Storia dell’Architettura Contemporanea
CASA DEL MUTILATO
Università degli Studi di Palermo A.A. 2011/2012 Facoltà di Architettura
Prof. Arch. Ettore Sessa
Allievo Arch. Stefania Di Chiara
Scheda ICCD Ministero per i Beni Culturali e Ambientali
ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
SCHEDA “A” – Beni Architettonici
22
Località: Palermo Luogo: Via Alessandro Scarlatti, 14
Oggetto: Casa del Mutilato
Riferimenti topografici:
Sistema urbano e territoriale: Situato nel centro storico della città
Rapporti ambientali: La simmetria spaziale dell’edificio è in rapporto con la struttura urbana e il disegno della città Cronologia: 1936-1939 Autore: Giuseppe Spatrisano Destinazione originaria: Assistenza morale e materiale dei mutilati e soprattutto onorare i caduti della guerra, custodire e potenziare il valore ideale della vittoria. Pianta: Forma a “C”
Numero dei piani: 3 Strutture e ambienti sotterranei: Seminterrato Coperture: Piana
Volte e solai: Cemento armato
Scale: 1esterna di accesso all’edificio e 2interne
Tecniche costruttive: La struttura portante dell’edificio è stata realizzata in cemento armato, mentre il tamponamento è stato eseguito in pietra d’Aspra e mattoni. Le pareti dell’atrio sono costituite da superfici di vetrocemento. Sia l’atrio che parte del prospetto principale e le finestre del piano elevato sui fronti laterali sono rivestite con lastre di travertino, mentre le restanti superfici e tutto il prospetto posteriore sono rifiniti con intonaco. La finitura dell’involucro è sovrapposta alla struttura attraverso un materiale di rivestimento; diffuso è l’impiego di lastre sottili in marmo e in generale di finiture realizzate in materiale lapideo.
Decorazioni esterne: Sui fronti dei due corpi laterali vi sono due opere scultoree rappresentanti l’uno l’assistenza ai mutilati e l’altro il fante che addita al giovane fascista il sentiero del sacrificio. Decorazioni interne: Alcune opere di scultura e pittura contenute nell’edificio sono state progettate da Spatrisano, formano un insieme altamente unitario e rappresentativo della produzione artistica ed artigianale di quegli anni. Arredamenti: Gli arredi sono stati prodotti dalla Ducrot su disegno dello stesso Spatrisano
Iscrizioni, lapidi, stemmi: Sul fronte della facciata principale è presente il rilievo “TEMPIO MUNITO FORTEZZA MISTICA”
Stato di conservazione: Ottima
Descrizione: Il progetto redatto da Spatrisano risulta essere vincitore del secondo grado di giudizio al concorso bandito nell’aprile 1935 dall’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra, con l’obbiettivo di realizzare anche a Palermo una sede destinata sia all’assistenza morale e materiale degli invalidi che al ricordo dei caduti in guerra, da costruirsi in un’area rettangolare fronteggiata in parte da altre costruzioni, alle Spalle del Teatro Massimo. Risultato di un ampio sventramento, il lotto, inadatto alla specificità del tema architettonico, spinge tutti i concorrenti ad estraniare il progetto dal luogo, evitando di fatto ogni possibile dialogo con il contesto. Spatrisano adotta un impianto a “C” simmetrico organizzando intorno a un vestibolo quadrato sormontato da un ampio foro circolare sorretto da esili pilastri rivestiti in travertino e chiuso su tre lati da pareti in vetrocemento. Il carattere evocativo del progetto risulta compiuto nel percorso ascensionale che racchiude, nel vuoto centrale del patio, il passaggio dalla dimensione urbana a quella raccolta dal sacrario. Quest’ultimo, così come l’attiguo Salone di Adunanze,
restituisce ancora oggi il carattere celebrativo del progetto esaltato dalle decorazioni ad affresco realizzate dal genovese Santagata. Negli uffici dell’Associazione sono ancora presenti parte degli arredi prodotti dalla Ducrot su disegno dello stesso Spatrisano. Bibliografia:
Iannello Matteo, Scolaro Glenda, Palermo, Guida all’architettura del ‘900, <<Fondazione Salvare Palermo>>, Palermo 2009. Vincenza Balistreri (a cura di), Giuseppe Spatrisano: architetto (1899-1985), Fondazione culturale Lauro Chiazzese, Palermo 2001 (catalogo della Mostra tenutasi a Palermo nel 2001). L.Sarullo, Dizionario degli Artisti siciliani del ‘900, <<Novecento>>, Palermo 1993. Gianni Pirrone, Architettura del XX secolo in Italia, <<Vitali e Ghianda>>, Genova 1971. R.Zappulla, L’architettura a Palermo dal 1860 al 1930, <<Edizioni Universitarie>>, Palermo 1983. Data: 10 Gennaio2012
Compilatore della scheda: Stefania Di Chiara
Saggio storico critico L’esaltazione del martirio nella casa del mutilato, oltre che il significato di celebrazione dell’eroismo e della dedizione di coloro i quali hanno accettato e voluto il sacrificio, assume un particolare fine educativo delle giovani generazioni all’Idea più altamente religiosa della Patria poiché il martirio è atto di purificazione e nel <<Tempio del Sacrificio>> gli elementi architettonici significativi devono esprimere l’aspirazione verso una grande spiritualità.
Caracciolo, a proposito della Casa del Mutilato, osserva <<…come in via esecutiva [Spatrisano] sia venuto attenuando ciò che di accademico poteva esistere nei grafici originari, e l’opera balza limpidissima, in grande purità di forme, come acque del mare>>.1
Gianni Pirrone, invece, pone in evidenza <<…la semplicità di mezzi con cui l’autore, mediante una libera interpretazione del tempio ipetro, intende accentrare e risolvere nella cella patio l’intera composizione dell’edificio>>.2
Giuseppe Spatrisano (1899-1985) fu uno dei grandi protagonisti dell’architettura siciliana del Novecento. Come creatore, ideatore di archetipi, egli instaura un rapporto singolare con la società in cui vive, facendosi interprete delle istanze di cambiamento.
Conseguì il Diploma di Architettura presso il Regio Istituto di Belle Arti di Palermo (1917). Mostra sin da subito un particolare impegno nella professione a tal punto di concepire la figura di architetto come quella di un individuo la cui sensibilità, il sentimento dell’arte, la cosciente visione dei complessi problemi della società in cui vive sono guidati da un sentimento quasi cosmico; egli interpreta la realtà nella quale è immerso, con tanta carica di energia espressiva, da configurare organismi capaci di profonda suggestione e quindi dar corpo, con volumi, spazi, superfici, colori, al linguaggio architettonico del suo periodo e influenzare, allo stesso tempo, con la sua opera l’evoluzione della società in cui vive.
Nel 1919 partecipò, con lo scultore Tommaso Bertolini, al concorso per il Monumento ai Caduti Siciliani nella Grande Guerra ed ottiene l’ammissione al concorso di secondo grado. Le relazioni delle Commissioni costituiscono le prime interpretazioni critiche sull’opera di Spatrisano. Durante la frequenza a Roma nel corso di Laurea in architettura, concluso nel 1930, approfondisce la propria abilità grafica3. Nel 1932 Spatrisano pubblica la tesi di laurea – il “Progetto di un idroscalo a Ostia”, del 1930. Questo progetto costituisce una tappa fondamentale della sua maturazione artistica perché segna un primo avvicinamento al Razionalismo4, manifestato con l’approfondimento di una ricerca compositiva, che mira agli effetti di massa, alla contrapposizione dei volumi e all’intersezione di superfici piane e curve. Tra il 1935 e il 1937, Spatrisano vince i concorsi di I e II grado per la Casa del Mutilato di Palermo, che sarà portata a compimento negli anni immediatamente successivi. In seguito dedicherà la sua vita alla progettazione di alcuni borghi rurali; nel secondo dopo guerra, vincitore di due rilevanti concorsi di progettazione banditi dal Comune, si dedicherà alla progettazione dell’Istituto Tecnico Nautico (1948) e alla nuova via del Porto (1949); sarà il progettista di alcuni villaggi di vacanze, ai quali si aggiunge un considerevole numero di alberghi; avrà un ruolo rilevante anche nel settore degli istituti sanitari; approfondirà lo studio dell’edilizia economica e popolare progettando un cospicuo numero di alloggi sparsi in tutta la Sicilia; e infine sarà impegnato nella progettazione di complessi religiosi.
Si possono sostanzialmente individuare tre momenti fondamentali nell’attività professionale di Spatrisano: il primo s’inserisce in un intervallo di tempo che procede dalla formazione verso la scuola romana, alla progettazione della Casa del Mutilato
(1936/1939) a Palermo. Subito dopo per Spatrisano sembra iniziare una nuova fase di ricerca, che conosce il suo naturale compimento nel progetto dell’Istituto Nautico (1948-1952); quindi il passaggio ad un terzo momento, in cui le esperienze precedenti vengono verificate alla luce dell’acquisita maturità.
La prima guerra mondiale ebbe inizio nel Luglio del 1914 e si concluse nel Novembre del 1918; ma l’Italia entrò in guerra solo nel Maggio del 1915. La guerra costò molto all’Italia poiché, oltre ad enormi danni da un punto di vista economico, causò moltissime vittime, oltre 40.000 persero la propria vita. La Casa del Mutilato di Palermo era destinata non soltanto all’assistenza morale e materiale dei mutilati, ma soprattutto ad onorare e potenziare il valore ideale della Vittoria.
Dal punto di vista socio-culturale, in questo periodo, è presente un dibattito artistico nel capoluogo siciliano, stretto fra le istanze del rinnovamento ed i problemi connessi alle limitazioni culturali condivise da artisti ed intellettuali. La complessa vicenda progettuale e il testo architettonico realizzato testimoniano degli eventi politici e del dibattito sull’architettura, le arti e la decorazione così come si è venuto a configurare a partire dalla seconda metà degli anni trenta in Italia. Nel periodo tra le due guerre due generazioni di architetti mettono in atto differenti interpretazioni figurative della modernità, espressive di differenti ideologie della forma architettonica, anche in occasione d’ incarichi di regime: si confrontano giovani razionalisti e interpreti della tradizione appartenenti a quell’avanguardia moderna di cui Spatrisano può essere considerato uno degli esponenti.
L’edificio è studiato in funzione del reticolo stradale, ma l’impossibilità di creare una zona di rispetto, antistante al Monumento, utile per le celebrazioni e le adunanze assai numerose dell’epoca, conduce il progettista alla progressiva rarefazione del corpo di fabbrica, all’adozione di una pianta a cortile aperto e all’arretramento del corpo centrale del prospetto principale che risulta fortemente dilatato rispetto alle due testate laterali da cui emerge l’alto tamburo dell’atrio. La Casa è stata concepita come organismo simmetrico disposto intorno al grande atrio d’ingresso con la scala in posizione assiale che porta al centro dell’ipotetico spazio cilindrico adeguato a raccogliere e ad annullare tutte le direzione convergenti dallo spazio urbano circostante, non facendo percepire in questo modo, il cambio di direzione dell’asse di simmetria principale dalla strada alla sala centrale.
L’edificio in esame sembra riproporre una struttura ridotta agli elementi essenziali, lo scheletro di un organismo compiuto con la sua unità volumetrica e la sua continuità spaziale. La simmetria spaziale è ciò che caratterizza l’edificio, interessa soltanto l’edificio, la sua regola costruttiva, ma non i suoi rapporti con la struttura urbana e il disegno della città. Ciò lo si intuisce anche dall’ingresso al tempio, la cui forma si isola idealmente dalla zona sacra rispetto alla quota stradale.
Esso non frantuma lo spazio ma lo organizza e lo compone secondo un movimento continuo che lo conduce verso l’alto. Inoltre, considerata la geometria del lotto, tramite ribaltamenti e ripartizioni, è stato deciso lo sviluppo proporzionale dello spazio che rende i rapporti tra i singoli elementi non causale, ma comprensibili in rapporto alla totalità proporzionale dell’organismo architettonico.
Il progetto in questione subì varie modifiche nel corso degli anni, sia da un punto di vista architettonico che organizzativo.
Inizialmente, nel 1925, il comune di Palermo concesse un lotto di terreno di 450 mq nel prolungamento di via Venezia; successivamente, nel 1933, affinchè il <<Tempio del Sacrificio>> potesse sorgere in località più degna, concesse un lotto di terreno di 850 mq confinante con la via Rossini, Scarlatti e Donizetti.
Fu all’ingegnere Pavone, che originariamente fu affidato l’incarico; ma successivamente, nel 1933, i componenti dell’associazione, insoddisfatti, invitarono l’ingegnere Bonci, Sant’Angelo e Manetti a presentare altri progetti; insoddisfatti anche da questi ultimi, il 26 Aprile del 1935, venne definito il bando per il progetto della Casa del Mutilato che avesse il significato di un <<Tempio del Sacrificio>> ove la vittoria sia sempre vivente alle nuove generazioni, contenente gli uffici assistenziali dell’associazione dell’Onig5 e dell’Istituto dei Mutilati; un ampio locale sotterraneo con facilitò di accesso dall’ingresso principale; un grande salone sopraelevato per le cerimonie associative; la costruzione doveva essere composta da due piani oltre il piano elevato del salone di riunione.
Nel progetto di Spatrisano erano previste due grandi finestre aperte sulle testate laterali dell’edificio che furono abolite per migliorare il carattere di monumentalità dell’intera facciata. Nel progetto iniziale, inoltre, il sacrario era situato nella zona sotterranea che fu in seguito spostato nella parte elevata in perfetta corrispondenza con l’atrio interno.
La Casa del Mutilato fu commissionata a Spatrisano dall’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra. Costituitasi spontaneamente a Milano nell’aprile 1917, mentre infuriava cruenta la prima guerra mondiale, l’Associazione, sin dalla fondazione, persegue finalità di ordine ideale, morale e patriottico, in quanto volte a promuovere, ogni iniziativa diretta al consolidamento della Pace, della cooperazione e dell’amicizia tra gli Stati, nonché allo sviluppo del civile, giusto e democratico progresso del popolo italiano; di ordine rappresentativo, nel senso che l’Associazione attende allo studio dei particolari problemi che riguardano i mutilati ed invalidi di guerra, in relazione alle loro peculiari esigenze, promuovendo e svolgendo, anche attraverso iniziative parlamentari, ogni possibile azione di difesa degli interessi morali e materiali degli stessi.
L’idea della costruzione della casa del Mutilato risale al febbraio del 1925.
Nella realizzazione della Casa del Mutilato, Spatrisano adotta un linguaggio intriso di toni classici e di riferimenti all’architettura di E.Basile (suo insegnante presso l’Accademia di Belle Arti), ma alcuni progetti studiati per edifici a Roma e ad Ostia, in questo stesso arco temporale, mostrano le influenze delle nuove ricerche in ambito razionalista, che stavano penetrando l’Italia all’ombra del regime fascista.
Da questa capacità di astrarre ed interpretare in piena autonomia i concetti posti a fondamento della nuova architettura di regime, nasce la Casa del Mutilato di Palermo. Il carattere di monumentalità, sostenuto dell’ideologia di Stato e volto a celebrare il potere autarchico del duce, in questo Tempio del Sacrificio si smorza paradossalmente, per far posto ad un’architettura che interpreta i grandi edifici della romanità e i loro elementi costruttivi. Pur rifacendosi ai precetti della nascente architettura di Stato, in quest’opera Spatrisano non trasfonde l’esaltazione della grandezza del potere autarchico, ma la commemorazione del supplizio degli uomini comuni.
In questa fase della sua vita Spatrisano sembra condurre una ricerca intellettuale, a volte a completare la sua crescita come architetto. L’edificio è rappresentato da un parallelepipedo a prevalente sviluppo verticale, traforatone le mura con più serie di archi sovrapposti.
La pianta del progetto è costituita da un cortile aperto e dall’arretramento del corpo centrale del prospetto. I fronti dei due corpi laterali, invece, hanno un carattere illustrativo per le opere scultoree che ne fanno parte, rappresentanti, l’uno l’assistenza ai mutilati e l’altro il fante che addita al giovane fascista il sentiero del sacrificio. La zona di accesso ed il recinto dedicato ai martiri della grande guerra e della rivoluzione accentuano maggiormente il valore espressivo del monumento ed i pilastri lanciano verso l’alto una corona come a simboleggiare l’apoteosi del martirio.
L’ingresso al tempio consente un accesso immediato nel recinto sacro a mezzo di un ampia scalinata. Dall’atrio si perviene al vestibolo d’onore da dove si accede, a sinistra, al salone delle riunioni e a destra, alla sale delle bandiere e dei cimeli; e per mezzo dello scalone a tenaglia, illuminato dalle finestre di ingresso, si accede agli ambienti di rappresentanza del primo piano.
Dal vestibolo è possibile inoltre, accedere al piano scantinato nel salone delle cerimonie, illuminato da ampi lucernari in vetrocemento in relazione ideale con la corona che sovrasta l’atrio stesso. Il salone delle cerimonie è costituito da due aree divise dall’altare: l’area degli eroi e l’area dei martiri. È evidente la contrapposizione tra l’esaltazione del sacrificio vittorioso che viene mostrata dall’esterno, e il raccoglimento e la preghiera all’interno evidenziata dalla parete di fondo caratterizzata da un mosaico a tasselli dorati. Nel pianerottolo delle scale si prolungano dei corridoi longitudinali illuminati alle estremità direttamente dall’esterno; all’estremità di questi corridoi sono posti tutti i servizi tra loro in corrispondenza verticale. Tutti gli ambienti risultano abbondantemente illuminati dall’esterno. In questo piano vi sono alcuni ambienti a disposizione da potere adibire eventualmente ad abitazioni del custode e all’impianto della Centrale di Riscaldamento e di illuminazione.
Anche gli arredi sono stati progettati da Spatrisano e insieme alle opere di scultura e pittura contenute nell’edificio formano un insieme altamente unitario e rappresentativo della produzione artistica ed artigianale di quegli anni.
Il centro della composizione, vero e proprio cuore della Casa, centro dell’atrio circolare è rafforzato dall’inserimento dell’altare per le cerimonie pubbliche. Anche la decorazione degli spazi a partire dalle campiture del pavimento per arrivare al posizionamento del pannelo centrale, scaturisce dallo stesso principio compositivo e dallo stesso criterio di figurazione che fanno della Casa del Mutilato un’architettura monumentale ma nello stesso tempo una scultura a scala urbana.
La struttura portante dell’edificio è stata realizzata in cemento armato, mentre il tamponamento è stato eseguito in pietra d’Aspra e mattoni. Le pareti dell’atrio sono costituite da superfici di vetrocemento. Sia l’atrio che parte del prospetto principale e le finestre del piano elevato sui fronti laterali sono rivestite con lastre di travertino, mentre le restanti superfici e tutto il prospetto posteriore sono rifiniti con intonaco. La finitura dell’involucro è sovrapposta alla struttura attraverso un materiale di rivestimento; diffuso è l’impiego di lastre sottili in marmo e in generale di finiture realizzate in materiale lapideo. Tutta la parte basamentale è rivestita di lastre di calcare compatto e lucidato a piombo. Gli intonaci esterni dei prospetti secondari sono stati realizzati con il sistema ad impasto a corpo ad imitazione della pietra naturale.
La configurazione dell’edificio per i mutilati appare come il risultato di un sottile dosaggio di suggestioni diverse: la dimensione architettonica dell’atrio è filtrata nell’atmosfera rarefatta della ricerca metafisica; i muri, i rivestimenti lapidei e i bassorilievi si collegano alla tradizione romana, sul piano astratto della geometria, epurata da ogni connotazione realistica. La dimensione estetica è sempre legata allo studio e alla ricerca della componente storica; è essa stessa, elemento fondamentale per una progettazione corretta volta allo studio e alla soluzione dell’architettura tramite risposte semplici e ricorrenti all’impiego di dettagli costruttivi tradizionali.
NOTE 1. E. Caracciolo, Celebrazioni dei Grandi Siciliani. La mostra di Architettura a Palermo, <<Problemi Mediterranei>>, n.1/2, Palermo 1940, pp. 18 – 25, cit. p. 24.
2. G.Pirrone, scheda “Casa del Mutilato”, Architettura del XX secolo in Italia. Palermo, Genova 1971, pp. 118 – 119, cit. p. 119.
3. Spatrisano acquisisce la consuetide a rappresentare il progetto e l’architettura secondo un modo corposo, chiaroscurato, a “lapis-carbone”. Il disegno con il carboncino ricorre in molti elaborati redatti prima della seconda guerra mondiale.
4. Il Razionalismo italiano è una corrente architettonica che si è sviluppata in Italia negli anni venti e trenta del XX secolo in collegamento con il Movimento Moderno internazionale, seguendo i principi del funzionalismo (corrente architettonica per cui ogni edificio deve essere funzionale allo scopo per cui è creato), proseguendo in vario modo in frange sino agli anni settanta.
5. Opera nazionale per gli invalidi di guerra (1917 – 1979). Svolgeva le seguenti funzioni: fornire assistenza sanitaria e ortopedica; fornire assistenza morale, sociale e preparazione alla rieducazione dell'invalido, curandone l'istruzione generale e professionale, al fine di rieducarli, preferibilmente all'antica loro professione agricola o operaia, o di educarli ad una nuova rispondente alle loro attitudini e condizioni sociali o economiche ed alle condizioni e risorse di lavoro delle località in cui risiedono; fornire assistenza materiale, quando sia resa necessaria, collocandoli anche presso istituti di ricovero; predisporre il collocamento al lavoro degli invalidi; fornire assistenza giuridica, quando le condizioni personali dell'invalido non lo mettano in grado di far valere le sue ragioni o quando debba essere assoggettato a tutela o curatela. Nei riguardi degli invalidi minorenni ed eventualmente dei figli minorenni degli invalidi o che si trovino nella incapacità assoluta a lavoro proficuo, l'Opera nazionale ha tutte le attribuzioni e le facoltà stabilite per la protezione e l'assistenza degli orfani di guerra; mettere a punto tutti quei provvedimenti di protezione, di vigilanza, di controllo ed ogni altra disposizione a favore degli invalidi di guerra.
BIBLIOGRAFIA Iannello Matteo, Scolaro Glenda, Palermo, Guida all’architettura del ‘900, <<Fondazione Salvare Palermo>>, Palermo 2009.
Vincenza Balistreri (a cura di), Giuseppe Spatrisano: architetto (1899-1985), Fondazione culturale Lauro Chiazzese, Palermo 2001 (catalogo della Mostra tenutasi a Palermo nel 2001).
L.Sarullo, Dizionario degli Artisti siciliani del ‘900, <<Novecento>>, Palermo 1993.
Gianni Pirrone, Architettura del XX secolo in Italia, <<Vitali e Ghianda>>, Genova 1971.
R.Zappulla, L’architettura a Palermo dal 1860 al 1930, <<Edizioni Universitarie>>, Palermo 1983