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Il punto sull’idrodemolizione in Italia

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IL PUNTO SULL’IDRODEMOLIZIONE

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IN ITALIA

“STRADE & AUTOSTRADE” HA INTERVISTATO L’ING. ALBERTO KUSCHLAN, AMMINISTRATORE E DIRETTORE TECNICO DI HPC IMPIANTI SRL, AZIENDA SPECIALIZZATA NELLA COSTRUZIONE E NELLA RIPARAZIONE DI POMPE AD ALTA PRESSIONE PER IDRODEMOLIZIONE E DA DUE ANNI PARTNER TECNICO DI BROKK ITALIA SRL, RIVENDITORE ITALIANO DI AQUAJET AB

Quello dell’idrodemolizione è un campo innovativo e ricco di potenzialità che, tuttavia, è ancora in parte inesplorato nel nostro Paese e richiede una formazione adeguata per essere sfruttate appieno. Visto l’interesse suscitato dagli articoli precedenti di “Strade & Autostrade” sull’argomento, oggetto di interessanti confronti e richieste di ulteriori informazioni anche sui canali social della Rivista, abbiamo voluto approfondirlo con uno dei suoi Esperti più autorevoli in Italia.

L’Ing. Alberto Kuschlan, che ha un’esperienza ventennale nella realizzazione di unità da idrodemolizione sia manuale che robotizzata e che si occupa anche di sicurezza e formazione degli operatori, ha risposto alle nostre domande, dedicando particolare attenzione ad aspetti come la sicurezza e la formazione, agli investimenti richiesti da questa tecnologia in rapida diffusione e agli ambiti di impiego in cui è preferibile alla demolizione meccanica o manuale.

“Strade & Autostrade”: “Ing. Kuschlan, vuole parlarci innanzitutto di lei della sua Azienda, HPC impianti, in cui ricopre anche un ruolo di Direttore Tecnico?”. “Alberto Kuschlan”: “Opero nel settore dal 2003 e da alcuni anni sono l’Amministratore e Direttore tecnico di HPC impianti Srl, Azienda specializzata nella costruzione e nella riparazione di pompe ad alta pressione per idrodemolizione e Rivenditore per l’Italia di Woma Gmbh e Karcher Gmbh. In quasi 20 anni ho realizzato centinaia di unità da idrodemolizione e ho seguito personalmente molti cantieri di idrodemolizione sia manuale che robotizzata. Per questo motivo oggi posso coniugare le mie esperienze di fabbricante con quelle di cantiere per ottimizzare le macchine che realizziamo e al contempo fornire una buona serie di consigli, suggerimenti e ottimizzazioni ai nostri clienti che operano direttamente sul campo. In HPC impianti, oltre alle unità ad alta pressione, realizziamo accessori dedicati ai lavori speciali di idrodemolizione che consentono di applicare la potenza della macchina in modo efficiente e specifico, così da ottimizzare la resa e ridurre i tempi di cantiere. Ad esempio, barre di lavaggio con ugelli

1. Esempio di unità ad alta pressione da 400 CV per idrodemolizione

2. Esempio di idrodemolizione robotizzata su parete verticale con testa rotante customizzata 3. Esempio di irruvidimento superficiale

4. Esempio di idrodemolizione in un canale 5A e 5B. Esempi di idrodemolizione su piste aeroportuali (5A) e su pile di ponti (5B)

6. Un impalcato in calcestruzzo armato ammalorato

IDROSCARIFICA

fissi, lance rotanti speciali, guide di movimentazione automatiche, sistemi portatili di trattamento acqua, ecc.. Da oltre due anni, HPC è partner tecnico di Brokk Italia Srl che è il Rivenditore Italiano di Aquajet AB, Azienda svedese leader mondiale nella costruzione di robot per idrodemolizione: questo legame molto stretto e positivo ha consentito di rafforzare la presenza in Italia; Aquajet detiene circa l’80% del mercato dei robot e a mio parere rappresenta lo stato dell’arte nel settore, per prestazioni, affidabilità e sicurezza. In HPC sono quindi riunite la capacità di produrre macchine d’avanguardia e l’esperienza nell’installare e progettare cantieri”.

“S&A”: “Che cos’è questa tecnologia e quali sono i principi di funzionamento?”. “AK”: “Esistono molte definizioni accademiche per l’idrodemolizione, a cui se ne aggiungono altre per distinguerla dall’idroscarifica, ma preferisco descriverla - come di conseguenza l’idroscarifica - partendo dall’aspetto pratico che percepiamo in cantiere tutti i giorni: l’acqua ad alta pressione (solo acqua, senza aggiunta di sabbia da taglio o solventi o altro) viene sparata a grande velocità contro il manufatto in calcestruzzo e di fatto scioglie il cemento (che è il legante del calcestruzzo) e quindi scava un buco. Questo è l’effetto di base con cui, mediante acqua ad alta pressione, si rimuove il calcestruzzo ammalorato dai manufatti e si arriva ad esporre e portare a vista il calcestruzzo “buono”, cioè non intaccato dagli agenti atmosferici, sale, ecc.. Il calcestruzzo “buono” è la base per la nuova gettata di ripristino e rinforzo del manufatto. Mi rendo conto che ho dato una descrizione semplicistica, ma questo è realmente ciò che accade, e come si vede è una cosa molto semplice, che tuttavia ha un risvolto tecnico e strutturale fondamentale: non si ha alcun danneggiamento strutturale del manufatto in calcestruzzo, cioè non si creano in alcun modo delle crepe, fessure o indebolimenti sulla struttura; inoltre, l’idrodemolizione non intacca minimamente i componenti metallici, quali i tondini e i ferri strutturali. Solo con tale tecnologia è possibile rimuovere il calcestruzzo ammalorato dalle strutture senza danneggiarle in alcun modo, così da poterle ripristinare e dare loro una nuova vita”.

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7. L’idrodemolizione di un piedritto in galleria

“S&A”: “Quali sono le possibili applicazioni dell’idrodemolizione?”. “AK”: “Si può applicare a qualsiasi manufatto in calcestruzzo, cemento, mattoni, pietra dura e simili che necessiti della rimozione selettiva di porzioni superficiali ammalorate o danneggiate, per consentire il ripristino strutturale senza creare alcun tipo di danno collaterale al manufatto stesso. La decisione a monte dell’utilizzo dell’idrodemolizione è se sia necessario o possibile demolire totalmente il manufatto. Essa si applica nei casi in cui il manufatto deve essere rigenerato parzialmente o interamente, senza però intaccarne la stabilità strutturale o la natura originale, mentre non ha senso utilizzarla nel caso di demolizione integrale, ove è preferibile utilizzare un metodo tradizionale quale la demolizione con escavatore, pinza, martello o esplosivo, in quanto rappresenta la soluzione più veloce ed economica. In particolare, l’idrodemolizione si applica nei ripristini di infrastrutture in calcestruzzo quali viadotti, ponti, pilastri, gallerie stradali e ferroviarie, dighe, bacini di carenaggio, facciate di edifici, canali di contenimento dei fiumi, ecc.”.

“S&A”: “Vuole parlarci delle differenze tra idrodemolizione manuale e robotizzata, in particolare per quanto riguarda campi di applicazione e costi?”. “AK”: “Come abbiamo visto, tale tecnologia consiste nello sparare acqua ad alta velocità contro il calcestruzzo ed è quindi naturale pensare di utilizzare più acqua possibile con più velocità possibile per aumentare la resa e ridurre i tempi di lavorazione. Il limite di tutto questo non è rappresentato dalle macchine ma dall’uomo che ha il compito di maneggiare la lancia (lancia manuale) per sparare l’acqua sul manufatto. Quando l’acqua ad alta pressione fuoriesce dalla lancia, si crea una forza di reazione sulla lancia stessa, che è quanto accade per esempio anche con le lance manuali utilizzate tutti i giorni nelle comuni idropulitrici domestiche o negli autolavaggi. Il limite è pertanto la forza di reazione che si scarica sulle braccia dell’uomo: generalmente, non è pensabile scaricare una forza di reazione di 100 kg sulle braccia di un uomo, così si limita questa forza a circa 18/20 kg, gestibile in sicurezza. Nel caso di idrodemolizione robotizzata, posso utilizzare una grande quantità di acqua ad alta pressione perché i robot possono reggere alcune centinaia di chili di spinta; viceversa, nella manuale dovrò utilizzare una minore quantità di acqua perché la massima spinta per un uomo è di circa 18/20 kg. Ecco da dove nasce la differenza fra robotizzata e manuale. Quella manuale è quella in cui si usa una lancia manuale, cioè tenuta in mano da un uomo, mentre in quella robotizzata la lancia è tenuta e movimentata da un robot.

Il primo parametro di scelta tra manuale e robotizzata è lo spazio a disposizione: se posso operare in ambienti spaziosi, facilmente raggiungibili da macchinari che sopporteranno la lancia da cui esce l’acqua ad alta pressione, allora utilizzerò quella robotizzata. Se devo operare in ambienti ristretti raggiungibili solo da uomini, allora utilizzerò la manuale. Il secondo parametro molto importante è dato dallo spessore del calcestruzzo da rimuovere: con l’idrodemolizione manuale si riescono a rimuovere pochi centimetri di spessore, tipicamente da pochi millimetri per un irruvidimento superficiale fino a 5 cm, cioè poco sotto ai ferri di armatura. Se bisogna rimuovere spessori superiori è indubbiamente preferibile la robotizzata. Il terzo parametro è dato dalla quantità di superficie da trattare: se si devono trattare diverse centinaia di metri quadri o migliaia di metri quadri allora si deve scegliere senza dubbio la robotizzata. L’ultimo parametro è dato dalla disponibilità dell’acqua in cantiere: un’idrodemolizione manuale richiede circa 8/10 m3 al giorno di acqua; mentre una robotizzata richiede 45/90 m3

9. Idrodemolizione robotizzata su una pavimentazione stradale

8. La lancia manuale

IDROSCARIFICA

ATTIVITÀ/ PARAMETRO

Accessibilità del luogo di utilizzo

Profondità di scavo

ROBOTIZZATA

Estradossi di ponti e viadotti, pile ampie, dighe, facciate, bacini di carenaggio Da 3 cm a oltre 1 m

Superficie da trattare Utilizzo di acqua Utilizzo di gasolio Resa di materiale idrodemolito per una profondità media di 3 cm Resa di materiale idrodemolito per una profondità media di 10 cm Investimento iniziale di acquisto nuovo Centinaia e migliaia di m2

45/90 m3 al giorno 700/900 l/giorno

Da 3 a 5 m3/giorno

Da 1,5 a 2,5 m3/giorno

380.000/450.00 €

10. Guida comparativa fra idrodemolizione manuale e robotizzata

MANUALE

Intradossi, pulvini, interni di abitazioni

Da pochi millimetri a 5 cm Da decine a 200 m2

8/10 m3 al giorno 120/180 l/giorno

Da 0,5 a 1 m3/giorno

Minore di 0,2 m3/giorno

120.000/140.000 €

al giorno di acqua. Una bella differenza, che richiede una diversa e complessa gestione del rifornimento quotidiano di acqua. Per una sintesi estrema e una guida di base per pianificare un intervento si veda la Figura 10. Come ultima osservazione, devo spendere una parola in particolare sulla nuova generazione di robot leggeri presenti sul mercato da pochi anni, che possono sostituire l’uomo nell’idrodemolizione manuale: si tratta di macchine molto compatte e leggere, che possono essere montate su un traliccio di supporto in tubi innocenti e utilizzate con facilità su ponteggi e altri luoghi ristretti e difficilmente raggiungibili. In particolare, ho personalmente utilizzato il prodotto di Aquajet ERGO, ottenendo ottimi risultati in termini di resa ed affidabilità”. “S&A”: “Quali sono, attualmente, gli standard e lo stato dell’arte dell’attrezzatura per l’idrodemolizione?”. “AK”: “Ecco in dettaglio come si configura un tipico cantiere di idrodemolizione: 1. viene utilizzata una unità ad alta pressione, ovvero una pompa, che di solito è posata a terra: questa unità genera l’acqua ad alta pressione. Le pompe per lo più sono diesel con installazioni di motori di tipo industriale con potenze da circa 200 ad oltre 1.000 cavalli, tipo CAT, Volvo, Deutz o similari, a seconda delle richieste del cliente. In alcuni rari casi sono dotate di motori elettrici; 2. si utilizzano dei tubi di collegamento speciali ad alta pressione fra la pompa ed il luogo dove verrà sparata l’acqua (la lunghezza dei tubi può arrivare ad essere di 100/200 m). I tubi sono speciali e hanno un elevatissimo costo (per esempio un tubo lungo 20 m da 2.800 bar costa circa 1.200 Euro) e sono generalmente installati in spezzoni di 20 m con raccorderia dedicata interamente realizzata in acciaio Inox; 3. sul luogo d’intervento, dove l’acqua deve essere sparata contro il calcestruzzo, si utilizza un robot da idrodemolizione o una lancia manuale. Qui si possono spendere molte parole ma, a prescindere dal mezzo di movimentazione, devo sottolineare la necessità di schermature per eventuali frammenti lanciati durante la demolizione e di un adeguato sistema di raccolta delle acque di risulta. Vorrei aggiungere, per quanto riguarda le pompe ad alta pressione, che, come si diceva in una nota pubblicità, “la potenza è nulla senza controllo”. A questo scopo, come si evince in Figura 12, suggerisco i parametri principali su quali pompe utilizzare in base al tipo di movimentazione della lancia, manuale o robotizzato. Ricordiamoci che la potenza della pompa produce la velocità distruttiva dell’acqua, ovvero la produttività.

11. Il robot leggero di nuova generazione Aquajet ERGO

ATTIVITÀ/ PARAMETRO ROBOTIZZATA PESANTE ROBOTIZZATA LEGGERA

Pressione massima Da 1.000 a 1.500 bar Da 2.500 a 2.800 bar

Portata massima

Potenza massima Da 130 a 230 l/min

Da 280 a 700 kW Da 20 a 70 l/min

Da 110 a 300 kW

MANUALE

Da 2.500 a 2.800 bar

Da 20 a 24 l/min

Da 110 a 180 kW

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Per esempio, nel caso in cui si utilizzi il robot leggero ERGO, molto adatto a sostituire l’uomo in spazi stretti, si possono utilizzare unità ad alta pressione con prestazioni anche oltre a 45 l/min e potenza impiegata maggiore di 200 kW”.

“S&A”: “Quali sono i metodi di lavoro alternativi all’idrodemolizione e quali differenze presentano?”. “AK”: “L’alternativa è rappresentata dalla demolizione con metodi meccanici, ovvero per impatto, meccanizzati (quali frese e martelli idraulici) o manuali (quali trapani e percussori elettrici). La caratteristica costante che presenta la demolizione meccanica, qualunque sia il metodo utilizzato, è di introdurre dei danneggiamenti strutturali collaterali di varia natura nel manufatto in calcestruzzo. Nella scelta del metodo di demolizione da introdurre in un capitolato occorre tenere conto di questo fattore, ovvero il rischio di generare ulteriori ed estesi danni durante la demolizione parziale alla struttura esistente. Per quanto riguarda i costi, in generale le tecniche di demolizione meccanizzate sono più economiche, parlando in termini di Euro al metro cubo, mentre le tecniche di demolizione manuali possono costare quanto l’idrodemolizione ma richiedono investimenti iniziali inferiori ad essa. In ogni caso, se si vuole avere la sicurezza di non danneggiare in alcun modo il manufatto da ripristinare, la tecnica migliore è quest’ultima”.

“S&A”: “Quello dell’idrodemolizione nel nostro Paese è un campo ancora in parte inesplorato e meno conosciuto rispetto a tecniche tradizionali: vuole approfondire gli aspetti legati alla sicurezza e all’addestramento del Personale?”. “AK”: “La minore diffusione rappresenta ancora un problema dal punto di vista della sicurezza di cantiere in quanto non esistono ancora norme precise che regolamentano questa attività. Basti pensare che non è neppure obbligatorio per il Personale seguire un corso di formazione specifico sui pericoli legati a tale tecnologia. Personalmente suggerisco sempre che gli operatori vengano formati e informati sui pericoli specifici relativi all’idrodemolizione. HPC propone ed esegue costantemente questo tipo di corsi o aggiornamenti per i propri Clienti. Nel caso di idrodemolizione manuale, l’operatore deve essere formato sull’utilizzo in sicurezza della pistola ad alta pressione e sulla corretta gestione e confinamento dell’area dove avviene la lavorazione. Nel caso di robotizzata, l’operatore deve essere anche formato sull’utilizzo in sicurezza del robot, che molto spesso è azionato tramite un radiocomando, quindi richiede una presa di confidenza coi vari comandi e le possibilità di programmazione dello specifico robot utilizzato. Ci tengo a sottolineare che l’acqua ad alta pressione è molto pericolosa e può causare feriti gravi o mortali agli operatori. Pertanto la formazione è fondamentale”. “S&A”: “Nello scenario attuale in Italia, che tipo di richieste giungono dai Committenti?”. “AK”: “Per fortuna sempre più spesso vedo la voce “idrodemolizione”, a volte anche indicata come “idroscarifica” nei capitolati, per cui stiamo andando nella corretta direzione per salvaguardare al massimo il manufatto da ripristinare e quindi aumentare la qualità tecnica dei lavori. Bisogna considerare che nei Paesi del Nord Europa l’idrodemolizione è ormai una tecnica considerata e ampiamente utilizzata, e non più una strana tecnologia di nicchia. A loro volta le Imprese italiane si stanno abituando e formando su questo tipo di lavorazione, per cui non si generano più malintesi come succedeva alcuni anni fa. Le specifiche dei Committenti sono più chiare e in linea con le nuove tecnologie, segno che anche i Progettisti si stanno formando e informando, e le Imprese esecutrici sono più abituate a rispettarle adottando la giusta tecnica specifica per il lavoro richiesto. Da questo punto di vista posso dire che c’è stato un bel passo in avanti rispetto a quanto accadeva in un passato anche non troppo distante. Nonostante questo, vorrei che in particolare gli Ordini degli Ingegneri e Architetti, il Collegio dei Geometri, o meglio ancora le Università e le scuole superiori, si impegnassero a formare progettisti e capicantiere su queste nuove tecniche”.

“S&A”: “Un aspetto intorno a cui abbiamo riscontrato interesse da parte dei lettori è quello del riciclo delle acque di risulta: vuole approfondirlo per noi? Le operazioni di scarifica delle superfici sono effettuate con aspirazione diretta?”. “AK”: “Quello del riciclo delle acque è un argomento molto attuale e la sensibilità verso questo aspetto della lavorazione sta crescendo: sempre più spesso arrivano richieste in questa direzione. Occorre prevedere, prima dell’inizio della lavorazione, un sistema di confinamento delle acque, mediante teli impermeabili o canaline di convogliamento, in modo tale da poter utilizzare un sistema di aspirazione che consenta di raccogliere le acque in cisterne in vista di un successivo, adeguato smaltimento. In alternativa, è presente sul mercato un sistema di trattamento completo containerizzato e trasportabile che consente perfino di riutilizzare le acque di risulta, le quali - una volta trattate e depurate - vengono di nuovo utilizzate per alimentare l’unità ad alta pressione. Questo sistema si chiama ECO Clear ed è prodotto da Aquajet. È adeguato in particolare nei cantieri di idrodemolizione robotizzata dove si usano grandi volumi d’acqua e può trattare fino a 20 m3/ora. Pertanto, se si pensa che il cantiere può diventare una specie di ciclo chiuso in cui si riutilizza gran parte dell’acqua introdotta, è facile capire il grande vantaggio economico di questa macchina e perché sia nel Nord Europa che negli USA

13. Il sistema di trattamento delle acque di risulta Eco Clear di Aquajet, in rapida diffusione sia in Nord Europa che negli Stati Uniti

IDROSCARIFICA

si stia diffondendo molto velocemente. Credo che le prime Aziende che si doteranno di queste attrezzature e impareranno a trattare adeguatamente le acque di scarico avranno un grande vantaggio competitivo nel futuro. Al contrario, chi continuerà a sottovalutare la questione o, peggio, a disperdere le acque inquinate andrà incontro a grossi problemi o a netti svantaggi competitivi. Come tutti sanno, nel nostro settore la tecnologia sul lungo periodo ti fa sempre vincere. Sicuramente nel prossimo futuro questo argomento è destinato ad avere un ruolo sempre più importante nei cantieri d’idrodemolizione”.

“S&A”: “Per il risanamento di infrastrutture degradate in calcestruzzo, come vengono determinati i parametri di pressione, portata d’acqua e tempo per ottenere qualità di intervento e resa operativa?”. “AK”: “Questa è una domanda molto specifica e la risposta dipende dal tipo di cantiere e d’intervento. Posso fare un paio d’esempi sui cantieri più diffusi: per la rimozione da 3 a 5 cm di spessore su pile autostradali suggerisco l’uso dell’idrodemolizione robotizzata leggera per le grandi superfici e di quella manuale per le finiture con pompe da 2.500 bar e 20 l/minuto di portata. Per velocizzare la robotizzata leggera è possibile anche utilizzare pompe da 2.500 bar e 45 l/minuto. Un altro esempio classico è la rimozione da 5 a 10 cm di spessore sugli estradossi dei ponti, per cui suggerisco l’utilizzo di robot cingolati diesel e pompe da 1.500 bar e almeno 180 l/minuto”.

“S&A”: “Con pressioni attorno ai 2.000 bar gli ugelli avranno una durata limitata per la forte usura: quante ore di utilizzo si possono considerare?”. “AK”: “Gli ugelli sono degli elementi fondamentali nell’idrodemolizione. Sono l’equivalente dell’utensile tagliente in un trapano. Se si usurano la perdita di efficienza può ridurre pericolosamente la produttività a fine giornata. Gli ugelli sono considerati materiale di consumo e vanno sostituiti a cadenze prefissate o quando gli operatori notano un calo di prestazioni. Il costo degli ugelli varia dai circa 30 Euro di quelli in zaffiro a circa 180 Euro di quelli in ceramica, a seconda dei modelli, e la durata è quantificabile in alcune centinaia di ore di lavoro. Per fortuna, da diversi anni si utilizzano ugelli in ceramica indurita o in zaffiro, per cui la vita media è superiore alle 100 ore. Sicuramente nei costi di gestione del cantiere occorre tenere conto di questo per avere sempre degli ugelli a scorta, così da non dover fermare l’attività. Sarebbe ridicolo perdere produttività per colpa di un consumabile che costa al massimo qualche Euro per ora di utilizzo. Per questo ribadisco che un’adeguata formazione del Personale è fondamentale per ottenere buone produttività e non vanificare quindi gli sforzi o annullare la marginalità. Come nota divertente, vi dico che anche le visiere dei caschi di protezione degli operatori alla lancia nell’idrodemolizione manuale sono da considerare come materiale di consumo, in quanto la loro vita media è di alcuni giorni: questo perché vengono continuamente investite dal calcestruzzo rimosso dall’operatore e quindi inevitabilmente si opacizzano. Mi è capitato di sapere di un fermo cantiere perché avevano finito le visiere!”. “S&A”: “Com’è strutturato il mercato dell’idrodemolizione in Italia?”. “AK”: “Si tratta di un mercato di nicchia ma in costante espansione, che vede un numero limitato di produttori e distributori altamente specializzati. HPC impianti, che rappresenta in Italia le pompe tedesche Woma, è ormai diventata un buon punto di riferimento tecnico e commerciale per gli utilizzatori. Inoltre, abbiamo un ampio parco macchine dedicato al noleggio, in grado di soddisfare ogni esigenza di cantiere. Brokk Italia, distributore dei prodotti Aquajet che è indiscusso leader mondiale nel settore, rappresenta sicuramente quanto di meglio ci può essere nei robot da idrodemolizione. Sono poi presenti rappresentanti di Case straniere che utilizzano prodotti di fascia alta come Hammelman per le pompe e Conjet. Infine, vi sono alcuni Rivenditori presenti da poco tempo nel mercato, soprattutto con le unità per quella manuale. Posso ipotizzare che esistano in Italia circa un centinaio di Aziende di varie dimensioni specializzate e dotate di attrezzature proprie. Nonostante questo, sempre più Aziende nuove si stanno inserendo in questo settore, soprattutto per quanto riguarda quella manuale, in quanto l’investimento iniziale richiesto è tutto sommato compatibile con gli importi delle varie gare di appalto. Anche l’idrodemolizione robotizzata sta crescendo, nonostante il rilevante investimento iniziale richiesto. In particolare, sono in aumento le richieste di noleggio in quanto ci sono sempre più Imprese che utilizzano questa tecnica per la prima volta e vogliono farsi una prima esperienza prima di procedere con l’acquisto. Il messaggio che vorrei mandare a queste Aziende è che l’idrodemolizione non è una tecnica particolarmente complessa o rischiosa, ma deve essere affrontata con mezzi moderni e soprattutto con la giusta formazione. Ci tengo moltissimo a sottolineare quest’ultimo punto, in quanto dare attrezzature del valore di svariate centinaia di migliaia di Euro in gestione a Personale non specializzato o non adeguatamente formato non rappresenta solo un rischio molto elevato per la sicurezza, ma anche la quasi certezza di non riuscire a ot-

14. Esempio di idrodemolizione robotizzata profonda

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20 anni di esperienza nell’alta pressione

Nato nel 1966 e Laureato in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano nel 1992, Alberto Kuschan è stato dal 1993 al 2000 Responsabile della qualità e della ricerca e sviluppo presso Faro SpA, nel settore dei dispositivi medicali, e dal 2000 al 2003 Responsabile tecnico e della ricerca e sviluppo presso Mocom Srl, occupandosi di sterilizzatrici a vapore. Nel decennio successivo, ha ricoperto il ruolo di Direttore tecnico commerciale di Midis SpA, occupandosi della produzione e dello sviluppo di macchine ad alta pressione. Dal 2015 ha dato inizio insieme al fratello Federico all’attività imprenditoriale di HPC impianti Srl, mettendo al servizio dell’Azienda il capitale umano e di esperienza professionale accumulato nel mondo dell’alta pressione. Dopo 14 anni passati nel settore, la fiducia in questa avventura è stata confermata anche da Woma, Produttore mondiale di pompe ad alta pressione, che ha conferito ad HPC impianti il mandato ufficiale di rappresentanza nel Febbraio 2016.

15. La sede di HPC impianti Srl a San Giuliano Milanese (MI)

tenere la marginalità prevista per via di una non corretta messa a punto o di scarsa efficienza. Lo stato di degrado strutturale delle infrastrutture in calcestruzzo presenti in Italia porta a ipotizzare un mercato in crescita negli anni a venire, come mostrato anche in un ottimo precedente articolo della rivista (si veda “S&A” n° 134 Marzo/Aprile 2019 a pag. 153)”. n

Ringraziamenti

Si ringrazia il Dott. Carlo Montorfano, Sales Manager di Brokk Italia Srl, per la collaborazione e l’assistenza prestate alla realizzazione dell’intervista.

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