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Tassare il settore aereo per aiutare l’ambiente?

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TASSARE IL SETTORE AEREO

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PER AIUTARE L’AMBIENTE?

LA COMMISSIONE EUROPEA HA FATTO CONDURRE UNO STUDIO SU UN PROBLEMA DI GRANDE ATTUALITÀ

In un periodo nel quale la lotta ai cambiamenti climatici diventa sempre più importante, un tema ritorna ciclicamente: la soppressione del regime fiscale preferenziale del settore aereo. In effetti, attualmente il carburante per l’aviazione non è tassato, a differenza di quello per i trasporti stradali o marittimi. Alcuni Stati hanno deciso unilateralmente di applicare una sorta di “tassa sul kerosene” da far pagare alla Compagnie aeree. La Francia, ad esempio, ha deciso che tutte le Compagnie, comprese quelle extraeuropee, debbano pagare un supplemento per ogni passeggero in partenza da un aeroporto nazionale, supplemento che varia fra i 2 e i 10 Euro circa, a seconda che il volo sia nazionale, europeo o internazionale. La decisione francese (e degli altri Stati) è stata vivacemente contestata dalle Compagnie aeree e dalle Associazioni dei consumatori, visto che in definitiva saranno questi ultimi a pagare la tassa, potendo ragionevolmente presumere che le Compagnie aeree alzeranno i prezzi per compensare. In questo difficile contesto, le Istituzioni europee non hanno ancora preso una posizione ufficiale. Lo studio sulle conseguenze di una nuova tassazione nel settore aereo potrebbe essere un punto di partenza. Come detto, il regime di tassazione del settore aereo è particolare in Europa; se da una parte i singoli Stati membri possono applicare determinate imposte (tipo la tassa d’imbarco), dall’altra il carburante aereo è esente da ogni tipo d’imposte e molti Stati applicano un tasso di IVA pari a zero. Per cambiare questo sistema a livello europeo occorre l’unanimità fra gli Stati membri. Da notare, inoltre, che i Governi nazionali possono applicare imposte sui voli nazionali ma non su quelli internazionali. Questo regime particolare ha contribuito in maniera importante al grande sviluppo del settore aereo: le Compagnie possono proporre biglietti a prezzo più basso, invogliando la domanda dei consumatori, con conseguente aumento del numero dei voli. Ciò non è particolarmente positivo per l’ambiente, visto che il settore aereo è uno dei principali “imputati” dell’aumento delle emissioni nocive. D’altra parte, un aumento del numero dei voli significa più posti di lavoro ed è quindi benefico in campo sociale. Attualmente, la media europea delle varie tasse sui biglietti aerei è di 11 Euro (anche se si va dai circa 40 del Regno Unito allo zero dei Paesi Bassi). L’abolizione di queste tasse, mostrano gli studi più recenti, porterebbe ad un aumento del 5% dei passeggeri, con conseguente aumento delle emissioni nocive (+4%) e

1. Il carburante aereo beneficia di un regime fiscale particolare 2. Il settore dell’aviazione è uno dei principali responsabili dell’emissione di sostanze nocive

3. Il numero dei passeggeri è in costante aumento

del rumore molesto (+2%): da un punto di vista ambientale non è chiaramente una strada percorribile. Al contrario l’introduzione di nuove imposte, come quella sul carburante, comporterebbe un aumento del 10% circa del prezzo dei biglietti e della domanda e provocherebbe inoltre una diminuzione sempre del 10% dei posti di lavoro nel settore. Per quanto riguarda l’ambiente, invece, le emissioni nocive calerebbero dell’11% e il rumore dell’8%. I biglietti aerei possono essere soggetti a quattro tipi di tassazione: tasse nazionali (come la tassa d’imbarco), IVA, tasse sul carburante e tassa ambientale. Esiste un quinto tipo d’imposta che riguarda i voli cargo ma non è compresa nello studio in esame. Le principali differenze fra Stati riguardano ovviamente l’applicazione di tasse nazionali; in Francia, ad esempio, oltre alla normale tassa d’imbarco, il Governo applica una tassa sull’aviazione civile e una “tassa di solidarietà per l’ambiente” per un totale che varia fra i 6 e i 55 Euro a seconda della classe del volo e della distanza percorsa, mentre la Norvegia ha optato per una tassa fissa di circa 9 Euro per tutti. Conformemente agli accordi internazionali sull’aviazione, i costi derivanti da voli internazionali sono esenti IVA; i vari Stati hanno comunque facoltà di aggiungere l’IVA per i voli nazionali. La Direttiva europea del 2006 su un sistema comune di tassazione permette agli Stati membri di esentare dal pagamento dell’IVA una serie di servizi (carburante, manutenzione degli apparecchi). L’esenzione dell’IVA si applica solo ai biglietti, i costi aggiuntivi (come la tassa d’imbarco o quella aeroportuale o i servizi offerti a bordo) possono invece essere tassati. Il carburante per aviazione è esente IVA dal 2003 grazie alla Direttiva europea sul prezzo dell’energia. Tuttavia, anche in questo caso, gli Stati membri possono applicare una tassa minima di 330 Euro/1.000 l kerosene per i voli nazionali o intracomunitari. Attualmente, tutti gli Stati membri approfittano di questa opportunità. Infine, i vari aeroporti possono autonomamente prevedere tasse specifiche contro l’inquinamento e il rumore. Generalmente, esse dipendono dal tipo di aeromobile (più rumoroso e inquinante è, più la tassa è alta) e dall’ora di decollo/atterraggio (i voli notturni sono più tassati). Anche in questo caso, gli Stati membri sono liberi di modulare la tassa come preferiscono; si va quindi dalla Germania, che prevede ben 15 categorie di tassa differente, all’Ungheria che ha fissato un prezzo unico per tutti. Da notare come tutte queste tasse, che concorrono a formare il prezzo finale del biglietto aereo, non vengano generalmente mai rimborsate al passeggero che non può usufruire del volo per il quale ha pagato. Le Compagnie aeree si limitano al rimborso del prezzo della tratta aerea, anche se non sono tenute al pagamento delle tasse addizionali (tipo la tassa d’imbarco) per i passeggeri che non si presentano alla partenza del volo. L’introduzione di una tassa nel settore aereo ha ovviamente un impatto (positivo, nullo o negativo) su diversi fattori. Il principale è senza dubbio il prezzo del volo, dal quale dipende (almeno in parte) la domanda dei consumatori e di conseguenza il numero dei voli stessi ed i posti di lavoro, diretti ed indiretti, da esso generati. Ci sono poi altri settori, quali l’ambiente, il rumore, i benefici fiscali per lo Stato o l’aeroporto. La tendenza attuale prevede un aumento costante della domanda ogni anno; in caso di non intervento, è ragionevole pensare che l’aumento della domanda di voli nei prossimi anni potrà eventualmente rallentare ma difficilmente invertire la tendenza. Come detto precedentemente, questo sarebbe positivo per l’economia e negativo per l’ambiente. Tutti i modelli studiati prevedono che l’introduzione di nuove tasse e quindi prezzi più alti dei voli, porti invece alla diminuzione parziale della domanda, con un effetto inverso (negativo per l’economia e positivo per l’ambiente). Con qualche differenza nelle percentuali, questo modello risulta valido per tutti i 28 Stati membri. Chiaramente, gli Stati che già attualmente impongono un qualche tipo di tassa o imposta saranno meno impattati rispetto a quelli nei quali il settore aereo è pressoché esente da ogni tipo di tassazione. In Italia, ad esempio, l’introduzione dell’IVA su tutti i biglietti aerei (attualmente è prevista solo sui voli nazionali) e/o l’introduzione di una tassa sul carburante provocherebbe un aumento del prezzo del biglietto dell’8% con conseguente diminuzione della domanda del 7-8% ed equivalente calo dei numero dei voli e dei posti di lavoro. Parallelamente, ci sarebbe un risparmio dell’8% di emissioni nocive e 5% dei rumori molesti. Il Belgio, invece, Paese che attualmente non prevede alcun tipo di tassa per il settore aereo, alle stesse condizioni sarebbe più impattato: −17% nella domanda, numero dei voli e posti di lavoro ma +17% in termini di risparmio di emissioni nocive e rumori. I prezzi dei biglietti salirebbero del 16% circa. A livello UE-28, l’aumento dei prezzi sarebbe, in media, del 10%, il calo della domanda dell’11% ed il risparmio di emissioni e rumore del 9-10%. È indubbio che, da un punto di vista ambientale, la situazione attuale, che prevede un aumento annuo della domanda di voli e di conseguenza di emissioni nocive, non sia sopportabile. L’introduzione di nuove tasse per il settore aereo sarebbe un toccasana per l’ambiente ma nello stesso tempo un colpo durissimo per il settore dell’aviazione in termini economici. Bisognerà riuscire a raggiungere un compromesso fra le due esigenze e dar prova di creatività per ridurre le emissione nocive senza penalizzare troppo il lato economico. Una delle piste da esplorare potrebbe essere quella di favorire altri mezzi di trasporto (tipo il treno) invece di penalizzare il trasporto aereo. Un ruolo importante lo giocheranno anche le nuove generazioni, che sembrano molto più coinvolte sulle questioni ambientali, e che, a parità di prezzo, prestazioni e servizi, potrebbero preferire un metodo di trasporto piuttosto che un altro. Molti sondaggi indicano infatti che per un tragitto medio-breve la maggioranza dei cittadini europei sarebbe disposta, a parità di condizioni, a prendere il treno piuttosto che l’aereo. Attualmente però lo stesso tragitto è generalmente più caro in treno che in aereo proprio a causa dei vantaggi dei quali gode il settore dell’aviazione rispetto ad altri metodi di trasporto. n

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