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RITORNO ai FONDAMENTALI

Pillole di marketing e management


RITORNO ai FONDAMENTALI Pillole di marketing e management

Scarica e stampa queste 52 pillole, una per ogni settimana dell«anno. raccolte da: Vladimiro Barocco, impaginate da: Viviana Barocco, distribuite da: StudioCentro Marketing srl

Le aziende che adottano il marketing resistono meglio anche nei periodi di difficoltà e mostrano tassi di crescita superiori alla media. Il marketing non è “cosa per le grandi aziende”. É una buona pratica attuata da sempre tanto che molti suoi principi sono stati codificati ancora prima che il termine marketing diventasse di moda. Poi al vero spirito di marketing si sono preferiti i suoi strumenti pensando che fossero sufficienti. Si potrebbe dire, con un’analogia, che si è trascurata l’educazione al leggere le stelle, per capire la direzione giusta da prendere e si sono preferiti modelli e software per disegnare lo sviluppo della propria azienda.

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Proverbi Milanesi

(Fonte: Caterina Santoro, Proverbi milanesi, ed. Giunti, Firenze, 2008)

1. A comprà s’impara a spend, e anca a vend.

Comprando s’impara a spendere, ma anche a vendere.

2.

A vend per el besogn se ghe perd semper.

Se si vende per necessità ci si rimette sempre.

3. Quand la robba l’è bonna la va via prest. La merce buona si vende presto.

4. L’è minga a vend car che se guadagna, l’è a vend sossenn. Non è vendendo caro che si guadagna, ma vendendo molto.

Proverbi toscani

(Fonte: Fortunato Bellonzi, Proverbi toscani, ed. Giunti, Firenze, 2008)

5. Il nemico ti fa savio.

6. Anco tra le spine nascono le rose.

7. Leggere e non intendere, è come cacciare e non prendere.

8. Pigliar vantaggio, cosa da saggio.

9. Parla poco e ascolta assai, e giammai non fallirai.

10. Chi fa mercanzia e non la conosce, i suoi denari diventan mosche.

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11. Quando l’oste è sull’uscio, l’osteria è vuota.

Troppi bottegai, oggigiorno, stanno sull’uscio. Invece dovrebbero “accendere un lume in più” come insegna un proverbio ebreo, o studiare un modo per attirare clienti.

12. Invan si pesca, se l’amo non ha l’esca.

13. Il buon nocchiero muta vela, ma non tramontana.

PROVERBI ROMANESCHI

(Fonte: G.A. Cibotto, G. Del Drago, Proberbi romaneschi, Giunti ed.)

14. Nun tutti l’uccelli senteno er richiamo. Non tutti gli uccelli sentono il richiamo.

15. A lavà la testa all’asino, se spreca lescia, tempo e sapone. A lavare la testa all’asino si spreca lesciva, tempo e sapone.

16. Er gallo che canta male è quello che canta de più. Il gallo che canta male è quello che canta di più.

17. Chi va a caccia senza cani, riviè a casa senza lepri.

Chi va a caccia senza cani, torna a casa senza lepri. (Un venditore campione degli USA, in un suo libro, suggerisce di andare sempre a “caccia di clienti” con l’aiuto di un cane segnalatore)

18. Tanto er cavallo bono come quello cattivo, bisogna spuncicalli co’ li speroni.

Tanto il cavallo buono che quello cattivo, vanno pungolati. (Vale a dire che tutti i venditori vanno motivati).

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19. Tutti l’uccelli se penseno de cantà bene. Tutti gli uccelli credono di cantare bene.

20. Ogni aceto fu vino.

Ogni aceto è stato vino. (É così anche per i prodotti, campioni di un tempo passato)

21. Chi varda le nuvole nun se mette in viaggio. Chi guarda le nuvole non si mette in viaggio. Se si attendono tutte le condizioni favorevoli non si avvia mai una nuova iniziativa.

22. Quer che ssa navigà sta ssempre a galla. Chi sa navigare sta sempre bene.

23. A un ber portone, ce sta un ber batocco. Un bel portone ha un bel battente.

24. Ci ppianta l’arbero pensa a li frutti. Chi pianta l’albero pensa ai frutti.

25. La vanosità è un arbero che fa quarche fiore e gnente frutti.

La vanità è un albero che fa qualche fiore e nessun frutto. (Provate a pensare a certi depliant che si limitano a elogiare l’azienda e i suoi prodotti, dimenticando i clienti, destinatari del messaggio portato dal depliant).

26. Discorso curto, omo saputo.

Discorso breve, uomo sapiente. (Proverbio da richiamare alla mente quando si avvia un colloquio di vendita).

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Proverbi calabresi

(Fonte: Franco Spezzano, Proverbi calabresi, Giunti ed., Firenze)

27. Chi zappa buona miegliu ricogli. Chi zappa bene raccoglie meglio.

28. Chi ‘un sa natàri ‘un và ai mari.

Chi non sa nuotare non si butti in mare.

29. Chillu chi ‘un sa è cumi chillu chi ‘un vidi. Chi non sa è come chi non vede.

30. ‘A vurpa si sarba ccù la mastra vota.

La volpe si salva cambiando sempre direzione.

31. ‘U cacciaturu viecchiu spara a tiru e lu picciunnu spara allu luntanu. Cacciatore esperto spara a tiro, il novellino spara lontano.

32. Casa nova, scupa nova.

Casa nuova scopa nuova. (Attività nuova, nuove regole)

33. Dua tizzuni ‘nu fanu fuoco.

Due tizzoni non fanno fuoco. (In tema di budget: gli investimenti devono essere pari ai risultati voluti).

34. L’amicizia si mantèni si ‘nu cannistru va ed unu veni.

L’amicizia si mantiene se un paniere (un dono) va e un altro viene.

35. Alla cera si vidi lu core.

Come è la faccia è il cuore. (Ricorda il proverbio cinese: chi non sa sorridere non apra negozio).

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36. Chi disprezza accatta.

Chi disprezza compra. (Da ricordare nel corso di un colloquio di vendita).

37. Chi paga caru dorme ‘mparu.

Chi paga caro dorme tranquillo (La merce buona costa).

38. Ricchi aperti e vucca chiusa.

Orecchi aperti e bocca chiusa. (Atteggiamento suggerito al venditore: essere un buon ascoltatore e parlare poco).

39. Un si po’ cuntra vientu navicàri. Non si può navigare contro vento.

40. Ricchi longhi, vita longa.

Orecchie lunghe, lunga vita. (Ascoltare le “chiacchere” del mercato e interpretarle).

41. Su chiù li juorni ca i sazizzi.

Sono più i giorni che le salsicce. Sono guai quando i risultati del lavoro (o della vendita) sono insufficienti.

42. Lassa ca’ pua ‘un fici mai casa.

Il poi nulla realizza. I problemi vanno affrontati subito.

43. Mancu l’arburi ‘è lu vuosco sunu uguali.

Gli alberi di un bosco non sono uguali. (Lo stesso vale per i prodotti, ma anche per i clienti).

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Proverbi pugliesi

(fonte: Giovine A., Proverbi Pugliesi, Giunti ed.)

44. U bbuène marìte fasce la bbona megghiere e la bbona megghière fasce u bbuène marite. Il buon marito fa la buona moglie e la buona moglie fa il buon marito. (Ovvero: il buon venditore fa il prodotto buono e il buon prodotto fa il bravo venditore).

45. File lènghe: mèste pacce.

Gugliata lunga; sarto pazzo (Basta un particolare per giudicare una persona)

46. Ci se iàlza de matìne frèche u vecìne.

Chi si alza di buon mattino, si avvantaggia (sul concorrente).

47. Nessciùne fasce l’arte a ppèrde.

Nessuno esercita un mestiere per non guadagnare.

48. Fa creiànze a ccì te ne fasce.

Sii cortese e gentile con chi lo è con te. (Cortesia e gentilezza richiamano un comportamento uguale).

49. Pe nu cendèseme de pèpe se pèrde la minestra.

Trascurando un piccolo particolare si rischia di rovinare grandi progetti.

50. Disce la robbe: “Non me scettà ca non de scètte”. Dice la merce: “Se mi svendi, andrai in malora”.

51. Cchiù parle, cchiù sgàrre.

Quanto più parli, maggiormente sbagli. (Il buon venditore ascolta più che parlare).

52. Pe non èsse andepàdeche, nom barlànne mà de tè.

Per non essere antipatico, non parlare mai di te (di quanto sei bravo).

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