entra: ti stai introducendo in un sogno
ÂŽ LUXURY MAGAZINE Direttore Responsabile: Giampietro Zuliani - Fotografo: Mariano Lunardi - Creative Director: Tania Toniolo Organizzazione Eventi: Ketty Ugolin - Ricevimento Ospiti: Roberta Bogoni - Assistenza Location: Flavio Zuliani Sito Web: Daniele Marin - Profilo Facebook: Davide Visentin Collabora costantemente nei servizi fotografici professionali la make up artist Antonella Cozza Promo e marketing: Studio Editoriale Communications - www.studioeditoriale.it - info@studioeditoriale.it
Villa Cornaro
Editoriale La Villa Interni Villa Le sale da Pranzo Spettacoli in villa Le salette Esterni Il giardino di notte Party in piscina Tutor per i bambini Eventi aziendali Moda in villa Cigar Room Dove siamo Gli spazi della villa Cenni storici
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5 7 34 58 74 78 80 102 114 116 128 148 152 155 156 158
La villeggiatura nel 1700 p. I nobili in villeggiatura p. Una giornata in villa p. Al caffè nel 1700 p. La scampagnata p. Il concerto p. Il ballo notturno p.
48 52 64 122 142 144 150
Cultura
Partner
Mariano Lunardi Ristora Party Privato De Pretto Ricevimenti Antonella Cozza Alessandro Lazzarin Marta Wed. Planner Ai Colli Berici Catering Mess Music Vinicio Wed. Planner Garden Zerga Colli Vicentini Il Veliero Catering Studio Editoriale c. Dav - il tuo catering La Pirofantasia
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Villa Cornaro
16-44-104-146 22 30 40 54 66 70 72 76 90 94 108 120 126 134 138
37040 Santo Stefano di Zimella (Verona) Italia - Via Roma, 360 Tel. 0442 491012 - info@villacornaro.it - www.villacornaro.it www.villacornaro.eu
www.villacornaro.it/ luxury-magazine 4
MAGAZINE di Giampietro Zuliani
E’ nato VILLA CORNARO® LUXURY MAGAZINE. Un impegno editoriale. Una rivista semplice, di facile lettura, con numerose immagini, foto, molte realizzate in Villa, con lo scopo di valorizzare un’opera, Villa Cornaro, che è tornata all’antico splendore dopo 8 anni di lavori di recupero. Il Veneto conta circa 4000 ville. Molte in fase di recupero. Un numero immenso che manifesta la ricchezza culturale di una regione probabilmente cresciuta troppo in fretta, che non ha avuto modo di maturare e considerare adeguatamente l’enormità di pezzi pregiati di cui è circondata. Villa Cornaro in poco tempo, dopo il restauro, ha avuto il privilegio di essere al centro di incontri culturali, sfilate di moda. È stata scelta come location per lo svolgimento di eventi celebrativi, personali ed aziendali, di personalità pubbliche ed artisti dello spettacolo e dello sport. E’ già diventata palcoscenico per servizi fotografici, spettacoli teatrali e musicali..... e ne siamo orgogliosi. Nostro obiettivo: portarla a divenire un centro di forte promozione culturale ed economica locale.
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LA VILLA Villa Cornaro è perfetta per le grandi e piccole cerimonie. Estremamente versatile, ospita grandi eventi e e celebrazioni intime.
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L’essenza dello stile
chic & naturale
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LUCI NELLA NOTTE
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Old
STYLE LOVE
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INGRESSO IN GRANDE STILE
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Uno stile d’altri Tempi che riporta la Villa al suo Antico Splendore
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Ampi Parcheggi e altre mille comodità perchè la Festa sia sempre perfetta.
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Ti auguro una vita di meraviglie, che tutti i vostri sogni diventino realtà e ancor di più. perchè la realtà sia più bella del sogno! Stephen Littleword
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UNA PROMESSA 29
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OspitalitĂ
in Villa Cornaro
un fresco benvenuto a tutti
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Le caratteristiche delle torti nuziali firmate De Pretto Wedding Cake. “Le considero dei pezzi unici perchè esclusivo ed unico è l’evento che vanno a compiere ed esaltare. Opere artistiche di pura pasticceria di alta classe che devono stupire, sorprendere, meravigliare e portare a compimento un momento irripetibile, specialissimo... come il matrimonio. Il tutto realizzato presso la nostra struttura da nostri maestri pasticcieri... e ne siamo fieri .”
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Raffinata. Esclusiva. Sorprendente. Elegante. TORTE NUZIALI E’ l’essenza della nostra specializzazione. Creata secondo le indicazioni degli sposi o su nostro suggerimento è capace di generare uno stupore di meraviglia che esalta la festa da renderla indelebile nella memoria degli ospiti e degli sposi. A più piani ognuno con dettagli specifici. LA PASTICCERIA “La piccola pasticceria rallegra un momento, addolcisce uno sguardo, delizia un incontro, ammorbidisce una ruga sul viso, apre le labbra ad un dolce sorriso.’ Ogni creazione viene preparata dal nostro team e confezionata per essere pronta e assaporata in un giusto equilibrio di profumi e sapori. In ogni momento, festa, celebrazione sappiamo creare la dolcezza ottimale per rendere speciale l’evento.”
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MARIANOLUNARDI f o t o g r a f o
Fotografia di artista 0RGD HG HYHQWL JOL VWLOL GL 0DULDQR /XQDUGL
Il Matrimonio. La coppia. Il fascino di Lei dalla luce unica, indescrivibile. Solo visibile e memorabile con uno scatto. Per sempre. Questo è uno dei momenti più belli secondo me, il fascino della donna che si prepara per il proprio matrimonio è il top da fotografare! 44
Per me la fotografia è un mestiere al quale sono arrivato sin da giovanissimo. Nella mia carriera ho voluto sempre più specializzarmi per unire tecnica e creatività , per cambiare e reinventarmi, per ottenere risultati che mi gratificassero e fossero in grado di emozionare. Ciò che vorrei evitare, benché oggi sia molto richiesto, è essere un fotografo puramente esecutore. Mi piace molto realizzare idee che siano mie, occuparmi della progettualità creativa e non solo dello “scatto”. Questo è il motivo per cui sono sempre stato richiesto: non tanto per la tecnica, quanto per l’idea fotografica.
www.marianolunardi.it La fotografia digitale oggi ha sostituito completamente la “vecchia” pellicola. I risultati raggiunti sono notevoli, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie che, nella fase successiva allo scatto, permettono di elaborare le immagini con software specifici, tra i quali spicca Adobe Photoshop. Si scattano moltissime fotografie, la cui destinazione non è più semplicemente la stampa, ma trova collocamenti e canali completamente nuovi come il web e i prodotti multimediali. 45
Se ci sono finestre particolarmente luminose provo spesso a fare qualche controluce o silhouette! Se fatti bene sono di grande effetto e personalmente mi piacciono molto. Anche per la preparazione della sposa si possono utilizzare gli oggetti come “quinte” nelle inquadrature mantenendole sfuocate, questo tipo di immagini danno sempre un forte effetto emozionale. Cerco di non utilizzare mai il flash a meno che non ci siano condizioni di luce estreme, per esempio: scarsissima illuminazione o luce che crea ombre troppo marcate, questo perchè mi piace sfruttare al meglio la luce ambiente. Quanti scatti? Crepi l’avarizia! Di solito quando fotografo un matrimonio sono solito fare raffiche di 3 o 4 scatti in sequenza…possono sembrare tutti uguali oppure sprecati ma mi sono reso conto con il tempo che non è così, infatti in fase di selezione si possono cogliere differenze di espressioni che in una frazione di secondo possono variare. E’ questa una cosa che adoro di più, poter scegliere le sfumature più interessanti dello stesso momento. Poi cerco di non “fossilizzarmi” troppo nella stanza in cui si prepara la sposa, provo a cercare inquadrature interessanti anche da altre stanze o comunque sfruttando anche gli ambienti esterni della casa/villa. Mai dimenticarsi di fotografare: i genitori - la sorella/ il fratello - i nonni - gli zii - i cugini l’amica del cuore Sono tutti “personaggi” legati alla sposa che condividono con lei un momento carico di tensione ed emozione. Anche loro meritano la mia attenzione ed è giusto che siano fotografati con la stesa cura ed attenzione con cui fotografo la sposa. (Idem per lo sposo naturalmente). 46
www.marianolunardi.it in Villa Cornaro
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una villa progettata e costruita per ‘VILLEGGIARE’
LA VILLEGGIATURA NELLA REPUBBLICA SERENISSIMA I periodi di villeggiatura erano due, quello estivo cominciava il dodici giugno (la vigilia del giorno di S. Antonio da Padova) per concludersi a fine luglio; quello autunnale andava dai primi di ottobre alla metà di novembre. Entrambi i periodi si svolgevano in sincronia con i principali avvenimenti agricoli: i raccolti estivi e la mietitura dell’uva, caccia, uccellagione e taglio della legna autunnale. Queste abitazioni erano sorte soprattutto allo scopo di gestire gli interessi economici legati all’agricoltura, in seguito si diffuse la necessità di passatempi e svaghi che trasformarono il periodo di villeggiatura (vocabolo che significava andar in villa) in un periodo di vacanza. 48
‘500
Storia in briciole Sin dal primo Cinquecento l’aristocrazia veneziana aveva sentito l’impulso di trasferirsi, per un breve periodo dell’anno, fuori città, scegliendo dapprima la vicina Murano, poi le rive del Brenta e quindi verso i possedimenti sul Vicentino, Colognese e Veronese. Ecco sorgere ville e palazzi di campagna progettati, costruiti e decorati dai migliori architetti ed artisti dell’epoca.
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速
EMOZIONI DI LUCE
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Il team Villa Cornaro è in grado di predisporre una serie di effetti-luce notturni allo scopo di emozionare l’ospite, creando scenografie visive di forte impatto emotivo. Il tutto si può realizzare con i colori del tema predominante della giornata oppure con le sfumature e le tonalità del brand (in caso di eventi aziendali, politici...) e tanto altro ancora.
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Le Attività dei Nobili nel villeggiare
La vita in villa rispecchiava gli orari ed i passatempi della vita di città, ma buona parte del tempo veniva passato ai tavoli da gioco, facendo aumentare l’entusiasmo e l’accanimento dei villeggianti. Non mancavano gli ospiti e tra gli invitati si contavano amici, parenti, clienti, creditori, ma soprattutto i parassiti, o “scrocchi”; alla lunga lista non mancava il poeta di famiglia, che ritornato prima degli altri a Venezia, avrebbe diffuso nei salotti e nei ritrovi le lodi dei luoghi e della famiglia. Nel Settecento la moda regolava il costume delle famiglie cittadine nobili, o solamente ricche, che facevano a gara nell’assecondarne i capricci, ma che certo non ne subivano malvolentieri le imposizioni: era piuttosto piacevole dover cambiare abito ad ogni stagione, e anche la pettinatura o i luoghi di ritrovo. Se la moda poi costringeva a trascorrere in campagna parte dei mesi estivi e autunnali, sicuramente non lo faceva per tormentare lo spirito delle vivaci dame o dei
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gentili cavalieri, ma doveva di certo nascondere un fine segreto per convincere i suoi entusiastici seguaci ad abbandonare l’appagante vita cittadina e rischiare la fastidiosa sensazione di disagio che provocava l’opprimente silenzio campestre. Infatti, si pensò, se il silenzio e la noia che ne consegue sono i pericoli più temuti, basta assicurarsi la compagnia di conoscenti e amici fidati; e per ospitarli, basta costruire comode ville; e per divertirli, si possono mescolare i piaceri offerti dalla campagna con gli ormai collaudati piaceri della città. Ecco allora qual era lo scopo della villeggiatura: il semplice divertimento, di cui ognuno godeva secondo i propri gusti e inclinazioni. Spettava ai padroni di casa organizzare la giornata in modo da non permettere agli ospiti di annoiarsi e da non porgere l’occasione per sgradevoli pettegolezzi sulla vita che si conduceva nella loro villa. Ma la libertà era assoluta e ciascuno alla fine poteva regolarsi come meglio credeva.
Le Vacanze Nel Settecento la moda per la villeggiatura aumenta, estendendosi anche al ceto borghese. Intere famiglie aristocratiche sono disposte a liberarsi di alcuni beni cittadini per una casa in campagna che nel frattempo sono divenute il luogo più ambito per villeggiare. Molte ville, come Villa Cornaro a Santo Stefano di Zimella (nel Colognese, una zona sicuramente fedele alla Repubblica, economicamente in una situazione più fortunata), furono costruite solo con lo scopo di trascorrere ‘spensierate vacanze’. Indubbio quindi il valore economico-sociale della famiglia che poteva permettersi la costruzione di un ‘bene solo per l’estate’, trasmettendo alle altre famiglie nobili un forte segnale di status economico sicuro e solido. A tale riguardo Ginevra Cornaro nel 1623 donava alla parrocchia di S. Stefano tre campi per costruirci sopra la chiesa parrocchiale, con l’onere dei preti di ‘dire messa per i per i defunti dell famiglia ad ogni ultimo venerdi del mese’.
‘700
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Villa Cornaro intervista la famosa make up artist.
ANTONELLA COZZA Andiamo a conoscere questa Straordinaria Professionista del make up dalla lunga e importante carriera. Antonella Cozza ha conseguito il diploma di trucco artistico a Milano nel 1989,in seguito ha lavorato per il Teatro la Fenice di Venezia,per poi intraprendere
una lunga collaborazione per la televisione. Ha lavorato per molteplici trasmissioni televisive, per la RAI e le reti Mediaset, in programmi quali: Piacere RAI uno, i Telegatti, Festivalbar, Colpo di Fulmine, Ci Vediamo in TV, La Domenica Sportiva, Bulldozer
RAI, l’Eredità, CD live ecc ecc. Per il cinema ha lavorato con Jeremy Irons in CASANOVA, in CASINO’ ROYAL e ha collaborato nella realizzazione di importanti campagne pubblicitarie internazionali.
Ciao Antonella, Villa Cornaro ti stima e ti segue da molto tempo, hai collaborato con noi in tantissime occasioni: servizi fotografici, sfilate, feste private e trucco sposa... ci racconti qualcosa di te? E’ un onore per me collaborare con la Splendida Villa Cornaro, con il meraviglioso team, gentilissimo e premuroso sempre, in ogni momento e con tutti i suoi Ospiti. Fin da piccolina ho sempre giocato con i colori, le mie ‘“modelle’’ erano le bambole, le barbie... usando i pennarelli coloravo la bocca, gli occhi, le guance, ignorando che proprio quello sarebbe stato il lavoro della mia vita, la mia professione! Negli anni 80’ ho frequentato la scuola di trucco artistico a Milano ‘’BCM’’, pensate che all’epoca c’erano allievi da tutta europa essendo stata la scuola piu’ importante di make up diretta dal ‘’Guru’’ del trucco : Stefano Anselmo (truccatore di Mina, Anna Oxa ecc.).
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E quindi la partenza... Si, nel 1989 al Teatro la Fenice di Venezia con la mia prima opera “La Traviata’’, indimenticabile! E in televisione? Il mio primo contratto con la RAI, “Piacere Rai uno (91/92) condotto da un’indimenticabile e Grande Gigi Sabani, affiancato da Toto Cotugno ed Elisabetta Gardini, trasmissione itinerante ,abbiamo girato l’Italia da nord a sud, ogni settimana eravamo in una città diversa, lavorando nei teatri e in diretta per 7 mesi! Qual’è stato il primo personaggio che hai truccato in quella trasmissione? Che emozione!! Gianfranco D’Angelo...come vedi sono passati tantissimi anni ma quel ricordo non svanisce!! Anzi, questa è la sua dedica... E poi, raccontaci... A Piacere Rai Uno avevamo tutti i giorni come ospiti cantanti, attori e comunque gente dello spettacolo; tra le varie ospiti un giorno ho truccato Francesca Alotta (cantava con Aleandro Baldi ‘’non amarmi’’), si era piaciuta tantissimo al punto che nel 1993 mi ha portata con se al Festival di Sanremo e sono stata la sua truccatrice personale per tutta la settimana! Ragazzi, pensate che io guardavo il Festival di Sanremo con i miei genitori fin da piccola e poi ritrovarmi a ritoccare Francesca sul palco dell’ Ariston!! Poi è venuto Sanremo ‘94 e ‘95 con altri personaggi, ricordo il trucco a Sting, i vari Festivalbar con il Grande Vittorio Salvetti e un Gianni Morandi che cantava facendosi la barba, Ci Vediamo in Tv con il Grande Paolo Limiti, La Domenica Sportiva e il trucco a Civoli, Mazzocchi, Tosatti, Longhi, il simpatisissimo Trapattoni che mi salutava sempre con un “Buona sera Signora” quando veniva al trucco... Volete che continui?
Si Antonella, ci affascina il tuo lavoro, ma ci affascini tu come persona, la tua competenza, la tua gentilezza, la tua simpatia, il tuo savoir faire, la tua umiltà. Siamo abituati a pensare che le persone famose abbiano come possiamo dire... la “puzza sotto al naso” o sbaglio? Io credo che la superbia, l’arroganza, la presunzione, l’essere altezzosi siano prerogative di chi non sa lavorare e di chi è insicuro. Qualcuno mi ha chiamato “Tintoretto’’, mi hanno detto che ho un talento innato, cosa vi devo dire? Ringrazio i miei genitori di avermi fatto questo grande dono che è diventato la mia professione, la mia vita!
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Parlaci del Film CASANOVA... Altra bellissima esperienza, pensa, oltre agli attori come Jeremy Irons , c’erano 400 comparse da truccare epoca ‘700 , quindi, visi chiarissimi, il fard a pomello e la bocca a cuore. Il primo giorno di lavoro convocazione a Venezia a mezzanotte! Ho truccato tutta la notte (eravamo in 30 truccatori), tra un trucco e l’altro si beveva il caffe’ doppio per rimanere svegli, le ore 3 e 4 del mattino erano le più critiche perchè arrivava il sonno.
Antonella, ma al giorno d’oggi cosa significa essere Make up Artist? Al giorno d’oggi vedo moltissima gente che s’improvvisa, fanno 2 giorni di corso trucco e credono di essere gia dei professionisti. Ex modelle diventano truccatrici, parrucchieri idem, pensano che basti un sito web per lavorare, ma non è cosi! Come sapete, oltre a truccare persone dello spettacolo e modelle io sono specializzata nel Make up per la Sposa, quante volte mi hanno contattato spose che avevano fatto prove trucco da “pseudo specializzati in trucco’’ e non erano state soddisfatte spendendo inutilmente soldi per poi rivolgersi a me. Non sapete quante! Il trucco Sposa anche se deve sembrare ‘’acqua e sapone’’ è molto laborioso e richiede minimo 1 ora di lavoro, deve essere fatto a regola d’arte, l’importante
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è rispettare il modo di essere e lo stile di ogni sposa, non puoi cercare di cambiarlo proprio in quel giorno come fanno tanti. I prodotti devono essere long lasting per durare parecchie ore e di buona qualità. Si preferiscono i colori opachi con qualche aggiunta di colore satinato evitando i perlati o i brillantinati perchè risulterebbero eccessivi soprattutto in fotografia e in video. In questo giorno tutto deve essere perfetto, nulla lasciato al caso, io credo che il Make up sia un elemento importantissimo, pertanto consiglio vivamente a tutte le future spose di affidarsi a mani esperte che sapranno renderle incantevoli nel giorno più importante della loro vita!
Ci dici qualcosa riguardo le tendenze trucco 2014 ? Per l’inverno 2014 il colore dell’incarnato dovrà essere rigorosamente opaco e naturale, il protagonista in assoluto è il rossetto: dal rosso Valentino al bordeaux, al viola intenso. Sempre di moda per il trucco degli occhi lo “smoky eyes’’ in nero, blu, viola, ma anche il verde sempre attuale. Un altro trucco trendy per l’inverno 2014 è il “cats eyes’’ ossia lo sguardo da gatta. Ombretti, matite, kajal andranno ad allungare e intensificare lo sguardo .
Antonella, purtroppo ci dobbiamo lasciare perche’ altrimenti 2 pagine non basterebbero, dovremmo scrivere un libro per contenere 25 anni di lavori, aneddoti e ricordi. Ti ringraziamo per averci dedicato questo tempo per l’intervista, ma senti forse una cosa non ce l’hai detta... dove possono contattarti le future Spose o chi volesse imparare a truccarsi?
il mio sito: wwwantonellacozza.it facebook: antonella cozza make up il mio numero: 335 8399994
Ancora grazie Antonella, e come dicono in teatro... In Bocca al lupo!!!! Non vi rispondo ‘’crepi il lupo’’ perche’ amo troppo gli animali!! un grazie a voi, a tutto il team della Splendida e meravigliosa Villa Cornaro a presto!!!
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6DORQH &DWHULQD &RUQDUR 130 posti a sedere
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fiori freschi un tocco POETICO alla sala da Pranzo.
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Uno sguardo sull’inizio di una festa riserva sempre spettacolari anticipazioni, grandi attese, e la speranza di una sorpresa al di sopra di ogni aspettativa.
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è pronto! IL BANCHETTO
L’eleganza e la raffinatezza sono una costante in un ambiente prezioso come Villa Cornaro. Nulla al caso, ogni singolo dettaglio è curatissimo. Sempre. 63
Una giornata in villa per i nobili in vacanza Il risveglio della Dama
Quando la dama si sveglia, il sole è già alto. La cameriera, prontamente accorsa, spalanca i balconi illuminando la camera decorata con cineserie in stucco: decorazioni floreali stilizzate, salici che protendono i rami verso l’acqua, profili di pagode, sottili figure che spingono le giunche sullo sfondo di una palma, o un fiore che s’inarca fino a tramutarsi in un ombrellino sotto cui trova riparo una damina. L’arredamento ripete i motivi delle cineserie sulle lacche nere e oro dei mobili e sulle decorazioni del paravento, in parte riflesso dall’immenso specchio tra le due finestre. La cameriera aiuta la dama a sedersi sul letto accomodandole i cuscini dietro la schiena, le sistema la cuffìetta da notte sui capelli un poco in disordine e le avvolge le spalle in uno scialle dai colori delicati. Sprofondando voluttuosamente tra i cuscini e le lenzuola, la signora indugia un poco sull’alternativa tè, caffè, cioccolata, e alla fine decide per quest’ultima. Un bussare discreto alla porta rischiara di un lieve sorriso il volto della giovane donna che indovina l’arrivo di un galante visitatore: è certo uno degli ospiti della villa, al quale fin dalla sera precedente, ha concesso l’onóre di farle compagnia durante il rito della cioccolata. Il cavaliere saluta con sorridente cortesia, si accomoda sulla sedia del tavolino da 64
toeletta e avvia una conversazione leggera e gradevole intorno a qualche episodio colto a teatro la sera prima e che aveva suscitato i loro sarcastici commenti: una signora aveva cambiato cavalier servente, qualche altra sfoggiava un vestito fuori moda, qualcuno cercava inutilmente di farsi invitare a pranzo per il giorno seguente. La dama ride graziosamente alle allusioni e alle battute spiritose del suo affabile compagno. Intanto la cameriera è rientrata e, appoggiato sul tavolino il vassoio con il servizio di preziosa porcellana a fiori, serve la cioccolata fumante. La dama e il cavaliere la gustano a piccoli sorsi chiedendosi come occupare la mattinata fino all’ora di pranzo. Una passeggiata fino al mercato del paese sembra a entrambi gradita e allora l’ospite discretamente si allontana per lasciare alla dama il tempo di prepararsi adeguatamente all’appuntamento.
La toeletta.
Anzitutto una pulizia del corpo veloce e sommaria per la quale bastano la comoda, il bidé, la brocca e il catino sui treppiede di legno celati dietro il paravento. Dopo, animate discussioni per la scelta dell’abito. Spalancato l’armadio posto in un angolo della camera, la cameriera deve aiutare la padrona a risolvere il tormentoso dilemma: meglio un abito variopinto, o un vestito azzurro, o bianco? Nessun dubbio invece per lo scialle a fiori rossi di Lione, che
avrebbe completato l’abbigliamento da passeggio. La cameriera si muove indaffarata per la stanza obbedendo agli ordini capricciosi impartiti dalla dama in rapida successione: fa la spola dall’armadio al comò, e di nuovo all’armadio, porta abiti e biancheria. Si arresta un momento per stringere energicamente il corpetto della dama la quale, davanti allo specchio, controlla severa la misura della propria vita. Alla fine sottovesti di seta e pizzi, vestiti di ogni colore e di diversa foggia giacciono alla rinfusa sopra il letto o riversi sulle piccole sedie, ma la vestizione è terminata. Rimane ora il compito forse più gravoso: la pettinatura e il trucco. Sul tavolino da toeletta, lo specchio con la cornice di lacca rossa è pronto ad accogliere il viso della dama e a proporglielo da diversi punti di vista, sottoponendo alla sua attenzione ogni particolare dell’acconciatura; sparsi sul ripiano, la cassettina con la cipria e le creme, la scatolina d’oro con i finti nei, i pettini d’avorio di ogni forma e misura, le scatole con una miriade di fiocchi, nastri e fiori necessari per completare l’impresa. Con la cameriera c’è complicità: i dispiaceri, le piccole gioie e i turbamenti della dama trapassano leggeri nel cuore della domestica, che o vi partecipa o li allevia come può, dando semplici consigli, rassicurando o consolando la padrona, offrendo il proprio aiuto. Un ultimo tocco perché l’opera risulti perfetta: la scelta dei gioielli. 65
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La villa di villeggiatura
Una passeggiata al caffè del paese nella giornata tipo Scivola silenziosa lungo il corridoio che circonda il salone centrale senza degnare di uno sguardo gli enormi affreschi monocromi alle pareti, incorniciati da finti stucchi, che rappresentano allegre scene campestri sullo sfondo di rovine o di più veritieri paesaggi. Procede fino al salottino dove si trovano già i padroni di casa con il resto degli ospiti. Qualcuno fa colazione comodamente seduto su un piccolo divano coperto di morbidi cuscini, altri, avvicinate a semicerchio le poltroncine rococò, partecipano a una gaia conversazione mattutina. Ma c’è anche chi, ripreso dalla tentazione del gioco, interrotto solo quale ora prima all’alba, si apparta con un degno compare a un tavolino d’angolo per un partitina a carte. Un cavaliere, seduto in faccia alla porta del salottino dipinta con i motivi delle quattro stagioni, controlla di tanto in tanto l’orologio da tasca: è il cavaliere che ha assistito al risveglio della dama. Il suo volto si illumina non appena l’oggetto della sua attesa compare e si alza ad accoglierla con un perfetto inchino e gentili parole, complimentandosi per l’eleganza dell’abito. La sosta nel salottino è breve: un saluto agli ospiti seduti, mentre il cavaliere recupera guanti e tricorno dal tavolino a mezzaluna addossato alla parete e il parasole della dama abbandonato su un divano. Quindi attraverso un’infilata di stanze e scendendo lungo la scalinata dalla bella ringhiera in ferro battuto giungono nella spaziosa sala a pianterreno che funge da atrio decorata con grandi affreschi di soggetto storico e mitologico. Scendono ancora qualche gradino e sono sotto i grandi archi del portico che si apre sulla facciata della villa. La donna al braccio del suo accompagnatore si avvia con indicibile leggerezza sul vialetto di ghiaia che dalla facciata della villa si distende verso il grande cancello in ferro battuto prospiciente la strada. Con un cielo così terso, osserva il cavaliere, i raggi del sole potrebbero essere pericolosi alla delicata carnagione della dama. Lei ne conviene e apre subito 122
l’ombrellino per proteggersi graziosamente il viso. La scena, con le quinte degli oleandri coltivati lungo il viale e le geometrie dei garofani di vario colore che spartiscono le aiuole, si anima d’incanto. A un certo punto l’occhio cade sull’orologio sistemato sulla torretta oltre il cancello, al di là della strada. E’ ora di uscire dalla villa e immergersi nell’animazione vivace e pittoresca della via dove contadini con i carri, donne a braccetto, gruppi di ragazze, qual-
terla scortare al paese. La dama, che giudica umiliante presentarsi al passeggio con un solo accompagnatore, glielo concede. E’ molto piacevole fare bella mostra di fascino e seduzione, mescolandosi ai contadini e fingendo di avere i loro stessi gusti e le loro stesse abitudini. Giunti al paese, poi, è oltremodo divertente passare per i banchetti, curiosare tra la merce esposta, assistere agli spassosi spettacoli dei saltimbanchi e dei ciarlatani commentandoli amabilmente con battute
che giovane a cavallo, si stanno dirigendo allegramente verso il mercato. Mescolata alla gente del contado è anche la brillante società dei villeggianti: alcuni procedono a piedi, altri in carrozza; tutti sfoggiano eleganze e sorrisi da città. Un giovane a cavallo si avvicina alla coppia togliendosi il cappello e, mentre saluta con un inchino profondo e balena uno sguardo d’apprezzamento sulla dama, chiede di po-
spiritose. Alla fine si ritrovano tutti al caffè: i cavalieri fanno gruppo attorno alle dame che intanto volgono in giro lo sguardo ansioso per vedere se sia presente la nemica giurata, l’antipatica, la smorfiosa, la vanitosa, la superba, la civetta, insomma qualsiasi donna che possa offuscare la loro bellezza o sottrarre loro i corteggiatori.
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La scampagnata. La scampagnata è una variante, generalmente domenicale, della giornata in villa di una giovane ospite. E, più ancora degli altri giorni, si svolgerà all’insegna della seduzione. Nella camera dal soffitto affrescato con amorini danzanti in un cielo sereno, dalla tappezzeria a fiori, dai mobili laccati in giallo con decorazioni a fiori rossi e dall’enorme specchio incorniciato da una cascata floreale in stucco, la dama si sveglia tardi, chiama la cameriera perché spalanchi i balconi, e lei stessa in camicia da notte di seta bianca scosta le tende della finestra per rendersi conto delle condizioni del tempo. La giornata è luminosa di sole, ideale quindi per la scampagnata progettata all’inizio della settimana. La dama, prevedendo questa eventualità fin dai mesi primaverili, si era fatta confezionare una grazioso abito in stile villereccio. Nessuno lo ha ancora visto e lei è impaziente di sfoggiarlo e di ricevere i complimenti estasiati dei signori che saranno della comitiva, nella speranza di riportare una vittoria netta sulla bellezza e l’eleganza delle altre donne. Di sicuro sarà un bel divertimento, la compagnia infatti è selezionatissima: i soliti nobili amici della città che avevano assicurato la presenza di altri amici stimabilissimi, conosciuti nella villeggiatura dell’anno precedente. Vestizione e trucco dunque hanno bisogno di cure più laboriose questa mattina. Alla fine anche i pizzi bianchi e i nastri colorati sono sistemati con incredibile leggerezza. Espressioni di meraviglia e lusinghevoli complimenti sono intonati dalla compagnia già nel salottino della prima colazione e continuano lungo i corridoi, per le scale e giù nel viale mentre la piccola comitiva si dirige verso la chiesetta oltre il giardino antistante la villa, dall’altro lato della strada. La campanella ha chiamato a raccolta i villeggianti e i contadini del luogo per la messa mattutina. I signori passano sorridenti tra le due ali della piccola folla, salutando con brevi cenni del capo, entrano in chiesa e si sistemano sulle panche di fronte all’altare, mentre la servitù della villa con i familiari prende posto dietro a loro.
La caccia.
Ma c’è anche un tipo di nobile villeggiante dal carattere e dai gusti diversi da quelli descritti
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Finora, che non ama mescolarsi alle compagnie galanti e apprezza invece la solitudine, la quiete e il silenzio. E’ generalmente un nobile di mezza età, a volte giudicato burbero e selvatico a causa del suo comportamento. In villa occupa una stanza arredata con stile sobrio: un letto, un comò e un armadio in noce decorati con motivi floreali a tempera chiara; un tavolo ingombro di carte e libri, un tavolino da toeletta sommerso dal disordine di scatole e tabacchiere, e sovrastato da un solenne portaparrucche di legno. Questo signore di solito si alza di buon’ora e
parata in una delle quattro stanze che si aprono, due per ogni lato, accanto alla sala d’ingresso. L’ambiente è gradevole e rilassante: due credenziere dalle tinte pastello appoggiate alle pareti, al centro un bel tavolo ovale con un orologio dorato, alle pareti qualche quadro di paesaggio. Il cavaliere sorseggia con segreto apprezzamento una cioccolata veramente deliziosa mentre la luce del mattino rinforza a poco a poco e invade la stanza. Quindi, attraversata la sala centrale, nel locale corrispondente dall’altra parte dell’atrio, la
di buonumore. Nel silenzio della villa ancora addormentata, sceglie giacca e pantaloni di tessuto resistente e di colore scuro che abbina all’immacolata camicia bianca con i pizzi ai polsini, e calza stivali neri al ginocchio perfettamente lustri. Siede poi al tavolino della toeletta, si trucca il viso facendo un uso misurato di creme e cipria, e, infine, indossa la parrucca sistemandosela accuratamente davanti allo specchio. Ma prima di incominciare la giornata, si concede ancora qualche momento di quiete e una fumatina di tabacco, sprofondato in una confortevole poltrona. Ora può scendere per la colazione, che è pre-
cosiddetta stanza della caccia, può scegliere, tra le armi conservate in bell’ordine negli armadi, il fucile più adatto al suo braccio. Nelle scuderie, in fondo al piccolo parco, lo staffiere ha già sellato il suo cavallo preferito. Esce al passo per un cancello secondario e si dirige verso i boschi delle vicine colline. Tutta la mattinata fino all’ora di pranzo sarà occupata in una tonificante cavalcata. Se poi gli accadrà di imbattersi in qualche lepre, quaglia o fagiano non si lascerà scappare l’occasione di offrire al padrone di casa qualche capo di ottima selvaggina per le delizie della tavola.
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Divertimento in villa di villeggiatura
Il concerto. La villa nella quale è organizzato il pomeriggio musicale dista solo qualche decina di metri, e il signore vi si reca con breve passeggiata a piedi. La villa è più grande e solenne della sua: dentro la cinta ci sono vaste aree lasciate a prato con l’erba perfettamente falciata e ampi giardini molto curati. Il suo sguardo si posa sul colore acceso dei limoni, le cui piante nei grandi vasi di terracotta segnano, a intervalli regolari, il viale e il cortile che si allarga davanti alla facciata allungata nei due fabbricati laterali dall’ampio porticato. La riunione musicale deve essere affollata poiché si vedono dei cavalieri che conversano in piedi vicino alla porta spalancata del salone a pianterreno. E infatti il nuovo arrivato entra in una sala gremita. Parte degli ospiti è seduta nei quattro lunghi divani in marocchino rosso e dagli alti schienali intrecciati addossati alle pareti, parte è in piedi sui lati corti della sala, molti si affacciano dal ballatoio protetto dalla ringhiera in ferro battuto che corre in corrispondenza del primo piano. I suonatori sono disposti attorno al grande tavolo centrale, che quasi collega in una linea ideale la porta d’entrata e quella che dà sul retro della villa. Appoggiati su di esso leggii e spinetta, hanno attaccato con 1e prime battute di un concerto di Corelli. Ma non tutti i convenuti sembrano prestarvi attenzione: un diffuso mormorio aleggia per la sala, perché la conversazione non può subire interruzioni: anzi, la riunione musicale è un pretesto per intrecciare amabili discorsi e per fare nuove conoscenze. Una dama fingendo
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di ascoltare con interesse quanto le sussurra il compagno al suo fianco, lancia furtive occhiate ai presenti, studia l’abbigliamento delle altre donne, cerca di cogliere qualche episodio che offra materia di piccante conversazione più tardi al caffè. Nel vano della finestra in fondo al salone si staglia la figura di una donna che guarda con aria sognante il cavaliere che le è accanto e che le sfiora il vestito e il braccio mentre pronuncia con aria sognante qualche discorso ispirato; un’altra coppia si è defilata nel vano di una porta e nasconde i visi dietro il ventaglio. Il concerto si conclude tra il brusio generale in cui era incominciato. Viene annunciato il tè nel grande salotto. Il nostro signore cerca il padrone di casa il quale, lasciato alla moglie il compi-
to di intrattenere gli altri ospiti, si ritira a conversare con il nobile vicino e un piccolo gruppo di amici in un angolo della stanza. Sono tutti dei buoni intenditori di musica e hanno vasta cultura sicché la conversazione risulta davvero interessante. Sono questi i momenti in cui al nostro signore sembra di trovarsi a proprio agio nel mondo, circondato da persone cortesi e dotate di squisita educazione, immerso in uno stato in cui si amalgamano perfettamente gentilezza, cultura e mondanità. Peccato che il tempo passi velocemente: glielo ricorda il ticchettio discreto della gentile macchinetta che uno dei presenti protegge nel taschino del panciotto.
Una partita al biliardo.
Mentre i nobili galanti fanno i programmi per la nottata, il nostro signore, invece, è di quelli che non sanno resistere alla passione del gioco che li assale puntualmente ogni sera. E se di solito accetta di fare qualche partitina di faraone o di bazzega o di panfilo oppure di giocare a dadi in una sala affollata, tra la confusione, l’allegria o la disperazione di occasionali compagni, questa sera decide per un tipo di gioco da praticare con maggiore discrezione: il biliardo. Una sala perfettamente attrezzata allo scopo è in una villa di certi suoi amici non lontana dalla città. Vi si reca in compagnia di pochi gentiluomini. Dall’animazione di carrozze nei viali di entrata sembra che i padroni di casa abbiano organizzato una serata in grande stile. La
stessa animazione è nell’atrio e lungo le scale: molti gli inchini alle dame che incrociano e i saluti ai conoscenti prima di incontrare i padroni di casa e complimentarsi con loro per la bella gente raccolta. Altre parole gentili da parte di costoro onorati della visita, e l’invito a consumare una cena “frugale” prima di dedicarsi al gioco. I nostri amici sanno che non possono rifiutare, dal momento che il loro ospite non ha badato a spese nell’imbandire una tavola lussuosa e raffinata per avere in cambio espressioni di gratitudine ammirata. Ma si fermano quel tanto che serve a non essere giudicati scortesi e poi si rifugiano in fretta nella agognata sala del biliardo. Vi trovano pochi altri ospiti, richiudono accuratamente le porte dietro di loro per non essere disturbati e concentrarsi nel loro gioco preferito. La sala del biliardo presenta una decorazione non meno ricercata delle altre: sullo sfondo bianco delle pareti e sul soffitto, corrono larghe fasce di colore giallo chiaro e rosa violaceo, su cui si arrampicano gli stucchi in tonalità verde pastello a formare festoni, putti, vasi e mascheroni. I tavoli da biliardo occupano il centro, mentre accostati alle pareti sono gli immancabili divani; molte candele ardono sulla lumiera centrale e su quelle a specchio sui muri. In questa atmosfera confortevole, il nobile si concentra nel gioco e, dimentico di ogni altro pensiero, finisce inavvertitamente a far tardi.
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MARIANOLUNARDI f o t o g r a f o
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MODA
IN VILL A Villa Cornaro è scelta frequentemente da fotografi del fashion system italiano per valorizzare le collezioni da promuovere, dai produttori di moda per presentare le lore creazioni alla clientela, da agenti e rappresentani di importanti brand per mostrare alla committenza più prestigiosa, il meglio dei loro prodotti e, in una situazione storico-artistica come Villa Cornaro, tutto diventa più facile. Il team manageriale della direzione è disponibile a collaborare nell’organizzazione dell’evento richiesto.
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La donna è avvincente in quelle che erroneamente vengono considerate contraddizioni ma in effetti sono sfaccettature di una pietra preziosa FDSDFH GL ULëHWWHUH XQ SLDQHWD GL sentimenti e comportamenti in rosa.
Servizio fotografico di Moda in Villa Cornaro. - ph. Mariano Lunardi
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Mondanità in villa nel ‘700
Il ballo notturno. Mentre i patiti del gioco sono occupati nel biliardo, per gli amanti della danza è stato organizzato un grande ballo notturno in un’altra villa dei dintorni. E’ una grande occasione per le signore invitate, e la nostra dama si impegna in una toeletta particolarmente elaborata per essere all’altezza della situazione. Il suo cavalier servente, costretto ad aspettare più del solito questa sera, inganna il tempo in uno dei salottini dove ha trovato un compagno per una partitella di faraone. Il gioco lo assorbe però al punto che si ricorda dell’appuntamento dato alla sua dama troppo tardi per non incorrere nelle sue ire. E infatti quando la raggiunge in camera per accompagnarla di sotto, la donna inviperita lo investe di parole furenti. Certo è buona abitudine arrivare al ballo per ultima in modo che a nessuno possa sfuggire la sua presenza e le rivali scoppino di invidia, ma non per questo è necessario lasciarla tanto a lungo da sola in camera con la cameriera. Il turbamento causatole da questo inconveniente le avrà certamente rovinato il trucco e l’acconciatura: al solo pensiero la dama si sente svenire! Ma prontamente il cavaliere la soccorre con la boccettinadi sali, le giura che non sarebbe accaduto mai più e le assicura che il suo vestito è una meraviglia e lei sarà la più bella della festa. La dama si tranquillizza, lo perdona e recupera il buon umore. Assistita dalla cameriera, dà un’ultima sistematina all’abito di seta azzurro ricamato in argento, ritocca il trucco, atteggia le labbra al sorriso ed è pronta a mietere i successi della nottata. I suonatori sono sistemati su uno dei lati corti della sala, mentre gli ospiti siedono sui divani. Sembra che tutti i villeggianti di garbo si siano dati appuntamento in questo vasto salone: un’infinità di abiti elegantissimi portati con disinvolta semplicità, conversari leggiadri conditi di arguzie, incedere elegante, armonia di gesti, squisite galanterie dei cavalieri all’indirizzo di dame dalla seducente bellezza. L’orchestra di violini, viole, contrabbassi e cembalo continua a suonare mentre al centro della sala i danzatori sono impegnati nelle figure graziose del minuetto. Non c’è altro ballo come il minuetto che esalti tanto il portamento distinto, l’arte di porgere la mano, di muovere i passi con decoro, di flettere il busto in inchini e riverenze. La nostra dama, che non ha perso un ballo fino a notte fonda, a un certo punto chiede licenza di riposarsi nel salotto d’entrata dove, circondata da una decina di cavalieri affascinati dalla sua avvenenza, si rianima con una limonata e un gelato. Un po’ alla volta altre coppie si fermano stanche.
Il gioco notturno.
Dopo mezzanotte il piacere del ballo cede il posto a quello, del gioco. La padrona di casa l’aveva previsto e aveva fatto sistemare allo scopo numerosi tavoli nei salottini. Ora si presta volentieri a combinare gli assortimenti dei giocatori. Bisogna tener conto dei molteplici e variegati intrighi di amicizie e inimicizie esistenti tra gli ospiti, dei loro complicati intrecci amorosi; sistemare, quando occorre, il marito
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in una stanza e la moglie in un’altra, cercare di equilibrare le partite fra chi sa giocare e chi no e consentire, nello stesso tempo, a ciascuno di scegliere tra i giochi delle carte, la tria, il gioco dell’oca e la dama quello che gli piace di più; dividere, infine, chi andrà via presto da chi avrebbe fatto mattina. Solo gli accaniti del biribisso si sono accapparrati i tavolini con il piano intarsiato già predisposto per il gioco. La passione tiene i villeggianti incollati al tavolo, sopraffatti dall’eccitazione della vincita o dalla febbrile smania di rifarsi delle perdite subite. Giocano ininterrottamente per ore: somme anche di notevole entità passano facilmente da una mano all’altra: non è infrequente assistere, nel corso di una nottata, alla rapida frantumazione di cospicue fortune e all’improvviso sorgere di nuove. E anche chi approfitta del gioco per continuare la conversazione o stringere nuove amicizie, si fa comunque prendere dalla frenesia e si diverte a mettere a repentaglio senza inquietudine i propri risparmi.
Il meritato riposo.
Ormai la notte volge al termine. Ad un tratto la stanchezza sorprende i villeggianti ancora impegnati nei convegni mondani. Il desiderio di brillare e sedurre ha abbandonato la giovane donna che invita il cavaliere ad accompagnarla a casa. Lungo il tragitto si sentono mormorare solo frasi smozzicate e un rapido appuntamento per il giorno successivo.
Il vecchio giocatore accanito vede allontanarsi tutti i suoi compagni che nemmeno il piacere di una vincita cospicua riesce a trattenere. Rassegnato chiama la carrozza per far ritorno alla villa debolmente illuminata nel chiarore dell’alba. A quest’ora anche la conversazione più colta e brillante non è più in grado di soffocare gli sbadigli. Salutato cortesemente il padrone di casa, il cavaliere si avvia a passi misurati verso la villa vicina. Rimane solo sulla strada della collina, accompagnato dal secco rumore dei balconi che i servitori chiudono nelle stanze dei padroni addormentati. Volge uno sguardo al sole che sta nascendo, ai campi e ai boschi che si perdono lontano. In quel momento di silenzio avverte un’emozione nuova, ma sente che non la potrebbe condividere con nessuno dei suoi compagni, troppo legati alla vita sociale e ancora lontani dall’idea di misurarsi con la natura senza lo schermo delle abitudini mondane. Risuona ancora l’eco della musica e delle risa, delle carrozze, del cicaleccio a teatro. II cavaliere sorride al pensiero dell’esistenza frenetica e piacevole condotta durante la villeggiatura, all’idea confortante di potersi spostare dalla città alla campagna senza dover cambiare usanze e ritmi di vita. Mentre giunge alla villa ed entra nell’atrio, sta già progettando nuove occasioni d’incontro e di divertimento per l’indomani.
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CIGAR Â ROOM
Rievoca il piacere del fumo del sigaro lento e ai suoi infiniti abbinamenti in un ambiente privato, caldo, esclusivo. Il tutto accompagnato al sapore dei liquori e del cognac con la ‘dolcezza  amara’  del cioccolato, i cui aromi si
mescolano in abbinamenti unici, ammaliando l’olfatto e il gusto. E’ un bellissimo viaggio sensoriale, avvolti tra le spire ammaliatrici dei sigari, dei profumi e del gusto di armonici abbinamenti creati ad hoc.
In VILLA CORNARO si può. Ambienti preziosi, riservati per recuperare i sapori della tradizione nobiliare anglossasone. Ambienti aerati, davanti al caminetto del ‘600, intimi, tra le rilassanti e disimpegnate FKLDFFKHUH WDOYROWD FRQáGHQ]LDOL R JROLDUGLFKH &RVÂŽ 6ROR SHU LO JXVWR GL VWDUH DVVLHPH FRQ OD voglia di gustare abbinamenti insoliti per i paesi mediterranei ma giĂ ricercati nell’alta nobiltĂ veneziana del ‘700 che girava, per passione o commercio, l’Europa del Nord. E’ il caso di dire che i brand piĂš blasonati dei sigari qui possono incontrare le grappe italiane piĂš importanti, i primissimi cognac francesi, i rum e il cioccolato delle colonie inglesi. 153
CHIC 154
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L
Cenni storici di Villa Cornaro a famiglia Corner o Cornaro è un’antica e nobile casata veneta che ebbe privi-
legi e onori in tempi remoti. Giovanni nel 1238 fu ambasciatore del Papa Gregario IX quindi dell’imperatore Federico II. Vantò generali, diplomatici, magistrati, dogi ed una serie di eminenti cardinali e vescovi. Questa illustre casata si divide in più linee dette di San Martino e San Gregorio, iscritte negli Albi Aurei dell’Antica nobiltà Italiana con i titoli di Conti e Patrizi Veneti. La villa di Santo Stefano di Zimella (Verona) denominata Cornaro (quindi Grimani Morosini), fu abitata dai Cornaro anche prima dei fratelli Alvise e Giacomo che, a partire dal 1661, ne furono i proprietari. Poi passò ai Grimani, quindi ai Morosini infine all’Istituto di Carità, di Venezia (IRE) e, nel 1925, comprata da Basilio Carpenedo per 50.000 lire dall’IRE. Dal 2002 la proprietà è della società S.Stefano Costruzioni srl. Villa Cornaro, di impianto cinquecentesco, è posta su un fondo di circa 12000mq di terreno lungo e stretto a forma di trapezio allungato che parte da via Roma 360, quasi di fronte alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano. Vi si arriva percorrendo un viale rettilineo di 250 m circa, che divide il prato e si collega al cancello in ferro battuto sostenuto da due pilastri in pietra a grossi conci alternati a bugnato, inseriti nelle mura di mattoni che ne perimetrano l’intera area. La villa si trova tra altre due ville: la Morosina e Donà delle Rose le cui mura la delimitano con entrambe. La parte centrale della villa risale alla metà del Cinquecento, con salone passante con soffitto alla Sansovino, quasi a forma quadrata mentre l’ampliamento delle due ali laterali e del sopralzo sembra risalire alla seconda metà del Settecento. Il lato destro dovrebbe addirittura risalire agli inizi dell’Ottocento. Notizie storiche certe citate su documenti di archivio, portano la data del 1661 e ne attribuiscono la proprietà ai fratelli Alvise e Giacomo Cornaro, nobili facoltosi proprietari terrieri Veneziani. Era una villa di rappresentanza oltre che di nobile residenza di villeggiatura estiva ed era probabilmente dotata di una cappella adiacente di cui non ci sono più tracce se non dei disegni su documenti storici. Del luogo di culto rimane ora a
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testimonianza una stanza al pianterreno con soffitto affrescato da un ignoto pittore di scuola del Tiepolo, con l’immagine del Padre Eterno Creatore con barba bianca in cielo tra le nuvole, con le braccia aperte, la veste rossa e il mantello blu nell’atto di produrre il Sole e la Luna, racchiuso dentro a strutture architettoniche arrotondate di color marrone/terriccio. Durante la proprietà Cornaro la villa, nel vasto fondo di sua pertinenza verso Bonaldo, il paese vicino a sud, aveva un lungo e rettilineo sentiero che la collegava alla frazione stessa e che consentiva al suo parroco o a qualsiasi altro sacerdote, di venirvi a celebrare Messa o più semplicemente di accendere al fondo. Ancora oggi si vedono le tracce di un portone, ora murato, che si apriva tra le mura del brolo verso Sud e collegava appunto questo viottolo con Bonaldo. Nel 1620 la Contessa Ginevra Cornaro donò alla comunità di Santo Stefano (allora denominato Santo Stefano di Volpino) una pezza di terra di tre campi veronesi per costruirvi la chiesa del paese posta quasi di fronte alla villa, con l’obbligo di celebrarvi delle messe. E’ ancora visibile una lapide incastonata sul muro a lato della scala interna che porta all’organo della chiesa parrocchiale recante la scritta: LA CL.MA S.RA SINEVRA CORNARA CHE FO’ DELL’ILL.MO SIG.R CARLO NOB. DI VENETIA HA INVESTITO IL R.DO RETTOR DELLA CHIESA DI S.STEFANO ET SUOI SUCCESSORI, D’UNA PEZZA DI TERRA DE CAMPI TRE IN CONTRA’ DEL GAZO, CON OBLIGO AL DETTO R.DO RETTORE DI CELEBRAR UNA MESSA ALLA SETTIMANA ET UN OFFICIO DE MESSE DIECI OGNI ULTIMA SETTIMANA DELL’ANNO IN PERPETUO PER L’ANIMA DI D.A SIG. RA APPAR DI ESSA INVESTITURA, ET OBLIGO INTR.O PUBLICO ROGANDO DA D.NO FABRICIO RUTILIO NODARO DI COLOGNA L’ANNO DI N.RO SIG. MDCXX Con successivi trasferimenti, la villa passò di mano in mano divenendo prima proprietà dei Grimani verso il 1740, ed infine, nel 1787, dei Morosini. I Grimani erano nobili patrizi di una antica casa Doganale Veneta che si divide in cinque linee delle quali sopravvivono oggi solo due rami della superstite detta di San Luca. Furono molti i personaggi importanti amici e ospiti illustri della famiglia Grimani, come il famoso commediografo Carlo Goldoni, che scrisse nel 1750 una poesia per le nozze dell’amico Giovanni Grimani con Caterina Contarini; o il pittore Pietro Longhi che li ritrasse nel 1751 nel celebre quadro del ”Rinoceronte”. Erano loro i proprietari
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delle ville di Santo Stefano, la Morosina e la Cornaro, ma anche di altre ad Albaredo di Vedelago (Treviso), a Martellago, a Pettorazza Grimani, (dove le ultime tre contesse sono state sepolte) e di molte altre. I Morosini invece, erano nobili veneziani che possono vantare quattro dogi e tre dogaresse, una regina d’Ungheria ed una di Serbia. Il doge Francesco, detto il Pelopponisiaco, fu un famoso condottiero e fu grazie Loredana Grimani, l’ultima erede dei Grimani andata in sposa a Francesco Morosini (nipote del Poloponnisiaco), che i Grimani e i Morosini riunirono in un unico e vasto patrimonio. Questi ebbero una figlia, Elisabetta Morosini, che sposò a Vienna il conte Antonio Gattemburg, capitano austriaco già citato per la villa “Morosini” adiacente alla Cornaro. Ebbero due figlie: Marianna, morta precocemente e Loredana che ereditò l’immenso patrimonio di famiglia. Loredana Morosini Gattemburg fu l’ultima erede e fu anche l’ultima proprietaria delle ville di Santo Stefano, la Morosina e la CornaroMorosini. Alla sua morte il ramo della famiglia si estinse e gli eredi misero all’asta l’immenso patrimonio, frazionandolo, tranne quello destinato alla Congregazione di Carità di Venezia, comprensivo delle due ville di Santo Stefano con i rispettivi campi e rustici. Villa Morosina dista dalla Cornaro un centinaio di metri e un muro di confine con i relativi rustici, divide le due proprietà. Per la comunanza della proprietà delle due ville adiacenti (Cornaro – Morosini) una breve introduzione alla famiglie stesse era necessaria. Villa Cornaro ha la struttura di una vera e propria villa veneta a due piani con sopralzo nella parte centrale, contornata da volute alle parti, concluso da un frontone ornato da pinnacoli ai vertici del timpano. Si compone di una parte centrale cinquecentesca, con un salone centrale passante, che attraversa tutto l’edificio da fronte a retro, e stanze ai lati poste in modo simmetrico. Tra il Settecento e l’Ottocento sono stati aggiunti un sopralzo timpanato nella parte centrale e due corpi laterali simmetrici che terminano con due timpani uguali ripetuti nei due frontoni principali a Nord e a Sud: probabilmente unico caso di triplice presenza di timpani nel scenario delle ville venete fatta eccezione Villa Pisani a Strà Venezia. Questa grande villa gentilizia si presenta con una duplice facciata: quella principale più alta e con l’attico disposta verso la strada a nord, quella più bassa rivolta verso il brolo a sud. Si divide in tre piani: piano terra, piano nobile e attico.
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A pian terreno, la parte centrale è composta da una porta ad arco a tutto sesto incorniciata in pietra e da sei finestre rettangolari, sempre incorniciate in pietra berica locale, con l’aggiunta di due corpi laterali più bassi con altre due finestre su ambo i lati. Al primo piano si ripete lo stesso schema del piano terra con una porta ad arco, ma con l’aggiunta di un grazioso balconcino, in ferro battuto a ventre, sostenuto da due mensole. Al centro spicca un sopralzo o attico aggiunto e munito di due finestre più piccole con una monofora centrale ad arco, scoperta e riaperta durante l’attuale restauro, coronato alla sommità da un timpano triangolare con tre pinnacoli e ai lati, quasi sospese, due volute che collegano visivamente e ornano il sopralzo e si appoggiano al tetto. Ai lati, più basse, le due ali laterali terminanti a motivo di torretta, con due timpani o frontoni uguali per forma e dimensione di quello centrale. La facciata, disposta a Sud, è più bassa e meno imponente perché senza il sopralzo, ma uguale all’altra per numero di porte e finestre, si affaccia al brolo ove un tempo vi erano alberi da frutto e ora è recuperato per altra fruizione ricettivo-turistico con il confort che l’ospite cerca e chiede. Guardandola dal brolo, si notano ai lati i due timpani con sopra tre pinnacoli e al centro due porte ad arco a tutto sesto con un piccolo balcone in ferro battuto. Si vedono anche due canne fumarie esterne, aggettanti alla polesana, che terminano con due comignoli lavorati in pietra e con la stessa forma dei pinnacoli del timpano. L’interno comprende un salone centrale che attraversa l’intero complesso e quattro grandi sale ai lati disposti simmetricamente. Il soffitto del salone è a travature regolari di legno alla sansovino. A metà salone sulla destra, una bella porta ad arco, incorniciata in pietra, ci conduce alle scale in pietra che portano ai piani superiori. Il salone centrale del piano nobile, è pavimentato in parquet posato a spina di pesce probabilmente originale del ‘600 / ‘700. Le stanze principali sono dotate tutte di caminetto con cornice in pietra berica lavorata con lo stile usuale nel seicento. Il restauro ha conseguito di risanare la villa, salvarla dal degrado e riportarla all’antico splendore mantenendo l’insieme della facciata uguale a quello precedente. Sono stati creati spazi a mansarda nei sottotetti, prima non abitabili, mantenendo il più possibile gli ingombri, altezze e le dimensioni originali per un utilizzo della villa ad attività ricettiva.
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4.50 m.
4.50 m.
20 mq
4.50 m.
6.30 m.
33 mq
SALETTA GATTERBURG
4.50 m.
Saletta Gatterburg: 30 posti a sedere
Salone Grimani: 150 posti
nord (viale) 1.55 x 3.25 m.
ENTRATA
VIALE D’INGRESSO
7.20 m.
Saletta Morosini: 30 posti a sedere
Sala Ginevra: 60 posti a sedere
90 mq 6.20 m.
14.50 m.
Salone Caterina Cornaro: 130 posti a sedere
6.20 m.
15.70 m.
6.30 m.
6.30 m.
40 mq
9.20 m.
60 mq
SALA GINEVRA
35 mq
30 mq
SALA LANCILLOTTO
9.20 m.
CUCINA
6.30 m.
SALETTA MOROSINI
4.50 m.
103 mq
sud (giardino) 1.55 x 3.25 m.
4.50 m.
SALONE CATERINA CORNARO
20 mq
SALETTA TIEPOLO 5.30 m.
SALONE GRIMANI
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ENTRATA
BROLO CON PISCINA
Gli spazi della Villa
INTERNI 6.30 m.
ESTERNI
20 m.
Gli spazi della Villa
Parcheggio
324 323
1 322 32
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328
319 318
320 317
329 332
315 314
316 313
333
311 310
307 306
308 305
Viale
326
330 331
334
336
335
312
337
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340
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INO
RD
GIA
342
341
343
344
4,20 m.
325
18 m.
Portone entrata 4,90 m. luce
Ingresso
3456 34 7 34 89 34 34 353501 23 4 5 35353535
304
303 302
301
356
300
299 298
297
131 132 133 134 2956 292
294 293
10 9 312 212 412 512 612 11118 7 712 12812 65 11 12 11 09 11 1312 1143 11 2 11 1 11 136 137
135 138
110 291 288
139 142
287 284
143 146
282 281
283 280
147 150
278 277
276
151 154
274 273
275 272
155 158
290 289
160 m.
286 285
140 141
144 145
148 149
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O
G
279
152 153
156 157
RDIN
GIA 271 268
270 269
266 265
262 261
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Parcheggio
9 m.
DIN IAR
160 161
159 162
267 264
163 166
263 260
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164 165
168 169
167 170
107
258 257
254 253
259 256
172 173
171 174
255
175 178
252 251
250 249 248 247 246 245 244 243 242 241 240 239 238 237 35236
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2042 2203
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30 m.
8 m.
8 m.
22822923023123
7 m.
Villa Cornaro
407
14 m.
5,8 m.
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416
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Area edifici villa
8 m.
Fontane antistanti
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Brolo
404
391
406 390
369 392
368
389
397
398 399
400
388 370
393 387
Plateatico Luna Blu
396 395
394
LUNA BLU
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PISCINA
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1007 371 1008
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384 1003
383 382 408
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Piscina
1006
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380
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Siamo Tra Vicenza e Verona, nella terra di Giulietta e Romeo: Î $XWRVWUDGD $ 0LODQR 9HQH]LD Uscita Montebello Vicentino Direzione Lonigo-Legnago. Î $XWRVWUDGD $ 0LODQR 9HQH]LD Uscita Alte Ceccato-Montecchio Direzione Lonigo-Legnago.
da VICENZA 25 km (25 min.) da VERONA 30 km (30 min.) da PADOVA 50 km (45 min.)
Î$XWRVWUDGD $ 0LODQR 9HQH]LD Uscita Soave-San Bonifacio Direzione Cologna Veneta-Legnago
da MANTOVA 65 km (55 min.)
Soave Montebello San Bonifacio Vicentino
Autostrada A4 Milano
da VENEZIA 90 km (75 min.)
Alte Ceccato Montecchio
Verona
Vicenza ®
Villafranca
Santo Stefano di Zimella
Mantova
Lonigo Cologna Veneta Legnago
Villa Cornaro
Montagnana
37040 Santo Stefano di Zimella (Verona) Via Roma, 360 - Tel. 0442 491012 info@villacornaro.it - www.villacornaro.it
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