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04 SETTEMBRE 2016
FEDERPIETRE Trimestrale della Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari
Chi di prezzo ferisce... Il lusso che verrà Reshoring: quando l’imprenditore dice ho sbagliato...
sommario FEDERPIETRE
EDITORIALE DEL PRESIDENTE 05 // Semplificazioni doganali UE: apprezzamento e cautela
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Editore
Studio EffeErre Sas Via F. Albani 58 - 20148 Milano Tel. +39 02 33001100 Tel. +39 02 39264512 Fax: +39 02 33001914 info@studioeffeerre. com www. studioeffeerre. it
Direttore Editoriale Annalisa Fontana
Direttore Responsabile Gloria Belloni
Redazione
Sonia Sbolzani
Hanno contribuito a questo numero Guglielmo Barone / Guido de Blasio / Sauro Mocetti Leonardo Cilia Carmine Tripodi
IN REDAZIONE 10 // Fantascienza? No, technocouture! 13 // Chi di prezzo ferisce… 14 // Esportare il bello e il ben fatto 15 // Piccole imprese: l’arte del fare 2.0 16 // Il lusso che verrà
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Mara Ferrari - Studio EffeErre Milano
Pre-stampa
Grafimar - Milano
Stampa
Jona srl - P. Dugnano, MI Editore: Studio EffeErre Sas - Via Albani, 58 - 20148 Milano | POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in abbonamento postale 70% - LO/MI
SETTEMBRE 2016
FEDERPIETRE
NOTIZIE 06 // Brevi dal mondo
14 ECONOMIA 17 // La stretta creditizia non è uguale per tutti 18 // L’ingrediente che fa guadagnare tutti 21 // Reshoring: quando l’impreditore dice ho sbagliato… 22 // Adelante, cum juicio. Cinque idee per lo sviluppo delle PMI
Progetto grafico, impaginazione e coordinamento
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CULTURA 24 // Il Principe degli orafi
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Trimestrale della Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari
26 Chi di prezzo ferisce... Il lusso che verrà
GEMMOLOGIA 26 // Trasparente come un diamante Fascino e business
Reshoring: quando l’imprenditore dice ho sbagliato...
In copertina:
Dalla collezione Alta Gioielleria di Chantecler - Capri: anello “3 Fiori” con diamante brown e spinello rosso centrali, zaffiri arancio, rubini, diamanti fancy gialli montati in oro rosa e giallo.
LEGGENDO QUA E LÀ
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Periodico di Federpietre - Federazione Nazionale dei Commercianti di Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari Trimestrale - Anno XVI - N° 4/Settembre 2016 Federpietre E-mail: federpietre@libero. it Registrazione Tribunale di Milano n. 653 del 17-10-2000 - POSTE ITALIANE SPA - Sped. in Abb. Post. 70% - LO/MI
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28 IL PUNTO DI VISTA 30 // Il retail orafo italiano: i cambiamenti dell’ultimo decennio
I SOCI DI FEDERPIETRE Pubblichiamo qui l’elenco delle aziende associate a Federpietre (non tutte, poiché alcune per motivi personali non hanno dato il loro consenso).
Vuole essere un modo per sottolineare il loro “valore aggiunto” generato dall’appartenenza ad una Federazione coesa e attiva, che da sempre opera per
tutelare e promuovere la professionalità e l’etica dei commercianti di pietre preziose aderenti, sostenendo il settore orafo nel suo complesso.
Bianco Gian Piero Diamanti
Castellini Diamanti
Maino sas
Bidiamond srl
Diamante srl
Petramundi srl
Borsalino Diamanti srl
Enzo Liverino 1894 srl
Storchi Chiara
Boss Diamond Srl
Ideal Diamonds srl
Valentini srl
Brioschi srl
IGI - Istituto Gemmologico Italiano Piazza San Sepolcro 1 - 20123 Milano Telefono: 02 80504992 - Fax: 02 80505765 E-mail: info@igi. it
Z. B. F. snc
Viale Galimberti 12 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 924704 - Fax: 0131 942218 E-mail: preziosi2002@libero. it
Corso Garibaldi 138/C - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 955875 - Fax: 0131 945339 E-mail: info@bidiamond. it
Via Mazzini 15 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 941003 - Fax: 0131 946557 E-mail: info@borsalinodiamanti. com
Via Michelangelo, 1 - 15048 Valenza (AL) Telefono e Fax: 0131 947575 E-mail: info@bossdiamond. com
Viale Vicenza 3/A - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 943029 - Fax: 0131 951602 E-mail: brioval@tiscali. it
Via San Maurilio 13 - 20123 Milano Telefono e Fax: 02 72094241 E-mail: gucaste@tin. it
Via Davide Bertolotti 2 - 10121 Torino Telefono: 011 533532 - Fax: 011 532472 E-mail: diamante1srl@yahoo. it
Via Montedoro 61 - 80059 Torre del Greco (NA) Telefono: 081 8811225 - Fax: 081 8491430 E-mail: info@liverino1894. com
Via Calefati 42 - 70122 Bari Telefono: 080 5230138 - Fax: 080 5230138 E-mail: raffaele. bufi@fastwebnet. it
Via Curtatone 11 - 20122 Milano Telefono: 02 5466375 - Fax: 02 55014924 E-mail: mainodiamanti@mainodiamanti. it
Via Donizetti 14 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 946234 - Fax: 0131 971579 E-mail: info@petramundi. com
Viale S. Michele del Carso 3 - 20144 Milano Telefono: 02 4035267 - Fax: 02 48701676 E-mail: chiarastorchi@fastwebnet.it
Via C. Battisti 3 - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 941000 - Fax: 0131 951643 E-mail: valentini@valentinipl. 191. it
Viale Repubblica 141/A - 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 943481 - Fax: 0131 951675 E-mail: info@zbfpietre. it
Capellaro & C. srl
Via Baiardi 33 - CO. IN. OR. Zona D2 Lotto 2G 15048 Valenza (AL) Telefono: 0131 924809 - Fax: 0131 945689 E-mail: capellaro@libero. it Editore: Studio
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Chi aderisce a Federpietre
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aggiunge valore alla sua impresa.
Chi desideri conoscere meglio o associarsi a Federpietre, non esiti a contattare per qualsiasi informazione e curiosità la segreteria organizzativa di Federpietre: federpietre@libero. it Per la pubblicità su FederpietreInforma preghiamo le aziende interessate di rivolgersi direttamente all’ufficio di segreteria della Federazione per notizie su tariffe e spazi disponibili.
Proprio in un momento critico come quello post-Brexit, l’Unione Europea ha dimostrato di sapersi consolidare con una scelta lungimirante come l’Unione Doganale. Infatti il 1° Maggio ha visto nascere la più importante novità in materia doganale dopo l’abbattimento delle frontiere degli anni Novanta.
tutele particolari in grado di favorire la lotta contro il falso Made in Italy e la commercializzazione di prodotti che di italiano hanno solo il nome. Speriamo comunque che i nostri timori vengano presto dissipati.
Appare evidente come, prima ancora dello sviluppo tecnologico necessario per abbinare le esigenze di sicurezza alla rapidità richiesta da un mercato che vale il 15% del commercio mondiale, ossia oltre 3mila miliardi di euro, alla base del pilastro dell’Unione doganale vi sia la collaborazione tra le autorità doganali degli Stati membri, che dovranno agire come se fossero un’unica entità.
Insomma, per certi aspetti l’Europa adesso è più unita di prima e noi imprenditori orafi ne possiamo beneficiare in termini pratici, competitivi ed economici. Tutto questo ci insegna che, anche nei momenti più difficili, se si condividono veramente certi valori e certi obiettivi, si possono adottare scelte sagge e proficue per tutti a lungo termine. È una lezione semplice, ma non sempre tutto ciò che è tale viene percepito come ovvio e soprattutto necessario.
In ogni caso è destinata a diventare centrale la figura del cosiddetto operatore economico autorizzato (Aeo), il quale, in un’ottica di La nuova legislazione lancia la partnership con l’autorità doganale, dogana europea totalmente digitale assicura rispetto delle regole doganali che permetterà una gestione e fiscali, solvibilità, competenza informatizzata del rischio in professionale, controllo del flusso tutta l’area UE, con l’obiettivo di contrastare il commercio fraudolento delle merci e di sicurezza nell’ambito della catena di approvvigionamento garantendo nel contempo la fluidità dei traffici commerciali. Musica per le internazionale. Inoltre, esso potrà sfruttare gli ulteriori vantaggi nostre orecchie! derivanti dagli accordi di mutuo riconoscimento che consentono Ciò renderà possibili semplificazioni alle imprese UE autorizzate di per certi versi rivoluzionarie, come beneficiare all’estero di minori ad esempio lo sdoganamento controlli e del trattamento prioritario centralizzato, grazie al quale allo sdoganamento che i Paesi un’impresa potrà presentare una terzi accordisti - tra cui Cina, Stati dichiarazione doganale di import/ Uniti e Giappone - garantiscono export nel proprio Stato membro alle imprese domestiche certificate (dove ha sede) per merci portate da un programma per la sicurezza fisicamente per i controlli in un’altra riconosciuto compatibile dall’UE. dogana nazionale o UE.
Sul provvedimento avvertiamo però il peso di un’ombra, che lambisce soprattutto la manifattura italiana di qualità, per la quale sono necessarie
Raffaele Maino 5
L’editoriale del Presidente
semplificazioni doganali UE: apprezzamento e cautela
NOTIZIE DAL MONDO
calo del prezzo del petrolio all’aumento dei dazi in Cina. Quindi si impone alle aziende una certa moderazione: la crescita reale sarà contenuta anche nel 2016, per cui è opportuno riconsiderare in modo significativo le strategie di investimento, perseguendo la crescita organica, mantenendo grande disciplina sull’uso della liquidità, riducendo il costo del capitale. Ha commentato Armando Branchini, Vice Presidente di Fondazione Altagamma: “Le crescite confermate di Giappone ed Europa compensano in qualche modo lo scenario piatto di Asia e Americhe. È vero che le crescite anno su anno sono sempre più moderate, ma le prospettive dell’economia mondiale ci impongono da adesso in avanti di valutare il mercato di alta gamma confrontandolo con tutti gli altri settori industriali piuttosto che con le sue stesse performance del passato”.
Nuovo AD in De Beers
Bruce Cleaver, 51 anni, è il nuovo amministratore delegato del gruppo diamantifero De Beers subentrando al dimissionario Philippe Mellier. Cleaver, che vanta un passato professionale in Anglo American, vuole rappresentare un elemento di continuità (ma per certi versi anche di auspicabile cambiamento) nelle strategie del gruppo, in una fase in cui il settore continua ad essere trainato strutturalmente dalla domanda di gioielli con diamanti da parte dei consumatori, anche se il 2015 si è rivelato un anno particolarmente difficile per il colosso sudafricano a causa del rallentamento della Cina. In effetti, gli utili prima degli interessi e delle tasse si sono attestati sui 571 milioni di dollari, facendo registrare un tonfo del 58% rispetto al 2014. “I diamanti sono importanti oggi come in passato - ha dichiarato Cleaver - Hanno anche contribuito positivamente a sostenere alcuni Paesi, che hanno saputo amministrarne i proventi in modo oculato, a vantaggio delle comunità e di tutti coloro che hanno potuto godere dei benefici di un’estrazione mineraria responsabile”.
Avviata l’integrazione tra
Fiera di Vicenza e Rimini Fiera I cda di Fiera di Vicenza e di Rimini Fiera hanno approvato lo scorso Luglio l’integrazione tra i due poli fieristici, su cui ora dovranno esprimersi le assemblee dei soci, per dare vita a un nuovo soggetto capace di competere sui mercati internazionali. È stata confermata inoltre l’intenzione di accedere nei mesi prossimi alla quotazione in Borsa. Ha commentato Matteo Marzotto, Presidente di Fiera di Vicenza (nella foto con Lorenzo Cagnoni Presidente di Rimini Fiera): “Questa operazione è una straordinaria opportunità per il Sistema Italia, innanzitutto dal punto di vista industriale. Una vera novità per il settore fieristico nazionale. Grazie alle competenze e alla visione delle due società, al loro portafoglio prodotti di proprietà e alle performance reddituali, si potrebbe dare vita ad una piattaforma di eccellenza. Uno dei primissimi Exhibition Provider d’Italia, e senz’altro un player di valore internazionale, dimostrando inoltre che anche in Italia si può fare sistema. Pur considerando un plus le radici di Fiera di Vicenza e Rimini Fiera, verrebbero contestualmente e dinamicamente ampliati i confini di due territori per molti versi simili e da sempre attivi sul fronte della valorizzazione e dell’internazionalizzazione di intere filiere produttive del Made in Italy”.
Il lusso procede,
ma con cautela
Il ritmo di crescita del lusso ha cominciato a rallentare, come ha evidenziato l’ultima edizione del Monitor Altagamma sui Mercati Mondiali, realizzato in collaborazione con Bain & Company. Quindi i beni di lusso continuano sì ad essere performanti, ma non più con lo slancio di una volta e ciò è imputabile a vari fattori: dalla crisi economica ai rischi terroristici, dal 6
Federpietre Informa // NOTIZIE
pietre preziose con la tecnica della fusione a cera persa, tutti caratterizzati da volumetrie fiammeggianti e da un’audace lavorazione della materia, i quali ottennero un immediato successo di pubblico e di critica, tanto che alcuni esemplari vennero esposti alla Triennale del 1957.
Thailandia: pioggia di esenzioni per gemme e gioielli
Mai senza gioielli
Il governo thailandese, al fine di spingere l’economia del Paese e farne un punto di snodo nell’Asia estremoorientale, ha varato una legge che liberalizza e incentiva il mercato di gemme e gioielli, esentando da dazi l’importazione di materie prime. L’obiettivo è quello di attirare più operatori alle manifestazioni fieristiche e di incrementare il livello di investimenti stranieri, grazie anche a procedure burocratiche semplificate. Nella fattispecie, il provvedimento regola l’esenzione permanente dall’IVA per l’importazione di pietre preziose e diamanti tagliati, l’esenzione permanente dall’IVA per l’importazione di gemme grezze a fini di produzione e vendita, l’esenzione permanente dai dazi all’importazione su macchinari e strumenti che aumentano le performance produttive, l’esenzione permanente dai dazi all’importazione per bobine e catene in oro e argento. E presto potrebbe pure costituirsi una Borsa Diamanti thailandese.
anche nell’aldilà
Talvolta si fanno belle scoperte “scavando” nei depositi dei grandi musei e non solo nei siti archeologici. È il caso degli Ori di Vulci, che fino al 31 Dicembre sono esposti a Roma al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Il titolo dell’eccezionale mostra è “Tesori per l’Aldilà. La Tomba degli Ori di Vulci. Dal sequestro al restauro’’ e rende l’idea del ricco corredo di oggetti preziosi, tra pendenti e scarabei, che doveva accompagnare per l’eternità una raffinata dama etrusca vissuta nell’VIII-VII secolo a.C. Infatti la rassegna, che è stata realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria meridionale, l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro e la Fondazione Paola Droghetti, illustra un vero e proprio tesoro funerario, compresi tre rari ciondoli con simboli astrali, una sontuosa fibula da parata e un sofisticato bracciale decorato in filigrana d’argento dorata. Tale materiale è stato ‘’riscoperto’’ nel 2010 nei magazzini del Museo dove era finito dopo essere stato sequestrato a Ischia di Castro nel 1962 in seguito al trafugamento da parte di avidi tombaroli.
Omaggio ai “gioielli vertiginosi” di
Ada Minola Microsculture preziose della
collezione de’ Medici
A Palazzo Madama di Torino, fino al 12 Settembre, si è svolta un’intelligente mostra sull’arte orafa di Ada Minola (1912-1993), donna colta e brillante che fu appunto orafa, ma anche scultrice, imprenditrice, gallerista. L’evento, curato da Paola Stroppiana, ha presentato per la prima volta al pubblico 120 gioielli declinati su diversi trend stilistici: dall’Art Nouveau al gioiello d’artista, dai raffronti con le sculture di Giò Pomodoro e Lucio Fontana al periodo neo-barocco, dai dialoghi con le opere di Umberto Mastroianni alle influenze estetiche dell’architetto Carlo Mollino. Interessante, ad esempio, il confronto con due bracciali disegnati dall’artista Afro, un fantasioso piatto con l’Arlecchino di Lucio Fontana e alcuni disegni di Giò Pomodoro. Le sculture in bronzo dorato di Umberto Mastroianni rappresentano invece il riferimento stilistico ideale per orecchini e pendenti riferibili alla produzione della Minola negli anni Settanta, così come il tavolo disegnato da Mollino nel 1964 e realizzato dallo scultore Gianni Fenoglio sembra richiamare nelle scanalature profonde del legno alcuni tra i gioielli più elaborati in mostra. Amica di numerosi artisti, all’inizio degli anni ‘50 Ada Minola cominciò a produrre manufatti in oro, argento e
“Splendida Minima. Piccole sculture preziose nelle collezioni medicee: dalla Tribuna di Francesco I de’ Medici al tesoro granducale” è la splendida mostra in corso sino al 2 Novembre al Museo degli Argenti di Firenze (all’interno di Palazzo Pitti), organizzata dalla Direzione degli Uffizi. In effetti in queste celebri Gallerie si conserva la più importante collezione al mondo di un genere rarissimo dell’arte della glittica, ossia le piccole sculture in pietre dure realizzate soprattutto in età ellenistica e romana, la cui tecnica andò perduta nei secoli bui del Medioevo, per poi essere riscoperta e valorizzata nuovamente in epoca rinascimentale. L’esposizione fiorentina, che è la prima dedicata a questa particolare produzione artistica, ha riunito tutte le microsculture della raccolta medicea, affiancandole ad altri esemplari in materiali preziosi, in modo da rendere 7
Federpietre Informa // NOTIZIE
possibili significativi raffronti che esaltino le particolari caratteristiche tecniche e stilistiche di questi oggetti.
Bello
da far paura
I preziosi dolci di
“re Giorgio”
È stato definito “il diamante più grande del secolo” il grezzo da 1109 carati battuto all’asta da Sotheby’s a fine Giugno e valutato oltre 70 milioni di dollari. Si tratta del Lesedi La Rona (“La Nostra Luce” in lingua tswana) scoperto nel Botswana nel Novembre 2015. L’ultimo ritrovamento simile per importanza risale al 1905: era il Cullinan Diamond, trovato in Sudafrica, del peso di 3106.75 carati, entrato poi nei gioielli della corona britannica (tra i quali merita di essere ricordato il pezzo battezzato Grande Stella d’Africa da 530. 20 carati, tagliato a goccia, incastonato nello scettro della regina Elisabetta II). Il Gemological Institute of America ha analizzato la gemma per conto di Sotheby’s, riconoscendole una qualità straordinaria per purezza e colore, oltre che per le dimensioni. Il responsabile della divisione gioielli della casa d’aste, David Bennett, ha affermato che “solo col tempo si scoprirà quale splendida gemma sarà ricavata dal Lesedi La Rona e colui che sarà coinvolto in questa rara ed eccezionale impresa avrà l’opportunità di tagliare il più grande diamante di alta qualità che supera persino la Grande Stella d’Africa”. Malgrado tutto questo, nessuno ha voluto acquistarlo.
Il celebre stilista Giorgio Armani si è lasciato ispirare dall’arte orafa islamica per omaggiare il mese rituale del Ramadan e lo ha fatto proponendo in edizione limitata una collezione di cioccolatini dal design molto decorativo. Già la confezione presentava una base a specchio con uno sfondo a nido d’ape in oro satinato, mentre la silhouette delle mandorle evocava gemme da mille e una notte. Il packaging prezioso è stato enfatizzato poi da un nastro verde in double satin con stampa a rilievo in argento, all’interno del quale le praline (ovviamente senza alcool) si sono fregiate di una superficie dorata e argentata.
Talenti internazionali
al Museo vicentino del Gioiello
Giovani creativi del gioiello
In occasione di VICENZAORO September 2016 è stata inaugura la Mostra “Il Gioiello e il Viaggio”, ospitata nel Museo del Gioiello, in Basilica Palladiana. La mostra organizzata da Fiera di Vicenza e curata da Alba Cappellieri è dedicata all’interpretazione del viaggio, inteso come tema di ispirazione, simbolico o reale, metafora narrativa che può riferirsi a un percorso interiore, geografia o processo produttivo. Le opere in Mostra appartengono ai giovani designer internazionali under 30, finalisti del concorso Next Jeneration Jewellery Talent Contest 2016, promosso da Fiera di Vicenza con la Scuola di Design del Politecnico di Milano e provenienti dalle più prestigiose scuole internazionali: dalla Francia alla Germania, dall’Olanda agli Stati Uniti , dall’Inghilterra a Israele, a Hong Kong e Svizzera. I prototipi esposti, che si potranno ammirare fino a Gennaio 2017, sono stati realizzati in collaborazione con le aziende orafe associate alla Women Jewellery Association Italy, dimostrando così la forte sinergia tra la creatività dei giovani talenti ed il mondo della produzione. Anche l’edizione 2017 del Concorso, che avrà come oggetto “Gioiello e Funzione”, si rivolgerà a designer internazionali under 30 che saranno chiamati a inviare le proprie interpretazioni del tema presentando i loro progetti entro Marzo 2017.
in competizione
Si terrà dal 23 al 26 Febbraio 2017, durante la fashion week milanese, la quarta edizione dell’evento “Artistar Jewels”, che vedrà giovani designer e creativi emergenti competere per la vittoria in un contest unico nel suo genere, dedicato esclusivamente al gioiello contemporaneo. Protagonisti saranno oltre 200 oggetti selezionati in base al valore artistico, alla sperimentazione tecnica, alla ricerca stilistica. I designer scelti potranno anche vendere le proprie creazioni al pubblico tramite la piattaforma di shop online www.artistarjewels. com e l’inserimento dei propri lavori in una pubblicazione distribuita a livello internazionale. La giuria sarà composta da esperti del settore come Gianni De Liguoro (stilista), Bianca Cappello, storica e critica del gioiello, Guido Solari, fondatore della Scuola Orafa Ambrosiana di Milano. L’obiettivo della manifestazione è quello di mostrare il pluralismo del gioiello contemporaneo in un momento storico di grande fermento culturale e artistico, valorizzando la conoscenza del gioiello capace sempre di esprimere un patrimonio di bellezza, saperi e conoscenze che lasciano il segno. 8
Federpietre Informa // NOTIZIE
VicenzaOro
Settembre 2016
VICENZAORO è sempre la piattaforma fulcro per il settore internazionale dell’oreficeria e della gioielleria. L’edizione di settembre 2016, chiusasi il 7 Settembre dopo cinque giornate di Manifestazione, si è confermata un appuntamento strategico per verificare l’andamento del mercato mondiale, in un momento complesso per il comparto a livello globale e in vista delle festività di fine anno, periodo in cui i numeri relativi alle vendite sono più significativi. Buyer e operatori provenienti da 115 Paesi hanno potuto conoscere le collezioni più trendy di gioielleria e oreficeria - proposte da 1300 brand di 35 Paesi esteri e naturalmente di tutti i distretti orafi italiani (Vicenza, Valenza, Arezzo, Milano, Napoli e Caserta). Per quanto riguarda i dati di affluenza dei visitatori,
VICENZAORO September ha fatto registrare oltre 19mila presenze. I primi ingressi sono stati 11.716, in equilibrio rispetto all’edizione di Settembre 2015. Il 40% dei visitatori professionali è giunto dall’estero. Si registra una sostanziale tenuta della presenza internazionale, a fronte di una lieve flessione della presenza nazionale. In merito ai Paesi esteri di provenienza dei buyer, si è registrata una buona performance dell’America del nord e di alcuni paesi del centro e sud America, mentre la provenienza degli operatori della zona UE ha evidenziato un andamento a velocità diverse. Germania, Francia e Spagna in leggero calo, Gran Bretagna, Grecia, Norvegia, Danimarca e Olanda in crescita. Buone le presenze dell’Europa centroorientale - in evidenza Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bosnia Erzegovina e Kazakistan - al netto degli operatori di lingua russa che hanno decisamente confermato un’importante contrazione sia in termini di presenze che di capacità di acquisto. Anche l’area del Golfo e dei Paesi limitrofi ha messo in evidenza una contrazione, per altro confermata da un andamento del mercato interno non positivo. Nell’area mediorientale spicca invece la crescita di Israele, mentre la Turchia ha evidenziato un momento difficile con un significativo calo. Buona performance della Cina mentre la piazza di Hong Kong ha fatto registrare una contrazione. Per quanto riguarda il sud-est asiatico, stabile la presenza indiana e in crescita quella tailandese. Annunciate le nuove date di VICENZAORO Dubai che non si svolgerà in Aprile, bensì dal 15 al 18 novembre 2017.
Via Donizetti, 14 - Valenza - 15048 - Italy T +39 0131 946234 - F +39 0131 971579 info@petramundi.com WWW.PETRAMUNDI.COM
IN REDAZIONE
Fantascienza?
NO, TECHNOCOUTURE!
Galatea, l’azienda americana che nel 2014 ha stupito il mondo mettendo a punto un metodo per impiantare un microchip all’interno delle perle (Momento Pearl), nel 2015 ha lanciato una linea di anelli di fidanzamento con diamanti definiti “interattivi”, al cui interno possono essere immagazzinati materiali audio e video di ogni tipo, grazie alla tecnologia NFC (Near-Field Communication) che non necessita di una batteria. Ai files contenuti nel diamante (nome commerciale: Momento Diamond) si può accedere tramite un’app dello smartphone. L’obiettivo, a detta del top management di Galatea, è quello di celebrare l’istituzione del matrimonio e il sentimento dell’amore eterno. 10
Parimenti il gioielliere inglese Gemporia ha ideato un anello di fidanzamento hi-tech mirato a scoraggiare l’infedeltà dei partner. Basato su tecnologia Bluetooth, si giova di un chip incistato nel diamante, mediante il quale si può monitorare costantemente l’amato/ amata... e così porre fine ad eventuali scenate di gelosia e salvaguardare il rapporto. Il congegno, inoltre, può rivelarsi particolarmente utile in caso di smarrimento o furto dell’anello, consentendo di seguirne le tracce. Pare insomma che la moda sia sempre più senza fili! In effetti l’intero fashion system si sta adeguando all’esigenza di essere costantemente connessi, per cui sviluppa soluzioni sempre più avanzate che hanno indotto
Federpietre Informa // IN REDAZIONE
Qui sotto: Google Glass e il Galaxy Dress di Cutecircuit. Nella pagina sinistra: due anelli Momento Diamond di Galatea
a coniare le espressioni wearable technology o fashionable technology. Non parliamo solo di smartwatch o fitness band, ma anche di modelli più “classici”.
ha installato nel suo flagship store romano uno strumento interattivo concepito dall’artista berlinese Andreas Nicola Fischer che riesce a comunicare gli stati d’animo di chi vi si connette tramite Twitter.
persino 007 forse si sognava soltanto.
dell’abito anche quando i led sono spenti (autentici pezzi da museo dell’avanguardia, Per molti, comunque, il non a caso già esposti nel prodotto più originale di Museo della Scienza e quest’ondata di novità è dell’Industria di Chicago); e costituito dai Google Glass, poi la cosiddetta Hug Shirt, Lo stilista inglese Adrien gli avanguardistici occhiali una maglietta interattiva che, Sauvage, ad esempio, ha che si utilizzano attraverso attraverso alcuni sensori presentato in collaborazione i soli comandi vocali. Altro Insomma, le wearable collegati con Bluetooth, con la Microsoft dei nuovi cardine dell’innovazione technologies stanno già permette di “abbracciare” pantaloni che consentono wearable è rappresentato portandoci il futuro sulla virtualmente una persona al cellulare di ricaricarsi e da quei dispositivi (in primis pelle, modellandosi sul nostro lontana (invenzione premiata di non avere più problemi di braccialetti) che controllano corpo per interagire con esso da Time Magazine nel 2006). batteria, grazie al dispositivo e registrano dati legati allo migliorando le performance In definitiva, la moda Nokia DC-50. stato fisico, come la distanza mediante il monitoraggio gioielleria compresa - è percorsa, il consumo di dello stile di vita e della salute sempre più fatta di clic Intanto la Nike ha lanciato calorie, il battito cardiaco, la in generale. In questo campo oltre che di tessuti, metalli, sul mercato le famose scarpe qualità del sonno. si sono distinti personaggi gemme, idee, stile, design, che si allacciano da sole Tali tracker possono anche decisamente “alternativi” tecnica. indossate da Martin McFly nel essere usati dalle aziende come la coppia Francesca secondo episodio della saga per attività commerciali e Rosella e Ryan Genz, creatori Comunque, ben venga la cinematografica “Ritorno al promozionali varie. del marchio londinese tecnologia indossabile dei futuro”. Cutecircuit, i quali a “Maker wearables, e non si biasimi Anche i nostri big della moda Faire”, il salone internazionale a priori la legittima ansia dei Pertanto, se siete rimasti si sono tuffati a capofitto della tecnologia digitale brand di elaborare un nuovo fermi alla fiction delle nel mondo hi-tech. Ermanno che si svolge a Roma, hanno modello di digital customer rocambolesche sortite di Scervino, stilista prediletto presentato capi avveniristici experience e di content James Bond che sfoggiava da Lady Renzi, ha pensato a con l’imprimatur nientemeno marketing… Nondimeno, tutto un orologio-factotum o una borse e occhiali sci-fi dotati che di AltaRoma. Lì hanno ciò non può non sollevare penna-killer, sappiate che già di mini telecamere Go-Pro sfilato in passerella modelli un’inquietante interrogativo da qualche anno è in corso che riprendono le reazioni come il Galaxy Dress, su cui dovremmo riflettere una vera e propria rivoluzione, della gente in eventi social, intessuto di 24.000 led di più: quanti nostri dati battezzata wearable mentre Ermenegildo Zegna ha applicati manualmente e possono essere raccolti e revolution, le cui armi sono proposto guanti touch-screen controllabili con una semplice analizzati attraverso questi oggetti come Apple Watch, che consentono di affrontare app per I-Phone, con 4.000 congegni? La risposta forse Google Glass, activity tracker, ogni circostanza meteo e, cristalli Swarovski incastonati potrebbe spaventare lo Oculus Rift, gadget cult che intanto, Renzo Rosso di Diesel che conservano la luminosità stesso Big Brother. 11
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Chi di
PREZZO FERISCE… Tutti i cambiamenti nel settore dei beni di lusso e le strategie di ripresa anti-crisi Si parla spesso di beni di lusso e di eventi che li accompagnano; non si parla abbastanza di un settore che oggi, a livello globale, sta subendo profondi cambiamenti (strutturali e congiunturali insieme). Per farsene un’idea, basta pensare al turnover di direttori creativi che ha animato le case di moda di recente, con pezzi da novanta sballottati da destra a manca in balia dei flutti (o meglio, dei flussi) contabili. Sì, l’industria dell’alta gamma è irrequieta e le sta provando tutte per trovare un nuovo “centro di gravità permanente”, per dirla alla Battiato. Prezzi esagerati, strapotere dei social, finanziarizzazione dell’economia, gigantismo degli eventi e delle campagne pubblicitarie dei grandi marchi (mentre i piccoli stanno a guardare), isteria collettiva dei saldi su cui ormai si concentra il grosso degli acquisti, consumatori sempre più smaliziati ed oculati nonché spossati da anni di crisi… Possiamo farci una vaga idea del Maelström in cui si dibatte la moda (di cui la gioielleria è sempre più parte integrante, volente o nolente). Dobbiamo poi considerare un altro aspetto, non per rincarare la dose, ma per
mettere in campo i vari fenomeni in atto e capire in quale direzione ci si sta muovendo. Il marchio inglese Burberry ha deciso di abbattere il concetto di stagionalità, organizzando d’ora in poi due sole sfilate con l’unione di menswear e womenswear (durante le edizioni della London Fashion Week di Settembre e di Febbraio). L’obiettivo è di aprirsi ad un consumatore globale interessato ai social media e desideroso di indossare immediatamente i capi visti in passerella. Infatti le collezioni saranno acquistabili subito (dicesi subito!) nei punti vendita fisici e online, cosicché si annullerà il gap di alcuni mesi tra presentazione e disponibilità. Seguirà una strategia simile anche qualche maison di gioielleria? Per Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, l’esigenza delle nostre aziende è quella di mettere la creatività in primo piano; d’altronde bisogna evitare “una perdita di appeal dei brand emergenti, impossibilitati ad aggredire il mercato dall’assenza di un’adeguata struttura industriale alle spalle”. Passando al capitolo prezzi, dobbiamo riconoscere che
- specialmente nel fashion - non sono più congrui né logici, specie quelli legati a marchi che vivono quasi solo di immagine. Con i chiari di luna del nostro tempo, c’è sì una nicchia di straricchi disposti a spendere in “specchietti per le allodole”, ma il resto dei consumatori se ne guarda bene! Così, in Italia, gran parte dei negozi tradizionali - sottocapitalizzati, spesso alle prese con il ricambio generazionale, privi di chance in termini di credito bancario, con fatturati relativamente modesti e comunque insufficienti a permettere significativi investimenti - hanno dovuto chiudere i battenti, stritolati dalle spire competitive della distribuzione organizzata, dei monomarca, dell’ecommerce, di altre tipologie merceologiche.
Ora, se non ci si riposiziona a 360°, scoppierà un’altra “bolla”. Vediamo le vetrine piene di prodotti di lusso con prezzi di gran lunga superiori al loro valore intrinseco e siamo consapevoli che non esiste più un pubblico che vuole e compra queste cose, attirato soprattutto dallo status symbol del logo. Una via d’uscita? Devono abbassare le penne i marchi costruiti solo con la forza dell’immagine: comunicazione, celebrities, passerelle ed eventi, ossia un sistema di alimentazione di sogni e illusioni che fatalmente fa lievitare i costi del prodotto. Per limitare i danni, alle aziende della moda e di tutto il settore d’alta gamma non resta che tornare a lavorare a testa bassa sulla qualità, sul servizio, sulla coerenza del brand rispetto La crisi ha cambiato il modo ai contenuti dell’offerta. di ragionare della gente, per E, parallelamente, non cui ora i dettaglianti devono possono permettersi di sforzarsi di proporre articoli trascurare la distribuzione. che, oltre ad essere “belli e ben fatti”, possiedono Come sintetizza il Professor una precisa destinazione Salvo Testa, Responsabile d’uso: i clienti non sono della Piattaforma Moda più meramente definibili della SDA Bocconi, “la come “aspirazionali”, tanto gente deve poter trovare meno distratti e ancor meno il pezzo che ad essa piace astratti. in tutti i canali distributivi: Certo, possiamo pur dalla piccola boutique sempre contare su tanti al department store, dal turisti stranieri disposti a monomarca a Internet. spendere decine di migliaia La forza di una buona rete di euro per un pezzo di distributiva sarà sempre di pregio artigianale, ma… più la multicanalità”. 13
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ESPORTARE
il bello e il ben fatto Trainate dall’ampliamento della classe benestante nei nuovi mercati (dalla Russia alla Cina), sono destinate a crescere in misura rilevante le vendite di prodotti “belli e ben fatti” (BBF), ovvero quei beni di consumo di fascia medio-alta caratterizzati da eccellente design, cura nella lavorazione, qualità dei materiali (nei settori alimentare, arredamento, abbigliamento e tessile casa, calzature, occhialeria e oreficeria-gioielleria). In pratica si stima che l’export passerà dagli 11 miliardi del 2014 ai 15 miliardi del 2021 lievitando
del 45% in sei anni (dati forniti dalla sesta edizione della ricerca “Esportare la dolce vita”, realizzata da Centro Studi Confindustria e Prometeia). Più esattamente, nel 2020 le Nazioni emergenti importeranno da tutto il mondo più di 230 mld di euro di BBF, ed oltre un terzo della domanda aggiuntiva verrà proprio da Russia, Emirati Arabi e Cina, mentre l’Asia in generale sarà l’area più dinamica in termini di crescita. Le potenzialità per la moda italiana sono dunque
enormi, dal momento che tra meno di un lustro nel mondo ci saranno 224 milioni di nuovi ricchi in più, la metà dei quali risiederà nei principali centri urbani di Cina, India, Indonesia e Brasile. Comunque la classe affluent si sta ampliando sensibilmente anche in Paesi più vicini a noi come la Turchia e, malgrado il rallentamento dovuto alle sanzioni economiche, la Russia, che resta uno dei maggiori acquirenti di BBF italiani con una spiccata sensibilità per le tematiche culturali, storiche e artistiche che evocano il Bel Paese.
(1,4 miliardi in più rispetto al 2014), si dovrebbe assestare l’oreficeriagioielleria: gli Emirati sono il Paese che più contribuirà all’aumento. Al secondo posto l’arredamento: 3,3 miliardi nel 2020, contro i 2,1 miliardi del 2014, con Emirati e Cina a fare la parte del leone. L’import di alimentare BBF italiano salirà a 2,5 miliardi, 554 milioni in più rispetto al 2014, con Cina, Polonia e Russia in prima fila. Le importazioni di calzature arriveranno a 2 miliardi (+684 milioni rispetto al 2014), quelle di occhiali a 858 milioni (dai 534 del 2014).
Ma a trascinare l’export, offrendo il contributo più elevato alla domanda di beni italiani, saranno soprattutto i ricchi Paesi del Golfo Persico (nonostante il crollo del prezzo del petrolio). Per le nostre imprese, al fine di entrare nei nuovi mercati, sono fondamentali l’attenta valutazione delle potenzialità dei consumi, il vaglio delle barriere commerciali esistenti e il supporto dei veicoli di promozione commerciale.
L’indagine di Centro Studi Confindustria e Prometeia avverte però che grandi opportunità non significano automaticamente facilità di accesso. Nella classifica dei 30 Paesi presi in considerazione gli Emirati svettano, seguiti in molti casi dalla Malesia e dai mercati europei. Russia e Cina, invece, non entrano nella top ten per accessibilità; Brasile, Argentina, Vietnam e Indonesia occupano addirittura la parte bassa della classifica.
Guardando ai singoli settori, l’abbigliamento italiano BBF sarà quello che “tirerà” di più: nel 2020 le importazioni sono previste in crescita fino a 3,7 miliardi (dai 2,7 del 2014), con il 29% della domanda proveniente dalla Russia e il 20% dalla Cina. Sullo stesso valore di 3,7 miliardi 14
Per agevolare i contatti le strade sono essenzialmente due: il turismo e l’offerta audiovisiva (ovvero quella serie di film, fiction, video musicali che lusingano i potenziali consumatori, trasformando bellezza e qualità in uno status symbol da possedere).
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PICCOLE IMPRESE: l’arte del fare 2.0
Senza nulla togliere alle performanti startup d’oltreoceano, può esistere una via italiana di successo per creare un’impresa o rigenerarne una esistente, puntando su settori tradizionali come quello dei preziosi.
In effetti, per avere un lavoro appagante non è indispensabile trasferirsi all’estero, come molti ragazzi si sentono costretti a fare, ma ci si deve orientare a quel manifatturiero in cui si annidano le migliori competenze tricolori che si tramandano, insieme a gusto e capacità di design, su cui poi possono pure innestarsi le tecnologie. Prima comunque viene sempre il lavoro manuale di qualità.
la strada per fare impresa all’italiana “non vuole dire furberia o sponteneismo, ma saper leggere in modo contemporaneo il passato, puntando sulle nostre specialità, e cioè piccola dimensione, proprietà familiare, vocazione imprenditoriale e settore manifatturiero”. Non sembra il ritratto del mondo della gioielleria?
internazionale, del self-made man, dell’inseguimento ossessivo della carriera e della professione di prestigio; emerge invece l’importanza dell’impegno rispetto al risultato, del saper fare bene, del mantenere la propria identità, della costruzione di legami forti, della priorità della persona sul mezzo: in sostanza, del bisogno di rispondere a una sfida formativa prima che economica.
In terzo luogo, le aziende italiane hanno orizzonti di tempo più dilatati, mentre quelle USA puntano decisamente ai risultati a breve termine. Inoltre, se lo startupper americano può considerarsi un centometrista, l’italiano è definibile come un maratoneta!
Infine, il contesto finanziario: le imprese Nel suo lungo viaggio italiane devono quasi attraverso lo Stivale, Marina sempre rivolgersi È l’interessante tesi Puricelli ha incontrato 31 Ma quali sono, in sintesi, le all’autofinanziamento, non sostenuta nel libro “Il futuro giovani imprenditori (al di differenze fondamentali tra le potendo contare come le nelle mani” (ed. Egea) di sotto dei 35 anni) di vari piccole aziende nazionali e le americane sul supporto di Marina Puricelli, docente comparti produttivi, che start-up americane (di cui le venture capital o private di Organizzazione presso hanno radicata in sé la più note sono indubbiamente equity. l’Università Bocconi di “cultura del fare” e quando quelle della Sylicon Valley)? È importante sottolinearlo Milano. si esprimono non dicono mai per non alimentare vane “io sono”, ma “io faccio”. A Abbiamo già rilevato che i illusioni. Per scriverlo la studiosa ha conferma che la medesima nostri imprenditori fondano incontrato una trentina di “cultura del fare” non è un la loro idea di business su In conclusione, la tradizione giovani imprenditori, da Nord valore astratto, ma qualcosa un’abilità tecnica o manuale; italiana del fare microa Sud, che operano a livello di profondamente consolidato gli americani, all’opposto, impresa può essere artigianale, compreso un in questi ragazzi brillanti. sono soprattutto ricercatori vincente ad ampio raggio: orafo che ricorre alle nuove Passando da una realtà universitari con competenze che siano startup o aziende tecnologie di comunicazione all’altra descritta nel tecnologiche. Quindi per gli rigenerate poco importa, per la commercializzazione volume, non si può non imprenditori del Bel Paese perché a distinguerle sono dei monili personalmente constatare - prima con la dimensione tecnologica la cultura del territorio realizzati. stupore, poi con naturalezza non conta tanto quanto e l’impegno in settori - come venga drasticamente l’innovazione nel prodotto, tradizionali. Un modello che Meglio, però, sgombrare meno il mito del talento, nel design, nella distribuzione viene dal passato, ma che subito il campo dagli equivoci: quello della formazione e nella comunicazione. guarda fiducioso al futuro. 15
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Il lusso che verrà Le aziende del lusso dovranno fare i conti sempre più, nei prossimi anni, con consumatori dai gusti, esigenze, profili molto differenziati. Su tutti si impongono i Millennials, persone di età compresa tra i 18 e i 34 anni, sparsi in ogni continente ma con alcune caratteristiche in comune, ad esempio l’attenzione alla sostenibilità ambientale e la sensibilità ai temi etici. Oggi nel mondo vivono 2,3 miliardi di giovani e l’85% di essi risiedono in Paesi in via di sviluppo: molti di costoro domani saranno acquirenti di gioielli e altri beni d’alta gamma, a cominciare dai Cinesi. Dall’indagine “True Luxury Global Consumer Insight”, recentemente realizzata da Fondazione Altagamma con Boston Consulting Group ed Exane Bnp Paribas, risulta che i clienti dei prodotti di lusso saliranno dai 400 milioni del 2015 ai 480 del 2022. Per consumatori di lusso si intendono persone che spendono ogni anno più di 21mila euro in beni di alta gamma (il 30% di essi arriva a 40mila). Il valore del mercato globale luxury nel 2022 farà registrare 290 miliardi di euro in più rispetto ad oggi, superando quota 1100 miliardi di euro. In particolare, i consumi di lusso personale ed esperienziale passeranno da 845 miliardi di euro a 1.135 miliardi di euro (+34%). In un tale scenario, tuttavia, la concorrenza opererà una selezione, che sarà vinta da quanti non punteranno solo sulla qualità ed esclusività
dei propri prodotti, ma anche sulla loro “moralità”. Vincenti saranno quei gruppi in grado di rivolgersi alla generazione destinata al consumo d’élite. Si tratta di giovani globali, ottimisti, aperti alle novità e digitalizzati, con stili di consumo diversi, per cui le aziende sempre più dovranno
fare acquisti nel Paese di origine di un brand di lusso («un aspetto, questo, su cui i marchi dovrebbero investire e comunicare di più» ha sottolineato Luca Solca di Exane Bnp Paribas). Tutti tratti condivisi sia dal consumatore maturo sia dai Millennials.
Per tutti loro è fondamentale trovare qualità, esclusività, artigianalità e anche sostenibilità. Le imprese italiane orafe e della moda in generale, però, anche se stanno diventando sempre La ricerca targata Altagamma più attente ai temi etici, ha anche rivelato che la città forse sanno ancora poco di Milano sta guadagnando dei due miliardi e 300 mila posizioni come meta Millennials - definiti il preferita per i consumatori “sesto continente” - che del lusso, compresi i più rappresentano il futuro del giovani: nel 2015 si è segmento del lusso. attestata al quarto posto Per quanto riguarda nello nel mondo, alle spalle di specifico i Cinesi, essi amano Parigi, New York e Londra, ma spendere all’estero più risulta terza nella classifica che in patria, cosicché “la delle città che si intende Cina costituisce il 7% del visitare nel 2016 per motivi di mercato dei personal luxury shopping. goods, ma oltre il 70% delle Ad attrarre sono soprattutto spese dei Cinesi è effettuata l’elevata possibilità di all’estero”, come ha scelta, la miglior esperienza evidenziato Antonio Achille, di marca, l’occasione di Managing Director BCG. conoscere e parlare il loro linguaggio. “The millennials are the brainiest, besteducated generation ever” scriveva non molto tempo fa sull’Economist Robert Guest.
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Secondo Armando Branchini, Vicepresidente di Fondazione Altagamma, “i Millennials stanno dando nuova linfa all’industria, ma nel contempo la stimolano ad un cambiamento profondo. Quindi la crescita della digitalizzazione e il comportamento dei consumatori sono aspetti da decodificare e su cui investire. Pensiamo solo all’usanza dello swapping, lo scambio. I Millennials sono fautori di un’esperienza a tempo dei marchi di lusso. Ma questo è un problema di tanti brand. Anche la Ferrari studia il modo affinché le auto dei suoi clienti non restino confinate in garage. La sfida è aperta per tutti”. In definitiva, questa nuova categoria di giovani, che rappresentano l’avvenire dell’industria dei gioielli e del lusso, e l’avvenire tout court del nostro pianeta, fa scaturire nuova linfa ed un grande stimolo al cambiamento, specialmente culturale, per tutti. Dobbiamo imparare a capire i loro codici per intercettare i desideri che hanno di cose italiane “belle e ben fatte”. “Luxury is a state of mind, not a brand or a price point. Millennials still want luxury, but luxury that expresses their personal values… Prepare to Catch the Millennial Wealth Wave with a Unity Marketing Study” è il consiglio di Robert Guest de The Economist.
ECONOMIA
di Guglielmo Barone, Guido de Blasio e Sauro Mocetti
La stretta creditizia non è uguale per tutti In che misura il restringimento dell’offerta di credito ha contribuito al rallentamento dell’attività economica in Italia? Uno studio recente, che utilizza dati sulle province, suggerisce che gli effetti non sono stati di poco conto. E sono stati diversi tra regioni, settori e categorie di impresa. Ne parlano qui tre illustri economisti che collaborano con lavoce.info.
economica che colleghiamo alle variazioni dell’offerta di credito è l’andamento del Pil.
Misurare il credit crunch Per cogliere le variazioni del credito attribuibili alla sola componente di offerta, abbiamo utilizzato dati panel relativi all’andamento dei prestiti di ciascuna banca in ciascuna provincia italiana. Il fatto che in ogni provincia Credito siano presenti più banche e e attività economica che una stessa banca operi Nel corso della grande crisi in più province ci consente di il credito all’economia ha stimare quanta parte della fortemente decelerato e per variazione del credito sia alcuni anni si è contratto in attribuibile alla domanda dei misura consistente. Il quesito è vari territori e quanta, invece, quanto la riduzione del credito alle politiche di offerta delle sia dipesa dalla contrazione singole banche. Quest’ultima della domanda di fondi da componente, che rappresenta parte di famiglie e imprese e una misura dell’offerta di quanto, invece, abbia tratto finanziamenti per ciascuna origine da un restringimento banca, al netto degli dell’offerta da parte delle andamenti della domanda, banche (credit crunch) e viene poi riaggregata in base dunque abbia esacerbato la alle quota dell’intermediario recessione. Già diversi lavori nel mercato provinciale. Sulla hanno cercato di rispondere base di questo indicatore, si alla domanda nel caso italiano, osserva come la restrizione del sfruttando il fatto che le credito sia stata di intensità variazioni dell’offerta di credito diversa nelle varie aree del sono state differenziate tra Paese, con una variabilità i diversi intermediari, per geografica diversa dalla poi verificarne l’impatto tradizionale dicotomia tra su grandezze economiche Centro-Nord e Mezzogiorno. rilevanti, quali gli investimenti. In particolare, la restrizione Un nostro lavoro recente creditizia, nel periodo qui contribuisce a questo filone esaminato, ovvero sino al 2011, di ricerche concentrandosi è stata più marcata in alcune sulle differenze tra le diverse province dell’Italia nordprovince italiane. La grandezza occidentale, del Lazio e delle
regioni insulari.
riguardato, sebbene in misura meno accentuata, anche la L’impatto sul Pil dinamica dell’occupazione, Gli effetti sul Pil sono mentre non si nota alcun direttamente visibili dal grafico effetto sulle esportazioni: sopra riportato, dove abbiamo le imprese votate all’export diviso le province italiane in sono quelle più produttive, due gruppi, a seconda del con maggiore capacità grado di restrizione del credito di autofinanziamento e cui sono state soggette tra il che meno hanno risentito 2008 e il 2011. Fatto pari a 100 dell’inaridimento dei fondi il livello del valore aggiunto nel bancari. 2007, la figura mostra che dal L’impatto sul valore 2008 in poi l’attività economica aggiunto non si riscontra nel è caduta dappertutto, ma quadriennio pre-crisi (2004in modo più marcato nelle 2007): nelle fasi cicliche aree maggiormente esposte “normali” gli effetti reali delle a fenomeni di razionamento. variazioni del credito bancario In termini più formali, in base sono molto circoscritti alle nostre stime, a un punto probabilmente perché l’offerta percentuale di calo dell’offerta è in grado di accomodare di credito è corrisposta ampiamente la domanda. una flessione di 0,13 punti percentuali del valore aggiunto. L’effetto negativo della Dall’analisi sono emerse altre riduzione del credito è stato evidenze interessanti. limitato alle imprese medioL’effetto negativo della piccole, verosimilmente più riduzione di credito ha dipendenti dal canale bancario. Elaborazioni degli autori sulla base dei risultati del lavoro di Barone, de Blasio e Mocetti (2015), The Real Effects of Credit Crunch in the Great Recession: Evidence from Italian Provinces.
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L’INGREDIENTE
che fa guadagnare tutti
Rendere visibile l’invisibile, generare valore per il cliente e per tutta la filiera, sviluppare una strategia businessto-business-toconsumer. Sono questi i temi al centro del libro “Ingredient Branding: Making the Invisible Visible” di Philip Kotler e Waldemar Pfoertsch, ripresi poi in un interessante articolo da Erica Corbellini, SDA Professor of Strategic and Entrepreneurial Management dell’Università Bocconi di Milano (www. ideas.sdabocconi.it/ strategy/archives/2506). È senz’altro opportuno riassumerlo qui ad uso degli imprenditori orafi, che vi troveranno molti spunti di riflessione. La professoressa Corbellini parte dall’esempio del marchio di abbigliamento sportivo Gore-Tex, che i clienti sono disposti a pagare di più perché veicola una promessa - quella di una maggiore traspirabilità e resistenza agli agenti atmosferici - a cui credono, anche se non riescono a capirne il funzionamento tecnico. E ci credono perché da anni questa
caratteristica invisibile nell’estetica del capo finale è stata comunicata con un linguaggio emozionale capace di collegare il concetto hard della tecnologia a quello soft dell’evasione. In sostanza, Gore-Tex ha saputo rendere l’invisibile visibile. Lo stesso potrebbe dirsi per la fibra Lycra, diventata sinonimo di comfort nell’abbigliamento intimo e non solo, grazie al nome “giusto” ed a continue campagne pubblicitarie con celebrities, operazioni di co-branding con aziende a valle e innumerevoli cartellini ed etichette.
Il valore delle materie prime per essere percepito deve essere comunicato. In altre parole, l’internal brand deve diventare external. I succitati autori del libro Kotler e Pfoertsch definiscono l’ingredient brand come “the technical term of this strategy of taking the product originally a business-tobusiness product - to the consumer marketplace, where it gains global recognition”. Il punto cardine del loro
argomentare è che, dopo alcuni anni di investimento, il valore dell’ingredient brand può giungere a superare quello del prodotto finito nel quale è inserito. A questo punto, infatti, l’internal brand non dipende più dalla fama del marchio del prodotto finito di cui è una componente, e d’altro canto è possibile passare dalla filosofia B2B a quella B2C. È questo il percorso seguito da marchi come Zegna e Loro Piana che dai tessuti sono passati al capo finito facendo leva proprio sulla notorietà e la qualificazione ottenute con investimenti pioneristici nella comunicazione della materia prima. Lo stesso discorso vale per Swarovski, tanto per avvicinarci al settore orafo, un’azienda che dagli animaletti di cristallo venduti nei negozi di casalinghi è diventata protagonista del mondo dei bijoux grazie ad anni di cooperazione con i maggiori stilisti. Ma come si fa a sviluppare una strategia B2B2C quando non si può contare né su un corposo ufficio marketing né su budget elevati? E soprattutto come è possibile quando i nostri clienti sono marchi importanti poco inclini ad accettare che un’altra creatività si sovrapponga 18
alla loro e assai timorosi di aumentare il potere contrattuale del fornitore? In Italia non mancano validi esempi di aziende che hanno investito in una strategia B2B2C, costruendo la loro identità di marca non in opposizione, ma in modo complementare ai valori funzionali ed emozionali dei brand di prodotti finiti loro clienti. Nel mondo dei tessuti si sono distinti Vitale Barberis Canonico, il lanificio più antico del mondo con i suoi 350 anni di storia, e il Gruppo Albini (la cui mission è di “creare i tessuti per camicia più belli del mondo”). L’Amministratore Delegato di quest’ultima realtà in un’occasione ha dichiarato: “Oggi il consumatore è sempre più consapevole, attento, comparativo. Un consumatore che vuole conoscere il prodotto in tutte le componenti, sempre più interessato alle materie prime e alle fibre, alla qualità intrinseca dei tessuti, all’innovazione, alla sostenibilità nel senso più ampio, ambientale, sociale, dei territori. Ecco questi valori così attuali dei consumatori evoluti di oggi, sono precisamente i valori più tipici della filiera tessile italiana. Per questo possiamo e dobbiamo evolverci insieme ai nostri clienti, in un rapporto win-
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Sotto da sinistra: la copertina del libro “Ingredient branding”, Erica Corbellini, SDA Professor of Strategic and Entrepreneurial Management dell’Università Bocconi di Milano, e la copertina della “Rock&Roll Gentlemen’s Style Guide”.
INGREDIENT-BRANDING: L’ingredient-branding, nel marketing, è la creazione di un marchio per un ingrediente o per un componente di un prodotto, che proietta la qualità o le prestazioni di quel componente. Ha una connotazione speciale in quanto non può essere chiaramente assegnato a un reale bene di consumo. Il consumatore acquista il prodotto finale influenzato positivamente dalla presenza del suddetto ingrediente “fantasma”.
win che crea valore, perché basato sull’educazione del consumatore finale a riconoscere, apprezzare, e perciò ricompensare adeguatamente, il valore di ciò che acquista”
non quello industriale dei tecnici di produzione.
bello slogan di Woolmark, una ‘ReWOOLution’ che metta al centro Si prenda appunto il caso della comunicazione la del suddetto Vitale Barberis naturalezza, purezza, in un Canonico, che nel 2013, certo senso eternità della per celebrare l’importante materia prima di qualità, anniversario della sempre però con quel Educare il consumatore alla fondazione ha realizzato, in twist che rende il classico qualità del prodotto - ovvero collaborazione con la rivista contemporaneo”. agli elementi tangibili Rolling Stone, un manuale (performance, innovazione di stile, la “Rock&Roll Comunque, abbiamo voluto e sostenibilità) e intangibili Gentlemen’s Style Guide”, porre questa domanda (creatività, heritage del con l’obiettivo di educare (ineludibile) ad Erica produttore, story telling all’eleganza dell’abito Corbellini: quante piccole emozionale del marchio su misura attraverso aziende, benché eccellenti, ingredient) - può accrescere le immagini di rockstar possono permettersi una sia la disponibilità a pagare vestite con abiti formali. strategia B2B2C, che giochi un premium price sia il Tale sodalizio inedito è sul binomio classicolivello di fidelizzazione. stato poi presentato a Pitti contemporaneo? Ci sono Uomo 84 con la Rock&Roll iniziative a costo zero (o L’ingredient branding Gentlemen’s Style Lounge: quasi) che potrebbero può così rappresentare un fatto clamoroso perché essere intraprese anche una strategia in cui tutti prima di allora nessun dalle PMI in ottica di risultano vincitori, tanto marchio di tessuto era ingredient branding? il fornitore quanto il entrato nel tempio del Ci ha risposto la produttore, perché tutti prodotto finito maschile. professoressa: operano per il comune “Il tema delle risorse obiettivo di aumentare “Nel binomio tra tradizione necessarie per comunicare il valore percepito del e futuro - scrive Corbellini è senza dubbio rilevante. prodotto. - vi è quindi la ricetta Perché ciò avvenga è per un ingredient brand Tuttavia ritengo che tuttavia necessario di successo. Per essere veicolare l’ingredient in un punto di riferimento molte piccole imprese modo emozionale, ovvero autorevole ma anche per dovrebbero chiarire, parlare il linguaggio del diventare un immaginario consumatore finale e aspirazionale. Come nel anzitutto a se stesse, 19
e poi ai propri clienti, che cosa di unico, differenziante e rilevante hanno da dire: quali sono le tre parole/aggettivi chiave che definiscono il loro brand? Poi, una volta identificato cosa vogliono dire (nella mia esperienza la cosa più difficile), il come può essere realizzato attraverso un sito con un look&feel coerente, ben indicizzato, ricco di contenuti che educano. O con dei cine-video che in 6 secondi obbligano la creatività a lavorare nei limiti e perciò ad esprimersi al meglio. O con una pagina facebook in cui raccontare non solo il proprio prodotto ma anche il mondo che lo ispira. In generale il cosa vogliamo essere dovrebbe essere declinato in qualunque mezzo, dalla bunch dei tessuti al pendaglio, alla shopping bag. Più che dei mezzi oggi abbiamo bisogno di idee“.
Come sempre, l’Istituto Gemmologico Italiano è il punto d’ incontro della Gemmologia. La formazione gemmologica, ormai strategica per orafi, è il cuore dell’attività IGI ecco il calendario per i prossimi mesi con numerosi corsi da non perdere!
Corsi SEDE DI MILANO CORSO SUL DIAMANTE (5 moduli - 150 ore totali) 12 settembre 2016 CORSO DIAMANTE V 1 tipo (1 modulo - 30 ore) 19 settembre 2016 CORSO SULLE PERLE (1 modulo - 30 ore totali) 17 ottobre 2016 CORSO INFORMATIVO BASE SUL COLORE - CIB (2 modulo - 60 ore totali) 24 ottobre 2016 CORSO INFORMATIVO TEORICO E PRATICO DI STIMA DI GIOIELLI (3 giorni -18 ore totali) 14 novembre 2016 CORSO INFORMATIVO BASE SUL DIAMANTE - CID (2 modulo - 60 ore totali) 28 novembre 2016 SEDE FORMATIVA DI ROMA CORSO DIAMANTE V 1 tipo (1 modulo - 30 ore) 05 settembre 2016 CORSO SUL DIAMANTE (5 moduli - 150 ore totali) 19 settembre 2016 CORSO SULLE GEMME DI COLORE 1° LIVELLO (3 moduli 90 ore) 26 settembre 2016 CORSO SULLE PERLE (1 modulo - 30 ore totali) 14 novembre 2016 C/O CENTRO ORAFO IL TARÌ CORSO SUL DIAMANTE (5 moduli - 150 ore totali) 03 ottobre 2016 SEDE FORMATIVA DI VALENZA in programmazione SEDE FORMATIVA A CATANIA in programmazione
Giornate di aggiornamento SEDE DI MILANO - 10 ottobre 2016 SEDE DI ROMA - 28 novenbre 2016 Partecipazione gratuita rivolta a Diplomati e Gemmologi Orario 9:30 - 12:30 Queste giornate sono aperte anche ai non soci con un costo di 50,00 € + IVA ad incontro Titolo rilasciato: Attestato di Partecipazione
Esercitazioni ed esami FEEG SEDE DI MILANO ESERCITAZIONI PRATICHE - 27-30 settembre ESAME TEORIA E PRATICA - 11 ottobre Partecipazione rivolta ai Gemmologi Costo esame 300 € Orario 9:00 - 12:30 / 13:30 - 16:00 Titolo rilasciato: Diploma FEEG
Per informazioni e prenotazioni chiamaci! Tel. 02 80 50 49 92 | e-mail: info@igi.it | www.igi.it
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reshoring:
quando l’impreditore dice ho sbagliato…
“Qualità e miglioramento: ecco perché le imprese fuggite all’estero per produrre ora tornano a casa”. Così si intitola un recente articolo di Paolo Preti, docente bocconiano di organizzazione delle piccole e medie imprese, che spiega in modo chiaro e diretto i fenomeni in atto.
competitivi presso i clienti tradizionali, molte imprese hanno capito che è meglio invertire la strategia: non vecchi clienti da mantenere con lo sconto “facile”, ma nuovi clienti da conquistare con prodotti continuamente migliorati qualitativamente, per immagine e per i servizi ad essi collegati. E poiché nulla di L’economista non usa giri tutto ciò è facilmente di parole: si legge reottenibile nei Paesi della shoring ma va inteso “ci delocalizzazione, dove siamo sbagliati, siamo stati è perseguibile solo un precipitosi”. costo unitario inferiore Con questo termine si per beni standard e di intende l’azione di quelle media-bassa qualità, ecco aziende che adesso, dopo il rientro in patria, un po’ avere delocalizzato la alla chetichella in verità, produzione in Paesi più o e la rivalutazione della meno lontani, hanno deciso nostra diffusa capacità di riportare quelle attività manifatturiera. entro i confini nazionali. C’è un altro fenomeno che, sia pure di minore portata Finita l’epoca in cui era di quantitativa, può essere moda andarsene in cerca di assimilato al suddetto. costi di produzione più bassi Spesso è capitato di - piuttosto che di nuovi ascoltare, nella Babele mercati da conquistare - per di trasmissioni televisive tentare così di essere più in cui la protesta regna
sovrana a scapito della proposta, la minaccia di tanti imprenditori lombardi, friulani e veneti di andare ad operare oltre confine nelle più accoglienti Svizzera e Austria per abbattere i costi burocratici e ottenere immediati tornaconti in servizi e facilitazioni. Orbene, è mai andato qualche giornalista a verificare poi quanti imprenditori hanno effettivamente trasferito la propria sede in quegli ospitali “paradisi”? No? Peccato, avrebbero scoperto che solo una modesta percentuale, meno del 10%, passava dalle parole ai fatti. C’è ancora un altro fenomeno da sottolineare. Nel dibattito economico ogni tanto ci si infervora nel difendere il Made in Italy dalle incursioni di capitali stranieri a caccia di aziende nostrane: anche i più accaniti difensori dell’italianità, tuttavia,
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quasi sempre dimenticano di sottolineare, oltre alla non riconosciuta abilità delle nostre imprese nell’acquistare aziende estere, la prassi di lasciare le aziende neo-acquisite da capitali esteri qui dove hanno sempre operato, perché è qui che risiedono quelle competenze che permettono di realizzare i prodotti per cui le aziende stesse sono appetibili. C’è poco da discutere, il nostro Paese ha una tradizione e un retroterra assolutamente originali e, dunque, difficilmente sostituibili se non per strategie dal respiro cortissimo o mode destinate ad una assai rapida obsolescenza. Altrove non si può trovare quello che in Italia, pur tra mille problemi, è esperienza consolidata e diffusa, sia in termini imprenditoriali che operativi. Sic!
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di Carmine Tripodi SDA Professor of Strategic and Entrepreneurial Management
ADELANTE, CUM JUICIO. Cinque idee per lo sviluppo delle PMI Quando nei Promessi Sposi il cancelliere Ferrer si trova con la sua carrozza nel mezzo dei tumulti scatenati dalla decisione di fissare un calmiere al prezzo del pane, nella concitazione del momento e nel tentativo di raggiungere in fretta un luogo più tranquillo, il Manzoni gli fa pronunciare la frase rivolta al suo cocchiere poi diventata famosa: “Pedro, adelante con juicio”.
sottrarsi o che il posto più tranquillo che Ferrer desidera raggiungere in fretta sia l’immagine del maggior successo a cui ambisce l’azienda, è chiaro che per raggiungere questo obiettivo occorra coniugare il coraggio dell’azione con la prudenza della valutazione. Gli imprenditori più illuminati hanno compreso che non ci sono alternative e che occorre imparare a gestire anche queste situazioni.
anche fosse questa la soluzione migliore per il successo, la convinzione che la direzione da seguire sia la stessa del passato deve rafforzarsi attraverso la valutazione di ipotesi alternative che, a ragione, sono state scartate.
evitando il rischio di non affrontare il problema per un eccesso di prudenza che suggerisce di investire le risorse verso qualcosa di più concreto e tangibile. Avere costantemente attivi gruppi di lavoro destinati a rafforzare l’efficacia degli strumenti di misurazione Certo passare delle performance, a far dall’accettazione teorica diventare il budget parte di un principio, in fondo della cultura aziendale, a condivisibile, alla monitorare con attenzione costruzione di occasioni i risultati dei concorrenti, concrete nelle quali a interrogarsi sui più sperimentare qualche interessanti percorsi di Quello che è un misto “Andare avanti”, nel senso novità non è sicuramente sviluppo e a trasferire tra un suggerimento di sperimentare nuove immediato, né, talvolta, tutte queste riflessioni e un ordine, descrive strade, di cimentarsi così difficile e costoso. in un piano industriale di con efficacia la linea di in nuovi progetti, di Quali sono, dunque, per le medio periodo, rappresenta condotta da seguire per confrontarsi con altri, di PMI, le regole da seguire una occasione di crescita tirarsi via da una situazione testare forme diverse di per sopravvivere, procedere che occorre perseguire. difficile, ma è anche un collaborazione, scartando e migliorare? Naturalmente, prestando bellissimo manifesto di tutto quello che in ultima grande attenzione alla quanto dovrebbero fare le analisi non si sposa con le 1. Accelerare i tempi scelta dei fornitori e del piccole e medie imprese. caratteristiche dell’azienda necessari ai salti prodotto, attenti a non “Affrettarsi” e “andare e di chi la gestisce, di managerialità sprecare le limitate risorse avanti”, conservando al ma mantenendo forte a disposizione, ma fiduciosi contempo “saggezza” e l’ambizione di far crescere La presenza di progetti che scelte oculate possano “prudenza”. Un’apparente costantemente il modello di sviluppo manageriale, ampliare le possibilità per contraddizione da di gestione dell’azienda. condotti in collaborazione ulteriori investimenti. superare tra l’incedere, che “Essere prudenti”, nel con professionisti esterni comporta inevitabilmente senso di valutare con in grado di apportare 2. Cercare sfide qualche rischio, e il grande attenzione a quali contributi di valore, che con nuovi clienti rimanere prudenti, che può progetti dare priorità, di coinvolgano gli uomini condurre all’immobilismo. misurare i risultati dei chiave dell’azienda, è Un decisivo fattore di tentativi effettuati, di una scelta decisiva se si crescita è rappresentato “Affrettatevi, ma con monitorare costantemente intende evolvere in maniera dagli stimoli provenienti prudenza”: contraddizione l’impiego delle risorse, solida e duratura al passo dai clienti più esigenti, o unica via per le PMI? evitando di interpretare il con i tempi delle sfide che richiedono Che i tumulti della folla concetto di prudenza nella competitive attualmente standard qualitativi e rappresentino la crescente direzione, pericolosa, di poste dal mercato. Anche comportamenti per i quali competizione dalla continuare a fare sempre lungo questo sentiero è può essere necessario quale occorre provare a le stesse cose. Qualora importante sperimentare, mettere in discussione 22
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Sotto: la copertina del libro “Adelante, con Juicio” e Carmine Tripodi
alcuni aspetti del modello di business consolidato. Per questo motivo è opportuno fare un passo in avanti anche in tale direzione, cercando di ingaggiare un dialogo con clienti sfidanti, allo scopo di individuare gli elementi che mancano al sistema di offerta per essere competitivi su altri target. La prudenza in questo caso può consigliare di temporeggiare se gli stravolgimenti necessari sono esagerati, ma aver cominciato a prendere in considerazione una nuova opportunità è il modo migliore per iniziare il lavoro e mettersi in condizione di raggiungere, presto o tardi, il risultato. 3. Approfondire le opportunità di nuovi mercati In maniera analoga, occorre sfidarsi nell’ampliamento nella conoscenza di nuovi mercati, propedeutica all’apertura di nuove opportunità commerciali. A proposito di internazionalizzazione, è forte la sensazione che spesso le aziende, pur vendendo i propri prodotti
in molti mercati esteri, non ne conoscano a fondo le logiche competitive e perdano qualche opportunità. Fare un passo avanti in tal senso vuol dire sviluppare capacità di analisi, avendo un punto di osservazione non troppo distante dai mercati di interesse, allo scopo di comprendere i fattori decisivi per incrementare le possibilità di successo. In questo caso la prudenza potrebbe suggerire di concentrarsi su uno o pochi mercati e adottare un approccio selettivo, che meglio si concilia con investimenti importanti da realizzare e limitate risorse disponibili. 4. Dedicare tempo ed energie alla formazione Quanto siano importanti le occasioni in cui gli uomini di azienda si coinvolgano in attività di formazione appare in tutta la sua evidenza quando li vedi impegnati in aula, lontani dalla quotidianità operativa, con qualche minuto di tempo per pensare, con la possibilità di misurare i
loro strumenti gestionali con le best practice di settore, costretti a confrontarsi con colleghi che affrontano medesime sfide e incontrano simili difficoltà. Certo, scegliere un programma di formazione che esponga a tutti questi stimoli positivi non è scontato, ma occorre cercarlo con determinazione per fare un passo in avanti in una direzione in cui questo è possibile e oltremodo utile. Possibile, perché l’investimento necessario per la formazione è sostenibile anche per aziende di più piccole dimensioni. Utile, perché produce energia positiva in capo alle persone coinvolte e stimola riflessioni sull’interpretazione del proprio ruolo in azienda, oltre ad allineare le competenze agli standard richiesti. Quasi mai mi è capitato di vedere imprenditori coinvolti in programmi di formazione di qualità pentiti di aver deciso di partecipare; più spesso mi è capitato di vedere imprenditori che non sono riusciti a partecipare, ritenendo fosse più prudente non
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allontanarsi per qualche giorno dalla gestione quotidiana. 5. Valutare i vantaggi delle collaborazioni Infine un occhio alla crescita e alla dimensione che arricchisce le opzioni strategiche a disposizione delle aziende. È ormai assodato che questo sia un aspetto a cui porre grande attenzione nei prossimi anni, così come è naturale considerare la crescita interna un percorso caratterizzato da tempi lunghi. Ecco allora che l’analisi di possibili strategie di collaborazione, tanto a livello di fornitura e di sviluppo prodotti, quanto a livello di vendita e di sviluppo del brand è una attività che può aiutare a individuare partnership strategiche e ad esplorare qualche contatto. Ancora una volta, non necessariamente con l’obiettivo imprudente di fare tutto e subito, ma con l’ambizione di selezionare i percorsi più profittevoli di sviluppo e lavorare con sistematicità per la loro realizzazione.
CULTURA
IL PRINCIPE degli orafi È stata dedicata ad un grande orafo e gioielliere la straordinaria mostra monografica “Alfredo Ravasco. Il Principe Degli Orafi” che il FAI - Fondo Ambiente Italiano ha proposto al pubblico con notevole successo fino al 6 Gennaio scorso a Milano, in quel luogo di delizie novecentesche che è la Villa Necchi Campiglio. Curata da Paola Venturelli, la preziosa esposizione vantava la presenza di oltre novanta opere, tra oggetti d’arredo e di arte sacra e devozionale, per lo più inedite e di provenienza privata, accompagnate da
disegni, bozzetti, fotografie e documenti storici. L’iniziativa era inserita nell’ambito della manifestazione “Manualmente” - a cura di Angelica Guicciardini consacrata all’artigianato di alta qualità. Il tema scelto per il 2015 era proprio l’arte orafa e dell’intaglio. Ammirando le magnifiche coppe, scatole, bomboniere, soprammobili e centrotavola creati da Ravasco (18731958), tutti ornati con gemme, coralli e perle, si è potuto comprendere l’importanza e la carica “rivoluzionaria” di questo autentico Maestro
modernista, il quale più di tutti “concretizza lo spirito innovatore che distinse le arti milanesi durante la prima metà del Novecento”, come ha affermato la Venturelli. Orafo-scultore-gioielliere di primaria grandezza, Alfredo Ravasco trovò la sua cifra elettiva nella semplicità e nella purezza delle linee, agevolando il passaggio dell’oreficeria tardoottocentesca ad un rinnovato ordine classico. Collaborò a lungo anche con un “mito” del design come Gio Ponti, con il quale condivise l’anelito a rompere gli schemi
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mentali preconcetti per ridare respiro e libertà alle forme: per lui non era tanto la materia a rendere moderno un oggetto quanto la sua costruzione attraverso nuove modalità, senza abbandonare l’impiego dei materiali consueti. Per comprendere il suo modus operandi bastava contemplare in mostra, ad esempio, il sontuoso Trittico con razza e polpi, avente base in malachite e animali in smalto (proveniente dalle Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco) o il Portaprofumo in gres e perle del 1923 (concesso in prestito dal
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Nelle foto: alcune creazioni di Alfredo Ravasco e il ritratto dell’artista eseguito dal pittore Aldo Mazza.
Museo Nazionale della Scienza Profondo conoscitore della e della Tecnologia “Leonardo moda parigina degli anni ’20, da Vinci”). Ravasco creò gioielli rigorosi con iterati motivi geometrici, Non a caso Ravasco riuscì accostando colori accesi a restituire all’arte orafa e spesso “conflittuali”, ad milanese quella leadership che esempio abbinando i diamanti essa aveva detenuto presso e le gemme di colore a pietre le corti europee in epoca dure dal forte cromatismo. rinascimentale e barocca. In effetti, i coloratissimi materiali Al pari dell’orafo Fabergé, da lui scelti, in particolare fu sempre ossessivamente pietre dure dalle tinte attento ai dettagli variegate quali la malachite, nell’esecuzione dei suoi motivi l’agata, l’onice, il lapislazzuli, i preferiti come gli animali coralli, traevano chiaramente marini, i fiori, i frutti, le foglie, ispirazione dalla produzione i rami. Ad apprezzarli furono cinquecentesca delle celebri clienti di assoluto prestigio, botteghe dei Saracchi, dei dai Pontefici ai Re, dai nobili ai Miseroni, degli Scala. più facoltosi borghesi dal gusto
esigente. Comunque Ravasco non si limitò a creare gioielli, volendo cimentarsi pure nella realizzazione di oggetti e complementi d’arredo, vere e proprie sculture e architetture in miniatura. Egli fu autore, tra l’altro, della tiara di Papa Pio XI, di scrigni e teche per la Chiesa di San Lorenzo in Palatio ad Sancta Sanctorum di Roma, dell’Ostensorio per la Cappella dell’Università Cattolica di Milano, dove pure restaurò l’altare d’oro di Vuolvinio in S. Ambrogio. Eseguì anche il bastone del comando di Benito Mussolini e la teca con capelli di Lucrezia Borgia alla Pinacoteca
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Ambrosiana. Inoltre promosse varie esposizioni in Italia e all’estero, ad esempio nel 1919 la prima mostra d’Arte Decorativa a Milano, a Parigi e Monza nel 1925, New York nel 1939, per non parlare delle diverse biennali di Venezia. Venuto a mancare senza discendenti, Ravasco lasciò in eredità il suo patrimonio all’Orfanotrofio femminile delle Stelline di Milano, che attraverso una vendita pubblica alienò la collezione nel 1961. Un vero principe tra gli orafi, un vero principe tra gli uomini.
GEMMOLOGIA
TRASPARENTE COME UN DIAMANTE Fascino e Business
Diamanti: competenza da parte di chi vende, conoscenza da parte di chi compra. VICENZAORO September 2016, il Salone internazionale dell’oreficeria e della gioielleria organizzato da Fiera di Vicenza, ha ospitato la tavola rotonda dal significativo titolo “Trasparente come un diamante - Fascino e Business”.
rientra fra le strategie alternative per proteggere il proprio denaro dall’altalena dei nervosi mercati finanziari. Si parla di bene rifugio, di beni d’investimento, di migliori quotazioni - ora per le pietre più grandi, ora per quelle più pure - di qualità gemmologiche, di certificazioni, di marcatura laser, Quello dei diamanti è un “business” di risparmio tutelato, ma anche che, con il perdurare della crisi e gli di rivalutazione delle somme scossoni che i mercati subiscono impiegate. in maniera repentina e a volte Il “tema diamante” presenta una violenta, si affaccia sempre più serie di implicazioni e di aspetti spesso sulle pagine dei giornali. che non è facile sintetizzare e Non più e solo oggetti di desiderio veicolare in semplici annunci e di sogno o al centro di racconti pubblicitari o esporre in maniera da favola, ora il loro acquisto esaustiva, senza lasciare spazio
a domande o dubbi, in qualche pubblicazione o intervista o inchiesta. “La nostra Federazione, in stretta concertazione con le associazioni territoriali,” dichiara il Presidente di Federpreziosi Confcommercio Giuseppe Aquilino, “insieme a IGI - Istituto Gemmologico Italiano, con il supporto di Fiera di Vicenza e il patrocinio di Borsa Diamanti Italia, dell’Associazione Italiana Gemmologi e di Federpietre - Federazione Nazionale dei Commercianti in Diamanti, Perle, Pietre Preziose e dei Lapidari, ha deciso di affrontare questo tema nelle sue varie
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‘sfaccettature’ in una tavola rotonda con il coinvolgimento di laboratori gemmologici, operatori specializzati, gioiellieri dettaglianti e fabbricanti”. L’INDAGINE A CURA DI FORMAT RESEARCH Lo spunto per il dibattito è stato fornito dal focus sul diamante realizzato da Format Research nel quadro dell’Osservatorio generale sulla gioielleria, effettuato nel periodo 22/27 Luglio 2016, che ha preso in considerazione - con un risultato di 850 interviste a buon fine - un campione di consumatori con un’età superiore ai 24 anni che nel corso degli ultimi 18 mesi si sono recati in gioielleria per effettuare personalmente un acquisto per sé o per altri (indipendentemente dal fatto che lo abbiano compiuto o meno), per una riparazione, per una pulizia, per una modifica di un gioiello, ecc. e/o che nel corso degli ultimi 18 mesi hanno acquistato un gioiello/ bijoux on-line. Pierluigi Ascani, presidente del CdA di FORMAT Research, società che affianca Federpreziosi nelle attività di studio e analisi del settore, ha approfondito l’indagine sulla propensione all’investimento in diamanti da parte dei risparmiatori italiani, ossia riferendosi a un campione ridotto e specifico di consumatori
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(532) che normalmente effettuano un qualche genere di attività (investimenti in titoli, azioni, fondi, oggetti di valore ecc.) per soddisfare le esigenze di risparmio proprie o quelle della propria famiglia, quindi individui generalmente informati e consapevoli. Se il valore del diamante rimanda all’ampia sfera di valenze emozionali e simboliche già note, come ‘l’unicità della gemma che rispecchia quella della persona che lo riceve’, ‘la preziosità di momenti importanti della vita od occasioni significative’, la gioielleria è, d’altro canto, inclusa tra i canali attraverso i quali il 97% degli intervistati sa di poter acquistare la gemma e di poter fare un buon investimento. Nella pratica, pur essendo a conoscenza di altri canali attraverso i quali acquistare, ovvero principalmente banche e società specializzate, l’85% degli intervistati si rivolgerebbe a una gioielleria: il consiglio professionale e la competenza del gioielliere in tema di certificazioni e di garanzia sulle gemme concorrono in maniera rilevante a trasmettere un’immagine di affidabilità a tutto campo. Garanzia sulla pietra, fiducia
sulle certificazioni e affidabilità in generale, è bene sottolinearlo, sono asset riconosciuti in buona misura anche alle società specializzate, secondo il 5,8 % di intervistati che si rivolgerebbe a questo canale. Ma chi, invece sceglie come fonte di informazione e consulenza canali diversi dalla gioielleria da quali motivazioni è spinto? Ebbene, quel 20,7% di risparmiatori che preferisce fonti
alternative, il 49% ritiene che vi siano professionisti più adatti (gemmologi, banche, web…), il 26% pensa che il gioielliere non abbia preparazione sufficiente per consigliare investimenti in diamanti, il 20% ritiene addirittura che il gioielliere non sia affatto disponibile a fornire questo tipo di informazioni. Il quadro che emerge invita, quindi, a serie riflessioni su quanto i gioiellieri possono autonomamente fare per migliorare questa percezione da parte dei consumatori. “La necessità di fare assoluta chiarezza sul tema dei diamanti, che sempre più spesso sentiamo erroneamente definire come ‘bene da investimento’ è diventata ormai improrogabile, in quanto informazioni e messaggi pubblicitari incompleti o equivoci stanno rischiando di danneggiare seriamente l’immagine e la credibilità degli operatori della gioielleria italiani. Contrastare tale tendenza con forti investimenti in pubblicità non è evidentemente possibile per una Federazione, ma abbiamo la possibilità di far riscorso a strumenti di comunicazione validi tra i quali, primi fra tutti, le nostre vetrine. Per questo proponiamo a tutte le gioiellerie - non solo nostre
associate - ad aderire alla campagna che prevede cartelli vetrina che invitano ad entrare in negozio per ricevere informazioni e consulenza sui diamanti. Requisito indispensabile è che tutti i rappresentanti della nostra categoria siano disposti ad aggiornare costantemente la propria formazione per potersi proporre come Gioiellieri Professionisti, consulenti competenti al servizio della
propria clientela, reale o potenziale che sia, una clientela, a sua volta, sempre più informata e critica. Si tratta di un impegno che va sicuramente a vantaggio della propria attività, ma indispensabile per salvaguardare l’immagine dei colleghi dell’intera categoria. Un chiaro esempio, di come solo agendo uniti si potrà esaltare il valore dell’esperienza e della competenza del gioielliere”. GLI STRUMENTI PER REAGIRE: FORMAZIONE E INFORMAZIONE “Una corretta e approfondita conoscenza delle certificazioni è il primo passo per poter controbattere a chi propone informazioni non corrette o complete proprio su questo tema, di certo, una delle leve di comunicazione principali quando si parla di investimenti” ha sottolineato Loredana Prosperi, Responsabile Laboratorio Analisi dell’Istituto Gemmologico Italiano. “Tutti i gioiellieri sono in grado di fornire attendibili certificazioni appoggiandosi agli istituti di riferimento, ma ciò che devono essere in grado di fornire in più rispetto ad altri operatori è una corretta interpretazione dei valori indicati orientando il cliente verso acquisti che siano adatti alle proprie esigenze e fornendo informazioni complete su quali elementi concorrono nel loro insieme a definire valore e bellezza di una pietra.” Una posizione ribadita da Alberto Casbelli, Segretario della Borsa Diamanti d’Italia che ha evidenziato come “la concorrenza nel campo della vendita di diamanti si stia facendo molto forte con la nascita di società specializzate in investimenti di questo tipo, ma buoni ‘investimenti’ possono essere considerati anche diamanti dalle caratteristiche combinate in maniera più complessa rispetto a quanto in genere consigliato da società specializzate, che puntano a proporre massimi gradi di purezza, caratura, colore e taglio come indicatore del valore assoluto”. “Il gioielliere deve proporre una vera esperienza d’acquisto al cliente, coinvolgendolo nella comprensione di ‘che cosa è un diamante’” prosegue Marcello Manna, Membro della Borsa Diamanti di Anversa. “Invitarlo a osservare una pietra attraverso
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il microscopio, spiegare e coinvolgere e, quando non è possibile approfondire oltre, orientare verso il professionista più competente. All’estero il pubblico è già abituato a riferirsi a siti specializzati e attendibili per identificare il prezzo più basso, mentre sul fronte delle società di investimento va sottolineato che si tratta di realtà in grado, per natura, di attrarre forti investimenti poiché si rivolgono a chi ha la più alta capacità di spesa”. La parola è passata quindi ai dettaglianti e ai fabbricanti: Daniele Oldani, gioielliere dettagliante di Milano e Presidente della categoria dettaglianti orafi dell’Associazione Orafa Lombarda, Salvatore Ciulla, gioielliere e Vicepresidente dell’Associazione Orafa di Palermo, Fulvio Pertica, gioielliere fabbricante nonché Presidente dell’Associazione Orafi di Torino, hanno insistito sull’importanza di tornare a valorizzare il ricco percorso professionale che differenzia il Gioielliere Professionista da un semplice venditore e che deve quindi essere in grado di trasmettere con forza valori, significati e passione. Il diamante è un bene che non si usura e di cui si può godere nel tempo montandolo su un gioiello e conferendogli così un valore ancora più unico e importante, vestendolo quindi di emozioni. Un messaggio ribadito da Raffaele Maino, Presidente di Federpietre e Vicepresidente dell’Istituto Gemmologico Italiano, che ha posto l’accento proprio sull’importanza di continuare a seguire percorsi di formazione di elevato livello, mantenendosi costantemente aggiornati. Il Presidente di Fiera Vicenza, Matteo Marzotto, in occasione dei saluti finali portati alla platea e agli organizzatori ha sottolineato come la compattezza dell’intera filiera e il dialogo con strutture fieristiche efficaci e rappresentative del comparto possa rappresentare un ulteriore forma di potenziamento di iniziative senza dubbio indispensabili come quelle legate all’informazione e alla formazione, strade maestre per mantenere la competitività in uno scenario economico che sta vivendo momenti difficili a livello internazionale.
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Grandiosa scoperta nel campo della geologia grazie al rinvenimento di una particella minerale risalente alle origini del nostro mondo: la notizia è infatti che il più antico frammento della crosta terrestre è uno zircone (foto). Si tratta di un minuscolo reperto cristallino la cui età è stata stimata
in 4,4 miliardi di anni. La pietruzza è stata ritrovata in uno sperone di roccia dell’Australia occidentale e sottoposta a vari test. Le analisi, condotte da un gruppo internazionale di studiosi facenti capo all’Università americana del Wisconsin, hanno concluso che la Terra “aveva un’idrosfera prima
di 4,3 miliardi di anni fa e forse la vita è arrivata non molto tempo dopo”, come affermato dall’autorevole “Nature Geoscience”. La crosta del pianeta Terra si sarebbe costituita “appena” 160 milioni di anni dopo la formazione del nostro sistema solare, avvenuta circa 4,6 miliardi di anni fa.
Nel Centro Musei delle Scienze Naturali dell’Università di Napoli Federico II è incluso il Museo Mineralogico (presso il complesso dell’Antico Collegio Massimo dei Gesuiti), istituito nel 1801 da Ferdinando IV di Borbone, grande sostenitore degli studi mineralogici con l’intento di sfruttare le risorse minerarie del suo Regno. Per questo egli nel 1789 aveva bandito un concorso per studiosi, ed i campioni raccolti in Transilvania, Galizia, Boemia, Germania, Isole Britanniche, Isole Orcadi ed Islanda, hanno costituito l’ossatura dell’attuale patrimonio mineralogico. I suoi 25000 reperti sono
suddivisi in varie collezioni fra cui la “Grande Collezione del Real Museo” con esemplari di grande interesse raccolti tra il 1789 ed il 1797 nei più importanti siti minerari europei, molti dei quali ormai dismessi. La “Collezione Grandi Cristalli” presenta cristalli di notevoli dimensioni e con forme perfette; su tutti spicca la coppia di cristalli di quarzo ialino del Madagascar di 482 Kg, donata a Carlo III di Borbone nel 1740. La “Collezione Vesuviana”, avviata nel 1845, è di grande importanza scientifica, comprendendo innumerevoli materiali emessi nelle
eruzioni storiche del vulcano e rare specie mineralogiche; col tempo si è arricchita di nuove specie rinvenute nel complesso del SommaVesuvio. La “Collezione dei minerali dei Tufi Campani”, intrapresa nel 1807, vanta minerali speciali come la fluoroborite e l’hornesite. Vi è anche una piccola ma interessante “Collezione di meteoriti” con una siderite di circa 8 Kg. La “Collezione dei Cristalli artificiali”, infine, è composta da esemplari sintetizzati da Arcangelo Scacchi e premiati alle esposizioni universali di Londra nel 1862 e di Parigi nel 1867.
Si sa che le pietre preziose hanno sempre ispirato miti e leggende in ogni parte del mondo. Particolarmente affascinanti sono i racconti nati nel cuore delle Dolomiti, dove per lunghi mesi i raggi del Sole non penetrano l’oscurità. Secondo una celebre fiaba dell’altopiano di Fanes, c’era una volta un regno dominato dalle tenebre, in cui anche le pietre preziose avevano perso il loro splendore. Ma tutti desideravano gemme e oro, e allora il re strinse un patto col diavolo, rinunciando alla luce solare
in cambio di preziosi. Sembra una metafora dei nostri tempi, anche se in realtà appartiene alla saga tramandata oralmente dalle prime popolazioni dolomitiche (l’Alpe Fanes è citata per la prima volta tra 1002-1004). All’inizio del secolo scorso Karl F. Wolff andò alla ricerca di queste leggende “magiche” del regno di Fanes, ascoltando pazientemente i racconti dei Ladini e mettendoli nero su bianco in un libro (“Dolomiten Sagen”, Spectrum, Bolzano 2009). L’altipiano di Fanes, oggi parco naturale Fanes-
Sennes-Braies, esteso tra Cortina, Badia, Dobbiaco, Marebbe, è roccioso e ricco di laghi, un vero paradiso per scalatori ed escursionisti. Lassù si narra dell’esistenza di un regno popoloso (Fànisburg) di cui le marmotte erano custodi, un microcosmo favoloso che finì quando il re abbandonò l’ambiente al suo destino. Oggi vi si sente ancora il fischio delle marmotte e la voce del vento tra le rocce, che rievocano lo splendore passato di un luogo dove uomo e natura erano una cosa sola.
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Sembra un racconto di fantascienza, ma non lo è: su alcuni pianeti del nostro sistema solare “piovono” diamanti” a tonnellate! Kevin Baines del Jet Propulsion Laboratory dell’Agenzia Spaziale americana, ha presentato un’ indagine condotta dal suo team di ricercatori su Giove e Saturno, dimostrando che nelle atmosfere di questi pianeti giganti i fulmini, agendo sul metano, possono
innescare cambiamenti chimici tali da portare alla nascita di nuclei di carbonio nella forma cristallina. Questi, trasportati dai moti convettivi dei gas atmosferici, subirebbero condizioni di pressione e temperatura così elevate da attuare la trasformazione in diamanti. Si è addirittura stimato che in questo modo solo su Saturno, il pianeta con gli anelli, si creerebbero mille tonnellate di diamanti
all’anno. Ma il destino di queste gemme non sarebbe così “brillante”, perché secondo gli scienziati della NASA l’ambiente di Giove e Saturno risulterebbe poi distruttivo: in altri termini, le stesse condizioni di temperatura e pressione che hanno generato le preziose pietre diventerebbero così esasperate da arrivare a scioglierle, alimentando addirittura laghi di carbonio liquido.
Sono innumerevoli le tradizioni favolose che da sempre accompagnano il diamante. Si dice che fu Alessandro Magno a introdurlo in Occidente recandolo dall’India, dove già da millenni le preziose gemme erano presenti nei giacimenti alluvionali dei fiumi Krishna e Godavari. Pare, ma sembra una leggenda, che qualcuno intendesse utilizzare un veleno a base di polvere diamante per attentare alla vita del celebre orafo Benvenuto Cellini rinchiuso nel carcere di Castel Sant’Angelo a Roma. In effetti Biringuccio, naturalista fiorentino del XV secolo, affermava che la
polvere di diamante poteva condurre alla morte, non come tossico, bensì per le corrosioni prodotte allo stomaco. Ancora nel ‘500 il medico di Sisto V, tale Andrea Bacci, esaltava la pratica rabbinica di portare gemme sul petto a scopo profetico. In particolare egli evocava un antico racconto secondo cui il Gran Sacerdote ebreo, tre giorni all’anno, entrando nel Sancta Sanctorum soleva indossare sul petto un prezioso diamante che per i suoi giochi di luci “infuocate” era ritenuto profeta infallibile: se il diamante mutava colore e diventava oscuro, si considerava segno che il popolo era in condizione di grave peccato;
se il mutamento lo rendeva rossastro, significava “spada e morte” ed il popolo temeva, in questo caso, la vendetta di Dio; se invece il diamante risplendeva bianco, si celebravano le feste con grande solennità, in grazia di Dio. Tra le leggende sul diamante è pure interessante quella secondo cui, un giorno, piovvero diamanti sulla terra ed a questa scintillante grandinata fu dovuta la caduta di Lucifero. Costui, imprigionando nel suo mantello le migliaia di luci infuocate di tale pioggia, discese nella regione infernale e da allora ebbe in totale avversione i diamanti che gli ricordavano la perdita della sua anima.
Fino ad oggi si era ipotizzato che il contenuto totale di acqua presente nel mantello terrestre, uno dei grandi misteri del nostro pianeta, variasse da uno a cinque volte la massa di acqua di tutti gli oceani presenti sulla superficie terrestre. Una recente ricerca pubblicata su “Nature” apre ora nuovi scenari sull’evoluzione del magmatismo terrestre e della tettonica delle placche del nostro pianeta. Un team internazionale, di cui fa parte Fabrizio Nestola (foto) del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, ha individuato per la prima volta un campione di ringwoodite terrestre ancora incapsulato all’interno di un diamante trovato in un giacimento brasiliano
del distretto di Juina: tale campione contiene circa l’1.4% di acqua, il che dimostra che la zona di transizione è davvero un’oasi di acqua all’interno della Terra. «Un ruolo fondamentale nella scoperta l’ha avuta il diamante - ha spiegato Nestola - I diamanti sono veri e propri “scrigni geologici” capaci di portare in superficie frammenti di Terra profonda in tempi estremamente veloci. Si ritiene infatti che i diamanti possano percorrere centinaia di chilometri in poche ore contro velocità di millimetri all’anno con i quali si sposta invece una placca terrestre. È stata proprio l’enorme velocità di trasporto dei diamanti che
ha conservato la ringwoodite ancora intatta: se infatti il diamante avesse impiegato i normali tempi geologici per portare la ringwoodite in superficie, tale minerale si sarebbe trasformato di nuovo in olivina». Il minerale olivina costituisce il 60% dell’interno della Terra, dalla superficie fino ai 410 chilometri. Più in profondità, per pressione e temperatura, l’olivina si trasforma in wadsleyite. Arrivando ai 520 km, diventa poi ringwoodite. I geologi, utilizzando presse a incudine multipla, hanno sottoposto l’olivina alle stesse condizioni delle grandi profondità e così sono riusciti a creare, in laboratorio, wadsleyite e ringwoodite, che non sono mai state trovate sulla terra.
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Federpietre Informa // IL PUNTO DI VISTA
Il punto di vista
Il retail orafo italiano: i cambiamenti dell’ultimo decennio Il primo elemento evidenziato dalle statistiche è la riduzione - che si è accelerata negli ultimi anni - del numero dei punti vendita dai circa 24.000 di fine anni ‘90 ai circa 16.000 attuali. Dal punto di vista macro economico, una spiegazione può essere il calo dei redditi con conseguente riduzione del mercato orafo-gioielliero, ma interessante è capire come sono cambiati la composizionequalità del dettaglio in rapporto a questo calo e il “vissuto dell’ornamento-gioiello” nel consumatore. La ridotta disponibilità economica ha portato a una polarizzazione in due fasce di consumo (alta-bassa), eliminando la fascia media che negli anni ‘90 costituiva il maggior segmento di consumo. Allo stesso tempo, il consumatore ha vissuto l’ornamento-gioiello sempre più come espressione della propria personalità/ stile di vita/socializzazione, ricercando nel prodotto “valori” indipendenti dal prezzo. In questo decennio si avvia nel settore il concetto di brand(al di là di quelli top già affermati) e il rapporto di fiducia “negoziante-cliente” prevale sul nome del produttore. Negli anni ‘90, il retail era principalmente costituito da pv tradizionali (operatori singoli), anche se già si faceva sentire la presenza di catene nei Centri Commerciali con prodotti di fascia prezzo bassa, che approcciavano però il mercato in una logica di gruppo-catena. I pv tradizionali potevano essere classificati in: pv storici, che commercializzavano produttori-marche migliori del momento (fascia alta e medio/alta) e che erano riferimento nel territorio; pv consolidati, con un buon bacino locale e una gamma di produttorimarche meno noti (fascia medio/alta); pv di prossimità, in genere di piccole dimensioni, con limitato bacino locale e una gamma medio-bassa. Nel decennio, i produttori, anche con azioni pubblicitarie, tendono a costruire un loro brand che esprime uno stile di vita ed aprono pv monomarca in cui farne vivere al cliente l’esperienza-valore. Allo 30
stesso tempo, avviano reti di vendita che vanno direttamente ai pv proponendo la loro gamma prodotti, bypassando così i grossisti, da sempre “fornitori” del dettaglio e snodo fra produzione e pv, che non riescono a mettere a punto una strategia di risposta e perdono mano a mano rilevanza: oggi il loro numero si è drasticamente ridotto. Si aggiunga poi lo sviluppo di internet e la possibilità di acquistare on-line anche i prodotti di ornamento di marca e non. I pv tradizionali sono stati così incalzati, dal basso dai Centri Commerciali, dall’alto dai brand, e investiti, per ora ancora limitatamente, dalla pressione di internet. Ad oggi pochi pv tradizionali sono entrati massicciamente nelle vendite on-line e la probabilità di essere espulsi è molto alta se non si è in grado di adeguarsi ai cambiamenti del trade e dei consumatori. Forse i pv che hanno chiuso appartenevano alla categoria della prossimità (marginalizzati per dimensioni e assortimenti), ma anche i pv consolidati-storici sono sotto pressione e a rischio se non adottano nuovi assetti per consolidare il rapporto di fiducia/ condivisione di stili per tipologie di consumatori. Guardandomi attorno ho la sensazione che la maggior parte dei negozi orafigioiellieri non si siano accorti di ciò che sta accadendo (o si sono chiusi su se stessi, sperando...); in questo decennio, quasi tutti i pv non ha fatto cambiamenti significativi: stesse vetrine, assortimenti che non “caratterizzano uno stile” (tutto per tutti), scarsa collaborazione fra colleghi nello scambio di prodotti e di dati di gestione, scarse iniziative promozionali-eventi comuni, basso servizio dell’assortimento (molte marche a gamma limitata), ecc. Cosa c’è da aspettarsi? Una possibile uscita di altri pv se questi non affronteranno in modo nuovo il loro posizionamento nel retail. Leonardo Cilia Consulente e Formatore Area Marketing & Retail
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