IL NAUFRAGIO DI
ANTICITERA SULLA NAVE DEI CAPOLAVORI
La nave colata a picco nel I sec. a.C. davanti a una piccola isola a sud del Peloponneso mentre faceva rotta verso un grande porto della penisola italiana con uno straordinario carico di opere d’arte racconta un mondo romano in piena trasformazione sotto il fascino del contatto ravvicinato con la cultura greca: ora ne parla una mostra in corso al Museo di Antichità di Basilea Testi Esaù Dozio
FONDALE MARINO
Nell’allestimento della mostra a Basilea sul naufragio di Anticitera, si respira l’atmosfera del fondale antistante capo Gliphadia, a circa 60 metri di profondità, dove nel 1900 venne scoperto il carico di una nave che trasportava una grande quantità di materiali fra cui sculture di marmo e di bronzo.
ARCHEOLOGIA SUBACQUEA
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L’EPOCA DI ANTICITERA
VARIE PROVENIENZE
Il percorso della nave di Anticitera suggestivamente ricostruito all’Antikenmuseum di Basilea grazie a numerosi reperti provenienti da varie città o regioni del Mediterraneo orientale, tra cui anfore di Rodi e Coo, ceramiche e vetri dalla costa siro-palestinese e, sullo sfondo dell’immagine, un tesoretto di monete di Pergamo ed Efeso.
MOLTA CERAMICA
La nave naufragata ad Anticitera trasportava anche molti recipienti ➝
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oco dopo il 70 a.C., come attestano i rinvenimenti numismatici, una grande nave da trasporto merci, una oneraria, con a bordo decine di statue in marmo e in bronzo, naufraga davanti ad Anticitera, una piccola isola greca fra Creta e il Peloponneso, punto di transito obbligato sulla rotta dall’Egeo verso l’Occidente. I membri dell’equipaggio e i passeggeri affondano insieme al prezioso carico: è il prologo di una delle più appassionanti scoperte nella storia dell’archeologia marina. Quasi duemila anni dopo, nella primavera del 1900, un gruppo di pescatori di spugne s’imbatte per caso nel relitto di questa nave, dopodiché, con il supporto della marina greca, inizia il recupero di un notevole numero di capolavori di eccezionale qualità. In
Egemonia romana sul Mediterraneo. La rapidità con la quale Roma aveva esteso il suo dominio su vaste aree del Mediterraneo era già sorprendente per gli storici dell’epoca. «Chi sarebbe così sconsiderato o indolente da non voler conoscere come […] i Romani, in neppure 53 anni, abbiano conquistato quasi tutto il mondo abitato?», scrive nel II sec. a.C. Polibio nel prologo delle sue Storie. In effetti, a partire dalla fine della seconda guerra punica (218-202 a.C.), una serie impressionante di vittorie militari caratterizza l’ascesa politica della repubblica romana. Dopo i Cartaginesi tocca a Filippo V di Macedonia sperimentarne la nuova potenza militare, seguito, pochi anni più tardi, dal re seleucida Antioco III. Alla decisiva sconfitta macedone nella battaglia di Pidna (168 a.C.) fanno seguito, nel 146 a.C., la distruzione di Cartagine e la presa di Corinto. Con l’annessione del regno di Pergamo nel 133 a.C. l’egemonia romana si estende ormai dalla penisola iberica alle coste dell’Asia Minore, includendo la Grecia e parte della costa nordafricana.
seguito, il luogo del ritrovamento resta inesplorato per decenni, fino a quando, nel 1976, il relitto viene nuovamente localizzato da un leggendario pioniere della ricerca oceanografica, il francese Jacques-Yves Cousteau (19101997). Questa seconda campagna di ormai quarant’anni fa, piuttosto breve, si concentrò su un’area limitata del fondo marino, ma permise comunque di riportare in superficie nuove opere d’arte e numerosi frammenti, con cui spesso si è riusciti a ricomporre i reperti già recuperati a inizio secolo. Per lungo tempo l’interesse della comunità scientifica si è focalizzato sulle celebri sculture trasportate e sul cosiddetto “meccanismo di Anticitera”, uno straordinario e complesso strumento, anch’esso parte del carico della nave, che permetteva di calcolare complessi fenome-
lutazione da parte dell’élite di Roma degli influssi, sempre più importanti, che la cultura greca esercitava sull’Urbe. Questa ambiguità di giudizio, tra l’interesse per il mondo greco e la paura di perdere la propria identità, è certamente uno degli aspetti più attuali dell’intero discorso. I capolavori che verso il 70 a.C. furono imbarcati sulla nave poi naufragata ad Anticitera, destinati a un ricco committente romano, testimoniano lo straordinario influsso dell’arte greca ma anche, al contempo, la necessità politica di aprirsi verso il mondo ellenico, per approfittare delle conoscenze tecnologiche e scientifiche dei Greci e per legittimare il nuovo potere di Roma. SUSSULTI DELLA REPUBBLICA. Affresco di Cesare Maccari in Palazzo Madama a Roma: Cicerone accusa Catilina in Senato (1880). La prima Catilinaria fu recitata da Cicerone fra il novembre e il dicembre del 63 a.C. in un momento di grave pericolo per le istituzioni repubblicane.
Interesse per il mondo greco e paura di perdere la propria identità. Dunque, in pochi decenni Roma cessa di essere una potenza locale per divenire l’unica dominatrice della scena politica dell’epoca. Mentre i vantaggi di questa nuova posizione sono facilmente immaginabili, gli aspetti meno favorevoli si manifestano piuttosto rapidamente agli occhi dei Romani stessi. In particolare la loro propria identità culturale sembra essere messa in discussione dalla rapida estensione dei territori controllati: «A quel tempo lo Stato, a causa della sua grandezza, non poteva più mantenersi puro, ma il dominio di tanti affari e tanti popoli vi aveva introdotto una mescolanza di tradizioni e stili di vita di ogni tipo», scrive Plutarco (trad. L. Ghilli) fra I e II sec. d.C. In questo contesto si inserisce l’ambivalente va-
ni astronomici. Lo studio complessivo di tutti i reperti recuperati dal fondale del naufragio si deve, in anni recenti, agli archeologi del Museo Nazionale di Atene; i risultati sono culminati in una mostra e nella pubblicazione di un esaustivo catalogo. L’attuale esposizione “Il tesoro som-
merso. Il relitto di Anticitera” all’Antikenmuseum di Basilea integra questo fondamentale lavoro scientifico con ulteriori riflessioni di carattere storico e culturale, focalizzando l’attenzione sul contesto nel quale il drammatico evento ebbe luogo.
in ceramica, che qui vediamo nell’allestimento all’Antikenmuseum di Basilea. In primo piano si riconoscono numerosi lagynoi, in cui forse era trasportato del vino. ➝
CICERONE E LO SPIRITO DI ANTICITERA Mandami tutto quello che puoi… «Ho pagato, attenendomi alle istruzioni della tua lettera, 20.400 sesterzi a Lucio Cincio per le statue di Megara. Già fin d’ora mi attirano deliziosamente le tue erme di marmo pentelico con teste di bronzo, di cui mi hai parlato nella tua lettera. Perciò desidererei che tu me le spedissi al più presto e insieme con esse il maggior numero possibile di statue e di altri oggetti artistici che, a tuo giudizio, andranno bene per il particolare ambiente, si armonizzeranno con i miei interessi spirituali e rifletteranno il tuo gusto raffinato»: Roma, fine febbraio 67 a.C., Cicerone, Lettera ad Attico (Trad. C. Di Spigno). Amore per l’arte greca e… qualche contraddizione. Il modo migliore per comprendere l’epoca in cui la nave di Anticitera fece naufragio (dopo il 70 a.C.) è senza dubbio la lettura delle opere di Cicerone. Nei suoi scritti si ritrovano tutti gli elementi che contraddistinguono la temperie culturale che circonda il relitto, dalla passione romana per le sculture greche alla necessità di acquistarne un gran numero, fino alla descrizione delle modalità di trasporto e pagamento del carico. In particolare emerge l’ambigua valutazione delle influenze culturali greche sul mondo romano. Da un lato, nel 70 a.C., Cicerone sostiene l’accusa contro Gaio Verre, colpevole di aver spogliato le città greche della Sicilia per arricchire la propria collezione di sculture: oltre alle comprensibili critiche circa i dubbi metodi di acquisizione delle opere, Cicerone afferma che la smodata passione per l’arte sia un fenomeno greco, non compatibile con i valori romani. Per contro, nelle contemporanee lettere a Tito Pomponio Attico, Cicerone invita il suo corrispondente a inviargli da Atene il maggior numero possibile di sculture, così da poter placare la sua smania per l’arte greca e, al contempo, arredare in modo consono le sue ville. Anche un’intera biblioteca di opere greche fa parte delle richieste fatte ad Attico. Dunque, le lettere di Cicerone fanno da sfondo ai fatti fondamentali riguardanti il caso archeologico di Anticitera, dalle difficoltà di un viaggio verso Delo fino all’utilizzo che i Romani fanno di macchine astronomiche comparabili con il “meccanismo di Anticitera”.
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APPASIONATO D’ARTE
Particolare di ritratto in marmo di Marco Tullio Cicerone (I sec. a.C.). (Roma, Musei Capitolini)
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OLTRE UN SECOLO…
ANTICITERA A BASILEA
La sezione della mostra dedicata ai recuperi e agli scavi del XX e XXI secolo sui fondali di Anticitera nel punto del naufragio della nave. Si riconoscono un modello della “Calypso” di Cousteau (anche nel video sul fondo), alcuni reperti recuperati nel 1976 in vetrina e uno scafandro come quello utilizzato dai pescatori di spugne agli inizi del Novecento.
nelle due foto sotto
ARTE DAL MARE
Alcune sculture recuperate dal relitto di Anticitera esposte in due diverse sale della mostra al Museo di Basilea. Nella prima, da sinistra a destra, sono risconoscibili un guerriero, un atleta (di spalle) e un Ermes. Nell’altra foto, in primo piano, si vedono un Odisseo e un Achille. Si noti come le parti protette dalla sabbia del fondale marino, al contrario di quelle esposte, siano perfettamente preservate.
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Una mostra sul celebre relitto. Per la prima volta il carico della nave di Anticitera viene presentato fuori dalla Grecia, e questo grazie a una proficua collaborazione tra il Museo Archeologico Nazionale di Atene e l’Antikenmuseum di Basilea, nella mostra “Il tesoro sommerso. Il relitto di Anticitera” (fino al 27 marzo). Per diversi mesi archeologi e restauratori dei due Musei hanno curato insieme il progetto, preparando i quasi quattrocento reperti in esposizione, in particolare le delicate sculture in marmo. Una notevole importanza è stata data, oltre al carico stesso della nave, al contesto socio-culturale nel quale il tragico viaggio ebbe luogo. Fondamentale, in questo senso, è stata la collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Museo Nazionale Romano. La storia della nave e del suo ricco carico si presta bene a una mostra: le informazioni fornite dal contesto e dal materiale archeologico consentono di ricostruire con precisione i diversi aspetti del viaggio, dalla vita a bordo fino alle varie tappe prima dell’affondamento. La sceno-
Fra cultura ellenistica e nuova potenza romana
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l relitto di Anticitera fornisce informazioni fondamentali per la comprensione di uno dei periodi più importanti della storia del Mediterraneo. In effetti esso ci consente, come in un fermo immagine, di prendere coscienza degli intensi scambi culturali tra Roma, la nuova potenza politica e militare dell’epoca, e i grandi centri ellenistici del Mediterraneo orientale. L’interazione tra Roma e la cultura greca aveva già una lunga tradizione, che nel III sec. a.C. raggiunge dimensioni prima impensabili. Da un lato i Romani sono ora presenti nei territori di recente conquista, dall’altro decine di migliaia di persone affluiscono volon-
tariamente o come schiavi verso l’Italia, portando con sé un importante bagaglio culturale. I Romani stessi si trovano costretti a reinventare la propria identità, combattuti tra il fascino del mondo ellenico e il timore di vedere affievolirsi le proprie tradizioni. Al tempo stesso la nuova posizione politica di Roma deve essere legittimata, richiamandosi apertamente alla tradizione culturale delle grandi potenze, ormai in gran parte tramontate, che avevano segnato la storia del Mediterraneo in epoca ellenistica. È in questa eccezionale fase di transizione che la nave di Anticitera intraprende il suo fatale viaggio: le opere d’arte che trasporta riflettono la necessità e il desiderio dell’élite romana di adattare il proprio stile di vita ai modelli greci.
Scalo all’isola di Delo sulla rotta per Pozzuoli
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reperti recuperati dal relitto ci consentono di ipotizzare la partenza della nave da una delle metropoli greche dell’Asia Minore (probabilmente Pergamo o Efeso): numerosi indizi, primo fra tutti un tesoretto di monete d’argento di queste due città, rendono plausibile una simile ricostruzione. Altri prodotti ceramici e in vetro provengono dalla costa siro-palestinese e dall’Egitto, ed è probabile che siano stati imbarcati durante una tappa della nave sull’isola di Delo. In effetti diversi reperti, ad esempio i letti (klinai) con splendide decorazioni bronzee, destinati alle sale da banchetto, sembrano provenire da officine specializzate di quest’isola. Una tappa a Delo
grafia dell’esposizione (Studio Adeline Rispal di Parigi) consente di immergerci nell’atmosfera emozionante dell’antico viaggio per mare e poi della ricerca archeologica. Per una volta i curatori non hanno dovuto inventare niente, soltanto seguire la voce narrante di Cicerone, che sembra descrivere in dettaglio ciò che si può ammirare nelle sale del museo. È l’unico museo archeologico della Svizzera. L’Antikenmuseum di Basilea è stato inaugurato nel 1966 per ospitare le prestigiose collezioni di antichità che, fin dal XIX secolo, sono state raccolte dalle più importanti famiglie basilesi e in seguito donate alla città. È l’unico Museo della Svizzera dedicato esclusivamente all’archeologia. Le mostre temporanee hanno una lunga tradizione a Basilea e consentono di sottolineare lo sviluppo stesso del Museo che, negli ultimi anni, ha abbandonato progressivamente la tradizione classicista preferendo un approccio socio-culturale all’antichità. Info: 0041.61.2011212 www.antikenmuseumbasel.ch
è tutt’altro che sorprendente, visto che questo scalo costituiva il fulcro dei commerci del mondo antico nel Mediterraneo orientale fin dal 166 a.C., quando i Romani lo avevano dichiarato porto franco. Una tempesta causò forse il successivo naufragio sulla costa di Anticitera. Il porto di arrivo doveva probabilmente essere quello di Puteoli, all’epoca lo scalo più importante in Italia, dotato delle infrastrutture indispensabili all’approdo delle grandi onerariae e alla movimentazione di grossi carichi, com’erano le nostre colossali sculture. Anche la nave aveva le dimensioni necessarie per far fronte a un carico così impegnativo: con una lunghezza certamente non inferiore ai 30 metri e oltre 300 tonnellate di stazza doveva costituire uno dei mezzi di trasporto via mare più imponenti dell’epoca. ➝ a p. 15
i ROMANI E L’ARTE
I prestiti del Museo Archeologico Nazionale di Napoli arricchiscono la mostra di Basilea presentando opere che richiamano la temperie culturale dell’epoca del naufragio davanti ad Anticitera. Il mare, sullo sfondo, è il protagonista dell’intera vicenda. In primo piano si riconoscono un corridore dalla Villa dei Papiri di Ercolano e un Apollo citaredo da Pompei.
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Vere e proprie indagini a distanza di un secolo
DALL’EGITTO. Coppa in vetro attribuibile ai ricercati centri di produzione di Alessandria (secondo quarto I sec. a.C.). Probabilmente la nave naufragata a Anticitera la imbarcò a Delo, nel cui porto si smistavano mercanzie provenienti da tutto il Mediterraneo.
RICCO OSPITE. Pregiatissimo
castone in oro, lavorato nella tecnica della granulazione, dove in origine doveva essere alloggiata una gemma (II-I sec. a.C.). Probabilmente relativo a un anello appartenuto a un facoltoso passeggero della nave.
RICERCATEZZA. Un oggetto
elegante e curioso recuperato dal relitto di Anticitera: si tratta di un pestello in marmo rosso a forma di dito (II-I sec. a.C.).
“COMPUTER”. Due frammenti
del cosiddetto “meccanismo di Anticitera”, un sofisticato congegno per calcoli astronomici, frutto della più avanzata scienza ellenistica del II sec. a.C. Lo stato di conservazione del meccanismo è precario e ne impedisce il trasporto: a Basilea sono presenti ricostruzioni virtuali e modelli.
Itaca
Atene Delo
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Dal mondo greco traffico continuo di opere d’arte
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capolavori affondati con la nave costituivano certamente la parte più consistente del carico. Si tratta di originali in bronzo del IV-III sec. a.C., acquistati in Grecia su commissione di qualche facoltoso politico romano, ma anche di copie in marmo delle opere dei più famosi maestri greci e di nuove produzioni realizzate sempre in Grecia per il mercato romano. Purtroppo l’officina che realizzò le monumentali copie in marmo pario non è ancora stata localizzata. È chiaro comunque che essa era in grado di offrire una quantità notevole di sculture proprio per far fronte alla crescente domanda di questo tipo di prodotti da parte dell’élite romana. A bordo della nave si trovavano anche altre mercanzie, tra le quali anfore e recipienti in ceramica e vetro.
N
onostante si tratti di uno dei relitti più famosi nella storia dell’archeologia, la nave di Anticitera è stata finora indagata in maniera incompleta. I pescatori di spugne che la scoprirono agli inizi del XX secolo poterono recuperare solo i reperti visibili sul fondale e anche il team di Cousteau condusse brevi e limitate ricerche. È soltanto dal 2014 che gli archeologi greci, in collaborazione con la Woods Hole Oceanographic Institution, hanno iniziato un’analisi esaustiva del luogo di ritrovamento, utilizzando i più moderni strumenti d’indagine. Una prima campagna di studio ha consentito di cartografare il fondo marino, con una risoluzione che permetterà la localizzazione tridimensionale di ogni futuro ritrovamento. I primi sondaggi, eseguiti nel 2015, finalmente hanno gettato le basi per uno studio sistematico e scientifico del relitto. In effetti si ha l’impressione che l’indagine archeologica di questo spettacolare ritrovamento inizi soltanto ora, a più di un secolo dai primi rinvenimenti. Le nuove opportunità fornite dai moderni strumenti d’indagine e dalle analisi dei materiali ci permetteranno, nei prossimi anni, di comprendere più compiutamente le peculiarità di questa nave e del suo carico, contribuendo forse a riscrivere diverse pagine della storia dell’archeologia sottomarina. Esaù Dozio curatore Antikenmuseum di Basilea
Foto allestimento espositivo: © Foto Rudolf Habegger - Basilea. Foto reperti: © National Archaeological Museum Athens, K. Xenikakis. Foto subacquea: © Argo, Civil non profit company for scientific research and training. in basso a sinistra
ORIGINALE GRECO
Statua bronzea (225/200 a.C.): uno dei capolavori assoluti rinvenuti ad Anticitera. Faceva parte di un gruppo di quattro statue, rimosse dal loro contesto originario per essere trasportate in Italia. Questa è l’unica testa finora ritrovata e potrebbe raffigurare il filosofo cinico Bione di Boristene (325-250 a.C.).
MERCATO ANTIQUARIO
Due delle opere che facevano parte del carico della nave naufragata ad Anticitera: statuetta bronzea di pugile (tardo II sec. a.C.), rinvenuta l’11 novembre 1976, e una monumentale statua marmorea di Odisseo, realizzata in Grecia espressamente per il mercato romano (inizi I sec. a.C.).
IMMERSIONE
La campagna di scavo 2014 sui fondali di Anticitera: le più moderne tecnologie d’immersione sono messe al servizio dell’archeologia per operare senza rischi a oltre 60 metri di profondità.
a destra
SEGNI DEL MARE
Statua in marmo di giovane atleta (inizi I sec. a.C.), anche questa realizzata poco prima dell’ultimo viaggio della nave di Anticitera per una committenza romana. La parte che è rimasta sepolta nella sabbia si è conservata alla perfezione.
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