MASSIMO IOVINO
ISTANTANEE DA ERCOLANO CHOROGRAFIA FANTASTICA MEDIAINTEGRATI prefazione NINO DANIELE
ALFREDO GUIDA EDITORE
Città di Ercolano
Ideazione: Claudio Finaldi Russo e Massimo Iovino Coordinamento editoriale: Carola Flauto Consulenza scientifica: Salvatore Solaro Coordinamento redazionale: Lia Barbato Redazione: Mariano Iovine, Chiara D’Alise Segreteria di redazione: Clelia Gallo Illustrazione: Mediaintegrati Progetto grafico: dslcomunicazione.com Realizzazione a cura dell’ATI: DSL Comunicazione srl Global Infosystem srl – Infothesi sas Project management: Nuccia Langione Organizzazione e ufficio stampa: DSL comunicazione
« Numero introduttivo Prefazione Nino Daniele ISTANTANEE DA ERCOLANO di Massimo Iovino Chorografia fantastica Mediaintegrati 1 Carola Flauto IL GIACIGLIO DELLA LUNA 2 Michele Serio L’UOMO CHE PRESE A CALCI LA MORTE 3 Antonella Ossorio I BLUEJEANS DEL RE LUCERTOLA 4 Nora Puntillo ZIA ANITA 5 Sergio De Santis OMBRE D’ESTATE 6 Ciro Cacciola ERCOLANO FOREVER 7 Tjuna Notarbartolo DENTRO LA FAVORITA 8 Silvio Perrella PARLANDO CON LUI CERCANDO DI DARGLI DEL TU
«3
prefazione
Massimo Iovino»
Ercolano è una città emblematica del Mezzogiorno d’Italia. Come altre e più di altre ne riassume i tratti di straordinaria contraddittorietà tra natura e storia, paesaggio ed antropizzazione, vocazioni ed opportunità per una migliore qualità della vita ed abissi di degrado strutturale e sociale. Retaggi di un antico splendore e sopravvivenze di arcaiche mentalità che ancora orientano comportamenti e costumi. Del resto come sanno gli storici più avvertiti non c’è nulla di più strutturale delle “mentalità”: cambiano le formazioni economico sociali ma persistono inalterate le visioni del mondo . Varrebbe la pena di indagare più a fondo nell’ideologia con cui la camorra si autolegittima per ritrovare la sintesi degenerata di arcaicità e modernità capace di parlare, attrarre e dare “rappresentanza” alla marginalità sociale. Ercolano come gran parte del Mezzogiorno è in bilico tra un vecchio che non muore ed un nuovo che stenta a nascere ed affermarsi stabilmente. Un cammino accidentato e sempre esposto al rischio del regresso. Eppure un cammino. Eppure una speranza. Un viaggio. L’obiettivo resta quello di un’energia culturale formatrice ed unificatrice morale di un corpo sociale. La ricerca di principi ideali e di azioni conoscitrici ed educative che rendano popolo una moltitudine ed ordine civile una collettività. Ercolano è stata scelta nei millenni dalle aristocrazie reali quale sito di ozii. Intesi, ovviamente, non come tempo parassitario ma come tempo dedicato alla cura dello spirito, all’interiorità. Fu così che l’aristocrazia borbonica ad Ercolano disseppellì i reperti dell’aristocrazia imperiale Romana. Con Villa dei Papiri tra Ercolano ed il “libro”si e’ determinato un legame indissolubile e carico di sensi e significati.Compresa la libertà del pensiero e dell’arte. La villa di Pisone suocero di Cesare era sede di un cenacolo Epicureo forse frequentato da Virgilio ed Orazio.
Ed il primo rischio di subire un processo da parte dell’inquisizione il giovane Giordano Bruno non lo corse forse per la sua frequentazione di testi Epicurei? Ercolano è divenuta un topos del viaggio quando le elites europee lo affrontavano come tempo necessario alla loro formazione. Otto viaggiatori contemporanei hanno attraversato presente miti e storia. Mettendosi in gioco. Non c’è logos senza pathos. Ed aggiungerei senza generosità, la più autentica delle virtù democratiche. Grazie Nino Daniele
«
«5
Istantanee da Ercolano
Massimo Iovino»
Viaggi d’autore è un progetto letterario, pensato per la chiusura del programma Urban Herculaneum, con l’intento di narrare la trasformazione del territorio attraverso il racconto evocativo, in contrapposizione ai table-book di solito prodotti per un pubblico molto ristretto di addetti ai lavori. L’iniziativa vuole quindi reiterare l’idea, già sperimentata, di portare la letteratura in luoghi insoliti, come alcune stazioni della Circumvesuviana, da cui la scelta del titolo “Viaggi d’autore”. Il minimalismo grafico dei libelli vuole subordinare il “contenitore” al contenuto letterario, affinché i luoghi narrati dagli autori non siano solo un’icona ma testimoni della memoria degli uomini. L’espediente letterario è dato dall’associazione di ciascun racconto con un sito trasformato dal programma Urban, sito che in qualche modo è stato fonte di libera ispirazione per ciascuno scrittore. Urban Herculaneum è un programma integrato di sviluppo sostenibile per la Città di Ercolano, nato nel 2000 dal frutto di molte intelligenze, entusiasmi, passioni politiche e civili, che hanno allestito un insieme di progetti complessi ispirati a criteri di qualità e innovazione. Il processo di attuazione del programma, che ha richiesto il superamento quotidiano di infiniti ostacoli, ha visto via via l’adesione e la convinta compartecipazione di numerosi soggetti ed Enti, tra cui alcuni di prestigio internazionale, che stanno contribuendo a ridare a Ercolano un ruolo culturale significativo. Il risultato di tanto ambizioso lavoro, pur ancora in divenire per gli ultimi progetti, è oggettivo e incontrovertibile: la realizzazione del Museo all’aperto Creator Vesevo, la nascita del MAV, del Centro Internazionale per gli Studi di Herculaneum, dell’Agenzia Herculaneum Opportunities SpA, il nuovo assetto pedonale di un tratto vitale del Miglio d’Oro, la creazione del marchio REsina created e il sostegno allo storico mercato di Pugliano, il restauro di prestigiosi edifici storici come Villa Maiuri e le Scuderie di Villa Favorita, la riqualificazione di diversi spazi pubblici sono solo le principali realizzazioni conseguite da un programma che ha ottenuto diversi riconoscimenti in ambito nazionale ed europeo. Per approfondimenti: www.urbanercolano.it
« Salerno, Jolly Hotel, martedì 30 giugno 1998, ore 20,30 Oriol entra nella sala ristorante con quel suo passo sbadato, indossa l’immancabile camicia rossa. Mentre si avvicina annuncia, chiaramente soddisfatto: “Ho appena ricevuto una telefonata da Barcellona. È ufficiale: abbiamo vinto il concorso per le docklands di Londra. Era un’occasione importante, è un intero quartiere da riedificare…”. Si siede guardandoci felice negli occhi. “È un bene che siate qui. Dobbiamo assolutamente festeggiare, stasera offro io”. È stata una mattinata intensa di lavoro, sul tavolo della sala conferenze dell’albergo, deserta e per questo un po’ surreale. Mi ero presentato a lui e ad Albert, di buon mattino, con il mio lavoro sottobraccio, per condurlo a Torre Annunziata. Vogliono lui, uno dei più grandi architetti del mondo, per lanciare un nuovo e ambizioso piano di sviluppo urbano. Avevo lavorato duro a un documento preparatorio, che gli consegno. Lui si è rigirato quel volumetto tra le mani, ha guardato fuori -pioveva leggero, in quel modo che sai che non smette per tutta la giornata- e mi fa: “Sa cosa facciamo? Con questo tempo non mi va di andare in giro a farmi sballottare, stringere mani, ascoltare discorsi… capirò di più della sua città studiando con lei questo documento, mi sembra senz’altro più produttivo”. Diavolo di un Oriol, non ama certo perdere tempo, Settantacinque anni e un amore sconfinato per il suo lavoro. In ogni caso capisco al volo che non è il caso di spadellargli argomenti come
«7
Istantanee da Ercolano
“ma un sacco di persone, Sindaco in testa, la aspetta!”, lui è lui e sa che se lo può permettere. E allora via, quattro ore a parlare, aiutato da Dino, mio giovane collaboratore a passarmi attento le carte man mano che si dipanano gli argomenti. Lui ogni tanto m’interrompe per chiedere, poi traccia qualche segno incomprensibile con la matita, per il resto in ascolto silenzioso e concentrato. Alla fine, senza tradire giudizio –ma abbiamo preso a darci del tu, la sua cortesia iniziale si è fatta più cordiale- mi dà appuntamento alla sera, ne riparliamo mi dice. Sorseggiando il suo aperitivo, apre l’argomento confessando asciutto: “Oggi ripensavo al tuo lavoro di stamattina... C’è già tutto dentro, le questioni e le soluzioni, tutto molto preciso, attento, senza sbavature.” Io lo guardo confuso, capisco che non scherza, mi s’imbrogliano i movimenti di piacere, guardo smarrito Salvatore, altro mio collaboratore che mi accompagna stasera (dài, una volta per uno, anch’io lo voglio vedere da vicino…). Infilo in risposta una serie di banalità terrificanti, ma lui incalza: “In questi giorni sono stato contattato anche dal Sindaco di Ercolano per un lavoro analogo. Ho già fatto un sopralluogo, in alcuni punti ci vorrebbero le ruspe, anche se sotto la patina la città è nobile, a tratti anche bella.” Punta gli occhi cerulei su di me: “Se questi nuovi incarichi andranno a buon fine, avrò bisogno di un appoggio di mia fiducia da queste parti”. Davanti alla mia espressione tonta, è costretto a precisare: “Quello che voglio dire è che ti sto proponendo di lavorare con me. Terrai i rapporti con i Comuni, raccoglierai il materiale necessario e lo metterai a sistema, proprio come mi hai fatto vedere oggi; ogni tanto verrai a Barcellona e completeremo il lavoro. Che ne dici?” Altro effluvio di banalità, questa proprio non me l’aspettavo. Stanotte non dormirò, è ovvio. Tanto vale esagerare con il vino.
Massimo Iovino»
Ercolano, Palazzo di Città, martedì 25 maggio 1999, ore 16,00
La stanza del Sindaco è austera, ma arredata con cura. Al tavolo riunioni c’è la Giunta al completo, lei è a un capo del tavolo, mi fanno accomodare all’altro capo, sì da averla di fronte. L’aria che tira è rilassata, cordiale, si sente armonia nel gruppo. Arriva il caffè, il Sindaco mi porge domande di cortesia, trattengo la voglia di accendere una sigaretta, si fa silenzio. Lei introduce l’incontro, mi spiega di essere molto colpita dal fatto che Oriol avesse indicato come suo collaboratore di fiducia un giovane architetto residente a pochi chilometri da Ercolano. Magari si aspettavano, se non uno spagnolo, qualcuno venuto da più lontano (anch’io… – avrei voluto dirle). La sua prosa è forbita, l’esposizione asciutta di chi ha sempre poco tempo da perdere -e ti credo, cosa non è amministrare un territorio come questo? La studio, leggo fermezza, serietà appassionata,molta umanità. Terminato il prologo, come a un segnale misterioso, sono investito da varie parti da uno sciame di domande pungolanti: qual è per lei l’approccio metodologico da utilizzare a Ercolano? Come si supera il tale problema normativo? E le Soprintendenze? Quali tempi per questo e per quello? In fondo non sono intimorito, non scorgo aggressività, solo voglia di capire. D’altronde, la mia acerba incoscienza mi avvantaggia: sono abituato, all’università, a tenere lezione (da assistente squattrinato) davanti a tanti studenti, mi sento padrone dell’attuale dibattito urbanistico, ho approfondito le ultime tendenze della programmazione complessa europea… e poi sento sulla fronte il tocco battesimale di Oriol, diamine, sono lì a rappresentarlo, cos’altro mi manca?
«
Mi sembra di essere stato convincente, di avere superato l’esame. “Lei ha la barba come mio marito, credo potremo andare d’accordo” chiosa la Sindaca. È fatta. Portici, casa di Luisa, venerdì 15 ottobre 1999, ore 2,00 “Massimo, questa definizione sul significato del monumento nel tessuto urbano mi sembra un po’ accademica per
«9
Istantanee da Ercolano
un documento di politica urbanistica… se non ti dispiace le darei una bella sfoltita, non credi?” Sì, forse hai ragione, ci penso io. Ma sono le due di notte, la stanchezza comincia a farsi sentire, e a casa c’è Palma, benedetta e rassegnata, che mi aspetta, anche stasera si sarà addormentata sul divano. Anche Pietro mi sembra un po’ andato, stiamo lavorando dalle otto senza tregua. Questa storia va avanti, a intervalli più o meno regolari, da due settimane. Ma una nuova città di carta sta prendendo forma, come un colorato collage tridimensionale. Abbiamo quasi finito. Poi la carta sarà, se tutto andrà bene, sostituita mano a mano con le pietre. Non sarà un compito facile, non m’illudo. Mentre lei è intenta a leggere, la guardo di sottecchi. E mi viene da pensare come per me, da studioso, sia agevole affondare le mani nella storia di questa città, proporre nuove visioni, dovendo rispondere solo ai miei canoni disciplinari; ma per lei è diverso, lei risponde delle sue scelte a un’intera e multiforme comunità che le ha chiesto di rappresentare le sue esigenze, le sue urgenze, la speranza di cambiare. Una comunità il cui respiro si alza e si abbassa con lei, ora lo vedo. Un robusto gravame etico e morale, per chi se lo vuole caricare sulle spalle. Eppure, mai ho sentito un richiamo all’opportunità politica di una scelta, alla difesa di interessi particolari, insomma di bottega. Ci rimugino su, ingiungendomi di non dare mai per scontato tutto questo, mentre Luigi, accogliente e partecipativo, viene fuori dalla cucina con i crocché fatti in casa. Ne afferro uno, segretamente grato per questo e per quello.
Ercolano, Villa Ruggiero, lunedì 11 novembre 2002, ore 11,30
Massimo Iovino»
Oriol, con tutta probabilità, non verrà mai più a Ercolano. La burocrazia si è messa di traverso. Troppi problemi normativi sembrano impedirlo, anche se lui continua a prendere lavori in Italia. “Non sono d’accordo con questo
approccio, non mi convince. Altri Comuni facciano come pare a loro” aveva seccamente sentenziato un dirigente, davanti alle delibere che faticosamente mi ero procurato, rintracciando l’assessore di un Comune pugliese. In quel momento mi sono chiesto se fosse giusto che il necessario sistema delle regole di un Paese debba massimizzare i suoi effetti nel mortificare gli sforzi, la ricerca della bellezza, operata in perfetta buona fede, a tutto vantaggio di un’occhiuta visione di una pretesa ortodossia amministrativa, al peggio dell’inazione. Anche Luisa si è battuta con instancabile tenacia, ma il muro di gomma ha respinto anche i suoi assalti. Ci risiamo, allora? L’homo faber naufragato nel mare delle carte?
«
No. Nel frattempo altre cose sono giunte testardamente a compimento: abbiamo conquistato un intero piano della settecentesca Villa Ruggiero, io e Olimpio l’abbiamo progettato e arredato, è nato finalmente l’ufficio Urban, Giorgio è nella sua stanza a dirigerlo, spero tanto che con lui ci si possa stringere la mano sul comune obiettivo… Ieri ho mandato un’email a uno dei massimi esperti che c’è in Italia (per giorni ho analizzato nomi su internet), invitandolo a Ercolano per affiancarci nell’attuazione del programma. Fra una settimana proverò a venire, mi aveva risposto, mi mandi la documentazione. Anche Salvatore, mio nuovo assessore, è d’accordo. Con lui lavoriamo bene, senza condizionamenti, spalla a spalla. Era felice quando un mese fa il consiglio comunale aveva approvato all’unanimità, per la seconda volta, il programma, anche i dipendenti usciti fuori dalle stanze per ascoltare… Faccio il mio ingresso nella grande e nuova sala lavoro, incrocio subito lo sguardo di Claudio L., come sempre venato di ironica bonarietà. “Com’è andato l’incontro?” si informa. “Ho il protocollo d’intesa in tasca, poi ti racconto” sorrido. Attraversando la sala, scorgo Elvira che stantuffa sulla tastiera con impegno, anche lei mi sorride per un attimo facendomi capire che ha sentito la notizia: “Ciao capo” e si rituffa nelle sue complicate cifre. Alle mie spalle arriva
«11
Istantanee da Ercolano
Claudio R., urla il suo solito “Buongiorno a tutti!” Non puoi ignorare mai il suo arrivo allegramente molesto e pieno di vita. Io assorbo quest’aria garibaldina che ci pompa dentro, che moltiplica le energie del parto. Il gruppo è affiatato, la loro competenza è altissima, governo a malapena le loro concrete intelligenze come cavalli imbizzarriti, io stesso voglio le briglie sciolte, dài mettiamocela tutta. Rodolfo fa capolino sull’uscio della mia stanza, siede con sorriso di amicizia. È bello vedere un dipendente comunale, categoria demonizzata a volte a torto, così permeabile all’entusiasmo che aleggia tra noi consulenti. Si prepara alla nostra ormai abituale chiacchierata mattutina, rapida prima di iniziare la giornata. Parliamo come sempre del lavoro che ci impegna, di politica, perfino di fede religiosa, pronti a confrontarci anche da posizioni diverse ma sempre costruttivamente. So già che Il giorno in cui questi piccoli cimenti finiranno, ne sentirò la mancanza. Ercolano, Villa Ruggiero, sabato 16 aprile 2005, ore 12,00
Massimo Iovino»
Questo sole primaverile si accorda pienamente con il mio stato d’animo. Sto aspettando Nino per il mio primo incontro con lui, a pochi giorni dalla sua elezione. Ho preparato un rapporto riservato, che fa bella mostra sulla mia scrivania, sulla situazione del programma. Lui entra, profuma ancora di consenso, ci accomodiamo l’uno di fronte all’altro. Ha modi signorili, è cortese e attento nell’ascoltare il mio aggiornamento. “Sindaco, terminato il rapporto, le rassegno le mie dimissioni, per lasciarle la possibilità di mettere al mio posto una persona di sua personale fiducia, vista la delicatezza dell’incarico”. Ci ho pensato per giorni, mi sembra giusto farlo, senza una piena investitura è meglio mollare. “Ti pregherei di rimanere” è la frase che ha scelto in risposta. Resto colpito dall’eleganza della forma, che spesso, per dirla con Benedetto Croce, diviene sostanza. Se arriva an-
che l’esperto da Milano (spero tra due giorni di conoscerlo) faremo sfracelli. Ercolano, Strada dell’Osservatorio, mercoledì 26 ottobre, ore 17,30
«
La gigantesca gru solleva l’enorme maschera di Pulcinella per adagiarla sul pianoro preparato in precedenza. Sono in maniche di camicia, eccitato per l’evento che sto vivendo da protagonista, da stamattina io e gli altri amici dell’ufficio, insieme a Ciro, agli operai e agli imprenditori del Consorzio, stiamo lentamente ma inesorabilmente procedendo a realizzare il primo museo all’aperto in pietra lavica, esattamente come l’avevo immaginato quattro anni fa. Quattro anni di duro lavoro, assistiti dall’estro creativo e bizzoso di Jean Noël e di dieci tra i più importanti scultori europei. Ho visto sbozzare, e crescere, e rifinire dieci monoliti, fino a diventare opere d’arte di rara bellezza. Siamo un popolo coraggioso, penso, capace di elevarsi dalle pastoie che quotidianamente ci avvinghiano e puntare al cielo, il nostro bel cielo azzurro marezzato dal grigio scuro del Vulcano. Poco fa è passato anche Nino, di buon umore nel vedere gli idola innalzarsi a uno a uno. “Tutto va alla grande” gli ho mostrato con un gesto del braccio. Ma, attenzione! L’enorme peso della scultura fa ondeggiare la gru… perde stabilità… due ruote si sollevano, oddio è la catastrofe, attimi rappresi, fiato trattenuto, il cuore manca un colpo… l’abile macchinista tenta disperatamente una salvifica manovra, e ci riesce. Le ruote prima sollevate ora rimbalzano sull’asfalto, fino alla quiete. Ci guardiamo tutti, scappa qualche imprecazione. Siamo salvi, ‘a muntagna ha accettato il tributo! Ercolano, Villa Ruggiero, lunedì 11 dicembre 2006, ore 18,30 Il ticchettio dei tasti interrompe l’assoluto silenzio in cui sono immerso. Nelle pause riesco a sentire persino il ronzio dei neon sulla mia testa, e lontane acclamazioni provenienti
«13
dallo stadio di calcio. Per stasera voglio finire la bozza di una delibera, domani dovrà essere pronta, forse mettiamo un altro importante tassello al Grande Mosaico. Una leggera emicrania mi spinge a un break, mi concedo un caffè e un’inevitabile sigaretta. Mi avvicino a una finestra, un tramonto superbo arrossa le facciate e il mare quieto. Questa città mi è entrata nel sangue, tormento ed estasi, paradiso e inferno, onori internazionali e morti ammazzati per strada, non conosce mezzetinte, sì, come questi colori che, poco alla volta, mi entrano nell’anima. Ercolano, Via Ulivi, lunedì 14 luglio 2008, ore 8,45 Il solito traffico al casello di Ercolano. Il radiogiornale declama le ultime notizie ma non le ascolto, immerso nei miei pensieri. Si va avanti piano, accidenti, ‘sto traffico mi fa perdere tempo e ho un mucchio di cose da fare, in ufficio. Tralaltro dovrebbe finalmente arrivare la risposta dell’esperto per venire a darmi una mano, devo controllare la posta elettronica. La marcia forzata mi dà il tempo di guardarmi intorno. L’attenzione si fissa sui cartelli segnaletici che indirizzano ai vari punti della città. Ne approfitto per controllare, Mariano ha provveduto a far sistemare i nuovi cartelli per il Creator Vesevo, Valter ha fatto mettere quelli del MAV da poco inaugurato. E d’improvviso mi viene una risposta a una domanda che mi pongo già da un po’: qual è il senso della mia presenza a Ercolano in questi anni? Forse ce l’ho lì davanti agli occhi. Quei cartelli non c’erano e ora ci sono. Ora ci sono dei nomi per indicare cose che nessuno aveva immaginato, costruito, realizzato, e che già fanno indissolubilmente parte della storia di questa città. È sufficiente a dare un senso? Stamattina mi pare di sì. Ingrano la marcia e riparto, con una consapevolezza in più. Ercolano, Villa Ruggiero, 2 febbraio 2009, ore 9,30 Leggo una mail arrivata da Zurigo. La prof di un istituto d’arte ha letto del Creator Vesevo, è entusiasta e si profonde in complimenti. Vuole portare qui i suoi studenti per
due settimane, a ottobre, per attivare laboratori di scultura alle pendici del vulcano e realizzare piccoli modelli dei nostri mastodonti da esporre in Svizzera. Ottobre va bene, a marzo abbiamo gli studenti di architettura di Venezia per un’iniziativa analoga, qualche mese fa abbiamo ospitato, grazie al Centro Studi, esperti archeologi da tutto il mondo. Mentre con Lia ci apprestiamo a rispondere, arriva un’altra mail, è ancora il tanto atteso esperto da Milano: <<Gentile
«
architetto, sono spiacente, ma improrogabili impegni mi costringono a differire ancora il suo cortese invito a Ercolano. Mi farò vivo la settimana prossima. Cordiali saluti>>. Resto un attimo a riflettere, infine digito risoluto: <<Non si preoccupi, caro professore: ABBIAMO GIÀ FATTO :)>>. Clic. Invio.
Grazie a tutti quelli, e sono davvero tanti, che hanno contribuito a trasformare un’idea in atto concreto e misurabile, che ci hanno creduto, nonostante i continui tormenti, le momentanee sconfitte, gli inevitabili scoramenti. Grazie a tutti quelli che qui ho conosciuto e che mi arricchiscono della loro amicizia. Grazie anche a Carola, la cui complicità mi ha consentito di scrivere queste brevi note.
«15
“Questa storia va avanti, a intervalli più o meno regolari, da due settimane. Ma una nuova città di carta sta prendendo forma, come un colorato collage tridimensionale. Abbiamo quasi finito. Poi la carta sarà, se tutto andrà bene, sostituita mano a mano con le pietre. Non sarà un compito facile, non mi illudo.” Massimo Iovino, architetto, è ideatore e coordinatore del programma Urban Herculaneum. Non è scrittore, e questa è la sua prima prova di scrittura “narrata”.