che sos tuì quello Napoleonico, i beni vengono nuovamente censi e descri . È interessante notare sia la differenza di rappresentazione dell’isola nelle due mappe, sia la descrizione effe uata dai due Catas : i luoghi, infa , furono devasta dalle demolizioni. Nell’elencazione non appare l’oratorio di san Filippo Neri (ex scuola dell’Annunziata) evidenziata con la le era F nella mappa austriaca.

LA NASCITA DEL NUOVO ISTITUTO Il 27 aprile 1859, in seguito ad un’asta pubblica, Anna Maria Marovich acquistò l’intera area. In poco tempo quasi tu o il complesso fu demolito, tanto che nel 1821 il Municipio in mava di bloccare i lavori. I luoghi rimasero nello stesso stato fino al 1859, quando la Marovich e il Canal proge arono la rinascita dei luoghi, per ospitarvi le ragazza dimesse dalle carceri veneziane.


Quando Anna Marovich giunse nell’isola dei Servi la trovò in uno stato desolante, con le colonne dei chiostri tamponate per evitare crolli. Il 29 luglio 1862 la contessa Loredana Morosini donerà alla Marovich la proprietà confinante ad est della Cappella del Volto Santo, nel cui sito verrà ere a la cappella dell’Addolorata. La chiusura del ponte dei Servi, pericolante, aveva generato problemi di pubblica sicurezza nel campo, divenuto luogo di malaffare. Si rese necessaria, per far fronte a ciò, l’erezione di un muro di cinta per proteggere ques luoghi. Inizialmente ci fu grande sdegno da parte delle is tuzioni, poiché si privava la ci à della vista di quelle splendide rovine.

Le nuove fabbriche dell’is tuto sorsero in parte sulle fondamenta preesisten , per non sprecare nulla. Furono demolite le tredici arcate del cor le centrale e in luogo di esse ne furono messe sei di maggiore dimensione. Il cor le centrale fu pavimentato in masegni e il pozzo fu completamente ricostruito. Si ridisegnò il cor le centrale, gran parte delle fondazioni della parte sinistra della chiesa servirono per elevare nuove murature. Nel 1865, di fronte alla Cappella del Volto Santo, fu elevato un modesto edificio per ospitare il cappellano dell’Is tuto ed una foresteria per gli eventuali ospi .

LE MODIFICHE DEL COMPLESSO ATTRVERSO LA CARTOGRAFIA STORICA

1697

1830

Mappa del CORONELLI

1809

catasto AUSTRIACO

1970

catasto NAPOLEONICO

mappa curata da BALISTERI-TRINCANATO (su base catastale)

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RILIEVO DELLO STATO ATTUALE

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TAV ! - rilievo per trilaterazione semplice dell’ex campo dei servi e del cortile centrale del complesso

TAV 2 - rilievo per trilaterazione semplice dell’ex campo dei servi - misurazioni effettuate ad una quota medi a di 150 cm

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RILIEVO DELLO STATO ATTUALE

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TAV 3 - Fotopiano Sez AA

TAV 3 - ridisegno Sez AA

TAV 4 - ridisegno Sez BB

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DESTINAZIONI D’USO COMPLESSIVE ATTUALI

piano terra

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primo piano

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PORPOSTA PROGETTUALE Con queste parole un grande scri ore e viaggiatore riusciva a descrivere quella par colare cara eris ca, quel par colare “stato d’animo”, che è ciò che rende Venezia tale, che la dis ngue dalle altre ci à. Venezia, questo ”grande ar ficio” è tu a da scoprire. Per farlo però bisogna cercare di uscire da quel flusso e riflusso che dalla stazione va dalla stazione a San Marco e ritorno. Solo così si può scoprire qualcosa di “intrigante”. Bisogna appunto fare come l’acqua, che visita ogni angolo segreto della ci à uscendone poi a raverso dei percorsi prestabili , o inventandosene, se necessario, di nuovi.

“...ci sono a Venezia [...] luoghi magici e nascosti. [...] in queste corti segrete, si aprono porte [...] che conducono sempre in posti bellissimi e in altre storie.” H. Pratt

È sulla base di queste considerazioni che l’idea di proge o ha preso corpo. Non con immagini, come sovente, ma con la volontà di suscitare quelle stesse sensazioni ed emozioni, che si venivano a creare leggendo tali parole e girovagando per Venezia. Scoprendo cor inaspe ate. Vas ssime nel contrasto con la stre a calle che ivi ci ha condo . La sorprese di trovarsi a proprio agio in luoghi in mi, incavi nello spazio comune. La sorpresa quindi, della scoperta. Una serie di piccoli interven , che non modifichino sostanzialmente gli spazi che si sono venu a creare col tempo e le sovrapposizioni di ambien e spazi. Sviluppandone semplicemente le potenzialità.

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studio per la nuova biblioteca ai Servi

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DESTINAZIONI D’USO COMPLESSIVE DI PROGETTO

LEGENDA aree destinate allo studentato aree destinate all’ostello aree destinate alla scuola materna aree destinate al convento aree destinate alla biblioteca aree commerciali aree per lo sport verde pubblicioi e semiprivato percorsi su aree pubbliche proposta di progetto - piano terra

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percorsi su aree private


LEGENDA aree destinate allo studentato aree destinate all’ostello aree destinate alla scuola materna aree destinate al convento aree destinate alla biblioteca aree commerciali proposta di progetto - primo piano

aree per lo sport

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NUOVA BIBLIOTECA AI SERVI A STRUTTURA FRANGISOLE

ACCETTAZIONE

DEPOSITO/ ARCHIVIO BIBLIOTECA

ACCESSO A CONSULTAZIONE LETTURA

INGRESSO

ACCESSO AL CORTILE

EMEROTECA

IMPIANTI TECNICI PORTICATO PUBBLICO

WC PERSONALE

A proposta di progetto - piano terra - scala 1:200

N

A

proposta di progetto - primo piano - scala 1:200

A

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N


proposta di progetto - sezione AA - scala 1:100

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PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA prof. Alberto Ferlenga

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AMBITO DI MONTE ORTIGARA PROPOSTA DI PROGETTO per uno spazio espositivo e una struttura ricettiva Nell'ormai piena consapevolezza che tu a la storia dell'uomo sia non solo storia di tes ma anche di contes , di luoghi fisici che sono il supporto e la condizione ineliminabile dei grandi episodi del tempo e dello spazio, la memoria della grande guerra rappresenta, sul territorio degli al piani vicen ni, un tessuto di forme e di opere ancora straordinariamente leggibili, che una volta riscoperte e valorizzate cos tuiscono un codice interpreta vo per le vicende storiche del nostro tempo.In ques luoghi siamo di fronte ad uno dei più interessan esempi di simbiosi fra natura e storia. Anzi è proprio quell'evento che ne ha fortemente e indissolubilmente connotato tale natura, incorporandola defini vamente nella storia.In ques luoghi, forse più che altrove, la natura è stata trasformata dagli uomini divenendo storia. Un territorio storico dunque, uno spazio di sedimentazioni e presenze nel quale una nuova forma di organizzazione, che leghi quel passato al nostro presente, può rendere più percepibili i valori e le ricchezze della conoscenza. La memoria e il suo futuro, la salvaguardia delle sue tes monianze nel contesto originario sta diventando un valore primario per sviluppare metodologie della conservazione nella prospe va di una completa riconsiderazione dell'ambiente storico come spazio geografico e umano. Parliamo di una realtà storica tes mone per l'uomo nelle vicende che lo hanno coinvolto.

“L’0rtigara è un monte nudo, bisogna vederlo quanto è nudo, per credere. La natura avrà gettato le basi, ma poi dovevano anche esserselo lavorato coi cannoni, sasso per sasso. C’erano camminamenti e postazioni, in una specie di frana generale del monte.” L. Zanzotto - PICCOLI MAESTRI

quota 1760 PIAZZALE LOZZE zona monumentale dell’Ortigara comune di Asiago

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CIMA CALDIERA caposaldo Italiano effettivi 300.000 uomini 1600 pezzi

CIMA ORTIGARA caposaldo Austro- ungarico effettivi 100.000 uomini - 500 pezzi

quota 2105 ORTIGARA

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quota 1933 BAITO ORTIGARA

quota 1760 PIAZZALE LOZZE


Un paesaggio che a raverso quelle vicende si fa cultura e ne riceve un senso. Per ciò questo ambiente così fortemente intriso delle tes monianze materiali della grande guerra può divenire qualcosa di più di una forma visibile, perché è cos tuito per rappresentare una forma mentale, una rete di figure e significa originari. L'organizzazione di un proge o di recupero ambientale e culturale delle aree sugli altopiani vicenni, ancor oggi fortemente interessate dalla presenza fisica della memoria della grande guerra, deve infa passare necessariamente a raverso approfondimen conosci vi della natura e della storia del territorio. Per poter arrivare alla comprensione del rapporto che la presenza militare ha instaurato con questo territorio delle trasformazioni dire e o indire e determinatesi, delle ragioni storiche e delle specifiche conformazioni dell'ambiente. Concentrandoci sul significato del termine “tutela a va” comprendiamo che non c'è conservazione senza un intelligente riu lizzo. Senza dunque l'inserimento del bene nelle ragioni e nelle risposte del bisogno di conoscenza e corre a informazione, proprie del vivere contemporaneo. E pur nella consapevolezza di trovarci in mol casi in presenza di un patrimonio certamente sedimentato nell'ambiente ma sofferente di uno stato di degrado progressivo esercitato in primis dall'azione del tempo, ma anche dall'uomo, siamo però persuasi che ogni cosa che ci capi di incontrare percorrendo le nostre montagne (quali un forte, una trincea, una postazione, un monumento..) ed ogni accadimento in ques luoghi avvenuto (una ba aglia, un rifornimento, una diserzione..) siano indissolubilmente lega . Così tanto fusi insieme da cos tuire il segno, la traccia, la memoria del passato. Che poi la tutela e la valorizzazione di queste tracce aiu no gli uomini a vivere meglio, non è ancora defini vamente dimostrato ma poiché esistono, vanno perlomeno comprese e spiegate. La diversità di questo territorio è dunque un patrimonio irriproducibile. La scomparsa delle opere custodite in esso è una perdita secca e irreparabile per la memoria e l'iden tà stessa dei territori che le contengono. La conservazione di questa diversità deve essere un obbie vo strategico per qualsiasi poli ca culturale e richiedere strumen ges onali ad essa esplicitamente dedica .

Le esperienze di importan interven di recupero, ora divenu modelli per una museologia storica, assun da noi a riferimento per le scelte proge uali, come l'Historial de la grande guerre de Péronne in Francia, il museo Carinziano di Kötschach-Mauthen, il Kobariškj Musej di Capore o e il museo della Grande Guerra sul Lagazuoi a Cor na D'Ampezzo, rappresentano ambi e proposte che grazie a un sapere competente e appassionato hanno saputo valorizzare e sopra u o “comunicare” la realtà complessa e spesso fragile di questa categoria di beni culturali. In quest'o ca prende corpo la nostra idea di proge o. Si tra a di spazi che si vanno a relazionare in maniera organica con l'ambiente nel quale si inseriscono. In questo caso non abbiamo preesistenze importan con le quali confrontarci certo, ma il fronte era vicino. Non tanto, tu avia, da influenzare dramma camente ques luoghi, come è avvenuto per il vicino monte Or gara. Il sogge o del nostro intervento è un piazzale. Uno spiazzo il cui appella vo di “piazzale” suona appunto già strano in un contesto, questo naturale e quasi selvaggio. Ciò ci suggerisce che esso fosse considerato “per nenza” militare, zona logis ca, esclusa dalla naturalità, punto di appoggio per “par re”. È in questo che sta la modifica, la conversione a zona di manovra, l'urbanizzazione funzionale. Il nostro proposito è quindi una riconversione alla naturalità, per quanto possibile in simili luoghi, considera dalla retorica “consacra col sangue”… ma in verità “banalmente” martoria dalla tragedia umana. Andremo ad agire solo ove necessario, mantenendo però ben delineate memoria e presente. Sul fronte nord del piazzale troveranno posto le stru ure rice ve che in tal modo potranno beneficiare della migliore insolazione, per contro nel fronte sud troverà dimora lo spazio esposi vo. Proponendosi come un “percorso”, uno spunto riflessivo per ciò che ci a ende una volta intrapreso il sen ero alla “quota” del monte, per non cedere nuovamente alla retorica e vederlo solo come tributo all'eroismo non ascoltando il messaggio che a raverso le pietre viene lanciato a noi figli, la consapevolezza della bes alità dei padri.

quota 1559 VAL SCURA strada militare di arroccamento

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ROCCE AFFIORANTI

IL SISTEMA COSTRUTTIVO DELLA MUATURA IN C.A.

ESTRATTO DAL LIBRO “I PICCOLI MAESTRI” Lassù, per la prima volta in vita nostra, ci siamo sen veramente liberi, e quel paesaggio s’è associato per sempre con la nostra idea della libertà. In mol modi è un paesaggio ada o a questa associazione: intanto è un altopiano, uno zoccolo alto, e tu i rilievi sono sopra questo zoccolo, ben stacca dalla pianura, eleva , isola . Questo si sen va fortemente lassù: eravamo sopra l’Italia, arrocca . Poi, su questa pia aforma c’è una gran ricchezza di forme specifiche; non è affa o uno zoccolo informe, è un mondo organico, con le sue montagne, e le sue piccole pianure, e le groppe boscose; un mondo alzato tra i mille e i duemila metri, simile a questo in cui viviamo normalmente, ma vuoto, ni do, lucente. La forma più pica, specie nel centro dell’al piano, là dove eravamo noi, sono i piccoli circhi, i teatri naturali in cui la roccia tende a modellarsi; certo ci sarà qualche buon mo vo geologico, ad ogni modo è così. Ce ne sono tan , alcuni minuscoli, alcuni imponen , ma sempre di misura umana, come teatri an chi, in Sicilia o in Grecia. C’è pascolo magro, la roccia è li so o disposta in lastre ampie, e a ogni momento affiora; i diruppe si a eggiano in semicerchio a orno alle piccole cavee; le lastre sovrapposte si slabbrano in blocchi regolari, simulando gradi, scalinate, piedistalli, pezzi di colonne cadute; sei in un teatro di pietra grigio perla e grigio rosa. In ques spazi forma , anche i ges , i passi acquisiscono forma, cioè una relazione ordinata e armonica con essi; pare che il mondo non contenga soltanto, ma guardi. Era come trovarsi fra le rovine di una ci à abbandonata: le distanze erano percorribili, ci si sen va a proprio agio, e insieme un po’ eccita ; era proprio una ci à, enorme, vuota e sconosciuta, ma tu a umana. È lassù che ci siamo sen liberi, e non è meraviglia che ques circhi, ques boschi,queste rocce fiorite ci siano passa dentro, come modi della coscienza, e ci sembrino ancora il paesaggio più incantevole che conosciamo.

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1

2

3

4 12 10 8 8

= 38 cm


VEDERE SENZA ESSERE VISTI

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PLANIMETRIA GENERALE - scala 1:500

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PLANIMETRIA GENERALE LIVELLO TERRA quota +2.50m scala 1:500

PLANIMETRIA LIVELLO SEMINTERRATO quota +0.30m - scala 1:5000

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PLANIMETRIA GENERALE PRIMO LIVELLO quota +5.50m scala 1:500

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PLANIMETRIA LIVELLO TERRA PERCORSO ESPOSITIVO scala 1:2000

PASSERELLA COPERTA -

UNA DIREZIONE OBBLIGATA

2

Si tratta di un percorso obbligato, metafora dell’entrata in guerra. Per chi la guerra la deve fare e non era al sicuro dietro una cartina. Si riesce ancora a vedere all’esterno.

INIZIO PERCORSO ESPOSITIVO

1

Ingresso /Biglietteria, Deposito bagali, Accoglienza

CAMMINARE ATTRAVERSO LA MEMORIA VERSO UNA COSCIENZA

DIREZIONE PERCORSO DI VISITA

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PASSERELLA COPERTA -

MODULO COMPOSITIVO

La passerella coperta che collega la biglie eria con il percorso museale vero e proprio, intende porsi non solo come elemento funzionale puro e semplice, ma come metafora e suggerimento di le ura del percorso stesso. Completamente rives ta di una serie di pannelli trafora in COR-TEN vuole trasme ere la sensazione di oppressione e di mancanza di alterna ve, se non quella di proseguire, che dovevano provare i solda durante l’avvicinamento al fronte. L’intero percorso museale altro non è che un disposi o a o a suscitare emozioni più che una mera esposizione di cimeli avvol dalla retorica. Questa composizione si genera a par re da 6 modli base opportunamente dispos .

A B C A’ B’ C’

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PLANIMETRIA PRIMO LIVELLO PERCORSO ESPOSITIVO - segue scala 1:2000

IL PERCORSO RIPRENDE AL LIVELLO TERRA

SALA 2 -

IL NEMICO

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In questa sala viene presentato il campo di battaglia all’alba del 10 giugno 1916. Una grande cartina su untavolo in centro alla sala. Ma attorno, come figuranti, dei pannelli, ritraggono il “nemico”, l’altro uomo. Con le sue paure, i suoi desideri, i suoi bisogni. Non così diverso. Finestra aperta in direzione cima Ortigara.

SALA 1 -

IL FRONTE

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Cosa significa “essere” al fronte? In questa sala vengono esposte le condizioni di vita di chi stava in trincea. Corredi di “uso quotidiano” niente a cui la naja ti possa preparare. Dal basso si possosno sentir, come da lontano, i suoini della battaglia, ancora lontana. Finestra aperta in direzione cima Caldiera.

PASSERELLA COPERTA ALTA

3

L’ultimo sguardo a ciò che ci si lascia dietro prima di buttarsi nella “macchina” della guerra. Dall’alto, sopra il piazzale, si ride e si scherza mentre si va in guerra con i compagni. Tranquilla incoscienza.

IL PERCORSO RIPRENDE DAL LIVELLO TERRA

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PLANIMETRIA LIVELLO TERRA PERCORSO ESPOSITIVO - segue scala 1:2000

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USCITA

ACCESSO ALLE AULE DIDATTICHE E SERVIZI Qui termina il percorso espositivo, questo “viaggio” attraverso la memoria trasmessa. Il visitatore viene investito dalla luce. Attorno a se, le guide metalliche, sempre presenti fin’ora, si sfaldano e scompaiono pian piano. Lo stesso cemento si frantuma. Si ritorna al presente, restano solo le rocce e gli abeti.

SALA 4 -

COSA RIMANE

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In questa sala incontriamo i testimoni che ci hanno raccontato la guerra attraverso i loro scritti. Memoria di testi.

IL MESSAGGIO DI ACHILLE

SALA 3 -

L’ATTACCO

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Il momento di correre. Non importa dove, non importa verso cosa, non è sono concetti importanti. Devi solo correre. Correre. E pensare solo a te stesso. Ma così non arrivi da nessuna parte. E allora? In questa sala, priva di finestre e posta al livello più basso e profondo, con l’ausilio di proiettori e casse audio, si vuole trasmettere un’idea dello stordimento e della confusione del momento in cui o l’uomo rinnega la sua umanità o la consolida. L’attacco.

IL PERCORSO RIPRENDE DAL PRIMO LIVELLO

“Niente per me vale la vita: non i tesori che la città di Ilio possiede; non le ricchezze, che dietro la soglia di pietra, racchiude il tempio di Apollo [...] si possono rubare buoi e pecore, si possono acquistare tripodi e cavalli dalle fulve criniere; ma la vita dell’uomo non ritorna indietro, non si può rapire o riprendere, quando ha passato la barriera dei denti.” ACHILLE, iliade

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RIFUGIO E PUNTO RISTORO

planimetria generale scala 1:500

planimetria primo piano scala 1:500

planimetria piano terra scala 1:500

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propspetto sud scala 1:200

propspetto ovest scala 1:200

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PROSPETTI E SEZIONI

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propspetto nord scala 1:250

sezione 1 scala 1:250

sezione 2 scala 1:250

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URBANISTICA 1 prof. Bruno Dolcetta

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IL TRIVIO - Col San Martino RIQUALIFICAZIONE DEL CENTRO STORICO Col San Mar no è una frazione del comune di Farra di Soligo, un paese della provincia di Treviso. Localizzato lungo il torrente Raboso, addossandosi alle pendici delle colline che delimitano a nord il Quar er del Piave. A sud della frazione si estendono i palù, formazioni paludose piche del Trevigiano. A Col San Mar no si organizza sin dal 1966 la Mostra Interprovinciale del Prosecco D.O.C. di Col San Mar no, una delle più importan manifestazioni legate alla promozione del vino Prosecco. CENNI STORICI Le origini della Pieve di “Santa Maria in Silva di Col S. Mar no” si perdono nella no e dei tempi, certamente però, essendo sede di una Pieve che porta il tolo mariano, è an chissima come tu e le altre del Quar er del Piave. Col S mar no è senza dubbio di origine medioevale. Situato in una gola naturale, ai piedi delle prealpi venete, in una posizione geograficamente prote a e strategica per i commerci tra le popolazioni delle prealpi e le gen della piana della marca. Limitatato a nord dalle montagne e dalle colline(che hanno rifugiato i par giani nella seconda guerra mondiale) e a sud dal territorio del Quar er del Piave con appunto il fiume Piave e il montello. Come si puo notare dalle mappe, Col S. Mar no nasce e si sviluppa da borgate medioevali: canal vecchio, fontana, posmon e giussin; che si sono collegate tra loro con l'aumentare della popolazione e la costruzione di nuove case, perme endo cosi che i confini tra le borgate si intrecciassero in modo da rendere

irriconoscibili gli originali limi medioevali, creando l'a uale conformazione di Col S. Mar no. Il paesaggio circostante al contrario non è stato profondamente trasformato, più che altro, nelle serie di cambiamen ,si è manifestata una certa volonta di adeguamento alla conformazione naturale del luogo. Inizialmente, prima della costruzione del tra o di strada provinciale tangente il centro storico, la via princiapale era quella di origine medioevale. In questo proge o è nostra intenzione salvaguardare questa an co “asse” comunale, intervenendo in questo an co trivio, in modo che i tre ver ci possano ricollegarsi con la nuova viabilità moderna in modo piu sicuro e scorrevole. La soluzione da noi scelta è quella di lavorare sulla viabilità e sui flussi di traffico. Partendo dal presupposto che ogni “centro” è tale poichè in grado di a rarre le persone con qualità di vita, comodità e fruibilità. condizioni queste, indispensabili, che però non è possibile forzare. Occorre laciare che un territorio si sviluppi in modo autonomo. Con la pianificazione noi andiamo a favorire le condizioni perchè ciò avvenga. Gli obbie vi “STEP” da raggiungere per realizzare questo nostro intento sono: - eliminare le problema cità che non favoriscono lo scorrimento del traffico di a raversamento. - allontanamento del traffico pesante dal centro - individuazione di una zona centrale da a rezzare affinchè possa essere individuata come punto di riferimento per l’area di Col San Mar no a raverso restrizioni per il traffico. Ques obbie vi sono sta affronta a raverso un’approfondito studio del territorio e della sua evoluzione.

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EVOLUZIONE DEL NUCLEO ABITATO ATTRAVERSO LA CARTOGRAFIA STORICA

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ANALISI DEL TERRITORIO DESTINAZIONE D’USO SUOLO

- vigneti

- zone boschive

DENSITA’ DEL COSTRUITO

- edifici di interesse storico

VIABILITA’ ESISTENTE

- viabilità territoriale/ attraversamento

- viabilità locale


PROGETTO DI SISTEMAZIONE DELLA VvIA STORICA scala grafica 1:2000

PAVIMENTAZIONI In fase di proge o si sono scelte due par colari pologie di pavimentazione, tali che potessero assorbire le for irregolarità del tracciato e le marcate pendenze, res tuendo al contempo omogeneità al tracciato stesso. Come materiale si è scelto di u lizzare il porfido nelle due varian , a smolleri e in lastre. LASTRE DI PORFIDO

SMOLLERI IN PORFIDO

Riservata esclusivamente al transito pedonale, questa pavimentazione, grazie alla propria scabrosità, offre o me qualità an sdrusciolo.

Riservata al transito degli autoveicoli, questa pavimentazione, di natura ada a a sopportare il peso di veicoli a motore, offre buona aderenza per gli pneuma ci anche in condizioni di elevata pendenza.

0,5 0,6 0,35


O


PARTICOLARE SISTEMA RACCOLTA E SCOLO ACQUE Smolleri in porfido Soletta in cls con rete elettrosaldata o 8/20 Strato di stabilizzante

Pavimentazione pedonale in lastre di porfido

Elemento di raccolta e scolo acque di scorrimento con raccordo a sistema fognario

Strato incollante Strato di pendenza Soletta in cls con rete elettrosaldata o 8/20 Strato di stabilizzante

Chiusino con funzione di scolina in pietra bianca di Vicenza Canaletta in cls prefabbricata per raccolta e scolo acque bianche Strato di cls magro

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PROGETTAZIONE URBANISTICA prof. Chiara Barattucci

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STRA - restauro sociale RIGENERARE GLI SPAZI D’INCONTRO Stra è il secondo comune più occidentale della Provincia di Venezia, inserito nella Riviera del Brenta. Dista 38 km dal Capoluogo, ma i tempi di collegamento sono prossimi ad un'ora. Padova è ad appena 21 km di distanza e i tempi di collegamento sono rido ad un terzo rispe o a quelli con Venezia. I Comuni confinan sono: Dolo ad Est, Fiesso d'Ar co e Vigonza a Nord, Noventa Padovana ad Ovest, Fossò e Vigonovo a Sud. Il territorio è lambito dal Naviglio del Brenta, importante arteria fluviale del Veneto centroorientale. CENNI STORICI Stra deriva il suo nome di dalla parola la na "strata" (strada lastricata). In origine la denominazione faceva riferimento in modo esclusivo al territorio di San Pietro, ma fu poi a ribuita anche al capoluogo che così perse l'originario Fossolovara (Fossa dei lupi). Il territorio era a raversato dalla celebre strada militare Emilia-Al nate, costruita dal console Marco Aurelio Lepido per congiungere Padova ad Al no e Aquileia. All'epoca romana Stra fu paese prevalentemente agricolo e pastorale. Durante il medioevo subì gravi danni dalle varie incursioni barbariche, poi dal XVI secolo, legata alla storia di Padova, fu travolta dalle innumerevoli guerre tra Padova e Venezia, sopra u o per mo vi di confine, diri sul Brenta, di deviazioni sul fiume. Cadde per breve tempo so o il dominio di Ezzelino da Romano, finché con il tra ato fra Venezia e i Viscon , passò so o la signoria di Milano, alla quale la so rassero i padovani condo da Francesco da Carrara.

Nel XVI secolo, dopo la guerra de a di Cambrai, Stra divenne territorio veneziano e tranquillo soggiorno della nobiltà della Serenissima. EVOLUZIONE STORICA Il paesaggio stratese di cui godiamo oggi è stato creato con un a o di vera e propria chirurgia ambientale dai Veneziani, assieme ad altri accorgimen di tecnica idraulica per impedire al fiume di scaricare fanghiglia e sabbie nell’habitat lagunare fino a trasformarlo in un deserto. I magistra alle Acque hanno deviato il corso del fiume, dire amente a mare, consentendo il fluire pacifico del ramo “magro” verso Venezia e la nascita del turismo d’area. Questa “stabilità idraulica” ha cos tuito una vera rivoluzione culturale per l’ambiente brentano che ha cominciato a subire importan mutamen . Il paesaggio rurale, sta co a orno alle ville è stato violentemente scosso dallo sviluppo delle a vità calzaturiere all’inizio del 1900 e in par colare dal boom del secondo dopoguerra che ha seminato fabbriche lungo tu a la Riviera. Si nota da questo momento in poi un'accelerazione nello sviluppo insedia vo del territorio comunale. L'edilizia popolare degli anni '60 plasma i centri di Stra e San Pietro, dove sorgono caseggia di tre-qua ro piani. La ricchezza dell'area fa sì che a queste con nuino ad affiancarsi abitazioni monofamiliari e ville e a schiera. La campagna con nua ad essere popolata per tu o il XX secolo, ma si assiste ad un progressivo abbandono della stessa, accelerato dalla crisi che ha colpito il se ore calzaturiero negli anni Novanta.

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EVOLUZIONE DEL TERRITORIO attraverso la cartografia storica I.G.M.

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ANALISI DEL TERRITORIO IDROGRAFIA Il tra o in pianura del fiume Brenta inizia a Bassano, e lungo il suo corso viene alimentato dalle risorgive planiziali e dal Muson dei Sassi. Nei pressi di Padova il fiume si divide nel ramo orientale – la Riviera del Brenta (costellata di ville), che sfocia in laguna presso Fusina – e in quello occidentale che sfocia a sud di Chioggia. Il canale del Brenta da sempre è una via commerciale molto frequentata. Con la “diversione” verso Chioggia, del corso più violento del Brenta, si è consen to il fluire pacifico del ramo “magro” verso Venezia e la nascita del turismo d’area. Questa “stabilità idraulica” ha cos tuito una vera rivoluzione culturale per l'ambiente brentano che ha cominciato a subire importan mutamen . Naturale prolungamento del Canal Grande, il Fiume Brenta è da sempre l'a ore principale del territorio tra Padova e Venezia. Il "Naviglio del Brenta", il vecchio alveo del fiume Brenta, inizia il suo percorso a Stra e sfocia a Fusina nella laguna di Venezia. La via navigabile fu abbandonata dai commerci negli anni '80 del secolo scorso con l'u lizzo dei grossi mezzi di trasporto su strada. Oggi il Naviglio resta un canale di primario interesse turis co. La vegetazione riparia si preserva lungo il canale Tergola-Veraro

e su pochi tra del Naviglio, poiché le sponde meridionali dello stesso sono ricoperte esclusivamente dal manto erboso. Un filare di platani pianta di recente costeggia la riva dalla parte del Comune di Stra. Tra esso si possono di tanto in tanto rinvenire anche par colari specie arboree, come il pioppo bianco (Populus alba), il pioppo nero (Populus nigra), il salice bianco (Salix alba) e l'ontano bianco (Alnus incana).. Nei pun in cui la corrente rallenta la sua corsa, si evidenzia la presenza, dovuta alla maggior presenza di azoto nel terreno, anche di piante di sambuco (Sambucus nigra) e di rovi (Rubus). Tra le specie erbacee si possono facilmente rinvenire l'olmaria (Filipendula ulmaria), il giaggiolo giallo (Iris pseudacorus), il campanellino (Leucojum vernum), la Carex remota, la matricale (Stachys silva ca), la calta palustre (Caltha palustris). Un'altra specie cara eris ca, anche se assai rara, è la felce palustre (Thelypteris palustris). In alcuni pun si notano delle cemen ficazioni all'altezza del le o navigabile, in par colare in corrispondenza degli approdi e dove la strada si avvicina di più all'acqua. Altri rinforzi sono visibili in corrispondenza dei pon e delle anse del Naviglio.

VERANO

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RISORSE TURISTICHE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA Nel comunde di Strà sono presen tre stru ure alberghiere e qua ro Bed and Breackfast. Numerosi sono i ristoran , le tra orie e gli agriturismi con una varietà di ambien che vanno dalla pologia a conduzione familiare al lusso. LE VILLE Le Ville sono la principale a razione di questo territorio: villa Rossi è una costruzione del tardo 1500, realizzata da Vincenzo Scamozzi su disegno di Andrea Palladio, rimaneggiata in periodo neoclassico dall'archite o veneziano Giuseppe Jappelli. Villa Pisani, de a anche la Nazionale, è uno dei più celebri esempi di villa veneta: venne costruita nel 1721 per opera di Gerolamo Frigimelica e Francesco Maria Pre per il doge Alvise Pisani. La sua monumentalità ha fa o sì che la villa fosse più volte scelta come residenza o come sede per incontri tra monarchi e capi di stato o di governo; villa Pisani ha ospitato tra gli altri anche Napoleone Bonaparte nel 1807 che la acquistò per il viceré d'Italia Eugène de Beauharnais, lo zar Alessandro I e Vi orio Emanuele II; nel 1934 fu scelta come sede del primo ver ce tra Adolf Hitler e Benito Mussolini.

FESTE E SAGRE Un patrimonio di folclore e di religiosità popolare sono le feste di paese, tornate a raen anche per le generazioni più giovani e i turis . Se le fiere, le sagre, i carnevali, le mostre a tema si svolgono durante tu o l’anno, secondo un calendario an co, il nuovo non manca, anzi si può dire che cos tuisca la quinta stagione della Riviera. Così non va dimencato che ogni anno la Venice Marathon parte dalla Riviera per arrivare a Venezia, e che in se embre lungo il filo della corrente del Brenta, in occasione della festa “Riviera Fiorita”, sfilano le meravigliose barche della Regata storica di Venezia che si esibiscono in parata.

Villa Pisani è famosa inoltre per il suo labirinto di siepi di bosso, uno dei tre labirin in siepe sopravissu fino ad oggi in Italia.

va segnalata perché mol luoghi si trasformano in scena per fare teatro di tradizione e concer ma anche arte circense e teatro di strada, balle o e musica etnica. Nelle sere d’estate, ogni anno, le ville per prime ospitano il “fresco” no urno, ma è l’intera Riviera che, in realtà, si trasforma in ven teatri diversi, dallo straordinario spazio scenico della Villa nazionale di Stra alle stanze affrescate di Villa Foscarini Rossi.

I BATTELLI Nel periodo da Marzo ad O obre, sono a vi i ba elli turis ci, che svolgono escursioni lungo, il fiume, con la possibilità di ammirare le an che ville, la vegetazione lussureggiante delle rive e di scoprire la fauna autoctona. IL PAESAGGIO AGRARIO La Riviera è la parte baricentrica di un territorio di an ca vocazione agricola, dove la campagna col vata a grandi riquadri di biade o di fru e , di granoturco e di vigne è intersecata da stradine alberate, canali e fossa . È rimasto il gusto an co per le siepi - piccoli ecosistemi fol e ronzan di vita animale - e, come segnali di un percorso

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preferenziale, spuntano agli incroci i capitelli devozionali. L’ambiente agreste è completato e vivacizzato da isolate case gen lizie e rus che, da macchie arbus ve, da bosche di pioppi, piccole fabbriche e or .

ALTRE ATTRAZIONI Fra luglio e agosto la Riviera del Brenta fa il pieno di spe acoli: un fes val la cui originalità


RISORSE PER L’INDUSTRIA E L’AGRICOLTURA Verso la fine del secolo scorso lungo le rive del Brenta rinasceva l'Arte della calzatura impostata su nuovi criteri di tecnica e di organizzazione. All’interno del diba to sulle performance economiche del Nord Est italiano, il sistema calzaturiero della Riviera del Brenta occupa una posizione di assoluto rilievo e proprio per questo è stato ogge o di numerosi studi e ricerche di cara ere economico che si sono però sofferma sul periodo dell’“esplosione distre uale”. Il processo che portò allo sviluppo del distre o calzaturiero della Riviera del Brenta prese avvio nelle arretrate condizioni economiche e sociali dell’area a fine O ocento, grazie alla presenza di una tradizione ar giana e al pionierismo di Luigi Voltan. Nelle plaghe tra Venezia e Padova, l’agricoltura rappresentava per mol l’unica possibilità di mantenersi sulle soglie della sopravvivenza, dato che le poche a vità ar gianali e commerciali rimaste sopravvivevano stentatamente dopo il declino di Venezia quale centro propulsore delle a vità e dei traffici. La possibilità di reperire manodopera abbondante ed a basso costo avrebbe cos tuito per mol anni un fa ore importante per lo sviluppo del se ore calzaturiero il cui radicamento nell’area della Riviera risen comunque molto della vicinanza delle ci à di Venezia e di Padova. Oggi, quella che era stata la principale forza industriale di Stra deve fare i con con la crisi e con la concorrenza dei paesi asia ci. Permane tu avia l'impeto propulsivo della moda e la riconosciuta qualità delle produzioni, so olineata dalla creazione di un museo della calzatura proprio nel comune. A dar lavoro agli abitan di Stra sono però anche le numerosissime aziende della cintura a orno a Padova e il polo chimico di Marghera. Il se ore terziario sposta quo dianamente il 16% della popolazione verso i centri di Padova e Mestre. Complessivamente circa i tre quar della popolazione compiono regolari spostamen verso l'esterno per recarsi al lavoro. L'agricoltura offre lavoro sopra u o in determinate stagioni, quando le campagne di Stra a rano lavoratori anche stagionali per la raccolta di ortaggi e fru a. Le aziende agricole sono il principale polo di a razione in tal senso, ma una minima parte della produzione rimane a ualmente in loco per la vendita sulla piazza e nei merca locali. Per quanto riguarda le opportunità offerte dal se ore turis co si rivela un ne o taglio dell'organico negli ul mi anni. I dipenden del se ore sono concentra sopra u o nelle a vità di ristorazione, alle quali si affiancano con prospe ve occupazionali minori il sistema delle ville, gli agriturismi che propongono escursioni di cara ere ambientale e infine l'azienda che si occupa della navigazione turis ca lungo il naviglio.

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SOPRALLUOGHI EFFETTUATI OSSERVAZIONI SUL PRIMO SOPRALLUOGO Durante il primo sopralluogo abbiamo voluto indagare personalmente le problema che evidenziate dall'Assessore ai traspor nel corso dell'intervista che ci ha concesso. La prima tappa della nostra analisi ci ha condo all'incrocio ci adino tra la strada regionale e la provinciale, punto nevralgico della ques one del traffico che assilla il centro urbano. Nel corso di qua ro successive osservazioni, compiute a par re dalle 10 del ma no fino alle 16 del pomeriggio, abbiamo potuto verificare la costante e incessante confusione generata dal passaggio delle auto. I pun di picco si sono verifica nel pomeriggio e all'orario di uscita dalle scuole. La situazione si aggrava notevolmente quando i grandi r si imme ono nella circolazione, creando rallentamen dovu alla loro mole e alla difficoltà di svolta in corrispondenza dei raccordi e delle curve più stre e. La circolazione è regolata anche da impian semaforici, ma ques non agevolano gli a raversamen dei pedoni, che devono comunque far fronte al passaggio di una delle due corren di traffico. Il passo successivo è stato l'analisi delle piste ciclabili esisten . Abbiamo verificato immediatamente la scarsità dei traccia realmente realizza . Ques sono apparentemente privi di logica, poiché compaiono come episodi sporadici in un territorio privo di qualunque rete di mobilità ciclabile e comportano solo, come grave conseguenza, il restringimento della carreggiata stradale. Il manto stradale spesso è dissestato lungo i margini della pista e i cordoli che la delimitano si presentano più come un pericoloso ostacolo alla mobilità che come barriera di protezione. Paradossalmente alcuni di ques percorsi terminano a ridosso di segnali stradali o lampioni per l'illuminazione pubblica, generando situazioni di grave rischio per i ciclis . Le strade interne, abbastanza tranquille, perme ono il transito alle bicicle e, ma questa mobilità si interrompe bruscamente laddove si interseca il traffico delle principali arterie stradali. I marciapiedi sono molto più cura e adeguatamente prote in corrispondenza delle svolte stradali. Permangono difficoltà per i pedoni in corrispondenza degli a raversamen pedonali, indica dalla segnale ca orizzontale, ma non adeguatamente prote da un sistema di lanterne semaforiche.

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OSSERVAZIONI SUL SECONDO SOPRALLUOGO Durante il secondo sopralluogo abbiamo analizzato la situazione del paesaggio agrario di Strà. Avendo compiuto la visita durante il periodo tardo autunnale non è stato possibile apprezzare la varietà delle colture, ma si individuano comunque le des nazioni dei vari terreni. I vigne coprono una parte molto rido a dei suoli e si tra a perlopiù di produzioni appartenen a priva o alle piccole aziende agricole. Gli alberi da fru o, localizza in appezzamen di terreno di alcuni e ari sono parte integrante dei terreni degli agriturismi e delle aziende agricole. Gli alberi presen sono gli stessi ovunque: si contano numerosi i meli e meno frequentemente si notano peri e peschi. Tenendo conto della rotazione delle culture e ascoltando il parere dei residen , si evince che la maggior parte della produzione agricola dei terreni è da riferire a granaglie comuni come il granoturco e il frumento. Non mancano gli allevamen di bovini, localizza a una certa distanza dalle strade asfaltate del comune: ques si localizzano lontano dai corsi d'acqua e sono raggiungibili mediante strade concesse ai priva o di proprietà comunale ma non asfaltate. OSSERVAZIONI SUL TERZO SOPRALLUOGO Il terzo sopralluogo ha avuto lo scopo di chiarire le potenzialità e le cri cità di alcuni pun del territorio. Per quanto riguarda il centro di Strà si evidenziano le problema che maggiori, connesse al degrado dell'area del mercato. A orno alla piazza, u lizzata come parcheggio, i negozi sono quasi tu chiusi. Sul lato lungo si staglia un lungo muro che delimità la proprietà privata di una villa e un'area di produzione industriale; su uno dei la cor si notano i campe del patronato, chiusi anteriormente da una banale rete di metallo e plas ca e delimita sullo sfondo dall'abside della chiesa. Sul lato opposto dell'edificio sacro compare la sagoma del municipio, edificio molto trascurato, che si innalza su por ci che dovrebbero offrire alloggio ad a vità commerciali. In realtà anche in questo punto si notano serrande abbassate e le vetrine impolverate di alcune sedi di par to. Nel resto del territorio non si evidenziano par colari emergenze edilizie, se non per gli edifici rurali abbandona e dirocca che punteggiano le campagne Le nuove ville e sono un valore aggiunto per il Comune, quasi ovunque visibili in o mo stato. Gli aspe più cri ci per quanto riguarda l'edilizia residenziale sono da conne ere al fa o che alcune palazzine insistonosulle strade trafficate, rendendo poco vivibili gli alloggi. Unica area problema ca appare la via Santa Marta, considerata pericolosa a causa della forte componente di immigra nigeriani, giun qui dopo lo sfra o di via Anelli a Padova.

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SISTEMA AMBIENTALE

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AREA DI VALORE AGRICOLO-PRODUTTIVO

AREA DI VALORE AGRICOLO-PRODUTTIVO

AREA DI VALORE AGRICOLO-PRODUTTIVO

AREA DI VALORE AGRICOLO-PRODUTTIVO

AREA DI VALORE AGRICOLO-PRODUTTIVO

AREA DI VALORE AGRICOLO-PRODUTTIVO

AREA DI VALORE AGRICOLO-PRODUTTIVO

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SISTEMA DELLA VIABILITA’

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STRADA REG. 11 - collegamento con Vigonza e Fiesso

fermate autobus di linea

STRADA PROVINCIALE - principale via di comunicazione

percorso autobus di linea

STRADE COMUNALI di distribuzione

piste ciclabili esistenti

CANALI NAVIGABILI

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SISTEMA INSEDIATIVO

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VILLETTE

EDIFICI IN STATO DI ABBANDONO

STABILIMENTI PRODUTTIVI

EDIFICI SCOLASTICI

EDIFICI MISTI RESIDENZIALE-COMMERCIALE

EDIFICI STORICI

CONDOMINI

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ANALISI POTENZIALITA’ E CRITICITA’

villa pisani

potenzialità

scuole

criticità

naviglio

parcheggi

Le proposte di proge o che qui presen amo rispondono allo sviluppo e al rinnovamento delle aree prese in esame: - la piazza del comune di Stra; - la piazza della frazione di S.Pietro. Allo stato a uale l'area di Stra risulta essere priva di un importante polo d'a razione; infa la zona è circondata da edifici residenziali con spazi commerciali al piano terra inu lizza . Essendo la piazza situata sul retro della Chiesa, in un'area quasi esclusivamente ad uso residenziale, risulta priva della des nazione a cui dovrebbe fare riferimento la piazza: luogo pubblico in cui sostare... Abbiamo così individuato Piazza "Capitano O orino Tombolan Fava" come fulcro, inteso come filtro di scambi relazionali e di funzioni viste come prolungamento delle a vità quo diane, con l'interesse ad agire anche nelle aree limitrofe che portano alla riqualificazione. Si è pensato alla totale riqualificazione coincidente con uno spazio pubblico adibito a verde a rezzato e inglobato con un percorso ciclo-pedonale. Per quanto riguarda la frazione di San Pietrop, la zona presenta una forte cara erizzazione di po residenziale. Si tra a di una dimensione ambigua, nelle immediate vicinanze al centro di Stra e al confine con una vasta zona agricola. Il verde è quasi unucamente di po privato e la viabilità è quasi esclusivamente su gomma.

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POTENZIALITA’ Allo stato a uale la piazza ha bisogno dell'intera riqualificazione con la possibilità di un'area che abbia al suo interno vari pun di aggregazione: dallo spazio des nato ai giochi per bambini, allo spazio dedicato ad a vità tranquille e ar s che come leggere, dipingere, giocare a carte ecc... Inoltre si è pensato alla riorganizzazione delle aree limitrofe des nate al paesaggio pedonale dove si va ad effe uare una ripar ta suddivisione tra la zona degli esercizi commerciali, la pista pedonale e la parte aggiunta ex-novo della pista ciclabile. Si è cercato di studiare percorsi ciclabili e/o pedonali che me ano in comunicazione tra loro tu e le aree della piazza e di creare un collegamento fortemente sen to tra luoghi interni al comune stesso, vedi la Piazza di S.Pietro; che altrimen resterebbero isola . CRITICITA’ La funzione a uale cos tuita dalla piazza è quella di parcheggio. Una zona in cui non compaiono mol esercizi commerciali e ricrea vi, ad esclusione di un bar e uno studio medico. Vi è anche la totale assenza di alterna ve des nazioni d'uso in quanto quella di parcheggio me e in difficoltà le possibili ralazioni tra luoghi e persone che l'area potrebbe offrire. La maggior parte dei ci adini e delle persone che giungono da fuori comune per lavoro iden ficano la piazza solo come parcheggio e non luogo di aggregazione del comune. Questo impedisce anche la possibilità di muoversi in maniera sicura e tranquilla.


AZIONI DI PROGETTO

potenzialità criticità parcheggi villa pisani

fermate telebus

scuole

linee telebus principali

naviglio

linee telebus possibili

RELAZIONI TRA LE AREE

PIAZZA STRA’

RELAZIONI DI FUNZIONI

Giochi bambini Attività ludiche

Pista ciclabile Training

Connettività Transito Sosta

Attività di lettura PIAZZA SAN PIETRO

Cafè

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MASTERPLAN DI PROGETTO

LEGENDA percorso ciclabile di progetto percorso ciclabile esistente fermate TELEBUS di progetto confini comunali corsi d’acqua verde pubblico esistente villa pisani verde pubblico di progetto verde ad uso privato campi sportivi esistenti aree pubbliche pavimentate destinate a PARCHEGGIO ESISTENTI aree pubbliche pavimentate destinate a PARCHEGGIO DI PROGETTO viabilità di servizio di progetto zone di sosta del percorso ciclabile di progetto edifici di interesse storico edifici ad uso scolastico

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1


sezione AA

verde pubblico

sede stradale

percorso pedonale

percorso ciclo/pedonale

percorso ciclo/ pedonale

verde pubblico

3

2

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PROGETTAZIONE DI DETTAGLIO AREA D’INTERVENTO 1 piazza Ottorino Tombolan Fava

LEGENDA pavimentazione sottoportico

noce

prato

acero

pedana in legno attrezzata e rialzata H 1m

tiglio

pista ciclabile

siepe di bosso

edifici esistenti

vaso h 1 m

edifici di progetto: prefabbricati in legno 3m x 3m x 2,7m

chiosco

edifici esistenti destinati a cambio d’uso pavimentazione in porfido pavimentazione in lastre di trachite

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telebus parcheggio furgoni per giorni mercato


PROGETTAZIONE DI DETTAGLIO AREA D’INTERVENTO 2 progetto piazza S. Pietro

sezione BB

sezione CC

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