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raccomandavano di nominare un vescovo forestiero6 e probabilmente non si voleva che la scelta di Jacono venisse interpretata come un cedimento al “partito” di Francica Nava.
Da Otranto a Catania La Congregazione, tenendo conto degli elementi raccolti nel processo informativo, decise di trasferire a Catania un vescovo originario dalla vicina diocesi di Acireale, che da tredici anni reggeva la diocesi di Otranto: mons. Carmelo Patanè7. Dalla documentazione consultata non si può determinare con certezza chi sia stato a proporre il trasferimento di Patanè da Otranto a Catania. Da diversi indizi tuttavia si può ritenere fondata l’ipotesi che alla richiesta non siano stati estranei i gerarchi del Partito fascista. Risulta infatti che lo stesso Patanè, durante il suo governo episcopale a Catania, parlando del proprio trasferimento, abbia candidamente affermato che era stato favorito dalla stima che egli godeva nel partito8. In una delle lettere anonime, inviate alla Congregazione dopo la sua nomina, si afferma: «in questo affare c’è lo zampino dell’autorità fascista, cioè del prefetto di Lecce suo paesano e amicone, e quando la politica entra in queconosce il popolo per le innumerevoli missioni popolari che lo resero caro a tutti. Egli, son sicuro, sarà accetto al popolo e alla maggior parte del clero» (l. c.). 6 Un certo Felice Trigona, in una lettera inviata al papa il 10 febbraio 1930, scriveva: «Occorre a Catania un Vescovo santo e dotto e forestiero. Come può esercitare la carica di Vescovo colui che qui conta tanti amici e conoscenti?». Come forestiero egli faceva il nome di Evasio Colli, vescovo di Acireale, una diocesi che egli riteneva fosse destinata ad essere riassorbita nei confini di Catania in forza del recente concordato (l. c.). 7 Le notizie biografiche qui riferite sono desunte dagli atti del processo informativo svolto dalla Congregazione concistoriale nel 1917 per la sua nomina ad arcivescovo di Otranto (Archiv Concist, Catania, prot. n. 70/1930), da un articolo del quotidiano Giornale dell’Isola 10 luglio 1930, che commenta la notizia del trasferimento di Patanè da Otranto a Catania, dallo studio di S. FRESTA, Beneficiali e arcipreti nella chiesa di Giarre [1681-1981], in Memorie e Rendiconti dell’Accademia di scienze lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici, serie III, (1981) 513-552. 8 La notizia è riferita da mons. Mauro Licciardello che, secondo i parametri del diritto processuale canonico, può essere considerato un testimone «de visu et auditu proprio» (can. 1572, 2° CIC).
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ste cose è male»9. Certamente egli era in buoni rapporti con le autorità civili di Lecce, se il 7 dicembre 1922, a poco più di un mese dalla marcia su Roma, con regio decreto fu insignito della onorificenza di Commendatore dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Alla quale se ne aggiunse un’altra, dopo il suo ingresso a Catania: quella di Grande Ufficiale della Corona d’Italia, conferita sempre con regio decreto e «su proposta del Duce»10. Infine c’è il giudizio molto positivo espresso dall’ambasciatore De Vecchi alla richiesta avanzata dalla Santa Sede per il trasferimento di Patanè da Otranto a Catania: «Mons. Carmelo Patanè, oriundo siciliano, fu vicario generale nella diocesi di Acireale, dove ebbe ad esercitare grande influenza nelle lotte politiche del tempo e dove nel periodo della guerra ebbe a dedicare benefica attività alle opere assistenziali. Nel 1918 fu nominato Arcivescovo di Otranto ed in questo ufficio rivelò qualità pastorali eccellenti riuscendo a riformare una disciplina in quel clero ed a dare nuovo impulso alla vita religiosa di quella plaga meridionale. Ad Otranto ha sempre mantenuti buoni rapporti con le Autorità Politiche del Regime ed ha sempre partecipato a tutte le manifestazioni patriottiche. Mons. Patanè gode fama di essere uno dei più intelligenti Vescovi del Mezzogiorno d’Italia e non è affatto contrario al Regime. Esprimo parere favorevole al gradimento in linea politica per la di lui nomina ad Arcivescovo di Catania»11.
9 La lettera, senza data e senza firma, indirizzata al cardinale prefetto della Congregazione concistoriale, esprime un giudizio negativo sulla persona e sul governo pastorale del vescovo Patanè a Otranto con dovizia di particolari. Alla fine il prelato che l’aveva letta annota: «ma non ha la fortezza di firmare!» (Archiv Concist, Catania, prot. n. 70/1930). 10 I dati sono riferiti in una sua cartella medica del 5 giugno 1942, conservata fra le carte personali dell’Archivio Storico Diocesano. La notizia della seconda onorificenza è anche riportata dal Bollettino Ecclesiastico, che trascrive il telegramma inviato al vescovo Patanè: «Lieto parteciparle che Sua Maestà il Re su proposta Duce l’ha nominato Grande Ufficiale della Corona d’Italia. Onorifica distinzione valga testimoniarle quanto sua opera altamente umanitaria e patriottica svolta per lunghi anni questa Provincia sia stata apprezzata Governo Nazionale. Con le più vive felicitazioni accolga mio saluto deferente cordialmente. Prefetto Formica» (BE 34 [1930] 104). 11 M. CASELLA, Il fascismo e la Chiesa. Cardinali e vescovi visti dal regime (1929-1943), Battipaglia 2011, 222. Non risponde al vero la notizia riferita dall’ambasciatore De Vecchi, che Carmelo Patanè sia stato vicario generale ad Acireale.
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2. FIGURA E AZIONE PASTORALE DEL VESCOVO PATANÈ
a) La formazione e l’ordinazione presbiterale Il nuovo vescovo di Catania era nato a Giarre il 26 settembre 1869 da Sebastiano e da Caterina Tropea ed era stato battezzato il giorno stesso della nascita12. La sua era una famiglia agiata e sembra che Carmelo fosse figlio unico13. Dopo aver conseguito la licenza liceale nel collegio San Michele di Acireale, manifestò il desiderio di avviarsi al sacerdozio, incontrando l’opposizione dei suoi genitori. Portò a compimento il corso teologico nel seminario di Acireale, meritando la stima del vescovo Gerlando Maria Genuardi, che decise di mandarlo a Roma, nel seminario romano di Sant’Apollinare, dove conseguì le lauree in teologia e in utroque iure. Frequentò anche il corso superiore di letteratura latina e greca, ottenendo il diploma e la medaglia d’oro, dopo un pubblico esame sostenuto alla presenza di Leone XIII. Ricevette l’ordinazione presbiterale a Roma il 16 ottobre 1892. Rientrato in diocesi, insegnò latino e greco, e poi storia ecclesiastica nel seminario diocesano. Nel 1900 fu nominato arciprete di Giarre, una parrocchia che aveva alle sue dipendenze nove chiese sacramentali. Durante il suo ministero di parroco rivendicò innanzi ai tribunali civili gli oneri di culto dovuti dal municipio. In diocesi aveva svolto per molti anni l’ufficio di esaminatore prosinodale. Il vescovo, per la celebrazione del 25° della sua ordinazione presbiterale, gli aveva fatto avere l’onorificenza di prelato domestico di Sua Santità.
b) La laboriosa nomina vescovile per la Chiesa di Otranto L’iter che aveva portato Carmelo Patanè alla nomina di arcivescovo di Otranto non era stato lineare. Il suo nome era stato fatto al12 ARCHIVIO DELLA CHIESA MADRE DI GIARRE, Liber baptizatorum 18601874, 681. 13 Nel 1917 il vescovo di Acireale nelle informazioni date per la sua nomina a vescovo scrive: «non ha né fratelli né sorelle». Lo stesso Carmelo Patanè nel discorso tenuto nella cattedrale di Catania il giorno del suo ingresso affermava: «Come
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la Congregazione non dal suo vescovo, ma da mons. Benedetto Virili, suo compagno di studi a Roma, che nell’Annuario Pontificio del 1908 risulta essere officiale della Congregazione dei riti. Il relativo processo informativo sulla sua idoneità, avviato nel 1909, non andò a buon fine perché il vescovo di Acireale, mons. Giovanni Battista Arista, diede parere negativo14. Fu ripreso nel 1917, ma i risultati non furono univoci: il suo vescovo si limitò a dare alcune notizie sulla famiglia di origine, sul suo curriculum di studi e sui ministeri svolti, senza esprimere un giudizio sulla idoneità del candidato15. Altri vescovi che non lo avevano conosciuto personalmente formularono giudizi positivi sulla base di notizie avute da altri. Si dimostrarono perplessi due vescovi originari dalla diocesi di Acireale, che avevano avuto la possibilità di frequentarlo e di conoscere i risultati della sua attività pastorale. Scriveva mons. Salvatore Bella, vescovo di Foggia: «Fu mio collega d’insegnamento nel seminario della diocesi, dopo aver fatto un corso regolare di studi sacri e di lettere in Roma; e senza dubbio mostrò intelligenza non comune e serietà nell’insegnamento, oltre a condotta esemplare. Fatto arciprete di Giarre mi risulta che abbia saputo tenere ottime relazioni con i poteri civili ed ecclesiastici. Ha dunque capacità e abilità. Sopra un solo punto non so dare informazioni precise ed ho qualche dubbio; sul suo zelo; poiché (forse mi sono ingannato) mi parve ch’egli sente soverchio di sé ed ami più il parere che l’essere. Ma ripeto non so se questo giudizio sia esatto. Certo alcune opere da lui e sotto di lui esistite, stanno per pura comparsa, senza nessun utile e di ciò ho inteso lamentare i suoi dipendenti. Nel resto lo trovo in tutto indicato, per età, per costumi e per sapere»16.
forse sapete io non ho più genitori, non ho né fratelli, né sorelle, né nipoti. Sono quindi tutto vostro o Catanesi» (Corriere di Sicilia 21 ottobre 1930, 5). 14 La notizia, come si vedrà in seguito, è riferita nell’appendice al dossier a stampa preparato per la plenaria della Congregazione, che porta la data del 9 agosto 1917 (Archiv Concist, Catania, prot. n. 70/1930). 15 Dossier a stampa preparato per la plenaria della Congregazione, che porta la data del 14 giugno 1917 (ibid., 2). 16 Ibid., 3-4.
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Un giudizio analogo esprimeva mons. Giovanni Pulvirenti, vescovo di Anglona e Tursi: «[…] fu nominato arciprete parroco della vastissima parrocchia di Giarre: ufficio che egli tiene da circa 13 anni; benché a dire il vero, non vi abbia spiegato tutto quello zelo, che si sarebbe potuto aspettare da un parroco veramente modello […]. Tutto sommato, il mio animo resta perplesso, se il detto monsignore meriti, o no, di essere preso in considerazione per il governo di una diocesi»17.
La plenaria della Congregazione, quando fu chiamata a esprimere un voto, pur non escludendo il candidato da una promozione, decise di rinviare il giudizio per avere ulteriori informazioni, soprattutto dal vescovo di Acireale18. Nel dossier a stampa per il supplemento di istruttoria troviamo preliminarmente questa nota: «Fino ad ora non si sono trovate persone, oltre le interrogate per altra Congregazione, che lo conoscano; mons. Arista però si è pronunciato ed ha spiegato il suo voto sfavorevole dato per il Patanè nel 1909 e sugli appunti fattigli da altri»19.
Il vescovo di Acireale alla domanda posta dalla Congregazione, rispose in questi termini: «Sul soggetto il mio giudizio si è andato modificando in questi ultimi anni, in cui parecchie occasioni gli si son presentate di affrontare gravi spese e disagi, che egli, per difesa della parrocchia, senza esitare, ha affrontato. Di più ho notato con compiacimento il suo adoperarsi a che nulla mancasse alle opere di dottrina cristiana e di 17
Ibid., 7. Appendice al dossier, cit. 19 Sorprende la motivazione addotta per giustificare il voto sfavorevole dato in precedenza: Giovanni Battista Arista era ad Acireale dal 1904, prima come vescovo ausiliare e poi come vescovo ordinario. Poiché non si tratta di una grande diocesi, si stenta a credere che egli per esprimere il proprio giudizio sull’arciprete del centro abitato più popoloso, dopo la città capodiocesi, abbia dovuto fare ricorso ad «appunti fattigli da altri». 18
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coltura giovanile, riuscendo a tenere aperto, anche ora, il suo circolo, non ostante che il maggior numero dei soci si trovasse sotto le armi. Mi risulta poi che, alieno affatto da propensioni nipotistiche, nutre il proposito di beneficare la Chiesa, disponendo per testamento a favore di essa, di parte del suo patrimonio di famiglia»20.
Leggendo fra le righe di questa risposta possiamo intuire quali fossero le riserve che il vescovo aveva manifestato in antecedenza. Se egli per modificare le sue precedenti affermazioni indicava una serie di comportamenti positivi del parroco, si può facilmente dedurre che egli aveva lamentato una certa mancanza di zelo e di impegno pastorale, un giudizio che ha molte analogie con quello espresso dai vescovi Salvatore Bella e Giovanni Pulvirenti. Le ultime dichiarazioni del vescovo di Acireale fecero superare ai padri della plenaria ogni perplessità e mons. Carmelo Patanè l’11 gennaio 1918 fu nominato arcivescovo di Otranto. Ricevette la consacrazione episcopale il 17 febbraio 1918 nella cattedrale di Acireale dal vescovo Giovanni Battista Arista21. Nel maggio 1918, prima ancora di fare il suo ingresso ad Otranto, scrisse da Giarre la sua prima lettera pastorale22. L’intestazione altisonante sembra provenire da un lontano passato: «Carmelo Patanè, dottore in S. Teologia ed in Diritto Canonico e Civile, Prelato domestico di Sua Santità, per grazia di Dio e della Sede Apostolica, Arcivescovo di Otranto, Primate del Salento, Barone di Uggiano, S. Eufemia, Guggianello e Miggiano».
Dopo la presentazione si rivolge ai fedeli, che ancora non conosce, per esporre le linee pastorali che intende seguire nel governo della diocesi. La visione che egli ha della società e della Chiesa è quella acquisita nei suoi studi romani e negli anni del suo ministero di arci-
20
Ibid., 1-2. HC, IX, 202. 22 C. PATANÈ, Prima lettera pastorale al clero ed al popolo della Archidiocesi di Otranto, Giarre 1918. 21
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prete a Giarre. L’esordio del documento è analogo alle tante encicliche dei papi dell’ ’800: «Da quasi due secoli il vento settentrionale del razionalismo, erede legittimo del protestantesimo luterano, col negare ogni soprannaturale ha strappato la fede da molte menti e da molti cuori, li ha gettati nel freddo positivismo che subito è precipitato in una specie di culto della materia»23.
Da queste premesse deriva un modello di vita «data solo alle soddisfazioni dei piaceri terreni […]. Né fa bisogno accennare che nella pratica dei costumi tutto questo sistema di vita non si riduce ad altro che ad un materialismo spudorato; o meglio, ad una corruzione di costumi degradante»24.
È possibile invertire questa tendenza e riportare l’uomo alla sua dignità originaria adoperandosi perché Gesù Cristo regni nell’individuo e nella società. «Dove si trova Gesù Cristo? Gesù Cristo si trova nelle verità che Egli venne a portare sulla terra. Si trova nelle massime da Lui predicate, che si contengono nel Vangelo […], si trova nel Decalogo […]. Si trova nella Chiesa che vive nello spirito di Lui, nelle pratiche del suo culto, nel suo insegnamento, nell’esercizio del suo ministero divino. Ma più e soprattutto trovasi nella santa Eucaristia»25.
Dallo sviluppo che il vescovo dà al culto eucaristico si deduce che fosse questa una delle linee principali del suo ministero episcopale. Segue subito dopo l’attenzione «a quel complesso di opere religioso-sociali che con espressione sintetica vanno sotto il nome di Azione Cattolica: ma azione catto-
23
Ibid., 5. L.c. 25 Ibid., 10-13. 24
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lica così come la vuole il Papa, dai cui ordini noi dipendiamo, e non altrimenti […]. Or, affinché si possa avere una gioventù forte nei princìpi cattolici e nel coraggio cristiano, appassionata della verità e del bene, fa d’uopo che il lavoro venga fatto coi ragazzetti, pei quali sono di somma utilità i così detti “oratori festivi”»26.
Come si può notare, egli nell’esporre il suo programma pastorale si presenta più come esecutore di indicazioni ricevute da Roma che come ideatore autonomo. I vescovi avevano ormai uno spazio limitato di azione. Di questo programma non fanno parte tutte quelle iniziative sociali che avevano caratterizzato il periodo “leoniano”. L’Azione cattolica si avviava ad essere un’associazione che si prefiggeva la collaborazione con l’apostolato gerarchico, sotto la guida del vescovo e del papa. Il fine che intendeva raggiungere era l’affermazione del regno di Gesù Cristo nella società, attraverso la formazione personale e la testimonianza sociale. Carmelo Patanè fece il suo ingresso a Otranto il 6 giugno 191827, dove svolse il suo ministero episcopale per tredici anni, che coincisero con l’avvento del fascismo e la stipula dei Patti lateranensi.
c) Trasferimento a Catania e prima lettera pastorale La bolla con cui Pio XI trasferì Carmelo Patanè da Otranto a Catania porta la data del 7 luglio 193028. In una precedente lettera, in26
Ibid., 14-16. La notizia è riferita nei dati biografici contenuti in una nota del vicario capitolare mons. Salvatore Fazio, che comunicava il trasferimento del vescovo Carmelo Patanè da Otranto a Catania (Giornale dell’Isola 10 luglio 1930). 28 Archiv Concist, Catania, prot. n. 70/1930. Il dossier sul trasferimento conservato nell’Archivio della Nunziatura Apostolica in Italia contiene: una lettera della Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari del 16 giugno 1930 al nunzio apostolico in Italia con l’invito ad avviare l’iter per chiedere il gradimento del governo italiano; la minuta della lettera inviata dal nunzio al ministro degli affari esteri Dino Grandi, in pari data; la risposta del ministro del 2 luglio in cui si afferma che «non ha ragioni di carattere politico da sollevare»; la comunicazione del nunzio apostolico al segretario di Stato card. E. Pacelli del 3 luglio, sul gradimento del governo al trasferimento di C. Patanè; lettera della Congregazione concistoriale al nunzio 27
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dirizzata all’assessore della Congregazione concistoriale, che gli aveva chiesto la formale accettazione del trasferimento, il nuovo pastore designato così si esprimeva: «Non mi sono ancora rimesso dallo sbalordimento per la mia traslazione alla sede arcivescovile di Catania: trasferimento da me non chiesto, né desiderato e neanche sognato, perché io mi trovo benissimo in questa Diocesi circondato dall’affetto e dalla venerazione di queste buone popolazioni: e perciò sento nel cuore uno strappo dovendomene allontanare dopo 13 anni di episcopato. Oramai conto 61 anni di età; e so bene che nella nuova e vasta Diocesi di Catania, e specialmente nella sede, si richiedono nuove e fresche energie che, com’è evidente, io non posso più avere; mentre, come si sa, il popolo è sempre esigente. Sono sicuro che, alla semplice notizia della mia dipartita, si rinnoverà lo stesso movimento dell’anno scorso, come V. Ecc. ben sa, per il temuto concentramento con la Diocesi di Lecce. Desidero quindi che V. Ecc. pregasse per me il S. Padre a lasciarmi qui ove mi trovo: ma da figlio ubbidiente e attaccato alla Cattedra di Pietro dichiaro che se Sua Santità non crede opportuno di appagare il mio desiderio, sono pronto ad ubbidire recandomi a Catania, quae in ea ventura sint mihi ignorans; dichiarando fin d’adesso di accettare, e riservandomi di mandare la mia accettazione formale non appena riceverò la risposta di V. Ecc. Rev.ma; risposta che, se negativa, sarà un argomento da far valere presso gli attuali miei diocesani, mostrando loro di aver fatto quanto era in me per rimanere con loro. Con essa, mi sarà più facile evitare commissioni, istanze ecc. alla S. Sede come in simili casi suol verificarsi. La presente non ha altro scopo che, per l’esempio di tanti vescovi che veneriamo sugli altari, accettarmi meglio dei disegni della Provvidenza su di me […]»29.
apostolico del 16 luglio, per informarlo che il vescovo C. Patanè è stato trasferito a Catania; minuta di lettera del nunzio al ministro per gli affari esteri del 17 luglio, con cui lo informa dell’avvenuto trasferimento (Arch Nunz Italia, 79, fasc. 2). Un ricco e accurato inventario di questo archivio è stato curato da G. CASTALDO – G. LO BIANCO, L’Archivio della Nunziatura apostolica in Italia, I, 1929-1939, Città del Vaticano 2010. 29 Lettera del 23 maggio 1930: Archiv Concist, Catania, prot. n. 70/1930.
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La lettera ha una particolare rilevanza, perché ci informa che Carmelo Patanè era consapevole delle difficoltà alle quali andava incontro accettando il trasferimento a Catania, ma allo stesso tempo ci dice che non intendeva opporre un rifiuto: la sottolineatura che troviamo nella lettera fuga ogni dubbio. La risposta avuta da Roma — che citerà opportunamente nella prima lettera pastorale scritta da Otranto — costituirà una sorta di salvaguardia verso le critiche che temeva potessero giungergli dai diocesani che lasciava e da quelli ai quali veniva inviato. Dai documenti raccolti non si può affermare che sia stato egli stesso a chiedere questa promozione. Si è visto che la Congregazione, fin da quando la sede di Catania era rimasta vacante, all’ipotesi di scegliere un candidato di prima nomina aveva preferito quella del trasferimento di un vescovo siciliano; la scelta di riportare in Sicilia l’arcivescovo di Otranto rientra in questa logica. Nel nuovo clima creato dalla stipula dei Patti lateranensi è probabile che le autorità civili abbiano voluto assicurarsi a Catania un referente fidato, suggerendo il nome di Carmelo Patanè. Così come aveva fatto per Otranto, il nuovo arcivescovo inviò la prima lettera pastorale ai fedeli di Catania prima del suo ingresso in diocesi, il 21 agosto 193030. Il linguaggio adoperato aveva sempre un inizio aulico e solenne: «Carmelo Patanè, dottore in teologia e in ambo le leggi, già arcivescovo di Otranto ed ora, per grazia di Dio e della S. Sede apostolica, arcivescovo di Catania, conte di Mascali», ma lo sviluppo era diverso. Egli anzitutto dichiarava di aver informato chi di ragione che troppo grande era «la responsabilità di ascendere alla cattedra di Catania e troppo il dolore di lasciare la cattedra di Otranto». Gli era stato «autorevolmente risposto»: «Tutto considerato e guardando ai supremi interessi della Chiesa, il S. Padre ha creduto di dover confermare la designazione fatta di V. S. alla Chiesa arcivescovile di Catania. Il distacco sarà doloroso per V. S. e per i Suoi figli; ma per l’uno e per gli altri se accettano, come si conviene dalla mano del Signore, sarà pure meritorio e
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C. PATANÈ, «In omnibus Christus». Prima lettera pastorale al clero e al popolo dell’Archidiocesi di Catania, in BE 34 (1930) 75-86.
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compensato da abbondanza di favori celesti e di diverse assistenze. V. S. avrà dalla bontà del Signore tutti gli aiuti necessari all’inizio e al proseguimento del nuovo ministero pastorale»31.
Egli non poteva ignorare la diversa situazione in cui si trovava la società tredici anni prima, quando era stato elevato alla dignità episcopale e aveva scelto come motto le parole di s. Paolo: «In omnibus Christus»: «Di fronte al laicismo che allora imperversava in Italia e spezzava tutte le armonie, quella della scienza con la fede, quella della civiltà con la Religione, quella dello Stato con la Chiesa, il monito preso dal genio e dal cuore di Paolo voleva essere una parola di salvezza, un programma di vita […]. Ora i tempi sono mutati. Non è scorso invano, sui campi di battaglia, il sangue di migliaia di vittime. Quel sangue supplicò per l’Italia, supplicò per noi. Sapienza di governo, coscienza di popolo, preghiera di vittime, e più ancora, cuore generoso di Pontefice, operò l’evento che Egli stesso, Pio XI, enunciò dicendo: abbiamo ridato Dio all’Italia e l’Italia a Dio»32.
Nel nuovo contesto della società le parole di Paolo assumevano un significato diverso e racchiudevano il programma pastorale che il nuovo arcivescovo intendeva attuare: «La Conciliazione è fatta, ma gli italiani della Conciliazione sono da farsi. E però a queste nuove generazioni dal cui cuore bisogna togliere ogni tarlo di vecchio pregiudizio per farle degne di vivere questa grande era rinnovatrice della Patria, ripeto il motto: In omnibus Christus! Il Cristianesimo non deve essere solo la nostra fede religiosa, ma deve essere fiamma che si irradi in tutte le appartenenze del pensiero e della vita, nella scienza, nel progresso, nel patriottismo, nella civiltà […]»33.
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Ibid., 76. Ibid., 76-77. L’espressione di Paolo è tratta dalla lettera ai Colossesi, 3,11: «non est Graecus et Iudaeus, circumcisio et praeputium, barbarus, Scytha, servus, liber, sed omnia et in omnibus Christus». 33 BE 34 (1930) 77. 32
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d) L’ingresso a Catania e la scelta dei collaboratori Il solenne ingresso a Catania del nuovo arcivescovo Carmelo Patanè avvenne il 19 ottobre 1930. Era evidente il nuovo clima determinato dalla tanto attesa conciliazione fra la Chiesa e lo Stato: tutta la società catanese, nelle sue diverse componenti, si era data convegno per accogliere il nuovo pastore e dare la propria disponibilità ad una fruttuosa collaborazione. La cronaca dell’avvenimento, assieme a un lungo e minuzioso elenco di autorità, di rappresentanti del Fascio locale, di responsabili delle diverse formazioni paramilitari del regime, descrive il cerimoniale seguito per l’occasione34: una lunga teoria di automobili, che si era recata nella città di Giarre per prelevare il nuovo arcivescovo, giunse alle ore 16,30 in piazza Iolanda, dove c’era una grande folla ad attendere. L’arcivescovo, assieme ai podestà di Catania e di Giarre, in una berlina scoperta, scortata dai carabinieri a cavallo e preceduta dagli ufficiali della milizia fascista e dai giovani di Azione cattolica, lungo il viale XX Settembre si diresse verso la piazza Stesicoro, dove lo attendeva una folla ancor più numerosa. Nella chiesa di San Biagio indossò i paramenti sacri e, sotto il baldacchino, con il clero, i canonici, le autorità e la folla, si avviò a piedi verso la cattedrale, dove pronunziò il suo primo discorso. Il nuovo arcivescovo esordì con il racconto di un tredicenne che, avendo sentito parlare in collegio del cardinale Dusmet, aveva manifestato il desiderio di conoscerlo. Un giorno i suoi educatori lo condussero nell’episcopio di Catania e presentarono il ragazzo al santo vescovo come un aspirante al sacerdozio. Il cardinale, dopo averlo abbracciato e benedetto, gli regalò una piccola statua dell’angelo custode perché lo aiutasse lungo il suo cammino. Quel giovanetto era Carmelo Patanè, che ora si presentava ai fedeli di Catania con la volontà di continuare il programma pastorale del santo arcivescovo: «[…] Voi avete ben compreso perché, nel presentarmi a voi, per la prima volta abbia voluto esordire parlandovi del Card. Dusmet […]. Ciò ho fatto per confermare il mio proposito espresso nel no-
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Corriere di Sicilia 21 ottobre 1930, 5. La cronaca dell'avvenimento con i discorsi pronunziati durante la cerimonia si trovano anche in in BE 34 (1930) 92-101.
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to telegramma inviato al comitato per il monumento: “orme mie Santo Predecessore saranno guida sicura mio pastorale ministero”. Ora fu nota caratteristica del governo episcopale del Card. Dusmet quello di aver formato col clero e col popolo dell’intera Archidiocesi, di cui era padre amoroso, una sola famiglia senza distinzione alcuna di ceto e di persona. La stessa cura, aiutato dalla grazia del Signore, voglio io mettere […] nell’Archidiocesi di Catania […]. La mia famiglia! Come forse sapete io non ho più genitori, né fratelli, né sorelle, né nipoti. Sono quindi tutto vostro, o Catanesi, e tutto a voi dedicato […]»35.
Egli continuò spiegando il suo programma pastorale sullo schema della diocesi come una grande famiglia, in cui i membri dell’Azione cattolica sarebbero stati i genitori, i fratelli e le sorelle dell’arcivescovo, «i diseredati dalla fortuna, o afflitti, o poveri, o fanciulli abbandonati, o orfanelli» i suoi nipoti. A conclusione, nel comunicare la particolare benedizione inviata dal papa a tutta l’archidiocesi, non fece mancare un riferimento alla nuova situazione determinata in Italia dai Patti lateranensi con una vena di retorica propria di quel momento storico: «Fortunata Italia che è ritornata all’amplesso di sì grande Padre il quale, sempre ovunque italiano non aspira che alla gloria, alla grandezza, alla prosperità della nostra Patria! E fortunati coloro che tenendo fissi gli occhi alla Croce della cupola di Michelangelo, orientano la propria vita al faro luminoso della terra e del cielo. Con Gesù e con il Papa, Bella è la vita e santo l’avvenir»36.
La scelta del vescovo Patanè di far proprio il modello di Dusmet e di non fare neppure un cenno a quello di Nava, può avere spiegazioni diverse: c’era anzitutto una sua personale valutazione dello stato della diocesi, che certamente non ignorava; ma doveva anche tener conto dei sentimenti diffusi tra i suoi diocesani e del giudizio delle autorità politiche: per i fascisti bisognava rimuovere dalla memoria 35 36
Ibid., 97. Ibid., 100.
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il movimento cattolico — che aveva trovato il suo naturale sbocco nel Partito popolare — assieme a tutti i suoi promotori e protagonisti. Carmelo Patanè, iniziando il suo governo pastorale a Catania, confermò nell’ufficio di vicario generale mons. Salvatore Fazio37. La sua collaborazione fu molto breve, perché morì il 26 aprile 193138. In sua vece nominò mons. Carmelo Scalia39. È nota la personalità di questo prelato, che il vescovo Patanè scelse come suo primo collaboratore chiamandolo da Roma40: dopo un brillante corso di studi a Lovanio, dove aveva conseguito la laurea con una tesi sulla filosofia di Karl Marx, pubblicata anche in Italia, aveva combattuto a fianco di Luigi Sturzo le principali battaglie del movimento cattolico catanese e nazionale. Con l’avvento del fascismo, temendo per la sua incolumità fisica, aveva accettato la proposta di lavorare nella Biblioteca Vaticana, assieme ad altri personaggi di spicco del cattolicesimo militante italiano41. Il suo antifascismo non poteva renderlo gradito al regime e quando il vescovo Patanè, a norma del concordato, comunicò la sua nomina, giunse puntuale una ri-
37
Ibid., 34 (1930) 102. Ibid., 35 (1931) 64. 39 Ibid., 35 (1931) 71. 40 Sulla sua figura e le sue opere si vedano: G. DI FAZIO, Scalia, Carmelo (1885-1936, Catania), in DSMCI, cit., III/2, 781; ID., Persone e luoghi esemplificativi della cultura ecclesiastica siciliana. III. Il catanese Carmelo Scalia, in Synaxis 15 (1997) 631-652; ID., Carmelo Scalia, Caltanissetta-Roma 2001. Nell’Archivio storico diocesano si conservano due lettere dell’11 e del 18 giugno 1931 in cui mons. Scalia dà al vescovo Patanè la sua disponibilità ad accettare l’ufficio di vicario generale e il beneficio di canonico della cattedrale. Avrebbe desiderato accogliere la proposta del prof. Pietro De Logu di tenere un corso di economia politica o di politica economica all’università di Catania; ma il vescovo gli pose l’alternativa: o l’università o l’ufficio di vicario generale (Episcopati, Patanè, carpetta 4, fasc. 11, nomina di mons. Scalia vicario generale). 41 Tutti questi personaggi si trovavano nelle condizioni di discutere liberamente e di mantenere i rapporti con gli esuli. Mons. Carmelo Scalia, scrivendo il 24 marzo 1929 a Luigi Sturzo, gli prospettava la possibilità di un rientro in Italia, dopo la revisione della sua posizione. Sturzo nella risposta gli disse che egli non poteva accettare la soluzione prospettata, perché solo all’estero era in grado di svolgere con libertà la missione alla quale era stato chiamato (L. STURZO, Lettere non spedite, Bologna 1996, 20-21). 38
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chiesta di chiarimento da parte della Procura generale del Re presso la Corte di appello di Catania: «Con riferimento alla comunicazione avuta da codesta Curia […], circa la nomina di Monsignor Carmelo Scalia Vicario Generale e Canonico della Cattedrale, manifesto alla E. V., per gli effetti di cui all’art. 2 della legge 27 maggio 1929 n. 848, che gravi ragioni d’indole politica si oppongono a tale nomina, risultando che egli in Roma, dove da molti anni risiede, ha esplicato attività contraria al Regime. Monsignor Scalia fu un tempo Segretario particolare del fuoruscito Don Luigi Sturzo, col quale si è mantenuto in relazione; fu anco contrario al Concordato con la Santa Sede e non ha punto modificato la sua avversione al Regime»42.
Non ho trovato la risposta del vescovo; tuttavia se mons. Scalia svolse normalmente l’ufficio di vicario generale, è segno che il Patanè non si dimostrò arrendevole ad una formale richiesta del regime e riuscì a far valere la propria decisione. Nel Bollettino Ecclesiastico sono indicate le motivazioni che avevano spinto il vescovo Patanè a questa scelta: «L’Ecc.mo Arcivescovo, chiamandolo a collaborare nel governo della nostra Archidiocesi, ha inteso valorizzare un illustre figlio di Catania, sicuro che egli porterà un prezioso contributo nell’attuazione del suo programma luminoso di riordinamento e di rinnovamento spirituale della nostra Archidiocesi»43.
Tra i due non c’era affinità di pensiero e di vedute; pertanto la loro collaborazione conobbe momenti di contrasto44. La scelta di Patanè è apprezzabile, perché ha avvertito la necessità di avere accanto a sé un collaboratore dalla forte personalità, che facesse da contrappeso alle sue personali concezioni di politica ecclesiastica e civile. Do42
Episcopati, Patanè, carpetta 4, fasc. 11, cit. BE 35 (1931) 71. 44 Sempre dalla testimonianza di mons. Mauro Licciardello sappiamo che il vescovo, dopo la morte del vicario generale, confidò ai suoi più stretti collaboratori che la situazione fra di loro era giunta al punto di rottura. 43
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po la morte di Carmelo Scalia (29 agosto 1936)45, il 16 luglio 1937 nominò vicario generale mons. Giuseppe Carciotto, che aveva ricoperto l’ufficio di cancelliere e di delegato arcivescovile46. Un ruolo non indifferente tra i collaboratori di Carmelo Patanè fu svolto da mons. Giuseppe Scalia, che egli si scelse come segretario per la sua specifica preparazione: essendo laureato in lettere e avendo insegnato per tanti anni in seminario, doveva aiutarlo nel preparare le minute della corrispondenza, degli atti di curia, delle lettere pastorali e nella redazione del Bollettino Ecclesiastico47. Il seminario era privo del rettore, ufficio che Emilio Ferrais aveva mantenuto anche dopo la sua successione al card. Francica Nava48. Il vescovo Patanè nominò mons. Salvatore Russo, canonico teologo della cattedrale49; quando egli sarà nominato vescovo di Acireale (11 agosto 1932)50, nell’ufficio di rettore gli subentrerà il sac. Francesco Pennisi (8 dicembre 1932)51.
e) Programma di governo pastorale e rapporti con il fascismo
— L’Azione cattolica Il programma pastorale che il vescovo Carmelo Patanè inten45
Si veda la nota pubblicata nel BE 40 (1936) 124. Ibid., 41 (1937) 104. 47 Ibid., 34 (1930) 102. Dovrebbe essere suo lo stile enfatico che si riscontra nelle notificazioni e nei discorsi del vescovo, simile a quello in uso nei documenti del regime. 48 Fra coloro che manifestarono il proprio cordoglio per la morte di Emilio Ferrais nel Bollettino Ecclesiastico troviamo anche i chierici del seminario, che partecipavano «la morte del loro amatissimo rettore e arcivescovo» (BE 34 [1930] 20). 49 Ibid., 34 (1930) 104. 50 Ibid., 36 (1932) 115. 51 Ibid., 36 (1932) 162. Sulla figura di questi rettori si vedano: F. AMICO, Salvatore Russo, 6° vescovo di Acireale, Acireale 1989; N. CRISTALDI, Il primo vescovo di Ragusa Mons. Francesco Pennisi, in L’Eco di S. Gabriele (1982) 115-152; S. SCROFANI, La diocesi di Ragusa, Modica 1983; S. BELLIA, Il vescovo Mons. Francesco Pennisi apostolo delle vocazioni, Catania 1998. 46
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deva attuare a Catania ricalcava quello che aveva svolto a Otranto: promuovere l’affermazione del regno di Gesù Cristo con l’impulso all’Azione cattolica e con la difesa della fede e della morale dagli attacchi dei protestanti e dei materialisti; riorganizzare e rendere più efficienti le strutture diocesane. Per attuare questo progetto doveva confrontarsi con il governo fascista che, sul tema dell’associazionismo e dell’educazione dei giovani, aveva programmi alternativi a quelli della Chiesa. Nel 1927 erano stati sciolti i reparti dell’Associazione Scoutistica Cattolica Italiana52. Negli anni successivi furono prese di mira le associazioni giovanili di Azione cattolica; con atti di disturbo e divieti di varia natura si rendeva difficile la loro stessa sopravvivenza o venivano ostacolate le loro attività53. Il governo accusava l’Azione cattolica di svolgere attività politica, di non limitarsi alla sola formazione religiosa della gioventù, di accogliere al suo interno i dirigenti e i membri del Partito popolare. Le autorità ecclesiastiche rimproveravano al governo di sostenere l’incompatibilità della partecipazione all’Azione cattolica e alle organizzazioni fasciste e di indire le adunanze dei ragazzi e dei giovani di domenica mattina per impedire la loro partecipazione alla messa festiva54. Il problema di fondo riguardava l’educazione della gioventù e la sua formazione religiosa: il partito fascista pretendeva che avvenisse all’interno delle proprie organizzazioni e sotto il proprio controllo. In una circolare del 6 giugno 1929, il presidente del comitato dell’Opera Nazionale Balilla, scriveva ai responsabili delle associazioni locali: «Mi consta che in qualche comune gli Avanguardisti fanno pure parte dei locali Circoli Cattolici. Comunico alle SS. LL. che tale stato di fatto è inconciliabile con le disposizioni vigenti. L’educazione religiosa ai nostri organizzati deve essere impartita dai no-
52
C. TESTORE – S. SALVATORI, Esploratori cattolici, in Enciclopedia Cattolica, del Vaticano 1950, 609-613. 53 La crisi dell’Azione cattolica è ampiamente descritta e documentata da M. CASELLA, Stato e Chiesa in Italia dalla Conciliazione alla riconciliazione (1929-1931), Galatina 2005, 273-456. 54 Arch Nunz Italia, 76, fasc. 4. V, Città
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stri organi competenti e sempre sotto il nostro controllo. Le SS. LL. si accordino all’uopo con le autorità Ecclesiastiche locali e concretino le modalità con cui tale educazione religiosa sarà impartita agli iscritti e provvedano acché gli Avanguardisti si dimettano dai Circoli Giovanili Cattolici. In proposito attendo assicurazione anche da quei Comitati Comunali che non hanno avuto a lamentare tale stato di cose. Saluti fascisti»55.
È facile comprendere la reazione preoccupata che il presidente generale dell’Azione cattolica manifestò nella lettera inviata il 3 luglio 1929 a mons. Giuseppe Pizzardo, segretario della Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari: «Se si attueranno le disposizioni contenute nella circolare anzidetta, la Gioventù Cattolica Italiana sarà minata nella sua essenza più che nella sua vitalità; in quanto i giovani, dovendo scegliere tra l’una o l’altra organizzazione, saranno costretti a lasciare i Circoli di Gioventù Cattolica per un complesso di ragioni facilmente intuibili»56.
In vista dell’attività estiva del 1930, una circolare dei prefetti stabiliva: «Le iniziative d’organizzare campeggi montani e colonie marine sono e devono rimanere riservate alla esclusiva competenza delle organizzazioni del Regime e specialmente dell’Opera Nazionale Balilla e non devono essere consentite a nessun’altro»57.
Le proteste che i vescovi delle regioni interessate indirizzarono alla Santa Sede non determinarono un concreto mutamento di indirizzo, nonostante qualche generica assicurazione di buona volontà manifestata da singoli funzionari. Il vescovo Patanè fece il suo ingresso in diocesi quando lo scon-
55
Ibid., 76, fasc. 1. L.c. 57 Ibid., 76, fasc. 2. 56
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tro sull’Azione cattolica sembrava giunto a un punto di non ritorno. Nella sua prima lettera pastorale non aveva mancato di manifestare il proprio compiacimento per la nuova situazione che si era creata in Italia con i Patti lateranensi: «Omaggio al Governo Nazionale e alla coscienza nazionale, alla coscienza di questo popolo che ha saputo trovare nel suo mirabile equilibrio la forza della rinascita; e, spezzando le maglie di ferro del laicismo che soffocava il respiro della Patria, ha voluto il Cristo nelle scuole, nell’esercito, nella vita, facendo di nuovo l’Italia nostra, in questo fervore di rinascita cristiana, duce e maestra dei popoli d’Europa […]. Saluto reverentemente tutte le Autorità cittadine, civili, militari, giudiziarie. Quando s’uniscono, pur senza confondersi, il pastorale e la spada, quando si stringono in un amplesso la Croce e la Bandiera, allora, con passo fermo e sicuro, nella pace e nella giustizia progrediscono i popoli»58.
Ma questa sua personale deferenza verso il regime non poteva mutare le decisioni che venivano prese a Roma. In seguito a un intervento di Pio XI, che il 26 aprile 1931 con uno scritto all’arcivescovo di Milano aveva difeso l’Azione cattolica59, ebbe inizio una campagna violenta del regime fascista contro i circoli giovanili cattolici. A Catania, come in altre città, le associazioni di Azione cattolica subirono aggressioni e violenze da parte dei fascisti60 e il 30 maggio, dopo l’ordine del governo di sciogliere tutte le associazioni giovanili estranee al partito, gruppi di fascisti assalirono e devastarono le associazioni di Azione cattolica delle parrocchie Santa Maria dell’Aiuto e Sacro Cuore al Fortino, perché i rispettivi parroci Rosario Santagati e Rosario Piccione si erano permessi di criticare le decisioni dell’autorità61. 58
34 (1930) 84-85. L’Osservatore Romano 27-28 aprile 1931, 1. 60 Il 27 maggio Il Popolo di Sicilia nella cronaca di Catania riferisce di una «Disciplinata protesta dei giovani fascisti contro l’oscura politica dell’Azione Cattolica» (Il Popolo di Sicilia 28 maggio 1931). 61 La notizia non è riportata da Il Popolo di Sicilia o dal Bollettino Ecclesiastico, ma da G. MERODE – V. PAVONE, Catania nell’età del fascismo dal 1922 al 1945, Catania 1985, 130. BE
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Il vescovo Patanè l’11 giugno riunì in episcopio il clero della città «per dare la sensazione che il padre era in mezzo ai figli e che il pastore non poteva separarsi dal suo gregge» e il 14 successivo indirizzò al clero e al popolo della diocesi una lettera per assicurare a tutti la propria solidarietà e per manifestare la propria devozione al papa: «prima di tutto uniamo il nostro dolore con quello del padre della cristianità, il Pontefice Pio XI; il cui gran cuore è stato ferito in quello che formava e forma l’oggetto più caro delle sue predilezioni». Ricordava inoltre le direttive impartite da Roma ed esortava tutti a seguirle puntualmente: «È noto come in data del 30 maggio u. s. la Santa Sede disponeva che gli Ecc.mi Vescovi assumessero personalmente e immediatamente la tutela e la direzione dell’Azione cattolica in armonia delle istruzioni dalla stessa Santa Sede già emanate. E nel discorso del 31 di detto mese il S. Padre, additando ai giovani la via da seguire dopo lo scioglimento delle associazioni giovanili, li esortava, pur sottostando con cristiana disciplina e dignità alle esteriori imposizioni, a continuare l’opera della loro formazione spirituale e del loro apostolato ausiliario sotto la guida dei Vescovi, dei Parroci, dei pastori d’anime»62.
La tensione fra la Santa Sede e il governo italiano raggiunse il punto culminante dopo la pubblicazione dell’enciclica Non abbiamo bisogno di Pio XI del 29 giugno 193163 e la proibizione da parte delle autorità religiose di svolgere le tradizionali processioni religiose del Corpus Domini e di s. Antonio64. Il capo del governo italiano, temen62
BE
63
EE,
35 (1931) 90-92. 5/731-809. 64 Il prefetto Nicola Spadavecchia nel suo rapporto a Roma del 18 giugno 1931 così descrive la reazione dei catanesi alla proibizione di fare processioni esterne: «La sospensione delle cerimonie religiose fuori delle chiese, e specialmente quelle importanti quali le processioni del Corpus Domini e per la festa di S. Antonio, hanno prodotto in questa popolazione cattiva impressione. In alcune classi permane il convincimento che il divieto sia stato ordinato dalle Autorità Civili, mentre altre — pur riconoscendo che il provvedimento fu emanato dalle Autorità Ecclesiastiche, — non sono egualmente tranquille perché lo attribuiscono ad uno stato di latente rivolta, determinato dai nuovi rapporti che sono venuti a crearsi fra Stato e Chiesa in
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do che il papa pronunziasse una ferma condanna del fascismo, accettò che si avviassero le trattative per il chiarimento della controversia. Il 2 settembre 1931, dopo diversi incontri programmati al di fuori dei consueti canali diplomatici tra il gesuita Pietro Tacchi Venturi e il capo del governo, fu raggiunto un accordo che dava una interpretazione condivisa del controverso art. 43 del concordato65. Una nota del Bollettino Ecclesiastico commenta l’avvenuto accordo con la consueta retorica di quegli anni: «Un senso di sollievo portò negli animi di tutti la consolante notizia, giunta improvvisamente, nonostante che noi nutrivamo fiducia che presto o tardi sarebbe di nuovo riapparsa nel nostro orizzonte l’iride della Pace […]. Ed oggi i cattolici possono salutare con gioia il magnifico trionfo dovuto alla bontà del Sommo Pontefice e alla lealtà del Duce […]. Il sequestro di oltre diecimila registri con centinaia di migliaia di resoconti delle nostre Associazioni giovanili, e la loro restituzione senza alcun appunto al loro contenuto è la prova più evidente dello spirito delle nostre assemblee, tendenti unicamente alla formazione morale e religiosa delle nostre giovani generazioni tanto avide di pura e alta spiritualità […]»66.
Nel 1932, dopo la crisi dell’Azione cattolica, la diocesi di Catania visse un altro momento difficile in seguito al fallimento delle casse rurali cattoliche, gestite ancora da sacerdoti. Centinaia di famiglie di contadini e di artigiani furono ridotte sul lastrico e alcuni sacerdo-
dipendenza dello scioglimento delle associazioni cattoliche giovanili. Dovunque, quindi, lo stato di preoccupazione e di disagio prodotto dalla sospensione delle feste tradizionali, che hanno larga eco nell’animo superstizioso di questa gente, è sensibilissimo. Fino ad ora, mediante opportune misure precauzionali, nessun incidente si è verificato; ma è da prevedersi che, permanendo il divieto, qualche manifestazione ostile possa aver luogo, specie nelle prossime ricorrenze di Santi, patroni dei paesi dell’interno, ove più vivo e radicato è il sentimento religioso […]» (M. CASELLA, Stato e Chiesa, cit., 374-375). 65 Il testo dell’accordo firmato dalle due parti è trascritto ibid., 451-452. 66 BE 35 (1931) 129-131.
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ti finirono in carcere67. Il vescovo manifestò il proprio rammarico in una lettera al segretario di Stato: «Nei paesi di mia giurisdizione sono fallite diverse Casse rurali, gettando nel lastrico centinaia di famiglie di operai e di agricoltori e portando la desolazione in molte anime. Disgraziatamente vi è la responsabilità di non pochi sacerdoti i quali, nonostante il divieto della S. Congregazione del Concilio, per una licenza ottenuta dal Card. Nava mio predecessore, continuarono ad amministrare dette casse rurali. E così, per portare un esempio, nel fallimento della cassa di Adrano per 9 milioni, si ha avuto il triste spettacolo di 13 sacerdoti dichiarati in fallimento. Il popolo mormora, impreca; e il clero nei paesi dove sorgevano le Banche è umiliato, anzi insultato!» 68.
Nella valutazione del vescovo Patanè, la causa del disastro doveva essere attribuita alla superficialità con cui il suo predecessore aveva permesso ai sacerdoti di continuare a gestire gli istituti di credito, nonostante la proibizione della Congregazione concistoriale. In realtà l’infelice esito di quelle iniziative sociali fu determinato da molteplici motivi: da parte dei sacerdoti c’era stata una certa improvvisazione e la pretesa di affrontare problemi per i quali non avevano una specifica preparazione; la crisi che aveva investito l’economia negli anni del dopo guerra aveva messo a dura prova istituzioni fragili e prive di solide basi; il governo fascista, volendo chiudere definitivamente un periodo che considerava superato e ostile, non fece nulla per evitare il fallimento69. A parte questi momenti difficili, non si ha l’impressione che esi-
67
Emblematica la vicenda della cassa di Adrano: G. e P. SCARVAGLIERI, Vincenzo Bascetta, cit., 73-77. 68 Minuta di lettera senza data [1933] (Episcopati, Patanè, carpetta 1, fasc. 13, Segreteria di Stato). Oltre al caso della cassa rurale di Adrano, citato nel documento, ci fu anche quello della cassa di Viagrande. I sacerdoti finiti in carcere furono V. Bascetta e I. Messina. Sul primo si veda G. e P. SCARVAGLIERI, Vincenzo Bascetta, cit., 62-77. 69 S. ZANINELLI, L’azione sociale dei cattolici, in DSMCI, I, 320-358; M. PESSINA, Banche ed altre istituzioni di credito cattoliche, ibid., II, 192-198.
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stessero grossi motivi di attrito nei rapporti fra la Chiesa di Catania e il fascismo. Leggendo il Bollettino Ecclesiastico si potrebbe anzi credere che ci fosse una stretta collaborazione fra le autorità ecclesiastiche e civili nelle questioni di interesse comune. Il partito chiedeva al vescovo la nomina dei cappellani per le associazioni fasciste; la curia con apposite circolari indicava i nomi dei sacerdoti che dovevano assicurare l’istruzione cristiana ai ragazzi e ai giovani70. Quando ebbero inizio le campagne del regime, il vescovo e il clero diedero la propria disponibilità nell’opera di sensibilizzazione dei fedeli, ma non sembra si siano posti il problema di formulare un diverso giudizio a partire dai princìpi cristiani. La campagna d’Africa fu giudicata legittima e il vescovo poteva inneggiare all’esercito che «stampa nelle terre dell’Africa Orientale orme indelebili di eroico valore»71. Dopo le sanzioni decretate contro l’Italia e l’invito di Mussolini a donare l’oro per aiutare la patria in un momento difficile, il vescovo Patanè il 28 novembre 1935 emanò una notificazione che nel linguaggio e nello stile ricalca i documenti del governo: «Fratelli e figli dilettissimi. L’ora che volge piena di ansie e di preoccupazioni, ma, nello stesso tempo, sublime di eroici ardimenti e di inconcusse speranze per l’avvenire della Patria, deve fare scattare dall’anima d’ogni italiano, temprata al sacrificio ed al rigido dovere, tutte le energie più potenti per conseguire quella grande unità morale, che è il baluardo più saldo e il presidio più sicuro della grandezza d’una Nazione […]. Noi stessi abbiamo voluto essere fra i primi in questa nobile gara, e abbiamo voluto portare personalmente la catena d’oro della Nostra Croce pettorale — dolce ricordo della Nostra consacrazione episcopale — perché tale dono possa acquistare un alto valore ideale e un significato positivo […]»72.
In un’altra notificazione, redatta per la campagna del grano il 13 luglio 1942 e indirizzata ai parroci, ai curati e ai sacerdoti della diocesi, scriveva:
70
39 (1935) 11-12; 45 (1941) 8-10. Ibid., 39 (1935) 158. 72 L. c. BE
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«La viva compenetrazione dei bisogni dell’ora presente e la coscienza dei gravi doveri verso la Patria diletta in questo momento storico, segnato dall’alone di gloria che circonda i nostri eroici soldati, suggellato dall’ardimento magnifico e dalla tensione di tutte le nostre forze verso l’auspicata vittoria, C’impone la necessità di collaborare con fervida attività e con pieno entusiasmo a tutto quello che o la saggezza dei Governanti o la quotidiana esperienza Ci suggerisce per il conseguimento degli ideali della Patria. Obbedire! Ecco la parola d’ordine del più puro eroismo […]. Il Cristianesimo ha elevato a grande altezza il sentimento dell’amor patrio, lo ha reso sacro, ne ingiunge l’adempimento con religiosa e scrupolosa osservanza. Per questo vi invitiamo a svolgere un’attiva propaganda in mezzo ai fedeli […] perché tutti compiano il dovere che deriva dalle recenti disposizioni, dell’ammasso totalitario del grano e dei cereali […]»73.
Quando il regio decreto del 23 aprile 1942 ordinò la raccolta delle campane degli edifici di culto per venire incontro alle esigenze della guerra, una nota del Bollettino Ecclesiastico, dopo aver dato le opportune istruzioni al clero, concludeva: «Sappiamo che i cattolici italiani, pienamente compresi delle inderogabili necessità della Patria in guerra, pur distaccandosi con vivo dolore dalle loro campane di cui sentono profondamente il significato spirituale, s’apprestano ad eseguire queste disposizioni con serena disciplina, elevando voti al Signore affinché valga questo stesso loro sacrificio in benedizioni per i combattenti e per il prospero e luminoso avvenire della Patria diletta»74.
— La difesa della fede e della morale Il modello della res publica christiana, che si era cercato di attuare con la stipula dei Patti lateranensi, prevedeva il reciproco soste-
73 74
bellici.
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Ibid., 46 (1942) 93. Ibid., 95. Il piano non fu attuato probabilmente per l’incalzare degli eventi
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gno dei due poteri che governavano la società. In cambio del leale appoggio dei cattolici al governo fascista, le gerarchie ecclesiastiche chiedevano che la religione cattolica — dichiarata religione di Stato nell’art. 1 del trattato — venisse sostenuta e difesa dagli attacchi dei nemici vecchi e nuovi del cristianesimo: il liberalismo massonico, il positivismo e il materialismo, il proselitismo protestante, le ultime manifestazioni del modernismo. Un analogo sostegno chiedevano inoltre per la difesa della morale cristiana, la cui forza obbligante avrebbe dovuto essere sostenuta dalle leggi dello Stato. Alla base di questa linea di azione c’era un cristianesimo considerato più come religione civile che come fede evangelica. I documenti delle autorità ecclesiastiche e quelli di Mussolini sono concordi nell’affermare che la grandezza dell’Italia può essere realizzata solo con il concorso della religione cristiana. Il Bollettino Ecclesiastico del 1934 riporta una serie di testimonianze su questo argomento. Nel mese di aprile si riassumeva un discorso tenuto da Mussolini a Roma in un’assemblea celebrativa di partito nel quale tra l’altro egli asseriva: «L’unità religiosa è una delle grandi forze d’un popolo. Comprometterla o anche soltanto incrinarla è commettere delitto di lesa Nazione»75. L’Osservatore Romano, commentando queste parole, ricordava che il proselitismo protestante attenta a questa unità; e sottolineava: «non è sfuggito al genio ricostruttore di S. E. Mussolini l’importanza del problema nell’interesse della vera grandezza della Patria. È certo che la divisione, lo spezzettamento dell’unità della fede, porta seco, inevitabilmente, la disgregazione della compagine sociale. Attentare all’unita delle fede significa attentare all’unità spirituale della Nazione […]»76.
Poste queste premesse, si comprendono gli interventi repressivi del governo fascista: il 18 maggio 1925 il parlamento deliberava all’unanimità l’abolizione delle società segrete e quindi della massoneria, che era stata già condannata dalla Chiesa nel can. 2335 del Codi75 76
Ibid., 38 (1934) 53. Ibid., 54.
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ce di diritto canonico77; nel 1935 fu proibito il culto pentecostale in quanto «esso si estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza»78; furono emanati alcuni interventi normativi per limitare il proselitismo e il culto protestante in genere79; si posero dei limiti all’insegnamento di Ernesto Buonaiuti e di altri modernisti italiani80; nel 1938 furono recepite dalla Germania nazista le leggi razziali contro gli ebrei81. Le autorità ecclesiastiche non solo approvavano gran parte di questi provvedimenti, ma ne sollecitavano l’applicazione82. Il vescovo Patanè nel 1931 aveva istituito l’Opera per la preservazione della fede, al fine di arginare il proselitismo dei protestanti83 e aveva fatto pubblicare nel Bollettino Ecclesiastico alcune direttive, desunte da altre riviste cattoliche, per combattere il protestantesimo servendosi delle leggi dello Stato84. Nel 1934 era stato programmato a Catania un ciclo di conferenze di Ernesto Buonaiuti. Il vescovo, dopo aver pubblicato una notificazione per mettere in guardia i fedeli, chiese e ottenne la proibizione delle autorità civili, «per la perturbazione generale delle coscienze che produsse un siffatto annunzio […]; un gesto consono allo spirito del concordato». Nel commento alla notizia si cita con evidente compiacimento una nota del settimanale fascista Italia e fede che scriveva:
77
P. PIRRI, Massoneria, in Enciclopedia cattolica, VIII, 312-326. La disposizione del 9 aprile 1935 è firmata dal sottosegretario all’interno Guido Buffarini Guidi e controfirmata dal capo della polizia Arturo Bocchini (M. PIACENTINI, Chiese evangeliche, in Novissimo Digesto Italiano, III, Torino 1967, 201207). 79 M. PIACENTINI, Nel decennale della legge sui culti ammessi, Torino 1940, 6189. 80 F. PARENTE, Buonaiuti Ernesto, in DBI, 15 (1972) 112-122. 81 A. COLOMBO, Razzismo, in Novissimo Digesto Italiano, XIV, Torino 1968, 910-918. 82 Nell’Archivio della Nunziatura Apostolica in Italia si trovano le richieste dei vescovi per segnalare la violazione delle leggi nei singoli casi e per chiedere l’intervento delle autorità civili: Arch. Nunz. Italia, 48, fasc. 1-7; 49, fasc. 1-2; 78, fasc. 3 e 7; 82, fasc. 3. 83 BE 35 (1931) 83-85. 84 Ibid., 38 (1934) 141-144. 78
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«Ai male ispirati iniziatori di questo ciclo di conferenze, fondamentalmente antifasciste perché anticattoliche ricordiamo le parole del Duce: “L’unità religiosa è una delle forze di un popolo. Comprometterla o anche soltanto incrinarla è commettere un delitto di lesa-nazione”. Ora poiché il signor Buonaiuti ha tentato e tenta “incrinare” codesta unità religiosa, egli e chi lo invita a sproloquiare commettono, oltre che una offesa alla Chiesa Cattolica Romana, anche un’offesa alla Patria Fascista»85.
L’allarme per l’ateismo organizzato o comunismo fu dato nel 1936, al tempo della guerra di Spagna. Il pericolo che si potesse tentare anche in Italia la distruzione della civiltà cristiana con le persecuzioni al clero e la distruzione delle chiese fu avvertito dai cattolici, che risposero convinti all’invito del governo di prestare aiuto ai fratelli spagnoli in una nuova forma di crociata. Il vescovo Patanè, in una notificazione del 19 agosto con cui invitava il clero e i fedeli ad una giornata di preghiere, interpretava le persecuzioni comuniste alla Spagna cattolica come il tentativo di distruggere la civiltà europea, fondata sul cristianesimo: «Fratelli e figli dilettissimi. Un fremito di orrore e di raccapriccio scuote tutto il mondo civile, dovunque non sia spento il senso della gentilezza, per gli orrendi sacrilegi, per i misfatti esecrandi, per i delitti senza nome, per i massacri e gli incendi, che si perpetrano nella Spagna da uomini senza patria e senza Dio, avvelenati da dottrine malvagie che sovvertono non solamente i princìpi della Religione, ma gli stessi cardini della società civile e della famiglia […]. La lotta scellerata e empia, orpellata da falsi miraggi, ha uno scopo satanico: combattere l’augusta sovranità di Dio, distruggere, se fosse possibile, il Cristianesimo e la Chiesa di Dio, palladio della civiltà dei popoli, e gettare l’umanità nel caos del disordine e dell’universale turbamento»86.
Nel 1937 i vescovi siciliani avvertirono la necessità di scrivere una lettera pastorale collettiva sul tema della lotta al comunismo, in85 86
Ibid., 38 (1934) 75. Ibid., 40 (1936) 109-110.
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titolata Pro aris et focis, nella quale, prendendo spunto dalla guerra civile di Spagna, facevano l’analisi della dottrina comunista e davano le indicazioni per combattere questo nuovo flagello87. Uno dei paragrafi portava come titolo il grido dei crociati «Dio lo vuole» e i vescovi siciliani scrivevano con nostalgia: «Nei secoli passati, quando fanatici eretici minacciavano d’invadere le Nazioni cristiane d’Europa, al grido di Dio lo vuole e sotto gli auspici della Regina delle Vittorie, legioni di volontari si raccoglievano sotto il segno della Croce e, con la doppia arma della spada e della preghiera, ricacciavano gli assalitori al di là dei loro confini»88.
Non mancavano, poi, di elogiare la politica attuata dai «governi autoritari» per eliminare gli squilibri sociali che sono all’origine del comunismo: «All’invasione dell’ideologia comunista oppongono i governi autoritari tutte quelle encomiabili disposizioni disciplinari che impongono innanzi tutto il rispetto ossequioso delle istituzioni politiche ispirate al sano amore di Patria; quegli ordinamenti della vita economica e sociale che si basano sul rispetto della proprietà e dei sacri diritti del lavoro, bandita ogni antiumana lotta e coordinata ogni privata attività nella collaborazione delle classi; quelle provvidenziali istituzioni che hanno per oggetto immediato il diretto contatto con il popolo […]. Benedetta la Nazione nella quale, come avviene in Italia, lo Stato si è messo deciso per questa via, attua una più alta giustizia sociale, riconosce a tutti il diritto al lavoro e alla rimunerazione, proclama il diritto di tutti i cittadini ai beni elementari fondamentali della vita. Benedetta una Nazione, come la nostra, nella quale l’ordinamento corporativo dello Stato riconosce la necessità alle varie classi e, per il benessere di tutti, ne compone i dissidi e le divergenze nell’interesse collettivo e sociale»89.
In linea con questo pensiero, il vescovo Patanè, in una notifica87 Un esame di questa lettera si trova in F. M. STABILE, L’azione pastorale dei vescovi siciliani, cit., 126-128. 88 BE 42 (1938) 74. 89 Ibid., 91.
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zione del 15 ottobre 1938, indisse una giornata di protesta e di riparazione a Dio contro l’ateismo: «L’empietà più orrenda che sia apparsa nel nostro secolo, l’attentato più nefasto, sovvertitore d’ogni ordine morale e sociale, l’ateismo organizzato, dalle regioni della Russia, dove regna tra l’orgia del sangue e del terrore, tenta rompere le barriere, che oppone ad esso la ferrea volontà dei popoli civili, per riversarsi in altre parti della nostra bella Europa»90.
L’atteggiamento assunto dai vescovi siciliani in generale e dal vescovo di Catania in particolare manifestava la convinzione che la Chiesa avrebbe sconfitto il comunismo così come, con l’aiuto del fascismo, era riuscita a sconfiggere le conseguenze nefaste del liberalismo settario. Sorprende l’esplicita esaltazione della politica seguita in Italia da un «governo autoritario», che fa presumere un giudizio positivo sulla dittatura quando sceglie il modello corporativo dello Stato e quando combatte i nemici della fede cristiana. Un’altra battaglia intendevano combattere le gerarchie ecclesiastiche con l’aiuto del governo: quella della moralità dei pubblici costumi; di una moralità intesa, però, come decenza nell’abbigliamento delle donne. Il problema era stato posto su un duplice versante: quello delle giovani che nelle scuole o nelle associazioni fasciste venivano obbligate a partecipare ai saggi ginnici, indossando abiti ritenuti non conformi alla decenza cristiana91 e quello delle spiagge, dove i costumi diventavano sempre più spinti92. La Congregazione del concilio con una istruzione del 12 gennaio 1930 dava dettagliate indicazioni ai genitori, agli istituti religiosi, ai responsabili delle scuole cattoliche, perché si vigilasse sulla decenza dell’abbigliamento sia delle alunne, sia delle mamme e degli altri familiari. Si raccomandava di non far partecipare le ragazze ai saggi ginnici e, se obbligate, dovevano indossare abiti decenti93. Il tema della moralità nelle spiagge fu affrontato con particola90
Ibid., 106. Arch Nunz Italia, 76, fasc. 3. 92 Ibid., 47, fasc. 4. 93 Acta Apostolicae Sedis 22 (1930) 26-28. 91
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re decisione nel 1937. La Nunziatura apostolica in Italia aveva richiesto l’intervento delle autorità competenti94, e il Ministero dell’interno aveva emanato una circolare per raccomandare di fissare precise clausole di natura morale nella concessione delle aree demaniali destinate agli stabilimenti balneari, di vigilare perché «costumi da bagno e gli accappatoi siano di taglio e di fattura tale da servire a coprire la persona e siano proscritti severamente quelli, che troppo ridotti o troppo attillati, possono comunque destare scandalo», di vietare che persone in costume da bagno escano fuori dagli stabilimenti o dalle spiagge, di proibire i balli in costume da bagno95. Il vescovo Patanè il 1° luglio 1937 emanò una «notificazione per la moralità» per richiamare i princìpi cristiani della decenza nel vestire: «La Chiesa e la Patria […] chiamano gli uomini di buona volontà a una nuova sacra battaglia […] alla battaglia della moralità […]. È un redivivo paganesimo che cammina nelle vie e nelle piazze con la moda invereconda, con le seduzioni del vizio, che tradiscono la volgarità e la miseria morale. Nelle spiagge è un vero attentato alle leggi più elementari del senso dell’umana dignità […].
Si raccomandava ai sacerdoti di vigilare perché la donna che entra in chiesa e si accosta ai sacramenti sia «coperta e accollata», di istituire appositi comitati per verificare che «siano osservate le note disposizioni governative sulla moralità specialmente delle spiagge»96.
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Arch Nunz Italia, 47, fasc. 4. BE 41 (1937) 89 e 103. 96 Ibid., 41 (1937) 87-88. Il tema della pubblica moralità è ripreso nella lettera pastorale per la quaresima del 1941. Più che le parole di un vescovo sembrano quelle di un gerarca fascista: «L’avvenire è dei popoli forti. La grandezza dei popoli e delle Nazioni riposa sulla magnanimità dei caratteri, temprati al vivo fuoco del sacrificio e del dovere. I popoli molli e effeminati, i popoli privi di un’alta coscienza morale, che non si rendono conto dell’immensa efficacia spirituale e sociale degli alti valori dello spirito, non comprenderanno giammai l’ardimento del rischio e la virtù dell’eroismo nei duri cimenti dei campi di battaglia e nei giorni dei pericoli e della gloria […]» (BE 45 [1941] 21-48: 21). Non manca il consueto elogio al governo nazionale che con «le Leggi concordatarie, monumento imperituro di sapienza politica e religiosa, ponendo una valida barriera alle forze deleterie, disgregatrici della vita 95
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Come si può notare, alla base della “battaglia per la moralità” c’era una concezione riduttiva dell’etica cristiana, basata su una cultura misogina e bigotta, che induceva ad esasperare le tematiche attinenti alla decenza e al pudore e ad ignorare problemi molto più rilevanti per il bene individuale e sociale. In tal senso è emblematica la denunzia che il vescovo Patanè fa a Roma nella relazione ad limina: «Sono afflitto da grandissimo dolore perché durante il periodo invernale, nelle domeniche e nei giorni di festa, una folla numerosa di uomini e di donne non solo di questa archidiocesi, soprattutto Catania, ma anche dai più lontani centri abitati della Sicilia e della Calabria, sale sul monte Etna per divertirsi sulla neve, cioè per sciare, anzi le donne indossano abiti pressoché maschili e tutto questo è di grandissimo danno sia per quanto riguarda i costumi sia per il culto divino»97.
Non si riesce a capire come mai nel Bollettino Ecclesiastico sia totalmente assente una notificazione o una forma di protesta contro le leggi razziali del 1938. La stessa denuncia del Vaticano contro il vulnus al concordato, quando furono emanate le leggi che proibivano la celebrazione del matrimonio di italiani di razza ariana con persone di razza diversa98, non trovò eco negli atti della curia di Catania, forse perché si trattava di problemi che non trovavano in diocesi concreti riscontri.
— La riforma dell’ordinamento parrocchiale Il vescovo Patanè sapeva bene che uno dei principali problemi che doveva risolvere, iniziando il suo governo pastorale a Catania, era quello della riforma dell’ordinamento parrocchiale. Il vescovo Fran-
nazionale, affermando i valori dello spirito, hanno aperto una nuova era di ricostruzione morale dell’Italia nostra dopo gli scomposti turbamenti di un periodo storico dominato dal cieco settarismo» (ibid., 35). 97 Rel. 1937, n. 19. 98 P. SCOPPOLA, La Chiesa e il fascismo, cit., 316-341.
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cica Nava lo aveva affrontato limitatamente ai centri abitati extraurbani; bisognava risolverlo anche per il territorio della città. Dopo la sua morte, durante il periodo di sede vacante, si era pensato di indirizzare alla Congregazione concistoriale un memoriale per descrivere la situazione di disagio che c’era in città per la mancata erezione delle parrocchie autonome. Ma «un delicato senso di eccessiva prudenza ed un illimitato rispetto verso il defunto cardinale Francica Nava, ha impedito al collegio dei curati della città di far giungere la loro voce fino alle competenti Sacre Congregazioni». Il progetto che era stato accantonato nel 1929 fu riproposto nel 1930, durante l’altro periodo di sede vacante dopo la morte di Emilio Ferrais. La minuta di un memoriale, che porta la data del 15 marzo 1930 ed è firmato da due curati della città, è conservata nell’archivio della cancelleria arcivescovile99. Non ho trovato l’originale nell’archivio della Congregazione; perciò non è possibile stabilire se i due firmatari hanno spedito a Roma il loro memoriale. Il documento testimonia in ogni caso il desiderio diffuso fra il clero di vedere realizzata una riforma che si trascinava ormai da molti anni. Il vescovo Patanè, per venire incontro a questa esigenza, a distanza di appena due mesi dal suo ingresso, il 15 dicembre 1930, decise di avviare il problema a soluzione. Una nota del Bollettino Ecclesiastico ci informa che era fermo proposito dell’eccellentissimo pastore «fondare nella città di Catania, come si era fatto per la Diocesi, le parrocchie, secondo le norme del Concilio Tridentino. A tal fine nominava un Comitato di cinque membri per studiare i problemi che si riferiscono alla fondazione delle parrocchie, alla sistemazione del territorio, e alle questioni giuridiche che potranno sorgere rispetto alla Mensa Capitolare e Vescovile. Con il 15 dicembre diviene la data storica memoranda, che segna la fine d’un organamento irregolare unico nel mondo, che era divenuto quasi mostruoso in questo rapido e vertiginoso progresso della città di Catania, la quale raggiunge una popolazione di quasi trecento mila 99 Firmano il documento il sac. Ferdinando Aiello, curato del Crocifisso della Buona Morte e il sac. Francesco Mascali, curato di Sant’Agata al Borgo (ASDC, Cancelleria).
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anime e che se Dio vorrà, potrà essere il principio di un rinnovellamento religioso e spirituale del nostro popolo»100.
Nel numero successivo la notizia viene ripresa e approfondita. La «Commissione delle parrocchie» aveva invitato mons. Giovanni Musumeci, vicario generale di Siracusa e concittadino del vescovo Patanè, — considerato un esperto di problemi giuridici, nei due versanti canonico e civile — per studiare il problema. «Egli è stato ospite di Sua Eccellenza ed ha avuto frequenti colloqui con lui, con il rev. mons. Salvatore Fazio e vicario generale e con altri membri della Commissione. La sua grande esperienza, la sua già provata perizia in siffatti affari, la sua vasta conoscenza delle leggi e del diritto canonico hanno dato grande luce nel noto problema e non dubitiamo che l’opera sua potrà essere preziosa nell’assestamento giuridico delle parrocchie della città»101.
La commissione delle parrocchie avviò subito i suoi lavori e il 15 febbraio 1931 presentò al vescovo Patanè una memoria102 nella quale viene fatta un’accurata analisi del problema con dei giudizi sereni sulle vertenze giudiziarie fra il capitolo e il demanio, avviate e concluse durante il governo pastorale del vescovo Giuseppe Benedetto Dusmet. Anzitutto si indica il motivo che aveva impedito fino a quel momento la piena attuazione della riforma parrocchiale: «I criteri di questa limitazione avevano per base gli stessi interessi finanziari delle mense arcivescovile e capitolare, come se l’erezione delle parrocchie venisse a menomare il placido possesso dei beni appartenenti all’arcivescovo ed ai canonici della cattedrale»103.
100
34 (1930) 113. Ibid., 35 (1931) 8-9. 102 Memoria dei canonici Fazio, Maugeri e Puleo al vescovo Patanè, in data 15 febbraio 1931. Il documento, che ho avuto fra le mani e ho citato nel volume La parrocchia nella diocesi di Catania prima e dopo il Concilio di Trento, oggi non è più reperibile; probabilmente è stato messo fuori posto nel trasferimento dei documenti dalla cancelleria all’Archivio Storico Diocesano. 103 Ibid., 1. BE
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Pur riconoscendo che il timore non era infondato il documento continua dimostrando che non c’era più motivo di preoccupazione: il 14 agosto 1917 con una transazione tra l’arcivescovo e il Fondo per il Culto si era proceduto all’assetto patrimoniale dei beni della mensa vescovile; di questi, due terzi costituivano la prebenda del vescovo, un terzo la quota curata spettante al vescovo come parroco della città. Conclude il documento: «È chiaro dunque che l’erezione delle parrocchie non può coinvolgere la prebenda arcivescovile»104. Per la mensa capitolare il pericolo era ancora più remoto. Il documento contesta anzitutto la validità della tesi sostenuta dinanzi ai tribunali civili: «Che il capitolo sia stato canonicamente eretto in beneficio parrocchiale, né si può né si deve sostenere. I titoli prodotti dagli amministratori dell’epoca, RR. Canonici Chiarenza e Guglielmini, non provano realmente l’assunto, benché essi siano riusciti con i medesimi a provare dinanzi ai Tribunali civili ciò che volevano»105.
Tuttavia, dopo sessant’anni dalla sentenza della Cassazione, il capitolo non può più temere di perdere i diritti acquisiti perché «gode d’una prescrizione due volte trentennale»106. Per evitare anche il pericolo più lontano di perdere i diritti già acquisiti, si propone di limitare alla sola cattedrale il diritto che ha il capitolo ad esercitare la cura delle anime. In tal caso, però, bisognerebbe che «il capitolo sia nominato parrocchiale con canonica erezione, riconoscendone nel decreto tutti i diritti, non esclusi quelli provenienti dalle leggi civili finoggi posseduti»107. Nel documento si accenna pure alla posizione che il capitolo aveva assunto in passato sulla soluzione del problema parrocchiale: «I canonici della cattedrale non hanno voluto opporsi all’erezione delle parrocchie in città per sistema, come fu detto, o per non venire diminuiti dal titolo di comparroci, ma con avvedutezza massi104
L. c. Ibid., fol. 2r. 106 Ibid., fol. 2v. 107 Ibid., fol. 3r. 105
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ma, temendo di essere disturbati nel placido possesso dell’ex feudo Santa Venera»108.
La chiara esposizione del problema da parte della commissione avrebbe dovuto dare un nuovo impulso alla sua soluzione, che si trascinò invece per oltre un decennio. Come si è visto nel profilo del vescovo Francica Nava, il problema più che giuridico era economico, perché lo Stato si impegnava a integrare con un supplemento la “congrua”, cioè la somma indicata come conveniente per il sostentamento dei parroci. Il capitale di base che doveva produrre un certo reddito doveva essere approntato dalla parte ecclesiastica. Il vescovo Patanè nella sua relazione scrive: «Da due anni ho istituito una commissione perché anche nella città siano nominati veri parroci e si accresca il numero delle parrocchie; ma alla soluzione di questo problema si oppongono molte difficoltà, soprattutto quella della congrua»109. Gli anni trascorsi erano sei e non due. Solo dopo la seconda guerra mondiale, quando le leggi dello Stato stabilirono condizioni diverse per quantificare il capitale richiesto per la base di congrua, fu possibile dare una soluzione al problema. Il 29 giugno 1944 il vescovo Patanè avrebbe firmato il decreto di erezione della prima parrocchia autonoma di Catania, Santa Lucia in Ognina110.
— Il processo di canonizzazione del vescovo Dusmet La sollecitudine del vescovo Patanè nell’avviare il processo di canonizzazione di Giuseppe Benedetto Dusmet ci fa intuire che egli voleva dare una risposta immediata ad un’attesa che durava da molto tempo sia da parte dei fedeli della diocesi, sia da parte dell’ordine benedettino. Un editto del 6 gennaio 1931 invitava i fedeli a consegnare
108
Ibid., fol. 3v. Rel. 1937, I, n. 3/f. 110 Tutt’Atti 1920-1954, n. 1259, p. 264. 109
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alla curia arcivescovile — entro lo spazio di due mesi e sotto pena di scomunica per i laici e di sospensione per i chierici — gli scritti attribuiti al Servo di Dio Giuseppe Benedetto Dusmet: «lettere, dissertazioni, discorsi, preghiere e qualsiasi altra specie di lavoro o di propria mano o da lui dettati, tanto manoscritti che dati alle stampe»111. In calce all’editto si legge un invito a contribuire alle spese richieste dal processo; le offerte potevano essere versate al postulatore della causa D. Gaetano Fornari, benedettino, o al vice postulatore, il p. Lorenzo da Castelbuono, cappuccino residente nel convento di Catania. Nel Bollettino Ecclesiastico accanto al testo dell’editto, redatto con un linguaggio formale, troviamo una notificazione dai toni più familiari, che porta la data del 7 gennaio. Il vescovo, rivolgendosi ai fedeli, scriveva: «[…] Non possiamo manifestarvi la gioia ond’è piena l’anima nostra e l’immensa fiducia nell’aiuto della Divina Provvidenza. Siamo sicuri che tutti siate compresi della stessa gioia e siate uniti a noi nella preghiera, che voglia Iddio, pel bene delle anime, glorificare il suo Servo Fedele. Ci pare pertanto sia fuor di luogo insistere a lungo nel raccomandare a tutti quelli che saranno chiamati a prestar l’opera loro in questo processo, sia da testimoni o da periti o altro che sia, di rispondere prontamente e coscienziosamente, ben conoscendo quanto sia in tutti viva la memoria e la gratitudine pel Servo di Dio […]»112.
Il processo informativo si chiuse nel 1937. Gli scritti furono esaminati e discussi nel 1938. La Congregazione dei riti il 5 febbraio 1941 decretò che si poteva procedere oltre. Il 2 gennaio 1949 Pio XII segnò la commissione per l’introduzione della causa e il processo apostoli-
111
35 (1931) 5. L. c. In calce alla notificazione è riportata una preghiera, che veniva recitata nella benedizione eucaristica prima del Tantum Ergo, fino all’ultima riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II: «O Signore Gesù, che ti degnasti largire a questa Archidiocesi di Catania pastore per ventisette anni quell’angelo di carità che fu il cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet, deh! concedi a noi di poterlo quanto prima invocare sui santi altari nostro intercessore presso la tua Divina Maestà. Pei tuoi meriti, o Gesù Signore. Così sia». 112
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co si svolse dal 1949 al 1951. Il 17 dicembre 1959 nel Concistoro pubblico fu presentata a papa Giovanni XXIII la perorazione per la glorificazione del Servo di Dio113. Fu proclamato beato il 25 settembre 1988 da Giovanni Paolo II114.
f) I problemi di salute: ricorsi a Roma e prime ipotesi di soluzione per il governo della diocesi Nel 1932 il vescovo Patanè ebbe un ictus cerebrale che gli provocò una leggera paralisi del lato destro. I medici probabilmente gli raccomandarono di riguardarsi e il suo fisico non era certamente nelle condizioni di affrontare fatiche prolungate. Queste circostanze, unite a una forma di apatia caratteriale, segnarono una svolta nella sua attività di governo115. Alla Segreteria di Stato e alla Congregazione concistoriale incominciarono a pervenire ricorsi per segnalare il disagio che si avvertiva in diocesi. Le prime due lettere anonime, scritte dalla stessa persona ma con contenuti diversi, inviate una al papa e l’altra alla Congregazione il 6 luglio 1933, lamentano la mancanza di una guida: «[…] Inviato, or sono quasi tre anni, in questa città il Pastore che doveva elevarci nelle vie dello spirito, ci siamo trovati di fronte ad un Vescovo inetto, amante delle distrazioni, che si annoia perfino di una conversazione seria con quelli che dovrebbero essere i suoi amici, i Sacerdoti. Nessuno del clero, in tre anni di episcopato, è stato da lui invitato per informarsi del suo lavoro, delle difficoltà incontrate nel suo ministero e dei progetti di bene. Il clero vive isolato, ognuno lavora per conto proprio, senza una direttiva. Di tutto si annoia, financo delle funzioni religiose, dalle quali procura di
113
T. LECCISOTTI, Il cardinale Dusmet, cit., 656-658. BE 91 (1988) 191-205. 115 Ai suoi stretti collaboratori, per giustificare qualche inadempienza o il rinvio di un impegno, soleva ripetere, attingendo alla saggezza popolare: «Se muoio, un altro vescovo di Catania sarà nominato, ma un altro Carmelo Patanè non nasce più» (notizia riferita da mons. Mauro Licciardello). 114
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esimersi, e nel caso che è costretto dalla necessità a farle, cerca di affrettarsi con scandalo dei chierici e del popolo […]»116.
La Congregazione inviò al vescovo copia del ricorso e il 28 luglio egli rispose da Napoli, dove si trovava «per la consueta cura di Agnano»117. Il vescovo spiegava i rilievi negativi contenuti nella lettera come lo sfogo di qualche sacerdote deluso per la sua decisione di nominare canonico teologo della cattedrale il parroco di Nicolosi118 e non un sacerdote del clero della città. Egli aveva agito nel rispetto delle norme canoniche e dopo essersi consigliato con il papa. Quando a Roma sembrava che il caso potesse considerarsi chiuso, arrivarono altre lettere dello stesso tenore. Una del 6 ottobre 1933 ci offre qualche elemento in più: «[…] Impressionato del suo male, timoroso della morte, tutta la sua vita pastorale si riduce a qualche cresima. Si annoia di tutto; se un parroco gli parla d’affari parrocchiali, si irrita, poco s’interessa di ciò che succede in diocesi. “Lasciatemi vivere in pace e tranquillo, non mi seccate”, queste sono le sue espressioni […]»119.
Altre lettere analoghe, scritte con stili diversi, furono spedite dal 6 ottobre 1933 al 10 gennaio 1938120. Gli insistenti reclami indussero la Congregazione a incaricare mons. Giovanni Musumeci, concittadino del vescovo Patané, di assumere informazioni sulla sua salute. La prima lettera di risposta porta la data del 2 aprile 1938121. Il prelato scrive di essersi incontrato prima con mons. Orazio Aiello, ammi-
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Archiv Concist, Catania, Governo diocesano di mons. Patanè, n. 698/1933. L. c. 118 Dovrebbe trattarsi del can. Arcangelo Fragalà, originario di Trecastagni che, dopo essere stato parroco a Nicolosi, fu nominato canonico teologo della cattedrale, in seguito a regolare concorso. 119 L. c. 120 Alcune di esse riguardano una controversia fra la curia diocesana e il circolo cattolico Gesù, Giuseppe e Maria di Catania. Da notare una curiosa lettera di accuse al vescovo scritta in siciliano (l. c.). Potrebbe alludere all’abitudine del vescovo Patanè di esprimersi in dialetto. 121 L. c. 117
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nistratore della mensa vescovile, e di avere avuto da lui alcune notizie; subito dopo, facendo visita al vescovo, si era reso conto personalmente delle sue condizioni di salute: «[…] L’amministratore della mensa mi fece subito comprendere lo stato grave dell’Arcivescovo per la stanchezza mentale che non gli permette alcuna preoccupazione. E sebbene sembri fisicamente migliorato dal giorno del primo attacco, dato lo svago giornaliero del movimento fisico e la quasi totale astensione dei lavori di ufficio, pure lo si vede stancare non appena si conferisca per qualche affare del quale si prolunga la trattazione: lo si vede sonnecchiare. Fui invitato anche per svagarlo un po’ di avvicinare Sua Eccellenza né mi feci ripetere l’invito. Dovetti constatare personalmente tale stanchezza non solo, ma anche un certo incespicamento nel parlare e nel pensiero […]. In questa occasione lo stesso Arcivescovo mi confessava che purtroppo tratta solo qualche affare importante, che starà così fino a Pasqua, ma che dopo Pasqua per consiglio dei medici andrà almeno per due mesi fuori sede, per darsi due mesi di vero e assoluto riposo procul da qualunque negozio: si ripiglierà dopo questo riposo? Ecco il quesito che si pone anche il mio vescovo di Acireale. Forse c’è da dubitarne, perché pare che sia stato colpito il cervello, come dicono i medici».
La presenza di un vicario generale valido avrebbe potuto rendere meno precaria la difficile situazione della diocesi: «Il vicario {mons. Giuseppe Carciotto}, che pure è un buon uomo, non è però all’altezza dell’ufficio perché — io non l’ho provato — ma per voce generale si dice molto scarso d’intelligenza». Dopo aver dato queste notizie, mons. Musumeci formulava un proprio giudizio sulla persona del vescovo Patanè: «Sua Eccellenza è un bonus vir, il quale ama gli onori che porta la dignità episcopale e rifugge da qualsiasi atto che gli potrebbe arrecare qualche dispiacere, che lo impressiona fino al punto, come sopra ho scritto, di togliergli il riposo». L’informatore chiude la sua lettera raccomandando alla Congregazione di tener conto della sua «suscettibilità nativa, resa più sensibile dal male fisico», nell’ipotesi che volesse prendere qualche decisione sul conto del vescovo Patanè. Il 12 e il 27 dello stesso mese di aprile mons. Musumeci inviò al337
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tre due lettere alla Congregazione, per aggiornare le sue informazioni. Non c’erano novità nelle condizioni del vescovo Patanè; le notizie inviate in precedenza risultavano confermate dai colloqui avuti con diversi collaboratori: «l’Arcivescovo è sembrato riprendersi dal male fisico quando con lui si fanno quattro chiacchiere indifferenti, ma non appena gli si riferiscono affari di ufficio incomincia a preoccuparsi e dopo non più di venti minuti si porta la mano alla testa e stanco si stiracchia sulla sedia e dice basta»122.
Per evitare imprevisti e apprensioni preferiva trascorrere la maggior parte del tempo in campagna e venire in episcopio e in cattedrale solo per le grandi occasioni123. Un elemento nuovo si ebbe nel luglio del 1938. In una nota della Congregazione si legge che il vescovo di Caltanissetta, mons. Giovanni Jacono, aveva suggerito a voce di invitare mons. Salvatore Russo, vescovo di Acireale, «persona assai accetta a mons. Patanè e che conosce bene la situazione, affinché si rechi a Catania con qualche frequenza, ed aiuti l’arcivescovo come meglio può. Se sarà il caso dare allo stesso mons. Russo qualche facoltà giurisdizionale»124.
Il 4 agosto il segretario della Congregazione concistoriale scrisse una lettera al vescovo di Acireale per invitarlo ad essere vicino al vescovo di Catania, che «non è in buona salute e perciò non può at-
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L. c. La ridotta attività pastorale del vescovo Patanè può essere valutata anche dai lunghi intervalli che faceva trascorrere per amministrare la cresima nei centri abitati extraurbani: a Bronte, dopo essersi recato nel 1932 — quando ancora non era stato colpito dall’ictus — fece ritorno nel 1939: questa fu l’ultima sua apparizione, perché nel 1948 sarà il vescovo di Acireale Salvatore Russo a sostituirlo: fu obbligato a fermarsi nel centro abitato per diversi giorni, perché gran parte della popolazione adulta, dopo quasi dieci anni di assenza del vescovo, doveva ancora ricevere il sacramento della confermazione. 124 L. c. 123
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tendere, come in passato, al governo della archidiocesi»; conoscendo bene la situazione, «potrà essergli di non lieve aiuto con i suoi consigli ed, occorrendo, con la sua opera, come non dubito». Il vescovo di Acireale non fece attendere la sua risposta e in una lettera del 17 agosto rassicurò il segretario della Congregazione: «[…] la salute dell’Arcivescovo è andata sempre migliorando, in guisa che adesso può dirsi intieramente guarito. Da circa un mese si trova a villeggiare in una parrocchia della mia diocesi e ne ha risentito molto sollievo. Ma già da parecchio tempo ha ripreso l’esercizio regolare del suo ministero e attualmente, ogni domenica, prosegue la seconda visita pastorale dell’Archidiocesi, e una o più volte, nel corso della settimana, ritorna in sede per il disbrigo di affari di qualche importanza […]»125.
Tenendo conto delle notizie trasmesse da mons. Giovanni Musumeci nei mesi precedenti e dei reclami che continuarono a pervenire alla Congregazione, si ha l’impressione che mons. Russo con la sua risposta rassicurante abbia voluto scongiurare il pericolo di farsi carico anche della diocesi di Catania. Infatti nel marzo del 1940 il segretario della Congregazione concistoriale invitò ancora una volta mons. Musumeci a raccogliere altre informazioni sulla salute del vescovo Patanè126. Il problema di dare alla diocesi di Catania un vescovo che si trovasse nelle condizioni di governarla fu riproposto in circostanze particolari nel 1944. Gli alleati, dopo lo sbarco in Sicilia, decisero di ripristinare a Catania l’ordine sconvolto dagli eventi bellici e di ricostituire le autorità previste dal suo ordinamento. Dal punto di vista religioso costatarono che il vescovo Carmelo Patanè era da tempo assente dall’episcopio e dalla città e per le sue condizioni di salute non era in grado di esercitare il suo ministero. Sottoposero il caso all’arcivescovo di Palermo, che in quel periodo suppliva l’autorità di Roma, chiedendogli di nominare un sostituto. Il card. Luigi Lavitrano decise di nominare amministratore apostolico il vescovo di Piazza Armerina Antonino Catarella e chiese il previsto nulla osta alla Prefettura di 125 126
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Catania. Quando la notizia divenne di pubblico dominio, cominciarono a giungere in episcopio le congratulazioni e gli auguri al nuovo amministratore apostolico. Il segretario di Patanè con i telegrammi e le lettere di congratulazione si recò subito a Milo, dove il vescovo risiedeva, per informarlo dello sviluppo degli avvenimenti. Il vescovo, comprensibilmente preoccupato, fece ritorno a Catania, riunì il capitolo dei canonici della cattedrale, per dimostrare che si trovava nelle condizioni di governare la diocesi, e incaricò il canonico teologo mons. Giovanni Maugeri, che aveva delle conoscenze a Roma, di dare informazioni positive alla Congregazione127. Anche il capitolo della cattedrale di Piazza Armerina fece pervenire alla Congregazione le proprie rimostranze, perché il trasferimento del vescovo Catarella, che da appena due anni aveva fatto il suo ingresso, avrebbe interrotto il rinnovamento della diocesi appena iniziato. Il card. Lavitrano nel marzo del 1944 inviò alla Congregazione per gli affari straordinari il dossier relativo al vescovo Patanè. Il segretario della Congregazione concistoriale, card. Raffaello Rossi, sottopose il caso al giudizio del papa, che decise di sospendere il trasferimento di Catarella a Catania. Una lettera del 14 luglio 1944, inviata al card. Lavitrano dalla Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari, comunicava la nota inviata dalla Congregazione concistoriale alla Segreteria di Stato per informarla della decisione del papa: «In merito ho da comunicare che il Capitolo cattedrale di Piazza Armerina ha umiliato al Santo Padre vivissima istanza perché il Vescovo diocesano, Monsignor Catarella, designato Amministratore Apostolico di Catania, sia lasciato alla diocesi che egli va indirizzando a vita nuova. Il Santo Padre, tutto considerato nella sua illuminata prudenza, ha ritenuto di poter favorire l’istanza».
Allo stesso tempo faceva presente all’arcivescovo di Palermo che dopo la decisione del papa «anche le altre disposizioni date nel marzo u.s. rimangono per ora sospese»128.
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Notizie riferite da mons. Mauro Licciardello. ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI PALERMO, Conferenza Episcopale Siciliana, V, 1944. Il vescovo Patanè, a conclusione di tutta la vicenda, esprimeva il suo 128
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3. IL COADIUTORE GUIDO LUIGI BENTIVOGLIO Una soluzione ai problemi di governo della diocesi di Catania, dei quali la Congregazione concistoriale era stata messa al corrente fin dal 1933, giunse a distanza di sedici anni, quando il 30 marzo 1949 fu nominato coadiutore con diritto a successione del vescovo Carmelo Patanè il monaco cistercense Guido Luigi Bentivoglio, che governava la diocesi di Avellino da dieci anni129. Sembra che il vescovo avesse richiesto di nominare suo ausiliare il rettore del seminario mons. Francesco Pennisi. In Congregazione, a motivo dei numerosi reclami pervenuti nel corso degli anni, era maturata l’idea che Catania fosse una diocesi allo sbando e avesse bisogno di un vescovo inflessibile, in grado di ripristinare l’ordine e la disciplina. Bentivoglio giunse a Catania il 21 maggio 1949130; svolse il ministero di coadiutore fino al 3 aprile 1952 — data della morte di Carmelo Patanè — e di vescovo ordinario fino al 16 luglio 1974, giorno in cui Paolo VI accettò le sue dimissioni131. Il suo rapporto con Patanè non fu facile, anche se aveva avuto ampia libertà di azione. Il vescovo Bentivoglio non aveva una grande apertura mentale e non aveva il discernimento dell’uomo di governo. Essendo vissuto fin da bambino nei monasteri cistercensi, lontano dalla famiglia e dal mondo, aveva difficoltà di relazione, di accettazione e di adattamento alla realtà del nostro tempo. Con il clero ebbe un rapporto difficile e conflittuale; dava l’impressione di essere pronto a intervenire solo quando c’era da fare un rimprovero o da comminare una censura. Clero e fedeli non tardarono a rimpiangere il vescovo Carmelo Patanè che, nonostante le
compiacimento con una espressione dialettale, che può essere tradotta così in italiano: «Il papa mi ha tirato un colpo basso, ma io ho saputo difendermi» (notizia riferita da mons. Mauro Licciardello). 129 Luigi Bentivoglio era nato a Viterbo il 22 maggio 1899; per seguire la vocazione alla vita monastica entrò da piccolo nel monastero dei cistercensi, dove emise la professione religiosa con il nome di Guido il 9 giugno 1915. Dopo un periodo di attività nel vicariato di Roma e nella Congregazione dei sacramenti, fu nominato vescovo di Avellino il 27 luglio 1939 e consacrato il 24 agosto dello stesso anno (BE 53 [1949] 35). 130 BE 53 (1949) 44-48. 131 Ibid., 78 (1974) 181-183.
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difficili condizioni in cui si era trovato a svolgere il suo ministero, aveva dimostrato un carattere affabile e tollerante; tante volte era riuscito a districare situazioni complesse facendo ricorso a una battuta dialettale o attingendo a espressioni della saggezza popolare132. I rapporti del clero con il vescovo Bentivoglio divennero ancora più difficili durante i fermenti che caratterizzarono gli anni del Concilio Vaticano II e del post concilio133; ma ci troviamo già oltre i limiti prefissi per questo studio.
4. LA RELAZIONE AD LIMINA DEL VESCOVO CARMELO PATANÈ Qualche rilievo di natura formale va fatto per una corretta utilizzazione di questo documento. Il questionario adoperato dal vescovo Patanè è molto diverso da quelli utilizzati dal vescovo Francica Nava. La Congregazione, dopo la promulgazione del Codice di diritto canonico del 1917, preferì fare continui riferimenti ai suoi canoni; pertanto in alcuni casi per comprendere bene la domanda del questionario e la risposta data dal vescovo è necessario confrontare il testo del canone. Il vescovo, da parte sua, in alcuni casi si limita a scrivere che dà riposta affermativa alla domanda, senza specificare l’argomento; per una migliore comprensione del documento a volte diventa necessario leggere il questionario.
a) Il giudizio sulla società e sui fedeli Anche per quanto attiene ai contenuti, la relazione del vescovo Patanè è molto diversa da quelle di Francica Nava: questi risentiva ancora della visione negativa della società propria dei papi di fine ’800; 132 Dalla testimonianza di mons. Mauro Licciardello si evince anche una particolare sensibilità del vescovo Patanè per le necessità del suo clero: aiutava diversi seminaristi a pagare la retta del seminario e destinava parte dei suoi introiti per aiutare chi era nel bisogno o aveva particolari problemi da risolvere. 133 A. LONGHITANO, Il clero di Catania dopo il Concilio Vaticano II. Fermenti e contrasti, in C. DOLLO (cur.), Per un bilancio di fine secolo. Catania nel Novecento. Atti del III Convegno di studio (1951-1980), Catania 2002, 47-81.
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Patanè, invece, partecipa della generale euforia determinata nelle gerarchie ecclesiastiche dalla stipula dei Patti lateranensi. Sorprende notare il mutamento di giudizio che i due vescovi danno sulla stessa realtà nello spazio di appena dieci anni: per Francica Nava i tempi erano infausti e dissoluti e i costumi del popolo erano corrotti; per Patanè «la condizione materiale e morale di tutta la diocesi è buona. Anzi c’è la speranza che possa migliore ancora»134. La causa di questa diversità di giudizio non deve essere ricercata nel naturale pessimismo o ottimismo dei due vescovi, ma nella diversa prospettiva dalla quale si pongono per prendere in esame le condizioni della diocesi. Per Francica Nava il progetto di costruire una società cristiana, nonostante l’impegno profuso, non si era realizzato. Patanè, invece, era convinto che il “miracolo” era avvenuto con la stipula dei Patti lateranensi. Nella sua relazione manifesta continuamente la propria soddisfazione per il nuovo corso della storia: tutti gli abitanti della diocesi «sono cattolici romani»135, ad eccezione di un piccolo numero di Valdesi a Catania e a Santa Maria di Licodia136; «i pentecostali sono stati soppressi»137; «nessun errore serpeggia in diocesi contro la fede»138; è «aumentata la religiosità dei fedeli, in seguito al nuovo ordinamento politico»139; all’osservanza dei precetti di santificare la festa e di astenersi dai lavori servili «offre un grande aiuto la legge civile»140; «dopo il concordato […] la facoltà di possedere, di acquistare e di amministrare propria della Chiesa è stata riconosciuta e garantita»141; le confraternite sono state di nuovo sottoposte alla giurisdizione del vescovo142; i parroci per il proprio sostentamento possono contare sul «supplemento di congrua dato ogni anno dal governo»143; diminuisce la prassi del controllo delle nascite «a motivo degli incentivi economici 134
Rel. 1937, XII, n. 100 Ibid., I, n. 3/c. 136 L. c. 137 L. c. 138 Ibid., III, n. 16. 139 Ibid., III, n. 21. 140 Ibid., XI, n. 86. 141 Ibid., II, n. 4. 142 Ibid., II, n. 6. 143 Ibid., IX, n. 68. 135
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che il governo concede a chi mette al mondo figli»144; «nelle scuole pubbliche, soprattutto elementari, si osserva la prescrizione del can. 137 sulla educazione religiosa dei fanciulli» e i giovani che frequentano le scuole medie e superiori (eccettuate le università) sono istruiti in modo più approfondito nei princìpi della religione»145; «non ci sono massoni»146; «non ci sono socialisti»147; «il concordato fra la Santa Sede e il regno d’Italia rende più facile l’osservanza delle leggi ecclesiastiche e incoraggia a manifestare rispetto per la chiesa e per il clero»148. Il vescovo si rende conto che qualche ombra c’è: «l’onestà dei costumi lascia un po’ a desiderare. Infatti dai dati che mi sono stati riferiti risulta che operano 130 case dette “di tolleranza”, conosciute dalle autorità civili»; ma sa come spiegare questo fatto: Catania è «una città in cui fervono il commercio e le industrie ed in essa confluiscono molti non solo dai paesi vicini della stessa provincia, ma anche dalle altre provincie»149. Il questionario chiedeva al vescovo di specificare se i cattolici nell’esercizio dei diritti politici e civili si impegnavano strenuamente a ricercare il bene della religione e la libertà della Chiesa. Patanè deve ammettere: «fino a quando vige questo regime in Italia non c’è alcuna opportunità di esercitare i diritti politici»150, ma non si dimostra particolarmente dispiaciuto della situazione; sembra sottintendere che dinanzi a tanti vantaggi qualche piccola limitazione doveva essere considerata accettabile. Il vescovo risponde anche a una domanda che diventa fondamentale per comprendere la sua figura e la sua azione di governo. Il questionario chiedeva: «come si comporta il vescovo con le autorità civili del luogo? Ha sempre potuto difendere la dignità e la giurisdizione vescovile in modo da non provocare danno alla libertà e alle immunità della Chiesa con un atteggiamento servile o in altro modo?». La sua risposta è lapidaria : «con le autorità civili, soprattutto
144
Ibid., XI, n. 87. Ibid., XI, n. 90. 146 Ibid., XI, n. 97. 147 Ibid. XI, n. 98. 148 Ibid., XII, n. 100. 149 Ibid., XI, n. 84. 150 Ibid., XI, n. 99. 145
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dopo il concordato, ho sempre avuto un buon rapporto; non ho fatto nulla che potesse far supporre un atteggiamento servile»151.
b) Gli istituti religiosi I dati sui religiosi che troviamo nella relazione confermano il trend positivo di crescita già riscontrato nelle relazioni del vescovo Francica Nava. Il numero di case e di religiosi in esse residenti si avvia a raggiungere il suo massimo storico, dopo la soppressione degli ordini religiosi del 1866. Gli istituti religiosi maschili sono complessivamente 24 con 132 sacerdoti. Gli ordini religiosi tradizionali svolgevano il ministero nelle chiese annesse ai conventi: oltre all’esercizio del culto e all’attività pastorale non riservata alle parrocchie, riunivano i laici nei terzi ordini o nelle associazioni proprie dei singoli istituti, erano ricercati per la predicazione e per le confessioni. Significativa la presenza dei salesiani, che avevano un’attività diversificata: il discernimento delle vocazioni e la formazione dei candidati, l’istruzione nelle scuole private, i corsi di arti e mestieri, gli oratori. L’unica parrocchia affidata a un istituto religioso era quella che i salesiani reggevano a San Gregorio. Operava già a Catania la Pia Società San Paolo per la diffusione della buona stampa, anche se si trattava di una presenza ancora iniziale. Gli istituti religiosi femminili erano 55 con 537 suore. Oltre alle case per il discernimento delle vocazioni e per la formazione delle candidate, nella maggior parte dei casi servivano negli ospedali, dirigevano scuole, istituti per orfani o per anziani, davano assistenza ai poveri. La relazione del vescovo Patanè è un documento di particolare rilevanza, perché offre non pochi spunti per conoscere un periodo della storia ecclesiastica che solo da pochi anni si è iniziato ad esplorare, dopo l’apertura degli archivi pontifici.
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Ibid., IV, n. 36.
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LIV
1937 – Relazione dell’arcivescovo, Carmelo Patanè, relativa al quinquennio 1931-1936, scritta il 31 dicembre 19361.
CAPITOLO I – NOTIZIE GENERALI SULLO STATO MATERIALE DELLE PERSONE E DEI LUOGHI
1. Carmelo Patanè, di anni 67, nato a Giarre {il 26 settembre 1869}, diocesi di Acireale, {da Sebastiano e da Caterina Tropea}, consacrato il 17 febbraio 1918 come arcivescovo di Otranto, {nominato l’11 gennaio 1918}, trasferito a questa Chiesa di Catania il 7 luglio 1930, di cui prese possesso il 19 ottobre dello stesso anno. Non ho vescovo ausiliare. 2. La diocesi di Catania ha avuto origine — come dicono — nell’età apostolica. Il primo vescovo fu s. Berillo, inviato dal Principe degli Apostoli. Da Pio IX è stata elevata al grado di archidiocesi ad honorem, immediatamente soggetta alla Sede Apostolica, il cui titolare ha il diritto all’uso del pallio, concesso dallo stesso sommo pontefice. L’ordinario di appello, a norma del can. 1594 § 2, è l’arcivescovo di Messina; per le conferenze episcopali si reca a Palermo. 3. a) L’indirizzo della mia residenza è “Catania”, non c’è bisogno di aggiungere altra indicazione, perché la città è capoluogo di provincia. b) La diocesi è molto vasta; il suo nome civile è: archidiocesi di Catania. Il clima è ottimo. Si parla la lingua italiana. c) L’archidiocesi ha circa 600.000 abitanti; i comuni principali sono: Adrano, Biancavilla, Bronte, Paternò e Misterbianco. Tutti sono 1 Congr Concist, Relat Dioec, 208. Alla relazione l’arcivescovo acclude tre documenti: 1) la lettera pastorale inviata alla diocesi per la quaresima del 1936, che non si trova nella carpetta della Congregazione; 2) il decreto del 24 novembre 1936 con cui, a conclusione della visita pastorale, istituisce in diocesi i vicariati foranei a norma del can. 217 CIC; 3) il programma degli esercizi spirituali per categorie specializzate, predisposto nel 1935 per favorire l’adempimento del precetto pasquale nella città di Catania.
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cattolici romani; non ci sono fedeli di altro rito. In città sono presenti i protestanti valdesi, il cui numero non supera i 200. Similmente nel piccolo centro abitato Santa Maria di Licodia i valdesi sono 40. I pentecostali sono stati soppressi. d) I sacerdoti secolari sono 295; i chierici e gli alunni del seminario maggiore e dei tre minori sono 260. e) C’è il capitolo della cattedrale; nella città di Catania c’è anche un capitolo collegiale, come pure nei tre comuni di Adrano, Biancavilla e Paternò. f) La diocesi è divisa in 10 vicariati. Per quanto attiene alle parrocchie c’è da dire che fino al 1926 in città e in diocesi esisteva un solo parroco [pag. 3]: l’arcivescovo, ad eccezione di due parrocchie che sorgevano nei comuni di Bronte {Santissima Trinità} e Trecastagni {San Nicola di Bari}. In quell’anno il mio predecessore card. Francica Nava creò 26 parrocchie autonome nei paesi, nessuna in città, in cui la cura delle anime è esercitata da 19 curati, nominati a discrezione del vescovo; ognuno di loro ha il proprio onesto sostentamento dalla somma di L. 400, che riceve dalla mensa vescovile e dai frutti di stola. Tuttavia da due anni ho istituito una commissione perché anche nella città siano nominati veri parroci e si accresca il numero delle parrocchie; ma alla soluzione di questo problema si oppongono molte difficoltà, soprattutto quella della congrua. In diocesi le parrocchie che hanno il maggior numero di abitanti sono: Paternò con 32.000, Adrano 30.000, Bronte 27.000, Biancavilla 22.000, Misterbianco 12.000. A Paternò2 e Adrano3 sorgono 5 vicarie curate per ogni comune, che da poco dal governo hanno avuto la regia approvazione. Nel comune di Bronte4 ci sono 3 vicarie curate che non hanno il regio assenso. Nella città di Catania le chiese curate che hanno il maggior numero di abitanti sono: Cibali {Santa Maria delle Grazie}, Fortino {Sacro Cuore}, Ognina {Santa Maria} e Sant’Agata al Borgo. Nella diocesi le parrocchie più piccole sono: Ragal2 Vicarie curate: 1) Anime del Purgatorio; 2) Santa Barbara; 3) Santa Margherita; 4) San Michele; 5) Santissimo Salvatore. 3 Vicarie curate: 1) San Giuseppe; 2) San Leonardo; 3) Santa Lucia; 4) San Pietro; 5) Santi Filippo e Giacomo. 4 Vicarie curate: 1) Santa Maria del Rosario; 2) San Silvestro; 3) chiesa madre, eretta probabilmente come aiuto all’arciprete.
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Relazione dell’arcivescovo – 1937
na {Santa Maria del Carmelo}, Trappeto {Santa Maria del Rosario} e Viscalori {San Biagio} con 300 abitanti. Non ci sono parrocchie distinte per lingua o per nazione. Complessivamente nella diocesi ci sono 256 chiese e oratori pubblici. Non ci sono luoghi sacri molto rinomati. g) Ecco i diversi istituti religiosi maschili presenti in diocesi: 1) eremitani di Sant'Agostino5, 1 casa e 3 religiosi sacerdoti; 2) frati predicatori o domenicani6, 1 casa e 9 religiosi sacerdoti; 3) frati minori7, 3 case e 12 religiosi sacerdoti; 4) frati minori conventuali8, 1 casa e 4 religiosi sacerdoti; 5) frati minori cappuccini9, 4 case e 17 religiosi sacerdoti; 6) carmelitani10, 1 casa e 4 religiosi sacerdoti; 7) Compagnia di Gesù11, 2 case e 14 religiosi sacerdoti; 8) congregazione della missione12, 1 casa e 2 religiosi sacerdoti; 9) società del beato Antonio Claret13, 1 casa e 3 religiosi sacerdoti [pag. 4]; 10) società salesiana di San Giovanni Bosco14, 6 case e 54 religiosi sacerdoti; 11) società San Paolo15, 1 casa e 3 religiosi sacerdoti; 12) società delle missioni d’Africa16, 1 casa e 5 religiosi; 13) congregazione dei chierici della Passione17, 1 casa e 2 religiosi sacerdoti. h) Gli istituti religiosi femminili sono: 1) monache benedettine dell’adorazione perpetua18, 1 casa e 43 religiose; 2) clarisse19, 1 casa e
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Sant’Agostino, Catania. San Domenico, Catania. 7 1) Santa Maria della Guardia, Catania; 2) San Vito, Bronte; 3) San Francesco, Biancavilla. 8 San Francesco, Catania. 9 1) Sacro Cuore ai Cappuccini, Catania; 2) Santa Maria degli Angeli, Adrano; 3) San Felice da Cantalice, Bronte; 4) Maria Santissima Annunziata, Paternò. 10 Annunziata al Carmine, Catania. 11 1) Crocifisso dei Miracoli, Catania; 2) Villa San Saverio, Catania. 12 Santissimo Sacramento Ritrovato, Catania. 13 Clarettiani nella chiesa Crocifisso della Buona Morte, Catania. 14 1) San Filippo Neri, Catania; 2) San Francesco di Sales, Catania; 3) Sacro Cuore alla Barriera, Catania; 4) Liceo Don Bosco, Catania; 5) Sacro Cuore, San Gregorio; 6) San Giuseppe, Pedara. 15 Pia Società San Paolo, Catania. 16 Padri Bianchi, via Canfora, Catania. 17 Passionisti, Mascalucia. 18 Benedettine, Catania. 19 Clarisse, monastero Santa Chiara, Biancavilla. 6
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4 religiose; 3) suore domenicane di San Sisto20, 2 case e 12 religiose; 4) suore domenicane del Sacro Cuore di Gesù21, 4 case e 37 religiose; 5) figlie di Maria Ausiliatrice di San Giovanni Bosco22, 11 case e 52 religiose; 6) suore del Sacro Cuore di Gesù23, 1 casa e 50 religiose; 7) figlie di Sant’Anna24, 6 case e 37 religiose; 8) piccole suore25, 1 casa e 24 religiose; 9) figlie della carità di San Vincenzo dei Paoli26, 9 case e 127 religiose; 10) suore di Santa Zita27, 1 casa e 9 religiose; 11) ancelle riparatrici28, 3 case e 30 religiose; 12) suore del terz’ordine cappuccino del Sacro Cuore di Gesù29, 1 casa e 20 religiose; 13) suore del boccone del povero30, 1 casa e 12 religiose; 14) piccole ostie del Divino Amore31, 3 case e 15 religiose; 15) figlie della Misericordia e della
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1) Istituto San Giuseppe, Catania; 2) Istituto Sacra Famiglia, Catania. 1) Casa Valle, Catania; 2) Casa di cura Benedetti, Catania; 3) Casa del Sole, Catania; 4) Conservatorio delle vergini, Paternò. 22 1) Collegio Maria Ausiliatrice, Catania, 2) Casa Maria Ausiliatrice, annessa all’istituto San Filippo Neri, Catania; 3) Casa Maria Ausiliatrice, annessa all’istituto San Francesco di Sales, Catania; 4) Villa don Bosco, Catania; 5) Collegio Maria, Bronte; 6) Ospedale civile, Bronte; 7) Asilo Sara Rubino Portaro, Bronte; 8) Orfanotrofio Immacolata, Biancavilla; 9) Sacro Cuore, Pedara; 10) Conservatorio delle vergini, Trecastagni; 11) Giardino d’infanzia Principessa Manganelli, San Giovanni la Punta. 23 Istituto Sacro Cuore, Catania. 24 1) Istituto per i ciechi Ardizzone Gioeni, Catania; 2) Orfanotrofio Carcaci, Catania; 3) Albergo Ventimiglia, Catania; 4) Ospizio di mendicità e ospedale, Adrano; 5) Orfanotrofio Margherita Bufali, Belpasso; 6) Scuola professionale Mirone, Viagrande. 25 Asilo Sant’Agata, Catania. 26 1) Ospedale Garibaldi, Catania; 2) Ospedale Santa Marta, Catania; 3) Ospedale Vittorio Emanuele II, Catania; 4) Ospedale Ferrarotto, Catania; 5) Conservatorio delle verginelle, Catania; 6) Santa Maria della Provvidenza o collegio Pio IX, Catania; 7) Conservatorio delle vergini al Borgo, Catania; 8) Conservatorio San Vincenzo dei Paoli, Catania; 9) Casa della carità, Catania. 27 Conservatorio Gesù e Maria, Adrano. 28 1) Istituto San Giuseppe, Catania; 2) Istituto Sacro Cuore, Adrano; 3) Istituto Sant’Antonio, Maletto. 29 Orfanotrofio Sant’Antonio, Catania 30 Reclusorio del Lume, Catania. 31 Non era una congregazione religiosa, ma un’associazione fondata dal salesiano don Giuseppe Tomaselli a sostegno delle sue attività. 21
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Croce32, 4 case e 21 religiose; 16) suore del patrocinio di San Giuseppe33, 2 case e 17 religiose; 17) suore del terz’ordine di San Francesco dell’Immacolata34, 1 casa e 10 religiose; 18) suore del terz’ordine di San Francesco di Malta35, 1 casa e 4 religiose; 19) sacramentine36, 2 case e 30 religiose [pag. 5].
CAPITOLO II – L’AMMINISTRAZIONE DEI BENI TEMPORALI, GLI INVENTARI E GLI ARCHIVI
4. Dopo il concordato dell’11 febbraio 1929 fra la Santa Sede e il governo italiano la facoltà di possedere, di acquistare e di amministrare propria della Chiesa è stata riconosciuta e garantita. 5. In curia c’è il consiglio di amministrazione costituito da tre ecclesiastici esperti in materia: Orazio Aiello, Carmelo Scalia e Francesco Ricchena. A norma del can. 1520 lo consulto negli atti amministrativi di maggiore importanza. 6. Gli amministratori delle chiese che hanno come rettori sacerdoti secolari ogni anno presentano il rendiconto dell’amministrazione, tranne la chiesa cattedrale. Ma la S. Congregazione del concilio in una recente lettera ha ordinato che ogni anno bisogna presentare all’ordinario il rendiconto dell’amministrazione dei legati di messe. Le confraternite, che di recente sono passate dalla vigilanza del governo a quella della Chiesa, non hanno ancora presentato questo rendiconto; lo daranno l’anno prossimo. 7. Bisogna riconoscere che non tutte le chiese, anche parrocchiali, hanno registri bene ordinati di introito e di esito. Tuttavia non solo durante la visita pastorale ho molto insistito su questo argomento, ma ho incaricato un parroco, membro dell’ufficio amministrativo 32
1) Ospedale Santo Bambino, Catania; 2) Albergo dei poveri, Paternò; 3) Asilo Impallomeni, Paternò; 4) Ospedale civico, Paternò. 33 1) Santa Casa della Grazia, Catania; 2) Orfanotrofio Buon Pastore, Catania. 34 Pensionato, Catania. 35 Convalescenziario, via Alberto Mario, Catania. 36 1) Casa annessa alla chiesa di Sant’Euplio, Catania; 2) Istituto di via Adrano, Catania.
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diocesano, di recarsi dai quei parroci che non sono preparati nell’amministrazione per redigere i registri di introito e di esito, secondo l’istruzione della S. Congregazione del concilio del 20 giugno1929. Non è stata mai avviata una causa in tribunale senza la mia licenza. Sempre, secondo la consuetudine, gli amministratori chiedono la facoltà di porre atti che vanno oltre l’ordinaria amministrazione. Se a volte è stato posto un atto in contrasto con la norma stabilita dal can. 1527, la chiesa mai si sente responsabile dei contratti stipulati e delle somme da pagare. Le prescrizioni del can. 1544 e seguenti sono osservate con precisione, soprattutto perché quasi tutti gli atti delle pie fondazioni sono custoditi nella cassa diocesana e prima che siano conservati, viene firmato da me, dal segretario della cassa e da coloro che li conservano, il foglio redatto secondo il modello stabilito di recente dalla S. Congregazione del concilio. Nella visita pastorale sto attento a verificare se gli oneri di messe sono stati adempiuti secondo le intenzioni dei fondatori; pertanto esamino sempre gli elenchi o i registri [pag. 6] che bisogna scrivere e conservare. 8. Al fine di osservare veramente il can. 1516 ho fatto pubblicare una notifica nel bollettino diocesano, che ha dato i suoi frutti perché i beni fiduciari costituiti da buoni del debito pubblico al portatore sono stati conservati al sicuro nella cassa diocesana. 9. Quando si è verificato qualche caso di quelli previsti nei can. 1530-1533, 1538-1542, sono state sempre osservate le prescrizioni del Codice di diritto canonico. Il caso che qui si verifica con frequenza è l’alienazione dei beni. 10. Qui da noi non c’è più il pagamento delle decime e delle primizie, che sono state abolite. 11. Si osservano in questa diocesi, quando si verifica il caso, le prescrizioni del can. 1182 sulle offerte. 12. Sull’offerta delle messe manuali (dalla conferenza episcopale fissata in Sicilia a L. 5), in tutta la diocesi si osservano puntualmente le norme stabilite dal can. 831, soprattutto in questo periodo in cui le intenzioni di messe si fanno desiderare! Questo vale a maggior ragione sulla prescrizione, che vieta di raccogliere messe a norma del can. 835. Sull’obbligo di trasmettere a fine anno le intenzioni di messe non celebrate in qualche chiesa, si procede sempre con molta attenzione, tanto più che il sinodo del 1918 ha riservato all’arcivescovo il peccato di chi non adempie l’obbligo di celebrare le messe entro un 352
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anno. Nella visita pastorale ho potuto costatare che quasi tutti i rettori delle chiese avevano il registro nel quale annotavano le intenzioni delle messe ricevute, a norma del can. 843. Non ho trovato questo registro nelle piccole chiese; tuttavia ho raccomandato che non mancasse anche in queste chiese. Il controllo di questi registri in città avviene ogni anno o quando si ravvisa la necessità; nei paesi durante la visita pastorale. Sul registro personale dei sacerdoti che non hanno molte intenzioni di messe manuali, bisogna far presente che alcuni le annotano nel calendario liturgico diocesano. 13. Prima del concordato fra la Santa Sede e il Regno d’Italia, sul tema della compilazione degli inventari a norma dei can. 12961522, si riscontravano molte inadempienze. Dopo l’intervento della S. Congregazione del concilio, che ha reso obbligatoria la compilazione degli inventari in triplice copia di cui ho già scritto sopra, tutto procede bene; anzi [pag. 7] un esemplare di tutti gli inventari si conserva nella stessa S. Congregazione. Con il ricorso agli inventari e al sacerdote delegato all’amministrazione dei benefici vacanti da me eletto e opportunamente inviato dopo la morte di ogni rettore di chiesa, specialmente parrocchiale, si cerca di non far disperdere o sottrarre i mobili e le suppellettili delle chiese. 14. Ho un piccolo archivio per le questioni in corso di studio che aspettano a breve una soluzione. Quando tutto è stato portato a termine, la documentazione e le cose indicate nei canoni citati in questo articolo, sono trasmessi alla curia, all’ufficio amministrativo diocesano, all’amministrazione della mensa arcivescovile o al capitolo della cattedrale. I documenti hanno inizio dal secolo XIV circa e l’archivio è stato ordinato nel 1775 dal vescovo Galletti. Per quanto io sappia non ci sono pergamene o incunaboli. Nel palazzo vescovile è conservato l’archivio segreto da me istituito per tutto ciò che attiene al S. Uffizio. Quel che è descritto nei canoni 379-380 è custodito con ogni diligenza. Non ho ancora compilato un inventario, perché i documenti sono molti. In curia c’è un altro archivio segreto, in cui si custodiscono i rescritti della S. Penitenzieria, le dispense concesse dalla medesima che riguardano il foro interno non sacramentale sugli impedimenti occulti ed anche i matrimoni di coscienza. 15. Rispondo affermativamente per quanto riguarda le collegiate e le chiese parrocchiali più importanti. Nella cattedrale ci sono due archivi: uno che conserva i documenti antichi a partire dal secolo 353
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fino al secolo XVIII ed ha molte pergamene ma nessun incunabolo, l’altro riguarda l’amministrazione dei beni dello stesso capitolo. Del primo c’è l’inventario, del secondo no. Nessun inventario è stato mai consegnato alla curia vescovile [pag. 8].
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CAPITOLO III – LA FEDE E IL CULTO DIVINO 16. Se si esclude il protestantesimo, a cui ho accennato sopra, nessun errore serpeggia in diocesi contro la fede. Dispiace affermare tuttavia che la piaga dello spiritismo in città, ma raramente anche nei paesi, ha qua e là dei cultori; perciò è stato incluso fra i peccati riservati all’arcivescovo. Nessuno del clero è infetto dai suddetti errori, anzi tutti li detestano. C’è il consiglio di vigilanza da parte dell’associazione per la preservazione della fede, da me istituita nel 1931, che si riunisce ogni mese. È costituito da 5 membri sacerdoti e da 2 o 3 laici che hanno soprattutto il compito di indagare su ciò che fanno i protestanti; quando è necessario lo riferiscono alla regia questura che fino ad oggi su questa materia ci favorisce. Frattanto adempiono il compito loro affidato insegnando pubblicamente i dogmi cattolici oralmente e mediante fogli e funzioni sacre. Rispondo affermativamente alla domanda sulla professione di fede con il giuramento antimodernistico. 17. Il culto divino è esercitato liberamente e non incontra alcun ostacolo. 18. Per quanto riguarda i cimiteri rispondo affermativamente a tutte le domande. 19. Nella celebrazione del culto, nella venerazione delle immagini sacre e delle reliquie, nella celebrazione dei sacramenti, ecc. si osservano le norme canoniche e liturgiche. Le norme stabilite dai canoni 731 e seguenti e 1255 e seguenti sono normalmente osservate. Sono cessati del tutto alcuni abusi riscontrati in passato, come ad esempio: portare in processione le reliquie e le immagini dei santi sotto il baldacchino, fare entrare le bande musicali in chiesa, celebrare le feste in alcune edicole poste lungo le pubbliche vie. Dispiace tuttavia notare che nelle feste dei santi patroni l’associazione Dopolavoro promuova a suo piacimento e arbitrio quelle che chiama “feste civili”, che distraggono notevolmente il popolo dal culto interiore e a vol354
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te sono contrarie ai buoni costumi. Durante l’estate le donne sono esortate con le parole e i richiami affissi alle pareti delle chiese a vestire con modestia, evitando di scoprire le braccia, il petto e i piedi quando vengono in chiesa [pag. 9] e vogliono ricevere i sacramenti. Le associazioni delle Donne di Azione cattolica di solito vigilano perché si osservi la modestia nelle situazioni sopra descritte. Sono afflitto da grandissimo dolore perché durante il periodo invernale, nelle domeniche e nei giorni di festa, una folla numerosa di uomini e di donne non solo di questa archidiocesi, soprattutto Catania, ma anche dai più lontani centri abitati della Sicilia e della Calabria, sale sul monte Etna per divertirsi sulla neve, cioè per sciare, anzi le donne indossano abiti pressoché maschili e tutto questo è di grandissimo danno sia per quanto riguarda i costumi sia per il culto divino. Infatti tutti costoro, attratti e distratti da questi divertimenti, non dimostrano più alcun interesse ad assistere al sacrificio della messa, che viene celebrato in orari compatibili a Catania prima della partenza o a Nicolosi che si trova lungo la strada che conduce all’Etna. Per questo motivo mi sono molto rammaricato nella lettera pastorale che ho pubblicato quest’anno nel tempo di quaresima, e che ora invio alla S. Congregazione (doc. n. 1); per rendersi conto della gravità di questo male che si aggrava ogni giorno di più, basta leggere i rilievi contenuti a pag. 20. Di recente, essendo stato colà costruito un hotel chiamato «Grande Albergo», mi sono adoperato perché durante l’anno nelle domeniche e feste di precetto, se le condizioni del tempo non lo impediscono, alle ore 10 sia celebrata una messa davanti alla porta principale dell’albergo, per il bene spirituale almeno di quei turisti che scelgono quel luogo per sciare e ivi si fermano. Nelle chiese non si trovano pitture o statue che contrastano con la santità del luogo. Sul tema delle statue, l’anno scorso i vescovi della Sicilia riuniti nella conferenza episcopale decretarono che nelle chiese non possono essere più accolte le statue di cartapesta o di cartone romano, ecc., ma solamente quelle di legno, bronzo o marmo. Le norme stabilite dal can. 1178 in questa archidiocesi sono osservate. 20. In genere il numero delle chiese è sufficiente alle necessità dei fedeli, anzi in qualche luogo sovrabbondano. A Catania, se ci riferiamo ai quartieri antichi della città, il numero delle chiese è più che sufficiente. Nella parte nuova della città, sorta negli ultimi trent’anni, di recente sono state edificate alcune chiese: San Giuseppe {in Ogni355
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na}, Santa Lucia {in Ognina}, Sacra Famiglia; un’altra, dopo l’acquisto del terreno, sta per essere costruita in onore di Cristo Re; nella parrocchia di Cibali un’altra chiesa sta per essere dotata di nuovi spazi; inoltre i fratelli delle scuole cristiane, che da due anni hanno aperto un grande collegio per giovani [pag. 10], hanno acquistato il terreno per costruire una chiesa che servirà non solo per gli alunni, ma anche per i fedeli. Le chiese pericolanti per la vetustà man mano sono riaperte al culto, né mancano le proposte da parte del comitato per la preservazione della fede di costruire nuove chiese per venire incontro ai bisogni dei fedeli. 21. Di solito le chiese sono pulite, decorosamente adorne e in possesso delle suppellettili proporzionate al bisogno; di questo ho gioito quando ho fatto la visita pastorale. Essendo aumentata la religiosità dei fedeli, in seguito al nuovo ordinamento politico, le chiese che un tempo erano squallide o fatiscenti a poco a poco vengono restaurate. Oltre la cattedrale, le chiese segnalate per l’architettura, l’arte, le pitture o per le preziose suppellettili sono: 1) la collegiata Santa Maria dell’Elemosina; 2) San Benedetto; 3) Sant’Agata, costruita come ex voto dopo la liberazione della patria dalla peste; 4) San Placido e compagni; 5) Sant’Agata al Borgo; 6) l’Immacolata Concezione della B. M. V.; 7) Santa Chiara; 8) San Biagio; 9) Santissima Trinità; 10) Sant’Agostino ed altre. Di tutte queste si ha grande cura. 22. Risposta affermativa. 23. Al primo e al secondo comma risposta affermativa. Tre anni fa nella chiesa Sant’Agata la Vetere di questa città, nonostante la chiave del tabernacolo fosse custodita dal rettore, di giorno, quando la chiesa era aperta a tutti, è stato perpetrato un furto sacrilego della pisside con le particole consacrate. Il colpevole e la pisside sono stati ritrovati, non le ostie consacrate che il ladro ha confessato di avere mangiato. Un così grave misfatto ha suscitato nei fedeli un grandissimo fervore ed è stato celebrato un triduo solenne di riparazione verso la ss. Eucaristia esposta alla pubblica venerazione. Circa i quesiti contenuti nel terzo, quarto e quinto comma in questa diocesi tutto è conforme alle prescrizioni canoniche.
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CAPITOLO IV – QUEL CHE RIGUARDA L’ORDINARIO 24. Per il sostentamento dell’arcivescovo di Catania sono sufficienti le somme che percepisce in forza del suo ufficio dai beni immobili, dalle rendite del debito pubblico e da ciò che resta dagli introiti della curia dopo il pagamento degli stipendi agli impiegati. L’ammontare delle rendite della mensa vescovile risulta dai documenti in possesso della S. Congregazione concistoriale. Non ci sono [pag. 11] contributi in favore dell’arcivescovo. C’è un episcopio molto vasto, restaurato dopo la morte del mio predecessore Emilio Ferrais, che sorge accanto alla cattedrale, alla quale è possibile accedere dall’interno. È adeguato alla dignità episcopale, anzi ha la disponibilità di alloggio per gli ospiti. Vivo assieme al mio segretario, il rev.mo Giuseppe Scalia, canonico della stessa cattedrale, di anni 54. Non pretendo il cattedratico o altri sussidi, che non sono stati mai chiesti per consuetudine. Non ho alcun debito né come ordinario né come persona privata. 25. La risposta è affermativa e affinché dopo la mia morte tutto proceda in modo conveniente ho scritto il testamento con l’aiuto di un esperto, in cui ho nominato miei esecutori testamentari tre canonici. Gli stessi hanno un foglio scritto di mio pugno e firmato — chiamato “pro memoria” — per essere in grado di trasmettere in modo sicuro al mio successore tutti gli utensili, i mobili e le sacre suppellettili. 26. Nell’ultima sede vacante, oltre al vicario capitolare, sono stati nominati due canonici della stessa cattedrale all’ufficio di amministratori dei beni della mensa vescovile. Hanno ricevuto come compenso 2.000 lire e tutto è andato bene. 27. Risiedo sempre a Catania, tranne un periodo di trenta giorni, che trascorro a Napoli per motivi di salute, e a Roma per il disbrigo delle pratiche. Celebro i pontificali prescritti solo in cattedrale; predico soprattutto durante la visita pastorale e più frequentemente quando amministro il sacramento della confermazione. Durante il tempo quaresimale istruisco il clero e il popolo con le lettere pastorali e quando lo richiedono le circostanze anche con le notificazioni. Le leggi ecclesiastiche sono portate a conoscenza con il Bollettino Ecclesiastico dell’archidiocesi di Catania. 28. Conferisco il sacramento della confermazione ogni giorno in episcopio alle ore 13, inoltre nel corso della visita pastorale e in quasi 357
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Carmelo Patanè (1930-1952)
tutte le chiese della città, soprattutto dopo le feste pasquali. Si osservano scrupolosamente le leggi sull’età dei cresimandi e sui padrini. 29. Durante il quinquennio ho promosso all’ordine del presbiterato 45 diaconi di questa diocesi, osservando le norme contenute nei canoni 969 e 972 § 1 [pag. 12]. 30. Nel concedere la facoltà o la licenza di ascoltare le confessioni sacramentali è stato sempre osservato il can. 877. Ai sacerdoti provenienti dalle altre diocesi, che hanno avuto l’approvazione del loro ordinario, non è richiesto alcun esame. È stato osservato il can. 893 sui peccati riservati nel sinodo diocesano celebrato nel 1918. 31. In tema di predicazione tutto procede in conformità alle norme canoniche: gli esami triennali previsti per il giovane clero dal can. 130 si riconoscono validi per ascoltare anche le confessioni sacramentali secondo la prescrizione del can. 877. Si osserva anche la norma del can. 1347, infatti i predicatori trattano sempre argomenti morali. Rincresce notare tuttavia che alcuni, impegnati in molte predicazioni e andando in giro qua e là, non sempre fanno quella preparazione che richiede il rispetto per la parola di Dio. In questa archidiocesi si osserva la lodevole consuetudine di tenere l’omelia in quasi tutte le messe dei giorni festivi secondo il can. 1345. 32. Solo in città e non in tutta la diocesi si hanno 4 o 5 casi di matrimoni celebrati con acattolici (protestanti); ma sempre con la dispensa della Sede Apostolica e dopo avere osservato le condizioni da essa stabilite. 33. Ho visitato personalmente tutta la diocesi con l’aiuto di due canonici convisitatori. Oltre i luoghi, le cose, i registri e gli archivi ho visitato anche i sacerdoti, ascoltandoli singolarmente. Prima di partire ho riunito tutto il clero per intrattenerlo in modo approfondito sulle norme morali, sulla frequenza al sacramento della confessione, sull’istruzione cristiana dei fanciulli e sul dovere di promuovere l’Azione cattolica. Ho sempre verificato l’osservanza delle norme sull’adempimento dei legati, la celebrazione e gli stipendi delle messe: tutto è conforme alle norme canoniche, anzi in questa archidiocesi è riservato all’ordinario il peccato commesso da chi trascura per un anno l’adempimento degli oneri di messe. Tuttavia non sempre ho trovato i registri delle messe compilati con cura; perciò ho dato le opportune disposizioni a norma del can. 843. 34 e 35. Non ho riunito il sinodo diocesano, che era stato cele358
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brato nel 1918 dall’arcivescovo, card. Nava. Ho partecipato personalmente ogni anno alle conferenze episcopali. Nel 1940 sarà celebrato il concilio regionale. 36. Con le autorità civili, soprattutto dopo il concordato, ho sempre avuto un buon rapporto; non ho fatto nulla che potesse far supporre un atteggiamento servile [pag. 13].
CAPITOLO V – LA CURIA DIOCESANA 37. La curia diocesana ha una propria sede sufficiente e conveniente per le proprie necessità. Ecco il prospetto generale degli ufficiali di curia: vicario generale nel quinquennio trascorso è stato Carmelo Scalia, morto il 29 agosto 1936, all’età di 51 anni. Attualmente il can. Giuseppe Carciotto regge la curia come delegato arcivescovile, al posto del vicario generale. Vicario giudiziale è il can. Giovanni Maugeri; pro cancelliere il sac. Nicolò Ciancio, promotore di giustizia il can. Domenico Squillaci, difensore del vincolo il sac. Francesco Ricceri e in sua assenza il sac. Carlo Vota; archivista è il can. Gaetano Platania, vice archivista il sac. Antonino Distefano, attuario il sac. Francesco Gulisano. Giudici prosinodali sono i canonici: Salvatore Romeo, Alfio Iatrini, Giuseppe Calabrese. Esaminatori prosinodali: il can. Giuseppe Maugeri, Angelo Messina, Giuseppe Scalia, Domenico Squillaci, il parroco Antonino Costa, il parroco Giuseppe Ardizzone, p. Virzì S. I., p. {Tommaso} Mirone O. P., il sac. {Domenico} Ercolini, salesiano. Parroci consultori: Pietro Maccarrone, Antonio Schilirò, Gioacchino Guglielmino, Giuseppe Scuderi, Giuseppe Nicosia. Censori dei libri: Salvatore Romeo, Giovanni Maugeri, Giuseppe Scalia, Domenico Squillaci, Arcangelo Fragalà, Vincenzo Furci S. I., Tommaso Mirone O. P. 38. Non ho nulla da dire sul conto del vicario generale da poco defunto. Chi fa le sue veci, Giuseppe Carciotto, è anche canonico di questa chiesa cattedrale, molto esperto nelle cose di curia, avendo ricoperto l’ufficio di vice cancelliere prima e di cancelliere dopo della stessa curia. Di tutti gli altri devo lodare l’integrità dei costumi, la pietà, la scienza, anzi non pochi di loro hanno conseguito la laurea in teologia o in diritto canonico. 39. Tutte le entrate della curia ammontano più o meno a 359
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Carmelo Patanè (1930-1952)
L. 17.000, che provengono dalla riscossione delle tasse approvate dalla S. Congregazione del concilio e dalla mensa vescovile, che fin dai tempi antichi paga L. 1.500 probabilmente per consentire agli ufficiali di essere generosi verso i poveri. Sono spese in questo modo: detratta anzitutto la tassa chiamata “ricchezza mobile”, L. 14.400 costituiscono lo stipendio degli ufficiali e del messo (il vicario generale [pag. 14] riceve dall’arcivescovo ogni anno L. 2.000 dagli introiti della mensa vescovile), ogni mese L. 10 sono versate in elemosina per i poveri. Se e quando avanza qualcosa, detratti tutti gli stipendi e le spese, è consegnata all’arcivescovo da impiegare a suo giudizio per le opere diocesane. La manutenzione dell’edificio è a carico dell’arcivescovo. Non ci sono introiti provenienti da multe pecuniarie.
CAPITOLO VI – IL SEMINARIO 40. Non c’è nulla da dire perché la diocesi ha il seminario. 41. C’è il seminario, sito a Catania, vicino all’episcopio: a) due sono i responsabili della disciplina esterna: il rettore, attualmente il sac. Francesco Pennisi, cameriere d’onore del papa, e il suo vice, il sac. Alfio Riela, aiutati da altri nell’ordinamento degli studi e nell’amministrazione. C’è un solo maestro di spirito, attualmente il can. Domenico Squillaci, teologo della chiesa cattedrale, che guida gli alunni nella vita di pietà, aiutato tuttavia per ricevere le confessioni da due confessori ordinari, oltre che dagli straordinari. I docenti sono 16, dei quali coloro che insegnano teologia e filosofia sono in possesso della laurea. I superiori del seminario e i docenti sono tutti del clero secolare di questa archidiocesi. Gli alunni sono 155, tutti interni (gli esterni non sono ammessi), dei quali 146 di questa diocesi e 9 della diocesi di Nicosia: 44 frequentano la teologia, 37 il liceo e 81 il ginnasio; b) lo stato dell’edificio del seminario è discreto, soprattutto perché parte di esso è stata restaurata e migliorata nel 1931 e la parte rimanente, più grande della prima, è in corso di restauro. Bisogna ristrutturare le aule scolastiche, un impegno che con l’aiuto di Dio al più presto assolveremo. La casa di villeggiatura è in ottimo stato; ampliata negli anni 1932 e 1933 accoglie comodamente tutti gli alunni; c) le entrate del seminario, sommando tutti gli incassi patrimoniali e non, ammontano ogni anno a circa L. 450.000; le uscite [pag. 15] a L. 380.000 circa. 360
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Relazione dell’arcivescovo – 1937
Quel che rimane è impiegato per migliorare l’edificio; d) va tutto bene per quanto riguarda la formazione dei seminaristi alla pietà, alle virtù e alla disciplina ecclesiastica; la stessa cosa si può dire dello studio. Si avverte solamente il bisogno di dotare il seminario di laboratori scientifici e di portare a compimento il restauro a cui ho accennato sopra. Di tutto questo nell’anno in corso è stata inviata un’ampia relazione alla S. Congregazione dei seminari. 42. Il seminario non è diviso in maggiore e minore. Tuttavia nell’archidiocesi si hanno 3 seminari minori nei comuni di Bronte, Biancavilla e Trecastagni, nei quali sono accolti solamente alcuni alunni che frequentano le scuole inferiori del ginnasio [pag. 16]. 43. Il tributo “seminaristico” è pagato solamente dalla mensa vescovile e dai canonici e dai mansionari di questa cattedrale. Presta un grande aiuto al seminario l’Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche. La risposta è affermativa in tutto a norma del can. 1357. Si osserva anche quanto è prescritto dai canoni 1358, 1360, 1361. Sono costituiti i due organismi di consultazione previsti per la disciplina e per l’amministrazione dei beni temporali. 44. Mi sono sempre adoperato, e a mie spese, che alcuni chierici, distinti per pietà e intelligenza, frequentino le università e i collegi romani a ciò predisposti, per perfezionarsi negli studi a norma del can. 1380. Per lo stesso motivo sono inviati a Milano al fine di conseguire la laurea nella università cattolica.
CAPITOLO VII – IL CLERO 45. Il clero in genere ha di che vivere onestamente. Non c’è una casa che accoglie i sacerdoti anziani e malati, ma quando si presenta la necessità sono aiutati con le sovvenzioni che provengono dalla tassa del 2% stabilita dalla S. Congregazione del concilio, in conformità all’istruzione del 29 gennaio 1929 o dalle somme che avanzano nell’amministrazione della cassa diocesana. 46. Non c’è una casa per gli esercizi spirituali, ma ogni due anni i sacerdoti a turno si recano nel grande seminario estivo nel comune di San Giovanni la Punta, dove hanno tutti gli aiuti per portare a termine questo pio esercizio. 47. a) Sulla frequenza del clero alla confessione e agli esercizi di 361
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pietà ho sempre insistito nel corso della visita pastorale e durante gli esercizi spirituali, quando rivolgo l’esortazione finale; b) oltre gli esercizi spirituali prescritti dal Codice di diritto canonico, faccio di tutto perché non solo in città, ma anche nei paesi, si tengano i ritiri mensili; su questo argomento ho inviato una lettera al clero; c) i nuovi sacerdoti, a norma del can. 130, nel mese di dicembre sostengono in mia presenza gli esami annuali [pag. 17]; d) ogni mese, ad eccezione del periodo delle vacanze estive, si tengono le riunioni sui casi morali e liturgici, con l’aggiunta della lettura spirituale e di qualche pio esercizio; e) fino ad oggi non ho riscontrato alcun abuso in tema di coabitazione di sacerdoti con donne, di cui tratta il can. 133; f) non c’è la prassi della vita comune fra il clero; la stessa cosa si deve dire dei vicari cooperatori con i loro parroci, perché i benefici sono molto modesti; g) spesso esorto il clero a recitare l’ufficio divino con attenzione e devozione; raramente nasce il sospetto che qualche sacerdote non reciti le ore canoniche; h) tutti indossano la veste talare e portano la tonsura; se a volte noto che qualcuno che per un qualsiasi pretesto non la porta, lo ammonisco severamente; i) nessun inconveniente si deve lamentare circa la veste talare nella celebrazione della messa; l) nessun sacerdote della mia archidiocesi, per quanto sappia, ha dato una fideiussione; m) è stata sempre osservata la norma che proibisce di frequentare tutto ciò che è sconveniente per lo stato clericale: teatri e spettacoli mondani, gestione di affari secolari. 48. In seguito ai decreti e alle disposizioni della S. Congregazione del concilio, nessun sacerdote è impiegato nelle banche o casse di risparmio, nelle cooperative agricole, ecc. tutti coloro che svolgevano la propria attività in questi istituti hanno presentato le proprie dimissioni. 49. Il clero, secondo le prescrizioni del can. 127, presta obbedienza e riverenza all’ordinario e alla Sede Apostolica. Non c’è un clero di diverso rito e lingua. 50. Generalmente il clero accetta con docilità gli uffici che l’ordinario gli assegna a norma del can. 128. Non ci sono sacerdoti che preferiscono vivere nell’ozio, nonostante si trovino in buone condizioni di salute. Se si esclude un solo sacerdote, che con il consenso della S. Congregazione dei seminari frequenta l’università di Catania per conseguire la laurea in matematica e fisica ma vive e insegna in seminario, tutti gli altri sacerdoti o frequentano le pontificie università romane o l’università [pag. 18] cattolica di Milano. 362
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51. Non ci sono sacerdoti che scrivono nei giornali o nei periodici, se si escludono i pochi che redigono L’Eco del Seminario e il Bollettino Ecclesiastico, due periodici che sono pubblicati — come si può dire — sotto gli occhi dell’arcivescovo. 52. Risposta negativa su tutto. 53. Non ho inflitto alcuna pena fra quelle che sono elencate nel can. 2298, ad eccezione di qualche sospensione temporanea. 54. Nulla da dire perché in diocesi c’è il capitolo della cattedrale.
CAPITOLO VIII – I CAPITOLI DEI CANONICI 55. Nella città di Catania c’è il capitolo dei canonici della cattedrale, costituito da 5 dignità e 7 canonici, fra i quali il teologo e il penitenziere. Le dignità sono: priore, cantore, decano, tesoriere, arcidiacono. Tutti osservano le prescrizioni dei canoni 398-401. Ci sono anche alcuni beneficiati minori, chiamati canonici secondari o mansionari. 56. Ogni mese ognuno ha diritto alla prebenda, che può essere maggiore o minore in rapporto all’aumento o alla diminuzione dei patrimoni. Ai nostri giorni si aggira intorno alle 300 lire; per i canonici secondari è la metà. Nel capitolo vige la regola della massa comune. Una seconda somma viene erogata ogni anno dalla mensa vescovile per le distribuzioni quotidiane; ammonta a L. 6.395,40. I criteri che regolano le distribuzioni o puntature sono conformi alle norme stabilite dal can. 395. 57. Non esistono canonicati o benefici soggetti al diritto di patronato. 58. Sono in vigore gli statuti riformati e redatti secondo il Codice di diritto canonico. 59. Non esistono canonici ad honorem. 60. Quando la sede vescovile è vacante, per il governo della diocesi si elegge il vicario capitolare, secondo le prescrizioni del diritto canonico. Nell’ultima vacazione a causa della morte dell’arcivescovo Emilio Ferrais è stata osservata la normativa prescritta dai canoni 429-443. Il capitolo ha proceduto alla elezione di due economi, ai quali ha assegnato il compenso complessivo di L. 2.000; gli stessi mi hanno presentato il rendiconto dell’amministrazione dei beni. 363
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61. Il capitolo svolge bene le sue funzioni e ha un grande rispetto [pag. 19] verso l’arcivescovo; dispiace notare tuttavia che in coro sono presenti in pochi per i seguenti motivi: vige il principio di alternare la presenza ogni settimana, due canonici sono giubilati, non mancano coloro che si assentano facilmente dal coro interpretando a proprio favore le norme del Codice di diritto canonico sulla dispensa; ma nelle funzioni pontificali tutti sono presenti. 62. In diocesi ci sono altri capitoli di canonici e cioè: a) il capitolo della regia e insigne collegiata intitolata a Santa Maria dell’Elemosina, eretto a Catania con motu proprio di Eugenio IV nel 1446. È costituito da 4 dignità: prevosto, tesoriere, cantore e decano teologo; manca l’ufficio del canonico penitenziere. Percepiscono una piccola prebenda perché i beni sono stati soppressi dal governo italiano. Si segue la regola della massa comune. Il servizio corale secondo le tavole di fondazione non è quotidiano; si svolge solamente nelle domeniche e nelle feste di precetto. Non ci sono canonici onorari. Tutti i canonici godono di buona reputazione; b) il capitolo della città di Adernò intitolato a Maria Santissima Assunta, eretto nel 1600. È costituito da 4 dignità (prevosto, cantore, decano, tesoriere) e da 8 canonici, fra i quali c’è il teologo; c’è un solo canonico onorario. Il capitolo gode buona fama [pag. 20]; c) il capitolo di Biancavilla intitolato a Santa Maria dell’Elemosina è costituito da 4 dignità (prevosto, cantore, tesoriere, decano) e 7 canonici. Mancano gli uffici del canonico teologo e del penitenziere. I canonici godono buona fama; d) il capitolo di Paternò intitolato a Santa Maria dell’Alto è costituito da 4 dignità (prevosto, cantore, tesoriere, decano) e 8 canonici, uno dei quali svolge l’ufficio di teologo. Non c’è alcun tesoriere e canonico onorario.
CAPITOLO IX – I VICARI FORANEI E I PARROCI 63. In appendice a questa relazione della diocesi c’è una copia del decreto sui vicariati foranei, emanato il 24 novembre di quest’anno, da cui si desume la risposta a questo numero (doc. n. 2). 64. Tutte le parrocchie sono provviste del loro pastore e si osserva la norma stabilita dal can. 460. 65. Non ci sono parrocchie amovibili, né quelle unite alla cattedrale o a un istituto religioso. Una sola nel comune di San Gregorio 364
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ha come parroco un salesiano, ma si osservano rigorosamente le norme stabilite dai canoni 630-631. Nello stesso comune si trova la casa con i suoi superiori per preparare i ragazzi alle missioni estere. 66. Nessuna parrocchia è soggetta al patronato di qualsiasi natura. 67. La provvisione delle parrocchie, che sono tutte di libera collazione, avviene per concorso e in conformità ai sacri canoni. 68. I parroci vivono o con le rendite dei beni immobili o con il supplemento di congrua dato ogni anno dal governo e con gli incerti di stola e le libere offerte dei fedeli. Nessuno di loro, ad eccezione di tre, vive agiatamente ma generalmente tutti hanno quel che basta appena ad un onesto sostentamento. Sono poche le parrocchie che hanno la casa canonica, donata dalla munificenza del papa Pio XI. La maggior parte attende la liberalità pontificia. 69. I parroci generalmente osservano le prescrizioni dei canoni 463 § 4, 465, 466, 467, 468, 469. Per quanto riguarda il can. 470 sulla corretta compilazione dei registri parrocchiali c’è da notare che manca il registro dello stato d’anime sia nella città di Catania, sia negli altri comuni molto popolati. Inoltre non c’è la tradizione di portare ogni anno nella curia vescovile una copia dei registri parrocchiali [pag. 21]. 70. Sono osservate puntualmente le norme sugli oli sacri (can. 735); mai i parroci li conservano in casa. Sul battesimo sono osservate le prescrizioni dei canoni 774 e 775. 71. I parroci si adoperano perché i fedeli si accostino frequentemente all’Eucaristia, anzi per merito dell’Azione cattolica cresce ogni giorno di più la prassi della comunione quotidiana. Per quanto riguarda il santo viatico non si può rimproverare ai parroci alcuna forma di negligenza nell’esortare i fedeli a ricevere il suo nutrimento mentre sono pienamente coscienti. Tuttavia si deve lamentare che a motivo dei parenti o dei medici, che sono mossi da una falsa pietà, non sempre gli infermi muoiono confortati dal viatico. Si osservano le prescrizioni dei canoni 1273, 1274 e 1275. In città la preghiera delle quarant’ore viene fatta ogni giorno e con solennità. Negli altri comuni della diocesi spesso durante l’anno nei giorni stabiliti, ma sempre con solennità. Le prescrizioni del can. 854 sulla prima comunione dei bambini sono osservate puntualmente; generalmente sono cessati i pregiudizi che avevano i genitori sull’età di ammissione dei figli alla sacra sinassi [pag. 22]. 365
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72. A motivo dell’inconveniente accennato sopra (n. 71) non è raro che gli infermi ricevano l’estrema unzione quando non sono più coscienti. 73. Quanto alla celebrazione del matrimonio, tutti i parroci osservano le prescrizioni contenute nel libro III, titolo VII del Codice di diritto canonico, sullo stato libero, sulla dispensa dagli impedimenti, sui sacri riti e sulla trascrizione nei registri parrocchiali. In questa diocesi non si dà mai il permesso di celebrare il matrimonio al di fuori della messa. 74. In tema di catechesi tutti i parroci osservano diligentemente le prescrizioni del can. 1330 sul particolare insegnamento che deve essere impartito ai bambini per la prima confessione, la prima comunione e la cresima e i canoni 1331-1336 sull’obbligo di insegnare il catechismo ai bambini nei giorni festivi. Sul catechismo agli adulti, quando ho assunto il governo di questa diocesi, i parroci — soprattutto i curati della città — lasciavano molto a desiderare, perché facilmente si dispensavano da quest’obbligo con ragionamenti pretestuosi; ma con le esortazioni e le correzioni molto è stato fatto, soprattutto dopo il convegno catechistico diocesano celebrato nel mese di novembre 1935 e oggi — per quanto mi risulta — non ci sono parroci che trascurano facilmente quest’obbligo. 75. Tutti, senza nessuna eccezione, osservano la legge di spiegare il Vangelo stabilita dal can. 1344. La sacra predicazione è fatta con maggior frequenza durante il periodo quaresimale a norma del can. 1346. Durante l’avvento, non solo nelle parrocchie ma anche nelle piccole chiese, si fa la novena in preparazione al santo natale e poiché la celebrazione avviene di buon mattino, soprattutto nei paesi della diocesi, c’è una grande partecipazione di fedeli. Le sacre missioni sono state tenute a Catania nel 1926; ma nella diocesi, in tutte e singole le parrocchie anche filiali e nelle chiese dei religiosi, in tutto il tempo della quaresima, si predicano ogni anno gli esercizi spirituali, secondo il metodo di s. Ignazio; anzi nelle parrocchie più importanti c’è anche un corso riservato solo agli uomini. Nella città di Catania nel 1926 le missioni sono state tenute dai padri passionisti; ma — per quanto mi è stato riferito — non hanno dato il frutto che tutti si aspettavano. Quasi tutti sono del parere che si possono avere maggiori frutti dagli esercizi spirituali tenuti — come abbiamo detto — non solo in tutte le chiese, ma anche per gruppi particolari, ad esempio: ferrovieri, tran366
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vieri, agrumai, spazzini, portuali, ecc., come meglio si può vedere dal documento n. 3. 76. I vicari cooperatori e gli altri pastori d’anime [pag. 23] osservano lodevolmente il loro ufficio.
CAPITOLO X – I RELIGIOSI 77. Ho visitato personalmente le case religiose della diocesi e in tutte e singole ho trovato diligenza nell’esecuzione degli uffici loro assegnati e nell’osservanza della regola. 78. I religiosi, uomini e donne, osservano tutti la vita comune; non ci sono persone consacrate che vivono da sole o in case private con i secolari. Godono tutti di ottima fama. Il loro ministero è per la diocesi di grande utilità, soprattutto nelle confessioni, sia nel tempo pasquale sia durante l’anno. Tutti indossano l’abito del proprio ordine. Chi ha ricevuto il mandato dall’ordinario insegna catechismo. 79. Coloro che fanno la questua, uomini e donne, osservano le prescrizioni dei canoni 621, 622, 624 e non si verifica alcun inconveniente. 80. Non esiste in questa diocesi alcuna congregazione di uomini o di donne, che vivono in comune senza avere emesso i voti. 81. Non ho mai avuto alcun conflitto con i religiosi nell’esercizio della mia giurisdizione. 82. C’era un solo religioso cappuccino, che viveva in questa diocesi a norma del can. 641 § 2, fra Salvatore da Nicosia (al secolo sac. Giuseppe Averna); al termine del triennio di probazione non ha voluto rientrare in convento e il superiore dichiarò che era incorso nella scomunica. Alla fine, il 16 settembre 1936, la S. Congregazione dei religiosi, ex audientia Sanctissimi, lo ridusse in pena allo stato laicale e precluse ogni possibilità di essere riammesso allo stato clericale. 83. Delle donne religiose bisogna dire: a) osservano le leggi canoniche indicate in questo comma; b) solo il monastero di Santa Chiara nel comune di Biancavilla, sottoposto ai superiori ecclesiastici, è soggetto all’ordinario nei casi stabiliti dal diritto; c) in questa archidiocesi sono molte le religiose di vita attiva che con grande frutto si dedicano negli orfanotrofi o nei collegi a istruire le ragazze nella legge del Signore, altre negli ospedali servono le donne inferme, han367
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no asili per l’infanzia, ospitano le giovani che frequentano le scuole pubbliche; d) non ci sono casi di religiose che servono infermi nelle case private, né quelle che [pag. 24] prestano servizio in seminario. Coloro che nell’istituto agrario accudiscono i ragazzi e i giovani che imparano le arti degli agricoltori e le altre che prestano servizio nella clinica istituita dal governo per le partorienti non hanno mai dato motivo di scandalo; si sta attenti perché non abbiano nessuna occasione o quasi di essere in relazione con uomini.
CAPITOLO XI – IL POPOLO FEDELE 84. In genere i costumi del popolo sono buoni, soprattutto nei centri abitati extra urbani, nei quali l’onestà dei costumi è inversamente proporzionale al numero degli abitanti. Catania, essendo una città in cui fervono il commercio e le industrie ed in essa confluiscono molti non solo dai paesi vicini della stessa provincia, ma anche dalle altre provincie, l’onestà dei costumi lascia un po’ a desiderare. Infatti dai dati che mi sono stati riferiti risulta che operano 130 case dette “di tolleranza”, conosciute dalle autorità civili. Tuttavia bisogna riconoscere che i cittadini catanesi generalmente sono di buoni costumi. La vita cristiana di solito nelle famiglie è lodevole e anche ai nostri giorni molte famiglie preferiscono seguire l’antico rigore e così le ragazze raramente vanno in giro fuori casa senza essere accompagnate dai parenti. Con l’aiuto dell’Azione cattolica la stessa vita cristiana ogni giorno di più viene riportata a uno spirito di vera pietà; perciò la comunione quotidiana o frequente è entrata nella prassi di molti. Nelle feste del santo patrono solo il popolo indulge in qualche modo alle celebrazioni rumorose con fuochi pirotecnici e musica; non c’è l’uso di organizzare in pubblico balli o feste danzanti. Una disposizione diocesana stabilisce che la festa sia preceduta da almeno un triduo di predicazione. 85. Il popolo ha una grande riverenza verso il sommo pontefice, il vescovo e i sacerdoti che conducono una vita conforme alla grazia della vocazione. 86. Il can. 1284, che definisce l’obbligo di partecipare nei giorni festivi alla messa e di astenersi dai lavori servili, se parliamo della domenica, è osservato pressoché da tutti e in questo ci offre un grande 368
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aiuto la legge civile. Dispiace notare che in alcune feste infrasettimanali le pubbliche autorità autorizzano fiere e mercati aperti al pubblico fino a mezzogiorno e oltre. Pertanto nelle chiese non si ha un grande afflusso di pubblico come nelle domeniche e in molti si forma un falso convincimento fino al punto che questi giorni sono chiamati “mezze feste” [pag. 25]. Quasi tutti osservano la legge di astenersi dal mangiare carne il venerdì; non si può dire la stessa cosa per l’obbligo del digiuno a motivo di diverse cause scusanti. Da tre anni si è ottenuto dalla S. Congregazione del concilio il permesso di usare i latticini e le uova a colazione e a cena; pertanto il numero di coloro che osservano la norma del digiuno si è accresciuto. Il battesimo ai bambini non sempre è conferito con sollecitudine, non per disprezzo del sacramento ma per molte altre cause: ad esempio spesso c’è l’uso di cercare un padrino che sia in grado di pagare le spese, soprattutto quelle dell’ostetrica; ma non sempre lo si trova subito; da ciò la decisione di rinviare il battesimo. I parroci non si stancano di ricordare ai fedeli l’obbligo grave di amministrare con sollecitudine questo sacramento ai bambini. Per quanto riguarda il problema del precetto pasquale di coloro che si professano cattolici, il discorso è diverso se riguarda la città o i paesi. In questi ultimi quasi tutte le donne ricevono la comunione pasquale, il 20 % degli uomini la trascura. A Catania invece il 10% delle donne trascura la comunione pasquale, mentre gli uomini sono il 40 %. La pia usanza della comunione frequente anche nei giorni feriali cresce sempre di più, soprattutto nei primi venerdì del mese in onore del s. Cuore di Gesù e di questo dobbiamo rallegrarci. Sugli ultimi sacramenti è molto raro che qualcuno li rifiuti deliberatamente. Coloro che li trascurano o li rimandano, in tutta la diocesi, complessivamente non superano il 20 %. Per quanto riguarda la cremazione, nessun caso ci ha dato motivo di rattristarci. Fra quelli che si dichiarano cattolici sono rarissimi coloro che sono seppelliti con funerali semplicemente civili, nessuno mai con riti contrari alla religione. Questo succede non a motivo delle tasse esagerate da pagare, ma per altre cause: ad es. per l’ostilità degli eredi verso la religione cristiana. 87. Dopo il concordato fra i cattolici non si è celebrato nessun matrimonio solo civile; a motivo della fragilità umana si verificano i concubinati, ma in numero limitato. Questo avviene più facilmente fra i vedovi, i quali per evitare di perdere il possesso di una pensione civile, preferiscono vivere miseramente in peccato. Non si hanno di369
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vorzi. C’è la prassi del maltusianesimo che fra le persone benestanti si mantiene sempre al livello di prima; fra le altre diminuisce, a motivo degli incentivi economici che il governo concede a chi mette al mondo figli. Il clero con tutte le proprie forze, soprattutto in confessione, cerca di contrastare questa pratica. 88. I matrimoni misti, che nella diocesi di Catania si celebrano solo in città e non nei paesi, sono rarissimi: uno o due ogni anno e chi li contrae [pag. 26] osserva le condizioni poste dal can. 1061. 89. I genitori in genere dimostrano impegno a educare i figli nella religione cristiana secondo il can. 1372; diventa più facile osservare questo dovere dopo il concordato, com’è a tutti noto. Non mancano le congregazioni di uomini e di donne che hanno lo scopo di adoperarsi per assicurare alla gioventù una sana educazione. 90. Dopo il concordato nelle scuole pubbliche, soprattutto elementari, si osserva la prescrizione del can. 137 sulla educazione religiosa dei fanciulli e i giovani che frequentano le scuole medie e superiori (eccettuate le università) sono istruiti in modo più approfondito nei princìpi della religione. 91. In diocesi esistono tante scuole parrocchiali, coordinate dall’ufficio catechistico, che negli anni si organizzano sempre meglio, dividendosi per sezioni o classi. Né mancano le attività extrascolastiche, come gli oratori festivi, le congregazioni mariane ed altre di questo tipo. 92. Ci sono in diocesi diverse pie associazioni di laici che molto contribuiscono a far crescere la pietà; fra di esse spiccano quelle di bambini e bambine, uomini e donne collegate all’Azione cattolica. A queste bisogna aggiungere quelle denominate: Figlie di Maria, Preservazione della fede, Luigini, Opera del divino amore, Opera delle vocazioni ecclesiastiche, Opera dei tabernacoli, Sacramentine, ecc. Ci sono anche: i terzi ordini secolari della Santissima Trinità, di San Domenico, di San Francesco e dei carmelitani; le confraternite del Santissimo Sacramento e della dottrina cristiana, le confraternite laicali in numero di 121, che poco servono al progresso della religione, se si esclude il contributo non sempre adeguato che danno per sostenere il culto nelle loro chiese e la partecipazione ad alcune processioni più solenni. Per il resto sono semplici associazioni funerarie. 93. Queste associazioni in genere conservano la loro sottomissione all’ordinario. Nell’amministrazione dei beni il rendiconto che 370
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un tempo davano alle autorità civili oggi lo danno all’ordinario, ad eccezione di quelle che a norma del concordato non sono state sottomesse all’autorità ecclesiastica. 94. Le associazioni che si propongono come fine la carità sono due: una di uomini chiamata “Conferenza di San Vincenzo dei Paoli”, che ha in tutta la diocesi sezioni e molti soci; l’altra di donne denominata “Compagnia delle dame di carità di San Vincenzo dei Paoli”, che in questa città molto si adoperano per visitare gli infermi e per aiutarli con offerte di denaro e con esortazioni spirituali. Solo nel 1936 a Catania hanno raccolto L. 168.536,55 [pag. 27]. Inoltre ci sono molti asili per l’infanzia diretti soprattutto dalle congregazioni religiose femminili sia in città sia in quasi tutti i comuni; non mancano i laboratori per le ragazze. Tutte queste istituzioni sono soggette all’ordinario e portano molti benefici morali e temporali. 95. Tutti coloro che sono iscritti a queste associazioni religiose, pie o sociali conducono una vita cristiana. 96. Non sono molto diffusi i giornali o le riviste che puzzano di oscenità o quelle che sono diffuse dai protestanti; lo stesso si deve dire dei libri di questo genere. Per arginare questi mali ho chiamato cinque anni or sono in questa città i religiosi della società denominata “San Paolo per l’apostolato della buona stampa”. Gli stessi vanno in giro non solo per Catania, ma anche per tutta l’archidiocesi. 97. Dopo le leggi emanate dal governo non c’è più alcuna associazione di massoni, per quanto io sappia. 98. Non ci sono neppure associazioni socialiste. 99. Fino a quando vige questo regime in Italia non c’è alcuna opportunità di esercitare i diritti politici.
CAPITOLO
XII
– GIUDIZIO
SINTETICO DELL’ORDINARIO SULLO STATO
DELLA DIOCESI
100. Dando uno sguardo complessivo ai dati sopra esposti, risulta evidente che la condizione materiale e morale di tutta la diocesi è buona. Anzi c’è la speranza che possa migliore ancora: da una parte l’Azione cattolica, ovunque presente, prospera sempre di più e porta frutti salutari; l’apprendimento della religione ha ricevuto grandissima forza ed efficacia dal primo convegno catechistico celebrato 371
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Carmelo Patanè (1930-1952)
a Catania nel mese di novembre 1935; le vocazioni allo stato clericale o religioso aumentano sempre di più; la comunione frequente e la devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù e alla Beata Maria Vergine diventa sempre di più la ragione di vita dei cattolici; d’altra parte il concordato fra la Santa Sede e il regno d’Italia rende più facile l’osservanza delle leggi ecclesiastiche e incoraggia a manifestare rispetto per la chiesa e per il clero; lo stesso governo con le sue leggi dà forza e aiuto a reprimere i delitti, a procreare i figli per far diminuire la piaga del maltusianesimo e a promuovere l’educazione cristiana della gioventù. Che Dio con la sua grazia possa portare a termine tutto questo. Catania, 31 dicembre 1936 Carmelo Patanè, arcivescovo di Catania
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APPENDICE S. CONGREGATIO CONCILII RELATIONES DIOECESIUM CATANEN. S. CONGREGATIO CONCISTORIALIS RELATIONES DIOECESIUM CATANEN.
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XLIX
1904 – Relazione dell’arcivescovo, card. Giuseppe Francica Nava, relativa al triennio 106°, inviata il 7 maggio 19041.
Relatio de statu Ecclesiae Catanensis a. MCMIV Iussui obtemperans Romanorum Pontificum ac praesertim Sixti V, sua constitutione, quae incipit Romanus Pontifex, hanc primam mitto de statu huiusce Ecclesiae Catanensis relationem ad Eminentissimos Patres Sacrae Congregationi Concilii Tridentini praepositos. Huiusmodi relatio, ut eodem ordine procedat, quo hac in re postulata proponuntur in Istructione data ab isto Sacro Ordine, ad sequentia capita revocatur.
Caput I. Ad statum Ecclesiae materialem pertinens § I – Institutio. Sanctum Byrillum, ab Apostolorum Principe huc, anno salutis 44° missum, huius fuisse civitatis, (iam antiquiorum etiam gloria temporum illustris), primum Episcopum, ac prima eundem fidei christianae semina intulisse, vetustissima fert traditio. Licet ad res nostras quod attinet perpauca ad nos pervenerunt ac supersunt documenta, indubium tamen est, statim ab ipso suo exordio altas nostram religionem hic egisse radices, pluresque martyrii palmam esse consecutos, inter quos, aliquot ipsius Byrilli successores in hac Sede, et Euplium diaconum, et potissimum eminet B. Agatha, quae, tempore persecutionis Decii, pro sua fide ac virginitate servanda, dirissimos cruciatus ac mortem invictissime subiit. Hanc tam illustrem Virginem ac Martyrem tamquam suam Patronam ac Tutricem habuerunt ac experti sunt Catanenses. In eiusdem honorem, cessante persecutione, ei templum erexerunt, quod prae ceteris fa- [fol. 4v] cile princeps extitit. Cui, crescente in dies Divae Agathae cultu ac nomine, aliud amplius et magnifi1
Congr. Concilio, Relat. Dioec., 207 B.
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centius, utpote huius sacrae cathedrae sedem, civitatis atque dioeceseos caput, pientissimi Rogerii Comitis munificentia, labente saeculo undecimo, suffecit, multisque reditibus locupletavit et auxit. Cum vero postea anno 1693 vehementissimo terraemotu rueret, illud, ut in praesens conspicitur, suis sumptibus reaedificavit Ill.mus D. Andrea Reggio, qui tunc temporis ad hanc Sedem Episcopalem fuerat designatus. § II – Confinia. Catanensis Archidioecesis Aetnae sita radicibus, licet olim latius pateret, nunc vero ad meridiem maris Ionii litore et Dioecesis Syracusarum; ad aquilonem Dioecesis Pactensis, ad orientem Dioecesis Acensis et ad occidentem Dioeceseon Herbitae et Calatae Hieronis finibus circumscribitur. § III – Privilegia et praerogativae. Ecclesia Catanensis multis olim regum atque Pontificum, praesertim Alexandri Papae tertii privilegiis honestata est. Sed haec, vetusta quidem ac insignia, ut penes patrios scriptores videre licet2, temporum vicissitudine ac iniuria in desuetudinem fere omnia abierunt. Inter quae multa iura feudalia recensebantur a Comite Rogerio, ab Alphonso Aragonorum Rege et aliis Principibus Episcopo Catanensi donata, necnon usus palii a praedicto Alexandro PP. concessus, qui etiam hoc statuit, ut nulli nisi Romano Pontifici Ecclesia Catanensis subiiceretur. Quod privilegium, nescio quonam pacto, aliquando amissum aut minime servatum, renovavit et perpetuo valiturum decrevit Pius [fol. 5r] Papa IX die 26 septembris anno Domini 1859, ita ut Praesul huius Ecclesiae, etsi nullos habeat Episcopos sibi suffraganeos, dignitate ornatur archiepiscopali et Sedi Apostolicae immediate est obnoxius. § IV – Numerus civitatum, oppidorum, aut locorum qui Archiepiscopatui sunt subiecti. Catanensis Archidioecesis, post erectionem novae Diocesis Acis Regalis, quae aliqua ex parte civitatibus et oppidis ad hanc Ecclesiam olim pertinentibus efformata est, viginti tres complectitur
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De Grossis, in Decachordo Collectanea Ecclesiae Cat. etc. – Ant. Amico, Diplomata ad Archiepiscopalem Ecclesiam Catanensem pertinentia.
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communitates, nimirum, Catanam, Paternionem, Albam Villam, Hadranum, Brontem, Malectum, Pulchum-passum Nicolosim, Pedaram, Tres-castaneas, Zapheranam cum tribus oppidulis Fleri, Pisano et Bongiardo, Viam-magnam, S. Ioannem a Puncta, S. Gregorium, Mascaluciam, Gravinam, S. Mariam Licodiae, Monasterium Album, {S. Ioannem de Galermo}, Tria Mysteria, Campum-rotundum, S. Petrum Clarentiam, Mottam S. Anastasiam, {S. Agatham li Battiati}. § V – Status ecclesiae metropolitanae una cum numero canonicorum et aliorum servitio chori addictorum; et an erectae fuerint praebendae poenitentiaria et theologalis. Collapso, ut dixi, veteri templo cathedrali, vi ingentis terraemotus, et novo, quod nunc extat, ab Episcopo Reggio reaedificato, nonnulla fuerunt a Decessoribus meis opera et ornamenta adiecta; at plura adhuc desiderantur vel necessaria vel ad eius decus augendum. His autem efficiendis impares prorsus sunt reditus eiusdem Ecclesiae, qui fere omnes sive ad aedium instaurationem, sive ad sacrum cultum ibi exercendum, ab hac mensa episcopali proveniunt. Mihi autem est maxime in votis, prout facultates et innumerae aliae maioris momenti necessi- [fol. 5v] tates Dioecesis patiantur, me, ut iam coepi, iis quae urgentiora videntur paullatim consulturum. Huius capituli metropolitani numerus, iuxta antiquam fundationem, deberet constare 17 canonicis. Inter quos quinque sunt dignitates, eo ordine quo numerantur: prior, cantor, decanus, thesaurarius et archidiaconus. Praeter canonicos, 12 deberent esse mansionarii ac quinque beneficiarii. Iuxta bullam S. Pii V, quae incipit In eminenti tum omnes praebendae canonicales, tum omnia cetera beneficia huius Ecclesiae cathedralis sunt liberae collationis. Cum lex Tridentina de institutione praebendae poenitentiariae et theologalis nondum executioni mandata fuisset, ego inhaerens decreti ipsius Synodi sess. V, c. 1, de ref. et sess. 24, c. 8 de ref., duas vacantes praebendas ad illud duplex officium institutas ac deputatas perpetuo esse declaravi. Allatis causis, rogavi Apostolicam Sedem, ut prius ipsa conferret officium poenitentiarii, cum dispensatione a lege concursus, ecclesiastico viro qui scientia morali, pietate ac experientia mihi dignior visus est. Praeterito anno ad tramites const. Benedicti XIII Pastoralis officii praebenda theologalis, servata forma concursus et omnibus perspectis, ei qui prae ceteris princeps evasit, collata est. 377
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Novis legibus iniquis Regni italici, numerus canonicorum, dignitatibus inclusis, diminutus et redactus est ad 12 tantum, et mansionariorum ad sex; quibus accedunt quinque beneficiati qui aut distinctam sed modicam, aut nullam habent praebendam, at quasdam lucrantur distributiones iuxta servitium chorale quod praestant. Cum ex duodecim existentibus canonicis ac sex mansionariis nonnulli sint qui ob senectutem aut infirmam valetudinem nequeunt choro ac functio- [fol. 6r] nibus sacris inservire, vel iure utuntur iubilationis, necessitas persentitur augendi illum numerum ea ratione qua rerum sinunt adiuncta. Quod mihi est propositum quamprimum executioni mandare, iuxta facultates ac instructiones mihi datas ab ista S. Congregatione litteris em.mi Praefecti die 4 iulii 1903. § VI – Status ecclesiarum collegiatarum una cum numero canonicorum et ceterorum qui choris eorum intersunt et an in collegiatis erecta sit praebenda theologalis. Octo sunt in Archidioecesi ecclesiae collegiatae, quarum prima et insignis sub titulo Sanctae Mariae ab Eleemosyna est Catanae, cum quatuor dignitatibus et octo canonicis; ceterae habentur in aliis civitatibus ac oppidis, nempe Paternioni, cum 43 dignitatibus et 104 canonicis, Hadrani cum 2 dignitatibus et 55 canonicis, Pulchropassu cum 36 dignitatibus et 8 canonicis. Nicolosi cum 37 dignitatibus et 38 canonicis et Tribuscastaneis, ubi quum minime suppetant reditus, nullus nunc habetur canonicus praeter praepositum, qui prima est dignitas illius capituli, cum cura animarum, quique proinde titulo etiam archipresbyteri decoratur. Harum Ecclesiarum collegiatarum praebendas aliqua in parte potuit meus Decessor tueri ac vindicare ab iniusta occupatione laicae potestatis, demonstrans apud civilia tribunalia, nonnulla bona, in quibus illae constabant, pertinere ad beneficium parochiale. Iamvero,
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4] Inserito nell’interlinea. 10] Inserito nell’interlinea. 5 5] Inserito nell’interlinea. 6 3] Inserito nell’interlinea. 7 3] Inserito nell’interlinea. 8 3] Inserito nell’interlinea. 4
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quum reditus qui supersunt non iidem sunt nunc ac erant aliquando, minor etiam extat numerus canonicorum quam statuerant antiquae tabulae fundationis. Nunquam in iis fuit praebenda theologalis; sed cum haec iam erecta esset, ut iam dixi, in hac [fol. 6v] metropolitana ecclesia, eodem modo ac data occasione, eam instituam etiam in collegiatis existentibus in insignibus oppidis, uti vult Concilium Tridentinum. § VII – Status ac numerus ecclesiarum parochialium necnon aliarum ecclesiarum et oratoriorum in Archiepiscopatu existentium; referendo an metropolitana ecclesia et collegiatae, oratoria necnon parochiales ceteraeque9 ecclesiae sint sacris supellectilibus sufficienter instructae et quaenam ex eis habeant reditus pro fabrica assignatos. In huius Archiepiscopatus ambitu quadragintatres habentur ecclesiae parochiales et centum octogintaquinque aliae ecclesiae vel filiales vel olim pertinentes ad ordines religiosos, vel oratoria a pietate fidelium aut a confraternitatibus erecta. Generatim hae sacrae aedes plus vel minus sunt sacris supellectilibus satis bene instructae. Paucis ex iis exceptis, nulli aut valde tenues habent reditus pro fabrica; ita ut non parvae occurrant saepe difficultates ad consulendum necessariis reparationibus. Pro fabrica ecclesiae cathedralis constituta est annua summa libellarum 3.570, quae solvitur ab hac mensa archiepiscopali. Relativa exiguitas huius summae causa est, curnam non modo parum sane fieri possit ad instaurandum ac ornandum, ut deceret, hoc templum princeps Dioeceseos, sed facile illud aere alieno gravatur, ut in praesens, quum extraordinariae expensae necessario factae sint. Ad ecclesias vero quod attinet quas parochiales supra nominavi, quandoquidem ibi animarum cura exercetur, animadvertendum tamen est, in iis minime inveniri presbyterum vere parochum, nisi ex[fol. 7r] cipas ecclesiam Brontis, quae olim ad aliam pertinebat Dioecesim. Sunt quidem praepositi quarundam collegiatarum, qui vi dignitatis quam obtinent, iuxta tabulas fundationis, viderentur sibi adnexam habere curam animarum. Sed revera numquam muniis omnibus parochialibus usi sunt ac praesertim iure quo pollerent lege tridentina adsistendi celebrationi matrimoniorum. Ita praepositi eccle9
ceteraeque] ceteraequae.
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siarum collegiatarum Sanctae Mariae ab Elemosyna huius civitatis, Paternionis, Albaevillae, Hadrani, Pulcripassus et Triumcastanearum. Hinc ibi etiam, sicut in omni Dioecesi, ad officia parochialia exercenda, vicarii curati, aut capellani, ut aiunt, amovibiles ad nutum ab Archiepiscopo nominantur. Haec singularis institutio parochiarum, quae abhinc saeculis hic viget, suas certe praebet utilitates, praesertim nostris temporibus, at plura etiam gignit incommoda. Hanc vero immutandi negotium esset satis arduum ac, in difficili rerum conditione in qua versamur, maiora forte incommoda essent pertimescenda. § VIII – Numerus monasteriorum tam virorum quam mulierum exprimendo, an aliqua ex monasteriis virorum sint subiecta suae iurisdictioni; et an et quae mulierum monasteria sibi subiecta sint vel praelatis regularibus? Plura erant olim virorum monasteria in hac Dioecesi suis praelatis regularibus subiecta. At iis lege iniqua suppressis, nonnisi multos post annos nonnulli religiosi, suis antiquis domibus pretio redemptis, aut novis aedificatis, in communitatem sese iterum recipere potuerunt. Ita Capucini Catanae, Paternioni et Hadrani; Fratres Minores in quodam suburbio hu- [fol. 7v] ius civitatis ac Bronti; Carmelitae ac Dominicani in hac etiam civitate, in qua duas domus habent Salesiani praeter tre alias in Dioecesi. Quinque insuper hic extant religiosi Societatis Iesu, qui morantur in parva quadam domo quam iis offerre potui. Aliam etiam domum cuidam Ecclesiae adnexam obtuli presbyteris Missionis a S. Vincentio a Paulo, qui, licet pauci, utile tamen gerunt ministerium. Mulierum monasteria (quae praeter unum seraphicum et alterum Visitationis, sunt omnia benedictina et Ordinario subiecta), numerantur octo, quorum quinque in hac civitate et tres in Dioecesi. At eorum exstinctio iam fere imminet, quum, lege suppressionis, multis abhinc annis, clausi sint novitiatus et paucae supersunt sanctimoniales ad senectutem provectae. Ad hoc periculum quo possim avertendum studium in id confero, ut unam vel alteram domum existentium monasteriorum redimam. Sunt insuper quinque collegia titulo S. Mariae nuncupata, quae revera nullam merentur mentionem, utpote quae nunquam vitam florentem habuerunt, et nunc pene mortua sunt. Tria autem eorum inserviunt feliciori exitu puellis educandis sub regimine ac tutela Fi380
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liarum Charitatis et S. Mariae Auxiliatricis, quae, ut statim dicam, hic et etiam alibi suam perutilem operam praestant. § IX – An adsit in Dioecesi seminarium clericorum, quot clerici in eodem alantur; an fuit statuta taxa et in qua quantitate et an aliqua beneficia fuerint eidem unita et in universum quinam et quot sint reditus praedicti seminarii? Seminarium clericorum hic adest satis [fol. 8r] florens, in quo fere ducenti quinquaginta circiter iuvenes in spem Ecclesiae succrescentes aluntur. Quum vero aedificium ad hunc finem antiquitus erectum, anno turbulentissimo 1848 fuerit prius a militibus occupatum ac deinceps emphyteusi cessum huic municipio, necesse fuit transferri clericos in propinquam domum, quae neque amplitudine neque partium ordine ac distributione iis omnibus commode continendis ullo pacto possit aptari. Hinc mens mea est, si Deus adiuvet, aliud auxiliare seminarium aedificaturum, in quod transferam omnes iuniores clericos qui scholis gymnasii sunt addicti. Quam ob rem, praeterito anno, terrenum emi satis extensum et in loco civitatis salubriori positum. Reditus huius seminarii, vectigalibus aerario debitis aliisque oneribus detractis, sunt fere 22 millia libellarum. Sed confido fore ut in posterum aliquanto magis augeantur. Ii autem ad expensas omnes non satis certe essent, ut facile perspicitur, nisi maior pars clericorum pensionem moderatam solveret. Nullam inveni taxam statutam pro seminario iuxta Concilium Tridentinum, nisi super hanc mensam episcopalem quae idcirco solvit singulis annis libellas 538,82. Quare mei officii esse existimavi, illam imponere super duo beneficia, quae nuper contuli in ecclesia cathedrali; et idem facturum mihi est propositum, servata proportione solvendi summam trium libellarum pro quolibet centenario proventuum beneficii, iuxta Const. Benedicti XIII Creditae Nobis. Utrum vero eidem seminario unita fuissent beneficia necne, haud facilis est investigatio, quum, caussa postremi terraemotus, quo tota civitas corruit, omnium antiquorum archivii nullum supersit amplius documentorum [fol. 8v]. § X – Numerus hospitalium, collegiorum, confraternitatum et aliorum locorum piorum, quae sunt in archiepiscopatu et quinam sint eorum reditus. Tria sunt Catanae tantum magna hospitalia, quorum unum a 381
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quibusdam presbyteris regitur, duo altera auctoritati subsunt municipali. In hisce hospitalibus habentur pro servitio infirmorum Filiae Charitatis. Duo sunt praeterea hospitalia, ubi senes utriusque sexus recipiuntur, quorum unum nomen suum sumit a fundatore Episcopo Ventimiglia, et alterum paucis abhinc annis erectum et concreditum parvis sic dictis Sororibus Pauperum. Collegia ad iuventutem religiose instituendam quatuordecim extunt in Dioecesi pro puellis, et quinque pro pueris, quae plus vel minus ab Archiepiscopo pendent, et respective a religiosis mulieribus vel viris reguntur. Spes autem effulget fore ut possint augeri huiusmodi instituta tanti momenti, potissimum nostris temporibus. Alia praeterea extant collegia, quae tamen pendent omnino a potestate laica. Confraternitates quadragintanovem numerantur in Archiepiscopatu, quae tamen fere omnes nec fini nec legibus, quibus antiquitus fuerunt institutae amplius respondent. Quinam vero harum confraternitatum necnon praedictorum hospitalium ac collegiorum sint reditus, haud facilis est responsio; quum, uno vel altero excepto, rerum administratarum rationem, ut notum est, non ecclesiasticae sed civili auctoritati illi reddant. § XI – An adsint montes pietatis et quot sint? Unus existit Catanae mons pietatis, quem [fol. 9r] fundavit dotavitque aere suo bonae memoriae Conradus Deodati Episcopus Catanensis anno 1807. Voluit ut patroni eiusdem essent perpetuo sui successores in hac Sede, quorum proinde est eligere administratores et omnes officiales, iuxta leges ab ipso fundatore datas. Reditus huius montis ascendunt ad libellas 14.363. Tam egregie procedit modo huius pii Instituti administratio, ut novum et amplius aedificium nuperrime potuit construi; et ingens est emolumentum quod praebet familiis indigentibus.
Caput II. Ad ipsum Archiepiscopum pertinens § I – An residentiae praeceptum a sacris canonibus, concilio tridentino et constitutione Urbana praescriptum adimpleverit, et an aliquo et quo tempore abfuerit et ultra menses conciliares et an vel sine Sedis Apostolicae licentia? 382
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Per quinque annos, ut certe norunt em.mi Patres, post meam nominationem ad hanc Sedem, coactus sum abesse, voluntate ac iussu Romani Pontificis, quum Nuntii officium gererem prius apud Regem Belgarum ac deinde in Hispania. Bis autem petii ac obtinui veniam ab eodem Pontifice, ut huc venerim per aliquod breve tempus ad maiora quaedam negotia Dioecesis coram pertractanda et ad visitationem pastoralem semel saltem peragendam. Post meum definitivum reditum, residentiae praeceptum semper adimplevi, nec unquam abfui a Dioecesi, nisi legitima caussa adventandi Ro- [fol. 9v] mam, aut me conferendi Panormum ad comitia Episcoporum, aut rusticandi per aliquot paucos dies ad animi ac corporis vires reficiendas. § II – An et quoties Dioecesis sibi commissae visitationem explevit? Bis hucusque totius Dioecesis visitationem pastoralem explevi et tertiam in hoc anno aggressurus sum, si Deus me adiuvet. § III – An per se, vel per alium Episcopum sacras ordinationes expleverit et sacramentum confirmationis administraverit? Me absente, quum in nuntiaturis versabar, ordinationes ac confirmationes conferebantur mea delegatione ab Episcopo viciniori, ac deinceps a Suffraganeo meo, prima dignitate huius capituli, qui caractere episcopali est insignitus. Hic, me redeunte, in confirmatione administranda me aliquanto ut potest, ob suam senescentem aetatem, adiuvat. Ordinationes vero per memetipsum explevi. § IV – An et quoties synodum dioecesanam coegerit: et si sit archiepiscopus an synodum provincialem habuerit et quinam suffraganei eidem interfuerint? Nondum synodum dioecesanam potui celebrare, quamvis mihi id maxime esset in votis. Spero autem, quam citius rerum adiuncta sinant, eam me celebraturum. At semel in anno, ut vult Concilium Tridentinum id, in hac praesertim Dioecesi et nostris temporibus, mihi minime fieri posse videtur. Postrema synodus dioecesana hic habita est plus quam duobus abhinc saeculis anno 1668 [fol. 10r] sub Episcopo Bonadies. Quum Archiepiscopus Catanensis, ut supra dixi, nullum habeat sibi subiectum suffraganeum, nullam potest cogere synodum provin383
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cialem, quae ceterum nunquam locum habuit in hac insula ad tramites Concilii Tridentini. Loco eius, hortante ista Apostolica Sede, paucis abhinc annis, coetus aliquando celebrati sunt Panormi, ad quos omnes siculi Praesules convenerunt. § V – An verbum Dei per seipsum praedicaverit et an, legitimo impedimento concurrente, viros idoneos assumpserit ad huiusmodi praedicationis officium salubriter exequendum? Verbum Dei, ut potui, sive in quibusdam missis pontificalibus cathedrali ecclesia celebrandis, sive in sacra visitatione Dioeceseos peragenda, sive in aliis functionibus publicis mei ministerii exequendis, praedicavi. Me autem legitime impedito, viros assumpsi idoneos ad hoc officium exercendum. § VI – An habeat depositarium poenarum et multarum pecuniariarum et an eaedem fuerint piis usibus applicatae? Nullus hic existit eiusmodi depositarius poenarum et multarum pecuniariarum, tum quia leges, quae hac de re latae sunt olim a praefata synodo dioecesana, iamdudum usu prorsus obsoleverunt, tum quia revera tam parva aut fere nulla sunt emolumenta quae percipiunt generatim sacerdotes ab exercitio sacri ministerii, ut super ea imponere multas pecuniarias, exceptis beneficiis ec- [fol. 10v] clesiae metropolitanae, nequaquam vel vix fieri possit. § VII – Quaenam taxa et an Innocentiana in sua cancellaria observetur? In hac archiepiscopali cancellaria taxa observatur Innocentiana, quae tamen alendis eiusdem officialibus haud satis nunc esset, nisi suppleret subsidium quod confertur a mensa episcopali ob ingentem numerum negotiorum quae ibi gratis omnino expediuntur pro pauperibus. Hac de causa perutile esset, si omnes siculi Episcopi impetrarent ab Apostolica Sede, ut pari ratione in suis cancellariis augeatur taxa pro divitibus. § VIII – An aliquod habeat, quod sibi obstet circa exercitium episcopalis officii, iurisdictionis ecclesiasticae, necnon tuendae libertatis et immunitatis ecclesiarum? Praeter communia impedimenta quae ubique in aliis Italiae lo384
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cis obsunt, nostris lugendis temporibus, libero ac expedito exercitio episcopalis iurisdictionis et officii, necnon tuendae immunitati ecclesiasticae, nihil mihi occurrit hac de re exponendum. § IX – An aliquod pium opus peregerit pro Ecclesia, pro populo, aut pro clero? Quum ita res hic se habeant, ut multis necessitatibus ecclesiarum ab Episcopo sit consulendum, parum reapse superest facultatum, quibus possit ille plura et magni momenti pia opera pera- [fol. 11r] gere. Nihilominus, hoc tempore mei regiminis episcopalis, in ecclesia cathedrali meis expensis aedificari curavi nova et commodiora cubicula pueris ac presbytero ecclesiae eiusdem ac sacristiae addictis recipiendis destinata, necnon praedicatoribus quadragesimalibus hospitandis. Praeterea pretiosas quasdam vestes, quae usu erant interdictae, reficere mandavi, aut novas donavi prout occasio sese obtulit. Maiora opera facienda essent profecto et vehementer cuperem, nisi urgentiores aliae causae in Dioecesi meum reclamarent auxilium. Faciam tamen, prout mihi Deus dederit in posterum. Ad quasdam sacras aedes construendas aut reparandas stipem contuli, ac potissimum ad novum templum votivum Sacro Iesus Cordi dicatum excitandum, quod in eminentiori loco huius civitatis surgit, cui adnexum aedificatur hospitium, in quo possint recipi ac christiano more institui pueri derelicti, qui secus in discrimen boni publici adolescerent. Pensione item annua, quam solvo presbyteris salesianis, scholae publicae serotinae habentur omnino gratuitae pro pueris indigentibus religiose instituendis. Ad populi mores corrigendos sacras missiones tum in civitate tum in dioecesis oppidis a sacris praeconibus pietate et scientia praestantibus suppeditari providi. Pueros in doctrina christiana educandos apprime prae oculis habui, hocque opus tamquam praecipuum omni ratione ac nisu promovendum studui. Ad fidelium pietatem excitandam et christianarum virtutum cultum augendum quasdam pias sodalitates, quae hic fere omnino desiderabantur erexi. Non minimis licet ob- [fol. 11v] stantibus difficultatibus, novae iam efformantur associationes catholicae, quae necessitati nostri temporis sunt valde accomodatae ad actionem christianam popularem exercendam. His accedunt conferentiae virorum a S. Vincentio a Paulo ad pauperes domi invisendos ac sublevandos, quas promovi et quibus utor ad meas elee385
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mosynas prudentiori pacto distribuendas. Pro exercitiis spiritualibus quae meo clero indixi, iis coadunatis simul domi, quae rusticationis caussa seminaristis inservit, eamdem domum meo sumptu ampliare ac commodium sacellum aedificare necessarium existimavi. Item cum novum, ut dixi, seminarium auxiliare iam proposui erigendum, solum satis spatiosum et aptum ad hunc finem proprio aere emi. Caput III. Ad clerum saecularem pertinens § I – An canonici ceterique choro addicti cathedralis ecclesiae necnon collegiatarum, choro iugiter intersint? Canonici ceterique choro addicti in cathedrali ecclesia et collegiatis non desunt, generatim, officio suo. Ad hoc autem non omnes eadem ratione tenentur, nam in cathedrali quotidie, alternis choristarum vicibus per hebdomadam fit servitium; in collegiatis vero aliquando per annum, idque iuxta redituum mensuram, ita tamen, ut solemnioribus diebus festivis omnes interesse teneantur et temporibus Quadragesimae et [fol. 12r] Adventus vel ipsi alternatim per hebdomadam praestent servitium. § II – An ultra matutinum, laudes, ceterasque alias horas, quolibet die celebrent missam conventualem? Praeter matutinum, laudes ceterasque horas canonicas in metropolitana et collegiatis missa conventualis non omittitur. At fatendum est, non semper eam fieri cum cantu, ut est praescriptum, idque praesertim ob imminutum numerum choristarum et concursum aliarum missarum. Quare pro casibus in quibus istae causae contingant, vellem dispensationem petere a Sede Apostolica. § III – An quolibet die eam applicant pro benefactoribus? Missa conventualis semper pro benefactoribus applicatur. §
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– An suas habeant constitutiones et eas punctualiter obser-
vent? Unumquodque capitulum suas habet constitutiones antiquis synodis dioecesanis confirmatas, quae plus minusve fideliter observantur. Sunt autem quaedam in iis quae demi aut addi deberent, praesertim in distributionibus quotidianis meliori ratione decernendis ad 386
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tramites Concilii Tridentini. Quod me effecturum opportuno tempore mihi est propositum. § V – An, qui obtinent praebendam poenitentiariam, aut theologalem adimplent, quae adimplenda sunt et quomo- [fol. 12v] do? Canonici, qui in capitulo metropolitano duas praebendas poenitentiariam scilicet et theologalem (a me, ut antea dixi, recenter erectas) obtinent, bene suum sequuntur officium, ita ut alter, tempore servitii choralis paratum se praebeat ad confessiones audiendas, et alter singulis diebus dominicis Sacras Scripturas legat ac explicet fidelibus. § VI – An parochi in suis parochiis resideant? Quamvis in hac Archidioecesi fere nullus sit proprie dictus parochus, ii tamen qui vicario titulo, delegatione ab Ordinario accepta, curam animarum gerunt, in suis locis perpetuo resident, et nonnisi venia Archiepiscopi et per breve aliquod tempus, discedunt. § VII – An librum matrimonii et baptizatorum, aliosque libros, quos ad normam Ritualis romani retinere debent, retineant? In visitatione pastorali peragenda vidi in singulis paroeciis haberi librum matrimonii et baptizatorum et generatim etiam alios libros qui ad normam Ritualis romani servari debent. § VIII – An aliqui ipsorum indigeant aliorum sacerdotum opera, ut sacramenta populo administrent? Plures sunt animarum curatores, potissimum in hac civitate, qui in suo ministerio exercendo, auxilio aliorum sacerdotum indigerent. At huic necessitati consulendae obest omnino ecclesiasticorum et facultatum penuria. Hinc saepe ad rem illa Christi Domini verba, sponte occurrunt menti: «Messis quidem multa, [fol. 13r] operarii10 autem pauci» {Lc 10, 2}. Cui accedit summa fere omnium ecclesiarum egestas. Rogandus igitur est Dominus messis, ut bonos mittat operarios in vineam suam, et magis excitet largitatem fidelium ad sacros ministros alendos. 10
operarii] operai.
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§ IX – An iidem per se, vel per alios idoneos, si legitime impediti fuerint, diebus saltem dominicis et festis solemnibus plebes sibi commissas pro sua et earum capacitate pascant salutaribus verbis, docendo quae scire omnibus necessarium est ad salutem, iuxta monitum Tridentini? Generatim animarum curae qui praesunt singulis dominicis et festis diebus plebes sibi commissas vel per se vel per alios idoneos salutaribus verbis pascunt. Pluries autem ac sedulo monere debui nonnullos eorum, ut huic gravissimo officio adimplendo diligentiori opera inhaereant, et eam rationem ac methodum sequantur explicandae doctrinae fidei ac morum, quam vult ac enixe commendat Concilium Tridentinum. § X – An saltem dominicis et aliis festis diebus in suis parochiis fidei rudimenta et obedientiam erga Deum et parentes, pueros ceterosque hoc adiutorio indigentes doceant et an, et qui eis operam praestent in hoc opere adimplendo, et an fructuose hoc opus adeo necessarium in singulis parochiis proficiat? Cum in hoc opus tam necessarium erudiendi pueros in fidei rudimentis potissimam curam vel ab initio mei episcopatus contuli, possum adeserere, fere [fol. 13v] omnes animarum curatores in eodem opere adimplendo sollicitos sese exhibere. Facta classium distinctione quae nulla antea erat, et publicis propositis periculis cum incitamento praemiorum, pro pueris edocendis validum praestant auxilium parochis simplices presbyteri vel clerici, qui Catanae in piam coeunt societatem, a Sancto Francisco Salesio nuncupatam, vel boni laici qui meis hac in re adhortationibus obsequuntur. Pro puellis vero doctrina christiana imbuendis, magnum afferunt adiumentum piae quaedam mulieres, quarum extat recens associatio hic et in nonnullis oppidis dioeceseos instituta, ut operam, stipem, aut patrocinium praebeant. At licet istis conatibus aliquid certe utilitatis sumus consecuti, longissime tamen abest, ut maiorem puerorum numerum, adversante nequitia temporum et parentum socordia, complectamur. E re utique essent plurimum oratoria, ut aiunt, festiva, si auxilium nobis praesto esset divitum. § XI – An singuli parochi ceterique curam animarum exercentes singulis dominicis festisque de praecepto missam applicent pro populo, eorum curae commisso? 388
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Relationes dioecesium. Catanen. – 1904
Cum fere in universa hac Archidioecesi ii qui curam animarum gerunt nonnisi cappellani nominantur ac sunt qui uni paroco suppetias ferunt in rei parochialis procuratione et iuxta delegationem liberam quam ab illo recipiunt, videntur eximi ab onere missae pro populo celebrandae. Putant enim, in eadem prorsus esse conditione, in qua sese habent cappellani curati Ecclesiae Liparensis, pro quibus data est decisio ab ista Sacra Congregatione 23 mart. 1861 per summarium precum. Ii vero, qui parochi sunt aut huiusmodi existimantur, singulis Domi- [fol. 14r] nicis festisque diebus de praecepto missam celebrant pro christiana plebe sibi commissa. § XII – An et quae praemittantur antequam quis ad primam tonsuram et minores ordines admittatur, et an sacris ordinibus initiandi, ante cuiuscumque ordinis sacri receptionem piis meditationibus, vulgo spiritualibus exercitiis vacent per aliquot dies in aliqua domo religiosa? Nemo unquam ad primam tonsuram ac minores ordines admittitur, nisi antea in seminario argumenta dederit satis clara pietatis ac necessariae disciplinae, quibus dijudicari possit, eum idoneum futurum esse atque utilem Ecclesiae ministrum. Ordinum autem collationi ac praesertim maiorum praeter cetera a iure requisita, semper recollectiones seu spiritualia exercitia praemittuntur. § XIII – An omnes praedicti vestem iugiter deferant clericalem, et an, quoad fori privilegium, serventur disposita a Sacrosancta Synodo Tridentina sess. 23, c. 6 de ref. emanata? Omnes praedicti clerici semper vestem talarem deferunt. At privilegium fori minime amplius servatur sive quod iam per concordatum inter Sedem Apostolicam et Regem Siciliarum fuerat valde imminutum, sive quod hodiernis legibus sit penitus ablatum. § XIV – An habeantur conferentiae theologiae moralis seu casuum conscientiae et sacrorum rituum et quot vicibus ha- [fol. 14v] beantur et qui illis intersint, et quinam profectus ex illis habeatur? Conferentiae theologiae moralis seu casuum conscientiae et sacrorum rituum habentur ubique in Dioecesi semel in mense, omnibus intervenientibus presbyteris non modica cum eorum utilitate.
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§ XV – Quinam sunt mores cleri saecularis et an aliquod in eo sit scandalum quod remedio indigeat potentiori? Exceptis duobus qui iamdiu habitum ecclesiasticum abiecerunt et saecularem vitam ducunt, nullum revera est in meo clero scandalum tam grave, ut potentiori indigeat remedio. Generatim mores sunt boni, et si aliquid quis peccet, facile paterna admonitione, vel, si opus fuerit, salutari poena corrigitur. Desideratur utique in multis maior animarum salutis procurandae zelus et ille pietatis ardor, illarumque virtutum cumulus, quibus viri ecclesiastici, nostris praesertim tam infestis temporibus, excellere ornarique deberent.
Caput IV. Ad clerum regularem pertinens § I – An regulares curam animarum exercentes, qui episcopali iurisdictioni, visitationi et correctioni subsunt in iis quae ad curam pertinent et administrationem sacramentorum, munus sibi commissum fideliter adimpleant iuxta [fol. 15r] ea quae in praecedenti capite dicta sunt de parochis saecularibus? Ad hanc rem quod attinet nihil habeo dicendum quum nullus sit regularis nec umquam fuerit in Dioecesi qui animarum curam exerceret. § II – An aliquis regularis extra monasterium degat; an aliqui adsint in dioecesi, a suis superioribus servatis servandis eiecti, vel aliquis fuerit regularis intra claustra monasterii degens, sed qui extra ea ita notorie deliquerit, ut populo fuerit scandalo; et quomodo in hisce casibus sic in delinquentes animadvertit? Ex iis qui supersunt regulares, post iniquam ordinum religiosorum suppressionem, duo tantum sunt dominicani qui excusatione infirmae valetudinis extra claustra degunt. Sunt plures eorum, qui, olim indultum obtinuere ab Apostolica Sede suum deponendi habitum religiosum, quique modo clero saeculari accensentur. At, uno vel altero excepto, non sunt ii revera qui pietate ac scientia emineant. Cum ex iis, qui in novas excitatas domos sese collegerunt, aliquis pravum dederit exemplum, enixe rogavi suum superiorem, ut opportuna poena eum coerceret et alibi extra meam dioecesim mitteret.
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§ III – An sua iurisdictione delegata usus sit in explenda visitatione conventuum et granciarum monasteriorum in quibus religiosi non aluntur in numero a sacris constitutionibus praefixo, et [fol. 15v] quinam sunt religiosorum mores, in dictis conventibus et granciis degentium? Cum mihi fuerit exhibitum decretum Pii IX, quo regularibus conceditur ius exemptionis etiamsi, in difficultatibus in quibus ii nunc temporis versantur, non minores tribus communem degerent vitam, ab eorum conventibus et ecclesiis visitandis, ubi in eo numero existerent religiosi, me abstinui. Quinam sint eorum mores non habeo certe cur valde conquerar, sed me laudibus quidem multis cur eos prosequi possim. Si paucos iesuitas, dominicanos, presbyteros missionarios a S. Vincentio a Paulo, et plures salesianos, qui in mea Dioecesi diversantur excipiam, ceteri religiosi ex ordinibus Capuccinorum, Minorum, Observantium et Carmelitarum qui, post passam tempestatem et dispersionem in nova domicilia sese receperunt, parum vel nihil utilitatis afferunt in bonum ac aedificationem fidelium. Ad eos revocandos ad pristinae fundatorum disciplinae obervantiam, necessaria esset specialis Pontificiae auctoritatis providentia, qua praesertim consuleretur iuvenibus vita monastica instituendis. Cui rei, ut mihi videtur, perutile esset, si ii iuvenes non disperse, ut nunc se habent, sed coniunctim, melioribus ducibus ac magistris, unum in Sicilia novitiatum idemque studiorum curriculum sequerentur. § IV – An aliquod habeat cum regularibus offendiculum in exercitio11 iurisdictionis delegatae in illis casibus in quibus eadem ipsi tributa esse a Sacro Concilio Tridentino etc.? Nullum habui hactenus offendiculum cum regularibus in exercitio iurisdictionis delegatae, quae a iure in eos tributa est Episcopo [fol. 16r].
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exerctio] exercitium.
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Caput V. Ad moniales pertinens § I – An moniales, Episcopo subiectae, suas servent constitutiones? Moniales quae non multae in Dioecesi, iam senio ac morbis fere omnes confectae, supersunt, meliori qua possunt ratione, suas servant constitutiones. Omnes sunt Episcopo tantummodo subiectae. § II – An clausura in monasteriis inviolate custodiatur? Hae, quatenus ab earum pendet voluntate, in praesenti rerum conditione, inviolate custodiunt in monasteriis clausuram. § III – An aliqui abusus in iisdem monasteriis irrepserint, qui consilio Sacrae Congregationis indigeant? In nostris monasteriis non video ullos graves abusos irrepsisse; at, nisi ea ad extinctionem vergerent, curandum esset, ut in iis antiquior de vita communi disciplina, quae iampridem aliquanto dilapsa erat revocaretur. Quod spero, me facturum posse, si, ut conor, aliquod mihi feliciter obtingat monasterium e manu Gubernii redimere, ibique novitiatum aperire, in quo iuniores efformentur moniales. Res est quam maxime cupio, tametsi non facile nec cito possit executioni mandari. § IV – An praeter ordinarium confessorem alius extraordinarius ab ipso bis aut [fol. 16v] ter in anno fuerit oblatus? Cum mei praedecessores singulis monialibus petentibus singularem confessarium concessissent, non adamussim ac in re servata est lex tridentina. Facio tamen, quoad fieri possit, ut maior monialium pars uno confessore ordinario sit contenta, et aliquando in anno extraordinarium adeat. § V – An dictorum monasteriorum reditus fideliter administrentur et monialium dotes fuerint persolutae et quomodo erogatae? Reditus quos administrent nullos nunc habent ob legem suppressionis. Pensione annua quam singulis solvit gubernium vitam sustentant. Ad tria quae sequuntur quaesita nullum possum dare responsum, cum nullum sit hic monasterium, quod praelatis regularibus sit subiectum. 392
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Caput VI. Ad seminarium pertinens § I – Quot sunt in seminario alumni? Quemadmodum supra dixi, fere duo centum quinquaginta alumni habentur in seminario dioecesano. In quorum numero sunt 45 pueri qui, antequam admittantur ad vestem sumendam clericalem, tirocinium aliquod sequuntur, ac proinde clericatui “aspirantium” titulo designantur. Eiusdem generis sunt fere 50 alii pueri in quibusdam dioecesis oppidis, qui ad morem clericorum, sub rectione bonorum sa- [fol. 17r] cerdotum ac regula a me probata, in aliqua domo simul morantur. Hanc institutionem perutilem expertus sum ad fovendas servandasque ecclesiasticas vocationes, et probandum, an revera eorum puerorum indoles ac voluntas ea sit, quae spem afferat eos sacris ministeriis perpetuo ac utiliter inservituros. § II – An in ecclesiastica disciplina recte instituantur? Maior qua possit cura ac diligentia confertur, ut ea disciplina regantur alumni huius seminarii, qua ad pietatem ac religionem informentur, ut decet eos qui futuri sunt in sanctuario dispensatores mysteriorum Dei. Eorum admissio non fit, nisi adhibito prius examine de bonitate vitae et de studio quod praeseferunt Deo et Ecclesiae inserviendi. Excluduntur vero qui signa certa minime dent divinae vocationis, multoque magis si in aliquam culpam contra mores incidisse dignoscantur. Regula viget quae conformatur illi quam sapienter dictavit pro suo clericorum seminario Divus Carolus Borromaeus. § III – Quibusnam studiis vacent, et quo profectu? Studia quibus ii alumni vacant, (praeter duas scholas elementares quae “praeparatoriae” dicuntur pro pueris “aspirantibus”), complectuntur gymnasium, quod programmati ab auctoritate civili praescripto necessario accomodatur; lyceum, in quo per tres annos philosophiae thomisticae, physicae ac literaturae italicae, latinae et graecae dant operam; ac denique cursum theologicum, in quo per quatuor annos ediscunt rem dogmaticam et moralem, exegesim Sacrarum Scriptura- [fol. 17v] rum, liturgiam, institutiones canonicas, historiam ecclesiasticam et sacram eloquentiam. Accedit etiam studium theoretico-practicum cantus gregoriani, quo utuntur omnes alumni, et musicae sacrae, quam discunt dumtaxat qui aptum ad eam por393
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tendunt ingenium. Ad eos magis in studiis excitandos praemia proposui illa, ut qui principes aut vice principes in concursu scholastico quolibet anno nominantur, integram pensionem aut mediam pensionem (vulgo “borsa e mezze borse”) pro anno sequenti obtineant. Ii qui maiori praestant ingenio Romam mitto ad collegium Leonianum, Capranicense et Romanum, vel etiam ad universitatem catholicam Lovanii in seminario philosophico Leonis XIII sub egregia moderatione Antistitis Mercier. Hisce adhibitis stimulis, aliquid mei clerici in studiis profecisse mihi certe videntur. § IV – An cathedrali et aliis loci Ecclesiis, diebus festis inserviant? Omnibus diebus dominicis et festis, praesertim solemnioribus, ecclesiae cathedrali et collegiatae inserviunt. § V – An cum consilio duorum canonicorum seniorum, a se electorum, necessaria pro recto regimine statuerit? Cum duos canonicos seniores ab Episcopo pro seminario electos minime invenerim, eos nominavi ut cum eorum consilio, quae necessaria ac opportuna videntur ad rectum clericorum regimen statuerem. § VI – An illud alquando visitet et operam det, ut constitutiones adimpleantur [fol. 18r]? Nihil certe mihi magis cordi est ac curae, quam ut frequenter meum visitem seminarium, potissimum scholas, ac sedulam dem operam, ut omnia rite procedant. § VII – An statuta sit taxa ad tramites Concilii Tridentini eademque exigatur; et an aliqui sint morosi in eius solutione? Iam dixi, nullam hic unquam statutam fuisse taxam pro seminario, et me nuper super duo beneficia capituli cathedralis imposuisse.
Caput VII. Ad ecclesias, confraternitates et loca pia pertinens § I – An in sacristiis omnium et singularum ecclesiarum exposita sit tabella onerum missarum et anniversariorum ad tramites decretorum sanctae memoriae Urbani VIII, et an eis punctualiter satisfactum sit? 394
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In sacra visitatione peragenda cum in quibusdam sacristiis ecclesiarum adnotarem minime esse expositam tabellam onerum missarum et anniversariorum, monui de hac re rectores earumdem ecclesiarum, qui certiorem me facere debent de exacta onerum satisfactione. § II – An in confraternitatibus, scholis aliisque locis piis punctualiter executioni mandentur pia opera a [fol. 18v] testatoribus iniuncta? Huic quaestioni nulla dari potest responsio, siquidem, ut notum est, confraternitates, scholae, hospitalia, aliaque pia opera quoad reddituum administrationem subducta sunt, lege civili, ab auctoritate ecclesiastica, ita ut soli laicorum consessui, qui vulgo appellatur “Deputazione Provinciale” rationem reddant. § III – An quolibet anno sibi fecerit reddi rationes ab horum locorum administratoribus? Sicut meus Praecessor, ita ego, ob praedictam causam consultius esse existimavi, me abstinere a cogendis eorum locorum administratoribus rationes mihi reddere, ut deberent. § IV – An montem pietatis sive charitatis visitaverit; an idem habeat reditus qui superabundent substentioni ministrorum aliisque necessariis expensis? Pluries visitavi unicum qui hic est montem pietatis Divae Agathae dicatum, cuius patronus ex voluntate fundatoris est Episcopus. Reditus habet qui superabundant expensis necessariis administrationis. Quinam ii sint, iam superiori loco enarravi.
Caput VIII. Ad populum pertinens § I – Quinam sint populi mores et an in pietate proficiat [fol. 19r]? Maioris partis huius populi mihi commissi, praesertim in civitate, mores iamdiu esse corruptos et vitae christianae observantiam desiderari, non possum quin videam ac fatear summa cum animi mei aegritudine ac moerore. Si alia indicia et argumenta deessent quae rem tam luctuosam comprobarent, sufficeret exiguus numerus eorum 395
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qui praecepto annuae confessionis et communionis paschalis satisfaciunt. Ii enim hac in civitate, vix viginti millia numerum attingunt super centum quinquaginta millia habitantium. Quot sint inter eos viri, qui ad sacramenta accedant, praecise non possum significare; sed sunt certe minima pars. Cuius tam lamentabilis rei plures, et, ut arbitror, antiquiores sunt caussae, nostris nequissimis auctae temporibus; praesertim scholae publicae, in quibus incauta iuventus absque ulla religiosa institutione adolescit, prava divitum exempla, effrenis licentia quae perversis conceditur, consociationes malae, theatra et ephemerides ad errores ac vitia quotidie allicientes, et, ut omnia uno verbo complectar, conamina illa quae modo arte et malitia satanica adhibentur, ut plebs ab avita fide ac pietate avertatur. Hinc licet maneat hucusque aliqua in populo religiosa traditio, levis tamen est potius quam solida, et ob doctrinae christianae ignorantiam multis implexa superstitionibus et magis acclinis ad ea quae sunt apparatus exteriores religionis. Quare facilem ac uberem colligunt segetem sectarii ac socialistae, qui plurimum hic valent ac insolescunt. Fit aliquid sane a bonis ut huic tanto malo medendo aliquod afferant opponantque remedium; at hoc impar est quum ii pauci sint, non satis adhuc assueti actioni catholicae, neque opera adiuti praestantiorum civium, qui ita se habent ac gerunt generatim ac si nihil eorum interesset religio [fol. 19v]. § II – An aliquis irrepserit abusus aut prava quaedam in eodem inoluerit consuetudo, quae indigeat consilio et Sedis Apostolicae adiutorio? In hac, quam exposui, rerum conditione, in qua miserrime versamur, nihil mirum si multi abusus irrepserint ac pravae consuetudines inoleverint: potissimum blasphemiae ac turpia colloquia, quae passim audiuntur in viis, uniones illicitae ac frequentes raptus, communis violatio diei festivi et ieiunii, in commodandis pecuniis fenus vere rapax ac more iudaico, et, ut caetera praetermittam, profanatio sacrarum aedium per impudentem agendi rationem iuvenum dissolutorum. Ad ista tam ingentia mala eripienda nihil certe mihi esset optatius, quam si Apostolica Sedes me suo sapienti consilio adiuvaret doceretque, si praeter ea quae hucusque adhibui remedia, ut supra dixi, alia sint adhibenda pro mei officii pastoralis gravitate. Et ut Deus mihi sit propitius et me in meo hoc munere fungendo suo auxi396
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Relationes dioecesium. Catanen. – 1904
lio assistat, postulo ac rogo enixe ut Sanctissimus Pater suam mihi impertiatur Apostolicam Benedictionem. Summa denique mei animi veneratione Eminentissimis Patribus isti Sacro Ordini praepositis manus humillime deosculor. Humillimus devotissimus servus verus Iosephus Card. Nava, Archiepiscopus Catanensis [fol. 20r] Catanien. eminentissimus Archiepiscopus
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1908 – Relazione dell’arcivescovo, card. Giuseppe Francica Nava, relativa al triennio 107°, inviata il 16 marzo 19091.
Relatio de statu Ecclesiae Catanensis an. MCMVIII Iussui obtemperans Romanorum Pontificum ac praesertim Sixti V, sua constitutione, quae incipit Romanus Pontifex, hanc secundam mitto de statu huiusce Ecclesiae Catanensis relationem ad Eminentissimos Patres Sacrae Congregationi2 Concilii Tridentini praepositos. Huiusmodi relatio, ut eodem ordine procedat, quo hac in re postulata proponuntur in Instructione edita ab isto Sacro Ordine, ad sequentia capita revocatur.
Caput I. Ad statum Ecclesiae materialem pertinens 1°. Institutio. Sanctum Byrillum, ab Apostolorum Principe huc, anno salutis 44° missum, huius fuisse civitatis, (iam antiquiorum etiam gloria temporum illustris), primum Episcopum, ac primo eumdem Fidei christianae semina intulisse, vetustissima fert traditio. Licet ad res nostras quod attinet perpauca ad nos pervenerunt ac supersunt documenta; indubium tamen est, statim [pag. 3] ab ipso suo exordio altas nostram religionem hic egisse radices, pluresque martyrii palmam esse consecutos, inter quos, aliquot ipsius Byrilli successores in hac sede, et Euplium diaconum, et potissimum eminet B. Agatha, quae, tempore persecutionis Decii, pro sua fide ac virginitate servanda, dirissimos cruciatus ac mortem invictissime subiit. Hanc tam illustrem Virginem ac Martyrem tamquam suam Patronam ac Tutricem habuerunt ac experti sunt Catanenses. In eiusdem honorem, cessante persecutione, ii templum erexerunt, quod prae ceteris facile princeps extitit. Cui, 1 2
Congr. Concist., Relat Dioec., 208. Congregationi] Congregationis.
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crescente in dies Divae Agathae cultu ac nomine, aliud amplius et magnificentius, utpote huius sacrae cathedrae sedem, civitatis atque Dioeceseos caput, pientissimi Rogerii Comitis munificentia, labente saeculo undecimo, suffecit, multisque reditibus locupletavit et auxit. Cum vero postea anno 1693 vehementissimo terraemotu rueret, illud, ut in praesens conspicitur, suis sumptibus reaedificavit Ill.mus D. Andrea Reggio, [pag. 4] qui tunc temporis ad hanc Sedem Episcopalem fuerat designatus. 2°. Confinia. Catanensis Archidioecesis Aetnae sita radicibus, licet olim latius pateret, nunc vero ad meridiem maris Ionii litore et Dioecesis Syracusarum; ad aquilonem Dioecesis Pactensis, ad orientem Dioecesis Acensis et ad occidentem Dioeceseon Herbitae et Calatae Hieronis finibus circumscribitur. 3°. Privilegia et praerogativae. Ecclesia Catanensis multis olim regum atque Pontificum, praesertim Alexandri Papae III privilegiis honestata est. Sed haec, vetusta quidem ac insignia, ut penes patrios scriptores videre licet3, temporum vicissitudine ac iniuria in desuetudinem fere omnia abierunt. Inter quae multa iura feudalia recensebantur a Comite Rogerio, ab Alphonso Aragonorum Re- [pag. 5] ge et aliis Principibus Episcopo Catanensi donata, necnon usus palii a praedicto Alexandro Papa concessus, qui etiam hoc statuit, ut nulli nisi Romano Pontifici Ecclesia Catanensis subiiceretur. Quod privilegium, nescio quonam pacto, aliquando amissum aut minime servatum, renovavit et perpetuo valiturum decrevit Pius IX, die 26 septembris anno Domini 1859, ita ut Praesul huius Ecclesiae, etsi nullos habeat Episcopos sibi suffraganeos, dignitate ornatur archiepiscopali et Sedi Apostolicae immediate est obnoxius. 4°. Numerus civitatum, oppidorum, aut locorum qui Archiepiscopatui sunt subiecti. Catanensis Archidiocesis, post erectionem novae Dioecesis
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De Grossis, in Decachordo Collectanea Ecclesiae Cat. etc. – Amico, Diplomata ad Archiepiscopalem Ecclesiam Catanensem pertinentia.
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Relationes dioecesium. Catanen. – 1908
Acis Regalis, quae aliqua ex parte civitatibus et oppidis ad hanc Ecclesiam olim pertinentibus efformata est, vigintitres complectitur communitates, nimirum, Catanam, Paternionem, Albamvillam, Hadranum, Brontem, Malectum, Pulchumpassum, Nicolosim, Pedaram, Trescastaneas, Zapheranam cum tribus oppidulis Flerim, Pisano et [pag. 6] Bongiardo, Viammagnam, S. Ioannem a Puncta, S. Gregorium, Mascaluciam, Gravinam, S. Mariam Licodiae, Monasterium Album, Tria Mysteria, Campum rotundum, Mottam S. Anastasiam, S. Petrum Clarentiam, S. Agatham li Battiati. 5°. Status ecclesiae metropolitanae una cum numero canonicorum et aliorum servitio chori addictorum; et an erectae fuerint praebendae poenitentiaria et theologalis. Collapso, ut dixi, veteri templo cathedrali, vi ingentis terraemotus, et novo, quod nunc extat, ab Episcopo Reggio reaedificato, nonnulla fuerunt a Decessoribus meis opera et ornamenta adiecta; at plura adhuc desiderantur vel necessaria vel ad eius decus augendum. His autem efficiendis impares prorsus sunt reditus eiusdem ecclesiae, qui fere omnes sive ad aedium instaurationem, sive ad sacrum cultum ibi exercendum, ab hac mensa episcopali proveniunt. Mihi autem est maxime in votis, prout facultates et innumerae aliae maioris momenti necessitates Dioecesis patiantur, me [pag. 7], ut iam coepi, iis quae urgentiora videntur paullatim consulturum. Huius capituli metropolitani numerus iuxta antiquam fundationem, deberet constare 17 canonicis. Inter quos quinque sunt dignitates, eo ordine quo numerantur, scilicet: Prior, Cantor, Decanus, Thesaurarius et Archidiaconus. Praeter canonicos, 12 deberent esse mansionarii ac quinque beneficiarii. Iuxta bullam S. Pii V, quae incipit In Eminenti tum omnes praebendae canonicales, tum omnia cetera beneficia huius Ecclesiae cathedralis sunt liberae collationis. Cum lex Tridentina de institutione praebendae poenitentiariae et theologalis nondum executioni mandata fuissent, ego, ut iam dixi in praecedenti relatione, inhaerens decreti ipsius Synodi Sess. V, c. 1, de ref. et sess. 24, c. 8, duas vacantes praebendas ad illud duplex officium institutas ac deputatas perpetuo esse declaravi. Novis legibus iniquis Regni italici, numerus cano- [pag. 8] nicorum, dignitatibus inclusis, diminutus est ad 12 tantum, et mansionariorum ad sex; quibus accedunt nunc septem beneficiati qui aut distinctam sed modicam aut nullam habent praebendam, at quasdam 401
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lucrantur distributiones iuxta servitium chorale quod praestant. Duo tantum fruuntur beneficio, titulo patrimonii, privatae recentisque institutionis. Cum ex duodecim existentibus canonicis ac sex mansionariis nonnulli sint qui ob senectutem aut infirmam valetudinem nequeunt choro ac functionibus sacris inservire, vel iure utuntur iubilationis, necessitas persentitur augendi illum numerum ea ratione qua rerum sinunt adiuncta. Quod mihi est propositum quamprimum executioni mandare, iuxta facultates ac instructiones mihi datas ab ista S. Congregatione litteris em.mi Praefecti die 4 iulii 1903. 6°. Status Ecclesiarum collegiatarum una cum numero canonicorum et ceterorum qui choris eorum intersunt et an in collegiatis sit praebenda theologalis. Octo sunt in [pag. 9] Archidioecesi ecclesiae collegiatae, quarum prima et insignis sub titulo Sanctae Mariae ab Eleemosyna est Catanae, cum quatuor dignitatibus et octo canonicis; ceterae habentur in aliis civitatibus ac oppidis, nempe Paternioni cum 4 dignitatibus et 10 canonicis, Hadrani cum 4 dignitatibus et 7 canonicis, Pulchropassu cum 3 dignitatibus et 8 canonicis, Albaevillae cum 4 dignitatibus et 6 canonicis, Nicolosi cum 2 dignitatibus et 1 canonico, Viaemagne cum 2 dignitatibus et 4 canonicis, ac Tribuscastaneis, ubi, quum minime suppetant reditus, nullus nunc habetur canonicus, praeter praepositum, qui prima est dignitas illius capituli, cum cura animarum, quique proinde titulo etiam archipresbyteri decoratur. Harum Ecclesiarum collegiatarum praebendas aliqua in parte potuit meus Decessor tueri ac vindicare ab iniusta occupatione laicae potestatis, demonstrans apud civilia tribunalia nonnulla bona, ex quibus illae ducebantur, pertinere ad beneficium parochiale. Iamvero quum reditus qui supersunt non iidem sunt nunc [pag. 10] ac erant aliquando, minor etiam extat numerus canonicorum quam statuerant antiquae fundationis tabulae. Nunquam in iis fuit theologalis praebenda, sed cum, ut dixi, haec iam erecta esset in hac metropolitana ecclesia, eodem modo eam institui Paternioni et Hadrani, ac, data occasione, etiam instituam in aliis civitatum collegiatis, uti vult Concilium Tridentinum. 7°. Status ac numerus ecclesiarum parochialium nec non aliarum ecclesiarum et oratoriorum in Archiepiscopatu existentium; refe402
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rendo an metropolitana ecclesia et collegiatae, oratoria, nec non parochiales ceteraeque ecclesiae sint sacris supellectilibus sufficienter instructae et quaenam ex eis habeant reditus pro fabrica assignatos. In huius Archiepiscopatus ambitu quadraginta tres habentur ecclesiae parochiales et centum octoginta quinque aliae ecclesiae vel filiales vel olim pertinentes ad ordines religiosos, vel oratoria a pietate fidelium aut a confraternitatibus erecta. Ge- [pag. 11] neratim hae sacrae aedes plus vel minus sunt sacris supellectilibus satis bene instructae. Paucis ex iis exceptis, nulli aut valde tenues habent reditus pro fabrica; ita ut non parvae occurrant saepe difficultates ad consulendum necessariis reparationibus. Pro fabrica ecclesiae cathedralis constituta est annua summa libellarum 3.570, quae solvitur ab hac mensa archiepiscopali. Relativa exiguitas huius summae causa est, curnam non modo parum sane fieri possit ad instaurandum ac ornandum, ut deceret, hoc templum princeps Dioeceseos, sed facile illud aere alieno gravatur, ut in praesens, quum extraordinariae expensae necessario factae sint. Ad ecclesias vero quod attinet quas parochiales supra nominavi, quandoquidem ibi animarum cura exercetur, animadvertendum tamen est, in iis minime inveniri presbyterum vere parochum, nisi excipas ecclesiam Brontis, quae olim ad aliam pertinebat Dioecesim. Sunt quidem praepositi quarundam [pag. 12] collegiatarum, qui vi dignitatis quam obtinent, iuxta tabulas fundationis, viderentur sibi adnexam habere curam animarum. Sed revera numquam muniis omnibus parochialibus usi sunt ac praesertim iure quo pollerent adsistendi celebrationi matrimoniorum. Ita praepositi ecclesiarum collegiatarum Sanctae Mariae ab Eleemosyna huius civitatis, Paternionis, Albaevillae, Hadrani, Pulchripassus et Triumcastanearum. Hinc ibi etiam, sicut in omni Dioecesi, ad officia parochialia exercenda, vicarii curati, aut capellani, ut aiunt, amovibiles ad nutum ab Archiepiscopo nominantur. Haec singularis institutio parochiarum, quae abhinc saeculis hic viget, suas certe praebet utilitates, praesertim nostris temporibus, at plura etiam gignit incommoda. Hanc vero immutandi negotium esset satis arduum ac, in difficili rerum conditione in qua versamur, maiora forte incommoda essent pertimescenda. 8°. Numerus monasteriorum tam virorum [pag. 13] quam mulierum exprimendo, an aliqua ex monasteriis virorum sint subiecta suae 403
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iurisdictioni; et an et quae mulierum monasteria sibi subiecta sint vel praelatis regularibus? Plura erant olim virorum monasteria in hac Dioecesi suis praelatis regularibus subiecta. At iis lege iniqua suppressis, nonnisi multos post annos nonnulli religiosi, suis antiquis domibus pretio redemptis, aut novis aedificatis, in communitatem sese iterum recipere potuerunt. Ita Capucini Catanae, Paternioni et Hadrani; Fratres Minores in quodam suburbio huius civitatis ac Bronti; Carmelitae ac Dominicani in hac etiam civitate, in qua duas domus habent Salesiani praeter tre alias in Dioecesi. Quatuor insuper hic extant religiosi Societatis Iesu, qui morantur in parva quadam domo quam iis offerre potui. Proxime habitabunt ampliorem domum quae aedificatur prope novam Ecclesiam, quam ipsis commisi. Aliam etiam domum obtuli presbyteris Missionis a S. Vincentio a Paulo [pag. 14], qui, licet pauci, utile tamen gerunt ministerium. Mulierum monasteria, quae, praeter unum seraphicum et alterum Visitationis, sunt omnia benedictina et Ordinario subiecta, numerantur nunc sex, quorum quinque in hac civitate et unum in Dioecesi. Duo iam hoc anno clausa sunt iussu civilis auctoritatis. At aliorum exstinctio iam fere imminet, quum, lege suppressionis, multis abhinc annis, clausi sint novitiatus et paucae supersunt sanctimoniales ad senectutem provectae. Ad hoc periculum quo possim avertendum, studium contuli et unam domum iam redemi. Sunt insuper quinque collegia titulo S. Mariae nuncupata, quae revera nullam merentur mentionem, utpote quae nunquam vitam florentem habuerunt, et nunc pene mortua sunt. Tria autem eorum feliciori exitu inserviunt puellis educandis sub regimine ac tutela Filiarum Charitatis et S. Mariae Auxiliatricis, quae, ut statim dicam [pag. 15], hic etiam alibi suam perutilem operam praestant. 9°. An adsit in Dioecesi seminarium clericorum, quot clerici in eodem alantur; an fuerit statuta taxa et in qua quantitate et an aliqua beneficia fuerint eidem unita et in universum quinam et quot sint redditus praedicti seminarii? Seminarium clericorum hic adest satis satis florens, in quo fere ducenti et triginta circiter iuvenes in spem Ecclesiae succrescentes aluntur. Quum vero aedificium ad hunc finem antiquitus erectum, anno turbulentissimo 1848 fuerit prius a militibus occupatum ac 404
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deinceps emphyteusi cessum huic municipio, necesse fuit transferri clericos in propinquam domum, quae neque amplitudine neque partium ordine ac distributione iis omnibus commode continendis ullo pacto possit aptari. Hinc mens mea est, si Deus adiuvet, aliud auxiliare seminarium aedificaturum, in quod transferam omnes iuniores clericos qui scholis gymnasii sunt [pag. 16] addicti. Quam ob rem terrenum emi satis extensum et in loco civitatis salubriori positum. Reditus huius seminarii, vectigalibus, aerario debitis, aliisque oneribus detractis, sunt fere 22 millia libellarum. Sed confido fore ut in posterum aliquanto magis augeantur. Ii autem ad expensas omnes non satis certe essent, ut facile perspicitur, nisi maior pars clericorum pensionem moderatam solveret. Nullam inveni taxam statutam pro seminario, iuxta Concilium Tridentinum, nisi super hanc mensam episcopalem, quae idcirco solvit singulis annis libellas 538,82. Quare mei officii existimavi illam imponere super beneficia, quae confero in ecclesia cathedrali et collegiatis dioecesis, servata proportione solvendi summam trium libellarum pro quolibet centenario proventuum benefici, iuxta const. Benedicti XIII Creditae Nobis. Utrum vero eidem seminario unita fuissent beneficia necne, haud facilis est investigatio, quum, caussa postremi [pag. 17] terraemotus, quo tota civitas corruit, omnium antiquorum archivii nullum supersit amplius documentorum. 10°. Numerus hospitalium, collegiorum, confraternitatum et aliorum locorum piorum, quae sunt in Archiepiscopatu et quinam sint eorum reditus. Tria sunt Catanae tantum magna hospitalia, quorum unum a quibusdam presbyteris regitur, duo altera auctoritati subsunt municipali. In hisce hospitalibus habentur pro servitio infirmorum Filiae Charitatis. Duo sunt praeterea hospitalia, ubi senes utriusque sexus recipiuntur, quorum unum nomen suum sumit a fundatore Episcopo Ventimiglia, et alterum paucis abhinc annis erectum et concreditum parvis sic dictis Sororibus Pauperum. Collegia ad iuventutem religiose instituendam quatuordecim extunt in Dioecesi pro puellis, et quinque pro pueris, quae plus vel minus ab [pag. 18] Archiepiscopatu pendent, et respective a religiosis mulieribus vel viris reguntur. Spes autem effulget fore ut possint augeri huiusmodi instituta tanti momenti, potissimum nostris tempori405
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bus. Alia praeterea extant collegia, quae tamen pendent omnino a potestate laica. Confraternitates quadragintanovem numerantur in Archiepiscopatu, quae tamen fere omnes nec fini nec legibus, quibus antiquitus fuerunt institutae, amplius respondent. Quinam vero harum confraternitatum necnon praedictorum hospitalium ac collegiorum sint reditus, haud facilis est responsio; quum, uno vel altero eorum excepto, rerum administratarum rationem, ut notum est, non ecclesiasticae sed civili auctoritati illi reddant. 11°. An adsint montes pietatis et quot sint? Unus existit Catanae mons pietatis, quem fundavit dotavitque aere suo felicis memoriae Con- [pag. 19] radus Deodati Episcopus Catanensis anno 1807. Voluit ut patroni eiusdem essent perpetuo sui successores in hac Sede, quorum proinde est eligere administratores et omnes officiales, iuxta leges ab ipso fundatore datas. Reditus huius montis ascendunt ad libellas 14.363. Tam egregio procedit modo huius pii Instituti administratio, ut novum et amplius aedificium nuperrime potuit construi; et ingens est emolumentum quod praebet familiis indigentibus [pag. 20].
Caput II. Ad ipsum Archiepiscopum pertinens 1°. An residentiae praeceptum a sacris canonibus, Concilio Tridentino et constitutione Urbana praescriptum adimpleverit et an aliquo et quo tempore abfuerit et ultra menses conciliares et an vel sine Sedis Apostolicae licentia? Post meum definitivum reditum ex Hispania, ut in praecedenti mea relatione descripsi, residentiae preceptum semper adimplevi nec unquam abfui a Dioecesi nisi legitima causa adventandi Romam, aut me conferendi Panormum ad comitia Episcoporum, aut rusticandi per aliquot paucos dies ad animi ac corporis vires reficiendas. 2° An et quoties Dioecesis sibi commissae visitationem expleverit? Bis hucusque totius Dioecesis visitationem pastoralem explevi et tertiae cursum iam prosequor [pag. 21].
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3°. An per se, vel per alium Episcopum sacras ordinationes expleverit et sacramentum confirmationis administraverint? Hic me residente, semper ordinationes per memetipsum explevi, et post Episcopi titularis mortem, etiam confirmationes fere omnibus anni diebus administro. 4°. An et quoties synodum dioecesanam coegerit: et si sit Archiepiscopus an synodum provincialem habuerit, et quinam suffraganei eidem interfuerint? Ut in praecedenti relatione dixi, nondum dioecesanam synodum potui celebrare, quamvis mihi id maxime esset in votis. Spero autem quam citius rerum adiuncta sinant, eam me celebraturum. At semel in anno, ut vult Concilium Tridentinum id, in hac praesertim Dioecesi et nostris temporibus, mihi minime fieri posse videtur. Postrema synodus dioecesana hic habita est plus quam duobus abhinc saeculis, anno 1668, sub Episcopo Bonadies. Quum Archiepiscopus Catanensis, ut supra dixi [pag. 22], nullum habeat sibi subiectum suffraganeum, nullam potest cogere synodum provincialem, quae ceterum nunquam locum habuit in hac insula ad tramites Concilii Tridentini. Loco eius, hortante ista Apostolica Sede, paucis abhinc annis, coetus aliquando celebrati sunt Panormi, ad quos omnes siculi Praesules convenerunt. 5°. An verbum Dei per seipsum praedicaverit et an, legitimo impedimento concurrente, viros idoneos assumpserit ad huiusmodi praedicationis officium salubriter exequendum? Verbum Dei, ut potui, sive in quibusdam Missis pontificalibus cathedrali ecclesia celebrandis, sive in sacra visitatione Dioeceseos peragenda, sive in aliis functionibus publicis mei ministerii exequendis, praedicavi. Me autem legitime impedito, viros assumpsi idoneos ad hoc officium exercendum. 6°. An habeat depositarium poenarum et multarum pecuniariarum et an eaedem fuerint [pag. 23] piis usibus applicatae? Nullus hic existit eiusmodi depositarius poenarum et multarum pecuniariarum, tum quia leges quae hac de re latae sunt olim a praefata synodo dioecesana iamdudum usu prorsus obsoleverunt, tum quia revera tam parva aut fere nulla sunt emolumenta quae percipi407
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unt generatim sacerdotes ab exercitio sacri ministerii, ut super ea imponere multas pecuniarias, exceptis beneficiis ecclesiae metropolitanae, nequaquam vel vix fieri possit. 7°. Quaenam taxa et an Innocentiana in sua cancellaria observetur? In hac archiepiscopali cancellaria taxa observatur Innocentiana, quae tamen alendis eiusdem officialibus haud satis nunc esset, nisi suppleret subsidium quod confertur a mensa episcopali ob ingentem numerum negotiorum quae ibi gratis omnino expediuntur pro pauperibus. Hac de causa perutile esset, si omnes siculi Episcopi impetrarent ab Apostolica Sede [pag. 24] ut pari ratione in suis cancellariis augeatur taxa pro divitibus. 8°. An aliquod habeat, quod sibi obstet circa exercitium episcopalis officii, iurisdictionis ecclesiasticae, necnon tuendae libertatis et immunitatis ecclesiarum? Praeter communia impedimenta quae ubique in aliis Italiae locis obsunt, nostris lugendis temporibus, libero ac expedito exercitio episcopalis iurisdictionis et officii, necnon tuendae immunitati ecclesiasticae, nihil mihi occurrit hac de re exponendum. 9°. An aliquod pium opus peregerit pro Ecclesia, pro populo, aut pro clero? Quum ita res hic se habeant, ut multis necessitatibus ecclesiarum ab Episcopo sit consulendum, parum reapse superest facultatum quibus possit ille plura et magni momenti pia opera peragere. Nihilominus, hoc tempore mei regiminis episcopalis, in ecclesia cathedrali meis expensis aedificari curavi nova [pag. 25] et commodiora cubicula pueris ac presbytero ecclesiae eiusdem ac sacristiae addictis recipiendis destinata, necnon praedicatoribus quadragesimalibus hospitandis. Pretiosas quasdam vestes, quae usu erant interdictae, reficere mandavi, aut novas donavi prout occasio sese obtulit. Maiora facienda essent profecto et vehementer cuperem, nisi urgentiores aliae causae in Dioecesi meum reclamarent auxilium. Faciam tamen, prout mihi Deus dederit in posterum. Ad quasdam sacras aedes construendas aut reparandas stipem contuli, ac potissimum ad novum templum votivum Sacro Iesus Cordi dicatum excitandum, quod in eminentiori lo408
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co huius civitatis surgit, cui adnexum aedificatur hospitium, in quo possint recipi ac christiano more institui pueri derelicti, qui secus in discrimen boni publici adolescerent. Nunc autem in hoc hospitio viginti quinque pueri recepti sunt. Pensione item [pag. 26] annua, quam solvo presbyteris salesianis scholae publicae serotinae habentur omnino gratuitae pro pueris indigentibus religiose instituendis. Ad populi mores corrigendos sacras missiones tum in civitate tum in dioecesis oppidis a sacris praeconibus pietate et scientia praestantibus suppeditari providi. Pueros in doctrina christiana educandos apprime prae oculis habui, hocque opus tamquam praecipuum omni ratione ac nisu promovendum studui. Ad fidelium pietatem excitandam et christianarum virtutum cultum augendum quasdam pias sodalitates, quae hic fere omnino desiderabantur erexi. Non minimis licet obstantibus difficultatibus, novae iam efformantur associationes catholicae, quae necessitati nostri temporis sunt valde accommodatae ad actionem christianam popularem exercendam. His accedunt conferentiae virorum a S. Vincentio a Paulo ad pauperes domi invisendos [pag. 27] ac sublevandos, quas promovi et quibus utor ad meas eleemosynas distribuendas. Pro exercitiis spiritualibus quae meo clero indixi, iis coadunatis simul domi, quae rusticationis causa seminaristis inservit, eamdem domum meo sumptu ampliare ac comodum sacellum aedificare necessarium existimavi. Item cum novum, ut dixi, seminarium auxiliare iam proposui erigendum, solum satis spatiosum et aptum ad hunc finem proprio aere emi [pag. 28].
Caput III. Ad clerum saecularem pertinens 1°. An canonici ceterique choro addicti cathedralis ecclesiae necnon collegiatarum, choro iugiter intersint? Canonici ceterique choro addicti in cathedrali ecclesia et collegiatis non desunt, generatim officio suo. Ad hoc autem non omnes eadem ratione tenentur, nam in cathedrali quotidie, alternis choristarum vicibus per hebdomadam fit servitium; in collegiatis vero aliquando per annum, idque iuxta redituum mensuram, ita tamen, ut solemnioribus diebus festivis omnes interesse teneantur et temporibus Quadragesimae et Adventus vel ipsi alternatim per hebdomadam praestent servitium. 409
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2°. An ultra matutinum, laudes, ceterasque alias horas, quolibet die celebrent Missam conventualem? Praeter matutinum, laudes ceterasque horas canonicas in Metropolitana et collegiatis Missa conventualis non omittitur. At fatendum est, non sem- [pag. 29] per eam fieri cum cantu, ut est praescriptum, idque praesertim ob imminutum numerum choristarum et concursum aliarum missarum. Quare pro casibus in quibus istae causae contingant, vellem dispensationem petere a Sede Apostolica. 3°. An quolibet die eam applicent pro benefactoribus? Missa conventualis semper pro benefactoribus applicatur. 4°. An suas habeant constitutiones et eas punctualiter observent? Unumquodque capitulum suas habet constitutiones antiquis synodis dioecesanis confirmatas, quae plus minusve fideliter observantur. Sunt autem quaedam in iis quae demi aut addi deberent, praesertim in distributionibus quotidianis meliori ratione decernendis ad tramites Concilii Tridentini. Quod me effecturum opportuno tempore mihi est propositum. 5°. An qui obtinent praebendam poeniten- [pag. 30] tiariam, aut theologalem adimplent, quae adimplenda sunt et quomodo? Canonici qui in capitulo metropolitano duas praebendas poenitentiariam scilicet et theologalem (a me, ut dixi, erectas) obtinent, bene suum sequuntur officium, ita ut alter, tempore servitii choralis, paratum se praebet ad confessiones audiendas et alter singulis diebus dominicis Sacras Scripturas legit ac explicat fidelibus. 6°. An parochi in suis parochiis resideant? Quamvis in hac Archidioecesi fere nullus sit proprie dictus parochus, ii tamen qui vicario titulo, delegatione ab Ordinario accepta, curam animarum gerunt, in suis locis perpetuo resident, et, nonnisi venia Archiepiscopi et per breve aliquod tempus, discedunt. 7°. An librum matrimonii et baptizatorum, aliosque libros, quos ad normam Ritualis romani retinere debent, retineant? In visitatione [pag. 31] pastorali peragenda vidi in singulis pa410
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roeciis haberi librum matrimonii et baptizatorum et generatim etiam alios libros qui ad normam Ritualis Romani servari debent. 8°. An aliqui ipsorum indigeant aliorum sacerdotum opera ut sacramenta populo administrent? Plures sunt animarum curatores, potissimum in hac civitate, qui, in suo ministerio exercendo, auxilio aliorum sacerdotum indigerent. At huic necessitati consulendae obest omnino ecclesiasticorum et facultatum penuria. Hinc saepe ad rem illa Christi Domini verba, sponte occurrunt menti: «Messis quidem multa operarii autem pauci» {Lc 10, 2}. Cui accedit summa fere omnium ecclesiarum egestas! 9°. An iidem per se, vel per alios idoneos, si legitime impediti fuerint, diebus saltem dominicis et festis solemnibus plebes sibi commissas pro sua et earum capacitate pascant [pag. 32] salutaribus verbis, docendo quae scire omnibus necessarium est ad salutem, iuxta monitum Tridentini? Generatim animarum curae qui praesunt singulis dominicis et festis diebus plebes sibi commissas vel per se vel per alios idoneos salutaribus verbis pascunt. Pluries autem ac sedulo monere debui nonnullos eorum, ut huic gravissimo officio adimplendo diligentiori opera inhaereant, et eam rationem ac methodum sequantur explicandae doctrinae fidei ac morum, quam vult ac enixe commendat Concilium Tridentinum. 10°. An saltem dominicis et aliis festis diebus in suis parochiis fidei rudimenta et obedientiam erga Deum et parentes, pueros ceterosque hoc adiutorio indigentes doceant et an et qui eis operam praestent in hoc opere adimplendo, et an fructuose hoc opus adeo necessarium in singulis parochiis proficiat? Cum in hoc opus tam necessarium erudiendi pueros in fidei rudimentis potissimam curam vel ab initio mei episcopatus contuli, possum adse- [pag. 33] rere, fere omes animarum curatores in eodem opere adimplendo sollicitos sese exhibere. Facta classium distinctione quae nulla antea erat, et publicis propositis periculis cum incitamento praemiorum, pro pueris edocendis validum praestant auxilium parochis simplices praesbyteri vel clerici, vel boni laici qui meis hac in re adhortationibus obsequuntur. Pro puellis vero doctrina christiana 411
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imbuendis, magnum offerunt adiumentum piae quaedam mulieres, quarum extat associatio hic et in nonnullis oppidis dioeceseos instituta. Sed decurso anno in tota dioecesi arciconfraternitas Doctrinae Christianae constituta est ut operam, stipem, aut patrocinium praebeat in hoc magni momenti opere. 11°. An singuli parochi ceterique curam animarum exercentes singulis dominicis festisque de praecepto missam applicent pro populo, eorum curae commisso? Cum fere in universa hac Archidioecesi ii qui curam animarum gerunt nonnisi cappellani nominantur ac sunt, qui uni paroco suppetias ferunt in rei parochialis procu- [pag. 34] ratione et iuxta delegationem liberam quam ab illo recipiunt, videntur eximi ab onere missae pro populo celebrandae. Putant enim, in eadem, prorsus esse conditione, in qua sese habent cappellani curati Ecclesiae Liparensis, pro quibus data est decisio ab ista Sacra Congregatione 23 mart. 1861. Ii vero, qui parochi sunt, aut huiusmodi existimantur, singulis dominicis festisque diebus de praecepto missam celebrant pro christiana plebe sibi commissa. 12°. An et quae praemittantur antequam quis ad primam tonsuram et minores ordines admittatur, et an sacris ordinibus initiandi, ante cuiuscumque ordinis sacri receptionem piis meditationibus, vulgo spiritualibus ecercitiis vacent per aliquot dies in aliqua domo religiosa? Nemo unquam ad primam tonsuram ac minores ordines admittitur, nisi antea in seminario argumenta dederit satis clara pietatis ac necessariae disciplinae, quibus dijudicari possit, eum idoneum futurum esse atque utilem Ecclesiae ministrum. Ordinum autem collationi [pag. 35] ac praesertim maiorum, praeter cetera a iure requisita, semper recollectiones seu spiritualia exercitia praemittuntur. 13°. An omnes praedicti vestem4 iugiter deferant clericalem, et an, quoad fori privilegium, serventur disposita a sacrosancta Synodo Tridentina sess. 23, c. 6, de ref., emanata? Omnes praedicti clerici semper vestem talarem deferunt. At privilegium fori minime amplius servatur, sive quod iam per concor4
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vestem] vestes.
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datum inter Sedem Apostolicam et Regem Siciliarum fuerat valde imminutum, sive quod hodiernis legibus sit penitus ablatum. 14°. An habeantur conferentiae theologiae moralis seu casuum conscientiae et sacrorum rituum et quot vicibus habeantur et qui illis intersint, et quinam profectus ex illis habeatur? Conferentiae Theologiae moralis seu casuum conscientiae et sacrorum rituum habentur ubique in Dioecesi semel in mense, omnibus intervenientibus presbyteris et non modica cum eorum utilitate. 15°. Quinam sunt mores cleri saecularis et an aliquod in eo sit scandalum quod remedio indigeat potentiori? Exceptis [pag. 36] tribus qui habitum ecclesiasticum abiecerunt et saecularem vitam ducunt, nullum revera est in meo clero scandalum tam grave, ut potentiori indigeat remedio. Generatim mores sunt boni, et si aliquid quis peccet, facile paterna admonitione, vel, si opus fuerit, salutari poena corrigitur. Desideratur utique in multis maior animarum salutis procurandae zelus et illae pietatis ardor, illarumque virtutum cumulus, quibus viri ecclesiastici, nostris praesertim tam infensis temporibus, excellere ornarique deberent [pag. 37].
Caput IV. Ad clerum regularem pertinens 1°. An regulares curam animarum exercentes, qui episcopali iurisdictioni, visitationi et correctioni subsunt in iis quae ad curam pertinent et administrationem sacramentorum, munus sibi commissum fideliter adimpleant iuxta ea quae in praecedenti capite dicta sunt de parochis saecularibus? Ad hanc rem quod attinet nihil habeo dicendum, quum nullus sit regularis nec unquam fuerit in Dioecesi qui animarum curam exerceret. 2°. An aliquis regularis extra monasterium degat; an aliqui adsint in dioecesi, a suis superioribus servatis servandis eiecti, vel aliquis fuerit regularis intra claustra monasterii degens, sed qui extra ea ita notorie deliquerit, ut populo fuerit scandalo; et quomodo in hisce casibus sic in delinquentes animadvertit? 413
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Ex iis qui supersunt regulares, post iniquam ordinum religiosorum suppressionem, sunt plures qui olim indultum obtinuere ab Apostolica Sede suum deponendi habitum religiosum [pag. 38], quique modo clero saeculari accensentur. At, uno vel altero excepto, non sunt ii revera qui pietate ac scientia emineant. Cum ex iis, qui in novas excitatas domos sese collegerunt, aliquis pravum dederit exemplum, enixe rogavi suum superiorem, ut opportuna poena coerceret et alibi extra meam dioecesim mitteret. 3°. An sua iurisdictione delegata usus sit in explenda visitatione conventuum et granciarum monasteriorum in quibus religiosi non aluntur in numero a sacris constitutionibus praefixo, et quinam sunt religiosorum mores, in dictis conventibus et granciis degentium? Cum mihi fuerit exhibitum decretum Pii IX, quo regularibus conceditur ius exemptionis etiamsi, in difficultatibus in quibus ii nunc temporis versantur, non minores tribus communem degerent vitam, ab eorum conventibus et ecclesiis visitandis, ubi in eo numero existerent religiosi, me abstinui. Quinam sint eorum mores non habeo certe cur valde conquerar, sed ne laudibus quidem multis cur eos prosequi possim. Si paucos [pag. 39] iesuitas, dominicanos, presbyteros missionarios a S. Vincentio a Paulo, et plures salesianos, qui in mea Dioecesi diversantur excipiam; ceteri religiosi ex ordinibus Capuccinorum, Minorum, Observantium et Carmelitarum, qui, post passam tempestatem et dispersionem in nova domicilia sese receperunt, parum vel nihil utilitatis afferunt in bonum ac aedificationem fidelium. Ad eos revocandos ad pristinae Fundatorum disciplinae obervantiam, necessaria esset specialis Pontificiae auctoritatis providentia, qua praesertim consuleret iuvenibus vita monastica instituendis. Cui rei, ut mihi videtur, perutile esset, si ii iuvenes non disperse, ut nunc se habent, sed coniunctim, melioribus ducibus ac magistris, unum in Sicilia novitiatum idemque studiorum curriculum sequerentur. 4°. An aliquod habeat cum regularibus offendiculum in exercitio iurisdictionis delegatae in illis casibus in quibus eadem ipsi tributa esse a Sacro Concilio Tridentino etc.? Nullum habui hactenus offen- [pag. 40] diculum cum regularibus in exercitio iurisdictionis delegatae, quae a iure in eos tributa est Episcopo [pag. 41]. 414
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Relationes dioecesium. Catanen. – 1908
Caput V. Ad moniales pertinens 1°. An moniales, Episcopo subiectae, suas servent constitutiones? Moniales quae, non multae in Dioecesi, iam senio ac morbis fere omnes confectae, supersunt, meliori qua possunt ratione, suas servant constitutiones. Omnes sunt Episcopo tantummodo subiectae. 2°. An clausura in monasteriis inviolate custodiatur? Hae, quatenus ab earum pendet voluntate, in praesenti rerum conditione, inviolate custodiunt in monasteriis clausuram. 3°. An aliqui abusus in iisdem monaasteriis irrepserint, qui consilio aut auxilio Sacrae Congregationis indigeant? In nostris monasteriis non video ullos graves abusos irrepsisse; at, nisi ea ad extinctionem vergerent, curandum esset, ut in iis antiquior de vita communi disciplina, quae iampridem aliquanto dilapsa erat revocaretur. Quod spero, me factu- [pag. 42] rum in monasterio S. Benedicti, quod hoc anno e manu gubernii redimere potui. 4°. An praeter ordinarium confessorem alius extraordinarius ab ipso bis aut ter in anno fuerit oblatus? Cum mei praedecessores singulis monialibus petentibus singularem confessarium concessissent, non adamussim ac in re servata est lex tridentina. Facio tamen, quoad fieri possit, ut maior monialium pars uno confessore ordinario sit contenta, et aliquando in anno extraordinarium adeat. 5°. An dictorum monasterium reditus fideliter administrentur et monialium dotes fuerint persolutae et quomodo erogatae? Reditus quos administrent nullos nunc habent ob legem suppressionis. Pensione annua quam singulis solvet gubernium vitam sustentant. Ad tria quae sequuntur quaesita nullum possum dare responsum, cum nullum [pag. 43] sit hic monasterium, quod praelatis regularibus sit subiectum [pag. 44].
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Caput VI. Ad seminarium pertinens 1°. Quot sunt in seminario alumni? Quemadmodum supra dixi, fere duo centum quinquaginta alumni habentur in seminario dioecesano. In quorum numero sunt etiam pueri qui, antequam admittantur ad vestem sumendam clericalem, tirocinium aliquod sequuntur, ac proinde clericatui “aspirantium” titulo designantur. Eiusdem generis sunt fere 50 alii pueri in quibusdam dioecesis oppidis, qui ad morem clericorum, sub rectione bonorum sacerdotum ac regula a me probata, in aliqua domo simul morantur. Hanc institutionem perutilem expertus sum ad fovendas servandasque ecclesiasticas vocationes, et probandum, an revera eorum puerorum indoles ac voluntas ea sit, quae spem afferat eos sacris ministeriis perpetuo ac utiliter inservituros [pag. 45]. 2°. An in ecclesiastica disciplina recte instituantur? Maior qua possit cura ac diligentia confertur, ut ea disciplina regantur alumni huius seminarii, qua ad pietatem ac religionem informentur, ut decet eos qui futuri sunt in Sanctuario dispensatores mysteriorum Dei. Eorum admissio non fit, nisi adhibito prius examine de bonitate vitae et de studio quod preseferent Deo et Ecclesiae inserviendi. Excluduntur vero qui signa certa minime dent divinae vocationis, multoque magis si in aliquam culpam contra mores incidisse dignoscantur. Regula viget quae conformatur illi quam sapienter dictavit pro suo clericorum seminario Divus Carolus Borromaeus. 3°. Quibusnam studiis vacent, et quo profectu? Studia quibus ii alumni vacant, praeter duas scholas elementares quae praeparatoriae dicuntur pro pueris aspirantibus, sunt omnino [pag. 46] conformia programmati a Sancta Sede dectata. Ad eos magis in studiis excitandos praemia proposui illa, ut qui principes aut vice principes in concursu scholastico quolibet anno nominantur, integram pensionem aut mediam pensionem (vulgo “borsa e mezze borse”) pro anno sequenti obtineant. Ii qui maiori praestant ingenio Romam mitto ad collegium Leonianum, Capranicense et Romanum, vel etiam ad universitatem catholicam Lovanii in seminario philosophico Leonis XIII. Hisce adhibitis stimulis et mediis non pauci mei clerici in studiis profecisse mihi certe videntur. 416
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Relationes dioecesium. Catanen. – 1908
4°. An cathedrali et aliis loci ecclesiis, diebus festis inserviant? In festis solemnioribus Ecclesiae cathedrali inserviunt. 5°. An cum consilio duorum canonicorum seniorum, a se electorum, necessaria pro recto [pag. 47] regimine statuerit? Cum duos canonicos seniores ab Episcopo pro seminario electos, ut in praecedenti mea relatione dixi, minime invenerim, eos nominavi ut cum eorum consilio quae necessaria ac opportuna videntur ad rectum clericorum regimen statuerem. 6°. An illud alquando visitet et operam det, ut constitutiones adimpleantur? Nihil certe mihi magis cordi est ac curae, quam ut frequenter meum visitem seminarium, potissimum scholas, ac sedulam dem operam, ut omnia rite procedant. 7°. An statuta sit taxa ad tramites Concilii Tridentini eademque exigatur; et an aliqui sint morosi in eius solutione? Iam dixi, nullam hic unquam statutam fuisse taxam pro seminario, et me nuper super beneficia maiora capituli cathedralis [pag. 48] imposuisse [pag. 49].
Caput VII. Ad ecclesias, confraternitates et loca pia pertinens 1°. An in sacristiis omnium et singularum ecclesiarum exposita sit tabella onerum missarum et anniversariorum ad tramites decretorum sanctae memoriae Urbani VIII, et an eis punctualiter satisfactum sit? In sacra visitatione peragenda cum in quibusdam sacristiis ecclesiarum adnotarem minime esse expositam tabellam onerum missarum et anniversariorum, monui de hac re rectores earumdem ecclesiarum, qui certiorem me facere debent de exacta onerum satisfactione. 2°. An in confraternitatibus, scholis aliisque locis piis punctualiter executioni mandentur pia opera a testatoribus iniuncta? Huic quaestioni nulla dari potest responsio, siquidem, ut notum est, confraternitates, scholas, hospitalia, aliaque [pag. 50] pia opera 417
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quoad reddituum administrationem subducta sunt, lege civili, ab auctoritate ecclesiastica, ita ut soli laicorum consessui, qui vulgo appellatur “Deputazione Provinciale” rationem reddant. 3°. An quolibet anno sibi fecerit reddi rationes ab horum locorum administratoribus? Sicut meus Praecessor, ita ego, ob praedictam causam consultius esse existimavi, me abstinere a cogendis eorum locorum administratoribus rationes mihi reddere, ut deberent. 4°. An montem pietatis sive charitatis visitaverit; an idem habeat reditus qui superabundent substentationi ministrorum aliisque necessariis expensis? Pluries visitavi unicum qui hic est montem pietatis Divae Agathae dicatum, cuius patronus ex voluntate fundatoris est Episcopus. Reditus habet qui superabundant expensis necessariis administrationis. Quinam [pag. 51] ii sunt, iam superiori loco enarravi [pag. 52].
Caput VIII. Ad populum pertinens 1°. Quinam sint populi mores et an in pietate proficiat? Maioris partis huius populi mihi commissi, praesertim in civitate, mores iamdiu esse corruptos et vitae christianae observantiam desiderari, non possum quin videam ac fatear summa cum animi mei aegritudine ac moerore. Si alia indicia et argumenta deessent quae rem tam luctuosam comprobarent, sufficeret exiguus numerus eorum qui praecepto annuae confessionis et communionis paschalis satisfaciunt. Ii enim hac in civitate, vix viginti millium numerum attingunt super centum quinquaginta millia habitantium. Quot sint inter eos viri, qui ad sacramenta accedant, praecise non possum significare; sed sunt certe minima pars. Cuius tam lamentabilis [pag. 53] rei plures, et, ut arbitror, antiquiores sunt caussae, nostris nequissimis auctae temporibus; praesertim scholae publicae, in quibus incauta iuventus absque ulla religiosa institutione adolescit, prava divitum exempla, effrenis licentia quae perversis conceditur, consociationes malae, theatra et ephemerides ad errores ac vitia quotidie allicientes, et, ut omnia uno verbo complectar, conamina illa quae modo arte et malitia sata418
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Relationes dioecesium. Catanen. – 1908
nica adhibentur, ut plebs ab avita fide ac pietate avertatur. Hinc licet maneat hucusque aliqua in populo religiosa traditio, levis tamen est potius quam solida, et ob doctrinae christianae ignorantiam multis implexa superstitionibus et magis acclinis ad ea quae sunt apparatus exteriores religionis. Quare facilem ac uberem colligunt segetem sectarii ac socialistae, qui plurimum hic [pag. 54] valent ac insolescunt. Fit aliquid sane a bonis ut huic tanto malo medendo aliquod afferant opponantque remedium; at hoc impar est quum ii pauci sint, non satis adhuc assueti actioni catholicae, neque opera adiuti praestantiorum civium, qui ita se habent ac gerunt generatim ac si nihil eorum interesset religio. 2°. An aliquis irrepserit abusus aut prava quaedam in eodem inoluerit consuetudo, quae indigeat consilio et Sedis Apostolicae adiutorio? In hac, quam exposui, rerum conditione, in qua miserrime versamur, nihil mirum si multi abusus irrepserint ac pravae consuetudines inoleverint: potissimum blasphemiae ac turpia colloquia, quae passim audiuntur in viis, uniones illicitae ac frequentes raptus [pag. 55], communis violatio diei festivi et ieiunii, in commodandis pecuniis fenus vere rapax ac more iudaico, et, ut caetera praetermittam, profanatio sacrarum aedium per impudentem agendi rationem iuvenum dissolutorum. Ad ista tam ingentia mala eripienda nihil certe mihi esset optatius, quam si Apostolica Sedes me suo sapienti consilio adiuvaret doceretque, si praeter ea quae hucusque adhibui remedia, ut supra dixi, alia sint adhibenda pro mei officii pastorali gravitate. Et ut Deus mihi sit propitius et me in meo hoc munere fungendo suo auxilio assistat, postulo ac rogo enixe ut Sanctissimus Pater suam mihi impertiatur Apostolicam Benedictionem. Summa denique mei animi veneratione Eminentissimis Patribus isti Sacro Or- [pag. 56] dini praepositis manus humillime deosculor. Humillimus Devotissimus Servus verus Iosephus Card. Nava, Archiepiscopus
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1916 – Relazione dell’arcivescovo, card. Giuseppe Francica Nava1.
Relatio de statu Ecclesiae catanensis 1916 Proemium relationis 1. Ordinarius huius Dioecesis est em.mus card. Ioseph Francica Nava e dynastis di Bontifè, natus Catanae anno 1846. Eiusdem Ecclesiae regimen suscepit 18 martio 1895, dimisso titulo Archiepiscopi Heracleae. Electus fuit uti Episcopus titularis Alabandae 9 augusti et consecratus tertia dominica octobris anni 1883. 2. Conditio religiosa et moralis huius Dioecesis, si generatim spectetur, ea est, ut, licet in maiori parte populi fides adhuc servetur, non ita tamen dici potest de integritate morum et de observantia praeceptorum, praesertim in sexu virorum et in ista civitate ob iam notas causas nostri iniquissimi temporis et ob nonnulla specialia adiuncta quae innuentur inferius.
Cap. I. Generalia de statu materiali {3. Status dioecesis}. a) Dioecesis Catanensis, ut nostra fert traditio validis innixa documentis, ab apostolico aevo originem ducit. S. Beryllus Antiochenus, primus Episcopus, fere anno quadragesimo quarto Catanam ab Apostolorum Principe creditur missus. Qua de re Episcopus Catanensis protoepiscopus appellatus fuit. Anno vero 1859, die 26 mensis septembris, per Pii Papae IX constitutionem haec sedes Archiepiscopalis facta est, nullos tamen habens suffraganeos et immediate Apostolicae Sedi subiecta est. Ar- [pag. 2] chiepiscopus utitur pallio. b) Dioecesis ad Siciliam orientalem spectat et a monte Aetna 1
Congr. Concist., Relat Dioec., 208.
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ad mare ionicum extenditur. Fines habet dioeceses Acis Regalis, Nicosiae Herbitensis, et Syracusarum. Catana, urbs episcopalis, caput est provinciae civilis, ubi adest Praefectus. Coeli temperies mitis est ac saluber. Lingua est itala. c) Ordinarius residet in aedibus archiepiscopalibus, quae sunt in urbe. d) Summa incolarum, iuxta novissimum censum anni 1911, numeratur 376.653. Oppida autem viginti tria. Incolarum maxima pars catholica est, nonnullis paucissimis exceptis protestantibus sic dictis evangelistis, iisque fere omnibus alienigenis. e) Numerus sacerdotum est circiter 350; clericorum et alumnorum seminarii est 126. f) Praeter capitulum cathedrale, habentur alia capitula collegiata, uti suo loco dicetur. g) Praenotandum, in nostra hac Dioecesi, generatim loquendo, non haberi paroecias proprie dictas. Hinc Archiepiscopus unicus appellatur parochus civitatis et Dioecesis. Ecclesiae quibus inhaeret cura animarum filiales dicuntur sub una Ecclesia cathedrali. In oppidis tamen Bronte et Tribuscastaneis, ob vetera privilegia sunt veri parochi et verae paroeciae. In urbe sunt quindecim filiales, quarum, numero fidelium, maxima est illa S. Cosimi et Damiani in qua fere 33.000 animarum, et minima filialis curata S. Clarae quae octo circiter millia animarum habet. In quoque oppido, cui praeest vicarius foraneus, unici paroci vices gerens, sunt una vel plures ecclesiae curatae iuxta eiusdem extensionem et numerum incolarum. In urbe adsunt ecclesiae 116; in oppidis 217. Nullus locus celeberrimus [pag. 3]. h) Habentur in Dioecesi instituta virorum religiosa. In urbe sunt communitates Eremitarum S. Augustini cum tribus religiosis; Capuccinorum cum octo; Conventualium cum quinque; PP. Predicatorum cum octo; Fratrum Minorum cum quatuor; Societatis Iesu cum quatuor; Presbyterorum Missionis S. Vincentii a Paulo cum quatuor. Praedicta instituta unam domum habent. Praeterea duae domus habentur Congregationis Salesianae cum viginti tribus presbyteris cumulative. Habetur demum religiosorum laicorum, idest Fratrum Scholarum Christianarum, numero quinque, qui hospitio infantiae derelictae praesunt. In oppidis quatuor domus Capuccinorum cum 16 religiosis cumulative; duae Fratrum Minorum cum octo; tres Congregationis Salesianae cum 16, ex quibus una pro novitiatu. 422
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i) Adsunt etiam instituta religiosa mulierum. In urbe quatuor domus Ordinis S. Benedicti cum triginta claustralibus professis, ex quibus una iam redempta a civili gubernio numerat viginti moniales professas et octo novitias. Praeterea habentur novem domus Filiarum Charitatis Congregationis S. Vincentii a Paulo ad numerum octoginta; parvae Sorores senium pauperum numero viginti duo, quae unam domum possident; Filiae S. Annae numero 16, tres domos habentes; Sorores Patrocinii S. Iosephi; quatuor Filiae Crucis; quinque Sorores Bocconistae; Filiae S. Mariae Auxiliatricis in tribus domibus ad numerum quadraginta. In reliquis partibus Dioecesis tres habentur claustrales professae Ordinis S. Benedicti in civitate Adernionis; Filiae Mariae Auxiliatricis quatuor domus habentes ad numerum duodeviginti; Filiae S. Annae in duabus domibus et septem numerantur atque tres Filiae Crucis in hospitio Mendicitatis Paternionis [pag. 4].
Caput II. De Fide et cultu divino 4. Divinus cultus libere, exercetur in dioecesi. 5. Numerus ecclesiarum in singulis oppidis commode fidelium necessitati sufficit. 6. Ecclesiae illae et sacella publica satis instructa sunt iis quae ad fabricam ac supellectilem pertinent et generatim laudabilis habetur cura, ut eadem munda sint et decenter ornata. 7. In singulis ecclesiis inventarium omnium bonorun et supellectilium extat, quod tum in archivo cuiusvis ecclesiae tum huius curiae archiepiscopalis servatur. Ad supellectiles quod spectat in sacristiis meliori modo quo possit generatim custodiuntur, ne morte rectoris aut aliquo eventu contingat, ut aliquid subtrahatur aut disperdatur. 8. Post eruptionem lavicam et teterrimum terraemotum praesertim saeculi XVII paucae admodum supersunt in hac Dioecesi res et supellectiles vere pretiosae. In ecclesia tantum cathedrali in eadem vetusta crypta optime ac solide constructa et portis ferreis tribus clavibus reserata adservatur ingens thesaurus gemmarum quibus ornatur reliquiarium partis superioris corporis nostrae Divae Patronae Agathae Virginis et Martyris Catanensis. Iste thesaurus, qui proximo elapso anno meliori ordine fuit dispositus, tum materia tum arte et 423
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antiquitate maximi aestimatur pretii. Extant quoque in alia vetusta et solidissima crypta eiusdem ecclesiae cathedralis antiqui nonnulli codices alicuius momenti non anteriores tamen saeculo XI, qui referuntur praesertim ad donationes a Rogerio Rege eiusdemque successoribus huic [pag. 5] ecclesiae factas. Tum praedicti thesauri tum codicum habetur inventarium in archivo capituli et curiae. In aliis ecclesiis civitatis et Dioecesis ob dictas causas haud inveniuntur res et supellectiles magni pretii, nisi excipias quasdam picturas et vasa sacra aurea et argentea in hoc templo S. Nicolai et codices quosdam in bibliotheca adnexi monasterii Cassinensium, quod iam in manu est huius municipii. Hic illuc in Dioecesi admirantur picturae vel vestimenta sacra serica alicuius notae, ut tabula picta S. Catherinae V. M. in Ecclesia principaliori oppidi Pedarensi et tritcum flamingum in ecclesia S. Nicolai oppidi Monasterii Albi. Cautum severe est, ne quid vel tenue, sed ratione materiae, artis vel antiquitatis pretiosum, sine licentia S. Sedis et iudicio peritorum venumdetur. 9. Singulis diebus, mane et vespere horis opportunioribus, sunt ubique ecclesiae quae patent fidelibus. 10. Dum Sacra peraguntur ita fidelibus illae patent, ut quilibet vel pauperrimus absque gravamine vel rubore libere ingredi ibique adstare valet. 11. Nunquam Ecclesiae vel sacella ad aliquem profanum usum, ad academicos actus, musicos concentus aliaque id genus adhibentur; excepto tempore belli, quo lex civilis adigit ad id tolerandum pro habitatione necessaria militum. 12. In omnibus ecclesiis et sacellis, in quibus SS.ma Eucharistia asservatur, conditiones a iure requisitae ad conservationem eiusdem SS. Sacramenti accurate generatim servantur, et cura est specialis ut altare SS. Sacramenti cultu, munditie et ornatu emineat. 13. Poenitentiae tribunalia collocata sunt ubique in patenti ecclesiae loco et cratibus instructa iuxta canonicas leges [pag. 6]. 14. Sacrae reliquiae Sanctorum in ecclesiis et sacellis generatim custodiuntur in thecis, cum sigillo et documento authenticatis, repositis in armariolis decentibus. In visitatione Ordinarius vetavit ne venerationi fidelium exponantur reliquiae, nisi sint sigillo munitae cum documento authenticitatis. Si unum vel aliud desit, suppletur ubi constat de legitima et publica traditione. Ad hoc examen instituendum deputatus est caerimoniarius Archiepiscopi. In quibusdam autem ec424
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clesiis sunt reliquiae parieti sub cristallo affixae praesertim circa effigiem crucifixi, quarum nullum extat documentum, nec facile fieri potest inspectio. Ceterum non sunt illae expositae proprie venerationi fidelium, neque auferri possent, quin nocumentum aut scandalum afferatur. Ignoratur utrum penes privatas personas reliquiae insignes serventur. 15. Licet in cultum divinum, sanctorum venerationem aliasque sacras functiones multi abusus a diuturno tempore in hac Dioecesi sicut in universa nostra regione irrepserint, tamen auctoritas ecclesiastica omni studio adnititur eos corrigere et ad normam legum liturgicarum conformare. Isti abusus sunt, exempli gratia, ingressus in ecclesia concentuum musicalium vulgo “bande”, quae saepe processiones comitantur exequentes musicas profanas; delatio reliquiarum Sanctorum sub baldachino; executio musicae profanae in sacris functionibus et ingressus laicorum in presbyteria. Ad eos prudenter et efficaciter extirpandos adhibetur in primis institutio legum liturgicarum quas discunt clerici in seminario et sacerdotes in collectionibus quae fiunt quolibet mense; assidua persuasio qua inducitur populus fidelis ad acceptandam correctionem et potissimum substitutio alicuius rei, quae simul sit ritui conformis, ad pietatem animos moveat et alliciat quin suppressio veteris consuetudinis commu- [pag. 7] niter sentiatur. Ad id valde conducit studium quo plurimi sacerdotes paucis abhinc annis connituntur, ut, iuxta motum proprium a sanctae memoriae Pii Papae X, populus partem sumat activam in sacris functionibus. Generatim lingua et cantus iuxta S. Sedis decreta adhibentur, opera praesertim iuvenis cleri. 16. Serpent quidem graves errores contra fidem inter quasdam populi partes, praesertim iuventutis et coetus civilis. Causae potissimae sunt associationes maximeque scholae perversae. At, ut huic malo satis occurratur, defectu personarum, pecuniae et plenae libertatis, parum, proh dolor! fieri potest, licet multi adhibeantur nisus. Nemo vero e clero est qui istis erroribus sit infectus. 17. Consilium vigilantiae et officium censorum est institutum, statim atque iussum fuit ab Apostolica Sede. Hoc consilium constituunt: em.us Cardinalis Archiepiscopus, ecc.mus Aemilius Ferrais, Episcopus Auxiliaris, Iosephus can. D’Agata, Salvator can. Fazio, ill.mus ac rev.mus Ioannes Licitri, Ioannes doct. Maugeri, Ioannes can. Poenitentiarius Jacono, Salvator can. Nicolosi, Salvator can. 425
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Romeo, Alphius can. Iatrini, Ioannes Baptista doct. Puleo, Vincentius doct. Portaro, D. Ioannes Minguzzi, inspector piae Congregationis Salesianae, fr. Thomas Mirone O. P., Salvator praepositus Petronio Russo ab Hadrano, Caietanus praepositus Savasta a Paternione, Vitus praepositus Piccione ab Albavilla. Diligenter ipsi sua munera complent et laudabili fructu [pag. 8].
Caput III. De iis quae ad Ordinariuim pertinent 18. Si spectetur amplissima donatio facta a Rogerio Rege saec. huic Sedi Episcopali, huius mensae reditus esse deberent pingues. At decursu temporis, tum incuria hominum, tum rapacitate multorum, plura bona fuerunt praescriptione amissa, et praeterea quae supersunt a potestate civili tot oneribus sunt gravata, praesertim nostra infensissima aetate, ut fructus liquidi quos potest reapse percipere Ordinarius minime sufficiunt gravibus huius Dioeceseos necessitatibus satisfaciendis. Bona quae nunc manent constant: 1° terris fere omnibus sterilibus in eminentiori regione montis Aetnae positis, in quibus nivis collectio non parum afferret emolumenti, nisi maxime obstaret difficultas vehendi huiusmodi mercem; 2° canonibus emphiteuticis qui a gubernio et a multis privatis possessoribus solvuntur super praedia quorum dominium directum pertinet ad hanc mensam. Summa redituum est fere 160 millia libellarum. Nullo aere alieno gravatur haec mensa erga homines privatos, nisi erga oeconomum generalem beneficiorum vacantium, ut aiunt, qui nuper, victis iniuste duabus litibus, restitutionem postulat ingentis summae ab hac mensa a viginti et ultra abhinc annis perceptae, quam ille tamquam sibi debitam postulat. De hac re agitur cum Gubernio difficilis et longa transactio, quae si felicem consequetur exitum, ut speratur, minuet saltem damnum quod imminet. Hinc modo determinari nequit, quid, deducitis consuetis et novis oneribus, reliqui erit fructuum beneficiario [pag. 9]. Eorum bonorum admnistratio geritur a procuratore presbytero Ioanne Deodati, qui in suo officio ab alio presbytero D. Francisco Torrisi et a laico quodam Archangelo Ferrara adiuvatur. Methodus adhibetur quae in usu est in publicis administrationibus. Ab auctoritate civili pendet dumtaxat in iis quae sunt a lege praescripta, et seorsim geritur a ceteris Dioecesis vel piorum operum bonis et proventibus. XI
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19. Adest domus satis ampla et recenter instaurata Ordinario propria, prope ecclesiam cathedralem, ad quam interius acceditur. Illae aedes ita sunt instructae ut omni dignitati incolentis Episcopi congruat, quin aliquid luxum profanum redoleat. 20. Praesens Ordinarius cum duobus presbyteris habitat quorum alter a secretis D. Ioannes Licitri cubicularius Sanctitatis Suae, alter qui curae domesticae et viris inservientibus praeest. Vitae ratio eiusdem ea est quam exigit suum officium. Summo mane surgit, exercitio meditationis vacat, sacrum facit, quo peracto, et horis canonicis recitatis, cum secretario de negotiis Dioecesis pertractat, ac deinde usque ad horam unam post meridiem personas recipit quae ipsum adeunt. Tum cum suis presbyteris et Episcopo Auxiliari et saepe etiam cum aliis ecclesiasticis hospitibus refectionem sumit. Simul omnes visitationem Sanctissimi Sacramenti in sacello archiepiscopali faciunt. Post brevem collocutionem cum eodem Auxiliari Ordinarius parumper quiescit et recitatis vesperis, si sui officii negotia patiantur, exit ad deambulandum; ita tamen ut statim post solis occasum domum redeat ut horas canonicas matutinas anticipet et se applicet studio ad ea quae suum ministerium attingunt. Denique cum suis domesticis, recitata piaculari oratione SS. Rosarii in praedicto sacello, coenam cum iisdem sumit et it cubitum. Aliquando in hebdomade [pag. 10] in suam familiarem domum Catanae se recipit, ut quietius ac commodius sui sacri muneris negotiis maioris momenti incumbat. 21. Tamquam Romanae Ecclesiae Cardinalis actualis Archiepiscopus addictus est sacris Congregationibus Concilii, Indicis, Caerimonialis, Seminariorum et Studiorum. Ab Apostolica Sede instructus est sequentibus facultatibus: 1) Circa benedictionem omnium quorumcumque ad divinum cultum spectantium. 2) Circa benedictionem nolarum. 3) Circa absolutionem et dispensationem in quibusdam casibus. 4) Circa compositiones, publicos officiales, rebelles, forum et iudices, mobilia et conductiones. 5) Circa examinatores pro synodales. 6) Circa iudices pro synodales. 7) Circa iuramentum suppletorium. 8) Circa onera Missarum quoad reductionem propter indigentiam eorum qui ad ea sunt obligati. 9) Circa onera Missarum quoad dies, ecclesias et altaria. 10) Circa acceptationem officiorum in congregatione caritatis. 11) Circa praeceptum paschale. 12) Circa dispensationes matrimoniales nullas per errorem nominis vel cognominis contrahaentium. 13) Circa lectionem et retentionem librorum prohibitorum. 14) 427
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Circa facultatem Sacrum iterandi. 15) Circa eleemosynam secundae Missae. 16) Circa retentionem et emptionem librorum regularium. 17) Circa benedictionem scapularis Sacrorum Cordium. 18) Circa lectionem Litterae Apostolicae vulgari sermone et circa omissionem lectionis eiusdem Litterae. 19) Circa venditionem suppellectilium aliquorum monasteriorum. 20) Circa compositiones in loco Sanctae Mariae a Licodia. 21) Circa affrancationes canonum. 22) Circa alienationem ex-votorum. 23) Circa condonationem annuarum responsionum non solutarum ex toto vel ex parte. 24) Circa divinum officium monialium. 25) Circa plenariam indulgentiam in [pag. 11] mortis articulo. 26) Circa plenariam indulgentiam in festis. 27) Circa ordinationem extra tempora. 28) Circa officia clericorum in arcis vel mensis nummariis. 29) Circa confirmationem confessariorum monialium ad quartum et quintum quinquennium. 22. Semper residet Catanae, a qua abest tantum per mensem post quadragesimam vel tempore autumnali rusticationis causa in villa propria quae est in ipsa Dioecesi, cuius negotia pertractanda minime intermittit. Abscessit aliquando a sua sede vel ut peteret Romam vel iret ad celebranda comitia episcopalia, seu conferentias, quae locum habent quolibet biennio. 23. Pluries in anno sive in cathedrali templo, sive alibi, sacris functionibus solet interesse et in principalioribus solemnitatibus, scilicet Epiphaniae, Paschae, Pentecostes, B. V. Assumptionis, Omnium Sanctorum et Nativitatis Domini. 24. Praeter homilias in missis pontificalibus Pentecostes et Omnium Sanctorum, aliis concionibus, data occasione, solet clerum et populum instruere. Item per literas pastorales in quadragesima et cum datur opportunitas. Si a praedicando sit aliquando impeditus, supplet Episcopus Auxiliaris. Ceterum verbum Dei frequenter in omnibus potioribus ecclesiis annuntiatur a sacerdotibus facultatem habentibus. 25. Viginti habentur casus reservati in Dioecesi, scilicet: 1) Omnes utriusque sexus, et cuiusvis status aut dignitatis personae, quae haereticorum cuiusvis sectae coetus adeunt, in quibus conciones et catechismi, aut quicumque eorum ritus, praesertim a Sancta Catholica Romana Ecclesia damnati exercentur, quoties huiusmodi exercitiis, quovis praetextu et occasione [pag. 12], etiam simplicis curiositatis, adsistunt. 2) Omnes in causa criminali aut civili cum gravi alterius damno falsum 428
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deponentes, aut deponendum curantes, nec non ad falsum deponendum inducentas, falsisque testibus, depositionibus, instrumentis, scripturis, tam publicis, quam privatis quomodocumque utentes directe vel indirecte in quavis curia civitatis et Dioecesis Catanensis. 3) Homicidium voluntarium committentes, consulentes vel ad illud favorem aut auxilium praestantes, proles suffocantes et abortum procurantes. 4) Raptores virginum et virgines deflorantes. 5) Incestum in primo et secundo gradu consanguinitatis vel affinitatis, tam ex licita quam illicita copula. 6) Paganis viris, vel mulieribus aut bestiis abutentes et nefandum sodomiae scelus, non solum exercentes, sed etiam semel committentes. 7) Sortilegium operantes et magicas artes, veneficia divinationesque exercentes, et quolibet sacramento, vel sacramentali aut re sacra ad id abutentes. 8) Qui sanctimoniales vel alias mulieres inter monasterium commorantes turpiter alloquuntur, iisdem per se, vel per alios scribunt, vel turpe quid intendunt, aut tractant. 9) Parentum percussores. 10) Notarii legata pia fraudolenter occultantes. 11) Testamenta et legata pia impedientes, occultantes vel, cum possunt et debent, non exequentes. 12) Literarum aut sigilli episcopalis et eius curiae falsarii, et qui literas et scripturas archivii vel furto abripiunt, vel quovis modo mutilant, aut deturpant, ut legi nequeant. 13) Usurarii, usurarumque mediatores et qui instrumenta manife- [pag. 13] stas usuras continentia conficiunt. 14) Instrumenta falsa conficientes; et conficienda mandantes, consiliumque praestantes. 15) Detinentes beneficia ecclesiastica, vel bona Ecclesiae et mensae episcopalis sine iusto titulo, quique terminos possessionum Ecclesiae, vel mensae episcopalis mutaverint. 16) Clerici ad quoslibet Ordines per saltum vel furtive promoti. 17) Decimas et primitias non solventes. 18) Libellos proximum infamantes, qui vel sine nomine accusantis, vel nomine alterius mentito scripti fuerint, conficientes mandantes et consulentes. 19) Copula carnalis inter sponsos de futuro, vel cohabitatio eorumdem etiam unius noctis quamvis sine copula, tam respectu sponsi et sponsae, quam patris2 et matris sponsae copulam aut cohabitationem permittentium. 20) Matrimonium clandestinum coram parocho et testibus sine licentia, ut moris est, non solum contrahentes, sed etiam attentantes, consulentes vel ad illud auxilium, aut praesentiam ex condicto praestantes, qui omnes ipso 2
patris] partis.
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facto si laici aut clerici in minoribus sunt, ab ingressu ecclesiae interdicti sint; si autem maioribus ordinibus initiati, ab ordinibus suspensi remaneant3. Ab his omnibus absolvendis committitur facultas canonicis ecclesiae cathedralis et vicariis foraneis, paucis etiam sacerdotibus scientia et virtute praeditis. Facile vero datur ceteris confessariis exceptis casibus sub nn. 1, 2 et 18. Mens autem est eos in proxima synodo reducendi ad tres tantum. 26. Fere quotidie in aedibus episcopalibus sacramentum administratur confirmationis et praeterea in quibusdam [pag. 14] solemnitatibus, praesertim diei Pentecostes, collectis simul in loco sacro pluribus pueris. In huius sacramenti collatione regula haec servatur, ut solum admittantur pueri qui ad aetatem discretionis pervenerint, principales veritates christianae fidei didicerint et confessionem peregerint, exhibito de hoc testimonio scripto proprii curati. Ante illam aetatem pueruli non admittuntur nisi gravi morbo laborent. At haec regula non facile servari potest iuxta rigorem. Item indulgentia quaedam est nonnunquam adhibenda in admittendis patrinis, licet pro his exigatur attestatio curati. 27. Ipse per se, vel, si impeditus, per Episcopum Auxiliarem confert sacros ordines. In hoc maximo negotio, quantum in se est, studuit dioecesim locupletare idoneorum sacerdotum copia et sartum tectumque servavit Concilii Tridentini praescriptum non promovendi qui non essent necessarii vel utiles ecclesiae pro qua assumuntur. 28. Ipse per se et semel per Episcopum Auxiliarem quatuor hucusque vicibus totam potuit lustrare dioecesim ad visitationem pastoralem peragendam, ita ut singularum paroeciarum certam sibi potuit notitiam comparare. Praeter ea quae pertinent ad divinum cultum, populi mores, religiosam puerorum et adolescentium institutionem, legatorum satisfactionem, visitationem quam vocant personalem cleri peregit, singulos audiendo, ut cognosceret quae esset eorum vitae4 ratio, qui spiritus precum, quod studium procurandae animarum salutis, necnon ut monitiones aut consilia opportuna singulis praeberet. 29. Curavit, prout suum postulat officium, ut Conciliorum et Sanctae Sedis leges et praeceptiones in dioecesi non modo [pag. 15] nota fierent, verum etiam ab omnibus servarentur. 3 4
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remaneant] aggiunge al margine destro. Vitae] vita.
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30. Post annum 1668 nulla hic alia synodus dioecesana celebrata est, et vestigiis inhaerens suorum Praedecessorum et ceterorum Praesulum totius Siciliae, in singulis casibus, latis decretis et, quum opus fuisset, obtenta prius potestate Apostolicae Sedis, supplevit. Nunc autem omnia fere sunt parata ut nova synodus celebretur, quae nostri temporis necessitatibus et adiunctis conformetur. Id fieri videtur consultius post proximam publicationem Codicis ecclesiastici. 31. Cum honoris tantum gratia Archiepiscopali titulo hic Ordinarius decoraretur, nullos sibi obnoxios habens Episcopos suffraganeos, hinc minime potuit concilium cogere provinciale, quod nunquam ceterum celebratum est in provinciis ecclesiasticis huius nostrae Siculae regionis. Singulis attamen biennis post dominicam in Albis praefuit collationibus seu conferentiis episcopalibus, quae paucis abhinc annis in Santuario S. Mariae a Tyndaris in Dioecesi Pactensi celebrantur. Exemplar eorum quae communi consilio conclusa sunt in postremis proximis conferentiis ad Sanctam Sedem transmissum est. 32. Bene se semper habuit cum civili loci auctoritate, licet non leves difficultates sit aliquando expertus ex parte huius municipii socialistarum. Deo adiuvante episcopalem dignitatem et iurisdictionem sartam tectam servare potuit, ita ut nullum detrimentum libertati et immunitati Ecclesiae aut dedecus statui ecclesiastico contigit [pag. 16].
Caput IV. De curia dioecesana 33. Vicarius generalis est D. Aemilius Ferrais, Episcopus titularis Lystrensis, huius em.mi Archiepiscopi Ausiliaris, in sacra theologia et in iure canonico doctor. Curia dioecesana constat cancellario, archivario, qui, cancellario absente, eius vices gerit, actuario, archivarii adiutore, et adsistente extraordinario. 34. Adsunt decem examinatores prosynodales. 35. Adest tribunal ecclesiasticum cum suis administris rite constitutum cum praeside nempe, tribus adsessoribus, defensore et notario. 36. Curia dioecesana aedes proprias, prope illas quae sunt Archiepiscopi, convenienter instructas habet, cum tabulario, in quo pars documentorum tuto ac seorsim ab aliis documentis custoditur. Archivum est bene ordinatum. 37. Taxa in usu pro actis curiae rependendis, quae modica 431
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reapse est, per constitutionem Innocentianam statuta fuit et consuetudine diuturna adhuc eadem servatur. Hanc nobis constat conformem minime esse ceteris nostrae huius siculae regionis dioecesibus. Ad uniformem vero taxam constituendam pluries, licet hucusque inaniter, actum est ab Episcopis in suis conferentiis. Hinc propositum est ut nova taxarum norma redigatur accomodatior nostrorum temporum adiunctis et huius Dioecesis conditioni, quae iudicio et probationi Sanctae Sedis subiicietur. 38. Non fiunt querelae, saltem iustae et ab honestis personis, ob curiae taxas, quae tenues sunt, et ab omnibus solvi possunt. Quinimo pro vere pauperibus acta gratis omnino expenduntur. Quare si [pag. 17] in re matrimoniali concubinatus, aut alia mala, non ex taxarum gravitate seu ex rigore exactionis, sed ex temporum pravitate oriuntur. Eorumdem proventus officialibus, stipendio pro muneris dignitate statuto, singulis mensibus erogatur. Si quid superest mensibus minoris proventus erogandum asservatur. 39. Ad taxarum proventum accedit huius mensae archiepiscopalis annua solutio libellarum 1.275, quae ad officialium stipendium aliasque expensas erogatur.
Caput V. De clero generatim 40. Huius cleri mores generatim sunt boni, sufficiens cultus ac doctrina et, si non in5 omnibus sacerdotibus, in multis tamen fervens admiratur studium aeternae salutis animarum atque vera pietas. Quare laudanda est erga suum Ordinarium Summumque Pontificem obedientia et reverentia. Inter eosdem sacerdotes concordia, coniunctio, caritas mutua viget, quamvis in nonnullis paroeciis dissidia facile oriuntur, praesertim inter senes et iuvenes. 41. Vestis talaris semper et ubique adhibetur a clero, quin scandala vel dicteria sint notanda in hac re de forma et decentia habitus. 42. Generatim sacerdotes in Missae celebratione praeparationem et gratiarum actionem peragunt; sunt multi qui serotinae visitationi SS.mi Sacramenti sunt assueti et hebdomadarie ad poenitentiae sacra5
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in] aggiunge nell’interlinea.
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mentum solent accedere. Sed sunt qui non eadem frequentia exemplum praebent fidelibus, non obstante Superioris exhortatione [pag. 18]. 43. Quolibet biennio omnes sacerdotes post Pascha ad spirituales exercitationes per hebdomatem in domum rusticationis propriam seminarii simul conveniunt. Adest semper Ordinarius, qui libenter hanc arripit opportunitatem suis cooperatoribus monita paterna dirigendi sive in communi, sive, cum opus sit, in particulari. Ecclesiastici, qui eo tempore sunt aliqua iusta causa impediti, tenentur supplere infra annum vel sequentes spirituales exercitationes in finitima Dioecesi, vel in aliquo conventu religioso, vel saltem domi, si nequeant ab hac discedere. 44. Collationes seu conferentiae ecclesiasticae de quaestionibus moralibus et liturgicis fiunt semel in mense, coram Archiepiscopo excepto tempore autumnali. Peractis precibus, legitur antea per breve temporis spatium liber de officiis et vita sacerdotum. Canonicus poenitentiarius ecclesiae cathedralis moderatur discussionem casuum conscientiae, quos ipse proposuerat. Sortiuntur duo ecclesiastici qui italico vel latino sermone legunt solutionem casuum, quam dat denique ipse poenitentiarius, post aliquam disceptationem inter praesentes. Item fit de solutione casus liturgici, in quo auditur etiam sententia caeremoniarii Archiepiscopi. Concluditur sessio precibus et gratiarum actione. In ingressu adest censor qui notat intervenientes. 45. Cura est Ordinarii de iunioribus sacerdotibus, ut, postquam sacerdotio sunt initiati, studia ne deserant, neque tantum consilio et exhortatione, verum etiam iussu obligat eos ut per quatuor annos de re theologica examen subeant prout statutum est communiter pro ceteris Dioecesibus in nostris conferentiis episcopalibus. Aliud examen exigitur ad conferendas facultates audiendi confessiones et praedicandi. Ut iidem pietati adhuc proficiant, praeter dictas exercitationes spirituales, iuvat plurimum pia associatio Unionis Apostolicae, ad quam fere omnes iuniores pertinent [pag. 19]. 46. Defectu specialium reddituum non extat adhuc domus aliqua in qua recipiantur et debita caritate sustententur sacerdotes qui infirmi et pauperes sint. Habentur autem duae piae societates mutui auxilii cum aliquibus redditibus, quae sociis in casu infirmae valetudinis subveniunt. 47. Pauci sunt hic sacerdotes qui, quamvis viribus et iuvenili aetate polleant, absolute tamen otiose vivant. Causa est in iis defectus 433
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pietatis et zeli, nec facilis est modus eisdem consulendi, quum fere desunt in hac dioecesi officia quibus non sit cura animarum adnexa. 48. Nullus est de clero qui, saltem publice, rebus politicis et factionibus civilibus immodice se immisceat, cum offensione aliorum et spiritualis ministerii detrimento. Fuere aliquando qui inexperientia et iuvenili ardore permoti haud prudenter se gesserunt in actione catholica, praesertim tempore electionum. Sperandum autem est fore ut illi, data monitione et meliori ordine redacto regimine eorum qui praesunt eidem actioni catholicae, intra iustos limites contineantur. In nostra dioecesi non sunt catholici variorum rituum aut diversae linguae, ac proinde nullae ex hoc capite dissensiones in clero et aemulationes esse possunt. 49. Sunt quidem quinque sacerdotes, (uti summo moerore fatendum est) quorum quatuor in publicis scholis docent, quique, habitu clericali dimisso, vitam inhonestam agunt. Unus vel alter est, cui imputatur aliud crimen post ultimam relationem dioecesanam patratum. Tametsi aliqua oboriri potest suspicio, an sit in hoc clero qui violet legem de observandis et vitandis in satisfactione missarum [pag. 20] manualium, nihil tamen constat Ordinario. Generatim cavent sacerdotes nedum a libris, sed etiam a diariis irreligiosis vel impiis legendis, et ubi gravis et legitima causa intercedat, dispensationem petunt ab auctoritate ecclesiastica. Generatim dico, nam sunt fortasse qui facile mala diaria curiositatis causa legunt. 50. Ad salutarem lapsorum correctionem si nihil profuit monitio, contra eos lata est poena suspensionis a divinis, cum lege se recipiendi in aliquam domum religiosam, in qua spiritualia exercitia sequantur ad emendationem anteactae vitae et scandali reparationem. In ultimo quinquennio tribus vicibus irrogata est suspensio ex informata conscientia cum utili fructu, praesertim in uno ecclesiastico, qui candide fassus est suam culpam et signa dedit verae poenitentiae. Regula quae in hac re adhibetur haec est: ut illa poena solum infligatur cum certo constet crimen saltem ex secreta depositione duorum testium fide dignorum. Plerumque huiusmodi crimen de quo accusatio pervenit ad aures Ordinarii, est contra bonos mores. At malignitas temporum et indoles huius populi consulunt, ut non facile adhibeatur fides accusationibus, sed pedetentim procedatur in hac materia et oculata indagine adhibita. 51. Exceptis ecclesiasticis qui pertinent ad capitulum cathedrale, ceteri fere omnes generatim sive ex eleemosynis missarum, quae 434
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maiori ex parte ex aliis regionibus recipiuntur, sive ex aliis ministeriis6 spiritualibus proventibus aut ex beneficiis ecclesiasticis vix habent quo honeste vivere possint [pag. 21].
Caput VI. De capitulis 52. In urbe Catana adest cathedrale canonicorum capitulum. Quinque constat dignitatibus: prioratu scilicet, cantoria, decanatu, thesauraria, et archidiaconatu. Canonici sunt septem, inter quos theologus et poenitentiarius, quorum officia ab actuali Archiepiscopo, iuxta sacros canones, sunt instituta. 53. Canonici et dignitates ab Archiepiscopo eliguntur per facultatem ipsi a Pio Papa V concessam bulla Hodie a Nobis anno 1568. Provisio vero theologi et poenitentiarii officiorum fit per concursum iuxta constitutionem Benedicti Papae XIII Sacramentum Poenitentiae. 54. Singuli menstrua praebenda fruuntur, quae maior aut minor esse potest, prout bonorum redditus augentur vel minuuntur. Nunc temporis ducentas et triginta libellas attingit. Haec regimine massae communis administratur, praeter quam et altera habetur quae de Archiepiscopi mensa erogatur pro distributionibus quotidianis. Pro Missa tamen conventuali, pro fabrica et cultu Ecclesiae non tenetur aere suo providere administratio capituli. 55. Capitulum suas habet constitutiones ab anno 1752 legitime approbatas easque fideliter servat. 56. Quotidianum est chorale servitium tam pro recitatione divini officii, quam pro Missae conventualis celebratione, quae singulis diebus cantatur. Capitulares tamen alternis vicibus per hebdomadam ad servitium chorale tenentur ex immemoriali consuetudine: exceptis diebus dominicis et festis etiam abolitis, quibus omnes interveniunt. 57. Non adsunt canonici honorarii [pag. 22]. 58. Cum adsit cathedrale capitulum non habetur consultorum collegium. 59. Generatim canonici multa gaudent existimatione in Dioece-
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ministeriis] ministerii
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si et maxima est inter eos et cum Ordinario, praesertim ab aliquo tempore, concordia. 60. Licet raro id contingat, non amittit Archiepiscopus eos rite convocare, ut in negotiis maioris momenti consilium vel consensum iuxta sacros canones requirat. 61. Sede vacante capitulum ad Vicarii capitularis electionem libere procedit. 62. Alia habentur in Dioecesi canonicorum capitula, nimirurum: 1) Capitulum regiae et insignis collegiatae Ecclesiae Catanensis sub titulo S. Mariae de Eleemosyna, ab Eugenio papa IV, motu proprio, anno 1446 erectum. Quatuor constat dignitatibus, scilicet: praepositi, thesaurarii, cantoris et decani. Canonici vero per reductionis rescriptum S. Sedis die 28 martii anno 1910, sunt octo, cum olim duodeviginti fuerint. Non habentur theologi et poenitentiarii officia, at desiderium est Ordinarii ea opportuniori tempore instituere. Singuli canonici et dignitates annua sed parvula praebenda fruuntur. Habetur tamen et alia praebenda quibusdam stallis assignata. Praepositus enim annua praebenda fruitur libellarum 337.75; thesaurarius circiter libellarum 90 plus minusque, prout aestimatur frumenti quantitas, quae iuxta mensuram siculam est ÂŤuna salma e quattro tumuli di lordoÂť; cantor libellarum 8.65; decanus libellarum 359.40. In ea viget, communis massae regimen. Adest etiam alia communis massa circiter 2.000 libellarum pro distributionibus iuxta servitium chorale et haec distincte administratur ab altera massa expensis fabricae et cultus assignata. Missa conventualis a distributione sumitur. Servitium chorale, iuxta fundationem, quotidianum non est. Habetur diebus dominicis, festis de praecepto [pag. 23] et abolitis, diebus octavarum festi SS. Corporis Christi et Immaculatae Conceptionis B. M. V. necnon Adventus et Quadragesimae non exceptis aliis solemnitatibus fundatis. Capitulum ab anno 1796 suas habet constitutiones et eas servat. Non adsunt canonici honorarii. Canonici bona gaudent existimatione, et non semper inter nonnullos eorum manet perfecta concordia. 2) Praeterea habetur capitulum civitatis Adernionis sub titulo S. Mariae Assumptionis ab Episcopo Francisco Caraffa anno 1690 erectum. Quatuor constat dignitatibus, nimirum: praepositura, cantoria, decanatu et thesauraria et octo canonicis. Olim iuxta fundationem canonici duodecim erant. Inter canonicos habetur theologus, cuius officium ad mentem sacrorum canonum ab actuali Ordinario anno 1907 436
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institutum, per concursum ut in cathedrali, confertur. Praepositi quoque et cantoris electio, iuxta fundationem, fit per concursum. Pro ceteris dignitatibus et canonicis, infra octiduum a die vacationis, capitulum tres candidatos praesentat; quibus diebus inutiliter transactis, hoc ius praesentandi amittit, et ius nominandi devolvitur in Episcopum. Capitulares praebenda fruuntur. Singulae dignitates libellis 114, singuli vero canonici lib. 106. Quoad servitium chorale illud desumi potest a decreto em.mi Archiepiscopi, dato die 3 decembris anno 1910, nomine S. C. Concilii: «L’intiero asse in L. 3.866,75 delle rendite ordinarie del Capitolo sarà diviso così: una parte per costituzione di una messa quotidiana da celebrarsi dai Capitolari nella chiesa madre per tutti i benefattori del Capitolo e di un’altra da celebrarsi all’alba tutte le domeniche e feste di precetto per gli stessi benefattori. La somma rimanente sarà divisa in due metà: con una si costituiranno le prebende, con l’altra il fondo delle distribuzioni per la recita dell’ufficio in coro [pag. 24]. La recita dell’ufficio in coro va così stabilita: a) ore canoniche, prima, terza, sesta, nona nei giorni di mercoledì e sabato di ogni settimana coll’alternativa, domeniche, feste di precetto e nel giorno dei Morti. b) Vespero e Compieta il sabato di ogni settimana, la vigilia dell’Assunta, di S. Vincenzo M. Patrono della città, l’ottavario del Corpus Domini, il giorno di tutti i Santi e novena di Natale. c) Mattutino e Lodi la notte di Natale, la Settimana santa (Tenebre), la Domenica di Pasqua ed il giorno dei Morti l’ufficio dei defunti». Capitulum, a die fundationis 1 februarii anno 1690, suas habet constitutiones, quas fideliter servat. Non adsunt canonici honorarii. Licet generatim boni essent mores canonicorum, ratione tamen diuturni conflictus inter eos et illum Praepositum non parum ii amiserunt existimationis et auctoritatis apud populum. Illi controversiae imposuit denique finem decisio istius S. Congregationis Concilii anno 1910. 3) Habetur iterum capitulum collegiatae in civitate Paternionis sub titulo S. Mariae de Alto ab Episcopo Michaelangelo Bonadies anno 1670 erectum. Capitulum quatuor dignitatibus constat: praepositura, nempe, cantoria, thesauraria et decanatu. Ii qui has dignitates possident ex fundatione ius sibi vindicant exercendi simul curam animarum. Habentur praeterea octo canonici, quorum unus officio theologi pollet. Quod officium ab actuali Ordinario institutum iuxta SS. Canones per concursum confertur. Nullus adest poenitentiarius. Dignitatum et canonicorum provisio olim iuxta fundationem ad Episcopum specta437
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bat, facta tamen facultate eidem capitulo, in casu vacationis cantoriae, thesaurariae et canonicatuum, infra octiduum a die vacationis nominandi per vota secreta tres sacerdotes bonae vitae, cives paternio- [pag. 25] nenses inter quos praeferendi laureati in S. Theologia, iure pontificio vel caesareo; quae quidem nominatio infra octiduum praedictum, praesentabatur ad effectum unum ex eis eligendi: quo termino dierum octo elapso et non facta praesentatione, provisio et electio ad Episcopum pleno iure spectabat. (Non fit mentio de decanatu quia haec dignitas erecta est serius post decretum erectionis). Praesenti vero tempore provisionem illam ex petitione eiusdem em.mi Archiepiscopi, sibi S. Sedes revocavit; ita ut paucis abhinc annis provisiones per litteras apostolicas factae sint, iuxta decretum fundationis praebenda statuta est ad rationem unciarum quindecim (seu libellarum 195,25) pro singulis dignitatibus et unciarum duodecim (seu libellarum 165,75) pro quolibet canonico. At nostro hoc tempore post leges eversivas civiles reducto numero canonicorum, approbante Archiepiscopo, aucta est praebenda ad rationem libellarum 450 pro singulis canonicis et lib. 488,25 pro dignitatibus. Statuta etiam est aequa portio pro distributionibus. Quoad cultum et fabricam ecclesiae, ex praedicto decreto statutae sunt unciae septuaginta quatuor (libellae 943,50), quae quidem omni futuro tempore integrae solvi debent, et in casu diminutionis debent singuli canonici pro rata supplere. Omnes autem redditus et capituli proventus, qui unicam et communem “massam� constituunt, administrantur, a procuratore capituli ab eo electo et depositarius solvit tertiatim pro satisfactione onerum Missarum, pro praebendis et distributionibus, pro fabrica et cultu ecclesiae. capitulum a die fundationis suas habet constitutiones easque fideliter servat. Chorale servitium locum habet omnibus dominicis et diebus festis de praecepto, tota maiori hebdomada, feriis sextis mensis martii [pag. 26] et tota octava Corporis Christi cum integra recitatione horarum canonicarum et cum processionibus consuetis, ea non excepta quae fit cuiusvis mensis tertia dominica. Missa autem conventualis solemnis in festivitatibus maioribus a dignitatibus, aliis dominicis a canonicis per ordinem celebratur. Et hoc iuxta fundationem. Eorum existimatio in populo, quamvis in iis generatim boni sint mores, non multa tamen est, sive ob memoriam quorundam predecessorum suorum qui mala praebuerunt exempla, sive, potissimum ob dissidia quae enata sunt inter eos. His extinguendis utile 438
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fuit remedium pontificium decretum anno 1911, quod eos privavit iure praesentandi candidatos ad canonicatus vacantes. 4) Item est capitulum in oppido Nicolosis sub titolo Spiritus Sancti, ab Episcopo D. Petro Galletti anno 1737 erectum. Ob deficientiam cleri constat modo dignitate cantoris et tribus tantum canonicis; quum iuxta fundationem, constare deberet tribus dignitatibus, praepositura nempe, cantoria et thesauraria et decem canonicis. Provisio primae dignitatis est liberae collationis Ordinarii; pro aliis vero dignitatibus et canonicis, infra octiduum a die vacationis capitulum tres candidatos proponit, ita ut, octo illis diebus incassum elapsis, ius electionis plene devolvitur Archiepiscopo. Singuli canonici exigua praebenda fruuntur. In actis fundationis legitur: «E perché si sappia quanto siano le prebende e distribuzioni toccanti a ciascuno dei capitolari, in virtù dei presenti capitoli, si stabilisce che dagli introiti e frutti di detta Chiesa Matrice si diano al Prevosto once otto (L. 102) ogni anno; al Cantore e Tesoriere onze sei (L. 76.50) per uno; ad otto dei dieci canonici onze quattro (L. 51) per uno; e agli due li quali occuperanno gli ultimi stalli onze due e tarì quindici (L. 31.87) per ognuno. Dei quali suddetti proventi spettanti alle suddette dignità [pag. 27] e canonici si devono considerare la terza parte di ogni porzione per ragione di prebenda e le due altre parti per ragione delle distribuzioni, soggette alle falte correspondenti all’obbligo che hanno del servizio della Chiesa». Quod autem superest e praebendis et distributionibus erogatur pro Missa conventuali, cultu, fabrica, et ceteris expensis, de quibus omnibus unica ecclesiae administratio curat. A die fundationis capitulum suas constitutiones habet et servat. Servitium chorale quotidianum non est, sed intermissum. En verba fundationis: «I Capitolari saranno obbligati tutti i giorni festivi recitare l’officio in coro, cominciando dal primo vespro, a cantare le Messe nelle feste di precetto, ottava della Natività, tutta la settimana santa, venerdì di marzo, tutta la ottava di Pasqua, festa di Pentecoste ed ottava del Corpus Domini ed in altri giorni destinandi dal Prevosto». In his fere omnibus canonicis maior desideratur pietas ac zelus, ut pleniori gaudeant populi existimatione. 5) Habetur pariter capitulum oppidi Albaevillae sub titolo S. Mariae Eleemosynae die 26 septembris anno 1746 ab Episcopo Petro Galletti erectum. Quatuor constat dignitatibus: praepositura, cantoria, thesauraria et decanatu cum septem canonicis. Iuxta fundationem olim tres erant dignitates et duodecim canonici. Electio praeposi439
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ti fit per ternam capituli et examen. Pro ceteris dignitatibus et canonicis infra octiduum a die vacationis capitulum tres candidatos praesentat. Si infra id tempus nulla facta sit a capitulo praesentatio ad Archiepiscopum ius nominandi devolvitur. Capitulo habitualiter inest cura animarum. Eiusdem vero exercitium confertur singulis dignitatibus, canonicis et mansionariis, sed per hebdomadam. Olim singulae dignitates et canonici praebendam habebant [pag. 28] unciarum sex (libellarum 76.50). Nunc autem, post eversivas leges exiguis distributionibus tantum fruuntur pro recitatione horarum canonicarum et sacris functionibus, quae in principalioribus anni festivitatibus locum habent, et cuique circa 60 libellae solvuntur. Bona existimatione apud populum omnes generatim gaudent et diligenter sacro ministerio funguntur. 6) Praeterea capitulum extat in oppido Pulchropassu sub titulo Immaculatae Conceptionis B. M. V. ab Episcopo D. Andrea Riggio anno 1710 in cursu S. Visitationis erectum. Capitulum hoc quatuor dignitatibus constat, praepositura nempe, cantoria, thesauraria, decanatu et duodecim canonicis. Actu tamen praepositura vacat et cum non adsit copia sacerdotum, quinque tantum canonici numerantur. Ad dignitatum et canonicorum provisionem, praeter praeposituram quae ad Episcopum pertinet, Capitulum infra octiduum a die vacationis, more communi, tres praesentat candidatos, ita ut iis octo diebus inutiliter transactis, ius praesentandi amittat et Ordinarius provisionem et electionem libere omnino faciat. Minima quadam praebenda omnes gaudent: Praepositura libellis 51, singulae ceterae dignitates libellis 38.25, et canonici libellis 12.17. Percipiunt praeterea distributiones parvi momenti, quae desumuntur ex bonis parochialibus, quibus sustinentur expensae pro Missa conventuali et pro fabrica et cultu Ecclesiae. A die fundationis capitulum suas constitutiones habet, quas olim servavit; deinde vero obstantibus rerum adiunctis parum fidelis fuit earum observantia. Servitium chorale haud est quotidianum. Iuxta fundationem habetur tantum omnibus dominicis et festis duplicis classis et abolitis cum integro officio et Missa conventuali post Tertiam. Praeterea omnes canonici tenentur sacro interesse: a) duodecim sabatis ante festum Immaculatae Conceptionis B. M. V. [pag. 29]; b) Novendiali Nativitatis Domini, quo capitulares adsistere debent etiam functionibus serotinis; c) functionibus S. Luciae V. et M.; d) feriis VI et sabatis Quadragesimae; e) omnibus diebus maioris hebdomadae; f) octava Corporis Christi; g) diebus S. Marci et Rogation440
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um. Quum non omnes hi capitulares scientia, pietate ac zelo praestent, hinc mediocris est fama qua gaudent apud fidelem populum. 7) Habetur denique capitulum in oppido Viaemagnae sub titulo S. Blasii M. ab Episcopo Gabrieli Gravina die 12 decembris anno 1817 fundatum. Hoc capitulum quatuor dignitatibus constat, scilicet: praepositura, cantoria, decanatu et thesauraria, atque ob deficientiam cleri, duobus canonicis tantum constat, licet iuxta fundationem octo constare deberet. Non adest canonicus theologus neque poenitentiarius, qui ceterum in aliis collegiatis deest. Ad dignitatum et canonicorum electionem idem capitulum, infra octiduum, a die vacationis praesentat Episcopo tres clericos ut uni horum nominandorum conferat institutionem canonicam. His octo diebus transactis, nominatio fit liberae collactionis ipsius Ordinarii iure devolutivo. Singuli parva praebenda annuatim fruuntur libellis 38.25 et distributionibus quotidianis libellarum 76.50. A die fundationis capitulum suas constitutiones habet; easque servat. Servitium chorale non est quotidianum. Habetur illud omnibus dominicis et festis duplicis praecepti cum Missa conventuali. In duplicibus primae classis recitatur integrum officium a primis vesperis usque ad secundas. Dominicis autem et ceteris diebus sine matutino, laudibus et prima. Insuper servitium chorale habetur diebus expositionis quadraginta horarum, quae fit [pag. 30] in ecclesia collegiata, maioris hebdomadae, cuius solemnitas in eadem ecclesia parochiali celebratur, octavae Corporis Christi, festi Sancti Patroni et Titularis eiusdem collegiatae, Cinerum, Commemorationis Defunctorum et anniversarii Dedicationis Ecclesiae. Omnes ii canonici merito bona gaudent existimatione penes populum.
Caput VII. De parochiis eorumque rectorum 63. In primis animadvertendum7 est, in hac nostra Dioecesi, nunquam extitisse veras parochias canonice erectas, si excipias duas tantum, Brontis scilicet et Trium Castanearum. Quamvis anno 1554 Episcopus Nicolaus Caracciolo, rediens a Concilio Tridentino huius de hac re decretum exequi voluisset, ei tamen obstitit Senatus Catinensis il7
animadvertendum] animadvertum.
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lius temporis. Hinc manet adhuc antiqua primitivae ecclesiae disciplina, ita ut Episcopus tamquam unicus totius Dioecesis parrochus, ut aiunt, quosdam delegat presbyteros in singulis curatiis, qui eiusdem nomine et auctoritate curam animarum exercent. Omnes illae curatiae de suo rectore sunt provisae. Tantummodo in S. Maria de Licodia, quum e quatuor iis sacerdotibus nemo ratione aetatis et aptitudinis existimatus est dignus qui praeficeretur ceteris; ii in administratione sacramentorum, et generatim in officiis parrochialibus, viciniori vicario curato Albaevillae subsunt. Id certe quaedam gignit incommoda; at cedendum fuit neces- [pag. 31] sitati ad mala maiora vitanda. 64. Post ea quae diximus, liquet, provisionem paroeciarum fieri ab Archiepiscopo absque concursum. Excipiuntur duae iam praedictae parrochiae Brontis et Trium Castanearum, pro quibus concursus fit, propositis quaestionibus de re theologica, dogmatica et morali cum homilia de Evangeliis, quibus tum scriptis tum oretenus respondent, idque coram examinatoribus synodalibus, qui iudicium de idoneitate candidatorum proferunt. Ex his Archiepiscopus nominat quem digniorem, omnibus perspectis, sibi in Domino videtur. Item subiicitur examini iuxta decretum episcopale fundationis eligendus e tribus quos capitula Adernionis, Albaevillae et Paternionis praesentant Archiepiscopo. 65. Exceptis his postremis8, ceteri omnes animarum rectores sunt amovibiles ad nutum Episcopi. 66. Hucusque non habentur parochiae congregationibus religiosis addictae. At mens est Archiepiscopi, si Deus dederit, committendi Iesuitis et Salesianis novas erigendas quasdam parrochias in hac civitate, tam necessarias, ob ingens incrementum habitantium. 67. Habentur tres collegiatae: Adernionis nempe, Albaevillae et Paternionis, quae contendunt, et quidem non immerito innixae textui decreti Episcopalis fundationis, non tantum eis inesse curam animarum habitualem, sed illam posse exercere vel successive, vel per turnum hebdomadarium, vel, quod peius est, cumulative. Hoc, ut est in votis, corrigendum esset ad tramitem iuris, capta occasione proximae publicationis novi Codicis ecclesiastici.
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postremis] prostremis.
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68. Nullae sunt in hac Dioecesi paroeciae quae obnoxiae sint patronatui cuiusvis generis. 69. Emolumenta revera admodum exigua, quae occasione administrationis sacramentorum, funerum, celebrationis Missarum solemnium [pag. 32], attestationum, publicationum a curatoribus animarum percipi solent, usu quodam diuturno sunt probata. Desideratur autem ut in hac re regula statuatur, quae, pro rerum adiunctis dignitati simul et necessitati eorumdem9 curatorum melius consulat. Quod cum forte obtineri nequeat in conferentiis Episcoporum, fiet, ut speratur, decreto huius auctoritatis ecclesiasticae, quod subicietur approbationi Apostolicae Sedis. Generatim nec quaerelae, neque gravia inconvenientia sunt deploranda ob gravitatem parochialium taxarum vel ob rigorem exactionis earumdem, nisi aliquando ex defectu illius regulae uniformis. 70. Minima vel nulla praebenda honestantur generatim hi rectores animarum, quum veri parochi non sint. In civitate plus vel minus aliquid percipiunt ex summa libellarum 8.325, quae annuatim solvere tenetur haec mensa archiepiscopalis tredecim antiquis paroeciis; praeterea ex redditibus quibusdam suae ecclesiae et ex incertis stolae fructibus. In ceteris paroeciis vel nulla est dotatio vel ea quae desumi potest ex redditibus non certe amplis, si qui sunt, ecclesiarum. Haec est una ex causis, qua difficilior fit huius dioecesis administratio, praesertim his nostris tam adversis temporibus. Sunt quidem ecclesiae parochiales, quae bona immobilia possident et plerumque canones emphyteuticos. Illa passim locationi-conductioni dantur. Administratio geritur ab aliquo presbytero tamquam Archiepiscopi procuratore. Hic perceptorum et expensarum quotannis exhibet rationem Commissioni ad hunc finem institutae, quae sub vigilantia Ordinarii examinat omnia et opportunas responsiones impertit. Ita cavetur, meliori quo fieri potest modo, pro conservatione patrimonii sacri ecclesiarum parrochialium [pag. 33]. Ex iis quae dicta sunt patet, animarum curatores vix habere ex bonis ecclesiasticis quo honeste sustententur, et quo expensis occurrant pro animarum cura et pro sacris functionibus exequendis, multoque magis quod largitiones fidelium minime abundant. 9
eorundem] eorundam.
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71. Generatim habetur domus canonica prope ecclesias parochiales. Ibi rectores animarum morantur in civitate una cum aliquo membro suae familiae. At in aliis Dioecesis paroeciis solent domi suae manere, ita ut domus canonica predicatoribus extraneis excipiendis qui tempore quadragesimae aut alia occasione vocantur, inservit. Licet maximum sit studium ut rectores illi animarum cum suis adiutoribus una vivant, plura tamen obstacula impediunt quominus hoc regimen facile inducatur, diuturna nimirum diversa consuetudo, penuries reddituum et angustia aedium quae pluribus incolentibus haud commode sufficerent. 72. Adest decretum quo severe vetatur, ne curatores animarum teneant apud se ratione servitii aut quolibet sub praetextu, non tantum iuniores mulieres, sed etiam plures personas suae familiae, et nonnisi illas quae sint stricte necessarias ad servitium praestandum et de quarum bonis moribus iam constet. 73. Adsunt libri parochiales in singulis paroeciis, et ibi iuxta canonicas praescriptiones adnotantur quae pertinent ad baptismum, matrimonium et mortem fidelium. Circa matrimonium speciatim servatur lex qua iubetur de peractis nuptiis inscriptionem fieri in baptizatorum libro ad singulorum nomen. Habentur etiam libri confirmatorum, itemque tabellae seu libri missarum fundatarum et manualium et generatim diligenter rediguntur et servantur. Status vero animarum non ubique habetur ob nimiam amplitudinem plurium paroeciarum et ob defectum adiutorum qui huic operi incumbant [pag. 34]. 74. Ratione specialis disciplinae, quae uti praenotavimus, viget in hac dioecesi, tabularium, illudquae in duas partes, publicam et secretam, divisum, non in singulis paroeciis, sed Catanae in cancelleria archiepiscopali, et alibi in ecclesiis parochialibus custoditur. 75. Animarum rectores debitam residentiam servant. 76. Cum curatores animarum hic communiter non sint, ut antea dictum est, veri parochi, sed delegati Archiepiscopi amovibiles ad nutum, numquam diebus festivis missam pro populo applicant. Sacras functiones ad diei festi santificationem proprias generatim cum zelo et fructu celebrant. Ab aliquo tempore fere omnes Evangelium explicant et cathechesim tam pueris quam adultis tradunt; et, ut maiorem fructum ex hoc munere tanti momenti consequantur, admonentur apprime ab auctoritate ecclesiastica ut methodo utantur quae capacitati auditorum et maxime populi conformetur. 444
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77. In audiendis confessionibus, sacra Eucaristia distribuenda, infirmorum adsistentia generatim praesto sunt, tametsi in uno vel altero aliquando inconveniens vel aliqua quaerela habeatur. 78. Nisi gravis et legitima causa in aliquo speciali casu obstet, baptismum administrant et matrimonio adsistunt in Ecclesia, servatis solemnitatibus a Rituali romano praescriptis. 79. Fideles, qui sectis secretis notorie sunt addicti vel alia quavis de causa extra Ecclesiae sinum vivunt, non admittuntur ad sacramenta si ea in extremis deposcunt, nisi abiurationem vel declarationem publicam emittant. Negant autem curatores christiano more sepeliri eos qui certo et notorie extra Ecclesiae sinum moriuntur, licet a consanguineis id petatur. In casibus dubiis recurrunt ad Ordinarium. 80. In admittendis pueris ad primam Communionem servatur regulam in Catechismo Concilii Tridentini tradita, ita ut pueri qui [pag. 35] sui confessarii et parentum iudicio ad sufficientem discretionem pervenerint, a sacra mensa non prohibeantur neque diu arceantur, praesertim post latum decretum Congregationis Concilii Tridentini. 81. Quamvis non eodem zelo, omnes curatores animarum curant suos fideles in fide roborare, ad frequentem confessionem, praesertim Communionem vel quotidianam excitare et in christianae vitae more et puritate continere. Et ad hunc finem, praeter consueta sui officii munera: a) aliquoties in anno diebus solemnioribus, quadragesimae, mariani mensis aut festi alicuius specialis Sancti, praeconem et confessarium extraordinarium vocant; b) quolibet anno, tempore praesertim quadragesimali, sacras missiones in sua ecclesia haberi curant; c) pias devotiones ab Ecclesia probatas, uti expositionem SS.mi Sacramenti, viam crucis, rosarium, mensem marianum, aliaque similia in suis ecclesiis celebrant et suis fidelibus commendant. Ea plus minusve in usu sunt in Dioecesi; d) student generatim pueros, puellas et maioris aetatis fideles allicere ad pias uniones, patronatus, sodalitates vel consociationes catholicas se adscribant; e) prudenter instituunt, praesertim iuniores curatores animarum, vel saltem favent, ubi fieri potest, opera socialia, quae Ecclesiae catholicae sunt addicta. At fatendum est multas difficultates obesse apud nos huiusmodi societatibus instituendis et regendis [pag. 36].
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Caput VIII. Art. I. - De seminario dioecesano 82. Cum antiquum aedificium seminarii statim post Concilium Tridentinum erectum, per immanem terraemotum anno 1693 corruisset, novum excitatum fuit paullo post munificentia Episcopi D. Andreae Reggio. Hoc vero occupatum fuit a militibus regiis anno revolutionis 1848. Et quamvis postea illud reclamaret auctoritas ecclesiastica, nequaquam haec potuit illius restitutionem obtinere. Hinc necesse fuit, ut quaedam localia satis ampla eidem seminario adnexa et propria, meliori modo quo fieri poterat aptarentur. Capax est continendi fere centum alumnos. Tametsi bene expositum ad meridiem et prope maris litus, nihilominus propter distributionem partium internarum et propter angustiam situs parum disciplinaribus et hygienicis regulis est conforme, et uno tantum atrio est instructum ad recreationem. Aliquae restaurationes recenter sunt factae et maiores fient, si Deus sinit, anno proximiori. Unicum hucusque habetur seminarium dioecesanum. Sunt autem in Dioecesi duae domus in quibus recipiuntur alumni etiam pueri, qui dicuntur “aspirantes” ad clericatum. Sunt illae maximae utilitatis ad vocationes ecclesiasticas dignoscendas ac fovendas. 83. Seminarii redditus et expensae depromi possunt ex sequenti elencho anni praeteriti, qui sic sonat: «Rendite patrimoniali 1. Corpi redditizii ........................................ L.36.973,65 2. Rendita sul Debito pubblico .................. L. 1.999,48 3. Censi e rendite varie ............................... L. 672,24 4. Canoni enfiteutici .................................... L. 6.038,10 [pag. 37] 5. Tassa sui beneficii .................................... L. 1.060,10 6. Interessi di somme in deposito .............. L. 9, 55 ______________ L. 46.733,12 Spese patrimoniali. 1. Tasse per terreni, fabbricati e ricchezza mobile L. 7.031,61 2. Idem manomorta .................................................. L. 487,47 3. Manutenzione dei fabbricati e riparazioni straordinarie .......................................................... L. 4.321,40 4. Canoni e rendite passive ...................................... L. 1.862,84 5. Assicurazione contro l’incendi ............................ L. 45,73 ___________ L.13.749,05». 446
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Animadvertendum tamen est hos redditus patrimoniales valde esse diminuturos per venditionem proximam a Gubernio, iuxta legem impositam earum officinarum quae sunt in antiqua parte aedificii, quae non amplius inservit habitationi clericorum. Speratur aliqua compensatio ex alienatione cuiusdam terreni quod nomine ipsius Instituti acquisivit actualis em.mus Archiepiscopus. Ab alumnis solvitur pensio annua libellarum 480. Pauperibus subvenitur ab eodem Archiepiscopo, a quibusdam benefactoribus atque elemosynis Missarum binationis cum facultate S. Sedis. 84. Seminarii rector est D. Ioannes Jacono, canonicus Ecclesiae Cathedralis, qui in regimine coadiutorem habet presbyterum saecularem sub titulo ministri disciplinae. Proximo anno, si Deus dederit, nominabitur vicerector, qui erit etiam studiorum praefectus. Hi omnes studio commisso sibi muneri satisfaciunt, et alumnos in disciplina et pietate instituunt. 85. Habetur magister pietatis seu “director spiritualis� nempe R. P. Alessi, Societatis Iesu. Praeter ipsum datur sufficiens copia aliorum confessariorum [pag. 38]. 86. Adsunt duo deputati pro disciplina et quatuor pro oeconomia iuxta Concilium Tridentinum, a quibus Ordinarius consilium requirit in casibus a iure praescriptis. 87. In seminario convivunt magistri cursus theologici tantum. Ceteri morantur extra. Quoad eorum idoneitatem, pietatem et agendi rationem nihil est animadvertendum, quinimmo fere omnes laudibus sunt exornandi. 88. Alumni interni actu sunt 78, externi vero 48. Posteriores hi, qui causa paupertatis nequeunt solvere pensionem, licet noctu et paucis horis diei maneant domui suae familiae, nihilominus maiorem partem diei transigunt in seminario sub disciplina eorumdem superiorum, at distincte a ceteris clericis. Vehemens est autem desiderium ac studium, cum fieri possit, ut hic externatus supprimatur. Maxima cura est, ut isti ante sacram ordinationem per aliquod notabile tempus in seminario degant. Nunquam admittuntur pueri, qui ad statum ecclesiasticum certe non aspirent. Valetudinis causa tribus alumnis permittitur commorari in seminario Acis Regalis. In hoc nostro seminario habentur duo alumni dioecesis Calataieronis, unus dioecesis Acis Regalis, unus Pactensis et quatuor Nicosiensis dioecesis, cum ipsi Catanae propinquos habeant. Eorum admissio rite petita est aut concessa ab Ordinariis suis. 447
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89. Cum adhuc unum sit aedificium pro recipiendis omnibus clericis, necesse est aetate minores cum maioribus sub eodem tecto convivant. Dum vero huic incommodo vitando speratur fore ut nova in meliori loco aedificetur domus, debitae interim adhibentur, qua fieri potest, cautelae, ut seorsim hi ab illis et disciplina suae cuiusque aetatis propria instituantur. 90. Omni studio pietas et disciplina excoluntur in seminario, ad tramites regulae a Sancta Sede praescriptae. Alumni semel in [pag. 39] hebdomada ad tribunal poenitentiae et fere omnes quotidie ad communionem Eucaristicam accedunt. Item quotannis ante initium cursus studiorum, in domo rusticationis per octo integros dies omnes tum interni tum externi alumni spirituales exercitationes peragunt, iuxta methodum Divi Ignatii. Hinc eo tempore in silentio veritatibus aeternis meditandis unice incumbunt. Quo efficacius pietas, disciplina et studium foveatur, praeter praemiationes trimestres et annuas, ab em.mo Archiepiscopo praemium seu “borsaâ€? confertur libellarum 480 alumno cuiusque cursus qui princeps omnium pietate ac studio aestimetur. 91. Studia philosophiae tribus annis, et quatuor theologiae persolvuntur, iuxta S. Sedis praescriptiones. Magistri ac discipuli lingua latina utuntur et methodum sequuntur scolasticam ad mentem praecipue Divi Thomae. Textus theologiae dogmaticae sunt Pesch (compendium), theologiae moralis Noldin, et philosophiae Farges Barbedette. Praeter has disciplinas ius canonicum, patrologia, historia ecclesiastica, praecepta sacrae eloquentiae, Sacra Scriptura et lingua hebraica cum graeca biblica traduntur. Humaniora studia tum italica tum latina ita excoluntur, ut iuvenes pares sint examini subeundo ad licentiam Status consequendam. Omnes clerici in sacris coeremoniis et cantu liturgico accurate instituuntur. 92. Prohibentur alumni a lectione librorum et ephemeridum, quae licet innoxia, eos a suis studiis distraheret. Permittitur tantum ordinatis in sacris aliquando lectio periodici La CiviltĂ Cattolica. 93. Ordinarius saepe seminarium invisit et alumnos audit, ut de eorum in pietate et studiis profectu per se certior fiat. 94. In promotione ad Ordines haec servantur: adspirantium petitiones a rectore exceptae a moderatoribus singulis mature per- [pag. 40] penduntur, ut rectum iudicium de eorum pietate et idoneitate secreto ferant; postea, facto scrutinio, Ordinarius eas discutiens una cum eisdem, iudicium definitivum pronuntiat. Singulis sacris ordina448
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tionibus spirituales exercitationes praemittuntur per decem dies. Plerumque ob causas Ordinario bene visas ab interstitiorum lege dispensatur. Clerici, excepta dispensatione S. Sedis pro casibus particularibus et valde raris, titulo sacri patrimonii ordinantur. 95. Ab ultimo quinquennio nihil notatu dignum in seminario accidit. 96. Optima rusticationis domus adest, ubi omnes alumni feriarum tempore conveniunt, scilicet mensibus septembris et octobris. Facultas tantum conceditur, per decem dies iis gymnasii et licaei et triginta iis qui theologiae curriculum sequuntur, morandi apud suos. Tunc isti ponuntur sub cura et vigilantia respectivi Vicarii aut alicuius boni presbyteri, qui eos quotidie colligit ad Missam audiendam, ad actus pietatis exercendos, ad deambulandum, etc. Et in fine de eorum agendi ratione Ordinarium certiorem facit. 97. Em.mus Archiepicopus a suscepto dioecesis regimine curavit suis expensis, ut maioris spei clerici studia sequerentur in universitatibus almae Romae vel Lovanii, ibique gradus academicos assequerentur. 98. Nulli ante presbyteratum fuit adhuc concessa facultas publicas studiorum universitates civiles frequentandi. 99. Clerici ad rem militarem coacti Ordinario loci commendantur quo sunt perventuri et seminarii rectori. Post autem stipendia, antequam in seminarium revertantur, literae petuntur testimoniales de eorum vita honeste acta, et deinde mature probati ad sacros ordines evehuntur. 100. Firmissima hic viget regula non admittendi in seminarium [pag. 41] reiectos vel dimissos ab aliis seminariis vel ab Institutis religiosis. Art. II – De seminario interdioecesano seu regionali 101. Iam satis novit ista S. Congregatio, quid hucusque actum sit ad seminarium interdiocesanum pro regione Siciliae orientalis erigendum et quid acturum speratur, absoluto hoc immani bello, quod omnia subvertit10. 10
subvertit] sus deque vertit.
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Caput IX. De institutis religiosis virorum 102. Generatim religiosi vitam communem servant et unus vel alter, permittente S. Sede, in domo privata habitat. Habitu incedunt singuli propriae religionis. Sustentantur non absque tamen aliqua difficultate vel aere ad communitatem pertinente, vel elemosynis Missarum et fidelium oblationibus. Ex hiis bona fama gaudent Iesuitae, Salesiani, Presbyteri Missionum S. Vincentii a Paulo et Fratres Doctrinae christianae. At non item dici potest de omnibus qui ad ceteros ordines pertinent. Adsunt in Dioecesi tres in ordinibus maioribus constituti, qui quondam erant religiosi et nunc nulli Ecclesiae sunt addicti, quandoquidem a suis praepositis dimissi, quin antea benevolum Episcopum invenirent qui eos reciperet. Bona videtur esse eorum agendi ratio [pag. 42]. 103. Sunt qui sacris muneribus obeundis praedicationis et confessionis et cultus fovendi sive in suis ecclesiis sive extra sunt addicti, utili cum fructu et summa fidelium satisfactione ac laude. Sunt praeterea Salesiani ac Fratres doctrinae christianae, qui iuventuti edocendae et ad pietatem excolendae admodum et egregie adlaborant. Nemo eorum hucusque curam animarum in paroeciis sibi addictis exercet. At propositum est huius em.mi Archiepiscopi praeficiendi duabus novis paroeciis necessario erigendis in hac civitate, si Deus voluerit, Iesuitas ac Salesianos. 104. Adsunt quidem religiosi quaestuantes, nimirium Minores Observantes et “Cappuccini� qui opportuna S. Sedis decreta hac de re servant, ita ut nullum inconveniens in his hucusque acciderit. 105. Nullum habuit Archiepiscopus offendiculum in exercitio iurisdictionis sive suae, sive sibi a iure delegatae. 106. Nulla extat congregatio dioecesana.
Caput X. De institutis religiosis mulierum 107. Institutorum religiosorum hic existentium mulieres generatim sic se gerunt, ut fidelium sint maximo exemplo. Si aliquis aliquando abusus irrepserit, statim ab earum moderatricibus fuit eliminatus. Nullum est in hac dioecesi monasterium monialium quod Praelatis regularibus subiiciatur [pag. 43]. 450
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108. Circa clausuram, quae nunc in nostris monasteriis, ex facultate concessa ab Apostolica Sede, est episcopalis, servantur leges canonicae, uti vero fieri potest in locis qui subsunt iniuste potestati civili. 109. Paucorum monasteriorum, quae supersunt post leges eversivas, duo fere nihil habent quod administrent, exceptis pensionibus vitalitiis, quae persolvuntur a Gubernio. Hinc nullus est in iis novitiatus quo renovari possit communitas. Duo vero, licet habent exiguam summam quae servatur in arca dioecesana, non ea est quae permittat, ut novum ac suum habeant aedificium in quo tuto possint novae moniales admitti quae ibi maneant, extinctis veteribus professis a Gubernio recognitis. Habetur tantummodo monasterium S. Benedicti, cuius domus satis ampla abhinc paucis annis recuperata fuit ab em.mo Archiepiscopo. Ibi habetur nova communitas cuius redditus administrantur ab auctoritate ecclesiastica. Dotes, quas non omnes, sed nonnullae moniales solverunt, sunt investitae et administratae ab antistita. Haec tantum Ordinario tenetur rationem reddere suae administrationis. 110. In hoc postremo monasterio S. Benedicti, in qua vera est communitas, quoad confessionem servantur adamussim constitutiones et decreta apostolica. De singulis ceteris, in quibus duae vel una supersunt iam senescentes moniales, nihi est dicendum. 111. Religiosae quae vitae activae sunt addictae, vel inserviunt aegrotis in nosocomiis, ut Filiae charitatis, S. Annae, Parvae Sorores senium; vel puellis cuiusvis coetus christianae instituendis incumbunt, ut eaedem Filiae charitatis, S. Annae, Filiae S. Mariae Auxiliatricis et Sorores Patronatus S. Iosephi. Utrumque opus ipsae exercent bono spiritu, summa fidelium utilitate et Ecclesiae aedificatione [pag. 44]. 112. Non adsunt hic religiosae quae in privatorum domiciliis inserviant, vel quae sint quaestuantes, exceptis Parvis Sororibus. 113. Item non habentur instituta mere dioecesana.
Caput XI. De populo generatim 114. Ut iam principio huius relationis dictum est, quamvis hic populus servet fidem, in maiori tamen eiusdem parte, praesertim in hac civitate et apud viros, corrupti sunt mores et in his potissimum invalescunt vitia contra honestatem et blasphemiae. 451
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115. Plurimi quidem sunt in civitate, non autem in ceteris partibus dioecesis, qui dominicis et festis diebus minime se abstinent ab operibus servilibus et missam non audiunt. Inter alia dioecesis loca non adsunt differentiae notabiles quoad observantiam illius festivi praecepti. 116. Item dicendum est de praecepto abstinentiae et ieiunii et communionis paschalis. 117. Ab aliquo tempore notatur frequentior usus sacramentalis confessionis et S. Communionis, sed apud mulieres et pueros cuiusvis conditionis, minime vero apud viros. 118. Generatim parentes solliciti sunt, ut recens nati saltem infra hebdomadam baptismo abluantur. At sunt plures, praesertim in coetu civili qui plus minusve differunt: pauci vero qui negligant, ac rari qui prohibeant baptismum ministrari. 119. Multa sunt matrimonia mere civilia sive concubinatus [pag. 45], eaque maiori frequentia habentur in hac civitate quam in ceteris dioecesis locis, praesertim in parvis oppidis. Contra sanctitatem matrimonii duo vigent principales abusus, adulteria nempe et onanismus. 120. Rarissime apud nos contingunt matrimonia mixta, et si aliquando datur casus cum aliquo alienigena, fit ex legitima venia S. Sedis, sub conditione educandae prolis in catholica religione. 121. Generatim parum vel nihil curant filios suos, non solummodo in sinu familiae suae, sed etiam extra et maxime in scholis, christianis moribus instituere. 122. Fideles qui graviter decumbunt, fere omnes extrema sacramenta deposcunt. Pauca sunt quae celebrantur funera civilia; causa incredulitatis defuncti, vel associationis politicae et massonicae ad quam ille pertinebat. 123. In exercitio iurium politicorum et civilium pauci sunt qui ita agant et tales eligant, quo religioni et libertati Ecclesiae consulatur. 124. Habentur quidem Catanae sectae secretae massonicae, quae adseclas etiam recensent in aliquibus dioecesis civitatibus. Item extant aliae societates quae dicuntur socialistae, at revera ii qui illis nomen dederunt potius quam errorem, lucrum sequuntur. Hinc illae facile radicem figuunt et propagantur. Hic illic etiam habetur praxis spiritismi. Ut fideles ab iis avertantur haud paria et efficacia in promptu sunt remedia ob rerum ac temporum adiuncta in quibus 452
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miserrime versamur; proindeque profectus qui obtinetur non respondet necessitati, licet multa fiant conamina sive in exercitio ministerii ecclesiastici, sive in societatibus catholicis [pag. 46].
Caput XII. De iuventutis institutione et educatione 125. Generalis ratio institutionis et educationis filiorum in dioecesi iuxta usum legesque civiles ea est, ut illa subsit omnino ditioni Status, qui contra sacrum Ecclesiae et parentum catholicorum ius multa opponit christianae iuventutis educationi obstacula. Ad haec satis removenda exigeretur actio communis, constans et vere efficax omnium parentum totius nationis, qui naturale et inviolabile ius atque officium educandae prolis, prout debent, sibi fortiter vindicarent. Hic aliquid opponitur remedium, uti fieri potest, scholis privatis, quae pro pueris ac pro iuvenibus studentibus a religiosis utriusque sexus reguntur. 126. Post recentem legem, qua scholae publicae primordiorum, seu elementares auctoritati municipali fuerunt ereptae, noxiae illae generatim sunt, nisi ubi contingat ut boni sint magistri. Habentur in hac civitate scholae liberae, quae duo circiter millia alumnorum complectuntur. Hae pensionibus ipsorum alumnorum sustentantur, et Ordinarii vigilantiae et inspectioni subsunt. 127. Cum catholici minime hic cum acatholicis sint commixti, non datur locus huiusmodi communicationi puerorum in scholis. 128. Cum pueri et puellae generatim scholas publicas adeant, difficile penes nos remedium invenitur, quo fiat, ut iuventus a perversione et corruptione immunis reddatur. Ad hunc finem adhibentur aliqua cum utilitate piae associationes et oratoria festiva. 129. Scholae mediae vel superiores ad quas dioecesani confluere solent, cum pendeant ab auctoritate civili, communiter sunt hostiles catholicis veritatibus et doctrinis [pag. 47]. 130. Zelo praesertim salesianorum et quorumdan presbyterorum cleri saecularis, habentur quaedam opera sicut recreatoria, circuli, scholae catechisticae, oratoria serotina et festiva, ad sacram iuventutis institutionem et praeservationem. Deficientibus autem opibus, nec numerus nec fructus earum institutionum respondet necessitati temporum. 453
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Caput XIII. De piis sodalitatibus aliisque religiosis consociationibus 131. Adsunt utique Catanae et in Dioecesi plures sodalitates seu confraternitates aliaeque religiosae consociationes rite institutae. Sunt numero 200 circiter et generatim nomen a Sancto Patrono cui dedicantur accipiunt. Non desunt consociationes quae potissimum a S. Sede commendatae sunt, seu illae a SS.mo Sacramento, a Rosario, a doctrina christiana pro pueris et puellae in fide, pietate morumque integritate excolendis. 132. In ecclesiis paroecialibus habentur passim consociationes recentes praesertim puerorum a S. Aloysio et puellarum, quae Filiae Mariae nucupantur. In quibusdam ecclesiis religiosorum habentur tertiarii respectivi ordinis. Antiquae vero confraternitates fere omnes in propriis et distinctis ecclesiis existunt. Nuspiam autem sodalitates virorum erectae sunt in ecclesiis monialium [pag. 48]. 133. Novae piae consociationes omnes, iuxta canonicas leges, ab auctoritate ecclesiastica pendent. At non ita confraternitates antiquae, quae quoad administrationem bonorum temporalium ex veteri lege auctoritati civili subsunt. Hinc desciscentes a primitiva regula ac pietate, quae olim in iis vigebat, et facile se subtrahentes a vigilantia Episcopi, non modo nullum generatim fructum afferunt, sed saepe non levia gignunt incommoda. Ad aliquod huic malo adhibendum remedium, nuperrime in collationibus episcopalibus actum est. At omnes praesules agnoverunt id opus esse nimis arduum et multis difficultatibus plenum. 134. Adsunt tertiarii in saeculo viventes S. Francisci et nonnulli etiam S. Dominici. Generatim congregantur saepe, et bono sunt exemplo fidelium. 135. Sunt quidem confraternitates in quibus in fratres seu sodales recipiuntur etiam qui notorie addicti sunt societatibus politicis adversis religioni, aut qui inhonestae vitae sunt. Ad hoc malum omnino avertendum abolendae essent illae sodalitates et deinde ad vitam vere christianam revocandae. At, cum id fieri nequeat, pluribus obstantibus causis et praesertim lege civili et nostrorum temporum adversitate, quaedam indicta sunt remedia in recentioribus collationibus episcopalibus, ad removendum, quo fieri possit, illud malum [pag. 49].
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Caput XIV. De piis legatis et eleemosynarum collectionibus 136. Habentur in Dioecesi pia legata missarum, aliorumve religiosorum onerum, sed ex iis quae sunt antiquae fundationis pauca supersunt ob leges eversivas. Nova autem fundantur, quorum, tituli asservantur in arca dioecesana. De iisdem Curia indicem habet cum recentione onerum et indicatione reddituum. 137. Priora administrantur a quolibet rectore Ecclesiae vel capituli sub vigilantia commissionis dioecesanae, de qua iam superius dictum est. Posteriora administrantur secreto a commissione quae modis a S. Sede praecriptis custodit caute arcam dioecesanam. Id generatim fit fideliter et fructuose. 138. Uti potest constare Ordinario, missarum legatis aliisque obligationibus intra debitum tempus regulariter satisfit. Cum pauca sint relative, illa legata, raro vel numquam supersunt redditus tradendi Ordinario, qui potius debet extra dioecesim colligere eleemosynas missarum, ut hoc modo occurrat indigentiae plurimorum sacerdotum. Numquam contigit, ut de hac re aliquis presbyter ad officium revocari mereretur. 139. Fiunt et bono cum fructu in dioecesi collectiones eleemosynarum a S. Sede praescriptae pro communi Ecclesiae bono, ut pro Fidei propagatione et pro Sancta Infantia (quae prae ceteris insulae dioecesibus primum locum obtinent); pro redemptione captivorum, pro obolo S. Petri et pro Terra Sancta. 140. Fiunt etiam aliae collectiones pro ipsius dioecesis necessitatibus, ut pro doctrina christiana et pro bonis libris ac diariis diffundendis [pag. 50]. 141. Plures aliae usuveniunt collectiones eleemosynarum in dioecesi sive ad alendum plurium ecclesiarum cultum, sive ad subveniendum pauperibus maxime infirmis. Exceptis cappuccinis et parvis sororibus senium, necnon fratribus minoribus Terrae Sanctae, non sunt religiosi vel religiosae tot numero quaeritantes, ut nimium gravamen fidelibus afferre videantur.
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Caput XV. De operibus piis et socialibus 142. Hospitalia, orphanotrophia, brephotrophia aliaque caritatis instituta in dioecesi et praesertim in hac civitate fundata sunt. Licet fere omnia illa opera et studio cleri et piorum fidelium suam duxissent originem, pauca tamen supersunt, quae plene, etiam quoad bonorum administrationem, pendeant ab auctoritate ecclesiastica, iuxta S. Concilii Tridentini praescripta. Excepto uno vel altero, communiter inter membra commissionum earum habetur delegatus Episcopi. Hinc fit, ut ubique in iis cappellanus invenitur, qui curam et adsistentiam spiritualem libere potest exercere. 143. Adsunt in dioecesi opera illa, quae socialia dicuntur, quibus, dum consulitur bono morali et religioso fidelium, prospicitur etiam eorum temporali utilitati aut necessitati. Sunt proinde circuli pro iuventute catholica aut pro studiis peragendis, consociationes operariorum, agricolarum cum suis arcis nummariis vel mutuo subsidio [pag. 51]. 144. Generatim consociationes et opera ista socialia ac potissimum qui eis praesunt, debitam Ordinario et Summo Pontifici reverentiam praestant et in iis quae fidem, mores, et iustitiae leges attingunt S. Sedis directioni ac moderationi subsunt. 145. Quamvis maxima sit difficultas quae hic invenitur ob penuriam bonarum et idonearum personarum, cura quidem est, ut hisce consociationibus et operibus praeficiantur, qui non nomine tenus, sed corde et opere catholici sint. Cavetur etiam quatenus opus est, ut qui11 hisce consociationibus et operibus adscripti sunt, aut beneficia et subsidia ab iis nanciscuntur, a vitiis recedant, in fidei doctrina instituantur et christianam vitam ducant. At fatendum est desiderari maiorem in iis activitatem ad bonum religiosum et morale sociorum procurandum. 146. Cavetur ne in iis catholicis consociationibus connumerentur sectis secretis adscripti, increduli, impii vel religioni adversi, ne consociationes ipsae vel earum opera a recto fidei et iustitiae tramite abducere possint.
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qui] aggiunge nell’interlinea.
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Caput XVI. De editione et lectione librorum et diariorum 147. Publicatur quotidie in hac civitate diarium religioni noxium et factionis socialistarum valde diffusum in tota provincia. Non eduntur vero libri, illustrationes et alia diaria quae impia et obscena dici possint [pag. 52]. 148. At sunt quidem huiusmodi quae alibi produnt et late diffunduntur in hac dioecesi magno cum fidei et morum detrimento. Et sunt fere ea omnia quae in maioribus Italiae civitatibus publicantur. 149. Agitur a catholicis et praesertim ab animarum curatoribus et Sacerdotibus, ut libri et diaria obscena vel impia a dioecesi removeri possint. Sed tantae maleficae irrutioni impediendae desunt apta et efficacia instrumenta; et vane speratur auxilium et opera civilis auctoritatis. Cleri autem et maxime confessariorum cura est ut illi libri et diaria a catholicis familiis arceantur et a fidelibus non legantur. 150. Libris et diariis noxiis, alia opponuntur religiosa et honesta, sed ob defectum pecuniae et desidiam plurimorum impar est prae illis horum diffusio. Habetur diarium catholicum, quod editur Panormi: Il Corriere del Mattino, ephemeris nostra hebdomadaria, cui titulus L’Azione et praeterea tres ephemerides menstruae pro quibusdam piis societatibus, scilicet: La Madre Cristiana, Gesù nell’Eucaristia, L’Immacolata. Insuper diffunduntur folia pro Evangeliis Dominicae et illa quae produnt ab “Unione Popolare” necnon alia bona opuscula, quae alibi eduntur modico pretio et summa utilitate fidelium. His addenda est ephemeris, quae pro Clero bis in mense prodit sub titulo Bollettino Ecclesiastico.
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LII
1922 – Relazione dell’arcivescovo, card. Giuseppe Francica Nava, relativa al 2° quinquennio 1916-1920, scritta il 25 luglio 19221.
Relatio de statu Ecclesiae Catanensis. Pro secundo quinquennio {1916-1920} 1. Ordinarius huius Dioecesis est E.mus Card. Ioseph Francica Nava e dynastis Bontifè, natus Catanae anno 1846. Eiusdem Ecclesiae regimen suscepit die 18 martii 1895, dimisso titulo Archiepiscopi Heracleae. Electus fuit uti Episcopus titularis Alabandae die 9 augusti et consecratus tertia dominica octobris anni 1883. 2. Conditio religiosa et moralis huius Dioecesis, si generatim spectetur, ea est, ut, licet in maiori parte populi fides adhuc servetur, non ita tamen dici potest de integritate morum et de observantia praeceptorum, praesertim in sexu virorum et in ista civitate ob iam notas causas nostri iniquissimi temporis et ob nonnulla specialia adiuncta quae innuentur inferius. Ab ultimo quinquennio non videtur religionis haberi regressus.
Caput I. Generalia de statu materiali 3. a) Dioecesis Catanensis, ut nostra fert traditio validis innixa documentis, ab apostolico aevo originem ducit. S. Beryllus antiochenus primus Episcopus, fere anno quadragesimo quarto Catanam ab Apostolorum Principe creditur missus. Qua de re Episcopus Catanensis protoepiscopus appellatus fuit. Anno vero 1859 die 26 mensis septembris, per Pii Papae IX constitutionem, haec sedes archiepiscopalis facta est, nullos tamen suffraganeos habens et immediate Apostolicae Sedi subiecta est. Archiepiscopus utitur pallio [pag. 2]. Pro synodo debet adhaerere Metropolitano Messanensi. b) Dioecesis ad Siciliam orientalem spectat et a monte Aetna 1
Congr. Concist., Relat Dioec., 208.
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ad mare Ionicum extenditur. Fines habet dioecesis Acis Regalis, Nicosiae Herbitensis, et Syracusarum. Catana urbs episcopalis, caput est provinciae civilis, ubi adest Praefectus. Coeli temperies mitis est ac saluber. Lingua est itala. c) Ordinarius residet in aedibus archiepiscopalibus, quae sunt in urbe. d) Summa incolarum, iuxta novissimum censum anni 1921, numeratur 438.940 circiter. Oppida autem viginti tria. Incolarum maxima pars catholica est, nonnullis paucissimis exceptis protestantibus sic dictis evangelistis, iisque fere omnibus alienigenis. e) Numerus sacerdotum est circiter 305; clericorum et alumnorum seminarii est 100 in civitate, 72 in dioecesi (parva seminaria). f) Praeter capitulum cathedrale, habentur alia capitula collegiata, uti suo loco dicetur. g) Praenotandum, in nostra hac Dioecesi, generatim loquendo, non haberi paroecias proprie dictas. Hinc Archiepiscopus unicus appellatur parochus civitatis et Dioecesis. Ecclesiae, quibus inhaeret cura animarum, filiales dicuntur sub una ecclesia cathedrali. In oppidis tamen Bronte et Tribuscastaneis, ob vetera privilegia sunt veri parochi et verae paroeciae. Item paucis abhinc annis erectae sunt verae paroeciae, ut suo loco dicetur, in civitatibus Hadernionis, Paternionis et Albaevillae. In urbe sunt decem et octo filiales, quarum numero fidelium, maxima est illa SS. Cosmae et Damiani in qua fere 20.000 animarum, et minima filialis curata S. Clarae, quae octo circiter millia animarum habet [pag. 3]. In quoque oppido, cui praeest vicarius foraneus, unici parochi vices gerens, sunt una vel plures ecclesiae curatae iuxta eiusdem extensionem et numerum incolarum. In urbe adsunt 116 ecclesiae; in oppidis 217. Nullus locus celeberrimus. h) Habentur in Dioecesi instituta virorum religiosa. In urbe sunt communitates Eremitarum S. Augustini cum duobus religiosis; Capuccinorum cum octo; Fratrum Minorum cum tribus; Societatis Iesu cum septem; Presbyterorum Missionis S. Vincentii a Paulo cum quinque. Patruum Praedicatorum cum decem; Conventualium cum septem; Carmelitarun calceatorum cum sex. Praedicta instituta unam domum habent. Praeterea duae domus habentur Congregationis Salesianae cum quadraginta et uno presbyteris cumulative. Habentur demum religiosi laici, idest Fratrum Scholarum Christianarum, numero quinque, qui hospitio infantiae derelictae praesunt. In oppidis: quatuor domus 460
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Relationes dioecesium. Catanen. – 1922
Capuccinorum cum 16 religiosis cumulative; duae Fratrum Minorum cum sex; tres Congregationis Salesianae cum viginti quatuor. Ex his tribus domibus una habetur pro novitiatu. Novitii sunt 18. i) Adsunt etiam instituta religiosa mulierum. In urbe tres domus Ordinis S. Benedicti cum triginta sex claustralibus professis, ex quibus una iam redempta a civili gubernio numerat triginta tres moniales professas et duas novitias. Praeterea habentur novem domus Filiarum Charitatis Congregationis S. Vincentii a Paulo ad numerum nonaginta quinque; parvae Sorores senium pauperum numero viginti sex, quae unam domum possident; Filiae S. Annae numero undeviginti, tres domos habentes; Sorores Patrocinii S. Iosephi numero octo cum duabus domibus; sex Filiae Misericordiae; sex Sorores Bocconistae; Filiae S. Mariae Auxiliatricis in tribus domibus ad numerum quadraginta novem [pag. 4]. In reliquis partibus Dioecesis, iam extinctis tribus claustralibus professis Ordinis S. Benedicti in civitate Adernionis, habentur Filiae Mariae Auxiliatricis cum quinque domibus ad numerum viginti quatuor; Filiae S. Annae in duabus domibus et decem numerantur; tres Filiae Misericordiae in hospitio Mendicitatis Paternionis et tres Sorores Spiritus Sancti, vulgo “Zitine di Lucca”, in collegio puellarum Hadernionis. Insuper in urbe recenter tres aliae domus apertae sunt; quarum una Sororum Sacratissimi Cordis Tertii Ordinis S. Dominici; altera Ancillarum Cordis Iesu; tertia Sororum, vulgo “Dame del Sacro Cuore”. Caput II. De fide et cultu divino 4. Divinus cultus libere, exercetur in dioecesi. 5. Numerus ecclesiarum in singulis oppidis commode fidelium necessitati sufficit. 6. Ecclesiae illae et sacella publica satis instructa sunt iis quae ad fabricam ac supellectilem pertinent et generatim laudabilis habetur cura, ut eadem munda sint et decenter ornata. 7. In singulis ecclesiis inventarium omnium bonorun et supellectilium extat, quod tum in archivo cuiusvis ecclesiae, tum huius Curiae Archiepiscopalis servatur. Ad supellectiles quod spectat in sacristiis meliori modo quo possit generatim custodiuntur, ne morte rectoris, aut aliquo eventu, contingat, ut aliquid subtrahatur. 8. Post eruptionem lavium et teterrimum terraemotum, prae461
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sertim saeculi XVII, paucae admodum supersunt in hac dioecesi res et supellectiles vere pretiosae [pag. 5]. In ecclesia tantum cathedrali in eadem vetusta crypta optime ac solide constructa et portis ferreis tribus clavibus reserata adservatur ingens thesaurus gemmarum, quibus ornatur reliquiarium partis superioris corporis nostrae divae Patronae Agathae Virginis et Martyris Catanensis. Iste thesaurus, qui paucis ante annis meliori ordine fuit dispositus, tum materia tum arte et antiquitate maximi aestimatur pretii. Extant quoque in alia vetusta et solidissima crypta eiusdem ecclesiae cathedralis antiqui nonnulli codices alicuius momenti, non anteriores tamen saeculo XI, qui referuntur praesertim ad donationes a Rogerio Rege eiusdemque successoribus huic Ecclesiae factas. Tum praedicti thesauri tum codicum habetur inventarium in Archivo Capituli et Curiae. In aliis ecclesiis civitatis et Dioecesis ob dictas causas haud inveniuntur res et supellectiles magni pretii, nisi excipias quasdam picturas et vasa sacra aurea et argentea in hoc templo S. Nicolai et codices quosdam in bibliotheca adnexi monasterii Cassinensium, quod iam in manu est huius municipii. Hic illic in Dioecesi admirantur picturae vel vestimenta sacra serica alicuius notae, ut tabula picta S. Catherinae V. M. in ecclesia principaliori oppidi Pedarae, tricticum flamingum in ecclesia S. Nicolai oppidi Monasterii Albi et policticum in ecclesia principaliori civitatis Hadernionis. Cautum severe est, ne quid vel tenue, sed ratione materiae, artis vel antiquitatis pretiosum, sine licentia S. Sedis et iudicio peritorum venumdetur. 9. Singulis diebus, mane et vespere horis opportunioribus sunt ubique ecclesiae quae patent fidelibus. 10. Dum Sacra peraguntur ita fidelibus illae patent, ut quilibet vel pauperrimus absque gravamine vel rubore libere ingredi ibique adstare valeat. 11. Nunquam ecclesiae vel sacella ad aliquem profanum usum [pag. 6], ad academicos coetus, musicos concentus aliaque id genus adhibentur; excepto tempore belli, quo lex civilis adigit ad tolerandum pro habitatione necessaria militum. 12. In omnibus ecclesiis et sacellis, in quibus SS.ma Eucharistia asservatur, conditiones a iure requisitae ad conservationem eiusdem SS. Sacramenti accurate generatim servantur, et cura est specialis ut altare SS. Sacramenti cultu, munditie et ornatu emineat. 462
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13. Poenitentiae tribunalia collocata sunt ubique in patenti ecclesiae loco et cratibus instructa, iuxta canonicas leges. 14. Sacrae reliquiae Sanctorum in ecclesiis et sacellis generatim custodiuntur in thecis cum sigillo et documento autenticatis, repositis in armariolis decentibus. In visitatione Ordinarius vetavit ne venerationi fidelium exponantur reliquiae, nisi sint sigillo munitae cum documento authenticitatis. Si unum vel aliud desit suppletur ubi constat de legitima et publica traditione. Ad hoc examen instituendum deputatus est caerimoniarius Archiepiscopi. In quibusdam autem ecclesiis sunt reliquiae parieti sub cristallo affixae, praesertim circa effigiem Crucifixi, quarum nullum extat documentum, nec facile fieri potest inspectio. Ceterum non sunt illae expositae proprie venerationi fidelium, neque auferri possint, quin nocumentum aut scandalum afferatur. Ignoratur utrum penes privatas personas reliquiae insignes serventur. 15. Licet in cultum divinum, Sanctorum venerationem aliasque sacras functiones multi abusus a diuturno tempore in hanc dioecesim, sicut in universam nostram regionem, irrepserint, tamen auctoritas ecclesiastica omni studio adnititur eos corrigere et ad normam legum liturgicarum conformare. Isti abusus sunt, exempli gratia, ingressus in ecclesiam concentuum musicalium vulgo “bande�, quae saepe processiones comitantur exequentes musicas profanas; delatio reliquiarum [pag. 7] Sanctorum sub baldachino; executio musicae profanae in sacris functionibus et ingressus laicorum in presbyteria. Ad eos prudenter et efficaciter extirpandos adhibetur in primis institutio legum liturgicarum, quas discunt clerici in seminario et sacerdotes in collectionibus quae fiunt quolibet mense; assidua persuasio qua inducitur populus fidelis ad acceptandam correctionem, et potissimum substitutio alicuius rei quae simul sit ritui conformis, ad pietatem animos moveat et alliciat, quin suppressio veteris consuetudinis communiter sentiatur. Ad id valde conducit studium quo plurimi sacerdotes paucis abhinc annis connituntur ut, iuxta motum proprium a sanctae memoriae Pii Papae X, populus partem sumat activam in sacris functionibus. Generatim lingua et cantus iuxta S. Sedis decreta adhibentur, opera praesertim iuvenis cleri. 16. Serpent quidem graves errores contra fidem inter quasdam populi partes, praesertim iuventutis et coetus civilis. Causae potissimae sunt associationes maximeque scholae perversae. At, ut huic malo satis occurratur, defectu personarum, pecuniae et plenae libertatis, 463
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parum, proh dolor! fieri potest, licet multi adhibeantur nisus. Nemo vero e clero est qui istis erroribus sit infectus. 17. Consilium vigilantiae et officium censorum est institutum, statim atque iussum fuit ab Apostolica Sede. Hoc consilium constituunt: em.us Cardinalis Archiepiscopus, ecc.mus Aemilius Ferrais, Episcopus Auxiliaris, Iosephus can. D’Agata, Salvator can. Fazio, ill.mus ac rev.mus Ioannes Licitri, Ioannes doct. Maugeri, Ioannes can. poenitentiarius Jacono, Salvator can. Nicolosi, Salvator can. Romeo, Alphius can. Iatrini, Ioannes Baptista doct. Puleo, Vincentius doct. Portaro, D. Ioannes Minguzzi, inspector piae congregationis Salesianae, Fr. Thomas Mirone O. P., Salvator praepositus Petronio Russo ab Hadrano, Caietanus praepositus Savasta a Paternione, Vitus praepositus Piccione ab Albavilla. Diligenter ipsi sua munera complent et laudabili fructu [pag. 8].
Caput III. De iis quae ad Ordinarium pertinent 18. Si spectetur amplissima donatio facta a Rogerio Rege saec. huic Sedi episcopali, huius mensae reditus esse deberent pingues. At decursu temporis, tum incuria hominum, tum rapacitate multorum, plura bona fuerunt praescriptione amissa, et praeterea quae supersunt a potestate civili tot oneribus sunt gravata, praesertim nostra infensissima aetate, ut fructus liquidi, quos potest reapse percipere Ordinarius, minime sufficiunt gravibus huius dioeceseos necessitatibus satisfaciendis. Bona quae nunc manent constant: 1° terris fere omnibus sterilibus in eminentiori regione montis Aetnae positis, in quibus nivis collectio non parum afferret emolumenti, nisi maxime obstaret difficultas vehendi huiusmodi mercem. Praeterea obstat venditio glaciei artificialis, quae potest viliori pretio offerri. 2° canonibus emphiteuticis qui a Gubernio et a multis privatis possessoribus solvuntur super praedia, quorum dominium directum pertinet ad hanc mensam. Reditus nudus liquidus nunc esset 24.000 libellarum. At revera propter necessarias expensas administrationis, pensionum etc. causa, parum, ut dixi, restat. Nullo aere alieno gravatur haec mensa erga homines privatos, nisi erga oeconomum generalem, cui, post conclusam trasactionem, traditi sunt tituli publici reditus 10.000 circa libellarum ad extinctionem debiti, que fiet anno 1925. Eorum bonoXI
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rum admnistratio geritur a procuratore Ioanne Deodati canonico huius ecclesiae cathedralis, qui in suo officio a presbytero Francisco Auteri et a laico Archangelo Ferrara adiuvatur. Methodus adhibetur quae in usu est in publicis administrationibus. Ab auctoritate civili pendet dumtaxat in iis quae sunt a lege praescripta, et seorsim geritur a ceteris dioecesis vel piorum operum bonis et proventibus [pag. 9]. 19. Adest domus satis ampla et recenter instaurata Ordinario propria, prope ecclesiam cathedralem, ad quam interius acceditur. Illae aedes ita sunt instructae, ut omni dignitati incolentis Episcopi congruat, quin aliquid luxum profanum redoleat. 20. Praesens Ordinarius cum duobus presbyteris habitat, quorum alter D. Ioannes Licitri praelatus domesticus Sanctitatis Suae a secretis, alter qui curae domesticae et viris inservientibus praeest. Vitae ratio eiusdem ea est quam exigit suum officium. Summo mane surgit, exercitio meditationis vacat, sacrum facit, quo peracto, et horis canonicis recitatis, cum secretario de negotiis dioecesis pertractat, ac deinde usque ad horam unam post meridiem personas recipit quae eum adeunt. Tum cum suis presbyteris et Episcopo Auxiliari et saepe etiam cum aliis ecclesiasticis hospitibus refectionem sumit. Simul omnes visitationem Sanctissimi Sacramenti in sacello archiepiscopali faciunt. Post brevem collocutionem cum eodem Auxiliari, Ordinarius parumper quiescit et, recitatis vesperis, si sui officii negotia patiantur, exit ad deambulandum, ita tamen ut statim post solis occasum domum redeat, ut horas canonicas matutinas anticipet et se applicet studio ad ea quae suum ministerium attingunt. Denique cum suis domesticis, recitata piaculari oratione SS. Rosarii in praedicto sacello, coenam cum illis sumit et it cubitum. Aliquando in hebdomade in suam familiarem domum Catanae se recipit, ut quietius ac commodius sui sacri muneris negotiis maioris momenti incumbat. 21. Tamquam Romanae Ecclesiae Cardinalis actualis Archiepiscopus addictus est Sacris Congregationibus Concilii, Indicis, Caerimonialis, Seminariorum et Studiorum. Ab Apostolica Sede instructus est sequentibus facultatibus specialibus: circa compositiones, onera missarum, iuramentum suppletorium, adimplementum praecepti paschalis anticipatum, binationem ob penuriam sacerdotum, reductionem canonum enphiteuticorum, eorumque condonationem, dispensationes super impedimenta matrimonialia, habita [pag. 10] ratione privilegii ex bulla Multis gravissimis etc. 465
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22. Semper residit Catanae, a qua abest tantum per mensem post quadragesimam vel tempore autumnali rusticationis causa in villa propria quae est in ipsa dioecesi, cuius negotia pertractanda minime intermittit. Abscessit aliquando a sua sede vel ut peteret Romam, vel ut ad celebranda comitia episcopalia, seu conferentias, quae locum habent quolibet biennio. 23. Pluries in anno sive in cathedrali templo, sive alibi, sacris functionibus solet interesse et in principalioribus solemnitatibus scilicet Epiphaniae, Paschae, Pentecostes, B. V. Assumptionis, Omnium Sanctorum et Nativitatis Domini. 24. Praeter homilias in Missis Pontificalibus Pentecostes et Omnium Sanctorum, aliis concionibus, data occasione, solet clerum et populum instruere. Item literas pastorales in quadragesima et cum datur opportunitas evulgat. Si a praedicando sit aliquando impeditus, supplet Episcopus Auxiliaris. Ceterum verbum Dei frequenter in omnibus potioribus ecclesiis annuntiatur a sacerdotibus facultatem habentibus. 25. Iuxta synodum dioecesanum tres tantum casus habentur in dioecesi reservati, scilicet: a) neglectus ab anno in adimplendis oneribus missarum aliisque pietatis et cultus dispositionibus, exequutoris conscientiae commissis, b) periurium in iudicio cum gravi alterius damno, c) adsistentia, etiam passiva tantum, spectaculis sive publicis sive privatis, in quibus quocumque modo daemones vel defunctorum animae evocantur. Ab his casibus, praeter Archiepiscopus et quos specialiter ipse deputat, absolvere possunt vicarius generalis cum facultate alios quoque subdelegandi, canonicus poenitentiarius, vicarii foranei et toto tempore paschali etiam parochi et curatores animarum. 26. Fere quotidie in aedibus episcopalibus administratur sacramentum confirmationis et praeterea in quibusdam solemnitatibus [pag. 11], praesertim diei Pentecostes, collectis simul in loco sacro pluribus pueris. In huius sacramenti collatione regula haec servatur, ut solum admittantur pueri qui ad aetatem discretionis pervenerint, principales veritates christianae fidei didicerint et confessionem peregerint, exhibito de hoc testimonio scripto proprii curati. Ante illam aetatem pueruli non admittuntur, nisi gravi morbo laborent. At haec regula non facile servari potest iuxta rigorem. Item indulgentia quaedam est nonnunquam adhibenda in admittendis patrinis, licet pro his exigatur attestatio curati. 466
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27. Ipse per se, vel, si impeditus, per Episcopum Auxiliarem, confert sacros Ordines. In hoc maximo negotio, quantum in se est, studuit dioecesim locupletare idoneorum sacerdotum copia et sartum tutumque servavit Concilii Tridentini praescriptum non promovendi eos qui non essent necessarii vel utiles ecclesiae pro qua assumuntur. 28. Ipse per se et semel per Episcopum Auxiliarem quinque hucusque vicibus totam potuit lustrare dioecesim ad visitationem pastoralem peragendam, ita ut singularum paroeciarum certam sibi potuit notitiam comparare. Praeter ea quae pertinent ad divinum cultum, populi mores, religiosam puerorum et adolescentium institutionem, legatorum satisfactionem, visitationem quam vocant personalem cleri peregit, singulos audiendo, ut cognosceret quae esset eorum vitae ratio, qui spiritus precum, quod studium procurandae animarum salutis, necnon ut monitiones aut consilia opportuna singulis praeberet. 29. Curavit, prout suum postulat officium, ut Conciliorum et Sanctae Sedis leges et praeceptiones in dioecesi non modo nota fierent, verum etiam ab omnibus servarentur. 30. Anno 1918, post editum Codicem Iuris Canonici, celebrata est synodus dioecesana, quae nostri temporis necessitatibus et adiunctis responderet. 31. Cum honoris tantum gratia Archiepiscopali titulo decoraretur, nullos sibi obnoxios habens Episcopos suffraganeos, hinc minime [pag. 12] potuit concilium cogere provinciale, quod nunquam ceterum celebratum est in provinciis ecclesiasticis huius nostrae siculae regionis. Singulis attamen biennis post dominicam in Albis praefuit collationibus seu conferentiis episcopalibus, quae paucis abhinc annis in santuario S. Mariae a Tyndaris in Dioecesi Pactensi celebrantur. Exemplar eorum, quae communi consilio conclusa sunt in postremis proximis conferentiis, ad Sanctam Sedem transmissum est. 32. Bene se semper habuit cum civili loci auctoritate, licet non leves difficultates sit aliquando expertus ex parte huius municipii socialistarum. Deo adiuvante, episcopalem dignitatem et iurisdictionem sartam tectam servare potuit, ita ut nullum detrimentum libertati et immunitati Ecclesiae aut dedecus statui ecclesiastico contigit.
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Caput IV. De curia dioecesana 33. Vicarius generalis est D. Aemilius Ferrais, Episcopus titularis Lystrensis, huius em.mi Archiepiscopi Ausiliaris, in sacra theologia et in iure canonico doctor. Curia dioecesana constat cancellario, crchivario, qui, cancellario absente, eius vices gerit, actuario, archivarii adiutore, et adsistente extraordinario. 34. Adsunt octo examinatores synodales et unus prosynodalis. 35. Adest tribunal ecclesiasticum cum suis administris rite constitutum, cum praeside nempe, tribus adsessoribus, defensore et notario. 36. Curia dioecesana aedes proprias, prope illas quae sunt Archiepiscopi, convenienter instructas habet, cum tabulario, in quo pars documentorum tuto ac seorsim ab aliis documentis custoditur. Archivum est bene ordinatum. 37. Taxa in usu pro actis curiae rependendis statuta fuit recenter inter dioeceses Siciliae orientalis, scilicet Catanensis [pag. 13], Messanensis, Jacensis, Pactensis, Nicosiensis et Praelaturae S. Luciae. Approbata fuit ad quinquennium a S. C. Concilii die 22 iunii praeteriti anni. 38. Non fiunt querelae, saltem iustae et ab honestis personis, ob curiae taxas, quae tenues sunt, et ab omnibus solvi possunt. Quinimo pro vere pauperibus acta gratis omnino expenduntur. Quare si in re matrimoniali concubinatus, aut alia mala accidunt, non ex taxarum gravitate seu ex rigore exactionis, sed ex temporum pravitate oriuntur. Earumdem proventus officialibus, stipendio pro muneris dignitate statuto, singulis mensibus erogatur. Si quid superest, mensibus minoris proventus erogantur. 39. Ad taxarum proventum accedit huius mensae archiepiscopalis annua solutio libellarum 1.275, quae ad officialium stipendium aliasque expensas erogatur.
Caput V. De clero generatim 40. Huius cleri mores generatim sunt boni, sufficiens cultus ac doctrina et, si non in omnibus sacerdotibus, in multis tamen fervens admiratur studium aeternae salutis animarum atque vera pietas. Quare laudanda est erga suum Ordinarium Summumque Pontificem obe468
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dientia et reverentia. Inter eosdem sacerdotes concordia, coniunctio, caritas mutua viget, quamvis in nonnullis paroeciis dissidia facile oriuntur, praesertim inter senes et iuvenes. 41. Vestis talaris semper et ubique adhibetur a clero, quin scandala et dicteria sint notanda in hac re de forma et decentia habitus. 42. Generatim sacerdotes in Missae celebratione praeparationem et gratiarum actionem peragunt; sunt multi qui serotinae visitationi SS.mi Sacramenti sunt assueti et hebdomadarie ad poenitentiae sacramentum solent accedere. Sed sunt qui non eadem frequentia exemplum praebent fidelibus, non obstante superioris exhortatione [pag. 14]. 43. Quolibet biennio omnes sacerdotes post Pascha ad spirituales exercitationes per hebdomatem in domum rusticationis propriam seminarii simul conveniunt. Adest semper Ordinarius, qui libenter hanc arripit opportunitatem suis cooperatoribus monita paterna dirigendi sive in communi, sive, cum opus sit, in particulari. Ecclesiastici qui eo tempore sunt aliqua iusta causa impediti, tenentur supplere infra annum vel sequentes spirituales exercitationes in finitima dioecesi, vel in aliquo conventu religioso, vel saltem domi, si nequeant ab hac discedere. 44. Collationes seu conferentiae ecclesiasticae de quaestionibus moralibus et liturgicis fiunt semel in mense coram Archiepiscopo, excepto tempore autumnali. Peractis precibus, legitur antea per breve temporis spatium liber de officiis et vita sacerdotum. Magister theologiae moralis seminarii moderatur discussionem casuum conscientiae, quos ipse proposuerat. Sortiuntur duo ecclesiastici qui italico vel latino sermone legunt solutionem casuum, quam dat denique ipse magister, post aliquam disceptationem inter praesentes. Item fit de solutione casus liturgici, in quo auditur etiam sententia caeremoniarii Archiepiscopi. Concluditur sessio precibus et gratiarum actione. In ingressu adest censor qui notat intervenientes. 45. Cura est Ordinarii de iunioribus sacerdotibus, ut, postquam sacerdotio sunt initiati, studia ne deserant, neque tantum consilio et exhortatione, verum etiam iussu obligat eos, ut per quatuor annos de re theologica examen subeant, prout statutum est communiter pro ceteris dioecesibus in nostris conferentiis episcopalibus. Aliud examen exigitur ad conferendas facultates audiendi confessiones et praedicandi. Ut iidem pietati adhuc proficiant, praeter dictas exerci469
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tationes spirituales, iuvat plurimum pia associatio Unionis Apostolicae, ad quam fere omnes iuniores pertinent. 46. Defectu specialium redituum non extat adhuc domus aliqua in qua recipiantur et debita caritate sustententur sacerdotes emeriti [pag. 15] qui infirmi et pauperes sint. Habentur autem duae piae societates mutui auxilii cum aliquibus reditibus, quae sociis subveniunt in casu infirmae valetudinis. 47. Pauci sunt hic sacerdotes qui, quamvis viribus et iuvenili aetate polleant, absolute tamen otiose vivant. Causa est in iis defectus pietatis et zeli, nec facilis est modus eisdem consulendi, quum fere desint in hac dioecesi officia quibus non sit cura animarum adnexa. 48. Nullus est de clero qui, saltem publice, rebus politicis et factionibus civilibus immodice se immisceat, cum offensione aliorum et spiritualis ministerii detrimento. Fuere aliquando qui inexperientia et iuvenili ardore permoti haud prudenter se gesserunt in actione catholica, praesertim tempore electionum. Sperandum autem est fore ut, data monitione et meliori ordine redacto regimine eorum qui praesunt eidem actioni catholicae, intra iustos limites contineantur. In nostra dioecesi non sunt catholici variorum rituum aut diversae linguae, ac proinde nullae ex hoc capite dissensiones in clero et aemulationes esse possunt. 49. Sunt quidem octo sacerdotes, (uti summo moerore fatendum est) quorum sex in publicis scholis docent, quique, habitu clericali dimisso, vitam inhonestam agunt. Unus vel alter est, cui imputatur aliud crimen post ultimam relationem dioecesanam patratum. Tametsi aliqua oboriatur suspicio, an sit in hoc clero qui violet legem de observandis et vitandis in satisfactione missarum manualium, nihil tamen constat Ordinario. Generatim cavent sacerdotes nedum a libris, sed etiam a diariis irreligiosis vel impiis legendis, et ubi gravis et legitima causa intercedat, dispensationem petunt ab auctoritate ecclesiastica. Generatim dico, nam sunt fortasse qui facile mala diaria curiositatis causa legunt. 50. Ad salutarem lapsorum correctionem, si nihil profuit monitio [pag. 16] contra eos lata est poena suspensionis a divinis, cum lege se recipiendi in aliquam domum religiosam, in qua spiritualia exercitia sequantur ad emendationem anteactae vitae et scandali reparationem. In ultimo quinquennio tribus vicibus irrogata est suspensio. Regula quae in hac re adhibetur haec est: ut illa poena non infligatur, ni470
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si certo constet crimen, saltem ex secreta depositione duorum testium fide dignorum. Plerumque huiusmodi crimen, de quo accusatio pervenit ad aures Ordinarii, est contra bonos mores. At malignitas temporum et indoles huius populi consulunt, ut non facile adhibeatur fides accusationibus, sed pedetentim procedatur in hac materia et oculata indagine adhibita. 51. Exceptis ecclesiasticis qui pertinent ad capitulum cathedrale, ceteri fere omnes generatim sive ex eleemosynis missarum, quae maiori ex parte ex aliis regionibus recipiuntur, sive ex aliis ministeriis spiritualibus proventibus aut ex beneficiis ecclesiasticis, vix habent quo honeste vivere possint.
Caput VI. De capitulis 52. In urbe Catana adest cathedrale canonicorum capitulum. Quinque constat dignitatibus: prioratu scilicet, cantoria, decanatu, thesauraria, et archidiaconatu. Canonici sunt septem, inter quos theologus et poenitentiarius, quorum officia ab actuali Archiepiscopo, iuxta sacros canones, sunt instituta. 53. Canonici et dignitates ab Archiepiscopo eliguntur per facultatem ipsi a Pio Papa V concessam bulla Hodie a Nobis anno 1568. Provisio vero theologi et poenitentiarii officiorum fit per concursum, iuxta constitutionem Benedicti Papae XIII Sacramentum Poenitentiae. 54. Singuli menstrua praebenda fruuntur, quae maior aut minor esse potest, prout bonorum reditus augentur vel minuuntur. Nunc temporis triginta et ducentas libellas attingit. Haec regimine massae [pag. 17] communis administratur, praeter quam et altera habetur, quae de Archiepiscopi mensa erogatur pro distributionibus quotidianis. Pro missa conventuali, pro fabrica et cultu ecclesiae non tenetur aere suo administratio capituli. 55. Capitulum suas habet constitutiones ab anno 1752 legitime approbatas easque fideliter servat. 56. Quotidianum est chorale servitium tam pro recitatione divini officii, quam pro missae conventualis celebratione, quae singulis diebus cantatur. Capitulares tamen alternis vicibus per hebdomadam ad servitium chorale tenentur ex immemoriali consuetudine: exceptis diebus dominicis et festis etiam abolitis, quibus omnes interveniunt. 471
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57. Non adsunt canonici honorarii. 58. Cum adsit cathedrale capitulum, non habetur consultorum collegium. 59. Generatim canonici multa gaudent existimatione in dioecesi et maxima est inter eos et cum Ordinario praesertim ab aliquo tempore concordia. 60. Licet id raro contingat, non amittit Archiepiscopus eos rite convocare, ut in negotiis maioris momenti consilium vel consensum, iuxta sacros canones requirat. 61. Sede vacante capitulum ad vicarii capitularis electionem libere procedit. 62. Alia habentur in dioecesi canonicorum capitula, nimirurum: 1) Capitulum regiae et insignis collegiatae Ecclesiae catanensis, sub titulo S. Mariae de Eleemosyna, ab Eugenio Papa IV, motu proprio, anno 1446 erectum. Quatuor constat dignitatibus, scilicet: praepositi, thesaurarii, cantoris et decani. Canonici vero per reductionis rescriptum S. Sedis die 28 martii 1910, sunt octo, cum olim duodeviginti fuerint. Anno 1919 actualis Archiepiscopus instituit officium canonici theologi, illudque per concursum contulit. Non habetur canonici poenitentiarii officium; at desiderium est Ordinarii id opportuniori tempore instituere. Singuli canonici et dignitates annua [pag. 18] sed parvula praebenda fruuntur. Habetur tamen et alia praebenda quibusdam stallis assignata. Praepositus enim annua praebenda fruitur libellarum 337,75. Thesaurarius circiter libellarum 90, plus minusque, prout aestimatur frumenti quantitas, quae iuxta mensuram siculam est ÂŤuna salma e quattro tumuli di lordoÂť. Cantor libellarum 8,65. Decanus libellarum 359,40. Primus canonicus lib. 75,50. In ea viget, communis massae regimen. Adest etiam alia communis massa, circiter libellarum 2.000, pro distributionibus iuxta servitium chorale, et haec distincte administratur ab altera massa expensis fabricae et cultus assignata. Missa conventualis a distributione sumitur. Servitium chorale, iuxta fundationem, quotidianum non est. Habetur diebus dominicis, festis de praecepto et abolitis, diebus octavarum festi SS. Corporis Christi et Immaculatae Conceptionis B. M. V. necnon Adventus et Quadragesimae, non exceptis aliis solemnitatibus fundatis. Capitulum ab anno 1796 suas habet constitutiones et eas servat. Non adsunt canonici honorarii. Canonici bona gaudent existimatione, et non semper inter nonnullos eorum manet perfecta concordia. 472
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2) Praeterea habetur capitulum civitatis Adernionis sub titulo S. Mariae Assumptae, ab episcopo Francisco Caraffa anno 1690 erectum. Quatuor constat dignitatibus, nimirum: praepositura, cantoria, decanatu et thesauraria et octo canonicis. Olim, iuxta fundationem, canonici duodecim erant. Inter canonicos habetur theologus, cuius officium ad mentem sacrorum canonum ab actuali Ordinario anno 1907 institutum, per concursum, ut in cathedrali, confertur. Praepositi quoque et cantoris electio, iuxta fundationem, fit per concursum. Pro ceteris dignitatibus et canonicis infra octiduum a die vacationis, capitulum tres candidatos praesentat, quibus diebus inutiliter transactis, hoc ius praesentandi amittit, et ius nominandi devolvitur in Episcopum. Capitulares praebenda fruuntur. Singulae dignitates libellis 114, singuli vero canonici libellis 106. Quoad servitium chorale illud desumi potest a decreto em.mi Archiepiscopi, dato die 3 decembris anno 1910, nomine S. C. [pag. 19] Concilii: «L’intiero asse in L. 3.866,75 delle rendite ordinarie del capitolo sarà diviso così: una parte per costituzione di una messa quotidiana da celebrarsi dai capitolari nella Chiesa Madre per tutti i benefattori del capitolo e di un’altra da celebrarsi all’alba tutte le domeniche e feste di precetto per gli stessi benefattori. La somma rimanente sarà divisa in due metà: con una si costituiranno le prebende, con l’altra il fondo delle distribuzioni per la recita dell’ufficio in coro. La recita dell’ufficio in coro va così stabilita: a) ore canoniche, prima, terza, sesta, nona nei giorni di mercoledì e sabato di ogni settimana coll’alternativa, domeniche, feste di precetto e nel giorno de’ morti. b) Vespero e compieta il sabato di ogni settimana, la vigilia dell’Assunta, di S. Vincenzo M. patrono della città, l’ottavario del Corpus Domini, il giorno di Tutti i Santi e novena di Natale. c) Mattutino e lodi la notte di Natale, la Settimana Santa (Tenebre), la domenica di Pasqua ed il giorno dei Morti l’ufficio dei Defunti». Capitulum a die fundationis 1 februarii anno 1690 suas habet constitutiones, quas fideliter servat. Non adsunt canonici honorarii. Licet generatim boni essent mores canonicorum, ratione tamen diuturni conflictus inter eos et illum praepositum, non parum ii amiserunt existimationis et auctoritatis apud populum. Illi controversiae imposuit denique finem decisio istius S. Congregationis Concilii anno 1910. 3) Habetur praeterea capitulum Albaevillae sub titolo S. Mariae Eleemosynae die {26 septembris} 1746 ab Episcopo Petro Gallet473
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ti erectum. Quatuor constat dignitatibus: praepositura, cantoria, thesauraria et decanatu cum septem canonicis. Iuxta fundationem olim tres erant dignitates et duodecim canonici. Electio praepositi fit per ternam a capitulo exhibitam Archiepiscopo. Pro ceteris dignitatibus et canonicis infra octiduum a die vacationis capitulum tres candidatos praesentat. Si infra id tempus nulla facta sit a capitulo praesentatio, ad Archiepiscopum nominandi [pag. 20] ius devolvitur. A praedicto Praesule Petro Galletti in decreto fundationis tributa est non modo dignitatibus et canonicis, verum etiam mansionariis curam actualem animarum, quam indiscriminatim exercerent, nullo unquam vicario designato. Inter eos tamen per singulas hebdomadas, ad delegationem administrandi sacramenta estraneis presbyteris tribuendam, unus erat qui hoc officio fungebatur, titulo parochi hebdomadarii. Cum haec ratio animarum cura exercendi absona omnino et evidenter opposita Codici Iuris Canonici visa est, Archiepiscopus suo decreto 2 augusti 1920 eam immutandam esse censuit, tribuens soli praeposito capituli curam animarum, qui ob amplitudinem populi illius paroeciae a pluribus vicariis cooperatoribus adiuvatur. Hoc decretum auctoritate Benedicti XV a S. C. Concilii probatum est. Contra illud plures canonici collegiatae recursum fecerunt apud tribunal Sacrae Rotae quod, ut erat expectandum, illum reiecit. Cum autem eandem sortem experti sint non semel sed iterum apud istam Concilii Congregationem, pertinaci consilio ad eiusdem Ordinis plenariam sessionem appellationem adhibuerunt. Sperandum fore, ut pro bono paroeciae de qua agitur, proferatur sententia qua iis canonicis silentium imponat. Olim singulae dignitates et canonici praebendam habebant unciarum sex (libellarum 76,50). Nunc autem, post eversivas leges exiguis distributionibus tantum fruuntur, quarum summa actualis Archiepiscopus auxit ad 2.000 libellas pro recitatione horarum canonicarum et sacris functionibus, quae in principalioribus anni festivitatibus locum habent. Bona existimatione apud populum omnes generatim gaudent et diligenter sacro ministerio funguntur. 4) Habetur item capitulum collegiatae in civitate Paternionis sub titulo S. Mariae de Alto ab Episcopo Michaelangelo Bonadies anno 1670 erectum. Capitulum quatuor dignitatibus constat: praepositura nempe, cantoria, thesauraria et decanatu. Ii qui has dignitates possident ex fundatione ius sibi vindicant exercendi indiscriminatim curam animarum. Cum id aperte praescriptis Codici Iuris Canonici et 474
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recto regimini illius paroeciae adversaretur, anno 1919 Archiepiscopus suo [pag. 21] decreto iussit ut cura animarum soli inesset praeposito a pluribus vicariis cooperatoribus adiuto. Habentur praeterea octo canonici, quorum unus officio theologi pollet. Quod officium ab actuali Ordinario institutum, iuxta ss. canones per concursum confertur. Nullus adest poenitentiarius. Dignitatum et canonicorum provisio olim iuxta fundationem ad episcopum spectabat, facta tamen facultate eidem capitulo, in casu vacationis cantoriae, thesaurariae et canonicatuum, infra octiduum a die vacationis, nominandi per vota secreta tres sacerdotes bonae vitae, cives paternionenses, inter quos praeferendi laureati in S. Theologia, iure pontificio vel caesareo; quae quidem nominatio, infra octiduum praedictum, praesentabatur ad effectum unum ex eis eligendi: quo termino dierum octo elapso et non facta praesentatione, provisio et electio ad Episcopum pleno iure spectabat. (Non fit mentio de decanatu, quia haec dignitas erecta est serius post decretum erectionis). Praesenti vero tempore provisionem illam ex petitione eiusdem em.mi Archiepiscopi, sibi revocavit S. Sedes; ita ut paucis abhinc annis provisiones per litteras apostolicas factae sint. Iuxta decretum fundationis praebenda statuta est ad rationem unciarum quindecim, seu libellarum 195,25, pro singulis dignitatibus, et unciarum duodecim, seu libellarum 165,75, pro quolibet canonico. At nostro hoc tempore post leges eversivas civiles, reducto numero canonicorum, approbante eminentissimo Archiepiscopo, aucta est praebenda ad rationem libellarum 450 pro singulis canonicis, et lib. 488,25 pro dignitatibus. Statuta est etiam aequa portio pro distributionibus. Quoad cultum et fabricam ecclesiae, ex praedicto decreto statutae sunt unciae septuaginta quatuor (libellae 943,50), quae quidem omni futuro tempore integrae solvi debent, et in casu diminutionis debent singuli canonici pro rata supplere. Omnes autem reditus et capituli proventus, qui unicam et communem massam constituunt, administrantur, a procuratore capituli ab eo electo, et depositarius solvit tertiatim pro [pag. 22] satisfactione onerum missarum, pro praebendis et distributionibus, pro fabrica et cultu ecclesiae. Capitulum a die fundationis suas habet constitutiones easque fideliter servat. Chorale servitium locum habet omnibus dominicis et diebus festis de praecepto, tota maiori hebdomada, feriis sextis mensis martii et tota octava Corporis Christi cum integra recitatione horarum canonicarum et cum processionibus consuetis, ea non excepta quae 475
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fit cuiusvis mensis tertia dominica. Missa autem conventualis solemnis in festivitatibus maioribus a dignitatibus, aliis dominicis a canonicis per ordinem celebratur. Et hoc iuxta fundationem. Eorum existimatio in populo, quamvis in iis generatim boni sint mores, non multa tamen est, sive ob memoriam quorundam predecessorum suorum qui mala praebuerunt exempla, sive potissimum ob dissidia quae enata sunt inter eos. His extinguendis utile fuit remedium pontificium Decretum, quod eos privavit iure praesentandi candidatos ad canonicatus vacantes. 5) Item est capitulum in oppido Nicolosis sub titolo Spiritus Sancti, ab Episcopo D. Petro Galletti anno 1737 erectum. Ob deficientiam cleri constat modo dignitate cantoris et tribus tantum canonicis; quum, iuxta fundationem, constare deberet tribus dignitatibus, praepositura nempe, cantoria et thesauraria et decem canonicis. Provisio primae dignitatis est liberae collationis Ordinarii; pro aliis vero dignitatibus et canonicis, infra octiduum a die vacationis capitulum tres candidatos proponit, ita ut, octo illis diebus incassum elapsis, ius electionis plene devolvitur Archiepiscopo. Singuli canonici exigua praebenda fruuntur. In actis fundationis legitur: «E perché si sappia quanto siano le prebende e distribuzioni toccanti a ciascuno dei capitolari, in virtù dei presenti capitoli si stabilisce che, dagli introiti e frutti di detta Chiesa Matrice si diano al rev. Prevosto once otto (L. 102) ogni anno; al Cantore e Tesoriere onze sei (L. 76,50) per uno e ad otto dei dieci canonici onze quattro (L. 51) per uno; e agli due li quali occuperanno [pag. 23] gli ultimi stalli onze due e tarì quindici (L. 31,87) per ognuno. Dei quali suddetti proventi spettanti alle suddette dignità e canonici si devono considerare la terza parte di ogni porzione per ragione di prebenda e le due altre parti per ragione delle distribuzioni, soggette alle falte correspondenti all’obbligo che hanno del servizio della Chiesa». Quod autem superest e praebendis et distributionibus erogatur pro missa conventuali, cultu, fabrica, et ceteris expensis, de quibus omnibus unica ecclesiae amministratio curat. A die fundationis capitulum suas constitutiones habet et servat. Servitium chorale quotidianum non est, sed intermissum. En verba fundationis: «I capitolari saranno obbligati tutti i giorni festivi recitare l’officio in coro, cominciando dal primo vespro, a cantare le Messe nelle feste di precetto, ottava della Natività, tutta la settimana santa, venerdì di marzo, tutta la ottava di Pasqua, festa di Pentecoste ed ottava del 476
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Corpus Domini ed in altri giorni destinandi dal PrevostoÂť. In his fere omnibus canonicis maior desideratur pietas ac zelus, ut pleniori gaudeant populi existimatione. 6) Praeterea capitulum extat in oppido Viaemagnae sub titulo S. Blasii M. ab Episcopo Gabrieli Gravina die 12 decembris anno 1817 fundatum. Hoc capitulum quatuor dignitatibus constat, scilicet praepositura, cantoria, decanatu et thesauraria, atque ob penuriam cleri tribus canonicis tantum. Non adest canonicus theologus neque poenitentiarius, qui ceterum in aliis collegiatis deest. Ad dignitatum et canonicorum electionem idem capitulum infra octiduum a die vacationis praesentat Episcopo tres clericos, ut uni horum nominandorum conferat institutionem canonicam. His octo diebus transactis, nominatio fit liberae collactionis ipsius Ordinarii iure devolutivo. Singuli parva praebenda annuatim fruuntur libellis 38,25 et distributionibus quotidianis libellarum 76,50. A die fundationis capitulum suas constitutiones habet easque servat. Servitium chorale non est quotidianum. Habetur illud omnibus dominicis et festis duplicis praecepti cum missa conventuali. In duplicibus primae classis recitatur integrum officium a primis vesperis [pag. 24] usque ad secundas. Dominicis autem et ceteris diebus sine matutino, laudibus et prima. Insuper servitium chorale habetur diebus expositionis quadraginta horarum, quae fit in ecclesia collegiata, maioris hebdomadae, cuius solemnitas in eadem ecclesia parochiali celebratur, octavae Corporis Christi, festi Sancti Patroni et titularis eiusdem collegiatae, Cinerum, Commemorationis Defunctorum et anniversarii Dedicationis ecclesiae. Omnes ii canonici merito bona gaudent existimatione penes populum. 7) Habetur denique capitulum collegiatae sub titulo Immaculatae Conceptionis B. M. V. in oppido Pulchropassu ab Episcopo D. Andrea Riggio anno 1710 in cursu sacrae visitationis erectum. Quatuor dignitatibus constat, praepositura nempe, cantoria, thesauraria, decanatu et duodecim canonicis. Actu tamen praepositura vacat, et cum non adsit copia sacerdotum, tres tantum canonici numerantur. Ad dignitatum et canonicorum provisionem, praeter praeposituram quae ad Episcopum pertinet, capitulum, infra octiduum a die vacationis, more communi, tres praesentat candidatos, ita ut, iis octo diebus inutiliter transactis, ius praesentandi amittat, et Ordinarius provisionem et electionem libere omnino faciat. Minima quadam praebenda omnes gaudent. Praepositura libellis 51, singulae ceterae dignitates li477
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bellis 38,25, et canonici libellis 12,17. Percipiunt praeterea distributiones parvi momenti, quae desumuntur ex bonis parochialibus, quibus sustinentur expensae pro missa conventuali, pro fabrica et cultu ecclesiae. A die fundationis capitulum suas constitutiones habet, quas olim servavit; deinde vero, obstantibus rerum adiunctis, parum fidelis fuit earum observantia. Servitium chorale haud est quotidianum. Iuxta fundationem habetur tantum omnibus dominicis et festis duplicis primae classis et abolitis cum integro officio et missa conventuali post tertiam. Praeterea omnes canonici tenentur sacro interesse: a) duodecim sabatis ante festum Immaculatae Conceptionis B. M. V.; b) novendiali Nativitatis Domini, quo capitulares adsistere debent etiam functionibus serotinis; c) functionibus S. Luciae V. et M.; d) feriis VI et sabatis quadragesimae; e) omnibus diebus maioris hebdomadae; f) octava Corporis Christi; g) diebus sancti [pag. 25] Marci et Rogationum. Quum non omnes capitulares scientia, pietate ac zelo praestent, hinc mediocris est fama qua gaudent apud fidelem populum.
Caput VII. De parochiis eorumque rectoribus 63. In primis animadvertendum est, in hac nostra Dioecesi, nunquam extitisse veras parochias canonice erectas, si excipias duas antiquitus fundatas, Brontis scilicet et Triumcastanearum et modo tres alias, quae ut supra diximus loquentes de capitulis, paucis abhinc annis erectae sunt iuxta canones Codici Iuris Canonici, nimirum in civitatibus Adernionis, Paternionis et Albaevillae. Quamvis anno 1554 Episcopus Nicolaus Caracciolo, rediens a Concilio Tridentino huius de hac re decretum exequi voluisset, ei tamen obstitit Senatus Catinensis illius temporis. Hinc manet adhuc antiqua primitivae ecclesiae disciplina, ita ut Episcopus tamquam unicus totius Dioecesis parochus, ut aiunt, quosdam delegat presbyteros in singulis curatiis, qui eiusdem nomine et auctoritate curam animarum exercent. Omnes illae curatiae de suo rectore sunt provisae. 64. Post ea quae diximus, liquet, provisionem paroeciarum fieri ab Archiepiscopo absque concursum. Excipiuntur dictae paucae paroeciae veri nominis, pro quibus concursus fit, propositis quaestionibus de re theologica, dogmatica et morali cum homilia de Evangeliis, tum scriptis tum oretenus concurrentes respondent, idque 478
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coram examinatoribus synodalibus, qui iudicium de idoneitate candidatorum proferunt. Ex his Archiepiscopus nominat quem digniorem, omnibus perspectis, illi in Domino videtur. Recentiores parochi Adernionis, Paternionis et Albaeville, cum sint dignitates earum collegiatarum, nominantur a Romano Pontifice. 65. Exceptis paucis parochis veri nominis, ceteri omnes animarum rectores sunt amovibiles ad nutum Episcopi. 66. Hucusque non habentur parochiae congregationibus religiosis [pag. 26] addictae. At mens est Archiepiscopi, si Deus dederit, committendi Iesuitis et Salesianis novas erigendas quasdam parochias in hac civitate, tam necessarias, ob ingens incrementum habitantium. 67. Nullae sunt in hac dioecesi paroeciae, in quibus cura animarum habitualis penes capitula aliasque personas existat. 68. Nullae pariter paroeciae quae obnoxiae sint patronatui cuiusvis generis. 69. Emolumenta revera admodum exigua, quae occasione administrationis sacramentorum, funerum, celebrationis Missarum solemnium, attestationum, publicationum a curatoribus animarum percipi solent, usu quodam diuturno sunt probata. Desideratur autem, ut in hac re regula statuatur, quae, pro rerum adiunctis, dignitati simul et necessitati eorumdem curatorum melius consulat. Quod cum obtineri minime potuisset in conferentiis Episcoporum, ut erat in votis, ad habendam etiam in hac re quamdam taxarum uniformitatem in tota hac sicula regione, Archiepiscopus studet ut id fiat saltem pro sua dioecesi cum proposito petendi approbationem Apostolicae Sedis. Generatim nec quaerelae, neque gravia inconvenientia sunt deploranda ob gravitatem parochialium taxarum vel ob rigorem exactionis earumdem. 70. Minima vel nulla praebenda fruuntur generatim hi rectores animarum, quum veri parochi non sint. In civitate plus vel minus aliquid percipiunt ex summa libellarum 8.325, quam annuatim solvere tenetur haec mensa archiepiscopalis tredecim antiquis paroeciis; summa dicta, opera actualis Praesulis, aucta est; praeterea ex reditibus quibusdam suae ecclesiae et ex incertis stolae fructibus. In ceteris paroeciis vel nulla est dotatio vel ea quae desumi potest ex reditibus non certe amplis, si qui sunt, ecclesiarum. Haec est una ex causis, qua difficilior fit huius dioecesis administratio, praesertim his nostris tam 479
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adversis temporibus. Sunt quidem ecclesiae parochiales, quae bona immobilia possident et plerumque canones emphyteuticos. Illa passim locationi-conductioni dantur. Administratio geritur ab aliquo presbytero tamquam Archiepiscopi procuratore. Hic perceptorum et expensarum quotannis exhibet rationem [pag. 27] commissioni ad hunc finem institutae, quae sub vigilantia Ordinarii examinat omnia et opportunas responsiones impertit. Ita cavetur, meliori quo fieri potest modo, pro conservatione patrimonii sacri ecclesiarum parochialium. Ex iis quae dicta sunt patet, animarum curatores vix habere ex bonis ecclesiasticis quo honeste sustententur, et quo expensis occurrant pro animarum cura et pro sacris functionibus exequendis, multoque magis quod largitiones fidelium minime abundant. 71. Generatim habetur domus canonica prope ecclesias parochiales. Ibi rectores animarum morantur in civitate una cum aliquo membro suae familiae. At in aliis dioecesis paroeciis solent in domo sua manere, ita ut domus canonica praedicatoribus extraneis excipiendis, qui tempore quadragesimae aut aliqua occasione vocantur, inservit. Licet maximum sit studium, ut rectores illi animarum una cum suis adiutoribus vivant, plura tamen obstacula impediunt, quominus hoc regimen facile inducatur, diuturna nimirum diversa consuetudo, penuries redituum et angustia aedium quae pluribus incolentibus haud commode sufficerent. 72. Adest decretum, quo severe vetatur, ne curatores animarum teneant apud se, ratione servitii aut quolibet sub praetestu, non tantum iuniores mulieres, sed etiam plures personas propriae familiae, et solummo permittuntur quae sint stricte necessariae ad servitium praestandum et de quarum bonis moribus iam constet. 73. Adsunt libri parochiales in singulis paroeciis, et ibi, iuxta canonicas praescriptiones, adnotantur quae pertinent ad baptismum, matrimonium et mortem fidelium. Circa matrimonium speciatim servatur lex, qua iubetur de peractis nuptiis inscriptionem fieri in baptizatorum libro ad singulorum nomen. Habentur etiam libri confirmatorum, itemque tabellae seu libri missarum fundatarum et manualium, et generatim diligenter rediguntur et servantur. Status vero animarum non ubique habetur ob nimiam amplitudinem plurium paroeciarum et ob defectum adiutorum qui huic operi incumbant [pag. 28]. 74. Ratione specialis disciplinae, quae uti praenotavimus, viget in hac dioecesi, tabularium, illudquae in duas partes, publicam et se480
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cretam, divisum, non in singulis paroeciis, sed Catanae in cancelleria archiepiscopali, et alibi in ecclesiis parochialibus custoditur. 75. Animarum curatores debitam residentiam servant. 76. Cum curatores animarum hic communiter non sint, ut antea dictum est, veri parochi, sed delegati Archiepiscopi amovibiles ad nutum, nunquam diebus festivis missam pro populo applicant. Sacras functiones ad diei festi santificationem proprias generatim cum zelo et fructu celebrant. Ab aliquo tempore fere omnes Evangelium explicant et cathechesim tam pueris quam adultis tradunt; et, ut maiorem fructum ex hoc munere tanti momenti consequantur, admonentur apprime ab auctoritate ecclesiastica, ut methodo utantur, quae capacitati auditorum et maxime populi conformetur. 77. In audiendis confessionibus, sacra Eucaristia distribuenda, infirmorum adsistentia generatim praesto sunt, tametsi in uno vel altero aliquando inconveniens vel aliqua querela habeatur. 78. Nisi gravis et legitima causa in aliquo speciali casu obstet, baptismum administrant et matrimonio adsistunt in ecclesia, servatis solemnitatibus a Rituali romano praescriptis. 79. Erga fideles qui sectis secretis notorie sunt addicti vel alia quavis de causa extra ecclesiae sinum vivunt ita se gerunt: ipsos ad sacramenta in extremis non admittunt, si petuntur, nisi ante ab eis abiuratio vel declaratio publica facta. Negant autem christianam sepulturam iis qui certo et notorie extra ecclesiae sinum moriuntur, licet a consanguinei id petatur. In casibus dubiis recurrunt ad Ordinarium. 80. In admittendis pueris ad primam communionem servatur regula in catechismo Concilii Tridentini tradita, ita ut pueri qui sui confessarii et parentum iudicio ad sufficientem discretionem pervenerint, a [pag. 29] sacra mensa non prohibeantur neque diu arceantur, praesertim post latum decretum Sacrae Congregationis Concilii. 81. Quamvis non eodem zelo, omnes curatores animarum curant suos fideles in fide roborare, ad frequentem confessionem, praesertim ad communionem vel quotidianam excitare et in christianae vitae more et puritate continere. Et ad hunc finem, praeter consueta sui officii munera: a) aliquoties in anno, diebus solemnioribus quadragesimae, mariani mensis aut festi alicuius specialis Sancti, praeconem et confessarium extraordinarium vocant; b) quolibet anno, tempore praesertim quadragesimali, sacras missiones in sua ecclesia haberi curant; c) pias devotiones ab Ecclesia probatas, uti expositionem 481
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SS.mi Sacramenti, viam crucis, rosarium, mensem marianum, aliaque similia in suis ecclesiis celebrant et suis fidelibus commendant. Ea plus minusve in usu sunt in dioecesi; d) student generatim pueros, puellas et maioris aetatis fideles allicere, ut ad pias uniones, patronatus, sodalitates vel consociationes catholicas se adscribant; e) prudenter instituunt, praesertim iuniores curatores animarum, vel saltem fovent, ubi fieri potest, opera socialia quae Ecclesiae catholicae sunt addicta. At fatendum est multas difficultates obesse apud nos huiusmodi societatibus instituendis et regendis.
Caput VIII. Art. I.- De seminario dioecesano 82. Cum antiquum aedificium seminarii statim post Concilium Tridentinum erectum, per immanem terraemotum anno 1693 corruisset, novum excitatum fuit paullo post munificentia Episcopi D. Andreae Reggio. Hoc vero occupatum fuit a militibus regiis anno revolutionis 1848. Et quamvis postea illud reclamaret auctoritas ecclesiastica, nequaquam potuit illius restitutionem obtinere. Hinc necesse fuit, ut quasdam aedes sat amplas eidem seminario adnexas et proprias, meliori modo quo fieri poterat aptarentur. Capax est continendi fere centum alumnos [pag. 30]. Tametsi bene expositum ad meridiem et prope maris litus, nihilominus propter distributionem partium internarum et propter angustiam siti parum disciplinaribus et hygienicis regulis est conforme, et uno tantum atrio est instructum ad recreationem. Aliquae restaurationes recenter sunt factae et maiores fient, si Deus sinit, anno proximiori. Unicum habetur hucusque seminarium dioecesanum. Sunt autem in dioecesi tres domus in quibus recipiuntur alumni etiam pueri, qui dicuntur “aspirantesâ€? ad clericatum. Sunt illae maximae utilitatis ad vocationes ecclesiasticas dignoscendas. 83. Seminarii reditus et expensae depromi possunt ex sequenti elencho ab eiusdem administratore tradito: ÂŤRendite patrimoniali 1. Corpi redditizii ........................................ L.25.500 2. Rendita sul Debito pubblico .................. L. 6.690 3. Censi e rendite varie ............................... L. 1.813,94 4. Canoni enfiteutici .................................... L. 1.021,52 5. Tassa sui benefizi ..................................... L. 1.525,61 482
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6. Interessi su somme e depositi ................ L. 5.000 ______________ L. 41.551,07 Spese patrimoniali. 1. Tasse per terreni, fabbricati e ricchezza mobile . L. 8.575,78 2. Manomorta e quota di concorso .......................... L. 1.866,80 3. Manutenzione dei fabbricati ................................ L. 1.325 4. Canoni e rendite passive ....................................... L. 1.717,47 5. Assicurazione contro incendio ............................. L. 124,49 ___________ L. 13.609,54». Animadvertendum tamen est reditus patrimoniales diminutos esse per venditionem a gubernio praescriptam officinarum quae sunt in antiqua parte aedificii et non amplius inserviebant habitationi clericorum, ut diximus. Nam pretium venditionis 420.000 libellarum depositum fuit apud mensam nummulariam “Banca Italiana di Sconto”, et ob notam eius infelicem sortem vix partim recuperari poterit. Nihilominus spes [pag. 31] habetur alicuius compensationis ob alienationem cuiusdam terreni, quod nomine eiusdem seminarii praesens em.mus Archiepiscopus acquisivit. Ab alumnis solvitur pensio annua 1.200 libellarum. Pauperibus subvenitur ab eodem Archiepiscopo, a quibusdam benefactoribus atque eleemosynis missarum binationis cum facultate S. Sedis. 84. Seminarii rector est D. Aemilius Ferrais Episcopus Titularis Lystrensis, qui in hoc suo regimine coadiutorem habet presbyterum saecularem Iosephum Consoli. Hi omni studio commisso sibi muneri satisfaciunt, et alumnos in disciplina et pietate instituunt. 85. Habetur magister pietatis seu director spiritualis est sac. Caietanus Messina. Praeter ipsum datur sufficiens copia aliorum confessariorum. 86. Adsunt duo deputati pro disciplina et quatuor pro oeconomia, iuxta Concilium Tridentinum, a quibus Ordinarius consilium requirit in casibus a iure praescriptis. 87. In seminario convivunt magistri cursus theologici et unus ex magistris lycei tantum. Ceteri morantur extra. Quoad eorum idoneitatem, pietatem et agendi rationem nihil est animadvertendum, quinimo fere omnes laudibus sunt exornandi. 483
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88. Alumni interni actu sunt 83, externi vero 17. Posteriores hi, qui causa paupertatis nequeunt solvere pensionem, licet noctu et paucis horis diei maneant domi suae familiae, nihilominus maiorem partem diei transigunt in seminario sub disciplina eorumdem superiorum, at distincte a ceteris clericis. Vehemens est autem desiderium ac studium, cum fieri possit, ut hic externatus supprimatur. Maxima cura est, ut isti ante sacram ordinationem per aliquod notabile tempus in seminario degant. Nunquam admittuntur pueri, qui ad statum ecclesiasticum certe non adspirent. Valetudinis causa uni alumno permittitur commorari in seminario Jacensi. In hoc nostro seminario habentur duo alumni dioecesis Nicosiensis, tres Syracusarum et unus Calatayeronensis. Eorum admissio rite petita est aut concessa a suis [pag. 32] Ordinariis. 89. Cum adhuc unum sit aedificium pro recipiendis omnibus clericis, necesse est aetate minores cum maioribus sub eodem tecto convivant. Dum vero huic incommodo vitando speratur, fore ut nova in meliori loco aedificetur domus, debitae interim adhibentur, quo meliori modo fieri potest, cautelae, ut seorsim hi ab illis disciplina suae cuiusque aetatis propria instituantur. 90. Omni studio pietas et disciplina excoluntur in seminario ad tramites regulae a Sancta Sede praescriptae. Alumni semel in hebdomada ad tribunal poenitentiae et fere omnes quotidie ad communionem Eucaristicam accedunt. Item quotannis ante initium cursus studiorum, in domo rusticationis per octo integros dies omnes tum interni tum externi alumni spirituales exercitationes peragunt, iuxta methodum Divi Ignatii. Hinc eo tempore in silentio veritatibus aeternis meditandis unice incumbunt. Quo efficacius pietas, studium ac disciplina foveatur, praeter praemiorum trimestrem et annuam distributionem, ab em.mo Archiepiscopo praemium seu “borsa� confertur libellarum 240 alumno cuiusque cursus qui princeps omnium pietate ac studio aestimetur. 91. Studia philosophiae tribus annis, et quatuor theologiae persolvuntur, iuxta S. Sedis praescriptiones. Magistri ac discipuli lingua latina utuntur et methodum sequuntur scolasticam ad mentem praecipue Divi Thomae. Textus theologiae dogmaticae sunt Pesch (compendium), theologiae moralis Noldin, et philosophiae Farges Barbedette et Mercier. Praeter has disciplinas ius canonicum, patrologia, historia ecclesiastica, praecepta sacrae eloquentiae, Sacra Scriptura 484
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et lingua hebraica cum graeca biblica traduntur. Humaniora studia tum italica tum latina ita excoluntur, ut iuvenes pares sint examini subeundo ad licentiam Status consequendam. Omnes clerici in sacris coeremoniis et cantu liturgico accurate instituuntur. 92. Prohibentur alumni a lectione librorum et ephemeridum, quae licet innoxia, eos a suis studiis distraheret. Permittitur tantum [pag. 33] ordinatis in sacris aliquando lectio ephemeridis La CiviltĂ Cattolica. 93. Ordinarius saepe seminarium invisit et alumnos audit, ut de eorum pietate et in studiis profectu per se certior fiat. 94. In promotione ad Ordines haec servantur: adspirantium petitiones receptae a rectore mature a singulis perpenduntur moderatoribus, ut rectum iudicium de eorum pietate et idoneitate secreto ferant; postea, facto scrutinio, Ordinarius eas discutiens una cum eisdem, iudicium definitivum pronuntiat. Singulis sacris ordinationibus spirituales exercitationes praemittuntur per decem dies. Plerumque ob causas Ordinario bene visas interstitiorum lex dispensatur. Clerici, excepta dispensatione S. Sedis pro casibus particularibus et valde raris, titulo sacri patrimonii ordinantur. 95. Ab ultimo quinquennio nihil notatu dignum in seminario accidit. 96. Optima rusticationis domus adest ubi omnes alumni feriarum tempore conveniunt, scilicet mensibus augusti, septembris et octobris. Facultas tantum conceditur per decem dies iis qui gymnasii et lycei et triginta iis qui theologiae curriculum sequuntur, morandi apud suos. Tunc isti ponuntur sub cura et vigilantia respectivi vicarii aut alicuius boni presbyteri, qui eos quotidie colligit ad missam audiendam, ad actus pietatis exercendos, ad deambulandum etc., et in fine de eorum agendi ratione Ordinarium certiorem facit. 97. Em.mus Archiepicopus a suscepto dioecesis regimine curavit suis expensis, ut maioris spei clerici studia sequerentur in universitatibus almae Romae vel Lovanii, ibique gradus academicos assequerentur. 98. Nulli ante presbyteratum fuit adhuc concessa facultas publicas studiorum universitates civiles frequentandi. 99. Clerici ad rem militarem coacti Ordinario loci commendantur quo sunt perventuri et seminarii rectori. Post autem stipendia, antequam in nostrum seminarium revertantur, literae petuntur testimo485
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niales [pag. 34] de eorum vita honeste acta et deinde mature probati ad sacros ordines evehuntur. 100. Firmissima hic viget regula non admittendi in seminarium reiectos vel dimissos ab aliis seminariis vel ab institutis religiosis. Art. II – De seminario interdioecesano seu regionali 101. Iam satis novit ista Sacra Congregatio, quid hucusque actum sit ad seminarium interdiocesanum pro regione Siciliae orientalis hic erigendum et quot difficultates huic summi momenti operi exequendo obstitere.
Caput IX. De institutis religiosis virorum 102. Generatim religiosi vitam communem servant et unus vel alter, permittente S. Sede, in domo privata habitat. Habitu incedunt singuli propriae religionis. Sustentantur non absque tamen aliqua difficultate vel aere ad communitatem pertinente, vel eleemosynis missarum et fidelium oblationibus. Ex hiis bona fama gaudent Iesuitae, Salesiani, presbyteri Missionum S. Vincentii a Paulo et Fratres Scholarum Christianarum. At non item dici potest de omnibus qui ad ceteros Ordines pertinent. Adsunt in dioecesi tres in ordinibus maioribus constituti, qui dimissi a suis praepositis non invenerunt benevolum Episcopum qui eos reciperet. Bona videtur esse eorum agendi ratio. 103. Sunt qui sacris muneribus obeundis praedicationis et confessionis et cultus fovendi sive in suis ecclesiis sive extra sunt addicti, utili cum fructu et summa fidelium satisfactione ac laude. Sunt praeterea Salesiani ac Fratres Scholarum Christianarum, qui iuventuti edocendae et ad pietatem excolendae admodum et egregie adlaborant. Nemo eorum hucusque curam animarum in paroeciis sibi addictis exercet. At propositum est huius em.mi Archiepiscopi, praeficiendi duabus novis paroeciis necessario erigendis in hac civitate, si Deus voluerit, Iesuitas ac Salesianos. 104. Adsunt quidem religiosi quaestuantes, nimirium Minores et Capuccini, qui opportune S. Sedis decreta hac de re servant, ita ut nullum [pag. 35] inconveniens in his hucusque inciderit. 486
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105. Nullum habuit Archiepiscopus offendiculum in exercitio iurisdictionis sive sua, sive sibi a iure delegata. 106. Nulla extat congregatio dioecesana.
Caput X. De institutis religiosis mulierum 107. Institutorum religiosorum hic existentium mulieres generatim sic se gerunt, ut fidelium sint maximo exemplo. Si aliquis aliquando abusus irrepserit, statim ab earum moderatricibus fuit eliminatus. Nullum est in hac dioecesi monasterium monialium quod praelatis regularibus subiiciatur. 108. Circa clausuram, quae nunc in nostris monasteriis ex facultate concessa ab Apostolica Sede est episcopalis, servantur leges canonicae, uti vero fieri potest in locis qui subsunt iniuste potestati civili. 109. Tria tantum supersunt post leges eversivas monasteria, quorum duo vix aut ne vix quidem vivunt. Nam unum sub titulo S. Agathae duas tantum habet senes moniales, quae cum quibusdam piis mulieribus in quadam sectione antiquae domus morantur. Alterum S. Placidi, quod unam habet monialem. Haec item cum bonis mulieribus convivit in domo quadam empta, ut aliquod refugium haberet. Prospere e contra agit monasterium S. Benedicti cuius domus satis ampla abhinc paucis annis recuperata fuit ab em.mo Archiepiscopo. Ibi habetur nova et excellens circiter 33 monialium communitas, cuius reditus administrantur ab auctoritate ecclesiastica. Dotes, quas non omnes sed nonnullae moniales solverunt, collocatae sunt in gubernii aerario emptione vulgo ÂŤtitoli al portatore del Debito PubblicoÂť, et administrantur ab antistita earum. Haec tantum tenetur reddere Ordinario rationem suae administrationis. 110. {Manca il numero 110}. 111. Religiosae quae vitae activae sunt addictae, vel inserviunt aegrotis in nosocomiis, ut Puellae charitatis, S. Annae, Parvae Sorores pauperum [pag. 36] et filiae Misericordiae, vel puellis cuiusvis coetus christianae instituendis incumbunt, ut nonnullae sorores earumdem congregationum et ceterae quas initio huius relationis indicavimus. Utrumque opus ipsae exercent bono spiritu, summa fidelium utilitate et Ecclesiae aedificatione. 112. Non adsunt hic religiosae quae in privatorum domiciliis in487
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serviant infirmis. Solae Parvae Sorores pauperum quaestuant et optime se gerunt iuxta sui instituti regulas a S. Sede approbatas, ita ut nullum unquam inconvieniens in his acciderit. Nonnullae Filiae S. Mariae Auxiliatricis rem domesticam gerunt in duobus Salesianorum institutis. At earum habitatio extat prorsus separata ab eisdem institutis, et tempore tantummodo necessarii servitii per rotam cum eis communicant. Hinc sufficienter cavetur ne quid inconveniens accidat. 113. Non habentur instituta mere dioecesana.
Caput XI. De populo generatim 114. Ut iam principio huius relationis dictum est, quamvis hic populus servet fidem, in maiori tamen eiusdem parte, praesertim in hac civitate et apud viros, corrupti sunt mores, et in his potissimum invalescunt vitia contra honestatem et blasphemiae. 115. Plurimi quidem sunt in civitate, non autem in ceteris partibus dioecesis, qui dominicis et festis diebus minime se abstinent ab operibus servilibus et missam non audiunt. Inter alia dioecesis loca non adsunt differentiae notabiles quoad observantiam illius festivi praecepti. 116. Item dicendum est de praecepto abstinentiae et ieiunii et communionis paschalis. 117. Ab aliquo tempore notatur frequentior usus sacramentalis confessionis et S. Communionis, sed apud mulieres et pueros cuiusvis conditionis, minime vero apud viros. 118. Generatim parentes solliciti sunt, ut recens nati saltem infra [pag. 37] hebdomadam baptismo abluantur. At sunt plures, praesertim in coetu civili, qui plus minusve differunt: pauci vero qui negligant, ac rari qui prohibeant baptismum ministrari. 119. Multa sunt matrimonia civilia, sive concubinatus, eaque maiori frequentia habentur in hac civitate quam in ceteris dioecesis locis, praesertim in parvis oppidis. Contra sanctitatem matrimonii duo vigent principales abusus, adulteria nempe et onanismus. 120. Rarissime apud nos contingunt matrimonia mixta, et si aliquando datur casus cum aliquo alienigena, fit ex legitima venia S. Sedis, sub conditione educandae prolis in catholica religione. 121. Generatim parum vel nihil curant filios suos, non solum488
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modo in sinu familiae suae, sed etiam extra et maxime in scholis, christianis moribus instituere. 122. Fideles qui graviter decumbunt, fere omnes extrema sacramenta deposcunt. Pauca celebrantur funera civilia causa incredulitatis defuncti vel associationis politicae et massonicae ad quam ille pertinebat. 123. In exercitio iurium politicorum et civilium pauci sunt qui ita agant et tales eligant, quo religioni et libertati Ecclesiae consulatur. 124. Habentur quidem Catanae sectae secretae massonicae, quae adseclas etiam recensent in aliquibus dioecesis civitatibus. Item extant aliae societates quae dicuntur socialistae, at revera ii qui illis nomen dederunt, potius quam errorem, lucrum sequuntur. Hinc illae facile radicem figuunt et propagantur. Hic illic etiam habetur praxis spiritismi. Ut fideles ab iis avertantur haud paria et in promptu efficacia sunt remedia ob rerum ac temporum adiuncta in quibus miserrime versamur; proindeque profectus qui obtinetur non respondet necessitati, licet multa fiant conamina sive in exercitio ministerii ecclesiastici, sive in societatibus catholicis [pag. 38].
Caput XII. De iuventutis institutione et educatione 125. Generalis ratio institutionis et educationis filiorum in dioecesi iuxta usum legesque civiles ea est, ut illa subsit omnino ditioni Status, qui contra sacrum Ecclesiae et parentum catholicorum ius multa opponit christianae iuventutis educationi obstacula. Ad haec satis removenda exigeretur actio communis, constans et vere efficax omnium parentum totius nationis, qui inviolabile naturale ius et officium educandae prolis, prout debent, sibi fortiter vindicarent. Hic aliquod opponitur remedium, uti fieri potest, scholis privatis quae pro pueris ac pro iuvenibus studentibus a religiosis utriusque sexus reguntur. 126. Post recentem legem, qua scholae publicae primordiorum vulgo “elementares� ab auctoritate municipali fuerunt ereptae, noxiae generatim illae sunt, nisi ubi contingat ut boni sint magistri. Habentur in hac civitate scholae liberae quae duo circiter millia alumnorum complectuntur. Hae pensionibus ipsorum alumnorum sustentantur et Ordinarii vigilantiae et inspectioni subsunt. 489
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127. Quum catholici minime hic cum acatholicis sint commixti, non datur locus huiusmodi commixtioni puerorum in scholis. 128. Cum pueri et puellae generatim scholas publicas adeant, difficile penes nos remedium invenitur, quo fiat, ut iuventus a perversione et corruptione immunis reddatur. Ad hunc finem adhibentur aliqua cum utilitate piae associationes et oratoria festiva. 129. Scholae mediae vel superiores ad quas dioecesani confluere solent cum pendeant ab auctoritate civili, communiter sunt hostiles catholicis veritatibus et doctrinis. 130. Zelo praesertim Salesianorum et quorumdan presbyterorum cleri saecularis habentur quaedam opera, sicut recreatoria, circuli, scholae catechisticae, oratoria serotina et festiva, ad sanam christianae iuventutis institutionem et praeservationem. Deficientibus autem opibus, nec numerus nec fructus earum respondent necessitati temporum [pag. 39].
Caput XIII. De piis sodalitatibus aliisque religiosis consociationibus 131. Adsunt utique Catanae et in dioecesi plures sodalitates seu confraternitates aliaeque religiosae consociationes rite institutae. Sunt numero 200 circiter et generatim nomen a Sancto Patrono cui dedicantur accipiunt. Non desunt consociationes quae potissimum a S. Sede commendatae sunt seu illae a SS.mo Sacramento, a Rosario, a Doctrina christiana pro pueris et puellae in fide, pietate morumque puritate excolendis. 132. In ecclesiis paroecialibus habentur passim consociationes recentes, praesertim puerorum a S. Aloysio et puellarum, quae Filiae Mariae nucupantur. In quibusdam ecclesiis religiosorum habentur tertiarii respectivi Ordinis. Antiquae vero confraternitates fere omnes in propriis et distinctis ecclesiis existunt. Catanae et paullatim in dioecesi prospere agunt consociationes recentis fundationis vulgo «Unione Femminile Cattolica Italiana» et «Società della Gioventù Cattolica Italiana», quarum actio efficiens est ad excitandam pietatem et publicam fidei professionem. Nuspiam autem sodalitates virorum erectae sunt in ecclesiis monialium. 133. Novae piae consociationes omnes, iuxta canonicas leges, ab 490
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auctoritate ecclesiastica pendent. At non ita confraternitates antiquae, quae quoad administrationem bonorum temporalium ex vetere lege auctoritati civili subsunt. Hinc recedentes a primitiva regula ac pietate, quae olim in iis vigebat, et facile se subtrahentes a vigilantia Episcopi, non modo nullum generatim fructum afferunt, sed saepe non levia gignunt incommoda. Ad aliquod huic malo adhibendum remedium, paucis ante annis in collationibus episcopalibus actum est. Sed omnes praesules agnoverunt id opus esse nimis arduum et multis difficultatibus plenum. 134. Adsunt tertiarii, ut supra innuimus, in saeculo viventes S. Francisci et nonnulli etiam S. Dominici et SS. Virginis a Monte Carmelo. Nuper fundatum est tertius ordo SS. Trinitatis in ecclesia sub eodem titulo. Generatim congregantur saepe, et bono sunt exemplo fidelibus. 135. Sunt quidem confraternitates, in quibus in fratres seu sodales [pag. 40] recipiuntur etiam qui notorie addicti sunt societatibus politicis adversis religioni, aut qui inhonestae vitae sunt. Ad hoc malum avertendum abolendae essent illae sodalitates et deinde ad vitam vere christianam revocandae. At cum id fieri nequeat, pluribus obstantibus causis et praesertim lege civili et nostrorum temporum adversitate, quaedam indicta sunt remedia in recentioribus collationibus episcopalibus, ad removendum qua fieri possit illud malum.
Caput XIV. De piis legatis et eleemosynarum collectionibus 136. Habentur in dioecesi pia legata missarum, aliorumque religiosorum onerum, sed ex iis quae sunt antiquae fundationis pauca supersunt ob leges eversivas. Nova autem fundantur, quorum tituli asservantur in arca dioecesana. De iisdem curia indicem habet cum recensione onerum et indicatione redituum. 137. Priora administrantur a quolibet rectore ecclesiae vel capituli sub vigilantia commissionis dioecesanae, de qua ante iam dictum est. Posteriora administrantur secreto a commissione quae, modis a S. Sede praecriptis, custodit caute arca dioecesana2. Id generatim fit fideliter et fructuose. 2
arca diocesana] arcam dioecesanam.
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138. Uti potest constare Ordinario, missarum legatis aliisque obligationibus intra debitum tempus regulariter satisfit. Cum pauca relative sint illa legata, raro vel numquam supersunt reditus tradendi Ordinario, qui potius debet extra dioecesim colligere eleemosynas missarum, ut hoc modo occurrat indigentiae plurimorum sacerdotum. Nunquam contigit, ut de hac re aliquis presbyter ad officium revocari mereretur. 139. Fiunt et bono cum fructu in dioecesi collectiones eleemosynarum a S. Sede praescriptae pro communi Ecclesiae bono, ut pro fidei propagatione et pro sancta Infantia (quae prae ceteris insulae dioecesibus primum locum obtinent); pro redemptione captivorum, pro obolo S. Petri et pro Terra Sancta [pag. 41]. 140. Fiunt etiam aliae collectiones pro ipsius dioecesis necessitatibus, ut pro doctrina christiana et pro bonis libris ac diariis diffundendis. 141. Plures etiam aliae usuveniunt collectiones eleemosynarum in dioecesi sive ad alendum plurium ecclesiarum cultum, sive ad subveniendum pauperibus infirmis et clericis. Exceptis fratribus capuccinis et minoribus, speciatim Terrae Sanctae, et parvis sororibus pauperum, non sunt religiosi vel religiosae tot numero quaeritantes, ut nimium gravamen fidelibus afferre videantur.
Caput XV. De operibus piis et socialibus 142. Hospitalia, orphanotrophia, brephotrophia aliaque caritatis instituta in dioecesi et praesertim in hac civitate fundata sunt. Licet fere omnia illa opera studio cleri et piorum fidelium suam duxissent originem, pauca tamen supersunt, quae plene, etiam quoad bonorum administrationem, pendent ab auctoritate ecclesiastica, iuxta S. Concilii Trdentini praescripta. Excepto uno vel altero, communiter inter membra commissionum earum habetur delegatus Episcopi. Hinc fit, ut ubique in iis capellanus invenitur, qui curam et adsistentiam spiritualem libere potest exercere. 143. Adsunt in dioecesi opera illa quae socialia dicuntur, quibus, dum consulitur bono morali et religioso fidelium, prospicitur etiam eorum temporali utilitati aut necessitati. Sunt proinde circuli pro iuventute catholica aut pro studiis peragendis, consociationes operariorum, agricolarum cum suis arcis nummariis, vel mutuo subsidio. 492
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144. Generatim consociationes et opera ista socialia et praesertim qui eis praesunt, debitam Ordinario et Summo Pontifici reverentiam praestant et in iis quae fidem, mores, et iustitiae leges attingunt S. Sedis directioni ac moderationi subsunt. 145. Quamvis maxima sit difficultas quae hic invenitur ob penuriam bonarum et idonearum personarum, cura quidem est, ut hisce consociationibus et operibus praeficiantur, qui non nomine tenus, sed corde et opere [pag. 42] catholici sint. Cavetur etiam, quatenus opus est, ut hisce consociationibus et operibus qui adscripti sunt, aut beneficia et subsidia ab iis nanciscuntur, a vitiis recedant, in fidei doctrina instituantur et christianam vitam ducant. At fatendum est desiderari maiorem in iis activitatem ad bonum religiosum et morale sociorum procurandum. 146. Cavetur ne in hisce catholicis consociationibus connumerentur sectis secretis adscripti, increduli, impii vel religioni adversi, qui consociationes ipsas vel earum opera a recto fidei et iustitiae tramite deducere possint.
Caput XVI. De editione et lectione librorum et diariorum 147. Publicantur quotidie in hac civitate duo diaria quae factionum politicarum sibi modo adversantium sunt organa, quaeque religioni minime favent. Valde sunt diffusa in tota provincia. Alia quoque folia hebdomadaria eduntur, quae sunt pariter ceterarum politicarum factionum organa et religionem saepe laedunt. Non eduntur vero libri, illustrationes et alia diaria quae impia et obscena dici possint. 148. At sunt quidem huiusmodi quae alibi produnt et late diffunduntur in hac dioecesi magno cum fidei et morum detrimento. 149. Agitur a catholicis et praesertim ab animarum curatoribus et sacerdotibus, ut libri et diaria obscena vel impia a dioecesi removeri possint. Sed tantae maleficae irrutioni impediendae desunt apta et efficacia instrumenta; et vane speratur auxilium et opera civilis auctoritatis. Cleri autem et maxime confessariorum cura est ut illi libri et diaria a catholicis familiis arceantur et a fidelibus {non} legantur. 150. Libris et diariis noxiis, alia opponuntur religiosa et honesta, sed ob defectum pecuniae et desidiam plurimorum impar est prae illis horum diffusio. Habentur ephemerides menstruae pro quibus493
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dam piis societatibus, scilicet: La Madre Cristiana, Gesù nell’Eucaristia, L’Immacolata et Giovinezza pro consociationibus iuvenilibus catholicis. Insuper diffunduntur folia pro Evangeliis dominicarum et illa quae produnt [pag. 43] ab «Unione Popolare fra i cattolici d’Italia» necnon alia bona opuscula, quae alibi eduntur modico pretio et summa utilitate fidelium. His addenda est menstrua ephemeris, quae pro Clero prodit sub titulo Bollettino Ecclesiastico. Catanae, die 25 iulii 1922 Ioseph card. Nava, Archiepiscopus Ioannes Maria Licitri, Praelatus domesticus Suae Sanctitatis, convisitator
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LIII
1927 – Relazione dell’arcivescovo, card. Giuseppe Francica Nava, relativa al 3° quinquennio 1921-1925, scritta il 15 settembre 19271.
Relatio de statu Ecclesiae Catanensis. Pro quinquennio 1921-1925 Proemium relationis 1. Ordinarius huius Dioecesis est em.mus card. Ioseph Francica Nava e dynastis Bontifè, natus Catanae anno 1846. Eiusdem Ecclesiae regimen suscepit die 18 martio 1895, dimisso titulo Archiepiscopi Heracleae. Electus fuit uti Episcopus titularis Alabandae 9 augusti et consecratus tertia dominica octobris anni 1883. 2. Conditio religiosa et moralis huius Dioecesis, si generatim spectetur, ea est, ut, licet in maiori parte populi fides adhuc servetur, non ita tamen dici potest de integritate morum et de observantia praeceptorum, praesertim in sexu virorum et in ista civitate, ob iam notas causas nostri iniquissimi temporis et ob nonnulla specialia adiuncta quae innuentur inferius. Ab ultimo quinquennio non videtur religionis haberi regressus.
Caput I. Generalia de statu materiali 3. a) Dioecesis Catanensis, ut nostra fert traditio, validis innixa documentis, ab apostolico aevo originem ducit. S. Beryllus antiochenus, primus Episcopus, fere anno quadragesimo quarto Catanam ab Apostolorum Principe creditur missus. Qua de re Episcopus Catanensis protoepiscopus appellatus fuit. Anno vero 1859 die 26 mensis septembris, per Pii Papae IX constitutionem, haec sedis archiepiscopalis facta [pag. 2] est, nullos tamen habens suffraganeos et immediate 1
Congr. Concist., Relat Dioec., 208.
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Apostolicae Sedi subiecta est. Archiepiscopus utitur pallio. Pro appellatione designatus est Metropolitanus Messanensis. b) Dioecesis ad Siciliam orientalem spectat, et a monte Aetna ad mare ionicum extenditur. Fines habet dioeceses Acis Regalis, Syracusarum, Calatayeronis, Nicosiae Herbitensis, et Pactensis. Catana urbs episcopalis, caput est provinciae civilis, ubi adest Praefectus. Coeli temperies mitis est ac saluber. Lingua est itala. c) Ordinarius residet in aedibus archiepiscopalibus, quae sunt in urbe. d) Summa incolarum, iuxta novissimum censum, numeratur 466.360. Oppida autem viginti tria. Incolarum maxima pars catholica est, nonnullis paucissimis exceptis protestantibus sic dictis evangelistis, iisque fere omnibus alienigenis. e) Numerus sacerdotum est circiter 277; alumnorum seminarii est 130. f) Praeter capitulum cathedrale, habentur alia capitula collegiata, uti suo loco dicetur. g) Praenotandum in nostra hac dioecesi, generatim loquendo, non haberi paroecias proprie dictas. Hinc Archiepiscopus unicus appellatur parochus civitatis et dioecesis. Ecclesiae, quibus inhaeret cura animarum filiales dicuntur, sub una ecclesia cathedrali. In oppidis tamen Bronte et Tribus Castaneis, ob vetera privilegia, sunt veri parochi et verae paroeciae. Paucis abhinc annis etiam paroecias constitui in oppidis Albaevillae, {Paternionis} et Hadranorum. In urbe sunt octodecim filiales, quarum numero fidelium, maxima est SS. Cosmae et Damiani nuncupata in qua fere 25.000 animarum, et minima filialis curata S. Clarae, quae 8.000 animarum circiter habet. In quoque oppido, cui praeest vicarius foraneus, unici parochi vices gerens, sunt una vel plures ecclesiae curatae, iuxta eiusdem extensionem et numerum incolarum [pag. 3]. In urbe adsunt ecclesiae 114; in oppidis 217. Nullus locus celeberrimus. h) Habentur in Dioecesi instituta virorum religiosa. In urbe sunt communitates Eremitarum S. Augustini cum tribus religiosis; Minorum Capuccinorum cum undecim; Minorum Conventualium cum septem; PP. Praedicatorum S. Dominici cum decem, Societatis Iesu cum duoedecim; presbyterorum Missionis S. Vincentii a Paulo cum quinque. Salesiani ven. D. Bosco cum viginti octo, praeter coadiutores; Carmelitarun cum sex; Fratrum Minorum S. Francisci cum 496
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Relationes dioecesium. Catanen. – 1927
quinque. Presbyteri Societatis Iesu duas domos habent, Salesiani tres, quarum una a me oblata est cum ecclesia SS.mi Cordis Iesu. Eidem ante praeerant Fratres Scholarum Christianarum. In oppidis tres sunt domus fratrum Cappuccinorum cum quatuordecim religiosis cumulative, duae fratrum Minorum cum septem, duae congregationis Salesianae cum quindecim, praeter coadiutores, ex quibus una pro noviatiatu. i) Adsunt etiam instituta religiosa mulierum: monasterium ordinis S. Benedicti cum vigintiquatuor monialibus professis; decem domus Filiarum Charitatis congregationis S. Vincentii a Paulo ad numerum nonaginta septem; Parvae Sorores senium pauperum numero viginti duo, quae unam domum possident; Filiae S. Annae viginti unum, tre domos habentes; undecim sorores Patrocinii S. Ioseph, quae duas domos habent; septem sorores Bocconistae; Filiae S. Mariae Auxiliatricis in tribus domibus ad numerum quinquaginta quinque; octo Filiae Misericordiae et Crucis in duobus domibus; viginti septem religiosae Sacratissimi Cordis; quindecim sorores dominicanae Sacratissimi Cordis in duobus domibus, in quarum una est novitiatus; tresdecim sorores Sacramentinae; undecim Ancillae Sacratissimi Cordis et tres sorores Franciscanae Tertii Ordinis. In reliquis partibus Dioecesis habentur sex domus Filiarum S. Mariae Auxiliatricis ad numerum viginti sex; Filiae S. Annae in [pag. 4] tribus domibus et undecim numerantur; Filiae Misericordiae et Crucis numero sex in duobus domibus; Ancillae Sacratissimi Cordis in duobus pariter domibus, numero viginti; quinque Sorores Dominicanae Sacratissimi Cordis et sex sorores Spiritus Sancti dictae “Zitinae”.
Caput II. De Fide et cultu divino 4. Divinus cultus libere, exercetur in dioecesi. 5. Numerus ecclesiarum in singulis oppidis commode fidelium necessitati sufficit. 6. Ecclesiae illae et sacella publica satis instructa sunt iis quae ad fabricam ac supellectilem pertinent et generatim laudabilis habetur cura ut eadem munda sint et decenter ornata. 7. In singulis ecclesiis inventarium omnium bonorun et supellectilium extat, quod tum in archivo cuiusvis ecclesiae, tum huius Curiae 497
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Archiepiscopalis servatur. Ad supellectiles quod spectat in sacristiis meliori modo quo possit generatim custodiuntur, ne morte rectoris aut aliquo eventu, contingat, ut aliquid subtrahatur aut disperdatur. 8. Post eruptionem lavicam et teterrimum terraemotum, praesertim saeculi XVII, paucae admodum supersunt in hac dioecesi res et supellectiles vere pretiosae. In ecclesia tantum cathedrali in eadem vetusta crypta optime ac solide constructa et portis ferreis tribus clavibus reserata, adservatur ingens thesaurus gemmarum, quibus ornatur reliquiarium partis superioris corporis nostrae Divae Patronae Agathae Virginis et Martyris Catanensis. Iste thesaurus, qui paucis ante annis meliori ordine fuit dispositus, tum materia tum arte et antiquitate maximi aestimatur pretii. Extant quoque in alia vetusta et solidissima crypta eiusdem ecclesiae cathedralis, antiqui nonnulli [pag. 5] codices alicuius momenti, non anteriores tamen saeculo XI, qui referuntur praesertim ad donationes a Rogerio Rege eiusdemque successoribus huic ecclesiae factas. Tum praedicti thesauri tum codicum habetur inventarium in archivo capituli et curiae. In aliis ecclesiis civitatis et dioecesis ob dictas causas haud inveniuntur res et supellectiles magni pretii, nisi excipias quasdam picturas et vasa sacra aurea et argentea in hoc templo S. Nicolai et codices quosdam in bibliotheca adnexi monasterii Cassinensium, quod iam in manu est huius municipii. Huc illud in dioecesi admirantur picturae vel vestimenta sacra serica alicuius notae, ut tabula picta S. Catharinae V. M. in ecclesia principaliori oppidi Pedarae, tricticum flamingum in ecclesia S. Nicolai oppidi Monasterii Albi. Cautum severe est, ne quid vel tenue, sed ratione materiae, artis vel antiquitatis pretiosum, sine licentia S. Sedis et iudicio peritorum venumdetur. 9. Singulis diebus, mane et vespere horis opportunioribus sunt ubique ecclesiae quae patent fidelibus. 10. Dum Sacra peraguntur ita fidelibus illae patent, ut quilibet vel pauperrimus absque gravamine vel rubore libere ingredi, ibique adstare valeat. 11. Nunquam ecclesiae vel sacella ad aliquem profanum usum, ad academicos coetus, musicos concentus aliaque id genus adhibentur; excepto tempore belli, quo lex civilis adigit ad tolerandum pro habitatione necessaria militum. 12. In omnibus ecclesiis et sacellis in quibus SS.ma Eucharistia asservatur, conditiones a iure requisitae ad conservationem eiusdem 498
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Sacramenti Sanctissimi accurate generatim servantur et cura est specialis ut altare SS. Sacramenti cultu, munditie et ornatu emineat. 13. Poenitentiae tribunalia collocata sunt ubique in patenti ecclesiae loco et cratibus instructa, iuxta canonicas leges. 14. Sacrae reliquiae Sanctorum in ecclesiis et sacellis generatim [pag. 6] custodiuntur in thecis, cum sigillo et documento authenticatis, repositis in armariolis decentibus. In visitatione Ordinarius vetavit ne venerationi fidelium exponantur reliquiae nisi sint sigillo munitae cum documento authenticitatis. Si unum vel aliud desit suppletur ubi constat de legitima et publica traditione. Ad hoc examen instituendum deputatus est caerimoniarius Archiepiscopi. In quibusdam autem ecclesiis sunt reliquiae parieti sub crystallo affixae, praesertim circa effigiem Crucifixi, quarum nullum extat documentum, nec facile fieri potest inspectio. Ceterum non sunt illae expositae proprie venerationi fidelium neque auferri possint quin nocumentum aut scandalum afferatur. Ignoratur utrum penes privatas personas reliquiae insignes serventur. 15. Licet in cultum divinum, sanctorum venerationem aliasque sacras functiones multi abusus a diuturno tempore in hac Dioecesi, sicut in universam nostram regionem irrepserint, tamen auctoritas ecclesiastica omni studio adnititur eos corrigere et ad normam legum liturgicarum conformare. Isti abusus sunt, exempli gratia, ingressus in ecclesiam concentuum musicalium vulgo “bande�, quae saepe processiones comitantur exequentes musicas profanas; delatio reliquiarum Sanctorum sub baldachino; executio musicae profanae in sacris functionibus et ingressus laicorum in presbyteria. Ad eos prudenter et efficaciter extirpandos adhibetur in primis institutio legum liturgicarum, quas discunt clerici in seminario et sacerdotes in collectionibus quae fiunt quolibet mense; assidua persuasio qua inducitur populus fidelis ad acceptandam correctionem, et potissimum substitutio alicuius rei quae simul sit ritui conformis, ad pietatem animos moveat et alliciat, quin suppressio veteris consuetudinis communiter sentiatur. Ad id valde conducit studium quo plurimi sacerdotes paucis abhinc annis connituntur, ut, iuxta motum proprium sanctae memoriae Pii Papae X, populus partem sumat activam in sacris functionibus. Generatim lingua et cantus iuxta S. Sedis decreta adhibentur, opera praesertim iuvenis cleri [pag. 7]. 16. Serpent quidem graves errores contra fidem inter quasdam 499
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populi partes, praesertim iuventutis et coetus civilis. Causae potissimae sunt associationes maximeque scholae perversae. At, ut huic malo satis occurratur, defectu personarum, pecuniae et plenae libertatis, parum, proh dolor! fieri potest, licet multi adhibeantur nisus. Nemo vero e clero est qui istis erroribus sit infectus. 17. Consilium vigilantiae et officium censorum est institutum, statim atque iussum fuit ab Apostolica Sede. Constat sequentibus personis: em.mo card. Archiepiscopo, rev.mo Aemilio Ferrais Episcopo coadiutore et vicario generali, can. Ioanne Maria Licitri, secretario Archiepiscopi, doct. Salvatore Fazio, cantore capituli cathedralis, Salvatore Romeo decano eiusdem, Alphio Jatrini, Arcidiacono dicti capituli, doct. Ioanne Maugeri, canonico theologo cathedralis, doct. Ioanne Baptista Puleo, canonico poenitentiario, doct. can. Salvatore Russo, Ioanne sac. Segala, inspectore Societatis Salesianae, can. Caietano Platania, doct. can. Iosepho Scalia, doct. can. Dominico Squillaci, sac. doct. Vincentio Portaro, p. Felici Lo Re S. I., p. Dominico Mingoia O. P., sac. Dominico Ercolini, societatis Salesianae. Fere omnes meliori quo possunt modo munus adimplent et laudabili fructu.
Caput III. De iis quae ad Ordinarium pertinent 18. Si spectetur amplissima donatio facta a Rogerio Rege saec. X Sedi Episcopali Catanensi, huius mensae reditus esse deberent pingues. At decursu temporis, tum incuria hominum, tum rapacitate multorum, plura bona fuerunt praescriptione amissa, et praeterea quae supersunt a potestate civili tot oneribus sunt gravata, praesertim nostra infensissima aetate, ut fructus liquidi, quos potest, reapse percipere, Ordinarius, minime sufficiunt gravibus huius dioeceseos necessitatibus [pag. 8] satisfaciendis. Bona quae nunc manent constant: 1° terris fere omnibus sterilibus in eminentiori regione montis Aetnae positis, in quibus nivis collectio non parum afferret emolumentum, si non obstaret maxima difficultas eam vehendi; 2° canonibus emphyteuticis qui a Gubernio et a multis privatis possessoribus solvuntur super praedia, quorum dominium directum pertinet ad hanc mensam. Summa redituum est fere 59 millia libellarum. Nullo aere alieno gravatur mensa erga homines privatos. Eorum bonorum admnistratio geritur a procuratore sac. Alphonso Toscano, qui in suo officio a sac. Dominico 500
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Giuffrida adiuvatur. Methodus adhibetur quae in usu est in publicis administrationibus. Ab auctoritate civili pendet dumtaxat in iis quae sunt a lege praescripta, et seorsim geritur a ceteris dioecesis vel piorum operum bonis et proventibus. 19. Adest domus satis ampla Ordinarii propria, prope ecclesiam cathedralem, ad quam interius acceditur. Aedes ita sunt instructae, ut omni dignitati incolentis episcopi congruat, quin aliquid luxum profanum redoleat. 20. Praesens Ordinarius cum duobus presbyteris habitat, quorum alter can. Ioannes Licitri praelatus domesticus Sanctitatis Suae, a secretis, alter qui curae domesticae et viris inservientibus praeest. Vitae ratio eiusdem ea est quam exigit suum officium. Summo mane surgit, exercitio meditationis vacat, Sacrum facit, quo peracto et horis canonicis recitatis, cum secretario de negotiis dioecesis pertractat, ac deinde usque ad horam unam post meridiem personas recipit, quae eum adeunt. Tunc cum suis presbyteris et Episcopo coadiutore et saepe etiam cum aliis ecclesiasticis hospitibus refectionem sumit. Simul omnes visitationem Sanctissimi Sacramenti in sacello archiepiscopali faciunt. Post brevem collocutionem cum eodem coadiutore, Ordinarius parumper quiescit, et recitatis vesperis, si sui officii negotia patiantur, exit ad deambulandum, ita tamen ut statim post solis occasum domum redeat, ut [pag. 9] horas canonicas matutinas anticipet et se applicet studio ad ea quae suum ministerium attingunt. Denique cum suis domesticis, recitata piaculari oratione SS. Rosarii in praedicto sacello, coenam cum ipsis sumit et it cubitum. Aliquando in hebdomada in suam familiarem domum Catanae se recipit, ut quietius ac commodius sui sacri muneris negotiis incumbat. 21. Tamquam Romanae Ecclesiae Cardinalis actualis Archiepiscopus addictus est Sacris Congregationibus Concilii, Indicis, Caerimonialis, Seminariorum et Studiorum. Instructus est facultatibus quinquennalibus quae nunc conceduntur per S. Congregationem Concistorialem. Praeterea facultate permittendi adimplementum praecepti pascalis a II dominica quadragesimae ad festum SS. Trinitatis; circa iuramentum suppletorium; circa bullam SS. Cruciatae; reducendi numerum adsistentium sacerdotum benedictioni oleorum in Coena Domini; acceptandi eleemosynas in binatione missae favore seminarii; circa examinatores pro-synodales et iudices pro-synodales et circa aliquas dispensationes matrimoniales. Benedictus XV felicis 501
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recordationis in audientia 7 septembris 1914 vivae vocis oraculo tribuit actuali Archiepiscopo facultatem conferendi sacros ordines extra tempora tribus vicibus per annum. 22. Semper residet Catanae, a qua abest tantum per mensem post quadragesimam vel tempore autumnali rusticationis causa in villa propria quae est in ipsa dioecesi, cuius negotia pertractanda minime intermittit. Abscessit aliquando a sua sede vel ut peteret Romam, vel iret ad celebranda comitia episcopalia, seu conferentias, quae locum habent quolibet triennio. 23. Pluries in anno, sive in cathedrali templo sive alibi, sacris functionibus solet interesse et in principalioribus solemnitatibus, scilicet Epiphaniae, Paschae, Pentecostes, B. V. Conceptionis, Omnium Sanctorum et Nativitatis Domini. 24. Praeter homilias in missis pontificalibus Pentecostes et Omnium Sanctorum, aliis concionibus, data occasione, solet clerum et populum instruere. Item literas pastorales in quadragesima et cum [pag. 10] datur opportunitas publicat. Si a praedicando sit aliquando impeditus, supplet Episcopus coadiutor. Ceterum verbum Dei frequenter in omnibus potioribus ecclesiis annuntiatur a sacerdotibus facultatem habentibus. 25. Tres habentur casus reservati in dioecesi: a) Neglectus ab anno in adimplendis oneribus missarum aliisque pietatis et cultus dispositionibus, exequutoris conscientiae commissis. b) Periurium in iudicio cum gravi alterius damno. c) Adsistentia, etiam passiva tantum, sive privatis sive publicis spectaculis, in quibus quocumque modo daemones vel defunctorum animae evocantur. Ab his casibus praeter eos quos specialiter Ordinarus deputat, absolvere possunt vicarius generalis cum facultate alios quoque subdelegandi, canonicus poenitentiarius pro universa Archidioecesi, vicarii foranei in suo quisque territorio et, toto tempore paschali, etiam parochi et curatores animarum. 26. Duobus diebus cuiusque hebdomadae ordinarie in aedibus episcopalibus administratur sacramentum confirmationis; sed administratur etiam in ecclesiis, praesertim parochialibus, occasione festivitatum Domini et B. V. Mariae, collectis simul pluribus pueris. In huius sacramenti collatione regula haec servatur, ut solum admittantur pueri qui ad aetatem discretionis pervenerint, principales veritates christianae fidei didicerint et confessionem peregerint, exhibito 502
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de hoc testimonio scripto proprii cappellani curati. Ante illam aetatem pueruli non admittuntur, nisi gravi morbo laborent. At haec regula non facile servari potest iuxta rigorem. Item indulgentia quaedam est nonnunquam adhibenda in admittendis patrinis, licet pro his exigatur attestatio curatorum animarum. 27. Ipse per se, vel, si impeditus, per Episcopum coadiutorem, confert sacros ordines. In hoc maximo negotio, quantum in se est, studuit locupletare dioecesim idoneorum sacerdotum copia et sartum tutumque servavit Concilii Tridentini praescriptum non promovendi [pag. 11] eos qui non essent necessarii vel utiles ecclesiae pro qua assumuntur. 28. Ipse per se et bis per Episcopum coadiutorem, sex hucusque vicibus totam potuit lustrare Dioecesim ad visitationem pastoralem peragendam, ita ut singularum paroeciarum certam sibi potuit notitiam comparare. Praeter ea quae pertinent ad divinum cultum, populi mores, religiosam puerorum et adolescentium institutionem, legatorum satisfactionem, visitationem quam vocant personalem cleri peregit, singulos audiendo, ut cognosceret quae esset eorum vitae ratio, qui spiritus precum, quod studium procurandae animarum salutis, necnon monita aut consilia opportuna singulis praeberet. 29. Curavit, prout suum postulat officium, ut Conciliorum et Sanctae Sedis leges et praescripta in dioecesi non modo nota fuerint, verum etiam ab omnibus servarentur. 30. Post annum 1668 nulla alia synodus dioecesana celebrata fuerat. Anno vero 1918, ad tramitem Codicis Iuris Canonici, synodus celebrata est diebus 14, 15 et 16 aprilis, quarum decreta typis edita sunt. 31. Cum honoris tantum gratia archiepiscopali titulo decoraretur, nullos sibi obnoxios habens Episcopos suffraganeos, hinc minime potuit concilium cogere provinciale, quod nunquam ceterum celebratum est in provinciis ecclesiasticis huius nostrae siculae regionis. Attamen post Codicis Iuris Canonici promulgationem anno 1920 Concilium Plenarium Siculum, Panormi, Praeside em.mo Cardinali Caietano De Lai, Summi Pontificis Benedicti XV Legato a latere, mense decembri habitum est. Praefuit singulis triennis post dominicam in Albis collationibus seu conferentiis episcopalibus in variis dioecesium locis. Exemplar eorum quae communi consilio conclusa sunt, ad Sanctam Sedem transmissum est. 503
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32. Bene se semper habuit cum civili loci auctoritate, licet non leves difficultates aliquando expertus, ex parte huius municipii socialistarum. Deo adiuvante, episcopalem dignitatem et iurisdictionem [pag. 12] sartam tectamque servare potuit, ita ut nullum detrimentum libertati et immunitati Ecclesiae aut dedecus statui ecclesiastico contigit.
Caput IV. De curia diocesana 33. Vicarius Generalis est D. Aemilius Ferrais, Episcopus titularis Lystrensis, coadiutor cum futura successione huius em.mi Archiepiscopi, in sacra theologia et in iure canonico doctor. Curia dioecesana constat cancellario, archivario, qui, cancellario absente, eius vices gerit, actuario, archivarii adiutore, et adsistente extraordinario. 34. Adsunt novem examinatores prosynodales. 35. Adest tribunal ecclesiasticum cum suis administris rite constitutum, cum praeside nempe, tribus adsessoribus, defensore et notario. 36. Curia dioecesana proprias aedes, prope illas quae sunt Archiepiscopi, convenienter instructas habet, cum tabulario, in quo pars documentorum tuto ac seorsim ab aliis documentis custoditur. Archivum est bene ordinatum. 37. Taxae in usu pro actis curiae concordatae fuerunt inter Dioeceses Catanensem, Jaciensem, Pactensem, Nicosiensem et Liparensem, et approbatae ad quinquennium a S. C. Concilii decreto n. 2868/21, confirmato deinde ad aliud tempus. Obtineri non potuit uniformitas pro tota regione sicula. 38. Non fiunt ob taxas querelae, saltem iustae et ab honestis personis, et exiguntur cum moderamine habita ratione conditionis oeconomicae personarum solventium. Pauperibus acta gratis fiunt. In parte vel etiam in toto gratis etiam fiunt quando adest periculum mali maioris [pag. 13]. 39. Ad taxarum proventum accedit huius mensae archiepiscopalis annua solutio libellarum 1.275, quae ad officialium stipendium aliasque expensas erogantur.
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Caput V. De clero generatim 40. Huius cleri mores generatim sunt boni, sufficiens eius cultus ac doctrina et, si non in omnibus sacerdotibus, in multis tamen fervens admiratur studium aeternae salutis animarum atque vera pietas. Quare laudanda est erga suum Ordinarium Summumque Pontificem obedientia et reverentia. Inter eosdem sacerdotes concordia, animorum coniunctio, caritas mutua viget, quamvis in nonnullis paroeciis dissidia facile oriuntur, praesertim inter senes et iuvenes. 41. Vestis talaris semper et ubique a clero adhibetur, quin scandala et dicteria sint notanda in hac re de forma et decentia habitus. 42. Generatim sacerdotes in missae celebratione praeparationem et gratiarum actionem peragunt. Sunt multi qui serotinae visitationi SS.mi Sacramenti sunt assueti et hebdomadarie ad poenitentiae sacramentum solent accedere. Sed sunt qui non eadem frequentia exemplum praebent fidelibus, non obstante superiorum exhortatione. 43. Quolibet biennio omnes sacerdotes post Pascha ad spirituales exercitationes per hebdomatem in domum rusticationis propriam seminarii simul conveniunt. Adest semper Ordinarius, qui libenter hanc arripit opportunitatem suis cooperatoribus monita paterna dirigendi sive in communi, sive, cum opus sit, in particulari. Ecclesiastici qui eo tempore sunt aliqua iusta causa impediti, tenentur supplere infra annum, vel sequentes spirituales exercitationes in finitima dioecesi, vel in aliqua domo religiosa, vel saltem in domo [pag. 14] propria, si nequeant ab hac discedere. 44. Collationes seu conferentiae ecclesiasticae de quaestionibus moralibus et liturgicis fiunt semel in mense coram Archiepiscopo, excepto tempore autumnali. Peractis precibus, legitur antea per breve temporis spatium liber de officiis et vita sacerdotum. Canonicus poenitentiarius ecclesiae cathedralis moderatur discussionem casuum conscientiae, quos ipse proposuerat. Sortiuntur duo ecclesiastici qui italico vel latino sermone solutiones casuum, quas dat denique ipse poenitentiarius post aliquam disceptationem inter praesentes. Item fit de solutione casus liturgici, in quo auditur etiam sententia caeremoniarii Archiepiscopi. Concluditur sessio precibus et gratiarum actione. In ingressu adest censor qui notat intervenientes. 45. Cura est Ordinarii de iunioribus sacerdotibus, ut, postquam sacerdotio sunt initiati, studia ne deserant, neque tantum consilio et 505
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exhortatione, verum etiam iussu obligat eos, ut per quatuor annos de re theologica examen subeant, prout statutum est communiter pro ceteris dioecesibus in nostris Conferentiis episcopalibus. Aliud examen exigitur ad conferendas facultates audiendi confessiones et praedicandi. Ut iidem pietati adhuc proficiant, praeter dictas exercitationes spirituales, iuvat plurimum pia associatio Unionis Apostolicae, ad quam fere omnes iuniores pertinent. 46. Defectu specialium redituum non extat adhuc domus aliqua, in qua recipiantur et debita caritate sustententur sacerdotes emeriti qui infirmi et pauperes sint. Habentur autem duae piae societates mutui auxilii cum aliquibus reditibus, quae sociis subveniunt in casu infirmae valitudinis. 47. Pauci sunt hic sacerdotes qui, quamvis viribus et iuvenili aetate polleant, absolute tamen otiose vivant. Causa est in iis [pag. 15] defectus pietatis et zeli, nec facilis est modus eisdem consulendi, quum fere desint in hac dioecesi officia quibus non sit cura animarum adnexa. 48. Nullus est de clero qui, saltem publice, rebus politicis et factionibus civilibus immodice se immisceat, cum offensione aliorum et spiritualis ministerii detrimento. In nostra dioecesi non sunt catholici variorum rituum aut diversae linguae, ac proinde nullae ex hoc capite dissensiones in clero et aemulationes esse possunt. 49. Sunt quidem octo sacerdotes, (uti summo moerore fatendum est) quorum sex in publicis scholis docent, quique habitu clericali dimisso, vitam inhonestam agunt. Unus vel alter est, cui imputatur aliud crimen post ultimam relationem patratum. Tametsi aliqua oboriri potest suspicio, an sit in hoc clero qui violet legem de observandis et vitandis in satisfactione Missarum manualium, tamen in hoc quinquennio de uno tantum constat violasse et provisum est culpae patratae. Generatim cavent sacerdotes nedum a libris, sed etiam a diariis irreligiosis vel impiis legendis, et ubi gravis et legitima causa intercedat, dispensationem petunt ab auctoritate ecclesiastica. Generatim dico, nam sunt fortasse qui facile mala diaria curiositatis causa legunt. 50. Ad salutarem lapsorum correptionem, si nihil profuit monitio, contra eos lata est poena suspensionis a divinis, cum lege se recipiendi in aliquam domum religiosam, in qua spiritualia exercitia sequantur ad emendationem anteactae vitae et scandali reparationem. 506
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In ultimo quinquennio tribus vicibus irrogata est suspensio ex informata conscientia cum utili fructu. Regula quae in hac re adhibetur haec est: ut illa poena non infligatur, nisi [pag. 16] certo constet crimen saltem ex secreta depositione duorum testium fide dignorum. Plerumque huiusmodi crimen, de quo accusatio pervenit ad aures Ordinarii est contra bonos mores. At malignitas temporum et indoles huius populi consulunt, ut non facile adhibeatur fides accusationibus, sed pedetentim procedatur in hac materia et oculata indagine adhibita. 51. Exceptis ecclesiasticis qui pertinent ad capitulum cathedrale, ceteri fere omnes generatim sive ex eleemosynis missarum quae maiori ex parte ex aliis regionibus recipiuntur, sive ex aliis ministeriis spiritualibus proventibus aut ex beneficiis ecclesiasticis vix habent quo honeste vivere possint.
Caput VI. De capitulis 52. In urbe Catana adest cathedrale canonicorum capitulum. Quinque constat dignitatibus: prioratu videlicet, cantoria, decanatu, thesauraria, et archidiaconatu. Canonici sunt septem, inter quos theologus et poenitentiarius, quorum officia ab actuali Archiepiscopo iuxta sacros canones, sunt instituta. 53. Canonici et dignitates ab Archiepiscopo eliguntur per facultatem ipsi a Pio Papa V concessam bulla Hodie a Nobis anno 1568. Provisio vero theologi et poenitentiarii officiorum fit per concursum, iuxta constitutionem Benedicti Papae XIII Sacramentum Poenitentiae. 54. Singuli menstrua praebenda fruuntur, quae maior aut minor esse potest, prout bonorum reditus augentur vel minuuntur. Nunc temporis L. 300 attingit. Haec regimine massae communis administratur, praeter quam et altera habetur, quae ab Archiepiscopi mensa erogatur pro distributionibus quotidianis. Pro missa tamen conventuali, pro fabrica et cultu ccclesiae non tenetur aere suo providere [pag. 17] administratio capituli. 55. Capitulum suas habet constitutiones ab anno 1752 legitime approbatas easque fideliter servat. 56. Quotidianum est chorale servitium tam pro recitatione divini officii, quam pro missae conventualis celebratione, quae singulis diebus cantatur. Capitulares tamen alternis vicibus per hebdomadam 507
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ad servitium chorale tenentur ex immemoriali consuetudine; exceptis diebus dominicis et festis, quibus omnes interveniunt. 57. Non adsunt canonici honorarii. 58. Cum adsit cathedrale capitulum, non habetur consultorum collegium. 59. Generatim canonici multa gaudent existimatione in dioecesi et maxima est inter eos et cum Ordinario, praesertim ab aliquo tempore, concordia. 60. Licet id raro contingat, non amittit Archiepiscopus eos rite convocare, ut in negotiis maioris momenti consilium vel consensum, iuxta sacros canones requirat. 61. Sede vacante capitulum ad vicarii capitularis electionem libere procedit. 62. Unum est in dioecesi capitulum collegiale fundatum ab Apostolica Sede, scilicet illum quod est in ecclesia S. Mariae ab Eleemosyna, ab Eugenio Papa IV erectum. Cetera omnia fundata fuerunt in cursu sacrae visitationis ab Episcopis. Sed nuper erectum fuit ab Apostolica Sede capitulum Albaevillae, cuius exstentia, in causa habita apud S. Congregationem Consistorialem, invalida iudicata fuerat. Cetera capitula dioecesis, licet vetustiora et dignora, non iuridicam habent adhuc existentiam. Quare rogatur ut recognoscantur legitima a S. Sede Apostolica. Capitulum Regiae et insignis collegiatae S. Mariae ab Eleemosyna Catanae quatuor constat dignitatibus, scilicet: praepositi [pag. 18], thesaurarii, cantoris et decani. Canonici vero per reductionis rescriptum S. Sedis die 28 martii 1910 sunt octo, cum olim duodeviginti fuerint. Habetur canonicus theologus qui eligitur per concursum; minime poenitentiarius, qui opportuniori tempore instituetur. Singuli canonici et dignitates annua, sed parvula praebenda fruuntur. Habetur tamen et alia praebenda quibusdam stallis assignata. Praepositus enim annua praebenda fruitur libellarum 337,75. Thesaurarius circiter libellarum 90, plus minusque, prout aestimatur frumenti valor. Decanus libellarum 359,40. Primus canonicus lib. 75,50. In ea viget, communis massae regimen. Adest etiam alia communis massa, libellarum circiter 2.000, pro distributionibus iuxta servitium chorale, et haec distincte administratur ab altera massa, expensis fabricae et cultus assignata. Servitum chorale iuxta fundationem, quotidianum non est. Missa conventualis a distributione sumitur. Habetur servitium 508
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chorale diebus dominicis, festis de praecepto et abolitis, diebus octavarum festi SS. Corporis Christi et Immaculatae Conceptionis B. M. V. necnon Adventus et Quadragesimae, non exceptis aliis solemnitatibus fundatis. Capitulum ab anno 1796 suas habet constitutiones et eas servat. Non adsunt canonici honorarii. Canonici bona gaudent existimatione, et non semper inter nonnullos eorum manet perfecta concordia. Habetur pariter, sicut supra innui, capitulum oppidi Albaevillae, sub titulo S. Mariae Eleemosynae. Quatuor constat dignitatibus: praeposito, qui est etiam parochus, cantore, thesaurario et decano cum octo canonicis. Omnes eliguntur secundum novum iuris canonici codicem. Olim singulae dignitates et canonici praebendam habebant libellarum 76,50; dein autem, post eversivas leges, exiguis tantum distributionibus fruebantur, pro recitatione horarum et sacris functionibus, quae diebus dominicis et aliquibus principalioribus anni festis locum habent. Bona existimatione apud populum omnes generatim gaudent et diligenter sacro ministerio funguntur. Novo decreto Ordinarii, die [pag. 19] 20 ianuarii 1921, statutum est ut de reditibus et emolumentis parochialibus capitulo daretur lib. 2.000 pro chorali servitio.
Caput VII. De parochiis eorumque rectoribus 63. Hucusque in hac dioecesi non sunt nisi paucissimae verae et proprie dictae paroeciae. Quinque exceptis, ceterae habent vicarios curatos electos ad nutum ab Archiepiscopo. At mutatis temporibus, lege civili, quae benignior erga parochos effecta est, petitum est a Gubernio cum spe obtinendi, ut concedat, sicut ceteris dioecesibus, augmentum congruae parochialis pro civitatibus et oppidis dioecesis, minime vero pro civitate Catanae, in qua decem millia libellarum solvuntur ab Archiepiscopo, praeter sufficientes taxas quae solvuntur a fidelibus occasione administrationis sacramentorum, funerum etc. 64. Provisio quinque paroeciarum usque nunc existentium fit per concursum hoc modo: concurrentibus proponuntur quaestiones de re theologica dogmatica et morali et homilia super Evangelium; quibus tum scriptis tum oeretenus ii respondent coram examinatoribus synodalibus. Hi iudicium postea de idoneitate candidatorum 509
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proferunt. Denique Archiepiscopus nominat quem digniorem, omnibus perspectis, ipsi in Domino videtur. Cum ceterae paroeciae non sint adhuc canonice erectae ratione quam fuse in praecedentibus relationibus ediximus, rectores earum non eliguntur per concursum. 65. Rectores harum paroeciarum sunt amovibiles, minime vero quinque supra dictarum quae canonice sunt erectae. 66. Non habentur hucusque paroeciae congregationibus religiosis addictae. At mens est Archiepiscopi, si Deus dederit, committendi Iesuitis et Salesianis novas erigendas quasdam paroecias in hac civitate, tam necessarias, ob ingens habitantium incrementum [pag. 20]. 67. Nulla habetur paroecia in qua cura animarum habitualis penes capitulum aliamve personam existat. 68. Neque ulla est paroecia, quae obnoxia sit patronatui cuiusque generis. 69. Emolumenta, quae occasione administrationis sacramentorum a curatoribus animarum percipi solent a Santa Sede approbata sunt; quae occasione funerum celebrationis missarum solemnium, attestationum etc., ab Ordinario. Generatim nec quaerelae neque gravia inconvenientia deploranda sunt ob ob rigorem exactionis earumdem. 70. Minima vel nulla praebenda fruuntur generatim hi rectores animarum, quum veri parochi non sint. In civitate Catanae plus vel minus aliquid percipiunt ex summa libellarum 8.325, quam annuatim solvere tenetur mensa archiepiscopalis tredecim antiquis paroeciis; praeterea percipiunt reditus quosdam suae ecclesiae et incertos stolae fructus. In ceteris paroeciis vel nulla est dotatio vel ea quae desumi potest ex reditibus non certe amplis, si qui sunt, ecclesiarum. Haec est una ex causis qua difficilior fit huius dioecesis administratio, praesertim his nostris temporibus. Sunt quidem Ecclesiae parochiales, quae bona immobilia possident et plerumque canones emphyteuticos. Ea passim locationi-conductioni dantur. Administratio geritur ab aliquo presbytero tamquam Archiepiscopi procuratore. Hic perceptorum et expensarum quotannis exhibet rationem commissioni ad hunc finem institutae, quae sub vigilantia Ordinarii examinat omnia et opportunas responsiones impertit. Ita cavetur, meliori quo fieri potest modo, pro conservatione patrimonii sacri ecclesiarum parochialium. Ex iis quae dicta sunt patet, animarum curatores vix habere ex 510
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bonis ecclesiasticis quo honeste sustententur, et quo expensis occurrant pro animarum cura et pro sacris functionibus [pag. 21] exequendis, multoque magis quod largitiones fidelium minime abundent. 71. Generatim habetur domus canonica prope ecclesias parochiales. Ibi rectores animarum morantur in civitate una cum aliquo membro suae familiae. At in aliis dioecesis paroeociis solent in domo sua manere, ita ut domus canonica praedicatoribus extraneis excipiendis, qui tempore quadragesimae aut aliqua festivitate vocantur, inservit. Licet maximum sit studium, ut rectores illi animarum cum suis adiutoribus una vivant, plura tamen obstacula impediunt, quominus hoc regimen facile inducatur, diuturna nimirum consuetudo, penuries redituum et angustia aedium, quae pluribus incolentibus haud commode sufficerent. 72. Adest decretum, quo severe vetatur, ne curatores animarum teneant apud se, ratione servitii aut quolibet sub praetextu, non tantum iuniores mulieres, sed nedum plures personas suae familiae, et nonnisi illas quae sunt stricte necessarias ad servitium praestandum et de quarum bonis moribus constet. 73. Adsunt libri parochiales et ibi, iuxta canonicas praescriptiones, adnotantur quae pertinent ad baptismum, matrimonium. Non in omnibus paroeciis habetur liber mortuorum. Curatores animarum qui in hoc negligentes inventi sunt, occasione sacrae visitationis admoniti sunt. Circa matrimonium servatur lex, qua iubetur de peracto matrimonio inscriptionem fieri in baptizatorum libro ad singulorum nomen. Habentur etiam libri confirmatorum, itemque generatim tabellae seu libri missarum fundatarum et manualium, et plerumque diligenter rediguntur et servantur. Status vero animarum non ubique habetur ob nimiam amplitudinem plurium paroeciarum et ob defectum adiutorum qui huic operi incumbant. 74. Ratione specialis disciplinae, quae uti praenotavimus, viget in hac dioecesi, tabularium, illudquae in duas partes, publicam et [pag. 22] secretam, divisum, non in singulis paroeciis, sed Catanae in cancelleria archiepiscopali, et alibi in ecclesiis parochialibus custoditur. 75. Animarum rectores debitam residentiam servant. 76. Cum animarum curatores hic communiter non sint, ut antea dictum est, veri parochi, sed delegati Archiepiscopi, amovibiles ad nutum, numquam diebus festivis missam pro populo applicant. Sacras functiones ad diei festi santificationem proprias generatim cum zelo 511
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et fructu celebrant. Ab aliquo tempore fere omnes Evangelium explicant et cathechesim tam pueris quam adultis tradunt; et, ut maiorem fructum ex hoc munere tanti momenti consequantur, admonentur apprime ab auctoritate ecclesiastica, ut methodo utantur, quae capacitati auditorum et maxime populi conformetur. 77. In audiendis confessionibus, sacra Eucaristia distribuenda infirmorumque adsistentia generatim praesto sunt, tametsi in uno vel altero aliquando inconveniens vel aliqua quaerela habeatur. 78. Nisi gravis et legitima causa (in aliquo speciali casu obstet), baptismum administrant et matrimonio adsistunt in ecclesia, servatis solemnitatibus a Rituali romano praescriptis. 79. Erga fideles, qui sectis secretis notorie sunt addicti vel alia quavis de causa extra Ecclesiae sinum vivunt, si sacramenta in extremis deposcunt, se gerunt iuxta notas S. Sedis instructiones; scilicet ea non administrant nisi antea abiurationem vel declarationem publicam emittant. Negant autem christiano more sepeliri eos qui certo et notorie extra ecclesiae sinum moriuntur, licet a consanguineis id petatur. In casibus dubiis recurrunt ad Ordinarium. 80. In admittendis pueris ad primam communionem servatur regula a catechismo Concilii Tridentini tradita, ita ut pueri qui sui confessarii et parentum iudicio ad sufficientem discretionem pervenerint, a sacra mensa non prohibeantur neque diu arceantur, praesertim [pag. 23] post latum decretum S. Congregationis Concilii. 81. Quamvis non eodem zelo, omnes curatores animarum curant suos fideles in fide roborare, ad frequentem confessionem, praesertim communionem vel quotidianam excitare et in christianae vitae more et puritate continere. Et ad hunc finem, praeter consueta sui officii munera: a) aliquoties in anno, diebus solemnioribus quadragesimae, mariani mensis aut festi alicuius specialis Sancti, praeconem et confessarium extraordinarium vocant; b) quolibet anno tempore praesertim quadragesimali sacras missiones in sua ecclesia haberi curant; c) pias devotiones ab Ecclesia probatas, uti expositionem SS.mi Sacramenti, viam crucis, rosarium, mensem marianum, aliaque similia in suis ecclesiis celebrant et suis fidelibus commendant. Ea plus minusve in usu sunt in dioecesi; d) student generatim pueros, puellas et maioris aetatis fideles allicere, ut ad pias uniones, patronatus, sodalitates vel consociationes catholicas se adscribant; e) prudenter instituunt, praesertim iuniores curatores animarum, vel saltem favent, ubi 512
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fieri potest, opera socialia, quae Ecclesiae Catholicae sunt addicta. At fatendum est multas difficultates obesse apud nos huiusmodi societatibus instituendis et regendis.
Caput VIII. Art. I - De seminario Dioecesano 82. Cum antiquum aedificium seminarii statim post Concilium Tridentinum erectum, per immanem terraemotum anno 1693 corruisset, novum excitatum fuit paullo post munificentia Episcopi D. Andreae Reggio. Hoc vero occupatum fuit a militibus regiis anno revolutionis 1848. Et quamvis postea illud auctoritas ecclesiastica reclamaret [pag. 24], nequaquam potuit illius restitutionem obtinere. Hinc necesse fuit, ut quaedam aedes, satis amplae eidem seminario adnexae et propriae, meliori quo fieri poterat modo, aptarentur. Seminarium capax est continendi fere 130 alumnos. Tametsi bene expositum ad meridiem et prope maris litus, nihilominus propter distributionem partium internarum et angustiam situs parum disciplinaribus et hygienicis regulis est conforme, et uno tantum atrio est instructum ad recreationem. Nonnullae reformationes magni momenti proxime sunt faciendae ratione favorabilis venditionis terreni eidem seminario pertinenti, de qua postea suo loco loquar. Praeter principale seminarium dioecesanum Catanae erectum, tres habentur parva seminaria in Dioecesi, in quibus recipiuntur etiam pueri qui dicuntur “aspirantes” ad clericatum. Sunt in oppidis Brontis, Albaevillae et Triumcastanearum. Diriguntur per optimos ecclesiasticos sub vigilantia rectoris seminarii Catanae, a quo circa studia et disciplinam dependent. Alumni frequentant scholas elementares et possibiliter inferius gymnasium. Deinde, si iudicantur ideonei, admittuntur in magno seminario. Talium parvorum seminariorum existentia magna ex parte a fidelium generositate pendet. 83. Seminarii redditus et expensae depromi possunt ex sequenti elencho anni 1925: «Rendite patrimoniali 1. Corpi redditizii ................................................. L. 2. Rendite sul debito pubblico ........................... L. 3. Censi e rendite varie ....................................... L. 4. Canoni enfiteutici ............................................ L.
22.250,00 6.690,00 2.176,72 44.610,53 513
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5. Tassa sui benefizi ............................................. L. 1.200,00 ____________ L. 76.927,25 Spese patrimoniali 1. Tasse per terreni, fabbricati e ricchezza mobile . L. 6.300,00 2. Manomorta e quota di concorso ......................... L. 2.115,60 3. Manutenzione ordinaria ...................................... L. 6.500,00 [pag. 25] 4. Canoni e rendite passive ...................................... L. 2.060,96 5. Assicurazione contro incendio ............................ L. 286,74 ___________ L. 17.263,30 Spese estrapatrimoniali 1. Personale direttivo, insegnante, sanitario, legale, di servizio ............................................. L. 36.300,00 2. Forniture varie, luce, acqua e spese minute .. L. 11.500,00 3. Villeggiatura ..................................................... L. 3.000,00 ____________ L. 50.800,00 Riepilogo Spese patrimoniali ............................................... L. 17.263,30 Spese estrapatrimoniali ...................................... L. 50.800,00 ____________ Totale ...................................................................... L. 68.063,30 Totale Entrata ........................................................ L. 76.927,25 Uscita ...................................................................... L. 68.063,30 Rimanenza attiva .................................................. L. 8.863,95Âť. Reditus patrimoniales seminarii aucti sunt magnopere ratione venditionis terreni quod praeteritis annis emeram ad novum et maius seminarium aedificandum. Pro emptione solvi libellas 39.000 et potui dare in emphyteusim ratione libellarum 1.200.000 sui valoris. Reditus nullo aere alieno gravatur. Ab alumnis solvitur annua pensio 1.800 libellarum. Pauperibus subvenitur ab eodem Archiepiscopo, a quibusdam benefactoribus atque eleemosynis missarum quae diebus festis ex indulto apostolico binantur. 84. Seminarii rector est rev.mus Aemilius Ferrais, Episcopus meus coadiutor, quinquaginta sex annos natus, qui doctrina, pietate, 514
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prudentia ornatur et paterno amore alumnos prosequitur. In regimine coadiutorem habet presbyterum sub titulo ministri disciplinae et alium substitutum. Hi omni studio commisso sibi muneri satisfaciunt et alumnos in [pag. 26] disciplina et pietate instituunt. 85. Habetur magister pietatis, vulgo “director spiritualis”, in seminario degens, nullo officio, quo a suo munere distrahatur, implicatus. Praeter ipsum datur sufficiens copia aliorum confessariorum. 86. Adsunt duo deputati pro disciplina et quatuor pro oeconomia, iuxta Concilium Tridentinum, a quibus Ordinarius consilium requirit in casibus a iure praescriptis. 87. Nonnulli magistri in seminario convivunt, ceteri morantur extra. Quoad eorum idoneitatem, pietatem et agendi rationem nihil est advertendum, quinimo fere omnes laudibus sunt exornandi. 88. Alumni actu sunt fere centum. Non admittuntur nisi qui ad statum ecclesiasticum aspirant. Non habentur externi alumni. Tres alumni in hoc qunquennio instituti sunt in collegiis Romae ad grados academicos in sacris scientiis adipiscendos. In hoc seminarium, rogante vel permiettente proprio Ordinario, recepti sunt nonnulli alumni aliarum Dioecesium, nempe 7 ex Dioecesi Nicosiensi et 2 ex Dioecesi Calataieronis in quibus extat tantum gymnasium inferius; 1 ex Dioecesi Netina et 1 ex Dioecesi Montisregalis, in quibus deest cursus lycei vel cursus theologicus; 1 ex Dioecesi Platiae Armerinae valetudinis causa; 1 ex Dioecesi Messanensi et 1 ex Dioecesi Cephaludiensi, ob peculiares familiae rationes. 89. Cum adhuc unum sit aedificium pro omnibus alumnis, necesse est aetate minores cum maioribus convivant. Debitae autem adhibentur, qua fieri potest, cautelae, ut seorsim hi ab illis et disciplina suae cuiusque aetatis propria instituantur. 90. Omni studio pietas et disciplina excolitur in Seminario ad tramites regulae a Sancta Sede praescriptae. Alumni semel in hebdomada ad tribunal poenitentiae et fere omnes quotidie ad Communionem Eucaristicam accedunt. Item quotannis ante initium cursus studiorum, in domo rusticationis per octo integros dies omnes alumni spirituales exercitationes peragunt, iuxta methodum S. Ignatii. Hinc eo tempore in silentio [pag. 27] veritatibus aeternis meditandis unice incumbunt. Quo efficacius pietas, disciplina et studium foveatur, praeter praemiorum trimestres distributiones et annuas, ab em.mo Archiepiscopo praemium seu “borsa” confertur libellarum 515
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480 alumno cuiusque cursus qui princeps omnium pietate et studio aestimetur. 91. Studia philosophiae tribus annis, et quatuor theologiae persolvuntur, iuxta S. Sedis praescriptiones. Magistri lingua latina utuntur et methodum sequuntur scholasticam ad mentem praecipue Divi Thomae. Auctorum textes iidem sunt qui ceteris seminariis quoque usui sunt. Praeter has disciplinas ius canonicum, patrologia, historia ecclesiastica, praecepta sacrae eloquentiae, Sacra Scriptura et lingua hebraica cum graeca biblica traduntur. Humaniora studia tum italica tum latina perficiuntur 8 annis, quorum 5 pro gymnasio, 3 pro lyceo, et quidem ea methodo iisque auctorum textibus qui ceteris quoque seminariis usui sunt. Praeter linguas latinam et graecam, italicam et gallicam, traduntur aliae disciplinae, nempe: mathesis, historia civilis, geographia et scientiae naturales. Omnes clerici in sacris coeremoniis et cantu liturgico accurate instituuntur. 92. Affrmative, et nonnisi diaria quae “missionaria� dicuntur legere permittuntur alumni, atque periodica: Stille benefiche, Primavera di vita. 93. Ordinarius saepe seminarium invisit et alumnos audit, ut de eorum pietate et in studiis profectu per se certior fiat. 94. In promotione ad Ordines haec servantur: adspirantium petitiones receptae a rectore receptae, a moderatoribus singulis mature perpenduntur, ut rectum iudicium de eorum pietate et idoneitate secreto ferant. Postea facto scrutinio, Ordinarius eas discutiens una cum eisdem, iudicium definitivum pronuntiat. Singulis sacris Ordinationibus spirituales exercitationes praemittuntur per decem dies. Plerumque ob causas Ordinario benevisas [pag. 28] interstitiorum lex dispensatur. Clerici, excepta dispensatione S. Sedis pro casibus particularibus et valde raris, titulo sacri patrimonii ordinantur. 95. Ab ultimo quinquennio nihil notatu dignum in seminario accidit. 96. Optima rusticationis domus adest, ubi omnes alumni feriarum tempore conveniunt, scilicet mensibus augusti, septembris et octobris. Iis conceditur ut per 15 dies tantum apud suos morentur, et interim ponuntur sub cura et vigilantia respectivi vicarii aut alius boni presbyteri, qui eos quotidie colligit ad missam audiendam, ad actus pietatis exercendos, ad deambulandum etc., et in fine de eorum agendi ratione rectorem certiorem facit. 516
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97. E.mus Archiepicopus a suscepto dioecesis regimine curavit suis expensis, ut maioris spei clerici studia sequerentur in universitatibus pontificiis almae Romae vel Lovanii, ibique gradus academicos assequerentur. 98. Nulli in hoc quinquennio fuit concessa facultas publicas studiorum universitates civiles frequentandi. 99. Clerici qui servitium militare obire coguntur commendantur rectori seminarii loci in quo degunt, vel alicui religioso viro, et frequentibus epistolis missis et acceptis mutua servatur coniunctio alumnos inter et seminarii superiores. A militiae stipendiis dimissis, nonnisi post maturam probationem promoventur ad Ordines, et ante omnia literae petuntur testimoniales de eorum vita honeste acta. 100. Firmissima hic viget regula non admittendi in seminarium reiectos vel dimissos ab aliis seminariis vel ab institutis religiosis [pag. 29]. Art. II – De seminario interdioecesano seu regionali 101. Circa hoc argumentum in omnibus conferentiis episcopalibus huius regionis siculae discussio semper inita est, sed semper cum nullo fructu practico ob maximas difficultates oppositas a maiore parte Ordinariorum, praecipue ratione ingentium expensarum.
Caput IX. De institutis religiosis virorum 102. Generatim religiosi vitam communem servant. Habitu incedunt singuli propriae religionis. Sustentantur non absque tamen aliqua difficultate vel aere ad communitatem pertinente, vel eleemosynis missarum, exercitio praedicationis et fidelium oblationibus. Ex hiis bona fama gaudent Iesuitae, Salesiani, Presbyteri Missionum S. Vincentii a Paulo. Non item dici potest de omnibus qui ad ceteros ordines pertinent. Pauci sunt in dioecesi in maioribus ordinibus constituti a suis praepositis dimissi. Aliquorum bona videtur agendi ratio, duorum vel trium reprehensione digna. 103. Sunt qui sacris muneribus obeundis praedicationis et confessionis et cultus fovendi sive in suis ecclesiis sive extra sunt addicti, utili cum fructu et summa fidelium satisfactione ac laude. Salesiani iu517
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ventuti edocendae et ad pietatem excolendae admodum et egregie adlaborant. Nemo eorum hucusque curam animarum in paroeciis exercet. 104. Adsunt quidem religiosi quaestuantes, nimirium Fratres Minores et Cappuccini, qui opportune S. Sedis decreta hac de re servant, ita ut nullum inconveniens in his hucusque acciderit. 105. Nullum habuit Archiepiscopus offendiculum in exercitio iurisdictionis sive suae, sive sibi a iure delegata. 106. Nulla extat congregatio dioecesana [pag. 30].
Caput X. De institutis religiosis mulierum 107. Institutorum religiosorum hic existentium mulieres generatim sic se gerunt ut fidelium sint maximo exemplo. Si aliquis aliquando abusus irrepserit, statim ab earum moderatricibus fuit eliminatus. Nullum est in hac dioecesi monasterium monialium quod praelatis regularibus subiiciatur. 108. Circa clausuram, quae nunc in nostris monasteriis e facultate concessa a S. Sede, est episcopalis, servantur leges canonicae, uti vero fieri potest. 109. Unicum remanet monasterium post eversivas leges, cuius aedes ope E.mi Archiepiscopi redemptae fuerunt. Ibi habetur nova et excellens communitas circiter 40 monialium communitas, cuius reditus administrantur ab auctoritate ecclesiastica. Dotes, quas non omnes sed nonnullae moniales solverunt, constitutae sunt in titulis Debiti Publici et administrantur ab antistita. Haec tantum tenetur reddere rationem suae administrationis Archiepiscopo. 110. In monasterio servantur adamussim constitutiones et decreta apostolica pro confessione monialium. 111. Religiosae quae vitae activae sunt addictae, vel inserviunt aegrotis in nosocomiis et senibus in diversoriis pauperum, vel puellis cuiusvis coetus instituendis incumbunt. Utrumque opus ipsae exercent bono spiritu, summa fidelium utilitate et Ecclesiae aedificatione. 112. Non adsunt religiosae quae in privatorum domiciliis inserviant. Sunt vero quae rem domesticam in hospitalibus et hospitio Beneficentiae puerorum et adolescientium gerunt. Cautelae suffi518
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cientes observantur ne quid inconveniens accidat. Si aliquando, quod raro accidit, aliquid hac in re deploratum est, remedium illico allatum est. Adsunt religiosae quaestuantes, quae regulariter se gerunt, et nihil [pag. 31] inconvenientis, quod sciam, in eis accidit. 113. Habetur unicum institutum dioecesanum recenter fundatum, vulgo “Suore Sacramentine�, ad cultum perenne SS. Sacramenti principaliter dicatum. Regitur cohaerenter ad canonicas leges. Ex fructu propriarum dotum vivunt.
Caput XI. De populo generatim 114. Ut iam principio huius relationis dictum est, quamvis hic populus servet fidem, in maiori tamen eiusdem parte, praesertim in hac civitate et apud viros, corrupti sunt mores, et in his potissimum invaluerunt vitia contra honestatem et blasphemiae. 115. Plurimi sunt in civitate, non autem in ceteris partibus dioecesis, qui dominicis et festis diebus minime se abstinent ab operibus servilibus et missam non audiunt. Inter alia dioecesis loca non adsunt differentiae notabiles quoad observantiam festivi praecepti. Certe non a maiori parte santificantur illi dies prout christianos decet. 116. Item dicendum est de praecepto abstinentiae et ieiunii et Communionis paschalis. 117. Aliquibus abhinc annis notatur frequentior usus sacramentalis confessionis et S. Communionis apud mulieres et pueros cuiusvis conditionis et sexus. Videtur augeri numerus virorum qui ad Sacramenta accedant, praesertim ex iis qui ad pias consociationes et ad actionem catholicam pertinent; sed pauci semper sunt huiusmodi viri prae mulieribus. 118. Generatim parentes solliciti sunt, praesertim in pagis, ut recens nati saltem infra hebdomadam baptismo abluantur. At sunt plures, potissimum in coetu civili, qui plus minusve differunt: pauci vero qui negligant, ac rari qui renuant baptismum filiis administrari. 119. Multa sunt matrimonia civilia sive concubinatus, eaque maiori frequentia habentur in hac civitate quam in ceteris dioecesis locis [pag. 32], praesertim in parvis oppidis. Contra sanctitatem matrimonii duo vigent principales abusus, adulterium nempe et onanismus. 120. Rarissime apud nos contingunt matrimonia mixta, et si ali519
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quando datur casus cum aliquo alienigena, fit ex legitima venia S. Sedis, sub conditione educandae prolis in catholica religione. 121. Parentes generatim parum vel nihil curant, non solummodo in sinu familiae suae, sed etiam extra et maxime in scholis filios suos christianis moribus instituere. 122. Fideles qui graviter decumbunt, fere omnes extrema sacramenta deposcunt. Pauca sunt quae celebrantur funera civilia, causa incredulitatis defuncti, vel sectae politicae et massonicae ad quam pertinebat. 123. In exercitio, quod anteactis anns permittebatur, iurium politicorum et civilium, pauci erant qui ita agebant et tales eligerentur, quo religioni et libertati Ecclesiae consuleretur. 124. Ante decreta recentia Gubernii habebantur quidem Catanae consociationes sectae massonicae, quae adseclas etiam recensebant in aliquibus dioecesis civitatibus. Item extabant aliae societates quae dicuntur socialistae; at revera maxima pars eorum qui illis nomen dederant potius lucrum quam errorem sequebantur. Sed nunc huiusmodi pravae societates dissolutae sunt vel saltem aperte non extant. Hic illic etiam habetur, proh dolor, praxis spiritismi. Est inter casus a Nobis reservatos. Ut fideles ab ea avertantur haud alia in promptu sunt remedia; proindeque profectus qui obtinetur non respondet necessitati, licet multa fiant conamina sive in exercitio ministerii ecclesiastici, sive in societatibus catholicis.
Caput XII. De iuventutis institutione et educatione 125. Generalis institutionis et educationis filiorum ratio in dioecesi iuxta usum legesque civiles ea est ut subsit omnino ditioni Status, qui nunc [pag. 33] saltem mandat praeceptoribus scholarum vulgo “elementarium� ut tradant alumnis elementa doctrinae christianae et historiae sacrae. Sed hoc evidenter non est sufficiens ad puerorum christianam educationem, praesertim si, quod frequens est, magistri laici non didicerunt ipsam catholicam doctrinam. In nullis scholis secundariis traditur christiana doctrina; imo sunt magistri qui non paucos errores contra fidem et mores docent. Necessaria est omnium parentum totius nationis actio communis, qui naturale et inviolabile ius atque officium educandae prolis, prout debent, sibi vindicent. In 520
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hac dioecesi aliquid opponitur remedium, uti fieri potest, scholis privatis, quae pro pueris ac pro iuvenibus studentibus a religiosis utriusque sexus reguntur. Multae habentur publicae scholae sic dictae “mixtae”; scilicet communes utrique sexui. Necessario inde mala sequi debent. Directores piarum consociationum et confesseros hortantur, data occasione, parentes et filias ut debitas cautelas adhibeant. 126. Magistrae scholarum primordiorum, vulgo “elementarium” plerumque sunt christianis moribus imbutae et bene docent puellas. Non item magistri laici, quorum multi sunt saltem indifferentes quoad religionem. Hinc eorum scholae generatim noxiae sunt. Pauci sacerdotes docent in publicis scholis. Habentur in hac civitate scholae liberae, quae circiter duo millia alumnorum complectuntur. Hae pensionibus ipsorum alumnorum sustentantur et Ordinarii vigilantiae et inspectioni subsunt. In dictis scholis liberis catholicis doctrina christiana necessario digne traditur. 127. In hac Dioecesi paucissimi sunt acatholici et hi fere omnes alienigenae. 128. Difficile penes nos remedium invenitur quo iuventus quae scholas noxias adire cogitur a perversione et corruptione immunis reddatur. Ad hunc finem adhibentur cum aliquo fructu consociationes iuventutis catholiaae et oratoria festiva. 129. Scholae mediae vel superiores, ad quas dioecesani confluere solent, cum pendeant ab auctoritate civili, communiter sunt hostiles catholicis [pag. 34] veritatibus et doctrinis. 130. Zelo praesertim Salesianorum et quorumdan presbyterorum cleri saecularis habentur quaedam opera, sicut recreatoria, circuli, scholae catechisticae, oratoria serotina et festiva ad sanam christiane iuventutis institutionem et praeservationem. Deficientibus autem opibus, nec numerus nec fructus earum institutionum respondet necessitati temporum.
Caput XIII. De piis sodalitatibus aliisque religiosis consociationibus 131. Adsunt utique Catanae et in dioecesi plures sodalitates seu confraternitates aliaeque religiosae consociationes rite institutae. Sunt numero 200 circiter et generatim nomen a Sancto Patrono cui 521
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dedicantur accipiunt. Non desunt consociationes quae potissimum a S. Sede commendatae sunt, scilicet a SS.mo Sacramento, a Rosario, a Doctrina christiana pro pueris et puellae in fide, pietate morumque puritate excolendis. 132. In ecclesiis paroecialibus habentur passim consociationes recentes, praesertim quae sub nomine actionis catholicae comprehenduntur. In quibusdam ecclesiis religiosorum habentur Tertiarii respectivi Ordinis. Antiquae vero confraternitates fere omnes in propriis et distinctis ecclesiis existunt. Nuspiam autem sodalitates virorum erectae sunt in ecclesiis monialium. 133. Novae piae consociationes omnes, iuxta canonicas leges ab auctoritate ecclesiastica pendent. At non ita confraternitates antiquae, quae quoad administrationem bonorum temporalium ex vetere lege auctoritati civili subsunt. Hinc disciscentes a primitiva regula ac pietate, quae olim in iis vigebat et facile se subtrahentes a vigilantia Episcopi, non modo nullum generatim fructum afferunt, sed saepe non levia gignunt incommoda. Ad aliquod huic malo adhibendum remedium praeteritis annis in collationibus episcopalibus actum est. At omnes Praesules agnoverunt opus esse nimis arduum et multis difficultatibus plenum. 134. Adsunt tertiarii in saeculo viventes S. Francisci, S. Dominici [pag. 35] B. M. V. a Monte Carmelo et SS. Trinitatis. Generatim congregantur saepe et bono sunt exemplo fidelibus. 135. Sunt quidem confraternitates in quibus in sodales recipiuntur etiam qui notorie addicti sunt societatibus religioni adversis et inhoneste vitam agunt. Ad hoc malum avertendum abolendae essent et deinde noviter diversis regulis fundandis. At cum id fieri nequeat, pluribus obstantibus causis et praesertim lege civili, quaedam proposita sunt remedia in collationibus episcopalibus, sed in praxi parum efficacia ad malum tollendum.
Caput XIV. De piis legatis et eleemosynarum collectionibus 136. Habentur in Dioecesi pia legata missarum, aliorum religiosorum onerum, sed ex iis quae sunt antiquae fundationis pauca supersunt ob leges eversivas. Nova autem fundantur, quorum “tituli� in 522
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arca dioecesana asservantur. De iisdem curia indicem habet cum recentione onerum et indicatione redituum. 137. Priora administrantur a rectore uniuscuisque ecclesiae vel capituli sub vigilantia commissionis dioecesanae, de qua iam superius dictum est. Posteriora administrantur secreto a commissione, quae modis a S. Sede praescriptis arca dioecesana custodit. Id generatim fit fideliter et fructuose. 138. Uti potest Ordinario constare, missarum legatis aliisque obligationibus intra debitum tempus regulariter satisfit. Cum relative pauca sint illa legata, raro vel numquam supersunt reditus tradendi Ordinario, qui potius debet extra dioecesim colligere eleemosynas missarum ad occurrendum indigentiae plurimorum sacerdotum. Nunquam contigit, ut de hac re aliquis presbyter ad officium revocari mereretur. 139. Fiunt etiam aliae collectiones eleemosynarum a S. Sede praescriptae vel commendatae pro communi ecclesiae bono sub hoc numero indicatas [pag. 36]. 140. Plures etiam aliae usuveniunt collectiones eleemosynarum in dioecesi sive ad alendum multarum ecclesiarum cultum, sive ad subveniendum pauperibus speciatim infirmis. Fiunt etiam a promovendas ecclesiasticas vocationes, ad diffundendos catholicos diarios, ad sustentandas doctrinae christianae scholas et ad alia bona opera alenda. 141. Aliae etiam in dioecesi collectiones eleemosynarum usuveniunt ad festa praesertim Patronorum peragenda cum magno exteriori apparatu. Sunt religiosi et religiosae quaeritantes; at non videtur esse tot numero ut nimium gravamen fidelibus afferant.
Caput XV. De operibus piis et socialibus 142. Hospitalia, orphanotrophia, brephotrophia, aliaque similia caritatis instituta in dioecesi et praesertim in hac civitate fundata sunt. Licet fere omnia et studio cleri et piorum fidelium suam duxerint originem, pauca tamen supersunt, quae plene, etiam quoad bonorum administrationem, pendeant ab auctoritate ecclesiastica, iuxta S. Concilii Trdentini praescripta. Excepto uno vel altero, communiter inter membra Commissionum eorum habetur delegatus Episcopi. 523
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Hinc fit ut ubique in iis cappellanus invenitur, qui curam et adsistentiam spiritualem libere potest exercere. 143. Adsunt in dioecesi opera illa quae socialia dicuntur, ut asyli pro infantibus utriusque sexus, circuli pro iuventute catholica, consociationes operarioum et agricolarum cum suis arcis nummariis vel mutuo subsidio. 144. Generatim consociationes et opera ista socialia et potissimum qui eis praesunt, debitam Ordinario et Summo Pontifici reverentiam praestant et in iis quae fidem, mores, et iustitiae leges attingunt S. Sedis directioni ac moderationi subsunt. 145. Quamvis maxima sit difficultas quae hic invenitur ob penuriem [pag. 37] bonarum et idonearum personarum, cura quidem est, ut hisce consociationibus et operibus praeficiantur, qui non nomine tenus, sed corde et opere catholici sint. Cavetur etiam, quatenus opus est, ut qui consociationibus et operibus adscripti sunt, aut beneficia et subsidia ab iis nanciscuntur, a vitiis recedant, in fidei doctrina instituantur et christianam vitam ducant. At fatendum est desiderari maiorem activitatem ad bonum religiosum et morale sociorum procurandum. 146. Cavetur ne in hisce catholicis consociationibus connumerentur sectis secretis adscripti, increduli, impii vel religioni adversi, qui consociationes ipsae vel earum opera a recto fidei et iustitiae tramite deducere possint.
Caput XVI. De editione et lectione librorum et diariorum 147. Publicantur quotidie in hac civitate duo diaria, quae sub actuali gubernio non sunt infensa religioni, sed saepe continent aliquem errorem contra fidem et bonos mores. Sunt valde diffusa in tota provincia et in aliis Siciliae orientalis. Aliquod detrimentum afferunt, praesertim descriptionibus factorum contra bonos mores. Non eduntur libri, illustrationes et alia diaria ex professo impia et obscena. 148. At sunt quidem huiusmodi quae alibi produnt et late diffunduntur in hac dioecesi magno cum fidei et morum detrimento. Sunt diaria protestantium, ut Conscentia, La Sigaretta, 420 et multa alia eiusmodi furfuris, quae illicitos amores fovent. Multi libri a S. Sede prohibiti, speciatim “romanzi�, veneunt et a iuventute facile leguntur. 524
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149. Agitur a catholicis et praesertim ab animarum curatoribus et a sacerdotibus, ut libri et diaria obscena vel impia a dioecesi removeri possint. Sed tantae maleficae irrutioni impediendae desunt apta et efficacia instrumenta; et vane speratur auxilium et opera civilis potestatis, quamquam novae editae sint leges contra libros, imagines et diaria obscena. Cleri et maxime confessariorum cura est, ut illi libri [pag. 38] et diaria a catholicis familiis arceantur et a fidelibus non legantur. 150. Libris et diariis noxiis, alia opponuntur religiosa et honesta, sed ob defectum pecuniae et desidiam plurimorum impar est prae illis horum diffusio. Habentur in dioecesi ephemerides nostra hebdomadaria La Croce ab aliquibus optimis iuvenibus catholicis publicata, sed eius vita non paucis difficultatibus agitatur ob defectum sufficientis pecuniae. Publicantur etiam piae ephemerides menstruae, scilicet: La Madre Cristiana, Gesù nell’Eucaristia, L’Immacolata, Voce Amica, L’eco dell’Oratorio, L’Araldo. Insuper diffunduntur folia pro evangeliis dominicalibus et alia bona opuscula, quae alibi eduntur modico pretio et afferunt multam utilitatem fidelibus. His addenda est ephemerides menstrua, quae pro Clero prodit, sub titulo Bollettino Ecclesiastico. Catanae, die 15 Septembris 1927 Ioseph card. Nava, Archiepiscopus
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LIV
1937 – Relazione dell’arcivescovo, Carmelo Patanè, relativa al quinquennio 1931-1936, scritta il 31 dicembre 19361.
Relatio Archidioecesis Catanae facta ab exc.mo viro Carmelo Patanè Archiepiscopo pro quinquennio 1931 – 1936.
Caput I. Generalia de statu materiali personarum et locorum 1. Carmelus Patanè annorum 67, natus in loco “Giarre” dioecesis Jacensis; consecratus die 17 febbruarii 1918 Archiepiscopus Hydruntinus, ad hanc Catanensem Ecclesiam translatus die 7 iulii 1930, cuius regimen suscepi die 19 octobris eiusdem anni. Non habeo Episcopum auxiliarem. 2. Dioecesis Catanensis originem habuit, ut aiunt, aetate apostolica. Primus Episcopus fuit Sanctus Berillus missus a Principe Apostolorum. Honoris causa a Pio IX ad sedem archiepiscopalem immediate subiectam Apostolicae Sedi evecta est; cuius titularis ius habet pallii ab eodem Summo Pontifice dati. Ordinarium appellationis iuxta can. 159 § 2 habet Archiepiscopum Messanensem; pro conferentiis episcopalibus convenit Panormum. 3. a) Locus residentiae meae est “Catania” nulla alia addita indicatione, quia caput est Provinciae. b) Valde ampla est Dioecesis; ditio civilis haec est: “Archidiocesi di Catania”; optima est coeli temperies; lingua est italica. c) Archidioecesis incolas habet 600.000 circiter, oppida praecipua sunt: Adrano, Biancavilla, Bronte, Paternò, et Misterbianco. Omnes sunt catholici romani; neque alius adest ritus. Adsunt in civitate protestantes valdenses, quorum numerus bis centum non excedit; item in oppidulo “S. Maria di Licodia” valdenses sunt quadraginta. Pentecostales suppressi sunt.
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Congr. Concist., Relat. Dioec., 208.
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d) Sacerdotes saeculares sunt numero 295; clerici et alumni seminarii maioris et trium minorum sunt n. 260. e) Adest capitulum cathedrale; adest etiam in civitate capitulum collegiale et item in oppidis Adrano, Biancavilla, Paternò. f) Dioecesis divisa est in decem vicariatus. Quod2 ad paroecias attinet notandum est usque ad annum 1926 unum fuisse parochum [pag. 3] in urbe et Dioecesi id est Archiepiscopum, exceptis duobus paroeciis in Dioecesi: Bronte et Trecastagni. Anno quo supra antecessor card. Francica Nava creavit paroecias autonomas viginti sex; nullam autem in civitate. In civitate curam animarum gerunt 19 curati ad nutum episcopi: quorum honestam sustentationem unusquisque trahit ex 400 libellis annuis quas a mensa archiepiscopali accipit et ex fructibus stolae. Attamen commissio duobus adhuc annis a me instituta est ut etiam in civitate adsint vere parochi et paroeciarum numerus augeatur. Sed res magnis difficultatibus abnoxia est praesertim pro congrua. Paroeciae in Diocesi quae habent numerum maximum incolarum sunt: Paternò quae habet triginta duo millia incolarum; Adrano triginta millia; Bronte viginta septem millia; Biancavilla viginta duo millia; Misterbianco duodecim millia. In oppidis Paternò et Adrano adsunt quinque vicariae curatae pro singulis oppidis, quae nuper a Gubernio assensum regium habuerunt. In oppido Bronte adsunt tres vicariae curatae sed sine regio assensu. In civitate Catana curatiae quae habent maximum numerum incolarum sunt: Cibali, Fortino, Ognina et S. Agatha “al Borgo”. Paroeciae minimae in Diocesi sunt: Ragalna, Trappeto et Viscalori cum tercentis. Non adsunt paroeciae per linguas seu nationes dixtintae etc. In totum in Archidiocesi ducenta quinquaginta sex numerantur ecclesiae et oratoria publica. Nullus adest sacer aliquis locus celeberrimus. g) Nonnullae religiones virorum hac in Archidiocesi commorantur; hae sunt: 1) Ordo Eremitarum S. Augustini cui sunt 1 domus et 3 religiosi sacerdotes. 2) Ordo Fratrum Praedicatorum cui sunt 1 domus et 9 religiosi sacerdotes. 3) Ordo Fratrum Minorum cui sunt 3 domus et 12 sacerdotes. 4) Ordo Fratrum Minorum Conventualium cui sunt 1 domus et 4 religiosi sacerdotes. 5) Ordo Fratrum Minorum 2
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Quod] quoad.
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Cappuccinorum cui sunt 4 domus 17 religiosi sacerdotes. 6) Ordo Carmelitarum cui sunt 1 domus et 4 religiosi sacerdotes. 7) Ordo Societatis Iesu cui sunt 2 domus et 14 religiosi sacerdotes. 8) Congregatio Sacerdotum a Missione cui sunt 1 domus 2 religiosi sacerdotes. 9) Societas B. Antonii Claret cui sunt 12 domus et 3 religiosi sacerdotes [pag. 4]. 10) Societas Salesiana S. Ioanni Bosco cui sunt 6 domus et 54 religiosi sacerdotes. 11) Societas S. Pauli cui sunt 1 domus et 3 religiosi sacerdotes. 12) Societas Missionariorum Africae cui sunt 1 domus et 5 religiosi sacerdotes. 13) Congregatio Clericorum Passionis cui sunt 1 domus et 2 religiosi sacerdotes. h) {Congregationes} religiosae mulierum quae habentur sunt: 1) Moniales S. Benedicti adorationis perpetuae: 1 domus et 43 religiosae. 2) Clarissae: 1 domus et 4 religiosae. 3) Sorores Dominicanae S. Xisti: 2 domus et 12 religiosae. 4) Sorores Dominicanae SS. Cordis Iesu: 4 domus et 37 religiosae. 5) Filiae Mariae Auxiliatricis3 S. Ioannis Bosco: 11 domus et 52 religiosae. 6) Sorores S. Cordis Iesu: 1 domus et 50 religiosae. 7) Filiae S. Annae: 6 domus et 37 religiosae. 8) Sorores quae vulgo nominantur “Piccole Suore”: 1 domus et 24 religiosae. 9) Filiae caritatis S. Vincentii a Paulis: 9 domus et 127 religiosae. 10) Sorores S. Zitae: 1 domus et 9 religiosae. 11) Sorores quae vulgo nominantur “Ancelle Riparatrici”: 3 domus et 30 religiosae. 12) Sorores Tertii Ordinis Cappucinorum S. Cordis Iesu: domus 1 et 20 religiosae. 13) Sorores quae vulgo nominantur “Boccone del Povero”: 1 domus et 12 religiosae. 14) Sorores quae vulgo nominantur “Piccole Ostie del Divino Amore”: 3 domus et 15 religiosae. 15) Sorores quae vulgo nominantur “Figlie della Misericordia e della Croce”: 4 domus et 21 religiosae. 16) Sorores Patrocinii S. Ioseph: 2 domus et 17 religiosae. 17) Sorores Tertii Ordinis S. Francisci a “Immacolata”: 1 domus et 10 religiosae. 18) Sorores Tertii Ordinis S. Francisci “di Malta”: 1 domus et 4 religiosae. 19) Sorores quae vulgo nominantur “Sacramentine”: 2 domus et 30 religiosae [pag. 5].
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Auxiliatricis] Ausiliatricae.
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Caput II. De administratione temporalium bonorum, de inventariis et archiviis 4. Post concordatum 11 febbr. 1929 inter Sanctam Sedem et Gubernium italicum facultas possidendi, acquirendi, et administrandi, quae Ecclesiae propria est, sarta tectaque est. 5. Adest penes curiam consilium administrationis quod constat tribus viris ecclesiasticis in re peritis: Aiello Horatio, Carmelo Scalia et Francisco Ricchena. Ego iuxta praescritionem can. 1520 illud audio in administrativis actibus maioris momenti. 6. Administratores ecclesiarum quae rectores habent sacerdotes saeculares quotannis reddunt rationem administrationis, excepta ecclesia cathedrali. Sed S. Congregatio Concilii recentibus litteris iussit quotannis reddi Ordinario rationem administrationis pro legatis Missarum. Sed confraternitates quia nuper a vigilantia Gubernii ad Ecclesiam transierunt, nondum hanc rationem dederunt; sed dabunt ab anno proximo. 7. Fatendum est non omnes ecclesiae etiam parroeciales bene ordinatos habere libros accepti et expensi. Sed non solum in decursu sacrae visitationis magnopere institi in hac re, sed mandatum dedi cuidam parrocho qui membrum est officii administrativi dioecesani ut ipsemet adeat illos parrochos, qui non bene versati sint in re administrativa, ad conficiendos libros accepti et expensi iuxta istructionem S. Congregationis Concilii, die 20 iunii 1929 iam datam. Nunquam inchoacta est lis sine mea licentia. Semper, uti mos est, administratores impetrant facultatem ponendi actus qui ordinariam administrationem excedunt. Sed si forte aliquid contra praescriptum can. 1527 factum est, ecclesia nunquam respondit de contractibus initis et de pecunia solvenda. Praescripta can. 1544 et sq. adamussim servantur; praesertim quod fere omnes fundationes piae in capsa diocesana collocantur, et antequam deponantur obsignatur a me, a secretario eiusdem capsae et ab iis qui deponunt, folium iuxta formam nuper a S. Congregatione Concili statutam. In sacra visitatione curam habeo invigilando utrum onera missarum iuxta fundationem adimpleta sint; quapropter inquiro semper de tabellis [pag. 6] vel libris conficiendis vel diligenter servandis. 8. Ut {prescripta} can. 1516 reapse serventur4, notificationem 4
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Serventur] servantur.
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dedi in “Bollettino Diocesano� quae notificatio fructus dedit, et bona fiduciaria quae constabant tributis ex Debito Publico ad latorum tuto collocata sunt in capsa dioecesana. 9. Quoties aliquis casus adfuerit de quo in can. 1530-1533; 15381542, semper servatae sunt praescriptiones Codicis Iuris Canonici. Casus frequens qui hic habetur est alienatio bonorum. 10. Hic non adest solutio decimarum et primitiarum quae abolitae fuerunt. 11. Servatur in hac Dioecesi, quando casus evenit, quae scripta sunt a can. 1182 circa oblationes. 12. Circa manuale missarum stipendium (statutum pro Sicilia in conferentiis episcopalibus in libellis quinque), omnia bene servantur in tota Dioecesi quae praescriptae sunt in can. 831 presertim in hac tempestate in qua missae multum desiderantur! Item et maiore ratione de non colligendis missis iuxta can. 835. De trasmissione missarum quae forte in aliqua ecclesia exuberaverint, in fine anni cum diligentia semper peragitur, eo vel magis quod peccatum de non adimpletis oneribus missarum infra annum, sit reservatum Archiepiscopo iuxta synodum anni 1918 celebratam. In sacra visitatione mihi compertum est fere omnes rectores ecclesiarum peculiare habere librum in quo adnotantur intentiones Missarum quae forte receperunt iuxta can. 843. Non inveni hunc librum in parvis ecclesiis, attamen legem dedi ne etiam in parvulis ecclesiis hic liber desideretur. Recognitio horum librorum in civitate fit quotannis et quando opus fuerit: in oppidis extra sedem in decursu sacrae visitationis. Circa librum personalem sacerdotum qui non multas habent intentiones missarum easque manuales, dicendum est adesse qui notent in calendario diocesano. 13. Ante conventionem cum Sancta Sede et Regno Italico multa in hac re, de inventariis conficiendis iuxta can. 1296-1522, desiderabantur; sed post interventum S. Congregationis Concilii quae inventaria, de quibus supra, triplici esemplari praescripsit, omnia bene se habent: immo exemplar [pag. 7] omnium inventariorum servatur in ipsa S. Congregatione. Cautum est, per inventaria et per sacerdotem delegatum ad beneficia vacantia administranda a me ad hoc electum et opportune missum post mortem alicuius rectoris ecclesiae praesertim paroecialis, ne mobilia et suppellectilia unquam disperdantur, aut subtrahantur. 14. Habeo aliquod archivium parvum pro rebus quae manibus habentur et proximam solutionem expectant. Cum omnia ad finem 531
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perfecta sint, documenta omnia et quae canonibus citatis in hoc articulo indicantur ad curiam trasmittuntur, vel ad officium administrativum dioecesanum, vel ad administrationem mensae archiepiscopalis vel ad capitulum. Documenta incipiunt a saec. XIV circiter et archivium ordinatum fuit ab Episcopo Galletti anno 1775. Neque pergamena neque incunabula habentur quod sciam. Habeo in palatio archivium secretum pro rebus ad S. Officium spectantibus quod ego institui; omni diligentia observantur quae in can. 379-380 statuta sunt. Catalogum nondum confeci; quia multa sunt documenta. In curia autem adest et aliud archivium secretum, in quo adservantur rescripta S. Poenitentieriae, dispensationes ab ipsa concessae in foro interno non sacramentali super impedimenta occulta, et etiam matrimonia conscientiae. 15. Affirmative praesertim in collegiatis et ecclesiis paroecialibus maioris dignitatis. In cathedrali sunt duo archivia: unum quod servet vetusta documenta a saec. XI usque ad saeculum XVIII, et habet pergamena multa non autem incunabilia; alterum pro administratione bonorum ipsius capituli. In primo archivio extat catalogum, non autem in secundo. Nullum catalogum exhibitum umquam fuit curiae episcopali [pag. 8].
Caput III. De Fide et cultu divino 16. Si protestantismus excipias de quo antea, nullus error contra fidem serpet in Dioecesi. Dolendum tamen quod spiritismi lues in civitate, sed et rarissime in oppidis, habeat hinc inde aliquos cultores; quapropter peccatum est reservatum Archiepiscopo. Nemo e clero infectus est erroribus indicatis; quin immo ab eis abhorret. Adest consilium a vigilantia in ipsa associatione Praeservationis Fidei a me anno 1931 institutae, quae singulis mensibus conventus habet. Constat quinque membris sacerdotibus et duobus vel tribus laicis qui praesertim munus habent investigandi quae agunt protestantes, et cum opus fuerit referunt ad regiam Quaesturam quae usque nunc in hac re nobis fovet. Interim munera sua obeunt tum publice docendo dogmata catholica; tum foliis, sermonibus et functionibus sacris. Circa professionem fidei cum iuramento antimodernistico, affirmative. 17. Divinus cultus libere exercetur et nullum obstaculum habet. 18. Circa coemeteria, affirmative in omnibus. 532
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19. Tum in cultu divino, tum in sacrarum imaginum et reliquiarum veneratione, in sacramentorum administratione etc. leges canonicae et liturgicae servantur. Omnia servantur quae can. 731 seq. et can. 1255 seq. indicantur. Abusus qui olim irrepserant v. gr. baldachinum deferendi super reliquias Sanctorum in processionibus publicis, conventus musicorum (“banda musicale”) in ecclesia, festa quaedam in aediculis quae sunt in publicis viis, omnia abolita sunt. Dolendum tamen quod in festis Sanctorum patronorum associatio “Dopolavoro” ordinet pro suo nutu et arbitrio festa quae ipsa vocat civilia, quaeque populum distrahunt magnopere a cultu interiore et aliquando sapiunt contra mores. Tempore aestivo mulieres singulis annis admonentur verbis et monitis in parietibus ecclesiae adfixis ut modeste, absque nulla nuditate sive in brachiis, sive in pectoribus, sive in pedibus in ecclesiam veniant et [pag. 9] Sacramenta recipiant. Associationes mulierum Actionis Catholicae ordinarie invigilant ut modestia, de qua supra, servetur. Maxime autem dolore afficior quod tempore hyemali, dominicis et diebus festivis, frequens multitudo mulierum et virorum, non solum huius Archidoecesis et praesertim Catanae, sed etiam ex aliis longinquis locis totius Siciliae et etiam Calabriae, ascendit ad Aetnam montem ad ludendum super nivem (“sciare”) quinimo mulieres habitu fere masculini sexus induunt, et illic magnum detrimentum est sive in moribus sive in divino cultu. Nam cum ipsi ab his oblectamentis sint allecti et distracti, eorum nihil interest Missae sacrificio adsistere, quod Catanae in promptu haberent ante profectionem vel in oppido Nicolosi quod proximum est viae quae ducit ad Aetnam. Quam ob rem ego vehementer dolui in epistola pastorali quam hoc anno edidi tempore quadragesimali, et nunc ad hanc S. Congragationem mitto5, cui sufficit legere quae in pag. 20 continentur ut possit coniicere quam grave sit malum quod in dies invalescit. Nuper vero cum illic magnum diversorium excitatum fuisset quod “Grande Albergo” vocant, curavi ut singulis dominicis et festis de praecepto per annum, quando intemperies non obstat, ante ianuam principalem celebretur Missa hora decima, saltem ad bonum spirituale illius partis viatorum qui illum locum eligunt ad ludendum atque ibique sistunt. Neque picturae neque statuae adsunt in Ecclesiis quae 5
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a sanctitate loci sint alienae. Pro statuis elapso anno Episcopi Siciliae in conferentia adunati decreverunt in posterum statuas nullas in Ecclesia habere locum quae sint ex “cartapesta”,vel “cartone romano” etc. sed tantum eas quae ligno, vel aere, vel marmore sint confectae. Quae in can. 1178 statuta sunt in hac Archidioecesi servantur. 20. Generatim loquendo numerus ecclesiarum fidelium necessitati sufficiunt, quinimo aliquibus locis abundant. Catanae vero, si de vetere urbe sermo sit, numerus est sufficiens et ultra. In nova parte urbis quae triginta circiter annis exorta est, aliquae ecclesiae nuper sunt aedificatae prout S. Iosephi, S. Luciae et Sanctae Familiae; aliqua, empto loco, in promptu est ut aedificetur ad honorem Christi Redemptoris; aliqua in paroecia Cibali in eo est ut novis spatiis augeatur; insuper Fratres a Scholis Chistianis qui magnum ephebeum hic a duobus annis tenent [pag. 10] locum emerunt ad templum aedificandum in commodum non solum alumnorum sed et fidelium. Quae vetustate fatiscebant, in cultum paulatim aperiuntur, nec desunt quae proponuntur a comitatu Preservationis Fidei pro aliis ecclesiis aedificandis ut necessitati consuletur. 21. Generatim ecclesiae mundae sunt, decenter ornatae et suppellectili sufficienti instructae; sed de hoc valde gavisus sum in peracta visitatione. Aucta fidelium pietate ex novo rerum ordine quae squalidae, quae fatiscentes erant paulatim reficiuntur. Praeter cathedralem ecclesiam, templa quae structura, arte, picturis aut praetiosa suppellectili insignia sunt, haec recensentur: 1) ecclesia collegiata S. Mariae ab Elemosina, 2) ecclesia S. Benedicti, 3) ecclesia S. Agathae, ob patriam liberatam, 4) ecclesia S. Placido et sociis dicata, 5) S. Agatha “al Borgo”, 6) ecclesia B. M. Immaculatae, 7) ecclesia S. Clarae, 8) ecclesia S. Blasii, 9) ecclesia SS.mae Trinitatis, 10) ecclesia S. Augustini, et aliae. De his omnibus magna cura adhibetur. 22. Affirmative. 23. Ad primum et secundum comma affirmative. Sed tribus abhinc annis in ecclesia “S. Agathae la Vetere” huius civitatis, cum tamen clavis tabernaculi custodiretur a rectore, furtum de pyxide cum sacris particulis diurno tempore quando ecclesia omnibus patebat, sacrilige patratum est. Reus et pyxis inventi sunt: minime vero sacrae hostiae quas fur declaravit se manducavisse. Tantum facinus excitavit maximum ardorem fidelium, et solemnissima riparatione per triduum facta est erga SS. Eucaristiam publicae venerationi expositam. 534
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Ad tertium et quartum et quintum comma omnia se habent in hac Archidioecesi.
Caput IV. De iis quae ad Ordinarium pertinent 24. Ad Archiepiscopi catanensis sustentationem sufficientes sunt redditus quibus ipse qua talis fruitur sive ex bonis immobilibus, ex publico fenore vel aerario et ex incertis curiae quae remanent, solutis stipendiis pro officialibus. Qui sint isti reditus mensae patet ex documentis quae apud S. Congregationem concistorialem extant. Non adsunt [pag. 11] favore Archiepiscopi contributiones. Adest domus episcopalis satis ampia instaurata post mortem antecessoris mei Ferrais Aemilii, quae est prope cathedralem ecclesiam ad quam interius acceditur. Decet dignitatem episcopalem, immo adsunt contubernia pro hospitibus recipiendis. Convivo cum secretario rev.mo Iosepho Scalia canonico eiusdem cathedralis annorum 54. Nullum exigo cathedraticum quia ex consuetudine nunquam fuit exactum neque alias exactiones. Non sum gravatus aere alieno neque qua Ordinarius, neque qua persona privata. 25. Affermative: et ut post mortem omnia rite procederent, confeci testamentum adhibito iurisconsulto, in quo tres canonicos meos executores testamentarios institui. Ipsi habent folium a me scriptum et subscriptum quod “pro memoria” nuncupatur, ita ut utensilia omnia, omnia mobilia, sacram suppellectilem ad successorem tuto trasmittantur. 26. In ultima sedis vacatione praeter vicarium capitularem duo canonici oeconomi eiusdem cathedralis electi fuerunt pro mensae bonis. Pro remuneratione duo millia libellarum receperunt, et res bene gestae fuerunt. 27. Semper resideo Catanae, exceptis triginta diebus quibus ratione valitudinis pergo Neapolim et, pro rebus expediendis, Romam. Perago pontificalia quae praescripta sunt in cathedrali tantum, conciones habeo praesertim in decursu s. visitationis et saepius capta occasione in administratione confirmationis. Pastoralibus litteris clerum et populum instruo tempore quadragesimali; et prout res postulent, etiam notificationibus. Leges ecclesiasticae notae fiunt per Bollettino ecclesiastico dell’Archidiocesi di Catania. 535
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28. Sacramentum confirmationis confero quotidie in aedibus episcopalibus hora 13 et insuper in decursu sacrae visitationis, et in omnibus fere ecclesiis civitatis praesertim post festa paschalia. Servantur etiam rigorose regulae de aetate confirmandorum et de patrinis. 29. In quinquennio ad praesbyteratus ordinem promovi 45 diaconos huius dioecesis, servatis legibus in can. 969 et can. 972 § 1 contentis [pag. 12]. 30. In concedenda facultate vel licentia sacramentales confessiones audiendi servatum est semper can. 877. Sed a sacerdotibus qui ex alienis dioecesibus veniunt a propriis Ordinariis adprobatis nullum examen requiritur. Servatum est can. 893 circa peccata quae in synodo celebrata anno 1918 reservata sunt. 31. Circa sacram praedicationem omnia rite procedunt: pro examine a can. 877 statuto, valent examina quae a clero novensili per triennium datur iuxta can. 130. Can. 1347 etiam servatur quia oratores semper argumenta moralia pertractant. Dolendum tamen est quod aliqui, multis concionibus implicati huc et illuc vagantes, non semper ferunt illam, quam verbum Dei preparationem decet et requirit. Iam in hac Archidioecesi viget laudabilis usus habendi aliquam homeliam iuxta can. 1345 in omnibus fere missis festivis. 32. Nunquam in dioecesi, sed in civitate tantum, quattuor vel quinque casus habentur nuptiarum fidelium cum acatholicis (“protestanti�); sed semper habita dispensatione Apostolicae Sedis et servatis conditionibus ab ipsa datis. 33. Visitavi per me ipsum totam dioecesim; duobus canonicis convisitatoribus adhibitis, et praeter loca et res, libros et archivia, personas clericorum visitavi sigillatim audiendo: et antequam discederem, omnes de clero simul congregavi eosque de iis quae ad mores, sacramenti poenitenitiae frequentiam spectant, de puerorum istitutione, de actione catholica provehenda, amplissime allocutus sum. Semper inspexi quae habentur circa legatorum adimplementum et missarum satisfactionem ac stipendia, omnia ad legis normam iam constituta sunt, immo in hac Archidioecesi reservatum est Ordinario peccatum neglectus ab anno in adimplendis oneribus Missarum. Non semper autem inveni libros missarum accurate confectos, quapropter dedi opportuna mandata iuxta can. 843. 34 et 35. Nondum celebravi dioecesanam synodum, quae habi536
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ta est anno 19l8 a cardinale Nava Archiepiscopo. Conferentiis singulis annis ipse per meipsum interfui. Concilium regionale celebrabitur anno 1940. 36. Cum auctoritate civili, praesertim post concordatum, semper bene me habui; et nihil unquam feci quod servilitatem saperet [pag. 13].
Caput V. De curia dioecesana 37. Curia dioecesana aedes habet proprias, sufficientes et convenientes. Prospectus officialium eiusdem curiae hic est: Vicarius generalis in hoc elapso quinquennio fuit Carmelus Scalia qui, annorum 51, diem supremum obiit die 29 augusti anni 1936. Nunc regimen huius curiae habet can. Ioseph Carciotto, qui est delegatus archiepiscopalis loco vicarii generalis. Officialis est can. Ioannes Maugeri, pro cancellarius sac. Nicolaus Ciancio, promotor iustitiae can. Dominicus Squillace, defensor vinculi sac. Franciscus Ricceri, eoque absente sac. Carolus Vota, archivarius can. Caietanus Platania, vicearchivarius sac. Antoninus Distefano, actuarius sac. Franciscus Gulisano. Iudices prosynodales sunt: canonici Salvator Romeo, Alphius Jatrini, Ioseph Calabrese. Examinatores Prosynodales: can. Ioseph Maugeri, Angelus Messina, Ioseph Scalia, Dominicus Squillace, parochus Antoninus Costa, parochus Ioseph Ardizzone, p. Virzi S. I.; p. {Thomas} Mirone O. P., sac. {Dominicus} Ercolini salesianus. Parochi consultores: Petrus Maccarrone, Antonius Schilirò, Ioachim Guglielmino, Ioseph Scuderi, Ioseph Nicosia. Censores librorum: Salvator Romeo, Ioannes Maugeri, Ioseph Scalia, Dominicus Squillace, Archangelus Fragalà, Vincentius Furci S. I., Thomas Mirone O. P. 38. De vicario generali nuper defuncto nihil dicendum est. Qui eius vices supplet, can. Carciotto, est etiam canonicus huius cathedralis ecclesiae, in re curiali valde peritus, quia iam vicecancellarius postea cancellarii, eiusdem curiae officio functus est. De ceteris dicendum est omnes laudari integritate morum, pietate, scientia, immo non pauci laurea in S. Theologia, vel in iure canonico insigniti sunt. 39. Proventus omnes curiae ascendunt circiter plus minusve ad septem decem millia libellarum, qui exiguntur ex taxis a Sacra Congregatione concilii adprobatis, et ex mensa quae ab antico solvit libellas 537
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1.500 forsitan eo fine ut officiales liberales sint erga pauperes. Erogantur hoc modo: dempta ante omnia taxa quam vocant “ricchezza mobile� libellae 14.400 vertunt in stipendium officialium et cursoris: (vicarius generalis [pag. 14] retribuitur ab Archiepiscopo de mensa libellis 2.000 annuis) 10 libellae singulis mensibus erogantur pro eleemosyna pauperibus. Si et quando, demptis stipendiis omnibus et expensis, aliqua summa remanet haec vertit ad Archiepiscopum pro operibus diocesanis pro arbitrio eroganda. Onus reficiendi domum ipsi Archiepiscopo incubit. Non adsunt6 proventus ex multis pecuniariis.
Caput VI. De seminario 40. Nihil dicendum, quia Dioecesis habet seminarium. 41. Adest seminarium, Catanae situm, prope aedes archiepiscopales: a) Duo eius externam disciplinam regunt, videlicet rector, in praesenti sac. Franciscus Pennisi, cubicularius ad honorem SS. D. N. Papae, et eius administer, sac. Alphius Riela, adiuti pro recta studiorum ratione et bonorum administratione a quibusdam aliis. Unus moderator pietatis, nunc can. Dominicus Squillace, theologalis ecclesiae cathedralis, spiritualiter alumnos dirigit, adiutus tamen pro confessionibus excipiendis a duobus confessariis ordinariis, praeter extraordinarios. Qui docent sunt numero 16, ex quibus laurea praediti qui theologicas et philosophicas disciplinas tradunt. Sive qui seminarium regunt, sive qui docent sunt ex clero saeculari huius Archidioecesis. Qui discunt sunt numero 155, omnes interni (nam externi non admittuntur) ex quibus 146 ex hac dioecesi, et 9 ex dioecesi Nicosiensi; frequentantes: 44 S. Theologiam, 37 lyceum, 8l gymnasium. b) Mediocris est dicendus aedium seminarii urbani status, praesertim quod quaedam earum pars refecta et melior anno 1931 effecta est; et quaedam alia, etiam priore maior, in praesens reficitur. Reficiendae erunt scholarum aulae, quas, Deo adiuvante, quam citius reficiendas curabimus. Optimus status rusticationis domus, quae etiam annis 1932, 1933 ampliata est ut omnes alumnos commode contineret. 6
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adsunt] desunt.
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e) Annui reditus seminarii, omnibus reditibus supputatis, sive patrimonialibus, sive non, sunt circiter libellarum 450.000 et sumptus [pag. 15] circiter libellarum 380.000. Reditus qui supersunt ad aedes meliorandas conferuntur. d) Omnia bene se habent quod attinet ad alumnorum animos ad pietatem, ad virtutes et ad ecclesiasticam disciplinam excolendas; etiam dicendum de studiorum ratione. Necesse tantum est ut seminarium laboratoriis scientificis dotetur, et reparationes de quibus supra diximus, fiant. Ampla de his omnibus ad S. Congrationem de seminariis, hoc eodem anno missa est. 42. Seminarium non est distinctum in maius et minus. Attamen in Archidioecesi tria minora seminaria habentur, in oppidis vulgo “Bronte, Biancavilla, Trecastagni”, in quibus nonnulli alumni ex inferioribus tantum gymnasii scholis degunt [pag. 16]. 43. Tributum seminaristicum solvunt tantum, praeter mensam, canonici et mansionari huius cathedralis. Sed magnum adiumentum affert ad seminarium illud quod dicitur “Opus de Vocationibus Ecclesiasticis”. Affirmative in omnibus iuxta can. 1357. Servantur etiam quae in can. 1358, 1360, 1361 praescribuntur. Adest coetus deputatorum alter pro disciplina alter pro administratione bonorum temporalium; et utrumque deputatorum coetum constituunt bini sacerdotes a me electi. Etiam can. 1363, 1371, 1364, 1366, 1367, 1369 fideliter observantur. Notandum quod de iis quae ad seminarium spectant amplissima relatio singulis triennis datur S. Congragationi seminariorum. 44. Semper curavi, et meis expensis, ut aliqui clerici pietate et ingenio praestantes peculiaria Urbis collegia vel universitates adeant, ibidem in studiis perficiantur iuxta can. 1380. Eadem ratione mittuntur alii Mediolanum ad laureas consequendas in universitate catholica.
Caput VII. De clero generatim 45. Clerus generatim habet quo honeste vivere potest. Pro senibus et infirmis sacerdotibus recipiendis non adest domus; sed data occasione adiuvantur subsidiis quae nunc depromuntur a taxa 2% statuta a S. Congragatione concilii iuxta instructionem 29 ianuarii 1929; vel a summa quae superest in administratione capsae dioecesanae. 46. Non habetur domus propria pro spiritualibus exercitiis; sed 539
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singulis biennis sacerdotes omnes per turnos adeunt magnum seminarium aestivum in oppido “S. Giovanni la Punta� ubi omnia adiumenta habent ad hoc pium exercitium recte perficiendum. 47. a) Circa frequentiam clericorum confessionem et pietatis exercitia semper institi in decursu sacrae visitationis et tempore exercitationum spiritualium cum orationem ad clerum teneo in fine eorundem exercitiorum. b) Praeter spiritualia exercitia a Codice Iuris Canonici statuta, curam habeo ut non solum in civitate sed etiam in oppidis habeantur receptus mensilis, de qua iam litteras ad clerum dedi. c) Novi sacerdotes iuxta can. 130, mense decembri dent coram me examina annualia [pag. 17]. d) Singulis mensibus si excipias menses generalis rusticationis habentur conferentiae de re morali et liturgica ad quas additur lectio spiritualis et aliquod pium exercitium. e) Usque adhuc nullum abusum inveni circa clericorum habitationem cum mulieribus de quo in can. 133. f) Nulla viget consuetudo vitae communis inter clericos, idemque dicendum de vicariis cooperatoribus cum eorum parochis, quia beneficia sunt valde exigua. g) Saepe hortor clerum ut Officium Divinum attente ac devote recitent et raro suspicio cadet in aliquem sacerdotem qui non recitat horas canonicas. h) Omnes ferunt habitum ecclesiasticum talarem et tonsuram; sed si forte aliquem invenio qui tonsuram sub aliquo pretextu non gerat fortiter admoneo. i) Nullum inconveniens deplorandum circa vestem talarem in Missae celebratione. l) Nemo sacerdotum meae Archidioecesis quoad sciam fideiussionem dedit. m) Abstinentia ab omnibus quae statum clericalem dedecet a teatris et spectaculis mundanis et negotiorum saecularium gestione semper observata est. 48. Post decreta et dispositiones S. Congregationis concilii nullus sacerdos suam operam praestat in arcis seu mensis nummulariis patrimonialibus, cooperativis ruralibus etc.; et qui in iis istitutis operam dabant dimissionem ab officiis dederunt. 49. Clerus praestat eam quam can. 127 praescribit obedientiam et reverentiam erga Ordinarium et erga Apostolicam Sedem. Non adest clerus diversi ritus et linguae. 50. Generatim clerus officia obsequenter suscipit quae Ordinarius eis comittit iuxta can. 128. Non habentur qui, quamvis viribus polleant, otiosi tamen vivere malunt. Si unum excipias qui, de consensu S. Congregationis seminarii, universitatem huius civitatis frequentat ut lauream in re matemathica et phisica consequi possit, 540
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sed in seminario deget et docet, reliqui sacerdotes vel sacras universitates romanas vel universitatem [pag. 18] catholicam mediolanensem frequentat. 51. Non adsunt sacerdotes qui in diariis et libellis periodicis scribant, si excipias paucos qui scribunt in periodico L’Eco del Seminario et in Bollettino Ecclesiastico quae effemerides sub oculis, ut ita dicam, Archiepiscopi publicantur. 52. Negative in omnibus. 53. Nullam fere ex poenis recensitis in can. 2298 hucusque irrogavi si excipias aliquam suspensionem ad tempus. 54. Nihil dicendum quia adest capitolum cathedrale.
Caput VIII. De capitulis 55. In urbe Catanae adest cathedrale canonicorum capitulum. Quinque constat dignitatibus et septem canonicis inter quos theologus et poenitentiarius. Dignitates sunt: prioratus, cantor, decanus, thesaurarius, achidiaconatus. Servantur ab ipsis quae canones 398-401 iubent. Habentur insuper alii beneficiati minores qui canonici secundari vel mansionares vocantur. 56. Singuli menstrua praebenda fruuntur, quae maior aut minor esse potest, prout bonorum reditus augentur vel minuuntur. Nunc temporis tercentas libellas attingit, et dimidium pro canonicis secundariis. Hic regimen massae comunis viget; summa altera habetur quae ab Archiepiscopi mensa erogatur pro distributionibus quotidianis quaeque ascendit ad libellas 6.395,40 annuas. In distributionum seu punctaturarum disciplina, vigent et servantur regulae can. 395. 57. Non adsunt canonicatus aut beneficia patronata. 58. Adsunt statuta reformata et confecta iuxta Codicem Iuris Canonici. 59. Non adsunt canonici, ad honorem. 60. Sede episcopali vacante ratio providendi dioecesis regimini est per electionem vicarii capitularis ad normam iuris et ultima vacationis vice ob mortem Archiepiscopi Aemilii Ferrais servata fuit disciplina quam can. 429-443 praescribunt. Binos economos capitulum elegit quibus adsignavit 2.000 libellarum in totum; ipsi vero gestionis bonorum mihi rationem dederunt. 541
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61. Bene suas functiones capitulum peragit, magna reverentia se gerit [pag. 19] erga Archiepiscopum; dolendum tamen quod saepe in choro perpauci sunt tum quia hic viget ratio alternativae adsistentiae choro per hebdomadam; tum quia duo canonici sunt iubilati, tum quia non desunt qui se eximunt facile a choro interpretando ad propriam utilitatem canones {Codicis} iuris canonici circa dispensationem a choro. Sed in functionibus pontificalibus omnes adsunt. 62. Alia habentur in dioecesi canonicorum capitula, nimirum: 1) Capitulum regiae et insignis collegiatae Catanensis sub titulo Sanctae Mariae ab Elemosyna ab Eugenio papa IV motu proprio anno 1446 erectum. Quatuor constat dignitatibus, scilicet: praepositi, thesaurarii, cantoris et decani theologi; non habetur canonici poenitentiarii officium. Parvula praebenda fruuntur, quia bona a Gubernio italico fuerunt suppressa. In ea viget communis massae regimen. Servitium chorale iuxta fundationem quotidianum non est; sed habetur tantum dominicis et festis de praecepto. Non adsunt canonici honorari. Omnes de capitulo gaudent bona existimatione. 2) Capitulum civitatis Adernionis sub titulo Sanctae Mariae Assumptae anno 1600 erectum. Quatuor constat dignitatibus: praeposito, cantore, decanu et thesaurario et octo canonicis. Inter canonicos habetur theologus. Unicus adest canonicus honorarius. Capitulum gaudet bona exstimatione [pag. 20]. 3) Capitulum Albavillae sub titulo Sanctae Mariae Eleemosinae quatuor constat dignitatibus: praeposito, cantore, thesaurario et decanu cum septem canonicis. Non adest officium canonici theologi et poenitentiarii. Canonici gaudent bona existimatione. 4) Capitulum Paternionis sub titulo Sanctae Mariae ab Alto; quatuor dignitatibus constat: praeposito, cantore, thesaurario et decanu. Constat octo canonicis quorum unus officium theologi occupat. Nullus adest thesaurarius neque canonicus honorarius.
Caput IX. De vicariis foraneis et parochis 63. In calce huius dioecesanae relationis adest exemplar decreti quod die 24 novembris huius anni dedi circa, vicariatus foraneos, ex quo depromitur responsio ad hunc numerum 637. 7
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64. Omnes paroeciae de suo proprio pastore sunt provistae, et servatur lex a can. 460 lata. 65. Non adsunt paroeciae amovibiles, neque unitae cathedrali aut domui religiosae. Una tantum, in oppido Sancti Gregorii, habet parochum salesianum: sed sarta tectaque sunt quae can. 630-631 praescribunt. In ipso oppido adsunt eius superiores qui domum habent ad pueros instituendos pro missionibus exteris. 66. Nullae pariter paroeciae obnoxiae sunt patronatui cuiusvis generis. 67. Provisio pareciarum, quae omnes sunt liberae collectionis, fit per concursum et iuxta sacros canones. 68. Parochi vivunt vel ex redditibus immobilibus vel ex congrua cum supplemento quod quotannis Gubernium dat, et ex incertis stolae et ex fidelium largitionibus sponte datis. Nullus eorum, si tres excipiatur, commode vivit sed generatim omnes habent quod ad honestam sustentationem vix sufficit. Paucae sunt paroeciae quae domo fruuntur ex munificentia ss.mi Pii pp. XI. Maior pars expectat liberalitatem pontificiam. 69. Parochi generatim satisfaciunt iis quae praescribuntur can. 463 § 4, 465-466-467-468-469. Sed quod8 can. 470 spectat, circa paroeciales libros recte conficiendos, notandum est librum de statu animarum non haberi neque in civitate Catanae neque in aliis oppidis nimis amplis. Insuper mos non est exemplaria librorum quotannis tradendi curiae archiepiscopali [pag. 21]. 70. Circa olea sacra (can. 735) omnia recte observentur. Nunquam domi parochi retinent. Circa baptismum omnia observentur quae can. 774 et 775 praescribunt. 71. Parochi curant fideles ad Eucaristiam frequenter accedere immo ope Actionis Catholicae mos quotidie comunicandi in diem percrescit. Quod ad S. Viaticum spectat nulla negligentia parochis est adscribenda ut infirmi dum plene sunt sui compotes eo reficiantur; dolendum tamen est quod causa propinquorum vel medicorum qui falsa pietate afficiuntur non semper infirmi ex vita migrant tali refecti viatico. Servantur etiam canones 1273-1274 et 1275. In civitate supplicatio ad instar quadraginta horarum quotidie et solemniter fit. In dioecesi 8
Quod] quoad.
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saepe per annum statutis diebus sed etiam solemniter. Quae can. 854 praescribit circa puerorum primam comunionem omnia bene observantur: et iam generatim evanuerunt praeiudicia quae parentes habebant circa aetatem admittendi filios ad sacram Synaxim [pag. 22]. 72. Ob inconveniens supra (n. 71) allatum non raro infirmi recipiunt extremam unctionem dum sui non raro compotes sunt. 73. Circa matrimonium parochi omnes observant quae praescripta sunt in codice, libro III, tit. VII de libertate status, de impedimentorum dispensatione, de sacris ritibus et adnotatione matrimonii. Immo in hac dioecesi nunquam licentia datur ut extra Missam matrimonium celebretur. 74. Quod ad catechesim attinet ab omnibus parochis diligenter servantur quae praescribit can. 1330 circa peculiarem catechismum pro prima confessione et communione et pro confirmatione puerorum, et can. 1331-1336 de cathechismo diebus festis impertiendo pueris. Circa cathechismum ad adultos, cum huius Dioecesis gubernium suscepi multum desiderabatur a parochis praesertim a curatis civitatis qui facile ab hoc onere sese liberabant multis allatis rationibus seu praetextibus. Sed monendo et corripiendo multum in hac re factum est, praesertim post conventum cathechisticum dioecesanum, mense novembri anni 1935 celebratum, et nunc quod sciam non adsunt parochi qui tantum onus facile negligant. 75. Ab omnibus, nulla facta exceptione, servetur lex circa Evangelii explanationem iuxta can. 1344. Frequentiores tempore quadragesimale sacrae conciones habentur ad normam can. 1346. Tempore adventus adsunt non solum in omnibus paroeciis sed etiam in parvis ecclesiis conciones novendiales in praeparationem Natalis Domini nostri Iesu Christi, quibus cum summo mane fiunt, praesertim in oppidis dioecesis, magnus participat fidelium concursus. Sacrae missiones adfuerunt Catanae anno 1926; sed in hac dioecesi praedicantur quotannis exercitia spiritualia in omnibus et singulis paroeciis etiam filialibus et in ecclesiis regularium, toto tempore quadragesimae, eaque iuxta methodum S. Ignatii; immo in paroeciis maioris momenti adest etiam cursus pro viris tantum. In civitate Catanensi missiones datae sunt anno 1926 a patribus S. Pauli a Cruce; sed ut mihi relatum est, non dederunt fructum qui in omnium erat votis. Putant fere omnes maiorem fructum haberi ex exercitiis spiritualibus quae hic dantur non solum in ecclesiis uti supra diximus, sed pro particularibus 544
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coetibus e. g. pro iis qui dicuntur “ferrovieri”, “tramvieri”, “agrumarii”, “spazzini”, “portuarii”, etc. uti melius patet ex doc. n. 3. 76. Vicarii cooperatores aliique curatores animarum suis officiis [pag. 23] laudabiliter funguntur.
Caput X. De religiosis 77. Per memetipsum visitationem peregi omnium domorum religiosarum et in omnibus et singulis domibus diligentiam inveni in munere ipsis demandato obeundo et in regulae observantia. 78. Religiosi sive viri sive mulieres vitam communem ducunt, neque sunt qui habitant soli vel in domibus privatis cum saecularibus. Optima eorum fama. Magnam utilitatem eorum ministerium dat dioecesi, praesertim in confessionibus audiendis tum tempore pascali, tum totius anni tempore. Omnes incedunt habitu proprio ordinis. Qui mandatum ab Ordinario habuerunt docent cathechismum. 79. Quaestuantes sive viri sive mulieres servant praescriptiones can. 621, 622, 624, neque ullum inconveniens accidit. 80. Non adest in hac Archidioecesi congregatio aliqua neque virorum neque mulierum sine votis in communi viventium. 81. Nullum unquam offendiculum cum religiosis habui in meae iurisditionis exercitio. 82. Unus tantum aderat religiosus cappuccinus in hac Dioecesi iuxta can. 641 § 2, fr. Salvator a Nicosia (in saeculo sac. Giuseppe Averna) sed, expleto triennio probationis, noluit redire ad claustra, ita ut superior in excommunicatione incidisse decleraverit. Tandem die 16 sept. 1936 ex audientia SS.mi Sacra Congregatio de religiosis eum reduxit in poenam ad statum laicalem, sine spe readmissionis ad statum clericalem9. 83. De religiosis mulieribus dicendum est: a) ipsae observant leges canonicas quae in hoc “comma” indicantur; b) unicum monasterium S. Clarae in oppido “Biancavilla” quod superioribus ecclesiasticis est subiectum, subditur Ordinario in casibus e iure statutis; c) multae sunt in hac Archidioecesi religiosae mulieres vitae activae 9
clericalem] laicalem.
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quae magno fructu aut in orphanotrophiis sive in collegiis sunt addictae ad puellas in lege Domini instituendas, aliae in nosocomiis infirmis mulieribus ministrandis, asyla infantiae habent; aliae hospitalitatem dant iuvenibus quae scholas publicas frequentant; d) non adsunt quae infirmis in privatis domibus adsistant, nec quae in [pag. 24] in seminario rem domesticam gerant. Quae in domo pueris et iuvenibus agricolis instituendis, et aliae quae in clinica a Gubernio erecta pro parturientibus rem domesticam tantum gerunt, nunquam aliquid deplorandi occasionem dederunt; cautum enim est ut nullam vel fere nullam consuetudinem cum viris habeant.
Caput XI. De populo fideli 84. Generatim boni sunt populi mores praesertim in oppidis extra civitatem, in quibus quo magis parvis eo magis refulget morum honestas. Catanae autem cum commerciis et industria floreat et in eam permulti conveniant non solum ex finitimis civitatibus eiusdem Provinciae sed etiam ex aliis Provinciis, morum honestas aliquantum desideratur; adsunt enim, uti mihi relatum est, centum et triginta domus quas “tolerantiae� vocant, quaeque notae sint auctoritati civili. Fatendum tamen est cives catanenses generatim bonos mores gerere. Vita christiana in familiis generatim laudabilis est et etiam nunc multae familiae praeeferunt veterem severitatem ita ut adolescentulae raro extra domum pervagent sine parentum praesentia. Ope Actionis Catholicae ad verum pietatis spiritum in diem ipsa vita christiana revocatur; quapropter communio quotidiana vel frequens in moribus multorum est. In festis autem patroni loci tantum populus aliquantulum indulget clamorosis manifestationibus vel pirotecnicis vel musicis; non viget usus chorearum et saltationum quae publice fiant. Ex lege autem dioecesana ipsi festo permittitur saltem triduana praedicatio. 85. Maxima reverentia populus prosequitur Summum Pontificem, Episcopum et sacerdotes qui vitam gerunt iuxta gratiam vocationis. 86. Canon 1284 circa praeceptum audiendi sacrum et abstinendo ab operibus servilibus diebus festis, si de dominica sermo est, fere ab omnibus observatur, cum magnum adiumentum ad hoc affert lex civilis. Dolendum tamen est quod in aliquibus festis quae intra 546
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hebdomadam incidunt ex concessione civili datur facultas faciendi publicas emptiones et venditiones et publicos mercatus usque ad meridiem vel ultra. Quapropter in templis non adest, uti die dominicae, magnus concursus populi, et in multis conscientia formatur tam falsa ut hos dies vocent “mezze feste� [pag. 25]. Lex abstinentiae feriae VI ab omnibus fere abservatur; non ita autem ieiunium ob multas causas excusantes. Sed tribus abhinc annis obtentum fuit a S. Congregatio concilii indultum utendi lacticinis et ovis in refectione matutina et serotina, quapropter aliquantulum numerus ieiunantium auctus est. Sollicita collatio baptismi infantibus non semper habetur; non in contemptum huius sacramenti sed ob multas causas. Mos, exempli gratia, hic est ut saepe patrinus quaeratur qui compos sit solvendi expensas praesertim in retribuenda obstetrice, sed non semper in promptu habetur; hinc dilatio baptismi. Parochi vero semper non desistunt commonere fideles de gravi obligatione sollicite administrandi infantibus hoc sacramentum. Circa communionem paschalem eorum qui sunt professione catholici aliud dicendum est de oppidis aliud de civitate. In oppidis mulieres fere omnes accipiunt communionem paschalem; homines viginti pro singulis centenis negligunt. Catanae autem mulieres decem pro centenis; viri quadraginta pro centenis negligunt. Pius usus communionis frequentis in dies augetur etiam diebus ferialibus, praesertim, de quo gaudendum est, primis feriis VI singulorum mensium in honorem Sacratissimi Cordis Iesu. Circa extrema sacramenta rarissime invenitur qui ea deliberato animo recuset. Qui negligunt vel differunt simul sumpti in tota Archioecesi non excedunt numerum viginti pro centenis. Circa cremationem, nullus casus deplorandus est. Rarissimi ex iis qui catholici dicuntur sepeliuntur funeribus mere civilibus numquam vero irreligiosis. Hoc accidit non ex nimietate taxarum sed ex alia causa, ob heredum in christianam religionem animos infensos. 87. Post concordatum nullum matrimonium mere civile habetur inter catholicos: adsunt concubinatus ex fragilitate humana sed pauci numero. Hoc facilius accidit in viduis, qui, ne pars quae gaudet pensione Gubernii, ea privetur, malunt in peccato miserrime vivere. Non habentur divortia. Habetur malthusianismus qui in divitibus viget ut antea; in aliis decrescit ob eccitamenta pecuniaria quae Gubernium dat procreantibus filios. Clerus totibus viribus, praesertim in confessione, rei adversatur. 547
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88. Matrimonia mixta quae in anno fiunt Catanae tantum, non in oppidis, sunt rarissima; unum vel duo singulis annis et a contrahentibus [pag. 26] servantur clausulae can.1061. 89. Parentes generatim curam habent instituendi pueros in sancta religione secundum can. 1372, quae cura faciliter evadit post concordatum, ut omnibus notum est. Non desunt congregationes sive virorum sive mulierum qui ex instituto curant de sana iuventutis educatione. 90. Post concordatum, in publicis scholis, praesertim elementariis, servatur praescriptum can. 137 de institutione religiosa puerorum et iuventus, quae medias vel superiores scholas (exceptis universitatibus) frequentat pleniore religionis doctrina excolitur. 91. Sunt in dioecesi ex dipendentia officii catechistici scholae paroechiales quae in dies magis ordinentur in varias sectiones vel classes, ut dicitur, distributae. Nec desunt opera postscholaria praesertim oratoria festiva, congregationes marianae et aliae huiusmodi. 92. Sunt plures in dioecesi piae associationes laicorum quae multum conferunt ad pietates fovendam, inter quas praecellunt associationes puerorum et puellarum, virorum et mulierum quae ex actione catholica emanant. His adde quae vocantur “Figlie di Maria”, “Preservazione della Fede”, “Luigini”, “Opera del Divino Amore”, “Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche”, “Opera dei Tabernacoli”, “Sacramentine” etc. Sunt etiam ordines saeculares SS.mae Trinitatis, S. Dominici, S. Francisci, et Carmelitarum. Adsunt insuper confraternitates laicorum SS.mi Sacramenti et christianae doctrinae. Confraternitates laicorum sunt numero 121 sed parum adiumentum afferunt ad religionem fovendam si excipias concursum non semper adequatum quem dant ad cultum suarum ecclesiarum sustinendum; et partem quam habent in quibusdam processionibus solemnioribus. In reliquis sunt vere associationes mortuariae. 93. Generatim servant istae associationes subiectionem erga Ordinarium. Circa administrationem bonorum cuius rationem reddebant olim auctoritati civili nunc dant Ordinario, si excipias eas quae nondum iuxta concordatum devenerunt sub auctoritatem ecclesiasticam. 94. Associationes quae finem habent caritatis duo sunt: alia virorum quae vocatur “Conferenza di San Vincenzo dei Paoli” quae in tota Archidioecesi habet sectiones et multos socios; alia mulierum 548
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quae vocatur: “Compagnia delle dame di carità di San Vincenzo dei Paoli” quae in hac civitate multum adlaborant ad visitandos infirmos eosque adiuvandos tum subsidiis pecuniariis tum incitamentis spiritualibus. Anno 1936 Catanae tantum collegereunt libellas 168.536,55 [pag. 27]. Adsunt insuper multa asylia pro infantibus quae praesertim a congregationibus religiosis mulierum moderantur, tum in civitate, tum in oppidis fere omnibus: nec desunt laboratoria pro puellis. Omnes istae institutiones subduntur Ordinario et multa beneficia sive moralia sive temporalia praestant. 95. Qui hisce associationibus sive religiosis, sive piis, sive socialibus adscripti sunt christianam vitam ducunt. 96. Non magnam diffusionem habent ephemerides vel diaria quae obscenitate putent vel quae a protestantibus divulgantur; idemque de libris huius generis dicendum est. Ad hoc malum coercendum quinque abhinc annis vocavi in hanc urbem religiosos societatis quae vocatur a s. Paolo “per l’apostolato della buona stampa” ipsaeque non solum Catanam sed totam Archidioecesim perlustrent. 97. Post leges a Gubernio datas nulla adest associatio massonica quoad sciam. 98. Neque societates socialismi. 99. Vigente hoc regimine in Italia nulla adest occasio exercendi iura politica.
Caput XII. Iudicium sintheticum Ordinarii circa Dioecesis statum 100. Omnibus in universum complexis, ex iis quae supra exposui patet conditionem materialem et moralem totius Dioecesis bene se habere. Immo spes melioris status affulget; quia ex una parte Actio Catholica ubique diffusa in dies florescit et fructus salutares affert; studium religionis maximam vim et efficaciam hausit a primo conventu cathechismi celebrato Catanae mense novembri anno 1935; vocationes ad statum clericalem vel religiosum quotidie numero crescunt; communio frequens et devotio Sacratissimi Cordis Iesu et Beatae Mariae Virginis fit in dies quasi ratio vivendi catholicorum; ex altera parte concordatum inter S. Sedem et italicum regnum facilius animos inducit ad leges Ecclesiae adimplendas, ad ipsam Ecclesiam et clerum 549
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obsequium praestandum: idemque Gubernii robur et adiumentum affert, suis legibus, ad delicta compescenda, ad prolem procreandam ut malthusianismi lues decrescat et ad cristianam iuventutis institutionem. Quo Deus sua gratia adimpleat! Catanae, die 31 decembris 1936 ď ˜ Carmelus Patanè, Archiepiscopus Catanensis
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Per i dizionari, le enciclopedie, le opere generali, i repertori si veda la bibliografia dei primi due volumi.
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INDICE ANALITICO: LUOGHI E COSE NOTEVOLI* ACIREALE, 71 — Diocesi, 129-130, 156-157, 184, 212, 224, 234, 264, 274, 299-304, 347 — Istituto S. Michele, 301 — Seminario, 212, 251, 301 — Vescovo, 49, 299, 301-304, 314, 337-339 ADRANO (o Adernò), 79, 94, 100, 130, 157, 189, 225, 230, 347-348 — Abitanti, 348 — Chiese – Maria SS. Assunta (chiesa madre) – – Capitolo di canonici, 79, 85, 131, 133, 159-160, 200201, 206, 239-240, 348, 364 – – – Prebenda del teologo, 79, 159, 201, 239 – – Erezione parrocchia, 7980, 206-207, 225, 245, 264 – – Parroco nominato dal papa, 79, 245 – – Polittico, 228 – – Vicaria Curata, 81 – S. Giuseppe, vicaria curata, 81, 348 – S. Leonardo, vicaria curata, 81, 348 – S. Lucia, vicaria curata, 81, 348 – S. Maria degli Angeli, cappuccini, 133, 161, 185, 225, 265, 349 – S. Pietro, vicaria curata, 81, 348
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– SS. Filippo e Giacomo, vicaria curata, 81, 348 Cura delle anime, 79-80, 133, 160, 206 Istituti religiosi femminili – Ancelle Riparatrici del S. Cuore di Gesù (Orfanotrofio S. Cuore), 267, 350 – Benedettine (S. Lucia), 125, 134, 162, 186, 226 – Figlie di S. Anna (Ospizio di mendicità), 186, 227, 255, 266, 350 – Oblate dello Spirito Santo o suore di S. Zita (Conservatorio Gesù e Maria), 227, 267, 350 Istituti religiosi maschili – Frati minori cappuccini (S. Maria degli Angeli), 122123, 133, 161, 185, 225, 265, 349 Istituzioni di carità – Collegio di Maria, 135, 162 – Conservatorio Gesù e Maria, 227, 267, 350 – Orfanotrofio S. Cuore, 267 – Ospizio di mendicità e ospedale, 186, 227, 266, 350 Movimento cattolico, 100 – Elezioni amministrative, 9495 – Opere sociali – –Cassa agraria P. Musco, 9091, 320
* Gli indici non fanno riferimento al testo originale latino delle relazioni pubblicato in appendice. In questo indice: 1) sono indicati in maiuscoletto i luoghi e in tondo le cose notevoli; 2) non si è tenuto conto del nome di Catania.
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli Aeterni Patris, enciclica di Leone XIII, 18-19, 37 AFRICA, 29, 321 AGRIGENTO (o Girgenti), 58 — Vescovo, 39, 44, 46 ALABANDA, vescovo titolare, 39, 183, 223, 263 ANGLONA e TURSI, vescovo, 303 ANTIOCHIA, 224, 264 — Patriarca, 34 Aspromonte, battaglia di, 36 Associazioni laicali, confraternite, movimenti, luoghi pii, 136, 152-153, 163-164, 178-179, 209-210, 219, 249, 257-259, 283, 292-293, 343, 351, 370 — Azione cattolica, 86, 258, 293, 305-306, 310-311, 314-319, 355, 368, 370-371 — Compagnia delle dame di carità di S. Vincenzo dei Paoli, 371 — Conferenze S. Vincenzo dei Paoli, 141, 168, 371 — del Rosario, 219, 258, 293 — del SS. Sacramento, 219, 258, 293, 370 — della Dottrina cristiana, 219, 258, 293 — Figlie di Maria, 219, 258, 370 — Gioventù cattolica italiana, 258, 297 — Movimento cattolico, vedi voce infra — Opera del divino amore, 370 — Sacramentine, 370 — S. Luigi, 219, 258, 370 — Scout, 315 — Terzi ordini, 219, 258-259, 293, 370 — Unione femminile cattolica italiana, 258 Austria, 65 AVELLINO, vescovo, 341 Azione cattolica, vedi: Associazioni e Movimento cattolico Banche
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— Banco di Roma, 91 — Banca Italiana di Sconto, 250 — Credito nazionale, 91 BEIRUT, 63 BELGIO, 14, 53, 110 — Nunziatura apostolica, 39-42, 54, 137 BELPASSO, 130, 157 — Chiese – Immacolata Concezione di Maria (chiesa madre) – – Capitolo di canonici, 131, 133, 159-160, 204, 244-245 – – Erezione parrocchia, 81 – S. Antonio Abate – – Erezione parrocchia, 81 — Cura delle anime, 133, 160 — Istituti religiosi femminili – Figlie di S. Anna (Orfanotrofio Margherita Bufali), 186, 227, 266, 350 — Istituzioni di carità – Orfanotrofio Margherita Bufali, 186, 227, 266, 350 — Opere sociali – Cassa rurale Maria Immacolata, 90 — Borrello – Chiesa S. Maria della Guardia – – Erezione parrocchia, 81 Beni ecclesiastici — Acquisto, amministrazione, possesso, 351-353 — Collette e questue, 220, 259260, 294 — Decime e primizie, abolite, 352 — Esproprio dopo l’unità d’Italia, 35, 77, 85 – Acquisto dei beni espropriati, 36 — Legati pii e fondazioni, 220, 259-260, 293-294, 351-352 — Vertenza con il Demanio, 77, 132, 159, 331
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli BIANCAVILLA, 130, 157, 189, 206, 225, 230, 347 — Abitanti, 348 — Chiese – S. Francesco, 185, 226, 265, 349 – S. Maria dell’Elemosina (chiesa madre) – – Capitolo di canonici, 80, 84-85, 132-133, 159-160, 204, 240-241, 278-279, 348, 364 – – Erezione parrocchia, 80, 206-207, 225, 240-241, 245, 264 – – Parroco nominato dal papa, 245 – – Ricorso alla Congregazione del concilio, 80, 84-85, 241, 278 – – Vicaria curata, 81 – S. Maria Annunziata, vicaria curata, 81 – S. Maria Odigitria, vicaria curata, 81 — Cura delle anime, 80, 133, 160, 206, 240-241 — Istituti religiosi femminili – Clarisse, 349, 367 – Figlie della misericordia e della croce (Ospedale civico), 267 – Figlie di Maria Ausiliatrice (Orfanotrofio Immacolata), 186, 227, 266, 350 — Istituti religiosi maschili – Frati minori dell’osservanza, 185, 226, 265, 349 — Istituzioni di carità – Orfanotrofio Immacolata, 186, 227, 266, 350 – Ospedale civico, 267 — Opere sociali – Cassa popolare per azioni, 90-91
– Cassa rurale S. Placido, 9091 — Piccolo seminario, 62, 210, 249, 284, 361 BOLOGNA, 21-22, 25 BONGIARDO, vedi Santa Venerina BONTIFÈ, feudo in provincia di Siracusa e casato 34, 183, 223, 263 BORRELLO, vedi Belpasso BRONTE, 100, 130, 157, 338, 347-348 — Abitanti, 348 — Chiese – S. Felice da Cantalice, cappuccini, 185, 225, 265, 349 – SS. Trinità (chiesa madre), parrocchiale, 76, 83, 348 – S. Maria del Rosario, vicaria curata, 348 – S. Silvestro, vicaria curata, 348 – S. Vito, frati minori, 134, 161, 185, 226, 265, 349 — Cura delle anime – Parrocchia autonoma con parroco perpetuo, 76, 83, 133, 160, 184, 206, 225, 245, 264, 348 — Istituti religiosi femminili – Benedettine (S. Scolastica), 125, 134 – Figlie di Maria Ausiliatrice (Asilo Sara Rubino), 350 – Figlie di Maria Ausiliatrice (Collegio di Maria), 135, 162, 186, 227, 266, 350 – Figlie di Maria Ausiliatrice (Ospedale civile), 186, 227, 266, 350 — Istituti religiosi maschili – Frati minori cappuccini (S. Felice da Cantalice), 122123, 185, 225, 265, 349 – Frati minori dell’osservanza (S. Vito), 122-123, 134, 161, 185, 226, 265, 349
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli – Salesiani (Collegio Capizzi), 123, 134, 161, 185, 226 — Istituzioni di assistenza e di carità – Collegio di Maria, 135, 162, 186, 266, 350 – Ospedale civile, 186, 227, 266, 350 — Movimento cattolico, 100 – Opere sociali – – Cassa agricola N. Spedalieri, 90 – – Cassa depositi e prestiti, 90 — Piccolo seminario, 62, 210, 249, 284, 361 — Scuole cattoliche, – Collegio Capizzi, 134, 161, 185, 226 BRUXELLES, 41, 48-51 — Nunziatura apostolica, 44, 127 CALABRIA, 113, 329, 355 CALTAGIRONE, 95 — Diocesi, 70-71, 129, 156, 184, 212, 224, 251, 264, 286 — Vescovo, 44, 298 CALTANISSETTA, 36, 38-40, 60, 114 — Accademia S. Tommaso, 38 — Cattedrale, 34, 36, 38, 39 — Epidemia di colera del 1867, 35 — Miniera di Tribonella, 35 — Seminario, 34-35, 38-39 — Vescovo, 34-35, 43-44, 47, 60, 69, 90, 117, 298, 338 — Vescovo ausiliare, 39 CALTAVUTURO, 42 CAMPOROTONDO ETNEO, 130, 157 — Chiese – S. Antonio Abate (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 — Opere sociali – Cassa rurale S. Antonio Abate, 90 Capitoli di canonici, vedi: Catania/ Ca-
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pitolo cattedrale; Collegiate in diocesi CASTELTERMINI, 34 CATANIA, — Associazioni laicali e confraternite – Azione Cattolica, 310-311, 314-318 – Circolo cattolico Gesù Giuseppe e Maria, 336 – Piccole Ostie del Divino Amore, 350 — Capitolo cattedrale, 33, 45, 4849, 52, 73, 75, 103, 108, 112, 114, 130, 139, 141-142, 152, 158, 163, 168-169, 178, 184, 198-200, 211, 220, 224, 231, 237-238, 259, 264, 277-278, 294, 312-313, 331-332, 340, 348, 353-354, 359, 361, 363364 – Archivio, 187, 228, 267-268, 354 – Beni patrimoniali (prebende e mensa capitolare), 199, 238, 277, 330-332, 354, 363 – Canonici, numero, 130-131, 158, 199, 277, 363 – Cura delle anime del capitolo, 332 – Dignità, 34, 48, 51, 71, 103104, 130, 138, 158, 199, 237, 269-270, 277, 363 – Penitenziere, 68, 71, 131, 142, 158, 169-170, 197, 199, 232, 237, 270, 272, 275, 277, 363 – Teologo, 131-132, 142, 158, 169-170, 199, 237, 270, 277, 363 – Vicario capitolare, 45, 49-50, 200, 238, 278, 357, 363 — Case di tolleranza, 344, 368 — Cerimoniere arcivescovile, 188, 197, 229, 236, 268, 275 — Chiese, 184, 225, 265 – Cattedrale S. Agata, 54, 56,
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli
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–
61, 69, 73-74, 98-99, 104, 109,115, 128, 130, 136, 139141, 151, 156-158, 163, 166168, 177, 184, 187, 190, 192, 201, 225, 227-228, 231-232, 239, 264, 267, 271-272, 301, 310, 332, 338, 351, 353, 356, 357, 364 – Alloggi per accogliere ragazzi, 140, 167 – Distruzione dopo il terremoto del 1693 e ricostruzione, 128,130, 156 – Fabbriceria, 132, 160 – Patrimonio, 128, 130, 156 – Reliquie di S. Agata, 122, 187, 228, 267 – – Traslazione delle reliquie, VIII centenario, 122 – Tesoro di S. Agata, 187, 227, 267 Annunziata al Carmine, carmelitani, vedi S. Maria del Carmelo Cristo Re, 356 Crocifisso dei Miracoli, gesuiti, 161, 185, 225, 265, 349 Crocifisso della Buona Morte (sacramentale), 330, 349 S. Agata al Borgo (sacramentale), 330, 348, 356 S. Agata, badia, 356 S. Agata la Vetere, 356 S. Agostino, agostiniani, 185, 225, 265, 349, 356 S. Benedetto, 356 S. Biagio, 310, 356 S. Chiara (sacramentale), 161, 184, 225, 264, 356 S. Cuore ai cappuccini nuovi, frati minori cappuccini, 133, 161, 185, 225, 265, 349 S. Cuore al Fortino (sacramentale), 317, 348
– S. Cuore alla Barriera, 123, 140, 167, 185, 225, 265, 349 – S. Domenico, domenicani, 98, 134, 161, 185, 225, 265, 349 – S. Euplio, 351 – S. Famiglia, 356 – S. Filippo (sacramentale, demolita), 161 – S. Filippo Neri, salesiani, 134, 161, 185, 225, 265, 349 – S. Francesco all’Immacolata, frati minori conventuali, 185, 225, 265, 349 – S. Gaetano (sacramentale), 162, 185, 226 – S. Giovanni Battista in S. Giovanni Galermo (chiesa parrocchiale), 83 – S. Giuseppe in Ognina, 355 – S. Lucia in Ognina (parrocchiale), 333, 356 – S. Maria del Carmelo, carmelitani, 134, 161, 185, 225, 265, 349 – S. Maria della Guardia, frati minori, 134, 161, 185, 225, 349 – S. Maria della Purità (o della Visitazione), 134, 161 – S. Maria dell’Aiuto (sacramentale), 33, 317 – S. Maria dell’Elemosina (sacramentale), 356 – – Capitolo di canonici, 73, 131, 133, 159-160, 200, 238-239, 278-279, 348, 364 – – Cura delle anime, 133 – S. Maria dell’Idria (sacramentale), 134, 162, 185, 226 – S. Maria delle Grazie a Cibali (sacramentale), 348, 356 – S. Maria di Ognina (sacramentale), 348 – S. Michele ai minoriti, 161
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli – S. Nicola l’Arena, già dei benedettini, 187 – – Biblioteca gestita dal Comune, 187, 228, 268 – S. Placido (sacramentale) 162, 185, 226, 356 – SS. Cosma e Damiano (sacramentale), 184, 225, 264 – SS. Sacramento Ritrovato, missionari di S. Vincenzo dei Paoli, 134, 161, 185, 225, 265, 349 – SS. Trinità, 356 — Cura delle anime della città di Catania, 78, 207, 329-333, 348 – Beneficio, congrua parrocchiale, 333, 348 – Capitolo della cattedrale e cura delle anime, 332 – Cappellani sacramentali amovibili, 73, 207, 348 – – Sostentamento, 207, 246, 348 – Chiese sacramentali filiali, 184, 225, 264, 348 – Riforma, commissione: istituzione e attività, 329-333, 348 – Vescovo unico parroco della città, 184, 224, 264, 332, 348 — Curia diocesana, 106, 195-196, 234-235, 267, 274, 334, 351, 354, 359-360 – Archivio segreto, 247, 353 – Archivio storico, 9-10, 115, 183, 187, 195, 223, 228, 234, 268, 274, 300, 353 – Collegio dei consultori, 199, 238, 278, 363 – Consiglio di amministrazione, 351 – Esaminatori sinodali e prosinodali, 195, 206, 234, 245, 274, 280, 359 – Tasse, tassa innocenziana,
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139-140, 166-167, 195-196, 234, 274, 360 – Tribunale diocesano, 195, 234, 274, 359 – Ufficio amministrativo, 351, 353 — Diocesi di Catania – Abitanti, 184, 224, 264, 347 – Arcidiocesi ad honorem, 184, 195, 224, 233, 264, 347 – Circoscrizione, 129-130, 156, 184, 264 – Fondazione apostolica, 128, 155, 183, 224, 264, 347 – Immediatamente soggetta al Romano Pontefice, 129, 157, 184, 224, 264, 347 – Ordinamento, 76 – Privilegi, 129, 156-157 — Episcopio, 49, 74, 184, 190-191, 193, 195, 224, 231-232, 234, 264, 271-272, 274, 310, 318, 338-340, 357, 360 — Istituti religiosi femminili – Ancelle Riparatrici del S. Cuore di Gesù (Istituto S. Giuseppe), 266, 350 – Benedettine (S. Agata), 125, 134, 162, 185, 226, 255 – Benedettine (S. Benedetto), 125, 162, 175, 185, 216, 226, 255, 265, 289, 349 – Benedettine (S. Giuliano), 125, 134, 162, 185 – Benedettine (S. Placido), 125, 134, 162, 185, 226, 255 – Benedettine (SS. Trinità), 125, 162 – Clarisse (S. Chiara), 125, 134, 161 – Domenicane del S. Cuore (Casa del Sole), 350 – Domenicane del S. Cuore (Casa di cura Benedetti), 266, 350
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli – Domenicane del S. Cuore (Casa Valle), 266, 350 – Domenicane di S. Sisto (Istituto S. Giuseppe), 350 – Domenicane di S. Sisto (Istituto S. Famiglia), 350 – Figlie della carità (Casa della carità), 266, 350 – Figlie della carità (Conservatorio della Provvidenza, Collegio di Maria o Pio ix), 135, 162, 186, 226, 266, 350 – Figlie della carità (Conservatorio delle vergini al Borgo), 186, 226, 266, 350 – Figlie della carità (Conservatorio delle verginelle S. Agata), 186, 226, 266, 350 – Figlie della carità (Conservatorio S. Famiglia), 186, 226, 266 – Figlie della carità (Conservatorio S. Vincenzo dei Paoli), 186, 226, 266, 350 – Figlie della carità (Ospedale Ferrarotto), 186, 226, 255, 266, 350 – Figlie della carità (Ospedale Garibaldi), 136, 164, 186, 226, 255, 265, 350 – Figlie della carità (Ospedale S. Marta), 136, 164, 186, 226, 255, 265, 350 – Figlie della carità (Ospedale Vittorio Emanuele ii), 136, 164, 186, 226, 255, 265-266, 350 – Figlie della Misericordia e della Croce (Ospedale S. Bambino), 186, 226, 255, 266, 351 – Figlie della Misericordia e della Croce (Ospizio di Beneficenza), 266 – Figlie di Maria Ausiliatrice
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(Collegio Maria Ausiliatrice), 186, 226, 266, 350 Figlie di Maria Ausiliatrice, (S. Filippo Neri), 186, 226, 266, 350 Figlie di Maria Ausiliatrice, (S. Francesco di Sales), 186, 226, 266, 350 Figlie di Maria Ausiliatrice, (Villa Don Bosco), 350 Figlie di S. Anna (Albergo Ventimiglia) 186, 226, 266, 350 Figlie di S. Anna (Istituto Ardizzone Gioeni), 186, 226, 266, 350 Figlie di S. Anna (Orfanotrofio Carcaci), 186, 226, 266, 350 Piccole suore dei poveri, 136, 164, 186, 216, 226, 255, 260, 266, 350 Questuanti, 216, 255, 260 Soppressione dopo l’unità d’Italia, 134 Suore del Boccone del povero (Reclusorio del Lume), 186, 226, 266, 350 Suore del patrocinio di S. Giuseppe (S. Casa della Grazia), 186, 226, 266, 351 Suore del patrocinio di S. Giuseppe (Orfanotrofio del Buon Pastore), 226, 266, 351 Suore del S. Cuore, 266, 350 Suore del terz’ordine cappuccino del S. Cuore (Orfanotrofio S. Antonio), 350 Suore del terz’ordine francescano dell’Immacolata (Pensionato), 351 Suore del terz’ordine francescano di Malta, 351 Suore sacramentine, (S. Euplio) 266, 289-290, 351
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli – Suore sacramentine, (noviziato) 351 – Visitandine, 125, 134, 161 — Istituti religiosi maschili – Agostiniani (S. Agostino), 185, 225, 265, 349 – Carmelitani antica osservanza (S. Maria del Carmelo), 122, 134, 147, 161, 174, 185, 225, 265, 349 – Clarettiani, 349 – Compagnia di Gesù o gesuiti (Crocifisso dei miracoli), 122-123, 134, 147, 161, 174, 185, 214, 225, 253, 265, 288, 349 – Compagnia di Gesù o gesuiti (Villa S. Saverio), 265, 349 – Domenicani (S. Domenico), 122, 134, 147, 161, 174, 185, 225, 265, 349 – Fratelli delle scuole cristiane (Collegio Leonardo da Vinci), 124, 356 – Fratelli delle scuole cristiane (S. Cuore alla Barriera), 123124, 185, 214-215, 225, 253, 265 – Frati minori cappuccini (S. Cuore ai cappuccini), 122, 133, 147, 161, 174, 185, 225, 265, 349 – Frati minori conventuali (S. Francesco all’Immacolata), 122, 147, 174, 185, 225, 265, 349 – Frati minori dell’osservanza (S. Maria della Guardia), 122, 134, 147, 161, 174, 185, 225, 265, 349 – Missionari di S. Vincenzo (SS. Sacramento Ritrovato), 122-123, 134, 147, 161, 174, 185, 214, 225, 253, 265, 288, 349
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– Padri Bianchi, 349 – Pia Società S. Paolo (Badia S. Agata), 345, 349, 371 – Questuanti, 260 – Salesiani (Liceo Don Bosco), 349 – Salesiani (S. Cuore alla Barriera), 124, 265, 288, 349 – Salesiani (S. Filippo Neri), 122-123, 134, 147, 161, 174, 185, 214-215, 225, 253, 265, 288, 349 – Salesiani (S. Francesco di Sales), 103, 122-123, 134, 147, 161, 174, 185, 214-215, 225, 253, 265, 288, 349 — Istituti di istruzione, collegi, vedi Scuole cattoliche — Istituzioni di assistenza e di carità – Albergo dei poveri Ventimiglia, 123, 136, 164, 186, 226, 266, 350 – Asilo S. Agata, 123, 136, 164, 186, 226, 266, 350 – Casa della carità, 266, 350 – Collegio di Maria, vedi Istituto S. Maria della Provvidenza – Conservatorio S. Vincenzo de’ Paoli, 186, 226, 266, 350 – Conservatorio delle verginelle S. Agata, 350 – Conservatorio delle vergini al Borgo, 186, 226, 266, 350 – Istituto per ciechi Ardizzone Gioeni, 186, 226, 266, 350 – Istituto per ragazzi abbandonati, S. Cuore alla Barriera, 123-124, 140, 167, 185, 225, 265, 349 – Istituto S. Famiglia, 186, 226, 266 – Istituto S. Maria della Provvidenza, Collegio di Maria,
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli Collegio Pio ix, 134, 162, 186, 226, 266, 350 – Monte di pietà, 123, 137, 153, 164, 179 – Orfanotrofio del Buon Pastore, 226, 266, 351 – Orfanotrofio Carcaci, 186, 226, 266, 350 – Orfanotrofio S. Antonio, 350 – Ospedali e case di cura – – Benedetti, 266, 350 – – Ferrarotto, 186, 226, 266, 350 – – Garibaldi o La Mecca, 136, 163, 186, 226, 265, 350 – – S. Bambino, 186, 226, 266, 351 – – S. Marta, 136, 163, 186, 226, 265, 350 – – Vittorio Emanuele ii, già S. Marco, 136, 163, 186, 226, 265-266, 350 – Ospizio di beneficenza, 266, 289 – Reclusorio del Lume, 186, 226, 266, 350 – Santa Casa della Grazia, 186, 226, 266, 351 — Mensa vescovile e beni patrimoniali, 107, 115, 130, 132, 136, 139, 158, 160, 163, 167, 189-190, 193, 196, 199, 207, 230-231, 235, 238, 246, 270, 274, 277, 280, 330332, 337, 348, 353, 357, 360-361, 363 – Neve dell’Etna, 190, 230, 270 — Monte di pietà, vedi Istituzioni di assistenza e di carità — Movimento cattolico nella diocesi, 56-58, 68-69, 76, 86-101, 112, 115-117, 141, 168, 198, 258, 262, 293, 312, 314-319, 355, 368, 370-371 – Opera dei congressi, 55-58, 86, 109-110, 116
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– Opere sociali, banche, casse di risparmio, 86-92, 210, 221, 249, 260-261, 283, 295, 319320, 362 – – Banca del lavoro, 90 – – Cassa operaia S. Agata, 90 Orfanotrofi, vedi Istituzioni di assistenza e di carità Ospedali, vedi Istituzioni di assistenza e di carità Palazzi nobiliari o storici – Francica Nava, 34 – Palazzo dei chierici, 60 – Valdisavoia, 33 Parroci, vedi Cura delle anime Prefettura, 340 Scuole – Cattoliche, 136, 164 – – Collegio Maria Ausiliatrice, 226, 266, 350 – – Collegio Leonardo da Vinci, 124, 356 – – Istituto del S. Cuore, 266, 350 – – Istituto S.Famiglia, 350 – – Istituto S. Filippo Neri, 134, 161, 174, 185, 214, 225, 265, 350 – – Istituto S. Francesco di Sales, 134, 147, 161, 174, 185, 225, 265, 350 – – Istituto S. Giuseppe, 350 – – Liceo Don Bosco, 350 – Istituto agrario Valdisavoia, 297 – Serali gratuite, 124, 140, 168 Seminario diocesano, 34, 50, 52, 59-68, 73, 103-105, 117, 135136, 149-152, 162-163, 176-178, 210-214, 249-253, 283-288, 298, 314, 341-342, 360-362, 368 – Alunni – – Ammissione agli ordini, 64, 145, 172, 213, 252, 287 – – Esterni o “foristi”, 61, 66,
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli 211-212, 250-251, 285, 360 – – Formazione 60-67, 150151, 177, 188, 212-213, 229, 251, 269, 286-287, 360-361 – – Frequenza delle università civili, 214, 287 – – Frequenza del seminario per ricevere gli ordini, 211-213, 251 – – Numero, 135, 150, 163, 176, 184, 211, 224, 250, 264, 285, 348, 360 – – Servizio festivo in cattedrale, 151, 177 – – Servizio militare, 62, 214, 253, 287 – Edificio, 60-61, 135, 163, 210, 249, 283, 360 – – Nuova cappella, 59 – – Progetto di un nuovo edificio, 61, 135, 163, 168, 212, 251 – – Requisito dai borboni e trasformato in caserma, 60, 135, 163, 210, 249, 283 – Opera delle vocazioni ecclesiastiche, 60, 64-66, 361, 370 – Patrimonio e rendite, 135136, 163, 210-211, 249-250, 284-285, 360 – – Tributo per il seminario, 135-136, 152, 163, 178, 361 – Piccoli seminari nella diocesi, 61-62, 150, 176, 210, 224, 249, 284, 348, 361 – Regole, 150, 177, 212, 251, 286 – Sede estiva per la villeggiatura, 141, 168, 196, 212-213, 235, 251-252, 275, 287, 360361 – – Nuova cappella, 141, 168 – Studi – – Concorsi e borse di studio, 63, 151, 177, 212, 286
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– – Ordinamento scolastico, 150-151, 177, 212-213, 251252, 286, 361 – – Prosecuzione per i più meritevoli, 63, 151, 177, 214, 253, 285-287, 361 – – Tomismo come indirizzo dottrinale, 67, 212, 251, 286 – Superiori e deputati, 151, 177-178, 211, 250, 285, 314, 360-361 Seminario interdiocesano o regionale, 214, 253, 288 Sinodi diocesani dei vescovi di Catania, 72, 138, 142, 165, 169, 358 – Bonadies, 72, 138-139, 166, 194, 273 – Francica Nava, 72-76, 78, 84, 193-194, 232-233, 273, 352, 358-359 Sinodo provinciale, 138, 165166, 195, 233, 273 Vescovi – Lettere pastorali – – Francica Nava, 51-58 – – Patanè, 304-305, 308-309, 357 – Obbligo della residenza, 137, 164-165, 192, 232 – Privilegi – – Uso del pallio, 129, 157, 184, 224, 264, 347 – Rapporti con le magistrature cittadine, 52-53, 111, 195, 234, 273-274, 344-345, 359 – Siciliani e forestieri, 102 Vescovi ausiliari e coadiutori, 45-47, 51, 56, 62, 101-108, 341342 Vicari foranei, 73, 75, 184, 193, 225, 232, 264, 272, 297, 347-348, 364 Vicari generali, 49-50, 103-104,
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli 106, 195, 232, 234, 269, 272, 274, 312-314, 331, 337, 359-360 — Visite ad limina dei vescovi di Catania, 118-127, 155, 223 — Visite pastorali dei vescovi di Catania – Francica Nava, 58-59, 137138, 165, 194, 233, 263, 273 – Patanè, 351, 357-358 CEFALÙ, diocesi, 286 Chiesa e società — Comunismo, 323, 325-327 — Fascismo, 9, 26-28, 98-101, 119, 299-300, 306, 314-325, 342-345 – Collaborazione tra la Chiesa e lo Stato fascista, 26-28, 8182, 98-101, 308-311, 313-325, 342-344, 356, 359, 368-372 – Marcia su Roma, 26, 28 — Patti lateranensi del 1929 (trattato e concordato), 9, 28-30, 101, 108-109, 306, 308-311, 313, 317, 322, 329, 343-344, 351, 353, 370, 372 – Politica concordataria e sua ambiguità di fondo, 26-30 — Prima e dopo l’unità d’Italia, 12-14 – Immunità ecclesiastiche, 10, 140, 167, 195, 234, 274 – Movimento cattolico e sue diverse anime, vedi voce infra – Non expedit, 13-14, 17, 2324, 92-93, 96 – Occupazione di Roma e questione romana, 13-14, 24, 99 – Rifiuto dello Stato liberale, 13-14, 24 – Stato pontificio, 13-14 – Visione negativa della società, 12-14, 29, 52, 57, 118-121, 153-154, 179-180, 183, 224, 263, 305, 342-343
– Visione positiva della società dopo il fascismo, 28-30, 119, 343, 356 — Res publica christiana o cristianità – Mito e progetto di ricostituzione, 12, 14-17, 24, 29, 53, 87, 119, 322, 343 – Papi: azione diversificata ma convergente, 12-14, 17 Chiese nella diocesi, numero, 132, 159, 184, 225, 265, 349 Cimiteri, 354 Clero religioso, Religiosi in diocesi Clero secolare — Attività politica, 100-101, 198, 236, 276 — Candidati all’episcopato, 6872, 297 — Casa per anziani e invalidi, 197, 236, 276, 361 — Disciplina, 111-113, 361-362 – Abito talare, 145-146, 172, 196, 235, 275, 362 – Pene canoniche, 111-113, 198, 237, 276-277, 363 – Tonsura, 362 — Esercizi spirituali e ritiri mensili, 141, 145, 168, 172, 196-197, 235, 275, 362 — Facoltà di confessare e di predicare per i sacerdoti, 64, 197, 236, 276, 358 — Formazione culturale e spirituale, 60-64, 104-105, 196, 235, 275-276 – Casi di coscienza, 64, 146, 173, 197, 235, 275, 362 – Esami periodici, 64, 197, 236, 276, 358, 362 – Liturgia, canto sacro e riti, 146, 150, 173, 189, 197, 213, 229, 252, 269, 275, 286, 362 — Frequenza dell’università statale, 362
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli — Moralità, 146, 173, 196, 198, 235-237, 275-276 — Numero, 184, 224, 264, 348 — Obbedienza, 196, 235, 275, 362 — Pratiche di pietà, 196, 235, 275, 361-362 — Privilegio del foro abolito, 10, 145-146, 172 — Sostentamento, 198-199, 237, 277, 361 — Sovrabbondanza e limitazione, 194, 233 — Unione apostolica, 197, 236, 276 — Vita comune, 208, 247, 281, 362 Codice di diritto canonico, 10, 30, 7375, 78-80, 195, 233, 240-241, 245, 273, 279, 323, 342, 352, 362-364, 366 Collegiate e capitoli di canonici nella diocesi, 73, 78, 83-86, 131-132, 141142, 159-160, 163, 168-170, 184, 224, 264, 278-279, 353, 364 — Erezione giuridicamente invalida, 80, 84, 278 — Istituzioni problematiche, 8386 — Soppresse civilmente, 85 — Vertenza con il Demanio per riavere i beni requisiti, 132, 159 Compagnia di Gesù (o gesuiti) — Capofila dei cattolici intransigenti, 14 — Collegio Romano poi Gregoriana, 14 — La Civiltà Cattolica, rivista intransigente, 14, 63 Comunismo, ateismo, 325-327 Concili ecumenici — Trento, 64, 76-77, 87, 131-132, 136-138, 142, 144, 148, 152, 158159, 163-166, 169, 171, 175-176, 178, 194, 206, 209-211, 221, 233, 245, 248-250, 260, 273, 282-283, 285, 295, 330 — Vaticano I, 36, 117
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— Vaticano II, 29, 334, 342 Concilio plenario siculo del 1920, 78, 97, 273 Concordato del 1929, vedi Chiesa e società Conferenze episcopali di Sicilia, vedi Vescovi di Sicilia Corporazioni religiose, soppresse dalle leggi italiane, 35 CREMONA, vescovo, 15 Crociata, bolla della, 271 Cura delle anime in Sicilia — Affidata non ai parroci, ma ai vescovi o ai capitoli, 77-78 Cura delle anime nella diocesi, 76-83, 99, 133, 143-145, 172, 206-210, 245249, 264, 279-283, 329-333, 348-349 — Archivio e registri parrocchiali 208, 143, 170, 247, 281-282, 351354, 365 — Cappellani sacramentali delegati e amovibili, 76, 133,143, 145, 160, 172, 206, 208, 245, 247248, 279-280 – Sostentamento, 207, 246247, 280-281 — Case canoniche, 208, 247, 281, 365 — Chiese sacramentali filiali, 132133, 184, 224-225, 264 — Comunìe, poi collegiate, 78-80, 133, 160 — Cura collegiale, 78-79, 133, 206207 — Diritto di patronato per i parroci, non esiste, 207, 246, 280, 365 — Offerte per i sacramenti, 207, 246, 280 — Parrocchie – Aiuto del governo per costituire il beneficio, 81-82, 99, 279 – Beneficio, congrua parrocchiale, patrimonio, risorse,
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81-82, 207, 279-281, 333 – Erezione parrocchie, 81-83, 348 – Non esistono vere parrocchie, 76-77, 160, 184, 206, 224, 245, 279 – Tentativo fallito di erezione dopo il Concilio di Trento, 76, 206, 245 Parroci, 364-367 – Concorso per la nomina, 206, 245, 280, 365 – Invito a nominare parroci perpetui, 77 – Parroci veri non ne esistono, 133, 143, 145, 160, 170, 172, 206, 208, 279-281 – Parroco unico della diocesi è il vescovo, 76-77, 82, 143,145, 172, 184, 206, 224, 245, 264, 348 – Residenza, 208, 247, 282 – Sostentamento, 207, 246, 279-281, 365 Religiosi – Non esercitano la cura delle anime, 147, 173, 206, 245, 254, 280, 288 – – L’eccezione di San Gregorio, 345, 364 – Progetto di affidare parrocchie ai gesuiti e ai salesiani, 206, 215, 245, 254, 280, 288 Riforma – Dalla cura collegiale alla cura individuale, 78, 206-207 – Erezione delle parrocchie nei centri abitati extraurbani, 79-81 – Erezione delle parrocchie nella città di Catania, 81-83, 329-333 Vertenza con il Demanio per riavere i beni requisiti, ritenuti beneficio dell’unica parrocchia
esistente in diocesi, 77, 132 — Vicari foranei nei comuni, fanno le veci del vescovo unico parroco, 184, 225, 264 Curia Romana, vedi Sede Apostolica Decime, vedi Beni ecclesiastici Diritto naturale e dottrina sociale della Chiesa, 18 Dottrina cristiana, vedi Catechesi Ecclesiologia — Del movimento cattolico intransigente, 16 — Del sinodo diocesano Francica Nava, 75 ELENOPOLI, vescovo titolare, 138 ERACLEA, vescovo titolare, 40, 48, 183, 223, 263 ERBITA, vedi Nicosia ETNA, 129, 156, 184, 190, 224, 230, 264, 270, 329, 355 — Eruzione dell’Etna del 1669, 187, 227, 267 — Turismo invernale, 355 EUROPA, 11-12 — Guerra mondiale 1915-18, 2425, 29 — Restaurazione, 11, 34 — Rivoluzione liberale, 34 Fasci siciliani, vedi Socialismo Fascismo, partito fascista, regime fascista, 9, 11, 26-29, 93, 97-101, 109, 119, 299-300, 306, 310-312, 371 — Associazioni giovanili fasciste – Avanguardisti, 315-316 – Opera Nazionale Balilla, 315-316 — Avvicinamento alla Chiesa, 2728, 99-101 — Campagne del regime – d’Africa, 321 – del grano, 321 – delle campane, 322 – dell’oro alla patria, 321 – per la moralità dei costumi, 327-329
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli – per la purezza della razza, 324, 329 — Marcia su Roma, 98, 300 — Patti Lateranensi: ambiguità di fondo, 28 — Violenze dei fascisti, 27, 98-101 Fede, vedi Popolo cristiano FOGGIA, 302 Fondo per il culto, 332 FRANCIA, 37 GERMANIA — Kulturkampf, 37 — Leggi razziali, 324 — Partito del centro, 28 GIARRE, 301-305, 347 Giovani, educazione e istruzione, 218, 257, 291, 315-319, 344, 370 GIOVINAZZO, 69 GIRGENTI, vedi Agrigento Giurisdizionalismo, 10 GRAVINA DI CATANIA, 130, 157 — S. Antonio di Padova (chiesa madre) – Erezione parrocchia, 81 Guarentigie, legge delle, 37 GUGGIANELLO, 304 Illuminismo, 10, 12 IONIO, mare, 129, 156, 184, 224, 264 Istituti di istruzione, collegi, vedi Scuole cattoliche Istituti religiosi femminili nella diocesi, 121-126, 133-134, 175-176, 215216, 254-255, 289-290, 345, 367-368 — Monasteri superstiti dopo la soppressione del 1866-67, 148149, 175-176, 215, 289 – Disciplina e clausura, 10, 148-149, 175-176, 215, 289 – Giurisdizione del vescovo, 148, 175-176, 215, 254, 289 — Numero case, 121-125 — Numero religiose, 125 — Questuanti, 294, 367 — Ripresa nel ’900, 121-125 — Soppressione dopo l’unità
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d’Italia, 10, 121, 134-135, 148149, 175-176 Istituti religiosi maschili nella diocesi, 121-126, 133, 161, 214-215, 253-254, 288-289, 345, 367-368 — Cura delle anime, 146-147, 173, 254, 288 — Giudizio del vescovo, 122-123, 147-148, 174-175, 214-215, 253254, 288 — Giurisdizione del vescovo, 147148, 173-175, 215, 254, 288, 367 — Questuanti, 215, 254, 288, 294, 367 — Religiosi superstiti dopo la soppressione dei conventi, 147, 174 — Ripresa nel ’900, 124-125, 133, 161 — Soppressione dopo l’unità d’Italia, 35, 133, 147, 161, 174 — Sostentamento, 214, 253, 288 Istituzioni di carità in diocesi, 152, 221, 260-261, 294-295, 367-368 — Collegi di Maria, 134, 162 — Compagnia delle dame di carità di S. Vincenzo dei Paoli, 371 — Conferenze S. Vincenzo dei Paoli, 141, 168, 371 — Opere sociali, 221, 260-261 Istruzione religiosa in diocesi, 208209, 218, 257, 291, 344, 366 — Catechesi, 55-56, 141, 144, 168, 170-171, 209, 248, 258, 283, 291292, 344, 366, 370 – Arciconfraternita per la dottrina cristiana, 144, 219, 258 – Associazione S. Francesco di Sales, 56, 144 – Opera del catechismo, 54, 56 – Opera del divino amore, 370 – Opera della preservazione della fede, 370 – Oratori festivi, 145, 218, 258, 292, 370
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli – Predicazione, 139, 166, 170171, 192, 209, 232, 272, 282283, 358, 366 — Esercizi spirituali, 347, 366 — Missioni popolari, 141, 168, 209, 248, 283, 366 — Sacra Scrittura, 142, 170 ITALIA, 10, 13-15, 19, 24-25, 28-29, 42, 59, 67, 90, 93, 101-102, 109, 122, 140, 167, 222, 300, 306, 309, 311-312, 317, 321, 323, 325-327, 344, 371-372 — Festa dello Statuto e dell’Unità, 36 — Governo, 13, 16, 21, 28, 42, 61, 81-82, 99, 101-102, 125, 149, 175-176, 186, 190, 211, 226, 230, 250, 270, 279, 291, 265, 300, 306, 315, 317-321, 323, 325, 327-328, 343-344, 348, 351, 364-365, 368, 370-372 — Re, sovrani, 36, 104 — Regno di, 35, 131, 158, 344, 356 LECCE, 299-300 — diocesi, 307 Legati pii, vedi Beni ecclesiastici LENTINI, 34 Liberalismo, 10, 12, 323 LIONE, vescovo, 37 LIPARI, diocesi, 145, 172, 274 LISTRA, sede titolare, 195, 234, 250, 274 Liturgia, vedi Clero istruzione LOMBARDIA, 102 LOURDES, 39, 60 LOVANIO, università cattolica, 19, 41, 63, 151, 177, 214, 253, 287, 312 MADRID, 42, 49, 54, 56, 58-59 — Nunziatura apostolica, 50, 54, 59, 61, 127 Maletto, 130, 157 — Chiese – Sacri Cuori di Gesù e Maria (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 — Istituti religiosi femminili – Ancelle Riparatrici del S.
Cuore di Gesù (Asilo S. Antonio), 267, 350 — Istituzioni di carità – Asilo S. Antonio, 267 MALINES, 14, 49 MANTOVA, vescovo, 22 MARSALA, 35 MASCALI, 308 MASCALUCIA, 130, 157 — Chiese – S. Maria delle Consolazione (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 — Istituti religiosi maschili – Passionisti, 349 — Opere sociali – Cassa rurale, 90 — MASSANNUNZIATA – SS. Annunziata, parrocchia, 83 Massoneria, società segrete, 111-112, 119, 153, 180, 209, 217, 221, 256, 261, 282, 291, 295, 323, 344, 371 Messe, oneri per la celebrazione, legati di, 152, 178, 191, 202, 208, 220, 231-232, 242, 272, 259, 272, 293294, 351-352, 358 MESSINA — Diocesi, 39, 234, 286 — Sede di appello per Catania, 224, 264, 347 — Terremoto del 1908, 155 — Vescovo, 46, 298 MIGGIANO, 304 MILANO, 20, 59 — Università cattolica, 27, 361362 — Vescovo, 15, 317 MILO, 340 MISTERBIANCO, 130, 157, 347 — Abitanti, 348 — Chiese – S. Maria della Grazia (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli – S. Nicola – – Trittico fiammingo, 187, 228, 268 — Istituzioni di carità – Collegio di Maria, 135, 162 Modernismo, 23-24, 29, 66-67, 323-324 — Consiglio di vigilanza, 66-68, 189, 230, 269, 354 MOLFETTA, GIOVINAZZO e TERLIZZI, diocesi, 69 MONREALE, 63 — Diocesi, 286, 298 — Vescovo, 34, 90, 298 MONTEVERGINE, 47 MOTTA SANT’ANASTASIA, 130, 157 – S. Maria del Rosario (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 Movimento cattolico, 11 — Azione cattolica, sostituisce l’Opera dei congressi, 23, 86, 96 – Unione economico sociale, 23 – Unione elettorale, 23 – Unione popolare, 23 — Collegamenti europei, 14 — Democratici cristiani di Romolo Murri, 20-22 — Diverse anime, 11 — Elezioni e Non expedit, 7, 1314, 17, 20, 23-24, 92-98 — Intransigenti – Condannati come sovversivi nel 1898, 21 – Gesuiti e La Civiltà Cattolica, 14 – Opera dei congressi, 11, 1417, 19-23, 29-30, 37, 43-45, 86, 102-103, 109-110, 116 – – Monopolizza l’azione dei cattolici intransigenti, 1416 – – Romolo Murri evidenzia le sue contraddizioni, 2024
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– – Soppressa da Pio x, 22-23 – Opere sociali, banche o casse di risparmio, 15-16, 87-92 – – Crisi e fallimento, 86-92 – – Proibizione ai sacerdoti di gestirle, 23, 26 — Liberali e conciliatoristi, 13 — Partito cattolico, progetto, 25 — Partito popolare di Luigi Sturzo, 25-28, 93, 96-98 – Sconfessato per stipulare i Patti lateranensi, 28, 99-101 MUSSOMELI, 34 NAPOLI, 336, 357 NICOLOSI, 130, 157, 336, 355 — Chiese – Spirito Santo (chiesa madre) – – Capitolo di canonici, 131, 159, 203, 242-243 – – Erezione parrocchia, 81 – – Vicaria Curata, 81 – S. Maria delle Grazie, vicaria curata, 81 NICOSIA ERBITA — Diocesi, 129, 156, 184, 212, 224, 234, 251, 264, 274, 286, 360 — Vescovo, 298 NOTO — Diocesi, 286 — Vescovo, 39, 44, 46, 60, 71, 96, 104, 110, 117 Opera dei congressi, vedi Movimento cattolico OTRANTO — Diocesi, 299-301, 304, 306, 308, 315 — Vescovo, 299-301, 304, 347 PADOVA, 63 PALERMO, 38-39, 45, 47, 58, 97, 116, 137, 139, 165-166, 222, 273, 298, 347 — Opere sociali – Banca cattolica, 90-91 – Banca regionale siciliana, 91 — Vescovo, 46, 91, 339 PARIGI, 19, 37, 65
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli Partito popolare, vedi Movimento cattolico PATERNÒ, 71, 79, 130, 157, 189, 202, 225, 230, 241, 347-348 — Abitanti, 348 — Chiese – Anime del Purgatorio – – Vicaria Curata, 81, 348 – Maria SS. Annunziata, cappuccini, 133, 161, 185, 225, 265, 349 – S. Barbara (sacramentale), vicaria curata, 81, 348 – S. Margherita, vicaria curata, 81, 348 – S. Maria dell’Alto (chiesa madre) – – Capitolo di canonici, già comunìa, 79-80, 85, 131, 133, 159-160, 200-203, 206, 241-242, 348, 364 – – – Prebenda del teologo, 159, 201-202 – – Erezione parrocchia autonoma, 79-80, 206-207, 225, 241, 245, 264 – – Parroco, nominato dal papa, 242, 245 – S. Michele Arcangelo, vicaria curata, 81, 348 – SS. Annunziata, ex monastero, vicaria curata, 81, 348 – SS. Salvatore, vicaria curata, 81, 348 — Cura delle anime, 79-80, 133, 206-207 — Istituti religiosi femminili – Benedettine (SS. Annunziata), 125, 134 – Domenicane del S. Cuore (Conservatorio delle vergini), 267, 350 – Figlie della misericordia e della croce (Albergo per i poveri), 186, 227, 267, 351 – Figlie della misericordia e
della croce (Asilo Impallomeni), 351 – Figlie della misericordia e della croce (Ospedale civico), 351 — Istituti religiosi maschili – Frati minori cappuccini, 122123, 133, 161, 185, 225, 265, 349 — Istituzioni di carità – Albergo per i poveri, 186, 227, 267, 351 – Conservatorio delle vergini, 267, 350 – Ospedale civico, 351 — Opere sociali – Cassa agricola G.B. Nicolosi, 90 — RAGALNA – Santa Maria del Carmelo, parrocchia, 348-349 – – Erezione parrocchia, 81 PATTI, diocesi, 129, 156, 184, 195, 212, 224, 233-234, 264, 274 Patti Lateranensi del 1929, vedi Chiesa e società PEDARA, 130, 157 — Chiese – S. Antonio Abate, vicaria curata, 81 – S. Caterina V. M. (chiesa madre) – – Dipinti e paramenti antichi,187, 228, 268 – – Erezione parrocchia, 81 – – Vicaria Curata, 81 — Istituti religiosi femminili – Figlie di Maria Ausiliatrice, 266, 350 — Istituti religiosi maschili – Salesiani, 122-123, 134, 161, 185, 214, 226, 265, 349 Pene o multe pecuniarie, 111, 113, 117, 139, 146, 166, 173, 360 PETRA, sede vescovile titolare, 104
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli PIACENZA, vescovo, 15 PIAZZA ARMERINA – Capitolo cattedrale, 340 – Diocesi di, 286 – Vescovo, 93, 339-340 PISANO ETNEO, vedi Zafferana Etnea Popolo cristiano, 118-121, 153-154, 179-180, 216-217, 256-257, 290-291, 368-371 — Diritti politici e civili: esercizio, 217, 256, 291, 344, 371 — Errori contro la fede, 189, 229, 269, 291, 343, 354 — Opera per la preservazione della fede, 324, 354 — Religiosità e moralità, 118-121, 153-154, 179-180, 183, 216-217, 223, 229, 256, 263, 290-291, 348, 327-329, 342-344, 354-356, 368372 – Ateismo e materialismo, 323, 325-327 – Bestemmie e turpiloquio, 120, 154, 180, 216, 290 – Concubinato, 120, 154, 180, 217, 256, 290, 369 – Usura, 120, 154, 180 — Religiosità popolare, processioni e feste, 120-121, 188, 229, 269, 354, 368 — Spiritismo, 217, 257, 291, 354 — Superstizione, 120-121, 153, 180 Protestanti – Pentecostali, 324, 343, 348 – Presenza in diocesi, 184, 224, 264, 323, 348, 354 – Proselitismo, combattuto in diocesi, 324, 354 – Valdesi, 343, 348 Questione operaia, 18-19, 36, 43 RAGALNA, vedi Paternò Relazioni ad limina, vedi Visite ad limina Religiosità popolare, vedi Popolo cristiano
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Reliquie dei santi, 188, 228-229, 268, 354 Rerum novarum, enciclica di Leone XIII, 18-20, 42-44, 86 — Introduce entusiasmo e vitalità nell’intransigenza, 19 Res publica christiana, vedi Chiesa e società Riforma protestante, 12 Rivoluzione francese, 12 Rivoluzione antiborbonica del 1848, 60 Rivoluzioni post unitarie – Fasci dei lavoratori (1893), 42-45, 116 – Rivolta di Milano (1898), 21, 59 ROMA, 9, 13-14, 18, 22, 26-28, 34, 36-37, 39-40, 42-43, 46, 61, 63, 67, 82, 85, 90-91, 98, 105, 107, 110-111, 118, 137, 151, 165, 177, 183, 192, 214, 232, 253, 272, 286-287, 297, 300302, 306, 308, 312-313, 317-318, 323, 329-330, 335-336, 339-341, 357 — Basiliche pontificie, 183, 223 – San Paolo, 223 – San Pietro, 223 — Capitale del Regno d’Italia: opposizione dei papi, 13 — Chiese – Santi Apostoli, 34 — Collegi ecclesiastici, 285-286 – Capranica, 102, 151, 177 – Leoniano, 151, 177 — Marcia su Roma, 98, 300 — Occupazione e questione romana, 14, 30, 37 — Pontificia Accademia dei nobili ecclesiastici, 37 — Università pontificie e facoltà teologiche, 214, 253, 286-287, 361 – Collegio Romano, poi Gregoriana, 14, 37, 102, 151, 177 – Istituto Sant’Apollinare, 37, 301
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli — Vicariato, 341 Romano pontefice, papa, santo padre, sommo pontefice, 13-14, 18-19, 2122, 24, 26, 28-29, 38-39, 48-49, 5153, 66-67, 70, 74, 87, 89, 90, 93, 9899, 104, 109, 121, 129, 137, 156-157, 164, 184, 189, 196, 199-200, 224, 229, 235, 237, 238, 245, 260, 264, 269, 273, 275, 277-278, 295, 299, 306, 309, 311, 318-319, 335-336, 340-341, 347, 360, 365, 368 — Devozione al papa, 14 — Stato pontificio (o potere temporale) 13-14, 24 Sacra Scrittura, spiegazione, vedi Istruzione religiosa Sacramenti, 209, 248, 256, 290, 354 — Battesimo, 217, 256, 290, 369 — Cresima o confermazione, 138, 165, 193-194, 232, 272, 357 — Confessione, 216-217, 248, 256, 282 – Casi riservati, 192-193, 232, 272, 354, 358 – Esami per avere la facoltà, 197, 236, 276, 358 — Eucaristia, prima comunione, 209, 217, 248, 256, 282-283, 290, 365, 369 — Matrimonio, 209, 217, 248, 256, 282, 290, 366, 369 – Facoltà per la celebrazione, 133, 160 – Misti, 217, 256, 290, 358, 370 — Ordine sacro, 138, 165, 194, 213, 233, 252, 273, 358 — Unzione degli infermi, esequie e sepoltura cristiana, 209, 217, 256, 282, 291, 365-366, 369 SALENTO, 304 SAN GIOVANNI GALERMO (già comune autonomo), 83, 130, 157 — Erezione parrocchia, 83 SAN GIOVANNI LA PUNTA, 130, 157 — Chiese
– S. Giovanni Battista (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 – – Vicaria curata, 81 — Istituti religiosi femminili – Figlie di Maria Ausiliatrice (Asilo d’infanzia Principessa Manganelli), 227, 266, 350 — Opere sociali – Cassa rurale, 90 — Seminario di villeggiatura, 361 — TRAPPETO – Chiese – – S. Rocco, 349 – – Erezione parrocchia, 81 SAN GREGORIO DI CATANIA, 130, 157 — Chiese – S. Maria degli Ammalati (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 – – Affidata ai salesiani, 345, 364 — Istituti religiosi maschili – Salesiani, 122-123, 134, 161, 185, 214, 226, 265, 345, 349 SAN PIETRO CLARENZA, 130, 157 — Chiese – S. Caterina V. M. (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 SANT’AGATA LI BATTIATI, 130, 157 — Chiese – SS. Annunziata (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 SANT’EUFEMIA, 304 SANTA LUCIA DEL MELA, prelatura, 234 SANTA MARIA DI LICODIA, 130, 157, 191 — Chiese – SS. Crocifisso – – Erezione parrocchia, 81 — Cura delle anime, 206 — Opere sociali
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli – Cassa rurale S. Giuseppe, 90 — Valdesi, 343, 348 Santa Sede, vedi Sede apostolica Santa Venera, feudo di, 333 SANTA VENERINA — Bongiardo, 130, 157 – Santa Maria del Carmelo – – Erezione parrocchia, 81 Scuole — Cattoliche, 152, 164, 218, 257258, 291-292, 367 — Pubbliche: 119, 153, 180, 189, 218, 229, 257-258, 269, 291-292, 344, 368, 370 – Insegnamento della religione cattolica, 27, 119, 291-292, 344, 370 Sede apostolica, Santa Sede, Curia romana), 9, 26-38, 30, 37, 41-42, 49, 66, 77, 79-80, 84-88, 91, 93, 99, 100102, 105, 108-109, 129, 131, 137, 19140, 142, 146-147, 154, 157, 165167, 169, 172, 174, 177, 180, 184, 187, 189, 191, 194, 196, 200, 202, 207, 211-215, 217, 219-221, 224, 228-232, 238, 242, 246, 250-256, 258-260, 264, 268-269, 273, 278, 280, 282, 285-290, 293-296, 300, 304, 307-308, 313, 316, 318, 344, 347, 353, 353, 358, 362, 372 — Archivio Segreto Vaticano, 9, 46, 105 — Biblioteca Apostolica Vaticana, 312 — Congregazione cerimoniale, 191, 231, 271 — Congregazione concistoriale, 9, 10, 26, 62, 68-71, 72, 83, 85-89, 94, 101-103, 105-108, 113-115, 117-118, 155, 183, 214, 223, 231, 263, 271, 278, 297-299, 300, 302303, 306-308, 320, 330, 335-342, 347, 355, 357 — Congregazione dei religiosi, 100, 367
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— Congregazione dei riti, 302, 334 — Congregazione dei seminari e degli studi, 191, 231, 271, 361362 — Congregazione dei sacramenti, 341 — Congregazione del concilio, 911, 72, 80-81, 83-85, 100, 127, 131, 137, 145, 149, 155, 158, 172, 201, 209, 231, 234, 239-241, 248, 271,274, 283, 320, 327, 351-353, 360-362, 369 — Congregazione dell’indice, 191, 231, 271 — Congregazione dell’inquisizione o Sant’Uffizio, 17, 23, 65, 353 — Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari, 297298, 316, 340 — Governatorato, 297 — Nunziatura apostolica in Italia, 328 — Penitenzieria apostolica, 353 — Segreteria di Stato, 28, 41, 47, 49, 74, 90-92, 101, 320, 335 — Tribunale della Rota, 241 — Uditore di Sua Santità, 39, 46, 102 SICILIA, 34-36, 43-44, 58, 78, 89-91, 95, 98, 102, 109, 116, 122, 139, 148, 166, 175, 184, 194-195, 214, 220, 224, 233-234, 253, 260, 264, 273-274, 288, 295, 297, 308, 329, 339, 352, 355 — Regno delle Due Sicilie, 35, 146, 172 Sillabo, 35 Sinodi diocesani, (fonte storica), 76 SIRACUSA, 34 — Diocesi, 129, 156, 184, 224, 251, 264, 331 — Vescovo, 39, 69, 84, 104, 298 Socialismo, socialisti, 10, 12, 19, 42, 59, 111, 119, 153, 180, 195, 217, 222, 234, 257, 274, 291, 344, 371
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli — Camera del lavoro, 42, 92 — Fasci dei lavoratori, 36, 42-45, 116 SPAGNA — Guerra civile, 325 — Nunziatura apostolica, 51, 54, 137, 165 SQUILLACE, vescovo, 69 Stampa — Avversa o cattiva, 16, 222, 261, 296, 371 — Cattolica, 69, 222, 261-262, 296, 371 – Bollettino Ecclesiastico, 59, 222, 262, 296, 314, 357, 363 – Gesù nell’Eucaristia, 222, 261, 296 – Giovinezza, 261 – Il Corriere del Mattino, 73, 222 – L’Araldo, 296 – L’Azione, 222 – L’Eco dell’oratorio, 296 – L’Eco del Seminario, 65, 363 – L’Immacolata, 222, 261, 296 – La Campana, 48 – La Civiltà Cattolica, 14, 63, 73, 213, 252 – La Croce, 296 – La Luce, 110 – La Madre cristiana, 114-115, 222, 261, 296 – Voce amica, 296 — Protestante – 420, 296 – La Coscienza, 296 – La Sigaretta, 296 STATI UNITI, 28 Stato italiano, vedi Italia TARANTO, 34 TERLIZZI, 69 Terremoti — del 1693, 128, 130, 156, 158, 163, 187, 210, 227, 267 — di Messina (1908), 155
TINDARI, 101, 195, 233 Tomismo o filosofia tomista — Cemento ideologico per una visione unitaria del mondo, 1819 — Fondamento per lo sviluppo di un sistema di diritto naturale, 18 — Istituto superiore di filosofia tomista di Lovanio, 41-42 TRAPPETO, vedi San Giovanni la Punta TRECASTAGNI, 130, 157, 160, 336 — Chiese – S. Caterina, vicaria curata, 81 – S. Nicola di Bari (chiesa madre) – – Capitolo di canonici, 131, 133, 159-160 – – Parrocchia autonoma con parroco perpetuo, 76, 83, 184, 206, 225, 264, 348 — Cura delle anime, 76, 132-133, 160, 245, 348 – Prevosto della collegiata, 133, 160 — Istituti religiosi femminili – Figlie di Maria Ausiliatrice, 135, 162, 186, 227, 266, 350 — Istituzioni di carità – Collegio di Maria, 135, 162, 186, 227, 266, 350 — Piccolo seminario, 62, 284, 361 TREMESTIERI ETNEO, 130, 157 — Chiese – S. Maria della Pace (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 — PIANO – S. Maria delle Grazie, vicaria curata, 81 Tribunali dello Stato — Corte d’Appello, 82, 313 — Corte di Cassazione, 332 UGGIANO, 304
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Indice analitico: luoghi e cose notevoli Usura, vedi Popolo cristiano/religiosità e moralità VENETO, 102 VENEZIA, 14, 37, 62 — Patriarca, 22 VERONA, 102-103 — Parrocchia S. Nicolò, 103 Vescovi — del Nord in Sicilia, 102 Vescovi di Sicilia, 43-44, 46, 78, 93-94, 97, 102, 139, 167, 219, 259, 293, 297, 325-327, 355 — Concilio plenario siculo del 1920, 78, 97, 273 — Conferenze episcopali siciliane, 78, 93, 137, 139, 165-166, 192, 195, 219, 232-233, 258, 272273, 293, 352, 355, 359 — Lettera pastorale collettiva contro il comunismo, 325-326 — Proposte di promozione all’episcopato, 68-72 VIAGRANDE, 130, 157 — Chiese – S. Maria dell’Itria (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 — Istituti religiosi femminili – Figlie di S. Anna (Scuola professionale Mirone), 266, 350 — Istituzioni di carità – Scuola professionale Mirone, 266 — Movimento cattolico, 100 – Opere sociali – – Cassa rurale S. Mauro, 90, 320 — VISCALORI – Chiese – – S. Biagio, 349 – – – Capitolo dei canonici, 85, 132, 159, 205, 243244 – – – Erezione parrocchia, 81 VISCALORI, vedi Viagrande
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Visite ad limina — Relazioni ad limina, 9, 30 – Questionari, 9-10, 342 – Utilizzazione storiografica, 10-11 ZAFFERANA ETNEA, 130, 157 — BONGIARDO, vedi Santa Venerina — Chiese – Santa Maria della Provvidenza (chiesa madre) – – Erezione parrocchia, 81 – – Vicaria Curata, 81 — FLERI, 130, 157, – Santa Maria del Rosario – – Erezione parrocchia, 81 — PISANO ETNEO, 130, 157 – S. Giuseppe, – – Erezione parrocchia, 81
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA Addeo Agostino, vescovo di Nicosia, 298 Aiello Fernando, curato, 330 Aiello Orazio, canonico cattedrale, 336, 351 Alagona Giovanni Battista, vescovo di Siracusa, 84 Albertario Davide, sacerdote giornalista, 15, 21 Alessandro iii, papa, 129, 156 Alessi Stefano, gesuita, 211 Alfonso v d’Aragona, re di Sicilia, 34, 129, 157 Amadio Gaetano, canonico cattedrale, 112-114, Anichini Guido, assistente regionale di Azione Cattolica, 91, 297-298 Antonelli Giacomo, cardinale segretario di Stato, 102 Ardizzone Giuseppe, parroco, 359 Arista Giovanni Battista, vescovo di Acireale, 71, 302-304 Auteri Francesco, sacerdote, 231 Averna Giuseppe, ex cappuccino, 367 Ballerini Raffaele, gesuita, 37 Barbedette Dèsirè, 213, 252 Bargiggia Giovanni, vescovo di Caltagirone, 298 Bascetta Vincenzo, sacerdote, 91,9495, 100, 320 Bava Beccaris Fiorenzo, militare, 59 Bella Salvatore, vescovo di Foggia, 302, 304 Benedetto XIII, papa, 131, 136, 163, 199, 237, 277 Benedetto XV, papa, 24-26, 37, 74, 96, 241, 271, 273 Beernaert Auguste, primo ministro belga, 41 Bentivoglio Guido Luigi, vescovo coadiutore, 341-342 Bignami Luigi, vescovo di Siracusa, 69
Bisleti Gaetano, cardinale, 37 Bismarck, von, Otto, cancelliere di Germania, 37 Blandini Gaetano, vescovo di Agrigento, 39, 44, 46 Blandini Giovanni, vescovo di Noto, 39, 43-44, 46, 60, 104, 110-111, 117 Bocchini Arturo, capo della polizia, 324 Bonadies Michelangelo, vescovo di Catania, 72, 74, 79, 138, 166, 201, 241 Bonomelli Geremia, vescovo di Cremona, 15 Buffarini Guidi Guido, sottosegretario di governo, 324 Buonaiuti Ernesto, sacerdote, 324-325 Caff Antonino, vescovo ausiliare, 4550 Calabrese Giuseppe, sacerdote, 124, 359 Carabelli Giacomo, vescovo di Siracusa, 104, 298 Caracciolo Nicola Maria, vescovo di Catania, 76, 79, 206, 245 Caraffa Francesco, vescovo di Catania, 79, 200, 239 Carciotto Giuseppe, vicario generale, 314, 337, 359 Casalini Armando, politico, 28 Caselli Placido, sacerdote, 62 Catarella Antonino, vescovo di Piazza Armerina, 339-340 Caverot Ludovico, vescovo di Lione, 37 Celesia Michelangelo, cardinale vescovo di Palermo, 46 Cesareo Antonio, vescovo ausiliare, 51, 56, 101, 138, 165 Chiarenza Carmelo, canonico cattedrale, 332 Ciancio Nicolò, pro cancelliere, 359
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Indice dei nomi di persona Colli Evasio, vescovo di Acireale, 299 Consoli Giuseppe, sacerdote, 250 Corvaja Vittore Maria, benedettino, 47 Costa Antonino, parroco, 359 Curci Carlo Maria, gesuita, 14 D’Acquisto Benedetto, vescovo di Monreale, 34 D’Agata Alfio, canonico cattedrale, 85 D’Agata Giuseppe, canonico cattedrale, 189, 230 D’Andrea Girolamo, cardinale, 34 D’Andrea Girolamo, sacerdote, 34 De Bono Damaso Pio, vescovo di Caltagirone, 70 De Felice Giuseppe, uomo politico, 92, 97, 111, 116 De Lai Gaetano, cardinale, 69, 71-72, 88, 97, 113, 223, 263, 273 De Logu Pietro, docente universitario, 312 De Pretis Agostino, primo ministro, 37 De Vecchi Cesare Maria, ambasciatore, 300 Decio, imperatore romano, 128, 156 Della Chiesa Giacomo, cardinale, poi Benedetto xv, 37 Della Marra Luigi, benedettino, 58 Deodati Giovanni, canonico cattedrale, 190, 231 Deodato Corrado Maria, vescovo di Catania, 72, 123, 137, 164 Di Maggio, domenicano, 47 Di Stefano Giuseppe, sacerdote, 92, 100-101 Distefano Antonino, sacerdote, 359 Duns Scoto Giovanni, religioso filosofo, 19 Dusmet Giuseppe Benedetto, beato, cardinale, vescovo di Catania, 30, 45-48, 50-51, 60, 72, 77-78, 109-114, 116, 123, 310-311, 331, 333-334 Ercolini Domenico, salesiano, 270, 359 Eugenio iv, papa, 200, 238, 278, 364 Farges Barbedette A., filosofo, 213, 252
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Fazio Salvatore, canonico cattedrale, 71, 189, 230, 269, 297, 312, 306, 331 Ferlisi Melchiorre, patriarca di Antiochia, 34 Ferrais Emilio, vescovo di Catania, 62, 64, 69-70, 74, 91, 99, 101, 103-109, 113-115, 117, 189, 195, 223, 230, 234, 250, 269, 274, 285, 297, 314, 330, 357, 363 Filippi Ernesto, vescovo di Monreale, 298 Fogazzaro Antonio, scrittore, 67 Formica Giovanni Maria, prefetto, 300 Fornari Gaetano, benedettino, 334 Fragalà Arcangelo, canonico cattedrale, 336, 359 Fragalà Arcangelo, laico addetto alla mensa, 190, 231 Francica Aurelio, 34 Francica Nava Giovanni, barone di Bontifè, 34 Francica Nava Giuseppe, cardinale, vescovo di Catania, 9-10, 28-30, 3339, 41-42, 44, 46-51, 53-54, 56, 5861, 63-64, 66, 68-69, 71-72, 74-81, 83-84, 87, 89, 93-96, 98-105, 108115, 117-118, 121-124, 126-128, 154-155, 181-183, 185, 223, 226, 262-263, 296-299, 311, 320, 330, 333, 342-343, 345, 348 Franzelin Giovanni Battista, cardinale, 37 Furci Vincenzo, gesuita, 359 Gabriele dell’Addolorata, beato, 263 Galizia Giosuè, sacerdote, 91 Galletti Pietro, vescovo di Catania, 80, 203-204, 240, 242, 353 Gangarelli Salvatore, sacerdote, 114115 Garibaldi Giuseppe, 35-36 Gasparri Pietro, cardinale, segretario di Stato, 28, 74, 91, 101 Gemelli Agostino, francescano, 25 Genuardi Gerlando Maria, vescovo di Acireale, 49, 301
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Indice dei nomi di persona Gerbino Saverio, vescovo di Caltagirone, 43-44 Gerbino, benedettino, 47 Gerdil Giacinto Sigismondo, cardinale, 19 Gioberti Vincenzo, sacerdote filosofo, 19 Giovanna d’Arco, beata, 263 Giuffrida Domenico, sacerdote, 270 Grandi Dino, ministro degli esteri, 306 Gravina Gabriele, vescovo di Catania, 205, 243 Gravina Gaspare, 33 Gregorio XVI, 12-13, 17 Grosoli Giovanni, presidente Opera dei congressi, 21 Guarino Giuseppe, cardinale, vescovo di Messina, 39, 46-47 Guglielmini Giuseppe, canonico cattedrale, 332 Guglielmino Gioacchino, parroco, 359 Gulisano Francesco, sacerdote, 359 Guttadauro Caterina dei prìncipi di Reburdone, 34 Guttadauro Giovanni dei prìncipi di Reburdone, vescovo di Caltanissetta, 33-36, 39, 43-44, 47 Iatrini Alfio, canonico cattedrale, 189, 230, 270, 359 Interlandi Girolamo, 114 Jacono Giovanni, rettore del seminario, poi vescovo di Caltanissetta, 37, 40, 62, 68-69, 105, 117, 121, 189, 211, 230, 298-299, 338 Lancia di Brolo Domenico, vescovo ausiliare di Palermo, 45, 116 Lavitrano Luigi, cardinale, vescovo di Palermo, 339-340 Le Cocq Luigi Augusto, notaio, 48 Leone XIII, papa, 13, 17-18, 22, 37-42, 44, 46, 48, 50, 67, 102, 127, 301 Licalsi Vincenzo, gesuita, 74 Licciardello Mauro, canonico cattedrale, 299, 313, 335, 340-342
Licitri Giovanni, segretario di Francica Nava, 105, 108, 189-190, 230231, 262, 269, 271 Lombardo Vincenzo, domenicano, 47, 49 Lo Re Felice, gesuita, 270 Lorenzo da Castelbuono, cappuccino, 334 Lualdi Alessandro, cardinale, vescovo di Palermo, 91 Mac Mahon Patrice, presidente della repubblica di Francia, 37 Maccarrone Pietro, parroco, 359 Manzoni Alessandro, scrittore, 15 Margherita Maria Alacoque, beata, 263 Margiotti Giacomo, sacerdote giornalista, 13 Martino i, re di Sicilia, 34 Marx Karl, filosofo, 312 Mascali Francesco, curato, 330 Matteotti Giacomo, politico, 28 Maugeri Giovanni, canonico cattedrale, 68-70, 189, 230, 270, 340, 359 Maugeri Giuseppe, canonico cattedrale, 359 Mazza Luigi, gesuita, rettore del seminario, 62 Mendola Mario, sacerdote, 297 Mercier Desiré, cardinale, 41-42, 63, 151, 252 Messina Angelo, canonico cattedrale, 85, 100, 117, 359 Messina Ignazio, sacerdote, 320 Messina Gaetano, sacerdote, 250 Mingoia Domenico, domenicano, 270 Minguzzi Giovanni, ispettore salesiano, 189, 230 Mirone Tommaso, domenicano, 189, 230, 359 Morano Maddalena, beata, religiosa, 56 Murri Romolo, sacerdote, 20-22, 67 Mussolini Benito, Duce, capo del governo fascista, 26-28, 99, 300, 319, 321, 323, 325
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Indice dei nomi di persona Musumeci Giovanni, sacerdote, 331, 336-337, 339 Nava, vedi Francica Nava. Nazari di Calabiana Luigi, cardinale, vescovo di Milano, 15 Nicolosi Salvatore, canonico cattedrale, 189, 230 Nicosia Giuseppe, parroco, 359 Nicotra Sebastiano, nunzio apostolico, 42 Noldin H., teologo moralista, 212, 251 Olgiati Francesco, sacerdote, 25 Pacelli Eugenio, cardinale, poi Pio xii, 114, 306 Paganuzzi Giambattista, presidente Opera dei congressi, 20-22 Paino Angelo, vescovo di Messina, 298 Patanè Carmelo, vescovo di Catania, 9, 29-30, 81, 83, 92, 115, 297, 299301, 303-304, 306-308, 310-314, 316, 318, 320-321, 324-326, 328-331, 333, 335-337, 343-345, 347, 372 Patanè Sebastiano, 301, 347 Paternò di Raddusa Luigi, benedettino, 47 Patrizi Naro Costantino, cardinale, 37 Pennino Antonino, canonico, 47 Pennisi Francesco, rettore del seminario, 108, 314, 341, 360 Perosi Carlo, cardinale, 107 Pesch Christrian, teologo dogmatico, 212, 251 Petronio Russo Salvatore, prevosto, 189, 230 Piccione Rosario, cappellano curato, 317 Piccione Vito, prevosto, 189, 230 Pio IX, papa, 12-14, 17, 35, 37, 102, 129, 147, 157, 174, 184, 224, 264, 347 Pio XI, papa, 26, 28, 65, 309, 317-318, 365 Pio XII, papa, 334 Pizzardo Giuseppe, segretario congregazione, 297-298, 316 Platania Gaetano, canonico della collegiata di Catania, 270, 359
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Portaro Vincenzo, sacerdote, 189, 230, 270 Puleo Giovanni Battista, canonico cattedrale, 189, 230, 270 Pulvirenti Giovanni, vescovo di Anglona e Tursi, 303-304 Ragonesi Francesco di Paola, teatino, 47 Rampolla del Tindaro Mariano, cardinale, segretario di Stato, 37, 47, 49 Regano Felice, vescovo di Catania, 33 Ricceri Francesco, sacerdote, 359 Ricchena Francesco, canonico collegiata Catania, 351 Riccioli Rosario, canonico cattedrale, 48-50, 62 Riela Alfio, vice rettore del seminario, 360 Riggio Andrea, vescovo di Catania, 60, 128, 130, 156, 204, 210, 244, 249, 283 Romeo Salvatore, canonico cattedrale, 59, 189, 230, 269, 359 Roothaan Jan Philipp, generale dei gesuiti, 14 Rosmini Antonio, sacerdote filosofo, 15, 19 Rossi Raffaello, cardinale, 340 Ruggero (conte) d’Altavilla, 128-129, 156-157, 187, 189, 268, 228, 230, 270 Russo Salvatore, rettore del seminario, poi vescovo di Acireale, 270, 314, 338-339 S. Agata v.m., 128, 106, 122, 153, 156, 179, 187, 228, 255, 267, S. Berillo, vescovo di Catania, 128, 155-156, 183, 224, 264, 347 S. Bonaventura da Bagnoregio, 19 S. Carlo Borromeo, vescovo di Milano, 102, 150, 177 S. Euplio, martire, 128, 156 S. Giovanni Bosco, 124, 265, 349-350 S. Giovanni XXIII, papa, 29, 335 S. Giovanni Paolo II, papa, 56, 335 S. Ignazio di Loyola, 212, 251, 286, 366
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Indice dei nomi di persona S. Paolo, 87, 309 S. Pietro, 128, 155, 183, 224, 264, 347 S. Pio V, papa, 130, 158, 199, 237, 277 S. Pio X, papa, 9, 22-24, 58, 65-66, 86-87, 102, 104, 117, 189, 229, 269 S. Tommaso d’Aquino, 18-19, 67, 212, 251, 286 Salanitri Giuseppe, sacerdote, 62, 100 Salvatore da Nicosia, cappuccino, 367 Santagati Rosario, cappellano curato, 317 Sarto Giuseppe, patriarca di Venezia, poi Pio x, 22 Savasta Gaetano, prevosto, poi canonico cattedrale, 71, 189, 230 Scalabrini Giovanni Battista, beato, vescovo di Piacenza, 15 Scalia Carmelo, vicario generale, 312314, 359 Scalia Carmelo, canonico cattedrale, 351 Scalia Giuseppe, canonico cattedrale, 270, 297-298, 314, 357, 359 Schiaffino Placido Maria, cardinale, 37 Schilirò Antonio, parroco, 359 Scotton Andrea, sacerdote, 15, 102 Scotton Gottardo, sacerdote, 15, 102, 110 Scotton Jacopo, sacerdote, 15, 102 Scuderi Giuseppe, parroco, 359 Segala Giovanni, salesiano, 270 Serafini Guglielmo, ingegnere, 297 Sisto V, papa, 127, 155 Spadavecchia Nicola, prefetto, 318 Squillaci Domenico, canonico cattedrale, 270, 359-360 Stoppani Antonio, sacerdote naturalista, 15 Sturzo Luigi, sacerdote, 25-26, 28, 9596, 100-101, 312-313 Sturzo Mario, vescovo di Piazza Armerina, 93 Tacchi Venturi Pietro, gesuita, 319 Taparelli D’Azeglio Luigi, gesuita, 18 Tonello Michelangelo, uomo politico, 102
Torrisi Domenico, sacerdote, 62 Torrisi Francesco, sacerdote, 190 Toscano Alfonso, canonico della collegiata di Catania, 115, 270 Trigona Felice, 297, 299 Tropea Caterina, 301, 347 Urbano viii, papa, 152, 164, 178 Vagliasindi Gustavo, direttore Valdisavoja, 297 Valfrè di Bonzo Teodoro, cardinale, 37 Van der Stappen Giuseppe Francesco, vescovo ausiliare, 48 Vannutelli Serafino, cardinale, 37 Vannutelli Vincenzo, cardinale, 37, 127 Ventimiglia Salvatore, vescovo di Catania, 72, 83, 123, 136, 164 Virili Benedetto, ufficiale della curia romana, 302 Virzì, gesuita, 359 Vittorio Emanuele iii, re d’Italia, 104, 300 Vizzini Giuseppe, vescovo di Noto, 71, 96, 117 Vota Carlo, sacerdote, 359 Woeste Charles, uomo politico belga, 41
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INDICE DEI NOMI DEGLI AUTORI Amadio G., 113-114, 553 Armetta F., 33, 559 Amico F., 314, 553 Aubert R., 12, 14, 17, 22, 66, 553 Aymard M., 43, 98, 553 Barone G., 43, 95,97-98, 553 Becker W., 43, 553 Bellia S., 314, 554 Belardinelli M., 11, 553 Blandini G., 33, 35, 39, 60, 110, 552 Caciagli M., 92, 97, 554 Canavero A., 15, 554 Carabelli G., 101, 104, 552 Casella M., 96, 300, 315, 319, 554 Castaldo G., 307, 552 Chittolini G., 12, 61, 554 Colombo A., 324, 554 Confessore Pellegrino O., 13, 16, 554 Cristaldi N., 314, 554 Del Vecchio G., 96, 554 De Rosa G., 12, 14-15, 17, 19-20, 24-26, 28, 44, 59, 84, 96, 101, 116, 554-555 Di Fazio G., 33, 42, 55, 57-58, 63, 92, 100, 312, 555 Di Mauro V., 97, 555 Dollo C., 33, 342, 557 Durand J.-D., 25, 555 Fantappiè C., 18, 555 Ferraris L., 9 Flores d’Arcais F., 77, 557 Fonzi F., 12-13, 15, 17, 20, 22, 555 Fresta S., 299, 555 Ganci M., 98, 555 Gentile M.R., 92, 97, 554 Giarrizzo G., 43, 92, 95, 98, 553, 555 Gisana R. 16 Guasco M., 22, 61, 87, 90, 96, 100, 556 Jacono G., 33, 37, 40, 42, 60, 63, 122, 552 Jemolo C.A., 99, 556 Köhler O., 17-18, 556 Leccisotti T., 111, 115, 335, 556 Leflon J., 12, 556
Lo Bianco G., 307, 552 Longhitano A., 33, 64, 72, 76-78, 85, 117, 342, 556-557 Lupo S., 95, 98, 555 Mack Smith D., 24, 27, 557 Malgeri F., 17-19, 41, 96, 557 Marcocchi M., 19, 557 Margiotta Broglio F., 27-28, 557 Martina G., 12-14, 19, 27-28, 557-558 Mazzarello M.L., 56 Menozzi D., 12, 557 Merode G., 317, 558 Miccoli G., 11-12, 18, 27, 61, 100, 554, 556 Monsegrati G., 33-34, 38, 41, 558 Monticone A., 24, 558 Moro R., 96, 558 Mugnos G., 34 Naro C., 35, 44, 558 Ochoa X., 100 Palidda R., 95, 98, 558 Parente F., 324, 558 Patanè A., 190, 230, 270, 558 Pavone V., 317, 558 Penco G., 24, 29, 558 Pennisi F., 101-105, 108, 558 Pessina M., 320, 558 Piacentini M., 324, 558 Pieta Z., 69, 304, 556 Pirri P., 324, 559 Piscione E., 33, 42, 63, 555 Prandi A., 18, 559 Pulci F., 34-36, 38-40, 43, 559 Quazza G., 100, 559 Reato E., 15 Renda F., 42-44, 98, 559 Ritzler R., 39-40, 48, 50-51, 54, 59, 138, 165, 556 Saija M., 95, 559 Salvatori S., 315, 560 Sansone G., 33, 38, 559 Scarvaglieri G., 86, 95, 320, 559
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Indice dei nomi degli autori Scarvaglieri P., 86, 95, 320, 559 Scoppola P., 99, 329, 559 Scrofani S., 314, 559 Sefrin P., 39-40, 48, 50-51, 54, 59, 138, 165, 556 Sindoni A., 33-36, 38-39, 42-45, 60, 559 Spadolini G., 12, 21, 559 Stabile F.M., 44, 93, 97, 102, 326, 559 Stasiewski B., 18, 556 Taparelli D’Azeglio L., 18 Testore C., 315, 560 Toscano Deodati A., 33-35, 39, 42, 54, 56, 59-61, 112, 123-124, 560 Tramontin S., 23, 44, 110, 560 Turbanti G., 29, 560 Veneruso D., 26, 29, 560 Vian A., 13, 17, 560 Villabianca F.M.E., 34 Zaninelli S., 320, 560 Zito G., 33, 42, 45-48, 49-51, 62, 64, 102, 115-116, 560
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INDICE
SIGLE E ABBREVIAZIONI
5
PRESENTAZIONE
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INTRODUZIONE
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GIUSEPPE FRANCICA NAVA (1895-1928) 1. LA FIGURA 2. L’ATTIVITÀ PASTORALE A CATANIA 3. FRANCICA NAVA E IL FASCISMO 4. GLI ULTIMI ANNI DI FRANCICA NAVA E IL COADIUTORE EMILIO FERRAIS 5. IL CONFRONTO TRA FRANCICA NAVA E DUSMET 6. LE RELAZIONI AD LIMINA DEL VESCOVO FRANCICA NAVA XLIX (1904) L (1908) LI (1916) LII (1922) LIII (1927)
33 33 50 98 101 109 118 127 155 183 223 263
CARMELO PATANÈ (1930-1952) 1. UN SUCCESSORE PER IL VESCOVO EMILIO FERRAIS 2. FIGURA E AZIONE PASTORALE DEL VESCOVO CARMELO PATANÈ 3. IL COADIUTORE GUIDO LUIGI BENTIVOGLIO 4. LA RELAZIONE AD LIMINA DEL VESCOVO CARMELO PATANÈ LIV (1937)
297 297 301 341 342 347
APPENDICE RELATIONES DIOECESIUM. CATANEN. XLIX (1904) L (1908) LI (1916) LII (1922) LIII (1927) LIV (1937)
373 375 399 421 459 495 527
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BIBLIOGRAFIA
551
INDICE ANALITICO: LUOGHI E COSE NOTEVOLI
561
INDICE DEI NOMI DI PERSONA
583
INDICE DEGLI AUTORI
589
INDICE
591
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Tav. I: Giuseppe Francica Nava (1895-1928) – Arcivescovado di Catania.
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Tav. II: Emilio Ferrais (1928-1930) – Arcivescovado di Catania.
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Tav. III: Carmelo Patanè (1930-1952) – Arcivescovado di Catania.
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Pubblicazione realizzata con il contributo Regione Siciliana, Assessorato Beni Culturali, Ambientali, Pubblica Istruzione.
Euro 25,00 (i.i)
LE RELAZIONI «AD LIMINA» DELLA DIOCESI DI CATANIA (1904-1937) – III
Adolfo Longhitano, nato a Bronte (CT) nel 1935, dopo aver completato gli studi classici e teologici nel Seminario Arcivescovile di Catania, fu ordinato presbitero il 25 agosto 1957 e conseguì a Roma nel 1968 la laurea in Diritto Canonico nella Pontificia Università del Laterano, discutendo una tesi di storia delle istituzioni locali dal titolo La parrocchia nella diocesi di Catania prima e dopo il Concilio di Trento (Istituto Superiore di Scienze Religiose, Palermo 1977). Come ordinario di Diritto Canonico ha insegnato nello Studio Teologico S. Paolo di Catania fino al 2005 e come invitato nell’Istituto Teologico S. Giovanni Evangelista e nella Facoltà Teologica di Sicilia di Palermo dal 1963 al 1983. Nelle sue ricerche, oltre al Diritto Canonico, ha privilegiato lo studio delle istituzioni, partecipando a convegni e pubblicando numerosi saggi nella rivista Synaxis dello Studio Teologico S. Paolo e in altre riviste locali e nazionali. In tema di storia delle istituzioni si possono citare i volumi: Catania e la sua Università nei secoli XV-XVII. Il Codice «Studiorum constitutiones ac privilegia» del Capitolo cattedrale (Il Cigno Galilei, Roma 1995; Roma 20022), curato assieme a Giuseppina Nicolosi Grassi; La facoltà di medicina e l’Università di Catania (Giunti, Firenze 2000), curato da Antonio Coco; Sant’Agata li Battiati: all’origine della parrocchia e del comune (Catania 2000); Santa Maria di Nuovaluce a Catania. Certosa e abbazia benedettina (Arca, Catania 2003). Nel 1983 iniziò a pubblicare nella rivista Synaxis la serie delle «Relazioni ad limina della Diocesi di Catania» che, dopo un’accurata revisione e i necessari aggiornamenti, fu raccolta in due volumi, editi nel 2009. In questo terzo volume sono pubblicate per la prima volta le cinque relazioni del vescovo card. Giuseppe Francica Nava, inviate dal 1904 al 1927, e quella del vescovo Carmelo Patanè, inviata nel 1937. Il limite del 1939, posto per la consultazione dei documenti conservati nell’Archivio Segreto Vaticano, non ha consentito la pubblicazione delle relazioni successive.
ADOLFO LONGHITANO
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ADOLFO LONGHITANO
LE RELAZIONI «AD LIMINA» DELLA DIOCESI DI CATANIA (1904-1937) III
EDIZIONI GRAFISER TROINA
STUDIO TEOLOGICO S. PAOLO CATANIA