Il contributo di Urbanistica nell’ambito dell’Atelier Città e Territorio sarà focalizzato sul recupero della città del Novecento e del patrimonio architettonico moderno. Si tratta di spazi, quartieri e complessi che rappresentano i risultati di un periodo di eccezionale innovazione nella ricerca tipologica, nella sperimentazione di sistemi costruttivi e processi edilizi, e nella definizione di nuovi modelli e principi insediativi per la nuova società industriale che proprio in quegli anni si delineava. Oggi, questi luoghi, spesso bistrattati dall’opinione pubblica, offrono un terreno privilegiato per sviluppare nuovi approcci progettuali e soluzioni urbanistiche, oltre a consentire la sperimentazione di alternative ai tradizionali modi di abitare e l’esplorazione di nuove idee di città e visioni urbane innovative.
Progettare la transizione
Progettare la transizione verso città e territori più sostenibili è una delle sfide principali su cui, negli ultimi anni, molte istituzioni, ricercatori e progettisti stanno concentrando i propri sforzi.
Il cosiddetto “progetto della transizione” coinvolge numerosi ambiti: dalle nuove e innovative forme dell’abitare, ai sistemi di produzione manifatturiera e agroalimentare, dai modelli di mobilità alle geografie produttive, fino alla transizione ambientale e al rapporto tra l’essere umano e l’ambiente, ambiti strettamente legati agli effetti del cambiamento climatico.
In questo scenario, emerge il ruolo cruciale del progetto urbano e territoriale, evidenziando la centralità delle nostre competenze. Il progetto della transizione si configura come un progetto intrinsecamente riformista, che mira a immaginare territori non antropocentrici, situazioni virtuose di coesistenza tra specie diverse, sistemi economici e produttivi sostenibili, e territori che pongano al centro la cura dell’ambiente così come dei corpi, umani e non umani.
Obiettivo
L’Atelier di Progettazione Urbana “Modernity in transition. Che progetto per la città del Moderno a Torino?” si propone come un’indagine progettuale sull’eredità della stagione Moderna a Torino (a grosso modo “il secolo breve” 19171989) che provi ad immaginare un progetto di miglioramento di questi pezzi di città a lungo dimenticati.
In questo tipo di indagine, il progetto è usato come strumento di conoscenza del territorio, non solo come un insieme organizzato di indicazioni o norme che ne guidano la trasformazione.
Attraverso carte, disegni, scritti e parole, il progetto si misura con i caratteri specifici del territorio che osserva senza ridurne la complessità. In questo senso, un’indagine progettuale è innanzitutto un’esplorazione di questioni complesse che hanno al centro lo spazio.
Osservare l’eredità del Moderno attraverso cinque lenti
Quattro temi classici dell’urbanistica verranno trattati nell’Atelier: gli spazi dell’abitare, gli spazi della produzione, gli spazi della cura, e gli spazi della coesistenza tra uomo e natura.
I seguenti temi quindi costituiscono quattro lenti utili per comprendere a fondo le potenzialità dell’eredità del Moderno a Torino, temi su cui costruire originali indagini progettuali.
1. Abitare i lasciti del Moderno
2. L’eredità della città fabbrica
3. Gli spazi del welfare-state
4. Modernità e natura
Il primo tema, “Abitare i lasciti del Moderno”, si propone di esaminare l’eredità di un periodo straordinario e innovativo che ha plasmato le nuove forme dell’abitare per la società industriale che in quegli anni si delineava. Il progetto mira a comprendere come queste strutture abitative possano essere reinterpretate e attualizzate, identificando gli adattamenti necessari per rispondere alle esigenze dell’abitare contemporaneo.
Il secondo tema, “L’eredità della città fabbrica”, è particolarmente rilevante per Mirafiori Sud, quartiere industriale e operaio, costruito come supporto del grande stabilimento Fiat di Mirafiori (1939) e di altri insediamenti produttivi, oggi in profonda crisi e trasformazione. In questo contesto, il progetto esplora i rinnovati rapporti tra città e spazi produttivi, considerando i radicali cambiamenti nei modelli produttivi contemporanei e le loro implicazioni per il progetto della città.
Il progetto moderno rappresenta uno straordinario esperimento sociale, ancor prima che spaziale. La società moderna si distingue in modo radicale da quella del passato, caratterizzandosi per ritmi e modi di vivere profondamente diversi. In questo contesto, l’uomo nuovo del Moderno viene visto come un soggetto da educare, assistere e controllare. Proprio in quegli anni, nel secondo dopoguerra, si consolida il concetto di welfare-state, che garantisce diritti fondamentali come l’accesso all’istruzione, alla sanità pubblica e, non da
ultimo, alla casa. Questi diritti creano spazi straordinari di innovazione: ambienti scolastici, servizi di assistenza sanitaria e sociale, centri di socializzazione e luoghi dedicati al tempo libero.
A partire dagli anni Ottanta, il welfare-state moderno inizia a mostrare segni di crisi, mentre al contempo emerge una crescente domanda di diritti da parte di nuovi soggetti fragili all’interno delle città. Il terzo tema, “Gli spazi del welfarestate”, si propone di analizzare sia i vecchi spazi della cura della città moderna sia quelli più recenti, nati in risposta alle nuove fragilità di chi
abita la città contemporanea: poveri, migranti, persone queer, donne vittime di violenza. Il progetto si interroga su come ripensare gli spazi della cura, concepiti per la società moderna, in una prospettiva contemporanea che tenga conto delle nuove fragilità presenti nei nostri territori.
Nel progetto moderno, la natura è considerata un ambito da governare, controllare e gestire, sempre con una prospettiva antropocentrica.
Essa viene integrata nel progetto come spazio destinato alle nuove forme di loisir, a seguito
dell’istituzionalizzazione del tempo libero (contrapposto al tempo di lavoro), come luogo produttivo (agricoltura industriale) e come area di supporto e separazione tra gli oggetti architettonici. Oggi, tuttavia, il progetto della transizione adotta una visione diversa degli ambienti naturali, puntando alla coesistenza tra specie e habitat differenti, senza porre l’uomo al centro, ma riconoscendolo come parte integrante di un’ecologia più ampia. In questo contesto, il quarto tema, “Modernità e natura”, cerca di ripensare gli ampi spazi naturali della città moderna in un’ottica di coesistenza.
I. A Modernity Atlas
01. Abitare i lasciti del moderno
Studenti: Stefano Saracco, Giorgio Scivoletto, Valentina Sardella, Lorenzo Ricci, Amos Pitrolo, Francesco Scravaglieri, Andrea Prario, Francesca Scotti, Giada Ponte, Stefano Ruzzafante.
02. L’eredità della città fabbrica
Studenti: Irene Partengo, Jacopo Salvatore, Elia Pretara, Egzon Rustemi, Francesco Ramello, Sara Orsogna, Matilde Palmieri, Asia Giulia Palumbo, Alessia Panebianco, Vittoria Picerno, Giada Saggin.
02. Gli spazi del welfare-state
Studenti: Mariavittoria Pilla, Gaia Ranzetti, Daniele Russo, Davide Re, Emma Ruffino, Melissa Ortega, Onesim Petro, Giulia Paoletti, Gregorio Palmerini, Samuele Rosa Brusin, Valentina Racca, Maria Pignataro.
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