Sound and Forniture|Matteo Bani

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LABA Libera Accademia di Belle Arti Diploma di Primo Livello in Design

SOUND and FURNITURE Il suono che arreda

Relatore: Prof. Angelo Minisci Correlatore: Prof. Stefano Zaccaria

Diplomando: Matteo Bani Matricola: 1771 FI

Anno Accademico 2018/2019



Sommario:

Introduzione

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1. ISPIRAZIONE

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1.1 COSA ESISTEVA

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1.2 COSA ESISTE ORA, BENCHMARK DI RIFERIMENTO

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1.3 RICONTESTUALIZZARE L’ELEMENTO D’ARREDO PER INTRATTENIMENTO

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1.4 IL VINILE

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2. IL SUONO

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2.1 STUDIO DEL SUONO

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2.2 RIPRODUZIONE DEI SUONI, SISTEMI STEREOFONICI

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2.3 IL SISTEMA LINE ARRAY

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2.4 FASCINAZIONE DEL SUONO E DESIGN

24

2.5 IL SUONO NELL’ARTE

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2.5.1 L’astrattismo lirico di Kandisky

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2.5.2 Cage, l’inesistenza del silenzio

29

2.5.3 Pollock, sensazioni sonore

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2.5.4 La Pop Art di Andy Warhol

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2.5.5 Yasunao Tone, “Digital Sound”

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2.5.6 Yves Klein, “Symphonie Monoton-Silence”

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2.5.7 Marina Abramovic e la Performance

35

2.5.8 Terry Fox, il suono come linguaggio universale

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3. IL PROGETTO

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3.1 L’AZIENDA

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3.2 IL SISTEMA SCELTO PER IL PROGETTO

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3.3 CONCEPT

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3.4 ERGONOMIA

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3.5 MATERIALI

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3.6 LAVORAZIONI

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3.7 RENDER

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3.8 DISEGNI TECNICI

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3.9 PROTOTIPO

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4. CONCLUSIONI

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Sitografia

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Bibliografia

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Indice immagini

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Ringraziamenti

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„Volevo soltanto dire che al di là delle "istruzioni per l'uso", gli strumenti e le cose sono, nella vita degli uomini, i mezzi con i quali essi compiono o cercano di compiere il rito della vita e se c'è una ragione per la quale esiste il design, la ragione – l'unica ragione possibile – è che il design riesca a restituire o a dare agli strumenti e alle cose quella carica di sacralità per la quale gli uomini possano uscire dall'automatismo mortale e rientrare nel rito.“ (Ettore Sottsass)


Introduzione

Perchè questo argomento.

L’argomento trattato in questa tesi riguarda l’unione di due ambiti del design che all’apparenza posso sembrare distanti tra loro, ma che in realtà si sono già incontrati nel corso del ventesimo secolo: il design della componente audio e il design del complemento d’arredo. Questo incontro dà vita ad un progetto che coinvolge la mia passione per la musica e quella per il design degli arredi. Il progetto si rifá all´idea del “mobile per l’intrattenimento” della seconda metà del secolo scorso. In quei mobili, giradischi e radio erano sapientemente nascosti dietro delicate tendine o eleganti griglie, integrandosi perfettamente nel soggiorno, riusciva a coniugare perfettamente eleganza e ascolto musicale. Purtroppo nel corso dei decenni questi mobili sono scomparsi quasi del tutto, forse per lo sviluppo tecnologico del prodotto audio Hi-Fi che offriva un’esperienza di ascolto superiore e condannava questi mobili ad essere antiquariato, non essendo dotati, di fatto, di una componentistica all’avanguardia. Forse è stata anche colpa dello sviluppo dei supporti musicali che sono passati dai vinili, alle musicassette, ai CD, fino ad arrivare alle chiavette USB ed ai lettori MP3; con una conseguente riduzione delle misure e del peso, anche dell’apparecchio di riproduzione. Già negli anni sessanta la radio era diventata oggetto di massa e comparvero i primi dispositivi portatili. Negli anni ottanta lo stereo a batterie usciva dalle case per dare vita, nelle strade delle grandi metropoli, al movimento hip hop. Negli anni novanta e duemila il progresso tecnologico permetteva agli adolescenti di avere in cameretta uno stereo che aveva poco da invidiare agli impianti delle discoteche. Al giorno d’oggi una piccola cassettina delle dimensioni di una custodia per occhiali riesce a coprire più che discretamente una stanza intera con il suo suono perfettamente equalizzato. Non voglio dire che questo sia un male, anzi, rende l’esperienza musicale molto più versatile ed economica. Per questo non è mia intenzione fare riferimento a questo settore con questo progetto, ma piuttosto, il mio intento è quello di riscoprire il valore dell’ impianto audio fisso attraverso una sorta di riedizione del mobile per giradischi della nonna realizzato con materiali durevoli e dotato di tecnologia audio attuale. 6


L’ idea è quella di creare un oggetto dal carattere totemico, con cui l’utente è costretto ad interagire per poterlo utilizzare, un oggetto che rappresenti un elemento d’arredo protagonista nel soggiorno quasi quanto il mobile della televisione. Per arrivare a ciò ho dovuto ripensare l’oggetto mobile per intrattenimento dotandolo di un impianto audio che fosse ben al di sopra delle aspettative dell’utente, per questo mi sono rivolto ad un’azienda mugellana che produce impianti audio professionali per farmi indirizzare verso il sistema più adatto a questo progetto. La scelta è ricaduta su questa azienda innanzitutto perchè, esportando a livello internazionale nel settore dell’ audiosystem, essa rappresenta una positiva realtà aziendale nel territorio toscano e soprattutto nel Mugello, terra a cui appartengo. Inoltre perchè ormai da qualche anno ho avuto il privilegio di conoscere ed entrare in contatto con i loro prodotti nell’ambito dell’audioservice, rimanendone affascinato fin da subito per le loro qualità tecniche ed estetiche. Ho pensato che con il loro aiuto avrei potuto realizzare davvero quello che avevo in mente per basare la mia tesi. Ne è quindi nata una collaborazione che, oltre a permettere di realizzare il prototipo del mio progetto, spero possa portare anche valore all’azienda stessa.

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CAPITOLO 1

Ispirazione 1.1 COSA ESISTEVA 1.2 COSA ESISTE ORA, BENCHMARK DI RIFERIMENTO 1.3 RICONTESTUALIZZARE L’ELEMENTO D’ARREDO PER INTRATTENIMENTO 1.4 IL VINILE


1.

Ispirazione Quando si incontrano musica e design non può che nascere qualcosa di speciale, una tipologia di mobile pensata negli anni sessanta, forse per ottimizzazione dello spazio, forse per inventare un arredo che prima non c’era, che poteva essere considerato anche un elettrodomestico. Oppure solo per sperimentare, in quegli anni che avrebbero aperto la strada al radical design e delle utopie architettoniche. Difficile però, pensare ad un connubio tra radical e i mobili per intrattenimento, forse essi sono solo il frutto del consumismo postbellico statunitense, o una sorta di alternativa alla televisone. Fatto sta che, memorabili o no, questi mobili sono stati resi obsoleti dal progresso della tecnologia: inutile occupare un intero mobile con un sistema audio ed un giradischi quando possiamo avere uno stereo portatile che alza l’asticella dei decibel e in cui possiamo mettere musicassette, cd e ultimamente anche chiavette usb. Mi sono interessato così tanto a questo tema che mi sono chiesto come sarebbe strutturato al giorno d’oggi un mobile per l’intrattenimento musicale, quanto possa assomigliare a quelli vintage e come renderlo appetibile sul mercato. Nasce così il progetto “Sound and Forniture” : un arredo capace di emozionare i più nostalgici, un arredo ‘‘Turntable friendly’’, pensato per ritornare ad apprezzare l’ascolto della nostra musica preferita ma soprattutto un arredo che interagisce con l’utente svelandosi solo all’utilizzo, facendoci apprezzare a pieno i gesti tradizionali dell’ascolto musicale, come quello di aprire l’anta del mobile per accedere al giradischi, come il gesto di pulire un disco dalla polvere ed appoggiarvi delicatamente la puntina del giradischi e sentire la musica con tutta la sua cura e tutta la sua autenticità, prestando ad essa tutta l’attenzione e l’importanza che si merita. Nelle pagine seguenti cercherò di introdurre al meglio questo progetto, partendo proprio dalla storia dei mobili per intrattenimento, parlando un po dei dischi in vinile e illustrando il suono sotto diversi aspetti: scientifico, estetico ed artistico. Ogni aspetto di questa ricerca avrà un ruolo fondamentale per la comprensione e per la progettazione di questo oggetto d’arredo, che potrà essere apprezzato o non aprrezzato come ideale, ma tecnicamente parlando spero possa trasmettere qualità costruttiva e ricerca estetica.

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1.1 Cosa esisteva. Facendo un pò di ricerca, ho trovato in rete diversi modelli di mobili con impianto audio stereo integrato, diversi stili e diverse misure. Negli anni del boom economico furono molte le aziende di elettronica a sfidarsi sul mercato dei mobili/console stereo. Nomi più conosciuti come Grundig, Telefunken, Motorola e Packard Bell ma anche aziende minori come JC Penney o la Zenith Electronics. Il materiale più diffuso, all’epoca, era il legno. Esso contribuiva all’identità formale degli stessi mobili, i cui stili erano dettati, per la maggior parte, da una sorta di funzionalismo. Ovviamente essendo arredi casalinghi non rinunciavano a decori o essenze pregiate appositamente create per l’inserimento all’interno dei diversi stili di arredi presenti nelle case dell’epoca. Su molti esemplari possiamo notare una dimensione fattiva che contribuisce alla funzione comunicativa dell’oggetto, ovvero l’efficacia nel comunicare la propria funzione in un impatto visivo iniziale. Di seguito sono riportate alcune immagini dei modelli più iconici.

Fig. 1

Fig. 1 - Grundig Majestic Mid Century Stereo Console

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Fig. 2

Fig. 3

Fig. 2 - Telefunken ”Hymnus” 5328 MX Stereo Console Fig. 3 - Packard Bell Rosewood Stereo Console

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Fig. 4

Sono stati questi vari modelli a farmi venire l’idea di partenza per questo progetto, a essi mi sono ispirato per il concept del nuovo mobile informandomi sulle diverse misure, aperture, ma anche tecnologie di cui erano dotati. Ognuno di questi mobili aveva una sua identità, ognuno aveva un suo peso all’interno dell’arredo della casa. Il mercato offriva soluzioni per tutti i gusti e per tutte le tasche rispetto alla situazione attuale che rappresenta un settore più di nicchia. Fig. 4 - AMC Turntable Record player

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1.2 Cosa esiste ora: benchmark di riferimento. Ad oggi il mercato offre solo poche soluzioni per questo tipo di arredi, alcune aziende che costruiscono sistemi audio hanno intrapreso collaborazioni con mobilifici o falegnamerie per ottenere un risultato in linea di massima simile ai modelli vintage. Il design è un richiamo alle linee del ventesimo secolo con accorgimenti tecnologici attuali, spaziando dai comodini alle scrivanie, passando per le madie fino ad arrivare al tavolo da pranzo con impianto audio integrato e connessione wi-fi. Di seguito possiamo osservare alcuni esempi di mobili per intrattenimento attualmente in commercio i quali rappresentanto i principali benchmark con cui competere.

Fig. 5

Fig. 5 - Wrensilva Record Console (Sonos Edition)

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Fig. 6

Fig. 7

Fig. 6 - La Boite Concept LP 160 Fig. 7 - Ruark Audio R7 High Fidelity Radiogram

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Fig. 8

Fig. 9

Fig. 8 - Symbol Audio Modern Record Console Fig. 9 - Symbol Audio Stereo Console

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Ăˆ stato importante, fin dalle prime fasi della progettazione, scegliere l’ambito in cui operare e la destinazione d’uso del mobile, essenzialmente pensare a cosa dovesse ospitare al suo interno: se un giradischi, un PC oppure una televisione appoggiata sopra.

Fig. 10

Fig. 11

Fig. 10 - Miniforms madia CAIXA Fig. 11 - La Boite Concept Cube (woody)

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1.3 Ricontestualizzare l’elemento d’arredo per intrattenimento. Michele Chicco scrive su Billboard.it : 1 <[...] Il fascino del vintage colpisce in egual misura giovani o meno; chi ha vissuto l’epoca d’oro degli LP e chi ne ha potuto apprezzare solo i racconti. Un ruolo importante in questa rivoluzione l’ha giocata (ovviamente) anche il “fattore tendenza”, come spiega Patrizio Romano, a capo del catalogo e strategic marketing di Warner Music Italy. «E lo è stato soprattutto per un tipo di clientela più giovane, per la quale conta la bellezza dell’oggetto in sé: la grafica, il formato, le immagini e i testi». [...]>.

La tendenza del 33 giri è un fattore che può servire alla ricontestualizzazione del mobile per intrattenimento all’interno delle case odierne. L’ascolto di un vinile è per me una sorta di rituale: accendere il giradischi; l’amplificatore; scegliere il disco; prelevarlo avendone cura; pulirlo un pò dalla polvere e poi appoggiarlo sul piatto, e con la solita delicatezza appoggiarvi il braccio del giradischi. Sentire il fruscìo che precede il solco della traccia audio e poi ascoltare finalmente il “caldo” suono dell’analogico. Questo rimane di fatto, l’unico modo per possedere fisicamente la musica, per dedicare ad essa tutta l’importanza che si merita. Ho voluto creare un mobile che ospitasse al suo interno un giradischi, e quindi tutto il corredo di accessori e strumenti necessari a far funzionare al meglio l’universo del vinile; un mobile apposito per l’ascolto di questo supporto musicale.

Fig. 12

1 - Cit. di Michele Chicco dall’articolo: Fenomeno vinile. 27 Luglio 2018. (https://www.billboard.it) . Fig. 12 - “Vinile” dall’articolo: Fenomeno vinile.

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L’amore per il vinile però non è stato l’unico fattore incidente in questa scelta, ha influito molto anche il fatto che il mercato discografico degli ultimi anni è stato stravolto da una crescita inarrestabile delle vendite dei vinili, dati per superati alla fine degli anni ottanta, il 2018 è stato il tredicesimo anno cosecutivo con il segno più negli Stati Uniti. Come spiega meglio Alberto Battaglia su Forbes.it: 2 <Per ascoltare la musica, al giorno d’oggi, niente è meno necessario di un supporto fisico. Tramontata l’era dei download illegali, gran parte della storia della musica è immediatamente disponibile, in immense librerie digitali. Le conseguenze di questa rivoluzione erano tutte prevedibili, meno una. Il ritorno della tecnologia di riproduzione più vecchia e meno pratica. Per quanto paradossale, la crescita delle vendite dei dischi in vinile si protrae da talmente tanto tempo che ormai non è più notizia. Il 2018 non ha fatto eccezioni. Secondo i dati Nielsen Music, le vendite di LP sono aumentate per il 13esimo anno consecutivo negli Stati Uniti, con 16,8 milioni di album e un incremento del 14,6% rispetto all’anno precedente. Nel 2018 il vinile è passato da una quota del 6,5 all’11,9% di tutte le vendite fisiche realizzate negli Usa. Gli LP di nuova stampa, così, hanno riconquistato l’attenzione dell’industria discografica. [...]>.

1.4 Il vinile. Si tratta di un supporto costituito da un disco (disco fonografico) di materiale plastico (polivinilcloruro o PVC dal quale deriva il nome vinile dato a tali dischi) messo in rotazione da un piatto sul quale viene appoggiato, che ruota su un perno centrale mosso da una trazione che può essere diretta o a cinghia, entrambe mosse da un motorino elettrico. Questi due elementi, il piatto ed il motorino, compongono il giradischi insieme al dispositivo di lettura (fonorivelatore). Quest’ultimo è costituito da un braccio metallico alla cui sommità è posta una puntina che appoggia sul disco. Collegata a un dispositivo, elettromagnetico o piezoelettrico, trasforma in segnale elettrico le vibrazioni cui la puntina è costretta nel seguire il solco ondulato inciso su disco. Purtroppo il fatto che il vinile suoni meglio degli altri supporti musicali più moderni non è vero, la sua superiorità rispetto ai cd i ai file mp3 è solo una leggenda. Lo sfregamento della puntina sulle pareti del solco durante la riproduzione crea sempre una sorta di fruscìo, caratteristico dei vinili, tuttavia il disco ha un suono tutto suo, morbido sui bassi, dolce sui medi e aperto sugli alti che annienta anni e anni di massimizzazione e di compressione selvaggia dell’equalizzazione della musica. Un disco con la sua copertina, un’ opera d’arte dentro un’ opera d’arte. Possiamo fare del suo involucro materiale un oggetto di culto che rimanda all’immateriale contenuto che si sprigiona dal suo funzionamento.

2 - Cit. di Alberto Battaglia dall’articolo: Investimenti a 33 giri, quanto rendono i vecchi vinili. 1 Aprile 2019. (https://forbes.it)

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Simone Stefanini, redattore di Rockit.it, scrive in un articolo incentrato sui vinili: <[...] Ogni singolo granello di polvere influisce sulla musica, la cambia, rendendo l’ascolto ogni volta unico. Quando poi il disco è troppo sporco, te ne devi prendere cura. È l’equivalente audio del cinema in pellicola. In una parola, è magico. Anche quando salta, crea il paradosso di farti interagire fisicamente col suono, che è astratto, chiedendoti attenzione. Allora provi a mettere una moneta sulla puntina, ne cambi il bilanciamento in modo da assicurarti l’ascolto del pezzo. È un equilibrio fragilissimo, che dura da quando è stata inventata la riproduzione del suono. Ti senti parte di una meraviglia senza tempo. Costa. Se ti sembra una nota negativa, dovresti pensarci due volte. Da quando fruiamo più o meno liberamente di tutta la discografia di un artista con un click, la musica è diventata (non solo ma anche) database, statistica, passatempo. Quando paghi la musica invece gli dai un plusvalore che ti obbliga ad approcciarti ad essa in maniera differente, non più come a qualcosa di scontato, ma che vale un prezzo, che costa una rinuncia. Ti porta ad una scelta (perché non puoi comprare tutto), dunque ti porta implicitamente a pensare. Non è certo cosa da poco. Quando poi vai ad ascoltare un disco per il quale hai speso dei soldi, mantieni un’attenzione che solitamente non hai verso una playlist di Spotify o un album scaricato. Ecco il vero motivo per il quale ci ricordiamo tutto della musica ascoltata anni fa: mica perché era più bella, semplicemente avevamo meno dischi e li consumavamo. La copertina, il retrocopertina, la foto gigante nel mezzo, le illustrazioni, i testi, tutto è della giusta grandezza per poterne godere a pieno. Non più un adattamento, ma una copia dell’originale e alcune sono vere e proprie opere d’arte visiva. Altre, addirittura, ti fanno sentire vicino alla band, quasi da poterla toccare, come accadde con il primo ep dei Joy Division, “An ideal for living” (1977), che consisteva in un poster che diventava copertina, piegata in quattro dai membri della band. Sì, alcuni fortunati hanno in casa un disco col DNA di Ian Curtis sopra. Ben più interessante di un autografo. Suona anche senza volume, e lì sta davvero il prodigio: capisci che la puntina crea il suono anche senza amplificazione, solo girando sui solchi. Avvicini le orecchie al disco, senti quel rumore simile ad un grammofono lontano e ti rendi conto che la musica nasce da lì, da un posto fisico. Gli dà forma. Valorizza le singole tracce perché puoi vederle, graficamente, scolpite sui solchi. Ne intuisci la durata e addirittura riesci a capire se una canzone parte lenta per poi far entrare a poco a poco gli strumenti. Puoi guardare la musica prima di ascoltarla.[...]>. 3

Questo articolo rispecchia il pensiero di molte persone riguardo a questo supporto musicale, dico di molti e non di tutti perchè ci sarà sempre qualcuno che comprerà dischi solo perchè fa tendenza. In ogni caso Simone Stefanini ci fa capire quanta magia ci sia intorno al vinile, per questo reputo opportuno creare un mobile a misura di giradischi che però sia “al passo con i tempi”, non mettendo da parte le tecnologie più all’avanguardia nel campo della riproduzione musicale.

3 - Cit. di Simone Stefanini dall’articolo: Perchè il vinile è il modo migliore di ascoltare la musica. 16 Luglio 2015 (https://www.rockit.it)

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CAPITOLO 2

Il Suono

2.1 STUDIO DEL SUONO 2.2 RIPRODUZIONE DEI SUONI, SISTEMI STEREOFONICI 2.3 IL SISTEMA LINE ARRAY 2.4 FASCINAZIONE DEL SUONO E DESIGN 2.5 IL SUONO NELL’ARTE 2.5.1 L’astrattismo lirico di Kandisky 2.5.2 Cage, l’inesistenza del silenzio 2.5.3 Pollock, sensazioni sonore 2.5.4 La Pop Art di Andy Warhol 2.5.5 Yasunao Tone, “Digital Sound” 2.5.6 Yves Klein, “Symphonie Monoton-Silence” 2.5.7 Marina Abramovic e la Performance


2.

Il Suono 2.1 Studio del suono. Componente fondamentale di questo progetto, ma che cos’è veramente il suono? Per capire meglio quello di cui sto parlando ho consultato la definizione di suono dall’ enciclopedia Treccani: <[...] Il s. consiste in onde elastiche di appropriate caratteristiche, che, eccitate generalmente nell’aria da corpi elastici in vibrazione, si trasmettono agli organi sensibili dell’orecchio per il tramite dell’aria medesima (trasmissione aerea) o, eccezionalmente, attraverso la struttura ossea del cranio (trasmissione ossea). Si tende a considerare come onde sonore (eventualmente come ultrasonore al di sopra dei 20 kHz) tutte le onde elastiche di qualunque tipo ovunque propagantisi; in tal modo onda sonora coincide con onda elastica. Per le onde sonore si distinguono come caratteristiche intensità e frequenza. Relativamente alle onde udibili in aria, per quanto riguarda 4

l’intensità, occorre che essa sia non minore di una soglia di udibilità, al di sotto della quale manca ogni sensazione, e non maggiore di una soglia di dolore, superata la quale la sensazione da acustica diventa dolorosa; per quanto riguarda la frequenza, occorre che essa sia compresa in un determinato intervallo, i cui limiti variano al variare dell’intensità (del resto, l’intervallo di intensità fra le due soglie anzidette varia al variare della frequenza); tale non semplice situazione è ulteriormente complicata dalla circostanza che soglie e limiti di frequenza variano da ascoltatore ad ascoltatore, com’è ben naturale per un fenomeno basato su sensazioni. Per oggettivizzare quanto più il fenomeno, ci si suole riferire al cosiddetto orecchio normale, un orecchio fittizio (realizzabile con un microfono associato a opportuni filtri acustici ed elettrici) dalle caratteristiche del quale in effetti le caratteristiche dell’orecchio di una persona in buona salute e in età né troppo giovane né troppo avanzata non differiscono molto; il campo normale di udibilità, cioè gli intervalli di intensità e di frequenza di onde elastiche longitudinali nell’aria capaci di dar luogo a sensazioni acustiche nell’orecchio normale, resta poi convenzionalmente definito dall’audiogramma normale (audiometria). Il campo normale di frequenza va da 16 a 20.000 Hz; si hanno infrasuoni al disotto di 16 Hz, ultrasuoni al disopra di 20.000 Hz.>.

Questo ci fa capire che il mobile con impianto audio integrato, al momento in cui verrà riprodotta una traccia audio, emetterà onde sonore di diversa frequenza ed intensità. L’utente quindi percepirà il suono uscire dagli altoparlanti ed avvolgere tutta la stanza, potrà scegliere se riprodurre una traccia audio analogica utilizzando un giradischi oppure una traccia audio digitale tramite porte usb e connessione bluetooth. Benchè il mobile sia dotato di sitemi di riproduzione digitale, il fulcro a cui ruota attorno il progetto è proprio il giradischi e quindi il vinile. Era mia intenzione dotare il mobile di un impianto Hi-Fi, qunidi altoparlanti che avessero una buona resa acustica in termini di volume, ma senza rinuciare ad un ottima qualità audio. 4 - Cit. Suono da Treccani, enciclopedia online. (www.treccani.it).

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In questo mi è stato di aiuto Stefano Zaccaria, VP Sales e Marketing di K-Array, che è stato molto disponibile a chiarire i miei dubbi e le mie perplessità e mi ha indirizzato verso un sistema 2.1, ovvero un sistema composto da un diffusore frontale a sinistra; un diffusore frontale a destra; e un subwoofer, un diffusore dedicato essenzialmente alla riproduzione delle basse frequenze, che rende più entusiasmante l’ascolto di musica in cui i bassi hanno una parte preponderante.

2.2 Riproduzione dei suoni, sistemi stereofonici. Un impianto audio ha il compito di riprodurre una traccia audio, le più diffuse sono quelle create o registrate con un sistema bifonico, comunemente denominato stereofonico, ovvero con un segnale diviso in due canali, come possiamo capire meglio dall’enciclopedia online Treccani: < Fra i requisiti di un sistema di registrazione e di riproduzione ad alta fedeltà, vi è quello di riprodurre l’ambiente sonoro originale. Ciò consiste nel dare all’ascoltatore sensazioni sonore simili a quelle che egli avrebbe avuto se si fosse trovato effettivamente presente durante la registrazione (effetto presenza). Per qualche tempo si è tentato di ottenere tale effetto curando al massimo la qualità degli altoparlanti, ripartendo fra di essi le varie componenti spettrali del segnale fonico e disponendoli opportunamente rispetto agli ascoltatori. Risultati nettamente migliori si sono ottenuti però con sistemi a più canali, fra i quali i più diffusi sono quelli bifonici, cioè a due canali, detti comunemente stereofonici, anche se tale denominazione spetta a tutti i sistemi elettroacustici intesi a dare effetti sonori tridimensionali. I sistemi bifonici si ottengono registrando due canali monofonici, detti canale destro e canale sinistro. In riproduzione i due canali sono amplificati e inviati a due indipendenti sistemi di altoparlanti disposti in modo opportuno rispetto al punto di ascolto. La riproduzione sonora con tali sistemi rende in molti casi sopportabili o meno avvertibili distorsioni e difetti che sarebbero viceversa sgraditi nella riproduzione monofonica.>. 5

Esistono inoltre anche sistemi a quattro canali detti quadrifonici, destinati alla riproduzione su impianti con quattro o più diffusori detti surround o home theatre 5.1 o superiori, essi hanno la pecularietà di dare all’ascoltatore l’impressione che i suoni provengano da ogni direzione, come avviene nella realtà.

2.3 Il sistema Line Array. I diffusori che sono stati scelti per il progetto hanno una configurazione Line Array, questo termine di cui si sente parlare ultimamente spesso non è ben chiaro, spesso non si sa quali siano i vantaggi o gli svantaggi e a volte non sappiamo neanche distinguere un impianto in questa configurazione da uno tradizionale. 5 - Cit. Sistemi stereofonici da Treccani, enciclopedia online. (www.treccani.it).

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Array è un termine inglese che si traduce in “matrice”, ovvero un insieme, un gruppo numeroso di elementi disposti in maniera geometrica, una scacchiera è il classico esempi di matrice. In questo caso il gruppo sarà composto da altoparlanti disposti su una linea, per questo Line, il più vicini possibile tra di loro. In questa configurazione, come è stato già dimostrato negli anni, altoparlanti ravvicinati si comportano in maniera differente rispetto ad altoparlanti che lavorano da soli, quest’ultimi emettono le onde sonore in modo sferico. Mentre, avvicinando più diffusori, l’emissione non sarà più sferica ma cilindrica, si diffonderà nell’ambiente sacrificando il suono verso il soffitto e verso il pavimento, suoni spesso molto deleteri per l’ascolto in quanto le onde tendono a rimbalzare creando riverberi. Un Line Array quindi non è altro che una serie di altoparlanti disposti in linea molto vicini tra di loro, ottendendo il risultato di dare una direttività molto controllata all’emissione sonora, permettendo di raggiungere anche le postazioni più lontane.

Fig. 13

Un altro vantaggio è rappresentato dalla sua natura costruttiva, ovvero tanti piccoli altoparlanti messi insieme, la cui somma delle superfici risulterà notevole, rimanendo però altoparlanti di piccola dimensione che hanno una resa superiore nelle frequenze medio alte rispetto a diffusori standard. Le frequenze principali, quelle della voce e dell’armonica primaria degli strumenti saranno riprodotte in maniera più specializzata. Fig. 13 - Propagazione sonora di tipo sferico con un unica sorgente e di tipo cilindrico con una linea di suono verticale (Line Array). Da “White Paper” di Guido Noselli.

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Inoltre un ulteriore vantaggio sta nella dispersione del suono a grandi distanze, negli impianti audio standard il volume è inversamente proporzionale al quadrato della distanza dal diffusore. Nel caso dei Line Array questa legge non vale più, il suono è inversamente proporzionale alla distanza dal diffusore, non al suo quadrato. In parole povere quando ci allontaniamo il suono diminuirà meno rispetto ad un impianto tradizionale, consentendo di immettere meno energia per soddisfare anche gli ascoltatori più distanti. 2.4 Fascinazione del suono e design. Gli apparecchi radiofonici hanno subito una sorta di prima standardizzazione negli anni 30, quando in italia vigeva il regime fascista, e fu proprio il fascismo a trasformare la radio da oggetto di lusso a prodotto di massa. La Radio Rurale e la Radio Balilla, promosse dal regime con una vendita esclusiva, possono essere definite le prime radio a buon mercato per la vendita di massa.

Fig. 14

Fig. 15

Ma un oggetto come la radio dall’enorme fascino costruttivo catturò subito l’attenzione degli architetti razionalisti che vedevano in essa il segno di una modernizzazione della casa, come Luigi Figini e Gino Pollini che nel 1933 vincono un concorso per la realizzazione di un mobile radiogrammofono con il disegno di un perfetto solido geometrico di pura ispirazione architettonica. Fig. 14 - Radio Rurale Fig. 15 - Radio Balilla

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Uno tra i maggiori esponenti del design italiano è Franco Albini che tra il 1938 ed il 1940 progetta e realizza un oggetto secondo me anacronistico: il “Mobile radio in cristallo securit”, un perfetto esempio di design Hi-Tech con un sintetizzatore e un altoparlante divisi e montati su due lastre di cristallo parallele.

Fig. 16

Gli architetti Pier Giacomo e Livio Castiglioni insieme a Luigi Caccia Dominioni, nel 1939, crearono per Phonola l’apparecchio radioricevitore in bachelite assoluto anticipatore del design industriale italiano. Fig. 16 - Mobile radio in cristallo securit, Franco Albini

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Fig. 17

Dopo l’interruzione della secoda guerra mondiale il prodotto radio riprende la sua evoluzione tecnica e formale, grazie alla progressiva riduzione e miniaturizzazione delle componenti, l’apparecchio radiofonico si trasforma e genera nuove tipologie portatili. Il Cubo Brionvega di Marco Zanuso e Richard Sapper del 1963 ne è uno degli esempi più famosi, protagonista dell’ambiente attraverso l’idea della sorpresa e del colore, è composta da due scocche cubiche, a spigoli arrotondati, incernierate in modo da aprire e chiudere l’apparecchio. Brionvega, per rilanciare il design italiano, ha rimesso in produzione il Radiocubo rinnovando elettronica con strutturali miglioramenti interni, dotandola anche di dab+, bluetooth e batteria ricaricabile. Fig. 18

Fig. 17 - Radioricevitore a valvole, da tavolo e da parete - Phonola - FIMI Castiglioni 547 Tipo L (1939) Fig. 18 - Radiocubo Brionvega (1963)

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Tornando a focalizzarsi sul progetto, penso che il precursore dei mobili da intrattenimento sia il Radiofonografo stereofonico RR126 del 1966 sempre per Brionvega, 6 <dalla forma antropomorfa, che non rinunciava però al rimando alla tecnologia e che sarà uno degli status symbol del decennio ’60 ed uno dei pezzi più ricercati del modernariato degli anni ’80 e ’90. Un obiettivo preciso di quegli anni era la ricerca della modularità nella progettazione: il progetto per l’RR126 documenta questa tendenza. Un “oggetto spazio” autoportante in modo da sembrare sospeso nell’aria componibile in tre configurazioni diverse a volumi separabili > . Fig. 19

Con il loro lavoro i fratelli Castiglioni hanno traghettato il design italiano dalla dimensione dello stile, dettata dall’uso e dal costume, a quella del progetto stabile nel tempo. Il Radiofonografo RR126 è stato anch’esso rimesso in produzione nel 2018 con una riedizione fedele all’originale per celebrare il centenario della nascita di Achille Castiglioni.

“L’oggetto di design non deve essere di moda. La moda e fatta per passare, appunto. Il buon design deve restare nel tempo, fino a consumarsi.” (A. Castiglioni)

6 - Cit. da RR126, prodotti storici Brionvega. (https://www.brionvega.it). Fig. 19 - Radiofonografo stereofonico RR126

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2.5 Il suono nell’arte. <“La musica è da molti secoli l’arte che non ha adoperato i propri mezzi per ritrarre la natura, ma per descrivere la vita psichica dell’artista o per creare una vita parallela servendosi dei suoni. Gli stessi mezzi di cui essa si serve, ovvero i suoni, rappresentano la sorgente d’ambiguità di una corrispondenza tra ascolto e percezione che non può essere reale. Tale movimento di forme non visibili è l’essenza stessa della musica”>. 7

Per capire meglio il ruolo della sonorità nell’arte, in particolare in quella contemporanea, è necessario descrivere quello che è visto da molti come il suo “antagonista”, il silenzio. Nel nostro immaginario collettivo il silenzio non è altro che l’assenza di suono, uno sfondo omogeneo sul quale possono essere costruiti, in seconda istanza, altri ed innumerevoli eventi sonori capaci di rompere il silenzio percepito ed immaginato quale superficie omogenea assolutamente passiva ed inerme. Possiamo quindi definire il silenzio come una tela bianca, una superficie vergine ed incontaminata capace di accogliere al suo interno un qualsiasi sforzo creativo dell’artista, mentre, viceversa, il suono è il tratto di matita, la pennellata, il colore, addirittura il taglio violento e profondo nella tela operato da Lucio Fontana nei suoi dipinti sperimentali ove egli indagava il rapporto tra opera e spazio, tra superficie e profondità. Alla luce di tale patrimonio immaginativo, silenzio e suono appaiono quali entità antitetiche ove, tuttavia, l’una (il suono) necessita dell’altra (il silenzio) per potersi palesare. Fig. 20

Fig. 20 - Composizione VII (1913) celebre quadro di Kandinsky. 7 - Cit. da “La tela è una nota, rapporti tra arte e musica”. (www.musicin.eu)

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2.5.1 L’astrattismo lirico di Kandisky. Fu Wassily Kandinsky uno dei primi a creare un ponte tra arte e musicalità, attuando una vera e propria rielaborazione del tutto originale della forma pittorica e dei rispettivi linguaggi espressivi attraverso l’uso di elementi come il colore o le linee. Riuscì a correlare la sensazione uditiva della musica con quella visiva della pittura e dei colori. Per l’artista russo, il suono e la musica non imitano la natura bensì sono pure espressioni di esigenze interiori. Solamente un’arte astratta, liberata dalla dipendenza con l’oggetto fisico, può dare vita perciò alla spiritualità. Nel saggio “Lo spirituale nell’arte”, Kandinsky analizza i colori in base ai loro suoni interiori, ai loro effetti psichici, e associa ognuno ad uno strumento musicale. La linea, il gesto, il colore; sono tutti elementi prelevati dalla musica, generativi del pensiero riflettente, che diventano elemento di espressione introspettiva. Elementi utilizzati da altri artisti quali Jackson Pollock quarantanni più tardi.

“Presta le tue orecchie alla musica, apri i tuoi occhi alla pittura, e… smetti di pensare!” (Wassily Kandinsky)

2.5.2 Cage, l’inesistenza del silenzio. Come non citare John Cage in questa sezione dedicata all’incontro tra arte e suono, fu uno dei padri della musica contemporanea sperimentale, la sua intenzione era quella di paragonare l’elemento sonoro alla materia pittorica degli astrattisti, poiché così i suoni avrebbero generato le loro forme indipendentemente dal pensiero soggettivo. Per palesare l’apparizione del suono in tutta la sua ricchezza Cage ricorre alla procedura del “silenzio”, vista come la rinuncia a qualsiasi intenzione, la rinuncia alla centralità dell’uomo. E ce lo dimostra attraverso la composizione 4’33’’ del 1952, durata particolare della composizione, è probabilmente un riferimento allo zero assoluto: infatti, quattro minuti e trentatré secondi corrispondono a 273 secondi, e lo zero assoluto è posizionato a -273.15 °C, temperatura irraggiungibile, come il silenzio assoluto. L’idea di questa composizione venne al musicista americano dopo aver passato qualche tempo nella stanza anecoica dell’università di Harvard, ossia in uno spazio nel quale si ottiene il massimo abbattimento delle riflessioni del suono tramite l’adozione di forme particolari e l’uso di materiali fonoassorbenti, con il risultato che chi entra e resta in queste camere apparentemente non può percepire alcun suono. Ma ciò, come comprese lo stesso Cage, è impossibile, poiché nella camera anecoica dell’ateneo statunitense il compositore, nel silenzio di quello spazio, avvertì distintamente il suono provocato dal battito del proprio cuore. 29


Fig. 21

Cage ci dimostra, così, l’inesistenza del silenzio e la totale presenza, anche impercettibile, del suono; che sia del proprio corpo, o i suoni dell’ambiente circostante, i rumori interni ed esterni alla sala da concerto, il fruscio degli alberi se si è in aperta campagna, il rumore delle auto in mezzo al traffico. Cage vuole condurre all’ascolto dell’ambiente in cui si vive, all’ascolto del mondo, a un’apertura totale nei confronti del sonoro, a un “andare oltre”. Egli ha rivoluzionato il concetto di ascolto musicale, ha cambiato l’atteggiamento nei confronti del sonoro, ha messo in discussione i fondamenti della percezione. Fu il 28 febbraio del 1948, durante una conferenza al Vassar College, che Cage parlò per la prima volta di quella che era ancora un’ipotesi, una visione indistinta: “Ho per esempio diversi nuovi desideri (due di questi possono sembrare assurdi, ma li prendo in seria considerazione): primo, di comporre un brano di ininterrotto silenzio e di venderlo alla Muzak Corporation. Sarà lungo tre minuti o quattro minuti e mezzo, dato che queste sono le durate standard della musica preregistrata, e s’intitolerà Silent Prayer. Inizierà con una singola idea che cercherò di rendere tanto seducente quanto il colore e la forma o la fragranza di un fiore. La fine del brano si avvicinerà impercettibilmente”. “Ora non ho più bisogno di un pianoforte: ho la 6th Avenue con tutti i suoi suoni” (John Cage) Fig. 21 - John Cage nella stanza anecoica dell’università di Harvard

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2.5.3 Pollock, sensazioni sonore. Padre dell’Action Painting, corrente pittorica nata negli Stati Uniti negli anni ‘50, vuole mostrare al pubblico l’atto stesso di produzione dell’opera, focalizzato in particolar modo sul gesto pittorico, elevandolo da semplice fase di produzione a parte integrante dell’opera stessa. L’artista si muove intorno e sopra la tela come se fosse in trance. Perduta la razionalità Pollock non dipinge, danza. Ciascun movimento è espressione diretta del proprio mondo interiore, la pittura emerge come sovrapposizione tridimensionale di colori in un groviglio di linee squillanti e sgocciolature capillari che evocano il ritmo irregolare della musica jazz. Concretizza questo suo volere attraverso la tecnica del dripping, essa consiste nel far cadere, o gocciolare, i colori o le vernici dal tubo o dal barattolo direttamente sulla tela distesa a terra, lasciando un certo margine al caso nel conseguimento dell’effetto desiderato. In questo modo l’esperienza dell’ascolto viene tradotta in opera d’arte, nel momento stesso in cui l’artista vi partecipa. L’azione sulla tela divenne così la rappresentazione stessa e crea, così come faceva Kandinsji, una sorta di polifonia pittorica. L’arte di Pollock è pura energia, un’energia che brucia velocemente tutto ciò che lo circonda. Il fuoco che lo pervade e che gli consente di costruire una grammatica artistica completamente nuova. Fig. 22

Fig. 22 - Jackson Pollock e sua moglie Lee Krasner, attuazione della tecnica del Dripping.

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2.5.4 La Pop Art di Andy Warhol. Altro esempio d’incontro tra arte e musica trasportato nella contemporaneità è rappresentato da Andy Warhol e la sua emblematica sinergia artistico-musicale con il gruppo rock statunitense Velvet Underground, di cui l’artista fu autore della copertina dell’album “The Velvet Underground & Nico”, noto anche come banana album, per l’inconfondibile banana disegnata da Warhol, invitando l’osservatore a sbucciare lentamente e vedere l’arte in esso contenuta. Approfondendo, in un articolo di Bruno Santini possiamo leggere: 8<[...] Non è stato e non è soltanto un facile riferimento allusivo, è un atteggiamento artistico e culturale che cambiò la storia di quegli anni. Sono gli anni della pop art, del cinema rivoluzionario, della musica che supera i suoi stessi canoni. L’artista statunitense invitava, nelle prime copie vendute, a “sbucciare lentamente e a guardare”. In un primo momento, in effetti, era possibile sbucciare la banana e scoprire una banana rosa in grado di destabilizzare l’ascoltatore. Insomma, un biglietto da visita che migliore di così non poteva essere realizzato. [...]>. Fig. 23

Fig. 23 - Copertina dell’album “The Velvet Underground & Nico” by Andy Warhol. (1967). 8 - Cit. da “The Velvet Underground & Nico: la spiegazione della copertina dell’album. (www.r3m.it)

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2.5.5 Yasunao Tone, “Digital Sound”. Giapponese, classe 1935, uno dei precursori della musica stocastica basata sui mezzi tecnologici, iniziò il suo percorso analizzando la cosiddetta “musica indeterminata” di John Cage ed esplorando a fondo il campo del nascente “digital sound” come opera d’arte. Il suo lavoro si basa sulla manipolazione estrema del digitale. Questa musica “contaminata” nasce da un’estetica che fa propri i disturbi, il crash, l ’errore, gli imprevisti, il rumore. E’ infatti proprio la “poetica dell’errore e del rumore”, descritta dal musicista Kim Cascone, che viene analizzata più a fondo da Tone. E così passa progressivamente al mezzo fisico, alle installazioni, alle trasmissioni radio, alle performance e alla regia di video sperimentali. Il riconoscimento del rumore quale materia artistica è una fascinazione del XX secolo legata alla macchina e usata per abbattere, come diceva il futurista Luigi Russolo, la “fortezza dei suoni puri”. Il segno più incisivo di questa modernità è forse l’autoreferenzialità delle opere; la musica parla del computer. Gli artisti superano il concetto di citazione ed assemblaggio di suoni esistenti per riaffermare l’importanza della composizione come oggetto sonoro autonomo. Esempio lampante lo ritroviamo nel suo album del 1997 “Solo for Wounded CD”, in cui Tone distrusse una serie di CD prelevando i suoni danneggiati e creando nuovi pezzi. Mediante un processo di “de-controllo” seleziona in modo randomico e casuale i frammenti sonori raccolti.

Fig. 24

Fig. 24 - Yasunao Tone durante una performance.

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2.5.6 Yves Klein, “Symphonie Monoton-Silence”. Anche il francese Yves Klein, una delle personalità più eccentriche dell’arte del dopoguerra, con la sua “Symphonie Monoton-Silence”, un concerto caratterizzato da un unico accordo continuo tenuto per venti minuti e seguito da venti minuti di silenzio e assoluta immobilità, che ha accompagnato alcuni dei momenti culminanti del percorso creativo dell’artista francese. La Symphonie Monoton-Silence per l’artista costituisce il corrispettivo musicale del monocromo. La “Symphonie Monoton-Silence” fu eseguita la sera del 9 marzo 1960, nell’ambito della realizzazione pubblica dell’ “Anthropométries de l’Époque bleue” alla Galerie Internationale d’Art Contemporain di Parigi. In quell’occasione Klein diresse un piccolo gruppo di musicisti nell’esecuzione della sua sinfonia e guidò la performance di tre modelle nude, i suoi “pennelli viventi” che, con il corpo coperto di pittura blu, lasciarono la loro impronta sui fogli bianchi che rivestivano pareti e pavimento, creando le tele della serie “Anthropométries”. Riflettendo sull’esperienza sonora della sua composizione, Klein scrisse: “Questo suono continuo emergeva dallo spazio pur rimanendovi dentro, lo penetrava nuovamente, poi ritornava al silenzio privato dell’attacco e della conclusione. Era silenzio, una presenza udibile!”. Fig. 25

Fig. 25 - Yves Klein dirige la sua “Symphonie Monoton-Silence” davanti ad un orchestra immaginaria, Gelsenkirschen’s Opera House, 1959

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2.5.7 Marina Abramovic e la Performance. Artista montenegrina, è celebre per sue controverse performance in cui, spesso, il dolore fisico è sputato in faccia allo spettatore, un ipertesto in cui si inscrivono reciprocamente azione dell’artista ed esperienza del pubblico, che si trova ad assistere a questa forma d’arte all’interno dell’opera stessa fino a farne attivamente parte. La Abramovic ha cercato l’approvazione delle masse, attirando su di sé le perplessità non solo di chi di arte vive ma anche di coloro che di arte non comprendono nulla. Con “Freeing the voice” del 1976, performance nella quale il suono rappresenta un collegamento diretto tra artista e spettatore, Marina Abramović assume una posizione supina e con la testa reclinata all’indietro in modo che il suo volto sia perfettamente visibile al pubblico, spalanca la bocca emettendo un suono atono. Inizialmente sembra un grido di richiesta di aiuto, poi diviene più introverso e successivamente, incontrollato.

Fig. 26

Fig. 26- Marina Abramovic durante la performance “Freeing the Voice” (1976).

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Il senso dell’esecuzione è da ricercarsi nell’istintivo rispondere al grido da parte del pubblico: la reazione dello spettatore diventa l’esecuzione stessa. Poi la sua voce vacilla, si trasforma in pesante respirazione ed infine muore. Il fisico è stato svuotato e l’annullamento del corpo segue quello della mente. E così il suono della sua stessa voce, spinto al limite, diventa un’entità impersonale, un puro oggetto sonoro. “Freeing The Voice” fa parte di una serie di esecuzioni in cui Marina Abramović si prefigge il fine di purificare il proprio corpo e la propria mente e di scivolare in uno stato di incoscienza. Il suono della propria voce non è altro perciò che il medium che le permette di andare oltre i propri limiti per entrare in una dimensione mai conosciuta prima e che, grazie all’uso di un linguaggio universale, fa conoscere anche al pubblico.

2.4.8 Terry Fox, il suono come linguaggio universale. Terry Fox, artista concettuale statunitense, differenziandosi da Cage non cerca di scoprire nuovi suoni o esplorare il silenzio, il suo lavoro si basa invece su l’uso del suono in maniera scultorea. Fox ha la volontà di creare un’arte comprensibile da tutti e allo stesso modo. Intende il suono come linguaggio universale che supera i confini delle nazioni e l’intelletto in un modo impossibile da raggiungere per qualsiasi lingua. Svincolato dal desiderio, e dai codici di condotta sociale, secondo lui, il suono è democratico, e arriva a tutti senza bisogno di traduzioni. un medium valido per poter aggirare le barriere dell’incomprensione. La Sound Art di Terry Fox applica le regole del suono all’arte performativa e creare situazioni in cui lo spettatore potesse entrare liberamente come il suono entra in esso. L’artista di Seattle lavora a “Ataraxia”, un CD che rappresenta un antologia contenente sei brani incisi in diverse location attribuite ad un periodo che va dal 1977 al 1981. La prima traccia, “Suono Interno”, viene eseguita durante una performance di sei ore all’interno della Chiesa di Santa Lucia a Bologna, nel 1979. Nei diversi brani è il luogo che influenza la performance. “Berlin attic Wire” è un valido esempio di pura sound-art; le corde del pianoforte esplorano le risonanze dell’attico della Künstlerhaus Bethanien di Berlin. La prima cosa che lascia basiti è il sound electro del brano eseguito senza strumentazione di stampo elettronico. Qui è possibile comprendere l’abilità di Terry Fox nello trasfigurare il suono usando semplicemente le opportunità che vengono offerte dallo spazio performativo. 36


Fig. 27

Fig. 27 - Terry Fox, copertina di “Ataraxia” (1998).

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CAPITOLO 3

Il Progetto 3.1 L’AZIENDA 3.2 IL SISTEMA SCELTO PER IL PROGETTO 3.3 CONCEPT 3.4 ERGONOMIA 3.5 MATERIALI 3.6 LAVORAZIONI 3.7 RENDERS 3.8 DISEGNI TECNICI


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3.

Il Progetto 3.1 L’azienda. Come ho anticipato in precedenza, per la consulenza nella realizzazione di questo progetto sono andato a bussare alla porta di un azienda che ha sede a San Piero a Sieve, nel Mugello, in provincia di Firenze. Fig. 28

Il marchio K-array nasce nel 2005 come spin-off dell’azienda madre HP Sound Equipment, che era stata fondata nel 1990 guadagnando posizioni e credibilità nell’affollato panorama professionale e raggiungendo a livello mondiale la notorietà di aziende che vantano diversi decenni in più di storia. Già i primi prodotti HP, come il lavalier con preamplificatore incorporato per alzare il livello e ridurre la sensibilità ad interferenze di qualsiasi tipo, facevano capire che nei tre soci fondatori e nel team di visionari collaboratori c’erano i presupposti per creare prodotti originali, tipici di una grande azienda. Nel 2005 K-array fece il suo debutto alla grande introducendo la tecnologia SAT (Slim Array Technology) finalizzata a creare soluzioni compatte ma senza perdere energia nell’emissione delle frequenze inferiori. Fig. 28 - Sede di K-array S. Piero a Sieve (FI).

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Il primo prodotto K-array KH4, 4000 watt di potenza a bordo di ogni modulo pur pesando 45kg e profondo poco più di 15cm, a Francoforte suscitò l’interesse e fece scalpore fra tutti gli operatori anche se i rigidi e controllatissimi limiti di pressione sonora nei locali della fiera non rendevano possibile ascoltare una quarantina di watt, era facile comprendere la facilità di trasporto, assemblaggio e posizionamento, pur garantendo alti livelli di decibel con un’ottima qualità audio, e la conseguente versatilità per usare questo impianto nelle più disparate applicazioni. Fig. 29

Produttori di diffusori e soluzioni audio uniche hanno concentrato i loro sforzi e le loro risorse nella progettazione e produzione di sistemi audio rivoluzionari, altamente efficienti e con prestazioni impressionanti. Ad oggi l’azienda conta circa sessanta dipendenti e il mercato in cui opera si estende per cinquanta paesi in tutto il mondo. La loro mission è quella di essere in qualche modo pionieri nella progettazione di elementi audio adattabili ad innumerevoli applicazioni in modo che la qualità audio non sia mai compromessa. Operando nel cuore della Toscana dove l’architettura ha avuto un ruolo importante nella cultura italiana, K-array afferma che il suono è un’esperienza, ma dovrebbe rimanere invisibile e non influenzare l’estetica di un luogo. Ciò ha richiesto manipolazione creativa e sinergia tra materiali e tecnologia. Fig. 29 - Alcune fasi di produzione in K-array.

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I sistemi audio a marchio K-array sono stati progettati ottenendo forme eleganti e misure contenute in modo da poter essere facilmente integrati in ambienti architettonici di ogni tipo: auditrium e sale per concerti; chiese e cattedrali; teatri; trasporti; stadi e strutture sportive; parchi a tema; ristoranti e bar; sale conferenze; palestre e centri benessere; musei e mostre; negozi, studi radiofonici e televisivi; discoteche e locali notturni; hotel e resort. Insomma, con la loro vasta gamma di prodotti, l’azienda si rivolge a molte realtà e si propone con valide alternative e prodotti adatti e adattabili per ogni tipo di situazione. Nel catalogo sono presenti tre grandi famiglie di prodotti: Installed Sound; Portable Systems e Conccert Series. La serie Installed Sound di K-array è una raccolta di altoparlanti molto raffinati dal punto di vista estetico e di alta qualità nel settore dell’audio professionale. Offrono un risultato audio eccellente in termini di volume, pur mantenendo dimensioni minime. Sono proprio queste dimensioni che permettono agli altoparlati installati di integrarsi pressochè in tutte le situazioni, anche grazie ad una totale personalizzazione dei colori. Sono disponibili anche finiture in materiali luxury, come la placcatura in oro a 24 carati. Per offrire le soluzioni più affidabili, i prodotti di questa serie sono realizzati con i materiali più durevoli e impermeabili con telai in alluminio o acciaio per renderli resistenti alle intemperie.

Fig. 30

Fig. 30 - Esempio di Installed Sound.

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Combinando gli altoparlanti sottili ed eleganti con i subwoofer compatti e potenti prelevati dalla categoria di prodotti Installed Sound, i sistemi portatili di K-array offrono agli utenti tutta la tecnologia da un’installazione fissa con la comodità di un sistema audio portatile, facile da montare e cablare e veloce da smontare e riporre. Dotata di sistemi di montaggio congiunto, la serie Portable ha la caratteristica di innalzare adeguatamente per la migliore resa acustica, gli elementi in line array (medie e alte frequenze) , che possono anche essere inclinati meccanicamente per direzionare la diffusione sonora in applicazioni più complesse oppure possono essere impilati inserendoli direttamente nel subwoofer (basse frequenze) per le configurazioni più semplici.

Fig. 31

Fig. 31 - Esempio di Portable System.

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La terza famiglia di prodotti, la Concert Series rappresenta il frutto di una ricerca condotta per oltre 10 anni per sviluppare l’ultima generazione di sistemi audio per concerti. Questa ricerca ha portato alla creazione di alcune delle soluzioni audio per eventi live più avanzate sul mercato. Dotati della tecnologia Slim Array, gli altoparlanti della serie Concert hanno un ingombro minimo e il loro design compatto consente una migliore risposta all’impulso. La loro funzione Electronic Beam Steering offre la possibilità di dirigere digitalmente la dispersione dei raggi sonori per garantire la stessa esperienza di ascolto a tutto il pubblico. In pochi minuti è in grado di disegnare gli spazi da sonorizzare e di decidere il grado di uniformità con cui si vuole che il sistema operi negli spazi stessi, ma contemporaneamente limita l’inquinamento acustico nelle aree dove la pressione sonora deve essere ridotta, per esempio locali di servizio o “zone silenziose”. Oltre ad altre importanti caratteristiche come materiali di alta qualità e una purezza del suono impeccabile, i sistemi Mugello e Firenze si presentano sul mercato come prodotti all'avanguardia e dotati delle tecnologie più avanzate nel potenziamento del suono anche in ambito professionale. Il KH8-Firenze rappresenta il top della gamma concert, è un sistema che unisce la possibilità di Digital steering a quella di angoli meccanici secondo un asse principale lungo la verticale, come una specie di veneziana… Così si mantiene il massimo di focalizzazione dell’energia sonora senza rinunciare a una forma semplice d’array che ne permette una facile gestione e integrazione visiva. Fig. 32

Fig. 32 - KH8 Firenze, prodotto della linea Concert Series.

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3.2 Il sistema scelto per il progetto. La scelta è ricaduta su Azimut-KAMUT2L14, un sistema della linea Installed Sound, ideale per chi non vuole compromessi tra aspetto estetico e audio professionale. É stato scelto principalmente per le sue dimensioni ridotte, in quanto da installare all’interno di un mobile, ma anche per la sua estrema facilità di utilizzo e alte performance. Azimut rappresenta uno dei sistemi audio professionali più discreti sul mercato, nato per essere utilizzato in installazioni eleganti e architetture, in modo non invasivo. Una soluzione audio completa in un piccolo pacchetto composto da: due piccoli satelliti Lyzard-KZ14 per le alte e medie frequenze, un subwoofer Truffle-KTR25 per le basse frequenze, anch’esso di dimensioni contenute; amplificatore Kommander-KA02 ed un controllo remoto con un’interfaccia estremamente intuitiva. Fig. 33

Il Kommander-KA02 eroga 50Wx4 canali e protezioni contro surriscaldamento, cortocircuito e sovraccarico, limiter di potenza, limiter di clip/segnale continuo e protezione per le frequenze superiori. La versatilità si evidenzia anche nel tipo e numero di connessioni disponibili nell’affolatissimo pannello posteriore: ingressi analogici linea sbilanciati con mini jack da 3,5mm. e bilanciati con 2 connettori Phoenix, ingresso stereo digitale ottico Toslink, 4 porte USB-A 2.0 e connessione Bluetooth 4.1. Inoltre migliaia di brani disponibili tramite lo streaming WiFi da Spotify e/o Web Radio programmabili. A fianco alle prese fisiche degli ingressi ci sono quelle per il controllo a distanza con connettore a 2 pin per il telecomando a filo, 5 pin per 4 porte GPI e connettore di rete RJ45. Anche le uscite sono in formato Phoenix con 1 connettore 4 pin per il sub e 2 connettori 2 pin per ogni satellite. Fig. 33 - Sistema audio Azimut-KAMUT2L14 completo.

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La soluzione K-array con tecnologia PAT (Pure Array Technology) non richiede l’uso di driver specifici per le frequenze superiori, né trombe né guide d’onda quindi tutte le sorgenti sonore nell’array sono identiche e perfettamente accoppiate ciò consente l’unione dei diffusori per creare array più lunghi. Il satellite Lyzard-KZ14 è un piccolo diffusore con configurazione line array lungo 10cm, largo 2,2cm e profondo 1,2cm. É composto da quattro driver da 0,5” ad alta efficienza ed è in grado di produrre 98dB di SPL di picco. Fig. 34

Ha un aspetto più massiccio e robusto il Truffle-KTR25, subwoofer che arriva a fornire ben 106dB di SPL di picco, garantendo una riproduzione ottimale anche per generi che richiedono una forte energia alle frequenze inferiori. Misura 151,5 x 145 x 250mm per un peso di 2,5 Kg. Fig. 35

Fig. 34 - Satellite Lyzard-KZ14. Fig. 35 - Subwoofer Truffle-KTR25.

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Il telecomando a filo è di uso semplice e immediato anche senza nessuna serigrafia alfabetica: il tasto di accensione è sovrastato da un led chiaro che lampeggia in standby e resta illuminato quando il sistema è attivo. I due tasti +/- del volume sono ancor più intuitivi, mentre premendo BT inizia la ricerca di segnali Bluetooth presenti nei paraggi e il relativo led si illumina azzurro quando una sorgente è sincronizzata e inizia la riproduzione. Fig. 36

Fig. 36 - Azimut remote control

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3.3 Concept. In principio per questo progetto avevo pensato ad un concept che rispecchiasse la natura “musicale” del mobile, per l’alloggiamento dei diffusori audio avevo optato per una o più griglie nella parte frontale dell’arredo che lo caratterizzavano donandogli un aspetto che lasciasse subito intendere il suo funzionamento. Una sorta di radio-arredo, senza però pensare ad una configurazione da mobile contenitore. Fig. 37

Fig. 38

Fig. 37 - Concept prima versione. Fig. 38 - Concept versione con griglia unica anteriore.

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Fig. 39

Il design ricordava uno stile vintage che però riprendeva alcune linee ed alcuni segni distintivi del design dell’azienda, anche dal punto di vista cromatico l’intenzione era quella di far ricordare il più possibile un diffusore audio con l’aggiunta delle gambe per sostenerlo ed alzarlo da terra. Quando mi sono recato in K-array per esporre il mio progetto, le forme sono dovute un pò cambiare, abbiamo deciso di optare per una soluzione che comprendesse un arredo più grande. Avendo scelto un impianto audio con configurazione line array, è stato opportuno modificare le misure del concept iniziale, andando a creare un mobile che racchiudesse in sè gli altoparlanti in una posizione tale che, altezza da terra e larghezza fossero adeguate per ottenere il massimo rendimento dell’impianto potendolo quindi sfruttare tutte le sue potenzialità. A questo punto ho preso la decisione di progettare il mobile partendo da un idea, riscoprire il valore della musica attraverso il supporto musicale più affascinante, il vinile. All’interno doveva quindi essere presente uno spazio apposito per il giradischi, uno spazio per i dischi e uno spazio per tutti gli accessori e cablaggi annessi. Fig. 39 - Sviluppo primo concept.

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Il Concept del mobile è stato così rielaborato in un disegno che riprende le linee dei modelli storici, sia come forme, sia come dimensioni. Si presenta come una sorta di madia o mobile contenitore, con un altezza adeguata per essere utilizzato in piedi dall’utente, altezza che raggiunge grazie alla scelta di installare alte gambe che sostengono il corpo centrale del mobile, caratterizando il tutto con uno stile che richiama il vintage mantenendo però un aspetto contemporaneo.

Fig. 40

Era mia volontà creare un oggetto che facesse riscoprire il gesto dell’ascolto musicale ed il suo valore che nel tempo si è quasi perduto. Ciò comprende tutto l’universo della componentistica audio ed i vari supporti di riproduzione che però ho voluto semplificare e sintetizzare per inserire il tutto in un elemento d’arredo che non facesse subito intendere ciò che è racchiuso al suo interno. Quando non viene utilizzato, il mobile non comunica niente della sua natura e funzione di mobile da intrattenimento, se non per un cavo che lo collega ad una presa di corrente. Volevo che l’arredo fosse adattabile a più stili di arredamento, dotandolo di una sorta di eclettismo che lo contraddistinguesse, senza però estendere molto la gamma cromatica. Eclettismo che possiamo attribuire alla tipologia stessa del mobile in questione, il mobile da intrattenimento. Fig. 40 - Concept seconda versione.

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Fig. 41

Per ottenere questo tipo di arredo ho pensato anche alla distribuzione degli spazi interni del mobile contenitore, ho dovuto sfuttare al massimo tutti i centimetri a disposizione per riuscire a dedicare lo spazio minimo necessario ad ogni componente, riuscendo così a includere anche un vano portaoggetti. Per usfruire a pieno delle capacità del sistema audio ho pensato diverse configurazioni del posizionamento dei satelliti e ad un meccanismo per concedere ad essi una maggiore distanza tra di loro, distanza che rappresenta un compromesso tra la distanza minima da rispettare tra i diffusori e una soluzione di arredo più compatta per adattarsi ad una quantità di ambienti e spazi maggiore. Il mobile ha richiesto inoltre anche un “progetto nel progetto” un particolare sistema di cablaggio che alimenta i diffusori delle alte e medie frequenze, e fornisce un collegamento di segnale audio tra i diversi diffusori e il modulo dell’amplificatore. Fig. 41 - Studio di proporzioni per inserire impianto audio.

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Fig. 42

In corso di progetto, ho preso in considerazione alcune varianti dello stesso mobile, esse si differiscono per misure e per tipo di aperture. Nell’immagine sopra (Fig. 42) possiamo osservare nello specifico le fasi di apertura sia dell’anta a ribalta, sia dei pannelli che contengono i diffusori in una delle varianti iniziali del progetto. L’apertura dei pannelli superiori aumenta la distanza tra i satelliti e favorisce una migliore resa acustica. Nella pagina seguente possiamo osservare altre due varianti del mobile e di questi sitemi di ampliamento laterale. Fig. 42 - Fasi di un ipotetico sistema di apertura.

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Fig. 43

Fig. 44

Fig. 43 / 44 - Diversi ipotesi dei sistemi di ampliamento laterale.

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Un mobile che si svela al suo utilizzo, prima del quale è opportuno sollevare l’anta a ribalta che chiude il mobile come un cofano di un’automobile. I satelliti delle alte e medie frequenze sono inseriti nel coperchio che quando viene aperto in posizione eretta permette agli altoparlanti di raggiungere l’altezza e, grazie a pannelli che scorrono lateralmente, la larghezza che garantiscono la perfetta diffusione sonora. Come viene illustrato dalla figura seguente, l’ascolto ottimale si ottiene con una larghezza minima tra i satelliti di due metri e mezzo, mentre l’altezza varia a seconda della posizione dell’ascoltatore, se quest’ultimo è seduto l’altezza minima è di un metro e mezzo, mentre se è in piedi l’altezza minima sarà di un metro e settanta centimetri da terra. Fig. 45

Il subwoofer invece è situato nel centro del mobile, appeso e nascosto sotto il piano di lavoro, senza essere chiuso da un piano inferiore, con almeno quindici centimetri di aria su entrambi i lati, come illustrato nella figura sottostante. Questa configurazione permette al diffusore di “respirare” e alle onde sonore delle basse frequenze do diffondersi nell’ambiente d’ascolto senza incontrare ostacoli fisici. Fig. 46

Fig. 45 - Misure minime di posizionamento dei satelliti Lyzard-KZ14. Fig. 46 - Misure minime di posizionamento del subwoofer Truffle-KTR25

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Per l’alloggiamento del modulo dell’ampificatore è stata pensato un ripiano, anch’esso sottostante al piano di lavoro, dotato però di coperchio superiore, un apertura che permette di accedere manualmente al pannello posteriore, sede dei connettori dei diffusori e degli ingressi per le periferiche audio aggiuntive. Apertura che consente inoltre di avere uno spazio per riporre accessori ed eventuali cavi aggiuntivi.

Fig. 47

Input 24V

Nella parte opposta dell’alloggiamento dell’amplificatore è presente uno spazio per lo stoccaggio dei vinili, con una capienza di circa settanta dischi. Non è lo spazio per la collezione di un appassionato di vinili, ma si tratta pur sempre di uno spazio abbastanza capiente per un mobile che non è stato progettato esclusivamente per lo stoccaggio di vinili. Un utente che possiede circa un centinaio di dischi potrà sfruttare lo spazio nel mobile per i titoli che ascolta più frequentemente, oppure tenerlo vuoto e riempirlo con i dischi che sceglie appositamente per quella sessione di ascolto. Sul piano di lavoro è stata preventivata- una fresatura per inserirvi un piano di pietra (marmo; granito; pietra serena) che servirà da base di appoggio per il giradischi. La pietra, grazie al suo peso ha la funzione di minimizzare le vibrazioni provocate dalle onde sonore sul legno del mobile, matenendo così più stabile il braccio del giradischi, e allo stesso tempo evitarndo che la puntina subisca uno stress che alla lunga potrebbe danneggiarla. Fig. 47 - Cablaggi e connessioni del pannello posteriore dell’amplificatore Kommander-KA02.

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Fig. 48

Fig. 49

Fig. 48- Possibile organizzazione degli spazi interni. Fig. 49 - Schema dei cablaggi relativi al sistema audio.

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Partendo dalle misure imposte dal manuale d’installazione dell’impianto audio K-array, ho sviluppato una serie di varianti e versioni del mobile. Il concept si è così evoluto in un elemento d’arredo la cui principale caratteristica è la linearità. Presenta linee sobrie e geometrie pulite che riportano quasi allo stile scandinavo, se non fosse per la scelta di usare essenze più scure ripetto alla palette cromatica chiara dello stile nordeuropeo. L’unico dubbio che mi rimaneva riguardava il tipo di gambe da installare ed il materiale da assegnare ad esse. Nella figura sottostante (Fig. 50) possiamo osservare un disegno della versione con gambe accopiate in un telaio rettangolare, realizzabili sia in metallo, sia in legno. Esse, in questa configurazione contribuiscono a caratterizzare l’oggetto con uno stile più razionale.

Fig. 50

Fig. 50 - Sviluppo concept seconda versione.

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Nell’ immagine sottostante (Fig. 51) possiamo osservare come ho pensato di intergrare gli elementi dell’impianto audio ( in rosso) all’interno della struttura dell’arredo. Ho riservato al diffusore delle basse frequenze (subwoofer) un alloggiamento sotto il piano del giradischi, appeso e isolato dal legno tramite un elemento che ha la funzione di smorzare le vibrazioni, posto tra il diffusore stesso ed il legno della struttura. Un alloggiamento strategico anche dal punto di vista sonoro, al centro in basso rispetto ai due satelliti delle medie ed alte frequenze che sono invece incassati e fissati nell’anta a ribalta che sovrasta e chiude il mobile. Questo schema di posizionmento dei diffusori audio rispetta lo schema basico dei sistemi audio 2.1. Fig. 51

Fig. 51 - Collocamento dei diffusori audio e dell’amplificatore.

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Come possiamo osservare nell’immagine sottostante (Fig. 52) il mobile, una volta aperto, possiede tutte le caratteristiche di un mobile contenitore che però assume un carattere funzionale ed esclusivamente mirato alla riproduzione del supporto musicale dei dischi in vinile. Ho voluto riservare ad essi uno spazio facilmente consultabile ed ergonomico, posto direttamente sul piano di lavoro che ospita il giradischi e lo scomparto dell’amplificatore e degli accessori. Lo stoccaggio dei dischi era inizialmente collocato sul lato sinistro, ho deciso di spostarlo dalla parte opposta per esporre sia la copertina del disco, sia la costola che riporta il titolo dell’opera ed il nome dell’artista. Questa scelta facilita la consultazione dei diversi titoli. Fig. 52

Fig. 52 - Sviluppo concept seconda versione, mobile aperto.

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Fig. 53

In questa immagine (Fig. 53) è riportata l’ulitma versione da me elaborata. Questa è anche la versione da cui deriva direttamente il concept finale del progetto. Ho voluto ridisegnare le forme generali del corpo principale, il contenitore. Esso non è più rettangolare ma trapezioidale, le gambe, realizzabili in legno, sono in una configurazione a quattro elementi indipendenti tra loro, leggermente affusolate nella parte finale. L’anta a ribalta potrà essere sollevata dalla parte anteriore, sulla superficie frontale del mobile ho voluto porre un affordance. É stata quindi pensata la realizzazione di un incavo per inserire le mani e facilitare la presa ed il sollevamento dell’anta stessa. Una forma complessivamente più dinamica, che però non ho voluto allontanare eccessivamente da quello stile razionale e quella chiarezza formale che fin dal principio ho incluso nelle scelte estetiche del progetto.

Fig. 53 - Vista prospettica del concept finale .

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Fig. 54

Come mostra l’immagine (Fig. 54) anche in questa versione ho preferito mantenere il setup dell’impianto audio che pone al centro il subwoofer e in alto i piccoli satelliti. Anche qui i vinili si trovavano sulla sinistra, poi spostati a destra per mostrare la copertina. Possiamo notare l’amplificatore nell’alloggiamento sotto il piano di lavoro, posto su un ripiano esclusivamente dedicato. Fig. 55

Fig. 54 - Divisioni degli spazi dedicati all’interno del mobile. Fig. 55 - Vista frontale e laterale del concept finale.

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Il riquadro nel prospetto anteriore di questo concept comprende una griglia con piccoli fori con un telaio in metallo che aveva una doppia valenza, oltre ad essere un segno grafico che riprendesse il design dell’azienda K-array, era un elemento funzionale, sia per dare aria al subwoofer, sia come sportello apribile frontalmente che permetteva un facile accesso al diffusore e all’amplificatore. Successivamente a questa soluzione abbiamo preferito una pulizia di forma che mantenesse linearità e simmetria sulla facciata principale del mobile, quindi non più un’apertura frontale per far respirare il Truffle, ma un’apertura, meglio definita come una non chiusura, sottostante. La scelta è stata voluta anche per dare la massima importanza al legno, un materiale che riesce a trasmettere eleganza formale, valore essenziale dell’arredo, anche in realzione al prodotto installato al suo interno. Il logo dell’azienda, inizialmente posizionato centralmente sarà poi ricollocato in un altro posto, probabilmente con più discrezione. L’unico segno grafico che in facciata riprende i colori dell’azienda è la presa per sollevare l’anta, colorata di nero oppure rivestita con la finitura dei subwoofer della serie portable.

Fig. 56

Fig. 56 - Prospettiva frontale del concept finale del progetto.

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3.4 Ergonomia. Il progetto nasce attorno alla musica, durante la progettazione una delle componenti fondamentali è stata la configurazione che l’impianto audio doveva rispettare; la seconda componente importante è il giradischi, perchè la forma del mobile è stata sviluppata attorno alle dimensioni di un giradischi e attorno a tutto l’universo della riproduzione di dischi in vinile e alle sue caratteristiche tecniche, per renderlo il più “turntable friendly” possibile. L’altra componente altrettanto importante però è l’utente, quindi era opportuno che l’arredo fosse progettato anche con misure antropometriche per renderlo comodo da utilizzare. Per il dimensionamento di quelle parti del mobile le cui misure entrano direttamente in contatto con l’utente e per gli spazi necessari di cui tenere conto nella progettazione ho svolto una sorta di task analysis. Essa consiste nella ripartizione sistematica di un compito in sotto-azioni che vengono svolte per portarlo a termine, al fine di identificarne la sequenza operativa e il modo in cui l’utente utilizza le informazioni e l’attrezzatura a disposizione. Questo tipo di analisi generalmente si effettua su un sistema piuttosto che su un prodotto, ma può essere applicata anche alla progettazione di mobili. La task analysis è un primo passo da effettuare prima di iniziare il processo di progettazione. Ci aiuta a capire come i mobili devono comportarsi per servire all’utente e funzionare bene. L’importanza di un’analisi dettagliata varia a seconda della complessità del lavoro, della varietà dei compiti e della gamma di attrezzature e materiali necessari. Nel caso specifico di questo progetto, la Task rappresenta la riproduzione e l’ascolto della musica, l’esecuzione di questa task implica quindi una sequenza di passi, ognuno dei quali contribuisce al raggiungimento dell’obiettivo. Il primo livello dell’analisi è individuare delle macro attività poste in rapporto all’obiettivo da raggiungere, il secondo livello è un analisi di dettaglio dei singoli compiti. Il tutto è illustarato nella tabella 1 (Fig. 57). Per il contesto d’uso ho considerato l’ambiente domestico, gli utenti target non sono definiti, in quanto l’utilizzatore può avere un età variabile dai dieci anni in su. Possono inoltre avere altezze medie differenti a seconda del paese e del continente nel quale il prodotto sarà distribuito, per questo ho preso in analisi un altezza media di un metro e settantacinque centimetri. Vorrei comunque precisare che il prodotto d’arredo potrà essere adattabile ad ogni mercato targhet, tramite la possibilità di personalizzare l’altezza delle gambe in relazione alla statura media del paese di distribuzione, oppure optando per una personalizzazione a 63


Fig. 57, Tabella 1

ATTIVITÀ E OBIETTIVI Accensione del sistema

Riproduzione musicale Ascolto Spegnimento sistema

AZIONI 1- Sollevare l’anta a ribalta del mobile fino alla posizone verticale. 2- Allargare i pannelli scorrevoli che contengono i diffusori. 3- Accendere interruttore. 1- Scegliere supporto musicale (usb, vinile, lettore mp3, streaming). 1- Regolare il volume attraverso il remote control. 1- Riporre supporto musicale. 2- Spegnere interruttore. 3- Riporre pannelli scorrevoli. 4- Abbassare l’anta a ribalta richiudendo il mobile.

Nella tabella 1 sono prese in analisi le macro attività e le azioni necessarie per il consegiumento di esse, analizzando la tabella possiamo osservare che le criticità d’uso posso essere rappresentate dall’accensione e dallo spegnimento del sistema, che implica l’operazione meccanica di apertura del mobile.

Fig. 57 - Tabella 1, analisi delle macro attività.

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Dall’analisi delle macro attività possiamo passare all’analisi dei singoli compiti. L’accensione e lo spegnimento del sistema, richiedono l’operazione meccanica di apertura del mobile, quindi il sollevamento dell’anta a ribalta e l’apertura dei pannelli scorrevoli, e successivamente l’accensione dell’interruttore. Per rendere comode da eseguire quest’ultime azioni ho inserito la presa per l’apertura dell’anta a ribalta ad un’altezza di ottantacique centimetri, mentre le parti scorrevoli sono poste ad un’altezza di un metro e quaranta centimetri circa da terra. Applicare la task analysis durante il processo di progettazione ci assicura che il prodotto sia facile da usare e soddisfi le esigenze dell’utente, inoltre considerando le apparecchiature utilizzate possiamo definire meglio l’altezza del piano d’appoggio. Al crescere della forza che è necessario esercitare, diminuisce l’altezza della superficie di lavoro. La forza per utilizzare un giradischi è minima, quindi considerando un altezza dell’utente di un metro e settantacinque centimetri, e considerando che l’utente dovrà raggiungere anche il pannello posteriore dell’amplificatore e le sezioni scorrevoli incassate nell’anta a ribalta, ho deciso di inserire il piano d’appoggio del giradischi ad un’altezza di ottantacique centimetri da terra. La larghezza complessiva del mobile è di un metro e trenta centimentri, facile da raggiungere per una persona a braccia aperte, inloltre la presa dell’anta a ribalta è larga solo un metro e sette centimetri, misura massima con cui l’utente dovrà interagire, sempre se vorrà sollevare l’anta con due mani. Il piano di lavoro ha una profondità di circa cinquanta centimetri, per facilitarne l’accesso all’uso anche agli utenti con statura sotto la media.

Fig. 58

Fig. 58 - Illustarzione antropometrica in relazione al mobile.

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3.5 Materiali. Il mobile sarà costruito con l’uso esclusivo del legno. L’essenza che ho deciso di usare è il Rovere, sotto forma di pannelli listellari. Il legno è un materiale composito naturale costituito di Xilema, un tessuto formato da cellule allunagate dalle pareti rigide che garantisce ad alberi e arbusti un flusso di acqua verso la parte alta della pianta e garantisce sostegno meccanico. Il legno viene usato sotto forma di tronchi, legname grezzo, piallacci, pannelli, compensati, polpa e carta ed è classificato come legno tenero e legno duro. I legni teneri sono quelli delle conifere e solitamente dei sempreverdi: pini, abeti bianchi, abeti rossi e cedri. I legni duri sono quelli di alberi a foglia larga e caduca (latifoglie decidue). É disponibile per la lavorazione come materiale in fogli, legname massello, scaglie, particelle e trucioli. Piallacci e pannelli sono materiali in fogli; versatili, forti e leggeri, sono addirittura più stabili del legno massello perchè sono composti di strati sottili incollati con potenti adesivi. I materiali in fogli sono lavorati mediante segagione, taglio laser, laminazione, curvatura e lavorazione a macchina. Tavole larghe più di cento cinquanta millimetri sono in genere stabilizzate tagliando il legno in listelli e assemblandoli alternando le opposte direzioni di crescita. Materiale ecocompatibile, il legno non è inquinante, è biodegradabile, può essere riciclato e dovrebbe provenire da fonti rinnovabili. Al fine di minimizzare l’uso di fonti di legname illegali si ricorre a certificati di origine. Fig. 59

Fig. 59 - Texture del legno di Rovere naturale.

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La Quercia europea (rovere) è particolarmente dura, densa e resistente all’intaccatura. É un legno massello usato nella fabbricazione di mobili, assi da parquet e nell’edilizia. Le querce dell’Asia e dell’Europa crescono lentamente, e dunque producono un materiale pesante e denso con una trama molto compatta. I colori variano in base alle origini, la quercia europea va dal marrone chiaro al grigio chiaro. É un legno adatto alla lavorazione CNC, alla giuntura, e alcuni tipi possono essere curvati a vapore. Il Rovere naturale sarà usato per il copro centrale del mobile, mentre per le gambe e gli elementi scorrevoli contenenti i diffusori ho pensato di creare un contrasto cromatico utilizzando il Rovere scuro. Fig. 60

3.6 Lavorazioni. Il mobile contemporaneo si costruisce con giunti o incastri realizzati a mano e a macchina, ne esistono molti tipi diversi e per ciascuna applicazione la scelta del più resistente e piacevole alla vista sta a chi lo esegue. Giunti o incastri in falegnameria sono ancora una parte essenziale nella realizzazione di mobili e arredi. Anni di combinazione tra artigianato e industria hanno delineato una selezione di configurazioni standard, per esempio accostate, a sovrapposizione, ad angolo retto, a incastro, a tenone e mortasa, sagomate, ad ammorsatura, a maschio e femmina, a pettine, a dita e a coda di rondine. I giunti accostati inoltre, si posso irrobustire con tasselli (spine) o lamelli piatti di legno. Le giunzioni possono essere continue e quasi invisibili o creare un contrasto che enfatizza la loro presenza. É il designer a decidere e il falegname esperto a renderle fattibili. Fig. 60 - Texture del legno di Rovere scuro.

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Nel caso di questo mobile i giunti previsti sono del tipo ad angolo retto comunemente detto “quartabuono”, è un giunto semplice e pulito. Usato per unire due tavole a novanta gradi è esteticamente il più gradevole perchè assicura continuità lungo la vena evitando traversi vena a vista. Spesso la lavorazione dei giunti si combina con operazioni CNC. Con le macchine CNC, i dati CAD sono direttamente trasferiti alla macchina per la lavorazione di forme tridimensionali. Il processo, eseguito mediante frese, torni e contornitrici, realizza rapidamente prodotti finiti accurati e di alta qualità. Questa lavorazione comprende un’ampia gamma di processi e operazioni tra cui fresatura, contornitura, tornitura, foratura, smussatura, alesatura, incisione e taglio. Il numero di assi su cui lavora una macchina CNC determina le forme realizzabili, una macchina a cinque assi ha una possibilità di movimento più ampia di una a soli due assi. Oggigiorno quasi tutte le aziende possiedono questi macchinari indispensabili per la prototipazione e la produzione in serie. La lavorazione CNC è usata per operazioni basilari e sempre più spesso è applicata anche alle operazioni secondarie e di postformatura, tra cui la rimozione di materiale in eccesso e la creazione di fori. É una lavorazione molto diffusa e versatile, tanto da poter competere con molti altri processi produttivi. Durante la lavorazione non vi è differenza tra forme semplici e complesse, linee dritte o curve; per queste macchine, infatti, si riducono tutte ad una serie di punti che devono essere collegati tra di loro, una caratteristica, questa, che non pone limiti alla progettualità. Il processo è riduttivo e genera scarti che, nelle macchine più moderne, sono raccolti da un sofisticato sistema di estrazione delle polveri, per essere riciclati o inceneriti, e produrre così calore ed energia. Gli sprechi sono minimi. Fig. 61

Fig. 61 - Lavorazione CNC del legno, macchina a 3 assi.

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3.7 Render. Questi render sono stati da me realizzati per figurare il mobile nella sua versione definitiva nel modopiù veritiero possibile. Si può notare l’aspetto cromatico che l’oggetto assume con l’essenza del rovere e la sua caratteristica venatura. Inoltre può essere valutato il contrasto cromatico ottenuto con le parti in rovere scuro e discuterne la scelta rispetto alla via della monocromia materica.

Fig. 62

Fig. 62 - Vista prospettica frontale del mobile chiuso.

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Fig. 63

Fig. 64

Fig. 63 - Fase di apertura zero. Fig. 64 - Fase di apetura uno.


Fig. 65

Fig. 66

Fig. 65 - Fase di apertura due. Fig. 66 - Fase di apetura tre.


Fig. 67

Fig. 68

Fig. 67 - Dettaglio alloggiamento diffusori. Fig. 68 - Mobile aperto con giradischi.


Fig. 69

Fig. 70

Fig. 69 - Dettaglio vano portaoggetti (sede amplificatore). Fig. 70 - Dettaglio elemento scorrevole.


Fig. 71

Fig. 72

Fig. 71 - Vista prospettica superiore del piano di lavoro attrezzato. Fig. 72 - Vista prospettica del piano di lavoro attrezzato.


Fig. 73

Fig. 73 - Ambientazione.


Fig. 74

Fig. 75

Fig. 74 - Vista prospettica frontale con elementi scorrevoli. Fig. 75 - Dettaglio maniglia.


Fig. 76

Fig. 76 - Ambientazione in configurazione di ascolto.


3.8 DISEGNI TECNICI

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3.9 Prototipo. Era mia volontà, fin dall’inizio di questo percorso di tesi, arrivare a costruire fisicamente, in scala uno a uno, il mobile in questione. Purtroppo, restrizioni di tempo, e di costi, non hanno reso possibile la realizzazione del mobile come da progetto, in massello di rovere con tutti i vari incastri e finiture. Pertanto, è stato deciso di costruire un prototipo di studio, a dimensioni reali. Questo prototipo ha la funzione di figurare il mobile nello spazio e di ottenere un feedback facendolo percepire all’utente che sarà invitato ad utilizzarlo e sarà seguito nelle azioni per verificare che la task analysis e le macro attività corrispondano alla relativa tabella. Il prototipo sarà costruito con un materiale più economico e facilmente lavorabile: pannelli di MDF (Medium-density fibreboard), traducibile come “pannello di fibra a media densità”, è un derivato del legno. È il più famoso e diffuso della famiglia dei pannelli di fibra, comprendente tre categorie distinte in base al processo impiegato e alla densità: bassa (LDF), media (MDF) e alta (HDF). Ideale per la realizzazione di arredamenti laccati opachi satinati semilucidi e lucidi in quanto privo di ondulazioni che possano compromettere il risultato finale del manufatto. I vari panelli saranno tagliati a misura e assemblati con elementi metallici e viteria. Lo scopo sarà anche risolvere le problematiche che, nella versione finale, sorgeranno negli ambiti tecnici, costruttivi e produttivi. Il mobile così costruito servirà anche per verificare che le dimensioni e le altezze siano adeguate ed il tutto sia comodo da utilizzare per i vari utenti. Inoltre potranno essere effettuate delle prove di ascolto per testare la resa acustica dell’impianto audio, ed eventualmente apportare modifiche alla configurazione dei diffusori per ottenere la migliore qualità sonora. Per la realizzazione del prototipo mi sono rivolto ad ARTEC ITALIA, una piccola azienda artigiana dedita a lavori di falegnameria. Nata a Firenze, dal 1985 garantisce una elevata professionalità, sia in fase di progettazione che di realizzazione degli arredi; inoltre l’impiego di impianti produttivi all’avanguardia consente di offrire un valore aggiunto unico e distintivo. L’azienda propone ad aziende e privati, servizi specifici per il segmento del contract e del home interior, progetta, produce ed installa: spazi pubblici e privati, complessi commerciali e residenziali, negozi, showroom, stand fieristici, complessi commerciali e residenziali. Inoltre, produce ancora pezzi unici applicandosi con le stesse tecniche di falegnameria insegnate dai maestri del design di scuola fiorentina.

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CAPITOLO 4

Conclusioni

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4.

Conclusioni Vorrei concludere questo progetto citando Donald Norman che ne “La caffettiera del masochista” scrive: “[...] La tecnologia cambia rapidamente, gli individui e la cultura lentamente. Ovvero, come dicono i francesi: “Più le cose cambiano, più restano le stesse.” [...] Il design è riuscito solo se il prodotto finale ha successo, se la gente lo compra, lo utilizza, ne è soddisfatta e ne parla bene. Un progetto che nessuno acquista è fallito, per quanto bello sembri agli autori. I progettisti devono produrre cose che soddisfino i bisogni dellla gente, i termini di funzioni, facilità d’uso, e gratificazione emotiva. In altre parole, il design deve essere pensato come esperienza totale. [...]”

Esperienza totale, è ciò a cui ho pensato quando ho ideato il progetto. La mia mission era far riscoprire il valore del gesto dell’ascolto musicale, e l’intenzione era quella di creare un arredo che avesse come tematica centrale la riproduzione musicale. Un’azione, quest’ultima, troppo spesso secondaria a cui non diamo tutta l’importanza che le appartiene. Per fare ciò era opportuno creare un oggetto che in qualche modo andasse ad interagire con l’utente ed allo stesso tempo coinvolgesse l’utente come una sorta di mezzo per la contemplazione musicale. Ho voluto incentrare il progetto sulla riproduzione di dischi in vinile. Quale, se non questo supporto musicale, rappresenta al meglio il valore della musica, il suo fascino, la sua importanza. Il prestigio che racchiude il vinile fa incuriosire l’utente, che viene coinvolto in una sequenza di gesti che assomiglia più ad un rituale. La scelta del disco, maneggiare la copertina, ammirarla, azioni e sensazioni, posizionare un disco sul piatto di un giradischi, prendere il braccio, abbassare la puntina e finalmente percepire il suono. Quel suono che solo il solco può regalare, caratterizzato dallo sfregamento e dal fruscìo che disturba ma allo stesso tempo arricchisce la musica. Una piacevole sequenza che serve a valorizzare la musica, non in generale, ma solo quella che ci piace, la musica che ognuno di noi vorrà comprare e possedere fisicamente. Il vinile ci restituisce la musica in mano, la musica da toccare, la musica da odorare. 88


Un mobile con un impianto audio integrato, però, non può rappresentare un’esperienza totale se il suddetto impianto non è stato progettato per un’esperienza coinvolgente. Azimut svolge un ruolo importante nell’oggetto, importante come il motore in un’automobile. Oltre che ad impreziosire l’arredo con la sua estetica ricercata, il prodotto K-array conduce l’utente alla contemplazione quotidiana dell’opera d’arte musicale grazie alle sue qualità tecniche. Un ruolo fondamentale nel progetto è affidato anche all’estetica del mobile stesso. Ho curato il suo aspetto per far trasmettere bellezza e qualità costruttiva. Volevo che anche solo guardando l’oggetto si percepisse la qualità costruttiva e l’accuratezza progettuale di cui è dotato. Il concept del mobile è stato dettato dal funzionalismo, una forma che nasce attorno alla funzione, ma anche dall’incontro tra vecchio e nuovo. Era per me fondamentale che l’arredo avesse un senso di coerenza formale in linea con i suoi precursori, le console stereo degli anni settanta, senza però rischiare di creare un restyling del vecchio. Un arredo che mantiene le caratteristiche di un mobile contenitore per giradischi, adattato però anche alla vita odierna, con una scelta flessibile del supporto musicale che riesce però allo stesso tempo a creare un riferimento fisico all’interno della casa, uno spazio adibito alla musica. Riferimento fisico che è sempre più raro da trovare oggigiorno nelle case per colpa anche del progresso tecnologico (diffusori bluetooth, soundbar, tv audiosystem integrated). Non che questo sia un fattore negativo, ma di sicuro tende ad appiattire quella sfera di gesti che ruotano intorno al multimediale. Come uno smartphone che racchiude in sè quattro o cinque oggetti che fino a pochi anni fa erano indipendenti l’uno dall’altro, può rappresentare un vantaggio sostanziale, ma allo stesso tempo ci toglie dalle mani alcuni oggetti, che non sono da buttare, sono solo “mandati in pensione” da un altro oggetto nuovo che ci fa risparmiare tempo, spazio e denaro, ma che tende ad eliminare alcuni gesti che hanno sempre definito la nostra quotidianità. Un progetto, quindi, anche per salvaguardare la tradizione, in questo caso musicale, per ricordare la gestualità della musica che si è persa nel tempo e farla scoprire a chi non ha mai avuto neanche il privilegio di assaporarla.

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Sitografia:

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Indice immagini: 1 - Grundig Majestic Mid Century Stereo Console - https://www.pinterest.it 2 - Telefunken ”Hymnus” 5328 MX Stereo Console - https://aymerickrondeau77.wordpress.com 3 - Packard Bell Rosewood Stereo Console - https://arroyoartifacts.com 4 - AMC Turntable Record player - https://www.pinterest.it 5 - Wrensilva Record Console (Sonos Edition) - https://www.sonos.com 6 - La Boite Concept LP 160 - https://laboiteconcept.com 7 - Ruark Audio R7 High Fidelity Radiogram - https://www.ruarkaudio.com 8 - Symbol Audio Modern Record Console - https://www.symbolaudio.com 9 - Symbol Audio Stereo Console - https://www.symbolaudio.com 10 - Miniforms madia CAIXA - https://www.miniforms.com 11 - La Boite Concept Cube (woody) - https://laboiteconcept.com 12 - “Vinile” da Billboard Italia - https://www.billboard.it 13 - Propagazione sonora di tipo sferico con un unica sorgente e di tipo cilindrico con una linea di suono verticale (Line Array). Da “White Paper” di Guido Noselli - (www. outline.it) 14 - Radio Rurale - www.radiorurale.it 15 - Radio Balilla - ww.radiorurale.it 16 - Mobile radio in cristallo securit, Franco Albini - www.artsupp.com 17 - Radioricevitore a valvole, da tavolo e da parete - https://commons.wikimedia.org 18 - Radiocubo Brionvega (1963). Da Prodotti storici Brionvega - (https://www.brionvega.it) 19 - Radiofonografo stereofonico RR126. Da Prodotti storici Brionvega (https://www. brionvega.it) 20 - Composizione VII (1913) celebre quadro di Kandinsky - salonedegliartisti.it 21 - John Cage nella stanza anecoica di Harvard https://www.musicvoice.it 22 - Jackson Pollock e sua moglie Lee Krasner. - (www.noma.org) 23 - Copertina dell’album “The Velvet Underground & Nico” by Andy Warhol. (1967) www.r3m.it 24 - Yasunao Tone durante una performance - https://issueprojectroom.org 25 - Yves Klein dirige la sua “Symphonie Monoton-Silence” davanti ad un orchestra im maginaria 6elsenkirschen’s Opera House, 1959 - www.artsy.net 26 - Marina Abramovic durante la performance “Freeing the Voice” https://www.artwort. com 27 - Terry Fox “Ataraxia” -https://www.youtube.com 92


28 - Sede di K-array S. Piero a Sieve (FI) - (fotografia) 29 - processi di produzione in K-array - https://www.musicoff.com 30 - Esempio di Installed Sound - www.k-array.com 31 - Esempio di Portable System - www.k-array.com 32 - KH8 Firenze, prodotto della linea Concert Series - www.k-array.com 33 - Sistema audio Azimut-KAMUT2L14 completo - www.k-array.com 34 - Satellite Lyzard-KZ14 - www.k-array.com 35 - Subwoofer Truffle-KTR25 - www.k-array.com 36 - Azimut remote control - www.k-array.com 37 - Concept prima versione. (disegno) 38 - Concept versione con griglia unica anteriore. (disegno) 39 - Sviluppo primo concept. (disegno) 40 - Concept seconda versione. (disegno) 41 - Studio di proporzioni per inserire impianto audio. (disegno) 42 - Fasi di un ipotetico sistema di apertura. (disegno) 43 - Ipotesi di un sistema di ampliamento laterale. 44 - Ipotesi di un sistema di ampliamento laterale 45 - Misure minime di posizionamento dei satelliti Lyzard. - www.k-array.com 46 - Misure minime di posizionamento del subwoofer Truffle. - www.k-array.com 47 - Cablaggi e connessioni del pannello posteriore dell’ampli. Kommander-KA02 - www.k-array.com 48 - Possibile organizzazione degli spazi interni. 49 - Schema dei cablaggi relativi al sistema audio. 50 - Sviluppo concept seconda versione. (disegno) 51 - Collocamento dei diffusori audio e dell’amplificatore. (disegno) 52 - Sviluppo concept seconda versione, mobile aperto. (disegno) 53 - Vista prospettica del concept finale . (disegno) 54 - Divisioni degli spazi dedicati all’interno del mobile. (disegno) 55 - Vista frontale e laterale del concept finale. (disegno) 56 - Prospettiva frontale del concept finale del progetto. (disegno) 57 - Tabella 1, analisi delle macro attività. 58 - Illustrazione antropometrica in relazione al mobile. (illustrazione) 59 - Texture del legno di Rovere naturale - www.cnarredamento.it 60 - Texture del legno di Rovere scuro - www.cnarredamento.it 61 - Lavorazione CNC del legno, macchina a 3 assi - https://www.fcasnc.com 62 - Vista prospettica frontale del mobile chiuso.(render) 63 Fase di apertura zero. (render) 93


64 - Fase di apertura uno. (render) 65 - Fase di apertura due. (render) 66 - Fase di apertura tre. (render) 67 - Dettaglio alloggiamento diffusori. (render) 68 - Mobile aperto con giradischi. (render) 69 - Dettaglio vano portaoggetti (sede amplificatore). (render) 70 - Dettaglio elemento scorrevole. (render) 71 - Vista prospettica superiore del piano di lavoro attrezzato. (render) 72 - Vista prospettica del piano di lavoro attrezzato (render) 73 - Ambientazione. (render) 74 - Vista prospettica frontale con elementi scorrevoli. (render) 75 - Dettaglio maniglia. (render) 76 - Ambientazione in configurazione di ascolto. (render)

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Ringraziamenti. Vorrei ringraziare le persone che mi hanno supportato durante la progettazione e nella stesura della tesi. Inoltre vorrei ringraziare coloro che hanno reso possibile la realizzazione del prototipo funzionante del mobile.

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