Documenti e studi 25

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Vittorio Giovanni Rizzone

CITTÀ APERTA

Euro 15,00 (i.i.)

Opus Christi edificabit

DOCUMENTI E STUDI DI SYNAXIS

Questo volume vuole fornire un contributo alla comprensione del processo storico della cristianizzazione della Sicilia, attraverso il punto di vista della documentazione epigrafica messa a confronto con altre fonti storico-archeologiche. Vengono presentate in maniera critica e contestualizzata circa duecento iscrizioni paleocristiane e protobizantine, che si riferiscono ai cristiani, distinti sulla base delle loro qualifiche (vescovi, presbiteri, diaconi, rappresentanti degli ordini minori, vergini, monaci, coloro che si fregiano di vari epiteti di devozione, nonché semplici “cristiani”, “fedeli”, ed ancora “santi”, “neoilluminati”, evergeti...), relative al complesso delle loro funzioni e ai compiti relativi connessi con gli uffici ecclesiastici, e, ancora, all’agire dei fedeli non solo nel contesto della comunità cristiana di appartenenza, ma anche in quello più ampio, di carattere sociale, in cui, in particolare, emerge il confronto tra cristiani, ebrei e pagani.

Vittorio Giovanni Rizzone Opus Christi edificabit

Vittorio Giovanni Rizzone (Ragusa, 1967), monaco sacerdote benedettino. Già professore a contratto di archeologia cristiana e medievale presso l’Università di Catania è attualmente professore incaricato di lingue classiche ed archeologia presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania. Laureato in Lettere Classiche, dopo la Specializzazione ed il dottorato in Archeologia, da molti anni ha indirizzato le sue ricerche nell’ambito dell’archeologia cristiana e medievale, specializzandosi nei settori dell’epigrafia e dell’architettura, specialmente quella “in negativo” (catacombe, ipogei, insediamenti e chiese rupestri). È autore di diverse pubblicazioni e di numerosi articoli in riviste scientifiche nazionali ed internazionali.

Stati e funzioni dei cristiani di Sicilia attraverso l’apporto dell’epigrafia (secoli IV-VI) Prefazione di Gaetano Zito

CITTÀ APERTA

Studio Teologico S. Paolo / Catania


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Documenti e Studi di Synaxis 25 Ricerche per la storia delle diocesi di Sicilia 4


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Vittorio Giovanni Rizzone

Opus Christi edificabit Stati e funzioni dei cristiani di Sicilia attraverso l’apporto dell’epigrafia (secoli IV-VI) prefazione di Gaetano Zito

Città Aperta Edizioni

Studio Teologico S. Paolo / Catania


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© copyright 2011 Città Aperta Edizioni s.r.l. 94018 Troina (En) - Via Conte Ruggero, 73 Tel. 0935.653530 - Fax 0935.650234 Copertina di Rinaldo Cutini In copertina: acquarello che riproduce l’Arcosolio di Marcia (da J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten Siziliens, Berlin 1907, tav. III) Finito di stampare nel febbraio 2011 dal Villaggio Cristo Redentore s.r.l. 94018 Troina (En) Tel. 0935.657813 - Fax 0935.653438


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Sommario

Abbreviazioni

11

Prefazione

27

Introduzione

33

Capitolo I

I Vescovi 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Quadro delle testimonianze A Siracusa A Catania e nella Sicilia centro-orientale Nella Sicilia occidentale Nella Sicilia settentrionale ed altra documentazione Appendice epigrafica A

53 53 54 65 68 70 77

Capitolo II

I Presbiteri 1. 2. 3. 4. 5.

Sacerdote/i`ereu,j: un’iscrizione restituita dal mare Presbiteri giudei ed il problema delle presbitere Nella Sicilia sud-orientale Nella Sicilia occidentale Appendice epigrafica B

85 85 87 99 110 111

Capitolo III

I Diaconi 1. Quadro di insieme 2. Un diacono ebreo?

125 125 129


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3. 4. 5. 6.

Sul ruolo dei diaconi Un diacono uxorato Il sigillo del diacono Iohannes Appendice epigrafica C

130 134 136 138

Capitolo IV

Chierici, suddiaconi, lettori, ostiari, servi ecclesiae 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

Quadro d’insieme delle epigrafi relativi agli ordini minori Un chierico Due suddiaconi Un lettore Un’ostiaria Servi della chiesa? Appendice epigrafica D

143 143 144 146 146 148 150 152

Capitolo V

Vergini e Monaci 1. 2. 3. 4. 5.

Panoramica della documentazione Vergini consacrate? Casi particolari Le vergini e la comunità cristiana I monaci Appendice epigrafica E

157 157 161 170 176 182

Capitolo VI

“Servi” e “serve” di Dio ed altri epiteti di devozione 1. 2. 3. 4. 5.

Quadro complessivo delle occorrenze I “servi” Le “serve” Altri epiteti di devozione Appendice epigrafica F

197 197 200 206 214 216

Capitolo VII

Cristiani, fedeli, “neoilluminati”, neofita (?), santi 1. 2. 3. 4. 5.

“Cristiani” “Fedeli” Due “neolluminati” ed un neofita (?) I “santi” Appendice epigrafica G

237 237 247 252 255 260

Capitolo VIII

Altre categorie di cristiani 1. “Tituli” 2. Fondatori di edifici sacri ed evergeti 3. Appendice epigrafica. H.

287 287 290 302


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Conclusioni 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

311 311 313 329 331 333 342 347

Uno sguardo d’insieme Siracusa e la cuspide sud-orientale della Sicilia Malta Lentini ed il suo territorio Catania ed il suo entroterra Chiese della Sicilia nord-orientale Chiese della Sicilia occidentale

Bibliografia

353

Indice dei nomi antichi di persona

407

Indice dei luoghi

417

Indice dei riferimenti biblici

423

Riferimenti delle illustrazioni

424

7


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(Qo 3,15)

@D'r>nI-ta, vQeb;y> ~yhil{a?h'w>

E Iddio ricercherà ciò che è rimosso

Parentibus sacrum

Mi è caro esprimere profonda riconoscenza al Professore P. Francesco Paolo Rizzo SJ (- Pontificia Università Gregoriana - Università di Macerata) per l’interesse con cui ha letto il presente testo e mi è stato prodigo di consigli, al Professore Giacomo Manganaro (Università di Catania) per il dono della sua amicizia ed avermi offerto la disponibilità del proprio archivio relativo al materiale epigrafico dei Musei di Catania, Malta, Palermo e Siracusa, ai Professori Mons. Gaetano Zito e Mons. Salvatore Consoli (Facoltà Teologica di Sicilia – Studio Teologico San Paolo di Catania) per la stima che mi hanno dimostrato e l’incoraggiamento con cui hanno sostenuto la presente ricerca, al mio confratello P. Giovanni Scicolone OSB che mi è stato sempre vicino con il suo affetto. La mia gratitudine va anche all’École Française e al Deutsches Archaeologisches Institut di Roma, dove ho avuto la possibilità di condurre parte del mio studio, e a quanti ancora lo hanno favorito: in particolare ai Dott. Giovanni Di Stefano e Anna Maria Sammito (Soprintendenza BBCCAA di Ragusa), Concetta Ciurcina e Angela Maria Manenti (Soprintendenza BBCCAA di Siracusa), Costanza Polizzi (Soprintendenza BBCCAA di Palermo), Laura Maniscalco (Soprintendenza BBCCAA di Catania) e a P. Victor J. Camilleri MSSP (St. Agatha Catacombs, Rabat).

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Abbreviazioni

AAAd

Antichità altoadriatiche, Trieste, dal 1972.

AAPal

Atti dell'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo, Palermo, dal 1845.

ABoll

Analecta Bollandiana. Revue critique d’hagiographie, Bruxelles, dal 1882.

ABSA

The Annual of the British School at Athens, London, dal 1895.

ACSA

B. PACE, Arte e Civiltà della Sicilia Antica, I-IV, Roma-Napoli-Città di Castello 1936-1949.

AE

Année Épigraphique. Revue de publications épigraphiques relatives a l'antiquité romaine, Paris, dal 1888.

AHM

Archivum Historicum Mothycense, Modica, dal 1995.

AIRF

Acta Instituti Romani Finlandiae, Helsinki-Helsingfors, dal 1962.

Aitna

Aitna. Quaderni di Topografia Antica, Catania, dal 1994. 11


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A&R

Atene e Roma. Rassegna trimestrale dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, Firenze, dal 1956.

AN

Aquileia Nostra. Rivista dell’Associazione Nazionale per Aquileia, Aquileia, dal 1930.

AnatSt

Anatolian Studies. Journal of the British Institute of Archaeology at Ankara, London dal 1951.

AnnHSS

Annales, Histoire, Sciences Sociales, Paris, dal 1929

AnnLecce

Annali dell’Università di Lecce. Facoltà di Lettere e Filosofia, Lecce, dal 1965.

AnnNapoli

Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli, Napoli, dal 1951.

AnnSAIA

Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni Italiane in Oriente, dal 1914.

ANRW

H. TEMPORINI – W. HAASE (curr.), Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Geschichte und Kultur Roms im Spiegel der neueren Forschung, Berlin-New York, dal 1972 .

AntAfr

Antiquités Africaines, Aix-en-Provence, dal 1967.

AntTard

Antiquité Tardive. Revue internationale d’histoire et d’archéologie (IVe – VIIIe s.) publiée par l’Association pour l’Antiquité Tardive, Paris, dal 1993.

ArchAnz

Jahrbuch des deutschen Archäologischer Instituts, mit dem Beiblatt Archäologischer Anzeiger, Berlin, dal 1886.

ArchClass

Archeologia Classica. Rivista dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Roma, Roma, dal 1949.

ArchDelt

VArcaiologiko.n Delti,on, Athenai, dal 1915.

ArchEph

VArcaiologikh. VEfhmeri,j, Athenai, dal 1837.

ArchMarMedit

Archaeologia Maritima Mediterranea, An International Journal on Underwater Archaeology, PisaRoma, dal 2004.

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Arctos

Arctos. Acta Philologica Fennica, Helsinki-Helsingfors, dal 1930.

Ariadni

Aria,dnh) Episthmonikh, epethri,da th,j filosofikh,j scolh,j tou Panepisthmi,ou Krh,thj, Rhethymnos, dal 1983.

ArkDerg

Arkeoloji Dergisi, Izmir, dal 1991.

ASE

Annali di Storia dell’Esegesi, Bologna, dal 1984.

ASMess

Archivio Storico Messinese, Messina, dal 1900.

ASSic

Archivio Storico Siciliano, Palermo, dal 1873.

ASSir

Archivio Storico Siracusano, Siracusa, dal 1955.

ASSO

Archivio Storico Sicilia Orientale, Catania, dal 1904.

Athenaeum

Athenaeum, Pavia, dal 1913.

AttiCivMusTrieste

Atti dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, Trieste, dal 1886.

Augustinianum

Augustinianum. Periodicum quadrimestre Instituti Internationalis Augustiniani, Roma, dal 1961.

BBGG

Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, Grottaferrata, dal 1929.

BCA Sicilia

Bollettino dei Beni Culturali e Ambientali della Regione Sicilia, Palermo, dal 1980.

BCH

Bulletin de Correspondence Hellenique, Athènes, dal 1877.

BdA

Bollettino d’Arte. Bollettino del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali. Ufficio Centrale per i Beni Ambientali, Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici, Roma, dal 1907.

BE

A.E. FELLE, Biblia Epigraphica. La Sacra Scrittura nella documentazione epigrafica dell’Orbis Christianus antiquus (III-VIII secolo), Bari 2006.

BLE

Bulletin de Littérature Ecclésiastique, Institut Catholique Toulouse, Toulouse, dal 1900. 13


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BollCSFLS

Bollettino Centro Studi Filologici e Linguistici Siciliani, Palermo, dal 1953.

BollStorCat

Bollettino Storico Catanese, Catania, dal 1936.

BS

Bibliotheca Sanctorum. Roma, dal 1961.

BTCGI

G. NENCI – G. VALLET (curr.), Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia e nelle isole tirreniche, Pisa-Roma, dal 1977.

BullCommAntBA

Bullettino della Commissione di Antichità e Belle Arti, Palermo, dal 1864.

BullMonum

Bulletin Monumental, Société Française d'Archéologie, Paris, dal 1834.

BullMusBeyrouth

Bulletin du Musée de Beyrouth, Paris, dal 1937.

Byzantina

Buzantina,) Episthmoniko, o,rgano Ke,ntrou Buzantinw,n ereu,nwn filosofikh,j Scolh,j Aristotelei,ou, Thessaloniki, dal 1969.

Byzantion

Byzantion. Revue Internationale des Études Byzantines, Brussels, dal 1924.

BZ

Byzantinische Zeitschrift, München, dal 1892.

CARB

Corsi di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina, Ravenna, dal 1954.

Cassiodorus

Cassiodorus. Rivista di Studi sulla Tarda Antichità, Catania, dal 1995.

CC

La Civiltà Cattolica, Roma, dal 1850.

CCC

Civiltà Classica e Cristiana, Genova, dal 1980.

ChHist

Church History. Studies in Christianity and Culture, New Haven, dal 1932.

Chronos

Chronos. Quaderni del Liceo Classico “Umberto I” di Ragusa, Ragusa, dal 1993.

CIG

Corpus Inscriptionum Graecarum, Berolini, dal 1828.

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CIJ

J.-B. FREY, Corpus Inscriptiones Judaicarum, Recueil des inscriptions juives qui vont du IIIe siècle avant J.-C. au VIIe siècle de notre ère, I-II, Rome 1936, 1952; rist. I, con Prolegomena di B. LIFSHITZ, New York 1975.

CIL

Corpus Inscriptionum Latinarum, Berolini, dal 1862.

CristSt

Cristianesimo nella storia. Ricerche storiche esegetiche teologiche, Bologna, dal 1980.

CSE

V. LAURENT, Les corpus des sceaux de l’empire byzantin. V. l’Église, Paris 1963.

DACL

F. CABROL – H. LECLERCQ et alii (curr.), Dictionnaire d’Archéologie Chrétienne et de Liturgie, Paris, dal 1907.

DEAR

Dizionario Epigrafico di Antichità Romane, fondato da E. DE RUGGIERO, Roma, dal 1946.

DENT

H. BALZ – G. SCHNEIDER (curr.), Exegetisches Wörterbuch zum Neuen Testament, Stuttgart 1980, trad. it. Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, Brescia 2004.

DOP

Dumbarton Oaks Papers, Washington D.C., dal 1941.

Eirene

Eirene. Studia graeca et latina, Praha, dal 1960.

EphLit

Ephemerides Liturgicae, Roma, dal 1887.

Epigraphica

Epigraphica. Rivista Italiana di Epigrafia, Bologna, dal 1939.

EpigrAnat

Epigraphica Anatolica. Zeitschrift für Epigraphik und historische Geographie Anatoliens, Bonn, dal 1983.

FA

Fasti Archeologici. Annual Bullettin of Classical Archaeology, Firenze, dal 1946.

FR

Felix Ravenna. Rivista di antichità ravennati cristiane e bizantine. Istituto di Antichità ravennati e bi15


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zantine dell’Università degli Studi di Bologna, Ravenna, dal 1911. Francia

Francia. Forschungen zur westeuropäischen Geschichte herausgegeben vom Deutschen Historischen Institut Paris, Sigmaringen, dal 1973.

Gerión

Gerión, Madrid, dal 1983.

GIF

Giornale Italiano di Filologia, Roma, dal 1948.

Gnomon

Gnomon. Kritische Zeitschrift fur die gesamte klassische Altertumwissenschaft, München, dal 1925.

GRBS

Greek, Roman and Byzantine Studies, Cambridge, dal 1959.

Helikon

Helikon. Rivista di tradizione e cultura classica dell’Università di Messina, Roma, dal 1961.

Hellenica

L. ROBERT, Hellenica. Recueil d’épigraphie, de numismatique et d’antiquités grecques, Paris, dal 1940.

Henoch

Henoch. Studi storico-filologici sull’ebraismo, Torino, dal 1979.

Hesperia

Hesperia. Studi sulla grecità d’Occidente, Roma, dal 1990.

Horos

{Oroj) {Ena avrcaiognwstiko, periodiko,, Athina, dal 1983.

Ho Theologos

Ho Theologos, Rivista della Facoltà Teologica di Sicilia, Palermo dal 1974.

HThR

Harvard Theological Review, Cambridge University Press, dal 1908.

IC

M. GUARDUCCI (cur.), Inscriptiones Creticae opera et consilio Friderici Halbherr collectae, I-IV, Roma, dal 1935.

ICI

Inscriptiones Christianae Italiane, Bari, dal 1985.

ICVR

A. SILVAGNI – A. FERRUA – D. MAZZOLENI – C. CARLETTI (curr.), Inscriptiones Christianae Vrbis Romae, nova series, I-X, Roma, dal 1922.

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IEJ

Israel Exploration Journal, Jerusalem, dal 1951.

IG

Inscriptiones Graecae, Berlin, dal 1903.

IGCVO

A. WESSEL, Inscriptiones Graecae Christianae Veteres Occidentis (ms del 1940 ca), a cura di A. Ferrua – C. Carletti, Bari 1989.

IGLS

L. JALABERT – R. MOUTERDE – J.-P. REY COQUAIS et alii (curr.), Inscriptions Grecques et Latines de la Syrie, Paris, dal 1929.

IGSK

Inschriften griechischer Städte aus Kleinasien, Bonn, dal 1973.

IGVR

L. MORETTI (cur.), Inscriptiones Graecae Urbis Romae, I-IV, Roma, dal 1968.

IJO

Inscriptiones Judaicae Orientis, Tübingen, dal 2004.

ILCV

E. DIEHL, Inscriptiones Latinae Christianae Veteres, I-III, Berolini, 1925-1931.

JAT

Journal of Ancient Topography. Rivista di Topografia Antica, Roma, dal 1991.

JbAC

Jahrbuch für Antike und Christentum, Münster, dal 1958.

JbNG

Jahrbuch für Numismatik und Geldgeschichte, herausgegeben von der Bayerischen Numismatischen Gesellschaft, München, dal 1949.

JECS

Journal of Early Christian Studies, Baltimore, dal 1993.

JIGRE

W. HORBURY – D. NOY, Jewish Inscriptions of Graeco-Roman Egypt, Cambridge, 1992.

JIWE

D. NOY, Jewish Inscriptions of Western Europe, I-II, Cambridge, 1993-1995.

JJP

The Journal of Juristic Papyrology, Warszawa, dal 1947. 17


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JÖB

Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik, Wien, dal 1969.

JThS

Journal of Theological Studies, Oxford, dal 1899.

Karthago

Karthago. Revue d’archéologie méditerranéenne, Paris, dal 1950.

Kokalos

Kokalos. Studi pubblicati dall’Istituto di Storia antica dell’Università di Palermo, Palermo, dal 1955.

LA

Liber Annuus Studii Biblici Franciscani, Jerusalem, dal 1951.

Lateranum

Lateranum, Roma, dal 1919.

LGPN

A Lexicon of Greek Personal Names, Oxford, dal 1987.

LMD

La Maison Dieu. Revue trimestrielle de liturgie, Paris, dal 1945.

MAL

Monumenti Antichi pubblicati a cura dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Milano, dal 1890.

MAMA

W.M. CALDER et alii (curr.), Monumenta Asiae Minoris Antiqua, Manchester-London, dal 1928.

MANSI

J.D. MANSI, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, Florentiae, dal 1759, rist. Paris-Leipzig, dal 1901.

ME

V. STRAZZULLA, Museum Epigraphicum, seu Inscriptionum Christianarum quae in syracusanis catacumbis repertae sunt Corpusculum (Documenti per servire alla storia di Sicilia pubblicati a cura della Società Italiana di Storia Patria, III), Panormi 1897.

MeditAnt

Mediterraneo Antico. Economie, società, culture, Pisa, dal 1998.

MEFRA

Mélanges de l’École Française de Rome. Antiquité, Rome, dal 1881.

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MEFRM

Mélanges de l’École Française de Rome. Moyen Age, Rome, dal 1881.

MelHist

Melita Historica, La Valletta, dal 1953.

MemPontAccArch

Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Memorie, Roma, dal 1923.

MEP

Minima Epigraphica et Papyrologica. Taccuini della Cattedra e del Laboratorio di Epigrafia e Papirologia Giuridica del’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e dell’Università degli Studi di Catanzaro Magna Grecia, Roma, dal 1998.

MiChA

Mitteilungen zur Christlichen Archäologie, Wien, dal 1995.

MUSJ

Mélanges de l’Université Saint-Joseph de Beyrouth, già Mélanges de la Faculté Orientale de Beyrouth, Beyrouth, dal 1906.

NBAC

Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana, Roma, dal 1895.

NDidask

Nuovo Didaskaleion, Catania, dal 1947.

NG

A. FERRUA, Note e giunte alle iscrizioni cristiane antiche della Sicilia, Città del Vaticano 1989.

NRh

Nea Rhome. Rivista di ricerche bizantinistiche, Roma, dal 2004.

NSc

Notizie degli Scavi di Antichità. Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, dal 1876.

Onomata

Onomata. Revue onomastique, Athènes, dal 1977.

OrbTerr

Orbis terrarrum, Stuttgart, dal 1995.

OrChrPer

Orientalia Christiana Periodica. Commentarii de re orientali aetatis christianae sacra et profana editi cura et opere Pontificii Istituti Orientalium Studiorum, Roma, dal 1971. 19


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OrCr

Oriente Cristiano. Rivista trimestrale della Associazione Culturale Italiana per l’Oriente Cristiano, Palermo, dal 1961.

PBSR

Papers of the British School at Rome, London, dal 1902.

PCBE Afrique

A. MANDOUZE, Prosopographie chrétienne du Bas Empire. 1. Afrique (303-533), Paris 1982.

PCBE Italie

CH. PIETRI – L. PIETRI, Prosopographie chrétienne du Bas Empire. 2. Italie (313-604), Rome 2002.

PG

J.P. MIGNE (cur.), Patrologiae cursus completus, series graeca, Paris, dal 1886.

PIB

S. COSENTINO, Prosopografia dell’Italia Bizantina (493-804), Bologna, I (A-F) 1996, II (G-O) 2000.

Picus

Picus. Studi e ricerche sulle Marche nell'antichita, Macerata, dal 1981.

PL

J.P. MIGNE (cur.), Patrologiae cursus completus, series prima (Latina), Paris, dal 1844.

PLRE

A.H.M. JONES – J.R. MARTINDALE – J. MORRIS (curr.), Prosopography of the Later Roman Empire, Cambridge, dal 1971.

PP

Parola del Passato. Rivista di studi antichi, Napoli, dal 1946.

PSI

Papiri della Società Italiana di Papirologia, Firenze, dal 1912.

PSV

Parola, Spirito e Vita, Bologna, dal 1980.

QuadCat

Quaderni Catanesi di Studi Classici e Medievali, Catania, dal 1979.

QuadMedit

Quaderni del Mediterraneo. Studi e ricerche sui beni culturali italiani, Siracusa, dal 1994.

QuadMess

Quaderni dell’istituto di Archeologia della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina, Messina, dal 1986.

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QuadTic NAC

Numismatica ed Antichità Classiche. Quaderni Ticinesi, Basilea, dal 1972.

RA

Revue Archéologique, Paris, dal 1844.

RAC

Rivista di Archeologia Cristiana, Città del Vaticano, dal 1924.

RAL

Rendiconti. Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Classe di Scienze morali, storiche e filologiche, Roma, dal 1873.

RB

Revue Biblique, Paris, dal 1892.

REG

Revue des Études Grecques, Paris, dal 1888.

RechScRel

Recherches de Science Religieuse, Paris, dal 1911.

RendPontAccArch

Rendiconti. Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Roma, dal 1922.

RDC

Revue de Droit Canonique, Strasbourg, dal 1951.

REAug

Revue des Études Augustiniennes et Patristiques, Paris, dal 1955.

RFIC

Rivista di Filologia e di Istruzione Classica, Torino, dal 1906.

RheinMus

Rheinische Museum für Philologie, Frankfurt a. Main, dal 1833.

RICG

Recueil des inscriptions chrétiennes de la Gaule antérieures à la Renaissance carolingienne, Paris, dal 1975.

RIDA

Revue Internationale des Droits de l’Antiquité, Bruxelles, dal 1946.

RL

Rivista Liturgica, Finalpia-Padova, dal 1914.

RM

Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts (Römische Abteilungen), Rom, dal 1886.

RQ

Römische Quartalschrift für christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte, Freiburg i. Br., dal 1877. 21


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RSA

Rivista di Storia Antica e scienze affini, MessinaPadova, dal 1895.

RSBN

Rivista di Studi Bizantini e Neoellenici, Roma, dal 1963 (già Studi Bizantini, Roma, dal 1924).

RSCI

Rivista della Storia della Chiesa in Italia, Roma, dal 1947.

RSSM

Rivista di Storia della Storiografia Moderna, Roma, dal 1980; poi, Storiografia, dal 1997.

Salesianum

Salesianum. Periodicum Trimestre Theologiae, Juris Canonici, Philosophiae, Paedagogiae, Roma dal 1939.

SBS

Studies in Byzantine Sigillography, Washington D.C., dal 1987, quindi München-Leipzig, dal 2003.

SC

F.P. RIZZO, Sicilia Cristiana. Dal I al V secolo, I-II/12, Roma 2005-2006.

SchSal

Schola Salernitana, Salerno, dal 1996.

SEG

Supplementum Epigraphicum Graecum, Leiden, quindi Amsterdam, dal 1923.

SEIA

SEIA, Quaderni del Dipartimento di scienze Archeologiche e Storiche dell’Antichità del’Università di Macerata, già Palermo, dal 1984.

SicAnt

Sicilia Antiqua. An international Journal of Archaeology, Pisa, dal 2004.

SicArch

Sicilia Archeologica, Trapani, dal 1968.

SicGymn

Siculorum Gymnasium, Catania, dal 1948.

Silloge

S.L. AGNELLO, Silloge delle iscrizioni paleocristiane della Sicilia, Roma 1953.

SMSR

Studi e Materiali di Storia delle Religioni pubblicati dal Dipartimento di Studi storico-religiosi dell'Università di Roma La Sapienza, Roma dal 1925.

STA

Studi Tardoantichi, Messina, dal 1983.

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Storiografia

Storiografia. Rivista annuale di storia, Roma, dal 1997 (già RSSM).

Synaxis

Synaxis. Quadrimestrale dello Studio Teologico S. Paolo di Catania, Catania, dal 1983.

Syria

Syria. Revue d’art oriental et d’archéologie, Paris, dal 1920.

ThLZ

Theologische Literaturzeitung. Monatschrift für das gesamte Gebiet der Teologie und Religionswissenschaft, Leipzig, dal 1876.

TravMem

Travaux et Mémoires, Paris, dal 1965.

TS

Temporis Signa. Archeologia della tarda antichità e del medioevo, Spoleto, dal 2006.

Tyche

Tyche. Beiträge zur alten Geschichte, Papyrologie und Ephigraphik, Wien, dal 1986.

VAHD

Vjesnik za arheologiju i historiju dalmatinsku, Split, dal 1878.

Valdinoto

Valdinoto. Rivista della Società Calatina di Storia Patria, n.s., Caltagirone, dal 2006.

VetChr

Vetera Christianorum, Bari, dal 1964.

ZPE

Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, Bonn, dal 1967.

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Segni diacritici

[abg] [abc]

integrazioni di parti perdute: es.: [Io]ann[is] | [e]pisco-|pi (A9)

[- - -]

lacuna di entità non precisabile: es.: [u`pati,a| - - - ]NT[ - - - ] (F11)

[. . .] lacuna parzialmente o interamente quantificabile: ogni punto corrisponde ad una lettera perduta: es.: e;th ne´ [mh/naj Õ )) h`me,raj )) (F6) (abg) (abc)

soluzione di compendi: es.: opus Cr(ist)i edificabit (H6)

{abg} {abc}

espunzione di dittografie e di lettere superflue: es.: ke Õ ku,mhtaiÔ aiÖ o` su,[mbioj (B3)

<abg> <abc>

aggiunta di lettere dimenticate: es.: evn th/| baÉsËili,a| (FA4)

ABG

añbñgñ

ABC

añbñcñ

lettere singolarmente leggibili, ma appartenenti a parole non ricostruibili: es.: [- - -]EN [- - - h]onoris SE (A13) lettere di incerta lettura: es.: tou/ ~Ostñ[wri,ou( evnqa,de] (B4)

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Avvertenze

Le iscrizioni sono state numerate con una lettera che corrisponde al paragrafo (A per i vescovi, B per i presbiteri, C per i diaconi, D per gli ordini minori, E per le vergini e i monaci, F per i servi, G per i cristiani e i fedeli, H per le altre categorie di cristiani) in coda al quale sono state trascritte. Nell’apparato critico delle iscrizioni sono state indicate solo le lezioni funzionali al discorso; la bibliografia precedente i corpora CIG, CIL, CIJ, IG‌ generalmente è stata omessa.

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Prefazione

Le questioni storiografiche relative alla Sicilia cristiana antica e tardoantica, dibattute da un ventennio a questa parte, hanno trovato una mirabile sintesi nella ormai imprescindibile opera di Francesco Paolo Rizzo Sicilia cristiana dal I al V secolo (2 volumi in tre tomi, Roma 20052006) e nel suo contributo al IX congresso nazionale di archeologia cristiana su Il cristianesimo nella Sicilia occidentale nella tarda antichità. Testimonianze storiche e archeologiche. A conclusione della sintesi sui primi cinque secoli, Rizzo scriveva: «Molte cose (forse troppe) restano ancora nell’ombra perché possa apparirci chiaro il processo di cristianizzazione dell’isola» (vol. I, p. 166). Riepilogare, anche solo in parte, ciò che resta ancora da indagare non sta a me, non ne ho una competenza specifica. Registro, tuttavia, che la sollecitazione di Rizzo ha trovato alcune risposte nel convegno su Euplo e Lucia, di cui sono editi gli atti (2006) nella collana dello Studio Teologico S. Paolo (Quaderni di Synaxis, 18). Come pure, nuove acquisizioni sono state possibili grazie alla mostra Agata santa. Storia, arte, devozione (29 gennaio - 4 maggio 2008), disponibili nel catalogo edito lo stesso anno. Mostra, sia permesso annotarlo, che forse non ha ricevuto adeguata accoglienza a fronte della qualità, della tipologia e della quantità di materiali esposti, alcuni dei quali per la prima volta presenti in Sicilia, soprattutto quelli concessi dai Musei Vaticani e il breve “ritorno” in città, dal sec. XVIII, della lapide catanese 27


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di Iulia Florentina, conservata al Museo del Louvre. Su questa scia si muovono pure i lavori, in corso di pubblicazione, di Salvatore Magrì dello Studio Teologico S. Paolo e di Giuseppe Conticello del Centre d’études des religions du Livre – Centre National de la Recherche Scientifique (Parigi), relativi alla progressiva stratificazione dei testi liturgici della festa di sant’Agata il primo; alla raccolta, collazione dei codici ed esame di tutti i materiali disponibili relativi alla tradizione agatina il secondo. Sono solo frammenti di informazione, questi, rispetto alle monografie edite in questi anni e ai tanti contributi sparsi in atti di convegni, volumi miscellanei e riviste scientifiche apparsi dopo la pubblicazione dei volumi di Rizzo. Nondimeno, tali frammenti andavano ricordati, a mio avviso, perché presentano un collegamento diretto al pluriennale e meticoloso, spesso anche improbo, lavoro che Rizzone mi ha dato l’onore di presentargli e che, sia permesso dirlo in modo chiaro ed immediato, rappresenta un contributo imprescindibile per la comprensione del processo di cristianizzazione dell’isola. Non solo perché, soprattutto alla mostra su sant’Agata, Rizzone ha dato un determinante contributo per la selezione e la contestualizzazione dei materiali dei primi secoli cristiani della Sicilia e di Catania ma anche perché questo volume vede la sua prima composizione come tesi per il conseguimento del grado accademico di Baccalaureato in Teologia da alunno dello Studio Teologico S. Paolo. Da qualche anno vi è rientrato come docente e, apprezzato per la sua indiscussa preparazione, è stato chiamato nel gruppo dei coordinatori di un ambizioso progetto dello Studio Teologico appena avviato: raccogliere e pubblicare Le fonti sulla Sicilia cristiana: dal I secolo d. C. alla conquista normanna (esclusa). Il volume riconsegna, anzitutto, la puntuale competenza di Rizzone in ambito archeologico ed epigrafico, acquisita negli anni della sua preparazione accademica presso l’Università degli Studi di Catania, nelle successive esperienze in siti archeologici dell’isola e nel costante dialogo con la comunità scientifica. La vasta e ordinata raccolta di materiali - poco più di duecento epigrafi -, presentata nel testo originale e tradotta, si accompagna ad una loro accurata discussione per aree geografiche e per questioni di carattere storico, filologico, linguistico, paleografico e archeologico imposte dalle epigrafi, in modo da rendere ragione delle più significative varianti di lettura e delle indicazioni bi28


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bliografiche più aggiornate. Viene, così, messa in luce la società cristiana della Sicilia e delle isole adiacenti del periodo tardoantico, paleocristiano e protobizantino, fino alle soglie del VII secolo. L’opzione metodologica e l’angolo di visuale dei materiali archeologici sono del tutto nuovi, dal momento che per la prima volta la documentazione epigrafica viene investigata in maniera sistematica dall’interno con l’adozione di una appropriata griglia. Sotto esame sono posti non soltanto le iscrizioni, tanto in lingua latina che in lingua greca, che menzionano gli uffici ecclesiastici, gli incarichi affidati dalla comunità a chi possiede un determinato carisma, ma anche quei documenti epigrafici dai quali emerge, in qualche modo, l’agire del fedele cristiano nel contesto della comunità di appartenenza. I testi epigrafici si riferiscono, pertanto, a vescovi, presbiteri (senza escludere le iscrizioni di donne presbitere e di presbiteri ebrei), diaconi, rappresentanti degli ordini minori (suddiaconi, lettori, ostiari) e servi della chiesa. Si trattano ancora le epigrafi relative a coloro che con cuore indiviso si sono consacrati a Dio (vergini e monaci), a coloro che si fregiano di vari epiteti di devozione, nonché semplici “cristiani”, “fedeli”, ed ancora i “santi”, i “neoilluminati” e i neofiti. Un ultimo gruppo di iscrizioni è pertinente a coloro il cui nome è legato alle chiese, alle domus ecclesiae, ed anche ad edifici sacri che avrebbero fatto costruire o in qualche modo sostenuto con interventi evergetici. Da alcuni epitaffi, poi, dei secoli IV-V, con particolare acume Rizzone desume tratti del contesto ecclesiale siciliano, segnalando come l’isola era pienamente inserita nel dibattito teologico di quei secoli: pur se toccata dalle eresie donatista, pelagiana e monofisita, resta fedele all’ortodossia e «diviene luogo di rifugio per i perseguitati a ragione della fede» (p. 319). L’ambito geografico dei testi epigrafici concerne in massima parte centri della Sicilia orientale, lungo la cui costa correvano le rotte che collegavano l’Oriente mediterraneo con l’Occidente e Roma con l’Africa. In questo quadro risulta evidente il motivo della concentrazione dei dati (quasi la metà, 96) a Siracusa, confermandovi la presenza di una vivacissima comunità cristiana. Altre 28 iscrizioni, poi, provengono dalla cuspide sud-orientale della Sicilia, territorio che afferisce alla città aretusea. Ma anche altri siti dell’immediato entroterra siracusano non sono stati avari nel restituire documenti epigrafici. Altri dati sono stati offer29


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ti da Catania (34) e una cinquantina di altri testi epigrafici si distribuiscono nelle rimanenti parti della Sicilia e nelle isole adiacenti (Malta, Lipari e Ustica). Ciò che emerge dalla disamina di queste iscrizioni è un quadro molto variegato del vissuto della comunità cristiana successivo alla Pax costantiniana: risultano evidenti differenti componenti etniche (orientali, egiziane, africane, del bacino settentrionale del Mediterraneo) e religiose (in particolare viene posta attenzione sulla presenza ebraica); emergono i nomi dei membri delle comunità ed il ruolo da loro svolto nei contesti ecclesiali di riferimento; le condizioni dei cristiani e i ministeri ecclesiastici, i loro condizionamenti dovuti all’ambiente culturale, con il quale sono in relazione, e le differenziazioni locali che risultano a volte marcate (ad esempio Siracusa e Catania). I risultati a cui Rizzone perviene costituiscono un qualificato contributo alla storia della Chiesa antica di Sicilia, della quale ci è dato ora conoscere la condizione e l’agire dei fedeli in seno alla comunità di appartenenza, con significative conseguenze per la storiografia, come per la cronotassi dei vescovi delle diocesi dell’isola. È il quadro prosopografico dei membri del clero e dei semplici fedeli cristiani che, grazie al rigoroso utilizzo dell’epigrafia, ora si arricchisce. È possibile, così, dare un nome a tanti uomini e donne, di varia condizione sociale ed età, che hanno aderito alla fede cristiana e l’hanno trasmessa. Finora costituivano una massa informe, anonima. Di molti di loro ora sappiamo, insieme al nome, lo status, la funzione, alcune delle attività esercitate nell’ambito della comunità ecclesiale. Indubbiamente è questo uno dei principali pregi del volume: far rivivere una porzione del popolo cristiano della Sicilia dei secoli IV-VI e offrire la possibilità di un percorso verso una maggiore conoscenza dell’articolazione interna e delle relazioni esterne delle comunità cristiane. Trattandosi, poi, di epigrafi in gran parte ipogeici e di titoli funerari, non è del tutto improprio riferire i dati prosopografici a quanto accaduto al profeta Ezechiele (37, 1-14): invitato da Dio a profetare sulle ossa aride, queste rivivono. Dagli archeologi, dagli epigrafisti e dagli storici, come dalle attuali comunità ecclesiali dell’isola non può che venire un plauso e un sentito ringraziamento alla meritevole opera di Vittorio Rizzone. Da lui, che ha dato sicura prova di possedere gli strumenti del mestiere e di 30


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saperli maneggiare, possa essere considerata punto di arrivo dei suoi percorsi di studio ma anche punto di partenza per ulteriori apporti. Da tutti il volume possa trovare un’intelligente valorizzazione ed altri, non solo in Sicilia, possano accogliere questa lezione in modo da conoscere meglio persone concrete, articolazione interna e relazioni con il contesto culturale e sociale delle comunità ecclesiali dei primi secoli dell’era cristiana. 3 settembre 2010, san Gregorio Magno Gaetano Zito

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Introduzione

1. «Lege et recede»? L’epigrafia relativa al mondo antico, al pari del suo contesto archeologico, presenta una stretta connessione con la coeva storia, costituendo al riguardo una insostituibile fonte di conoscenze. Inoltre, per le sue numerose relazioni con altre scienze dell’antichità, quali la paleografia, la topografia, la glottologia, la filologia, la numismatica e la sfragistica, il diritto, la storia delle religioni, l’agiografia e la patristica, essa dischiude un’inimmaginabile quantità di informazioni sull’epoca di riferimento. Le iscrizioni, funerarie, votive e devozionali, monumentali o anche didascaliche, in particolare per l’immediatezza della relazione che instaurano con il lettore al quale si rivolgono, hanno anche il pregio, rispetto ad altre fonti antiche, di presentare uno spaccato del vissuto e di introdurre con maggiore vivacità e freschezza — anche quando sepolcrali ! — all’interno della storia degli uomini1. Per questo motivo, ogni ricostruzione storica del passato, soprattutto per quelle regioni, come, ad esempio, la Sicilia e le isole adiacenti di età tardoantica, il cui numero dei documenti epi1 Vd. C.R. GALVAO-SOBRINHO, Funerary Epigraphy and the Spread of Christianity in the West, in Athenaeum n.s. 83 (1995) 431-462; vd. anche G. OLIVER, An Introduction to the Epigraphy of Death: Funerary Inscriptions as Evidence, in G.J. OLIVER (cur.), The Epigraphy of Death. Studies in the History and Society of Greece and Rome, Liverpool 2000, 1 ss., sebbene si faccia riferimento soltanto al mondo classico.

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grafici è notevolissimo, non può prescindere dal loro contributo. Anzi esse diventano lo strumento privilegiato di studio laddove le altre fonti tacciano o prospettino visioni malsicure, o perché schematiche o perché unilaterali o, peggio ancora, perché intorbidite ed adulterate dalla leggenda.

2. Ambito tematico e limiti cronologici del presente lavoro 2.1. Ambito tematico Lo sforzo operato dal Concilio Vaticano II nella sua riflessione sulla Chiesa alla luce dei dati biblici e patristici, ha portato alla “riscoperta” della categoria di “fedele cristiano”, per indicare chi è incorporato per mezzo del battesimo che configura a Cristo, al “popolo di Dio”, a prescindere dalla distinzione in chierici e laici2. Si è preferito, pertanto, in luogo di uno schema piramidale e gerarchico di Chiesa, uno schema concentrico che, rivalutando il sacerdozio battesimale di tutti i fedeli, rende ragione della dimensione comunionale e, al suo interno, della circolazione dei beni spirituali, e recupera, di conseguenza, anche la dimensione carismatica accanto a quella ministeriale3. La svolta conciliare permette di esaminare in maniera adeguata anche i dati che concernono la Chiesa dei primi secoli. A ciò non osta il fatto che, a partire dall’età costantiniana — corrispondente all’incirca con il limite cronologico superiore del presente lavoro — la distinzione tra l’ordo (il clero), e la plebs (il laicato) diventi sempre più netta e la seconda venga considerata suddita del primo, che man mano assume le caratteristiche della gerarchia civile4. Resta infatti sempre vero che, al di là di tale differenziazione, la Chiesa di quei secoli godeva di grande ricchezza di carismi e considerava l’essere “fedele-cristiano” in una prospettiva eminentemente comunitaria. In considerazione di questa inequivocabile realtà, si è preferito rendere le differenti condizioni che si presentano nell’ambito della cristianità 2 Cfr. A. LONGHITANO, Il popolo di Dio, in Il diritto nel mistero della Chiesa, II, Roma 2001, 19-20, con bibliografia. 3 E. CATTANEO, I ministeri nella chiesa antica. Testi patristici dei primi tre secoli, Milano 1997, 23-24. 4 Cfr. V. GROSSI – A. DI BERARDINO, La Chiesa antica: ecclesiologia e istituzioni, Roma 1984, 77-79.

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antica con il termine di “stati”5, che, avendo una connotazione neutra, è preferibile a quella di “gradi”6, termine, questo, evidentemente più legato ad una concezione rigidamente gerarchica della Chiesa. Su questa base, pertanto, si sono prese in esame non soltanto le iscrizioni che menzionano gli uffici ecclesiastici, gli incarichi affidati dalla comunità a chi possiede un determinato carisma, ovvero il complesso delle funzioni ed i compiti relativi connessi con gli stessi uffici ecclesiastici7; sono stati fatto oggetto di studio anche quei documenti epigrafici dai quali emerge, in qualche modo, l’agire del fedele cristiano nel contesto della comunità di appartenenza, agire che molte volte sfugge ad una classificazione precostituita. Siffatto approccio ha il vantaggio di non precludere la disanima di documenti dai quali non si rileva in maniera esplicita un ufficio ecclesiastico; si pone in atteggiamento interlocutorio con tutti quei documenti che risultano di incerta definizione; aiuta a cogliere meglio le varie diffrazioni dell’ampio spettro che si dispiega e la varia articolazione dei carismi delle antiche comunità cristiane della Sicilia, comunità certamente non uniformi, ma nelle quali emergono strutture fondamentali e portanti, accanto a caratterizzazioni particolari e ad adeguamenti ai contesti locali. Si sono presi in considerazione i testi epigrafici riferibili a persone, in relazione al loro stato nella chiesa, siano esse rappresentanti del ministero ordinato o laici consacrati o semplici fedeli, per la funzione svolta nell’ambito della comunità cristiana di appartenenza, procedendo, per così dire, dal cuore stesso della comunità ecclesiale verso la periferia. La serie di tali documenti epigrafici, suddivisi in otto raggruppamenti di massima, si apre, pertanto, con quelli che recano menzione di vescovi (A). Seguono quelli afferenti a presbiteri (B), senza che si escludano le iscrizioni di donne presbitere (BA) e di presbiteri ebrei (BB). Vengono poi presi in esame i titoli che si riferiscono a diaconi (C) e a rappresentanti degli ordini minori, cioè chierici (D), suddiaconi (DA), lettori (DB), ostiari (DC) e servi/schiavi della chiesa (DD). Costituiscono il successivo gruppo (E) le epigrafi relative a coloro che con cuore indiviso si sono consacrati a Dio, vergini — alle quali si affiancano le donne che ebbero 5 Cfr. A. LONGHITANO, Stati e funzioni del popolo di Dio, in Il diritto nel mistero della Chiesa, cit., 75. 6 Cfr., ad esempio, G. CUSCITO, Gradi e funzioni ecclesiastiche nelle epigrafi dell’Alto Adriatico, in Atti del III Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Trieste 1974, 211-253. 7 A. LONGHITANO, Stati e funzioni del popolo di Dio, cit., 73-74.

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un solo marito (EA) — e monaci (EB). A questo gruppo segue quello (F) che porta ricordo di coloro che si fregiano della qualità di servi (F) o serve (FA) “di Dio”, “di Gesù”, “di Cristo”, “della Madre di Dio”, o di altri epiteti di devozione quali “religioso” o “devoto” (FB-FC). Ma non tutti i credenti, naturalmente, godevano di una qualifica particolare: essi erano soltanto “cristiani” (G), “fedeli” (GA), i “santi” (GD) come soleva dirsi, a volte financo “neoilluminati” (GB) e neofiti (GC), anche se talora non mancava loro una particolare venerazione nell’ambito della comunità cristiana: li si considera insieme in un gruppo generico. Un ultimo capitolo è riservato a coloro il cui nome è legato alle chiese, alle domus ecclesiae ed anche ad edifici sacri che avrebbero fatto costruire o in qualche modo sostenuto con interventi evergetici (H). Allo scopo di contenere l’ampiezza del presente lavoro, sono stati volutamente tralasciati tutti quei documenti epigrafici che, seppure certamente cristiani, non contengono riferimento alcuno a particolari stati e funzioni rilevabili in seno alla comunità ecclesiale. Questa scelta impedisce, purtroppo, di conoscere non poche interessanti peculiarità dell’antica cristianità siciliana, fra cui commoventi professioni di fede e significativi riferimenti scritturistici. 2.2. Ambito cronologico Il limite cronologico superiore della presente indagine è determinato dall’età in cui si collocano le più antiche epigrafi che è possibile prendere in considerazione, vale a dire a partire dagli inizi del IV secolo. Qualche osservazione merita di essere fatta, invece, in merito al limite cronologico inferiore, che corrisponde con il pontificato di Gregorio Magno († 604)8. Tale scelta si adegua ad una prassi consolidata, tenuta in conto da storici quali il Lanzoni9 e la Cracco Ruggini10, e da archeologi della 8

Cfr. D. MAZZOLENI, L’epigrafia cristiana in Occidente: bilanci e prospettive, in J.-C. FREDOUILLE – R.M. ROBERGE (curr.), La documentation patristique. Bilan et prospective (Cap Saint Ignace – Sainte Marie, Beauce), Quebec 1995, 107-115, quindi in D. MAZZOLENI, Epigrafi del mondo cristiano antico, Roma 2002, 21-28: 22. 9 F. LANZONI, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), Faenza 1927; per la Sicilia, in particolare, ID., La prima introduzione del Cristianesimo e dell’Episcopato nella Sicilia e nelle isole adiacenti, in ASSO 14 (1917) 55-84. 10 L. CRACCO RUGGINI, La Sicilia fra Roma e Bisanzio, in Storia della Sicilia, III, Napoli 1980, 1-96.

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scuola romana dal De Rossi11 in poi12, ed è connessa con la concezione della Spätantike: in questo periodo si ritiene infatti preferibile far cadere la fine dell’Antichità e l’inizio dell’Alto Medioevo. Occorre notare che tale limite cronologico si attaglia bene a Roma e ad una prospettiva romanocentrica, e riceve forza dal fatto che con l’avvento al trono di Eraclio (610) sono profondamente mutate quelle relazioni tra la parte orientale e quella occidentale del bacino del Mediterraneo13, tra le quali la Sicilia fungeva in qualche modo da cerniera. Esiste tuttavia un diverso ordine di considerazioni, che hanno indotto altri studiosi ad abbassare tale limite, specialmente in riferimento ad altre aree del bacino del Mediterraneo14, fra le quali suole annoverarsi appunto la Sicilia. Così, esso viene rinviato ora alla riforma tematica realizzata sul finire del VII secolo da Giustiniano II15, ora ulteriormente spostato in corrispondenza della conquista musulmana dell’Isola, evento con il quale veramente si chiude in maniera brusca e definitiva ogni rapporto con l’Antichità16 e illanguidiscono i legami con i centri di cultura ellenofona. Invero, la stessa prospettiva romanocentrica dovrebbe tener conto di quegli aspetti che nel corso del VII secolo avanzato denunziano ancora un intenso rapporto della Sicilia con Roma, prima che l’Isola, grazie all’editto di Leone III Isaurico (726), entrasse completamente nell’orbita constantinopolitana17. 11

G.B. DE ROSSI, Inscriptiones Christianae Urbis Romae VII saeculo antiquiores, Roma 1861, 1888. 12 P. TESTINI, Manuale di archeologia cristiana, Bari 19802, 1. 13 E. PRINZIVALLI, Presentazione all’edizione italiana, in L. PIETRI (cur.), Storia del Cristianesimo. Religione – politica – cultura, 3. Le Chiese d’Oriente e d’Occidente (432-610), Roma 2002, 10-11. 14 Già da H. PIRENNE, Mahomet et Charlemagne, Paris-Bruxelles 1937; vd., più recentemente, G.W. BOWERSOCK – P. BROWN – O. GRABAR, Late Antiquity. A Guide to the Postclassical World, Cambridge (Mass.) – London 1999, IX, i quali posticipano la fine della tarda antichità all’880 circa. 15 M. MAZZA, La Sicilia fra Tardo-antico ed Altomedioevo, in C.D. FONSECA (cur.), La Sicilia rupestre nel contesto delle civiltà mediterranee. Atti del Sesto Convegno Internazionale di Studio sulla Civiltà Rupestre Medioevale nel Mezzogiorno d’Italia (Catania – Pantalica – Ispica, 7-12 settembre 1981), Galatina 1986, 43-84. 16 Così, tra gli altri, S. MAZZARINO, Antico, tardoantico ed era costantiniana, II, Bari 1980, 386-387. Anche A.H.M. JONES, The Later Roman Empire 284-602. A Social, Economic and Administrative Survey, Oxford 1964, pone la fine della tarda antichità in relazione alla conquista araba del Vicino Oriente. 17 Cfr. F. MARAZZI, Il conflitto tra Leone III Isaurico e il Papato fra 725-733 ed il “definitivo” inizio del Medioevo a Roma: un’ipotesi di discussione, in PBSR 59 (1992) 231-258.

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L. Cracco Ruggini ha definito il periodo che intercorre tra il pontificato di Gregorio Magno e la conquista bizantina di Siracusa (878) “bizantino siculo”18 — periodo che altrove si chiamerebbe con minori difficoltà Alto Medioevo —, ma la stessa studiosa, ora ribadendo i legami con Roma, ora ricordando che il processo di bizantinizzazione inizia con le trasformazioni sociali e religiose realizzate a partire dalla Pragmatica Sanctio del 55419, implicitamente rileva una sostanziale continuità tra il VI e l’VIII secolo. Anche nell’ottica della Kirchengeschichte H. Jedin ha individuato la fine del primo periodo sostanzialmente nell’età di Gregorio Magno, rilevando «l’organizzazione ecclesiastica specificamente romana» di questo pontefice, anche se poi è indotto a dilatare la trattazione fino all’invasione araba del VII secolo e agli inizi della “germanizzazione” del cristianesimo d’Occidente nell’VIII secolo, mentre la chiesa greca si ripiega «nella conservazione del patrimonio di tradizioni del cristianesimo primitivo»20. Occorre comunque notare che la Sicilia presenta fin dall’inizio un legame stretto con l’Oriente mediterraneo, che si manifesta specialmente nell’uso della lingua greca, testimoniato dall’80% circa delle iscrizioni che in questa sede sono prese in esame. In questo quadro trovano giustificazione le incursioni nell’ambito del VII secolo, che frequentemente ricorrono nel corso del presente lavoro.

3. Storia degli studi 3.1. I corpora moderni È certamente con August Boeckh che si opera una svolta negli studi epigrafici rispetto all’antiquaria precedente: si inaugura la grande stagio18

L. CRACCO RUGGINI, Il primo cristianesimo in Sicilia, in V. MESSANA – S. PRICOCO (curr.), Il cristianesimo in Sicilia dalle origini a Gregorio Magno. Atti del Convegno di Studi organizzato dall’Istituto teologico-pastorale “Mons. G. Guttadauro” (Caltanissetta, 28-29 ottobre 1985), Caltanissetta 1987, 87. 19 Ibid. 87, 107. Vd. anche F.P. RIZZO, Gli studi sul paleocristianesimo di Sicilia nel quadro della problematica sul tardo-antico, in Kokalos 34-35 (1988-1989) 466-467. 20 H. JEDIN, Introduzione alla Storia della Chiesa, in K. BAUS, Storia della Chiesa. I. Le origini, Milano 19922 (tit. or. Von der Urgemeinde zur frühchristlichen Grosskirche, in Handbuch der Kirchengeschichte, Freiburg i.B. 1962), 9-10. Vd. anche E. GUERRIERO, Pre-

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ne dei corpora epigrafici21. Nel 1815, infatti, questi dà inizio, sotto gli auspici dell’Accademia Berlinese delle Scienze, alla pubblicazione del Corpus Inscriptionum Graecarum, una raccolta comprendente tutte le iscrizioni greche di cui lo studioso poteva essere a conoscenza, e organizzata secondo un criterio prevalentemente geografico. Veniva corredata da commenti, proposte di lettura, integrazioni, confronti e notazioni di carattere storico. Le iscrizioni, però, riprodotte in caratteri capitali e con una traduzione latina, non erano sottoposte ad esame autoptico. Il volume IV, curato da E. Curtius, e soprattutto da A. Kirchhoff, è dedicato alle epigrafi cristiane. Sul finire dello stesso secolo, U. Von Wilamowitz Möllendorff diede vita ad un nuovo corpus, intitolandolo Inscriptiones Graecae (IG). Concepito per servire da repertorio, veniva arricchito da rimandi bibliografici e notizie sui centri di ritrovamento. Alla Sicilia venne dedicato il XIV volume edito a cura di Georg Kaibel nel 1890. Nel 1883, per opera di Theodor Mommsen, vide la luce il X volume del Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL), che include i documenti epigrafici latini dell’Italia meridionale, della Sicilia e della Sardegna. Specificamente dedicato alle iscrizioni cristiane, un altro corpus venne pubblicato a cura di Ernst Diehl, le Inscriptiones Latinae Cristiane Veteres (ILCV), pubblicato a Berlino a partire dal 1925, e articolate per sezioni tematiche. Ai tre volumi si aggiunsero un quarto di supplemento a cura di J. Moreau e H.I. Marrou nel 1967, ed un altro ancora, edito nel 1981, di nuove correzioni curate da A. Ferrua. A quest’ultimo studioso, con la collaborazione di C. Carletti, si deve l’edizione definitiva (1989) della raccolta di epigrafi cristiane di Karl Wessel, Inscriptiones Graecae Veteres Occidentis (IGCVO): l’autore l’aveva ideata sull’esempio della silloge del Diehl, e ne aveva già pubblicato in modo parziale un volume nel 1936, cui non seguirono gli altri per la prematura morte dell’autore stesso (1939). Nello stesso anno 1989, Antonio Ferrua diede alle stampe le Note e Giunte alle Iscrizioni Cristiane Antiche della Sicilia (NG), in cui lo spoglio delle pubblicazioni precedenti e l’edizione di nuovi reperti epigrafici segue un crifazione alla nuova edizione italiana, in K. BAUS – H.G. BECK – E. EWIG – H.J. VOGT, Storia della Chiesa. III. La Chiesa tra Oriente e Occidente, Milano 19922, XIX-XXIV. 21 S. DE VIDO, Corpora epigrafici siciliani da Gualtherus a Kaibel, in M.I. GULLETTA (cur.), Sicilia Epigraphica. Atti del Convegno Internazionale (Erice, 15-18 ottobre 1998), Pisa 1999, 221-250.

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terio soprattutto geografico. L’aggiornamento dei corpora è affidato al Supplementum Epigraphicum Graecum (SEG) edito a partire dal 1923. Oggi si attendono i volumi delle Inscriptiones Christianae Italiae septimo speculo antiquiores (ICI), uno dei quali dovrà proporre criticamente le iscrizioni siciliane. Il campo dell’epigrafia greca di epoca bizantina conoscerà invece un primo corpus molto tardi, ad opera di A Guillou22. Un notevole contributo agli studi di epigrafia cristiana viene anche dalla sfragistica: in quest’ambito all’opera di G. Schlumberger23 è succeduta quella di V. Laurent24, mentre gli Studies in Byzantine Sigillography propongono sempre nuovi aggiornamenti. In margine ai corpora di iscrizioni greche e latine, occorre considerare anche quelli di iscrizioni giudaiche, che con le iscrizioni cristiane sono state a volta confuse: il primo Corpus Inscriptionum Judaicarum (CIJ) fu curato da J.-B. Frey nel 1936 e riedito con i Prolegomeni da B. Lifshitz nel 1975; più recentemente (1993), D. Noy, ha incluso nel suo primo volume delle Jewish Inscriptions of Western Europe (JIWE) le iscrizioni giudaiche della Sicilia25. 3.2. L’epigrafia cristiana in Sicilia Le ricerche nelle catacombe siciliane stimolate dal pioniere dell’archeologia cristiana G.B. De Rossi26, hanno inizio ad opera di Francesco Saverio Cavallari che indagò la catacomba comunitaria di San Giovanni a Siracusa, con la conseguente messa in luce di titoli funerari, alcuni dei quali illustrati da Isidoro Carini, paleografo della Biblioteca Vaticana. Tra i primi lavori che nello scorcio del XIX secolo furono svolti nel campo dell’epigrafia, sulla base delle acquisizioni di P. Orsi, fu il Museum Epigraphicum seu inscriptionum antiquarum quae in Syracusanis cata22

A. GUILLOU, Recueil des inscriptions grecques médiévales d’Italie, Rome 1996. G. SCHLUMBERGER, Sigillographie de l’émpire byzantin, Paris 1884. 24 V. LAURENT, CSE. 25 Per un quadro dell’epigrafia giudaica in Italia vd. G. LACERENZA, Le iscrizioni giudaiche in Italia dal I al VI secolo: tipologie, origine, distribuzione, in M. PERANI (cur.), I beni culturali eraici in Italia. Situazione attuale, problemi, prospettive e progetti per il futuro, Ravenna 2003, 71-92. 26 G. AGNELLO, Stato presente degli studi di archeologia cristiana in Sicilia, in SicGymn 2 (1949) 242-260, ristampa con il titolo Gli studi di archeologia cristiana in Sicilia, Catania 1950, 12-15. 23

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cumbis repertae sunt Corpusculum di Vincenzo Strazzulla, edito nel 1897, che raccoglieva i titoli altrove pubblicati in modo sparso. Per la Sicilia Occidentale la bella stagione aperta da A. Salinas con il complesso paleocristiano di Salemi (che ha restituito le più interessanti iscrizioni su mosaico di tutta la Sicilia) e con i ritrovamenti di Selinunte, si è precocemente chiusa prima della fine del XIX secolo27, e pochi nuovi dati si sono aggiunti soltanto nell’ultimo trentennio. Indagini a Siracusa e nel territorio dell’intera Sicilia furono condotte quindi soprattutto da Joseph Führer (1858-1903)28, autore di Forschungen zur Sicilia sotterranea (1897), ma la sua opera di maggiore impegno Die altchristlichen Grabstätten Siziliens fu poi continuata e condotta a termine dal collega Victor Schultze nel 1907: anche qui una particolare attenzione viene riservata ai documenti epigrafici che man mano in quegli anni venivano portati alla luce soprattutto nelle catacombe siracusane ad opera dell’infaticabile Paolo Orsi. Si deve senz’altro a questi (1859-1935)29 il merito di avere avviato indagini sistematiche anzitutto nelle necropoli siracusane (in particolare dal 1893 al 1919), pubblicando una ricchissima messe di dati; quindi anche nelle catacombe di tutta la Sicilia orientale (Catania, Priolo Gargallo, Palazzolo Acreide, Noto, Modica, Santa Croce Camerina), con un lavoro che lo tenne attivo fin quasi alla morte30. Dell’opera di Orsi si sono quindi avvalsi gli studiosi che seguirono31: tra questi Biagio Pace e Ottavio Garana. Il primo (1889-1955) indagò in particolare l’entroterra di Kamarina32, ma anche altre aree della Sicilia, e riassunse i problemi del paleocristianesimo siciliano nel IV volume di Ar27

A. SALINAS, Di un’iscrizione cristiana di Selinunte, in ASSic 2 (1874) 481-483; ID., Ricordi di Selinunte cristiana, in ASSic 7 (1882) 126-134; ID., Salemi. Antichità cristiane scoperte a poca distanza dall’abitato, in NSc 1893, 339-342. 28 Vd. P. ORSI, † Joseph Führer, in ASSic 28 (1903) 118-122. 29 G. AGNELLO, Paolo Orsi, Firenze 1925; ID., La Sicilia sotterranea cristiana e la Sicilia bizantina, in Paolo Orsi, Roma 1935; S.L. AGNELLO, Orsi, Roma e l’Altomedioevo, in RSSM 12 (1991) 53-69 = Orsi e l’archeologia, in Atti del Convegno “Paolo Orsi e l’archeologia del ‘900” (Rovereto, 12-13 maggio 1990), Rovereto 1991, 81-94. 30 Per la vastissima bibliografia orsiana si rimanda a G. AGNELLO, Stato presente, cit., 1416; ID., Paolo Orsi, cit., bibliografia in appendice. 31 En passant si ricorda anche C. BARRECA, Affreschi e opere d’arte più notevoli nelle catacombe di Siracusa, Roma 1929; ID., Le catacombe di Siracusa alla luce degli ultimi scavi e recenti scoperte, Roma 1934; ID., Rettifica alle note sull’epigrafia cristiana siracusana del P. Ferrua S.J. e alla recensione di G. Boccadamo nei confronti dei proff. P. Orsi, G. Führer, V. Strazzulla, Siracusa 1939. 32 B. PACE, Iscrizione cristiana di Comiso, in Miscellanea di archeologia, storie e filologia dedicata al prof. A. Salinas nel 40° anniversario del suo insegnamento accademico, I, Paler-

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te e Civiltà della Sicilia Antica33. Ottavio Garana (1908-1968) diede alle stampe nel 1961 Le catacombe siciliane ed i loro martiri. Ma in campo più strettamente epigrafico fu il già ricordato Antonio Ferrua (1901-2003)34 a sviscerare — per più di sessant’anni a partire dal 1938 e in maniera insuperata — il patrimonio epigrafico siciliano, con occhio attento anche agli aspetti linguistici e teologici35. Negli ultimi anni della sua lunga carriera, egli ha affrontato tematiche di ampio respiro in connessione con la documentazione epigrafica36. Nell’ambito dell’archeologia cristiana all’opera di Orsi succedette quella di Giuseppe Agnello37 e quindi quella del figlio Santi Luigi († 2000)38. Ma quest’ultimo si cimentò con grande perizia anche in campo epigrafico, pubblicando, fino agli anni Settanta del secolo scorso, il nuovo materiale nel frattempo emergente. Nel 1953, con la sua Silloge delle mo 1907, 140; ID., Di un antico timbro cristiano, in ASSic n.s. 33 (1909) 461-462; ID., La basilica di Salemi, in MAL 24 (1916) coll. 696-736; ID., Giarratana. Necropoli di età romana in contrada Margi, in NSc 1919, 86-88; ID., Silloge epigrafica, in B. PACE, Camarina. Topografia – Storia – Archeologia, Catania 1927, 159-165. 33 Su B. Pace, vd. P.E. ARIAS, Quattro archeologi del nostro secolo, Pisa, 1976; G. DI STEFANO, Biagio Pace fra “Valori di vita provinciale” e “Arte e Civiltà della Sicilia Antica”, in Atti del Convegno “L’area degli Iblei tra le due guerre” (Ragusa, 1986), Ragusa 1987, 75-95. 34 F.P. RIZZO, Antonio Ferrua e l’epigrafia cristiana di Sicilia, in SEIA 8/9 (2003/2004) 11-18. Vd. anche C. CARLETTI, L’eredità di Antonio Ferrua S.I., in VetChrist 40 (2003) 5-15; A. MOLLICONE, Bibliografia del P. Antonio Ferrua S.I., Città del Vaticano 2005. 35 A. FERRUA, Osservazioni sulle iscrizioni cristiane catanesi, in BollStorCat 3 (1938) 6074; ID., Note di epigrafia cristiana siracusana, in ASSic 4-5 (1938-1939) 19-37; ID., Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, in RAC 17 (1940) 43-81; ID., Due pseudepigrafi cristiane di siracusa, ibid., 276-278; ID., Epigrafia sicula pagana e cristiana, in RAC 18 (1941) 151-243; ID., Analecta sicula, in Epigraphica 3 (1941) 252-270; ID., Sicilia Bizantina, in Epigraphica 4-5 (1943-1944) 85-103; ID., L’epigrafia cristiana di Sicilia, ibid., 104-108; ID., Florilegio d’iscrizioni paleocristiane di Sicilia, in MRPAA, s. III, 21-22 (1945-1947) 227-239; ID., Recensione a S.L. AGNELLO, Silloge di iscrizioni paleocristiane della Sicilia, Roma 1953, in RAC 29 (1953) 242-244; ID., In margine al Congresso Internazionale di Epigrafia, in ASSir 4 (1958) 171-175; ID., Despotikon, in ASSir (1974) 9-13; ID., Recensione a J.-B. FREY, Corpus of Jewish Inscriptions. Jewish Inscriptions of the Third Century B.C. to the Seventh Century A.D. Volume I. Europe. Prolegomenon by B. LIFSHITZ, New York 1975, in RAC 51 (1975) 359-362; ID., Le iscrizioni datate della Sicilia paleocristiana, in Kokalos 28-29 (1982-1983) 3-30. 36 A. FERRUA, Il refrigerio dentro la tomba, in CC 92 (1941) II, 375-377, quindi in C. CARLETTI – V. FIOCCHI NICOLAI – D. MAZZOLENI – A. NESTORI (curr.), Scritti vari di epigrafia e antichità cristiane, Bari 1991, 69-81; ID., Dal greco al volgare, in CC 93 (1942) I, 207-216; ID., Il giorno del mese, in RAC 61 (1985) 61-75; ID., Sigilli su calce nelle catacombe, Città del Vaticano 1986; ID., La polemica antiariana nei monumenti paleocristiani, Città del Vaticano 1991. 37 S.L. AGNELLO (cur.), Giuseppe Agnello. Atti delle giornate di studio nel decennale della scomparsa (Canicattini Bagni – Siracusa, 28-29 novembre 1986), Siracusa 1993. 38 Per la sua attività e la sua bibliografia si rimanda a A.M. MARCHESE, Una lunga carriera, in RAC 72 (1996) 67-74.

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iscrizioni paleocristiane della Sicilia, si poteva disporre per la prima volta di una presentazione snella — e tuttavia magistralmente commentata — delle più importanti iscrizioni cristiane dell’Isola. Nel frattempo, le indagini sul campo, soprattutto siracusano, condotte da L. Bernabò Brea39, da G.V. Gentili40 e da C. Amato41, portavano alla luce nuovi reperti epigrafici; ma anche da altri centri della Sicilia veniva alla luce nuovo materiale, e provvedevano a pubblicarlo studiosi quali G. Libertini per Catania42, C. Mercurelli43 e poi P. Griffo per Agrigento44, S. Calderone per Lipari45, A. Di Vita per Chiaramonte Gulfi46, G. Pugliese Carratelli per Palazzolo Acreide47, D. Adamesteanu per il territorio gelese48, G. Rizza49 ed altri per Catania50, G. Uggeri per la vallata del Dirillo51 39

L. BERNABÒ BREA, Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle Catacombe di S. Giovanni, in NSc 1947, 172-193. 40 G.V. GENTILI, Iscrizione paleocristiana di Siracusa, in SicGymn 3 (1950) 122-125; ID., Siracusa. Contrada San Giuliano. Area sepolcrale con ipogei ellenistici e tombe tardo-romane, in NSc 1956, 151-164. 41 C. AMATO, Relazione preliminare sugli scavi recenti nelle catacombe «S. Lucia» e «S. Maria» a Siracusa, in Atti del I Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana (Siracusa 1950), Roma 1952, 59-63; ID. Nuove scoperte intorno al sepolcro di Santa Lucia, a cura di T. Bommara, Siracusa 2005. 42 Per i più importanti contributi dell’autore si rimanda alla raccolta: G. LIBERTINI, Scritti su Catania antica, a cura di G. Rizza, Catania 1981. 43 C. MERCURELLI, Agrigento paleocristiana. Memorie storiche e monumentali, Roma 1948; dello stesso studioso vd. anche ID., Scavi e scoperte nelle catacombe siciliane (1941), in RAC 21-22 (1944-1946) 5-104. 44 P. GRIFFO, Contributi epigrafici agrigentini, in Kokalos 9 (1963) 163-184; dello stesso studioso vd. L’iscrizione di Teoctisto e Lucio nelle catacombe di Siracusa, in RAC 22 (1955) 273-274. 45 S. CALDERONE, Analecta epigraphica liparensia, in Epigraphica 3 (1949) 55-59. 46 A. DI VITA, Iscrizioni funerarie siciliane di età cristiana, in Epigraphica 12 (1950) 93110, rist. in Da Siracusa a Mozia. Scritti di archeologia siciliana, Padova 1998, 95-100; ID., Vetro romano con scena di caccia da Chiaramonte Gulfi, in SicGymn 4 (1951) 70-74. 47 G. PUGLIESE CARRATELLI, Palazzolo Acreide. Epigrafi cristiane nella collezione Iudica, in NSc 1953, 345-352; ID., Silloge delle epigrafi acrensi, in L. BERNABÒ BREA, Akrai, Catania 1956, 151-177. 48 D. ADAMESTEANU, I primi documenti epigrafici paleocristiani nel retroterra di Gela, in RAL s. VIII, 10 (1955) 562-571. 49 G. RIZZA, Un martyrium paleocristiano di Catania e il sepolcro di Iulia Florentina, in Oikoumene. Studi in onore del Concilio Ecumenico Vaticano II, Catania 1964, 593-612. 50 S. GRASSO, Martyrorum? Intorno all’epigrafe di Iulia Florentina, in Epigraphica 15 (1953) 151-153; S. MAZZARINO, Vandali in Sicilia (a proposito di una nuova epigrafe catanese), in Rivista del Comune di Catania 1954, 3-6; A.M. MARCHESE, Sull’epigrafe di Euliba, in ASSir n.s. 2 (1972-1973) 103-108. 51 G. UGGERI, Sopravvivenze di grecità in una comunità rurale cristiana della Sicilia, in RendPontAccArch 45 (1972-1973) 189-194.

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(da dove si ebbe la celebre iscrizione di Zoe a lungo oggetto di discussione52), L. Novara e M. Bilotta infine per Salemi53. Una menzione a parte deve farsi di Giacomo Manganaro: i suoi innumerevoli contributi si scaglionano dagli anni Cinquanta del secolo scorso ad oggi, ed hanno arricchito il quadro delle conoscenze dell’epigrafia siciliana dal periodo classico a quello tardo-antico54. Quanto all’epigrafia cristiana in particolare, speciale attenzione egli ha dedicato ai documenti magico-devozionali, quali filatteri, preghiere esorcistiche, ed altro materiale a carattere sacro55. 52 Vd. F. NICOSIA, Un’epigrafe cristiana dal territorio di Acate, in ASSir 5-6 (1959-1960) 126-128; G. UGGERI, L’epigrafe cristiana di Zoe, in La lucerna 15 (1960) 14-18; ID., Note Camarinesi, Ragusa 1961; A. DI VITA, Una nuova testimonianza di latino «volgare» dalla Sicilia sud-orientale: l’epitaffio di Zoe, in Kokalos 7 (1961) 199-215; S. FERRI, L’iscrizione ragusana di Zoe (quadratarius oppure amanuensis ?), in RAL s. VIII, 18 (1963) 195-198; C. GALLAVOTTI, Basso latino nell’epitaffio siciliano di Zoe, in RFIC 90 (1962) 186-190; G. UGGERI, Sul testo dell’epigrafe di Zoe, in A&R 8 (1963) 56-61; V. PISANI, Alla ricerca del volgare latino, in Studi di Filologia romanza offerti a S. Pellegrini, Padova 1971, 462-464; C. GALLAVOTTI, Esegesi di due iscrizioni latine, in GIF ns. III, 24 (1972) 359-362; A. LEONE, Ancora sull’epigrafe cristiana di contrada Cozzo Cicirello (Acate), in BollCSFLS 15 (1986) 385-389. 53 L. NOVARA, Salemi. Un centro paleocristiano della Sicilia occidentale, in SicArch 8 (1975) 47-56; M. BILOTTA, Le epigrafi musive della basilica di S. Miceli a Salemi, in FR 113114 (1977) 31-64. 54 Tra i suoi tanti studi, in particolare, qui si segnalano quelli più attinenti l’epigrafia di periodo tardoantico: G. MANGANARO, Iscrizioni latine e greche di Catania tardo-imperiale, in ASSO s. IV, 11-12 (1958-1959) 5-30; ID., Iscrizioni tardoimperiali di Catania, in Atti del III Congresso Internazionale di Epigrafia Greca e Latina (Roma, 4-8 settembre 1957), Roma 1959, 347-351; ID., Ancora di due epigrafi giudaiche di Catania prive di simboli, in ASSir 56 (1959-1960) 201-202; ID., Iscrizioni latine nuove e vecchie della Sicilia, in Epigraphica 51 (1989) 161-196; ID., Greco nei pagi e latino nella città della Sicilia «romana» tra I e VI sec. d.C., in A. CALBI – A. DONATI – G. POMA (curr.), L’epigrafia del villaggio, Faenza 1993, 543594; ID., Giudei grecanici nella Sicilia imperiale. Documentazione epigrafica e figurativa, in N. BUCARIA – M. LUZZATI – A. TARANTINO (curr.), Ebrei e Sicilia, Palermo 2002, 33, contributo ora riproposto in MEP 7-8 (2004/2005) 357-372; ID., Note storiche ed epigrafiche per la villa (praetorium) del Casale di Piazza Armerina, in Sicilia Antiqua 2 (2005) 173-191; ID., Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, in JbNG 53/54 (2003-2004) 73-90; ID., Epigrafe in greco di IV sec. d.C. di Alesa (Sicilia) in versi e prosa, per la morte di Eirena philandros “carissima a Botis boio-celtico”, in ZPE 158 (2006) 89-92. 55 G. MANGANARO, Nuovi documenti «magici» della Sicilia orientale, in RAL s. VIII, 18 (1963) 57-74; ID., Documenti magici della Sicilia dal III al VI sec. d.C., in Hestiasis. Studi di tarda antichità offerti a Salvatore Calderone (STA 6), Messina 1989, 13-41; ID., Nuovo manipolo di documenti «magici» della Sicilia tardoantica, in RAL, s. IX, 5 (1994) 485-517; ID., Iscrizioni esorcistiche della Sicilia bizantina, in Scritti classici e cristiani offerti a F. Corsaro, Catania 1994, 455-464; ID., Documenti di devozione della Sicilia bizantina, in Cassiodorus 1 (1995) 51-77; ID., Byzantina Siciliae, in MEP 5 (2001) 131-178; ID., Magia “benefica” nella Sicilia tardoantica, in Epigraphica 69 (2007) 263-286.

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Tale genere di documenti sono stati studiati anche da G. Pugliese Carratelli56, M. Burzachechi57, D.R. Jordan58, F.P. Rizzo59, ed è stato ripreso più recentemente da F. Cordano60, G. Di Stefano61, G. Bevilacqua, da S. Giannobile e da F. De Romanis62, A. Mastrocinque63, L. Zambito64, oltre che da R. Kotansky nel suo corpus65. In qualche modo connesso con il tema dei filatteri, per via di un fenomeno di sincretismo giudaico-cristiano è quello dell’epigrafia ebraica: anch’esso affrontato dal Manganaro66, ha ricevuto nuovo impulso grazie alla scoperta di altro materiale epigrafico dall’entroterra siciliano, ogget-

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G. PUGLIESE CARRATELLI, Epigrafi magiche cristiane della Sicilia orientale, in RAL s. (1953) 181-189. 57 M. BURZACHECHI, Nuove iscrizioni greche cristiane da Comiso, in RAL s. VIII, 14 (1959) 403-410. 58 D.R. JORDAN, Two Christian Prayers from Southeastern Sicily, in GRBS 25 (1984) 297-302; ID., Cloud-drivers and Damage from Hail, in ZPE 133 (2000) 147-148. 59 F.P. RIZZO, I “formulari di Mosé” in un documento acrense: paure e speranze dell’uomo tardoantico, in AAPal s. V, 1994-1995, 71-119. Da Palazzolo Acreide proviene anche una lastra calcarea con iscrizione “magica”: G. CURCIO, Akrai: interessi nuovi per una città antica, in SicArch 16 (1971) 53, fig. 10. 60 F. CORDANO, Nuove epigrafi di devozione da Camarina e da Cifali, in Kokalos 43-44 (1997-1998) 293-298. 61 G. DI STEFANO, Nuovo amuleto aureo dalle terme di Comiso, in RAL s. IX, 14 (2003) 373-387. 62 G. BEVILACQUA - S. GIANNOBILE, «Magia» rurale siciliana: iscrizioni di Noto e Modica, in ZPE 133 (2000) 135-146; S. GIANNOBILE, Medaglioni magico-devozionali della Sicilia tardoantica, in JbAC 45 (2002) 170-201; G. BEVILACQUA – F. DE ROMANIS, Nuova iscrizione esorcistica da Comiso, in RAL s. IX, 14 (2003) 389-402; S. GIANNOBILE – D.R. JORDAN, A Lead Phylactery from Colle San Basilio (Sicily), in GRBS 46 (2006) 73-86. 63 A. MASTROCINQUE, Magia agraria nell’impero cristiano, in MedAnt 7/2 (2004) 795836; ID., Amuleto per l’utero dal territorio di Gela, in ZPE 152 (2005) 168-170. 64 L. ZAMBITO, La lastra da Modica (c.da Monte Margi). Una proposta di lettura, in ZPE 154 (2005) 269-270; ID., Un’epigrafe da Modica. Superstizione e religiosità nelle campagne in età tardoantica, in MEP 9 (2006) 366-376. 65 R. KOTANSKY, Greek Magical Amulets. The inscribed Gold, Silver, Copper, and Bronze Lamellae. I. Published Texts of known Provenance, Opladen 1994. 66 G. MANGANARO, Ancora di due epigrafi giudaiche di Catania prive di simboli, in ASSir 5-6 (1959-1960) 201-202; ID., Giudei grecanici nella Sicilia di età imperiale (documentazione epigrafica e figurativa), in N. BUCARIA – M. LUZZATI – A. TARANTINO (curr.), Ebrei e Sicilia, cit., 31-41, quindi in MEP 7-8 (2004-2005) 357-372. VIII, 8

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to di studio da parte di S. Calderone67, L. Bonomi68, S. Sciacca69, C. Gebbia70, N. Bucaria71 e G. Lacerenza72. Nei primi anni Settanta vennero pubblicate le iscrizioni greche e latine — tra le quali alcune cristiane — del Museo di Palermo, rispettivamente da M.T. Manni Piraino73 e da L. Bivona74. Per Catania si è atteso il 2004 per la pubblicazione del materiale epigrafico del Museo Civico di Castello Ursino a cura di Kalle Korhonen75. Altri contributi all’epigrafia catanese, nel frattempo, erano stati dati da D. Feissel76, da I. Bitto77, da L. Gasperini78, da M.L. Califano79, da H. Solin80 e da T. Grüll81; più recentemente, la mostra su Sant’Agata ha fornito a chi scrive l’occasione per una ripresa delle iscrizioni paleocristiane di 67 S. CALDERONE, Per la storia dell’elemento giudaico nella Sicilia imperiale (sull’iscrizione RIGI 1927, 63 ss.), in RAL s. VIII, 10 (1955) 489-502. 68 L. BONOMI, Cimiteri paleocristiani di Sofiana, in RAC 40 (1964) 169-220. 69 S. SCIACCA, “Phylakterion” con iscrizione magica greco-ebraica proveniente dalla Sicilia sud-occidentale, in Kokalos 26-27 (1980-1981) 87-104. 70 C. GEBBIA, Presenze giudaiche nella Sicilia antica e tardoantica, Roma 1996. 71 N. BUCARIA, Antichi anelli e sigilli giudaici in Sicilia, in SicArch 38 (1995) 129-134; ID., Sicilia Judaica, Palermo 1996. 72 G. LACERENZA, Magia giudaica nella Sicilia tardoantica, in N. BUCARIA (cur.), Gli Ebrei in Sicilia dal Tardoantico al medioevo. Studi in onore di Monsignor Benedetto Rocco, Palermo 1998, 294-300; ID., Le iscrizioni giudaiche in Italia dal I al VI secolo: tipologie, origine, distribuzione, in M. PERANI (cur.), I beni culturali eraici in Italia. Situazione attuale, problemi, prospettive e progetti per il futuro, Ravenna 2003, 71-92. 73 M.T. MANNI PIRAINO, Iscrizioni greche lapidarie del Museo di Palermo, Palermo 1973. 74 L. BIVONA, Iscrizioni latine lapidarie del Museo di Palermo, Palermo 1970. 75 K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania. Storia delle collezioni – Cultura epigrafica – edizione, Helsinki 2004; le immagini delle iscrizioni si trovano al sito internet http://www.helsinki.fi/hum/kla/catania. 76 D. FEISSEL, Notes d’épigraphie chrétienne (V). XV. Un épitaphe de Catane, in BCH 105 (1981) 494-497. 77 I. BITTO, Alcune osservazioni sulla iscrizione di Iulia Florentina (CIL X 7112), in STA 6 (1989) 245-287; EAD., Catania paleocristiana: l’epitaffio di Theodule, in B. GENTILI (cur.), Catania Antica. Atti del Convegno della SISAC (Catania, 23-24 maggio 1992), Pisa-Roma 1996, 285-292. 78 L. GASPERINI, Su un epitaffio catinense con ripresa scritturistica, in CCC 13 (1992) 63-69. 79 M.L. CALIFANO, Su un’iscrizione funeraria cristiana di Catania, in ZPE 115 (1997) 261-262. 80 H. SOLIN, Minima sicula, in N. BUCARIA (cur.), Gli Ebrei in Sicilia, cit., 311-313. 81 T. GRÜLL, Conquerors, Patriarchs and the Law of the Lord. Interpretation of a Late Antique Jewish Epitaph, in Arctos 34 (2000) 23-37.

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Catania82. Interessante materiale epigrafico è stato restituito anche dal territorio catanese, sia dall’area etnea occidentale83, sia dal calatino e, in particolare, da Mineo84: prendendo spunto da alcune delle iscrizioni ivi rinvenute e da altre di Monte Iato e di Siracusa, è stato possibile allargare lo sguardo al mondo monastico siciliano di età bizantina85. L’area centro-meridionale della Sicilia, per quanto concerne le iscrizioni tardoantiche, ha visto una messa a punto da parte di A. Brugnone86. Per la Lipari tardoantica, l’instancabile attività di L. Bernabò Brea ha realizzato una monografia, che comprende il materiale epigrafico isolano, che studi successivi hanno arricchito ed approfondito87. Un catalogo delle iscrizioni dell’altra più importante isola adiacente alla Sicilia, Malta, è stato redatto da M. Buhagiar, nell’ambito di uno studio complessivo sulle catacombe dell’arcipelago88, mentre, nel frattempo, si aggiungono nuovi dati da Rabat89. 82

V.G. RIZZONE, La più antica comunità cristiana di Catania attraverso i documenti epigrafici, in Agata santa. Storia, arte, devozione, Firenze 2008, 175-189; ID., Schede, ibid., 362-368. 83 ID., Documenti epigrafici paleocristiani e bizantini dal territorio etneo occidentale (Paternò, Adrano, Biancavilla), in Annuario Beni Culturali, Biancavilla 2010, 115-122. 84 L. MANISCALCO (cur.), Museo Civico “Corrado Tamburino Merlini” di Mineo. Sezione archeologica, Caltagirone 2005; V.G. RIZZONE, Iscrizioni tardoantiche di Mineo (Catania), in Epigraphica 71 (2009) 426-437; vd. ora anche A. MESSINA, La tenuta della Maddalena nella piana di Mineo, in Aitna, 4, Catania 2010, 46, nota n. 9, 48. 85 V.G. RIZZONE, Novità epigrafiche per la conoscenza del monachesimo siciliano di età bizantina, in Benedictina 56 (2009) 9-19. 86 A. BRUGNONE, Le iscrizioni, in R.M. BONACASA CARRA – R. PANVINI, La Sicilia centro-meridionale tra il II ed il VI sec. d.C. Catalogo della mostra (Caltanissetta-Gela, 1997), Palermo 2002, 293-301. Una rivisitazione al convegno di Piazza Armerina. Vd. ora anche V.G. RIZZONE, Indicatori epigrafici della diffusione del cristianesimo nella Sicilia centrale, in F.P. RIZZO – M. MAURICI (curr.), La villa del Casale e oltre, Territorio, popolamento, economia nella Sicilia centrale fra tarda antichità e altomedioevo (Piazza Armerina, 30 settembre – 1 ottobre 2010), in c.d.s. 87 L. BERNABÒ BREA, Le Isole Eolie dal tardo antico ai Normanni, Ravenna 1988, 85 ss., con l’appendice di S.L. AGNELLO, L’iscrizione di Proba, 165-169; L. BERNABÒ BREA – M. CAVALIER, Meligunis-Lipara, VII, Lipari. Contrada Diana, Scavo XXXVI in proprietà Zagami (1975-1984), Palermo 1994; A. PAGLIARA, Epigraphica Liparensia (1). Una proposta per l’ortodossia di Proba, in SEIA 6-7 (2001-2002) 133-176; D. FUSI, Epigrafia informatica. Progetto per un’edizione elettronica di materiale epigrafico, ibid., 177-210; A. PAGLIARA, Epigraphica Liparensia (2). Una nuova iscrizione cristiana datata, in ZPE 143 (2003) 135137; vd. anche L. BERNABÒ BREA † – M. CAVALIER – L. CAMPAGNA, Meligunis – Lipara XII, Palermo 2003, 469-471. 88 BUHAGIAR, M., Late Roman and Byzantine Catacombs and Related Burial Places in the Maltese Islands, Oxford 1986, 392-404, con bibliografia precedente; quindi ID., The Christianisation of Malta. Catacombs, cult centres and churches in Malta to 1530, Oxford 2007, 36-40. 89 V.G. RIZZONE, Iscrizioni giudaica e cristiane di Malta, in ZPE 168 (2009) 202-208.

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Per quanto concerne la ferace area iblea, sono state svolte delle panoramiche dei materiali epigrafici rinvenuti nei territori di Noto90, di Modica91 ed in quello di Scicli92, presentando riletture delle iscrizioni già note ed aggiungendo nuovi dati: tra questi meritano di essere ricordate le iscrizioni rinvenute in situ in una grotta di Cava Ispica (Modica), ipogeo funerario della gens Antonia93. Nuovi documenti epigrafici sono stati presentati anche per il territorio di Palazzolo Acreide94 e di Chiaramonte Gulfi e Ispica95. Per Siracusa, in particolare, gli studi di epigrafia cristiana sono ripresi con M. Griesheimer con alcuni contributi sulla catacomba di San Giovanni a Siracusa96, con J. Curbera97, con F.P. Rizzo98 (al quale si de90 G. MANGANARO, Noto greca e romana: fonti storiografiche, epigrafi e pseudo-monete, in F. BALSAMO – V. LA ROSA (curr.), Contributi alla geografia storica dell’agro netino. Atti delle Giornate di Studio (Noto, 29-31 maggio 1998), Rosolini 2001, 73-96; vd. anche V.G. RIZZONE, Vecchie e nuove, vere e presunte iscrizioni tardoantiche della campagna netina, in NRh 5 (2008) 17-26. 91 V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica e il suo territorio nella tarda antichità, Modica 2001, passim, con aggiornamenti in IID., Aggiunte e Correzioni a “Carta di distribuzione dei siti tardo-antichi nel territorio di Modica”, in AHM 10 (2004) passim; IID., Nuove aggiunte a “Carta di distribuzione dei siti tardo-antichi nel territorio di Modica”, in AHM 13 (2007), in c.d.s.; V.G. RIZZONE, [Tra Sicilia e Africa: il caso di Cresconius costruttore di una chiesa], in G. DI STEFANO – S. SCERRA – A. SAMMITO – V.G. RIZZONE, Primo cristianesimo nell’area degli Iblei, indicatori architettonici ed epigrafici, in Sulle tracce del primo cristianesimo in Sicilia e in Tunisia, Palermo 2007, 246-253; ID., La catacomba A e le iscrizioni, in G. DI STEFANO (cur.), La necropoli tardoromana di Treppiedi (Modica), Palermo 2009, 52-58. 92 E. MILITELLO, Contributo alla carta archeologica della Sicilia tardoantica. Il territorio di Scicli, in S. PATITUCCI UGGERI (cur.), Scavi medievali in Italia 1996-1999. Atti della II Conferenza Italiana di Archeologia Medievale (Cassino, 16-18 dicembre 1999), Roma 2001, 491-519; V.G. RIZZONE, Iscrizioni tardoantiche dal territorio di Scicli, in P. MILITELLO (cur.), Scicli: archeologia e territorio, Palermo 2008, 283-290. 93 Vd. ora V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, L’ipogeo degli Antonii a Cava Ispica e le sue iscrizioni, in SEIA 2008-2009, in c.d.s., IID., Nuove scoperte nell’ipogeo degli Antonii a Cava Ispica, in AHM 15 (2009) 5-19, con bibliografia precedente; G. Di STEFANO – V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Scavi e scoperte della stagione 2009 nell’ipogeo degli Antonii a Cava Ispica (Modica), in X Congresso nazionale di Archeologia cristiana (Rende, 14-18 settembre 2010), in c.d.s.. 94 S. DI STEFANO, L’ipogeo di Valeria: ricerche ed esplorazioni nella campagna acrense, Ispica 1991. 95 V. GIANNONE, L’epitaffio di Irene: una inedita iscrizione funeraria cristiana da Chiaramonte, in Chronos 20 (2004) 22-30; G. DI STEFANO, Un frammento di incensiere con epigrafe da Chiaramonte Gulfi, in SicArch 39 (2006) 167-168; vd. anche G. DI STEFANO – V.G. RIZZONE, Miscellanea epigrafica iblea, in SEIA 2008, in c.d.s. 96 M. GRIESHEIMER, Quelques inscriptions chrétiennes de Sicile orientale, in RAC 65 (1989) 143-177; ID., À propos des “Notes e giunte alle iscrizioni cristiane di Sicilia”, in RAC 67 (1991) 347-352; ID., Nouvelles inscriptions funéraires de la catacombe Saint Jean, in RAC 72 (1996) 115-132. 97 J.B. CURBERA, Two Christian Inscriptions from Sicily, in ZPE 108 (1995) 100-102. 98 F.P. RIZZO, Tombe «padronali», in G. PACI (cur.), EPIGRAFAI. Miscellanea epigrafica in onore di Lidio Gasperini, Tivoli 2000, 841-848.

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ve anche un’indagine sui mestieri menzionati nelle iscrizioni99), con M. Sgarlata (che ha rilevato gli aspetti demografici delle epigrafi siracusane e si è interessata di storia del collezionismo epigrafico100), e con A. Ahlqvist, infine (che ha ripreso anche le iscrizioni dipinte nel contesto delle raffigurazioni pittoriche e musive delle catacombe101). Pochi, invece, gli sviluppi dell’epigrafia cristiana nella Sicilia occidentale e settentrionale, dovuti a recuperi su antichi codici come per Alesa102, occasionali ritrovamenti quali le epigrafi di di Castronuovo di Sicilia103 e di Monte Iato104 nel palermitano, di Mazara del Vallo105, di Segesta106, e il complesso ipogeico di Marsala (Lilibeo) con l’iscrizione di Crispia Salvia107 nel trapanese. A J.-P. Caillet si deve una ripresa delle iscrizioni di Salemi nell’ambito dell’interesse per i pavimenti con decorazione musiva108. Recentemente F. Maurici ha ripreso la problematica della cristianizzazione della Sicilia occidentale riesaminando anche il materiale epigrafico109.

99 F.P. RIZZO, La menzione del lavoro nelle epigrafi della Sicilia antica (Per una storia della mentalità), in SEIA 6 (1989), ma 1993. 100 M. SGARLATA, Ricerche di demografia storica. Le iscrizioni tardo-imperiali di Siracusa, Città del Vaticano 1991; EAD., Un manoscritto di epigrafia siracusana, in Kokalos 39-40 (1993-1994) 669 ss.; EAD., La raccolta epigrafica e l’epistolario archeologico di Cesare Gaetani conte della Torre, in SEIA 10 (1993), Palermo 1996; EAD., Morti lontano dalla patria: la documentazione epigrafica delle catacombe siracusane, in Atti del XVI Convegno su L’Africa Romana (Rabat, 15-19 dicembre 2004), Roma 2006, 1185-1202. 101 A. AHLQVIST, Pitture e mosaici nei cimiteri paleocristiani di Siracusa. Corpus iconographicum, Venezia 1995. 102 A.M. PRESTIANNI GIALLOMBARDO, Un’inedita iscrizione tardoantica da Alesa e il problema dell’episcopato alesino, in STA III (1987) 295-316; A. FACELLA, Alesa Arconidea. Ricerche su un’antica città della Sicilia tirrenica, Pisa 2006, 306-307, 342-343. Per un’altra iscrizione da Alesa, vd. il contributo di G. Manganaro citato a nota 53. 103 L. BIVONA, Su un’iscrizione da Castronovo (PA), in Kokalos 41 (1995) 23-28. 104 H.P. ISLER, Monte Iato: la ventiquattresima campagna di scavo, in SicArch 27 (1994) 30-31. 105 B. ROCCO, Evoluzione paleocristiana in Sicilia. Rinvenimento di una epigrafe greca, in Ho Theologos, n.s. 13 (1983) 471-476. 106 G. NENCI, Un’iscrizione latina cristiana da Segesta, in QuadTic NAC 20 (1991) 253255. 107 R. GIGLIO, Marsala: recenti rinvenimenti archeologici alla necropoli di Lilibeo. L’ipogeo dipinto di Crispia Salvia, in SicArch 29 (1996) 31-51; L. BIVONA, L’iscrizione di Crispia Salvia, in G. PACI (cur.), EPIGRAFAI, cit., 83-93. 108 J.-P. CAILLET, L’évergétisme monumental chrétien en Italie et à ses marges, d’après l’épigraphie des pavements de mosaïque (IVe-VIIe s.), Rome 1993. 109 F. MAURICI, La Sicilia occidentale dalla tarda antichità alla conquista islamica. Una storia del territorio ca. 300-827 d.C., Palermo 2005.

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Al Convegno “Sicilia Epigraphica” tenuto ad Erice nel 1998 gli specialisti hanno fatto il punto sulle conoscenze dell’epigrafia isolana secondo i settori di competenza: M. Sgarlata per l’epigrafia cristiana, S. Simonsohn per quella ebraica, G. Bevilacqua per quella magica, A. Guillou per quella bizantina110. Non sono mancati dopo, in occasione di alcuni convegni, particolari apporti all’epigrafia cristiana di Sicilia. Deve menzionarsi il convegno Pagani e Cristiani in Sicilia. Quattro secoli di storia (secc. II-V) tenutosi nel 2001 tra Palermo e Siracusa, i cui Atti solo recentemente sono stati editi111. Ulteriori studi epigrafici per l’area iblea sono stati presentati in occasione del convegno itinerante Di abitato in abitato, da G. Manganaro, da G. Paci, da chi scrive e da A.M. Sammito, da G. Bevilacqua e da F. De Romanis, e da A. Di Vita112. Al IX Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana tenuto ad Agrigento nel novembre 2005, sul tema La cristianizzazione in Italia fra Tardoantico ed Altomedioevo. Aspetti e Problemi, nuovi materiali epigrafici sono stati presentati da R. Giglio per Lilibeo113, G. Di Stefano per Kaukana e Chiaramonte Gulfi114, B. Basile per il territorio di Noto115, da chi scri110

G. BEVILACQUA, Le epigrafi magiche, in M.I. GULLETTA (cur.), Sicilia Epigraphica. Atti del Convegno Internazionale (Erice, 15-18 ottobre 1998), Pisa 1999, 65-88; A. GUILLOU, Epigrafia bizantina e post-bizantina, ibid., 385-391; M. SGARLATA, L’epigrafia greca e latina cristiana della Sicilia, ibid., 483-497; S. SIMONSOHN, Epigrafia ebraica di Sicilia, ibid., 509-529. 111 In Kokalos 47-48/I (2001/2002), ma 2008: in particolare le relazioni di R. ARENA, Osservazioni sulle iscrizioni paleocristiane di Sicilia, 137-143; F. CORDANO, Nomi pagani e non nella Sicilia orientale, 237-244 e di A.E. FELLE, Epigrafia pagana e cristiana in Sicilia: consonanze e peculiarità, 187-205, contributo, che, nelle more della stampa, ha ricevuto accoglienza in altra sede: VetChrist 42 (2005) 233-250. 112 G. PACI, Le iscrizioni di Cava Ispica, in F.P. RIZZO (cur.), Di abitato in abitato. In itinere fra le più antiche testimonianze cristiane degli Iblei. Atti del Convegno Internazionale di Studi (Ragusa-Catania, 3-5 aprile 2003), in SEIA 8/9 (2003/2004), Pisa - Roma 2005, 19-34; G. MANGANARO, Per la storia della Sicilia bilingue in epoca tardoantica: presbiteri cristiani e superstizione giudaizzante nel contado. Il presbyteros Gregorios morto nel VI sec. d.C., in ibid., 35-44; V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Nuovi documenti epigrafici dal circondario di Modica, ibid., 45-62; G. BEVILACQUA – F. DE ROMANIS, Nuova laminetta aurea da Comiso, ibid., 247-252; A. DI VITA, Brevi note su Acrillae e sull’epitaffio di Zoe, ibid., 253-260. 113 R. GIGLIO, La cristianizzazione di Lilibeo attraverso le recenti scoperte archeologiche, in Atti del IX Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana (Agrigento, 20-25 novembre 2004), Palermo 2007, 1779-1813. 114 G. DI STEFANO, Ragusa. Chiesette rurali e cimiteri cristiani dell’altopiano. Revisioni e novità, ibid., 1535-1556. 115 B. BASILE – G. SIRENA, Testimonianze cristiane nel territorio di Siracusa: l’ipogeo di Zosimo (Contrada Scalecce, Noto), ibid., 1997-2014: 2002: lo studio dell’iscrizione di Zosimos è stato affidato a M. Griesheimer.

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ve sia per Priolo Gargallo (insieme a T. Bommara) che per il territorio modicano (insieme ad A.M. Sammito)116. Da questa cursoria rassegna dei principali studi di epigrafia cristiana siciliana emerge una straordinaria ricchezza di dati. Si avverte, d’altro canto, la necessità di poter disporre anche di lavori di sintesi e di strumenti utili per la gestione delle informazioni offerte dal patrimonio epigrafico. Lo spoglio e la valutazione di tale materiale è stato avviato, sebbene in maniera settoriale, per studi di carattere demografico (circoscritto alle necropoli siracusane)117, e per studi prosopografici — sebbene in maniera non esaustiva118 — e per questioni particolari, quali, ad esempio, le occorrenze della qualifica “cristiano” negli epitaffi119 e le citazioni bibliche120. Mancano finora studi di ampio respiro che possano tracciare un quadro dell’agire dei cristiani, come quello di J. Jansenns per Roma121, di S. Hüber per l’Asia Minore con particolare riguardo a Kovykos e a Kovasion122, o studi prosopografici come quelli condotti per l’area alto-adriatica da G. Cuscito123, per Roma da Ch. Pietri124, per la Campania da J. Desmulliez125 e 116 V.G. RIZZONE, I documenti epigrafici, in T. BOMMARA – V.G. RIZZONE, Contributo alla conoscenza del territorio siracusano: nuovi ipogei funerari a Priolo Gargallo, ibid., 16471672; V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Aspetti della cristianizzazione degli Iblei Sud-orientali, ibid., 1613-1645. 117 Cfr. lo studio di M. SGARLATA cit. a nota 100. 118 CH. PIETRI – L. PIETRI, Prosopographie chrétienne du Bas Empire. 2. Italie (313-604), Rome 2002. Vd.anche il contributo di K. MERLIN, Informations prosopographiques nouvelles quant à la diffusion du christianisme en Sicile oriental à la fin du IVe siècle, in J. DESMULLIEZ – C. HOET-VAN CAUWENBERGHE (curr.), Le monde romaine à travers l’épigraphie: méthodes et pratiques, Actes du XXIe Colloque international (Lille, 8-10 novembre 2001), s.l. 2005, 315-325. 119 Ad esempio, CH. PIETRI, L’usage de «christianos» dans l’epigraphie, in Spania. Estudis d’Antiguitat Tardana oferts en homenatge al professor Pere de Palol i Salellas, Barcelona 1996, 183-191. 120 A.E. FELLE, BE; vd. anche S. GIANNOBILE, Braccialetto di bronzo siciliano con incipit del salmo 90 (91), in Kokalos 49 (2003) 129-132. 121 J. JANSENNS, Vita e morte del cristiano, negli epitaffi di Roma anteriori al sec. VII, Roma 1981. Per un quadro d’insieme dell’iscrizioni relative ai diaconi vd. ora A.E. FELLE, Diaconi e diaconissae tra Oriente e Occidente. L’apporto della documentazione epigrafica, in Diakoni,a, diaconiae, diaconato. Semantica e storia, Atti del XXXVIII Incontro di studiosi dell’antichità cristiana (Roma, 7-9 maggio 2009), in c.d.s. 122 S. HÜBER, Der Klerus in der Gesellschaft des spätantiken Kleinasiens, München 2005. 123 G. CUSCITO, Gradi e funzioni ecclesiastiche nelle epigrafi dell’Alto Adriatico, cit. 124 CH. PIETRI, Roma Christiana. Recherches sur l’Eglise de Rome, son organisation, sa politique, son idéologie de Miltiade à Sixte III (311-440), Rome 1976; ID., Appendice prosopographique à la Roma Christiana (311-440), in MEFRA 89 (1977) 371-415. 125 J. DESMULLIEZ, Épigraphie chrétienne et prosopographie: l’exemple de la Campanie (313-604), in J. DESMULLIEZ – C. HOET-VAN CAUWENBERGHE (curr.), Le monde romaine à travers l’épigraphie, cit., 205-314.

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da C. Lambert126, per la Spagna da J. Vilella Masana127, e per l’area palestinese da Y.E. Meimaris128. E, se si esclude lo studio di O. Garana su I vescovi di Siracusa129, mancano pure quegli studi atti a lumeggiare nel loro complesso i fasti episcopali delle diocesi, come altrove hanno avuto fioritura130. Il presente lavoro, condotto su base principalmente epigrafica, attraverso una preliminare definizione dei dati di riferimento, vuole essere un contributo alla storia della Chiesa antica di Sicilia, considerandone soprattutto la condizione e l’agire dei fedeli in seno alla comunità di appartenenza.

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C. LAMBERT, Iscrizioni di vescovi e presbiteri nella Campania tardoantica e altomedievale (secc. IV-VIII), in SchSal 11 (2006) 31-70. 127 J. VILELLA MASANA, Aportaciones de la epigrafia cristiana hispana no incluida en IHC ni en ICERV a la prosopografia cristiana del bajo imperio, in Historiam picturam refert. Miscellanea in onore di Padre A. Recio Veganzones, Roma 1994, 615-623. 128 Y.E. MEIMARIS, Sacred Names, Saints, Martyrs and Church Officials in the Greek Inscriptions and Papyri pertaining to the Christian Church of Palestine, Athens 1986. 129 Siracusa 1969. 130 Cfr. A. FERRUA, Problemi archeologici per l’insegnamento della storia ecclesiastica, in Problemi di storia della Chiesa. La Chiesa antica. Secoli II-IV, Milano 1970, 216-218; F. MILLAR, A Quarter Century of Byzantine Epigraphy: and where next?, in Ant Tard 16 (2008) 354-356. Per la Transgiordania: M. PICCIRILLO, Aggiornamento delle liste episcopali delle diocesi in territorio transgiordanico, in LA 55 (2005) 377-394; anche per Apamea di Siria: D. FEISSEL, L’épigraphie des mosaïques d’églises en Syrie et au Liban, in AntTard 2 (1994) 285-291; per Salona vd. M. IVANIŠEVIC´, Salonitanski biskupi, in VAHD 86 (1993) 223-252; per la Lusitania vd. A.M.C.M. JORGE, L’épiscopat de Lusitanie pendant l’Antiquité tardive (IIIe-VIe siècles), Lisboa 2002, in particolare 39 ss.; per la Sardegna: R. ZUCCA, Appunti sui Fasti Episcopales Sardiniae (Il periodo paleocristiano e l’età altomedievale), in P. BUCARELLI – C. CRESPELLANI (curr.), Archeologia paleocristiana e altomedievale in Sardegna: Studi e ricerche recenti. Seminario di Studi, maggio 1986, Cagliari 1988, 36 ss.; A. MASTINO, La Sardegna cristiana in età tardo-antica, in A. MASTINO – G. SOTGIU – N. SPACCAPELO (curr.), La Sardegna paleocristiana tra Eusebio e Gregorio Magno, Atti del Convegno Nazionale di Studi (Cagliari, 10-12 ottobre 1996), Cagliari 1999, 263-307, in particolare 278-288.

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Capitolo I

I Vescovi

1. Quadro delle testimonianze La figura del vescovo che emerge dal contesto del presbiterato, cioè dall’insieme degli “anziani” che guidava le comunità primitive, e che eredita, anche se non in maniera esclusiva, la funzione dell’episkopé propria degli apostoli1, è segno visibile della unità della chiesa locale, che in essa riconosce il proprio punto di riferimento. La documentazione epigrafica siciliana che fa menzione di vescovi è tardiva e non anteriore al IV secolo, e, pertanto, non conserva traccia del processo di formazione della struttura monoepiscopale che era venuta affermandosi a partire dal II secolo. C’è da rilevare, inoltre, che le attestazioni epigrafiche che riguardano i vescovi talora non sono pertinenti agli stessi vescovi, ma in esse si fa riferimento ai responsabili della comunità cristiana in obliquo, nel contesto di documenti che riguardano alcuni fedeli. Si tratta di iscrizioni di vario genere: in gran parte sono a carattere funerario (A1-6, A12, A15), un paio sono epigrafi dedicatorie di opere edilizie a Salemi e ad Alesa (A13-14) e sette iscrizioni si leggono in sigilli (A7-11, A16). Esse provengono (fig. 6) in prevalenza da Siracusa (A11

E. CATTANEO, I ministeri nella chiesa antica. Testi patristici dei primi tre secoli, Milano 1997, cit., 36-40, 57, 93-94, 100-101. Vd. anche C. RICO, Episcopoi, presbyteroi et diakonoi dans la Bible et la littérature chrétienne des deux premiers siècles, in RB 115 (2008) 130-134; M. SIMONETTI, Presbiteri e vescovi nella chiesa del I e II secolo, in VetChr 33 (1996) 115-132.

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7bis), e, in particolare, dalla catacomba comunitaria di San Giovanni (A1-4)2; altre attestazioni riguardano Catania (A8-11), Salemi/Halyciae (A13), Alesa (A14), Cefalù in un’iscrizione di Argo (A15), Messina (A16), in maniera alquanto malsicura Piazza Armerina (A12=DD2); e potrebbe essere annoverata anche un’epigrafe rinvenuta a Corinto se si fosse in grado di individuarvi con certezza un vescovo di Taormina.

2. A Siracusa Per quanto concerne la chiesa di Siracusa3, sono soltanto cinque i vescovi di cui si fa esplicita menzione: Auxentius, Cheperion, Syrakosios, noti da epigrafi di San Giovanni, e Iohannes e Mauricius, dei quali sono pervenuti i sigilli. Due iscrizioni frammentarie tramandano, senza fornirne il nome, semplicemente la presenza di vescovi (A5 e A6). Auxentius (A1) è propriamente uno spagnolo, Hispanus… ep(iscopus) Rotdon(ensis ?), cioè, probabilmente dell’antica Rhode4, città dell’Hispania Tarraconensis (corrispondente all’attuale Roses sulla Costa Azzurra), non altrimenti attestata, tuttavia, come sede episcopale. In subordine si potrebbe pensare all’integrazione più remota di ep(iscopus) Rotdomñ (agensis), cioè vescovo di Rotomagus, l’attuale Rouen, antichissima sede episcopale della Gallia Belgica5, ipotesi che renderebbe in una 2 Per un paio di iscrizioni funerarie di San Giovanni, di incertissima lezione, sono state avanzate delle proposte di lettura che pretendono di riconoscervi delle menzioni di vescovi. Una (P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 497, n. 107; J. FÜHRER, Forschungen zur Sicilia sotterranea, Berlin 1897, 101-102, XVI; J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten, cit., 295-296, n. 19; G. AGNELLO, La pittura paleocristiana della Sicilia, Città del Vaticano 1952, 93-95; A. AHLQVIST, Pitture e mosaici nei cimiteri paleocristiani di Siracusa, cit., 175-179, 384, con ulteriore bibliografia) è l’iscrizione dipinta che correda un pannello affrescato nel quale sono presenti due personaggi, dei quali uno rappresenterebbe il defunto reclinato (M. SGARLATA, San Giovanni a Siracusa, Città del Vaticano 2003, fig. 62). Un esame autoptico ha permesso di leggere: [- - - ] | TVS | CESTO | .. ]ME | Teudora | . . .]MEISTI | opus, e nell’ultima parola invano si ricercherebbe la parola episcopus come ipotizza il Führer. Per la seconda iscrizione B4 = H3 vd. infra. 3 Vd. V.G. RIZZONE, Il contributo dell’epigrafia alla cronotassi dei vescovi di Siracusa (secc. IV-VII), in 13th International Congress of Greek and Roman Epigraphy (Oxford, 2-8 september 2007), in c.d.s., ora consultabile in: http://ciegl.classics.ox.ac.uk/html/webposters/69_Rizzone.pdf. 4 A. FERRUA, Nuovi studi nella catacombe di Siracusa, cit., 46-47. 5 P.B. GAMS, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Ratisbonae 1873, 613.

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certa misura ragione della presenza della vocale “o” e della consonante nasale in un aggettivo che correttamente dovrebbe essere stato piuttosto scritto “Rhodensis”6. Quale che sia la sua provenienza, egli sarebbe giunto — come sembra da intendere — in Sicilia, dove sarebbe stato accolto dalla comunità cristiana7 e poi morto e sepolto in un arcosolio polisomo della catacomba della chiesa siracusana. Caso non insolito8, questo, che in Sicilia trova riscontro in quello del vescovo di Roma Eusebio mandato al confino nell’Isola e morto in litore trinacrio (a Siracusa?)9. L’epitaffio rubricato di Auxentius, però, è stato danneggiato da iscrizioni successive (di Alypios) nonché coperto da uno strato di intonaco, segno che la tomba, per quanto appartenente ad un vescovo, non doveva essere tenuta in particolare cura dalla chiesa locale, alla quale il vescovo non aveva fatto mai da capo. È, pertanto, possibile anche che vi sia stata la violazione ed il conseguente riutilizzo del sepolcro di questo straniero in un momento in cui nessuno ormai più lo ricordava10. Si è così perduta quasi del tutto la seconda parte dell’epigrafe, scritta in caratteri minori, che doveva contenere una formula di scongiuro con una preghiera («adiuro vos qui legites […] petite quod acceptum») che sembra parafrasare concetti espressi in Jc 4,3, Mt 7,7-8, ed in J 16,24. Quanto al vescovo Cheperion, il suo nome compare in un’iscrizione (A4) nella quale si menziona il relativo sepolcro quale punto di riferimento per quello di tali Alexandros e Rhodope, che lo avrebbero acqui6

A. FERRUA, NG, 49, n. 188, ha suggerito che la Scholastica di un’iscrizione di San Giovanni (CIL X, 7181) sia Ro[tomagensis ?], ma sono possibili anche altre letture come ha ricordato lo stesso studioso. 7 Per l’accoglienza di un vescovo proveniente da un’altra comunità cfr. Didascalia degli Apostoli 2,58,2. 8 Per i vescovi morti in Italia fuori dalla propria diocesi, cfr. C. GENNACCARI, L’Italia come luogo di transito nel mondo antico attraverso le epigrafi, in Akten des XII. Internationalen Kongresses für christliche Archäologie (Bonn, 22-28 september 1991), Münster 1995, 816. 9 L’informazione è nota dall’iscrizione redatta per Eusebio da Papa Damaso: ILCV 963; A. FERRUA, Epigrammata damasiana, Città del Vaticano 1942, 129-136, n. 18, v. 9; A. FERRUA – C. CARLETTI (curr.), Damaso e i martiri di Roma, Città del Vaticano 1985, 2628; F.P. RIZZO, SC, II/2, 240. Da parte di I. Carini (I lapsi e la deportazione in Sicilia del papa Eusebio, Roma 1886; ID., Le catacombe di San Giovanni e le memorie di papa Eusebio, Roma 1890) si è voluta attribuire al vescovo di Roma, senza però prove sufficienti, un titolo funerario rinvenuto a San Giovanni: «VAnepau,sato o` makari,aj mnh,mhj Euvse,bioj th|/ pro.. ia´ kal¿andw/nÀ septembr¿i,wnÀ », per il quale vd. AGNELLO, Silloge, 18, 58-59, n. 4; cfr. la discussione in O. GARANA, Le catacombe siciliane e i loro martiri, Palermo 1961, 266 e 271, fig. 52. 10 Cfr. A. AHLQVIST, Pitture e mosaici nei cimiteri paleocristiani di Siracusa, cit., 381.

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stato da Hermione, figlia di Kaisarios: il vescovo Cheperion, insomma, doveva avere, nella regione settentrionale della catacomba di San Giovanni, pertinente alla comunità ecclesiale di Siracusa, un sepolcro, oggetto di particolare rispetto11, se appunto viene menzionato dai due defunti che gli stanno accanto, in una sorta di sepoltura privilegiata12. Il Garana ha osservato che questi, giacché, a differenza di Auxentius, non se ne segnala la provenienza, debba essere siracusano13. Il nome costituirebbe un hapax: P. Orsi pensò ad una corruttela del nome Kyprianos14 e Wessel addusse anche un confronto per tale ipotesi15. Lo Strazzulla, d’altro canto, avanzò l’ipotesi che Cheperion avesse origine da Caeparius16. I tentativi, sia dello stesso Wessel17, di emendare il testo dell’epigrafe in OÕ «uv»e(s)peri,wn18, sia del Ferrua, il quale suggerisce, invece, ~Uperi,wn19, si risolvono in improbabili lectiones faciliores, che si oppongono all’affermazione dell’Orsi, secondo cui «la lezione del testo è certissima». C’è da chiedersi anche se il nome, che non sembra affatto storpiato, non tradisca piuttosto un’origine orientale — opportunamente grecizzata con il suffisso -i,wn — da ricondurre alla radice semitica KPR (“villaggio”)20, diffusa in ambito siriano e fino in Cilicia21, radice che, traslitterata in greco dà esiti in Kap(e)r-, e Cefer- per i toponimi (oggi Kefr, El-Kefr)22 11

P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 507-508. 12 Cfr. Y. DUVAL, Auprès des saints corps et âme: l’inhumation «ad sanctos» dans la chrétienté d’Orient et d’Occident du IIIe au VIIe s., Paris 1988, 138. 13 O. GARANA, I vescovi di Siracusa, cit., 63-64. 14 P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni nel 1894, cit., 508. 15 IGCVO 860. 16 STRAZZULLA, ME, 172 e 250, n. 305. 17 L.c. Ripreso da PCBE Italie, 1567, ed accettato da A.E. FELLE, Epigrafia pagana e cristiana in Sicilia, cit., 247. 18 Vd. già TH. PREGER, Zu den spätgriechischen Inschriften Siciliens, in BZ 8 (1899) 109: VE(s)peri,wn. Per il nome cfr. L. JALABERT – R. MOUTERDE – C. MONDÉSERT, IGLS. V. Émésène, Paris 1959, 176, n. 2394, da Homs. 19 FERRUA, NG, 25; P.M. FRASER – E. MATTHEWS, LGPN III/A, 440 ( `Uperi,wn). 20 Cfr. H. WUTHNOW, Die semitischen Menschennamen in griechischen Inschriften und Papyri des vorderen Orients, Leipzig 1930, 64 e 147. 21 Cfr. J. KEIL – A. WILHELM, MAMA, III, Denkmäler aus den Rauhen Kilikien, Manchester 1931, 138, sub 248 e passim. 22 D. FEISSEL, Remarques de toponymie syrienne d’après des inscriptions grecques chrétiennes trouvées hors de Syrie, in Syria 59 (1982) 320-322. Vd. anche M. SARTRE, Les IGLS et la toponymie du Hauran, in Syria 79 (2002) 226. Per la forma con la prima velare aspirata vd. anche J.-B. HUMBERT – A. DESREUMAUX, Fouilles de Khirbet es-Samra en Jordanie, I. La voie romaine, le cimitière, les documents épigraphiques, Turnhout 1998, 412.

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e Kafar-, Kipar- e Kbar- per gli antroponimi23. La presenza di orientali, e in particolare di siriani, è largamente attestata per questo periodo sulla base di iscrizioni funerarie non soltanto a Siracusa, ma anche nell’ambito della sua diocesi24; un vescovo siracusano con questo nome potrebbe rivelare, o, meglio, confermare quelle tangenze siriache nella chiesa siracusana, che traspaiono, fra l’altro, dalla tardiva agiografia sul “protovescovo” Marciano, che l’apostolo Pietro avrebbe inviato da Antiochia in Sicilia25. Il Wessel si serve dell’esempio dell’iscrizione di Cheperion per integrare un’iscrizione mutila di San Giovanni (B4=H3) intendendo come “santissimo vescovo” l’o`siñ[w,tatoj] presso il quale un presbitero avrebbe comprato la tomba. Una tale integrazione, tuttavia, non sembra necessaria: innanzitutto perché l’aggettivo hosios può essere riferito — sebbene raramente — anche a presbiteri26, ed in secondo luogo perché proprio l’integrazione di o`siñ è incerta, tanto che A. Ferrua preferisce intenderlo come

23 Cfr. Kafarasi(maj) nel territorio di Tolemaide: L. DI SEGNI – R. FRANKEL, A Greek Inscription from Kibbutz Shomrat, in IEJ 50 (2000) 43-46; cfr. anche Kiparoun, a Bsindelaya nella Siria settentrionale (L. JALABERT – R. MOUTERDE, IGLS. II. Chalcidique et Antiochène, Paris 1939, 344-345, nn. 638-639) e (?) Kbarwlasij ad Hamaxia (Sinekkalesi) in Cilicia (SEG XLVIII, 1765). Nomi con questa radice sono presenti anche ad Anazarbo: vd. M.H. SAYAR, Die Inschriften von Anazarbos und Umgebung, I. Inschriften aus dem Stadtgebiet und der nächsten Umgebung der Stadt (IGSK 56), Bonn 2000, passim: Kiparatij, Kiparouj, Kiparena, Kipara; e le osservazioni di C. BRIXHE, Bulletin épigraphique, in REG 114 (2001) 576, n. 466, per il quale tali nomi sono incontestabilmente formati da una comune radicale anatolica. Anche per simili occorrenze in Egitto (Kabirij; Kaparein) si è fatto riferimento ad ambito micrasiatico-semitico: F. PREISIGKE, Namenbuch, Heidelberg 1922, rist. Amsterdam 1967, coll. 156, 165 e 522. 24 Iscrizioni di Iakobos figlio di Ammonios, di Solanos, di Iouannes e di altri, per i quali vd. G. MANGANARO, La Sicilia da Sesto Pompeo a Diocleziano, in ANRW II,1,1, 84-85; A. AVRAMÉA, Mort loin de la patrie. L’apport des inscriptions paléochrétiennes, in G. CAVALLO – C. MANGO (curr.), Epigrafia medievale greca e latina. Ideologia e funzione. Atti del seminario di Erice (12-18 settembre 1991), Spoleto 1995, 58-59; M. SGARLATA, Morti lontano dalla patria, cit., 1185-1201, con ulteriori riferimenti. 25 A. AMORE, San Marciano di Siracusa, Città del Vaticano 1958; D. MOTTA, Percorsi dell’agiografia. Società e cultura nella Sicilia tardoantica e bizantina, Catania 2003, 187-199; vd. ora anche F.P. RIZZO, Un raro syngramma nella tradizione scritta sui santi Peregrino e Libertino, in V. RUGGIERI – L. PIERALLI, EUKOSMIA. Studi miscellanei per il 75° di Vincenzo Poggi S.J., Soveria Mannelli 2003, 399-425; A. CAMPIONE, Il Martirologio Geronimiano e la Sicilia: esempi di agiografia regionale, in VetChr 42 (2005) 23-28 = A. CAMPIONE, La Sicilia nel Martirologio Geronimiano, in T. SARDELLA – G. ZITO (curr.), Euplo e Lucia 3042004. Agiografia e tradizioni cultuali in Sicilia, Atti del Convegno di Studi (Catania – Siracusa, 1-2 ottobre 2004), Firenze – Milano 2006, 206-212; F.P. RIZZO, SC, II/1, 79-83, 112. 26 Cfr. un’iscrizione di Antiochia-Daphne: L. JALABERT – R. MOUTERDE, IGLS. III/2. Antioche (Suite). Antiochène, Paris 1953, 531-533, n. 990.

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~Ostñ [wri,ou]: si tratterebbe, in questo secondo caso, dell’acquisto di una tomba da parte di un presbitero della chiesa (kuriako.n) di Hostorios27. Il terzo vescovo è Syrakosios attestato nel contesto del titolo funerario di Polychronios e Serapia28; la seconda avrebbe acquistato il sepolcro per il primo «evpi. tw|/ kuri,w| mou evpisko,pw| Surakosi,w|» (A2; fig. 1). Si è dato alla preposizione evpi. con il dativo solitamente un senso spaziale29 e non temporale così da far pensare ad una sorta di sepoltura “privilegiata” come quella di Alexandros e Rhodope (A4), e si è fatto ipoteticamente riferimento all’arcosolio (polisomo !) la cui guancia è decorata con lo staurogramma tra lettere apocalittiche inscritto in un clipeo e con due barche conformate a pesce con tondelli (forme di pane eucaristico ?) in bocca, per il sepolcro del vescovo30. Ma occorre dire che il riferimento al vescovo di Siracusa sembra essere piuttosto una precisazione temporale ulteriore — la prima è l’occasione della morte di Polychronios — della circostanza dell’acquisto del sepolcro: del resto, il valore cronologico della preposizione evpi. — anche quando nella tarda antichità si trova a volte seguita dal dativo piuttosto che dal genitivo — è riconosciuto in casi relativi non soltanto a membri del clero (un vescovo, un presbitero e perfino diaconi31), ma pure a consoli32 e ad altri eponimi33. Il significato temporale di evpi. risulta più chiaro in un altro titolo (A3) che registra l’acquisto di un sepolcro da parte di Nikon e di Aboundantia evpi. (= al tempo di) un Syrakosios “che verrà ricordato”, e che molto probabilmente è da riferire allo stesso Syrakosios del titolo precedente34. 27

Vd. infra 108-109,112. P. ORSI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni, in NSc 1907, 768-771. 29 Da ultimo cfr. C. CARLETTI, Epigrafia dei cristiani in Occidente dal III al VII secolo. Ideologia e prassi, Bari 2008, cit., 243. 30 P. ORSI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni, cit., 770, che riporta pure l’opinione di A. Mancini, e quindi L. NARCISO, Sulla personalità del vescovo Siracosio, in Atti I Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Siracusa 1950, 218 e 223; così anche M. SGARLATA, S. Giovanni a Siracusa, Città del Vaticano 2003, 73-74. 31 Solo a mo’ di esempio, per i diaconi, vd. SEG L, 1495 (a Gaza) e 1497 (a Iethira); a fortiori per i gradi superiori del clero. 32 Cfr. l’iscrizione di Urbino IGCVO 1101: evpi. Maxenti,w| dell’anno 307. 33 Cfr. l’iscrizione romana IGCVO 128: evpi. VIoulianw|/ evxa,rcw| [)))] evpi. tw|/ makariwta,tw| kai. a`giwta,tw| patria,rch| h`mw/n Pelagi,w| dell’anno 589: cfr. D. NUZZO, Egiziani a Roma in età tardoantica. Osservazioni sulle fonti epigrafiche e letterarie, in VetChrist 36 (1999) 230-231. 34 Così anche A.E. FELLE, Epigrafia pagana e cristiana in Sicilia, cit., 247. Si tratterebbe, invece di un «diacono che presiedeva al cimitero (ora già defunto), al cui tempo o alla cui presenza fu fatto l’acquisto» per FERRUA, NG, 47, n. 174. 28

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Certamente in questo caso è da escludere l’ipotesi secondo cui si dovrebbe attribuire ad evpi. il valore di “per” e dunque tradurre “in memoria di Syrakosios”35, formula, questa, inusitata. Si è in presenza, invece, della registrazione dell’acquisto del sepolcro da parte di due fedeli (verosimilmente due coniugi), che vi sarebbero stati seppelliti, «al tempo di Syrakosios (il vescovo) che sarà (sempre) ricordato», una registrazione con la quale i due acquirenti intendevano ancorare la propria sepoltura alla figura di un vescovo (ku,rioj), cui la comunità siracusana era evidentemente affezionata.

Fig. 1. Disegno dell’iscrizione del vescovo Syrakosios (A2).

Del resto non mancano esempi di menzioni dell’episcopato come indicazione del tempo della morte o della sepoltura: in particolare, a Roma sono note iscrizioni che fanno riferimento ai papati di Giulio (337-352), Liberio (352-366) e Damaso (366-384)36. 35

Così, invece, AGNELLO, Silloge, 61, n. 11. Si tratta delle iscrizioni ICVR IV, 11751 (papa Giulio), ICVR IV, 10852, VII 17436, BINAZZI, G., Regio VI. Umbria (ICI VI), Bari 1989, 104-105, n. 63 (papa Liberio) e ICVR I, 1430 (papa Damaso): vd. A.E. FELLE, Epitaffio di Euplia morta all’epoca di papa Liberio 36

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Il quarto vescovo, di cui è conosciuto il nome è Iohannes, un sigillo del quale si trova ora a Roma (A7): si tratterebbe del vescovo che, già arcidiacono catanese, era stato voluto nel 595 da Gregorio Magno alla cattedra siracusana, e vi era rimasto almeno fino all’anno 60337. Il latino dell’iscrizione stessa si addice a tali circostanze di età gregoriana. Il latino, tuttavia, rimane a lungo in uso, nonostante il processo di bizantinizzazione, certamente accelerato dal soggiorno siracusano dell’imperatore Costante II (663-668): V. Laurent, a proposito del sigillo del vescovo Mauricius (A7bis), da datare tra VII e VIII secolo, ha osservato che «l’hellénisation n’était pas ancore à ce point complète que le grec eut remplacé le latin dans la pratique de la cancellerie épiscopale»38. Se si passa in rassegna la cronotassi episcopale di Siracusa39, che nel suo nucleo più antico si fonda su di una lista fornita dal canonico Cristoforo Eschobar sulla base di un antico manoscritto non più esistente40, si rileva che due vescovi, per i quali possono riconoscersi i corrispondenti nelle attestazioni epigrafiche sono il trentatreesimo (Iohannes), ed il quarantreesimo (Mauritius) della sequenza: questi, molto probabilmente, sono appunto i vescovi conosciuti dai sopramenzionati sigilli (A7 e A7bis). (anni 352-366); ID., Epitaffio di Irene morta all’epoca di papa Damaso (anni 366-384), in I. DI STEFANO MANZELLA (cur.), Le iscrizioni dei cristiani in Vaticano. Materiali e contributi scientifici per una mostra epigrafica, Città del Vaticano 1997, 283-284, 3.6.3 e 3.6.4. In Siria, nell’area dell’antica Aretusa (?), sono noti dei casi in cui si registra la costruzione della cella con l’indicazione cronologica del tempo in cui un determinato sacerdote ha esercitato il suo ministero (evpi. tou/ dei/na presbute,rou): M. GRIESHEIMER, Kellia de Deir El-Ferdîs et d’Elbi. Contribution à l’étude de la vie monastique en Syrie centrale, in Syria 80 (2003) 178-184. Si datano agli inizi del VII secolo. 37 PCBE Italie, 1112-1120, Iohannes 89; vd. ora A. PINZONE, Un caso di corruzione nella Sicilia di età gregoriana? A proposito di Greg. Ep. 9,236 Norberg, in A. PINZONE, Provincia Sicilia. Ricerche di storia della Sicilia romana da Gaio Flaminio a Gregorio Magno, Catania 1999, 283-301; G. MAMMINO, Gregorio Magno e la riforma della Chiesa in Sicilia, Catania 2004, 33-36. Iohannes potrebbe essere identificato con Iohannes, venerabilis episcopus syracusanus, di cui si parla nella Vita Zosimi I,8, II,9-10: PIB II, 179, Iohannes 186. R. RIZZO, Prosopografia siciliana nell’epistolario di Gregorio Magno, Roma 2009, 62. 38 V. LAURENT, CSE, 693-694. 39 Sulla lista episcopale della chiesa siracusana fino alla conquista araba, vd. R. PIRRO, Sicilia sacra, Palermo 1733 (III edizione a cura di A. Mongitore – V.M. Amico), I, 123-144; P.B. GAMS, Series episcoporum, cit., 953-954; G. CAPPELLETTI, Chiese d’Italia, Venezia 1870, XXI, 617 ss.; N. AGNELLO, Quadro cronologico di tutti i vescovi che hanno governato la Chiesa siracusana, Siracusa 1888; F. LANZONI, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), Faenza 1927, rist. Modena 1980, II, 632-639; O. GARANA, I vescovi di Siracusa, cit., 59 ss. 40 C. ESCHOBAR, Episcoporum Syracusanorum numerus, in De rebus praeclaris syracusanis, Venetiis 1520, riportato da PIRRO, Sicilia sacra, I, 123. Ora il testo è stato riproposto da F.P. RIZZO, SC, II/2, 242-244.

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Degli altri due, cioè Cheperion e Syrakosios — si esclude Auxentius perché straniero — non esisterebbe alcun riferimento. Difficile è invece integrare il nome mutilo di - - -]ERUS evp(i,skopoj)41 (A5) con uno dei nomi della lista, a meno di non pensare alla remota ipotesi di Eustorius, presunto nono vescovo della cronotassi, il cui nome richiama il kuriako.n ~Ostñ[wri,ou], della già ricordata iscrizione (B4=H3). Nel catalogo di Eschobar dovrà piuttosto essere preso in considerazione il presunto settimo vescovo, che, portando il nome di Venantius Syracusius, può fare pensare al Syrakosios attestato epigraficamente e di cui si è già detto42. Questa sarebbe certo un’ipotesi da preferire a quella proposta da L. Narciso43, la quale pensa al vescovo Siracusius, menzionato nell’epistolario di Gelasio I (492-496)44, e che, invece, è quasi sicuramente un vescovo dell’Italia centro-meridionale45. Il nome, peraltro, conosce una certa diffusione anche a Roma46. Naturalmente per queste identificazioni il problema principale è dato dal fondamento storico da attribuire alla Cronotassi. Il Lanzoni47 ha osservato che la parte più antica è una composizione letteraria messa insieme con nomi fittizi o ripresi da quelli di età posteriore. Ciò fino all’anno 314, per il quale si ha il sicuro riferimento a Chrestus, che elencato al diciannovesimo posto, può bene essere identificato con vescovo invitato da Costantino al Concilio di Arles (Eus., HE X, 5, 21-24)48. Dopo di lui, se41 - - -]eruj sarebbe forma ipocoristica di - - - ]e,rioj secondo l’opinione di A. FERRUA, NG, 99, n. 382. 42 Per le varianti Syrakosios/Syrakousios, vd. D. MUSTI, Ancora sull’«iscrizione di Timoleonte», in PP 17 (1962) 469-471. 43 L. NARCISO, Sulla personalità, cit., 221-223. 44 PCBE Italie, 2084-2085; A. THIEL (cur.), Epistolae Romanorum Pontificum genuinae et quae ad eos scriptae sunt a S. Hilaro usque ad Pelagium II, Brausberga 1867, rist. Hildesheim – New York 1974, fragmentum 43, 506-507; F.P. RIZZO, SC, II/2, 264. 45 A. AMORE, Appunti storico-archeologici sopra un’iscrizione di Siracusa, in Miscellanea Giulio Belvederi, Città del Vaticano 1954, 309-320; PCBE Italie, 2138, Svrakosios. 46 Vd. H. SOLIN, Die griechischen Personennamen in Rom. Ein Namenbuch, Berlin-New York 2003, I, 677, con riferimento a ICVR VIII, 21279 (dal cimitero di Sant’Agnese), a A. NESTORI, La catacomba di Calepodio al III miglio dell’Aurelia vetus e i sepolcri dei papi Callisto I e Giulio I, in RAC 47 (1971) 229; vd. anche ICVR VIII, 22121, dal Coemeterium Maius; ILCV 4093. 47 LANZONI, Le diocesi d’Italia, cit., II, 636. 48 F.P. RIZZO, SC, II/2, 247-248. J. GAUDEMET (cur.), Conciles Gaulois du IVe siècle, Paris 1977, 58: «Criscens (sic !) episcopus, Florus diaconus ex civitate Seracosanorum provincia Sicilia»; sull’argomento vd. ora G. OTRANTO, La Sicilia paleocristiana nei concili di III-IV secolo, in T. SARDELLA – G. ZITO (curr.), Euplo e Lucia 304-2004, cit., 252-253.

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condo il Lanzoni, la lista dovrebbe dipendere dai dittici della Chiesa siracusana. Occorre però osservare che proprio per il periodo successivo al 314 la lista si dimostra lacunosa e frammentaria: da Cresto del primo periodo della pace della Chiesa a Stefano dell’età di Giustiniano sono registrati soltanto due vescovi (Germano per il quarto ed Eulalio per la seconda metà del secolo successivo), troppo pochi per un periodo di circa due secoli! D’altro canto, la ricerca archeologica sta contribuendo a gettare luce sulla attendibilità della Cronotassi siracusana, puntando l’attenzione sulle notizie relative a certi vescovi che avrebbero promosso opere edilizie: così a Germano, che occupa il ventesimo posto nella serie e che sarebbe vissuto nel IV secolo, andrebbe attribuita la commissione delle chiese “gemelle” di San Pietro i.m. a Siracusa e quella di San Focà a Priolo Gargallo49; a Stefano, ventiduesimo vescovo della lista, vissuto al tempo di Belisario, è stata ricondotta la chiesa di San Pietro de Tremilio, caratteristica per il suo presbiterio triconco, molto probabilmente chiesa di un complesso monastico50; allo stesso Stefano, che edificò la chiesa “Sancti Archangeli in Motokis” — e l’archetipo aggiunge che in essa sarebbe stato pure sepolto — si è pensato di poter riferire anche la chiesa recentemente scoperta a Cozzo Sant’Angelo presso Modica51. L’affidabilità delle notizie sull’attività del vescovo siracusano Stefano, viene confermata anche dal fatto che la chiesa da lui fondata al di fuori del territorio della propria diocesi, la chiesa dell’ospedale di San Giovanni a Catania, viene menzionata nell’epistola di Pelagio I al defensor Opilione del 55952. 49

Vd., in particolare, R.J.A. WILSON, Sicily under the Roman Empire. The archaeology of a Roman province, 36BC-AD535, Warminster 1990, 225, 305-306, fig. 261,1-2, il quale ipotizza che l’architetto di entrambe le chiese sia stato un tale Aithales, noto da un’iscrizione di Modica (H5). 50 Vd. da ultimo V.G. RIZZONE, Per un inquadramento delle chiese bizantine di San Pancrati a Cava Ispica e di San Lorenzo presso Pachino, in SEIA n.s. 10-11 (2005-2006) 28-29, fig. 2. 51 «Aedificavit […] ecclesiam S. Archangeli quem vocant Motokas […] et sepultum est in Ecclesia Sancti Archangeli in Motokis». Per la chiesa di Cozzo Sant’Angelo presso Modica, vd. V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica e il suo territorio nella tarda antichità, cit., 20-22, 135, 138-140; IID., Chiese di epoca bizantina e chiese di rito bizantino a Cava Ispica e nel territorio di Modica, in AHM 9 (2003) 16-18; IID, Aspetti della cristianizzazione negli Iblei sud-orientali, cit., 1624,1644. 52 P.M. GASSÓ – C.M. BATLLE (curr.), Pelagii I Papae Epistulae quae supersunt (556561), Barcelona 1956, 116-117. È possibile che il romano Stefano appartenesse alla nobiltà

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A partire dall’età bizantina, allorquando si diffonde la pratica della lettura nel corso delle celebrazioni liturgiche, dei nomi dei vescovi iscritti nei dittici in segno di tradizione e di comunione53, la lista presenta una certa attendibilità. Certamente, il nome di alcuni vescovi, per i quali non si dispone di altri riferimenti storici, come nel caso di Mauricius (A7bis), giunge la conferma della loro esistenza dai sigilli54. Quanto al periodo più antico, deve presumersi che alcune sequenze siano state inventate per colmare i vuoti della tradizione fededegna. È anche possibile, in questo quadro, che lacerti di sequenze, magari del periodo IV-V secolo, siano state utilizzate per colmare i vuoti dei primi tre secoli. Un’osservazione particolare deve essere fatta a riguardo del presunto settimo vescovo della cronotassi, quel Venantius Syracusius del quale si è detto e per il quale, benché non siano indicate date precise, si dovrebbe teoricamente ipotizzare sulla basi della cronotassi una collocazione cronologica nel II secolo d.C. Il suo doppio nome sembra proprio nascondere in realtà due vescovi: Venantius appunto e Syracusius; riuscirebbe pleonastico quest’ultimo termine se si dovesse intendere in senso etnico, che peraltro in latino sarebbe stato reso con “syracusanus”55; Syracusius sarebbe piuttosto la latiromana che possedeva terre in Sicilia e che abbia edificato tale chiesa in terre di sua proprietà prima che venisse eletto vescovo di Siracusa, o che fosse stato un esponente della gerarchia ecclesiastica romana, rector patrimonii della Chiesa di Roma (cfr. D. MOREAU, Les patrimoines de l’Église romaine jusqu’à la mort de Grégoire le Grand, in AntTard 14 [2006] 91) che come è noto, possedeva numerose proprietà in Sicilia e a Catania, in particolare, sin dall’età costantiniana: vd. ora M. SGARLATA – V.G. RIZZONE, Vescovi e committenza ecclesiastica nella Sicilia orientale: architettura e fonti, in XIV Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (Toledo, 8-12 settembre 2008), in c.d.s. 53 Per l’uso dei dittici vd. J.-CH. PICARD, Le souvenir des évêques: sepultures, listes épiscopales et cultes des évêques en Italie du Nord des origines au Xe siècle, Rome 1988, 521 ss.; M. NAVONI, I dittici eburnei nella liturgia, in M. DAVID (cur.), Eburnea diptycha. I dittici d’avorio tra Antichità e Medioevo, Bari 2007, 300-302. 54 Si possiedono, per limitare il campo alla sola diocesi di Siracusa, i sigilli dell’arcivescovo Markianos (II), presunto quarantacinquesimo vescovo della cronotassi (V. LAURENT, CSE, 694, n. 885; PIB II, 323, Marcianus 20), degli arcivescovi di Sicilia Gregorios (Asbestas) quarantottesimo (V. LAURENT, CSE, 696-697, n. 887) e Theodoros, quarantanovesimo (?) della lista (W. DE GRAY BIRCH, Catalogue of Seals in the Department of Manuscripts in the British Museum, London 1898, 72, n. 17844; V. LAURENT, CSE, 695-696, n. 886), ma anche i sigilli di due vescovi dei secoli X-XI: di Leon, metropolita di Sicilia (V. LAURENT, CSE, 697, n. 888; J. NESBITT – N. OIKONOMIDES, Catalogue of Byzantine Seals at Dumbarton Oaks and in the Fogg Museum of Art, I. Italy, North of Balkans, North of the Black Sea, Washington D.C. 1991, 37-38, 10.1), e di Nikolaos arcivescovo di Sicilia (V. LAURENT, CSE, 697-698, n. 889). 55 Cfr. F. PASCHOUD, La Sicile dans la littérature et l’imaginaire de l’antiquité tardive, in Kokalos 47-48/1 (2001-2002) 61.

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nizzazione del nome Syrakosios, diffuso in ambito siracusano sia nella forma maschile che in quella femminile56. Ma non si potrebbe riconoscere in questo Syracusius, collocato dalla Cronotassi a prima del 314, l’omonimo delle iscrizioni A2-3, che non possono essere datate a prima della metà del IV secolo, considerata, fra l’altro, la più recente escavazione del cimitero di San Giovanni in cui è stato rinvenuto il titolo di Polychronios e Serapia (A2). Altrimenti si dovrebbe ricorrere alla assai improbabile ipotesi di una ricollocazione delle reliquie, o quanto meno all’ipotesi cui si è fatto cenno, secondo la quale la Cronotassi avrebbe anticipato nomi realmente esistiti dopo la Pax al fine di colmare vuoti successivi alla menzione di San Marciano, collocato in età apostolica. Questi, infatti, viene presentato nel suo Encomio come diretto discepolo dell’apostolo Pietro che lo avrebbe inviato da Antiochia a Siracusa: tale leggenda agiografica probabilmente è sorta nel momento in cui Siracusa, divenuta, sebbene per breve periodo, residenza imperiale di Costanzo II, e poi capoluogo del thema di Sicilia, avrebbe rivendicato un’apostolicità che poteva essere «da supporto alle pretese metropolitiche» (Morini)57. Se poi, per il “protovescovo” siracusano si volesse recuperare la cronologia per cui il martirio viene posto al tempo di Valeriano e Gallieno (tra il 254 ed il 259)58, allora sarebbe possibile riconoscere l’attendibilità almeno di alcuni dei nomi che nella lista lo seguono — tra i quali si potrebbero annoverare anche Venantius e Syracusius — da collocare, pertanto, tra il III e soprattutto tra il IV ed il V secolo, periodo al quale sembrano essere stati sottratti.

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Cfr. P.M. FRASER – E. MATTHEWS, LGPN, IIIA, 407. S. CALDERONE, Comunità ebraiche e cristianesimo in Sicilia nei primi secoli dell’era volgare, in V. MESSANA – S. PRICOCO (curr.), Il cristianesimo in Sicilia dalle origini a Gregorio Magno. Atti del Convegno di Studi organizzato dall’Istituto teologico-pastorale «Mons. G. Guttadauro» (Caltanissetta, 28-29 ottobre 1985), Caltanissetta 1987, 49-50; E. MORINI, Dell’apostolicità di alcune chiese dell’Italia bizantina dei secoli VIII e IX. In margine agli Analecta Hymnica Graeca, in RSCI 36 (1982) 67-71. Cfr. A. MESSINA, I siciliani di rito greco e il patriarcato di Antiochia, in RSCI 2 (1978) 417-418. A. ACCONCIA Longo, Siracusa e Taormina nell’agiografia italogreca, in RSBN n.s. 27 (1990) 40-43, pone la leggenda della fondazione apostolica tra la fine del VII e gli inizi dell’VIII secolo. 58 Cfr. F.P. RIZZO, Un raro syngramma, cit., 412-414, 417-419. 57

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3. A Catania e nella Sicilia centro-orientale Per quanto concerne la diocesi di Catania, almeno quattro vescovi sono noti sulla base della documentazione epigrafica: Magnus (A8), Iohannes (A9), Georgius (A10) e Constantinus (A11) dei quali sono pervenuti i sigilli. Questi, con didascalia latina, devono essere circoscritti al periodo compreso tra il VI ed il VII secolo, prima, cioè, che il greco soppianti il latino nei documenti ufficiali59. Di Magnus e di Constantinus la lacunosissima cronotassi episcopale di Catania60 non fa alcuna menzione61. Iohannes è stato identificato con il vescovo che partecipò al Concilio Lateranense I dell’anno 64962, ma la lezione “Ioannes Carinensis” in luogo dell’ipotizzata “Ioannes Catinensis” risulta confermata dal corrispondente testo greco «VIwa,nnhj evpi,skopoj Karinh/j»63, diocesi attestata per la prima volta in età gregoriana64. Iohan59

Cfr. V. VON FALKENHAUSEN, La presenza dei greci nella Sicilia normanna. L’apporto della documentazione archivistica in lingua greca, in R.M. CARRA BONACASA (cur.), Byzantino-Sicula IV. Atti del I Congresso Internazionale di Archeologia della Sicilia Bizantina (Corleone, 28 luglio – 2 agosto 1998), Palermo 2002, 32. 60 Per la lista episcopale della chiesa di Catania, vd. G.B. DE GROSSIS, Catana sacra sive de episcopis Catanensibus, Catanae 1654; R. PIRRO, Sicilia sacra, cit., I, 513-597; F. LANZONI, Le diocesi d’Italia, cit., 624-629; G. ZITO (cur.), Archivio Storico Diocesano di Catania, Inventario, Catania 1999, 19; V.G. RIZZONE, Note per la cronotassi dei vescovi di Catania di età paleocristiana e bizantina e l’apporto della sfragistica, in XV Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (Toledo, 8-12 settembre 2008), in c.d.s. 61 La cronotassi tace anche di altri vescovi noti da sigilli. Si conoscono i sigilli in greco del vescovo Theodoros [G. LIBERTINI, Miscellanea epigrafica, in ASSO 27 (1931) 50-52; V. LAURENT, CSE, 701-702, n. 894; G. MANGANARO, Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, cit., 76, n. 24] che partecipò al Concilio Niceno II del 787, e dei metropoliti Konstantinos (V. LAURENT, CSE, 702-703, n. 895) – evidentemente diverso dal Constantinus episcopus (A11), del quale si conosce il sigillo in latino – ed Antonios (CIG IV, 9001; V. LAURENT, CSE, 703-704, n. 896; PIB I, 168, Antonius 10). Per quanto concerne i sigilli in greco di altri vescovi siciliani, si possiedono quelli relativi a Leon (V. LAURENT, CSE, 704, n. 897; PIB II, 274, Leo 30), a Niketas (V. LAURENT, CSE, 705, n. 898; PIB II, 421, Nicetas 1) e a Theodoros [D. CASTRIZIO, 8 sigilli bizantini inediti da Messina e da Enna, in QuadMess 5 (1990) 93-94, n. 8; E. KISLINGER – W. SEIBT, Sigilli bizantini di Sicilia. Addenda e corrigenda a pubblicazioni recenti, in ASMess 75 (1998) 8-10] di Taormina, a Paulos (V. LAURENT, CSE, 707, n. 900) di Messina; a Sergios di Termini (V. LAURENT, CSE, 707-708, n. 901) e a Leon di Lipari (V. LAURENT, CSE, 708-709, n. 902; J. NESBITT – N. OIKONOMIDES, Catalogue of Byzantine Seals, cit., 36, 7.1; PIB II, 275, Leo 34). 62 R. PIRRO, Sicilia sacra, cit., I, 517. 63 Vd. MANSI, X, coll. 867-868; 1165-1166; PIB II, 186, Iohannes 221. 64 Su questa sede vescovile vd. ora BONACASA CARRA, R.M. ET ALII, La catacomba di Villagrazia di Carini e il problema della ecclesia carinensis. I risultati delle recenti esplorazioni, in Atti del IX Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, cit, Palermo 2007, 18371839. M. DE FINO, Diocesi rurali nella Sicilia tardoantica: i casi di Carini e Triocala, in VetChr 46 (2009) 42-49. La diocesi di Karine compare anche nelle Notitiae Episcopatuum:

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nes sarebbe, pertanto, un nome nuovo nella sequenza dei vescovi catanesi. Georgius, infine, è stato identificato65 con il vescovo che fu presente al sinodo romano convocato da Papa Agatone nell’ottobre del 679 per regolare i rapporti con la Chiesa di Inghilterra66. Merita inoltre di essere menzionata, seppure molto dubitativamente, una lapide della collezione V. Cammarata di Enna, con iscrizione latina (A12=DD2; fig. 36), di cui era stato già indicato il rinvenimento nell’area della Villa del Casale di Piazza Armerina, ma per la quale ora si presume una provenienza da Roma. Se effettivamente fosse stata ritrovata nel centro dell’ennese sarebbe difficile poter determinare la diocesi di appartenenza: si potrebbe trattare di Catania, poiché Piazza Armerina è ubicata in relazione alla direttrice Catania-Agrigento67; non è esclusa, però, anche Siracusa, se al momento della ridefinizione territoriale della diocesi siracusana in età normanna, il prossimo sito di Anaor (Monte Navone), è distretto parrocchiale menzionato nella bolla di Urbano II per la ricostituzione della diocesi di Siracusa (1093)68. Ma l’ipotesi della provenienza romana della lapide rimette tutto in discussione. Anche la lettura di questa epigrafe funeraria, peraltro frammentaria, è molto travagliata. Manganaro, il quale ha pubblicato a più riprese l’iscrizione, ha proposto di individuare nel titolare, un tale Entolius dal nome di ascendenza giudaica69, un “[servus s(an)c(t)ae ro]m(anae) eccl(esiae)”, e, successivamente, sebbene in maniera dubitativa, un “eñ [p(iscop)us s(an)c(t)ae panhor]m(itanae) eccl(esiae)”, per ritornare, più recentemente, ora alla prima lettura, ora proponendone un’altra, ma sempre sulla stessa scia: “famul(us) s(an)c(t)ae ro]m(anae) eccl(esiae)”. Non è possibile giungere sulla base dei dati dell’epigrafe, ad una lezione certa; si povd. J. DARROUZES, Notitiae Episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, Paris 1981, Notitiae 3,628, 13,684 e 14,49. 65 I. CARINI, Sopra un sigillo siciliano inedito del Museo Britannico, in Nuove Effemeridi Siciliane di Scienze Lettere ed Arti di Palermo, agosto-settembre 1869, 1-20. 66 MANSI, XI, col. 179. 67 Sul percorso, riportato dall’Itinerarium Antonini, vd. B. PACE, ACSA, I, 436-437; G. UGGERI, Itinerari e strade, rotte, porti e scali della Sicilia tardoantica, in Kokalos 43-44 (1997-1998) 309-311; ID., La viabilità della Sicilia in Età Romana, Galatina 2004, 255. 68 S. FIORILLA, Insediamenti e territorio nella Sicilia centromeridionale. Primi dati, in MEFRM 116 (2004) 92-93. 69 Cfr. G. MANGANARO, Divagazioni onomastiche e toponomastiche, in ZPE 156 (2006) 132-133; ed infra l’iscrizione maltese BB4.

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trebbe anche pensare ad un “notar(ius) s(an)c(t)ae ro]m(anae) eccl(esiae)”, integrato sull’esempio dell’iscrizione cagliaritana di Menas70. Si tratterebbe, in ogni caso, anche accogliendone la lettura dell’epiteto di umiliazione, di un personaggio di rango, che fa riferimento ad una chiesa, la cui identità, sulla base di una sola superstite lettera “m” è impossibile definire. Qualora si accertasse il rinvenimento dell’epigrafe nel territorio ennese, occorrerebbe sottolineare, con l’editore, l’importanza di un documento in latino in un momento in cui (VI secolo) si rinsaldano i legami con Roma71, in una zona della Sicilia, quale quella della villa del Casale di Piazza Armerina, già legata agli interessi dell’aristocrazia romana72: si potrebbe trattare, effettivamente, di un personaggio di rango, legato a qualche famiglia aristocratica e giunto per qualche motivo in questo possedimento siciliano73. È stato osservato74 che al tempo di Gregorio Magno molto probabilmente il latifondo connesso con la Villa del Casale era già passato sotto il controllo della Chiesa di Roma, se appunto il Papa, scrivendo nell’agosto del 599 al vescovo di Siracusa Giovanni, lo invita ad accettare i redditi dovuti alla Chiesa di Roma anche nelle zone di Siracusa e di Palermo e non solo dove si addice (quo convenit) e cioè nel suburbio e nella massa Gelas (Reg. Ep. IX, 236). Questa è certamente in relazione con Philosophiana il latifondo connesso con la Villa del Casale75, attestato ancora come luogo di raccolta delle derrate destinate a Roma nel Bios di San Gregorio di Agrigento scritto dal monaco Leonzio, egumeno del monastero romano di San Saba (PG 98, col. 652)76. 70

Della basilica di San Saturnino: per essa vd. A.M. CORDA, Le iscrizioni cristiane della Sardegna anteriori al VII secolo, Città del Vaticano 1999, 90-91, CAR 056: notar(ius) subregionarius S(an)c(ta)e Rom(anae) eccl(esiae) et rec(tor). 71 G. MANGANARO, Nuovo manipolo di documenti magici, cit., 509. 72 Sulla presenza e sugli interessi dell’aristocrazia senatoria in Sicilia vd. D. VERA, Aristocrazia romana ed economie provinciali nell’Italia tardoantica: il caso siciliano, in QuadCat 19 (1988) passim; R. RIZZO, Palermo tardoantica: vita urbana e tipologie edilizie attraverso le lettere di Papa Gregorio Magno, in Kokalos 46 (2004) 240-242. 73 Sulla documentazione di età cristiana alla villa del Casale vd. G.V. GENTILI, Lucerne cristiano-bizantine e croce normanna nella villa imperiale di Piazza Armerina, in NDidask 1953-1955, 82-88; vd. anche G.F. LA TORRE, Gela sive Philosophianis (It. Antonini 88,2): contributo per la storia di un centro interno della Sicilia romana, in QuadMess 9 (1994) 99139. 74 G. MANGANARO, Note storiche ed epigrafiche per la villa, cit., 188-190. 75 “Mansio Gela sive Filosofianis” si legge nell’Itinerarium Antonini: vd. G. UGGERI, La viabilità della Sicilia, cit., 254-255. 76 LEONTIOS PRESBYTEROS VON ROM, Das Leben des heiligen Gregorios von Agrigent.

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4. Nella Sicilia occidentale Documento della fase della romanizzazione della chiesa di Sicilia, ma anche indice di un capillare controllo del territorio, anche dei piccoli insediamenti rurali dell’entroterra dell’Isola, dove si estendeva il patrimonium Sancti Petri, è, senza dubbio, anche un’altra iscrizione rinvenuta presso Salemi (A13). Questo piccolo centro rurale, verisimilmente identificabile con l’antica Halyciae77, ricadeva presumibilmente nell’ambito della diocesi di Lilibeo78. Nella contrada San Miceli presso Salemi è stata portata alla luce una chiesa che conosce almeno tre fasi edilizie (fig. 2): l’epigrafe A13 pertiene all’ultimo strato di pavimentazione con decorazione musiva, da datare a poco prima della distruzione definitiva della chiesa stessa, avvenuta al tempo della guerra greco-gotica per S.L. Agnello79, o tra l’ultimo scorcio del VI e gli inizi del VII secolo secondo la Bilotta80. Essa molto probabilmente ricorda la dedicazione ufficiale dell’edificio o del mosaico rifatto, e fa riferimento ad un pontifex pater episcopus, al tempo del quale l’opera è stata eseguita81, ma di cui non si è purtroppo conservato il nome. Data l’ubicazione, decentrata rispetto alle sedi vescovili note, si potrebbe pensare anche ad un corepiscopo82, che svolgeva il suo ufficio nell’entroKritische Ausgabe, Übersetzung und Kommentar von A. Berger, Berlin 1994, 61,23 e 67,18: qui sembra che il toponimo Philosophiana si sia esteso fino ad abbracciare lo scalo marittimo (presso la foce del fiume Gelas) in cui si trovavano le navi destinate a Roma. 77 Per lo status quaestionis della identificazione di Halyciae con Salemi vd. G. BEJOR, Alicie, in BTCGI III, 168-171; S. STORTI, Il problema di Alicie, in Seconde Giornate Internazionali di Studi sull’area elima (Gibellina, 22-26 ottobre 1994), Pisa – Gibellina 1997, III, 1287-1296. 78 Cfr. M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 63. Ne sarebbe da escludere l’appartenenza alla sede vescovile di Trapani, fondata non molto prima della conquista islamica della Sicilia e comunque documentata solo verso il X secolo: cfr. F. BURGARELLA, Trapani e il suo vescovado in epoca bizantina, in La Fardelliana 13 (1994) 5-16; vd. J. DARROUZES, Notitiae Episcopatuum, cit., Notitiae 7-280, 10-193, 13-204. 79 S.L. AGNELLO, Architettura paleocristiana e bizantina in Sicilia, in IX CARB, Ravenna 1962, 82. 80 M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 62-63. 81 Sul ruolo del vescovo nella dedicazione della chiesa, vd. A. CARILE, I ceti dirigenti bizantini sui pavimenti delle chiese, in XLII CARB, Seminario Internzionale sul tema «Ricerche di Archeologia Cristiana e Bizantina» in memoria del Prof. Giuseppe Bovini (Ravenna, 14-19 maggio 1995), Ravenna 1995, 161. 82 Sui corepiscopi vd. O. BUCCI, Episcopato delle campagne o Corepiscopi. Un caso emblematico del Cristianesimo orientale fra proletariato rurale siriano e predominio delle polis ellenistiche. L’impressionante parallelismo all’interno del cristianesimo occidentale, in

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terra, in dipendenza dal vescovo di Lilibeo o, in subordine, di qualcun’altra dalle sedi vescovili distribuite in prevalenza lungo la costa. Sebbene siano note dedicazioni ad opera di corepiscopi, la formula, chiaramente occidentale, che accosta a pontifex83 anche l’appellativo di pater episcopus84, contraddice il carattere non episcopale del corepiscopato85. A ciò si aggiunge la considerazione che l’occorrenza di tali corepiscopi in Occidente è piuttosto rara. Notevole è la parte conclusiva dell’epigrafe, nella quale si fa menzione della [sancte ecclesie ca]tolice o, secondo altre possibili integrazioni, della [fidei ca]tolice86 o della [religionis ka]tolice come nell’iscrizione del presbitero Peregrinus a Madaura87: stando all’ultima convincente proposta di lettura88, vi si farebbe riferimento alla cattolicità di quella Chiesa, in opposizione all’arianesimo professato dai Vandali e dai Goti89, che forse aveva avuto maggiore influsso nella parte occidentale dell’Isola90, per via dell’azione esercitata dall’ariano Massimino91. Si confermerebbe, in tal modo, ancora nel VI secolo avanzato, quello stretto rapporto tra la Sicilia Atti dell’Accademia Romanistica Costantiniana. IV Convegno Internazionale, Roma 1981, 99-163. 83 Sull’uso di pontifex per i vescovi a partire dal IV secolo, vd. CH. PIETRI, Roma christiana. Recherches sur l’Église de Rome, son organisation, sa politique, son idéologie de Miltiade à Sixte III (311-440), rist. Rome 1993, II, 1607; F. GROSSI GONDI, Trattato di epigrafia cristiana latina e greca del mondo romano occidentale, rist. Roma 1968, 148-149. Negli epitaffi romani il titolo di pontifex è attestato a partire da Leone I: C. CARLETTI, Dalla «pratica aperta» alla «pratica chiusa»: produzione epigrafica a Roma tra V e VIII secolo, in Roma nell’Alto Medioevo, XLVIII Settimane di Studio del CISAM (27 aprile – 1 maggio 2000), Spoleto 2001, 380. 84 Per l’espressione di pater episcopus cfr. ILCV 1027, da Chiusi, dell’anno 322. 85 Cfr. D. FEISSEL, L’évêque, titres et fonctions d’après les inscriptions grecques jusqu’au VIIe siècle, in Actes du XIe Congrés international d'archéologie chrétienne (Lyon – Vienne – Grenoble – Genéve – Aoste, 21-28 septembre 1986), Città del Vaticano-Rome 1989, 815. 86 Su queste formule, vd. H. LECLERCQ, in DACL II, coll. 2624-2639. 87 ILCV 1590 A. 88 - - -Ca]tolice in luogo di - - -]TORICE: N. DUVAL, Basilique et mosaïque funéraires, vraie ou supposées, de Salemi (Sicile). Rapports entre l’Afrique et la Sicile a l’époque byzantine, in BullMonum 137 (1979) 258-259. Vd. J. DURLIAT, La lettre L dans les inscriptions byzantines d’Afrique, in Byzantion 49 (1979) 170-171, fig. 4. 89 Cfr. S. COSTANZA, «Uuandali-Arriani» e «Romani-catholici» nella Historia persecutionis Africanae Provinciae di Vittore di Vita, in Oikoumene, cit., 223-241; vd. anche A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 129-154. 90 Cfr. L. CRACCO RUGGINI, La Sicilia nel V secolo e Pascasino di Lilibeo, in M. CROCIATA – M.G. GRIFFO (curr.), Pascasino di Lilibeo e il suo tempo, Caltanissetta – Roma 2002, 33-34. 91 PCBE Italie, 1462, Maximinus 4; PCBE Afrique, 731, Maximinus 10 e 11.

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e Roma instauratosi già al tempo di Leone Magno: «un rapporto che si evidenzia in direzione per così dire ascensionale, nella forza cioè con cui la Chiesa di Sicilia sa tenersi legata alla regula fidei del capo della Chiesa latina»92. Non è forse inutile anche ricordare che proprio i legami tra Halyciae e Roma sono documentati da epigrafi, che attestano la presenza di abitanti del piccolo centro siciliano nella capitale: è il caso di Iohannis Alicens(is), sepolto nel 496 nella vecchia basilica di San Pietro93, e di altri due alicenses i cui epitaffi sono datati, rispettivamente, al 372 (dalla zona Appia-Ardeatina) e al 407 (di provenienza ignota)94.

5. Nella Sicilia settentrionale ed altra documentazione D’altro canto, la Sicilia costituiva un’importante interfaccia tra Roma e Costantinopoli95, come può constatarsi anche grazie ad un’iscrizione rinvenuta ad Argo (A15; fig. 3): si tratta del titolo funerario di Petros vescovo di Cefalù, la cui cattedra, legata alla metropoli di Siracusa96, è documentata nelle Notitiae Episcopatuum. La scoperta di quest’epigrafe anticipa al VI secolo l’esistenza di questa sede vescovile: deve tenersi conto, peraltro, che i ritrovamenti archeologici nell’area della cattedrale ce92 Cfr. F.P. RIZZO, Il latinus Pascasino inviato a Calcedonia, ossia il ribaltamento di una tradizione consolidata, in M. CROCIATA – M.G. GRIFFO (curr.), Pascasino di Lilibeo, cit., 5762; vd. anche ID., Vicem praesentiae meae implere. A proposito della presidenza a Calcedonia, in F. ELIA (cur.), Politica, retorica e simbolismo del primato: Roma e Costantinopoli IVVII secc. d.C., Convegno Internazionale di Studi (Catania, 4-7 ottobre 2001), Catania 2002, 41-46. 93 ICVR II, 34, n. 4179; ILCV 3727F; D. NUZZO, Presenze etniche nei cimiteri cristiani del suburbia romano: attestazioni epigrafiche, in Atti dell’XI Congresso Internazionale di Epigrafia Greca e Latina (Roma, 18-24 settembre 1997), Roma 1999, 700. 94 Per l’iscrizione del 372 vd. ICVR IV, 11104 e ILCV 4461A; per quella del 407 vd. ICVR I, 3224; ILCV 3652; per tutte e tre vd. D. NUZZO, Hispani e Galli a Roma tra IV e VI secolo. Testimonianze epigrafiche e letterarie, in VetChrist 39 (2002) 279-281, nn. 13-15. Ma vd. anche le osservazioni di H. SOLIN, Mobilità socio-geografica nell’impero romano. Orientali in Occidente. Considerazioni isagogiche, in M. MAYER Y OLIVÉ – G. BARATTA – A. GUZMÁN ALMAGRO (curr.), XII Congressus Internationalis Epigraphiae Graecae et Latinae (Barcelona, 3-8 septembris 2002), Barcelona 2007, 1378. 95 Cfr. E. CALIRI, La mediterraneità della Sicilia nell’età di Gregorio Magno, in M. BARRA BAGNASCO – E. DE MIRO – A. PINZONE (curr.), Magna Grecia e Sicilia. Stato degli studi e prospettive di ricerca. Atti dell’Incontro di Studi (Messina, 2-4 dicembre 1996), Messina 1999, 471-482; per una prospettiva archeologica vd. V.G. RIZZONE, Per un inquadramento, cit., 38-39. 96 J. DARROUZES, Notitiae Episcopatuum, cit., Notitiae 2-233, 3-625, 7-283, 10-196, 13207, 13-677, 14-49.

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faludese (i cui mosaici, in particolare, lasciano pensare ad un edificio di prestigio), rivelano una frequentazione senza soluzione di continuità dal VI all’VIII secolo97.

Fig. 2. Pianta della basilica di Salemi con le iscrizioni. 97 R.M. BONACASA CARRA, L’archeologia cristiana nella Sicilia occidentale. Bilancio di un quinquennio di studi e di ricerche, in BCA Sicilia 5 (1984) 21, 25, fig. 17.

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Quali motivi abbiano spinto Petros a muovere dalla Sicilia alla volta del bacino dell’Egeo non è dato saperlo: forse è morto nel corso di qualche ambasceria in Oriente98.

Fig. 3. Epitaffio del vescovo Petros (A15). 98 Per le ambascerie di prelati dell’Italia meridionale e della Sicilia presso Costantinopoli vd. G. OTRANTO, Note sull’Italia meridionale paleocristiana nei rapporti col mondo bizantino, in Augustinianum 35 (1995) 867-870.

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Un caso analogo sarebbe offerto da un titulus funerario rinvenuto a Corinto, che menziona un certo Sekoundinos99: recentemente si è ipotizzato che questi sia il vescovo siciliano di Taormina, amico fraterno di Gregorio Magno, il quale gli dedicò le XL Homiliae in Evangelia100; il Papa lo avrebbe inviato in missione diplomatica a Corinto, dove Secondino avrebbe trovato la morte il 5 dicembre di un anno non precisato e sarebbe stato sepolto101. Ma prima di accogliere tale ipotesi su Sekoundinos, bisognerebbe essere sicuri trattarsi di un vescovo. Gli epiteti che qualificano il defunto (qeofile,statoj e makariw,tatoj), infatti, non sono dirimenti al riguardo, in quanto adatti anche a non chierici, sebbene il primo aggettivo sia attestato molto frequentemente per i vescovi102. In secondo luogo, ad essere incerta è la stessa identificazione del Secondino della missione in Grecia con l’omonimo vescovo di Taormina. Il primo, chiamato dal Papa con l’usuale formula frater et coepiscopus noster (Reg. Ep. V,57), aveva ricevuto da lui l’incarico di risolvere la causa dell’arcivescovo Anastasio di Corinto, macchiatosi di gravi colpe e morto prima del luglio 595, quando a Corinto risulta già insediato Giovanni I, come attesta la corrispondenza di Gregorio Magno (Reg. Ep. V,57 e V,62). Ma il vescovo siciliano aveva lasciato quella città prima di detta data, giacché lo si ritrova presente ad un concilio romano del 5 luglio 595, quindi è certamente in Sicilia entro la fine del 595 e non mancano notizie della sua permanenza in Sicilia fino al 603 (Reg. Ep. XIII,20)103. Per sup-

99 «VAnepau,sato o` qeofi|le,statoj k(ai.) makariw,|tatoj Sekound/i/noj | tel(euth,saj) n(on)w/n dekemb(ri,wn) | tw|/ m(hni.) tw/n broum(ali,wn)»: D. PALLAS – S. NTANTIS, Epigrafe,j apo, th,n Ko,rinqo, in ArchEph 116 (1977) 62-63. 100 Su Secondino di Taormina vd. PCBE Italie, 2010-2014, Secundinus 6; G. MAMMINO, Gregorio Magno, cit., 36-37. 101 Da K.G. GEROLYMOU, Du,o ne,ej epigrafe,j apo, to, Argoj, in Horos 13 (1999) 54, che fraintende D. PALLAS – S. NTANTIS, Epigrafe,j cit., 62-63. 102 Soltanto a mo’ di esempio, vd. A.C. BANDY, The Greek Christian Inscriptions of Crete, Athens 1970, 56, n. 28, con riferimenti anche ad altri membri del clero. L’aggettivo, però, si ritrova anche in contesti pagani: cfr. D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétiennes de Macédoine du IIIe au VIe siècle, Paris 1983, 247-248, n. 86bis, attribuito all’imperatore Giuliano (361-363). Sui qeo,filoi, vd. L. CRACCO RUGGINI, Prêtre et fonctionnaire: l’essor d’un modèle épiscopal aux IVe-Ve siècles, in AntTard 7 (1999) 179, con ulteriori riferimenti. 103 In questa lettera non è però specificato se Secondino sia vescovo di Taormina, ma solo vescovo siciliano.

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porne la morte a Corinto occorrerebbe, pertanto, ricorrere alla gratuita ipotesi di un suo ritorno nella città dell’Istmo104. Tanto di Petros di Cefalù, quanto del Secundinus siciliano, molto probabilmente da distinguere dall’omonimo vescovo di Taormina, quanto, ancora, del vescovo di Messina Theodorus, noto da un sigillo databile al VII secolo (A16; fig. 4), occorre osservare che mancano i nomi nelle cronotassi episcopali delle sedi siciliane105. Queste, d’altra parte, come tutte le liste episcopali di tutte le diocesi siciliane (se si eccettua quella di Siracusa), si fondano prevalentemente sulle registrazioni delle firme apposte negli atti dei sinodi e dei concili, ed occasionalmente su fonti agiografiche e su altri documenti epigrafici. Grazie agli atti dei concili, anzi, si viene a conoscenza anche di sedi vescovili che non hanno avuto fortuna nel tempo, non essendo sopravvissute al dominio musulmano in Sicilia: così quella di Laurinum, menzionata 104 A prescindere, tuttavia, da questa suggestiva ma improbabile ipotesi, l’argomento della mobilità dei vescovi, già toccato a proposito del romano Eusebio morto in litore trinacrio e dello spagnolo Auxentius sepolto a San Giovanni di Siracusa, trova ancora riscontro tra il VI ed il VII secolo soprattutto grazie alle notizie fornite dall’epistolario di Gregorio Magno, a proposito di altri vescovi e di chierici allontanati o riparati dalla loro sede di origine in Sicilia: così il vescovo africano Rufiniano (vd. ora F.P. RIZZO, Fulgenzio a Siracusa, in Studi di Filologia Classica in onore di Giusto Monaco, Palermo 1991, 1479) con il quale si incontra Fulgenzio durante il suo viaggio alla volta dell’Egitto; nell’Isola venne relegato anche il vescovo di Altino Vitale, fatto prigioniero di Narsete (Paul. Diac., HL II,4); Papa Vigilio risiedette a Siracusa dove la morte sopraggiunse nel 555 (L. CRACCO RUGGINI, La Sicilia fra Roma e Bisanzio, in Storia della Sicilia, Napoli 1980, III, 70, nota 68); l’ex presbitero Vitaliano di Milano che nel 594 il vescovo Costanzo intendeva inviare in Sicilia a fare penitenza (Reg. Ep. V,18); lo stesso vescovo Costanzo è probabilmente in qualche modo responsabile dello stato di accusa di Pompeo, vescovo di una sede prossima a Milano ed inquisito a Siracusa (Reg. Ep. X,11); Basilio, il vescovo titolare di Capua, occupata dai Longobardi, si trova in Sicilia sul finire del 598 (Reg. Ep. IX,73). Sui casi di Vitaliano e di Pompeo vd. C. PASINI, Chiesa di Milano e Sicilia: punti di contatto dal IV all’VIII secolo, in S. PRICOCO – F. RIZZO NERVO – T. SARDELLA (curr.), Sicilia e Italia suburbicaria tra IV e VIII secolo. Atti del Convegno di Studi (Catania, 24-27 ottobre 1989), Soveria Mannelli 1991, 381-382, che ricorda anche il caso del vescovo milanese Dazio giunto in Sicilia verso la metà del VI secolo. Si aggiunga la notizia in merito al soggiorno in Sicilia (593) del vescovo Malco, forse espulso dalla sua chiesa di Salona (Reg. Ep. III,22). D’altra parte, in direzione centrifuga, si registrano le elezioni del siciliano Bassiano a vescovo di Lodi nel 373 circa (F. LANZONI, Le diocesi d’Italia, cit., II, 635, 949, 956, 993-994) e di Marciano a vescovo di Locri nel 597: dall’epistolario gregoriano si evince che questi era un presbitero calabrese riparato in Sicilia a seguito dell’invasione dei Longobardi e stabilitosi nella Massa Largia della diocesi di Catania (Reg. Ep. VII,38; G. MAMMINO, Gregorio Magno, cit., 136, 153); forse si può aggiungere il caso di Orso, vescovo di Ravenna, forse di origine siciliana: L. CRACCO RUGGINI, La Sicilia fra Roma e Bisanzio, cit., 70, nota 68. 105 Per Messina, in particolare, vd. C. MORABITO, Series episcoporum Messanensium, Napoli 1669.

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soltanto nell’epistolario di Gregorio Magno (Reg. Ep. II,38)106; ma anche le sedi di Triocala (Caltabellotta), di Alesa (Castel di Tusa), e di altre note solo dalle firme apposte dai titolari agli Atti conciliari.

Fig. 4. Sigillo del vescovo Theodorus (A16).

Quanto ai titolari della cattedra alesina, occorre dire, tuttavia, qualcos’altro. Oltre ai firmatari ai concili lateranense del 649 (Calumniosus) e 106 In età gregoriana ne è vescovo un tale Giovanni (PCBE Italie 1109, Iohannes 80). R. RIZZO, Prosopografia siciliana, cit., 61-62, propone di leggere “Carinensis” in luogo di “Laurinensis”, riconoscendo, pertanto, un altra attestazione della diocesi di Carini. Forse anche la ecclesia Barunitana si trovava in Sicilia: un tale Marcello, di questa chiesa, faceva penitenza nel monastero palermitano di Sant’Adriano (Reg. Ep. I,18).

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costantinopolitano dell’870 (Antonius)107, infatti, è stato recentemente reso noto il nome di un altro prelato, testimoniato da un’epigrafe (A14; fig. 5) già rinvenuta nell’area di «Santa Maria delli palazi apresso Tusa», corrispondente, molto probabilmente, alla cattedrale del luogo. Questa iscrizione, adesso putroppo dispersa, non si conoscerebbe se non fosse stata copiata, con una sola variante, in due codici del XVI secolo (Matritensis 5781, f. 22; Vaticanus Lat. 6036, f. 56v): essa è stata redatta in greco e menziona un vescovo di nome Tobias in relazione ad una fondazione di cui sarebbe autore.

Fig. 5. Disegno dell’iscrizione del vescovo Tobias (A14).

È stata datata dall’editrice all’VIII secolo, ma con argomenti non cogenti108: i caratteri, infatti, potrebbero datarsi anche al VI secolo109 ed il nome di origine giudaica del vescovo non comporta necessariamente un collegamento con «la diaspora di profughi ecclesiastici di lingua greca provenienti dall’area siro-palestinese […] nel VII sec. d.C.»110. Probabilmente il periodo più adatto nel quale collocare Tobias è il VII secolo. 107 A.M. PRESTIANNI GIALLOMBARDO, Un’inedita iscrizione tardoantica da Alesa, cit., 308-311, con riferimento a MANSI, X, coll. 864-866, 1063-1064. Vd. anche J. DARROUZES, Notitiae Episcopatuum, cit., Notitiae 2-241, 7-284, 10-197, 13-208.686, 14-49. A. FACELLA, Alesa Arconidea. Ricerche su un’antica città della Sicilia tirrenica, Pisa 2006, 303-307. 108 A.M. PRESTIANNI GIALLOMBARDO, Un’inedita iscrizione tardoantica da Alesa, cit., 308-311, da cui dipende A. FACELLA, Alesa Arconidea, cit., 306-307. Abbassa la cronologia al VI-VII secolo Ch. Pietri: vd. PCBE Italie, 2208. 109 Vd. FERRUA, NG, 131, sub 496. Per l’uso del tau sovrapposto all’omega cfr. l’iscrizione del vescovo Leonida di Anfipoli datata al 682/3: G. BELENES, Sumbolh, sth cronolo,ghsh triw,n epigrafw,n apo, th Makedoni,a me anafore,j se korufai,ouj iera,rcej, in Byzantina 25 (2005) 7-10, fig. 1. 110 Un nome ebraico quale Iohannes, solo a mo’ di esempio, conosce in Sicilia una certa diffusione già tra V e VI secolo: basti ricordare, le iscrizioni C5, C6, FB1 e G4, tra quelle qui prese in considerazione, che si riferiscono a personaggi che hanno questo nome.

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6. Appendice epigrafica A A. I vescovi A1. Siracusa, San Giovanni. Iscrizione rubricata sul fronte di un arcosolio del cardine maggiore.

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Auxentius Hispanus patria ep(iscopus) Rotdon(ensis ?) iacet huc, et a[d]iuro vos qui legites [- - -] petite q[uo]d acce[ptum - - -]

«Auxentius, di patria ispano, vescovo di Rhode (?) qui giace, e scongiuro voi che leggete (…) chiedete ciò che è gradito (a Dio ?) …». Bibl.: A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 45-47, n. 1, fig. 1; AE 1948, n. 171; AGNELLO, Silloge, 42, 93, n. 82; A. AHLQVIST, Pitture e mosaici nei cimiteri paleocristiani di Siracusa, cit., 380-381, n. 9; M. SGARLATA, Epigrafia greca e latina cristiana, cit., 491, fig. 271; PCBE Italie, 243, Auxentius 5.

A2. Siracusa, MAR, 26701. Da San Giovanni. Lastra di marmo. Fig. 1.

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VEnqa,de ki/te PolucÄ ro,nioj kai. Serapi,a hvgo,rasen tw|/ to,tÄ e kairw|/ Polucroni,ou ai` Serapi,a evpi. tw|/ kuri,Ä w| mou evpisko,pw| SuraÄ kosi,w|)

«Qui giacciono Polychronios e Serapia. Serapia comprò (il sepolcro) allora, al momento (della morte) di Polychronios, al tempo del mio signore vescovo Syrakosios». Bibl.: P. ORSI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni, in NSc 1907, 768-771, n. 36; O. MARUCCHI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di S. Giovanni a Siracusa, in NBAC 16 (1910) 167; L. NARCISO, Sulla personalità del vescovo Siracosio, cit., 217-223; AGNELLO, Silloge, 26, 72-73, n. 32; O. GARANA, I vescovi di Siracusa, cit., 52, 64-65, fig. 12; IGCVO 854; FERRUA, NG, 30, n. 89a; PCBE Italie, 2138; C. CARLETTI, Epigrafia dei cristiani in Occidente, cit., 243, n. 147.

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A3. Siracusa, MAR 110. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

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VEpi. tou/ mnhsÄ qhsome,nou Surakosi,ou avgorasi,aj Ni,Ä kwnoj kai. VAboudÄ anti,aj)

«Al tempo di Syrakosios che sarà (sempre) ricordato, acquisto di Nikon e di Aboundantia» Bibl.: IG XIV, 172; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 2 (1874) 511, XII; STRAZZULLA, ME, 102, n. 72; J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten Siziliens, Berlin 1907, 13; AGNELLO, Silloge, 20, 61, n. 11; IGCVO 872; FERRUA, NG, 47, n. 174.

A4. Siracusa, MAR 14469. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

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6

VAlexa,ndroÄ u ke ~Rodo,phj mnhmi,wn evngÄ u.j evpisko,pou to[u/] Ceperi,wnoj( o] evÄ pw,lhsen ~Ermio,Ä nh h` quga,thr KeÄ sari,ou)

rr. 4/5: O((uv))esperi,wnoj (Wessel); ~Uperi,wnoj (Ferrua) «Tomba di Alexandros e di Rhodope, presso il vescovo Cheperion, (tomba) che vendette Hermione, la figlia di Kesarios» Bibl.: P. ORSI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 507, n. 323; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi eseguiti nei cimiteri cristiani della Sicilia con studi e raffronti archeologici, in ASSic 21 (1896) 152-153; STRAZZULLA, ME, 172, n. 305; TH. PREGER, Zu den spätgriechischen Inschriften Siciliens, cit., 108-109; AGNELLO, Silloge 24, 68, n. 24; O. GARANA, I vescovi di Siracusa, cit., 52, 63-64, fig. 12; IGCVO 860; FERRUA, NG, 25, n. 63; PCBE Italie, 1567, Oue(s)perion.

A5. Siracusa, MAR 218. Lastra di calcare. Ä Ä Ä ]ERUS evp(i,skopoj) «…erys vescovo…» Bibl.: FERRUA, NG, 99, n. 382.

78


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A6. Siracusa, MAR. Lastra di marmo. Ä Ä Ä ev]pi,skopo[j Ä Ä Ä «…vescovo…» Bibl.: FERRUA, NG, 103, n. 399.

A7. Vaticano. Campo Santo Teutonico. Sigillo. R/

[Ioh]ann[is] [e]piscopi

V/

Eccl(esiae) S(y)r(a)c(usanae)

«Di Iohannes vescovo / della chiesa siracusana» Bibl.: V. LAURENT, CSE, 692-693, n. 883; PCBE Italie, 1112-1120, Iohannes 89; PIB II, 169175, Iohannes 152.

A7bis. Siracusa, MAR 6897. Sigillo. R/

Maria Vergine con il Bambino.

V/

Ma[u]ricii ep(is)c(opi) Eccl(esiae) Sur(acusanae)

«Di Mauricius vescovo / della chiesa siracusana» Bibl.: V. LAURENT, CSE, 693-694, n. 884; PIB II, 357, Mauricius 10.

A8. Mercato antiquario. Sigillo. R/

Magni Episc(opi)

V/

Eccl(esiae) Cat(anensis)

«Di Magnus vescovo / della chiesa catanese» Bibl.: Classical Numismatic Group. Mail Bid Sale (20 march 1996). Auction 37, n. 2268; SBS 6 (1999) 118.

79


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A9. Catania. Collezione privata. Sigillo. R/

Iohannis Episc(opi)

V/

Eccl(esiae) Cat(anensis)

«Di Iohannes vescovo / della chiesa catanese» Bibl.: G. MANGANARO, Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, cit., 76, n. 23.

A10. Londra, British Museum, Seal xliv, 162. Sigillo. R/

Georgii Episc(opi)

V/

croce S(an)c(t)ae Eccl(esiae) Cat(anensis)

«Di Georgius vescovo / della santa chiesa catanese» Bibl.: I. CARINI, Sopra un sigillo siciliano inedito del Museo Britannico, cit., 1-20; W. DE GRAY BIRCH, Catalogue of Seals in the Department of Manuscripts in the British Museum, London 1900, 36, 37, n. 17639; V. LAURENT, CSE, 701, n. 893; PIB II, 39-40, Georgius 14 = Georgius 23.

A11. Mercato antiquario. Sigillo. R/

croce Constant(ini) Ep(is)c(opi)

V/

s(an)c(t)ae Eccl(esiae) Cat(anensis)

«Di Constantinus vescovo / della santa chiesa catanese» Bibl.: Sternberg, Sale XXVI (november 16, 1992); SBS 3 (1993) 206, n. 503.

80


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A12. = DD2 (Entolius). Fig. 36. A13. Salemi, basilica di contrada San Miceli. Iscrizione musiva. Fig. 2.

3

[- - -]CD[- - -] a [te]mporibus [- - -]O in Dom(ino) CD[- - - po]ntificis patris episc(opi) [- - -]xitus su [- - - ] IO [. .D]ominus DO [- - -]EN [ - - - h]onoris SE [- - - sancte ecclesie oppure fidei ca]tolice.

«… nel Signore (…) del pontefice padre vescovo (…) il Signore (…) dell’onore (…) della santa chiesa (o della fede) cattolica» Bibl.: A. SALINAS, Antichità cristiane, cit., 341-342; B. PACE, La basilica di Salemi, cit., coll. 701-702; L. NOVARA, Salemi, cit., 50; M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 36; N. DUVAL, Basilique et mosaïque funéraires, cit., 258-259; J.-P. CAILLET, Les dédicaces privées de pavements de mosaique à la fin de l’Antiquité, in Artistes, artisans et production artistique au Moyen Age. Colloque International du Centre National de la Recherche Scientique de l’Université de Rennes (Haute-Bretagne, 2-6 mai 1983), II (Commande et travail), Paris 1987, 23, 26, 32-33 (n.v.); ID., L’évergétisme monumental chrétien, cit., 40-41, figg. 23-24; F. MAURICI, La Sicilia occidentale dalla tarda antichità, cit., 175-177.

A14. Dove ? Da Alesa. Iscrizione, ora perduta, copiata su due codici del xvi secolo (Matritensis 5781, f. 22; Vaticanus Lat. 6036, f. 56v). Fig. 5. Twbi,aj evpi,s(kopoj) e;ktisen (cod. Matr. 5781) Twbi,aj evpi,s(kopoj) [Ä Ä Ä ] e;ktisen (cod. Vat. Lat. 6034) «Tobias vescovo fondò» Bibl.: A.M. PRESTIANNI GIALLOMBARDO, Un’inedita iscrizione tardoantica da Alesa, cit., 295-316; EAD., Recuperi epigrafici alesini, in Kokalos 34-35 (1988-1989) 362-365; FERRUA, NG, 131, sub 496; PCBE Italie, 2208; A.M. PRESTIANNI GIALLOMBARDO, Società ed economia in Alesa Arconidea, in A.M. PRESTIANNI GIALLOMBARDO (cur.), Colloquio alesino (Tusa, S. Maria delle Palate, 27 maggio 1985), Catania 1998, 78-79; R. POLLINA, Spunti per la storia della diocesi di Halaesa nella tarda antichità, in SEIA n.s. 10-11 (2005-2006) 61-65; A. FACELLA, Alesa Arconidea, cit., 306-307.

A15. Argos. Cippo di calcare. Fig. 3. croce KoimhÄ 81


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3

th,rion Pe,trou evpisko,Ä pou tou/ KefaÄ lodi,ou) croce

6

9

«Cimitero di Petros vescovo di Kephalodion» Bibl.: K.G. GEROLYMOU, Du,o ne,ej epigrafe,j apo, to, Argoj, cit., 51, n. 2; D. FEISSEL, Bulletin épigraphique, in REG 105 (2002) 760-761, n. 590.

A16. Dumbarton Oaks Collection 60.91. Sigillo. Fig. 4. R/

D[ei] Gen(etrix)

V/

Aiuba Theodoru(m) episc(opum) Mess(anae)

«Madre di Dio / soccorri Theodorus vescovo di Messina» Bibl.: Ars et Nummus, Milano 1960, n. 548; V. LAURENT, CSE, 706, n. 899; J. NESBITT – N. OIKONOMIDES, Catalogue of Byzantine Seals, cit., 36, 8.1.

Vescovi NUMERO DI SEQUENZA

SITO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

A1

Siracusa, SG

Auxentius

ep(iscopus)

V

A2

Siracusa, SG

Syrakosios

evpi,skopoj

IV-V

sec.

A3

Siracusa, SG

Syrakosios

IV-V

sec.

A4

Siracusa, SG

Cheperion

IV-V

sec.

82

evpi,skopoj

INDICAZIONI CRONOLOGICHE sec.

ALTRE NOTE Rotdon(ensis)


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Vescovi NUMERO DI SEQUENZA

SITO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

A5

Siracusa

...erys

evp¿i,skopojÀ

A6

Siracusa

?

evpi,skopoj

A7

Siracusa

Iohannes

episcopus

A7bis

Siracusa

Mauricius

episcopus

VII-VIII

A8

Catania

Magnus

episcopus

VI-VII

A9

Catania

Iohannes

episcopus

VII

sec.

A10

Catania

Georgius

episcopus

VII

sec.

A11

Catania

Constantinus

episcopus

VII

sec.

A12=DD2

?

Entolius

VI

sec.

A13

Salemi

?

po]ntificis patris episc[opi

VI

sec.

A14

Alesa

Tobias

evpi,skopoj

VII

sec.

A15

Cefalù

Petros

evpi,skopoj

VI

sec.

A16

Messina

Theodorus

episcopus

VII

sec.

ALTRE NOTE

595-a610 sec.

sec.

Fig. 6. Attestazioni epigrafiche di vescovi.

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Capitolo II

I Presbiteri

1. Sacerdote/i`ereu,j: un’iscrizione restituita dal mare Non diversamente dai vescovi, i presbiteri dei quali rimane documentazione epigrafica in Sicilia sono quelli il cui ruolo ministeriale risulta già ben definito dopo l’evoluzione dei secoli precedenti. Essi cioè hanno in comunione col (ed in subordine al) vescovo, la funzione di insegnare e di amministrare alcuni sacramenti, e, in particolare, di presiedere alle celebrazioni eucaristiche a vantaggio di quelle comunità che non possono essere raggiunte dal vescovo stesso1. Per indicare il loro ministero sacerdotale veniva solitamente rigettato il termine i`ereu,j, al fine di evitare equivoci2, dato che esso veniva utilizzato da parte dei giudei e dei gentili. Il termine, tuttavia, è ben presente nel Nuovo Testamento, ma è limitato ad indicare il sommo sacerdozio di Cri-

1

E. CATTANEO, I ministeri nella chiesa antica, cit., 94-106. B. SESBOÜÉ, Ministero e sacerdozio, in J. DELORME (cur.), Il ministero e i ministri secondo il Nuovo Testamento. Documentazione esegetica e riflessione teologica, Paris 1974, trad. it. Roma 1979, 700-709; E. CATTANEO, I ministeri nella chiesa antica, cit., 148-149; A. DI BERARDINO, L’immagine del vescovo attraverso i suoi titoli nel Codice Teodosiano, in É. REBILLARD – C. SOTINEL (curr.), L’évêque dans la cité du IVe au Ve siècle. Image et autorité. Actes de la table ronde organisée par l’Istituto Patristico Augustinianum et l’École française de Rome (Rome, 1-2 décembre 1995), Rome 1998, 43-46. 2

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sto secondo Melkisedeq3, nonché il munus sacerdotale appunto dei cristiani nel loro complesso. Fra le eccezioni si potrebbe menzionare quella di un’anfora, che faceva parte del carico di una nave affondata nelle acque di Cefalù verso la metà del VI secolo, e nella quale si trova graffito precisamente il termine i`ereu,j (B21)4. Ma la testimonianza potrebbe essere non pertinente, sia perché non è detto che il carico provenisse dalla Sicilia o ad essa fosse destinato, sia perché la laconica iscrizione nulla dice dell’appartenenza religiosa di questo sacerdote5, sebbene del carico della nave facesse parte anche un piatto di sigillata africana con croce a braccia patenti stampigliata6. Occorre però tenere presente anche il fatto che proprio a partire dal VI secolo si diffonde l’uso di i`ereu.j anche per designare i vescovi ed i sacerdoti cristiani7, benché sia stato rilevato che in certe regioni dell’Asia Minore, quali la Frigia orientale e la Licaonia, già a partire all’incirca dalla metà del IV secolo vengono utilizzati i termini i`ereu.j ed avrciereu.j per indicare, rispettivamente, il presbitero e il vescovo8.

3 U. KELLERMANN, in DENT, I, coll. 435-438, s.v. avrciereu,j; H. GOLDSTEIN, ibid., coll. 1700-1701, s.v. i`era,teuma; A. SAND, ibid., coll. 1702-1703, s.v. i`ereu,j. 4 G. PURPURA, Il relitto bizantino di Cefalù: ultimo atto?, in ArchMarMedit 1 (2004) 93, fig. 8. 5 Per i`erei/j intesi come sacerdoti giudei vd. J.-P. REY-COQUAIS, Inscriptions grecques et latines découvertes dans les fouilles de Tyr (1963-1974), I. Inscriptions de la nécropole, in BullMusBeyrouth 29 (1977) 94-95, 153, n. 167, con numerosi rimandi. 6 G. PURPURA, Il relitto bizantino, cit., 94, fig. 9. 7 Incerta è la cristianità dell’iscrizione dello i`ereu.j Iohannes di Bosra datata al 352/353: vd. M. SARTRE, IGLS XIII. Bostra, Paris 1982, 360-362, n. 9439. Per la diffusione solo a partire dal VI secolo cfr. Y.E. MEIMARIS, Sacred Names, Saints, Martyrs and Church Officials, cit., 202. 8 Cfr. le due iscrizioni del Museo di Konya relative allo i`ereu.j Paulos, e agli i`erei/j della «cattolica ed apostolica Chiesa di Cristo» (B.H. MCLEAN, Greek and Latin Inscriptions in the Konya Archaeological Museum, London 2002, 72 e 78, nn. 206 e 222) e l’epitaffio dello i`ereu.j Gregorios a Zazadin Han presso Iconio (W.M. CALDER – J.R. CORMACK, MAMA VIII, Monuments from Lycaonia, the Pisido-phrygian Borderland, Aphrodisias, Manchester 1962, 56, n. 320). Vd. anche un’iscrizione rinvenuta nella chiesa di San Basilio a Nicomedia di Bitinia e pertinente allo i`ereu.j Leontios, vescovo del luogo (A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 89, n. 45) e un’altra di Laodicea Combusta in Frigia relativa a tale Hesychios o` th/j Tria,doj i`ereu.j (ibid., 90, n. 46; W.M. CALDER, MAMA I, Manchester 1928, 84, n. 162); per l’uso di avrciereu.j vd. comunque ibid., 148, n. 277 (ancora pagano ?) e 215, n. 412 (cristiano). Vd., ancora, le iscrizioni di Epiphanios e di Petros avrcierei/j a Tebe, Nea Anchialos, probabilmente del VI secolo: D. FEISSEL, Inventaires en vue d’un recueil des inscriptions historiques de Byzance. IV. Inscriptions de Thessalie (à l’exception des Météores), in TravMém 10 (1986) 362-363, n. 6.

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2. Presbiteri giudei ed il problema delle presbitere Diverso è il caso del termine presbitero (presbu,teroj), invalso presto nella pratica per indicare la funzione che avevano gli “anziani”, quali responsabili della comunità che guidavano. In questo il cristianesimo rivela le proprie radici giudaiche perché tale termine, traduzione greca di zeqenim, indicava presso gli ebrei gli anziani di una sinagoga, i quali assolvevano funzioni sia civili che religiose9, e ciò a partire dal I sec. d.C., pressoché contemporaneamente all’apparire dei presbiteri cristiani10. In latino il termine presbyteros, quando è stato inteso nel senso di “anziano per età” è stato tradotto come senior o maior natu; altrimenti, quando designa il ministero, solitamente è stato traslitterato (presbyter / presbyterus)11. Tuttavia, anche il termine seniores è stato utilizzato per indicare una posizione all’interno della gerarchia giudaica12, e, tra i cristiani, sono stati usati i termini seniores/senes o maiores natu per designare sia i vescovi che i presbiteri13. Seniores laici, inoltre, assolvevano nelle comunità cristiane nord-africane ruoli soprattutto di carattere amministrativo altrove svolti dai diaconi14. Risulta difficile interpretare in maniera certa una lacunosa epigrafe di Rabat (Malta), portata alla luce, insieme a quella di una tale Aurelia Heorte, serva di Dio (FA23), in un ipogeo funerario trasformato nel Medioevo in chiesa rupestre dedicata a Sant’Agata. L’iscrizione, redatta in latino

9 Per il loro ruolo vd. J. JUSTER, Les Juifs dans l’Empire Romain, leur condition juridique, économique et sociale, Paris 1914, I, 442 ; L.I. LEVINE, The Ancient Synagogue, New Haven – London 2000, trad. it. La sinagoga antica, Brescia 2005, 447-449. Vd. Anche C. RICO, Episcopoi, presbyteroi et diakonoi, cit., 128-130. 10 L’iscrizione più antica che li documenti (ante 70 d.C.) è quella del sacerdote ed arcisinagogo Theodotos a Gerusalemme: L. BOFFO, Iscrizioni greche e latine per lo studio della Bibbia, Brescia 1994, 274-282, e, in particolare, 277. 11 E. CATTANEO, I ministeri nella chiesa antica, cit., 36-37, n. 20. 12 Cfr. D. NOY, JIWE, I, 51. 13 E. CATTANEO, I ministeri nella chiesa antica, cit., 458 n. 9 e 482 n. 42. W.H.C. FREND, Jews and Christians in third Century Carthage, in Paganisme, Judaisme, Christanisme, Mélanges offerts à M. Simon, Paris 1978, 191, ricorda un passo di Ambrosiaster, Comm. in I Ep. ad Tim.: «unde et synagoga, et postea Ecclesia seniores habuit, quorum sine consilio nihil agebatur in Ecclesia» (PL 17, col. 475D). 14 Vd. P.G. CARON, Les «seniores laici» de l’Eglise africaine, in RIDA 6 (1951) 7-22; W.H.C. FREND, The Seniores laici and the origins of the Church in North Africa, in JThS n.s. 12 (1961) 280-284; ID., Jews and Christians, cit., 191; A. LEONE, Clero, proprietà, cristianizzazione delle campagne del Nord Africa tardoantico, in AntTard 14 (2006) 101-102.

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ed in greco (BC1=F20; fig. 7)15, è relativa ad un tal Basileus, che nella versione latina dell’epitaffio viene definito senior, ed in quella greca, la qualifica di [dou/loj] Qeou/ potrebbe seguire al termine presbu,teroj (espresso in maniera abbreviata), quale traduzione del latino senior, inteso come sacerdote; ma, piuttosto, potrebbe essere stato anche soltanto un senior non ordinato, responsabile dell’amministrazione della proprietà della Chiesa, come nella non lontana Chiesa d’Africa16. L’epiteto di “servo di Dio” potrebbe rafforzare l’ipotesi che si tratti di un ministro della Chiesa locale.

Fig. 7. Iscrizione di Basileus (BC1).

Ma, a parte questo discutibilissimo caso, ordinariamente i ministri sacri vengono chiamati “presbiteri” sia presso i cristiani che presso gli ebrei. In Sicilia sono pervenute almeno tre epigrafi che menzionano presbyteroi giudei: Eirenes (BB1; fig. 8) e Iason (BB2; fig. 9)17 di Catania ed 15 Sul bilinguismo vd. da ultimo A.E. FELLE, Fenomeni di compresenza delle lingue e delle scritture greca e latina nella epigrafia romana di committenza cristiana, in M. MAYER Y OLIVÉ – G. BARATTA – A. GUZMÁN ALMAGRO (curr.), XII Congressus Internationalis Epigraphiae Graecae et Latinae, cit., 475-482. 16 V.G. RIZZONE, Iscrizioni giudaica e cristiana di Malta, cit., 204-205. Si potrebbe anche ipotizzare che Basileus sia senior rispetto ad un Basileus junior. 17 Le epigrafi sono state riconosciute come ebraiche — e comunemente accettate come tali — da G. MANGANARO, Iscrizioni tardo-imperiali di Catania, cit., 347-349. Quelle di Eirenes e di Iason sono però ancora inserite tra le epigrafi cristiane nel PCBE Italie, 616 (“prêtre de Catane”) e 1037, ma già A. FERRUA, In margine al Congresso Internazionale di

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Attinis di Sofiana (BB3; fig. 10)18, alle quali se ne aggiunge una quarta rinvenuta a Malta e pertinente a Philentolios “gerusiarca” ed alla moglie Eulogia “presbitera” (BB4=BA2; fig. 14).

Fig. 8. Iscrizione del presbitero Eirenes (BB1).

Fig. 9. Iscrizione del presbitero Iason (BB2).

Epigrafia, cit., 171-173, le riteneva cristiane perché in esse sono assenti i simboli ebraici; in merito vd. le obiezioni di G. MANGANARO, Ancora di due epigrafi giudaiche, cit., 201-202. 18 Sui nomi vd. J.B. CURBERA, Jewish Names from Sicily, in ZPE 110 (1996) 298-299; G. MUSSIES, G., Jewish Personal Names in Some Non-Literary Sources, in J.W. VAN HENTEN – P.W. VAN DER HORST (curr.), Studies in Early Jewish Epigraphy, Leiden – New York – Köln 1994, 245 (Eirenaios), 249 (Iason).

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Fig. 10. Iscrizione del presbitero Attinis (BB3).

Un altro titolo funerario, quello catanese del presbitero Eusebios (B12; fig. 11) potrebbe benissimo essere giudaico, qualora si accettasse la verisimile integrazione che Ferrua ha suggerito: pres[bu,t]eroj path.r [th/j sunagwgh/j ktl.]19. Tale formula trova, in effetti, proprio riscontro in iscrizioni di Volubilis (Ksar Pharaoun) e di Sitifis in Mauretania20 e di Roma21. Ma si possono citare a confronto anche due titoli funerari rinvenuti nelle catacombe ebraiche di Venosa in cui i defunti Markellos ed Auxanius, hanno entrambi la qualifica di “path.r pate,rwn kai. pa,trwn th/j po,lewj”22. Ed occorre pure ricordare che i “padri della comunità” vengono definiti 19

FERRUA, NG, 116; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 564, nota n. 45; ID., Giudei grecanici nella Sicilia imperiale, cit., 357-372. Sul path.r th/j sunagwgh/j vd. I. LEVINE, La sinagoga antica, cit., 444-447. 20 CIL VIII, 8499; ILCV 4892; E. FRÉZOULS, Une synagogue juive attestée à Volubilis, in Acta of the V International Conference of Greek and Latin Epigraphy (Cambridge, 18-23 September 1967), Oxford 1971, 287-293; AE 1969-1970, 748; Y. LE BOHEC, Inscriptions juives et judaisantes de l’Afrique romaine, in AntAfr 17 (1981) 192, 194-195, nn. 74 e 79. 21 JIWE II, nn. 288, 544, 560, 576, 578. 22 JIWE I, nn. 114-116.

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path.r laou/ a Mantinea23, ed anche path.r tou/ ste,mmatoj, come attesta un’iscrizione di Smirne24. In subordine, tuttavia, non si può escludere un’altra soluzione, sebbene costituisca una lectio difficilior per via della rarità delle occorrenze in Occidente: quella di path.r th/j po,lewj, istituto diffuso soprattutto in Oriente25, ma presente anche in Sicilia, come attestato dalla Novella LXXV “De appellationibus Siciliae” di Giustiniano26 nonché da un sigillo di VIII secolo pertinente a tale Sergios patro.j po,lewj Surakou,shj27. Occorre comunque ricordare che il termine pater (come anche il corrispondente femminile pateressa) viene frequentemente utilizzato in modo assoluto nell’epigrafia ebraica28.

Fig. 11. Iscrizione del presbitero Eusebios (B12).

23

CIJ, 520, n. 720; D. NOY – A. PANAYOTOV – H. BLOEDHORN, IJO I, Eastern Europe, Tübingen 2004, 196-197, Ach54. Sul path.r laou/ vd. I. LEVINE, La sinagoga antica, cit., 444-445. 24 CIJ II, 9, n. 739. 25 D. FEISSEL, Nouvelles données sur l’institution du path.r th/j po,lewj, in G. DAGRON – D. FEISSEL, Inscriptions de Cilicie, Paris 1987, 215-225. Su tale istituto vd. anche SEG XLII, 287, n. 988. 26 R. SCHOELL – G. KROLL (curr.), Corpus Iuris Civilis, III, Novellae, rist. anast. Hildesheim 1993, 378. 27 V. LAURENT, Una source peu étudiée de la Sicile en Haut Moyen Age: la sigillographie byzantine, in Byzantino-Sicula, Palermo 1966, 35, 46-47, n. 3., tav. I,3a-b. 28 Cfr., ad esempio, le due iscrizioni del path.r Polycharmos a Stobi in Macedonia (D. NOY – A. PANAYOTOV – H. BLOEDHORN, IJO I, cit., 73-74, Mac3 e Mac4), le iscrizioni di Venosa JIWE I, 56, 61-63, 86, 107, ed anche di Milano (ILCV 4895 A) e della Pannonia Inferiore (ILCV 4896).

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Non va computato nel numero dei presbiteri ebrei, invece, Tryphon di Santa Croce Camerina (B10; fig. 12), sebbene il nome sia diffuso anche tra gli Ebrei e la relativa iscrizione cominci con la formula ta,foj tou/ dei/na — frequente soprattutto tra le iscrizioni funerarie ebraiche di Venosa29 —, e sia corredata della raffigurazione di una palmetta (il lulav ebraico): questa simboleggiava anche la palma del martirio e della vittoria, di ascendenza classica30; e, quanto alla formula, essa si ritrova come titulus di tombe cristiane31. La tomba del presbitero Tryphon, infatti, è stata rinvenuta nel cimitero che faceva riferimento alla basilichetta portata alla luce nella contrada Pirrera32.

Fig. 12. Iscrizione del presbitero Tryphon (B10). 29 L.V. RUTGERS, Interaction and Limits: Some Notes on the Jews of Sicily in Late Antiquity, in ZPE 115 (1997) 247. Vd. Anche P.W. VAN DER HORST, Ancient Jewish Epitaphs. An introductory survey of a millennium of Jewish funerary epigraphy (300BCE – 700CE), Kampen 1991, 41. 30 P. DE SANTIS, Palma, in F. Bisconti (cur.), Temi di iconografia paleocristiana, Città del Vaticano 2000, 238-240. 31 Cfr., e.g., «tafh. Geme,l(lou), tou/ ui`ou/ Klwdi,aj» (IG XIV, 89; IGCVO 834) e « vAria,gnhj ta,foj», dalla catacomba di Vigna Cassia a Siracusa, per cui vd. S.L. AGNELLO, Aggiunte e correzioni alle epigrafi paleocristiane di Siracusa, in NDidask 1956, 64, n. 34, fig. 2h; cfr. anche FERRUA, NG 511, da Acate/Cozzo Cicirello, sito non molto lontano da Santa Croce Camerina: «ta,foj [Te,r]pnou...»; IGCVO 1038; vd. anche gli esempi noti dalla regione di Moab: R. CANOVA, Iscrizioni e monumenti cristiani del paese di Moab, Città del Vaticano 1954, 136, n. 143 e 142, n. 152. 32 G.V. GENTILI, La basilica bizantina della Pirrera di S. Croce Camerina, Ravenna 1969.

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Al contrario, altri simboli quali, in particolare, la menorah, ed i rimandi alla “Legge” sono sicuri segni di ebraismo. Va menzionata al riguardo l’iscrizione catanese bilingue di Aurelius Samohil, in cui il defunto scongiura di non aprire la propria tomba «per licem quem Dominus dedit Iudeis» (fig. 13)33. E non mancano formule quali «mhde.n bla,yaj th.n evntolh.n» (BB1) o quella affine «mhde.n zhmiw,saj th.n evntolh,n» (BB2). L’allusione alla Torah è, del resto, implicita nel nome stesso del gerusiarca maltese Philentolios (BB4=BA2)34, il cui antroponimo è derivato dall’aggettivo file,ntoloj, attestato in iscrizioni giudaiche di Roma35.

Fig. 13. Iscrizione di Aurelius Samohil. 33 Per l’iscrizione vd. da ultimi, F. MILLAR, I giudei della Diaspora greco-romana fra paganesimo e cristianesimo, 312-438 d.C., in Giudei fra pagani e cristiani, Genova 1993, 133135; N. BUCARIA, Scheda, in N. BUCARIA – M. LUZZATI – A. TARANTINO (cur.), Ebrei e Sicilia, cit., 339-340, n. 7; JI WE I, 187-192, n. 145; T. GRÜLL, Conquerors, Patriarchs and the Law of the Lord, cit. 34 Cfr. anche G. MANGANARO, Iscrizioni tardo-imperiali di Catania, cit., 348. Philentolios, corrisponde a Philonomios, attestato a Mahmut Asar presso Adrianopoli in Frigia (W.M. CALDER, MAMA VII. Monuments from Eastern Phrygia, Manchester 1956, 36, n. 180) e a Korykos in Cilicia (J. KEIL – A. WILHELM, MAMA III, cit., 209, n. 751): vd. D. FEISSEL, Bulletin épigraphique, in REG 106 (1993) 587, n. 773. Philentolios è invece solo un aggettivo per R.S. KRAEMER, A New Inscription from Malta and the Question of Woman Elders in the Diaspora Jewish Communities, in HThR 78 (1985) 431, per D. Noy (JIWE I, 222), e per C. COLAFEMMINA, Ipogei ebraici in Sicilia, in Italia Judaica. Gli Ebrei in Sicilia sino all’espulsione del 1492, Atti del V convegno internazionale (Palermo, 15-19 giugno 1992), Roma 1995, 316. In effetti a Roma il corrispondente femminile traslitterato in latino “filentolia” come aggettivo attribuito a tale Victorina (JIWE II, 447-448, n. 564) si presenta con lo iota. Per attestazioni giudaiche o presunte tali del nome Entolios vd. JIGRE, 22-23, n. 15 (Alessandria d’Egitto); D. NOY – H. BLOEDHORN, IJO III, Syria and Cyprus, Tübingen 2004, 246, App26 (Lapethos a Cipro). 35 Cfr. JIWE II, nn. 240, 281, 576.

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Philentolios è sposato e la moglie Eulogia ha il titolo di presbytera (Euvlogi,a presbute,ra auvtou/ su,mbioj)36, come recita l’iscrizione rubricata sulla guancia di un arcosolio monosomo della catacomba 13 della necropoli cosiddetta dei SS. Agata e Paolo a Rabat (BA2; fig. 14). La questione se le donne ebree che si fregiano del titolo di sacerdotesse, di presbitere, di pateressae, di avrcisunagw,gissai o di altri, godessero di tali titoli in maniera riflessa per il ruolo svolto dal marito, o, piuttosto, per degli incarichi ufficiali che venivano conferiti loro37, sembra oggi risolversi nel riconoscimento di un ruolo attivo avuto dalle donne nella società giudaica; tale ruolo, tuttavia, diverso in relazione alle diverse aree geografiche, potrebbe essere stato di volta in volta determinato dalle influenze del contesto culturale38.

Fig. 14. Iscrizione del gerusiarca Philentolios e della presbitera Eulogia (BA2).

Anche presso i cristiani si trovano delle presbitere — come anche delle episcopae —, ma il loro titolo sembra sia acquisito di riflesso per via del ministero svolto dal marito. Il titolo di presbytera, quale moglie del presbitero, ad esempio, è attestato in una nota iscrizione di Tropea, pertinente a Leta appunto presbitera, in quanto moglie del presbitero che ella ha preceduto nella pace (molto probabilmente il Monses, di cui pure nello stesso luogo si è trovata l’epigrafe funeraria39). Ma anche il titolo di episcopa 36

Cfr., ad esempio, le iscrizioni di Venosa: JIWE I, nn. 59, 62, 71, 79-84 e 94-95. B.J. BROOTEN, Women leaders in the Ancient Synagogue, Atlanta 1982, 41-55, che R.S. KRAEMER, A New Inscription from Malta, cit., 431-438. 38 I. LEVINE, La sinagoga antica, cit., 524-533. 39 Per le iscrizioni di Leta e di Monses, vd. M. BUONOCORE, Regio III, Regium Iulium, 37

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è testimoniato a Terni in un’epigrafe del 491 o, più probabilmente, del 52640, ed è da intendersi, evidentemente, come uxor episcopi41. Ad Ippona è attestata una tale Guilia Runa, presbiterissa, morta a 50 anni nella seconda metà del V secolo: per essa è stato fatto notare che probabilmente non si tratta della moglie di un presbitero, ma di un’assistente del presbitero che accompagnava questi al momento del rito dell’iniziazione cristiana allorquando una catecumena doveva essere unta con il crisma e battezzata42, ed in ciò avrebbe assolto le funzioni proprie delle diaconesse. Occorre osservare che, tranne che in alcune sette ereticali gnostiche e montaniste43, le donne non sono mai state ammesse all’esercizio del ministero sacerdotale44, e se talvolta è accaduto il contrario, ciò è stato considerato un abuso. Ne parla, tra gli altri, Firmiliano, vescovo di Cesarea, in una lettera a Cipriano di Cartagine del 25645. E deve pensarsi che tale abuso si sia verificato anche in Sicilia, se Papa Gelasio I vi fa un severo accenno nel decreto XXVI contenuto nella lettera 14 inviata ai vescovi di Locri, Taurianum, Trapeia, Vibo Valentia, Copia-Thurii, Blanda Iulia, (ICI V), Bari 1987, 2124, nn. 12 e 13. 40 CIL XI, 4339; ICLV 1121; G. BINAZZI, Regio VI. Umbria, cit., 46-47, n. 28. Si ricorda ancora l’episcopa Theodora raffigurata nel mosaico della cappella di San Zeno nella chiesa di Santa Prassede a Roma: il titolo di episcopa potrebbe esserle stato conferito in quanto madre di Pasquale II (817-824), il pontefice al quale si deve la riedificazione della chiesa, ma per altre interpretazioni e la bibliografia precedente vd. U.E. EISEN, Women Officeholders in Early Christianity. Epigraphical and Literary Studies, Collegeville 2000, 201-205. 41 Il Concilio di Tours II dell’anno 567 al canone 13 così si esprime: «episcopum episcopam non habentem nulla sequatur turba mulierum»; e, al canone 19: «nam si inventus fuerit presbyter cum sua presbytera et diaconus cum sua diaconissa aut subdiaconus cum sua subdiaconissa, annum integrum excommunicatus habeatur et depositus ab omni officio clericali…» (MANSI, IX, coll. 795 e 797). Ancora nel VI secolo avanzato vd. la testimonianza di Gregorio Magno, Dialogi IV,12,2 a proposito di un presbitero di Norcia «qui ex tempore ordinis accepti presbiteram suam ut sororem diligens...». Sull’argomento vd. anche B. BRENNAN, “Episcopae”: Bishops’ Wives Viewed in Sixth-Century Gaul, in ChHist 54/3 (1985) 311-323. 42 E. MAREC, Monuments chrètiens d’Hippone, ville épiscopale de Saint Augustin, Paris 1958, 57, 59-60, il quale pensa anche ad una religiosa con funzioni speciali all’interno di un monastero. 43 Per le presbitere montaniste vd. W. TABBERNEE, Montanist Inscriptions and Testimonia. Epigraphic Sources Illustrating the History of Montanism, Macon 1997, 70-72. 44 E. CATTANEO, I ministeri nella Chiesa antica, cit., 182-199. Sull’argomento vd. anche F.M. DE ROBERTIS, Sull’accesso delle donne agli ordini sacri nella Chiesa primitiva, in Atti dell’Accademia Romanistica Costantiniana, VIII Convegno Internazionale, Perugia 1990, 489-507. 45 La lettera (75,10-11) è contenuta nell’epistolario ciprianeo: G.F. DIERCKS, Sancti Cypriani Episcopi Epistularium, Turnholti 1996, 590-593; vd. anche E. CATTANEO, I ministeri nella Chiesa antica, cit., 186 e 459-460. Per questa ed altre fonti vd. K. MADIGAN – C. OSIEK, Ordained Women in the Early Church. A Documentary History, Baltimore 2005, 163-202.

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Lucania, Bruzio e Sicilia l’11 marzo 49446: se ne può bene individuare una delle ragioni nei disordini dovuti alle guerre nonché all’influsso del mondo bizantino dove il servizio sacramentale (oltre che puramente liturgico) delle diaconesse47, sembrerebbe avere avuto inizio già nel V secolo48. In questo quadro occorre esaminare due epigrafi siciliane: la prima è catanese, e relativa alla “sempre vergine” Theodoule (B15=E15; fig. 41), alla quale sarebbe stata concessa una sepoltura kata. dwrea.n th/j sfragi,doj th/j presbute[))) integrato in presbute,[raj dal primo editore49, che lascia in tal modo intendere la presenza di una presbitera a Catania. Il Ferrua50, invece, integrando kata. dwrea.n th/j sfragi,doj th/j presbute,[rou, ritiene che il sepolcro sarebbe stato donato alla defunta quando ricevette il sigillo del sacerdote nel battesimo. Una terza differente ipotesi di ricostruzione del testo è stata proposta dal Manganaro51 e dalla Bitto52, i quali preferiscono integrare l’ultima parola così: kata. dwrea.n th/j sfragi,doj th/j presbute[rikh/j, ma avanzando interpretazioni differenti in merito all’aggettivo. Per il primo presbuteriko.j farebbe riferimento al sigillo del presbitero, con il quale sarebbe stato autenticato l’atto di donazione della tomba. Per la Bitto l’aggettivo sarebbe intendersi come “antico”, o, meglio, come “il più importante”: si tratterebbe, pertanto, del sigillo del battesimo, inteso come martirio, in forza del quale la defunta avrebbe ottenuto la sepoltura. 46 A. THIEL (cur.), Epistolae Romanorum Pontificum genuinae, cit., 376-378; F.P. RIZZO, SC, II/2, 261-262. 47 G. OTRANTO, Note sul sacerdozio femminile nell’antichità in margine a una testimonianza di Gelasio I, in VetChr 19 (1982) 341-360, in particolare, 349-351. 48 C. VAGAGGINI, L’ordinazione delle diaconesse nella tradizione greca e bizantina, in OrChrPer 4 (1974) 145-189; G. FERRARI, Le diaconesse nella tradizione orientale, in OrCr 14 (1974) 28-50. Contrario al valore sacramentale dell’ordinazione delle diaconesse è A.G. MARTIMORT, Les diaconesses. Essai historique, Roma 1982, 55-71. Cfr. anche P.G. CARON, Lo «stato» delle diaconesse nella legislazione giustinianea, in Atti dell’Accademia Romanistica Costantiniana, VIII, cit., 509-515. Per un quadro di insieme, vd. anche P. SORCI, Diaconato ed altri ministeri liturgici della donna, in U. MATTIOLI (cur.), La donna nel pensiero cristiano antico, Genova 1992, 341-352. La pratica dell’ordinazione delle diaconesse dall’Oriente si riscontra occasionalmente in Occidente e in Gallia in particolare: vd. J. YSEBAERT, The Deaconesses in the Western Church of Late Antiquity and their Origin, in G.J.M. BARTELINK – A. HILHORST – C.H. KNEEPKENS, Eulogia. Mélanges offerts à Antoon A.R. Bastiaensen à l’occasion de son soixante-cinquième anniversaire, The Hague 1991, 421-436. 49 G. RIZZA, Un martyrium paleocristiano di Catania, cit., 604-606, n. 4, fig. 14. Nello stesso senso intende Pietri: PCBE Italie, 2184. 50 FERRUA, NG, 112, n. 425. 51 G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 560. 52 I. BITTO, Catania paleocristiana: l’epitaffio di Theodule, cit., 285-292.

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Si noti come nell’ipotesi del Ferrua sarebbe stato sufficiente avere ricevuto il sigillo battesimale53 per ottenere una sepoltura gratuita, che, peraltro, nel caso in questione si sarebbe trovata in un’area privilegiata quale era la trichora connessa con il sepolcro dei martiri catanesi, rinvenuta nell’attuale via dottor Consoli54. Nel caso dell’ipotesi della Bitto Theodoule sarebbe una martire, della quale si sarebbe perduta la memoria. L’espressione «VEdo,qh de. e;nbasij kata. dwrea.n th/j sfragi,doj th/j presbute,[rou» da tradurre «ed è stata data la sepoltura per via del dono (da Theodule ricevuto) del battesimo (martirio)», come è stato riconosciuto dalla stessa Bitto, «risulta alquanto criptica» e «nella sua valenza squisitamente dottrinale essa poteva assumere significato solo per coloro che facevano parte della Chiesa dei fedeli». Molto probabilmente, piuttosto, bisogna valutare l’enfatica qualifica di avei. parqe,noj, presente nella parte iniziale dell’epitaffio e pensare a Theodoule come a una vergine consacrata nell’ambito della Chiesa di Catania55: proprio a ragione di questo ruolo la Chiesa di Catania le avrebbe concesso una sepoltura gratuita presso la basilica dei martiri. Pertanto, sembra preferibile seguire l’ipotesi del Manganaro integrando presbute,[rou] ovvero presbute[rikh/j]: essa rimanda bene all’attività del presbitero menzionato nella celebre iscrizione di Iulia Florentina (B13=GA20; fig. 72) ed al ruolo avuto da questi nella sepoltura della defunta. Ci si troverebbe, pertanto, di fronte alla gestione di un’area comunitaria di primaria importanza per la chiesa catanese, molto verosimilmente sottoposta in maniera stretta al controllo dell’autorità centrale. I sigilli di Adeodatus in latino (B19; fig. 15) e di Giorgios in greco (B20; fig. 16), appartenenti ad una collezione privata del catanese, costituiscono degli esempi, benché più tardi, di sigilli di cui erano titolari dei presbiteri. Anche la cessione gratuita di una sepoltura in un’area pubblica avrà richiesto un atto formale autenticato dal sigillo del presbitero responsabile.

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Per l’uso del termine sfragi,j, inteso come sigillo del battesimo, nelle iscrizioni paleocristiane, cfr. la celebre iscrizione di Aberkios da Hierapolis di Frigia e l’epitaffio Akakios di Kütahya: per entrambe vd. ora G.J. JOHNSON, Early-Christian Epitaphs from Anatolia, Atlanta 1995, 64-67, 146-149. 54 G. RIZZA, Un martyrium paleocristiano, cit., 604-606; vd. ora R.M. CARRA BONACASA, Apporti artistici e culturali, in Catania tardoantica. Nuove scoperte archeologiche e valutazioni storiche. Atti del Colloquium (Catania, 3-4 marzo 2003), in c.d.s. 55 Vd., infra, 168-170.

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Fig. 15. Sigilli del presbitero Adeodatus (B19).

Fig. 16. Sigillo del presbitero Giorgios (B20).

Fig. 17. Iscrizione della presbitera Kale (BA1).

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La seconda iscrizione, anch’essa greca, è certamente cristiana per via del formulario e dello staurogramma che la chiude, ed è stata recuperata nel tenere di Centuripe (BA1; fig. 18)56. Riguarda una certa Kale, morta cinquantenne, accompagnata dalla qualifica di preb57, da sciogliere in pre(s)b(ute,ra) o in pre(s)b(u/tij). Entrambi i titoli sono comuni a cristiani e ad ebrei58, ma credo sia da escludere l’interpretazione di presbu/tij come “donna attempata” nel senso inteso da Tt 2,359: si tratta certamente di una lectio difficilior data l’eccezionalità dell’attestazione in ambito occidentale. Purtroppo il titolo è privo di ulteriori indicazioni e rimane il dubbio se la defunta presbytera sia stata moglie di un presbitero oppure la qualifica di presbytera le sia appartenuta in proprio, cosa, questa, che potrebbe testimoniare una presenza eterodossa.

3. Nella Sicilia sud-orientale Ritornando ai presbiteri cristiani, per quanto concerne la distribuzione geografica delle loro attestazioni (fig. 25), la maggior parte si concentra a Siracusa dove se ne contano cinque (B1-5) e nel territorio della sua diocesi dove si registrano altrettanti epitaffi: dei presbiteri Ianouarios nell’altipiano acrense (B6; fig. 23), Dionysios a Ferla (B7; fig. 24), Anatoles (forma ipocoristica per Anatolios) a Castelluccio di Noto (B8; fig. 18), Kalemeros (?) a Modica (B9; fig. 19) e Tryphon a Santa Croce Camerina (B10; fig. 12); una iscrizione (B11) è stata rinvenuta nel tenere di Mineo, che dal punto di vista territoriale doveva molto probabilmente fare capo

56 M.T. MANNI PIRAINO, Iscrizioni greche lapidarie del Museo di Palermo, Palermo 1973, 36-37, n. 13, tav. VII. 57 Esprime dei dubbi riguardo alla lettura ed al suo scioglimento G. ALFÖLDI, Recensione a M.T. MANNI PIRAINO, Iscrizioni greche lapidarie del Museo di Palermo, Palermo 1973, in Gnomon 48 (1976) 511. 58 G.W.H. LAMPE, A Patristic Greek Lexicon, Oxford 19785, 1131. I termini della questione sul ruolo delle presbuti,dej nella chiesa antica sono esposti da G. KIOURTZIAN, Recueil des inscriptions grecques chrétiennes des Cyclades. De la fin du IIIe au VIIe siècle après J.-C., Paris 2000, 263-265. Vd. anche W. TABBERNEE, Montanist Inscriptions, cit., 69-70. Per un esempio di presbu/tij ebrea vd. l’epitaffio di Sara a Sebastopoli nel Ponto: W. AMELING, IJO II, Kleinasien, Tübingen 2004, 334, n. 161. 59 Così, invece, F.P. RIZZO, Cristianesimo, in Kokalos 26-27 (1980-1981) II,1, 391, quindi, ID., SC, I, 48, nota n. 109. Si rileverebbe un riferimento ad una tradizione giudeo-cristiana a giudizio di Pietri: vd. PCBE Italie, 1225, Kale.

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alla diocesi di Lentini60; quattro epitaffi sono stati recuperati a Catania (B12-15), sebbene soltanto di uno di questi si conosca il nome e sia molto probabilmente un giudeo (B12) mentre gli altri sono citazioni indirette; dell’epigrafe di Gregorios, figlio di Po[the]tos il presbitero (B18; fig. 20), qualora si respinga la lettura evn kw,mh| Mhnhi,ou proposta da Manganaro e si accetti piuttosto quella di Felle61, manca alcun riferimento geografico, anche se la provenienza più probabile sembra essere quella della Sicilia orientale.

Fig. 18. Iscrizione del presbitero Anatoles (B8).

Oltre ad epigrafi funerarie sono noti anche i sigilli del presbitero Adeodatus, noto in tre esemplari (B19; fig. 15), da datare entro il VII secolo, e del presbitero Giorgios, più tardo (B20; fig. 16) conservati in una collezione privata catanese. Di essi non è nota l’esatta provenienza, anche se, date le modalità di formazione della collezione alla quale appartengo-

60 Vd. L. ARCIFA, La cristianizzazione nella Piana del Margi. Le basilichette di Rocchicella e Favarotta presso Mineo, in Atti del IX Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, cit., 1589-1590. 61 La proposta di lettura di A.E. Felle è preferibile in più punti perché rende ragione del segno di abbreviazione presente su PRB, KW e IOU, da sciogliere, rispettivamente, pr(es)b(ute,rou), K(uri,)w| e ivou(ni,ou) (su quest’ultima in maniera evidente il segno di abbreviazione si è fuso con il beta del rigo superiore che indica l’età).

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no, è molto probabile il rinvenimento nella Sicilia orientale62; la mancanza di riferimento alla chiesa di appartenenza dei presbiteri, tuttavia, potrebbe autorizzare anche a pensare che i presbiteri non siano siciliani63. A prescindere dai sigilli, in quasi tutti gli epitaffi, però, si fa menzione dei presbiteri soltanto in obliquo, per qualche ragione che li lega ai titolari delle sepolture. Per quanto concerne le iscrizioni catanesi, oltre al caso suddetto della vergine Theodoule (B15=E15; fig. 41), il presbitero viene citato perché si è adoperato per l’inumazione della defunta Iulia Florentina (B13=GA20; fig. 72); un presbitero sembra sia responsabile della vendita di sepolcri in un’altra epigrafe frammentaria (B14).

Fig. 19. Iscrizione del presbitero Kalemeros (?) (B9).

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G. MANGANARO, Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, cit., 73. G. Manganaro (ibidem, 76) pensa a presbiteri della Chiesa di Roma.

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Fig. 20. Iscrizione di Gregorios (B18).

Da due epitaffi siracusani si viene a conoscenza dei nomi dei presbiteri titolari del sepolcro: l’ottantacinquenne Darses (B1) e Donatos (B2). In altre due iscrizioni siracusane si registrano presbiteri in maniera indiretta: per meglio precisare l’identità del defunto Alexandros si ricorda che questi era fratello di Pistos, il presbitero (B3 =GA6; fig. 21); un altro presbitero (B4), del quale si è perduto il nome, presbu,teroj tou/ kuriakou/ tou/ ~Ostë[wri,ou, avrebbe comprato il sepolcro in cui giace un’altra persona64. In maniera analoga, dall’iscrizione di Mineo (B11; fig. 22) e da quella di cui si è presunta la provenienza dallo stesso territorio (B18; fig. 20) si viene a conoscenza di due preti in quanto padri dei defunti: rispettivamente, Sabinos, padre di Laios, e Po[the]tos, padre di Gregorios. Si potrebbe aggiungere anche il caso di Paulos (iscrizione GC1) padre di un ragazzo sepolto nella catacomba di San Giovanni di Siracusa nell’anno 399 se cogliesse nel segno l’ipotesi di A. Ferrua che intravede la possibilità di riconoscere in Paulos un presbitero egiziano, esperto nel calcolare le date secondo il calendario egiziano e quello latino65. 64 In realtà, la lettura di quest’ultima epigrafe è incertissima e sono possibili altre proposte oltre a quella del Ferrua che pensa al figlio del presbitero («evnqa,de | ki/tai ui`[o.j auvtou/»): a mo’ di esempio, infatti, si potrebbe leggere «evnqa,de | ki/tai ~Ug|[i/noj», nome attestato a Siracusa e a Modica (P.M. FRASER – E. MATTHEWS, LGPN III/A, 440), oppure «~Upë[a,tioj» o nome simile. 65 FERRUA, NG, 46, n. 172.

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Fig. 21. Disegno dell’iscrizione di Alexandros (B3).

Fig. 22. Iscrizione di Laios (B11).

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L’usanza di fissare meglio l’identità dei defunti ricordando la loro relazione a padri (B11, B18) o a fratelli (B3=GA6) presbiteri è piuttosto diffusa66 e ciò è certamente indice della rilevanza sociale che i membri del clero godevano all’interno delle comunità67. 66 Cfr., ad esempio, le iscrizioni di Patrikis, figlio del presbitero Gerasimos a Mertola (M.M. ALVES DIAS – C.I. SOUSA GASPAR, Catálogo das Inscrições Paleocristãs do Território Português, Lisboa 2006, 112-114, n. 37), di Aurelios Hoplon, figlio del presbitero Makedonios a Iconio (B.H. MCLEAN, Greek and Latin Inscriptions, cit., 75, n. 213); di L. Rupilios Bion figlio del presbitero Theophilos ad Antiochia di Pisidia (M.A. BYRNE – G. LABARRE, Nouvelles inscriptions d’Antiochie de Pisidie d’après les Note-books de W.M. Ramsay, IGSK 67, Bonn 2006, 58-59, N. 112); di Myrokallous figlia del presbitero Hesychios a Strobilos in Bitinia (TH. CORSTEN, Die Inschriften von Apameia (Bithynien) und Pylai, IGSK 32, Bonn 1987, 134-135, n. 131); di Domna, figlia di Menekrates il presbitero, presso Selma in Frigia (W.M. CALDER, MAMA VII, cit., 54, n. 255), di Komentiolos, figlio del presbitero Kosmas, ad Adrianopoli [C. ASDRACHA, Inscriptions chrétiennes et protobyzantines de la Thrace orientale et de l’ile d’Imbros (IIIe-VIIe siècles). Présentation et commentare historique, in ADelt 49/50 (1994-1995) 281-283, n. 112], di Maria, figlia del presbitero Georgios, a Panion (ibid., 316, n. 142), di Theodora, figlia del presbitero Alypios in un’iscrizione di Costantinopoli [C. MANGO – I. ŠEVCˇ ENKO, Some recently acquired Byzantine Inscriptions at the Istanbul Archaeological Museum, in DOP 32 (1987) 13-14, n. 17], di Philippos, figlio del presbitero Alypios a Roma (ICVR II, 4441) e forse anche di Menas (figlio di) Photinos presbitero a Korykos (J. KEIL – A. WILHELM, MAMA III, cit., 186, n. 595), di Dometios detto Pyrgos, figlio del presbitero Dorymenos ad Anzoulada in Licaonia (W.M. CALDER – J.M.R. CORMACK, MAMA VIII, cit., 1962, 51, n. 291), di Elia Basilissa, figlia del presbitero Eilaros a Tyraion [L. JONNES, The Inscriptions of Sultan Dagˇ i (Philomelion, Thymbrion, Hadrianopolis, Tyraion), (IGSK 62), Bonn 2002, 70, n. 328], e di Anastasia (figlia del) presbitero Eulogios a Marea in Egitto (SEG LIV, 1740). Non diversamente anche in ambito ebraico: cfr., ad esempio, gli epitaffi di Sanbatis figlio del presbitero Gregorios a Calcedonia [R. MERKELBACH, Die Inschriften von Kalchedon (IGSK 20), Bonn 1980, 65, n. 75] e del profumiere Ioulios figlio dell’omonimo presbitero Ioulios a Korykos (W. AMELING, IJO II, cit., 514-515, n. 239). Incerta, ma possibile è la lettura di un epitaffio di Nisyros, che menziona una tale Bitalia, moglie di Hermias nonché madre di «Samba[ti,]ou tou/ euvl[abesta,]tou pë[resbute,rou]»: K. BAIRAMI, Funerary Monuments of Late Roman and Early Christian Period from Nisyros, in AnnSAIA, s. III , 84/1 (2006) 605, n. 33. Vd., d’altro canto, anche le iscrizioni dei presbiteri Eugenios, padre di Aurelios Sisinios, e del presbitero Sisinios, marito di Aurelia Pankratia ad Iconio (B.H. MCLEAN, Greek and Latin Inscriptions, cit., 69, nn. 198 e 199). 67 Ciò vale anche per i diaconi e i suddiaconi: cfr. gli epitaffi di Caretosa, morta nel 565 a Capua, figlia del diacono romano Quirillus (P. RUGO, Le iscrizioni dei secoli VI-VII-VIII esistenti in Italia, IV. I ducati di Spoleto e Benevento, Cittadella 1978, 85, n. 107); quello del diacono Ioanes, marito di Aurelia Antonina e padre di Markianos a Iconio (B.H. MCLEAN, Greek and Latin Inscriptions, cit., 69, n. 199); quello costantinopolitano di Maria figlia del diacono Maximinos: A.M. SCHNEIDER, Grabinschriften aus Kostantinopel, in BZ 36 (1936) 397, n. 1; l’epitaffio di Paula, figlia del suddiacono Paulos, a Napoli (E. MIRANDA, Iscrizioni greche d’Italia, Napoli II, Roma 1995, 130-131, n. 245; G. LICCARDO, Redemptor meus vivit. Iscrizioni cristiane antiche dell’area napoletana, Trapani 2008, 122-123, n. 138); l’epitaffio di Malche, figlia del diacono Petros a Ghor es-Safi (Y.E. MEIMARIS – K.I. KRITIKAKOUNIKOLAROPOULOU, Inscriptions from Palaestina Tertia, Ib, The Greek Inscriptions from Ghor Es-Safi (Byzantine Zoora), Supplement, Khirbet Qazone and Feinan, Athens 2008, 97-99, n. 31; l’iscrizione sulla tomba di Eumelios, figlio del diacono Kalemerios a Prusa (TH. CORSTEN, Die Inschriften von Prusa ad Olympum, II, Bonn 1993, 184, n. 1098); l’epi-

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Per quanto concerne il fatto che si incontrino figli di presbiteri, esso non deve meravigliare. La norma del celibato68 per i chierici di ordine più elevato — sebbene sancita dal canone XXXIII del concilio di Iliberra (tra il 303 ed il 312-313), dal canone III del Concilio di Nicea (325) e dalla chiesa di Roma nella seconda metà del IV secolo, ed ancora allargata ai suddiaconi da Papa Leone Magno69 —, non veniva però rispettata in tutte le comunità ecclesiali70. Il problema del celibato dei membri del clero appartenenti agli ordini maggiori71 era avvertito ancora in Sicilia ancora nella seconda metà del VI secolo72, nei riguardi di casi relativi ai vescovi di Siracusa73, di Agrigento74 taffio di Arete, figlia del diacono Georgios a Panteichion presso Calcedonia: R. MERKELBACH, Die Inschriften von Kalchedon, cit., 85, n. 111 ; quello di Sosanna, madre del diacono Stephanos a Strobilos: TH. CORSTEN, Die Inschriften von Apameia (Bithynia) und Pylai, cit., 114, n. 111; quello del suddiacono Longinos figlio del diacono Theodoros sempre a Strobilos (ibidem, 132-133, n. 128). 68 V. GROSSI – A. DI BERARDINO, La Chiesa antica: ecclesiologia ed istituzioni, Roma 1984, 116. D. SPATARU, Sacerdoti e diaconesse. La gerarchia ecclesiastica secondo i Padri Cappadoci, Bologna 2007, 100-102, con bibliografia precedente. 69 Per il celibato del clero vd. T. SARDELLA, Eros rifiutato ed eros proibito. Ascesi dei monaci e celibato dei chierici, in S. PRICOCO (cur.), L’eros difficile. Amore e sessualità nell’antico cristianesimo, Soveria Mannelli 1998, 197-238; EAD., Alcune considerazioni in margine al matrimonio dei suddiaconi in Calabria e Sicilia (Greg., epist. 1,42), in R. BARCELLONA – S. PRICOCO (curr.), La Sicilia nella tarda antichità e nell’alto medioevo. Religione e società, Atti del Convegno di Studi (Catania – Paternò, 24-27 settembre 1997), Soveria Mannelli 1999, 73-75, con bibliografia; EAD., Il canone 33 del concilio di Elvira: controllo sessuale e potere ecclesiastico, R. BARCELLONA – T. SARDELLA (curr.), in “Munera amicitiae”. Studi di storia e cultura sulla Tarda Antichità offerti a Salvatore Pricoco, Soveria Mannelli 2003, 437-470. La questione è riassunta anche da L. CRACCO RUGGINI, Gregorio Magno e il mondo mediterraneo, in Gregorio Magno nel XIV centenario della morte (Roma, 22-25 ottobre 2003), Roma 2004, 18-20. 70 Cfr. D. MAZZOLENI, Patristica ed epigrafia, in A. QUACQUARELLI (cur.), Complementi interdisciplinari di patrologia, Roma 1989, 336-337, con ulteriori rimandi. 71 Per lo stato familiare dei vescovi, in particolare vd. C. SOTINEL, Les évêques italiens dans la société de l’antiquité tardive: l’émergence d’une nouvelle élite?, in R. LIZZI TESTA (cur.), Le trasformazioni delle élites in età tardoantica. Atti del Convegno Internazionale (Perugia, 15-16 marzo 2004), Roma 2006, 388-395. 72 Cfr. GREG. TURON., HF 1,39. 73 Da una lettera del febbraio 559 si sa che Papa Pelagio I indugia sulla consacrazione del vescovo di Siracusa, fortemente voluto dai suoi elettori, ma legato a moglie e figli: P.M. GASSÓ – C.M. BATLLE (cur.), Pelagii I Papae Epistulae, cit., 89-92 (epistola 33). Sull’argomento, vd. anche la lettera 18 del 558 indirizzata ad Eucarpo, vescovo di Messina, in merito all’indagine per l’elezione del vescovo di Catania, ibidem, 53-54. 74 Ad Agrigento, ai tempi di Pelagio II (579-590), il vescovo Eusanio aveva moglie e figlio. Dopo che venne deposto e gli furono confiscati i beni, il figlio Euplo fa richiesta di parte di essi al tempo di Gregorio Magno (Reg. Ep. IV,36 del luglio 594): vd. PCBE Italie, 688-690, Euplus, Eusanius.

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e di Malta75. D’altro canto, nella lettera di Papa Gelasio I ai vescovi di Lucania, Bruzio e Sicilia del 494, ai candidati al chiericato venivano proibite soltanto le seconde nozze (decreto XXII): ma ciò potrebbe essere stato dettato dall’emergenza del momento, quando le stragi della vastitas vandalica aveva determinato la mancanza di sacri ministri (decreti I-II)76. Due iscrizioni menzionano anche i luoghi in cui i presbiteri hanno esercitato il loro ministero sacerdotale: la prima (B6; fig. 21) è un’epigrafe incisa sulla faccia di un lastrone di copertura di una tomba77, venuta alla luce nella contrada Murica (feudo di Gaetanì) presso la contrada Rigolizia nel tenere di Palazzolo Acreide. Essa è relativa a tal Ianouarios, il quale esercitò il presbiterato per 44 anni evn Logarani,oij (= Loggarianoi/j). La tomba era a carattere familiare (all’interno furono rinvenuti sette scheletri, di cui tre di bambini) e nulla toglie che potesse essere stata commissionata dal presbitero per sé e per la sua famiglia come, ad esempio, nel caso di un omologo, di cui si è perduto il nome, il quale fece apprestare una tomba per sé, la moglie e i figli nel 257/258 a Beyköy presso l’antica Eumeneia in Frigia78. Quanto al luogo dove il presbitero avrebbe esercitato il suo ministero, Longariana è il toponimo di un praedium (una massa), che verosimilmente aveva preso il nome da quello del proprietario, un Longarius79. È improbabile che questa proprietà si trovasse nella contrada in cui il titolo è stato recuperato80. Si potranno piuttosto individuare le località che

75 Dall’epistolario gregoriano (Reg. Ep. X,1) si apprende che il vescovo Lucillo aveva un figlio, Pietro, il quale, al pari del padre, si era appropriato di beni della diocesi. 76 A. THIEL (cur.), Epistolae Romanorum Pontificum genuinae, cit., 362-363 e 375; F.P. RIZZO, SC, II/2, 255. 77 P. ORSI, Epigrafe cristiana di Palazzolo Acreide (Acrae), in RAC 8 (1931) 291-292, quindi in G. AGNELLO (cur.), Sicilia bizantina, Tivoli 1942, 207-208, fig. 106 78 TH. DREW-BEAR, Nouvelles inscriptions de Phrygie, Zutphen 1978, 109-110, n. 48, tav. 36. Vd. anche N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT (curr.), Salona IV. Inscriptions de Salone chrétienne IVe-VIIe sièdes, Rome 2010, 590-591, n. 284. 79 G. UGGERI, Sui «Maussolia» del Pachino (Ravennate, Cosmographia V 23), in AnnLecce 4 (1967-1968 e 1968-1969) 92, n. 49; ID., L’insediamento rurale nella Sicilia romana e il problema della continuità, in Aitna 2 (1996) 41. Per una diversa interpretazione vd. R. ARENA, Osservazioni sulle iscrizioni paleocristiane di Sicilia, cit., 141, nota n. 26. 80 Così, invece, L. ARCIFA, Tra casale e feudo: dinamiche insediative nel territorio di Noto in epoca medievale, in F. BALSAMO – V. LA ROSA (curr.), Contributi alla geografia storica dell’agro netino. Atti delle Giornate di Studio (Noto, 29-31 maggio 1998), Rosolini 2001, 174, la quale ipotizza la localizzazione del praedium Longarianum nell’ambito dell’area di ritrovamento dell’epigrafe.

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sembrano averne perpetuato il nome81. Due, in particolare, si lasciano prendere in considerazione nella cuspide sud-orientale dell’Isola: la prima si riferisce al pantano Longarini nei pressi di Punta Castellazzo (Porto Ulisse), il cui insediamento è frequentato dall’età arcaica a quella tardo-antica e medievale82; la seconda è Santa Teresa Longarini nelle vicinanze di Cassibile, frazione siracusana nella quale è peraltro noto un insediamento con una villa romana mosaicata del III secolo83. Il secondo titolo funerario menzionante il luogo di attività del presbitero (B7; fig. 22) è inciso in un sepolcro a baldacchino di un cimitero ipogeico di contrada San Martino presso Ferla84; in questa tomba monumentale fu inumato un tal Dionysios85, il quale avrebbe svolto il ministero di presbitero (presbutereu,saj) per 34 anni evkklhsi,a| th|/ ~Ergitanh|/. Orsi, seguito da Pace, leggendo VErlitanh. per ~Ergitanh,, ravvisava nel toponimo la prima attestazione di Ferla86. Altri hanno pensato ad Herbita87, città indigena della Sicilia centro-settentrionale (l’attuale Nicosia ?); ma il nome di questo centro suole con maggiore verosimiglianza essere messo in relazione con Hergetion/Sergention, città indigena attestata sin dal V secolo a.C.88, per la cui localizzazione sono state avanzate diverse proposte, fra le quali quella secondo cui sarebbe da ubicare in area etnea, anche sulla base delle monete con legenda “MER”, che si riteneva potessero riportare ad ambito nassio89. Oggi sembra preferibile ricondurre Hergetion alla 81 G. CARACAUSI, Dizionario onomastico della Sicilia, Palermo 1993, 865 (“Linguarino”) e 867 (“Longarini”, “Longarino”). 82 Per la frequentazione in età tardoantica vd. G. UGGERI, La viabilità della Sicilia, cit., 226-228, con bibliografia precedente; Per un’attestazione in età medievale cfr. E. CONTI, Le decime regie della Chiesa siracusana contenute nel diploma angioino del 1275, in ASSir, ns. 3 (1974) 53. 83 R.J.A. WILSON, Sicily under the Roman Empire, cit., 211-212, fig. 172. Il feudo è documentato nel XIV secolo: G. SILVESTRI, I Capibrevi di Giovanni Luca Barberi, I, I Feudi del Val di Noto, Palermo 1879, 192-193, 427-433. 84 Da ultima, vd. N. CAVALLARO, Materiali per uno studio della necropoli di Ferla, in Scavi e restauri nelle catacombe siciliane, Città del Vaticano 2003, 117, fig. 4. 85 Per l’espressione to.n evw,nion u[pnon [)))] koima/te cfr. SEG XLVII, 2215, 1742: aivw,nion u[pnon eu;deij. 86 P. ORSI, Giuseppe Führer, cit., 122, n. 6; B. PACE, I barbari e i bizantini in Sicilia, in ASSic 36 (1911) 36-37. 87 J. FÜHRER, Altchristiliche Begräbnisanlagen bei Ferla in Ostsizilien, in RM 17 (1902) 118, ripreso da PCBE Italie, 563, Dionvsios, ma l’aggettivo derivato è Herbitaios: vd. G. BEJOR, Erbita, in BTCGI VII, Pisa-Roma 1989, 283-289. 88 M. GIANGIULIO, Ergezio, in BTCGI VII, cit., 344-349. 89 F. PANVINI ROSATI, Le monete con la leggenda MER, in RAL, s. VIII, 17 (1962) 278-284; D. Sinatra, Camarina: città di frontiera, in Hesperìa 9 (1998) 42-44.

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zona degli Iblei settentrionali90, vicino alla stessa Ferla, o, più a Ovest, presso Grammichele91.

Fig. 23. Disegno della lastra di chiusura della tomba del presbitero Ianouarios (B6).

Ed ancora, è interessante il fatto che in entrambe le iscrizioni con indicazione della località vengano espressi anche gli anni di esercizio del sacerdozio. Nell’iscrizione di Ferla, in particolare, dove è peraltro assente l’indicazione dell’età del presbitero, la struttura dell’epitaffio potrebbe suggerire che Dionysios sia stato effettivamente prete della comunità ecclesiale nel cui cimitero è stato sepolto: verrebbe così ad essere sottolineato il saldo legame tra la comunità del luogo ed il proprio sacerdote. Diversamente, nell’epitaffio bimembre di Ianouarios viene paratatticamente accostata alle indicazioni sulla vita, quella relativa all’esercizio del suo lungo ministero a Longariana — al solo luogo, però, senza riferimento all’ekklesia —, facendosi intendere in tal modo che il presbitero abbia svolto il suo ufficio in un luogo diverso da quello in cui è stato inumato92. Il nesso tra presbitero e chiesa emerge anche da un’iscrizione della catacomba siracusana di San Giovanni, qualora si accetti l’integrazione proposta da Ferrua (B4): al presbitero, del quale si è perduto il nome, sarebbe stato affidato il servizio presso il kuriako.n di Hostorios. Si tratterebbe, pertanto, di un titulus che designava la proprietà dell’edificio in cui 90 G. MANGANARO, Città di Sicilia e santuari panellenici nel III e II sec. a.C., in SicGymn 17 (1964) 64-65; D. SINATRA, Camarina, cit., 43-44. 91 G. MANGANARO, Alla ricerca delle poleis mikrai della Sicilia centro-orientale, in OrbTerr 2 (1996) 135, tav. VIII, fig. 3. L’area è compatibile con l’indicazione di Tolomeo: vd. M. BASILE, La geografia della Sicilia in Tolomeo, in SEIA 8-9 (1991-1992) 103, 109. 92 Cfr. infra l’iscrizione di Aithales (H5; fig. 88).

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si riuniva l’assemblea dei fedeli: con kuriako.n si indica la chiesa93, termine che compare in un altro documento epigrafico siciliano, un filatterio recuperato nella campagna netina (H4), in cui si invoca protezione per un vigneto appartenente al kuriako.n di Zosimos94.

Fig. 24. Iscrizione del presbitero Dionysios (B7).

L’iscrizione di Laios, figlio del presbitero Sabinos (B11; fig. 20), conservata nel Museo Civico “C. Tamburino Merlini” di Mineo, sarebbe stata probabilmente recuperata nella contrada Favarotta95. Qui sono stati rinvenuti cospicui avanzi di età romana e bizantina, tra i quali spiccano una chiesetta e due aree cimiteriali; in queste ultime sono state trovate almeno tre iscrizioni, due delle quali staccate da rozzi sarcofagi di pietra96. 93 Cfr. G.W.H. LAMPE, Lexicon, cit., 786. Per occorrenze epigrafiche vd. l’iscrizione montanista di Us¸ak: E. GIBSON, Montanist Epitaphs at Us¸ ak, in GRBS 16 (1975) 435-436, quindi M. WAELKENS, Die kleinasiatischen Türsteine, Mainz am Rhein 1986, 146-147, n. 366, tav. 55; G. MANGANARO, Per la storia della Sicilia bilingue, cit., 41, con rimandi e confronti. Per Alessandria d’Egitto cfr. A. MARTIN, Les premiers siècles du christianisme à Alexandrie. Essai de topographie religieuse (IIIe-IVe siècles), in REAug 30 (1984) 213, con bibliografia. 94 Vd. infra 288-290. 95 V.G. RIZZONE, Iscrizioni tardoantiche di Mineo (Catania), in Epigraphica 70 (2008) 426-431. 96 G.V. GENTILI, Menaenum or Menae, Mineo (Catania), in FA 1959, 430, n. 6918. Per

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La probabile provenienza dell’epitaffio di Laios dall’area lascia ipotizzare che il padre Sabinos abbia svolto il ministero di presbitero in questo villaggio, ubicato nella piana del torrente Margi. Allo stesso modo anche il presbitero Tryphon di Santa Croce Camerina (B10; fig. 12) avrebbe svolto il suo ministero nell’insediamento della contrada Pirrera, laddove è stata rinvenuta la piccola basilica.

4. Nella Sicilia occidentale Soltanto due (B16-17) sono le iscrizioni menzionanti presbiteri che riguardano la Sicilia occidentale: entrambe sono state rinvenute nella basilichetta di contrada San Miceli nei pressi di Salemi (fig. 2). L’iscrizione pavimentale relativa al presbitero Makarios (B16) potrebbe essere un riflesso dell’attività di un presbitero presso la chiesa dove esercita il proprio ministero: egli avrebbe svolto un’opera (e;teuxe) — probabilmente la stessa decorazione musiva della chiesa (II fase) — per la salvezza (u`pe.r swthri,aj) di tale Kobouldeous. Questi potrebbe essere il Kobouldeous che, insieme a Maxima, adempì ad un voto per la salvezza propria e dei figli tramandandone la memoria in un’iscrizione dedicatoria inserita nello stesso pavimento musivo della chiesa (H11; fig. 92). La formula u`pe.r swthri,aj indicava la finalità della donazione97. È molto probabile che l’opera intrapresa dai coniugi benefattori sia stata gestita e portata a compimento dal presbitero Makarios, il quale avrebbe utilizzato i fondi messi a disposizione dai vari benefattori: fra questi, oltre ai munifici coniugi, anche un tal Zosimos ed un Saprikios, servo di Cristo, ricordati in altre due epigrafi musive (H13; F19). Le iscrizioni relative ai presbiteri sono tutte iscrizioni funerarie incise su lapidi, con l’eccezione di quella del presbitero Dionysius (B17): l’epitaffio appartiene al pavimento a mosaico della seconda fase avanzata (tra altri materiali, quali elementi architettonici lapidei di una chiesa, probabilmente ivi rinvenuti, e che in prevalenza cronologicamente si collocano tra il V ed il VII secolo, vd. L. ARCIFA, La cristianizzazione nella Piana del Margi, cit., 1595-1597; EAD., Schede, in L. MANISCALCO (cur.), Museo Civico “Corrado Tamburino Merlini”, cit. 116-118. 97 M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 53-54; J.-P. CAILLET, L’évergétisme monumental chrétien, cit., 39 e 41. Per la formula vd. Anche J. MORALEE, «For Salvation’s Sake». Provincial Loyalty, Personal Religion, and Epigraphic Production in the Roman and Late Antique Near East, New York 2004, 79-90.

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la seconda metà del V ed il VI secolo) della chiesa di contrada San Miceli a Salemi. Questa iscrizione, peraltro, può con ogni verosimiglianza essere assunta — per la sua posizione nella sequenza cronologica delle varie fasi dell’edificio — a testimonianza del passaggio dal greco (quale attestato dalle epigrafi della stessa pavimentazione musiva B15, H11-13; figg. 2 e 92) al latino (dell’epigrafe A8 della pavimentazione successiva), verificatosi nel momento in cui si cementavano i rapporti tra la Sicilia e la Chiesa di Roma98.

5. Appendice epigrafica B B. I presbiteri B1. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

VEnqa,de ki/tai presÄ staurogramma bu,teroj Da,rshj zh,saj e;th pe´)

r. 3: Da,rsh (Orsi) r. 4: pe(nth,konta)) (Orsi) «Qui giace il presbitero Darses vissuto 85 anni» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni ed in quelle di Vigna Cassia, in NSc 1893, 280, n. 10; STRAZZULLA, ME, 134-135, n. 158; IGCVO 308; FERRUA, NG, 13, n. 3; PCBE Italie, 532.

B2. Siracusa, San Giovanni. Iscrizione rubricata, ora non più visibile. (nella lunetta di fondo) Euvt | res Ä Ä Ä Dona/toj (alla base destra dell’arco) ENOS

98

Cfr. M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 58-63.

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(alla base sinistra dell’arco) presb(u,teroj) EQNO Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni ed in quelle di Vigna Cassia, cit., 291, n. 51; STRAZZULLA, ME, 143, n. 183; IGCVO 1570; PCBE Italie, 595.

B3 = GA6. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra di marmo. Fig. 21.

3

6

Th|/ pro. ovktw. ivdw/n avgou,stwn keÄ ku,mhtaiÔ aiÖ o` su,Ä [mbio]j VAle,xandroj [hvd]u.j avdelfo.j PiÄ stou/ p(res)b(ute,rou))

«Otto giorni prima delle calende di agosto si è addormentato il coniuge Alexandros, dolce fratello di Pistos il presbitero» Bibl.: P. ORSI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni, in NSc 1907, 756, n. 6; IGCVO 714; FERRUA, NG, 28, n. 79; PCBE Italie, 1803.

B4. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

Mnhmi/on o] hvgor[a,sato Ä Ä Ä ] TOS bresb[u,teroj tou/ kuriakÄ ] ou/ tou/ ~Ostñ[wri,ou( evnqa,de] ki/tai ~Upñ[a,tioj ? Ä Ä Ä ]

rr. 2-3: toj bresb[u,teroj evggu.j nomen] ou( tou/ o`siñ[wta,tou evpisko,pou( evnqa,de] (Wessel) r. 4: ki/tai ui`ñ[o.j auvtou/ (Ferrua) «Sepolcro che comprò il tale presbitero della chiesa di Hostorios. Qui giace Hypatios (?)…» Bibl.: P. ORSI, Siracusa, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 521, n. 268; STRAZZULLA, ME, 178, n. 326; IGCVO 309; FERRUA, NG, 28, n. 74.

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B5. Siracusa, Antiquarium di San Giovanni. Da Vigna Cassia. Lastra di marmo. Ä Ä Ä pre[sbu,t]er Ä Ä Ä staurogramma hedera «… presbitero…» Bibl.: FERRUA, NG, 87, n. 339.

B6. Lentini, Museo Archeologico. Da Palazzolo Acreide, contrada Murica (già Iudica 2245). Iscrizione incisa sul taglio di un lastrone di calcare utilizzato come coperchio di sarcofago. Fig. 24. VIanoua,rioj evnqa,de ki/te zh,saj crhstw/j kai. avme,nptwj e;t[))] kai. evn Logariani,oij presbi,teroj e;th m´ kai. d´) «Qui giace Ianouarios, vissuto onestamente ed irreprensibilmente (per…) anni e presbitero a Longariana per 44 anni» Bibl.: P. ORSI, Epigrafe cristiana di Palazzolo Acreide, cit., 291-294; quindi in G. AGNELLO (cur.), Sicilia bizantina. Architettura, pittura, scultura, Tivoli 1942, rist. San Giovanni La Punta 2001, 208-210; A. FERRUA, Epigrafia sicula pagana e cristiana, cit., 204, n. 77; AGNELLO, Silloge, 38 n. 66; G. PUGLIESE CARRATELLI, Silloge delle epigrafi acrensi, cit., 167, n. 39; IGCVO 7; PCBE Italie, 1022.

B7. Ferla, contrada San Martino. Iscrizione incisa in una sepoltura a baldacchino all’interno di un ipogeo. Fig. 25.

3

Dionu,sioj presbuteÄ reu,saj evkklhsi,a| th|/ ~ErgiÄ tanh|/ e;th ld´ to.n evw,nion u[pnon evnqa,de koima/tai)

rr. 2/3: ~Erbi|tanh|/ (Führer); VErli|tanh|/ (Orsi; Pace) «Dionysios che ha svolto il ministero di presbitero nella Chiesa di Hergetion per 34 anni qui dorme il sonno eterno» Bibl.: J. FÜHRER, Altchristiliche Begräbnisanlagen, cit., 117-119; P. ORSI, Giuseppe Führer, cit., 122, n. 6; B. PACE, I barbari e i bizantini in Sicilia, cit., 37; IGCVO 762; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., fig. 6; PCBE Italie, 563, Dionvsios; N. CAVALLARO, Materiali per uno studio della necropoli di Ferla, cit., 114-117.

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B8. Siracusa, MAR 14026. Da Noto, contrada Castelluccio (Pianazzo). Lastra di calcare. Fig. 18.

3

croce evt¿eÀl¿eu,thsÀen w` makariw,t¿atojÀ VAnatw,lhj pr¿esÀ b¿u,teroÀj m¿hni.À febrouari,ou pr¿o.À id´ kal¿andw/nÀ)

r. 2: VA[g]a,twn (Wessel); VAntw,n[ioj] (Orsi) «Morì il beatissimo Anatoles, presbitero, nel mese di febbraio, 14 giorni prima delle calende (di marzo: i.e. il 16 febbraio)» Bibl.: P. ORSI, Castelluccio, in NSc 1891, 355; IGCVO 312; FERRUA, NG, 131, n. 496; PCBE Italie, 121, Anatoles/Anatolios, 121 = Antonios, 159.

B9. Ragusa, MAI 47572. Da Modica, contrada Treppiedi. Lastra di calcare. Fig. 19.

3

6

9

[{O]te [avpo]q[nh,skei] o` presB [u,]Teroj [Ka]lh,m[eroj ? e;zhÄ ] [se]n Ô enÖ e;[th e`xh,Ä ] [kont ?]a d[u,w ? Ä Ä Ä ] [))] KQA[Ä Ä Ä ] [Ä Ä Ä ] ARMEë [))]Tñ [Ä Ä Ä ] ANI[Ä Ä Ä ] [)]INTW KA[Ä Ä Ä ] [))]WS[))]I[Ä Ä Ä ] [Ä Ä Ä ]U[Ä Ä Ä ]

r. 1: [{O]t[e] avpoqnh,skei (trascrizione Museo), Croce ? [)) o` ka]lh/j mnh,[mhj Ä Ä Ä ] (Ferrua); r. 3: [Ä Ä Ä ]LHM[Ä Ä Ä ]W[Ä Ä Ä ] (Ferrua); r. 4: e,qa]nen ev[tw/n? Ä Ä Ä ] (Ferrua); «Quando morì, il presbitero Kalemeros (?), visse anni sessantadue (?)…» Bibl.: A. FERRUA, Sicilia Bizantina, cit., 99-100, tav. II,5; V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica e il suo territorio nella tarda antichità, cit., 43; V.G. RIZZONE, La catacomba A e le iscrizioni, cit., 55, n. 4.

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B10. Ragusa, MAI 6388. Da Santa Croce Camerina. Laterizio. Fig. 12. Ta,foj Tru,fwnÄ oj prusbute,rou) palma «Sepolcro di Tryphon il presbitero» Bibl. IG XIV, 255b; I. FIORELLI, Santa Croce di Camerina, in NSc 1887, 382; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi eseguiti nei cimiteri cristiani della Sicilia con studi e raffronti archeologici, in ASSic 21 (1986) 107; B. PACE, Camarina, cit., 165, n. 31; C. MERCURELLI, Scavi e scoperte nelle catacombe siciliane, cit., 65; IGCVO 311; PCBE Italie, 2215; S. PATITUCCI – G. UGGERI, Dinamiche insediative in Sicilia tra tarda antichità ed età bizantina. La provincia di Ragusa, in S. PATITUCCI UGGERI (cur.), Archeologia del paesaggio medievale. Studi in memoria di Riccardo Francovich, Firenze 2007, 364, fig. 7b.

B11. Mineo, Museo Civico “C. Tamburino Merlini” 5196. Probabilmente dalla contrada Favarotta. Frammento di coperchio di sarcofago in calcare. Fig. 22.

3

La,i?oj Sabi,no[u] presbute,rou te¿leÀuta/| pr¿o.À z´ k¿alandw/nÀ av[priÄ ]) li,wn)

«Laios, figlio di Sabinos il presbitero, morì 7 giorni prima delle calende di aprile (i.e. il 26 marzo)» Bibl.: L. MANISCALCO (cur.), Museo Civico “Corrado Tamburino Merlini”, cit., 122; E. BONACINI, Capitoniana a Contrada Favarotta – Tenuta Grande ?, in Valdinoto 1 (2006) 76; EAD., Il territorio calatino nella Sicilia imperiale e tardoromana, Oxford 2007, tav. X, fig. 1; V.G. RIZZONE, Iscrizioni tardoantiche di Mineo, cit., 427-430.

B12. Siracusa, MAR 8746. Da Catania. Fig. 11.

3

[VEnq]a,de ki/te [Euvs]e,bioj presÄ [bu,te]roj path.r [Ä Ä Ä ]

«Qui giace Eusebios presbitero, padre…» Bibl.: IG XIV, 534; IGCVO 310; H. LECLERCQ, s.v. Catane, in DACL II/2 (1925) col. 2521; A. FERRUA, In margine al Congresso Internazionale di Epigrafia, cit., 173; FERRUA, NG, 116, n. 440; N. BUCARIA, Sicilia Judaica, Palermo 1996, 133; PCBE Italie, 691; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 363, n. 129.

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B13 = GA20 (Iulia Florentina) Fig. 72. B14. Catania, Museo Civico di Castel Ursino. Da via dottor Consoli. Lastra di marmo. [- - -] [---] conpa[ravit ab]

3

[---]o presb[ytero] [--- an]nis Ҁ V[- - -

«…acquistò dal tale presbitero…» Bibl.: FERRUA, NG, 121-122, n. 465.

B15 = E15 (Theodoule) Fig. 41. B16. Salemi, basilica di contrada San Miceli. Iscrizione musiva. Tav. 6.

3

Mak¿a,riojÀ pre¿sÀ b¿u,terojÀ [e;te]uxe u`pe.r s[wÄ ] th[ri,]aj KoÄ boulde,ou)

«Makarios il presbitero fece, per la salvezza di Kobouldeos» Bibl. A. SALINAS, Salemi, Antichità cristiane, cit., 339 ss.; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 104 ss.; B. PACE, La basilica di Salemi, cit., col. 708; ID., I barbari e i bizantini in Sicilia, Palermo 1911, 104 e 121; ID., ACSA I, 52; 2, 188; 4, 183, 318 e 401; O GARANA, Le catacombe siciliane, cit., 162 e 175; L. NOVARA, Salemi, cit., 51; M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 49-53; J.-P. CAILLET, L’évergétisme monumental chrétien, cit., 39, n. 5; PCBE Italie, 1354; F. MAURICI, La Sicilia occidentale dalla tarda antichità, cit., 179.

B17. Salemi, basilica di contrada San Miceli. Iscrizione musiva. Fig. 2.

3

6

Dionisius presbyter vixit in pace an(nos) LV.

«Dionysius il presbitero è vissuto in pace 55 anni»

116


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Bibl.: A. SALINAS, Salemi. Antichità cristiane, cit., 341; B. PACE, La basilica di Salemi, cit., col. 711; L. NOVARA, Salemi, cit., 52, fig. 5; M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 54 ss.; J.-P. CAILLET, L’évergétisme monumental chrétien, cit., 37, n. 2; PCBE Italie, 562 ; F. MAURICI, La Sicilia occidentale dalla tarda antichità, cit., 181-182.

B18. Dove ? Iscrizione nota soltanto da una riproduzione fotografica. Lastra di marmo lunense (?). Fig. 20.

3

[VEn]qa,de kh/te w` evn makari,a| [m]nh,mh| Grhgw,rioj ui`o.j PoÄ [qh,]tou pr¿esÀ b¿ute,rouÀ zh,saj e;th kb´) [t¿elÀ]euta/| de. evn K¿uri,w|À mhnh. ivou¿ni,w|À oppure ivou¿li,w|À ivnd¿iktiw/nojÀ h´)

rr 2/3: r. 3: r. 4: r. 5:

Po[ti,]tou vel Po,[n]tou (Manganaro 2003) pr¿esÀb¿u,terojÀ (Manganaro 2003; AE; Feissel) env kw,¿mh|À Mhnhi,ou (Manganaro 2003) h`¿me,ra|À j´ (Felle; AE)

«Qui giace Gregorios di felice memoria, figlio di Po[the]tos il presbitero, vissuto 22 anni. Morì nel Signore nel mese di giugno (o luglio) nell’indizione ottava» Bibl.: G. MANGANARO, Per la storia della Sicilia bilingue, cit., 35-37; AE 2004, n. 665; G. MANGANARO, Epigrafe in greco di IV sec. d.C. di Alesa, cit., 92, nota 20; D. FEISSEL, Bulletin épigraphique, in REG 119 (2006) 762-763, n. 566; SEG LIV, 944. V.G. RIZZONE, Iscrizioni tardoantiche di Mineo, cit., 429-431.

B19. Collezione privata. Sigillo. Fig. 15. D/

croce Adeodati

R/

croce p(res)b(yter)i

«Di Adeodatus / il presbitero» Bibl.: G. MANGANARO, Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, cit., 76, nn. 16-18, tav. II.

117


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B20. Collezione privata. Sigillo. Fig. 16. D/

Theotokos e legenda Qeoto,ke [boh,qei tou/] dou,lou

R/

croce GiwrÄ gi,ou pÄ resbutÄ e,rou)

«Madre di Dio soccorri/ il servo Giorgios presbitero»

B21. Cefalù ? Da un relitto. Iscrizione graffita su anfora. `Iereu.j «Sacerdote» Bibl.: G. PURPURA, Il relitto bizantino di Cefalù, cit., 93, fig. 8.

BA. Presbitere BA1. Palermo, MAR 8707 (426). Da Centuripe. Lastra di marmo. Fig. 17.

3

VEnqa,de ki/te Kalh. pre¿sÀb¿ute,raÀ zh,saÉsaË e;th n´ avme,ÉmËptwj to.n bi,on tel¿euta/|À th/| pr¿o.À iq´ k¿alaÀn¿dw/nÀ ovktwbri,wn) staurogramma

r. 1: pre¿sÀ b¿u/tijÀ (Manni Piraino); Kalh,meroj (Wessel); Kalhme,ra (Ferrua) «Qui giace Kale la presbitera vissuta senza biasimo 50 anni. Ha terminato il corso della sua vita 19 giorni prima delle calende di ottobre (i.e. il 13 settembre)» Bibl.: G. FIORELLI, in NSc 1878, 175 s.; M.T. MANNI PIRAINO, Iscrizioni greche lapidarie, cit., 36-37, n. 13, tav. VII; SEG XXVI, 1074; AE 1975, 454; G. ALFÖLDI, Recensione, cit., 511; R.S. KRAEMER, Jewish Tuna and Christian Fish: identifying religious affiliation in epigraphical Sources, in HThR 84/2 (1991) 149, n. 31; IGCVO 651; FERRUA, NG, n. 473; PCBE Italie, 1225; K. MADIGAN – C. OSIEK, Ordained Women in the Early Church, cit., 171; U.E. EISEN, Women Officeholders, cit., 128-129; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 368, n. 141.

118


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BA2=BB4. Rabat (Malta). Catacomba 13 della necropoli dei SS. Paolo e Agata. Iscrizione rubricata sulla guancia di un arcosolio. Fig. 14.

3

[VEnqa,de kata,keintai ?] i`erousia,rchj Filento,li[oj] kai. Euvlogi,a presbuth,ra h` autou/ su,mbioj)

«(Qui giacciono) Philentolios gerusiarca ed Eulogia presbitera, sua coniuge» Bibl.: A. FERRUA, Antichità cristiane: le catacombe di Malta, in CC 100 (1949), III, 513-514; R.S. KRAEMER, A New Inscription from Malta, cit., 431-438; SEG XXXV, 995; M. BUHAGIAR, Late Roman and Byzantine Catacombs and Related Burial Places in the Maltese Islands, Oxford 1986, 121, 394, n. 14, 403, fig. 119A; JIWE, I, 221-222, n. 163; M. BUHAGIAR, The Maltese Palaeochristian hypogaea. A reassessment of the archaeological, iconographic and epigraphic source material, in R. ELLUL MICALEFF – S. FIORINI (curr.), Collected Papers, Malta 1992, 194; C. COLAFEMMINA, Ipogei ebraici in Sicilia, cit., 316; S. SIMONSOHN, The Jews in Sicily, I: 383-1300, Leiden - New York - Köln 1997, 5-6, n. 10; ID., Epigrafia ebraica in Sicilia, cit., 520, n. 10; C. COLAFEMMINA, Le catacombe ebraiche nell’Italia meridionale e nell’area sicula: Venosa, Siracusa, Noto, Lipari e Malta, in M. PERANI (cur.), I beni culturali eraici in Italia. Situazione attuale, problemi, prospettive e progetti per il futuro, Ravenna 2003, 118; BUHAGIAR, M., The Christianisation of Malta. Catacombs, cult centres and churches in Malta to 1530, Oxford 2007, 37, n. 14, fig. 51A.

BB. Presbiteri giudei BB1. Catania, Università, ma in deposito presso Soprintendenza BB.CC.AA. Da Catania, necropoli di via Lincoln. Lastra di marmo. Fig. 8.

3

6

Eivrh/nej preÄ sbu,teroj hvÄ go,,rasen to,Ä pon mhde.n bÄ la,yaj th.n evnÄ tolh,n)

«Eirenes il presbitero ha comprato il loculo, (lui) che non ha violato per nulla la Legge» Bibl.: P. ORSI, Catania. Antico sepolcreto riconosciuto in via Lincoln entro l’abitato, in NSc 1897, 240; TH. PREGER, Zu den spätgriechischen Inschriften Siciliens, cit., 110; G. LIBERTINI, Il Museo Biscari, Milano 1930, 317, n. 5; CIJ I2, 467, n. 650c; AGNELLO, Silloge, 83-84, n. 60; G. MANGANARO, Iscrizioni tardoimperiali di Catania, cit., 347; A. FERRUA, In margine al Congresso Internazionale di Epigrafia, cit., 171-173; G. MANGANARO, Ancora di due epigrafi giudaiche, cit., 201-202; SEG XVII, 439; IGCVO 855; FERRUA, NG, 108, n. 412; JIWE, I,

119


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194-196, n. 148; N. BUCARIA, Sicilia Judaica, Palermo 1996, 58-59; C. GEBBIA, Presenze giudaiche nella Sicilia antica e tardoantica, Roma 1996, 68-69; S. SIMONSOHN, The Jews in Sicily, I, cit., 3, n. 5; ID., Epigrafia ebraica in Sicilia, cit., 519, n. 5; PCBE Italie, 616; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 362-363, n. 127.

BB2. Catania, Museo Civico di Castello Ursino 268. Lastra di marmo. Fig. 9.

3

6

VIa,swn presbu,teÄ roj mhde.n zhmiÄ w,saj th.n evntolÄ h,n( hvgo,rasen e`auÄ tw/| kai. toi/ÉjË te,knÄ oij e`autou/ th.Ä n kou/pan tau,tÄ hn)

«Iason il presbitero che per nulla ha violato la Legge, ha comprato per sé e per i suoi figli questa cupa» Bibl.: G. LIBERTINI, Il Museo Biscari, Milano – Roma 1930, 317, n. 5; CIJ2, I, 650d; AGNELLO, Silloge, 35-36, 83-84, n. 60; G. MANGANARO, Iscrizioni tardoimperiali di Catania, cit., 348-349; J. ROBERT – L. ROBERT, Bulletin épigraphique, in REG 73 (1960) 212, n. 459; SEG XVII, 440; A. FERRUA, In margine al Congresso Internazionale di Epigrafia, cit., 171-172; G. MANGANARO, Ancora di due epigrafi giudaiche, cit., 201-202; J. ROBERT – L. ROBERT, Bulletin épigraphique, in REG 74 (1961) 268, n. 862; H. SOLIN, Juden und Syrer im westlichen Teil der römischen Welt. Eine ethnisch-demographische Studie mit besonderer Berücksichtigung der sprachlichen Zustände, in ANRW II 29 (1983) 746-747, n. 5; JIWE, I, 196-197, n. 149; N. BUCARIA, Sicilia Judaica, cit., 54; C. GEBBIA, Presenze giudaiche, cit., 69; S. SIMONSOHN, The Jews in Sicily, I, cit., 3-4, n. 6; ID., Epigrafia ebraica in Sicilia, cit., 519, n. 6, fig. 275; PCBE Italie, 1037; N. BUCARIA, Scheda, in N. BUCARIA - M. LUZZATI - A. TARANTINO (curr.), Ebrei e Sicilia, cit., 342, n. 13; K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo di Catania, cit., 279-280, n. 229; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 363, n. 128.

BB3. Gela, MAR 9361. Da Sofiana. Lastra di calcare. Fig. 10. menorah VAtti,nÄ 3 ij brÉeËsbÄ u,teroÄ j) «Attinis presbitero»

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Bibl.: B. NEUTSCH, Archäologische Grabungen und Funde im Bereich der Soprintendenzen von Sizilien (1949-1954), in ArchAnz 69 (1954) coll. 692-693, fig. 126; D. ADAMESTEANU, I primi documenti epigrafici paleocristiani, cit., 565-569, fig. 6; ID., Nuovi documenti paleocristiani nella Sicilia centro-meridionale, in BdA 1963, 273; SEG XV, 599; J. ROBERT - L. ROBERT, Bulletin épigraphique, in REG 71 (1958) 363, n. 563; CIJ I2 653b; L. BONOMI, Cimiteri paleocristiani di Sofiana, in RAC 40 (1964) 200, fig. 35; A. FERRUA, Recensione a J.-B. FREY, cit., 361; H. SOLIN, Juden und Syrer, cit., 747, n. 9; JIWE, I, 209-211, n. 157; N. BUCARIA, Sicilia Judaica, cit., 67-68; J. CURBERA, Jewish Names from Sicily, in ZPE 110 (1996) 298-299; C. GEBBIA, Presenze giudaiche, cit., 61; S. SIMONSOHN, The Jews in Sicily, I, cit., 6, n. 11; R.M. BONACASA CARRA – M. LAURICELLA, in R. PANVINI (curr.), Gela. Il Museo Archeologico. Catalogo, Caltanissetta 1998, 306; A. BRUGNONE, Le iscrizioni, cit., 297-298, fig. 4; R. PANVINI, Scheda, in N. BUCARIA - M. LUZZATI - A. TARANTINO (curr.), Ebrei e Sicilia, cit., 339, n. 5.

BB4 = BA2 (Philentolios). BC. Senior. BC1. Rabat Malta, catacomba di Sant’Agata. Iscrizione dipinta in un cartiglio. Fig. 7.

3

6

[+ Hic iacet] Basileus senior evita exiens vixit] an<n>os LXXVI. [mense]s [..] et [die]s XVI. [ vExelqw.n evk] tou/ bi,ou Basileu.j [Ä Ä Ä dou/loj ?] Qeou/ h;zhsen [e;th oj(, mh/naj ))( h`m]e,ra[j] ij´ . [Ä Ä Ä ] [Ä Ä Ä ]

«(Qui giace) Basileus senior; (lasciando questo mondo) visse 76 anni, (… mesi) e 16 giorni. Quando uscì dalla vita Basileus (servo ?) di Dio, era vissuto (76 anni, …mesi e) 16 giorni…». Bibl.: V.G. RIZZONE, Iscrizioni giudaica e cristiane di Malta, cit., 204-206, n. 3.

121


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Presbiteri NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

B1

Siracusa, SG

Darse(s)

presbu,teroj

B2

Siracusa, SG

Donatos

presbu,teroj

IV

sec.

B3=GA6

Siracusa, SG

Pistos

presbu,teroj

IV

sec.

Fratello di Alexandros

B4=H3

Siracusa, SG

?

presbu,teroj

IV

sec.

kuriakou/ ~Ostwri,ou

B5

Siracusa, VC

?

presbu,teroj

IV

sec.

B6

Acre

Ianouarios

presbu,teroj

IV-V sec.; 44 anni di presbiterato

evn Loggarianoi/j

B7

Ferla

Dionysios

presbutereu,saj

V sec.; 34 anni di presbiterato

evkklhsi,a| e`rgitanh/|

B8

Castelluccio di Noto

Anatoles

presbu,teroj

VI-VII

B9

Modica

Kalemeros?

presbu,teroj

IV-V

B10

S. Croce Cam

Tryphon

presbu,teroj

V

sec.

B11

Mineo

Sabinos

presbu,teroj

VI

sec.

B12

Catania

Eusebios

presbu,teroj path.r

IV-V

B13=GA20

Catania

?

prosbyterus

IV

B14

Catania

?

presbyterus

IV-V

B15=E15

Catania

?

presbuter[- - -

IV

B16

Salemi

Makarios

presbu,teroj

V-VI

sec.

B17

Salemi

Dionysius

presbyter

V-VI

sec.

B18

?

Po[the]tos

presbu,teroj

V-VI

sec.

B19

?

Adeodatus

presbiterus

VI-VII

B20

?

Giorgios

presbu,teroj

VII-VIII

B21

?

?

i`ereu.j

VI

122

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

IV-V

sec.; 85 a

sec.

sec.

sec.

sec. sec.

sec.

sec. sec.

sec.


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Presbitere NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

BA1

Centuripe

Kale

presbute,ra

V

BA2=BB4

Malta

Eulogia

presbute,ra

ALTRE NOTE

sec.; 50 anni V

sec.

Symbios di Philentolios Ierousiarches

Presbiteri giudei NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

BB1

Catania

Eirenes

presbu,teroj

IV-V

sec.

BB2

Catania

Iason

presbu,teroj

IV-V

sec.

BB3

Sofiana

Attinis

presbu,teroj

IV-V

sec.

BB4=BA2

Malta

Philentolios

i`erousia,rchj

V

ALTRE NOTE

sec.

Senior NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

BC1=F20

Malta

Basileus

senior

INDICAZIONI CRONOLOGICHE IV-V

sec.; 76 a

ALTRE NOTE [dou/loj] Qeou/

Fig. 25. Attestazioni epigrafiche di presbiteri

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Capitolo III

I Diaconi

1. Quadro di insieme Diakonos è un termine in uso nel mondo ellenistico per designare un ministro, un addetto ad un servizio, e, in particolare, a quello delle mensa1. Quale termine riferito ad un ministero specifico all’interno delle comunità cristiane comincia ad emergere negli scritti neotestamentari (1 Tim 3,8.12)2: i primi diaconi sono stati individuati, a partire da Ireneo di Lione, nei sette collaboratori scelti dagli apostoli (Ac 6,1-6) per il servizio alle mense3. La funzione eminentemente caritativa, assistenziale e di servizio, la gestione amministrativa della cassa e dei beni della comunità, nonché un ruolo cultuale, costituiscono le competenze assegnate, in strettissimo rapporto con il vescovo, all’ordine diaconale4. 1

A. WEISER, in DENT, I, coll. 798-805, s.v. dia,konoj. Vd. ora M. CIMOSA – G. BONNEY, Lo sviluppo del significato del linguaggio diaconale («servizio-servo») dal mondo orientale greco-romano al mondo giudaico-cristiano, in Diakoni,a, diaconiae, diaconato. Semantica e storia, cit., in c.d.s. 2 Vd. G. HAMMANN, L’amour retrouvé. La diaconie chrétienne et le ministre de diacre. Du christianisme primitif aux réformateurs protestants du XVIe siècle, Paris 1994, trad. it. Storia del diaconato. Dal cristianesimo delle origini ai riformatori protestanti del XVI secolo, Magnano 2004, in particolare 17-28; E. CATTANEO, I ministeri nella chiesa antica, cit., 106-109; S. HÜBER, Der Klerus, cit., 50-53. 3 R. CABIÉ, Quand les “Sept” deviennent des diacres, in BLE 97 (1996) 219-226. 4 Per il loro ruolo a Roma vd. V. SAXER, La Chiesa di Roma dal V al X secolo: amministrazione centrale e organizzazione territoriale, in Roma nell’Alto Medioevo, XLVIII Settimane di Studio del CISAM (27 aprile – 1 maggio 2000), Spoleto 2001, 540-543.

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Le attestazioni epigrafiche di diaconi (dia,konoj, dia,kwn) siciliani ammontano a dieci (e forse a undici; fig. 33)5, di cui tre in latino — a Selinunte (C9) e a Siracusa (C2 e C5) — e sette in greco, quasi tutte nell’ambito della diocesi di Siracusa: due nella vicina Palazzolo Acreide (C6-7), una a Cava Ispica presso Modica (C8) e le rimanenti nel capoluogo (C1, C3, C4), di cui due certamente rinvenute nella catacomba di San Giovanni; un sigillo si trova in una collezione privata e di esso non è nota la provenienza anche se quella dalla Sicilia orientale è probabile (C10). Le iscrizioni sono tutte funerarie tranne le due su sigilli (C5 e C10), appartenenti rispettivamente, ai diaconi Iohannes e Paulos; il primo sigillo (C5; fig. 32) si data alla fine del VI secolo, del secondo è stata fornita soltanto una fugace notizia6 e la cronologia non è stata definita. Un’iscrizione risulta precisamente datata: quella di Stephanos diacono acrense morto il 14 giugno 419 e sepolto nel cimitero dell’Intagliatella. La lapide è stata spezzata ed una parte ora risulta dispersa: se ne ripresenta il disegno del tempo del ritrovamento (C7; fig. 26). Di due diaconi si conosce l’età: di Ausanius di Selinunte morto sessantacinquenne (C9; fig. 27) e dell’ottantunenne Tertyllanos di Siracusa (C4). Tra i diaconi si registrano due non frequenti casi di duo nomina7: Ioanis Iostinos di Acre (C6; fig. 28) e Sosios Bychchylos di Cava Ispica (C8; tav. 31), esempi rari in un periodo in cui viepiù si afferma l’uso di un nome soltanto8. Il nome del diacono Ausanius rimanda all’ambito più propriamente africano9 ed in particolare ad Ausania, sede episcopale dell’Africa proconsolare10, confermando lo stretto rapporto tra le due sponde del Canale di Sicilia. 5

Pietri (PCBE Italie, 1226) aggiunge un diacono siracusano, tal [K]yriadas, sepolto a San Giovanni, a me sconosciuto. 6 G. MANGANARO, Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, cit., 78, nota n. 17. 7 K. MERLIN, Informations prosopographiques nouvelles, cit., 321-322. Si tratta di un fenomeno di conservatorismo di periferia per A. FERRUA, I nomi degli antichi cristiani, in CC 117 (1966) III, 496-497. 8 Sul fenomeno, vd. I. KAJANTO, Onomastic Studies in the early Christian Inscriptions of Rome and Carthage, Helsinki 1963, 9-23, 64; ID., The emergence of the single name system, in L’onomastique latine, Actes du colloque intenational du CNRS, n. 564 (Paris, 13-15 octobre 1975), Paris 1977, 419-428; ID., Roman Nomenclature during the Late Empire, in I. DI STEFANO MANZELLA (cur.), Le iscrizioni dei cristiani in Vaticano, cit., 103-111. 9 Il nome ricorre, ad esempio, nella Bizacena: vd. ILCV 1381A; CIL VIII, 707. 10 L. CRACCO RUGGINI, Il primo cristianesimo in Sicilia, in V. MESSANA – S. PRICOCO (curr.), Il cristianesimo in Sicilia dalle origini a Gregorio Magno. Atti del Convegno di Studi organizzato dall’Istituto teologico-pastorale “Mons. G. Guttadauro” (Caltanissetta, 28-29 ottobre 1985), Caltanissetta 1987, 99-100.

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D’altro canto, l’iscrizione siracusana di (Theod)oulos (C3; fig. 29), rimanderebbe, in base all’integrazione — ma non certa — di Ferrua, a tutt’altre sponde (si è pensato specialmente all’ambiente siriano), a causa dell’uso della forma evkklhsi,oj per evkklhsi,aj 11: tale scambio tra omicron ed alpha è stato osservato per le iscrizioni greche dell’area di Moab, del Negev, dell’Hauran e soprattutto della Siria, regioni dove erano in uso dialetti aramaici12. La presenza di Siri a Siracusa, del resto, è confermata, come si è già detto, da diverse iscrizioni funerarie.

Fig. 26. Disegno dell’iscrizione del diacono Stephanos (C7).

Fig. 27. Iscrizione di Ausanius (C9). 11 12

FERRUA, NG, 90, n. 349. R. CANOVA, Iscrizioni e monumenti cristiani del paese di Moab, cit.,

CVII-CVIII;

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Fig. 28. Iscrizione del diacono Ioanis Iostinos (C6).

Fig. 29. Iscrizione di [Theo]doulos (C3).

H. GRÉGOIRE, Recueil des Inscriptions grecques chrétiennes d’Asie Mineure, Paris 1922, 11, n. 27, con ulteriori rimandi; Y.E. MEIMARIS – K.I. KRITIKAKOU-NIKOLAROPOULOU, Inscriptions from Palaestina Tertia, Ia, The Greek Inscriptions from Ghor Es-Safi (Byzantine Zoora), Athens 2005, 60-61; vd. anche D. FEISSEL, Une pseudo-toponyme et les formes syriennes du grec stoa,, in BCH 118 (1994) 290.

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2. Un diacono ebreo? Lo scambio tra omicron ed alpha, evidenziato nella precedente epigrafe di (Theod)oulos (C3), offre lo spunto per richiamare l’epitaffio siracusano di Tertyllanòs (C4), in cui lo stesso scambio si ritrova all’inizio della prima parola (ovpe,qanen in luogo di avpe,qanen), che peraltro costituisce un riferimento molto probabile all’ambiente orientale13. In questa iscrizione la qualifica di diacono non è usata in senso assoluto come in tutti gli altri casi, ma è accompagnata dalla specificazione del candelabro. Essendo sconosciute le circostanze del suo ritrovamento e poiché, d’altro canto, è priva di simboli caratteristicamente cristiani Wessel ha suggerito di vedere nel candelabro una menorah14 e, pertanto, di riconoscere nel diakonos un addetto al servizio nella sinagoga. Epifanio di Salamina (Panarion XXX,11,1) attesta la presenza degli hazzan, ossia dei diaconi nelle sinagoghe ebraiche15, cosa peraltro confermata dall’iscrizione datata al 391, ora a Bruxelles, relativa a un tale Neemia azzana e diacono in servizio alla sinagoga siriana di Apamea16, e dall’epitaffio del diacono Paulos a Iconio17. Si potrebbe pensare che Tertyllanos abbia avuto come funzione la responsabilità della gestione della menorah, la quale aveva un ruolo importante soprattutto durante il periodo di otto giorni della celebrazione della festa della Hanukah18. 13

Cfr., in Occidente, l’epitaffio di Aurelios Malchos originario di Apamea di Siria e sepolto a Concordia, in cui la sostituzione di alpha con omicron avviene per ben tre volte (VApome,wn, a;rkon, tomi,w| in luogo di VApame,wn, a;rkan, tami,w|) ed in un’occasione avviene lo scambio inverso di alpha in luogo di omega (ei`arata,tw| per i`erwta,tw|): P.L. ZOVATTO, Le epigrafi greche e la disciplina battesimale a Concordia nei sec. IV e V, in Epigraphica 8 (1946) 88, tav. III; G. LETTICH, Le iscrizioni sepolcrali tardoantiche di Concordia, Trieste 1983, 110111, n. 87; IGCVO 219. 14 Cfr. IGCVO, ad 313. 15 «Azanitwn, tw/n parVauvtoi/j diako,nwn e`rmhneuome,nwn h' u`phretw/n». Cfr. I. LEVINE, La Sinagoga antica, cit., 451-458. 16 CIJ II, 57, n. 805; L. JALABERT – R. MOUTERDE – C. MONDÉSERT, IGLS IV, Laodicée, Apamène, Paris 1955, 66-67, n. 1321; D. NOY – H. BLOEDHORN, IJO III, cit., 98-100, Syr58: «evpi. Nemi,a azzana | kai. tou/ dia,konoj | evyhfw,qh h` pro,sqesij | tou/ naou/ gy´ Du,strou q´…». L’epitaffio di un altro hñazan si trova a Cesarea Marittima: C.M. LEHMANN – K.G. HOLUM, The Greek and Latin Inscriptions of Caesarea Maritima, Boston 2000, 144, n. 166. 17 W. AMELING, IJO II, cit., 485-488, n. 226. 18 Per l’uso della menorah durante questa festa, vd. R. HACHLILI, The Menorah. The ancient seven-armed Candelabrum. Origin, Form and Significance, Leiden – Boston – Köln 2001, 202-204; vd. anche I. LEVINE, La Sinagoga antica, cit., 372-378.

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È vero che nella Tradizione Apostolica di Ippolito (inizi del III secolo), c’è un accenno ad un particolare ruolo del diacono cristiano, che potrebbe dispensare dal collocare in ambiente ebraico la suddetta epigrafe. Scrive, infatti, Ippolito a proposito dei pasti serali di comunità (TA 25, conservato soltanto nella versione etiopica), che «quando il vescovo è presente, venuta la sera, un diacono recherà la lampada»19. È vero anche che il candelabro a sette braccia sembra potersi occasionalmente riconoscere anche in iscrizioni cristiane20, ma, tuttavia, l’ipotesi “giudaica” sembra preferibile, in quanto rende ragione dell’uso generico del termine diakonos, che, invece, in ambito cristiano, riferito al ministero ordinato, molto difficilmente potrebbe essere circoscritto e ridotto ad una mansione limitata e certamente nel complesso irrilevante, anche in seno ad una grande comunità ecclesiale, in cui si può supporre vi fosse pure una certa parcellizzazione dei ruoli21.

3. Sul ruolo dei diaconi Si dispone di un’iscrizione latina (C2=GA7; fig. 30) che permette di conoscere uno dei compiti assegnati ai diaconi. Si tratta di una lastra, già con iscrizione in greco di Eusthatios, riutilizzata e recuperata nella catacomba di San Giovanni, e dunque appartenente alla comunità ecclesiale di Siracusa. Vi si dice che un tal Felix, fidelis22, aveva acquistato dal diacono il loculo destinato alla propria sepoltura23. Il fatto che del diacono si 19 Egli comunque assolve anche altri e più importanti incarichi: cfr. TA 4, 8, 21, 22, 25, 28, 34, 39. Cfr. anche il ruolo dell’accolito ceroferario: N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 544-545, n. 211. 20 M. SIMON, Le chandelier a sept branches symbole chrétien?, in RA s. VI, 31-32 (1948) 971-980. Per altri casi vd. L.H. KANT, Jewish Inscriptions in Greek and Latin, in W. HAASE (cur.), ANRW, II, 20/2, 707, nota 89 e ss. 21 Si ricorda, tuttavia, che a Korasion il diacono Ioannes forse aveva anche la funzione di portare le insegne (simaiofo,roj ?): vd. J. KEIL – A. WILHELM, MAMA III, cit., 112, n. 147. 22 Propriamente fidelix: vd. infra 251. 23 Propriamente “a dzaconu”: per il fenomeno linguistico dell’occorrenza della fricativa z/dz in luogo del gruppo di/di, documentato altrove a Siracusa, vd. M. GRIESHEIMER, Nouvelles inscriptions funéraires, cit., 121. Il fenomeno è comune al greco isolano: vd. D. FEISSEL, Bulletin épigraphique, in REG 100 (1987) 375, n. 504: Zo,dwroj per Dio,dwroj a Siracusa; vd. anche Zonuse,a per Dionusi,a in un’altra iscrizione siracusana di età tardo-antica (MAR 15396). Per altre aree del Mediterraneo vd. D. FEISSEL, Notes d’épigraphie chrétienne, in BCH 105 (1981) 490; A. FERRUA, Tombe che parlano, II, in CC 94 (1943), IV, 166-171, quindi in Scritti vari di epigrafia ed antichità cristiane, Bari 1991, 145; F. TH. GIGNAC, A

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taccia il nome induce ad escludere trattarsi di un atto di compravendita tra privati e a pensare che tale diacono — il cui nome fors’anche era noto — agisse per conto della Chiesa di Siracusa. I diaconi, in quanto gestori dei beni della comunità24 — l’iscrizione del sigillo del diacono Paulos (C10) amministratore e notaio, dioikhth.j nota,r¿iojÀ , benché tarda, esplicita questo servizio alla comunità –, dovevano evidentemente occuparsi anche dell’amministrazione dei cimiteri comunitari. Ed è esplicita, a tale riguardo, la testimonianza dello Pseudo Ippolito (Philosophoumena IX, 12, 14), che informa del fatto che il vescovo Zefirino (198-217) aveva affidato il cimitero sulla via Appia al diacono Callisto, poi suo successore nella cattedra romana (217-222)25.

Fig. 30. Disegno dell’iscrizione di Felix (C2 =GA7).

Questo compito relativo alla vendita delle tombe disponibili negli spazi funerari della comunità, nondimeno veniva disimpegnato anche dai presbiteri, e ciò — per quanto almeno riguarda Roma — specialmente Grammar of the Greek Papyri of the Roman and Bizantine Periods, I, Phonology, Milano 1976, 75-76. 24 Un’iscrizione funeraria del Monte Ammirabile presenta il diacono Anastasios responsabile anche della custodia delle suppellettili liturgiche (skeuofu,lax): J.-P. REY COQUAIS, Inscriptions du Mont Admirable, in MUSJ 52 (1991-1992) 216-217, n. IV. 25 Cfr. A.E. FELLE, Epigrafia pagana e cristiana in Sicilia, cit., 236.

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quando era invalso l’uso di ubicare le sepolture presso e nelle chiese26. Di ciò in Sicilia si conoscono tre casi, tutti catanesi, ai quali si è già fatto cenno: il primo attiene alla donazione — segnalata con atto formale dal sigillo del presbitero (kata. dwrea.n sfragi,doj th/j presbute,[rou])27 — di una tomba alla vergine Theodoule (B15=E15; fig. 41): tale testimonianza è stata rinvenuta sotto il pavimento a mosaico della trichora di via dottor Consoli. Il secondo caso è quello dell’interessamento da parte di un presbitero — menzionato in maniera anonima — per la sepoltura straordinaria procurata a Iulia Florentina (B13=GA20; fig. 72) presso la chiesa dei martiri. Il terzo caso può ravvisarsi nell’iscrizione frammentaria B14, qualora se ne accetti l’integrazione proposta da Ferrua. Del resto non deve dimenticarsi che l’amministrazione dei beni della Chiesa non fosse prerogativa esclusiva dei diaconi, ma anche di altri membri del clero28: l’incarico di oivkono,moj29 — ufficio espressamente previsto per un membro del clero dal canone XXVI del Concilio di Calcedonia30 — viene spesso attribuito ai diaconi31, ed in subordine anche ai sud26

J. GUYON, La vente des tombes à travers l’épigraphie de la Rome chrétienne (IIIe-VIIe siècles): le rôle des fossores, mansionarii, praepositi et pretres, in MEFRA 86 (1974) 587594. Vd. anche R. GIULIANI, Un’interessante novità epigrafica dalla catacomba della ex vigna Chiaraviglio sulla via Appia Antica. Ancora sull’attività dei presbiteri Proclino e Urso a S. Sebastiano, in Domum tuam dilexi. Miscellanea in onore di Aldo Nestori, Città del Vaticano 1998, 393-395. 27 Per le proposte di lettura e l’interpretazione dell’iscrizione, vd. supra 96-97. 28 G.W.H. LAMPE, Lexicon, cit., 944; Y.E. MEIMARIS, Sacred Names, Saints, Martyrs and Church Officials, cit., 256-257; J. DARROUZES, Recherches sur les ovffi,kia de l’Eglise byzantine, Paris 1970, 16-17 ; D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétienens de Macedoine, cit., 39, n. 18, con ulteriori riferimenti. 29 Oivkono,moj in Sicilia è attestato, forse nel titulus di Ioustos (IGCVO, 37, n. 138), sicuramente in quello di Preimos rinvenuto nel sepolcro 36 della catacomba di Führer a Siracusa (P. ORSI, La catacomba di Führer nel predio Adorno-Avolio in Siracusa, in RQ 9 (1895) 473-474) ed in un anello d’oro (IV-VII secolo) rinvenuto a Modica e pertinente ad un certo Michailios (I. BALDINI LIPPOLIS, L’oreficeria dell’impero di Costantinopoli tra IV e VII secolo, Bari 1999, 208, n. 1). La mancanza di ulteriore specificazione di tipo ecclesiastico, li fa amministratori pubblici o privati: cfr. F.P. RIZZO, La menzione del lavoro nelle epigrafi, cit., 70-71, n. 37, con rimando alla bibliografia precedente. Sul loro ruolo vd. anche F. HANTON, Lexique explicatif du Recueil des inscriptions grecques chrétiennes d’Asie Mineure, in Byzantion 4 (1927-1928) 109-110. 30 MANSI, VII, col. 368. Anche l’ufficio di proestw.j ha funzioni analoghe di sovrintendenza e gestione dei beni: vd. G. LEFEBVRE, Inscriptiones Graecae Aegypti, Le Caire 1907, rist. anast. Chicago 1978, XXXVII. Per il proestw.j cfr. il praepositus domus ecclesiae menzionato da Possidio (Vita Aug. XXXIV). 31 In Egitto nella chiesa copta di el-Moallaqa al Cairo: L.S.B. MAC COULL, Redating the Inscription of El-Moallaqa, in ZPE 64 (1986) 230-234, iscrizione relativa a Gewrgi,w| diak¿o,nw|À kai. oivkono,¿mw|À; a Sevrihissar presso Ankyra in Frigia: CIG IV, 8822 (evpi. tou/

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diaconi32. Un’interessante iscrizione di Physkos (Idymos) in Caria recita: «evpi. th/| oivkonomi,a| Kuriakou/ diako,nou»33. Tale ruolo, tuttavia, viene ricoperto in molti casi anche dai presbiteri e sono noti diversi casi soprattutto in Oriente34. Ma si dà il caso anche di economi, amministratori di beni ecclesiastici, distinti da presbiteri e da diaconi, come ad Umm el-Maqati, in Giordania: qui la decorazione musiva della chiesa venne eseguita al tempo del presbitero Aion, dei diaconi Barachon e Magnos e dell’economo Makedonios35. euvlabesta,tou diako,nou ke. oivkono,mou Kuriakou/); in Siria (Apamene ?, la provenienza dell’iscrizione non è appurata): J. JARRY, Nouveaux documents grecs et latins de Syrie du Nord et de Palmyrène, in ZPE 60 (1985) 113, n. 13 (Euvfra,sioj dia,konoj kai. oivkono,moj); C. MONDÉSERT – J.-P. REY-COQUAIS, IGLS, VI, Baalbek et Beqa~ , Paris 1967, 209, n. 2945, da Niha nella Beqa~ ; in Giordania ad Um Er-Rasas, per cui vd. M. PICCIRILLO, Le iscrizioni di Um erRasas – Kastron Mefaa in Giordania I (1986-1987), in LA 37 (1987) 183-184, n. 4, foto 3; a Shivta in Palestina (A. NEGEV, The Greek Inscriptions from the Negev, Jerusalem 1981, 6162, n. 68: iscrizione di Pe,trou avrcidiak¿o,nouÀ ivkono,mou); a Gaza (SEG LIV, 1656: evpi. […] VAlfei,ou diak¿o,nouÀ kai. oivkono,m¿ouÀ ); vd. anche V. BEŠEVLIEV, Spätgriechische und spätlateinische Inschriften aus Bulgarien, Berlin 1964, 118, n. 171 (Bindemiou/lloj dia,konoj kai. oivkono,moj ad Aquae Calidae). 32 Cfr. il caso di Amamas suddiacono ed economo a Khirbet el Wahadneh: M. PICCIRILLO, Chiese e mosaici della Giordania settentrionale, Jerusalem 1981, 18-20. 33 H. GRÉGOIRE, Recueil des Inscriptions grecques chrétiennes, cit., 81, n. 238; W. BLÜMEL, Die Inschriften der rhodischen Peraia, Bonn 1991, 129, n. 519. 34 Cfr. gli esempi di Hagioi Deka a Creta (A.C. BANDY, The Greek Christian Inscriptions, cit., 37, n. 5), di Lesbo [H. GRÉGOIRE, Recensione a A. ORLANDOS, Palaiocristianikai. basilikai. th/j Le,sbou, Praktika. VAkad. VAqhnw/n 3 (1928) 322 ss., in Byzantion 4 (1927-1928) 714], della Lidia [H. DEDEO LOU – H. MALAY, Une inscription sur mosaïque de la Lydie du Nord, in ArkDerg 3 (1995) 229-231, tav. 67], di Didyme (H. GRÉGOIRE, Recueil des Inscriptions grecques chrétiennes, 71, n. 224quinquies), di Smirne (G. PETZL, Die Inschriften von Smyrna, II/2, Bonn 1990, 365-366, XXXV), di Aslanli presso Amorion in Frigia (W.M. CALDER, MAMA VII, cit., 67, 299a), di Borg el-Qa~ i in Siria (L. JALABERT – R. MOUTERDE – C. MONDÉSERT, IGLS V, Émésène, 63, n. 2098), di Antiochia/Kaussié (L. JALABERT – R. MOUTERDE, IGLS, III/1, Region de l’Amanus, Antioche, Paris 1950, n. 774, 2), di Quweismeh in Giordania [M. PICCIRILLO, Le chiese di Quweismeh – Amman, in LA 34 (1984) 332, fig. 1, foto 11; P.-L. GATIER, IGLS, XXI, Inscriptions de la Jordanie, 2. Région centrale (Amman – Hesban – Madaba – Main – Dhiban), Paris 1986, 67-68, n. 52] e di Suhmata in Palestina (Y.E. MEIMARIS, Sacred Names, Saints, Martyrs, and Church Officials, cit., 201, n. 1016, 259, n. 1283); a Hiera Sykaminos in Nubia (SEG LIV, 1773); un’altra attestazione è su un papiro egiziano rinvenuto forse a Hermoupolis, ora a Vienna: H. HERRAUER, Kleine Zeugnisse zur Kirche in Ägypten, in MiChA 6 (2000) 30-31. Dalla Troade, da Alexandreia Troas e da Çatalçam, sono note due iscrizioni che indicano con voci del verbo kellareu,w l’esercizio dell’amministrazione finanziaria da parte di presbiteri che probabilmente appartenevano ad un monastero: M. RICL, The Inscriptions of Alexandreia Troas, Bonn 1997, 164. 35 M. PICCIRILLO, Chiese e mosaici della Giordania settentrionale, Jerusalem 1981, 23-25. Per altre attestazioni vd. B. HAMARNEH, Evergetismo ecclesiastico e laico nella Giordania bizantina ed ommayade nel V-VIII secolo. Testimonianze epigrafiche, in VetChr 33 (1996) 62, nota 25.

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Un’epigrafe, per la quale è stata proposta una integrazione molto incerta, potrebbe attestare l’esistenza di un oikonomos addetto alla vendita di sepolcri nelle catacombe siracusane36, così come accade a Corinto37; ma di questo non è dato invero sapere lo specifico status ecclesiale.

4. Un diacono uxorato In coda all’iscrizione del diacono Sosios Bychchylos di Cava Ispica (C8; fig. 31) il Griesheimer ha letto un titolo — aggiunto successivamente con caratteri molto sottilmente graffiti — relativo a tale Antoneia Euphrosyne38, uno dei membri della gens Antonia. Di questa gens esistono diverse attestazioni a Cava Ispica39, e ad essa è stato recentemente possibile ricondurre la proprietà di un ipogeo della vasta necropoli ispicese che ha restituito delle epigrafi ancora in situ, poste in una stessa monumentale tomba a baldacchino tetrasoma: una di queste è pertinente a tale Eupraxia morta nel 422, ed un’altra a tale Antonia Eupraxis morta nel 468; una terza è il titolo funerario di Euphrosyne, che, evidentemente, doveva essere parente della citata Antoneia Euphrosyne40. Si pone il problema delle relazioni tra il diacono ed Antonia Euphrosyne che potrebbe essere stata seppellita nella stessa tomba, come Antonia Eutycheia che potrebbe essere stata introdotta in quella appositamente riaperta di Antonios Satronilos41. Per simili occorrenze non mancano confronti. Un titulus rinvenuto presso Smirne attesta essere stati sepolti insieme la vergine Lampadia ed

36 IG XIV, 194, così integrato in IGCVO 863: «...hvgo,ra]sen de. to.[n to,pon] auvth/j Mar[)))] para. tou/ o[ivkono,mou?]». 37 Per un oivkono,moj venditore di tombe a Corinto, vd. N.A. BEES, Inschriften von Peloponnes, Band 1, Isthmos-Korinthos (Corpus der griechisch christlichen Inschriften von Hellas/ Iscriptiones Graecae Christianae Veteres), Athen 1941, rist. Chicago 1978, 78-79, n. 36. 38 M. GRIESHEIMER, Quelques inscriptions chrétiennes, cit., 161-165. 39 V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica e il suo territorio nella tarda antichità, cit., 5556, 63-64; G. PACI, Le iscrizioni di Cava Ispica, cit., 24-34; K. MERLIN, Informations prosopographiques, cit., 319-322, ed i rilievi mossi da F.P. RIZZO, SC, I, 140. 40 V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Nuovi documenti epigrafici, cit., 48-50; IID., Nuove scoperte nell’ipogeo degli Antonii, cit., 15-19; IID., L’ipogeo degli Antonii a Cava Ispica, cit. 41 M. GRIESHEIMER, Quelques inscriptions chrétiennes, cit., 159-161; K. MERLIN, Informations prosopographiques, cit., 319-321.

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il diacono Paktolios42. Similmente, un altro epitaffio del Museo di Adana segnala seppelliti insieme (nello stesso topos) il diacono Athenaios e la vergine Makaria, e in un altro epitaffio di Klaudiupolis si legge che lo stesso qhka,rin (piccolo sepolcro) accoglie il diacono Aboudianos e Leonina43: tali fatti possono spiegarsi per i vincoli di parentela che legavano le coppie di defunti44. Cosa, questa, che è detta esplicitamente in altri casi: in un epitaffio si legge che il diacono Abirkios aveva preparato la tomba per sé, la moglie ed i figli45; in un altro di Mikhaïl nella Frigia centrale si legge che il diacono Amarantos insieme al fratello Kyriakos avevano preparato la tomba di famiglia per sé, le loro mogli Pappiane e Pancharie e per i propri figli46; in un altro di Calcedonia che erano sepolti insieme il diacono Solomon e la consorte Elpidie47. Per quanto concerne l’Occidente, si possiedono le testimonianze relative al diacono Aurelius Saturninus e alla moglie Aura che erano stati sepolti insieme in un sarcofago, i cui frammenti sono stati ritrovati a Vigonovo nella campagna patavina48, e ai diaconi Flavius Iulius e alla moglie Aurelia Ianuaria, Criscentius e alla moglie Ursacia sepolti negli stessi sarcofagi a Salona49. La stessa cosa si può, dunque, supporre per Sosios Bychchylos, che così, quale diacono uxorato50, si potrebbe affiancare al presbitero Ianouarios della campagna acrense (B6; fig. 24), la cui tomba era occupata da ben sette scheletri di cui tre di bambini: si potrebbe trattare dei membri della sua famiglia?51. 42

H. GRÉGOIRE, Recueil des Inscriptions Grecques Chrétiennes, cit., 19-20, n. 67. F. BECKER-BERTAN, Die Inschriften von Klaudiu polis, Bonn 1986, 126, n. 175. 44 G. DAGRON – D. FEISSEL, Inscriptions de Cilicie, cit., 102, n. 56. Alle stesse conclusioni perviene M. GRIESHEIMER, Quelques inscriptions chrétiennes, cit., 165. Cfr. anche C. LAMBERT, Iscrizioni di vescovi e presbiteri, cit., 47. 45 F. CABROL – H. LECLERCQ, H., Monumenta Ecclesiae liturgica, I, Paris 1900, 4351. 46 W.M. RAMSAY, The Cities and Bishoprics of Phrygia, Oxford 1895, rist. New York 1975, 741, n. 677. 47 R. MERKELBACH, Die Inschriften von Kalchedon, cit., 70, n. 84. 48 G. CUSCITO, Ritrovata l’epigrafe del diacono uxorato Aurelius Saturninus, in AN 54 (1984) coll. 137-180; vd. anche G. LETTICH – P. ZOVATTO, Le origini e le epigrafi cristiane di Concordia, Trieste 2007, 89-90, n. 46. 49 ILCV 1223; N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 781-782, n. 434. 50 Esprime dei dubbi in merito alla possibilità di riconoscere un legame coniugale tra i due defunti menzionati nella stessa lapide G. PACI, Le iscrizioni di Cava Ispica, cit., 30. 51 Vd. supra 107-108. Si potrebbe aggiungere anche il caso del presbitero siracusano della chiesa di Hostorios che avrebbe comprato una tomba dove venne sepolto il figlio (B4), qualora si accetti l’integrazione del Ferrua (vd. supra 102). 43

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Fig. 31. Iscrizione di Sosios Bychchylos (C8).

5. Il sigillo del diacono Iohannes Meritevole di considerazione è anche il sigillo del diacono Iohannes (C5; fig. 32), rinvenuto a Siracusa: esso reca al diritto l’immagine dei busti dei Santi Pietro e Paolo affrontati e al rovescio la legenda che non specifica, però, a quale chiesa il diacono appartenga. Per questo motivo il Laurent, non dando peso al luogo del rinvenimento, e badando piuttosto alla raffigurazione dei due santi, propende ad attribuire alla chiesa di Roma il diacono Iohannes 52. 52

V. LAURENT, CSE, 699-700. Sul rapporto tra luogo d’esercizio del titolare, circolazione e luogo di ritrovamento dei sigilli, vd. J.-C. CHEYNET – C. MORRISSON, Lieux de trouvaille et circulation des sceaux, in N. OIKONOMIDES (cur.), SBS 2 (1990) 105-131. Il sigillo del diacono Iohannes sarebbe in tal modo di un altro sigillo romano rinvenuto in terra siciliana dopo quello del Papa Teodoro (642-649), conservato in una collezione privata catanese e rinvenuto molto probabilmente in Sicilia orientale: G. MANGANARO, Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, cit., 76, n. 22; ID., Note storiche ed epigrafiche per la villa, cit., 188191, fig. 31; su Papa Teodoro e i suoi rapporti con la Sicilia, vd. D. MOTTA, Percorsi dell’agiografia. Società e cultura nella Sicilia tardoantica e bizantina, Catania 2004, 174-175.

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Ma si deve tenere presente che l’iconografia di San Pietro e di San Paolo ricorre in placchette di metallo con didascalie in latino ritrovate a Catania ed in territorio siciliano e che anche per esse l’editore rileva il legame tra la Roma e la Sicilia dove si trovava un patrimonium Sancti Petri53. Ed occorre anche osservare che l’iconografia dei due martiri è un soggetto grandemente diffuso anche fuori della Sicilia, ed essi sono i santi che godono più popolarità tra tutti nella raffigurazione dei sigilli bizantini nel corso del VI e del VII secolo54. Nel caso del diacono Iohannes, tuttavia, può effettivamente riconoscersi l’espressione di un particolare rapporto con il Papa, giacché potrebbe trattarsi di quello Iohannes, arcidiacono della chiesa catanese55, che godette di molta fiducia da parte di Gregorio Magno. Questi ne aveva potuto probabilmente apprezzare le doti in occasione della fase romana (592) del processo a carico del vescovo di Catania Leone56. In seguito il Pontefice si adoperò perché Giovanni nel 595 venisse eletto vescovo di Siracusa. La scelta dei due santi martiri “romani” potrebbe essere ben giustificata nel sigillo del diacono — propriamente arcidiacono — catanese, il quale, in tal modo, avrebbe potuto esprimere il suo rapporto privilegiato con Roma, proseguito nel tempo del suo vescovato siracusano57. E bisogna pure tenere presente che proprio nel periodo gregoriano aumentano i sigilli di vescovi con legende latine58. Essi perdurano nel VII secolo59, e si estinguono nel secolo successivo, in concomitanza del passaggio della Sicilia sotto il patriarcato di Bisanzio.

53 G. MANGANARO, Nuovo manipolo di documenti «magici», cit., 508-510, figg. 15-18. Il Manganaro ora propende ad attribuire tali placchette a pellegrini siciliani di ritorno da Roma: ID., Pellegrini di ritorno a Roma e da Campostela in Sicilia in epoca medievale (Placchette di S. Pietro e S. Paolo; ampullae di piombo), in R. GIGLI (cur.), MEGALAI NHSOI. Studi dedicati a Giovanni Rizza per il suo ottantesimo compleanno, Catania 2005, 384. 54 J. COTSONIS, The Contribution of Byzantine Lead Seals to the Study of the Cult of the Saints (Sixth-Twelfth Century), in Byzantion 75 (2005) 393-397, 416, 419-421. 55 PCBE Italie, 1112-1120, Iohannes 89. 56 Cfr. G. MAMMINO, Gregorio Magno, cit., 49-51. Sul vescovo Leone, vd. PCBE Italie, 1276-1279, Leo 17. 57 Su Giovanni vescovo, vd. supra 60. È noto anche un sigillo di Giovanni quale vescovo di Siracusa (A7), ma è privo di raffigurazione. 58 G. MANGANARO, Nuovo manipolo di documenti «magici», cit., 510-511. 59 Cfr. V. LAURENT, CSE, n. 884, 892, 893, 899.

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Fig. 32. Sigillo del diacono Iohannes (C5).

6. Appendice epigrafica C C. I diaconi C1. Siracusa, MAR 195 (197) + 5992. Da San Giovanni. Lastra di marmo ricomposta da due frammenti combacianti.

3

Teleuta/| SilbaÄ no.j dia,kwn te/j avpo. kalandÄ w/n ai´ ivouÄ ni,wn)

«Il diacono Silbanos morì 11 giorni dopo le calende di giugno» Bibl.: parte sx I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 2 (1874) 512, n. 16; IG XIV, 201; IGCVO 314; parte dx: A. FERRUA, Florilegio d’iscrizioni, cit., 234, n. 23; FERRUA, NG 48, n. 184; A. FERRUA, Il giorno del mese, in RAC 61 (1985) 70; ed. completa: M. GRIESHEIMER, Quelques inscriptions chrétiennes, cit., 143-145, n. 1; SEG XXXIX, 1022; SEG XLI, 838.

C2 = GA7. Siracusa, MAR 26631. Da San Giovanni. Lastra di marmo. Fig. 30.

3 138

Felix fidelix in pace. Emi mici locu<m> a dzaconu.


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«Felix fedele nella pace. Ho comprato per me il loculo dal diacono» Bibl.: P. ORSI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni, in NSc 1907, 759, fig. 17, n. 16; quindi O. MARUCCHI, Sicilia. Nuove esplorazioni nelle catacombe di S. Giovanni, cit., 166, n. 1; ILCV 3763; AGNELLO, Silloge, 42, 92-93, n. 80; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., fig. 21.

C3. Siracusa, MAR. Lastra. Fig. 29.

3

[croce Qeo,]douloj [dia,kon]oj th/j [a`gi,aj evk]klhsi,oj [evnqa,d]e ki/te)

«Theodoulos diacono della santa chiesa qui giace» Bibl.: S.L. AGNELLO, Aggiunte e correzioni alle epigrafi paleocristiane di Siracusa, in NDidask 1956, 67, n. 41, fig. 3,f; FERRUA, NG, 90, n. 349; PCBE Italie, 2396 (…oulos).

C4. Siracusa, MAR. Lastra.

3

VOpe,qanen Tertullan¿o.jÀ dia,k¿onojÀ kandeÄ lau,rou evt¿w/nÀ ap´ )

rr. 1-3: k¿alÀ a,ndej auvgou,staij (Führer) «Tertyllanos diacono del candelabro morì ad 81 anni» Bibl.: CIG IV, 9528; IG XIV, 175; STRAZZULLA, ME, 133, n. 151; J. FÜHRER, Forschungen zur Sicilia sotterranea, München 1897, 145 (815); IGCVO 313; PCBE Italie, 2159.

C5. Siracusa, MAR 7258. Sigillo. Fig. 32. D/

busti di San Pietro e di San Paolo affrontati

R/

croce Iohannis diac(oni)

3

«Di Iohannes diacono» Bibl.: V. LAURENT, CSE, 699-700, n. 892.

139


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C6. Lentini, Museo Archeologico. Da Palazzolo Acreide, già collezione Iudica 2270. Stele di calcare. Fig. 28.

3

VIoa,nij VIosti/noj dia,konÄ oj)

«Ioanis Iostinos diacono» Bibl.: G. PUGLIESE CARRATELLI, Palazzolo Acreide. Epigrafi cristiane, cit., 345, n. 1; ID., Silloge delle epigrafi acrensi, cit., 167, n. 40, tav. XXXVII; SEG XIV, 587; PCBE Italie, 1148.

C7. Lentini, Museo Archeologico. Da Palazzolo Acreide, già collezione Iudica 2271 (parte sx; parte dx ora perduta). Lastra di marmo. Fig. 26.

3

6

Ste,fanoj o` maka[ri,a]j mnh,mhj dia,konoj evnqa,de ki/te avnapausa,menoj th|/ di´ mhni. ivouni,ou u`pati,a| Monaxi,ou staurogramma kai. Pli,nqa staurogramma

«Stephanos di beata memoria, diacono, qui giace; morì il giorno 14 del mese di giugno, sotto il consolato di Monaxios e Plinthas»

14.6.419. Bibl.: G. IUDICA, Le antichità di Acre, Messina 1819, 89-91, tav. II,2; CIG IV, 9470; IG XIV, 239; J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten, cit., 135, n. 2, 137, fig. 47; AGNELLO, Silloge, 47-48, n. 95; G. PUGLIESE CARRATELLI, Silloge delle epigrafi acrensi, cit., 169, n. 46, tav. XXXIX; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 16, n. 47; IGCVO 315; PCBE Italie, 2107.

C8. Ragusa, MAI 34 (107). Da Modica, Cava Ispica. Lastra di calcare. Fig. 31.

3

140

So,sioj Buccu,loj dia,kwn evnqa,de ki/te\ avnepau,seto mhni. nobenbri,w| [[k(ai.)]] avvpo. kalandw/n g´)


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6

VAntwni,a EuvfrosÄ [u,]nh avnepau,[sato] th|/ pro. ia´ k(alandw/n) dñekñenb(ri,wn))

«Sosios Bychchylos, diacono, qui giace; morì 3 giorni dopo le calende di novembre. Antoneia Euphrosyne morì 11 giorni prima delle calende di dicembre» Bibl.: CIG IV, 9517 + CIG IV, 9530; IG XIV, 250 + IG XIV, 243; M. GRIESHEIMER, Quelques inscriptions, cit., 161-165, n. 11; SEG XXXIX, 994; IGCVO 316; FERRUA, NG, 132-133, n. 500; D. FEISSEL, Bulletin épigraphique, in REG 104 (1991) n. 762; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 571 e 589, fig. 32; ID., Iscrizioni, epitaffi ed epigrammi in greco della Sicilia centro-orientale di epoca romana, in MEFRA 106 (1994) 90, nota n. 26; V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica e il suo territorio nella tarda antichità, cit., 56; PCBE Italie, 351, s.v. Bychylos; F. CORDANO, Nomi pagani e non nella Sicilia orientale, cit., in c.d.s.; K. MERLIN, Informations prosopographiques nouvelles, cit., 321-322; G. PACI, Le iscrizioni di Cava Ispica, cit., 24, n. 2; V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Nuove scoperte nell’ipogeo degli Antonii, cit., 14, figg. 8-9; IID., L’ipogeo degli Antonii, cit.

C9. Palermo, MAR 3544. Da Selinunte. Lastra di calcare. Fig. 27.

3

6

Croce dalla quale pendono A e w, tra due colombe affrontate. Ausanius diaconus in pace vix(it) annis LXV depositus VII idus ian(uaria)s.

«Ausanius, diacono, visse in pace 65 anni; fu deposto sette giorni prima delle idi di gennaio (i.e. il 26 dicembre)» Bibl.: A. SALINAS, Di un’iscrizione cristiana di Selinunte, cit., 481-482; CIL X, 7201; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 162-163; L. BIVONA, Iscrizioni latine lapidarie del museo di Palermo, cit., 59-61, n. 44, tav. XXIX; FERRUA, NG, 139, n. 517; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 588-589, fig. 31; PCBE Italie, 236; G. NOTO, Selinunte cristiana e i martiri selinuntini, Marsala 2001, 13-17; F. MAURICI, La Sicilia occidentale dalla tarda antichità, cit., 194-196.

C10. Collezione privata. Sigillo. Pau/loj dia,konoj dioikhth.j nota,r¿iojÀ «Paulos diacono amministratore notario» Bibl.: G. MANGANARO, Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, cit., 78, nota n. 17.

141


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Diaconi NUMERO DI

LUOGO DI

SEQUENZA

RIFERIMENTO

C1

INDICAZIONI

NOME

QUALIFICA

Siracusa, SG

Silbanos

dia,kwn

IV-V

C2 = GA7

Siracusa, SG

?

dzaconus

V

C3

Siracusa

(Theod)oulos

dia,konoj

IV-V

C4

Siracusa

Tertyllanos

dia,konoj

C5

Siracusa

Iohannes

diaconus

VI-VII

C6

Acre

Ioanis Iostinos

dia,konoj

V

C7

Acre

Stephanos

dia,konoj

419

C8

Modica, Cava Ispica

Sosios Bychchylos

dia,kwn

IV-V sec.

C9

Selinunte

Ausanius

diaconus

Paulos

dia,konoj

C10

CRONOLOGICHE

IV-V

V

sec.

sec. sec.

sec.; 81 a

kandelau,rou

sec.

sec.

Antoneia Euphrosyne

sec.; 65 anni VII

sec.

Fig. 33. Attestazioni epigrafiche di diaconi.

142

ALTRE NOTE

dioikhth.j nota,r¿iojÀ


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Capitolo IV

Chierici, suddiaconi, lettori, ostiari, servi ecclesiae

1. Quadro d’insieme delle epigrafi relativi agli ordini minori Il carattere desultorio della documentazione epigrafica relativa agli ordini minori e ai ministeri impedisce di poter avere un quadro soddisfacente dell’articolazione della chiesa antica di Sicilia. Su base epigrafica (fig. 37) sono noti un chierico da Siracusa (D1), due suddiaconi (DA1; DA2=DC1), rispettivamente da Siracusa e da Catania, dove il secondo svolge anche la funzione di ostiario, un lettore da Lilibeo (DB1) ed un’ostiaria da Lipari (DC2=FA22=GA29). Mancano, in particolare, menzioni relative ad accoliti – la cui funzione di ausilio ai diaconi1, tuttavia, non doveva differenziarsi molto da quella dei suddiaconi – e ad esorcisti. Nella già citata lettera 14 del Papa Gelasio I del 494, con la quale si cerca di disciplinare le ordinazioni, si danno specifiche indicazioni in merito al cursus da seguire e a gli interstizi da rispettare: emergono tra i gradi minori, dopo l’ostiariato, quelli di lettore, di notaio2 e di difen1

A Roma il numero di sei accoliti insieme ad un suddiacono completerebbe il numero di sette collaboratori dei sette diaconi per per regione ecclesiastica: cfr. R. SEAGRAVES, Pascentes cum disciplina, Fribourg Suisse 1993, 166-168. 2 Per quanto concerne le attestazioni epigrafiche di notai o archivisti in Sicilia, queste sono incerte poiché non sempre è possibile determinare se fossero cariche ecclesiastiche o civili: oltre al sigillo di una collezione privata catanese pertinente a tale Paulos diacono amministratore e notaio (C10), la documentazione relativa a sigilli di notai è stata raccolta da G. MANGANARO, Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, cit., 77-78; si aggiungano gli anelli del

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sore3 e risulta assente quello dell’esorcista; seguono ancora l’accolito, il suddiacono, il diacono ed il presbitero, grado che si raggiunge nel volgere di un anno dall’istituzione ad ostiario (decreto II); ma si concede la possibilità di ridurre i tempi previsti, soprattutto se si tratta di monaci, privilegiati per la promozione al sacerdozio; quanto agli altri, comunque, sempre previo esame, gli interstizi non possono ridursi a meno di sei mesi (decreto III). Inoltre, per gli uffici di ostiario, di lettore, di notaio e di difensore non sembra sia prescritta l’ordinazione da parte del vescovo, obbligatoria invece per quella dell’accolito e del suddiacono (decreto VI) 4.

2. Un chierico Il termine generico “clerus” e l’aggettivo derivato “clericus”, che in seguito diviene sostantivato, compaiono a partire dagli inzi del III secolo e Tertulliano, per primo, distingue due categorie di cristiani (De monogamia XII)5. In opposizione a plebs, laici, con il termine clerus (clericus) si intendono tutti coloro che assolvono un qualche ministero presso la comunotaio Gregorios rinvenuto a Caltagirone e del notaio Nikiphoros proveniente da Taormina ed ora entrambi a Siracusa, per i quali vd. A. FERRUA, Sicilia bizantina, cit., 93; il sigillo del protonotario Sergios recuperato ad Alesa, di cui ha dato notizia F. CARETTONI, Tusa (Messina). Scavi di Halaesa (seconda relazione), in NSc 1961, 303; l’elsa di spada o di pugnale del notaio Basileios, edita da G. MANGANARO, Byzantina Siciliae, cit., 171-172, figg. 66 e 68; ed ancora l’iscrizione funeraria catanese rinvenuta nell’area cimiteriale di via dottor Consoli con citazione biblica (Jb 19,25-26), che menziona un “prim(icerius) not[(ariorum)]”: G. MANGANARO, Iscrizioni latine nuove e vecchie, cit., 175-176; L. GASPERINI, Su un epitaffio catanese, cit., 63-69, il quale la data al VI sec. d.C.; AE 1992, 859; FELLE, BE, 320, n. 674. Un notaio della massa o possessio Eutychiana è forse possibile riconoscerlo in un iscrizione di Scicli: V.G. RIZZONE, Iscrizioni tardoantiche dal territorio di Scicli, cit., 285-290. 3 Su questo ruolo (defensor Ecclesiae o sacri patrimonii; e;kdikoj): vd. V. LAURENT, CSE, 86; J.-P. REY-COQUAIS, Inscriptions grecques et latines, cit., 54, n. 91; G.W.H. LAMPE, Lexicon, cit., 427 s.v. e;kdikoj; G. CUSCITO, Gradi e funzioni ecclesiastiche, cit., 228, nota n. 61, con rimandi bibliografici; L. PANI ERMINI, Iscrizioni cristiane di S. Saturno a Cagliari. Contributo allo studio del Defensor Ecclesiae nell’antichità cristiana, in RSCI 23 (1969) 12-20; R.E. REYNOLDS, Clerical Hierarchies in the Early Middle Ages: Hierarchies and Functions, nel suo Clerics in the Early Middle Ages. Hierarchy and Image, Aldershot 1999, 9-10. In Sicilia l’unica attestazione epigrafica di un e;kdikoj è tarda (VII-VIII sec.) e sul sigillo di Photinos conservato a Siracusa (MAR 4829-4830) che reca a D/ l’invocazione Qeoto,ke boh,qei e a R/ + | Fo[t]hÄ | nou/ evkÄ | ¿di,À kou: vd. V. LAURENT, CSE, 699, n. 891. 4 A. THIEL (cur.), Epistolae Romanorum Pontificum genuinae, cit., 362-366; F.P. RIZZO, SC, II/2, 255-257. 5 E. CATTANEO, I ministeri nella chiesa antica, cit., 474.

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nità ecclesiale — non soltanto quelli che appartengono agli ordini maggiori dell’episcopato, del presbiterato o del diaconato — ed hanno diritto al sostentamento da parte della chiesa6. Ed il termine resta generico, sì da abbracciare, quando non altrimenti specificato, tutti i gradi, e ciò, almeno fino ad Isidoro di Siviglia, sebbene già il concilio di Laodicea nel IV secolo distingua tra i`eratikoi, (corrispondenti ai primi clerici) e klhrikoi, (ovvero i clerici inferioris loci)7. In effetti, però, c’è da osservare che correntemente il termine clericus veniva adoperato per designare i membri del clero di grado più basso8. Il termine stesso, comunque, non risulta molto diffuso nell’epigrafia, soprattutto greca. In Sicilia è attestato una sola volta, per Superianus originario di Aquileia (D1; fig. 34), sepolto nella catacomba di San Giovanni di Siracusa. Questi, peraltro, a parere del Ferrua, sarebbe uno straniero, esule dalla propria patria in seguito alle guerre di fine IV e dell’inizio del V secolo, accolto, al pari del vescovo Auxentius (A1), in seno alla comunità siracusana, dove avrebbe trascorso il resto della sua vita9.

Fig. 34. Iscrizione di Superianus (D1). 6

E. CATTANEO, Evangelo, Chiesa e Carità nei Padri, Roma 1995, 60. H. LECLERCQ, Clerc, in DACL II/2, coll. 1902-1905. 8 N. DUVAL – F. PRÉVOT, Recherches archéologiques à Haidra, I. Les inscriptions chrétiennes, Rome 1975, 441-443, in particolare 442. Qui si ricorda, peraltro, Girolamo che nell’epistola LX ad Eliodoro sulla morte del presbitero Novaziano scrive: “fit clericus et per solitos gradus presbyter ordinatur” (PL XXII, col. 595). 9 Vd. supra 54-55. Cfr. M. SGARLATA, Morti lontano dalla patria, cit., 1199. 7

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Il titulus, redatto in latino, viene ripetuto per ben tre volte con poche varianti attorno all’arcosolio, segno di particolare attenzione alla figura dell’ecclesiastico e del suo sepolcro10.

3. Due suddiaconi Il ministero del suddiaconato11, la cui importanza a Roma è data dal fatto che alcuni suddiaconi sono divenuti vescovi senza ordinazione diaconale12, viene da taluni ritenuto un ordine sacro superiore13. Suddiaconi sono attestati a Roma a partire dalla metà del III secolo (TA 13. 34). Soltanto di due si ha menzione nelle iscrizioni siciliane. Delle relative epigrafi, entrambe in greco, una è relativa a tale Biktorinos (DA1) sepolto a Siracusa, ma originario di Acre, un centro non lontano dal capoluogo. La seconda epigrafe (DA2=DC1), anch’essa funeraria, catanese, è purtroppo frammentaria ed ora perduta. Lo stesso nome del titolare necessita di essere integrato: Pimenios per Poimenios secondo il Kaibel, il Wessel e il Ferrua, meglio che Primigenios secondo S.L. Agnello. Da questa iscrizione, in particolare, si evince un nesso tra ostiariato e suddiaconato provato dalla siriaca Didascalia degli Apostoli (2,57,6; 2,58,1): il diacono, infatti, assolve anche il compito dell’ostiario e nel caso dell’iscrizione catanese il servizio del suddiaconato si esprimerebbe (anche) nell’ostiariato.

4. Un lettore Il lettorato14 era un ufficio presente anche nell’ambito della sinagoga (Lc 4,16; Ac 13,15), dove certamente aveva un maggior rilievo rispetto a 10

A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 55-57, n. 6. Per il suddiaconato vd. E. CATTANEO, I ministeri della chiesa antica, cit., 178-179; N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 44-45; D. SPATARU, Sacerdoti e diaconesse, cit., 365-367. 12 R.E. REYNOLDS, Clerical Hierarchies in the Early Middle Ages, cit., 6. 13 ID., The Subdiaconate as a Sacred and Superior Order, in R.E. REYNOLDS, Clerical Hierarchies in the Early Middle Ages, cit., 1-6. 14 Sul lettorato, documentato epigraficamente sin dal II secolo, vd. H. LECLERCQ, Lecteur, in DACL VIII, col. 2246; A. QUACQUARELLI, All’origine del lector, in Convivium Dominicum. Studi sull’Eucaristia nei Padri della Chiesa, Catania 1959, 381-406; E. CATTANEO, I 11

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quello cristiano, che peraltro risulta documentato, sebbene raramente, anche nell’epigrafia15. In Sicilia esso è attestato da un epitaffio latino rinvenuto a Lilibeo (DB1), databile al V secolo e pertinente ad un defunto del quale si è perduto il nome. Il riferimento alla mansione esercitata e il suo legame con la chiesa locale sono tuttavia evidenti. Valga il confronto che se ne può fare con il contenuto dell’iscrizione di Caelius Laurentius lector sanctae aeclesiae aeclanensis16, di altre iscrizioni di lettori di Roma17, di Lione18, di Cartagine19 di Tessalonica20, di Tomi21, della Bitinia22, e di un paio di papiri di Nessana23, testi dai quali si evince sempre lo stretto rapporto con la comunità di appartenenza. Si può pertanto affermare che nel testo dell’epitaffio di Lilibeo, come anche negli altri esempi citati, si tratta di un lettore costituito tale dal vescovo, e che quindi sia stato un membro ufficiale del clero, e non un semplice lettore coadiutore del presbitero nella formazione dei catecumeni24. En passant si ricorda che un’interessante iscrizione di Antiochia di Pisidia mette in risalto il lettorato, menzionando un tale soprintendente Theodoros che assomma i ministeri di lettore e diacono25. ministeri nella chiesa antica, cit., 169-175; ID., L’ufficio del lettore nei primi secoli, in RL 94/4 (2007) 524-534; N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 41-44; D. SPATARU, Sacerdoti e diaconesse, cit., 367-370; S. LANZANO, L’iscrizione funeraria di Petrus e del lector de Pallacine (ICVR IX, 24861): tra epigrafia e topografia, in TS 4 (2009) 208-209. 15 Da un’iscrizione di Nicomedia di Bitinia, per la quale vd. L. ROBERT, Epitaphes juives d’Ephese et de Nicomedie, in Hellenica 11-12 (1960) 395-396; CIJ II, 50-51, n. 798. 16 C. LAMBERT, Di tre epigrafi paleocristiane eclanesi ritrovate e di due recentemente scoperte, in VetChr 42 (2005) 296-297. 17 Vd. CH. PIETRI, Appendice prosopographique, cit., 393-395. 18 E. LE BLANT, Inscriptions chrétiennes de la Gaule antérieures au VIIIe siècle, Paris 1856, I, 142, n. 65. 19 N. DUVAL, Notes d’épigraphie chrétienne africaine, in Karthago 7 (1956) 192-193. 20 A Tessalonica almeno due casi: Aristeas di Gortyna avnagnw,sthj kai. paktwth.j gena,menoj th/j Qessalonike,wn a`giwta,thj evklhsi,aj in IC IV, n. 481; e Andreas M. HATZOPOULOS, Bulletin épigraphique, in REG 118 (2005) 505-506, n. 342, con riferimento a P.M. NIGDELIS, Habent sua fata lapides. Xecasme,nej dhmosieu,seij tou/ Pe,trou N) Papagewrgi,ou gia. evpigrafe.j th/j Qessaloni,khj kai. :Edessaj, in Tekmeria 7 (2002) 85-106, n. 6. 21 IGCVO 320. 22 Da Çifilikköy nella regione di Yalova: T. CORSTEN, Neue Denkmäler aus Bithynien, in EpigrAnat 17 (1991) 88-90. 23 Y.E. MEIMARIS, Sacred Names, Saints, Martyrs, and Church Officials, cit., 251, nn. 1256-1257. 24 Tale distinzione era in uso nella chiesa di Cartagine, secondo quanto è possibile evincere dall’epistolario di Cipriano: vd. E. CATTANEO, I ministeri nella chiesa antica, cit., 172173. È possibile che, dati gli stretti legami tra la Sicilia occidentale e l’Africa, tale distinzione fosse presente anche nella chiesa isolana. 25 M.A. BYRNE – G. LABARRE, Nouvelles inscriptions d’Antiochie de Pisidie, cit., 57, n. 110.

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5. Un’ostiaria Per quanto concerne gli ostiari, documentati a partire dalla metà del III secolo26, a parte la già considerata iscrizione catanese in cui il defunto svolge le mansioni sia di suddiacono che di ostiario, un’altra attestazione potrebbe essere considerata, quella dell’ormai famosa Proba. Rinvenuta a Lipari, precisamente nella necropoli del predio Zagami, l’iscrizione che la riguarda (DC2=FA22=GA29; fig. 35) definisce tale giovane ventenne dou,lh tou/ Qeou/, nonché appartenente alla comunità della “santa e cattolica chiesa dei Liparesi”. La funzione che Proba avrebbe esercitato in seno alla chiesa viene indicata da una espressione, la cui lettura “ostiaria” appunto è stata controversa. Il primo editore, S.L. Agnello, ha suggerito, seppure in maniera dubitativa, di leggere o`si,a ch,ra, ossia una vedova consacrata appartenente all’ordine delle vedove della chiesa locale27. Ma a questa lettura osta la giovane età della defunta: già 1Tim 5,9 indica l’età minima per entrare nell’ordine delle vedove in sessant’anni e tale età viene abbassata a non meno di cinquant’anni nella siriana Didascalia degli Apostoli (3,1,1). Diversamente, Ferrua, pur considerando meritevole di attenzione l’ipotesi di Agnello, ha proposto di leggere ovssiarei,a, cioè ostiaria, e la lettura ovssari,a è ormai definitivamente confermata dall’elaborazione elettronica dell’epigrafe28. Il termine non era del tutto nuovo in ambiente ellenofono29, dove veniva usato nell’amministrazione civile come corrispondente di pulwro.j oppure qurwro,j. Nel presente caso esso riprende, con una traslitterazione storpiata (assimilazione del gruppo “st” in doppio sigma30), il latino ostiaria, che, a parere di Ferrua sarebbe da intendere nel senso di moglie di un ostiario31. 26 Sulle mansioni degli ostiari, vd. H. LECLERCQ, Portier, in DACL XIV/2, coll. 1525-1533; S. HÜBER, Der Klerus, cit., 37-38; D. SPATARU, Sacerdoti e diaconesse, cit., 415-416. 27 S.L. AGNELLO, L’iscrizione di Proba, cit., 165-166, preferisce ipotizzare o`si,a dou,lh Cr¿istou/À , che sarebbe, però, un’inutile ripetizione. 28 A. PAGLIARA, Epigraphica Liparensia (1), cit., 140-141; D. FUSI, Epigrafia informatica, cit., 177-210. 29 Cfr. l’iscrizione di Tiro in cui si fa menzione di un tal «Crusafi,ou ovstiari,ou tw/n Beleforouwn», per la quale vd. J.-P. REY-COQUAIS, Inscriptions grecques et latines, cit., n. 121, 70 e 133, con rimandi, sebbene sia incerto se l’officio di portiere sia una mansione ecclesiastica o civile. 30 Cfr. V. MELAZZO, Latino e greco in Sicilia, in A. QUATTORDIO MORESCHINI (cur.), Tre millenni di storia linguistica della Sicilia. Atti del Convegno della Società Italiana di Glottologia (Palermo 1983), Pisa 1984, 49-50; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 593. 31 FERRUA, NG, 146, n. 533.

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Fig. 35. Iscrizione di (Proba DC2).

C’è da osservare, tuttavia, lo stretto legame che intercorre tra il sostantivo e la sua specificazione (“della santa e cattolica chiesa dei Liparesi”) sicché è possibile pensare che di fatto sia stata la stessa Proba ostiaria, sebbene tale mansione in una chiesa non sia altrimenti documentata per le donne32. Se in Oriente è possibile connettere ostiariato e diaconato (e di questo un riflesso si coglierebbe nell’iscrizione catanese DC1), è possibile che anche per le donne la funzione di ostiaria, possa essere stata connessa con quella da esse esercitata in qualità di diaconesse, regolando i movimenti delle catecumene e delle penitenti ed indicando loro il posto da occupare. Un passo delle Costituzioni Apostoliche (VIII, 28,6), infatti, sembra indicare nello stesso senso: «la diaconessa però non benedice, non fa alcuna cosa che fanno il presbitero e il diacono; solo custodisce le porte, e serve ai presbiteri quando sono battezzate le donne, per motivo di decenza». Dunque, l’iscrizione di Proba permette di ripetere nei riguardi dell’ostiariato quanto già osservato a proposito dei lettori sul legame esistente tra la propria mansione e la chiesa di appartenenza. Da questo 32 Lo è per i monasteri femminili: vd. G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 593-594, fig. 38, il quale segue la lettura del Ferrua, ma interpreta ostiaria come ruolo proprio citando la Novella CXXXIII,5 (“Quomodo oportet monachos vivere”) dell’anno 539: vd. R. SCHOELL – G. KROLL (curr.), Corpus Iuris Civilis, III, cit., 672-673); puntualizzazioni in A. PAGLIARA, Epigraphica Liparensia (1), cit., 142-143.

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punto di vista l’iscrizione liparitana trova confronto con alcuni titoli funerari: con quello di Martinus, chierico ed ostiario “istius ecclesie” a Bologna33, con l’epitaffio di Eutychios qurwro.j th/j a`gi,aj tou/ Qeou/ evklisi,aj a Korykos34, con l’epitaffio di Iuvinus ustiarius Ecclisiae Salonitanae35, ed ancora con quello relativo a Theodoulos ed al proprio figlio Petros, entrambi ostiari della chiesa dell’Anastasis di Cristo a Gerusalemme36. Da questa iscrizione emerge l’ereditarietà dell’ufficio svolto; ereditarietà che si potrebbe intendere anche come gestione familiare di una tale importante mansione che richiedeva persone degne di particolare fiducia. Sulla base di questo confronto, tuttavia, non è necessario ritornare all’ipotesi di Proba ostiaria, quale moglie di un portiere.

6. Servi della chiesa? In margine alle iscrizioni dei rappresentanti degli ordini minori, occorre considerare anche due iscrizioni in latino. La prima è di provenienza siracusana (DD1), rinvenuta nel cimitero presso la chiesa di Santa Lucia: riutilizza una lastra di marmo già con titolo in greco (di una certa Rouphina). Vi viene menzionato un tale Ianuarius, il quale, a giudizio di Manganaro37, sarebbe un Ecclesiae (servus)38. Ma C. Amato39 ha pensato che ianuarius sia una qualifica, in riferimento all’officio. Analogo è il caso della seconda iscrizione (DD2; fig. 36), dalla provenienza però dubbia, già ricordata nel contesto dedicato alle testimonianze sui vescovi (A12). Si tratta di un tale Entolius40, di cui si direbbe — secondo un’integrazione proposta da Manganaro — essere famulus o ser33 P. RUGO, Le iscrizioni dei secoli VI-VII-VIII esistenti in Italia, III., Esarcato, Pentapoli e Tuscia, Cittadella 1976, 53, n. 64. 34 J. KEIL – A. WILHELM, MAMA, III, cit., 152-153, n. 355. 35 N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 810-811, n. 449. 36 P. THOMSEN, Die lateinischen und griechischen Inschriften der Stadt Jerusalem und ihrer nächsten Umgebung, Leipzig 1922, 82, n. 126; Y.E. MEIMARIS, Sacred Names, Saints, Martyrs and Church Officials, cit., 253-254, n. 1268. Un’altra iscrizione funeraria di Gerusalemme (Nabi Daud) fa riferimento alla tomba collettiva degli ostiari della santa Sion: P. THOMSEN, Die lateinischen und griechischen Inschriften, cit., 75, n. 107. 37 G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 587. 38 Eclesiae sarebbe piuttosto un soprannome a giudizio di A. FERRUA, Florilegio d’iscrizioni, cit., 238, n. 48, il quale data l’epigrafe all’VIII secolo. 39 C. AMATO, Nuove scoperte, cit., 215. 40 G. MANGANARO, Divagazioni onomastiche e toponomastiche, cit., 132.

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vus di una Chiesa non meglio precisata (Roma ?). L’espressione “famulus sanctae ecclesiae” è presente in iscrizioni di Milano41 e di Nola42, e, quella di “servus ecclesiae” ricorre anche nell’epistolario di Gregorio Magno43, che pure ricorda “pueri”, schiavi personali di Traiano, vescovo di Malta, già monaco a Siracusa44. I servi ecclesiae costituivano una categoria sociale della quale si occupa il Codice di Giustiniano, documentata in iscrizioni in greco come i titoli funerari di Leontios paidi,on evklhsi,aj a Tiro45 e di Mondus puer s(an)c(t)ae eccles(iae) sal(onitanae)46. Tra le testimonianze archeologiche di schiavi appartenenti a membri del clero a titolo privato è noto un collare da schiavo rinvenuto in Sardegna con l’iscrizione «S[ervus sum] Felicis arc(hi)diac(oni): tene me ne fugiam»47. Nonostante questi richiami, tuttavia, non si può escludere che nelle iscrizioni in questione — soprattutto nel caso di Entolius — si tratti di titoli di umiliazione assunti da persone di rango.

Fig. 36. Iscrizione di Entolius (DD2). 41

ILCV 799. ILCV 1123. 43 Reg. Ep. VI, 12 (Montana e Tommaso, famuli sanctae Romanae ecclesiae); VI, 32 (servi ecclesiae); vd. ancora: Cicerione monaco già schiavo della Chiesa di Miseno (V, 28), Mauro e Giovanni schiavi della Chiesa a Luni (VIII, 5) e Giovanni schiavo sabino della Chiesa di Roma (IX, 99). 44 Reg. Ep. X,1, del 599. 45 J.-P. REY – COQUAIS, Inscriptions grecques et latines, cit., 102, n. 186. 46 R. EGGER, Forschungen in Salona, II. Die altchristliche Friedhof Manastirine, Wien 1926, 105, n. 263. Per un’altra lettura del nome (Domnio?) e un’altra interpretazione di “puer” vd. N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 549-550, n. 248. 47 G. SOTGIU, Un collare di schiavo rinvenuto in Sardegna, in ArchClass 25-26 (19731974) 688-697; G.H.R. HORSLEY (cur), New Documents illustrating Early Christianity. A Review of the Greek Inscriptions and Papyri published in 1976, Grand Rapids 20052, 140-141. 42

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7. Appendice epigrafica D D. Un chierico D1. Siracusa, San Giovanni. Iscrizione rubricata. Fig. 34.

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Superianus clerecus de Aqileia.

a sinistra

3

Superianus cl[erecus] de Aq[ileia] hic reqescet.

a destra

3

Superianus c[lerecus de] [Aqileia hic] reqe[scet qui vix]et an[nos tot…

«Superianus chierico di Aquileia. Superianus chierico di Aquileia qui riposa; Superianus chierico di Aquileia qui riposa; visse anni…» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni ed in quelle della vigna Cassia, in NSc 1893, 289, n. 45; STRAZZULLA, ME, 228, n. 18 (435); A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 55-57, fig. 6, n. 6; AGNELLO, Silloge, 41, 90-91, n. 74; ILCV, 1291A; A. FERRUA, Nuove correzioni alla silloge del Diehl ILCV, Città del Vaticano 1981, 31-32; PCBE Italie, 2138; M. SGARLATA, Morti lontano dalla patria, cit., 1199-1200, fig. 7.

DA. Suddiaconi DA1. Siracusa, Antiquarium di San Giovanni (già Antiquarium di Vigna Cassia). Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

Biktwri/noj VAkre/oj i`pÔ pÖ odia,konoj e;nqa ki/te)

«Biktorinos di Acre, suddiacono, qui giace» Bibl.: FERRUA, NG 52-53, 200; PCBE Italie, 302.

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DA2. Dove ? Già Collezione Romano Colonna. Da Catania. Lastra.

3

[evnq]a,d[e ki/Ä ] te Pim[e,nioj(] u`pod[ia,konoj] ke. qur[wro,j)]

r. 2: P[r]im[ige,nioj] (Agnello) «Qui giace Poimenios suddiacono e ostiario» Bibl.: CIG IV, 9501; IG XIV, 547; H. LECLERCQ, s.v. Catane, in DACL II/2 (1925) col. 2521; AGNELLO, Silloge, 34, 81, n. 54; IGCVO 319; FERRUA, NG, 116, n. 443; PCBE Italie, 1798.

DB. Un lettore DB1. Marsala (Lilibeo), già nel monastero di S. Pietro.

3

6

[- - -] [le]cto[r] huius ecc(lesiae) qu[i] vixit annos XX depositus [. .] idus februar[i]as ind(ictione) XI.

«. . . lettore di questa chiesa, il quale visse 20 anni; fu deposto […] le idi di febbraio, indizione XI» Bibl.: CIL X, 7252; J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten, cit., 221, n. 1; O. GARANA, Le catacombe siciliane, cit., 159; M.A. LIMA, La comunità cristiana di Lilibeo, in M.G. GRIFFO ALABISO (cur.), Marsala, Marsala 1997, 111; F. MAURICI, La Sicilia occidentale dalla tarda antichità, cit., 146.

DC. Ostiari DC1 = DA2 DC2 = FA22 = GA29. Lipari. Museo Eoliano, 13978. Dalla necropoli del predio Zagami. Lastra di marmo. Fig. 35. VEkoimh,qh ev[ë n] p[i,]s[tei kai.] hvrh,nh| h` dou,lh tou/ 153


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3

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Q¿eoÀ u/ Pro,ba( ovssari,a staurogramma Ô aÖ th/j a`gi,aj kai. kaqoÄ lhkh/j evklhsi,aj LipÄ are,wn\ teleuta/| evtw/n kñ´ pro. mia/j k¿aÀla¿nÀdw/n septe¿mÀbri,w¿nÀ.

r. 1: VE]koimh,[qh] dhla[dh. evn (Ferrua) rr. 3/4: o;s[e]a [diako,nis]sa oppure c[h,r]a (Agnello) r. 6: evtw/n p´ (Manganaro) «Si addormentò nella fede e nella pace la serva di Dio Proba, ostiaria della santa e cattolica chiesa dei Liparesi; morì a 20 anni, un giorno prima delle calende di settembre» Bibl.: S.L. AGNELLO, L’iscrizione di Proba, cit., 165-169, fig. 85; FERRUA, NG 146, n. 533; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nella città, cit., 593-594, fig. 38; A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 125, n. 108; SEG XLIII, 626 (3); L. BERNABÒ BREA – M. CAVALIER, Meligunis-Lipara, VII, cit., 27-29, fig. 7, tav. XV,b; S.L. AGNELLO, Postille, ibid., 35-36; PCBE Italie, 1833, Proba 4; A. PAGLIARA, Epigraphica Liparensia (1), cit., 133-176; D. FUSI, Epigrafia informatica, cit., 177-210; AE 2002, n. 616; SEG LII, 922; L. BERNABÒ BREA † – M. CAVALIER – L. CAMPAGNA, Meligunìs Lipàra, XII, cit., 470, n. 789, tav. CXCII,2.

DD. “Servi ecclesiae”? DD1. Siracusa, MAR 44329. Dalla zona di Santa Lucia. Lastra di marmo.

3

croce Memoria Ianuari eclesie (servi) colomba

«Sepolcro di Ianuarius, (servo ?) della chiesa» Bibl.: A. FERRUA, Florilegio d’iscrizioni, cit., 238-239, n. 49; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 587; C. AMATO, Nuove scoperte, cit., 214-215, nn. 13-14.

DD2 = A12. Enna, Cammarata. Da Piazza Armerina o da Roma ? Lastra di marmo. Fig. 36. [Hic requiesc]it in pace bo(nae) m(emoriae) Entolius [famul(us) ? s(an)ct(ae) Ro]m(anae) eccl(esiae), qui vixit pl(us) m(inus) ann(is) quinquaginta 154


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[depositus m(ense) i]unio, d(ie) secunda, ind(ictione) se[cunda (vel, -xta, vel –ptima), cons(ulatu) …

r. 2: eñ p(iscopus) [sanc(tae) Panhor]m[itanae ?) eccl(esiae) (Manganaro 1994) r. 2: [(servus ?) sanc(tae Ro] m(anae) eccl(esiae) (Manganaro 1993 e 2005) r. 2: [?notar(ius) s(an)ct(ae) Ro] m(anae) eccl(esiae) «Qui riposa in pace Entolius di buona memoria, (servo ?, notaio ?) della santa chiesa di Roma (?), il quale visse più o meno 50 anni; fu deposto nel mese di giugno, il secondo giorno, nell’indizione VI (o VII ?), sotto il consolato di …» Bibl.: G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 573, n. 59, fig. 8; ID., Nuovo manipolo di documenti «magici», cit., 509; PCBE Italie, 632; G. MANGANARO, Per la storia della Sicilia bilingue, cit., 42; ID., Divagazioni onomastiche e toponomastiche, cit., 132-133.

Chierici NUMERO DI

LUOGO DI

SEQUENZA

RIFERIMENTO

D1

Siracusa, SG

NOME

QUALIFICA

Superianus

clerecus

INDICAZIONI CRONOLOGICHE V

sec.

ALTRE NOTE da Aquileia

Suddiaconi NUMERO DI

LUOGO DI

SEQUENZA

RIFERIMENTO

DA1 DA2=DC1

INDICAZIONI

NOME

QUALIFICA

Siracusa

Biktorinos

i`ppodia,konoj

IV-V

sec.

Da Acre

Catania

Pim[enios]

u`podia,konoj

IV-V

sec.

qurwro.j

CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

Lettori NUMERO DI

LUOGO DI

SEQUENZA

RIFERIMENTO

DB1

Lilibeo

NOME

QUALIFICA

?

lector

INDICAZIONI CRONOLOGICHE V-VI

ALTRE NOTE

sec.

155


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Ostiari NUMERO DI

LUOGO DI

SEQUENZA

RIFERIMENTO

DC1=DA2 DC2=FA22= =GA29

INDICAZIONI

NOME

QUALIFICA

Catania

Pim[enios]

qurwro.j

IV-V

Lipari

Proba

ovssari,a

V

CRONOLOGICHE

sec.

sec.

ALTRE NOTE u`podia,konoj dou,lh Qeou

“Servi Ecclesiae?” NUMERO DI

LUOGO DI

SEQUENZA

RIFERIMENTO

DD1 DD2 =A12

INDICAZIONI

NOME

QUALIFICA

Siracusa, SL

Ianuarius

servus ?

VI

sec.

Piazza Armerina o Roma ?

Entolius

servus, famulus ?

VI

sec.

CRONOLOGICHE

Fig. 37. Attestazioni epigrafiche di ordini minori.

156

ALTRE NOTE


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Capitolo V

Vergini e Monaci

1. Panoramica della documentazione Una delle modalità con le quali si esprime il proprio esclusivo servizio a Dio è la consacrazione dell’esistenza attraverso la scelta della verginità «per il regno dei cieli» (cfr. Mt 19,12; 1Cor 7,29-38). Tale forma ascetica, comune ad uomini e a donne, era praticata specialmente da queste ultime; ed essa si era tanto diffusa che la Chiesa, già a partire dal IV secolo, provvide a definire e ad organizzare lo status delle vergini consacrate, affidandone la giurisdizione al vescovo1. Socrate Scolastico (HE, I, 17) parla di «parqe,nouj avnagegramme,naj evn tw/| evkklhsiw/n ka,noni» perciò dette kanonikai,, donne che, secondo quanto la documentazione epigrafica e letteraria talora indica, vivevano in un monastero2. Complessivamente (fig. 50), la documentazione epigrafica relativa a persone di cui viene detto essere “vergini” è costituita da venti titoli (diciassette in greco e tre in latino). Essi — tranne uno (E14) — sono stati 1

Sulle vergini vd. F. GROSSI GONDI, Trattato, cit., 156-157; E. CATTANEO, I ministeri nella Chiesa antica, cit., 189-191; J. JANSENNS, Vita e morte del cristiano, cit., 198-210; S. ELM, “Virgins of God”. The Making of Ascetism in Late Antiquity, Oxford 1994, 137 ss.; vd. anche F.E. CONSOLINO, Ascetismo e monachesimo femminile in Italia dalle origini all’età longobarda (IV-VIII secolo), in L. SCARAFFIA – G. ZARRI (curr.), Donne e fede. Santità e vita religiosa in Italia, Bari 1994, 3-41. 2 Vd. L. JALABERT – R. MOUTERDE, IGLS III/2, cit., 615. Vd. anche H. GRÉGOIRE, Recueil des Inscriptions grecques chrétiennes, cit., 36-37.

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rinvenuti in ambito cittadino: ben tredici a Siracusa (nella catacomba comunitaria di San Giovanni: E1-E12 greci; nella catacomba di Vigna Cassia: E13, latino); cinque a Catania (E15-E18, greci; E19, latino); uno a Malta (E20 in greco). L’iscrizione funeraria E14 è stata recuperata, invece, a Cozzo Cicirello, nella valle del Dirillo presso Acate, zona che molto probabilmente doveva fare capo al vescovo di Siracusa. L’attributo di “vergine” è applicato a diciassette donne; due iscrizioni latine di Siracusa (E13) e di Catania (E19), sono dei piccoli frammenti e non è possibile dire a chi si riferisca, sebbene per la seconda epigrafe sia stato ipotizzato di riconoscervi l’aggettivo virgin[ius/a])3. Nell’iscrizione maltese (E20; fig. 39), recuperata presso uno dei baldacchini bisomi dell’ipogeo 5 di Rabat4, il termine parqe,noj sembra accompagnarsi ad un participio maschile e forse riferirsi al nome VEre,nhj, cioè Eivrh/nej, la forma ipocoristica di Eivrhnai/oj5, scorrettamente scritto con scambio tra eta ed epsilon per la confusione derivata dalla pronunzia iotacistica: si potrebbe trattare del caso di uomo vergine6, documentato anche nell’epigrafia7. Lo stato frammentario dell’iscrizione, purtroppo, non permette una restituzione certa delle parti mancanti. È degno di considerazione il fatto che in circa dodici di queste iscrizioni è indicata l’età della defunta. Almeno quattro ragazze si trovano comprese nella fascia tra i quindici ed i ventidue anni (E9 a Siracusa; E15, E16, E18 a Catania); una trentenne (E6) è attestata ancora a Siracusa. Altre donne risultano di età avanzata: due cinquantenni, la Paskentia a Siracusa (E2) e la Zoe di Cozzo Cicirello (E14)8; altre tre di Siracusa, rispet3 Sull’uso di questo aggettivo vd. A. FERRUA, Sulla tomba dei cristiani e su quella degli ebrei, in CC 87/4 (1936) 302-303; J. JANSENNS, Vita e morte del cristiano, cit., 108-112; C. VOGEL, “Facere cum Virginia (-o) sua (-o) annos…”. L’âge des époux chrétiens au moment de contracter mariage d’après les inscriptions paléochrétiennes, in RDC 16 (1966) 355-366; N. GAUTHIER, L’enigme du terme virginius/a, in N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 810-811, n. 449. 4 V.G. RIZZONE, Iscrizioni giudaica e cristiane di Malta, cit., 206-207, n. 4. La sezione F del complesso delle catacombe di Sant’Agata corrisponde all’ipogeo 5 di Sant’Agata della numerazione di M. BUHAGIAR, M., Late Roman and Byzantine Catacombs, cit., 77, fig. 19c, 79. 5 Cfr. il nome del presbitero ebreo di Catania nell’iscrizione BB1. Si potrebbe trattare anche della forma ipocoristica di ~Ere,nnioj. 6 Vd. G.W.H. LAMPE, …Lexicon, cit., 1038. 7 Vd. l’iscrizione romana in greco di Victor «ki/te Bi,ktor kathcou,menoj aivtw/n ei;kosi parqe,noj dou/loj tou/ Kuri,ou Eivhsou/ chrismon» (ICVR VII, 20300), e in latino ICVR IV, 10098 e 12093: J. JANSENNS, Vita e morte del cristiano, cit., 202. 8 L’iscrizione è di non facile lettura: esclusa la lettura di G. Uggeri che fa morire la bir-

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tivamente di settantacinque anni (la Eutychia di E8), di ottanta (Philoumene di E3-4) e di ottantaquattro anni (Photine di E3-4). Nell’indicazione dell’età avanzata può anche scorgersi la fierezza di essersi mantenute vergini fino alla vecchiaia: un’eco delle affermazioni di Giustino (I Apol 15,6) e di Atenagora (Supplica per i cristiani 33,2) in merito a molti uomini e donne che sono diventati anziani rimanendo celibi. Ma occorre prendere atto che in due casi l’età indicata è estremamente precoce: precisamente di dieci anni per l’Akoubia di Siracusa (E10), e addirittura di otto anni per la parqe,noj di Catania, della quale si è perduto il nome (E17; fig. 43). Ciò induce a dubitare — come in questi casi così anche in altri — che l’appellativo in questione sia indice di verginità consacrata. È un problema cui nel prossimo paragrafo si dedicherà particolare attenzione. Intanto, però, occorre notare che, accanto all’ordine delle vergini, è da prendere in considerazione anche quello delle vedove9: venuto meno il legame coniugale, già Paolo suggeriva loro di orientare la propria vita in modo esclusivo a Dio (1Cor 7,8.32-34). Veniva a costituirsi, così, un ordine, al quale si accedeva secondo determinate norme già nei primordi della Chiesa (cfr., in particolare, 1Tim 5,3-14)10.

go Zoe a centouno anni e sei mesi (in L’epigrafe cristiana di Zoe, cit., 14-18; Note Camarinesi, cit.; poi allineatosi con la lettura a 50 anni in Sul testo dell’epigrafe di Zoe, cit., 56-61), sarebbe morta a 50 anni e cinque mesi e mezzo per G. Manganaro (Greco nei pagi e latino nella città, cit., 589) e per S. Ferri (L’iscrizione ragusana di Zoe, cit., 195-198), a 55 per C. Gallavotti (Basso latino nell’epitaffio siciliano di Zoe, cit., 186-190; Esegesi di due iscrizioni latine, cit., 359-362), ma a soli 5 anni per F. Nicosia (Un’epigrafe cristiana dal territorio di Acate, cit., 125-128), per A. Leone (Ancora sull’epigrafe cristiana di contrada Cozzo Cicirello, cit., 385-389), per A. Ferrua (NG, 137, n. 510) e per A. Di Vita (Una nuova testimonianza di latino “volgare”, cit., 199-215, ed ora in Brevi note su Acrillae e sull’epitaffio di Zoe, cit., 255-257], la cui ipotesi sarebbe confortata dal fatto che la fossa indicata dalla lapide era lunga m. 0,50 e larga circa m. 0,30: dimensioni troppo ridotte, comunque, anche per una bambina di cinque anni! 9 Per una certa equiparazione ed una commistione nella chiesa antica, vd. A.-G. HAMMAN, Ascèse et virginité à Carthage au IIIe siècle, in Memoria Sanctorum Venerantes, Miscellanea in onore di Monsignor Victor Saxer, Città del Vaticano 1992, 508; E. CATTANEO, I ministeri della chiesa, antica, cit., 190, nota n. 40. Una chiara distinzione pone, invece, Papa Gelasio I, nella lettera 14 ai vescovi di Lucania, Bruzio e Sicilia: nel decreto XIII proibisce di conferire il sacro velo proprio delle vergini anche alle vedove: vd. A. THIEL (cur.), Epistolae Romanorum Pontificum genuinae, cit., 369-370; F.P. RIZZO, SC, II/2, 258. 10 Per le vedove, vd. A.V. NAZZARO, La vedovanza nel cristianesimo antico, in AnnNapoli 26 ns. XIV (1983-1984) 103-132, in particolare 108-110, 121-127; E. CATTANEO, I ministeri nella Chiesa antica, cit., 187-189; S. ELM, “Virgins of God”, cit., 166-175. D. SPATARU, Sacerdoti e diaconesse, cit., 406-410.

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In Sicilia ne sarebbe presente una sola attestazione qualora si accettasse la lettura dell’epigrafe liparitana di Proba (DC2=FA22=GA29; fig. 35) proposta da S.L. Agnello, che, però, è stata scartata11. Potrebbero essere indicative di questo status anche le iscrizioni in cui compaiono il termine mo,nandroj ed il suo corrispondente latino univira, che equivalgono, al pari di ch,ra12, allo stato di donna che ha fatto la scelta di non risposarsi13. Fra tali iscrizioni — qui riprese in appendice alle vergini — vanno citate innanzitutto quella catanese di una donna della quale si è perduto il nome, e che si professava mo,nandroj e, nel contempo, dou,lh Qeou/ kai. VIhsou/ (EA3=FA16) e quella siracusana di tale Kyriake (EA2=FA5=G20), anch’ella dou,lh e mo,nandroj, nonché “cristiana”, che si rivolge al Signore Gesù Cristo perché si ricordi del suo sonno e del suo riposo. Ma si possono prendere in considerazione anche le iscrizioni di Pelagia, moglie mo,nandroj di tal Palladios, catanese (EA4), e quella in latino di Castronuovo di Sicilia (EA5), datata al 570 e pertinente alla trentacinquenne Placidia, definita “univera” (i.e. “univira”). Pure l’Ariagne mo,nandroj, morta settantacinquenne, di un titolo siracusano rinvenuto nella catacomba di Vigna Cassia (EA1), potrebbe essere stata una vedova consacrata. La sua intensa vita di fede, peraltro, risalta dalla professione di fede trinitaria che corona l’iscrizione, integrata sull’esempio della celebre iscrizione dei due fratelli Kyriakos e Kyriake rinvenuta nella catacomba siracusana di Santa Maria del Gesù14. Per l’“animuccia” (yuca,rin) dell’anziana Ariagne si 11

Vd. supra 148. «Ai` de. avlhqinai. ch/rai, eivsin ai` mo,nandroi»: Const. Apost. III,3 (PG I, 765). Cfr. l’iscrizione romana di Rigina rinvenuta nel cimitero di San Saturnino: «[…] Rigine matri viduae que sedit vidua annos LX et eclesa numqua gravavit, unibyra […]» (ICVR IX, 24120). Anche dagli Statuta ecclesiae antiqua della Gallia emerge un nesso logico tra vergini e vedove assistite dalla Chiesa a patto di non risposarsi e di rimanere al servizio di Dio, cfr. J.-U. KRAUSE, La prise en charge des veuves par l’Église dans l’antiquité tardive, in C. LEPELLEY (cur.), La fin de la cité antique et le début de la cité médiéval. De la fin du IIIe siècle à l’avènement de Charlemagne, Actes du colloque tenu à Nanterre (1-3 avril 1993), Bari 1996, 121. Sull’argomento vd. anche R. BRUNO SIOLA, “Viduae” e “coetus viduarum” nella Chiesa primitiva e nella normazione dei primi imperatori cristiani, in Atti dell’Accademia Romanistica Costantiniana, VIII, cit., 367-426. 13 Per l’uso dell’aggettivo mo,nandroj, anche presso i pagani, vd. J.B. FREY, La signification des termes mo,nandroj et univira. Coup d’oeil sur la famille romaine aux premiers siècles de notre ère, in RechScRel 20 (1930) 48-60. Vd. anche J. JANSENNS, Vita e morte del cristiano, cit., 213; G.H.R. HORSLEY (cur.), New Documents Illustrating Early Christianity, vol. 4. A Review of the Greek Inscriptions and Papyri published in 1979, Grand Rapids 20062, 222-223. 14 «Kuriakou/ kai. Salbi,aj paidi.n evnqa,de kei/tai ovno,mati Kuriako,j\ e;zhsen e;th tri,a mh/naj de,ka 12

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invocherebbe il refrigerio15 (avn[ayu,xaien]) oppure l’assunzione in cielo (avn[ala,boien]) da parte delle tre persone della Trinità16.

2. Vergini consacrate? Casi particolari Come già accennato, non è infondato il dubbio che il termine “vergine” non alluda sempre alla verginità consacrata. Potrebbe a volte trattarsi semplicemente di donne non sposate, o ragazze in età da marito17. Si tenga presente che proprio queste ultime sono menzionate appunto come “vergini” in iscrizioni pagane18. Vengono ora passati in rassegna dei casi in cui la definizione di verginità non è univoca: è di volta in volta il contesto a suggerirne l’interpretazione più verisimile. Nell’epitaffio della birgo Zoe (E14; fig. 38) si trova — è vero — la sigla “VS”, ma questa non sembra potersi sciogliere in V(irgo) S(acra) come ipotizza G. Uggeri19: c’è da notare, infatti che ci sarebbe un doppio modo di rendere la consonante “v” per la stessa parola, che nel r. 4 è caratterizzata dal betacismo (birgo). La presenza di vergini consacrate risulta invece evidente nelle epigrafi in cui si parla di una vita trascorsa interamente da vergine: così nei casi di Paskentia di Siracusa (E2), delle anziane vergini alle quali verosimilmente non avrebbe giovato la menzione dello stato civile (E3-4, E8), e h`me,raj pe,nte eivj evw/na meta. tw/n a`gi,wn auvtou/ to. yuci.n evn ovno,mati VIhsou/ chrismon Kuriakh. h` kalw,numoj e;zhsen kai. auvth. e;th g´ »: S.L. AGNELLO, Silloge, 30, 77, n. 44. 15 Vd. I. KAJANTO, The Hereafter in ancient Christian Epigraphy and Poetry, in Arctos 12 (1978) 37-39. 16 Per l’uso del verbo avnalamba,nw vd. W. TABBERNEE, Montanist Inscriptions and Testimonia, cit., 466-467, con bibliografia precedente. 17 Per un inquadramento della questione, vd. J. JANSENNS, Vita e morte del cristiano, cit., 198-205; vd. anche M. SGARLATA, Ricerche di demografia storica, cit., 130-131. 18 Per iscrizioni pagane di vergini in Sicilia, vd. IG XIV, 264: «Qeanw,( parqe,noj avmo,luntoj» ad Agrigento (necropoli presso la cosiddetta Tomba di Terone); una parqe,noj semnh. di diciannove anni è attestata a Siracusa (necropoli del Fusco): vd. A. FERRUA, Epigrafia sicula pagana e cristiana, cit., n. 84, fig. 41. Per l’occorrenza del termine parqe,noj in iscrizioni pagane vd. H. SOLIN, Pagano e cristiano, in M.G. ANGELI BERTINELLI – A. DONATI (curr.), Epigrafia di confine. Confine dell’epigrafia, Atti del Colloquio AIEGL – Borghesi 2003, Faenza 2005, 210, nota 45, con bibliografia. 19 G. UGGERI, Sul testo dell’epigrafe di Zoe, cit., 56-61. Per F. NICOSIA, Un’epigrafe cristiana dal territorio di Acate, cit., 126, e per A. Ferrua, NG, 137, n. 510, si tratta dell’acclamazione V(ivas) S(emper); per A. DI VITA, Una nuova testimonianza di latino “volgare”, cit., 206, la sigla è da sciogliere V(ita) S(alus); si tratta, invece, dell’indicazione dell’età per G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 589.

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soprattutto della siracusana Mark[…, “casta vergine di Cristo” (E1). In quest’ultima iscrizione, tuttavia, non dovrebbe fare difficoltà il fatto che vi si trovi quel residuo di paganesimo rappresentato dalla dedica agli dei Mani (Qeoi/j Katacqoni,oij) posta in testa alla lapide20: ciò si riscontra non di rado anche nelle epigrafi cristiane, e peraltro anche lo sbrigativo riutilizzo di una vecchia lastra ne potrebbe essere stata la causa21.

Fig. 38. Iscrizione di Zoe (E14). 20 A.E. FELLE, Epigrafia pagana e cristiana in Sicilia, cit., 244-245: per le iscrizioni siracusane cristiane con dedica agli dei Mani vd. anche R. GRECO, Pagani e cristiani a Siracusa tra il III e il IV secolo d.C., Roma 1999, 90-93. Sull’argomento vd. H. NORDBERG, Éléments païens dans les tituli chrétiens de Rome, in H. ZILLIACUS (cur.), Sylloge Inscriptionum Christianarum Veterum Musei Vaticani, 2, Helsinki-Helsingfors 1963, 218-220; D. MAZZOLENI, L’epigrafia cristiana da Aquileia nel IV secolo. Note ed osservazioni, in AAAd 22 (1982) 301-325, quindi in D. MAZZOLENI, Epigrafi del mondo cristiano antico, Roma 2002, 126-128. 21 Cfr. M.D. LO FARO, Le iscrizioni dalla necropoli di Vigna Cassia a Siracusa, in DIACRONIA-TRISKELES 1 (2005) 116. M.L. CALDELLI, Nota su D(is Manibus) e D(is) M(anibus) S(acrum) nelle iscrizioni cristiane di Roma, in I. DI STEFANO MANZELLA (cur.), Le iscrizioni dei cristiani in Vaticano, cit., 186, ha osservato che la corrispondente formula latina (Dis Manibus), denotando una res religiosa, ha talvolta valore legale per ricordare l’inviolabilità delle tombe agli stessi pagani.

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Ulteriori informazioni si possono trarre dalle indicazioni che corredano la professione di verginità. Dal lacerto sopravvissuto dell’iscrizione maltese E20 (fig. 39), il nome del defunto (Eivrh˜ nej ?) era forse accompagnato dalla formula stereotipata “o` fobou,menoj / sebo,menoj to.n Qeo,n”, con cui si designavano i non giudei che credevano nell’unico Dio e, sebbene non circoncisi, da simpatizzanti vivevano in unione con le comunità sinagogali22; la formula, tuttavia, può applicarsi anche ai cristiani sulla base del comune riferimento vetero- e neotestamentario23 e sono comunque possibili altre soluzioni24.

Fig. 39. Iscrizione di un uomo vergine (E20). 22 H. BALZ, fobe,omai, s.v., in DENT, coll. 1811-1812; J. REYNOLDS – R. TANNENBAUM, Jews and Godfearers at Aphrodisias, Cambridge 1987, 48-65. 23 Cfr. Ps 102,17; Lc 1,50; 18,2.4; 23,40. Cfr. un’iscrizione di Smirne che riporta l’espressione: «parakalw/ u`ma/j( avdelfu,( fobhqh/[te] tw.n Q¿eo,À n( to.n evf[o]bh,[qhn] [auv]to,j)))»: H. GRÉGOIRE, Recueil des Inscriptions grecques chrétiennes, cit., 21, n. 76. 24 Vd., ad esempio, l’epitaffio di Tattis nel Museo di Konya che recita «Tattij teteime,nh pro.j to.n Qeo,n»: B.H. MCLEAN, Greek and Latin Inscriptions, cit., 75-76, n. 214.

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Seguivano i dati biometrici e la qualifica di parqe,noj che si accompagna ad un participio maschile: si potrebbe ben trattare di un caso di uomo vergine25, che “ben si è comportato nella vita”26. Il verbo evkde,cesqai con il quale si chiude l’iscrizione (r. 7) potrebbe denotare un clima di attesa escatologica, confermando la vita di fede del defunto così come già emerso dalla prima parte dell’epigrafe27: si può citare, a confronto, un’iscrizione del Museo di Iznik (Nicea) in cui compare la formula “avna,stasin prosdeco,menoj”28. Il termine parqe,noj viene accompagnato dalla qualifica di a`gnh. nelle iscrizioni siracusane di Mark[…] (E1), di Photine e Philoumene, il cui titolo (E3-4) è concluso da una formula di scongiuro contro la violazione della tomba29, e di Meroe dal nome esotico30 (E9). Tale qualifica, tuttavia, non è stata giudicata dirimente per risolvere la questione della cristianità della vergine definita casta: un’iscrizione romana in cui si menziona una a`gnh. parqe,noj31, infatti, è stata giudicata pagana per via della presenza della dedica agli Inferi32. 25

Sui “vergini” vd. G.W.H. LAMPE, A Patristic Greek Lexicon, Oxford 19785, 1038. Cfr. un’iscrizione di Satala in cui si legge «politeusa,menoj pa,nta to.n bi,on», per la quale vd. T.B. MITFORD, The Inscriptions of Satala (Armenia Minor), in ZPE 115 (1997) 156, n. 28; ed un’altra di Laodicea Combusta, per la quale vd. W.M. CALDER, MAMA VII, cit., 15, n. 79. 27 Vd. M.E. GLASSWELL, evkde,comai, in DENT, coll. 1081-1084; G.W.H. LAMPE, Lexicon, cit., 426. 28 S. S¸AHIN, Katalog der antiken Inschriften des Museums von Iznik (Nikaia), I, (IGSK 9), Bonn 1979, n. 577; SEG 29, n. 1323. Cfr. Anche un frammento di iscrizione da Efeso, ora al British Museum, con citazione del Simbolo Niceno: «[prosdokw/men av]na,stasin [nekrw/n)))»: H. GRÉGOIRE, Recueil des inscriptions chrétiennes, cit., 34, n. 103. 29 Cfr. l’iscrizione di Corinto «Ti.j eva.n [)))] sku,lh| ta. ovsta/ auvtw/n)))»: N.A. BEES, Corpus der griechisch christlichen Inschriften von Hellas, Inschriften von Peloponnes, I, cit., 30-35, n. 15. Già Strazzulla (ME, 124) ha addotto il confronto con l’iscrizione acrense IG XIV, 238 (FERRUA, NG, 129-130, n. 492) per l’uso del verbo sku,llw. Vd. anche G.H.R. HORSLEY (cur.), New Documents Illustrating Early Christianity, vol. 4, cit., 25 ss.; T. RITTI, Iura sepulcrorum a Hierapolis di Frigia nel quadro dell’epigrafia sepolcrale microasiatica. Iscrizioni edite e inedite, in S. PANCIERA (cur.), Libitina e dintorni. Libitina e i luci sepolcrali. Le leges libitinariae campane. Iura sepulcrorum: vecchie e nuove iscrizioni, Roma 2004, 522. 30 G. MANGANARO, Dall’Egitto alla Sicilia (II sec. a.C. – VI sec. d.C.), in MeditAnt 5 (2002) 637. Per il nome, oltre che confronti con l’ambiente egiziano (D. FORABOSCHI, Onomasticon Alterum Papyrologicum. Supplemento al Namenbuch di F. Preisigke, Milano – Varese 1971, II/3, 195) ve ne sono altri a Roma: ICVR VI, 16347 (dalla contacomba dei SS. Marcellino e Pietro), forse anche ICVR VIII, 21698 (dal Coemeterium Maius) e ICVR VI, 17373 (dal Coemeterium cis Callisti) in cui l’inusitato antroponimo Mero,u? potrebbe corrispondere, per pronunzia iotacistica, a Mero,h. Vd. anche P.M. FRASER – E. MATTHEWS, LGPN III/A, 298-299. 31 IG XIV, 1829. 32 H. NORDBERG, Biométrique et mariage, in H. ZILLIACUS (cur.), Sylloge, cit., 204. Ma cfr. il caso di Mark[… (E1), in cui è evidente il riutilizzo di una lastra con iscrizione pagana. 26

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Detto aggettivo può costituire anche un nome proprio, come in un titolo di Treviri33 e in un altro di Catania (GA16; fig. 77). In Sicilia lo si potrebbe ritrovare ancora in una iscrizione di Siracusa (E11), qualora si accetti l’integrazione del nome proposta da A. Ferrua. Il medesimo aggettivo, inoltre, è adoperato al grado superlativo nell’iscrizione catanese di Euangelis, parqe,noj a`gnota,th (E18). Questa iscrizione merita alcune osservazioni: l’assenza dell’articolo femminile non dovrebbe essere di ostacolo a che si intenda makari,a che precede il nome come aggettivo34 e l’aggettivo accompagnato soltanto dall’articolo, in luogo della formula o`/h` th/j makari,aj mnh,mhj, ricorre frequentemente soprattutto in ambito orientale dalla Nubia, al Negev, alla Siria35. Per quanto concerne il nome, per esso i confronti rimandano con insistenza all’Asia Minore e a Roma36. C’è anche da dubitare del valore ortodosso dell’iscrizione. Nonostante la professione di fede in Cristo che vi è contenuta (è espressa mediante con un compendium scripturae mediante un cristogramma di tipo eusebiano), è già stato rilevato il sapore giudaizzante per via della formula di chiusura eivj eivrh,nhn h` koi,mhsij37, ed altre parti33

N. GAUTHIER, RICG, I. Première Belgique, Paris 1975, 432-440, n. 172. Diversamente, FERRUA, NG, 108. Tale aggettivo come antroponimo sembrerebbe attestato in un epitaffio frammentario di Alesa: FERRUA, NG, 143, n. 526. 35 Cfr., ad esempio, M.G. TIBILETTI BRUNO, Iscrizioni nubiane, Pavia 1964, nn. 49, 56 e passim; A. NEGEV, The Greek Inscriptions, cit., passim. 36 Ad ambiente frigio: Sinanli (Vetissos ?): cfr. W.M. CALDER, MAMA VII, cit., 85, n. 361. A Roma, dove le attestazioni rimontano al I/II secolo (H. SOLIN, Die griechischen Personennamen, cit., II, 1094): ne ricordiamo, in particolare, una che fa riferimento alla Galazia (IGVR, II, 527: Euvangeli.j ge,nei Gala,tissa) ed una che nell’onomastica rimanda a Siracusa (CIL VI, 38705: «Ortygiae et Arethusae gemellabus Calaestria Euangelis filiabus fecit»). Ad Efeso e a Mileto l’eroe locale Euangelos fu l’eponimo della casta degli Euangelidi e del mese del calendario: A. FERRUA, Angeli del paganesimo, in Scritti vari di epigrafia e antichità cristiane, Bari 1991, 211, con rimandi. 37 A. FERRUA, Osservazioni sulle iscrizioni cristiane, cit., 73-74; IGCVO, 197, n. 823: «Iudaeo-christianam fuisse defunctam censeam». La formula di chiusura, che ricorre, ad esempio, in quella di un ebreo Ioustos, figlio di Amachios il Catanese, sepolto nelle catacombe di Villa Torlonia a Roma [U.M. FASOLA, Le due catacombe ebraiche di Villa Torlonia, in RAC 52 (1976) 25; JIWE II, 415, n. 515; D. NOY, Foreigners at Rome. Citizens and Strangers, London 2000, 318], è propria del giudaismo (vd. J.-M. LASSÈRE, Manuel d’épigraphie romaine, Paris 2005, 266, con rimandi) e, come osservato da A. FERRUA, Addenda et corrigenda al Corpus Inscriptionum Iudaicarum, in Epigraphica 3 (1941) 32, derivata da Is 57,2 (e;stai evn eivrh,nh| h` tafh. auvtou/); diversamente vd. D. NOY, Jewish Inscriptions of Western Europe: Language and Community, in Atti dell’XI Congresso Internazionale di Epigrafia Greca e Latina, cit., 604-606. Per altre occorrenze in iscrizioni funerarie giudaiche, vd., ad esempio, ILCV 4886, 4912, 4971-4974, ed anche L.V. RUTGERS, The hidden Heritage of Diaspora Judaism, Leuven 1998, 157-168. A. FERRUA, Sulla tomba dei cristiani, cit., 303-305; ID., Addenda et Corrigenda, cit., 32; ID., Attività della Pontificia Commissione di 34

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colarità potrebbero ravvisarsi quali indizi di eterodossia. L’espressione oi=koj aivw,nioj, ad esempio, presente all’inizio dell’epitaffio e che ricorre anche in un’iscrizione funeraria pagana di Catania, quella di Aurelis Bitales38, è stata considerata di origine semitica39; essa, inoltre, ha anche un un preciso riferimento scritturistico in Qo 12,5 («evporeu,qh o` a;nqrwpoj eivj oi=kon aivw/noj auvtou/»; cfr. anche Ps 48,12: «oi` ta,foi auvtw/n oivki,ai auvtw/n eivj to.n aivw/na») e viene ripresa nel Nuovo Testamento, ma con una nuova specificazione (2Cor 5,1: «oivkodomh.n evk Qeou/ e;comen( oivki,an avceiropoi,hton aivw,nion evn toi/j ouvranoi/j»)40; ricorre frequentemente già in iscrizioni pagane e quindi di committenza cristiana41, sebbene generalmente si ritenga Archeologia Sacra, in RAC 25 (1949) 20 (vd. anche NG, 108), e quindi anche A.E. FELLE, Judaism and Christianity in the light of epigraphic evidence, in Henoch 29/2 (2007) 358, e nota 21, rilevano che la formula è comunque nota anche nell’epigrafia funeraria cristiana. 38 IG XIV, 463; G. MANGANARO, Iscrizioni, epitaffi ed epigrammi in greco della Sicilia centro-orientale di epoca romana, in MEFRA 106 (1994) 93-94, fig. 13. 39 Ricorre, ad esempio, anche nell’epigrafia punica: in un’iscrizione di Benghisa la tomba viene indicata come beth olam, cioè “dimora eterna” (M.G. AMADASI GUZZO, Le iscrizioni fenicie e puniche delle colonie in Occidente, Roma 1967, 17, n. 2); vd. anche P.W. VAN DER HORST, Ancient Jewish Epitaphs, cit., 42. 40 Cfr. CH. CLERMONT-GANNEAU, La nécropole juive de Monteverde (via Portuense), in RA 11 (1920) 365-366, e IGCVO sub 823. 41 H. NORDBERG, Éléments païens, cit., 223-229, con bibliografia precedente; D. NUZZO, La denominazione della tomba nelle iscrizioni cristiane di Roma. Possibili elementi per la ricostruzione di una identità collettiva, in VetChr 42 (2005) 110-113. L’espressione ricorre anche in iscrizioni di Philippopolis (V. BEŠEVLIEV, Spätgriechische und spätlateinische Inschriften aus Bulgarien, Berlin 1964, 144-145, n. 209), di Tomi (I. BARNEA, Les monuments paléochrétiens de Roumanie, Città del Vaticano 1977, 40-42, n. 8, fig. 5), di Atene (E. SIRONEN, Late Roman and Early Byzantine Inscriptions, cit., 211-212, n. 162 e 251-252, n. 216), di Stinfalo in Arcadia (IG V 2, 359; M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, IV, Roma 1978, 332333, n. 4); di Pella [REG 112 (1999) n. 345]; di Eraclea [C. ASDRACHA, Inscriptions chrétiennes et protobyzantines de la Trace orientale et de l’Ile d’Imbros (IIIe-VIIe siècles). Présentation et commentare historique, in ADelt 51-52 (1996-1997) 359-360, n. 180]; di Cizico (M. CREMER, Hellenistisch-römische Grabstelen im nordwestlichen Kleinasien, I. Mysien, Bonn 1991, 133-134); di Iasos in Caria (H. GRÉGOIRE, Recueil des Inscriptions grecques chrétiennes, cit., 77, n. 227sexies; W. BLÜMEL, Die Inschriften von Iasos, II, Bonn 1985, 101-102, n. 419 ; J. KALVESMAKI, Isopsephic Inscriptions from Iasos (Inschriften von Iasos 419) and Shnan (IGLS 1403), in ZPE 161 [2007] 261-268); di Durgut in Frigia (W.M. CALDER, MAMA VII, cit., 50, n. 239); di Cesarea Marittima (C.M. LEHMANN – K.G. HOLUM, The Greek and Latin Inscriptions, cit., 138 e 200, nn. 155 e 315); di Bosra (M. SARTRE, IGLS XIII, Bostra, Paris 1982, 258, n. 9209); di Roma (D. NUZZO, La denominazione della tomba, cit., 113, nota 52); vd. anche SEG XXXVI, 938 e 1191; SEG LIII, 1790. Per espressioni simili — ma E.C. E. OWEN, Oi=koj aivw,nioj, in JThS 38 (1937) 248-250, distingue tra aivw,nioj e avei,dioj — vd. le formule avei,dion oivkhth,rion e avei,dioj katoiki,a (V. BEŠEVLIEV, Spätgriechische und spätlateinische, cit., 153-154, n. 223, 157, n. 225) che appaiono a Diocletianopolis, avi,dioj do,moj ad Eumeneia (G.J. JOHNSON, Early-Christian Epitaphs, cit., 134-137), aivw,nioj do,moj a Nikopolis ad Istrum in Mesia (SEG XLVII, 1146), do,moj evw,nioj a Bosra (M. SARTRE, IGLS XIII, cit., 355-357, n. 9435), oivkhth,rion aivw,nion a Rasm el-Koubbar nella Calcidica di Siria (L. JALA-

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che l’evidente incompatibilità con la fede nella resurrezione42 sia da attenuare nel senso che sarebbe soltanto un’intestazione formulare43, ovvero esprimerebbe «le dépôt des espérances en la résurrection»44. Ma più di ogni cosa crea un piccolo problema il fatto che la defunta si professa, sebbene sposata, “castissima vergine”. Ciò potrebbe intendersi nel senso che essa sia rimasta tale fino al matrimonio (la menzione precede l’informazione relativa al matrimonio)45, oppure, in subordine, potrebbe alludere alla sua illibatezza anche dopo il matrimonio. Non è da escludere, tuttavia, che si tratti di una vergine premorta al matrimonio, intendendosi “numfeu[qei/sa evn ga,]mw| nomi,mw|” come “promessa sposa secondo la legge”46: del pari, in una iscrizione ebraica della catacomba di Vigna Randanini di Roma, si legge parqe,noj mellonu,mfh, da intendersi appunto quale “vergine fidanzata, prossima al matrimonio”47. La professione di verginità contenuta nell’iscrizione di Euangelis è presente anche in altri titoli catanesi: in quella della ventidueenne Theodoule (E15=B15; fig. 41), alla quale si è già accennato per altro aspetto, in quella della quindicenne Paskasia48, datata all’anno 401 (E16; fig. 42), in quella di una vergine di otto anni (E17; fig. 43). Ebbene, di queste donne, BERT – R. MOUTERDE, IGLS II, Chalcidique et Antiochène, Paris 1939, 199-201, n. 343), aivw,nioj oivkh,sewj to,poj a Ma~rata in Siria (L. JALABERT – R. MOUTERDE – C. MONDESERT, IGLS IV, cit., 180, n. 1558). In un caso l’aggettivo aivw,nioj è usato in modo assoluto: M. GRIESHEIMER, Kellia de deir el-Ferdîs et d’Elbi, cit., 193, n. 9: «VEgw. VHli,aj [)))] evpoi,hsa gene,sqe tw.n evw,nion tou/ton)))». Per i corrispondenti in latino, quali domus aeterna e domus aeternalis, vd. ancora I. KAJANTO, On the Idea of Eternity in Latin Epitaphs, in Arctos n.s. 8 (1974) 59. 42 R. LATTIMORE, Themes in Greek and roman Epitaphs, Urbana 1962, 318. 43 A.E. FELLE, Sacra Scrittura ed epigrafia cristiana a Roma fra III e VII secolo, in ASE 7/2 (1990) 487-489, le cui osservazioni sulla formula domus aeterna possono valere anche per oi=koj aivw,nioj; vd. anche TH. DREW-BEAR, Recensione a M. WAELKENS, Die kleinasiatischen Türsteine, Mainz a.M. 1986, in Gnomon 63 (1991) 425-426. 44 G. SANDERS, Lapides memores. Païens et chrétiens face à la mort: le témoignage de l’épigraphie funéraire latine, Faenza 1991, 331; W. TABBERNEE, Montanist Inscriptions, cit., 159. 45 In questo senso vd. A. FERRUA, Osservazioni sulle iscrizioni cristiane, cit., 74. 46 P. TESTINI, Aspetti di vita matrimoniale nelle iscrizioni funerarie cristiane, in Lateranum 42 (1976) 155. 47 JIWE II, 321. Così anche in JIGRE, 234-235, n. 141. Cfr. anche G.H.R. HORSLEY (cur.), New Documents Illustrating Early Christianity, vol. 4, cit., 224-225. 48 Paskasia (in luogo di Paschasia: cfr. D. FEISSEL, Notes d’épigraphie chrétienne (V), in BCH 105 (1981) 490; cfr. anche F4, Phaschasios — da confrontare con IG III, 3483, da Atene —, ma con il fenomeno opposto dell’aspirazione presente sia nella labiale che nella gutturale). Sul nome vd. G. BINAZZI, Agnomina ex baptismo nelle iscrizioni cristiane d’Italia, in Atti dell’VIII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana (Genova – Sarzana – Alberga – Finale Ligure – Ventimiglia, 21-26 settembre 1998), Bordighera 2001, 471-472.

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soltanto Theodoule è certamente una vergine consacrata: il nome è accompagnato dalla qualifica di avei. parqe,noj. esso riecheggia l’appellativo con cui si tributava culto, già nella Chiesa primitiva, alla Madonna, e che ricorre appunto con questo chiaro significato di verginità consacrata in iscrizioni della Macedonia e della Palestina: con l’appellativo di “sempre vergine” sono menzionate tali Kalimera, Akylina e Apantia di Edessa, e l’abbadessa Theodora di Beroia, “sempre vergine” e “madre (superiora) di pie vergini”49 e una certa Maria, sorella del presbitero Paulos, committente, verso la metà del VI secolo, di decorazioni musive del complesso sacro di Jabaliyeh-Mkheitem a Gaza50. Proprio in virtù della sua consacrazione ufficiale nell’ambito della chiesa catanese Theodoule ottiene una sepoltura nell’area cimiteriale comunitaria.

Fig. 40. Iscrizione di Euangelis (E18).

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Per queste iscrizioni, vd. D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétienens de Macedoine, cit., 42, n. 23, e 64, n. 60, tav. XI ; L. GOUNAROPOULOU – M.B. HATZOPOULOU, Epigrafe,j ka,tw Makedoni,aj) A) Epigrafe,j Beroi,aj, Athina-Paris 1998, 382-383, n. 447. 50 C. SALIOU, Gaza dans l’Antiquité Tardive: nouveaux documents épigraphiques, in RB 107 (2000) 400-402, nn. 10, 12, 13, tavv. IVb-VI.

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Fig. 41. Iscrizione di Theodoule (E15 =B15).

Fig. 42. Iscrizione di Paskasia (E16).

Fig. 43. Iscrizione di una vergine (E17).

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A parte Theodoule, anche le altre, la cui età è compresa tra gli otto e i venti anni, e che portano nomi cristiani, avevano fatto professione di verginità? A volte la qualifica di parqe,noj/virgo si attribuisce ad infanti, come, ad esempio, al piccolo Theusebius di Roma, morto battezzato all’età di appena un mese51, e per frequenti casi del genere H. Nordberg ha ipotizzato «que le mot virgo a gardé une nuance de sens qui l’apparente à innocens»52. Purtroppo non si hanno dati univoci sull’età prescritta per la consacrazione ufficiale nell’antichità: a Roma era prescritta l’età di venticinque anni per la consacrazione ufficiale53; in Oriente Basilio di Cesarea, suggeriva l’età della ragione, verso i 16/17 anni, ma si davano casi di iscrizioni di ragazze molto giovani nelle liste ufficiali delle vergini consacrate, e null’altro, oltre al dato di Theodoule, è noto della realtà locale catanese54. C’è da chiedersi, pertanto, se in questi casi il termine “vergine” sia servito ad indicare, sulla scia di una tradizione pagana e giudaica, soltanto lo stato civile55 delle defunte più che una verginità consacrata.

3. Le vergini e la comunità cristiana Alcune iscrizioni contengono elementi tali da far pensare che lo stato di verginità consacrata comportasse una particolare posizione in seno alle rispettive comunità cristiane. In altre parole, che esistesse un vero e proprio ordo virginum, regolarmente riconosciuto, come si è fatto cenno all’inizio. Talvolta ciò si evince dalla rilevanza conferita alle tombe di queste vergini. Il caso più evidente è quello della sepoltura in cui fu deposta la vergine siracusana di E5 (=FA6; figg. 44-45). Intanto, è eloquente — sot51

H.-L. HEMPEL, Theusebius renatus in Cristo. Ein frühchristlicher Kindersarkophag aus Rom und seine Inschrift, in RQ 61 (1966) 84: «Theusebio virgini neofito…»; A. FERRUA, Il sarcofago di un bambino del IV secolo, in Scritti vari di epigrafia ed antichità cristiane, Bari 1991, 329-330. 52 H. NORDBERG, Biométrique et mariage, cit., 207. 53 R. METZ, La consécration des vierges dans l’église romaine, Paris 1954, 79-80 e 108112. 54 S. ELM, “Virgins of God”, cit., 140. 55 A. FERRUA, Sulla tomba dei cristiani, cit., 301-302; J. JANSENNS, Vita e morte del cristiano, cit., 203. Sull’età del matrimonio delle donne cristiane, generalmente più avanzata rispetto a quello delle donne pagane, vd. C. CARLETTI, Aspetti biometrici del matrimonio nelle iscrizioni cristiane di Roma, in Augustinianum 17/5 (1977) 39-51; B.D. SHAW, The Age of Roman Girls at Marriage: Some Reconsiderations, in JRS 77 (1987) 41-42.

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to il profilo del rapporto della defunta con la Chiesa locale — il fatto che la sua professione di verginità venga chiaramente connessa con il servizio a Dio (parqe,noj [...] douleu,ousa Qew/|)56. Vengono poi in risalto le caratteristiche di distinzione che si colgono nella sepoltura stessa, posta all’interno della catacomba di San Giovanni, pur essendo questa una catacomba comunitaria. L’iscrizione funeraria, che è peraltro in distici elegiaci (non puri), lo si legge in un pannello all’esterno della guancia del relativo arcosolio, e questo è decorato in alto con la scena dell’incoronazione della defunta da parte di Cristo, alla presenza di Pietro e Paolo, in un paradiso simboleggiato da motivi floreali. Che si tratti di una tomba oggetto di particolare venerazione si evince anche dal fatto che era stata ricavata nel corridoio principale (cosiddetto “decumano maggiore”) della catacomba. Sfruttando, infatti, la conduttura di un antico acquedotto57, era stata appositamente isolata dal retrostante forno dell’arcosolio polisomo per render più agevole i movimenti presso la sepoltura stessa: si era ottenuta, in tal modo, una sepoltura monumentalizzata che spezzava l’uniformità del contesto. E può anche pensarsi che la venerazione si sia protratta nel tempo, giacché si contano almeno due strati di affreschi58: allo strato più antico appartiene anche un’iscrizione posta al di sopra dell’arcosolio, che presenta caratteri incisi e rubricati; sebbene essa attualmente sia poco leggibile, potrebbe essere la prima stesura dell’iscrizione poi rubricata nella guancia dell’arcosolio. A detta di G. Agnello, inoltre, sarebbero presenti numerosi graffiti lasciati dai visitatori non solo ai margini dell’affresco ma anche sul corpo delle figure, secondo una pratica comune ai fedeli che andavano rendere omaggio ai defunti degni di venerazione59. Siffatte particolarità hanno indotto alcuni studiosi a supporre trattarsi di una santa martire60. Ne hanno dato lo spunto la lettura di Deadota o 56

Su questo aspetto, cfr. J. JANSSENS, Vita e morte del cristiano, cit., 206-210. M. GRIESHEIMER, Genèse et développement de la catacombe Saint-Jean à Syracuse, in MEFRA 101 (1989) 758-759, fig. 1; M. SGARLATA, Dieci anni di attività dell’Ispettorato per le catacombe della Sicilia orientale, in RAC 83 (2007) 61-69. 58 A. AHLQVIST, Pitture e mosaici nei cimiteri paleocristiani di Siracusa, cit., 107-115, 377378; M. SGARLATA, Scavi e ricerche a Siracusa e nella Sicilia orientale nell’ultimo quinquennio, in Scavi e restauri nelle catacombe siciliane, Città del Vaticano 2003, 91-95. 59 G. AGNELLO, La pittura paleocristiana della Sicilia, cit., 63. È necessaria, tuttavia, una verifica di tali graffiti. 60 Così H. ACHELIS, Recensione a Führer, J., Eine wichtige Grabstätte der Katakombe von S. Giovanni bei Syrakus, in ThLZ 21 (1896) n. 22, coll. 573-574. 57

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Adeadota per Adeodata, ed il fatto che di una martire siracusana di nome Adeodata del tempo di Diocleziano si faccia menzione negli Acta Sanctorum61. Ma un’attenta revisione dell’epigrafe da parte del Ferrua ha smentito una tale lettura62. In realtà, il r. 2, che doveva contenere il nome della defunta, è estremamente lacunoso, come lo è il r.1. Di entrambi qui si presenta una probabile integrazione63, e, per quanto riguarda il nome della defunta, si suggerisce il nome di Philadelpheia64.

Fig. 44. Arcosolio della vergine siracusana (E5). 61

AA.SS. 31 Iulii, 187. A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 68-69. 63 Per l’espressione to.n bi,on katalei,pein, cfr. le iscrizioni cretesi di IC II, 100, nn. 6 e 8, da Kisamos, e quella romana IGCVO 677; cfr. anche W.M. CALDER, MAMA I, cit., 89-91, n. 170, da Laodicea Combusta. Il verbo katalei,pw in Sicilia è presente in un’iscrizione funeraria di Centuripe: G. MANGANARO, Iscrizioni, epitaffi ed epigrammi in greco della Sicilia centro-orientale di epoca romana, in MEFRA 106 (1994) 102, XVII. 64 Al maschile Philadelphos come nome e come aggettivo è documentato a Siracusa: vd. A. FERRUA, Florilegio d’iscrizioni, cit., 229, n. 5, 232, n. 10, e 237, n. 42; ID., Epigrafia sicula pagana e cristiana, cit., 193-194, n. 61, fig. 30; Philadelphia come nome della città frigia, è attestato a San Giovanni di Siracusa: cfr. P. ORSI, Siracusa. Esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni e in quelle della vigna Cassia, in NSc 1893, 282, n. 15; IGCVO 1038. 62

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È importante notare, comunque, che l’iscrizione metrica — ve lo si legge con chiarezza — era stata redatta dal fratello Syrakosios, il quale avrebbe composto il componimento poetico per dei meriti (e;rgwn ca,rin tw/nde): la sorella, probabilmente, aveva salvato la sua anima. Syrakosios, inoltre, nel dare risalto all’affetto fraterno che la defunta aveva nutrito nei suoi confronti, amava sottolineare come ciò corrispondesse precisamente al nome portato da lei in vita (kata. tou;noma). Ma tale particolarità, al di là del sostegno che essa apporta alla suddetta restituzione del nome, suggerisce una considerazione rilevante: che cioè la vergine (Philadelpheia?) di cui si tratta, in comunione con la Chiesa locale, abbia professato la verginità nell’ambito della propria famiglia, come del resto non di rado avveniva65. Si pensi al caso più strettamente analogo della beatissima vergine Theodora, la cui sepoltura, posta nella catacomba romana di Priscilla, era stata curata dal fratello Alexander66. Cosa questa che, tuttavia, che non aveva impedito che la vergine siracusana fosse tenuta in grande considerazione dalla Chiesa locale, fino al punto di essere fatta oggetto di venerazione.

Fig. 45. Iscrizione della vergine siracusana (E5).

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J. JANSENNS, Vita e morte del cristiano, cit., 209. Anche K. MENTZOU-MEIMARI, ~H parousi,a th/j gunai,kaj sti.j ~Ellhnike.j evpigrafe.j avpo. to.n D´ me,cri to.n I´ aivw/na, in JÖB 32 (1982) 437, raccoglie un gruppo di iscrizioni relative a vergini che, a suo giudizio, avrebbero vissuto il proprio stato verginale a casa propria. 66 ICVR ns. IX, 25555; ILCV 4633.

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Più evidente ancora risalta il nesso della verginità consacrata con la locale comunità ecclesiale nel caso già esaminato della vergine Theodoule dell’iscrizione catanese E15 (=B15; fig. 41), dal momento che è un presbitero ad assicurare alla defunta una sepoltura gratuita67, intervenendo con un atto formale sancito dal proprio sigillo. Naturalmente, a maggior ragione deve ravvisarsi l’inserimento giuridico della verginità consacrata nella struttura ecclesiale nei casi di vita cenobitica. Questi casi possono con buona probabilità riconoscersi allorché negli epitaffi risultino associati più nomi di vergini. Testimonianze di tal genere non mancano anche fuori della Sicilia: ad Edessa, per esempio, se ne registrano ben tre, relative, rispettivamente alle vergini Theodosia, Aspelia e Agathoklea, a Kalimera, Akylina e Apantia già ricordate, ed ancora a Theodosia ed Aspilia; e a Beroia si ha quella che riguarda le vergini Aboundantia e Termantia68. In Sicilia, la possibilità di riconoscere l’esistenza di comunità monastiche femminili attraverso questo genere di legame funebre è offerta dal caso delle vergini siracusane Philoumene e Photine (E3-4). Ma è da prendere in considerazione anche l’ipotesi secondo cui la presenza di più nomi muliebri in uno stesso luogo sarebbe indice dello stato monastico delle donne ivi menzionate e della loro appartenenza ad un’unica comunità “religiosa”. Si tratta di un’ipotesi che ha preso spunto dalla particolare situazione che si riscontra nella catacomba comunitaria siracusana di San Giovanni, nella rotonda cosiddetta di Antiochia e nelle sue immediate adiacenze69, dove sono state rinvenute appunto iscrizioni con nomi femminili (Antiochia di FA1, Hadriana, Irene, Statilia), tra i quali almeno alcuni appartengono a donne che si professano vergini o serve di Dio. Si è supposto, pertanto, che tale luogo fosse deputato ad accogliere i corpi delle donne che vivevano in una comunità monastica: esse avrebbero commissionato e riservato a sé tale spazio monumentale all’interno della catacomba di San Giovanni70. In maniera analoga, poiché 67

Vd. supra 96-97. D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétienens de Macedoine, cit., 39-42, nn. 20, 22, 23 e 24, 76-77, n. 74. 69 Sulla rotonda di Antiochia vd. F. TOMASELLO, La rotonda di Antiochia a Siracusa. Una nuova lettura, in RAC 72 (1996) 133-163; M. SGARLATA, S. Giovanni a Siracusa, cit., 4656. 70 F.S. CAVALLARI, in BullCommABA Sic 5 (1872) 26-28; I. CARINI, Iscrizioni rinvenute nelle Catacombe di Siracusa, in ASSic 1 (1873) 262; STRAZZULLA, ME, 75. 68

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nel cimitero romano di San Lorenzo al Verano sono state rinvenute numerose iscrizioni di vergini, G.B. De Rossi ha ipotizzato che nei pressi sorgesse un monastero femminile71. Potrebbero prestarsi ad un’analoga interpretazione altri casi di unione post mortem riscontrabili nell’ambito catacombale72: in un’iscrizione (FA8-10; fig. 46) recuperata nella zona di Santa Lucia a Siracusa si fa riferimento ad una tomba che appartiene (mnh/ma diafe,ron)73 a tre donne Leontia, Kalleroe e Theodora, le quali, secondo una suggestiva lettura del Wessel, sarebbero state delle +¿ristou/À d¿ou/laiÀ a;¿memptoiÀ VI¿hsou/À , sciogliendo in tal modo quel “monogramma”, in parte abraso, composto da una croce montante su un triangolo tagliato orizzontalmente74 che si trova nella parte inferiore del titolo. Tale lettura, sebbene ardita, non è tuttavia priva di confronti: l’uso di abbreviare la parola dou/loj/dou,lh con la sola lettera iniziale era già occorso in Sicilia nell’iscrizione pagana di Markia Kai,saroj d¿ou,lhÀ rinvenuta a Partanna75; ricorre ancora in titoli cristiani di Roma: in quello di Modestos trovato nel cimitero di Bassilla a Sant’Ermete in cui il chrismon di tipo eusebiano seguito da un delta costituisce un compendium scripturae da sciogliere in Cr¿istou/À d¿ou/lojÀ 76, ed in quello analogo di Kyriake del cimitero omonimo in cui il delta inscritto nello staurogramma è a sua volta da intendersi come Cr¿istou/À d¿ou,lhÀ 77. 71 C. CARLETTI, Iscrizioni cristiane VI), Firenze 1986, 145, con bibliografia

di Roma. Testimonianze di vita cristiana (secoli IIIprecedente. 72 Si tralasciano i due titoli siracusani rinvenuti nella catacomba di San Giovanni relativi, rispettivamente, a Hadriane, Eutyche ed Eirene [P. ORSI, Gli scavi a S. Giovanni di Siracusa nel 1895, in RQ 10 (1896) 14, n. 10; S.L. AGNELLO, Aggiunte e correzioni, cit., 62, n. 27], e a Boniphatia, Epiphania, Kyriake, Boniphates e Paulina di beata memoria (P. ORSI, Gli scavi a S. Giovanni, cit., 19-20, n. 22): Ferrua, infatti, suggerisce di leggervi non soltanto nomi di donne, ma anche di uomini (FERRUA, NG, 35, n. 335 e 36, n. 123). 73 Per l’uso di diafe,rw nei monumenti funerari vd. S.G. MERCATI, Nuova interpretazione dell’epigrafe greca in Prentice, Greek and Latin Inscriptions in Syria, n. 924, in Bessarione 27 (1923) 69-71, quindi in Collectanea byzantina, II, Bari 1970, 267-270; REG 104 (1991) n. 698, con riferimento a N.E. EMMANOUILIDIS, To di,kaio thj tafh,j sto Buza,ntio, Atene 1989, 299-333 (n.v.). 74 IGCVO 185. Per una diversa e più soddisfacente interpretazione vd. FERRUA, NG, 8889, n. 340b, il quale vi riconosce un chrismon su monte (o triangolo trinitario ?); questo simbolo si ritrova anche nell’epitaffio siracusano di Chara, per il quale vd. P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 480, n. 152. 75 IG XIV, 272; M.T. MANNI PIRAINO, Iscrizioni greche lapidarie, cit., 59-60, n. 34, tav. XXII. 76 ICVR X, 27230. Vd. Anche A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 189, n. 220. 77 ICVR VII, 19812; cfr. anche ICVR VII, 19794, epitaffio di Zosimos, dalla stessa provenienza.

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Fig. 46. Iscrizione di Leontia, Kalleroe e Theodora (FA8-10).

Si tenga presente, inoltre, che quando negli epitaffi compaiono liste di nomi, spesso si tratta di membri di una comunità di tipo monastico: questo, ad esempio, è il caso di un’iscrizione trovata alla periferia di Gerusalemme, sulla via di Bethania, in cui vengono indicati i nomi di un presbitero, di un diacono e di altri quattro uomini monazo,ntwn78; anche per un caso di tre uomini (i presbiteri Heraklis, Patrikis e Polykarpos), menzionati in uno stesso titolo funerario di Eldes presso Adrianopoli in Frigia, si è stati indotti a pensare che «the epitaph points to a celibate community»79. Nonostante tali suggestivi rimandi, tuttavia, è difficile affermare con sicurezza se tutte queste donne unite “post mortem” delle iscrizioni siracusane fossero delle moniali che vivevano in comunità.

4. I monaci La consacrazione a Dio con cuore integro ed indiviso è propria anche di quelle persone che scelgono la vita monastica. 78 79

P. THOMSEN, Die lateinischen und griechischen Inschriften, cit., 91-92, n. 147. Cfr. W.M. CALDER, MAMA, VII, cit., 36, n. 181.

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Per quanto concerne la documentazione epigrafica siciliana, costituiscono delle acquisizioni recenti ed anche eccezionali, data la rarità di iscrizioni tardo-antiche relative ai monaci80, il sigillo dell’egumeno Mamalos conservato in una collezione privata catanese (EB1), l’epigrafe funeraria del monaco Ioannes (EB2; fig. 47) ed un’altra iscrizione della quale si dirà (EB3-4; fig. 48), entrambe rinvenute presso Mineo (contrada Favarotta) ed il contesto è lo stesso dell’epitaffio di Laios figlio del presbitero Sabinos (B11; fig. 22). Il sigillo e le iscrizioni di Mineo sono redatte in greco; a questi documenti si aggiunge un epitaffio rinvenuto a Monte Iato, relativo ad un abate, scritto in latino (EB5; fig. 49). Il sigillo (EB1) è pertinente a tale Mamalos81 qualificato come egumeno di Baiae, cioè, come è stato riconosciuto dal suo editore, del monastero siracusano di San Pietro ad Baias82. Questo monastero è menzionato per la prima volta nell’epistolario di Gregorio Magno in una missiva al vescovo del luogo Giovanni dell’anno 597 (Reg. Ep. VII,36): «monasterium Sancti Petri quod in loco, qui Baiae dicitur, constitutum est». La lettera fu inviata dal Papa per dirimere una questione di confini tra Cesario abate del monastero e Giovanni, abate del monastero di Santa Lucia. Il monastero di San Pietro ad Baias è stato identificato da G. Agnello con quel monastero extraurbano noto con il nome di San Pietro de Tremilio, fatto edificare dal vescovo Stefano vissuto al tempo della riconquista bizantina della Sicilia e il cui abate Teofane nel 681 venne eletto patriarca di Antiochia83. Ma questa identificazione recentemente è stata messa in discussione da A. Messina84, il quale ritiene che il monastero di San Pietro ad Baias sia urbano e confi80 In Sicilia per altre iscrizioni di monaci occorre giungere al periodo mediobizantino: G. MANGANARO, Documenti di devozione, cit., 54-55, 62-64, figg. 1-2; (Theophilos); E. KISLINGER, Un’iscrizione a graffito nel monastero San Filippo di Fragalà (ME), in JÖB 51 (2001) 373-383. In ambito occidentale Wessel registra una sola iscrizione, peraltro di non certa lettura, relativa a tal +oa,nhj mo¿nacou/À : IGCVO 323. Poco più numerose le attestazioni in latino nello stesso ambito: vd., a mo’ di esempio, ILCV 1642-1649. Per un primo quadro delle iscrizioni relative a monaci vd. D. MAZZOLENI, Patristica ed epigrafia, cit., 342-345. 81 Per il nome cfr. le varianti in LGPN IV, 219 (a Pella e a Bisanzio), IIIB, 268; in Italia è probabilmente attestato in un’iscrizione di Orbetello: IGCVO 166. Sul nome vd. anche L. ROBERT, Inscriptions de Julia Gordos e du Nord-Est de la Lydie, in Hellenica 6 (1948) 89-90. 82 G. MANGANARO, Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, cit., 74. 83 G. AGNELLO, Architettura bizantina in Sicilia, Firenze 1952, 81-88; S.L. AGNELLO, Architettura paleocristiana e bizantina della Sicilia, cit., 88-96; A. MESSINA, I siciliani di rito greco, cit., 414, 420. 84 A. MESSINA, Le terme di Dafne e di Baia a Siracusa, in JAT 3 (1993) 201.

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nante con quello di Santa Lucia. Occorre, però, osservare che non necessariamente un impianto termale debba trovarsi in contesto urbano (basti pensare alla comune situazione di monasteri che siano stati impiantati in una villa con annesse terme) e che, inoltre, la contesa con l’abate del monastero di Santa Lucia può riguardare fondi confinanti all’esterno della città. L’epitaffio di Ioannes (EB2; fig. 47), da datare tra VI e VII secolo, si presenta con la semplice formula dell’evnqa,de ki/te ed il nome, accompagnato dalla qualifica di monaco, alla quale seguiva un epiteto o un secondo nome che è possibile integrare in Me[nou]q oppure in Me[man]q, antroponimi che rimandano all’ambito orientale, e all’Egitto in particolare85. Si conferma, in tal modo, il contributo dell’Oriente mediterraneo al monachesimo siciliano di età tardo-antica86. Una seconda iscrizione (EB3-4; fig. 46), rinvenuta insieme alla precedente, ha carattere votivo e menziona tali Pancharios87 e Ioannes, i quali si definiscono avdelpoi. (con psilosi per avdelfoi,). Potrebbe chiaramente trattarsi di due fratelli carnali che avrebbero ricordato con l’epigrafe incisa su un concio modanato di trabeazione (?) lo scioglimento di un voto, ma se questa iscrizione è stata rinvenuta insieme a quella del monaco Ioannes, il termine “fratelli” potrebbe avere anche un’altra accezione. Con avdelfoi. nel Nuovo Testamento si designano i fratelli nella fede, i membri della comunità cristiana88; tale accezione del termine è documentata su base epigrafica, ad esempio, da un paio di epitaffi rinvenuti ad Eraclea89 e da un altro di Tessalonica90 — tutti da datare entro l’età costantiniana —, e, ancora nell’iscrizione del presbitero Aurelios Dionysios a Maghajil in Anatolia91. Ma il termine “fratelli” è stato assunto successivamente per indicare in maniera più specifica i membri di comunità religiose92. 85 Per Menouq (o Menou/qoj) e per Memanq vd. F. PREISIGKE, Namenbuch, cit., coll. 212 e 520; D. FORABOSCHI, Onomasticon Alterum Papyrologicum, cit., 195. 86 V. VON FALKENHAUSEN, Il monachesimo greco in Sicilia, in C.D. FONSECA (cur.), La Sicilia rupestre nel contesto delle civiltà mediterranee. Atti del Sesto Convegno Internazionale di Studio sulla Civiltà Rupestre Medioevale nel Mezzogiorno d’Italia (Catania – Pantalica – Ispica, 7-12 settembre 1981), Galatina 1986, 135 ss. Vd. anche L. CRACCO RUGGINI, Il primo cristianesimo in Sicilia, cit., 113. 87 Sul nome cfr. le osservazioni di D. FEISSEL, Recueil, cit., 204-205. 88 J. BEUTLER, avdelfo,j, in DENT, cit., coll. 74-79. 89 C. ASDRACHA, Inscriptions chrétiennes et protobyzantines de la Thrace orientale et de l’ile d’Imbros (IIIe-VIIe siècles), cit., 335-337, nn. 168-169. 90 D. FEISSEL, Recueil des inscriptions, cit., 114, n. 117. 91 G.J. JOHNSON, Early-Christian Epitaphs, cit., 62-63. 92 Nell’iscrizione dell’archimandrita Ioannes (XII secolo) rinvenuta nel monastero del-

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Fig. 47. Iscrizione di Ioannes (EB2).

Fig. 48. Iscrizione di Pancharios e Ioannes (EB3-4). la Theotokos ad Elegmoi in Bitinia, il defunto chiama i monaci avdelfoi. pn¿eumatÀikoi,: vd. N.A. BEES, Penth,konta Cristianikw/n kai. Buzantinw/n evpigrafw/n ne,ai avnagnw,seij, in ArchEph 50 (1911) 97-98, n. 1; TH. KORSTEN, Die Inschriften von Apameia (Bithynia) und Pylai, cit., 79, n. 60.

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Così è in alcuni documenti epigrafici del V-VII secolo, che possono giustificare un’interpretazione dell’iscrizione di Mineo come pertinente a due monaci. In Siria, ad Aleppo, un tale Moundos era presbitero e nel contempo avdelfo,j: si trattava, molto probabilmente, di uno ieromonaco93; e a Seleucia di Pieria, l’ossario destinato ai monaci del monastero costruito nelle vicinanze del cimitero, è definitio qh,kh avdelfw/n, così distinto dagli ossari pertinenti ai canonici, ai laici, agli u`phre,tai94, e nel cimitero del monastero di San Teoctisto nella Palestina occidentale si trova l’iscrizione rubricata “Qh,kh o`si,wn pate,rwn kai. avdelfw/n)))”, ovvero degli egumeni e dei semplici monaci del monastero95. In Egitto, in alcuni epitaffi di Alessandria la qualifica di avdelfo.j si accompagna all’indicazione della appartenza ad un cenobio96; in un’iscrizione del Fayoum si invoca la protezione del monastero e dei “fratelli”97, ed ancora, nelle iscrizioni cimiteriali del monastero di Ouadi-Ghazal, i singoli monaci sono chiamati “fratelli”98. Non dissimilmente, in ambiente palestinese sono numerose le iscrizioni che menzionano i monaci come “fratelli”, soprattutto quelle funerarie del monastero di Choziba a Deir el Qilt, ma anche di Nassana, El Quweismeh, Emmaus, Gerusalemme99. In un’epigrafe dedicatoria su colonna di Dakir nel Hauran si menzionano gli avdelfoi. koino,bioi100. Per citare un esempio dell’estremo Occidente si ricorda l’iscrizione del presbitero Senacus sepolto “cum multitudinem fratrum” ad Aberdaron nel Galles settentrionale101. In un’iscrizione di VI-VII secolo di Afyon Karahisar in Asia Minore si ricordano il monaco Nikolaos e la sua comunità, di cui molto probabil93 L. JALABERT – R. MOUTERDE, IGLS I, Commagène et Cyrrhestique, Paris 1929, 109, n. 188. 94 ID., IGLS III/2, cit., 614-615, n. 1130. 95 H. GOLDFUS – B. ARUBAS – E. ALLIATA, The Monastery of St. Theoctistus (Deir Muqallik), in LA 45 (1995) 283-284, n. 1. 96 G. LEFEBVRE, Inscriptiones Graecae Aegypti, cit., 3-4, nn. 9, 10, 11 e 14, ma vd. anche 2, nn. 6 e 8. 97 Ibid., 21, n. 92; cfr. anche la lettera enciclica indirizzata dal vescovo Atanasio ai monaci, incisa in un cimitero di Gournah (presso Luxor): ibid., 70-71, n. 380. 98 Ibid., 114, nn. 609-610. 99 Vd. Y.E. MEIMARIS, Sacred Names, Saints, Martyrs and Church Officials, cit., 227-232, passim. 100 P. SÉJOURNÉ, Inscriptions grecques du Hauran, in RB 1898, 102, n. 2. 101 C. TEDESCHI, Congeries lapidum. Iscrizioni britanniche dei secoli V-VII, Firenze 2005, 170-172, Gn-1.

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mente era hegoumenos, chiamata avdelfo,thj102, lo stesso termine con cui in 1Pt 2,17; 5,9 si indicano in maniera collettiva tutti i membri della comunità cristiana. A tutt’altro ambito rimanda l’iscrizione latina, relativa ad un abate del quale si è perduto il nome, incisa su una lastra di marmo frammentaria, trovata reimpiegata nelle mura medievali dell’abitato di Monte Iato (EB5; fig. 49). Qui se ne propone una possibile integrazione: dopo la formula usuale “hic requiescit in pace” nella seconda linea si dovrebbe trovare l’epiteto di umiliazione [fam]ulus D(e)i, seguito dal nome e dal titolo di abate, con l’indicazione approssimativa degli anni di vita. Nell’Occidente mediterraneo le iscrizioni relative agli abati sono un po’ più numerose rispetto a quelle dei semplici monaci103. L’epiteto famulus Dei è molto comune soprattutto nell’epigrafia funeraria della penisola iberica e della Gallia ed è discretamente attestato anche a Roma104: è stato affermato che in Gallia tale attributo è proprio di coloro che hanno intrapreso la vita monastica ed anche di membri del clero105; in Spagna, invece, tale epiteto sembra essere utilizzato in maniera più generica, ma pure connota membri del clero e persone consacrate106. Anche il monaco spagnolo Fulgentius si professa famulus Cr(ist)i107.

102 W.H. BUCKLER – W.M. CALDER – W.K.C. GUTHRIE, MAMA IV, Monuments and Documents from Eastern Asia and Western Galatia, Manchester 1933, 12, n. 37. 103 Cfr. ILCV 1642-1653, 1820A. 104 J. VIVES, Inscripciones cristianas de la España romana y visigoda, Barcelona 1969, passim; F. DESCOMBES, RICG XV. Viennoise du Nord, Paris 1985, passim; M.M. ALVES DIAS – C.I. SOUSA GASPAR, Catálogo das Inscrições Paleocristãs, cit., 15 e passim; CH. PIETRI, Épigraphie et culture: l’évolution de l’éloge funeraire dans les textes de l’Occident chrétien (IIIeVIe siècles), in C. GIUFFRIDA – M. MAZZA (curr.), Le trasformazioni della cultura nella Tarda Antichità. Atti del Convegno (Catania, 27 settembre – 2 ottobre 1982), Catania 1985, 181. 105 H. ATSMA, Die christlichen Inschriften Galliens als Quelle für Klöster und Klosterbewohner bis zum Ende des 6. Jahrhunderts, in Francia 4 (1976) 38-54. F. DESCOMBES, RICG XV, cit., 319-320 («famola Dei Dulcitia sanctimonialis»), 622-623, n. 237 («famola Dei sacra Deo puella Populunia»), 625-628, n. 239 («famolus Dei Valerianus presbyter»). 106 J. VIVES, Inscripciones cristianas, cit., nn. 53, 80, 92-94, 97, 112, 174, 267; J.L. RAMIREZ SADABA – P. MATEOS CRUZ, Catalogo de las inscripciones cristianas de Mérida, Merida 2000, 58-59, n. 22 («Barusus, praesbiter famulus Dei»), 93-94, n. 47 («Orbanus pr(e)s(biter) famulus D(e)i»), 107-109, n. 59 («[St]hefanus [pre]sb(iter) famul(us) [Dei]»). Vd. Anche M.A. HANDLEY, Death, Society and Culture: Inscriptions and Epitaphs in Gaul and Spain, AD 300-750, Oxford 2003, 42-44. 107 J. VIVES, Inscripciones cristianas, cit., n. 150; ILCV 1659B.

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Fig. 49. Iscrizione di un abate (EB5).

5. Appendice epigrafica E E. Le vergini E1. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra di marmo. A) B) 3

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Q¿eoi/jÀ [K¿atacqoni,oijÀ ] Sed[a,tou] Mark[ianh.] a`gnh. [parqe,Ä ] noj C[ristou/] [k]añi.ñ [Qeou/ ?]


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«Agli Dei Inferi. Di Sedatos (?). Mark(iane ?) casta vergine di Cristo e di Dio (?)» Bibl.: P. ORSI, Gli scavi a S. Giovanni di Siracusa nel 1895, in RQ 10 (1896) 42, n. 79 (348); STRAZZULLA, ME, 198, n. 389; IGCVO 324; FERRUA, NG, 40-41, n. 142a; PCBE Italie, 1356; A.E. FELLE, Epigrafia pagana e cristiana in Sicilia, cit., 245.

E2. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

6

Paskenti,a evn eivrh,nh| evnqa,de ki/te zh,sasa semnw/j parÄ qe,noj e;th n´ ) staurogramma

«Paskentia qui giace in pace, è vissuta onoratamente da vergine 50 anni» Bibl.: P. ORSI, Esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni ed in quelle della vigna Cassia, in NSc 1893, 296, n. 67; STRAZZULLA, ME, 146, n. 190; IGCVO 661; FERRUA, NG, 89, n. 341; PCBE Italie, 1609.

E3-4. Siracusa, MAR 120. Da San Giovanni. Lastra.

3

6

9

Ai` maka,rie parqe,noi Fwtinh. ke. Filoume,nh evnqa,de ki/nte( semne,( a`gne. parqe,noi zh,sase bi,ou kaÄ lou/ h` mizote,ra evtw/n p´ kai. h` mikrote,ra evtw/n pd´ ) `Orkou/ se kata. tou/ QeÄ ou/ tou/ pantokra,toroj mhde,na auvta.j sku/le, pote)

r. 7: ld´ (Agnello) «Le beate vergini Photine e Philoumene qui giacciono, venerande, caste vergini che hanno vissuto una bella vita, la maggiore (per nascita) di anni 80, la minore (per nascita) di anni 84. Ti scongiuro per Iddio Onnipotente che nessuno le molesti» Bibl.: IG XIV, 187; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 3 (1876) 493-495, I; STRAZZULLA, ME, 123-124, n. 125; AGNELLO, Silloge, 21, 63, n. 15; IGCVO 616; FERRUA, NG, 48, n. 180; PCBE Italie, 1795.

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E5 = FA6. Siracusa, San Giovanni. Iscrizione rubricata sulla guancia dell’arcosolio isolato del decumano maggiore. Figg. 44-45.

3

6 r.2: r.3: r.4:

r.5: r.6:

To.n b[i,on aivfnidi,wj katalei,yasa evnqa,de kei/tai] || parqe,no[j a`gnota,th dh. Filadelf]e¿i,À a || douleu,ousa Q¿eÀ w|/ kata. tou/noma th.n [pro.j avdelf]o.n || storgh.n evxeipea/n ouv r`adi,wjñ du,namai || [T]h.n yuch.n [eivj fw/j ga.r] mñ V h;gagV\ e;rgwn ca,rin tw/nde || qrh/non evpe,Ä graya avntapodo[u.j se ca,rin ?] || qrh/non o]n ouvk [avp]e,lhxa Surako,sioj so.j avdelfo.j || Su,]ge fi,lwn u[mnwn [mnhsqh|/j] oivcome,nh) Deado,ta (Führer); Dwroqe,a (Wessel) kata. tou/noma Pi[Ä Ä Ä ]kon [h;]tori h]n evxei/pe a'n (Bücheler) HNUILHN (Orsi); h]n fi,lhn oppure yilh.n [Ä Ä Ä ]si h;gagV eivpw.n ca,rin tw/nde (Bücheler); HNYUCHM EF (Ferrua); :HnusV a;[t]hn (Führer; Wessel) ouv[k h;]l[pi]xa (Bücheler) [avlla.] fi,lwn u[mnwn [prw/ta sV avpoi]some,nh¿nÀ (Bücheler)

«Avendo lasciato all’improvviso la vita, qui giace la vergine castissima Philadelpheia (?) serva di Dio. Non sono in grado di esprimere facilmente l’affetto che — secondo il (suo) nome — ebbe nei confronti del fratello. Ha condotto, infatti, la mia anima alla luce (?); per queste opere ho scritto questo lamento per ricambiare il tuo affetto, lamento al quale io Syrakosios tuo fratello non riesco a porre fine. Tu che te ne vai ricordati (?) dei cari inni» Bibl.: P. ORSI, Gli scavi a S. Giovanni di Siracusa nel 1895, in RQ 10 (1896) 55-58, n. 89 (358); J. FÜHRER, Eine wichtige Grabstätte der Katakombe von S. Giovanni bei Syrakus, München 1895; H. ACHELIS, Recensione a Führer, J., Eine wichtige Grabstätte der Katakombe von S. Giovanni bei Syrakus, in ThLZ 21 (1896) n. 22, coll. 573-574; J. FÜHRER, Zur Grabschrift auf Deodata. Nachtrag zu dem Aufsatze, München 1896; F. BÜCHELER, De inscriptionibus quibusdam christianis, in RheinMus 51 (1896) 639; J. FÜHRER, Forschungen, cit., 141-142 (811-812), n. 4; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 159-160; F.X. KRAUS, Sonderabdruck aus dem Repertorium für Kunstwissenschaft XIX/6 (1896) 5; STRAZZULLA, ME 208, n. 404; H. LECLERCQ, s.v. Syracuse, in DACL XV/2, col. 1853; A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 66-69, n. 11; G. AGNELLO, La pittura paleocristiana della Sicilia, cit., 60-64; IGCVO 379; A. AHLQVIST, Pitture e mosaici nei cimiteri paleocristiani di Siracusa, cit., 377-378, n. 1.

E6. Siracusa, MAR 57. Da San Giovanni. Lastra.

3 184

VEnqa,de ki/te VElpi.j h` parqe,Ä noj evkbe,nonÄ


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toj mh¿no.jÀ avpri¿li,ouÀ te/j l´) «Qui giace Elpis la vergine, (morta) sul finire del mese di aprile, il 30» Bibl.: IG XIV, 105; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 2 (1874) 506, II; STRAZZULLA, ME, 88, n. 43; AGNELLO, Silloge, 17, 58, n. 3; IGCVO 1003.

E7. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

[E]uvvtucianh. parqe,n[oj]) w chrismon j in corona

r. 1: oppure [E]uvvtuci,a C¿ristou/À ) (Ferrua) «Eutychiane vergine» Bibl.: P. ORSI, Gli scavi a S. Giovanni di Siracusa nel 1895, cit., 39, n. 75 (337); STRAZZULLA, ME, 195, n. 379; IGCVO 1005; FERRUA, NG, 40, n. 141.

E8. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

[E]uvvtuci,a parqe,noj a;menptoj zh,sasa e;th eo´ mh/nej e[x( h`me,rej k´ evnqa,de ki/te) foglia chrismon j

«Eutychia vergine irreprensibile vissuta 75 anni, 6 mesi, 20 giorni, qui giace» Bibl.: P. ORSI, Gli scavi a S. Giovanni di Siracusa nel 1895, cit., 41, n. 75 (344); STRAZZULLA, ME, 197, n. 386; IGCVO 1000.

E9. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

VEnqa,de ki/te h` makari,aj mnh,Ä mhj Mero,h a`gnh. parqe,noj e;zhse& n e;th iz/´ \ teleu[t]a/| 185


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6

[d]e. kal¿a,ndaijÀ ovktwÔ rÖ bri,aij avpo. kalandw/n ke´ [katete,qh)]

rr. 6/7: e´ kal) ovktwbri,aij (sic) | pr¿o.À a´ kalandw/n kat) (Wessel) «Qui giace Meroe di beata memoria, casta vergine; visse 17 anni, morì le calende di ottobre; fu deposta il 25 dopo le calende (?)» Bibl.: P. ORSI, Gli scavi a S. Giovanni di Siracusa nel 1895, cit., 24 (300); STRAZZULLA, ME, 184-185, n. 347; IGCVO 999; FERRUA, NG, 37, n. 128.

E10. Siracusa, MAR 31. Da San Giovanni. Lastra.

3

VAkoubi,a parqe,noj evnqa,de ki/te zh,saÄ sa e;th de,ka( mh/naj evnne,a( h`me,raj dekaÄ pe,nte) chrismon

«Akoubia, vergine, qui giace; vissuta 10 anni, 9 mesi e 15 giorni» Bibl.: IG XIV, 69; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 3 (1876) 497, IV; STRAZZULLA, ME, 73, n. 10; A. FERRUA, Note di epigrafia cristiana, cit., 26, n. 31; IGCVO 1002.

E11. Siracusa, Antiquarium di San Giovanni (già MAR 171). Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

[VEnq]a,de ki/tai [VAgn]h. ¿?À parqeÄ [noj z]h,sasa bi,Ä [on Ä Ä Ä ]IS ih´)

r. 4: [on h`me,ra]ij ih´) (Ferrua) «Qui giace Agne (?) la vergine, vissuta…» Bibl.: FERRUA, NG, 58, n. 220.

E12. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra. [Ä Ä Ä ] parq[e,noj zh,sasa] 186


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3

e;th [Ä Ä Ä avneÄ ] pau,sat[o Ä Ä Ä ] [Ä Ä Ä ]

r. 2: Parq[e,nij e;zhsen] (Wessel); Parqe,nioj oppure Parqenw,ph (Ferrua) « … vergine, vissuta anni (…); riposò …» Bibl.: P. ORSI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 491, n. 178; IGCVO 698; FERRUA, NG, 22, n. 42a.

E13. Siracusa, Antiquarium di San Giovanni. Da Vigna Cassia. Lastra di marmo. - - -] virgo [- - « … vergine…» Bibl.: S.L. AGNELLO, Scavi recenti nelle catacombe di Vigna Cassia a Siracusa, in RAC 32 (1956) 22, m, fig. 3c.

E14. Ragusa, Museo Archeologico Ibleo 607. Da Acate, Cozzo Cicirello. Lastra di calcare. L’iscrizione è incisa negli scomparti determinati da un grande staurogramma su base semicircolare e con asta trasversale i cui bracci sono desinenti a coda di rondine e dai quali pendono le lettere apocalittiche capovolte. Fig. 38. A sinistra della croce Super locellu(m), u3 be iaceo ego birgo nomi6 ne Zoe an(n)oru(m) ci(n)que(n)ta me(n)sa(s) Ҁ´ A destra della croce. aiura ti per De187


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3

6

u(m) e(t) Inferos neminui liceat aperia[t] ceipa(m) tu.

All’interno della base dello staurogramma: V(ivas) S(emper) r. 7/8sx: r. 8sx: rr. 7/8sx: rr. 1/2dx: rr. 7/8sx: r. 8sx+7/8dx.: r. 7dx: r. 7dx: r. 7dx: rr. 7/8dx.: Base croce: Base croce:

ciquantia mensarum quinque (Ferri) me(n)sa(rum) V S(emis) (Manganaro) cique ia(nuarii) me(n)sa s’ (Di Vita) aiurati (Di Vita; Uggeri; Leone) ci(n)quei t | mesor(um) Ҁ´ (Ferrua) ia/ce i(n) pa(ce) tu (Nicosia) ceipatu(m) (Di Vita; Uggeri) c[u]pa[m] (Ferrua) ceipas tu (Ferri) a[r]ce ipatu (=arcae hypatum) (Gallavotti; Leone) V(irgo) S(acra) (Uggeri) V(ita) S(alus) (Di Vita)

«(Tu che leggi, ti trovi) sopra il loculo dove giaccio, io vergine dal nome Zoe di anni 50 e mesi 6. Tu giura per Dio e per gli Dei inferi che a nessuno sia lecito aprire (questa) tomba. Possa vivere per sempre» Bibl.: F. NICOSIA, Un’epigrafe cristiana dal territorio di Acate, cit., 126-128; G. UGGERI, L’epigrafe cristiana di Zoe, cit., 14-18; ID., Note Camarinesi, cit.; A. DI VITA, Una nuova testimonianza di latino «volgare», cit., 199-215; S. FERRI, L’iscrizione ragusana di Zoe, cit., 195-198; C. GALLAVOTTI, Basso latino nell’epitaffio siciliano di Zoe, cit., 186-190; G. UGGERI, Sul testo dell’epigrafe di Zoe, cit., 56-61; AE 1964, n. 184; V. PISANI, Alla ricerca del volgare latino, cit., 462-464; C. GALLAVOTTI, Esegesi di due iscrizioni latine, cit., 359-362; G. UGGERI, Sopravvivenze di grecità, cit., 194; E. IURATO – C. OLIVIERI, Acate e il suo territorio dalle origini all’abolizione della feudalità, Ragusa 1983, 37-38; A. LEONE, Ancora sull’epigrafe cristiana di contrada Cozzo Cicirello, cit., 385-389; R.J.A. WILSON, Sicily under the Roman Empire, cit., 318-319, fig. 271; FERRUA, NG 137, n. 510; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nella città, cit., 589, fig. 33; G. DI STEFANO, Il Museo Archeologico Ibleo di Ragusa, Napoli 2001, 85-86, fig. 100; A. DI VITA, Brevi note su Acrillae e sull’epitaffio di Zoe, cit., 255-258; S. PATITUCCI – G. UGGERI, Dinamiche insediative in Sicilia, cit., 368, fig. 16.

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E15 = B15. Catania, Museo Civico Castel Ursino. Da via Dottor Consoli. Lastra di marmo. Fig. 41.

3

6

Staurogramma staurogramma staurogramma VEnqade kei/tÔ tÖ e foglia avei. parqe,noj ovÄ no,mati Qeodou,lh zh,Ä sasa [e;]th kb´ foglia teleuta|/ th|/ pro. g´ kal¿andw/nÀ staurogramma ivanouari,wn VEdo,qh de. e;nbasij kata. dwreÄ a.n sfragi,doj th/j presbute[rikh/j)]

r. 7: presbute,[raj] (Rizza); presbute,[rou] (Ferrua) «Qui giace la sempre vergine di nome Theodoule vissuta 22 anni; morìtre giorni prima delle calende di gennaio. Venne concessa la sepoltura per dono del sigillo presbiterale» Bibl.: G. RIZZA, Un martyrium paleocristiano di Catania, cit., 604-606, n. 4, fig. 14; FERRUA, NG, 112, n. 425; SEG XLVI, 1261; I. BITTO, Catania paleocristiana: l’epitaffio di Theodule, cit., 285-292; AE 1996, n. 792; PCBE Italie, 2184.

E16. Lentini, Museo 2258. Da Catania, necropoli di via Androne. Lastra di marmo. Fig. 42.

3

6

Paskasi,a parqe,noj evtw/n dekape,nte staurogramma teleuta|/ pro. ovktw. kalandw/n flebari,w[n] meta. th.n u`pati,an BikenÄ ti,ou) Euvmu,ri quga,thr)

«Paskasia vergine di quindici anni morì otto giorni prima delle calende di febbraio (i.e. il 25 gennaio) dopo il consolato di Vincenzo. Sii felice, o figlia»

25.1.401. Bibl.: G. LIBERTINI, Miscellanea epigrafica, in ASSO 27 (1931) 41, n. 2; ID., Catania. Scoperte varie, in NSc 1931, 372; AE 1933, n. 26; A. FERRUA, Florilegio d’iscrizioni, cit., 230, n. 3; G. MANGANARO, Ricerche di antichità e di epigrafia siceliote, in ArchClass 17 (1965) 204, tav. LXXIV,1; G. LIBERTINI, Scritti su Catania antica, a cura di G. Rizza, Catania 1981, 91, n. 2, e 114-115; K. MENTZOU-MEIMARI, `H parousi,a th/j gunai,kaj sti.j VEllhnike.j evpigrafe.j avpo. to.n D´ me,cri to.n I´ aivw/na, in JÖB 32 (1982) 437, n. 73; IGCVO, 63-64, n. 261.

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E17. Siracusa, MAR 8747. Da Catania. Lastra di marmo. Fig. 43.

3

VEnqa,de ki/[teÄ Ä Ä ] h` parqe,n[oj zh,sasa] e;th h´ [Ä Ä Ä ] kal¿andw/nÀ se[ptembri,wn)]

«Qui giace la tale vergine vissuta 8 anni (morì il tal giorno in relazione alle) calende di settembre» Bibl.: CIG IV, 9502; IG XIV, 553; IGCVO 1004; FERRUA, NG, 117, n. 446; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 367-368, n. 140.

E18. Siracusa, MAR 16275. Da Catania, necropoli del viale della Barriera a Cibali. Lastra di marmo. Fig. 40.

3

6

9

Oi=koj aivw,nioj evn Cr¿istÀw/|) Makari,a Euvangeli.j pisth. evn Cr¿istÀw/| e;zhsen a;Ä memptoj e;th k´( mh/Ä naj q´( h`me,raj iz´) ParÄ qe,noj a`gnota,th nunfeuÄ [qei/sa evn ga,]mw| nomi,mw| [evteleu,th]sen pro. a´ kal¿andw/nÀ [Ä Ä Ä ]) Eivj eivrh,nhn h` koi,Ä [mhsi,j sou)]

«Dimora eterna in Cristo. La beata Euangelis fedele in Cristo visse irreprensibile anni 20, mesi 9, giorni 17. Vergine castissima promessa sposa secondo la legge, morì un giorno prima delle calende di (…). Sia nella pace il tuo riposo» Bibl.: P. ORSI, Ipogeo cristiano dei bassi tempi rinvenuto presso la città, in NSc 1893, 389390, n. 5; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 141-143; H. LECLERCQ, s.v. Catane, in DACL II/2 (1925) coll. 2525-2526; AGNELLO, Silloge, 34-35, 82, n. 57; IGCVO 823; FERRUA, NG, 107-108, n. 411; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 367, n. 139.

E19. Catania, Museo Civico di Castel Ursino. Probabilmente da Catania. Lastra di marmo. [- - -] [- - -] NV[-] [- - - vi]rñgin[i- vixit - - - a]nnus e[t mense]m I (?) Bibl.: K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 276, n. 223.

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E20. Rabat (Malta), Museo di Sant’Agata S 179. Da Rabat, ipogeo 5 di Sant’Agata. Lastra di marmo. Fig. 39.

3

6

[VEnqa,de kei/tai] VEre,nhj [fobou,menoj to.n] Qeo.n e;Ä [zhsen e;th Ä Ä Ä pa]rqe,noj( [kalw/j politeusa,]menoj bi,[on] [Ä Ä Ä evteleu,thsen] vac) th|/ pro. [Ä Ä Ä ]s vac) loi[po.n] [Ä Ä Ä th.n avna,stasi]n evkdeco,me[noj)]

«(Qui giace ?) Eirenes (?) (timoroso di?) Dio, (visse anni tot ?)… vergine (essendosi ben comportato ?) in vita (?), (morì) il (giorno)… prima … mancandone tot (alla fine del mese) aspettando (la risurrezione ?)» Bibl.: V.J. CAMILLERI, Sainth Agatha, cit., 59-60; V.G. RIZZONE, Iscrizioni giudaica e cristiane di Malta, cit., 206-207, n. 4.

EA. Donne con un solo marito EA1. Siracusa, MAR 37208 + 37069. Da Vigna Cassia. Lastra di marmo.

3

staurogramma VEnqa,de ki/te VAria,gnh staurogramma mo,nandroj\ teleuta|/ evtw/n e`bdomh,konta pe,nte) ~O de. Qeo.j ke. o` Cristo.j auvtou/ [ui`o.j ke. to.] {Agion Pneu/ma avn[ayu,xaien] auvth/j to. yuca,rin) [ vEkoimh,qh th|/] pr¿o.À ie´ kal¿andw/nÀ ovk[twbri,wn)]

rr. 5/6: Pneu/m[a\ eivj evw/na meta. tw/n a`gi,wn | auvth/j to. yu[ci,dion (Agnello 1953) r. 5: Pneu/ma avn[ala,boien] (Ferrua 1991) rr. 5/6: parala,boien] | auvth/j to. yu[ci,n eivj avna,pausin (Ferrua 1953) «Qui giace Ariagne che ebbe un solo marito; morì a settantacinque anni. Dio e Cristo suo (figlio) e lo Spirito Santo ristorino la sua animuccia. Si addormentò 15 giorni prima delle calende di ottobre (i.e. il 17 settembre)» Bibl.: P. ORSI, Manipulus epigraphicus christianus memoriae aeternae I.B. De Rossi dicatus. Contributi alla Siracusa sotterranea, in MemPontAccArch 1 (1923) 117, n. 14; SEG IV, 15; AGNELLO, Silloge, 29, 76, n. 41; A. FERRUA, Recensione a S.L. AGNELLO, cit., 244; S.L.

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AGNELLO, Aggiunte e correzioni alle epigrafi paleocristiane di Siracusa, in NDidask 1956, 65-66, n. 37; A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 73-74, n. 17.

EA2 = FA5 =G20. Siracusa, MAR 160. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

6

9

Mnh,sqhti( K(u,ri)e( VIh(sou/) [Cr(iste,()] th/j koimh,sewj k[ai. th/j] avnapau,sewj Kur[iak]h˜ j th/j dou,lhj sou th/j crhstianh/j th/j moÄ na,ndrou th/j evnqa,de kime,[nhj Ä Ä Ä ] B[Ä Ä Ä ]S kai. avn[aÄ ] [pausame,nhj th/|] pro. ig´ [Ä Ä Ä ]IWN)

«Ricordati, o Signore Gesù Cristo, del sonno e del riposo di Kyriake, la tua serva cristiana, che ebbe un solo marito, che qui giace (…), che riposò 13 giorni prima delle…» Bibl.: IG XIV, 191; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 2 (1874) 507, III; STRAZZULLA, ME, 130, n. 145; AGNELLO, Silloge, 22, 64, n. 17; ID., Frustula epigraphica syracusana, in ASSO, n.s. IV, 7 (1954) 112-113, tav. XXIV,a; IGCVO 493; PCBE Italie, 1226, Kyr[ak]es; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 13.

EA3 = FA16. Dove ? Da Catania, via Vittorio Emanuele. Lastra di marmo.

3

6

VEnqa,de ki/te [Ä Ä Ä ] NA dou,lh tou/ Qeou/ kai. vIhs[ou/] zh,sasa kalw/[j] h` mo,nandroj th/| pro. d/´ evkate[te,qh] kalandw/n ma[i,wn] evn Cristw/|)

«Qui giace la tale serva di Dio e di Gesù, vissuta bene, con un solo marito; fu deposta 4 giorni prima delle calende di maggio (i.e. il 28 aprile) in Cristo» Bibl.: P. ORSI, Catania. Scoperte varie di antichità negli anni 1916 e 1917, in NSc 1918, 63, n. 6; IGCVO 338.

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EA4. Dove ? Da Catania (in vico S. Constantini apud Fr. Bolani).

3

6

[VAgorasi,a P]alladi,ou [sumbi,ou t]h/j Pelagi,aj\ ev[ge,Ä ] [neto Pelagi,a] th|/ pro. ia´ kal[and¿w/nÀ ] [Ä Ä Ä tele]uta|/ d[e. ))] [Ä Ä Ä se]ptembri,wn) [Ä Ä Ä evnqa,de ki/t]e mo,nandro[j)]

«Acquisto di Palladios marito di Pelagia; Pelagia nacque 11 giorni prima delle calende di (…); morì (…) di settembre. Qui giace. Ebbe un solo marito» Bibl.: IG XIV, 530b; IGCVO 1041b; FERRUA, NG, 114, n. 433.

EA5. Castronuovo di Sicilia. Chiesa della SS. Trinità (dalla chiesa di Sant’Orsola).

3

6

Hic requiescit in pace Placidia univera que vix(it) ann(os) pl(us) m(inus) xxxv p(ost) c(onsulatum) Basili v(iri) c(larissimi) per inditione quarta anno XXҀIII.

«Qui riposa in pace Placidia che ebbe un solo marito; visse più o meno 35 anni (morì) nel XXIX anno dopo il consolato di Basilio uomo chiarissimo, nella IV indizione»

Anno 570. Bibl.: L. TIRRITO, Sulla città e sulla comarca di Castronovo, ricerche storiche, statistiche ed economiche, Palermo 1873, 71; CIL X, 7196; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 110; C. MERCURELLI, Agrigento paleocristiana, cit., 99; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 26, n. 83.

EB. Monaci EB1. Catania, collezione privata. Sigillo. D/

Monogramma cruciforme. 193


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R/

[M]ama,Ä lou h`guÄ mh,nou Bai,wn)

«Di Mamalos, egumeno di Baiae» Bibl.: G. MANGANARO, Sigilli diplomatici bizantini in Sicilia, cit., 74, 76, n. 25, tav. III.

EB2. Mineo, Museo “C. Tamburino Merlini” 5199. Probabilmente dalla contrada Favarotta. Lastra di calcare (coperchio di sarcofago ?). Fig. 47.

3

croce VEnqa,de ki/te VIwa,Ä [nn]hj monÄ [aco.]j o` MeÄ [nou oppure man]q)

«Qui giace Iohannes monaco, Menouth (o Mamanth)» Bibl.: L. MANISCALCO (cur.), Museo Civico “Corrado Tamburino Merlini”, cit., 125; V.G. RIZtardoantiche di Mineo, cit.; A. MESSINA, La tenuta della Maddalena, cit., 48.

ZONE, Iscrizioni

EB3-4. Mineo, Museo “C. Tamburino Merlini” 5195. Probabilmente dalla contrada Favarotta. Cornice di calcare. Fig. 48.

3

croce Euvch. Panca[ri,ou] kai. VIwa,nno[u] avdelpoi,)

«Voto di Pancharios e di Ioannes. Fratelli» Bibl.: L. MANISCALCO (cur.), Museo Civico “Corrado Tamburino Merlini”, cit., 125; V.G. RIZtardoantiche di Mineo, cit.; A. MESSINA, La tenuta della Maddalena, cit., 48.

ZONE, Iscrizioni

EB5. San Cipirello, Museo Civico. Da Monte Iato. Lastra di marmo. Fig. 49.

3

194

[croce Hic requies]citñ [in pace fam]ulus D(e)i [- - - a]bba[s] [qui vixit an(nos)] pl(us) m(inus)[- - - ]


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«… il servo di Dio… abate …» r. 2: Pa]ulus (Isler) r. 2: D(omin)i (Isler; Bivona) Bibl.: H.P. ISLER, Monte Iato: la ventiquattresima campagna di scavo, in SicArch 27 (1994) 30-31, fig. 13; L. BIVONA, Epigrafia latina, in Kokalos 43-44 (1997/1998) 613; V.G. RIZZONE, Iscrizioni tardoantiche di Mineo, cit., 433.

Vergini NUMERO DI

LUOGO DI

SEQUENZA

RIFERIMENTO

E1

INDICAZIONI

NOME

QUALIFICA

Siracusa, SG

Mark[…

a`gnh. parqe,noj C...

E2

Siracusa, SG

Paskentia

parqe,noj

E3-4

Siracusa, SG

Photine e Philoumene

parqe,noi

V

Siracusa, SG [Philadelpheia]

parqe,noj

IV

E6

Siracusa, SG

Elpis

parqe,noj

E7

Siracusa, SG

Eutychiane

parqe,noj

E8

Siracusa, SG

Eutychia

parqe,noj

IV-V

sec.; 75 a

E9

Siracusa, SG

Meroe

a`gnh. parqe,noj

IV-V

sec.; 17 a

E10

Siracusa, SG

Akoubia

parqe,noj

IV-V

sec.; 10 a

E11

Siracusa, SG

?

parq[e,noj)))

IV-V

sec.

E12

Siracusa, SG

Agne

a`gnh. parqe,noj

IV-V

sec.

E13

Siracusa, VC

?

virgo

IV-V

sec.

E14

Acate – C. Cicirello

Zoe

birgo

V-VI

sec.; 50 a

E15 = B15

Catania

Theodoule

parqe,noj

IV-V

sec.; 22 a

E16

Catania

Paskasia

parqe,noj

E17

Catania

?

parqe,noj

E18

Catania

Euangelis

parqe,noj

E19

Catania

?

virgi[n-

IV-V

sec.

E20

Malta

Eirenes ?

parqe,noj

IV-V

sec.

E5 = FA6

CRONOLOGICHE IV-V IV-V

IV-V

ALTRE NOTE

sec.

sec.; 50 a sec.;

80 e 84 anni

sec.

douleu,ousa Qew|/

sec.; 30 a

IV-V

sec.

386-401 IV-V IV-V

sec.; 8 a sec.; 20 a

195


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Donne con un solo marito NUMERO DI

LUOGO DI

SEQUENZA

RIFERIMENTO

EA1

INDICAZIONI

NOME

QUALIFICA

Siracusa, VC

Ariagne

mo,nandroj

V sec.; 75 anni

EA2=FA5= =G20

Siracusa, SG

Kyriake

mo,nandroj

IV-V

sec.

crhstianh,( dou,lh

EA3=FA16

Catania

?

mo,nandroj

IV-V

sec.

dou,lh Qeou/

EA4

Catania

Pelagia

mo,nandroj

IV-V

sec.

EA5

Castronuovo di Sicilia

Placidia

univira

CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

535-570

Monaci NUMERO DI

LUOGO DI

SEQUENZA

RIFERIMENTO

EB1

INDICAZIONI

NOME

QUALIFICA

Siracusa

Mamalos

h`gou,menoj Bai,wn

VII

EB1

Mineo

Ioannes

monaco.j

VI-VII

sec.

EB2-3

Mineo

Pancharios Ioannes

avdelpoi.

VI-VII

sec.

EB4

Monte Iato

?

abbas

VI

CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

sec.

sec.

fam]ulus Dei

Fig. 50. Attestazioni epigrafiche di vergini, donne con un solo marito, monaci.

196


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Capitolo VI

“Servi” e “serve” di Dio ed altri epiteti di devozione

1. Quadro complessivo delle occorrenze È stato osservato che nel campo dell’epigrafia cristiana il termine “servo”, insieme alle sue varianti, viene riabilitato in quanto non esprime, come nel passato, una condizione sociale1. Nel Nuovo Testamento, infatti, così come per l’Antico (cfr. Gen 26,24; Ex 14,31, i quattro carmi del “servo di Jahvé” nel Deutero-Isaia, etc…), l’espressione “servire” (douleu,ein) e la qualifica di “servo/schiavo di Dio” (dou/loj tou/ Qeou/), vengono utilizzate per esprimere non solo un rapporto generico di servizio o di obbedienza, ma anche una relazione di comunione e di appartenenza esclusiva, nei confronti di Dio2. In quest’ultimo senso, la si trova usata per Gesù Cristo (cfr. Phil 2,7), sicché possono goderne quanti, a loro volta, sono stati “acquistati” da Gesù Cristo e sono, pertanto, sua proprietà (1Cor 7,22-23; cfr. anche Rm 6,18-22).

1

M.L. COSTANTINI, La menzione di servus e libertus nelle iscrizioni tardo-imperiali di Roma, in I. DI STEFANO MANZELLA, Le iscrizioni dei cristiani in Vaticano, cit., 183. 2 Cfr. J. DELORME, Diversità dei ministeri secondo il Nuovo Testamento, in in J. DELORME (cur.), Il ministero e i ministri secondo il Nuovo Testamento. Documentazione esegetica e riflessione teologica, Paris 1974, trad. it. Roma 1979, 459-464; A. WEISER, in DENT, I, coll. 929-930, s.v. douleu,w; A. ZUMKELLER, Der Gebrauch der Termini famulus dei, servus dei, famula dei und ancilla dei bei Augustinus, in G.J.M. BARTELINK – A. HILHORST – C.H. KNEEPKENS, Eulogia, cit., 437-439.

197


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Proprio a causa di tale universalità, risulta difficile stabilire se tali termini, che sono attestati in campo epigrafico soltanto dopo la Pax3, si riferiscano a semplici fedeli o a persone investite di funzioni ministeriali4. Epigraficamente, appunto, si dispone di circa venti attestazioni al maschile5 e di ventitré al femminile, quasi tutte in lingua greca (fig. 65). Esse, per quasi metà, si concentrano a Siracusa: nove “servi” (F1-9) e dieci “serve” (FA1-10)6. Nella Sicilia sud-orientale sono documentati quattro “servi” (F10-13) e tre “serve” (FA11-13). Altre attestazioni si registrano a Catania: un “servo” (F14) e cinque “serve” (FA14-18); a Taormina: un “servo” (F15) e una “serva” (FA19); a Messina: una “serva” (FA20); a Lipari: un “servo” (F16=GA27) e due “serve” (FA21-22); “servi” sono attestati anche a Corleone (F17), a Salemi (F18) e, in latino (F19=EB5), a Monte Iato (famulus Dei); un “servo” ed una “serva” di Dio sono documentati anche nell’isola di Malta (F20=BC1 e FA23).

Fig. 51. Brocca da Butera (F13).

3 4

F. GROSSI GONDI, Trattato, cit., 159-161. Cfr. anche J. JANSENNS, Vita e morte del cristiano, cit., 42-47.

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Dette iscrizioni sono quasi tutte funerarie, ma se ne registrano anche due su plutei di marmo da Siracusa (F8-9), una su capitello da Catania (F14; fig. 56) — queste tre con richiesta di soccorso -, una su colonna conservata a Messina (FA20) ed una in mosaico da Salemi, con la richiesta a Cristo di memoria (F18), due su brocche fittili dall’entroterra gelese, precisamente da Butera e da Sofiana (F13 e FA13; fig. 51), una su lamina a forma di croce probabilmente rinvenuta a Kaukana presso Punta Secca (F12=FA11), una su disco medaglione con formule magico-esorcistiche rinvenuto nell’area di Gela (FA12; fig. 61), e più tardi anche su oggetti di uso personale accompagnate da formule di richiesta di soccorso7. Tali iscrizioni non funerarie molto probabilmente erano relative ai committenti o ai donatori degli arredi liturgici8, o ai proprietari nel caso delle brocche e dei sigilli9. Si possono, pertanto, distinguere grosso modo richieste di memoria rivolte a Dio da parte di “servi” defunti e richieste di soccorso e protezione da parte di “servi” che pongono gesti che, in qualche modo, rapportano a Dio, quali preghiere, dediche di oggetti, di edifici sacri o parti di essi.

5 Di incerta datazione (periodo bizantino o tempo della ricristianizzazione di età normanna), ma più probabilmente risalente al XII secolo è l’iscrizione del battistero della chiesa rupestre di San Marco del casale Cardinale tra Palazzolo Acreide e Noto «[! K¿u,riÀ e boh,q]swn tw|/ dou,lw| sou VIouanaki,w|»: vd. ora V.G. RIZZONE, Vecchie e nuove, vere e presunte iscrizioni tardo-antiche della campagna netina, cit., 20, fig. 3, con bibliografia precedente. 6 Forse l’iscrizione siracusana di Demetria (FA3) non si riferisce a Demetria come serva di Dio, Qeo¿u/À dou,lh, ma piuttosto potrebbe tramandare i nomi di due defunte, Theodoule e Demetria. 7 Da datare entro il tempo della conquista araba della Sicilia (VII-VIII) sono una laminetta di piombo dell’entroterra catanese in cui si invocano i due anargiri (i santi medici Cosma e Damiano ?) a protezione del dou/loj Qeou/ Pho(t)inos (G. MANGANARO, Nuovo manipolo di documenti «magici», cit., 500-504; S. GIANNOBILE – D.R. JORDAN, A Lead Phylactery, cit., 82-83, n. 7) ed un altro filatterio in piombo rinvenuto a Colle San Basilio (antica Brikynniai ?) presso Lentini con richiesta di protezione per il dou/loj Qeou/ Ioulianos (G. MANGANARO, Iscrizioni esorcistiche, cit., 461-463; S. GIANNOBILE – D.R. JORDAN, A Lead Phylactery, cit., 73-81); un’impugnatura (di pugnale ?), forse rinvenuta a Kaukana, appartenuta al dou/loj Stavrakeios mizoteros ed un porta-reliquie del dou/loj Petros kentarchos (G. MANGANARO, Documenti di devozione, cit., 60-61, fig. 11; ID., Byzantina Siciliae, cit., 169172, figg. 66-68). 8 L. NOVARA, Salemi, cit., 51; J.-P. CAILLET, L’évergétisme monumental chrétien, cit., 38. Epigrafe a carattere sepolcrale sarebbe quella di Saprikios a parere di M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 45-48. 9 Vd., in particolare, N. OIKONOMIDES, L’epigraphie des bulles de plomb byzantines, in G. CAVALLO – C. MANGO (curr.), Epigrafia medievale greca e latina. Ideologia e funzione. Atti del seminario di Erice (12-18 settembre 1991), Spoleto 1995, 162-168.

199


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2. I “servi” Per quanto riguarda gli uomini, in genere si tratta di iscrizioni molto brevi con formule di invocazione e di richiesta di soccorso, ma anche di iscrizioni funerarie del tipo «qui giace il tale servo di Dio» o «si addormentò nella fede e nella pace il tale servo di Dio» (F16; fig. 52). In due casi (F2=G3 di Siracusa e F11=G26 di Santa Croce Camerina) il nome del defunto (rispettivamente Auxanon e Kallitychos) è seguito dalla qualifica di christianos10. Le iscrizioni sono accompagnate dall’indicazione del dies natalis e raramente anche dall’indicazione dell’anno della morte, e soltanto in quattro casi si fa riferimento all’età dei defunti (si registrano un ventitreenne, un cinquantacinquenne, un sessantunenne ed un settantaseienne). Soltanto nell’iscrizione latina di Monte Iato (F19=EB5; fig. 49) —e poi su iscrizioni più tarde11 —è menzionato chiaramente anche lo stato sociale: il titolare dell’epitaffio è un abate famulus Dei. Non è chiaro se il Basileus dell’iscrizione maltese F20=BC1 (fig. 7) sia stato un esponente della gerarchia ecclesiastica locale, data la rarità dell’occorrenza del termine senior, nel senso di vescovo o presbitero, o piuttosto, un responsabile laico dell’amministrazione della Chiesa locale. Si presenta alquanto malsicura la lettura dell’epigrafe di Corleone (F17) e risulta incerta, pertanto, la possibilità di riconoscervi il nome del servo del Signore Nikolaos e della moglie Theodosia. L’appellativo è però seguito da diversi genitivi oggettivi: il referente del servizio è Dio soprattutto nelle formule («qui giace il tale servo di Dio»), ma anche nelle formule funerarie con richiesta di memoria («ricordati, o Dio, del tale tuo servo»). Ma in queste ultime più frequentemente viene invocato il Signore (Kyrios): «ricordati, o Signore, del tale tuo servo», ed è evidente in esse la reminiscenza scritturistica (ad esempio: F5; fig. 53)12. En passant si può notare che nell’iscrizione funeraria da 10

Ch. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185-187. Vd. infra 238. Oltre agli esempi di Stavrakios mizoteros e di Petros kentarchos (supra nota 7), vd. Theophilos monachos su un polykandelon mediobizantino, per il quale vd. G. MANGANARO, Documenti di devozione, cit., 54-55, fig. A; Leon domestikos della chiesa siracusana su sigillo, per il quale vd. V. LAURENT, CSE, cit., n. 890; PIB, 274, Leo 32. 12 Cfr. Ps. Salom. 10,4: «mnhsqh,setai Ku,rioj tw/n dou,lwn autou/ evn evle,ei». Vd. A.E. FELLE, Sacra Scrittura ed epigrafia al tempo di Gregorio Magno (570-610 a.C.), in L. PANI ERMINI (cur.), L’Orbis Christianus antiquus di Gregorio Magno. Convegno di Studi (Roma, 26-28 ottobre 2004), Roma 2007, 289: «questa espressione, probabilmente coniata originariamente da Lc 23,42, è di prassi nella epigrafia cristiana funeraria in Sicilia ed è comune anche in 11

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Chiaramonte Gulfi vengono menzionati tre defunti, Soter, Pistokles ed Eutyches, ma soltanto l’ultimo è definito “servo di Dio” (F10; fig. 54).

Fig. 52. Iscrizione di un “servo di Dio” da Lipari (F16).

Fig. 53. Disegno dell’iscrizione di Chryses (F5).

Fig. 54. Iscrizione di Soter, Pistokles ed Eutyches “servo di Dio” (F10). quella romana: in questa locuzione è forse da supporsi il medium della liturgia funebre». Lo stesso Felle ha osservato che invocazioni quali “mnh,sqhti( Ku,rie( tou/ dou,lou sou” erano così frequenti che «difficilmente ormai potevano richiamare alla memoria di tutti i potenziali committenti e fruitori la loro originaria matrice scritturistica»: A.E. FELLE, L’uso dei testi biblici nella comunicazione epigrafica in età tardo antica, in M.G. ANGELI BERTINELLI – A. DONATI (curr.), La comunicazione nella storia antica: fantasia e realtà. Atti del III incontro internazionale di storia antica (Genova, 23-24 novembre 2006), Roma 2008, 210.

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Uniche sono poi le espressioni “servo di Gesù” in un’iscrizione di Taormina (F15; fig. 55), e “servo di Cristo” in un’iscrizione di Salemi (F18; fig. 2), che richiamano l’autodefinizione di Paolo e Timoteo in Phil 1,1.

Fig. 55. Iscrizione di un “servo di Dio” (F15).

Fig. 56. Capitello della basilica di Monte Po (F14).

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Quanto alla formula di invocazione di soccorso (boh,qei) presente in iscrizioni non funerarie, essa ricorre due volte a Siracusa (F8-9) su plutei di marmo, in cui i dedicanti si professano rispettivamente “servo del Signore” e “servo della Theotokos”, formula quest’ultima di notevole interesse, che si ritrova anche in un capitello della basilica di VI secolo, in contrada Monte Po alla periferia di Catania (F14; fig. 56). È ovvio notare che la richiesta di soccorso non compaia su epigrafi funerarie, ma soltanto su oggetti di uso personale o su manufatti destinati a luoghi di culto (colonne, capitelli, plutei, pavimenti con decorazione musiva).

Fig. 57. Iscrizione di Antiochia (FA1).

A parte, occorre considerare il caso di Boniphas, forma ipocoristica di Boniphatios13, catanese, la cui professione di “servo” è indiretta: egli ricorda, infatti, la madre, insieme alla quale vuole essere seppellito, chiamandola sua “conserva in Cristo” (FA18)14. L’iscrizione, molto probabil13

Tale forma ipocoristica ricorre anche in latino: vd. L. ENNABLI, Les inscriptions funéraires chrétiennes de Carthage, III: Carthage intra et extra muros, Rome 1991, 206, n. 304, con rimandi. 14 Cfr. l’iscrizione ostiense di Plotius Tertius e di Faustina, conservi Dei, molto probabilmente coniugi: vd. ILCV 1458.

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mente composta dallo stesso defunto in prossimità della morte15, è ricca di riferimenti scritturistici (in particolare Rm 5,3-416 e Mt 25,34) ed anche l’espressione “conservo in Cristo” ricorda Col 4,7, sicché è stato ipotizzato che Boniphas non «sia stato un semplice fidelis, ma piuttosto un membro della gerarchia ecclesiastica»17. Occorre, tuttavia, osservare che tale interpretazione è niente affatto cogente, giacché le citazioni scritturistiche ricorrono talvolta in epigrafi di persone che certamente non ricoprivano cariche ecclesiastiche18.

Fig. 58. Arcosolio di Marcia (FA7).

15 Si autodefinisce, infatti, “completamente peccatore”; cfr. J. DRESKEN-WEILAND, Vorstellungen von Tod und Jenseits in den frühchristlichen Grabinschriften der Oikoumene, in AntTard 15 (2007) 290 = Vorstellungen von Tod und Jenseits in den frühchristlichen Grabinschriften des 3.-6. Jhs. in Rom, Italien und Afrika, in RQ 101 (2006) 308. 16 Cfr. anche Jc 1,2-4; 1Pt 1,3-6. 17 A.E. FELLE, Note su Sacra Scrittura ed epigrafia cristiana in margine a C. WESSEL, Inscriptiones Graecae Christianae Veteres Occidentis, in ASE 9/2 (1992) 472-473. 18 Questo è il caso di alcune “serve di Dio”: vd. infra 207-209.

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Fig. 58bis. Arcosolio di Marcia (FA7).

Ma per quel che riguarda più in generale la possibilità di riconoscere nell’appellativo di “servo” una forma di consacrazione, occorre dire che ciò non è sempre facile: si è detto del caso del maltese Basileus (F20=BC1; fig. 7) e si aggiunge che anche laddove è chiaro che l’abate documentato a Monte Iato (F19=EB5; fig. 49) è definito famulus Dei, questa qualifica, propria già di Mosé (Js 8,31; cfr. Hb 3,5), a partire dal V secolo si estende in realtà in maniera indiscriminata a semplici fedeli19, e soltanto in determinate aree geografiche, quale la Gallia, in particolare, sembra sia stato applicato a coloro che avevano intrapreso la vita monastica20. In maniera analoga, sebbene la denominazione di servus Dei Papa Gregorio Magno la attribuisca preferibilmente a religiosi ovvero ai monaci21, è anche vero che esso, oltre che essere utilizzato da persone che 19

CH. PIETRI, Épigraphie et culture: l’évolution de l’éloge funerarie, cit., 181. Vd. supra 181. 21 G. CUSCITO, Gradi e funzioni ecclesiastiche, cit., 223, con riferimento a I. SCHUSTER, Servus Dei, in La Scuola Cattolica 1945, 137-138. Vd. anche M.A. HANDLEY, Death, Society and Culture, cit., 44, per altre indicazioni patristiche relative alla penisola iberica. 20

205


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avevano un ruolo nella Chiesa, esprimeva anche una generica formula di umiliazione22 anche da parte di un militare e di un mizoteros23, e come tale poteva essere attribuita a tutti, anche agli infanti24. A ciò si aggiunge che anche presso gli Ebrei che condividono con i cristiani lo stesso riferimento scritturistico è in uso l’epiteto di devozione dou/loj Qeou/25.

3. Le “serve” Anche per le donne l’appellativo “serva” ricorre per lo più con la formula invocatoria “ricordati Dio /Signore della tua serva…” nelle iscrizioni di provenienza siracusana (FA1; fig. 57) e con la formula “si addormentò” o “qui giace la tale serva” nelle iscrizioni di diversa provenienza. La formula con richiesta di soccorso al Signore è presente su oggetti quali una brocca da Sofiana (FA13), una lamella a forma di croce di Kaukana (FA11) e su una colonna di Messina (FA20). A prescindere dai casi incerti, il referente del servizio nelle iscrizioni con richiesta di memoria, ma anche nelle altre con formula “si addormentò” o “qui giace”, è il Signore o Dio; nei casi, però, di Apra di Catania (FA14=GA22) e di un’anonima di Taormina (FA19) la defunta è “serva di Cristo” o, in quello della madre di Boniphas, “conserva in Cristo” (FA18). L’invocazione di aiuto è rivolta oltre che al Signore anche a Sant’Anania nella lamella a forma di croce che sarebbe stata rinvenuta come amuleto in una tomba di Kaukana che sarebbe appartenuta ad una tale Hagia per la quale si chiede soccorso nell’iscrizione (FA11). Dai pochi dati biometrici a disposizione si evincono età della morte più basse rispetto a quelle degli uomini: muore venticinquenne Markia del cimitero di Vigna Cassia a Siracusa (FA7; fig. 58), di pochi anni Apra 22

Cfr. C. CARLETTI, Iscrizioni cristiane di Roma, cit., 53. Vd. supra 199 nota n. 7. 24 Ad esempio, in greco si osservi il caso di Kyriakos, Creistou/ dou/loj, sepolto in un cimitero romano (ICVR ns. I, 4016), e, in latino, il caso del piccolo Armentarius, famulus Dei, di appena quattro anni, il cui epitaffio è stato rinvenuto a Boppard (W. BOPPERT, Die frühchristlichen Inschriften der Mittelrheingebietes, Mainz am Rhein 1971, 125-127). 25 A Syros, nelle Cicladi, è noto il caso di un’iscrizione giudaica, corredata da una menorah, con richiesta di soccorso al Kyrios per sé e per il suo equipaggio di Nassii da parte di un tale Eunomios che si professa suo dou/loj: G. KIOURTZIAN, Recueil des inscriptions grecques chrétiennes des Cyclades, cit., 173-174, n. 108; D. NOY – A. PANAYOTOV – H. BLOEDHORN, IJO I, cit., 242-244, Ach72. 23

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di Catania (FA14=GA22), ventenne Proba di Lipari (FA22=DC2= GA29; fig. 35), ventunenne una ragazza della quale si è perduto il nome a Catania (FA17; fig. 59).

Fig. 59. Iscrizione di una “serva di Dio” (FA17).

Le iscrizioni relative alle donne offrono generalmente una maggiore ricchezza di contenuti rispetto a quelle degli uomini. Nell’iscrizione di Chrysis (FA2), datata all’anno 435, vi è il riferimento giudaizzante “ai seni di Abramo, di Isacco e di Giacobbe” (cfr. 4 Macc 16,25; Lc 16,22)26, i patriarchi che sono già nel regno di Dio27. Tale formula, insolita nell’epigrafia latina28, è molto frequente in quella greca soprattutto di ambito egiziano29, ma anche di altre aree del bacino del Mediterraneo (Anatolia, 26

Cfr. anche la formula «Disse il Signore a noi: “Io sono il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe”, il nostro Dio non dei morti…», per la quale cfr. Mt 22,32, Mc 12,26-27 e Lc 20,37, in un’iscrizione da Salamias in Siria: L. JALABERT – R. MOUTERDE – C. MONDÉSERT, IGLS V, cit., 225, n. 2523; FELLE, BE, 147, n. 266. 27 Cfr. Lc 13,28. I patriarchi, secondo l’apocrifa Apocalisse di Sofonia 11, intercedono per coloro che sono nei tormenti. 28 Su un sarcofago di Sandrigo, nel vicentino, appartenuto alla vergine Macrina, nel cui titolo si legge «in sinum iam requiescis Abraham, Iacob adque Isac»: ILCV 1729. Vd. anche E. LE BLANT, Inscriptions chrétiennes de la Gaule, I, Paris 1856, rist. 1999, 117. 29 G. LEFEBVRE, Inscriptiones Graecae Aegypti, cit., XXX. Gli esempi sono innumerevoli in Egitto, dove, tra i copti, persiste almeno fino al XII secolo: a mo’ di esempio vd. M.G. TIBILETTI BRUNO, Iscrizioni nubiane, Pavia 1964, passim; J. KUBÍNSKA, Pharas IV. Inscriptions grecques chrétiennes, Warszawa 1974, passim; per la discussione vd. The bosom of Abraham, in G.H.R. HORSLEY (cur.), New Documents Illustrating Early Christianity. A Review of the Greek Inscriptions and Papyri published in 1978, III, North Ryde 1981, 105-106.

207


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Creta)30, ed in terra siciliana ricorre in un altro paio di iscrizioni di Catania e di Siracusa31. Si tratta, molto probabilmente, del riflesso di una pratica liturgica, in quanto la formula è presente anche nelle Constitutiones Apostolorum (8,41), nel Liber Sacramentorum di Gregorio Magno (PL 78, 217 C), nel rito ortodosso delle esequie e già nell’eucologia di Serapione di Thmuis32. E proprio per l’Egitto sono più insistenti i rimandi per la presente iscrizione: in diverse iscrizioni egiziane, infatti, ritorna l’accumulo delle tre immagini paradisiache: la cw,ra fwtinh,, il to,poj avnayu,xewj, e i ko,lpoi VAbraa,m( VIsaa.k kai. VIakw,b33. Queste tre espressioni ricorrono in quella che è forse una delle più antiche preghiere per i defunti, ~O Qeo.j tw/n pneuma,twn, (Euchologion Mega) la cui prima attestazione sembra essere quella del Papiro di Nessana datato al 600 circa34. Nell’epitaffio di Myrtos (FA4; fig. 60) è contenuta, opportunamente adattata, una citazione biblica (“ricordati di me quando entrerai nel tuo

Un riferimento alla “risalita nei seni dei padri” (eivj ko,lpouj avnorou/sa avqa,natoj patrikou.j) si trova nell’iscrizione gnostica di Phlabia Sophe, per la quale vd. A. FERRUA, Questioni di epigrafia eretica romana, in RAC 21 (1945) 186; IGCVO 399a. Cfr. anche l’iscrizione del vescovo Iohannes di Nepi: «Ep(iscopu)s Ioh(ann)es, quem rogo claude sinus Habraae, iacet hic Nepesinus»: H. ZILLIACUS (cur.), Sylloge Inscriptionum Christianorum Veterum Musei Vaticani, 1, Helsinki – Helsingfors 1963, 2, n. 2. 30 W.M. CALDER, Early-Christian Epitaphs from Phrygia, in AnatSt 5 (1955) 31-32, dalla Frigia settentrionale, regione di Kotiaieion (evn avqana,toij VAbra.m ko,lpoij%; W.M. CALDER, MAMA VII, cit., 123, n. 587, da Koli Kisa (VAbrami,oij ko,lpoij); A.C. BANDY, The Greek Christian Inscriptions, cit., 130-131, n. 102, da Kastelli Kissamou; N. DIAMANTIS, Epigrafe,j apo, to, palaiocristianiko, nekrotafei,o th,j Kisa,mou, in ArchDelt 53 A (1998) 2002, 328, n. 17; SEG LII, 927, da Kisamos. 31 Vd. l’iscrizione catanese di Eutychios (GA22) e quella siracusana di San Giovanni, nella quale, però, non si è conservato il nome del defunto: S.L. AGNELLO, Iscrizioni cemeteriali inedite di Siracusa, in RAC 36 (1960) 23-25, n. 10. 32 E. VELKOVSKA, Funeral Rites according to the Byzantine Liturgical Sources, in DOP 55 (2001) 22; I. GOAR, Euvcolo,gion, sive Rituale Graecorum Complectens Ritus et Ordines Divinae Liturgiae … Orientalis Ecclesiae (Paris 1647), rist. Graz 1960, 433; J.-B. FREY, Une inscription gréco-hébraique d’Otrante, in RB 41 (1932) 100-103; A.C. BANDY, The Greek Christian Inscriptions, cit, 131. Un riferimento anche in IOH. CHRYSOST., De Verginitate 82. 33 M.G. TIBILETTI BRUNO, Iscrizioni nubiane, cit., nn. 1, 2, 4-8, 11, 12, 15, 16, 33; J. KUBÍNSKA, Pharas IV. Inscriptions grecques chrétiennes, Warszawa 1974, 27-30, 44-45, 49, 75-81; A. ŁAJTAR, Catalogue of the Greek Inscriptions in the Sudan National Museum at Khartoum, Leuven – Paris – Dudley 2003, 9, 128-129, 136-137, 171; A. ŁAJTAR. – A. TWARDECKI, Catalogue des inscriptions grecques du Musée National de Varsovie, Varsovie 2003, 276-279, 291-293, 297-305. 34 B. BOTTE, Les plus anciennes formules de prière pour les morts, in La maladie et la mort du chrétien dans la liturgie. Conférence Saint-Serge. XXIe semaine d’études liturgique (Paris, 1er-4 juillet 1974), Roma 1975, 90-94.

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regno”: Lc 23,42, ma anche l’apocrifo Vangelo di Nicodemo 10,6)35, che ricorre in ambito siciliano nell’epigrafe di Mazara del Vallo relativa ai tre giovanetti Konstantinos, Niketas e Mellosos morti precocemente36. Tale rimando scritturistico, anch’esso molto probabilmente riflesso della liturgia dei morti37, è diffuso con qualche variante nell’epigrafia funeraria soprattutto della parte orientale del bacino del Mediterraneo38, e perdura a lungo nel tempo come attestano anche delle iscrizioni medievali39. Nell’amuleto in bronzo per la protezione dell’utero rinvenuto forse nell’area di Gela (FA12; fig. 61), è stato riconosciuto da S. Giannobile il testo di Is 6,340, ma non sono escluse anche altre reminiscenze bibliche, quali Ps 21,15 e 1Pt 5,8 (w`j le,wn wvruo,menoj). Formule con professione di fede binaria e trinitaria ricorrono nelle iscrizioni catanesi di Sabeina (FA15: «si addormentò con Cristo Dio e con suo Padre…») e di una donna della quale si è perduto il nome (FA16: «qui giace la serva di Dio e di Gesù») e quella liparitana di Asella (FA21; fig. 62: «nel nome del Padre e di Cristo e del Santo Spirito si addormentò la serva di…»)41. 35

A.E. FELLE, Note su Sacra Scrittura ed epigrafia, cit., 470. G. MANGANARO, Byzantina Siciliae, cit., 131-133, con rimandi; FELLE, BE, 320-321, n. 676; SEG XLII, 869, e SEG LI, 1378. 37 Cfr. I. GOAR, Euvcolo,gion, cit., 454. 38 L. JALABERT, Citations bibliques dans l’épigraphie grecque, in DACL 3/2 (1914) col. 1738, nn. 133-135 (Siria), col. 1740, nn. 183-186 (Egitto). Per altri esempi vd.: L. JALABERT – R. MOUTERDE – C. MONDÉSERT, IGLS V, cit., 222-223 e 225, nn. 2514 e 2522, da Tell Ameri – Salamias; SEG XL, 1770, da Umm-Hartaine in Siria; ibid., 1497 e 1499, da Ma’ale Adummim in Palestina; SEG XLIII, 1063, da Gerusalemme; EISEN 2000, 164-165, da Archelais in Cappadocia; G. DAGRON – D. FEISSEL, Inscriptions de Cilicie, Paris 1987, 148-148, n. 91, da Mopsouestia; W.H. BUCKLER – W.M. CALDER – W.K.C. GUTHRIE, MAMA IV, cit., 12, n. 35, da Ishiklar, con confronti; H. GRÉGOIRE, Recueil des Inscriptions Grecques Chrétiennes, cit., 13, n. 39, da Meldé (Kavakli); W.M. CALDER, MAMA VII, cit., 119, n. 567, da Çes¸meli Zebir in Frigia; FELLE, BE, 226, n. 485, da Nevinneh-Sizma in Licaonia; ibid., 225, n. 482, da Kyaneai in Licia; H. GRÉGOIRE, Recueil des Inscriptions Grecques Chrétiennes, cit., 39, da Miletopolis; D. FEISSEL, Sur quelques graffites du Parthénon, in BCH 101 (1977) 216-219; N.A. BEES, Buzantiakai. VEpigrafai. VAttikh/j, in RQ 26 (1912) 61-62, 70, nn. I e VII, E. SIRONEN, Late Roman and Early Byzantine Inscriptions, cit., 340-341, n. 336, e FELLE, BE, 252-253, n. 543-545, per diversi esempi da Atene; J. KUBÍNSKA, Pharas IV, cit., 115, n. 56, da Pharas. Vd. anche P. GATSIOUFA, «~H Basilei,a Qeou/» in einer christlichen Inschrift aus Germa, in ZPE 160 (2007) 135-138. 39 Cfr. ancora l’iscrizione della chiesa del Protaton a Karyes, nel Monte Athos: G. MILLET – J. PARGOIRE – L. PETIT, Recueil des inscriptions chrétiennes de l’Athos, I, Paris 1904, rist. anast. Thessaloniki 2004, 7, n. 17. 40 S. GIANNOBILE, Medaglioni magico-devozionali, cit., 190-191. 41 A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 72-73, n. 15. 36

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Fig. 60. Disegno dell’iscrizione di Myrtos (FA4).

Fig. 61. Disegno del disco di bronzo da Gela (FA12).

Oltre quella già ricordata di Boniphas (FA18), è articolata anche l’iscrizione catanese, ora perduta, di Apra (FA14=GA22) che presenta evidenti reminiscenze bibliche42 e la formula “estinse il debito dell’anima”, che corrisponde alla formula latina “solvere/reddere debitum naturae/vitae”43, 42 Cfr. Ps 1,3; ed anche 1Cor 3,5-7, in cui l’immagine del piantare nella fede ha senza dubbio carattere battesimale. Vd. quindi Epistola di Barnaba 11, 6,7, e Odi di Salomone 38,16. Vd. anche I. BITTO, Latino e greco nella Sicilia imperiale e tardo-antica: processi di acculturazione e loro incidenza, in M. BARRA BAGNASCO – E. DE MIRO – A. PINZONE (curr.), Magna Grecia e Sicilia. Stato degli studi e prospettive di ricerca. Atti dell’Incontro di Studi (Messina, 2-4 dicembre 1996), Messina 1999, 493, nota n. 36, con ulteriori riferimenti.

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della tradizione degli stoici, per i quali la vita è un prestito che bisogna restituire. Nell’epigrafe liparitana dell’ostiaria Proba (DC2=FA22=GA29; fig. 35) vi è poi il riferimento alla “santa e cattolica chiesa dei Liparesi”, formula che può da intendersi anche in senso antiariano44.

Fig. 62. Iscrizione di Asella (FA21).

43 Cfr. ILCV 3302, con altri riferimenti; C. CARLETTI, Iscrizioni cristiane di Roma, cit., 74. Vd. anche R. LATTIMORE, Themes in Greek and Latin Epitaphs, cit., 319. 44 A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 119.

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Merita di essere ricordata anche l’iscrizione di Markia sepolta nella catacomba siracusana di Vigna Cassia di Ponente (FA7; fig. 58). Per quanto concerne il testo che accompagna la raffigurazione, sulla base delle lettere rilevate dal Politi e che ha riportato nel suo acquerello, è possibile proporre una nuova lettura dell’iscrizione della fronte dell’arcosolio: all’inizio l’invocazione al Signore sarebbe collettiva e non solo per Markia, alla fine sembra che sia possibile integrare il testo sulla base di Lc 18,13 («ei`la,sqhti, moi tw/| a`martwlw/|»): all’interno di due tombe recentemente scoperte a Lilibeo ricorre l’iscrizione dipinta ei`la,sqhti h`mi/n toi/j a`martwloi/j45. Per quanto riguarda l’interessante raffigurazione, nella lunetta si trova la defunta inginocchiata, supplice con le mani protese verso il Salvatore; questi è stante, tra gli apostoli Pietro (di questi si legge ancora il nome) e Paolo e volge la mano destra verso Markia46. Come nel caso della sepoltura della vergine siracusana della catacomba di San Giovanni (E5=FA6; figg. 44-45), anche per la “serva di Dio” Markia, la ricca decorazione della sua sepoltura ha fatto pensare ad una defunta particolarmente degna di venerazione da parte della comunità cristiana ed è stato ipotizzato47 che possa identificarsi con la Santa Marzia celebrata dalla Chiesa siracusana insieme a Rufino. La storicità di questi martiri del 305, ricordati il 21 giugno dal Martirologio Geronimiano, già contestata48, è stata recentemente rivalutata49, senza che per questo motivo si possa inferire l’identità della defunta Markia con l’omonima martire. Dal momento che per le donne sono precluse le vie del cursus ecclesiastico, ci si chiede se l’appellativo dou,lh talora possa indicare qualche incarico ecclesiatico o sottintendere una qualche forma di consacrazione. Del primo caso potrebbe essere un indizio il fatto che la dou,lh tou/ Qeou/ Proba assolva nella santa e cattolica chiesa dei Liparesi la mansione di ostiaria50. Come il corrispondente latino ancilla o famula Dei anche il greco dou,lh Qeou/, può indicare una vergine consacrata51: ad esso non è certa45

R. GIGLIO, La cristianizzazione di Lilibeo, cit., 1785, figg. 9-10. G. AGNELLO, La pittura paleocristiana della Sicilia, cit., 65-69; A. AHLQVIST, Pitture e mosaici nei cimiteri paleocristiani di Siracusa, cit., 386-387. 47 V. STRAZZULLA, Di alcuni martiri siracusani, in ASSic 21 (1896) 172. 48 Vd. A. AMORE, Rufino e Marzia, santi, martiri di Siracusa, in BS XI, col. 481. 49 A. CAMPIONE, La Sicilia nel Martirologio Geronimiano, cit., 200 ss. 50 Vd. supra 148-150. 51 F. GROSSI GONDI, Trattato, cit., 161. Una tale consacrazione sarebbe stata supposta, per motivi diversi, nelle iscrizioni siracusane già esaminate di Antiochia (FA1) e delle tre donne Leontia, Kalleroe e Theodora (FA8-10; fig. 46): vd. supra 175-176. 46

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mente estraneo il modello di Maria, h` dou,lh Kuri,ou (Lc 1,38)52. Si possono citare gli esempi dell’iscrizione di Greka al museo di Cagliari, «ricordati, Signore, della tua serva Greka, mona,strha»53, in cui è evidente il collegamento tra l’essere monaca e serva del Signore; e l’epitaffio della diaconessa Sophia a Gerusalemme «h` dou,lh kai. nu,mfh Cristou/ Sofi,a( h` dia,konoj( h` deute,ra Foi,bh»54. E nell’epitaffio della vergine siracusana (E5=FA6; figg. 44-45) il fratello Syrakosios scrive che la parqe,noj (Philadelpheia ?) si sarebbe posta al servizio di Dio (douleu,ousa tw|/ Qew|/)55. L’appellativo, tuttavia, è attribuito anche a donne secolari: ciò risulta con evidenza dal fatto che a Catania siano coniugate la madre sundou,lh di Boniphas (FA18) e quella defunta di cui si è perduto il nome e che si professa “serva di Dio e di Gesù vissuta onestamente con un solo marito (mo,nandroj)” (FA16) e a Siracusa è nota la “cristiana” Kyriake, analogamente “serva” e “donna di un solo marito” (FA5)56; secondo la lettura di Ferrua, Teodule sarebbe l’epiteto della siracusana Marina, fidelissima femina del patrizio Sabinianus nell’iscrizione GA10. Ancora ai tempi di Gregorio Magno, la qualifica di ancilla Dei viene assegnata dal Pontefice in maniera ambigua sia ad una certa Honorata, che non sembra essere una consacrata o una moniale, ed ha anche un figlio (Reg. Ep. II,50)57, sia a delle monache siciliane Extranea e un’anonima che vive nel monastero di Monostheus (Reg. Ep. I,42). Ma rimanendo in campo epigrafico, si possono citare anche le iscrizioni di Filippi relativa a tale Theodora, moglie di Agrykios e dou,lh tou/ Qeou/58, e quella di Edessa relativa a due sposi, che ringraziano San Demetrio, di cui si professano servi, per aver dato loro una bambina di nome Maria, anche’ella serva del santo59. La qualifica di dou,lh Qeou/, secondo quanto emerge da questa breve disamina della documentazione epigrafica siciliana, è soprattutto un titolo 52

Cfr. A.E. FELLE, Sacra Scrittura ed epigrafia cristiana a Roma, cit., 491. A.M. CORDA, Le iscrizioni cristiane della Sardegna, cit., 73-74, CAR034. 54 P. THOMSEN, Die lateinischen und griechischen Inschriften, cit., 85-86, n. 130; M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, IV, cit., 445, n. 3. 55 A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 67-69. 56 Il termine mo,nandroj potrebbe essere connesso con il fatto che la defunta sia stata una ch,ra e quindi appartenuta all’ordine delle vedove: vd. supra 159-160. 57 Cfr. PCBE Italie, 1005, Honorata 3. 58 D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétienens de Macedoine, cit., 206-207, n. 246; P. PILHOFER, Philippi. II, Katalog der Inschriften von Philippi, 2. Auflage, Tübingen 2009, 331-332, n.268. 59 D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétienens de Macedoine, cit., 101-102, n. 107. 53

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di devozione e non designa tout court uno stato particolare nell’ambito delle comunità cristiane. Resta comunque il sospetto, soprattutto a seguito della comparazione con le iscrizioni pertinenti ad uomini servi Dei, che le donne che si qualificavano come tali, avessero una maggiore attenzione ai contenuti della fede che professavano.

4. Altri epiteti di devozione Al pari di serva Dei, in un certo senso, si può considerare anche l’epiteto di religiosa femina, di cui esiste un esempio in Sicilia: la qualifica è attribuita a tal Munatia Eulalia60 morta all’incirca settantenne nel 488 a Palermo (FB1; fig. 63). La qualifica ricorre anche in un’iscrizione funeraria di Jongieux, pertinente ad una defunta di nome Valho e datata all’anno 50461, e, il solo aggettivo in altre iscrizioni datate tra il V ed il VI secolo, soprattutto dell’Italia settentrionale e della Gallia. È stato riconosciuto che il termine religiosa femina, che pure nell’epistolario di Papa Gelasio I è attribuito ad una tale Olibula che conduce vita consacrata62, «non attesta necessariamente il riferimento ad una donna vissuta in convento, anche se esso, usato ormai in senso ristretto, attesta il carattere specificamente ascetico di una scelta di vita»63. Ed infatti, in un’iscrizione di Pavia, infatti, viene attribuito da Valerius Campanianus alla moglie Ennia Vera che l’ha preceduto nella morte64. L’attributo di religiosa femina viene dato da 60 Per le attestazioni della gens Munatia in Sicilia (Palermo, Termini Imerese, Lipari), vd. L. BIVONA, Iscrizioni latine lapidarie del Museo Civico di Termini Imerese, Palermo 1994, 216. 61 F. DESCOMBES, RICG XV, cit., 731-733, n. 286. Cfr. anche le iscrizioni ILCV 1668 (anno 513), 1669 (anno 510). 62 A. THIEL (cur.), Epistolae Romanorum Pontificum genuinae, cit., 453, n. 40; PIB II, 431. 63 T. SARDELLA, Agli inizi dell’ascetismo femminile. Sicilia e Italia suburbicaria, in S. PRICOCO – F. RIZZO NERVO – T. SARDELLA (curr.), Sicilia e Italia suburbicaria tra IV e VIII secolo. Atti del Convegno di Studi (Catania, 24-27 ottobre 1989), Soveria Mannelli 1991, 364. Cfr. anche le osservazioni di F. DESCOMBES, RICG XV, cit., 113; vd. anche S. VACCA, Esperienze monastiche in Sicilia in età antica e medievale, in F. ARMETTA – M. NARO (curr.), In Charitate Pax. Studi in onore del cardinale Salvatore De Giorgi, Palermo 1999, 689. Diversamente già prima F.P. RIZZO, Eremiti e itinerari commerciali nella Sicilia orientale tardoimperiale: il caso sintomatico di Ilarione, in S. PRICOCO (cur.), Storia della Sicilia e tradizione agiografica nella tarda antichità, Atti del Convegno di Studi (Catania, 20-22 maggio 1986), Soveria Mannelli 1988, 81, ha espresso l’opinione che l’iscrizione possa essere documento della diffusione del monachesimo lungo l’asse che univa l’Africa a Roma. 64 ILCV 1668 A. In una iscrizione funeraria di Lipari, si trova la qualifica meno impegnativa di pia femina attribuita a tal [Greg- o Vict]oria, moglie incomparabile, da parte del

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Paolino di Milano, biografo di Ambrogio, a tale Pansophia madre di Pansophius, la quale ospita Ambrogio nel 39465 e, circa due secoli più tardi, da Papa Gregorio Magno a diverse donne, sposate e con figli quali Catella (Reg. Ep. I, 60 e 62), Pomponiana (Reg. Ep. XI,13), ed anche alla facoltosa Ianuaria che nello scorcio del VI secolo fonda un oratorio dedicato ai santi Severino e Giuliana nella diocesi di Tindari (Reg. Ep. IX,181-182)66. Il corrispettivo maschile vir religiosus, lo si ritrova associato al ministero di presbitero in iscrizioni di Sofia67, ma anche attribuito a laici da parte di Gregorio Magno68. Altro epiteto che denota un rapporto di comunione con Dio è “devotus”69, così come è espresso nell’unica attestazione siciliana (FC1; fig. 64). Si tratta dell’epigrafe funeraria di tale Sporus, rinvenuta nella catacomba comunitaria di San Giovanni a Siracusa: al defunto, morto nel 356 dopo dodici anni di matrimonio, la moglie Constantia pone la lapide nella quale ricorda la fedeltà del marito a Dio definendolo “devoto al suo Dio”, con una formula nel complesso non comune per gli uomini70.

Fig. 63. Iscrizione di Munatia Eulalia (FB1).

marito: FERRUA, NG, 145-146, n. 532; vd. ora L. BERNABÒ BREA – M. CAVALIER – L. CAMPAGNA, Meligunìs Lipàra, XII, cit., 471, n. 792, tav. CXCIII,2. 65 PCBE Italie, 1584-1585, Pansophia, Pansophius 1. 66 Cfr. PCBE Italie, 1022-1023 Ianuaria 3; PLRE III, 610. 67 Cfr., e.g., le iscrizioni dei presbiteri Leonianus e Buraidus: V. BEŠEVLIEV, Spätgriechische und spätlateinische Inschriften aus Bulgarien, Berlin 1964, 11-12, nn. 11-12. 68 Cfr., e.g., Dial. II,3,14; II,13,1. 69 J. JANSSENS, Vita e morte del cristiano, cit., 46-47. 70 Per la qualifica di “vir devotus” vd. N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 469-470, n. 204; cfr. infra 257, nota n. 80.

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Fig. 64. Iscrizione di Sporus (FC1).

5. Appendice epigrafica F F. “servi” e “famuli” F1. Siracusa, MAR (?). Da San Giovanni. Lastra.

3

VEnqa,de ki/te Q¿eoÀu/ dou/loj VAga,pioj( teleuth,saj th|/ pro. q´ kal¿andw/nÀ septemb¿ri,wnÀ )

«Qui giace il servo di Dio Agapios, morto 9 giorni prima delle calende di settembre (i.e. il 24 agosto)» Bibl.: IG XIV, 64; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 3 (1876) 499, VI; STRAZZULLA, ME, 70, n. 5; IGCVO 337; PCBE Italie, 41.

F2=G3. Siracusa, MAR 36. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

Monogramma cruciforme VO Qeo.j mnh,sqhÄ ti tou/ dou/lou sou Auvxa,nontoj tou/ makari,ou crhstianou/ monogramma cruciforme

«O Dio, ricordati del tuo servo Auxanon, beato cristiano»

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Bibl.: IG XIV, 78; I. CARINI, Rassegna archeologica, cit., 496, III; STRAZZULLA, ME, 77-78, n. 19; AGNELLO, Silloge, 17, 57, n. 1; IGCVO 504; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 2; PCBE Italie, 237, Auxanon 2; A.E. FELLE, Epigrafia pagana e cristiana in Sicilia, cit., 246; C. CARLETTI, Epigrafia dei cristiani in Occidente, cit., 200, n. 89.

F3. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

VEnqa,de ki/te Markiano.j dou/loj Q¿eoÀ u/ zh,saj e;th kg´ teleuta/| ivdoi/j ivouli,ej u`p¿ati,a|À Marinianou/ k¿ai.À VAsklhpiodo,tou)

«Qui giace Markianos, servo di Dio, vissuto anni 23; morì alle idi di luglio, sotto il consolato di Mariniano ed Asclepiodote»

15.7.423. Bibl.: P. ORSI, Gli scavi a S. Giovanni di Siracusa nel 1895, in RQ 10 (1896) 40, n. 73 (342); STRAZZULLA, ME, 197, n. 384; O. GARANA, Le catacombe siciliane, cit., 382 e 387, fig. 92; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 16-17, n. 51; PCBE Italie, 1413.

F4. Siracusa, MAR 115. Da San Giovanni. Lastra.

3

MÉnËhsqh|/ o` Q¿eo.À j tw|/ dou,lw| sou FascaÄ si,w|\ avnapa,h mhni. ovktwbri,Ä w| gk´ )

r. 5: t¿h|/À k´ (Strazzulla); t¿ai/jÀ k´ (Wessel); «Ricordati, Dio, del tuo servo Phaschasios; riposò nel mese di ottobre, il 23» Bibl.: IG XIV, 158; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 2 (1874) 513-514, XIX; STRAZZULLA, ME, 113, n. 99; IGCVO 501; FERRUA, NG, 46, n. 170; PCBE Italie, 1785.

F5. Siracusa, da San Giovanni. Lastra di marmo. Fig. 53.

3

6

Mnh,ÉsËqhti [Ku,Ä ] rie tou/ ka[lh/j] mnh,mhj d[ou,lou] sou Cru,sh [zh,Ä ] santoj e;[th ))] e;qanen [de.] ivenari,w| m[hÄ ] ni. te/j tris[i,n)] 217


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«Ricordati, o Signore, del tuo servo di buona memoria Chryses, che visse anni tot e morì il tre gennaio» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni, in NSc 1907, 765, n. 28; IGCVO 495; FERRUA, NG, 30, n. 88.

F6. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

[Mnhsqh/| Ä Ä Ä ]OS( Qe¿o.jÀ ( uccello [tou/ dou,lou auvtou/\ e;zhsen] e;th ne´ [mh/naj] [))( h`me,raj ))( e;stai de. auvt]w/| u`po,mn[hsij] [u`pa¿ti,a|À Qeodosi,ou to. id´ Auvgou,st]ou kai. Petrw[ni,o]u [lampr¿ota,twnÀ])

«Si ricordi del tale, Dio, suo servo; visse anni 55, mesi (…), giorni (…); a lui sia il ricordo. Sotto il consolato di Teodosio Augusto per la XIV volta e Petronio, uomini chiarissimi»

Anno 433. Bibl.: I. CARINI, Rassegna archeologica, cit., 502; IG XIV, 195; P. ORSI, Esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni ed in quelle della vigna Cassia, in NSc 1893, 299, n. 83; A. FERRUA, Note di epigrafia cristiana, cit., 28, n. 39; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 18-19, n. 62; FERRUA, NG, 19, n. 27b; A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 198-199, n. 236.

F7. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra di calcare.

3

[VEnqa,]de ki/t[e Ä Ä Ä ] [o` do]u/loj tou/ [Qeou/] [Ä Ä Ä ]RKOG[Ä Ä Ä ]

Bibl.: P. ORSI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 492, n. 182.

F8. Siracusa, MAR. Pluteo in marmo. croce K¿u,riÀ e boh,qh tou/ [dou,]lou sou Crus[Ä Ä Ä ] «Signore, soccorri il tuo servo Chrys…» Bibl.: FERRUA, NG, 100, n. 388.

F9. Siracusa, MAR. Pluteo di marmo.

3 218

Qeoto,Ä ke boh,qei tou/ dou,lou sou)


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«Madre di Dio, soccorri il tuo servo» Bibl.: FERRUA, NG, 100, n. 387.

F10. Ragusa, Museo Archeologico Ibleo, 47577. Da Chiaramonte Gulfi. Lastra di calcare. Fig. 54.

3

6

Mnh, chrismon së [q]hÄ ti K¿u,riÀe [S]wth/roj Mn chrismon w h,sq[hti K¿u,riÀe] Pisto[kÄ ] [l]e,oj ke. mnh,sq[hti] [t]ou/ d[ou,lou] sou [Euvtuch/]toj)

«Ricordati, o Signore, di Soter. Ricordati, o Signore, di Pistokles e ricordati del tuo servo Eutyches» Bibl.: C. MELFI, Ricerche sulle antichità di Gulfi, Caltagirone 1889, 24, tav. VII,16; ID., Appendice alle «Ricerche», Caltagirone 1891, 23; E. BELLABARBA, Iscrizioni gulfiane interpretate, Chiaramonte Gulfi 1891, 5; P. ORSI, Frammenti epigrafici sicelioti, in RSA 5 (1900) 47, n. 10 ; B. PACE, Camarina, cit., 164, n. 22; C. MELFI, Il cimitero cristiano di Gulfi, Ragusa 1932, 7 ; A. DI VITA, Iscrizioni funerarie siciliane di età cristiana, cit., 94-95, n. 1, rist. in ID., Da Siracusa a Mozia. Scritti di archeologia siciliana, Padova 1998, 95, n. 1; FERRUA, NG, 136, n. 508.

F11=G26. Santa Croce Camerina, catacomba in contrada Grassullo. Iscrizione incisa sulla parete rocciosa.

3

Mnh,sqhti K¿u,riÀe tou/ dou,lou sou Kallitu,cou cr[isÄ ] tianou/ [) ) ) )] evteleu,t[hsen] th|/ pro. [))] kaland[w/n Ä Ä Ä ] [u`pati,a| Ä Ä Ä ]NT[Ä Ä Ä ]

r. 5: u`pati,a| Kwnsta]nt[i,nou Ä Ä Ä (Orsi) u`pati,a| Bale]nt[inianou/ Ä Ä Ä (Ferrua) «Ricordati, o Signore del tuo servo Kallitychos cristiano (…) morì (…) delle calende di (…), sotto il consolato di …» Bibl.: P. ORSI, Contributi alla Sicilia cristiana (Licodia Eubea, Grassullo, Priolo, Siracusa), in RQ 18 (1904) 249-250; ID., S. Croce Camarina. Catacomba con iscrizione, in NSc 1904, 371; J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten, cit., 196; B. PACE, Camarina, cit., 165, n. 32; C. MERCURELLI, Scavi e scoperte nelle catacombe siciliane (1941), in RAC 21-

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22 (1944-1946) 66; G.V. GENTILI, La basilica bizantina della Pirrera di S. Croce Camerina, Ravenna 1969, 20; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 27, n. 92; IGCVO 494; SEG XXXVI, 837; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186, n. 21.

F12 = FA11 F13. Gela, MAR 9342. Da Butera. Iscrizione graffita su un’anforetta. Fig. 51. croce Boh,qh me Qeo,[k]rite croce K¿u,rieÀ boh,qh tou/ ¿dou,À lou sou Crus[todw,rou ?] croce K[¿u,rieÀ boh,q]h th|/ Onuia to.n Qeo.j croce (Adamesteanu) croce [K¿u,rieÀ boh,qh me Qeo,[k]rite k[ai. Ä Ä Ä ] croce K¿u,riÀ e boh,qh tou/ ¿dou,À lou sou Crus[Ä Ä Ä ] croce [K¿u,rieÀ bo]h,ti vOnuiato.n o` Qeo.j P[Ä Ä Ä ] (Ferrua) [K¿u,riÀ e bo]h,qh me Qeoriteka K¿u,riÀ e boh,qh tou/ dou,¿louÀ sou Crus[a/] [K¿u,rieÀ boh,q]h to.n UAton o` Q¿eo.jÀ croce (Manganaro) croce boh,q]h me Qeo¿kÀ rite ka[Ä Ä Ä ]qropu croce K¿u,riÀ e boh,qh tou/ dou,¿louÀ sou Crus[Ä Ä Ä ]n croce K¿u,riÀ [e boh,q]h to.n ui`a/ to¿u/À o` Q¿eo.jÀ croce (Brugnone) «Signore, aiuta me Theoriteka (?). Signore, aiuta il tuo servo Chrys…, Signore soccorri…. Dio» Bibl.: D. ADAMESTEANU, I primi documenti epigrafici, cit., 565-568; SEG XVI, 569; FERRUA, NG, 139, n. 515; MANGANARO, Byzantina Siciliae, cit., 139, figg. 5 e 5a; SEG LI, 1189; A. BRUGNONE, Le iscrizioni, cit., 300-301, fig. 7: R. PANVINI (cur.), Butera dalla preistoria all’età medioevale, Caltanissetta 2003, 143-144, fig. 1.

F14. Catania, Soprintendenza. Dalla basilica di Monte Po. Capitello. Fig. 56. Qeoto,ke b¿oh,qeiÀ tw|/ sw|/ dou,lw|) «Madre di Dio, soccorri il tuo servo» Bibl.: G. LIBERTINI, Catania. Basilichetta bizantina nel territorio di Catania, in NSc 1928, 248, fig. 8; IGCVO 516; FERRUA, NG, 110, n. 418.

F15. Palermo, MAR 8724 (431). Da Taormina. Lastra di marmo. Fig. 55. 220


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VAnepau,sa[to Ä Ä Ä ] dou/loj VI¿hÀs¿ou/À [Ä Ä Ä ] nw,nej a[Ä Ä Ä ] zh,saj e;[th Ä Ä Ä ]

rr. 1/2: VAnepau,sa[to Qeo,] Õ douloj VI¿hsou/À j [C¿risto.À j] (Ferrua) «Riposò il tale servo di Gesù (…) le none di a(…), essendo vissuto anni…» Bibl.: M.T. MANNI PIRAINO, Iscrizioni greche lapidarie del Museo di Palermo, cit., 156, n. 117, tav. LXXI; FERRUA, NG, 128, n. 487.

F16 = GA27. Lipari, Museo Eoliano 139. Da Lipari (già nella chiesa di San Giuseppe). Lastra di marmo. Fig. 52. [VEkoimh,qh ev]në pi,sti k¿ai.À eivrh,nh| [Ä Ä Ä ] dou/loj tou/ Q¿eoÀu/ 3 [th|/ pro. )) ka]lë ¿andw/nÀ ivouli,wn [u`pati,a| Sebh,r]ou k¿ai.À vIwrdani,ou [evgennh,qh u`pati,a| Q]eëodosi,ou to. g´ ) r. 5: [avpV ~Onwri,ou to. h´ k¿ai.À Qe]odosi,ou to. g´ (Ferrua) «Si addormentò nella fede e nella pace il tale servo di Dio, il giorno (…) prima delle calende di luglio, sotto il consolato di Severo e di Giordano; nacque sotto il III consolato di Teodosio»

a 409; w 470. Bibl.: P. ORSI, Lipari. Esplorazioni archeologiche, in NSc 1929, 84-85, n. 16, fig. 44; S. CALDERONE, Analecta Epigraphica liparensia, cit., 55-57; AE 1951, n. 89; S. CALDERONE, Lipari, in DEAR, IV, III (1964) 1409-1410; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 22, n. 75; SEG XXXVI, 849; L. BERNABÒ BREA, Le Isole Eolie, cit., 87, n. 112, fig. 42; IGCVO 760; FERRUA, NG, 145, n. 531; SEG XXXIX, 988; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 592, fig. 36; SEG XLIII, 626 (1); L. BERNABÒ BREA - M. CAVALIER– L. CAMPAGNA, Meligunìs Lipàra, XII, cit., 471, n. 791, tav. CXCIII,1.

F17. Dove ? Da Corleone. Iscrizione già riportata in un codice della Biblioteca Civica di Palermo Qq. E. 136, 751. croce Mnh,sthth K¿u,riÀe tou/ dou,lou sou NÄ 3 ikola,ou ke. QeodÄ osi,aj th/j sumbi,ou autou/ $?% [Ä Ä Ä ] [Ä Ä Ä ] AÄ 221


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rkadi,ou [)))))))] [Ä Ä Ä ] «Ricordati, Signore, del tuo servo Nikolaos e di Theodosia sua moglie…» Bibl.: FERRUA, NG, 142-143, n. 525.

F18. Salemi, basilica di contrada San Miceli. Iscrizione musiva. Fig. 2. Mnh,sÔ sÖqhÄ ti CrisÔ sÖte. S[apÄ ] 3 riki,ou tou/ do[u,loÄ ] u sou) rr. 2/3: Sati Õ riki,ou (Wessel); S[atu] Õ riki,ou (Ferrua) «Ricordati, Cristo, di Saprikios, tuo servo» Bibl.: A. SALINAS, Salemi. Antichità cristiane, cit., 340; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 169; B. PACE, La basilica di Salemi, cit., col. 709; L. NOVARA, Salemi, cit., 51; M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 42-44; IGCVO 508b; FERRUA, NG, 128, sub 489; J.-P. CAILLET, L’évergétisme monumental chrétien, cit., 38; PCBE Italie, 1990, S(ap)rikios 2.

F19 = EB5 (Abbas) Fig. 49. F20 = BC1 (Basileus) Fig. 7. FA. “Serve” FA1. Siracusa, San Giovanni. Iscrizione rubricata. Fig. 57. [Mnh,]sqhth( K¿u,riÀe Q¿eo.À j( th/j dou,lhj sou VAntioci,aj) «Ricordati, o Signore Dio, della tua serva Antiochia » Bibl.: F.S. CAVALLARI, BullCommABASic 1872, 28, n. 5; I. CARINI, Iscrizioni rinvenute nelle catacombe di Siracusa, in ASSic 1 (1873) 262; IG XIV, 74; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 169; STRAZZULLA, ME, 75-76, n. 15; J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten, cit., 23; IGCVO 503; FERRUA, NG, 44, n. 156; PCBE Italie, 151; M. SGARLATA, S. Giovanni a Siracusa, cit., 56, fig. 27; EAD., Morti lontano dalla patria, cit., 1189-1190, fig. 2.

FA2. Siracusa, MAR 122. Da San Giovanni. Lastra.

3

222

Mnh,sqhti( o` Q¿eo.À j( th/j dou,lhj sou Crusi,doj kai. do.j auvth/| cw,ran fwÄ tinh,n( to,pon avnayu,Ä


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xewj eivj ko,lfouj VAbraÄ a,m( vIsaa.k k¿ai.À VIakw,b) VAnepau,Ä sato h` makari,aj mnh,mhj th/| pro. a´ nwnw/n mai,wn u`p¿ati,a|À to. ie´ k¿ai.À to. d´ evnd¿ikti,wnojÀ d¿eute,rajÀ )

«Ricordati, o Dio, della tua serva Chrysis e donale una terra di luce, un luogo di refrigerio nei seni di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Lei di beata memoria riposò un giorno prima delle none di maggio sotto il consolato XV (di Teodosio) e IV (di Valentiniano), nella seconda indizione»

6.5.435 Bibl.: CIG IV, 9533; IG XIV, 189; STRAZZULLA, ME, 121-123, n. 124; AGNELLO, Silloge, 21-22, 63, n. 16, tav. III; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 19, n. 68; IGCVO 475; FERRUA, NG, 48, n. 181; PCBE Italie, 436; A.E. FELLE, Epigrafia pagana e cristiana, cit., 246; FELLE, BE, 601602, A1014-A1015; C. CARLETTI, Epigrafia dei cristiani in Occidente, cit., 239-240, n. 139.

FA3. Siracusa, da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

Qeo¿u/À dou,lh Dhmhtri,a)

r. 1/2: QeoÄ Õ dou,lh «la serva di Dio Demetria» oppure «Theodule Demetria» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nelle catacombe di S. Giovanni, in NSc 1907, 756, n. 7; PCBE Italie, 544.

FA4. Siracusa, da San Giovanni. Lastra di marmo. Fig. 60.

3

Mnh,sqhsei( KÄ croce u,rie( th/j dou,Ä lhj ÉsËou Mu,rtoÄ u evn th/| baÉsilËi,Ä a| sou)

rr. 3/4: MurtoÕ u/ÉjË (Ferrua) «Ricordati, Signore, della tua serva Myrtos nel tuo regno» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nelle catacombe di S. Giovanni, in NSc 1907, 760, n. 21, fig. 18; O. MARUCCHI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di S. Giovanni, cit.,

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166-167, n. 2; FERRUA, NG, 29, n. 84; IGCVO 630; A.E. FELLE, Note su Sacra Scrittura ed epigrafia cristiana, cit., 470, n. 3; PCBE Italie, 1525; A.E. FELLE, Epigrafia pagana e cristiana, cit., 246; FELLE, BE, 320, n. 675.

FA5 = EA2 = G20 (Kyriake) FA6 = E5 (Philadelphia ?) Figg. 44-45. FA7. Siracusa, Vigna Cassia. Iscrizione dipinta in un arcosolio. Fig. 58A-B.

3

6

3

(Lunetta) Marki,a e;zhsen e;th ke´ ( mh/nej h´( h`me,raj ie´) (Fronte. Pannello superiore) Oë mnhsqi/j h`m[w/n] K¿u,riÀe [Q]¿eo,À j\ MÔ iÖ nh,sqhtei kai. th/j dou,lhj sou Mar[ki,aj]( [K¿u,riÀ e]( kai. ei`l[a,sqhti toi/j] a`më ar[twloi/j]

rr. 1/2: Mnhsqi/j semnh/j K¿u,riÀ e Q¿eo,À j\ [Mnh,s]qhtei kai. [bohÄ Õ qei] th/j dou,lhj «Markia visse 25 anni, 8 mesi e 15 giorni» «Ricordati di noi Signore Dio; ricordati anche della tua serva Markia, o Signore, e sii benevolo con i peccatori (?)» Bibl.: G.B. DE ROSSI, Siracusa. Arcosolio dipinto di particolare importanza, in BAC 1877, 149-159; I. CARINI, Rassegna bibliografica, in ASSic n.s. 3 (1878) 252-255; V. STRAZZULLA, Studio critico delle iscrizioni cristiane di Siracusa, Siracusa 1895, 6-7; STRAZZULLA, ME 132, n. 148; J. FÜHRER, Forschungen, cit., 105 (775), n. 1; J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten, cit., 304-305, tav. III; H. LECLERCQ, s.v. Syracuse, in DACL XV/2, coll. 1852-1853; IGCVO 496; FERRUA, NG, 83, n. 330c; A. AHLQVIST, Pitture e mosaici nei cimiteri paleocristiani di Siracusa, cit., 386-387, n. 20; PCBE Italie, 1413.

FA8-10. Siracusa, MAR 43119. Dalla zona di Santa Lucia. Lastra di calcare. Fig. 46. Mnh/ma dhaÔdiaÖ fe,ron croce 224


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Leonti,aj kai. KalleÄ ro,hj kai. Qeodw,raj) Croce monogrammatica su triangolo

r. 4: !$ristou/% d$oulai/% a;$memptoi% vI$hsou/% (Wessel) «Sepolcro che appartiene a Leontia e a Kalleroe e a Theodora» Bibl.: P. ORSI, Manipulus epigraphicus christianus memoriae aeternae I.B. De Rossi dicatus. Contributi alla Siracusa sotterranea, in MemPontAccRomArch 1 (1923) 121-122, fig. 4; SEG IV,2; IGCVO 185; FERRUA, NG, 88-89, n. 340b.

FA11 = F12. Collezione privata. Da Kaukana ? Lamella di piombo cruciforme. A.

F F croce croce Ä son [Ä Ä Ä ] croce a otto bracci Q Õ À Õ O Õ À Õ T Õ I Õ D Õ C ¿Ê Qeo.j ti/j dou,lij ?À

(braccio dx) QANOG croce C) R) AC croce (braccio inferiore) C a[gioj VAnani,Ä aj par v a¿uvÀ ta/j( K¿u,riÀe d¿ou,À lij (braccio sx, capovolgendo la croce) e;lison K¿u,riÀe Dou,¿lijÀ son( w= K¿u,riÀe a[gioj B.

K¿u,riÀ e( K¿u,riÀ e boh,Ä q croce (buco) hÄ 225


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son tou/ dou,¿louÀ son( ti/j d¿ou,lÀij K¿u,riÀe( boo,¿qhÀson ~Agi,an AnaÄ taj a]n bo[h,]Ä [qh]son( K¿u,riÀe( K¿u,riÀe( a¿uvÀ ta/j w= (braccio dx) Qeo,j( ti/¿jÀ dou,¿lijÀ Staurogramma, croce in cerchio, croce a otto bracci w= Qeo,j( ti//¿jÀ dou,¿lijÀ son L croce a¿uvÀ to,j( ti/¿jÀ dou,¿lijÀ boh,¿qhsonÀ parV a¿uvÀ tÄ a/j( K¿u,riÀ e( dou,Ä lou son( a[gioj Ku,¿rieÀ boh,¿qhsonÀ

(sul braccio sx, capovolgendo la croce) w= Qeo,j( ti/¿jÀ dou,¿lijÀ son VAë me,në) A. «(…) soccorri, Signore la tua serva (?) (…). Sant’Anania per loro, Signore, la serva. Abbi pietà, Signore, della tua serva, o Signore Santo». B.

«Signore, Signore, soccorri il tuo servo, la tua serva, Signore, soccorri Hagia di Anatas, soccorri, Signore, Signore, loro, Dio, la serva, Dio, la tua serva, la tua serva soccorri loro, Signore il tuo servo, Santo Signore, soccorri, o Dio, la tua serva. Amen».

Bibl.: G. MANGANARO, Iscrizioni esorcistiche, cit., 457-459, tavv. VI-VII.

FA12. Collezione privata. Dall’area gelese. Disco di bronzo. Fig. 61. A.

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[Ä Ä Ä] mitrw/n h[ e[Ä Ä Ä u`ste,ra] [mela,n]h avmaurome,ni( o`j Ië Ië [Ä Ä Ä] [Ä Ä Ä] koume,ni o`j ¿le,wnÀ bruca/[saiÄ Ä Ä ] [Ä Ä Ä] aë krwrh( o`rki,zo se to.[n Qeo.n tw/n] [Ä Ä Ä] aë qnwnt pantoë [Ä Ä Ä] [Ä Ä Ä] wn tre,mo[usinÄ Ä Ä] [Ä Ä Ä] INO II


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B.

[o`rki,zw se to.n Qeo.n to.n kti,santa tou.j] Ceroubi.n ¿kai.À Sera[fi.n] [Ä Ä Ä a[]gioj a[gioj a[gioj K[u,rioj] [Sabaw,q( plh,rhj pa/sa h` gh/ auvÄ # tou/ do,xij\ o`rki,zo se të o.ë [n] [Ku,rion tou/ ouvra]nou/ ¿kai.À ti/j douli,traÄ j toÄ [u/ Qeou/ Ä Ä Ä korÄ ] ifi/j tricÄ w/n ¿kai.À ak;ro¿uÀ )

A. «(Filatterio ?) delle matrici o (…) utero nero reso nero, come un (…) (leone ?) ruggisci (…); ti scongiuro per il dio dei (...) tutti, (…) (al cui nome i demoni ?) tremano (…)». B.

«(Ti scongiuro nel nome del Dio che ha creato) i Cherubini e i Serafini (…) Santo, santo, santo il Signore delle schiere, piena è tutta la terra della sua gloria. Ti scongiuro, nel nome del Dio del cielo e della serva di Dio (…) della punta dei capelli e della testa».

Bibl.: G. MANGANARO, Nuovo manipolo di documenti «magici», cit., 488-491, fig. 6; SEG XLIV, 752; S. GIANNOBILE, Medaglioni magico-devozionali, cit., 189-191; SEG LII, 913; A. MASTROCINQUE, Amuleto per l’utero, cit., 168-170; M. CETRONE, L’impaginazione del testo e gli espedienti grafici, in G. BEVILACQUA, Scrittura e magia. Un repertorio di oggetti iscritti della magia greco-romana, Roma 2010, 101-102.

FA13. Siracusa, da Sofiana. Brocca fittile. K¿u,riÀe boh,qi ti/j dou,lij sou Ganou/j) «Signore, soccorri la tua serva Ganò» Bibl.: G. MANGANARO, Byzantina Siciliae, cit., 138-142, fig. 4-4a; SEG LI, 1389.

FA14 =GA22. Dove ? Da Catania, necropoli di via Androne. Lastra di marmo.

3

6

[VEnqa,de ki/te h` makari,a] :Apra [Ge]ntianou/ quga,thr kai. VAsklhpiodo,t[hj( dou,lh] C¿ristoÀu/ avgaqh,( de,ndro[n kalw/j] evn pi,sti pefuteum[e,non( evn] th|/ ovlugocroni,a| [avfaiÄ] 227


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riqi/sa kai. th/j tou/ [sumbi,ou] avga,phj( lu,phn kat[alipou/Ä ] sa toi/j ivdi,oij) VEplh,r[wse to.] th/j yuch/j da,noj tele[uta/| pro. ))] kal¿andw/nÀ avprili,wn u`pat[i,a| QeodoÄ ] si,ou to. ei´ k¿ai.À Balentinia[nou/ to.] d´)

r. 2: [Ke]ntianou/ (Libertini) rr. 6/7: [avpocw]Õriqi/sa kai. th/j tou/ [ko,smou (Libertini) «(Qui giace la beata ?) Apra (?), figlia di Gentianos e di Asklepiodote, buona serva (?) di Cristo, albero ben piantato nella fede, in breve tempo privata anche dell’amore del coniuge, e avendo lasciato dolore ai suoi (cari). Pagò il debito dell’anima; morì il (…) prima delle calende di aprile, sotto il XV consolato di Teodosio ed il IV di Valentiniano»

Anno 435. Bibl.: G. LIBERTINI, Miscellanea epigrafica, in ASSO 27 (1931) 40,1; SEG IV,25; AGNELLO, Silloge, 48, 100, n. 96; G. LIBERTINI, Scritti su Catania antica, cit., 89-91, n. 1; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 19, n. 65; FERRUA, NG, 105, n. 405; PCBE Italie, 169.

FA15. Dove ? Già Catania, ex collezione Biscari.

3

Su.n Qew|/ Cr¿istw/|À k¿ai.À [Patri.] auvtou/ evkoimh,[qh] h` dou,lh tou/ [Qeou/] Sabei/na th/| p[ro.] treiw/n eivw/n [Ä Ä Ä ]

«Con Dio Cristo ed (il Padre) suo si addormentò la serva di (Dio) Sabeina tre giorni prima delle idi di…» Bibl.: CIG IV, 9479; IG XIV, 549; AGNELLO, Silloge, 34, 81, n. 55; IGCVO 384; A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 201, n. 241; PCBE Italie, 1964.

FA16 = EA3. FA17. Catania, Museo Civico di Castel Ursino, 312. Dalla necropoli di San Clemente. Lastra di marmo. Fig. 59.

3 228

VEn[qa,de kei/tai Ä Ä Ä ] dou,lh [tou/ Qeou/ Ä Ä Ä ] teleuta/| [Ä Ä Ä gennhqei˜ sa]


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6

me.n th/| u`p[ati,a| Kaisari,Ä ] ou k¿ai.À VAttitou/ [koimhqei/sa] th/| pr¿o.À j´ nw[nw/n Ä Ä Ä me] ta. th.n u`pa[ti,an ~Onwri,ou Auvg$ou,stou%] t¿o.À ia´ k¿ai.À Kousñ [tanti,ou to. b´)]

rr. 1/2: VEn[qa,de kei/tai QeoÄ Õ dou,lh [zh,sasa e;th k´ (Ferrua) rr. 1/2: VEn[qa,de kei/tai QeoÄ Õ dou,lh [Ä Ä Ä (Korhonen) r. 4: me.n th/| u`p¿atei,a|À [Au,rhlianou/ Auvg¿ou,stouÀ to. b´ kai. Klaudi,Ä ] Õ r. 5: ou Kapitw[lei,nou tw/n lampr¿ota,twnÀ (Korhonen) «Qui giace la tale serva di Dio (?)(…); morì (…) (nata) sotto il consolato di Cesario e di Attico, (addormentatasi) sei giorni prima delle none di (…) dopo il consolato di Onorio Augusto per l’XI volta e di Costanzo per la II»

A 397; w 418. Bibl.: P. ORSI, Catania. Scoperte varie di carattere funerario, in NSc 1915, 223; A. FERRUA, Osservazioni sulle iscrizioni cristiane, cit., 61-63; AGNELLO, Silloge, 45, 96, n. 87; A. FERRUA, L’epigrafia cristiana prima di Costantino, in Atti del IX Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (Roma, 21-27 settembre 1975), Città del Vaticano 1978, I, 599, nota 52; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 9, 15-16, nn. 19 e 46; IGCVO 343; FERRUA, NG, 109-110, n. 415a; K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 247-248, n. 167.

FA18. Dove ? Da Catania, dalla zona della Chiesa del Carmine.

3

6

9

Bonifa/ croce mnhmi/on) h` tw/n pollw/n qli,yewn u`pwmonh. evlpi,da swthri,aj katerga,zete\ pa/sin ou=n h`mi/n toi/j poÄ qou/sin zwh/j aivwni,ou tuci/n proski,sqw kai. h` th/j u`pomonh/j pra/xij( di vh-j k¿ai.À polloi. zwh/j ouvrani,ou e;tucon\ o[qen kavÉgËw. o` pa,mpan a`martwlo.j huvxa,mhn tou/ bi,ou tou,tou th.n paroiki,an [t]a,ÉcËion evkfugi/n k¿ai.À ge euvxaÄ menoj tou,tou e;tucon m[et]a. th.n evk tou/ bi,ou evpi. th.n dikaiwsu,nhn metabolh,n\ avÉpËo. panto.j toi,nun tou/ avnesqh,tou bi,ou h[toima ev[moi.] doqh,tw meta. th/j evn Cr¿istÀw/| sundou,lhj mou k¿ai.À th/j ÉgËlu[ku]ta,thj mou mhtro,j) croce

r. 10: h` [k]oi,ma[si]j doqh,tw (Kirchhoff) «Tomba di Boniphas. La sopportazione di molte afflizioni produce speranza di salvezza: quindi a noi tutti che bramiamo ottenere la vita eterna convenga

229


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anche la pratica della sopportazione, per mezzo della quale molti hanno ottenuto la vita celeste. Perciò anch’io del tutto peccatore ho pregato di fuggire l’esilio di questa vita; ed avendo pregato l’ho ottenuto dopo il passaggio dalla vita alla giustizia. Pertanto (liberato) da tutta la vita insensibile mi sia concesso ciò che è stato preparato, insieme alla mia dolcissima mamma che mi è conserva in Cristo» Bibl.: CIG IV, 9474; IG XIV, 531; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 177-178; H. LECLERCQ, s.v. Catane, in DACL II/2 coll. 2523-2524; AGNELLO, Silloge, 31-32, n. 47; SEG XXXVI, 821; A.E. FELLE, Note su Sacra Scrittura ed epigrafia cristiana, cit., 472-473, n. 7; IGCVO 634; FERRUA, NG, 115, n. 438; FELLE, BE, 582-583, n. A941; J. DRESKEN-WEILAND, Vorstellungen von Tod und Jenseits, cit., 289-290.

FA19. Taormina, Museo 44. Da Taormina, cimitero presso San Pancrazio. Lastra di marmo.

3

6

:Enqa [ki/te h` kalh/j] mnh,mhj [Ä Ä Ä ] dou,lh C¿ristoÀ[u/ avgaqh,(] zh,sasa [e;th )) to.n] bi,on\ avne[pau,sato nw,Ä ] naij sep[tembri,aij)]

«Qui giace la tale di buona memoria serva di Cristo (…) vissuta anni (…); riposò le none di settembre» Bibl.: IG 61.

XIV,

442; A. FERRUA, Epigrafia sicula pagana e cristiana, cit., 233-235, n. 128, fig.

FA20 = H10 (Phebronia) FA21. Cefalù, Museo Mandralisca 1125. Da Lipari. Lastra di marmo. Fig. 62.

3

6

230

[VEn ovno,mati tou/ Patro.j k¿ai.À ] [t]ou/ Criñ [stou/ k¿ai.À tou/] a`gi,ou Pn[eu,matoj evkoimh,Ä ] Qh h` dou,l[h tou/ Q¿eoÀ u/] VAse,lla + [Ä Ä Ä ] KOU th/| pr[o. Ä Ä Ä ] noben¿bri,wnÀ h`[m¿e,ra|À Ä Ä Ä ] [ev]tw/n ne´ [u`pati,a| ~OÄ ]


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9

[n]ori,ou t[o. Ä Ä Ä ]

r. 1: [Eivj o;noma tou/ (Ferrua) r. 4: dou,[lh tou/ Kuri,ou (Ferrua) rr. 5/6: s[u,mb¿iojÀ ¿?À KuriaÄ ] kou/ (Manganaro) rr. 5/7: VAse,lla [zh,sasa e;th tot( h`me,ra| Õ K[uri,]ou th|/ p[ro. tot kal¿andw/nÀ noemb[ri,wn (Strazzulla) rr. 8/9: tw/n Ne[ikoma,cou kai. Õ ~On]ori,ou t[o. b´ (Strazzulla: anno 394) [ev]tw/n n´ B[alentinianou/ kai. Bik]Õ tori,ou t[w/n lamprota,twn u`pa,twn (Ferrua: anno 369) «Nel nome del Padre e del Cristo e del Santo Spirito si addormentò la serva di Dio Asella (moglie di ?) Kyriakos (?), il (…) di novembre, nel giorno di (…), all’età di 55 anni, sotto il consolato di Onorio… ».

Anno 417, 418 o 422 (Manganaro). Bibl.: V. STRAZZULLA, Epigraphica, in RSA 5 (1900) 68-72; G. LIBERTINI, Le isole Eolie, 221, n. 27; O. GARANA, Le catacombe siciliane, cit., 174, 194, fig. 36, 277; V. CALDERONE, Lipari, cit., 1409-1410; A. TULLIO, La collezione archeologica del Museo Mandralisca, Cefalù 1979, 48, tav. XVI,2; SEG XXXVI, 848; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 6, n. 10; L. BERNABÒ BREA, Le Isole Eolie, 87, n. 111; FERRUA, NG, 144-145, n. 530; SEG XXXIX, 988; A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 72-73, n. 15; G. MANGANARO, Greco nei pagi, cit., 592-593, fig. 37; SEG XLIII, 626 (2); U. SPIGO – A. TULLIO, Testimonianze di età romana, in M.A. MASTELLONI – F. PIAZZA – U. SPIGO (curr.), Enrico Pirajno di Mandralisca, Umanità, scienza e cultura in una collezione siciliana. Catalogo della mostra (Venezia, 18 ottobre – 23 novembre 1997), Palermo 1997, 46-47, n. 21, fig. 34; PCBE Italie, 200, Asella 3; L. BERNABÒ BREA - M. CAVALIER – L. CAMPAGNA, Meligunìs Lipàra, XII, cit., 469, n. 788, tav. CXCII,1.

FA22 = DC2 = GA29. (Proba) Fig. 35. FA23. Malta, catacomba di Sant’Agata. Iscrizione rubricata.

3

6

Auvrhli,a `Eo[rÄ ] [th. h`] dou,lh Qe¿ou/À [avÄ ] [pe,qane mhni.] nob[enÄ ] [bri,w| tai/j )) ] E[)]WN [)]A [Ä Ä Ä ] TAñ EK [Ä Ä Ä ]EHIñ MEñ [)))]

«Aurelia Heorte, serva di Dio, morì nel mese di novembre il …» Bibl.: V.J. CAMILLERI, Saint Agatha, cit., tav. VIII; V.G. RIZZONE, Iscrizioni giudaica e cristiane di Malta, cit., 203-204, n. 2.

231


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FB. “Religiosa femina” FB1. Palermo, MAR 3536, da Palermo (Chiesa della Martorana). Fig. 63.

3

croce hic requiescet in pace Munatia Eul[alia] religiosa femina quae vixit ann[os] pl(us)m(inus) LXX deposita sub die pridie nona[s] februarias Dydamio Sieidio vvcc.

r. 1: Eul[ogia], Ful[gentia] (Mommsen); Eud[ocia], Eve[ntia] (Ferrua) «Qui riposa in pace Munatia Eulalia, donna religiosa, che visse più o meno 70 anni; fu deposta il giorno prima delle none di febbraio, sotto il consolato di Didamio e Sieidio (i.e. Dinamio e Sividio)»

4.2.488. Bibl.: CIL X, 7329; J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten, cit., 221, n. 1; ILCV 1667; A. FERRUA, Nuove correzioni, cit., 39, tav. VIII; ID., Le iscrizioni datate, cit., 23, n. 76; L. BIVONA, Iscrizioni latine lapidarie del Museo di Palermo, cit., 53-54, n. 36, tav. XXVI; FERRUA, NG, 141, n. 521; PCBE Italie, 679.

FC. “Deo devotus” FC1. Siracusa, MAR 260. Da San Giovanni. Lastra di marmo. Fig. 64.

3

6

Depositus Sporus V kal(endas) mai(as) qui vixit annis LIII Deo suo devotus. Constantia coniunx ob meritum eius posuit cum qua convixit annis XII et decessit in pace Constantio Aug(usto) VIII et Iuliano Caes(are) cons(ulibus).

«Sporus fu deposto cinque giorni prima delle calende di maggio. Visse 53 anni devoto al suo Dio. La moglie Constantia, con la quale visse 12 anni, per i suoi meriti pose; morì in pace sotto il consolato di Costanzo Augusto per l’VIII volta e di Giuliano Cesare»

27.4.356. Bibl.: I. CARINI, in BulCommABASic 5 (1872) 33; STRAZZULLA, ME, 221-222, n. 2 (419); J. FÜHRER, Forschungen, cit., 151 (821), n. 12, tav. XIII; CIL X, 7167; ILCV 1715; A. FERRUA,

232


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Epigrafia sicula pagana e cristiana, cit., 190-191, n. 58, fig. 26; AGNELLO, Silloge, 46, 97-98, n. 90; A. FERRUA, Nuove correzioni, cit., 39, tav. VIII; ID., Le iscrizioni datate, cit., 5, n. 6; C. CARLETTI, Epigrafia dei cristiani in Occidente, cit., 199, n. 88.

“Servi” NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

F1

Siracusa, SG

Agapios

dou/loj

IV-V

sec.

F2 = G3

Siracusa, SG

Auxanon

dou/loj

IV-V

sec.

F3

Siracusa, SG

Markianos

dou/loj Qeou/

400-423

F4

Siracusa, SG

Phaschasios

dou/loj Qeou/

IV-V

sec.

F5

Siracusa, SG

Chryses

dou/loj

IV-V

sec.

F6

Siracusa, SG

?

dou/loj

378-433

F7

Siracusa, SG

?

dou/loj ?

IV-V

sec.

F8

Siracusa

Chrys…

dou/loj

V-VI

sec.

F9

Siracusa

?

dou/loj

VI

sec.

Chiaramonte Gulfi Eutyches ?

dou/loj

V

sec.

F11=G26

Santa Croce Cam.

Kallitychos

dou/loj

IV-V

sec.

cristiano.j

F12=FA11

Kaukana ?

?

dou/loj

V-VI

sec.

~Agi,a dou,lh

F13

Butera

Chrys…

dou/loj

VI

sec.

F14

Catania

?

dou/loj

VI

sec.

F15

Taormina

?

dou/loj VIhsou/

IV-V

F16=GA27

Lipari

?

dou/loj Qeou/

F17

Corleone

Nikolaos

dou/loj

V-VI

F18

Salemi

Saprikios

dou/loj

V

sec.

F19=EB5

Monte Iato

?

famulus Dei

VI

sec.

F20=BC1

Malta

Basileus

[dou/loj# Qeou/

F10

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

cristiano.j

sec.

409-470

IV-V

sec.

sec.; 76 a

abbas senior

233


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“Serve” NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

FA1

Siracusa, SG

Antiocheia

dou,lh

FA2

Siracusa, SG

Chrysis

dou,lh

FA3

Siracusa, SG

Demetria

dou,lh

IV-V

sec.

FA4

Siracusa, SG

Myrtos

dou,lh

IV-V

sec.

FA5=EA2= =G20

Siracusa, SG

Kyriake

dou,lh

IV-V

sec.

douleu,ousa Qew/|

IV

FA6=E5

Siracusa, SG Philadelphia?

INDICAZIONI CRONOLOGICHE IV-V

sec.

435

sec.

FA7

Siracusa, VC

Markia

dou,lh

IV-V

FA8-10

Siracusa, SL

Leontia Kalleroe Theodora

Cristou/ dou/lai?

V

FA11 = F12

Kaukana ?

Hagia

dou,lh

V-VI

FA12

Gela ?

?

dou,lh

VI-VII

FA13

Sofiana ?

Ganò

dou,lh

FA14 = GA22

Catania

Apra

dou,lh Cristou/

FA15

Catania

Sabeina

dou,lh

IV-V

sec.

FA16 = EA3

Catania

?

dou,lh Qeou/

IV-V

sec.

FA17

Catania

?

dou,lh

FA18

Catania

?

sundou,lh mou evn Cristw/|

IV-V

sec.

FA19

Taormina

?

dou,lh Cristou/

IV-V

sec.

FA20 = H10

Messina

Phebronia

dou,lh

VI-VII

FA21

Lipari

Asella

dou,lh

FA22=DC2= =GA29

Lipari

Proba

dou,lh

FA23

Malta

Aurelia Heorte

dou,lh Qeou/

234

ALTRE NOTE

VI

mo,nandroj crhstianh. parqe,noj

sec.

sec. sec. sec. ?

sec.

435

mo,nandroj

397-418 madre di Boniphas

sec.

417/422 IV-V

sec.; 20 a

IV-V

sec.

ovssari,a


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“Religiosa” NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

FB1

Palermo

Munatia Eulalia

religiosa femina

488; ± 70 anni

ALTRE NOTE

“Devotus” NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

FC1

Siracusa, SG

Sporus

Deo suo devotus

303-356

ALTRE NOTE

Fig. 65. Attestazioni epigrafiche di “servi” e “serve” e di altri epiteti di devozione.

235


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Capitolo VII

Cristiani, fedeli, “neoilluminati”, neofita (?), santi

1. “Cristiani” Un discreto numero di iscrizioni funerarie siciliane fa menzione di “cristianoi,” e di “pistoi,” oppure fideles (fig. 85). I defunti, dei quali viene segnalata nelle epigrafi la condizione di “cristiani”, sono stati recentemente censiti da Ch. Pietri, il quale ha redatto una lista di 24 occorrenze tra la Sicilia e Malta1. Una successiva revisione di tale lista ha comportato espunzioni ed aggiunte, computandosi in definitiva circa 28 attestazioni (comprese quelle incerte), tutte in greco, relative a quindici donne e a tredici uomini: si tratta di venti iscrizioni siracusane della catacomba comunitaria di S. Giovanni (G1-20)2; una proviene da un ipogeo funerario di Priolo Gargallo, immediatamente a Nord di Siracusa (G21); tre sono state rinvenute nei dintorni di Modica (G22-23, G25) ed un’altra a Santa Croce Camerina (G26=F11); due sono catanesi (G27-28); una, infine, è stata rinvenuta a Malta (G29). L’uso dell’aggettivo “cristiano” è stato messo in relazione con la consolidata tradizione funeraria caratterizzata dalla vieta formula “crhsto.j kai. a;memptoj”, della quale Ferrua ha sottolineato l’appartenenza al mon1

CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185-186, Un’iscrizione (G6-7), in realtà, accomuna due fedeli avmfote,roi crhstiano[i,: cfr. C. MONDÉSERT – J.-P. REY-COQUAIS, IGLS VI, cit., 153-154, n. 2860: avmfote,roi pistoi,. 2

237


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do pagano3. Orbene, l’aggettivo cristiano.j si inserisce in questa formula4 ora sostituendosi al crhsto.j che in qualche modo riecheggia (G13; fig. 66)5, ora variando la posizione e la declinazione dei termini (G1, G2, G12 e forse anche G18)6, fino a scardinare e a sostituire completamente la formula medesima. In un caso (G25) l’aggettivo crhstiano.j-cristiano.j si presenta abbreviato in crhs¿tiano.jÀ sicché si è anche ipotizzato lo scioglimento nel minimale crhs¿to.jÀ 7.

Fig. 66. Iscrizione di Theodoule (G13).

Naturalmente il significato profondo dell’aggettivo risiede nel fatto che il battezzato viene innestato in Cristo: se si viene battezzati nel nome di Cristo, si appartiene a Cristo8 come bene si era espresso Aristide scrivendo che «oi` cristianoi. genealogou/ntai avpo. VIhsou/ Cristou/» (Apol. 2)9. 3

A. FERRUA, Epigrafia sicula pagana e cristiana, cit., 180-184; vd. ora anche K. KORHONEN, Three Cases of Greek/Latin Imbalance in Roman Syracuse, in E.N. OSTENFELD (cur.), Greek Romans and Roman Greeks. Studies in Cultural Interaction, Aarhus 2002, 72-74; M. VINCI, Un nuovo epitaffio in greco della Sicilia di età alto-imperiale e il formulario con gli epiteti crhsto.j kai. a;memptoj, in ZPE 162 (2007) 188-192. Sull’uso di crhsto.j vd. anche M.N. TOD, Laudatory Epithets in Greek Epitaphs, in ABSA 46 (1951) 185-186. 4 Cfr. CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186-187. 5 Sulle relazioni tra Cristo,j, crhsto.j e cristiano,j, vd. A. FERRUA, Christianus sum, in CC 84 (1933) III, 13-20; C. CECCHELLI, Il nome e la «setta» dei cristiani, in RAC 31 (1955) 55-73. La formula cristiano,j Õ h. a;memptoj ricorre in maniera certa in almeno tre iscrizioni siracusane (G2, G12, G13) ed è stata ipotizzata per altre due (G17 e G18) 6 A.E. FELLE, Epigrafia pagana e cristiana in Sicilia, cit., 240, 249. 7 Per l’iscrizione di Narkissos da contrada San Filippo le Colonne presso Modica: cfr. AE 2004, n. 660. 8 G. BARTH, Die Taufe in frühchristlicher Zeit, Neukirchen – Vluyn 1981, trad. it., Il battesimo in epoca protocristiana, Brescia 1987, 95 ss. 9 Sull’origine del termine, vd. A. FERRUA, Christianus sum, in CC 84 (1933) II, 552 ss; III,

238


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“Cristiano” diventa a volte anche nome proprio. Se non nel caso della siracusana crisianh,10 (G8; fig. 67), il cui nome è invece Nassiane11, certamente in quello dell’africana Munatia Cristiana: qui il “cristiana” per “christiana” sembra essere il cognomen che accompagna il gentilizio12.

Fig. 67. Iscrizione di Nassiane (G8). 13-26; sul suo uso vd. anche O. MONTEVECCHI, Nomen christianum, in R. CANTALAMESSA – C.F. PIZZOLATO (curr.), Paradoxos Politeia. Studi patristici in onore di Giuseppe Lazzati, Milano 1979, 485-500; S. XERES, Il nome cristianoi. come espressione dell’autocoscienza di un popolo nuovo, in M. SORDI (cur.), Autocoscienza e rappresentazione dei popoli nell’antichità, Milano 1992, 211-225; G.H.R. HORSLEY (cur.), New Documents Illustrating Early Christianity, vol. 2. A Review of the Greek Inscriptions and Papyri published in 1977, North Ryde 1982, 172-173; J.N. BREMMER, “Christianus sum”. The Early Christian Martyrs and Christ, in G.J.M. BARTELINK – A. HILHORST – C.H. KNEEPKENS (curr.), Eulogia, cit., 11-20. 10 Così V. STRAZZULLA, Osservazioni all'epigrafe di Chrysiane in S. Giovanni di Siracusa e di alcuni rapporti tra la Sicilia e l'Asia anteriore, in RQ 11 (1897) 1-30; crisianh,, al pari di crhsianh. di G28 (Soteris di Catania), sta per cristianh,: vd. L. MELAZZO, Latino e greco in Sicilia, cit., 49-50; cfr. supra 148, e W. TABBERNEE, Montanist Inscriptions and Testimonia, cit., 278-279, 336-337, per un paio di esempi dell’Anatolia. Cfr. la forma “crissi[ani]” in un’iscrizione di Salona: D. NOY – A. PANAYOTOV – H. BLOEDHORN, IJO I, cit., 24-27, Dal3; N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 250-256, n. 69. 11 L’iscrizione su disco marmoreo di Nassiane, in gran parte ricalcata da quella di Eutychiane (G9), è da confrontare con quella – anch’essa metrica – su stele di Ioulitta rinvenuta ad Apamea (L. JALABERT – R. MOUTERDE – C. MONDÉSERT, IGLS IV, cit., 90-91, n. 1366): alla qualifica di fi,landroj di Nassiane corrisponde pari ricordo per Ioulitta (to. fi,landron) e se la siracusana «semnosu,nh|sin [evri,ze#to Phnelopi,h»| , la siriana addirittura «u`pere,scen Phnelo,phn e;rgoisi». 12 L. ENNABLI, Catalogue des inscriptions chrétiennes sur pierre du Musée du Bardo, Tunis 2000, 97-98, n. 55.

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La qualifica di “cristiano” segnalata nei titoli funerari si rendeva in qualche modo necessaria allorché il battesimo soleva riceversi in un momento avanzato della vita, quando non addirittura in punto di morte13. Ma non è detto che l’uso di tale qualifica fosse sempre dovuto a tale necessità, giacché invero tra IV e V secolo fu prevalente la consuetudine di battezzare a tutte le età, benché dopo Agostino si diffuse la pratica del pedobattismo14. Forse tradiscono l’antica pratica del battesimo in fin di vita espressioni quali “morì cristiano/a”, come nei casi di Kapitolia di Siracusa morta a venti anni (G14) e delle due defunte di nome Agathe di Modica (G22-23; figg. 68-69), e viene esplicitato, ad esempio, in un’iscrizione romana, in latino ma redatta con caratteri greci, che recita «Hlia Sabatia bixit ano[j] nobe exibit dh sekou[lw cris]tiana»15. Lo stesso non può dirsi con sicurezza nei casi in cui viene indicata soltanto l’età del defunto.

Fig. 68. Iscrizione di Agathe (G22). 13

A. FERRUA, Il refrigerio dentro la tomba, in CC 92 (1941) II, 377. Cfr. D.F. WRIGHT, At What Ages were People Baptized in the Early Centuries?, in E.A. LIVINGSTONE (cur.), Studia Patristica, XXX. Papers presented at the Twelfth International Conference on Patristic Studies held in Oxford 1995, Leuven 1997, 389-394. 15 H. ZILLIACUS (cur.), Sylloge, cit., 80, n. 94; ICVR I, 3134. Cfr. anche l’espressione evteleu,thsen misto.j nell’epitaffio di Aurelios Demetrios a Solona: N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 1123-1124, n. 748. 14

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Fig. 69. Iscrizione di Agathe (G23).

Fig. 70. Iscrizione di Euskia (G1).

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Fig. 71. Disegno dell’iscrizione di Ioannios (G2).

Fig. 72. Iscrizione di Iulia Fiorentina (GA20=B13).

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Se si considerano i dati biometrici rilevabili dagli epitaffi, emerge il fatto che la dichiarazione di cristianità si trova per defunti di tutte le fasce di età. La si legge nei riguardi di una decenne (la Theodoule di Siracusa in G13; fig. 66); di tre giovanette siracusane intorno ai venti anni (Chrysis in G10, Ailia in G12 e Kapitolia in G14); di quattro defunti tra i 21 e i 35 anni (i siracusani Ioannios, Euskia e Nassiane - rispettivamente, in G1 (fig. 70), G2 (fig. 71), e G8 (fig. 67)- ed il catanese Nyphios ovvero Nyphidios in G27); della catanese Soteris morta cinquantenne (G28); della siracusana Eutychiane morta a 70 anni (G9); del maltese Domestikos morto settantatreenne (G29; fig. 74); di un tal Theodoros, siracusano di 82 anni (G19). Peraltro, gli epitaffi che alludono ad una ricezione recente del battesimo recano la non frequente qualifica di neofw,tistoj16 o specificano l’evento altrimenti, come nel caso della piccola Iulia Florentina «pacana nata… fidelis facta» vissuta poco più di un anno e mezzo (GA20=B13; fig. 72). Alla dichiarazione di cristianità è collegata talvolta l’opportunità di rendere evidente l’acquisito diritto alla sepoltura in un cimitero di cristiani. «In [christi]ana regione situs» recita un’iscrizione funeraria romana di San Lorenzo al Verano17; «[koimh#th,rion creistianw/n kaqolikh/j evkklhsi,aj» si legge in un’altra di Güllüköy in Lidia18 e, in Occidente, in Gallia, Cesario di Arles fa riferimento a sepolture «in cymiterio christianorum»19. Molto probabilmente anche l’etichetta “pistw/n” nei sepolcri della necropoli di Tiro20 rispondeva al medesimo scopo. Tale qualifica, pertanto, dissipa i dubbi circa il diritto ad essere seppellito in un cimitero riservato a cristiani, la cui organizzazione e gestione dipendeva dalla chiesa locale21: ciò giustifica la concentrazione di iscrizioni con “cristiano” nella grande catacomba comunitaria siracusana di San Giovanni. Non dissimilmente anche a Modica i due epitaffi relativi a due defunte che hanno lo stesso nome di Agathe e che sono qualificate come “cristiane” (G22-23; figg. 68-69) sono 16

Vd. infra 252-255. ICVR VII, 18668; cfr. CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186. 18 Per questa iscrizione vd. ora É. REBILLARD, Les formes de l’assistance funéraire dans l’empire romain et leur évolution dans l’antiquité tardive, in AntTard 7 (1999) 278. 19 É. REBILLARD, KOIMHTHRION et COEMETERIUM: tombe, tombe sainte, nécropole, in MEFRA 105 (1993) 1000. 20 J.-P. REY-COQUAIS, Inscriptions grecques et latines, cit., 138-141. 21 Ciò non esclude, naturalmente, la possibilità di sepolture di cristiani miste a quelle di pagani: M.J. JOHNSON, Pagan-Christian Burial Practices of the Fourth Century: Shared Tombs ?, in JECS 5/1 (1997) 37-59; É. REBILLARD, Église et sépulture dans l’antiquite tardive (Occident latin, 3e – 6e siècles), in AnnHSS 1999, 1029-1032. 17

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state rinvenute all’interno di un ipogeo22 che l’evergeta Aithales (H5; fig. 88), al pari di una chiesa fatta costruire ad Hortisiana23, donò alla comunità cristiana del luogo: all’interno della piccola catacomba hanno trovato sepoltura un presbitero che evidentemente presiedeva alla comunità (B9; fig. 19), il neofita/neoilluminato Chrysiphoros (GB3; fig. 81) e le due defunte di nome Agathe (G22-23), le quali, per essere “cristiane”, hanno avuto diritto ad essere accolte in un cimitero, insieme agli altri membri della comunità24. A. Ferrua ha rilevato che a Roma l’epiteto di “cristiano” veniva attribuito a stranieri e che, pertanto, equivaleva a “non romano”25; in modo analogo a Chiusi la qualifica di cristaeanus (sic !) del piccolo Aurelius Melitius si accompagna a quelle di fidelis e peregrinus26: il richiamo dell’appartenenza al mondo cristiano, insomma, giovava in questi casi anche ad assicurare una sepoltura a fedeli che molto probabilmente non facevano parte della comunità del luogo27. Ma non in poca considerazione viene tenuto anche il valore teologico del battesimo, per il quale si riceve il dono della fede28. Ciò viene sottoli-

22 V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica ed il suo territorio nella tarda antichità, cit., 42-44. 23 Vd. infra 290-293. 24 Interessante è il fatto che l’iscrizione di Agathe (G22) si chiude con l’aggettivo eivsbato,j, che probabilmente è stato usato come sinonimo di evmbato,j, da intendersi in relazione ad e;mbasij. Questo termine presenta uno slittamento semantico: esso significa, propriamente, “ingresso” o “vasca da bagno” e, quindi, il sarcofago in forma di vasca; ancora per estensione, si definisce il sepolcro: in questa accezione è utilizzato in quattro iscrizioni funerarie di Catania (cfr. B15=E15) ed in una di Afrodisia in Caria (C. ROUECHÉ, Aphrodisias in Late Antiquity. The Late Roman and Byzantine Inscriptions including Texts from the Excavations at Aphrodisias conducted by K.T. Erim, London 1989, 212-213, n. 168): vd. la discussione in K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 253, con bibliografia precedente; ma per una differente interpretazione vd. B. LIFSHITZ, Une formule juridique méconue, in RB 70 (1963) 258-259, con bibliografia precedente. L’aggettivo eivsbato.j equivalente ad evmbato,j, pertanto, potrebbe qui connotare il sepolcro – e;mbasij – in cui “è possibile introdurre un altro corpo”: si tratterebbe, in tal modo, di un’indicazione lasciata dai gestori del cimitero comunitario, per ricordare che quella tomba poteva accogliere altre deposizioni. 25 A. FERRUA, Questioni di epigrafia eretica, cit., 220. 26 V. CIPOLLONE, Clusium, ICI v, Bari 2003, 28-32, n. 10. 27 CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186, 191. Su un luogo deputato alla sepoltura degli stranieri cfr. il caso di Krhskw,neij xe,noz, per il quale vd. M. GRIESHEIMER, A propos des Note e Giunte alle iscrizioni cristiane antiche della Sicilia, in RAC 67 (1991) 351-352; sugli xenotaphia cfr. É. REBILLARD, Les formes de l’assistance funéraire, cit., 274-275. 28 J. JANSSENS, Vita e morte del cristiano, cit., 20-22.

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neato a volte con l’associare all’aggettivo cristiano.j quello di pisto,j29, come nella celebre iscrizione di Euskia (G1=GA1; fig. 70), che si presta al confronto con le iscrizioni di Kyrilla crhstianh. pisth. a Philippopolis presso Plovdiv30, di Mauros cristiano.j pisto.j in Attica31. Nell’epitaffio di un’altra donna siracusana, Chrysis (G10=GA2), il nesso battesimo-fede è reso con l’aggiungere a crhstianh. la dichiarazione della professione di fede in Cristo (resa con il participio aoristo del verbo pisteu,w) ed un chrismon che funge da compendium scripturae. Altre volte l’aggettivo fidelis o pisto.j si trova anche in alternativa a cristiano,j32. Si trovano pure delle formule quali «crhsth,( phsth. de. kai. a;memptoj» per l’iscrizione di Klodia Attikilla (GA12) e «crhsta. ke. a;memptoj ke. [pi#sth.» in quella di Prigomenia (GA15; fig. 73)33, nelle quali l’aggettivo pisto.j si insinua nel formulario tradizionale «crhsta. kai. a;memptoj»; nell’epitaffio di Sozomene (GA4) l’espressione «pista. kai. a;memptoj» sostituisce secondo una modalità cristiana il formulario comune già tra i pagani.

Fig. 73. Disegno dell’iscrizione di Prigomenia (GA15).

D’altro canto, è stato rilevato34, sulla base di un testo del codice teodosiano del 383 (XVI,7,2), in cui si distingue tra i christiani fideles ed i christiani et catecumeni tantum, che i due aggettivi hanno un significato diffe29

Per il corrispondente latino christianus/a fidelis, vd. CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 184. Cfr. ILCV 310a; 1334-1337. 30 V. BEŠEVLIEV, Spätgriechische und spätlateinische Inschriften, cit., 151-152, n. 220. 31 E. SIRONEN, Late Roman and Early Byzantine Inscriptions, cit., 238-239, n. 198. Così anche Polychronios a Costantinopoli: K. MENTZOU-MEIMARI, `H e;nnoia tou/ evpiqe,tou «pisto.j» sti.j evpitu,mbiej palaiocristianike.j evpigrafe,j, in Byzantina 13 (1985) 1208, n. 8. 32 Cfr. G.H.R. HORSLEY (cur.), New Documents Illustrating Early Christianity, vol. 2, 94. 33 La lettura di questa iscrizione è tuttavia incerta; essa è pagana a parere di FERRUA, NG, 134, n. 502. 34 N. GAUTHIER, RICG I, cit., 362, n. 138, a proposito di tale Ingenua, christiana fidelis di Treviri.

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rente, in quanto christianus indica colui che è ancora catecumeno, mentre fidelis è il cristiano che ha già ricevuto il sacramento del battesimo35. Una notazione va fatta in merito al chrismon, molto frequente nelle iscrizioni siciliane36. Il monogramma che nasce dalla sovrapposizione delle lettere greche X e P potrebbe talora anche sciogliersi come cristiano,j: questo è il caso, infatti, di un’iscrizione di Tessalonica, forse databile al III secolo37, anche se bisogna osservare che in questo caso il compendium scripturae potrebbe essere stato determinato dal fatto che l’iscrizione è stata redatta in maniera criptica durante il periodo di persecuzione.

Fig. 74. Iscrizione di Domestikos (G29). 35

Così anche G. CUSCITO, Sacramento e dogma in due graffiti figurati aquileiesi, in AttiCivMusTrieste 6 (1969-1970) 113-125, ma vd. le obiezioni di D. MAZZOLENI, Riferimenti alla catechesi nelle iscrizioni cristiane del IV secolo, in Atti del XV Convegno di Catechesi patristica. Esegesi e catechesi dei Padri (secc. II-IV) (Roma, 26-28 marzo 1992), Roma 1993, 163-170, quindi in D. MAZZOLENI, Epigrafi del mondo cristiano antico, Roma 2002, 36-37. 36 Sui monogrammi vd. D. MAZZOLENI, Origine e cronologia dei monogrammi: riflessi nelle iscrizioni dei Musei Vaticani, in I. DI STEFANO MANZELLA (cur.), Le iscrizioni dei cristiani in Vaticano, Città del Vaticano 1997, 165-169; su quelli siciliani, in particolare, vd. A. FERRUA, Note di epigrafia cristiana, cit., 35-37. 37 D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétiennes de Macédoine, cit., 115, n. 117, tav. XXIV, con rimandi.

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Soltanto nell’iscrizione del “cristiano” Domestikos (G29; fig. 74) rinvenuta a Rabat (Malta), viene indicata la professione del defunto, quella del medico. Tale professione risulta la più attestata tra i cristiani38: sono noti tre medici di Siracusa – qui è presente anche un veterinario “medico di cavalli” –, un medico molto probabilmente di origine egiziana di Chiaramonte Gulfi ed un quinto di Catania39.

2. “Fedeli” L’attributo di “fedele” viene assegnato ad almeno ventuno defunti (a dieci in latino e a dodici in greco), ma a queste attestazioni occorre aggiungere che il concetto di fedeltà viene espresso anche con le forme participiali del verbo pisteu,w (due volte) e con il sostantivo pi,stij (cinque volte). La concentrazione maggiore si riscontra a Siracusa: qui l’aggettivo in greco ricorre sette volte (GA1, GA3-5, GA11-12) – in un caso esso diventa nome proprio (GA6=B3; fig. 21) –, ed una volta è presente la forma participiale del verbo pisteu,w (GA2=G10); in latino l’aggettivo ricorre sei volte (GA7-9, GA13-14), delle quali una al grado superlativo (GA10). Segue Catania con due attestazioni dell’aggettivo in greco (GA18-19) e tre in latino (GA20-21 e GA23), un participio aoristo del verbo pisteu,w (GA25) e due attestazioni del sostantivo pi,stij (GA22, GA24). Sporadici sono i documenti che provengono da altri luoghi: dai dintorni di Comiso (GA15; fig. 73), da Cozzo Cicirello (Acate) nella valle del Dirillo (GA16) e da Taormina (GA26), tutti in greco, ai quali si aggiunge una malsicura testimonianza in latino da Santa Croce Camerina (GA17). A Lipari l’aggettivo non sembra attestato ma ricorre per ben tre volte la formula evn eivrh,nh| kai. pi,stei (GA27-29; figg. 35, 52 e 75). Il notevole aumento del numero di iscrizioni latine in rapporto a quelle greche, e cioè la più elevata occorrenza del latino fidelis, rispetto al corrispondente christianus che in latino risulta assente rafforza l’ipo38

Vd. ora M. CASSIA, Christian Medicine and Late Antique Surgery: Illness and Healing in the Maltese Islands and Sicily in the 4th -5th century A.D., in A. BONANNO – P. MILITELLO (curr.), Interconnections in Central Mediterranean: the Maltese Island and Sicily in History, Proceeding of the Conference St. Julian’s (2nd-3rd november 2007), Palermo 2008, 53-67. 39 F.P. RIZZO, La menzione del lavoro, cit., 63-64, nn. 21-26.

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tesi che, fra i latinofoni, quest’ultimo fosse stato sostituito appunto dall’aggettivo fidelis.

Fig. 75. Iscrizione di Lipari (GA28).

Una analoga sostituzione può considerarsi quella che si presenta tuttavia pure in alcune iscrizioni greche. La formula che ricorre a Lipari (GA26=F16, GA27, GA29=FA22=DC2: il defunto è detto essersi addormentato “nella fede e nella pace”), è equivalente a quel “pisto.j Æpisth. evn eivrh,nh|”, che è traduzione appunto di “fidelis in pace”, sintagma presente in un epitaffio latino di Siracusa (GA13)40, e peculiare dell’ambito africano41. A Catania la defunta Apra è elogiata come “un albero ben piantato nella fede” (GA22=FA14); e in un altro epitaffio si fa riferimento al fatto che per la fede (pi,stewj ca,rin) il defunto Eutychios ha ottenuto di riposare “ vAbrami,oij evn ko,lpoij” (GA24; fig. 76)42. 40

L. ENNABLI, Les inscriptions funéraires chrètiennes de la basilique dite de Sainte-Monique à Carthage, Rome 1975, 69-70, 88; N. DUVAL, L’épigraphie funéraire chrètienne d’Afrique: traditions et ruptures, constants et diversités, in A. DONATI (cur.), La terza età dell’epigrafia, Colloquio AIEGL – Borghesi 86 (Bologna, ottobre 1986), Faenza 1988, 284288, 296. 41 L. ENNABLI, Les inscriptions funéraires chrétiennes de Carthage, II. La basilique de Mcdifa, Rome 1982, 203-205, n. 266; EAD., Les inscriptions funéraires chrétiennes de Carthage, III, Carthage intra et extra muros, Rome 1991, cit., 116, n. 98. 42 Per l’espressione cfr. supra 207-208.

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Anche l’essere “fedele” – come già si è detto per l’essere “cristiano” – consegue al battesimo43. Ciò è chiaramente espresso nella iscrizione catanese di Iulia Florentina (GA20=B13; fig. 72): per ben due volte si afferma che la piccola, nata pagana, è divenuta fedele (“fidelis facta”), intendendosi con questo che la piccola era stata battezzata poco prima della morte sopraggiunta a Hybla44, e che pertanto poteva venir sepolta nel cimitero comunitario della città di Catania.

Fig. 76. Iscrizione di Eutychios (GA24).

Fig. 77. Iscrizione di Agne (GA18).

Anche nel caso dei “fedeli”, inoltre, valgono le osservazioni desumibili dai dati biometrici indicati dagli epitaffi: invero, l’età media qui si abbassa, ma lo spettro delle età è piuttosto ampio. Esso comprende defunti di 18 mesi (Iulia Florentina di GA20=B13; fig. 72) e di tre anni (Agne di Catania di GA18; fig. 77), e si estende a quelli deceduti a 50 anni (il siracusano Dioskoros in GA4). Fra questi estremi si collocano un ragazzo di Taormina di sette anni di nome Agathon (GA26), il dodicenne Avitianus di Catania (GA21), le siracusane Klodeia Attikilla di 18, Euskia di 25 ed 43

K. MENTZOU-MEIMARI, ~H e;nnoia tou/ evpiqe,tou «pisto,j», cit., 1206, 1214 ss. Vd. anche I. BITTO, Alcune osservazioni sulla iscrizione di Iulia Florentina, cit., 247249. Cfr. l’iscrizione romana ILCV 1343, che propone il caso del piccolo Apronianus di un anno e nove mesi, per il quale la madre vedendolo prossimo alla morte “petivit de aeclesia ut fidelis de seculo recessisset”: vd. J. JANNSENS, Vita e morte del cristiano, cit., 21. 44

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Eutychia di 32 anni (GA11-12 e G1; fig. 70) ed Euphrosyne di 38 anni sepolta a Cozzo Cicirello presso Acate (GA16). E vanno aggiunti i casi del siracusano Ioustos di 65 anni (GA5), e di tre abitanti di Lipari, rispettivamente di 20, 25 e 61 anni (GA 27-29; figg. 35, 52 e 75). In un caso (GA7=C2; fig. 30) l’attributo fidelis di un tale Felix, sepolto nella catacomba siracusana di San Giovanni, appare viziato in “fidelix”. Non si tratta di un caso isolato, giacché altri esempi ripropongono tale cambiamento di consonante: le iscrizioni di Reparatus, di Benenata, di Deusdedit e di altri di cui si sono perduti i nomi a Cartagine45, e quelle di Crescentia e di Marcuana a Tropea46. Forse viene adombrata una croce nella “X” finale e si potrebbe trattare, pertanto, di un compendium scripturae per indicare un “fedele a Cristo” o, forse meglio, “in Cristo”, come nel caso di un’iscrizione romana che reca “pisth. evn Cr$istw/|% $VI%h$sou/%”47. L’epitaffio già ricordato di Chrysis (GA2=G10) risolve con un chrismon seguito da pisteu,sasa per esprimere il fatto che la defunta è divenuta fedele in Cristo o è stata fedele a Cristo48. In merito a questa iscrizione in primo luogo non si può non rilevare il fatto che venga adombrata una citazione biblica applicandosi alla defunta la qualifica di pisteu,sasa, che in Lc 1,45 viene attribuita a Maria da parte della cugina Elisabetta. Qui, con l’inserimento del cristogramma si specifica il contenuto della fede (Cristo) ed il chrismon costituisce un compendium scripturae 49. In modo analogo, per l’iscrizione Donatus milex rinvenuta presso Theveste è stata suggerita una forma compendiata per Donatus mile(s) X(risti)50; ed il caso si ripete in titoli funerari di Mainz, relativo a tal Florent(ius) milix51, e di Vienna (ma da Aquileia ?), relativo a tale Paulus, 45

L. ENNABLI, Les inscriptions funéraires chrétiennes de la basilique dite de Sainte-Monique, cit., 202-203, n. 71; EAD., Les inscriptions funéraires chrétiennes de Carthage, III, cit., 57-59, 67-70, 137-140, nn. 11, 24, 172. 46 M. BUONOCORE, Regio III, cit., 26 e 35, nn. 15 e 24. 47 ICVR I, 437: cfr. J. JANNSENS, Vita e morte del cristiano, cit., 23. 48 Cfr. IGCVO 553; A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 39, 270, sub 352 e nota n. 2, con rimandi. Cfr. l’uso del participio presente o aoristo in iscrizioni di Roma (IGCVO 553; ICVR IV, 10585) e di Salona (N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 11501151, n. 769, 1197, n. 812). 49 C. CARLETTI, Nascita e sviluppo del formulario epigrafico cristiano: prassi e ideologia, in I. DI STEFANO MANZELLA, Le iscrizioni dei cristiani in Vaticano, cit., 153-154. 50 ILCV 2051. Cfr. anche le forme “Vincenti abbatix” in ILCV 1645, “Salomonix” in ILCV 2388, con altri rimandi, “episcopi Vicxoris” in ILCV 2144. 51 CIL XIII, 7207; ILCV 421; W. BOPPERT, Die frühchristlichen Inschriften, cit., 40-42. In un’iscrizione di Wiesbaden riportata dallo stesso Boppert (ibid., 143-145) si dà il caso di

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v(i)r l(audabilis) serbus et milex52. In realtà, la sostituzione di “S” con “X” per esprimere il chrismon nella stessa parola “Cristo” (“in Crixto”) si trova nell’epigrafe di Flavianus a Tarifa presso Gades53. D’altro canto, nell’aggettivo “FidELIX” dell’iscrizione siracusana è incluso il nome del defunto Felix che vi verrebbe in tal modo proposto una seconda volta nel medesimo contesto dell’iscrizione, ma in maniera crittografata. Anche Fidelis e il corrispondente greco Pistos possono divenire nomi propri: è il caso di un presbitero siracusano seppellito a San Giovanni (B3=GA6; fig. 21)54. Altre volte, però, i due aggettivi sono usati nella più comune accezione55: così, in iscrizioni siracusane della catacomba di San Giovanni, Ioustos (GA5) è stato un “economo fedele” (se è corretta l’integrazione) di tal Gelasios, espressione che sembra riecheggiare 1Cor 4,2 («ciò che si richiede agli economi è di essere trovati fedeli»)56 e Lc 12,4257; Marina (GA10) viene qualificata come domna fidelissima, evidentemente al marito, la cui menzione segue immediatamente dopo: questi si chiamerebbe Teodulus secondo la lettura tradizionale o, meglio, Sabinianus secondo la ipotesi di lettura di Ferrua, il quale interpreta Teodule come soprannome della stessa Marina (GA10). Ed anche la catanese Zosime viene elogiata dal marito come sanctissima e fidelis (GA23; fig. 78)58. una sostituzione di s con x (quiexcit in luogo di quiescit) e ciò, come in altri casi, potrebbe essere dovuto ad errore di ortografia. Cfr. anche il nome del sanctus Milix in ILCV 1935b, 2124 ad n. e cfr. ILCV 1968Ba. 52 CIL V, 8280; ILCV 560. 53 J. VIVES, Inscripciones cristianas, cit., 45, n. 142 (ILCV 1551A). 54 Cfr. D. MAZZOLENI, L’epigrafia cristiana da Aquileia nel IV secolo. Note ed osservazioni, in AAAd 22 (1982) 301-325, quindi in D. MAZZOLENI, Epigrafi del mondo cristiano antico, cit., 131. 55 Cfr. J. JANNSENS, Vita e morte del cristiano, cit., 23. 56 Cfr. anche le iscrizioni di Sevdigin che menzione un tal «Euvge,nion e;pita pisto.n dia,konon o;nta»: B. LEVICK – S. MITCHELL – J. POTTER – M. WAELKENS (curr.), MAMA X, Monuments from the Upper Timbris Valley, Cotiaeum, Cadi, Synaus, Ancyra and Tiberiopolis, recorded by C.W.M. Cox – A. Cameron – J. Cullen, London 1993, 15-16, e di Elbeyli in Bitinia che menziona un certo « vItalo.n oivkono,mon pisto.n»: G.H.R. HORSLEY (cur.), New Documents Illustrating Early Christianity, vol. 3. A Review of the Greek Inscriptions and Papyri published in 1979, North Ryde 1983, 39. 57 Vd. anche G.H.R. HORSLEY (cur.), New Documents Illustrating Early Christianity, vol. 4, cit., 160-161. 58 «Sanctissimae coiugi Zosime fideli»: per coiugi in luogo di coniugi cfr. ICVR V 13469 e 13559: vd. P. COLAFRANCESCO, La lingua latina nelle iscrizioni del tardo-impero, in I. DI STEFANO MANZELLA (cur.), Le iscrizioni dei cristiani in Vaticano, cit., 115.

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Fig. 78. Iscrizione di Zosime (GA23).

3. Due “neolluminati” ed un neofita (?) Il sacramento dell’iniziazione cristiana, mediante il quale si diventa fedeli, viene inteso anche come un atto di “illuminazione”59: coloro che sono stati battezzati vengono definiti fwtisqe,ntej (Hb 6,4; 10,32)60. In questo senso si potrebbe intendere anche 2Cor 4,4 in cui Paolo contrappone l’essere “infedeli” (a;pistoi) al «fwtismo.j del vangelo della gloria»61. “Neofw,tistoi” è, pertanto, una maniera per indicare coloro che hanno ricevuto il battesimo di recente. In Sicilia ci sono tre esempi, di cui due dalla necropoli siracusana di Vigna Cassia: uno relativo ad un tale Plakeitos (GB1; fig. 79) ed un altro a tal Theodoulos, originario di Catania (GB2; fig. 80), il cui nome è teoforico e potrebbe tradire una metonoma59

J. YSEBAERT, Greek Baptismal Terminology. Its Origins and Early Development, Nijmegen 1962, 170 ss. 60 M. WINTER, in DENT, II, col. 1860, s.v. fwti,zw. 61 Vd. anche M. WINTER, in DENT, II, coll. 1861-1862, s.v. fwtismo,j. Giustino (I Apologia 61,12-13) spiega: «questo lavacro si chiama illuminazione perché sono illuminati nella mente coloro che imparano queste cose. E nel nome di Gesù Cristo (…) e nel nome dello Spirito Santo (…) l’illuminato riceve il lavacro». Vd. anche J. YSEBAERT, Greek Baptismal Terminology, cit., 173-175.

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sia avvenuta con il battesimo62. Entrambe le iscrizioni sono prive di informazioni supplementari.

Fig. 79. Iscrizione di Plakeitos (GB1).

Fig. 80. Iscrizione di Theodoulos (GB2).

È notevole il fatto che già nei pochi esempi riportati dal Wessel, i dati biometrici rivelano che i “neoilluminati” sono per lo più bambini: due di un anno e qualche mese, uno di sei anni ed una fanciulla dall’età non me62

I. KAJANTO, Onomastic Studies in the early Christian Inscriptions of Rome and Carthage, Helsinki 1963, 119-120; ID., Notes on the Christian Names derived from Qeo,j, in Onomata 10 (1986) 36-40. Sull’argomento vd. Anche G. BINAZZI, Agnomina ex baptismo, cit., 467-475.

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glio specificata63, tutti verosimilmente battezzati in punto di morte64. Non dissimilmente, anche dallo spoglio delle ICVR si evince che coloro i quali hanno ricevuto il battesimo di recente sono prevalentemente bambini65.

Fig. 81. Iscrizione di Chrysiphoros (GB3).

Un’indicazione differente viene da un’iscrizione rinvenuta nella catacomba A di contrada Treppiedi a Modica, qualora si accolga la lettura del terzo rigo che qui viene proposta (GB3; fig. 81): si tratta dell’epitaffio di un tale Chrysiphoros, morto sessantenne il 20 marzo nel giorno di Afrodite66. Il nome è accompagnato da una qualifica che è possibile leggere 63

IGCVO 359, 360, 362, 363. Ma vd. anche il caso, probabilmente di un secondo battesimo di un vescovo anticalcedoniano convertitosi, presentato da V. RUGGIERI, Flavios Telpyllios neofw,tistoj Bishop of Anemurium, in EpigrAnat 31 (1999) 171-174. 65 Così ICVR I, 1886; I, 3978; IV, 10658; IV, 11038; VI, 16875; VII, 19869, VII, 19780a; forse anche VIII, 21540a e IV, 10745a. Oltre a coloro per i quali non viene indicata l’età (I, 1879; I, 2973; IV, 7725; VII, 20713) si registrano un ventisettenne (VII, 19820) e una trentenne (IX, 24609). 66 V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Nuove aggiunte, cit., 30-31. 64

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come new,fw[t#oj, che starebbe per neofw,tistoj: il lapicida, pertanto, commetterebbe degli errori quali lo scambio di o con w (ripetuto: già lo aveva commesso scrivendo Crusifw,roj in luogo di Crusifo,roj) e l’omissione di alcuni caratteri (errore che ripete scrivendo e`xh,kota per e`xh,konta ed evtele,thsen per evteleu,thsen). Ma è anche possibile che la forma new,fwtoj sia stata determinata dalla suggestione di neo,futoj, nel senso di “neoconvertito”67. La conversione di Chrysiphoros sarebbe avvenuta all’età di quasi sessanta anni. Come nel caso dei bambini il riferimento al battesimo viene fatto in quanto il defunto lo aveva ricevuto non molto prima della morte68. Questo termine “neofita”, propriamente significa “piantato di recente”, con riferimento al fatto che mediante il battesimo si è come una pianta innestata in Cristo: l’iscrizione catanese di Apra (GA22=FA14) descrive la defunta come “albero ben piantato nella fede”69, confermando il rimando concettuale alla fede che viene ricevuta nel battesimo. Una sola iscrizione rinvenuta nella catacomba di San Giovanni a Siracusa presenterebbe, secondo la proposta di Orsi, un neofita di otto anni figlio di un tale Paulos, morto nel 399, ma lo stato frammentario dell’epitaffio ha sollecitato Ferrua a proporre una lettura affatto differente (GC1).

4. I “santi” Conseguenza del battesimo è lo stato di santità, cioè la partecipazione all’essere santo di Dio per mezzo dell’opera di Cristo: h`giasme,noi evn Cristw|/ VIhsou/ (1Cor 1,2) sono i fedeli, klhtoi. a[gioi, ovvero santi a causa della chiamata di Dio che santifica la loro vita. Hagioi, santi, pertanto, sono nel complesso tutti quelli che appartengono alla comunità di credenti70. In ambito epigrafico siciliano tale aggettivo ricorre più volte: nella formula della professione trinitaria dell’iscrizione funeraria della liparitana 67

Vd. DENT, col. 478, con riferimento a 1Tim 3,6. P.L. ZOVATTO, Le epigrafi greche e la disciplina battesimale, cit., 90, nota 23; E. FERGUSON, Inscriptions and the Origin of Infant Baptism, in JThS 30 (1979) 34-46. 69 Vd. supra 248. Per il nome cfr. H. SOLIN, Varia onomastica XVI Apra, in ZPE 171 (2009) 274-276. 70 H. BALZ, in DENT I, coll. 41-53: 51-52, s.v. a[gioj. Nel campo dell’epigrafia cristiana sanctus equivale talora a fidelis: C. CARLETTI, Iscrizioni cristiane di Roma, cit., 96, 118-119. 68

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Asella (FA21; fig. 62), in iscrizioni magiche come in un disco di collezione privata con il trisagion (FA20), in un phylakterion di Mazzarino in cui l’aggettivo è attribuito a Dio71 ed in un altro di Palazzolo Acreide con la menzione dei “santi angeli” (a[gioi a;gelu)72. L’attributo è presente in altri titoli funerari, nei quali tende a passare alla sfera degli uomini: in quello della catacomba siracusana di Santa Maria di Gesù che si riferisce ad un bambino di nome Kyriakos si afferma che «eivj evw/na meta. tw/n a`gi,wn auvtou/ to. yuci.n evn ovno,mati VIhsou/ Cristou/»73; nell’epitaffio modicano di un certo Aithales si dice che questi avrebbe costruito «th.n a`gi,an evklhsi,an evn ~Orthsianoi/j» (H5; fig. 88). Un’iscrizione metrica della catacomba di San Giovanni a Siracusa74, d’altro canto, esordisce con la formula: avcra,ntoij kavgnoi/j oppure kavgi,oij, “immacolati e casti (o santi)”, espressione nella quale forse si potrebbe intravedere una qualche ascendenza di sapore donatista. In ambito ebraico si trova l’aggettivo hosios75, come nell’iscrizione siracusana di Nopheios e Nyphe chiusa dalla formula euvlogi,a toi/j o`si,oij w-de76: i defunti sono hosioi, cioè beati, perché sono accolti nel grembo dei patriarchi77. Nel linguaggio cristiano tale qualificazione viene assunta per evidenziare la nuova vita in Cristo78, talvolta corrisponde ad a[gioj79, e di-

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Cfr. anche FA11 da Kaukana (?) in cui si menziona anche Sant’Anania. G. BEVILACQUA, Le epigrafi magiche, cit., 70-71 e 73-74. 73 S.L. AGNELLO, Silloge, 30, 77, n. 44. 74 A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 48-49, n. 2. 75 Cfr. B. LIFSHITZ, in CIJ, I2, 229 (Beth She‘arim), 641 (Roma); D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétiennes de Macedoine, cit., 244, n. 295 (Beroia); G. DAGRON – D. FEISSEL, Inscriptions de Cilicie, cit., 80-81, n. 36 (Tarso); L.V. RUTGERS, Interaction and its Limits, cit., 249. 76 P. ORSI, Nuovi ipogei di sette cristiane e giudaiche ai Cappuccini di Siracusa, in RQ 14 (1900) 194-197; CIJ I, 652; JIWE I, 202-203, n. 152. Per la formula con euvlogi,a (cfr. Pv 10,67) nelle iscrizioni giudaiche vd. L. ROBERT, Epitaphes juives, cit., 394-396; ID., Nouvelles inscriptions de Sardes, I, Paris 1964, 30, n. 1, 40, 44. 77 Cfr. supra 207-208. 78 H. BALZ, in DENT II, coll. 658-661, s.v. o[sioj. L’avverbio o`sei,wj si ritrova nell’epigrafe siracusana della poetessa Euterpe (AGNELLO, Silloge, 46, 98, n. 91): «biw,sasa a`gnw/j kai. o`sei,wj kai. avme,mptwj», per cui cfr. 1Thess 2,10. 79 Vd. H. DELEHAYE, Sanctus. Essai sur le culte des saints dans l’Antiquité, Bruxelles 1927, 72 ss. Cfr. l’epigrafe incisa sul sarcofago del vescovo Klematios ad Atene «o` evn o`si,oij evpiskoph,saj Klhma,tioj», per la quale vd. M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, IV, cit., 324-325, n. 5, fig. 91. 72

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viene poi titolo di rispetto per i vescovi, ai quali è applicato al grado superlativo, nonché per i presbiteri80. Il termine santo (a[gioj), nell’accezione attuale, cioè di persona la cui venerazione è stata sancita con un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa, in realtà non viene mai adoperato nei primi tempi, neppure per coloro ai quali ben presto fu tributato culto locale o universale. Lo si può constatare nelle epigrafi che fanno menzione delle già venerate Lucia ed Agata: quanto alla prima, nella iscrizione delle fedele cristiana Euskia (G1=GA1=GD1; fig. 70), che si dice essere morta nello stesso giorno in cui veniva festeggiata appunto Lucia; quanto alla seconda, in una iscrizione di Catania, in cui Agata viene invocata perché ottenga, con la sua intercessione, pace al bambino Agathon morto a soli undici mesi (GD2; fig. 82); e in un’altra di Ustica, ora perduta, titolo funerario di una certa Loukiphera, morta nel dies natalis di Agata (GD3; fig. 83).

Fig. 82. Iscrizione di Agathon (GD2). 80 Cfr. L. JALABERT – R. MOUTERDE, IGLS, III/2, cit., 531-533, n. 990, da Antiochia /Daphne. A Catania è attestato, in un’iscrizione del 434 relativa alla ristrutturazione delle terme Achilliane, l’aggettivo euvkaqosi,wtoj, riferito ad un certo Liberalis (PLRE II, 676); tale aggettivo fece pensare a S. Mazzarino che costui fosse “forse un vescovo o presbitero di Catania”, ma G. Manganaro ha dimostrato che tale qualificazione è da intendersi come militare “devoto, devotissimo” all’imperatore: la questione è riassunta da K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 154-157, n. 11, con riferimenti bibliografici. Per l’uso dell’aggettivo kaqosiwme,noj nell’epigrafia funeraria cfr. l’epitaffio del vescovo Ignatios di Pharas morto nell’802 (A. ŁAJTAR – A. TWARDECKI, Catalogue des inscriptions grecques, cit., 280 e 285), e un’iscrizione di Kasossos presso Mylasa (W. BLÜMEL, Die Inschriften von Mylasa, II. Inschriften aus der Umgebung der Stadt, Bonn 1988, 127, n. 947).

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Fig. 83. Disegno dell’iscrizione di Loukiphera (GD3).

Il fatto che il giorno di festa di Sant’Agata venga commemorato nella periferica isola di Ustica, la cui occupazione ed importanza strategica nel corso del V secolo è stata messa in connessione con gruppi sfuggiti alle persecuzioni vandaliche contro i cristiani di Sicilia81, è indice certamente del radicamento del culto nell’ambito della diocesi di Palermo; ciò potrebbe autorizzare a datare la querelle sulla patria di origine della martire già nel V/VI secolo82. Occorre osservare che in dette tre iscrizioni, se alle due martiri non si attribuisce l’appellativo a`gi,a, viene però tributato loro il nobile titolo di kuri,a83, che corrisponde a dominus/domina spesso utilizzato come sinonimo di sanctus / sancta84. L’appellativo di Ku,rioj Ækuri,a in età imperiale è segno di rispetto e di deferenza nei riguardi di imperatori e di divinità85. Nella stessa Catania lo 81 R.M. BONACASA CARRA, Nota su alcuni insediamenti rupestri dell’area palermitana, in C.D. FONSECA (cur.), La Sicilia rupestre, cit., 220-226: 222. 82 Sull’argomento si è soffermato a più riprese C. CRIMI, L’encomio «lacerato». A proposito di un apocrifo secentesco su S. Agata, in Synaxis 3 (1985) 387-412: 389-390, note 14 e 15; ID., Neophytos Rhodinòs e la querelle sulla patria di S. Agata. Nota biografica, in Synaxis 4 (1986) 343-350; ID., Ancora sull’encomio «lacerato». Due epistole inedite di Emeric Bigot a Leone Allacci, in Synaxis 5 (1987) 261-275; vd. anche D. MOTTA, Percorsi dell’agiografia, cit., 76-80. Sul culto della santa vd. ora anche A. LONGHITANO, Il culto di S. Agata, in V. PERI (cur.), Agata. La santa di Catania, Gorle 1996, 67-125. 83 Cfr. anche S. AMENTA, Tradizione e culto di Santa Lucia a Siracusa, in Synaxis 21/2 (2003) 151-156. 84 H. DELEHAYE, Sanctus, cit., 61-64. Cfr., ad esempio, il corrispondente latino domina, attribuito alla martire Bassilla: «Domina Bassilla, commandamus tibi Cres|centinus et Micina | filia nostra Crescen[tiam ?] | quae …» (ICVR X, 27060). 85 O anche alla patria: così in un’iscrizione di el-‘Uyûn: R.C. GREGG – D. URMAN, Jews,

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si trova riferito delle divinità pagane come Artemide, Iside o Cerere86, e perfino alla padrona di una locanda (forse postribolo?)87. In ambito cristiano siciliano lo si trova applicato al vescovo di Siracusa Syrakosios che, menzionato in due titoli della catacomba di San Giovanni (A2-3; fig. 1), probabilmente godeva di qualche forma di venerazione. In un’iscrizione catanese l’aggettivo si trova anche attribuito ad un tale Euagrios che fa dono di un sepolcro (fig. 84)88 e, in forma ipocoristica, allo stesso bambino Agathon (ku,rij VAga,qwn) dell’iscrizione nella quale si invoca la kuri,a VAga,qh (GD2; fig. 82).

Fig. 84. Iscrizione che menziona il “signor” Euagrios. Pagan and Christian in the Golan Heights: Greek and Other Inscriptions of the Roman and Byzantine Eras, Atlanta 1996, 19-20, n. 14. 86 G. MANGANARO, Graffiti e iscrizioni funerarie della Sicilia orientale, in Helikon 2 (1962) 491, nota n. 36; ID., La Sicilia da Sesto Pompeo a Diocleziano, in ANRW II,11,1, 8586, con bibliografia precedente. 87 G. MANGANARO, Graffiti e iscrizioni funerarie, cit., 488-490; F.P. RIZZO, La menzione del lavoro nelle epigrafi della Sicilia antica, cit.,104, n. 106. Vd. anche J. ROBERT – L. ROBERT, Bulletin épigraphique, in REG 77 (1964), 255, n. 618: «la kuri,a serait la patronne d’Aspis et Thalliskos, plutôt que la tenencière de la caupona». 88 «~O ku,rio,j mou Euva,grioj evcari,sato, moi to.n to,pon( evmoi. Qeodou,lw|( kai. ki/nte Kwsta,ntij kai. Kekili,a»: IGCVO 852; K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 257, n. 183. Cfr. J.-P. REY-COQUAIS, Inscriptions grecques et latines, cit., 70, n. 121.

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5. Appendice epigrafica G G. “Cristiani” G1=GA1=GD1. Siracusa, MAR 14600. Da San Giovanni. Lastra di marmo. Fig. 70.

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Euvski,a( h` a;mentoj( zh,sa$sa% crhstw/j kai. semnÉw/Ëj e;th pli/o$n% e;latton ke´ \ avneÄ pau,seto th/| e`orth/| th/j kuÄ ri,aj mou Louki,aj eivj h]n ouvk e;stin evnkw,meion eivpei/n\ crhsteianh. pisÄ th. te,lioj ou=sa euvcaÄ ristou/sa tw/| eivdi,w| avnÄ dri. polla.j euvcarisÄ ti,aj A staurogramma w euvome[i,lhtoj#)

r. 11: EUOURI = euvmu,ri (Ferrua) «Euskia, l’irreprensibile, vissuta bene ed in maniera veneranda, più o meno 25 anni, riposò nella festa della mia signora Lucia, nei confronti della quale non è possibile esprimere un encomio (adeguato), cristiana, fedele, perfetta, grata al proprio marito con molte espressioni di gratitudine, affabile…» Bibl.: P. ORSI, Insigne epigrafe del cimitero di S. Giovanni in Siracusa, in RQ 9 (1895) 299308; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 122-131; STRAZZULLA, ME, 137-138, n. 165; B. PACE, ACSA IV, 12-16, fig. 2; AGNELLO, Silloge, 23, 65-66, n. 20, tav. I; P. TESTINI, Archeologia cristiana, Bari 19802, 499-500, fig. 237; M. GUARDUCCI, Epigrafia greca, Roma 1978, IV, 526-528, fig. 164; SEG XXXI, 842; IGCVO 456/458; FERRUA, NG, 34, n. 109; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 4; M. SGARLATA, L’iscrizione di Euskia, in Et lux fuit. Le catacombe e il sarcofago di Adelfia, Siracusa 1998, 52-54; EAD., S. Giovanni a Siracusa, cit., 113-116, fig. 69; S. AMENTA, Tradizione e culto di Santa Lucia, cit., 150-157; C. CIURCINA, Iscrizione di Euskia, in C. CIURCINA (cur.), L’occhio e la luce. Omaggio a Lucia, Siracusa 2004, 48-49, n. 49; P. MAGNANO, I santi siracusani ed i testimoni di vita cristiana del secondo millennio, Siracusa 2004, 125-126, 182; C. AMATO, Nuove scoperte, cit., 99-101, 283, fig. 23; C. CARLETTI, Epigrafia dei cristiani in Occidente, cit., 292-294, n. 193; SEG LIV, 942.

G2. Siracusa, MAR 26537. Da San Giovanni. Lastra. Fig. 71. VEnqa,de ki/te h` maÄ kari,aj mnh,mhj 260


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VIwa,nnioj a;menÄ ptoj crhstiano.j zh,Ä saj kalw/j e;th kb´ p$lei/on% h;$latton%\ teleuta/| pro. g´ kal$andw/n% septembri,w$n%\ evn ivrh,nh|) staurogramma

«Qui giace Ioannios di buona memoria, l’irreprensibile cristiano, vissuto bene più o meno 22 anni; morì 3 giorni prima delle calende di settembre (i.e. il 30 agosto). In pace» Bibl.: P. ORSI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni, in NSc 1907, 760-762, fig. 19, n. 22; O. MARUCCHI, Sicilia. Nuove esplorazioni nelle catacombe di S. Giovanni, cit., 167; AGNELLO, Silloge, 26, 71-72, n. 31; IGCVO 329; FERRUA, NG, 29, n. 84a; M. GRIESHEIMER, Quelques inscriptions chrétiennes, cit., 175, n. 14, fig. 16; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 6.

G3 = F2 (Auxanon) G4. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

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VEnqa,de ki/te QeÄ o,douloj kaÄ lh/j mnh,ÉmhËj crhstiaÄ no,j) chrismon I

«Qui giace Theodoulos di buona memoria, cristiano» Bibl.: P. ORSI, Nuove esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni, in NSc 1907, 766, n. 30; O. MARUCCHI, Sicilia. Nuove esplorazioni nelle catacombe di S. Giovanni, cit., 167; A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 71; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 10.

G5. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra di marmo. [VEnqa] kei/te o` m[aÄ] [ka]rioj crist[iano.j] [Ä Ä Ä ] «Qui giace il beato cristiano…» Bibl.; A. FERRUA, Florilegio d’iscrizioni, cit., 235,3, n. 35; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 15.

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G6-7. Siracusa, MAR 15568 + Antiquarium di San Giovanni. Da San Giovanni. Lastra di cipollino.

3

[Ä Ä Ä )Ä Ä Ä ] [Ä Ä Ä ] kai. N [Ä Ä Ä ] NEW [)) e;zhse]n e;th [Ä Ä Ä to,]Ä poj koino,j evstin chrismon staurogramma chrismon [Ä Ä Ä ] avmfote,roi crhstiano[i.Ä Ä Ä ]

«… visse anni tot (…) il sepolcro è comune (…) entrambi cristiani…» Bibl.: P. ORSI, Gli scavi a S. Giovanni di Siracusa nel 1895, in RQ 10 (1896) 58, n. 91 (360); STRAZZULLA, ME, 204, n. 399; IGCVO sub 185 ad n.; FERRUA, NG, 42, n. 149; M. GRIESHEIMER, Nouvelles inscriptions, cit., 118-120, n. 3, fig. 3; SEG XLVI, 1284.

G8. Siracusa, MAR 14439. Da San Giovanni. Disco di marmo. Fig. 67.

3

6

9

12

chrismon j crisÉtËianh/j semnh/j avgano,Ä fronoj [hvd]e. fila,nÄ drou Nassianh/j tu,mÄ bon eivsora/|j( fi,le( ki,menon [w-de h[]tij semnosu,nh|sin [evrize]to Phnelopi,h| palma chrismon evnqa,de ki/te [Nass]ianh,( zh,sasa [evn Q$e%w/|] kalw/j kai. avme,mÄ ptwj e;th lb´( mh/naj i´)

r. 7: [evei,sa]to Phnelopi,h| (Wessel) «O amico, tu vedi qui posta la tomba di Nassiane, cristiana, veneranda, amabile, amorevole verso lo sposo, la quale in virtù gareggiava con Penelope. Qui giace Nassiane, vissuta in Dio (?) bene e irreprensibilmente, anni 32 e mesi 10» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nella catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 509-510, n. 234; ID., Gli scavi a S. Giovanni, cit., 14-15, n. 282; F. BÜCHELER, De inscriptionibus quibusdam, cit., 639; V. STRAZZULLA, Osservazioni all'epigrafe di Chrysiane in S. Giovanni di Siracusa e di alcuni rapporti tra la Sicilia e l'Asia anteriore, in RQ 11 (1897) 1-

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30; ID., ME 401; H. LECLERCQ, s.v. Syracuse, in DACL XV/2, col. 1852; A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 69-73, n. 12; AGNELLO, Silloge, 50-51, 103, n. 102; O. GARANA, Le catacombe siciliane, cit., 267, fig. 49; IGCVO 1016; FERRUA, NG, 25-26, n. 64; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 8; M. SGARLATA, S. Giovanni a Siracusa, cit., 42-43, fig. 16.

G9. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

6

9

[cristianh/j] [semnh/j avgano,Ä ] [fronoj hvde. fila,n]drou [Euvtucianh/j] to. mnh/ma ivs[ora|/j( fi,l]e( ki,menon au=qe[i h[tij] e;zhse kaÄ lw/j k[ai. avme,mÄ ] ptwj e;th o´ [kai.] mh/nej e´) in un serto Euvtucianh. e palma

«O amico, tu vedi qui posta la tomba di Eutychiane, cristiana, veneranda, amabile ed amorevole verso lo sposo, la quale visse bene e irreprensibilmente, anni 70 e mesi 5. Eutychiane» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nella catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 483, n. 162; IGCVO 829; FERRUA, NG, 20, n. 33.

G10. Siracusa, MAR 158. San Giovanni. Lastra.

3

[C]rusi.j crhsth. crhstianh. chrismon pisteu,sasa e;zhsen e;th ih´ kate,qeto)

«Chrysis, buona, cristiana, che credette in Cristo, visse 18 anni. Fu deposta» Bibl.: A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 71-72; AGNELLO, Silloge, 27, 74, n. 34; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 11.

G11. Siracusa, Antiquarium di San Giovanni 14468. Da San Giovanni. Iscrizione incisa e rubricata su lastra di calcare.

3

VEnqa,de ki/te ~Upomonh. h` maÄ kari,a crhstianh,) 263


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«Qui giace Hypomone, la beata cristiana» Bibl.: A. FERRUA, Nuovi studi nelle catacombe di Siracusa, cit., 71; M. GRIESHEIMER, Quelques inscriptions chrétiennes, cit., 145-147, n. 2, fig. 2; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 5.

G12. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra.

3

[Aiv]li,a a;memÄ [pto]j crhstianh. [e;zh]sen e;th iz´( mh/Ä [naj] b´( h`me,rej ib´ \ [evkoimh,qh] p$ro.% h´ kal$andw/n% febrari,wn)

«Ailia incensurabile, cristiana; visse anni 17, mesi 2, giorni 12; (si addormentò) 8 giorni prima delle calende di febbraio (i.e. il 25 gennaio)» Bibl.; A. FERRUA, Florilegio d’iscrizioni, cit., 234-235, 2, n. 34; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 1.

G13. Siracusa, MAR 70. Da San Giovanni. Lastra di marmo. Fig. 66.

3

6

Palma, foglia Qeodou,lh crhstianh. kai. a;memptoj\ e;zhsen e;th i´ de,ka pr$o.% d´ kal$andw/n% ovkt$obri,wn%)

«Theodoule, cristiana ed irreprensibile, visse anni 10 (dieci); (morì) 4 giorni prima delle calende di ottobre (i.e. il 28 settembre)» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Esplorazioni nelle catacombe di s. Giovanni ed in quelle della vigna Cassia, in NSc 1893, 297, n. 68; STRAZZULLA, ME, 146, n. 191; A. FERRUA, Epigrafia sicula pagana e cristiana, cit., 204-205, n. 78, fig. 38; IGCVO 326; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186, n. 17.

G14. Siracusa, MAR 14482. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

264

VIj tou/to to. a[gion avnayu,xh| pneÄ u/ma( Kapitwli,a( ti.j e;zhsen e;th i;kosi\ evteleu,thsÄ


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en crhstianh,) VAnagnoÉu.Ëj avnacw,ri)

«In questo (luogo) refrigeri il santo spirito, Kapitolia, la quale visse venti anni. Morì cristiana. (Una volta) che hai letto, vattene» Bibl.: Due frammenti sono IG XIV 196 e 199; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 3 (1876) 122, XXIII, 124, XXXI; P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nella catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 514, n. 248; STRAZZULLA, ME, 210, n. 410; A. FERRUA, Il refrigerio dentro la tomba, cit., 71-72; AGNELLO, Silloge, 27, 74, n. 35; IGCVO 238; FERRUA, NG, 26-27, n. 68a; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, nn. 7 e 12; C. CARLETTI, Dies mortis-depositio: un modulo “profano” nell’epigrafia tardoantica, in VetChrist 41 (2004) 39.

G15. Siracusa, MAR. Da San Giovanni. Lastra di marmo pario.

3

VEnqa,de ki/te Ghmhnianh. h` cristianh. tel$euta|% pro. g´ nwn$nw/n% ivouli,wn)

«Qui giace Gemeniane la cristiana; morì tre giorni prima delle none di luglio (i.e. il 5 luglio)» Bibl.: P. ORSI, Nuovi scavi nelle catacombe di S. Giovanni, in NSc 1909, 350; IGCVO 325; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 3.

G16. Siracusa, MAR 97. Da San Giovanni. Lastra.

3

6

VOnhsi,mh kalh/j mnh,mhj crhstiÄ anh.( evnqa,de ki/Ä te teleuth,saÄ sa( procwrh,sasÉaË de. pro.j to.n K$u,rio%n kal$a,ndaij% ivanouari,aij)

«Onesime di buona memoria, cristiana, qui giace, morta, passata al Signore le calende di gennaio» Bibl.: IG XIV, 154; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 3 (1876) 498,v; STRAZZULLA, ME, 111, n. 95; AGNELLO, Silloge, 19, 61, n. 10; IGCVO 798; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 9; C. CARLETTI, Epigrafia dei cristiani in Occidente, cit., 241-242, n. 144.

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G17. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra. [Ä Ä Ä ] a;menpë t[ë oj crist]iano.j staurogramma «… irreprensibile cristiano…» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nella catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 513, n. 247c; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 185, n. 14.

G18. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra. Eu;pl[ouj o` a;memÄ ] pto[j o` cristiano.j ?] «Euplous l’irreprensibile cristiano (?)…» Bibl.: S.L. AGNELLO, Aggiunte e correzioni, cit., 62, n. 23.

G19. Siracusa, MAR 72. Da Santa Maria di Gesù. Lastra.

3

croce evnqa,de ki/te Qeo,dwroj o` crhstiano.j zh,saj e;th pb´( mh/naj h´ ( evp v ivn$dikti,wnoj% id´ pro. z´ ivd$w/n% avprili,wn) palma

r. 2: e;th b´ (Kaibel) «Qui giace Theodoros il cristiano, vissuto anni 82, mesi 8, (morì) nell’indizione XIV, 7 giorni prima delle idi di aprile (i.e. il 7 aprile)» Bibl.: CIG IV, 9527; IG XIV, 123; STRAZZULLA, ME, 98-99, n. 61; A. FERRUA, Note di epigrafia cristiana siracusana, cit., 31, n. 72; IGCVO 328; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186, n. 16.

G20=EA2=FA5 (Kyriake) G21. Priolo Gargallo. Catacomba Manomozza I. Iscrizione graffita e rubricata all’interno di un arcosolio polisomo. VEt[eleu,t]hsen h` k[alh/j] mnh,mhj 266


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Ma[rki,]a crhstiÄ an[h. mhni. mar]ti,ou [Ä Ä Ä ]

«Morì Markia (?) di buona memoria, cristiana, nel mese di marzo…» Bibl.: P. ORSI, Priolo. La catacomba di Manomozza, in NSc 1906, 195, n. 10; J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten, cit., 93; IGCVO 330; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186, n. 20; V.G. RIZZONE, I documenti epigrafici, in T. BOMMARA – V.G. RIZZONE, Contributo alla conoscenza del territorio siracusano, cit., 1656, fig. 10.

G22. Ragusa, MAI 47579. Da Modica, catacomba A di Treppiedi. Lastra di calcare. Fig. 68.

3

6

staurogramma VEteleu,thse[n] VAga,qh crhsÄ tianh. mai,w| mhni. te/j e´ Eivsbato,[j])

«Morì Agathe cristiana nel mese di maggio, il 5. Si può introdurre (un altro corpo)» Bibl.: P. ORSI, Sicilia, in Atti del III Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana (Ravenna, 25-30 settembre 1932), Roma 1934, 151-152, fig. 22, quindi in G. AGNELLO (cur.), in Sicilia bizantina, Tivoli 1942, rist. San Giovanni La Punta 2001, 225-226, tav. XVII; A. FERRUA, Sicilia bizantina, cit., 98-99; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186, n. 22; V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica e il suo territorio nella tarda antichità, cit., 42; S. PATITUCCI – G. UGGERI, Dinamiche insediative in Sicilia, cit., 374, fig. 26c; V.G. RIZZONE, La catacomba A e le iscrizioni, cit., 55-56, n. 5.

G23. Ragusa, MAI 47573. Da Modica, catacomba A di Treppiedi. Lastra di calcare. Fig. 69.

3

VEteleu,thsÄ en vAga,qh crhÄ stianh. mhni. mai,w| avpo. k$a%l$andw/n% id´´ loipo.n iz´ )

«Morì Agathe cristiana nel mese di maggio, il 14 dalle calende, mancando 17 (giorni alla fine del mese)»

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Bibl.: A. FERRUA, Sicilia bizantina, cit., 99; AGNELLO, Silloge, 39, 88, n. 70; A. FERRUA, Il giorno del mese, cit., 70, nota n. 12; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186, n. 23; V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica e il suo territorio nella tarda antichità, cit., 43; V.G. RIZZONE, La catacomba A e le iscrizioni, cit., 56-57, n. 6; ID., Iscrizioni giudaica e cristiane di Rabat, cit., 208, fig. 3.

G24. Vacat. G25. Modica, contrada San Filippo le colonne. Iscrizione incisa sul fronte di un arcosolio bisomo. Na,rkissoj crhs$tiano.j% A chrismon r. 2: crhs$to.j% (AE) «Narkissos cristiano» Bibl.: V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Aggiunte e correzioni a “Carta di distribuzione dei siti tardo-antichi nel territorio di Modica, in AHM 10 (2004) 111-112, fig. 4; IID., Nuovi documenti epigrafici, cit., 57-59, fig. 10; AE 2004, n. 660; SEG LIV, 936.

G26=F11 (Kallitychos) G27. Catania. Museo Civico di Castel Ursino, da Catania. Masso di lava intonacato, con iscrizione rubricata.

6

[croce ?] Nu,f[ioj] [c]ristiano.j [zh,]saj e;th ke´ [t]eleuta/| te/[j] [d]u,w tou/ freb[aÄ ] [ri,ou] evn ivrh,nh|)

r.1:

Nuf[o,dwroj] (Rizza)

3

«Nyphidios cristiano, vissuto anni 25 morì il 2 di febbraio in pace» Bibl.: G. RIZZA, Mosaico pavimentale di una basilica cemeteriale paleocristiana di Catania, in BdA, s. IV, 40 (1955) 2; FERRUA, NG, 107, n. 409; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186, n. 19.

G28. Catania, Museo Civico di Castel Ursino, 718. Da Catania. Lastra di marmo. VEnqa,de ki/te Swthri,j) TeleuÄ 268


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6

ta/| th|/ pro. j´ kal$anÄ% dw/n dekenbri,Ä wÉnË zh,sasa e;th n´ ( crhsÉtËianh,) A staurogramma w

«Qui giace Soteris. Morì sei giorni prima delle calende di dicembre (i.e. il 26 novembre); visse 50 anni, cristiana» Bibl.: CIG IV, 9481; IG XIV, 550; IGCVO 332; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186, n. 18; K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 264-265, n. 197.

G29. Malta, National Museum of Archaeology, da un ipogeo presso l’Oratorio di San Giuseppe annesso alla Chiesa dei Francescani Minori di Rabat. Lastra di marmo. Fig. 74.

3

6

VEnqa,de ki/te DomeÄ stiko.j o` euvlabh.j crhstiano.j k$ai.% ivhtro,j\ e;zhsen e;th og´ avnepau,sato th/| pr$o.% ih´ kal$an%d$w/n% febr$ouari,wn%) due forcipi

r. 2: euvm[aq]h.j (Kaibel); euv[seb]h.j (Kirchhoff; Wessel) r. 4: oj´ (Wessel) «Qui giace Domestikos, pio cristiano e medico; visse 73 anni; riposò 18 giorni prima delle calende di febbraio (i.e. 15 gennaio)» Bibl.: CIG IV, 9451; IG XIV, 604; E. BECKER, Malta sotterranea. Studien zur altchristlichen und jüdischen Sepulkralkunst, Strassburg 1913, 134-137, n. 8; H. LECLERCQ, s.v. Malte, in DACL X/1, coll. 1340-1341; IGCVO 144; M. BUHAGIAR, Late Roman and Byzantine Catacombs, cit., 166-167, 396-397, n. 21; CH. PIETRI, L’usage de «christianos», cit., 186, n. 24; M. BUHAGIAR, The Christianisation of Malta, cit., 38, n. 21; M. CASSIA, Christian Medicine and Late Antique Surgery, cit., 53-57.

GA. Fedeli GA1 = G1 = GD1 (Euskia) Fig. 70. GA2 = G4 (Chrysis) GA3. Siracusa, MAR 5991. Da San Giovanni. Lastra. [Di#o,skoroj pisÄ [to.j# e;zhsen 269


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[e;th# n´ ( mh/nej d´( [h`me,raj ))]\ teleuÄ [ta/| Ä Ä Ä ]

«Dioskoros, fedele, visse anni 50, mesi 4, giorni (…), morì…» Bibl.: A. FERRUA, Florilegio d’iscrizioni, cit., 229,25, 234, n. 32; S.L. AGNELLO, Aggiunte e correzioni, cit., 54, n. 5.

GA4. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

Swzome,nh pista. kai. a;memÄ ptoj evnqa,Ä de ki/tai) chrismon foglia di edera

«Sozomene, fedele e irreprensibile qui giace» Bibl.: S.L. AGNELLO, Christiana–byzantina Siciliae, in NDidask 1949, 33, n. 1; FA 4 (1949) 538, n. 5117.

GA5. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

[VEnqa,de ki/t]e É vIËou/stoj [Ä Ä Ä oivk]ono,moj GelaÄ [si,ou( pist?]o,j( evte,wn e`xÄ [h,kont?]a kai. p[e,nte])

«Qui giace Ioustos (…), economo di Gelasios, fedele (?), di anni sessantacinque» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nella catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 504, n. 224; IGCVO 138.

GA6 = B3 (Pistos) Fig. 21. GA7 = C2 (Felix) Fig. 30. GA8. Siracusa. Da San Giovanni. Lastra. F]edelis Bibl.: S.L. AGNELLO, Iscrizioni cemeteriali inedite di Siracusa, in RAC 36 (1960) 23, n. 7.

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GA9. Siracusa, MAR 14605. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

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[- - - clari]ssimae memoriae vir [- - - corrector (?) pro]vinciarum [- - - f]idelis [- - - ]NTA

«uomo di chiarissima memoria (…) correttore delle province (…) fedele…» Bibl: P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nella catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 494, n. 191; STRAZZULLA, ME, 231-232, n. 28 (445); AGNELLO, Silloge, 42, 92, n. 79.

GA10. Siracusa, San Giovanni. Iscrizione incisa lungo la ghiera di un arcosolio. Domna fidelissima fem(ina) Marina Sab[iniani] patrici. Teodule in pace. De(posita) V kal(endas) mart(ias) Marina sap[ientiae mirae ?] oppure sap(ientis) [viri] patrici Teoduli (Orsi, Agnello) in pace d[ie…] (Agnello) «Marina, donna fedelissima, moglie del patrizio Sabinianus, Teodule in pace. Fu deposta 5 giorni prima delle calende di marzo (i.e. il 25 febbraio)» Bibl.: P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nella catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 489, n. 173; V. STRAZZULLA, Studi di epigrafia siciliana, in ASSic 20 (1895) 444, II; STRAZZULLA, ME, 230, n. 24 (441); ILCV 227; AGNELLO, Silloge, 41, 91, n. 75; A. FERRUA, Recensione a S.L. AGNELLO, cit., 244; FERRUA, NG, 21-22, n. 40; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 586; M. SGARLATA, Epigrafia greca e latina cristiana, cit., Pisa 1999, 489.

GA11. Siracusa. Dal predio Maltese. Lastra di marmo.

3

Euvtuci,a h` pisth. h` quga,Ä thr Trugh,tou h` gunh. Pri,skou h` avpo. ~OrthsianÄ w/n evnqa,de ki/te evtw/n tÄ ria,konta du,wn)

«Eutychia, fedele, figlia di Trygetos, moglie di Priskos, da Hortesiana, qui giace, di anni trentadue»

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Bibl.: S.L. AGNELLO, Interventi di restauro nel cimitero del Predio Maltese a Siracusa, in ASSir 21-22, 1975-1976, 35-36; SEG XXVII, 662.

GA12. Siracusa (190). Da Vigna Cassia. Lastra.

3

6

Klwdei,a VAttiÄ ki,lla crhsth,( phsth. de. kai. a;Ä memptoj e;zhÄ sen e;th ih´ \ kala,nÄ dej mai,a[j h`]me,raj ib´ )

«Klodeia Attikilla, buona, fedele, ed irreprensibile, visse anni 18, (morì) 12 giorni dopo le calende di maggio» Bibl.: S.L. AGNELLO, Lavori di sistemazione nelle catacombe siracusane di Vigna Cassia, in ASSir ns. 2 (1956) 63-64, tav. V,n.

GA13. Siracusa. Lastra.

3

6

9

[A croce] w [Locus Euph]rasie [quae vixit a]nnis [… mens]es XI [et dies X]V; exivit [de hoc saec]ulo NO [- - - ]VS DE [.]R [- - - ]RES fide[lis i]n pace. [A] croce w

«Loculo di Euphrasia, la quale visse anni tot, mesi 11 e giorni 15; uscì da questo mondo … Fedele nella pace» Bibl.: CIL X, 7178; STRAZZULLA, ME, 227, n. 14 (431); FERRUA, NG, 49, n. 186.

GA14. Siracusa, MAR 269. Lastra.

3

Disid[erius fede[lis vix[it - - -

«Desiderius, fedele; visse…» Bibl.: CIL X, 7171; STRAZZULLA, ME, 223, n. 6 (423); ILCV sub 1357.

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GA15. Dove ? Da Comiso, necropoli di contrada Torrevecchia. Lastra di arenaria. Fig. 73.

3

Prigomeni,a crh& s[t]a. ke. a;memptoj ke. [pi]sth.. k[e.] avmi,mhÔ mhÖ toj e;zhsen e;th [Å Å ]

r. 3: crhsth. ke. a;memptoj oppure crhstianh. avmi,mhtoj (Ferrua) «Prigomenia, buona ed irreprensibile e fedele e inimitabile, visse anni…» Bibl.: B. PACE, Contributi camarinesi, Palermo 1921, 42; ID., Camarina, cit., 162-163, n. 16; SEG IV, 33; A. FERRUA, Epigrafia sicula pagana e cristiana, cit., 200-201, n. 73, fig. 36; C. MERCURELLI, Scavi e scoperte nelle catacombe siciliane, cit., 90-91, fig. 46; FERRUA, NG, 134, n. 502; K. MENTZOU-MEIMARI, ~H e;nnoia tou/ evpiqe,tou «pisto.j», cit., 1212, n. 48.

GA16. Dove ?, Da Acate, Cozzo Cicirello. Lastra di calcare.

3

VEnqa,de ki/te Euvfrosu,nh pista,\ avpe,qane evte,wn lh´ )

«Qui giace Euphrosyne fedele; morì a 38 anni» Bibl.: G. UGGERI, Sopravvivenze di grecità, cit., 189-190.

GA17. Ragusa, Museo Archeologico Ibleo. Da Santa Croce Camerina, contrada Pirrera. Iscrizione musiva della basilica. - - - fide?]lis OLD [- - nobi]lis or[dinis eq(uestris) fieri fecit (Gentili) Bibl.: G.V. GENTILI, La basilica bizantina della Pirrera, cit., 46-47, fig. 25; E. VITALE, Alcune osservazioni sui mosaici della basilica della Pirrera (S. Croce Camerina), in R.M. CARRA BONACASA – F. GUIDOBALDI (curr.), Atti del IV Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Palermo, 9-13 dicembre 1996), Ravenna 1997, 219-221.

GA18. Dove ? Da Catania, via Vittorio Emanuele. Lastra di marmo. Fig. 77. Chrismon j VEnqa,de ki/te ~Agnh. pisth. meÄ 273


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3

6

ta. avdelfou/ e`auÄ th/j Dextranou/ [z]h,sasa e;th tri,a [mh/]nej z´ ( h`me,r¿ajÀ q´ )

«Qui giace Agne, fedele, insieme a suo fratello Dextranos, vissuta tre anni, sette mesi, nove giorni» Bibl.: P. ORSI, Catania. Scoperte varie di antichità negli anni 1916 e 1917, in NSc 1918, 6263, n. 4, fig. 9; AGNELLO, Silloge, 35, 83, n. 59; IGCVO 353; FERRUA, NG, 110, n. 417; V.G. RIZZONE, La più antica comunità cristiana di Catania, in Agata santa, cit., 184, fig. 1.

GA19. Dove ? Già Catania, San Nicola.

3

6

[VEnqa,de kata,keintai# [h` makari,a#j mnh,mhj [h` dei/na dia.# kalou/ bi,ou [evlqou/sa k¿ai.À VIo#u/stoj pisto,j\ [hvgora,santo# para. VAleÄ [xa,ndrou\ euv# morei,twn)

«Qui giacciono la tale di beata memoria che trascorse una bella vita, e Ioustos, fedele; acquistarono (la tomba) da Alexandros. Siano felici» Bibl.: CIG IV, 9498; IG XIV, 555; IGCVO 642; FERRUA, NG, 117, n. 447.

GA20 = B13. Parigi, Louvre, Ma 2994. Da Catania (area di villa Rizzari). Lastra di marmo lunense. Fig. 72.

3

6

9

274

Iuliae Florentinae infan[t]i dulcissimae atq(ue) innocentissimae, fideli factae, parens conlocavit quae pridie nonas martias ante lucem pacana nata Zoilo corr(ectore) p(rovinciae), mense octavo decimo et vices[i]ma secunda die completis fidelis facta, hora noctis octava ultimum spiritum agens supervixit horis quattuor ita ut consueta repeteret, ac de[f]uncta Hyble hora die[i] prima septimum kal(endas) octobres. Cuius occasum cum uterq(ue) parens omni momento fleret, p[e]r noctem Maiestatis vox extitit, quae defunctam lamen[t]ari prohi-


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12

beret. Cuius corpus pro foribus martXPorum cua X loculo suo per prosbiterum humatu[m] e[st], IIII non(as) oct(o)br(es).

r. 2: mart(yrorum) XP(istian)orum (Grasso) «A Iulia Florentina, infante dolcissima e innocentissima, divenuta fedele, il padre pose; lei, il giorno prima delle none di marzo prima del far del giorno, nata pagana, mentre Zoilus era correttore della provincia, a 18 mesi e a 22 giorni compiuti divenuta fedele, all’ora ottava della notte rendendo l’ultimo sospiro, sopravvisse quattro ore sì da ripetere gli atti consueti, e morì a Ibla la prima ora del giorno, sette giorni prima delle calende di ottobre (i.e. il 25 settembre). Entrambi i genitori non cessavano di piangere in ogni momento la sua morte, (ma) nella notte si levò la voce della Maestà che proibiva di piangere la defunta. Il suo corpo (si trova) davanti alle porte dei martiri di Cristo, dove, nel proprio loculo – il decimo –, è stato inumato per mezzo del presbitero il 4 delle none di ottobre (i.e. il 4 ottobre)» Bibl.: R. GARRUCCI, Di un epitaffio romano che vedesi ora nel museo del Louvre, in CC 19 (1868) s. 7, IV, 210-221; CIL X, 7112; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 175-176; H. LECLERCQ, s.v. Catane, in DACL II/2 (1925) coll. 2513-2520; ILCV 1549 e sub 2160; B. PACE, in ACSA 4 (1949) 6-7, fig. 1; S. GRASSO, Martyrorum? Intorno all’epigrafe di Iulia Florentina, cit., 151-153; AGNELLO, Silloge, 43-44, 94-95, n. 85; T. PINNA, I sacramenti dell’iniziazione nell’epigrafia cristiana antica, Città del Vaticano 1954, 37; AE 1956, n. 69; G. MANGANARO, Iscrizioni latine e greche di Catania, cit., 10-15, tav. I, fig. 2; A. MERLIN, Revue des publications épigraphiques relatives a l’antiquité romaine, in RA 1959, II, 178, n. 23; AE 1959, 23; O. GARANA, Le catacombe siciliane, cit., 283, fig. 54; G. RIZZA, Un martyrium paleocristiano di Catania, cit., 593-594, fig. 2; A. FERRUA, L’epigrafia cristiana prima di Costantino, in Atti del IX Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (Roma, 21-27 settembre 1975), Città del Vaticano 1978, I, 599, n. 52; I. BITTO, Alcune osservazioni sulla iscrizione di Iulia Florentina, cit., 245-287; R.J.A. WILSON, Sicily under the Roman Empire, cit., 302-303, fig. 260; A. BENOÎT – C. MUNIER, Le Baptême dans l’Eglise ancienne, Bern – Berlin – Francfort s. Main – New York – Paris – Vienne 1994, 256-259, n. 218; J.-M. LASSÈRE, Manuel d’épigraphie romaine, Paris 2005, 555-556; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 174, 364, n. 131; C. CARLETTI, Epigrafia dei cristiani, cit., 294-295, n. 194.

GA21. Dove ? Da Catania. Lastra di marmo.

3

6

Avitianus fidelis hic in pace Xp(ist)i quiescit qui vixit an(nos) XII requievit d(ie) XVI k(a)l(endas) aprili(es) cons(ulatu) Theodosi XV et Fl. Valentiniani IIII. 275


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«Avitianus fedele qui riposa nella pace di Cristo; visse 12 anni; riposò 16 giorni prima delle calende di aprile (i.e. il 17 marzo), sotto il consolato di Teodosio per la XV volta e di Fl. Valentiniano per la IIII»

17.3.435. Bibl.: CIL X, 7113; ILCV 1357; H. LECLERCQ, s.v. Catane, in DACL II/2 (1925) coll. 25132514; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 19, n. 67.

GA22=FA14 (Apra) GA23. Catania, Museo Civico Castel Ursino, 531. Da via Androne. Lastra di marmo. Fig. 76.

3

6

San[c]tissimae coiugi Zosime [fi]del[i] que bixsit ann(is) XXVI et dece[s]sit XI kal(endas) octobris Amantio et Albino cons(ulibus).

«Alla santissima moglie Zosime, fedele, la quale è vissuta 26 anni e morì 11 giorni prima delle calende di ottobre (i.e. il 21 settembre), sotto il consolato di Amanzio e Albino»

21.9.345. Bibl.: G. LIBERTINI, Catania. Scoperte varie, in NSc 1931, 370, n. 1; AE 1932, 72; G. LIBERTINI, Miscellanea epigrafica, in ASSO 27 (1931) 48, n. 2; AE 1933, 29; A. FERRUA, Osservazioni sulle iscrizioni cristiane, cit., 68; AGNELLO, Silloge, 45, n. 88; G. LIBERTINI, Scritti su Catania antica, a cura di G. Rizza, Catania 1981, 97, n. 2, e 112, n. 1; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 4, n. 2; FERRUA, NG, 111, n. 422; K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 246, n. 165.

GA24. Catania, Museo Civico di Castel Ursino, 719. Da Catania. Lastra di marmo. Fig. 76.

3

6

276

Pi,stewj ca,Ä [ri#n VAbrami,Ä [oi#j evn ko,lpoij [l#acw.n Euvtu,ciÄ [oj# evnqa,de ki/te [zh,# saj e;th le´ \ teÄ [leuta/|# th/| pr¿o.À j´ eivdw/¿nÀ


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[Ä Ä Ä #bri,wn) staurogramma «In grazia della fede, avendo ottenuto (di riposare) nel seno di Abramo, qui giace Eutychios, vissuto 35 anni; morì 6 giorni prima delle idi di …» Bibl.: IG XIV, 536; H. LECLERCQ, s.v. Catane, cit., col. 2523; AGNELLO, Silloge, 32 e 79, n. 48; IGCVO 799; FERRUA, NG, 116, n. 441; C. GEBBIA, Presenze giudaiche, cit., 68; K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 258-260, n. 187; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 367, n. 138.

GA25. Dove ? Da Catania, necropoli di via Androne. Lastra di marmo. [Ä Ä Ä # [kata#lei,yaj s[umbi,w|# [kai.# te,knoij lu,[phn# [kai.# pisteu,s[aj evn# [tw/|# Q¿eÀ w/| tw/| P[atri. h`mÄ # [w/n# evnqa,de k[ei/tai# [Ä Ä Ä # «… avendo lasciato dolore alla moglie e ai figli ed avendo creduto in Dio nostro Padre, qui giace » Bibl.: G. LIBERTINI, Miscellanea epigrafica, in ASSO 27 (1931) 43, n. 3; ID., Scritti su Catania antica, a cura di G. Rizza, Catania 1981, 93, n. 3; FERRUA, NG, 106, n. 406.

GA26. Taormina, Museo, 43. Da Taormina. Lastra di bardiglio.

3

6

VEnqa,de ki/te croce VAga,qwn pisto.j zh,saj e;th z´ ( mh/nej z´ \ avnepau,sato u`pat¿i,a|À `Onwri,ou to. h´ ke. Qeodosi,ou to. g´ seÄ b¿astw/nÀ aauvuvgg th/| pro. g´ eivdw/n ovktwbri,wn h`me,ra| selh,nhj) croce

«Qui giace Agathon fedele vissuto anni 7, mesi 7; riposò sotto il consolato degli augusti Onorio per l’VIII volta e di Teodosio per la III, tre giorni prima delle idi di ottobre, nel giorno della luna»

277


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13.10.409 Bibl.: IG XIV, 444; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 12, n. 35; SEG XXXVI, 887; IGCVO 354; FERRUA, NG, 127, n. 483; K.A. WORP, Remarks on Weekdays in Late Antiquity Occurring in Documentary Sources, in Tyche 6 (1991) 222, n. 8.

GA27=F16. Lipari. Fig. 52. GA28. Lipari, collezione privata. Da Lipari. Lastra di marmo. Fig. 75.

3

6

VEkoimh,qh evn hvrh,nÄ hn kai. pi,sti evtw/n ke´ xxv pro. ia´ staurogramma kalandw/n martÄ i,wn meta. th.n u`pati,Ä an Qeodosi,ou to. ig´ staurogramma kai. Balenti¿niÀ anou/ to. g´ ) A Cë Rë Gë E Në D Rë Ië Oë

«Si addormentò nella pace e nella fede a 25 (XXV) anni, 11 giorni prima delle calende di marzo dopo il consolato di Teodosio per la XIII volta e di Valentiniano per la III…».

19.2.431. Bibl.: A. PAGLIARA, Epigraphica Liparensia (2), cit., 135-137; L. BERNABÒ BREA - M. CAVALIER – L. CAMPAGNA, Meligunìs Lipàra, XII, cit., 470, n. 790, tav. CXCII,3; SEG LIII, 1022.

GA29 = DC2= FA22. (Proba) Fig. 35. GB. “Neoilluminati” GB1. Siracusa, MAR 39188. Da Vigna Cassia. Lastrina di marmo. Fig. 79.

3

Pla,keitoj neofw,tisÄ staurogramma toj)

«Plakeitos neoilluminato» Bibl.: P. ORSI, Manipulus epigraphicus christianus memoriae aeternae I.B. De Rossi dicatus. Contributi alla Siracusa sotterranea, in MemPontAccArch 1 (1923) 118, n. 20; SEG IV, 20; S.L. AGNELLO, La catacomba di Vigna Cassia in alcuni appunti inediti dell’Orsi, in ASSir 7 (1961) 123; IGCVO 364; K. MENTZOU-MEIMARI, ~H e;nnoia tou/ evpiqe,tou «pisto,j», cit., 1214, n. 55; F. TIDDIA, Terminologia della luce e del battesimo, cit., 110, n. 12.

278


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GB2. Siracusa. Da Vigna Cassia. Lastra di marmo. Fig. 80.

3

Qeo,douloj KatÄ ane/oj neofw,steisÄ toj)

«Theodoulos il Catanese, neoilluminato» Bibl.: J. FÜHRER, Forschungen zur Sicilia sotterranea, cit., 816; S.L. AGNELLO, Scavi recenti nelle catacombe di Vigna Cassia a Siracusa, in RAC 32 (1956) 18, fig. 3g; SEG XVIII, 397; G. MANGANARO, La Sicilia da Sesto Pompeo a Diocleziano, in ANRW II,11,1, 84; F. TIDDIA, Terminologia della luce e del battesimo, cit., 110, n. 13.

GB3. Ragusa, MAI 47571. Da Modica, catacomba A di Treppiedi. Lastra di calcare. Fig. 81.

3

6

9

{Ote avpoq[n#h,sÄ kei Crusië fw,ro[j# neë w,ë fw[tÉistË#oj e;zhsen e;[t#h e`xh,koÉnËta\ evteÄ leÉu,Ëths[e#n p[ro.# ig´ kal¿andw/nÀ avp[riÄ # li,wn h`më[e,ra|# VAfrodi,ë[t#hj )

«Quando morì Chrysiphoros, neoilluminato (?), era vissuto 60 anni; morì 13 giorni prima delle calende di aprile (i.e. il 20 marzo), nel giorno di Afrodite». Bibl.: P. ORSI, Sicilia, cit., 153, quindi in G. AGNELLO (cur.), in Sicilia bizantina, cit., 226; A. FERRUA, Sicilia bizantina, cit., 99; AGNELLO, Silloge, 39, 88, n. 69; V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica e il suo territorio nella tarda antichità, cit., 42; IID., Nuove aggiunte, cit., 30-31, fig. 14; V.G. RIZZONE, La catacomba A e le iscrizioni, cit., 54-55, n. 3.

GC. Neofita ? GC1. Siracusa, MAR 162 + 176. Da San Giovanni. Lastra di marmo.

3

[Ä Ä Ä #S ui`o.j Pau,lou I[Ä Ä Ä # [Ä Ä Ä z#h,saj e;th ovktw,( m[h/naj )# [Ä Ä Ä # avnepau,sato [u`pati,a|# [Fl¿abi,ouÀ Mal#li,ou Qeodw,[rou tou/ l¿amprota,touÀ # [th/| p¿ro.À kalan#dw/n de,ka [kai. pro. tou/# 279


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6

[mhno.j fa#wfi. te/j se,[pte#)

r. 6: [Ä Ä Ä ne#w,fitej se[mno.j ÌÄ Ä Ä # (Orsi) rr. 5/6: [o[te avpo. kalan#dw/n de,ka [te,s# Õ [serej mhno.j pa#wfi. te,sse[rej#) (Wessel) «Il tale figlio di Paulos (…) vissuto otto anni, tot mesi; riposò sotto il consolato del chiarissimo Fl. Manlio Teodoro il giorno 10 prima delle calende di phaophi, il sette (i.e. il 22 settembre indicato alla maniera latina e secondo il calendario egiziano)»

22.9.399. Bibl.: IG XIV, 160; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 1 (1873), 511,IV; P. ORSI, Siracusa. Nuove esplorazioni nella catacombe di s. Giovanni nel 1894, in NSc 1895, 521, n. 267; STRAZZULLA, ME, 177-178, n. 325; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 9-10, n. 22; A. FERRUA, Il giorno del mese, cit., 71; SEG XXXIII, 742; SEG XXXVI, 867; IGCVO 1069; FERRUA, NG, 46, n. 172.

GD. Santi GD1 = G1 = GA1 (Euskia) Fig. 70. GD2. Catania, Museo Civico di Castel Ursino, 231. Probabilmente da Catania. Lastra di marmo. Fig. 82.

3

6

{Apasa ge/a kai. platoi.j avh.r genÉnËa/| soi( Qa,nate) VExapi,nhj mou to. bre,foj h[rpase[j\ h=# tij avna,nkhÈ eiv ga.r e;ghra( ouvcei, son [h=nÈ # chrismon VEgenhqh o` ku,rij VAga,qwn pr¿o.À ie´ chrismon kalandw/n noenbri,wn h`me,ra| Kro,[nou(# e;zh¿seÀ mh/¿najÀ i´( avpe,qane pr¿o.À i´ kalandw/n septenbri,[wn# h`me,ra| h`li,ou) Kuri,a VAga,qh( eivrh,nh¿nÀ VAga,[qwni#)

r. 8: h`li,ou curia¿kh/|À ) VAgaqh. eivrh,nh avgaqoi/j) (Agnello, Ferrua) «Tutta la terra ed il vasto etere generano per te, o Morte. All’improvviso mi hai strappato il bambino. Che bisogno c’era? Se fosse invecchiato non sarebbe stato (pur sempre) tuo? Nacque il Signore Agathon 15 giorni prima delle calende di novembre nel giorno di Kronos. Visse 11 mesi; morì 10 giorni prima delle calende di settembre nel giorno del Sole. Signora Agata (dona) la pace ad Agathon»

280


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Bibl.: CIG IV, 9475; IG XIV, 525; H. LECLERCQ, Catane, cit., col. 2521; A. FERRUA, Epigrafia sicula pagana e cristiana, cit., 227, sub n. 117; AGNELLO, Silloge, 52, 105, n. 106; D. FEISSEL, Notes d’épigraphie chrétienne (V), cit., 494-497; SEG XXXI, 830; J. ROBERT – L. ROBERT, in Bulletin èpigraphique, in REG 95 (1982) 432, n. 506; IGCVO 1042; K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 251-252, n. 174; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 365, n. 132.

GD3. Dove ? Da Ustica. Lastra. Fig. 83.

3

Loukife,r[a# avÉpe,Ëqanen [th/|# kuri,aj VAÄ ga,qhj)

«Loukiphera morì nel giorno della Signora Agata» Bibl.: IG XIV, 592; A. FERRUA, Epigrafia sicula pagana e cristiana, cit., 237-238, n. 133, fig. 66; BE 1952, 197; F. HALKIN, Inscriptions grecques relatives a l’hagiographie, in ABoll 70 (1952) 135; D. FEISSEL, Notes d’épigraphie chrétienne (V), cit., 497; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 365, n. 133.

281


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“Cristiani” NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

G1=GA1=GD1

Siracusa, SG

Euskia

cristianh.

IV-V

sec.; 25 a

G2

Siracusa, SG

Ioannios

cristiano.j

IV-V

sec.; 22 a

G3 = F2

Siracusa, SG

Auxanon

cristiano.j

IV-V

sec.

G4

Siracusa, SG

Theodoulos

cristiano.j

IV-V

sec.

G5

Siracusa, SG

?

cristiano.j

IV-V

sec.

G6-7

Siracusa, SG

?

avmfote,roi cristianoi.

IV-V

sec.

G8

Siracusa, SG

Nassiane

cristianh.

IV-V

sec.; 32 a

G9

Siracusa, SG

Eutychiane

[cristianh.]

IV-V

sec.; 70 a

G10

Siracusa, SG

Chrysis

cristianh.

IV-V

sec.; 18 a

G11

Siracusa, SG

Hypomone

cristianh.

G12

Siracusa, SG

Ailia

cristianh.

IV-V

sec.; 17 a

G13

Siracusa, SG

Theodoule

cristianh.

IV-V

sec.; 10 a

G14

Siracusa, SG

Kapitolia

cristianh.

IV-V

sec.; 20 a

G15

Siracusa, SG

Geminiane

cristianh.

IV-V

sec.

G16

Siracusa, SG

Onesime

cristianh.

IV-V

sec.

G17

Siracusa, SG

?

cristiano.j

IV-V

sec.

G18

Siracusa, SG

Euplous

cristiano.j ?

IV-V

sec.

G19

Siracusa, SG

Theodoros

cristiano.j

G20=FA5=EA2

Siracusa, SG

Kyriake

crhstianh.

IV-V

G21

Priolo

Mark…

cristianh.

V

G22

Modica

Agathe

cristianh.

IV-V

sec.

G23

Modica

Agathe

cristianh.

IV-V

sec.

G24

vacat

G25

Modica

Narkissos

crhs[tiano.j

V

cristiano.j

IV-V

G26 = F11

S. Croce Cam. Kallitychos

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

IV-V

IV-V

pisth.

sec.

sec.; 82 a sec.

mo,nandroj dou,lh

sec.

sec. sec.

G27

Catania

Nyph[ios]

cristiano.j

IV-V

sec.; 25 a

G28

Catania

Soteris

cristianh.

IV-V

sec.; 50 a

G29

Malta

Domestikos

cristiano.j

IV-V

sec.; 73 a

282

ALTRE NOTE

dou/loj


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Fedeli NUMERO DI

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

GA1 = G1 = = GD1

Siracusa, SG

Euskia

pisth.

GA2 = G10

Siracusa, SG

Chrysis

pisteu,sasa

GA3

Siracusa, SG

Dioskoros

pisto.j

IV-V

secolo

GA4

Siracusa, SG

Sozomene

pista.

IV-V

secolo

GA5

Siracusa, SG

Ioustos

pisto.j

IV-V

secolo

oivkono,moj

GA6 = B3

Siracusa, SG

Pistos

IV-V

secolo

presbu,teroj

GA7 = C2

Siracusa, SG

Felix

fidelix

GA8

Siracusa, SG

?

fedelis

IV-V

secolo

GA9

Siracusa, SG

?

fidelis

IV-V

secolo

GA10

Siracusa, SG

Marina

fidelissima

V

GA11

Siracusa, PM

Eutychia

pisth.

IV-V

sec.; 32 a

GA12

Siracusa, VC

Klodeia Attikilla

pisth.

IV-V

sec.; 18 a

GA13

Siracusa

Euphrasia

fidelis

V

sec.

GA14

Siracusa

Disiderius

fidelis

V

sec.

GA15

Comiso

Prigomenia

pisth.

IV-V

Acate, Euphrosyne Cozzo Cicirello

pista.

SEQUENZA

GA16

INDICAZIONI CRONOLOGICHE sec.; 25 anni

V

IV-V

ALTRE NOTE cristianh.

sec.; 18 a 50 anni

V secolo

IV-V

corr. prov.

secolo

sec.

sec.; 38 a

GA17

S. Croce Cam

?

fide]lis ?

V-VI

sec.

GA18

Catania

Agne

pisth.

V

GA19

Catania

Ioustos

pisto.j

IV-V

GA20 = B13

Catania

Iulia Florentina

fidelis

GA21

Catania

Avitianus

fidelis

GA22 = FA14

Catania

Apra

evn pi,sti evfuteume,non

435

GA23

Catania

Zosime

fidelis

319-345

GA24

Catania

Eutychios

pi,stewj ca,rin

GA25

Catania

?

pisteu,saj

GA26

Taormina

Agathon

pisto.j

sec.; 3 anni sec.; 65 a

IV IV-V

IV-V

sec.;

18 mesi

sec.; 12 a dou,lh Cristou/

sec; 35 a

IV-V

sec.

404-411

283


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Fedeli NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

GA27 = F16

Lipari

?

evn pi,stei kai. eivrh,nh|

409-470

dou/loj qeou/

GA28

Lipari

?

evn eivrh,nh| kai. pi,sti

406-431

GA29 = DC2 = = FA22

Lipari

Proba

evn pi,stei kai. eivrh,nh|

IV-V

sec.; 20 a

dou,lh qeou/ ovssari,a

“Neoilluminati” NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

GB1

Siracusa, VC

Plakeitos

neofw,tistoj

IV-V

sec.

GB2

Siracusa, SL

Theodoulos

neosfw,tistoj

IV-V

sec.

GB3

Modica

Chrysiphoros

new,fwtoj

IV-V

ALTRE NOTE

catanese

sec.; 60 a

Neofita (?) NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

GC1

Siracusa, SG

?

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

391-399

figlio di Paulos

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

Santi NUMERO DI

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

GD1 = G1 = = GA1

Siracusa, SG

Loukia

kuri,a mou

IV-V

GD2

Catania

Agathe

kuri,a

V

sec.

GD3

Da Ustica

Agathe

kuri,a

V

sec.

SEQUENZA

284

sec.


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Fig. 85. Attestazioni epigrafiche di “cristiani”, “fedeli”, “neoilluminati” e santi.

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Capitolo VIII

Altre categorie di cristiani

1. “Tituli” Un gruppo di cinque iscrizioni tramanda l’esistenza di antiche chiese, la cui denominazione viene indicata attraverso il genitivo di un nome di persona. Tre provengono da Siracusa (H1-3), una dall’agro di Noto (H4) e la quinta (H8) da Catania (fig. 95). Due delle siracusane, rinvenute a San Giovanni, menzionano, rispettivamente, un’evklhsi,a Ni,kwnoj ed un’evkk¿lhsi,aÀ Eivrhnai,ou. La prima (H1) ha venduto a tali Dionysios ed Elpis due loculi della catacomba comunitaria di San Giovanni: ciò vuol dire che tale evkklhsi,a, all’interno dell’intera comunità cittadina, era titolare di un determinato numero di sepolcri, che vendeva ai propri membri1. La seconda (H2) è stata graffita sulla fronte del forno di un arcosolio polisomo della catacomba di San Giovanni 1 Iscrizioni con compravendita di tombe sono raccolte da J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altichristlichen Grabstätten, cit., 12-15: qui, 14, nota n. 33, Schultze pensa che Nikon sia il fossore responsabile della vendita; Pietri (PCBE Italie, 1540), invece, suppone che sia un prete, pastore della sua chiesa. Da scartare l’ipotesi di Strazzulla che identifica Nikon con un vescovo martirizzato, insieme a 199 discepoli, sotto Quinziano prefetto di Sicilia a Taormina il 23 marzo 251: «parmi dunque probabile i cristiani Dionisio ed Elpide, per ottener indulgenza dei loro peccati, siano stati deposti vicino l’Ecclesia o memoria del vescovo e martire Nicone…» (V. STRAZZULLA, Di alcuni martiri siracusani, cit., 171). Su questo vescovo Nikon di cui è discutibilissima la pretesa origine siracusana (dal quartiere siracusano di Neapolis o, piuttosto, dalla città di Napoli ?) vd. J.M. SAUGET, Nicone, vescovo e CIC compagni, in BS IX, coll. 985-987, ed ora D. MOTTA, Santi-soldati nelle campagne siciliane: la vicenda di S. Nicone, in Medit Ant 9/1 (2006) 87-103.

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e non è di chiara lettura, ma sembra fare anch’essa riferimento proprio a sepolture degli addetti di un’altra evkk¿lhsi,aÀ , in questo caso quella di Eirenaios. Si tratta di una occorrenza che trova confronto nelle sepolture pertinenti alle diverse chiese che formavano la comunità cristiana di Korykos in Cilicia2. Una terza iscrizione siracusana ed una del territorio di Noto menzionano, rispettivamente, il kuriako.n di Hostorios (H3=B4), ed il kuriako.n di Zosimos (H4), ed in un’iscrizione catanese si fa riferimento al nao.j ~Ilari,wnoj (H8). Il termine kuriako,n, infatti, è sinonimo di evkklhsi,a3, ed in questo senso ricorre sia nella letteratura patristica che nelle iscrizioni; così anche il termine nao,j, di evidente ascendenza classica4. Una tale interpretazione, tuttavia, non è comunemente accolta. L’iscrizione di Noto (H4; fig. 86A-B), in particolare, riferisce di un vigneto del kyriakon di Zosimos (avnpelo/na tou/ kuriakou/ ZÔ zÖ osi,mou): Bevilacqua e Giannobile propongono di tradurre «il vigneto di Ciriaco, figlio di Zosimo»5, Manganaro, d’altro canto, aveva già prima pensato che Zosimos fosse un santo titolare della chiesa6 e tale genere di ipotesi è ripresa dall’editore dell’iscrizione di Catania (H8; fig. 87), che vi riconosce la menzione di un tempio dedicato a Sant’Ilarione7, l’eremita girovago approdato nel 363 a Capo Pachino e rimasto per quasi un anno nell’entroterra a venti miglia dal capo8. Ma c’è da osservare che il culto del santo in Sicilia non è antico quanto l’epigrafe, datata tra la fine del IV ed il V secolo. 2 J. KEIL – A. WILHELM, MAMA III, cit., 212-213, nn. 772-788. Per altri esempi, vd. il caso dei sepolcri appartenenti alla santissima chiesa di Euphemia ad Atene: E. SIRONEN, Late Roman and Early Byzantine Inscriptions, cit., 291, n. 266, e del memorion di una santissima chiesa in un’iscrizione di Edessa: D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétiennes de Macedoine, cit., 35-36, n. 14; cfr. ibid., 134, n. 138, per una tomba collettiva dei santissimi diaconi di una chiesa di Tessalonica; vd. anche il caso di una mnh,mh collettiva di sacerdoti di una «cattolica e apostolica santa chiesa di Cristo» riportata su un’iscrizione del museo di Konya: G. KIOURTZIAN, Enépigraphos plinthos, cit., 380-382, 388. Per esempi di tombe appartenenti a monasteri, vd. J. KEIL – A. WILHELM, MAMA III, cit., 78-79, nn. 101-102, a Diocesarea; M. PIÉRART, Rapports sur les travaux de l’École Française en 1973, Argos. Les inscriptions, in BCH 98 (1974) 779-781, n. 5, ad Argo; M. SARTRE, IGLS XIII, cit., 286, n. 9283, a Bosra; L. JALABERT – R. MOUTERDE, IGLS III/2, cit., 614-615, n. 1130 a Seleucia Pieria; M.H. SAYAR, Die Inschriften von Anazarbos und Umgebung, I, cit., 275, da Anazarbo. 3 Vd. supra B4. 4 G.W.H. LAMPE, Lexicon, cit., 897. 5 G. BEVILACQUA – S. GIANNOBILE, Magia rurale siciliana, cit., 135-146. 6 G. MANGANARO, Nuovo manipolo di documenti «magici», cit., 495-500. 7 K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 261. 8 Su Sant’Ilarione in Sicilia, vd. HIER., Vita Hilarionis 25-26; SOZOM., HE, 5,10,1-2 (F.P.

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Fig. 86. Filatterio di Noto (H4).

Fig. 87. H8. Iscrizione del tempio di Hilarion.

RIZZO, SC, II/2, 272-273; 342-343); V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Documenti paleocristiani e bizantini dal territorio di Modica: una rassegna, in AHM 7 (2001) 113-114, con discussione sulla localizzazione e bibliografia precedente.

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Lo stesso Manganaro, inoltre, ha ritenuto di riconoscere in Zosimos «un laico, senza alcun ruolo sacerdotale, al quale […] competeva l’amministrazione di una chiesa e dei relativi beni fondiarii»9 e la stessa cosa ha supposto per Nikon (H1) e per Aithales di un’iscrizione di Modica, qui di seguito discussa (H5). A differenza di Zosimos, appartenente ad un contesto cronologico e culturale differente, potrebbe ben supporsi che i siracusani Nikon, Eirenaios, Hostorios ed il catanese Hilarion, i cui nomi sono tramandati in epigrafi rinvenute in città, fossero un tempo i proprietari di quelle ecclesiae10 che sono note anche a Roma e ad Alessandria d’Egitto11, che avrebbero conservato il titulus legato ai nomi degli antichi padroni di casa12.

2. Fondatori di edifici sacri ed evergeti Un altro gruppo di iscrizioni menziona alcuni cristiani resisi benemeriti per avere promosso la costruzione di edifici sacri. Un’epigrafe (H5; fig. 88), recuperata in un ipogeo funerario dell’attuale periferia meridionale di Modica (contrada Treppiedi), databile molto probabilmente al 396, è il titolo funerario di un tale Aithales, un facoltoso membro della comunità locale13, il quale aveva fatto costruire (evpoi,hsen) la santa chiesa ad Hortesiana (th.n a`gi,an evklhsi,an evn ~Orthsianoi/j) ed il cimitero (tou/to to. koimhth,rion)14, in cui poi veniva sepolto ed 9

G. MANGANARO, Per la storia della Sicilia bilingue, cit., 41. Cfr. anche AGNELLO, Silloge, 57-58, n. 2; in subordine S.L. Agnello, seguito da Pietri (PCBE Italie, 1540), propone di riconoscere in Nikon il presbitero titolare della chiesa. 11 Sui tituli, vd. N.-M. DENIS – R. BOULET, Titres urbains et communauté dans la Rome chrétienne, in MD 36 (1953) 14-32; P. TESTINI, Archeologia cristiana, cit., 603-605. Per Alessandria d’Egitto vd. A. MARTIN, Les premiers siècles du christianisme à Alexandrie, cit., 211-225. 12 O, dal IV secolo, le persone fisiche titolari, a norma del diritto romano, dei beni immobili della Chiesa, a giudizio di CH. PIETRI, Recherches sur les domus ecclesiae, in Christiana respublica, cit., I, 131. Ma vd. le osservazioni di J. HILLNER, Clerics, property and patronage: the case of the Roman Titular Churches, in AntTard 14 (2006) 59-68; EAD., Families, patronage and the titular churches of Rome, c. 300-c. 600, in K. COOPER – J. HILLNER (curr.), Religion, Dynasty and Patronage in Early Christian Rome, 300-900, Cambridge 2007, 232-237. 13 V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Chiese di epoca bizantina e chiese di rito bizantino a Cava Ispica e nel territorio di Modica, in AHM 9 (2003) 8-10. 14 Il termine koimhth,rion è insolito nell’epigrafia della Sicilia: ricorre, però, nell’epigrafe di Baleria presso Palazzolo Acreide (per essa vd. ora G. MANGANARO, Per una storia della Sicilia bilingue, cit., 42-43, nota n. 34) e in un’iscrizione di Santa Maria della Grotta a 10

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ora è stata rinvenuta l’iscrizione. Il primo edificio — da distinguersi, come appare ovvio, dal cimitero di contrada Treppiedi — andrà cercato ad Hortesiana. Questo prediale rimanda ai dintorni di Siracusa15: tegole e mattoni con il bollo HORT ed HORTES, infatti, sono stati rinvenuti in diverse occasioni a Nord del capoluogo16. Inoltre, si dichiara proveniente appunto da Hortesiana (avpo. `Orthsianw/n) la fedele Eutychia, figlia di Trygetos e moglie di Priskos, morta a 32 anni, e sepolta nel cimitero del predio Maltese a Siracusa (GA11)17. Quanto ad Aithales, per S.L. Agnello egli sarebbe un presbitero18, per Wilson l’architetto cui ricondurre l’ideazione non solo della chiesa di San Focà presso Priolo Gargallo — non lontano dalla quale sono stati rinvenuti i fittili bollati che rimandano ad Hortesiana —, ma anche quella di Malta (IG XIV, 603). Per il formulario «evpoi,hsen to. koimhth,rion tou/to» cfr. l’epigrafe tessalonicese di Phlaouios Kallistos (325-350 ca.): D. FEISSEL, Recueil des inscriptions chrétienens de Macedoine, cit., 117-118, n. 120, tav. XXV. Per l’uso del termine, vd. A. FERRUA, Il cimitero dei nostri morti, in Scritti vari di epigrafia ed antichità cristiane, Bari 1991, 284-296. Vd. anche É. REBILLARD, KOIMHTHRION et COEMETERIUM, cit., e i rilievi mossi da C. CARLETTI, L’arca di Noè: ovvero la Chiesa di callisto e l’uniformità della “morte scritta”, in AntTard 9 (2001) 98, nota n. 4. 15 Vd., contra, A. BRUGNONE, Epigrafia greca, in Kokalos 26-27 (1980-1981) 454. 16 P. ORSI, Scoperte archeologico-epigrafiche nella città e provincia di Siracusa, in NSc 1889, 389-390 (podere Corcoraggi tra Melilli e Villasmundo); U. SPIGO, Ricerche e rinvenimenti a Brucoli (c.da Gisira), Valsavoia (Lentini) e nel territorio di Caltagirone, ad Adrano e Francavilla di Sicilia, in Kokalos 30-31 (1984-1985) 866; R.J.A. WILSON, Sicily under the Roman Empire, cit., 225; R. LANTERI, Insediamenti di età tardo antica nel territorio megarese, in ASSir, s. III, 10 (1996) 21, 27-28; G. GERMANÀ, Priolo romana, in QuadMedit 7 (2000) 66-67. E se si esclude lo spezzettamento dei latifondi [vd. D. VERA, Massa Fundorum. Forme della grande proprietà e poteri della città in Italia fra Costantino e Gregorio Magno, in MEFRA 111 (1999) 1004-1011: «i singoli fondi di una massa, nonché la massa nel suo insieme, sono riferiti sempre ad un unico territorio civico […] mai una massa o sue porzioni appartengono al contado di più città»], occorre, tuttavia, tenere presente che le tegole potevano anche essere esportate lontano dai centri di produzione: le tegole con GALB, ad esempio, sono stati ritrovati in centri distanti fra loro fino a 60 km in linea d'aria: vd. R.J.A. WILSON, Sicily under the Roman Empire, cit., 219, nota 127, 269, il quale conclude che è «hazardous the secure identification of such estates on the ground by means of tile-stamp evidence alone»; vd. anche ID., Brick and Tiles in Roman Sicily, in A. MCWHIRR (cur.), Roman Brick and Tile, Oxford 1979, 26-29, e le considerazioni espresse da G. MANGANARO, La Sicilia da Sesto Pompeo a Diocleziano, in ANRW, II, 11.1, 33-35, il quale, comunque, ipotizza l’esistenza di due vici con lo stesso nome Hortesiana, mentre scioglie la sigla dei mattoni e delle tegole in Hortes(ii), il nome del produttore di laterizi. 17 S.L. AGNELLO, Interventi di restauro nel cimitero del predio Maltese, cit., 35-36; L. CRACCO RUGGINI, La Sicilia tra Roma e Bisanzio, in E. GABBA – G. VALLET (curr.), Storia della Sicilia, III, Napoli 1980, 64, nota n. 40. 18 S.L. AGNELLO, Interventi di restauro nel cimitero del predio Maltese, cit., 35. Per casi di presbiteri-architetti vd. L. JALABERT – R. MOUTERDE, IGLS II, Chalcidique – Antiochène, Paris 1939, 252-253, n. 458, 293, n. 531, con rimandi.

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San Pietro intra moenia a Siracusa19. Coglie verosimilmente nel segno il Manganaro, secondo cui il personaggio dovrebbe essere stato, in quanto proprietario del fondo, committente ed amministratore20 del cimitero di Treppiedi e della chiesa: di entrambi avrebbe fatto dono alle due comunità cristiane di Treppiedi e di Hortesiana.

Fig. 88. Iscrizione di Aithales (H5).

Il dono del cimitero alla comunità ricorda i casi di Faltonia Hilaritas, la quale, a Velletri, ne fece uno analogo ai suoi correligionari («quae hoc coemeterium a solo sua pecunia fecit et huhic religioni donavit»)21 e di Severianus, evergeta nei confronti della Chiesa di Caesarea Iol in Algeria22. 19 R.J.A. WILSON, Sicily under the Roman Empire, cit., 225, 305, il quale ipotizza «that Aithales died when away from home and that his body was not taken back to Hortesiana for burial». Ma occorre considerare che Aithales è pure il committente del cimitero in cui fu sepolto e che, pertanto, la sua casa molto probabilmente si trovava a Treppiedi. 20 G. MANGANARO, Nuovo manipolo di documenti «magici», cit., 500; ID., Per la storia della Sicilia bilingue, cit., 41; vd. anche M. SGARLATA, L'epigrafia greca e latina cristiana, cit., 490-491. 21 V. FIOCCHI NICOLAI, Evergetismo ecclesiastico e laico nelle iscrizioni paleocristiane del Lazio, in Historiam pictura refert, cit., 243-244, fig. 7; ID., Il ruolo dell’evergetismo aristocratico nella costruzione degli edifici di culto cristiani nell’hinterland di Roma, in G.P. BROGIOLO – A. CHAVARRIA ARNAU, Archeologia e società tra Tardo-Antico e Alto Medioevo, 12° Seminario sul Tardo-Antico e l’Alto Medioevo (Padova, 29 settembre – 1 ottobre 2005), Mantova 2005, 118-119. 22 Per le iscrizioni di Faltonia Hilaritas (ILCV 3681A) e di Severianus (CIL VIII, 9585) vd. É, REBILLARD, Religion et sépulture. L’Église, les vivants et les morts dans l’Antiquité tardive, Paris 2003, 43-45.

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Il cimitero di contrada Treppiedi, e in particolare la catacomba A — che sembra formarsi da un originario piccolo ipogeo di diritto privato —, laddove è stato rinvenuto il titolo funerario di Aithales, divenne il luogo di sepoltura dei membri della piccola comunità cristiana del luogo23: in essa, oltre al fondatore — cui era verosimilmente destinata la monumentale sepoltura a baldacchino24 –, erano sepolti un presbitero forse di nome Kalemeros (B9; fig. 19), un neoilluminato di nome Chrysiphoros (GB3; fig. 81), due defunte entrambe con il nome di Agathe (G22-23; figg. 68-69) nel cui epitaffio si fa professione di cristianità, probabile rivendicazione del diritto ad un sepolcro nell’ambito del cimitero comunitario, ed altri, come un certo Zosimos, morto nell’anno 402. Un’altra iscrizione (H6; fig. 89)25 incisa su un blocco, riutilizzato per le strutture murarie di una fattoria settecentesca, e rinvenuta parimenti nel territorio di Modica (contrada Scrofani), documenta la costruzione di un edificio sacro da parte di un tal Cresconius, il quale appunto «sanctum opus Christi edificabit»26.

Fig. 89. Iscrizione di Cresconius (H6). 23

Vd. ora V.G. RIZZONE, La catacomba A e le iscrizioni, cit., 53-54. Cfr. V.G. RIZZONE, Catacombe degli Iblei: un primo approccio sociologico, in A. BONANNO – P. MILITELLO (curr.), Malta in the Hybleans, the Hybleans in Malta/Malta negli Iblei, gli Iblei a Malta. Proceedings International Conference (Catania, 30 September, Sliema, 10 November 2006), Palermo 2008, 204. 25 V.G. RIZZONE, [Tra Sicilia e Africa: il caso di Cresconius costruttore di una chiesa], cit., 246-248; V.G. RIZZONE – M. SGARLATA, Vescovi e committenza ecclesiastica nella Sicilia orientale: architettura e fonti, in XV Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (Toledo, 8-12 settembre 2008), in c.d.s. 26 L’espressione “edificavit opus” ricorre in iscrizioni metriche di Ivrea (CE 777=ILCV 1804=CIL V 6817) e di San Lorenzo a Roma (ICVR, II,1, Roma 1888, 151. 25, vv. 9-10), ma non sono noti finora paralleli per “sanctum opus Christi”. 24

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Questa volta, però, l’edificio potrebbe trovarsi nella stessa zona del rinvenimento epigrafico, giacché proprio di una chiesa nella vicina zona di Scrofani-Cipolluzze aveva visto tracce P. Orsi, dandone però soltanto una fugace notizia, che non permette di avere indicazioni più precise27. Dell’iscrizione meritano di essere sottolineati tre aspetti. Il primo pertiene al nome del “costruttore”, che è testimoniato in alcune aree del Mediterraneo occidentale28 e a Siracusa in particolare29, dove si registrano anche dei corrispondenti in greco (Krhskw,neij30 nella forma ipocoristica maschile e Kriskwni,a in quella femminile31). Ma di tale nome occorre sottolineare soprattutto la caratteristica africana32, che lo affianca ad altre testimonianze onomastiche del medesimo carattere33 — più frequenti nella Sicilia occidentale —, quali quella di Ausanius diacono di Selinunte (C9; fig. 27) e quelle di Kobouldeous di Salemi (B16, H11-12; figg. 2 e 92)34. Il secondo aspetto riguarda la lingua dell’epigrafe, che appare strettamente consonante col nome africano, eccezionale documento in latino in un ambiente profondamente ellenofono35: si è indotti facilmente a pen27

P. ORSI, Modica. Esplorazioni varie sull’altopiano, in NSc 1915, 213. Interessante è notare come nel caso di una delle poche occorrenze esterne all’Africa, sia specificata l’estraneità al contesto siracusano: Krhskw,neij xe,noz (FERRUA, NG, 51, n. 196). 29 FERRUA, NG, 102, n. 393, e forse anche 99, n. 383, iscrizioni entrambe siracusane. Ad un tal Cresconius vir illustris sono indirizzate due lettere di Pelagio I del febbraio 559: PCBE Italie, 504: Cresconius 3. 30 Vd. supra nota n. 28. 31 IG XIV, 177; AGNELLO, Silloge, 20, n. 12, IGCVO 1108, FERRUA, NG, 47, n. 176; P.M. FRASER – E. MATTHEWS, LGPN, IIIA, 258. Sulle varianti del nome, vd. anche J.B. CURBERA, Two Greek Christian inscriptions from Spain, in ZPE 110 (1996) 290-291. 32 I. KAJANTO, Onomastic Studies in the Early Christian inscriptions of Rome and Carthage, in Acta Instituti Romani Finlandiae, II, Helsinki-Helsingfors 1936, 76; ID., The Latin Cognomina, Helsinki 1965, 235 (cristiano: 25 uomini, 4 donne, 6 sesso ignoto; in Africa 31 su un totale di 36). Vd. anche A. MANDOUZE, Statistique réalisée à partir de 2150 notices de la prosopographie de l’Afrique chrétienne (303-533), in H.G. PFLAUM – N. DUVAL (curr.), L’onomastique latine. Colloque International du CNRS (Paris, 13-15 octobre 1975), Paris 1977, 434, il quale registra 40 attestazioni del nome soltanto in Africa; cfr. PCBE Afrique, 500-505. 33 L. CRACCO RUGGINI, Il primo cristianesimo in Sicilia, in V. MESSANA – S. PRICOCO (curr.), Il cristianesimo in Sicilia dalle origini a Gregorio Magno. Atti del Convegno di Studi organizzato dall’Istituto teologico-pastorale “Mons. G. Guttadauro” (Caltanissetta, 28-29 ottobre 1985), Caltanissetta 1987, 99-100; V. SAXER, Relazioni agiografiche tra Sicilia ed Africa, in S. PRICOCO (cur), Storia della Sicilia e tradizione agiografica nella tarda antichità. Atti del Convegno di Studi (Catania, 20-22 maggio 1986), Soveria Mannelli 1988, 30. 34 Vd. infra 298-299. 35 G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 543-546, 563. 28

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sare ad una presenza di profughi dall’Africa vandala, che avrebbero cercato riparo in questo lembo della Sicilia: Vittore di Vita (Historia Persecutionis Africanae Provinciae 2,23) informa che Genserico relegò in Sicilia e in Sardegna i suoi oppositori cattolici36. Di ciò F.P. Rizzo coglie «il risvolto positivo attinente la cristianità isolana, il fatto cioè che Genserico non fu neppure sfiorato dal sospetto che la Chiesa siciliana potesse essere incline a solidarizzare con quegli esuli»37. Il terzo degli aspetti consiste nel fatto che, essendo assente ogni riferimento a membri della gerarchia ecclesiastica o formulario che possa in qualche modo denunziare un intervento da parte del clero, tale testimonianza evidenzia il contributo evergetico di privati nel processo di cristianizzazione dell’entroterra siracusano. Come nel caso di Aithales di Modica, il contributo di Cresconius è da datare prima che le disposizioni canoniche di Papa Gelasio I assegnassero alla sede apostolica il diritto di procedere a simili fondazioni38: nella già citata epistola 14 del 494 indirizzata ai vescovi di Lucania, Bruzio e Sicilia si denunziava che «nobis quoque patefactum est quod absque praecepto sedis apostolicae nonnulli factas ecclesias vel oratoria sacrare praesumant» (decreto XXV)39. A questa disposizione sarebbe seguita, nel 538, la Novella LXVII del codice giustinianeo40 in cui si proibiva la fondazione di oratori senza il consenso del vescovo del luogo41. Risulta, pertanto, inaccettabile la datazione «ad almeno all’VIII secolo […] in rapporto con la fuga dei cristiani dall’Africa dopo la caduta di

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Ora in F.P. RIZZO, SC, II/2, 351. F.P. RIZZO, SC, II/1, 162. 38 Cfr. L. PIETRI, Évergétisme chrétien et fondations privées dans l’Italie de l’antiquité tardive, in J.-M. CARRIÉ – R. LIZZI TESTA (curr.), «Humana Sapit». Études d’antiquité tardive offertes à Lellia Cracco Ruggini, Turnhout 2002, 254 e 258; vd. anche CH. PIETRI, Aristocratie et société cléricale dans l’Italie chrétienne au temps d’Odoacre et de Théodoric, in MEFRA 93 (1981) 431. 39 A. THIEL (cur.), Epistolae Romanorum Pontificum, cit., 375-376 (ep. 14, 25); F.P. RIZZO, SC, II/2, 261. Vd. anche A. CHAVARRIA ARNAU, Splendida sepulcra ut posteri audiant. Aristocrazie, mausolei e chiese funerarie nelle campagne tardoantiche, in G.P. BROGIOLO – A. CHAVARRIA ARNAU, Archeologia e società tra Tardo-Antico e Alto Medioevo, 12° Seminario sul Tardo-Antico e l’Alto Medioevo (Padova, 29 settembre – 1 ottobre 2005), Mantova 2005, 130. 40 R. SCHOELL – G. KROLL (curr.), Corpus Iuris Civilis, III, cit., 344-347. 41 Allo stesso modo, la legislazione giustinianea recepisce il canone IV del concilio di Calcedonia (MANSI, VII, col. 366) in cui si stabiliva che i monaci non potevano costruire né monastero né oratorio contro il volere del vescovo: vd. anche R.M. PARRINELLO, Prima e dopo Giustiniano. Le trasformazioni del monachesimo di Gaza, in ASE 23/1 (2006) 169. 37

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Cartagine»42 proposta per questa iscrizione e per altre due epigrafi rinvenute, rispettivamente, a Scicli43 e a Siracusa44, con le quali quella di Cresconius ha in comune il formulario iniziale “in nomine Domini Ihesu Christi”. La presenza di tale espressione, anzi, in cui è stata giustamente riconosciuta una professione di fede nicena e antiariana45, può confermare un inquadramento al V secolo. C’è ancora una terza iscrizione (H9; fig. 90) relativa ad evergeti: essa si legge su mattoni rinvenuti a più riprese in contrada Nesima, fuori Catania, laddove è stata portata alla luce una basilichetta del VI secolo con i capitelli già ricordati (F14; fig. 56)46, e menziona l’opera (fecit) dell’excellentissimus vir Narsis. Si discute se a costui sia da attribuire la proprietà della fabbrica dei laterizi, ovvero la committenza della chiesa. È stato anche ipotizzato che l’excellentissimus Narsis fosse il noto generale dell’esercito bizantino47, in omaggio al quale si sarebbe apposta tale epigrafe sui laterizi utilizzati per la costruzione della chiesa. Ma non consta che Narsete — al quale tuttavia sono stati recentemente riconosciuti meriti evergetici48 — sia mai giunto in Sicilia49. Non si può, comunque, non prendere atto del fatto che quel vir excellentissimus — dalla qualifica veramente insolita su dei laterizi –, abbia voluto essere ricordato in relazione con la fabbrica della chiesa; e forse proprio egli è da ritenere il soggetto della formula invocatoria scritta in greco sui capitelli della costruzione stessa («Qeoto,ke( boh,qei 42

S. PATITUCCI – G. UGGERI, Dinamiche insediative in Sicilia, cit., 403. I confronti addotti, per quanto concerne il punto di vista paleografico, risultano fuorvianti; l’iscrizione di Scicli, anzi, viene datata ancora più tardi, all’VIII-IX secolo. 43 A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 29, il quale propone una cronologia al VI o VII secolo, datazione confermata sulla base di ragioni paleografiche: V.G. RIZZONE, Iscrizioni tardoantiche dal territorio di Scicli, cit., 285-290. 44 AGNELLO, Silloge, 43, 94, n. 84. 45 A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 155-156, 195 (n. 231), 208 (n. 255), 210-211 (nn. 258 e 260), 213-214 (nn. 266 e 268). 46 G. LIBERTINI, Catania. Basilichetta bizantina nel territorio di Catania, in NSc 1928, 241-253. 47 PLRE III B, 912-928. 48 Un monogramma presente in un mosaico della cattedrale di Pesaro, è stato sciolto in Narses ed attribuito al generale di Giustiniano, da R. FARIOLI CAMPANATI, I mosaici pavimentali della seconda fase della Cattedrale di Pesaro, in Picus 18 (1998) 25-28, fig. 14. 49 F. FERRARA, Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII con la descrizione degli antichi monumenti ancora esistenti e delo stato presente della città, Catania 1829, rist. anast. Sala Bolognese 1974, 397; G. LIBERTINI, Catania nell’età bizantina, in ASSO 28 (1932) 244; B. PACE, ACSA, IV, 109, nota n. 1.

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tw/| sw/| dou,lw|»): il suo nome poteva essere stato inciso in altri elementi architettonici ora perduti.

Fig. 90. Disegno dell’iscrizione di Narsis (H9).

Un ultimo gruppo di iscrizioni menziona le opere realizzate da donatori all’interno di edifici sacri. Una proviene dal lentinese (H7; fig. 91), un’altra si trova a Messina (H10) e ancora altre due appartengono alla basilichetta di Salemi (H11-13; figg. 2 e 92). A queste vanno aggiunti due frammenti architettonici in marmo conservati al Museo Bellomo di Siracusa (H14-15; figg. 93 e 94). Quanto alla prima, essa è stata rinvenuta nella contrada Zitone appunto nei pressi di Lentini. Orsi vi aveva portato alla luce una piccola chiesa, recuperando tra le rovine anche delle tegole di marmo che recano la citata iscrizione che contiene i nomi di Zen[obios ?] e del figlio T[- - -], che avrebbero commissionato un’opera non meglio definita all’interno della chiesa, o la stessa intera chiesa, in seguito ad un voto (u`pe.r euvch/j)50. L’edificio fu datato dallo scopritore al VI-VII secolo. Secondo S.L. Agnello il suo impianto originario risalirebbe alla metà del V secolo, e una seconda fase sarebbe databile alla metà del secolo successivo51. A quest’ul50 Vd. R. HAENSCH, Le financement de la construction des églises pendant l’antiquité tardive et l’évergétisme antique, in Ant Tard 14 (2006) 55. 51 S.L. AGNELLO, Architettura paleocristiana e bizantina della Sicilia, cit., 98-100.

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timo periodo potrebbero datarsi i frammenti di tegole marmoree recanti l’iscrizione dedicatoria: caratteristiche epigrafiche quali l’uso del dittongo ou in legatura sembrano confermarlo52. Anche l’elemento architettonico relativo alla sfaccettatura esterna dell’abside, sebbene lo stesso Agnello l’attribuisca alla prima fase, rivela una tangenza egea più coerentemente inquadrabile nel VI secolo53.

Fig. 91. Disegno dell’iscrizione di Lentini (H7).

Quanto alle due epigrafi di Salemi, esse sono state rinvenute nella basilichetta di contrada San Miceli. Una (H11-12; tavv. 6 e 84) porta i nomi di Kobouldeous (aplografia della traslitterazione in greco per il nome tipicamente africano di Quodvultdeus) e Maxima, che avevano fatto un voto (euvch.n evplh,rwsan) per la salvezza propria e dei figli. Deve presumersi che l’oggetto di questo voto, visto che si tratta di un’epigrafe su mosaico, fosse quello di contribuire al finanziamento del piano pavimentale musivo della seconda fase della basilica. La seconda epigrafe (H13; tav. 6) non ha che un nome, quello di Zosimos54, al quale può attribuirsi un inter52

Tale legatura comincia a diffondersi solo a partire dal tardo V secolo: C. MANGO, Byzantine Epigraphy (4th to 10th centuries), in D. HARLFINGER – G. PRATO (curr.), Paleografia e codicologia greca. Atti del II Colloquio internazionale (Berlino-Wolfenbüttel, 17-21 ottobre 1983), Alessandria 1991, 242. 53 Cfr. V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Chiese di epoca bizantina e chiese di rito bizantino, cit., 13; V.G. RIZZONE, Per un inquadramento, cit., 28-29. 54 Questa iscrizione per L. NOVARA, Salemi, cit., 50, sarebbe un epitaffio, ricopiato dallo strato pavimentale precedente per M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 36, ma non vi sono elementi per poter affermare l’esistenza di una tomba.

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vento evergetico simile al precedente. E qui va richiamata l’iscrizione B16, che ci fa sapere che il medesimo pavimento era stato realizzato sotto la gestione del presbitero Makarios, che se ne era occupato per la salvezza di Kobouldeous55. Il ricordare i propri interventi nella stesura delle superifici mosaicate è una pratica piuttosto diffusa: basti ricordare il caso di Aquileia con la ricca messe di iscrizioni che recano le indicazioni delle singole porzioni pavimentali donate da ciascun benefattore56.

Fig. 92. Iscrizione di Kobouldeous e Maxima (H11-12).

La consuetudine di donare singole parti di un’opera si può riscontrare anche nella scorrettissima iscrizione messinese di Phebronia (H10), la quale, al pari della diaconessa Kelerina di Novae in Bulgaria57, aveva donato (kekirofo,risa, con psilosi per keceirofo,rhka o, più probabilmente, per evceirofo,rhsa) una sola colonna dell’oi=koj in cui si trovava. Con il ter55

J.-P. CAILLET, L’évergétisme monumental chrétien, cit., 36-39. G. CUSCITO, Aspetti sociali della comunità cristiana di Aquileia attraverso le epigrafi votive (secoli IV-VI), in A. TAGLIAFERRI (cur.), Scritti storici in memoria di P.L. Zovatto, Milano 1972, 237-258. 57 J. KOLENDO – V. BOŽILOVA (curr.), Inscriptios grecques et latines de Novae (Mésie Inférieure). Inscriptions grecques par A. Bresson et Th. Drew-Bear sur un manuscrit de V. Velkov (†), Bordeaux 1997, 182, n. 180, tav. 49. Il dono di singole colonne è ben documentato anche in ambito giudaico: cfr. L.I..LEVINE, La sinagoga antica, cit., 356. 56

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mine oikos si può intendere un edificio sacro58, come suggerisce il tono di preghiera dell’intera iscrizione, che si apre con una invocazione di soccorso al Signore e si chiude con un amen. A Paternò, nella parete della sagrestia della Chiesa di Santa Maria in Valle di Giosafat è murata una lapide di età bizantina che menziona l’«ingresso nella casa del Signore» («Qeou/ oi;kou ei;sodoj»)59. Anche nel caso dell’iscrizione di Cozzo Tondo nell’attuale territorio di Modica60, il corrispondente femminile oivki,a viene utilizzato in un contesto di strutture molto probabilmente a carattere monastico. Per quanto concerne i frammenti architettonici rinvenuti a Siracusa, il primo (H14; fig. 93) è pertinente ad un pluteo, è datato al VI-VII secolo, e reca il nome di Anastasios, del quale è impossibile precisare il ruolo: forse un dedicante, il quale avrebbe restaurato o dedicato il pluteo stesso della chiesa (avna[&&& da integrare, ad esempio, in avna[sth,saj oppure avna[kaini,saj ovvero avna[new,saj to.n nao.n tou/ton)))#)61. Ma si è pensato anche alla titolatura ad un Sant’Anastasio62, e a questo proposito occorre tenere presente che vi è menzione di una chiesa di VII secolo dedicata appunto a questo santo (S. Anastasii de Ollis): nell’anno 663, vi sarebbe stato sepolto Giorgio, presunto trentanovesimo vescovo della Cronotassi63. Il secondo frammento architettonico, parte di un architrave in marmo, presenta un’iscrizione in trimetri giambici, per la quale sono state proposte letture frastornanti (H15; fig. 94). Il personaggio menzionato, Zacharias, è stato chiaramente il committente dell’opera, che consiste nella recinzione in marmo di un bema. Per via del nome di origine ebraica e per la menzione del bema64 l’iscrizione è stata dapprima inserita da Frey nel 58

Cfr. G.W.H. LAMPE, Lexicon, cit., 944. P. ORSI, Paternò, in NSc 1903, 441; A. GUILLOU, Recueil des inscriptions grecques médiévales d’Italie, Rome 1996, 227, n. 204; FELLE, BE, 561, A861. 60 Vd. ora V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Aggiunte e correzioni a “Carta di distribuzione dei siti tardoantichi nel territorio di Modica”, in AHM 10 (2004) 99-101, fig. 1, tav. I; IID., Aspetti della cristianizzazione, cit., 1625-1626, 1645; V.G. RIZZONE – G. TERRANOVA, Il paesaggio tardoantico del territorio di Rosolini: schede per una prima mappatura degli insediamenti e dei cimiteri, in F. BUSCEMI – F. TOMASELLO (curr.), Paesaggi archeologici della Sicilia sud-orientale. Il paesaggio di Rosolini, Palermo 2008, 51, fig. 42b. Le due iscrizioni sono inoltre accomunate dallo estremo iotacismo per cui u sostituisce il dittongo oi. 61 Cfr. J. KEIL – A. WILHELM, MAMA III, cit., 99-100, n. 112. 62 Cfr. A. FERRUA, Osservazioni sulle iscrizioni cristiane, cit., 71-72, nota n. 2. 63 R. PIRRO, Sicilia sacra, cit., I, 132. 64 Su tale bema vd. ora L. HABAS, The bema and chancel screen in synagogues and their origin, in L.I. LEVINE – Z. WEISS (curr.), From Doura to Sepphoris: Studies in Jewish Art 59

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suo corpus delle iscrizioni giudaiche databili tra il III ed il VII secolo e quindi da Lifshitz tra quelle che riportano le opere promosse da evergeti in contesti ebraici65. Né vale a suffragare l’ipotesi giudaica il luogo di rinvenimento — «in quel luogo nominato oggidì della giudeca»66, insieme al pluteo di marmo che menziona nome di Anastasios (H14; fig. 95)67 — in quanto si potrebbe trattare di materiale di spoglio pertinenti ad edifici sacri ubicati altrove.

Fig. 93. Frammento di pluteo da Siracusa (H14). and Society in Late Antiquity, Portsmouth 2000, 111 ss.; L.I. LEVINE, La Sinagoga antica, cit., 359-363. 65 B. LIFSHITZ, Donateurs et fondateurs dans les synagogues juives, Paris 1967, 83-84, n. 102; quindi C. GEBBIA, Presenze giudaiche, cit., 17, n. 31 e 61: L.I. LEVINE, La sinagoga antica, cit., 359. 66 Cfr. A. FERRUA, Addenda et corrigenda, cit., 44; M. SGARLATA, La raccolta epigrafica, cit., 129. 67 A. FERRUA, Addenda et corrigenda, cit., 44.

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Fig. 94. Frammento architettonico da Siracusa (H15).

D’altro canto, sia Ferrua che, più recentemente, Solin e poi Noy68, hanno osservato che il nome è molto diffuso anche tra i cristiani e che anche il bema si trova menzionato in iscrizioni sia giudaiche che cristiane: un’epigrafe di Umm er-Rasas in Giordania datata al 756, in particolare, ricorda l’abbellimento del mosaico del bema69. Guillou, da ultimo, ha ripreso l’ipotesi cristiana, ma ha datato l’epigrafe al X secolo e l’ha considerata come un frammento di altare o del santuario di una chiesa, ipotizzando che lo Zacharias menzionato possa essere il padre di Giovanni Battista70.

3. Appendice epigrafica. H. H. Altre categorie di cristiani (“Tituli”, fondatori, evergeti…) H1. Siracusa, MAR 52. Da San Giovanni. Lastra. Dionusi,o[u# Dionu,sioj 3 kai. VElpi.j hvgora,samen to,pouj du,o 6 para. th/j evkklh& si,aj Ni,kwnoj) r. 7: si,aj( Ni,kwnoj (Schultze) 68

A. FERRUA, Osservazioni sulle iscrizioni, cit. 71-72, nota n. 2; H. SOLIN, Juden und Syrer in der römischen Welt, in ANRW II,29,2, 746; JIWE II, 298, n. 220. 69 M. PICCIRILLO, Le iscrizioni di Um er-Rasas–Kastron Mefaa, cit., 180-182; SEG XXXVII, 1552. 70 A. GUILLOU, Recueil des inscriptions grecques, cit., 231-232. Sulla figura di San Zaccaria in relazione all’epigrafia siciliana di età bizantina – ricorre con frequenza, infatti, nelle iscrizioni degli incensieri in bronzo – vd. ora V.G. RIZZONE, Documenti epigrafici paleocristiani e bizantini dal territorio etneo occidentale, cit.; G. DI STEFANO – V.G. RIZZONE, Miscellanea epigrafica iblea, cit.

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«Di Dionysios. (Noi) Dionysios ed Elpis abbiamo comprato due loculi dalla chiesa di Nikon» Bibl.: IG XIV, 96; I. CARINI, Rassegna archeologica, in ASSic 2 (1874) 508,V; STRAZZULLA, ME, 84-86, 37; J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten, cit., 14; AGNELLO, Silloge, 17, 57-58, n. 2; IGCVO 864; PCBE Italie, 1540.

H2. Siracusa, San Giovanni. Iscrizione graffita sulla calce. Toi/j T[))#OMWTII evkk¿lhsi,ajÀ tou/ Eivrhnai,ou) «A quelli (…) della chiesa di Eirenaios» Bibl.: FERRUA, NG, 57, n. 215.

H3 = B4 H4. Noto, Museo Civico, 4. Dalla contrada San Calogero. Lastra di calcare (phylakterion). Fig. 86. croce Pro.j ca,[lazan Mica&# lazo,kou a'n ke. tiqi/j ivj tri/j goni,aj tou/ avnpelo/& noj Qñ eñ o.ñ j Micah.l Gabr& ih.l Ouvrih.l `Rafah.l VIa& w,a stella to[u/ Q¿eoÀ #u/ te,risan auvtou/ TOS[)))s#te,reoum[a# tou/ ouvranou/ [))# KEIMIS o`r& ko,zo to.j nef[el#hla,taj ka& ta. tou/ Q¿eoÀ u/ mi. calazo,kou& pi,site ÉivËj to.n avnpelo/na to& u/ kuriakou/ ZÔ zÖ osi,mou r`u,sÔ sÖ asñ & qe auvtou/ h`me,raj ke. nukt& o.j auvtou/ avpou/ qumou/ u[l& hj auvtou/ croce) C¿ristÀ e. Ô teÖ ni,ka C¿ristÀ e. [b#oh,qh tou/ avnpe& [lo/noj# to[u/# kuria& kou/ croce. 303


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B.

croce Pro.j evnkarpi,a c& ori,on ke. avnpelo/na a;ngeloj tou/ Q¿eoÀ u/ w` Kra& mamila Finah.l Loui.l Amegawq Krefih.l Fato& e.l VAnemouh.l Moukaqa& llouhcanda Eisdrama& l Meshh.l gia,men se,( vIe& sou/ Criste. do.j to.n kar& po.n ti.n ivsfora.n ivj to.n avnpelo/na tou/ kuriako& u/ Zosi,mou( ou[pou ki/te tou. fulak& ti,rion tou/tou Micah.l [Ga&# bria.l Ouvrih.l ~Rafah.l ke. o Muscouton to.n duna& to.n do.j ca,rinñ ivj ti.n su,n& qesin avpou. karpou/ si,& tou ke. u;nou tou/ kuriak& o[u/# avpo. karpou/ si,toÉuË ke. u;nou evle,[ou#( plu,qunon plu,q& unon [))# Ku,¿rieÀ VIesou/ Crist[e,#( ne,( avme,n) croce

A. «Contro la grandine di Michalozokos, se lo poni ai tre angoli del vigneto – dio (?) Michael, Gabriel, Ouriel, Raphael, Iaoa, (stella) di Dio (…) lo proteggi (…) firmamento del cielo, (…) scongiuro i conduttori delle nubi, per Dio, non fate grandinare nel vigneto della chiesa di Zosimos, liberate giorno e notte dall’ira dell’immondo. Cristo, vinci, Cristo, aiuta il vigneto della chiesa». B.

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«Per i frutti, la campagna e il vigneto l’Angelo di Dio, Krauil, Mamil, Phinail, Amegaoth, Krephiel, Phatoel, Anemouel, Moukathal Louechamda Eisdramal, Meseel, ti salutiamo Gesù Cristo, dona il frutto, il tributo, il vigneto della chiesa di Zosimos, dove si trova questo filatterio Michael, Gabriel, Ouriel, Raphael e Myschoutos il potente, concedi la grazia per il raccolto del frutto, del grano e del vino della chiesa, del frutto, del grano, e del vino e dell’olio moltiplica, moltiplica Signore Gesù Cristo. Sì, amen».


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Bibl.: G. MANGANARO, Nuovi documenti «magici», cit., 57-63; J. ROBERT – L. ROBERT, Bulletin épigraphique, in REG 64 (1971) 257, n. 628; G. SANTOCONO RUSSO, Il Museo Archeologico Comunale di Noto, Noto 1985, 13; G. MANGANARO, Nuovo manipolo di documenti «magici», cit., 495-497; SEG XLIV, 775; G. BEVILACQUA – S. GIANNOBILE, “Magia” rurale siciliana, cit., 135-146; D. JORDAN, Cloud-drivers and Damage from Hail, cit., 147-148; SEG L, 1014; G. MANGANARO, Noto greca e romana, cit., 83-85; L. GUZZARDI, Scheda, in N. BUCARIA – M. LUZZATI – A. TARANTINO (curr.), Ebrei e Sicilia, cit., 345-346, n. 22; D. FEISSEL, Bulletin épigraphique, in REG 117 (2004) 720, n. 559; C. CONSANI, Changements et mélanges de code dans le grec des premiers siècles de l’ère vulgaire: le cas de la Sicile, in R. HODOT (cur.), La koiné grecque antique V. Alternances codiques et changements de code, Nancy 2004, 45-63; ID., In margine a due testi greci della Sicilia protobizzantina in Abruzzo, 42-44 (2004-2006) 505-527. A. MASTROCINQUE, Magia agraria, cit., 815-817; G. MANGANARO, Magia “benefica”, cit., 267-273; F. MALTOMINI, Due nuovi testi di magia rurale, in ZPE 164 (2008) 173-174.

H5. Ragusa, Museo Archeologico Ibleo 47574. Da Modica, necropoli di contrada Treppiedi. Lastra di calcare. Fig. 88. A chrismon w j Aivqa,lhj crhs& to.j kai. a;memptoj e;zhse& 3 n e;th oe´ ) Ou_toj evpoi,hsen th.n a`gi,an evklhsi,an evn ~Orth& sianoi/j ke. tou/to to. koi& 6 mhth,rion) VEteleu,thsen mhni. mai,w| th/| u`pati,a| VArkADIW [to d´ # APO KAL¿andw/n ))À [k¿ai.À # ~OnW[ri,w| to. g´)# «Aithales buono ed incensurabile visse 75 anni. Costui fece la santa chiesa ad Hortesiana e questo cimitero. Morì nel mese di maggio, sotto il consolato di Arcadio per la IV volta e di Onorio per la III, il giorno (…) dalle calende»

Maggio 396. Bibl.: P. ORSI, Sicilia, 143, 151, fig. 20, quindi in G. AGNELLO (cur.), in Sicilia bizantina, cit., 222-225, tav. XVII; A. FERRUA, Sicilia bizantina, cit., 98; AGNELLO, Silloge, 47, n. 93; SEG XXVII, 662; A. FERRUA, Le iscrizioni datate, cit., 8-9, n. 18; M. GRIESHEIMER, Quelques inscriptions chrétiennes, cit., 58, nota 21; G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 500; V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica e il suo territorio nella tarda antichità, cit., 43-44; IID., Chiese di epoca bizantina e chiese di rito bizantino, cit., 8-10; S. PATITUCCI – G. UGGERI, Dinamiche insediative in Sicilia, cit., 374, fig. 26 a; V.G. RIZZONE, La catacomba A e le iscrizioni, cit., 52-54, n. 1, fig. 11; V.G. RIZZONE – M. SGARLATA, Vescovi e committenza ecclesiastica nella Sicilia orientale: architettura e fonti, in XV Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (Toledo, 8-12 settembre 2008), in c.d.s.

H6. Modica, contrada Scrofani. Concio di calcare riutilizzato in una fabbrica settecentesca. Fig. 89. In nomine D(omi)ni n(ostri) Ih(es)u Cresconius s(anctum) 305


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3

opus Xr(ist)i edificabit.

«Nel nome del nostro Signore Gesù Cresconius la santa opera di Cristo edificò» Bibl.: V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Aggiunte e correzioni, cit., 104-105, fig. 2; ID., Aspetti della cristianizzazione degli Iblei Sud-orientali, cit., in c.d.s.; G. DI STEFANO, L’ancoraggio di Caucana e il problema dei Vandali, in A. AKERRAZ – P. RUGGERI – A. SIRAJ – C. VISMARA (curr.), L’Africa romana, cit., 1214-1215, fig. 8; S. PATITUCCI – G. UGGERI, Dinamiche insediative in Sicilia, cit., 388, fig. 44b, 400, 403; V.G. RIZZONE, [Tra Sicilia e Africa: il caso di Cresconius costruttore di una chiesa], cit., 246-248; AE 2007, 263-264, n. 677; V.G. RIZZONE – M. SGARLATA, Vescovi e committenza ecclesiastica nella Sicilia orientale, cit.

H7. Siracusa ? Da Lentini, contrada Zitone. Fig. 91. a.

~Upe.]rñ euvch/j Zhn[obi,ou ?

b.

k]e. tou/ auvtou/ ui`ou/ T[&&&]

c.

[&&&] TW [&&&]

«Per il voto di Zenobios (?) e di suo figlio T…» Bibl. : P. ORSI, La chiesa di Zitone presso Lentini, in Sicilia bizantina, a cura di G. Agnello, Tivoli 1942, 69-70, fig. 34.

H8. Catania, Museo Civico di Castello Ursino 281. Da Catania. Lastra di marmo. Fig. 87. [& & &] SEIN M Mñ Zñ + paraki& me,nhn tw/| naw/| `IlarÉi,Ëw& noj) «… che sta accanto al tempio di Hilarion» Bibl.: K. KORHONEN, Le iscrizioni del Museo Civico di Catania, cit., 260-261, n. 189; V.G. RIZZONE, Scheda, in Agata santa, cit., 366, n. 135.

H9. Catania; Napoli, Temple, quindi Londra, British Museum. Mattone. Fig. 90. Vir excellentissimus Narsis fecit. Al centro, staurogramma. «Narsis uomo eccellentissimo fece»

306


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Bibl.: V.M. AMICO STATELLA, Catania illustrata, I, 343; III, 281; F. FERRARA, Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII con la descrizione degli antichi monumenti ancora esistenti e delo stato presente della città, Catania 1829, rist. anast. Sala Bolognese 1974, 397-398, n. 1; O.M. DALTON, Catalogue of Early Christian Antiquities in the British Museum, London 1901, 163, n. 928; CIL X,2, 8045,14; H. LECLERCQ, s.v. Catane, in DACL II/2 (1925) col. 2526, fig. 2197; G. LIBERTINI, Catania. Basilichetta bizantina nel territorio di Catania, in NSc 1928, 251; ID., Catania nell’età bizantina, cit., 244; B. PACE, ACSA IV, 109, n. 1.

H10 = FA20. Messina, Museo Regionale. Tronco di colonna.

3

6

K¿u,riÀ e boh,qi ti.n dou,& lin sou Febroni,aj NTINNENT evn tw/| u;kou tou,tou kolo,& mnan kekirofo,risa avmi,n)

«O Signore, soccorri la tua serva Phebronia (…) in questo tempio ho offerto la colonna. Amen» Bibl.: FERRUA, NG, 144, n. 529.

H11-12. Salemi, basilica di contrada San Miceli. Iscrizione musiva. Figg. 2 e 92.

3

Koboulde,uj [k]ai. Ma& [x]i,ma euvch.n [ev]plh,& [r]wsan u`pe.[r s]w& [t]hri,aÉjË auv[t]w/n ke. [t]e,kn¿wnÀ )

«Kobouldeous (e) Maxima adempirono il voto per la salvezza loro e dei figli» Bibl.: A. SALINAS, Salemi. Antichità cristiane, cit., 342; B. PACE, La basilica di Salemi, cit., coll. 707-708; AGNELLO, Silloge, 38, 87, n. 67; L. NOVARA, Salemi, cit., 50; M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 36; J.-P. CAILLET, L’évergétisme monumental chrétien, cit., 40-41, figg. 23-24; PCBE Italie, 1225; F. MAURICI, La Sicilia occidentale dalla tarda antichità, cit., 177.

H13. Salemi, basilica di contrada San Miceli. Iscrizione musiva. Fig. 2. Zw,simoj) «Zosimos» Bibl.: A. SALINAS, Antichità cristiane, cit., 340; V. STRAZZULLA, Dei recenti scavi, cit., 169; B. PACE, La basilica di Salemi, cit., col. 710; L. NOVARA, Salemi, cit., 50; M. BILOTTA, Le epigrafi musive, cit., 36; IGCVO 508a; J.-P. CAILLET, L’évergétisme monumental chrétien, cit., 40-41, figg. 23-24; PCBE Italie, 2379.

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H14. Siracusa, Museo Bellomo 11036. Da Siracusa. Pluteo di marmo. Fig. 93. [& & &VA]nasta,sioj avna[kaini,saj o &new,saj o &sth,saj & & &] «Anastasios avendo rifatto (o dedicato)…» Bibl.: G. AGNELLO, Le arti figurative della Sicilia bizantina, Palermo 1962, 31; A. GUILLOU, Recueil des inscriptions, cit., 229, n. 207, tav. 190.

H15. Siracusa, Museo Bellomo. Da Siracusa. Architrave di marmo. Fig. 94. ~Wj a'n to. bh/ma septo.n [h=]( Zacari,aj ke,kleike tou/to marma,roij euvsunqe,toij) r.1:

w`sa.n to. bh/ma septo,n( e`i.n (Guillou)

«Così possa essere degno di rispetto il bema. Zacharias lo ha recintato con marmi ben composti» Bibl.: CIG IV, 9895; CIJ, 469, n. 653; A. FERRUA, Osservazioni sulle iscrizioni cristiane, cit., 71-72, nota n. 2; ID., Addenda et corrigenda, cit., 44-45; B. LIFSHITZ, Donateurs et fondateurs, cit., 83-84, n. 102 (n.v.); JIWE I, 298, n. 220; M. SGARLATA, La raccolta epigrafica, cit., 129, n. 15; C. GEBBIA, Presenze giudaiche, cit., 17, n. 31 e 61; A. GUILLOU, Recueil des inscriptions, cit., 231-232, n. 211, tav. 196.

Altre categorie di cristiani NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

H1

Siracusa, SG

Nikon

evkklhsi,a Ni,kwnoj

IV-V

sec.

H2

Siracusa, SG

Eirenaios

evkk[lhsi,a] Eivrhnai,ou

IV-V

sec.

H3=B4

Siracusa, SG

Hostorios

kuriako.n ~Ost[wri,ou

IV-V

sec.

H4

Noto

Zosimos

kuriako.n Zwsi,mou

V-VI

sec.

H5

Modica

Aithales

evklhsi,an evpoi,hsen

H6

Modica

Cresconius

opus Xp(ist)i edificabit

308

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

396 V

sec.

ALTRE NOTE

evn ~Orthsianoi/j


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Altre categorie di cristiani NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

H7

Lentini

Zen[obios ?

H8

Catania

Hilarion

nao.j ~Ilari,wnoj

V-VI

H9

Catania

Narses

vir excellentissimus

VI

H10=FA20

Messina

Phebronia

kolo,mnan kekirofo,risa

VI-VII

H11-12

Salemi

Kobouldeos e Maxima

euvch.n evplh,rwsan

V

sec.

H13

Salemi

Zosimos

V

sec.

H14

Siracusa

Anastasios

avna&

VI

sec.

H15

Siracusa

Zacharias

ke,kleike to. bh/ma

VI 窶天II

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE VI

ALTRE NOTE

sec. sec.

sec. sec.

dou,lh

sec.

Fig. 95. Attestazioni epigrafiche di altre categorie di cristiani.

309


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Conclusioni

1. Uno sguardo d’insieme F.P. Rizzo ha recentemente redatto un utile bilancio degli studi sul cristianesimo siciliano degli inizi1, e sulle relative testimonianze (quelle epigrafiche comprese, naturalmente), un bilancio che ha messo in evidenza quanto complesso sia il fenomeno della prima diffusione del Messaggio in Sicilia. In effetti, ne è emerso un quadro molto più articolato rispetto a quello disegnato ancora negli anni Ottanta del secolo scorso2. I dati disponibili non consentono, tuttavia, di tracciare la ricostruzione storica delle vicende che contrassegnarono la storia della Chiesa nell’Isola fino alla metà del III secolo. Successivamente a tale periodo, le informazioni diventano più numerose, con una straordinaria concentrazione a 1 F.P. RIZZO, SC. Vd. ora anche, dello stesso autore, la sintetica guida Gli albori della Sicilia cristiana, Bari 2005. 2 Rimangono comunque di fondamentale importanza i contributi di P. SINISCALCO, Lo sviluppo del cristianesimo e la Sicilia fino al IV secolo, in V. MESSANA – S. PRICOCO (curr.), Il cristianesimo in Sicilia dalle origini a Gregorio Magno. Atti del Convegno di Studi organizzato dall’Istituto teologico-pastorale «Mons. G. Guttadauro» (Caltanissetta, 28-29 ottobre 1985), Caltanissetta 1987, 61-84, e di L. CRACCO RUGGINI, Il primo cristianesimo in Sicilia, ibid., 85-125. Vd anche L. CRACCO RUGGINI, Christianisation in Sicily (IIIrd – VIIth Century), in Gerión 1 (1983) 219-234; si aggiunga il contributo di I.L.E. RAMELLI, Annotazioni sulle origini del cristianesimo in Sicilia, in RSCI 53 (1999) 1-15. Per un profilo storico generale vd. G. ZITO, Sicilia, in G. ZITO (cur.), Storia delle Chiese di Sicilia, Città del Vaticano 2009, 27-169.

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Siracusa e nel suo entroterra (Priolo Gargallo, Palazzolo Acreide, Modica, Cava Ispica…). In seconda posizione stanno le testimonianze provenienti da Catania e dagli altri centri della Sicilia orientale e delle Isole Eolie. Di fronte a tale complesso testimoniale della parte orientale dell’Isola, appare notevole la rarefazione dei dati relativi alla Sicilia occidentale, dove emerge, però, la vistosa eccezione di Salemi. E certamente non può dirsi che ciò dipenda dal minor numero di indagini condotte in questa parte dell’Isola, indagini che peraltro già da tempo sono state intraprese in maniera sistematica. Le iscrizioni sono in massima parte funerarie e rinvenute in ambienti ipogeici: da ciò discende il fatto che la consistenza degli epitaffi dipende dall’uso che i primi cristiani fecero delle catacombe. La più tarda iscrizione datata in contesto catacombale, recentemente scoperta a Cava Ispica, rimonta all’anno 4683. Dal VI secolo viene meno la pratica di seppellire in cimiteri sotterranei; ne consegue una drastica riduzione delle iscrizioni funerarie, mentre si affermano viepiù le iscrizioni votive e devozionali nonché i sigilli. Ovviamente, tali testimonianze, se non permettono di ricostruire una histoire événementielle, tanto più che spesso è difficile, se non sono presenti elementi certi di datazione, distinguere tra le iscrizioni di IV e quelle di V secolo4. Esse, però, lasciano individuare alcuni elementi caratteristici comuni quanto meno su base territoriale, o se si vuole, a livello di diocesi (fig. 97), laddove per diocesi, probabilmente fino al V secolo avanzato, si deve pensare ad aree geograficamente omogenee, poste in relazione con centri più importanti che facevano da catalizzatore del territorio circostante, in ciò favoriti dalle efficienti vie di comunicazione5.

3 V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Nuovi documenti epigrafici, cit., 47-50, fig. 4; IID., L’ipogeo degli Antonii a Cava Ispica e le sue iscrizioni, in SEIA 14 (2009) in c.d.s. 4 Cfr. D. MAZZOLENI, L’epigrafia cristiana ad Aquileia nel IV secolo, cit., 303-304. 5 Cfr. G. OTRANTO, Italia meridionale e Puglia paleocristiane. Saggi Storici, Bari 1991, 16 ss. Soltanto successivamente «Fu Gelasio ad enunciare un principio nuovo: territorium non facit dioecesim; con questo principio egli modificò il vecchio criterio e fondò la circoscrizione diocesana sull’unità della vita liturgica e sacramentale del popolo. Con la riforma gelasiana, quindi, venivano a far parte di una determinata diocesi solo coloro che, per il battesimo e la cresima, facevano capo al vescovo di quella diocesi o ad un suo delegato…»: ibid., 66-67.

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2. Siracusa e la cuspide sud-orientale della Sicilia Certamente il ruolo di primo piano avuto dalla chiesa siracusana6 per la diffusione del cristianesimo nell’Isola, viene confermato dall’apporto dell’epigrafia: sebbene, infatti, la scarna notizia del soggiorno di San Paolo durato tre giorni a Siracusa (Ac 28,12) sia di poca utilità per poter ipotizzare una cristianizzazione della Sicilia in età apostolica7, e sebbene, d’altro canto, le fonti documentarie scritte ed archeologiche non siano anteriori al III secolo8, il moltiplicarsi dei dati documentari a partire da tale periodo, e poi soprattutto dopo la Pax, non è pensabile senza un lungo previo periodo di incubazione. Siracusa è il capoluogo dell’Isola, posta dal poeta Ausonio nel suo Ordo nobilium urbium (16-17) al quattordicesimo posto tra le città più importanti dell’Impero9; di fatto, dopo Roma, è il centro di maggior rilievo per lo sviluppo delle aree cimiteriali ipogeiche e per il numero di epigrafi che queste hanno restituito. In questa sede sono state prese in considerazioni otto iscrizioni che riguardano vescovi (A1-7bis; fig. 1), cinque che menzionano presbiteri (B15; fig. 21), altrettante di diaconi (C1-5; figg. 29, 30, 32), un chierico (D1; fig. 34), un suddiacono (DA1), un servo/schiavo (?) della chiesa (DD1), dodici che menzionano donne che fanno professione di verginità (E1-13; figg. 44-45), un paio di donne maritatesi soltanto una volta (EA1-2), un egumeno del monastero di San Pietro ad Baias (EB1), diciannove iscrizioni relative a cristiani che utilizzano epiteti di umiliazione e di devozione (F1-9; FA1-10; FC1; figg. 53, 57, 58, 60, 63, 64), circa trenta iscrizioni si riferiscono a cristiani, fedeli (G1-20; GA1-14; figg. 30, 66, 67, 70, 71), un paio a due 6 Vd. da ultimo F.P. RIZZO, Il cristianesimo siciliano dei primi secoli. Ruolo primario delle chiese di Siracusa e Catania tra III e IV secolo, in T. SARDELLA – G. ZITO (curr.), Euplo e Lucia 304-2004, cit., 13-32. 7 S.L. AGNELLO, La discussa origine del cristianesimo in Sicilia, in SicGymn, n.s. 10 (1957) 265-271, quindi in Storiografia 1 (1997) 327-332; I.L.E. RAMELLI, Annotazioni sulle origini del cristianesimo in Sicilia, cit., 4-5. L’apostolicità, del resto, è rivendicata su altre basi a partire dall’età bizantina: vd. E. MORINI, Dell’apostolicità di alcune chiese dell’Italia bizantina dei secoli VIII e IX, in RSCI 36 (1982) 61-79. 8 S.L. AGNELLO, Problemi di datazione delle catacombe di Siracusa, in Scritti in onore di Guido Libertini, Firenze 1958, 65-82; vd. anche M. SGARLATA, Frühchristliche Archäologie in Sizilien. Neue Forschungen und Entdeckungen, in RQ 90 (1995) 147-182 = Il cristianesimo primitivo in Sicilia alla luce delle più recenti scoperte archeologiche, in SMSR 64 (1998) 275-310. 9 Riportato in RIZZO, SC, II/2, 211.

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“neoilluminati” (GB1-2; figg. 79-80), una forse ad un neofita (GC1) ed una alla vergine e martire siracusana Lucia (GD1; fig. 70); altre tre iscrizioni riguardano “tituli” di domus ecclesiae (H1-3) e in due si riferiscono alla realizzazione di opere all’interno di edifici sacri (H13-14; figg. 93-94). Ed anche i centri rurali del retroterra siracusano che abbraccia l’intera cuspide orientale dell’Isola, fino alla piana di Gela10, si sono rivelati particolarmente fecondi nel fornire documenti epigrafici. Ne sono noti dall’altipiano acrense, al quale si riferiscono quattro iscrizioni riguardanti un presbitero (B6; fig. 24), due diaconi (C6-7; fig. 26, 28) ed un suddiacono sepolto a Siracusa (DA1). Nell’agro netino sono state recuperati il filatterio posto a protezione del kyriakon di Zosimos (H4; fig. 86) e l’epitaffio del presbitero Anatoles (B8). Modica e il suo comprensorio11 che include gli importanti siti di Cava Ispica e di Treppiedi, ha restituito nove delle iscrizioni qui prese in esame, riguardanti un presbitero (B9), un diacono (C8; fig. 31), tre “cristiani” (G22-23, G25; figg. 68, 69), un “neoilluminato” (GB3; fig. 81) e due iscrizioni riguardanti costruzioni di edifici sacri (H56; figg. 88-89); merita, in particolare, di essere ricordato che proprio dalla catacomba A di contrada Treppiedi provengono ben sei titoli funerari, dei quali cinque sono stati ripresi in questa sede: si tratta del cimitero di una piccola comunità cristiana fatto realizzare dall’evergeta Aithales (H5; fig. 88) — molto probabilmente ampliando un originario ipogeo di diritto privato —, e donato alla comunità locale: in esso, tra gli altri, oltre al committente, morto nel 396, erano sepolti un presbitero probabilmente di nome Kalemeros (B9; fig. 19), un “neoilluminato” di nome Chrysiphoros (GB3; fig. 81), due defunte entrambe con il nome di Agathe (G22-23; figg. 68-69) “cristiane”, oltre ad un tal Zosimos, morto nell’anno 402. Altri dati sono stati forniti da Chiaramonte Gulfi (F10; fig. 54) e da Kaukana (presso Punta Secca) e dall’immediato entroterra corrisponden10 Naturalmente non si è a conoscenza di una definizione territoriale della diocesi di Siracusa, se non a partire dall’età normanna; questa, comunque, può ricalcare quella precedente di età bizantina se non per il confine settentrionale, dove in età bizantina tra Catania e Siracusa si incuneava la sede episcopale di Lentini, probabilmente per i suoi limiti occidentali: potrebbe esserne indice il fatto che in età gregoriana la massa Gelae costituiva il centro di raccolta delle decime da parte del vescovo di Siracusa Giovanni (Reg. Ep. IX, 236): cfr. S. FIORILLA, Il territorio nisseno in età bizantina: dati archeologici e riflessioni, in R.M. CARRA BONACASA (cur.), Byzantino-Sicula IV. Atti del I Congresso Internazionale di Archeologia della Sicilia Bizantina (Corleone, 28 luglio – 2 agosto 1998), Palermo 2002, 244, 247-251; vd. supra 66-67. 11 Vd. V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica e il suo territorio nella tarda antichità, cit.

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te al territorio dell’attuale Santa Croce Camerina. Qui, in particolare, le testimonianze gravitano attorno alla basilica scoperta nella contrada Pirrera: si hanno documenti relativi ad un presbitero (B10; fig. 12), a “servi di Dio” (F11 ed FA11), a un “cristiano” (F11-G26); un “fedele” GA17)12. Altri dati vengono da Comiso (una fedele di GA15; fig. 73), da Cozzo Cicirello nella vallata del fiume Dirillo (la vergine Zoe di E14 — fig. 38 — e la “fedele” Euphrosyne di GA16) dove l’insediamento sembra essere fornito di chiesetta con mosaici13. A Gela e nel suo entroterra (Sofiana e Butera): qui sono documentati dei “servi” (F13, FA12-13; fig. 51). Irrisori i dati che riguardano altri centri quali Ferla, in cui è attestato un presbitero (B7; fig. 24) e Priolo Gargallo, dove è attestata una “cristiana” (G21). La città di Siracusa, inoltre, costituisce una testa di ponte nelle rotte che collegavano l’Occidente al bacino orientale del Mediterraneo. Le iscrizioni, anzi, attraverso l’esame dell’onomastica e già della stessa lingua, rivelano delle influenze orientali: sotto il punto di vista dell’onomastica si è già valutato l’apporto che viene dall’epigrafia funeraria, la quale rivela un discreto numero di orientali che trovano accoglienza in Sicilia14, a cominciare, probabilmente dal vescovo Cheperion sepolto a San Giovanni (A4), qualora si accolga la proposta sulla matrice del nome che è stata avanzata; si aggiunge che anche nell’entroterra siracusano sono attestati uomini di provenienza levantina15. Anche la lingua spesso ha rivelato inflessioni orientali, rilevate, ad esempio, nello scambio tra alpha 12 Per il territorio di Santa Croce Camerina in epoca tardoantica e medievale vd. G. DI STEFANO (cur.), Il casale Sanctae Crucis de Rasacambra, Ragusa 2003, con bibl. prec. 13 G. DI STEFANO, Mosaici senza storia ritrovati. Dalla Sicilia alla Germania: andata e ritorno, in C. ANGELELLI (cur.), Atti del XIV Colloquio dell’AISCOM (Spoleto, 7-9 febbraio 2008), Tivoli 2009, 461-466. 14 Vd. supra 56-57; vd. anche R.J.A. WILSON, Sicily under the Roman Empire, cit., 328329; L. DE SALVO, Negotiatores de Oriente venientes (V. Hilar. 25,8), in Kokalos 43-44 (1997-1998) 85-105; A. DI MARTINO, Siracusa, s.v., in BTCGI XIX (2005) 84-86. Per un quadro della documentazione archeologica vd. D. MALFITANA, Anfore e ceramiche fini da mensa orientali nella Sicilia tardo-ellenistica e romana: merci e genti tra Oriente ed Occidente, in J. EIRING – J. LUND (curr.), Transport Amphorae and Trade in the Eastern Mediterranean, Acts of the International Colloquium at the Danish Institute at Athens (Athens, september 26-29, 2002), Athens 2004, 239-250. 15 Così Annaios Barnas a Priolo Gargallo ha un nome aramaico: cfr. V.G. RIZZONE, I documenti epigrafici, in T. BOMMARA – V.G. RIZZONE, Contributo alla conoscenza del territorio siracusano: nuovi ipogei funerari a Priolo Gargallo, cit., 1654: ai confronti si aggiungano le attestazioni di Barnaios a Germanicia e a Deve Euyuk: L. JALABERT – R. MOUTERDE, IGLS I, cit., 71-72, n. 86, 89-90, n. 143. Sono semitici anche i nomi di Malikos (con psilosi per Malchos) attestato a Cava Ispica (IGCVO 1045; cfr. anche IGCVO 55, 68, 219, 1416) — dove pure è stata trovata un’iscrizione retrograda che rimanda all’ambito orien-

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ed omicron che rimanda ad ambiente semitico nelle iscrizioni di due diaconi siracusani (C3-4). In questo quadro non si possono non prendere in considerazione le cospicue testimonianze relative a gruppi ebraici diffusi nel territorio, utili a comprendere il contesto religioso. Questi potevano costituire referenti per i portatori dell’annuncio cristiano, benché, come è stato giustamente osservato, le comunità cristiane non si formano semplicemente “per una sorta di automatica gemmazione” di quelle giudaiche16. È stata rilevata la presenza di comunità giudaiche in corrispondenza dei punti di snodo lungo le rotte commerciali ed i principali percorsi di collegamento17, negli stessi siti che vedranno nascere le prime comunità cristiane18. Per quanto concerne la cuspide sud-orientale della Sicilia che fa capo a Siracusa, le testimonianze ebraiche — lucerne ed ipogei funerari contrassegnati da menorot, iscrizioni funerarie e magico-esorcistiche19 — si distribuiscono nei siti lungo la costa (Kaukana, Cittadella Maccari/Vendicari, e, in particolare, Siracusa; a Nord del capoluogo, Priolo Gargallo), ma si registra anche una capillare irradiazione nell’entroterra: in relazione a Kaukana si giustifica la penetrazione in contrada Piombo presso Santa Croce Camerina, a Comiso e a Chiaramonte Gulfi; dal porto di Cittadella Maccari si può procedere verso l’interno alla volta di Cava Lazzaro presso Rosolini, della contrada Gesira nei territori di Modica e Noto, di Noto Antica, e, lungo la medesima direttrice, fino a Santa Lucia di Mendola e a Palazzolo Acreide, dove pure si poteva pervenire da tale (V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Nuove aggiunte, cit., 33-35, figg. 16-17) — e forse anche di Mannas documentato in un’iscrizione di Manfria presso Gela (A. BRUGNONE, Le iscrizioni, cit., 295-296; AE 2002, n. 216, con rimando a JIWE II, 159-160, n. 197, dove si trovano ulteriori confronti; l’antroponimo Manna/Manes è attestato in Frigia (W.M. CALDER, MAMA I, cit., 196, nn. 377 e 377a e passim) ed in Egitto (G. LEFEBVRE, Inscriptiones Graecae Aegypti, cit., 95, n. 515). 16 C. OTRANTO, Italia meridionale, cit., 27. 17 In particolare, vd. G. MANGANARO, Giudei grecanici, cit., 34. 18 Vd. P. SINISCALCO, Il cammino di Cristo nell’impero romano, Roma – Bari 1983, 5152; con riguardo alla Sicilia vd. P. SINISCALCO, Lo sviluppo del cristianesimo, cit., 65-67; G. OTRANTO, Linee per la ricostruzione delle origini cristiane e della formazione delle diocesi nell’Italia meridionale, in S. PRICOCO – F. RIZZO NERVO – T. SARDELLA (curr.), Sicilia e Italia suburbicaria tra IV e VIII secolo, cit., 58-59; R.M. BONACASA CARRA, Insediamenti e spazio cristiano in Sicilia, in Mediterraneo tardoantico e medievale. Scavi e ricerche, 10, Oristano 1995, 241-269. 19 Tali testimonianze sono state ripercorse da G. MANGANARO, Giudei grecanici nella Sicilia imperiale, cit., 31-41, con bibliografia precedente. Per le lucerne, in particolare, vd. N. BUCARIA, Antiche lucerne giudaiche in Sicilia, in N. BUCARIA (cur.), Gli Ebrei in Sicilia dal tardoantico al medioevo, cit., 259-269,

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Siracusa20. A sé occorre considerare i siti fra loro vicini di Sofiana e di Montagna di Marzo nei pressi di Piazza Armerina, in cui la presenza giudaica testimoniata da tre iscrizioni (gli epitaffi del presbitero Attinis di BB3 — fig. 10 —, del fabbricante di tessuti di lino Ioudas, ed un filatterio) e da un disco fittile con menorah ora disperso21, potrebbe essere dovuta ad una penetrazione da Catania, o da Agrigento, il capo opposto della strada presso la quale i due siti si trovano. La posizione della Sicilia fa dell’Isola un crocevia nelle rotte del Mediterraneo, non solo tra quelle che collegano Oriente ed Occidente, ma anche quelle che uniscono la parte settentrionale e quella meridionale del bacino del Mediterraneo, in particolare tra l’area tirrenica e Roma da una parte e l’Africa dall’altra: sotto questo punto di vista è sintomatico il coinvolgimento della Sicilia nella questione dei lapsi lungo la direttrice Cartagine-Roma così come è documentata dall’epistolario di Cipriano (250/251)22, e, sempre con riferimento agli sviluppi della medesima questione, più di mezzo secolo dopo, anche il soggiorno forzato in Sicilia, e quindi la morte ivi sopravvenuta, di Papa Eusebio (309 o 310)23. Da un punto vista della documentazione epigrafica non si può non ricordare la presenza della romana Kasteina sepolta nel cimitero siracusano di Santa Lucia24; d’altro canto, in senso inverso, si ricorda la diffusione del nome Syracusius in ambito romano25. Con particolare riguardo a Siracusa, inoltre, è stato rilevato che la partecipazione di Cresto, vescovo della città, al concilio di Arles del 314 con20 Per quanto concerne le necropoli, al contributo riepilogativo di C. COLAFEMMINA, Ipogei ebraici in Sicilia, in Italia Judaica. Gli Ebrei in Sicilia sino all’espulsione del 1492. Atti del V Convegno Internazionale (Palermo, 15-19 giugno 1992), Roma 1995, 304-329, si aggiungano G. DI STEFANO, Alcune tombe giudaiche in una necropoli romana nella Sicilia orientale. Nuovi dati sul sincretismo magico e religioso nell’entroterra di Camarina, in Gli Ebrei in Sicilia dal tardoantico al medioevo, cit., 271-284, per contrada Piombo, e V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Modica ed il suo territorio nella tarda antichità, cit., 115, tavv. I,6, fig. 1; tav. XXIV,3, figg. 22 e 23, per gli ipogei ebraici di Gesira e di Cava Lazzaro; inedita è una menorah rozzamente incisa nell’ambiente ipogeico di Santa Lucia di Mendola, nella parete sinistra della rampa di gradini che conduce alla sorgente sotterranea. 21 Per questo disco vd. G. MANGANARO, Magia “benefica”, cit., 280-281, fig. 15. 22 P. SINISCALCO, Lo sviluppo del cristianesimo e la Sicilia, cit., 74-75. 23 F.P. RIZZO, Il cristianesimo siciliano dei primi secoli, cit., 21-22. 24 S.L. AGNELLO, Recenti esplorazioni nelle catacombe siracusane di S. Lucia, I, in RAC 30 (1954) 22-23; M. SGARLATA, La catacomba di Santa Lucia, in M. SGARLATA – G. SALVO, La catacomba di Santa Lucia e l’oratorio dei Quaranta Martiri, Siracusa 2006, 42, fig. 34. 25 H. SOLIN, Die griechischen Personennamen, cit., I, 677; vd. supra 61 e anche 165, nota n. 36.

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vocato da Costantino per porre fine allo scisma donatista, è stata dovuta molto probabilmente anche alla buona conoscenza del problema, oltre che all’importanza della comunità cristiana di Siracusa26. Proprio in merito a tale questione è stato messo in luce il carattere antidonatista di una lucerna in bronzo rinvenuta sull’acropoli di Selinunte con la scritta “Deo gratias”27, motto proclamato dai cattolici in opposizione al “Deo laudes” degli avversari riscontrato in una ventina di iscrizioni dell’Africa romana28. D’altro canto, un’influenza donatista si potrebbe scorgere nel formulario di un’iscrizione della catacomba di San Giovanni di Siracusa con dedica “avcra,ntoij kavgnoi/j ovvero kavgi,oij”29. Questo dato si inquadra in quella polemica tra chi afferma «un tollerante pluralismo, vissuto all’interno della cristianità, come accettazione delle diversità ideologiche»30 oppure chi, utilizzando altri dati quali i filatteri rinvenuti nelle catacombe, sostiene «che il controllo ecclesiastico, nell’arco del V secolo, se mai è stato serrato ed incisivo, si è con tutta probabilità smagliato»31 e, d’altro canto, chi nega il carattere permissivo e tollerante della chiesa: la circoscritta presenza di stranieri eretici, connessi con il passaggio in Sicilia di Pelagio e di Celestio32, che, insieme ad altri esponenti della nobiltà romana fuggivano da Roma preda del sacco di Alarico (410) alla volta dell’Africa, non può essere indice dell’allignamento dell’eresia33. Occorre, tuttavia, tenere presente che in una società pluralista di una grande città come la Siracusa della tarda antichità, i vari gruppi religiosi vivevano anche in rapporto osmotico, sicché è possibile che esercitassero gli uni nei confronti degli altri delle influenze — che possono giungere a 26

V. SAXER, Relazioni agiografiche tra Africa e Sicilia, in S. PRICOCO (cur.), Storia della Sicilia e tradizione agiografica, cit., 27-28. 27 A. SALINAS, Ricordi di Selinunte cristiana, in ASSic 7 (1882) 126; A.M. FALLICO, Lucerne in bronzo del Museo di Palermo, in RAC 47 (1971) 139, 144-146. Cfr. ILCV 2471. 28 Cfr. CH. PIETRI, La Bible dans l’épigraphie de l’Occident latin, in J. FONTANE – CH. PIETRI (curr.), Le mond latin antique et la Bible, Paris 1985, 195; ILCV 2406, 24672470B. 29 Vd. supra 256. 30 R. GRECO, Pagani e cristiani a Siracusa tra il III e il IV secolo d.C., Palermo 1999, 61. 31 M. SGARLATA, Epigrafia greca e latina cristiana, cit., 489-491; EAD., Morti lontano dalla patria, cit., 1187, nota n. 16. 32 F.P. RIZZO, L’eresia pelagiana in Sicilia, in R. BARCELLONA – T. SARDELLA (curr.), Munera amicitiae. Studi di storia e cultura sulla Tarda Antichità offerti a Salvatore Pricoco, Soveria Mannelli 2003, 379-406. 33 F.P. RIZZO, SC, cit., I, 120-122.

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fenomeni di sincretismo religioso rilevabili soprattutto nell’ambito delle aree di sepoltura di diritto privato — e che, a livello inconscio, possono emergere anche in contesti più direttamente controllati dalla gerarchia ecclesiastica quali le catacombe comunitarie, senza, tuttavia, intaccare l’ortodossia della comunità. E così, anche il rinvenimento di filatteri magico-ereticali all’interno delle catacombe comunitarie, possono essere espressioni personali della fede34 evidentemente non sottoposte ad una rigida sorveglianza. Del resto, ciò appartiene alla dinamica della cristianizzazione, fenomeno che non si conclude in se stesso nei primi secoli dell’irradiazione del cristianesimo, ma come realtà in fieri, che progressivamente si adegua ai tempi e ai luoghi degli uomini. Le eresie donatista, pelagiana e poi quella monofisita anche se toccano in qualche modo la Sicilia, di fatto non intaccano la fedeltà della Sicilia all’ortodossia: anzi, l’Isola diviene luogo di rifugio per i perseguitati a ragione della fede, se coglie nel segno l’ipotesi che Cresconius (H6; fig. 89), costruttore di una chiesa nella campagna modicana sia riparato nell’entroterra siracusano per evitare la persecuzione da parte degli ariani35; se Fulgenzio proprio durante il soggiorno a Siracusa viene dissuaso dal vescovo del luogo Eulalio a intraprendere la vita di quei monaci presso i quali imperversa l’eresia36; se, per toccare l’estremo limite cronologico del presente ambito di lavoro, dalla corrispondenza tra Gregorio Magno ed Eulogio, patriarca di Alessandria, si apprende che monaci monofisiti venuti dall’Egitto in Sicilia si convertono dalla loro eresia, si uniscono alla Chiesa universale e passano quindi da Roma (Reg. Ep. XII,16 del 602). Per quanto concerne la provenienza delle iscrizioni, poco numerose sono quelle rinvenute nelle catacombe di Vigna Cassia e di Santa Lucia e negli altri ipogei, ma tra queste poche se ne registrano alcune di epoca precostantiniana rinvenute nei nuclei più antichi di questi cimiteri37. In massima parte i documenti epigrafici sono stati recuperati nella catacomba di San Giovanni, principale espressione della comunità cristiana che si 34 Cfr. F.P. RIZZO, Il coinvolgimento della chiesa di Sicilia nelle dispute conciliari del IV secolo, in POIKILMA. Studi in onore di M.R. Cataudella, La Spezia 2001, 1082. 35 V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Aspetti della cristianizzazione degli Iblei Sud-orientali, cit., in c.d.s.; V.G. RIZZONE, [Tra Sicilia e Africa: il caso di Cresconius costruttore di una chiesa], cit., 246-248. 36 F.P. RIZZO, Fulgenzio a Siracusa, in Studi di filologia classica in onore di G. Monaco, Palermo 1991, IV, 1477 ss. 37 M. SGARLATA, Epigrafia greca e latina cristiana, cit., 484-485.

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organizza all’indomani della pace della Chiesa38: le iscrizioni ivi rinvenute, pertanto, ci offrono uno spaccato vivacissimo della chiesa siracusana almeno fino alla seconda metà del V secolo d.C. Innanzitutto la catacomba appartiene a tutta la comunità cristiana di Siracusa: una efficace testimonianza è costituita da quei “tituli” che menzionano i proprietari degli edifici privati presso i quali si riunivano i fedeli (domus ecclesiae): l’evkklhsi,a di Nikon, il kuriako.n di Hostorios e l’evkk¿lhsi,aÀ di Eirenaios, trovano pur sempre riferimento nella catacomba di San Giovanni e qui assicurano una sepoltura ai propri fedeli, che comprano i loculi dall’evkklhsi,a di appartenenza39. L’epigrafia contribuisce ad arricchire il quadro prosopografico del clero e di tutti i fedeli. Per quanto concerne i vescovi, la lista episcopale di Siracusa, che si fonda tradizionalmente su un manoscritto ora perduto detto Archetypum o Catalogus episcoporum syracusanorum, lacunoso e maldestramente abborracciato soprattutto per la parte più antica costruita (ri)proponendo nomi del IV e del V secolo, si arricchisce dei nomi di nuovi prelati. Syrakosios, al quale si fa riferimento con espressioni di cordiale deferenza, per ben due volte nei titoli della catacomba di San Giovanni (A2-3; fig. 1), e che potrebbe essere identificato con il vescovo Syracusius, il cui nome è riportato come aggettivo etnico di Venantius presunto settimo vescovo di Siracusa, ma che, a causa dell’evidente rimescolamento subito dalla lista, è possibile ricollocare cronologicamente al IV/V secolo40. Anche Cheperion, menzionato in un’epigrafe funeraria (A4), in quanto la sua tomba rappresenta un punto di riferimento per la sepoltura di altri, potrebbe contribuire a colmare i vuoti della lista per lo stesso periodo. La catacomba di San Giovanni, in quanto area cimiteriale della comunità di Siracusa, accoglie i corpi di altri vescovi della città, dei quali, putroppo non si è conservato il nome (B5-B6, e forse B7); le fonti, però, ci informano che almeno due vescovi furono seppelliti fuori della città: si tratta di Germano sepolto nella chiesa di San Focà presso l’attuale Priolo Gargallo, e di Stefano sepolto in quella “Sancti Archangeli in Motokis” (Modica)41, ma già in un periodo (età giustinianea) in cui la catacomba verosimilmen38

Per un quadro di insieme della catacomba di San Giovanni, vd. ora M. SGARLATA, San Giovanni di Siracusa, cit. 39 Cfr. supra 287-288. 40 Vd. supra 58-61. 41 Le notizie sono fornite dal catalogo di C. ESCHOBAR, Episcoporum Syracusanorum numerus, cit., 123 e 130; F.P. RIZZO, SC, II/2, 243.

320


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te non era più in uso. La chiesa di Siracusa si apre ad accogliere anche prelati e chierici stranieri come quel vescovo Auxentius originario della penisola iberica (A1) ed il chierico Superianus, proveniente da Aquileia (D1; fig. 34), che vengono sepolti con i membri della comunità, mentre sembra che altri spazi pubblici per la sepoltura degli stranieri siano riservati nell’area cimiteriale del predio Maltese, posta in relazione con quella di San Giovanni: in questo cimitero vi vengono sepolti, tra gli altri, il suddiacono Biktorinos da Acre (DA1) e la fedele Eutychia da Hortesiana (GA11)42. Almeno quattro presbiteri sono stati sepolti a San Giovanni (B1-4; fig. 21) ed uno nella catacomba di Vigna Cassia (B5): di questi uno potrebbe avere svolto il suo ministero sacerdotale presso il kyriakon, la chiesa, di Hostorios. Il legame tra presbitero e chiesa emerge in maniera ancora più evidente nell’agro, dove magari si prestava servizio per tutta la vita, come nei casi discussi di Ianouarios, presbitero che esercitò il suo ministero per 44 anni nella massa Longariana, non lontano da Acre (B6; fig. 23) — il centro dell’entroterra siracusano da cui proviene, peraltro, il suddiacono Biktorinos (DA1) — e di Dionysios che lo fece per 34 anni presso la chiesa di Hergetion (B7; fig. 24). Attestazioni di presbiteri sono diffuse nel territorio che fa capo a Siracusa: oltre che presso Acre e presso Ferla, anche a Castelluccio di Noto (B8), a Modica (B9) e a Santa Croce Camerina (B10; fig. 12). Certamente questi presbiteri godevano anche di una posizione sociale di prestigio nell’ambito delle comunità in cui vivevano ed operavano, come lascia intendere il fatto che nella necropoli di contrada San Martino a Ferla al presbitero Dionysios venga riservata una sepoltura a baldacchino (fig. 96), che denota certamente lo status più elevato di colui cui era destinata, rispetto a quelli che occupavano, invece, tombe di tipi più comuni quali fosse, loculi ed anche arcosoli. La presenza dei presbiteri, ovviamente, anche quando è taciuta dai documenti epigrafici, si deve supporre laddove sono stati ritrovati edifici sacri o iscrizioni che li ricordano. Così, sono documenti di una capillare cristianizzazione delle campagne degli Iblei anche le menzioni di chiese: il kuriako.n di Zosimos nell’agro netino (H4), l’a`gi,a evklhsi,a fatta costruire da Aithales nella massa Hortesiana (H5; fig. 88), probabilmente ubicata a 42

M. GRIESHEIMER, À propos des Note e giunte, cit., 351-352.

321


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Nord di Siracusa, sebbene il titolo sia stato ritrovato presso Modica, ed un’altra chiesa, designata con l’inconsueta espressione opus Xr(ist)i, edificata ad opera di un certo Cresconius non lontano dalla stessa città (H6; fig. 89), da valutare nel quadro dei rapporti con l’ambiente africano. Questi ultimi due documenti, in cui risultano assenti i titoli ecclesiastici, sembrano lasciare intendere che un ruolo attivo nella fondazione delle chiese lo abbiano avuto anche i laici, soprattutto in ambito periferico, almeno prima della legislazione accentratrice di Papa Gelasio I (494)43.

Fig. 96. Ferla, necropoli di contrada San Martino. Sepolcro a baldacchino del presbitero Dionysios. 43 Cfr. V.G. RIZZONE – M. SGARLATA, Vescovi e committenza ecclesiastica nella Sicilia orientale, cit.

322


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Per quanto concerne i diaconi, si registrano cinque menzioni tra le epigrafi siracusane (C1-5), ma soltanto due certamente sono state rinvenute a San Giovanni. Una in particolare, conferma il ruolo dei diaconi nella gestione degli spazi funerari (C2=GA7; fig. 30), mentre un’altra rivela forse l’appartenenza al mondo ebraico (C4). Ben tre epigrafi (C6-8) provengono dal territorio siracusano, di cui due da Acre ed una da Cava Ispica presso Modica: l’epigrafe del diacono Stephanos (C7; fig. 26), datata al 419, curata, è stata ritrovata nell’area sepolcrale dell’Intagliatella di Palazzolo Acreide caratterizzata da sepolcri a baldacchino44, e quella da Cava Ispica (C8; fig. 31) è pertinente al diacono Sosios Bychchylos, un diacono uxorato, imparentatosi con la gens Antonia, di cui si possiedono diverse attestazioni epigrafiche, databili tra il IV e il V secolo. Questi due documenti, ancora una volta, rivelano lo stato elevato che il clero assume tra le élites dei centri dell’entroterra: fatte salve le distanze, si riproponeva in ambito rurale, la gerarchia ecclesiastica dei centri più importanti. L’articolazione dei carismi della comunità cristiana di Siracusa conosceva certamente anche la schiera delle donne consacrate, anche se talvolta è difficile distinguere se la professione di verginità proclamata nelle epigrafi alluda a vergini che avevano fatto una scelta celibataria o allo stato civile di nubili o, ancora, faccia riferimento a delle qualità morali: è possibile ipotizzare, tuttavia, che vergini consacrate potevano fare vita comunitaria come nel caso di Photine e Philoumene (E3-4), oppure esercitare la consacrazione della castità nell’ambito della propria famiglia come nel caso della vergine, forse di nome Philadelphia, sepolta nell’arcosolio isolato del decumano maggiore della catacomba di San Giovanni (E5; figg. 44-45).

Chiesa di Siracusa NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

A. Vescovi

44

A1

Siracusa, SG

Auxentius

Ep(iscopus) Rotdon(ensis) ?

A2

Siracusa, SG

Syrakosios

evpi,skopoj

A3

Siracusa, SG

Syrakosios

Hispanus

Vd. J. FÜHRER – V. SCHULTZE, Die altchristlichen Grabstätten, cit., 135-137, 146-153.

323


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Chiesa di Siracusa NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

A. Vescovi A4

Siracusa, SG

Cheperion

evpi,skopoj

A5

Siracusa

-erys

evpi,skopoj

A6

Siracusa

?

evpi,skopoj

A7

Siracusa

Iohannes

episcopus

A7bis

Siracusa

Mauricius

episcopus

595-a610 fine secolo

VII-VIII

B. Presbiteri B1

Siracusa, SG

Darse(s)

presbu,teroj

IV-V

sec.; 85 a

B2

Siracusa, SG

Donatos

presbu,teroj

IV-V

sec.

B3=GA6

Siracusa, SG

Pistos

presbu,teroj

IV-V

sec.

B4

Siracusa, SG

?

bresbu,teroj tou/ kuriakou/ tou/ 'Ost[wri,ou

IV-V

sec.

B5

Siracusa, VC

?

presbu,teroj

IV

B6

Palazzolo Acreide

Ianouarios

presbu,teroj evn Loggarianoi/j

IV-V sec.; 44 anni di presbiterato

B7

Ferla

Dionysios

presbutereu,saj evkklhsi,a| e`rgitanh/|

V sec.; 34 anni di presbiterato

B8

Castelluccio di Noto

Anatoles

presbu,teroj

VI-VII

B9

Modica

?

presbu,teroj

IV-V

B10

S. Croce Camerina

Tryphon

presbu,teroj

V

sec.

sec.

sec.

sec.

C. Diaconi C1

Siracusa, SG

Silbanos

dia,kwn

IV-V

C2=GA7

Siracusa, SG

?

dzaconus

V

C3

Siracusa

(Theod)oulos

dia,konoj

IV-V

C4

Siracusa

Tertyllanos

dia,konoj kandelau,rou

C5

Siracusa

Iohannes

diaconus

324

IV-V

sec.

sec. sec.

sec.; 81 a

VI-VII

sec.

fratello di Alexandros


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Chiesa di Siracusa NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

C. Diaconi C6

Acre

Ioanis Iostinos

dia,konoj

C7

Acre

Stephanos

dia,konoj

C8

Modica, Cava Ispica

Sosios Bychchylos

dia,kwn

V

sec.

419 IV-V

sec.

Antoneia Euphrosyne

D. Chierici D1

Siracusa, SG

Superianus

clerecus

V

sec.

Da Aquileia

D. Suddiaconi DA1

Siracusa

Biktorinos

u`podia,konoj

IV-V

sec.

V-VI

sec.

IV-V

sec.

Da Acre

D. Servus ecclesiae ? DD1

Siracusa, SL

Ianuarius

servus ?

E. Vergini e monaci E1

Siracusa, SG

Mark[---

a`gnh. parqe,noj C)))

E2

Siracusa, SG

Paskentia

parqe,noj

E3-4

Siracusa, SG

Photine e Philoumene

parqe,noi

E5=FA6

Siracusa, SG

[Philadelphia]

parqe,noj

E6

Siracusa, SG

Elpis

parqe,noj

E7

Siracusa, SG

Eutychiane

parqe,noj

E8

Siracusa, SG

Eutychia

parqe,noj

E9

Siracusa, SG

Meroe

parqe,noj

E10

Siracusa, SG

Akoubia

parqe,noj

E11

Siracusa, SG

?

parq)))

IV-V

sec.

E12

Siracusa, SG

Agne

parqe,noj

IV-V

sec.

E13

Siracusa, VC

?

virgo

IV-V

sec.

E14

Acate, C.zzo Cicirello

Zoe

birgo

IV-V

sec.; 50 a

IV-V sec.; 80 a; 84 a IV

sec.

douleu,ousa Qew|/

IV-V

sec.; 30 a

IV-V

sec.

IV-V

sec.; 75 a

IV-V

sec.; 17 a

IV-V

sec.; 10 a

V-VI

sec.; 50 a

325


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Chiesa di Siracusa NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

E. Vergini, donne con un solo marito e monaci EA1

Siracusa, VC

Ariagne

mo,nandroj

EA2=FA5=G20

Siracusa, SG

Kyriake

mo,nandroj

IV-V

EB1

Siracusa

Mamalos

h`gou,menoj Bai,wn

VII

V

sec.; 75 anni sec.

crhstianh,( dou,lh

sec.

F. Servi e serve di Dio F1

Siracusa, SG

Agapios

dou/loj

IV-V

sec.

F2=G3

Siracusa, SG

Auxanon

dou/loj

IV-V

sec.

F3

Siracusa, SG

Markianos

dou/loj Qeou/

400-423

F4

Siracusa, SG

Phaschasios

dou/loj Qeou/

IV-V

sec.

F5

Siracusa, SG

Chryses

dou/loj

IV-V

sec.

F6

Siracusa

?

dou/loj

378-433

F7

Siracusa, SG

?

dou/loj ?

IV-V

sec.

F8

Siracusa

Chrys[---

dou/loj

V-VI

sec.

F9

Siracusa

?

dou/loj

VI-VII

F10

Chiaramonte Gulfi

Eutyches

dou/loj

V

F11=G26

S. Croce Camerina

Kallitychos

dou/loj

IV-V

sec.

cristiano.j

F12=FA11

Kaukana ?

?

dou/loj

V-VI

sec.

~Agi,a dou,lh

F14

Butera

Chrys[---

dou/loj

VI

FA1

Siracusa, SG

Antiocheia

dou,lh

IV-V

FA2

Siracusa, SG

Chrysis

dou,lh

FA3

Siracusa, SG

Demetria

dou,lh

IV-V

sec.

sec.

sec.

sec. sec.

435

FA4

Siracusa, SG

Myrtos

dou,lh

IV-V

sec.

FA5=EA2=G20

Siracusa, SG

Kyriake

dou,lh

IV-V

sec.

FA6

Siracusa, SG

[Philadelphia]

douleu,ousa Qew|/

IV

FA7

Siracusa, VC

Markia

dou,lh

IV-V

FA8-10

Siracusa, SL

Leontia Kalleroe Theodora

Cristou/ dou/lai ?

V

FA11=F12

Kaukana ?

Hagia

dou,lh

V-VI

326

cristiano.j

sec. sec.

sec. sec.

[mo,#nandroj parqe,noj


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Chiesa di Siracusa NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

F. Servi e serve di Dio FA12

Gela ?

?

dou,lh

VI-VII

FA13

Sofiana ?

Ganò

dou,lh

VI

sec.

sec.

F. Deo devotus FC1

Siracusa, SG

Sporus

Deo suo devotus

303-356

G. Cristiani, fedeli, “neoilluminati”, neofita (?), santi G1=GA1=GD1

Siracusa, SG

Euskia

cristianh.

IV-V

sec.; 25 a

G2

Siracusa, SG

Ioannios

cristiano.j

IV-V

sec.; 22 a

G3=F2

Siracusa, SG

Auxanon

cristiano.j

IV-V

sec.

G4

Siracusa, SG

Theodoulos

cristiano.j

IV-V

sec.

G5

Siracusa, SG

?

cristiano.j

IV-V

sec.

G6-7

Siracusa, SG

?

avmfote,roi cristianoi.

IV-V

sec.

G8

Siracusa, SG

Nassiane

cristianh.

IV-V

sec.; 32 a

G9

Siracusa, SG

Eutychiane

[cristianh.#

IV-V

sec.; 70 a

G10=GA2

Siracusa, SG

Chrysis

cristianh.

IV-V

sec.; 18 a

G11

Siracusa, SG

Hypomone

cristianh.

G12

Siracusa, SG

Ailia

cristianh.

IV-V

sec.; 17 a

G13

Siracusa, SG

Theodoule

cristianh.

IV-V

sec.; 10 a

G14

Siracusa, SG

Kapitolia

cristianh.

IV-V

sec.; 20 a

G15

Siracusa, SG

Gemeniane

cristianh.

IV-V

sec.

G16

Siracusa, SG

Onesime

cristianh.

IV-V

sec.

G17

Siracusa, SG

?

cristiano.j ?

IV-V

sec.

G18

Siracusa, SG

Euplous

cristiano.j ?

IV-V

sec.

G19

Siracusa, SG

Theodoros

cristiano.j

G20=FA5=EA2

Siracusa, SG

Kyriake

G21

Priolo

Markia

cristianh.

V

G22

Modica

Agathe

cristianh.

IV-V

sec.

G23

Modica

Agathe

cristianh.

IV-V

sec.

G24

vacat

IV-V

IV-V

pisth.

dou/loj

pisteu,sasa

sec.

sec.; 82 a

IV-V

sec.

mo,nandroj

sec.

327


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Chiesa di Siracusa NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

G. Cristiani, fedeli, “neoilluminati”, neofita (?), santi G25

Modica

Narkissos

crhs[tiano.j

V

G26=F11

S. Croce Cam.

Kallitychos

crhstiano.j

IV-V

Euskia

pisth.

IV-V

sec.; 25 a

cristianh. cristianh.

GA1=G1=GD1 Siracusa, SG

sec. sec.

GA2=G10

Siracusa, SG

Chrysis

pisteu,sasa

IV-V

sec.; 18 a

GA3

Siracusa

Dioskoros

pisto.j

IV-V

sec.; 50 a

GA4

Siracusa, SG

Sozomene

pista.

IV-V

sec.

GA5

Siracusa, SG

Ioustos

pisto.j

IV-V

sec.

oivkono,moj

GA6=B3

Siracusa, SG

Pistos

IV-V

sec.

presbu,teroj

GA7=C2

Siracusa, SG

Felix

fidelix

V

GA8

Siracusa, SG

?

fedelis

IV-V

sec.

GA9

Siracusa, SG

?

fidelis

IV-V

sec.

GA10

Siracusa, SG

Marina

fidelissima

V

GA11

Siracusa, PM

Eutychia

pisth.

IV-V

sec.; 32 a

GA12

Siracusa, VC

Klodia Attikilla

pisth.

IV-V

sec.; 18 a

GA13

Siracusa

Euphrasia

fidelis

V

sec.

GA14

Siracusa

Disiderius

fidelis

V

sec.

GA15

Comiso

Prigomenia

pisth.

IV-V

GA16

Acate, C.zzo Cicirello

Euphrosyne

pista.

GA17

S. Croce Cam.

?

fide]lis ?

V-VI

sec.

GB1

Siracusa, VC

Plakeitos

neofw,tistoj

IV-V

sec.

GB2

Siracusa, SL

Theodoulos

newsfw,tistoj

IV-V

sec.

GB3

Modica

GC1

Siracusa, SG

GD1=G1=GA1 Siracusa, SG

Chrysiphoros newfw,tÉistËoj

IV-V

IV-V

sec.

sec.

sec.

sec.; 38 a

328

Siracusa, SG

?

ne#wfi,tej se[mno.j?

391-399

Loukia

kuri,a mou

IV-V

sec.

IV-V

sec.

Nikon

evkklhsi,a Ni,kwnoj

catanese

sec.; 60 a

H. Altri H1

corrector provinciarum

figlio di Paulos


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Chiesa di Siracusa NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

H. Altri H2

Siracusa, SG

Eirenaios

evkklhsi,a VIrhnai,ou

IV-V

sec.

H3=B4

Siracusa, SG

Hostorios

kuriako.n VOst[wri,ou#

IV-V

sec.

H4

Noto

Zosimos

kuriako.n Zwsi,mou

V-VI

sec.

H5

Modica

Aithales

evklhsi,an evpoi,hsen

H6

Modica

Cresconius

Opus Xp(ist)i edificabit

V

sec.

H14

Siracusa

Anastasios

avna&

VI

sec.

H15

Siracusa

Zacharias

ke,kleike to. bh/ma

VI-VII

396

evn ~Orthsianoi/j

sec.

Presbitero giudeo BB3

Sofiana

Attinis

brsbyteros

IV-V

sec.

3. Malta A pendant della chiesa siracusana si può prendere in considerazione quella della piccola isola di Malta: San Paolo, nel suo viaggio alla volta di Roma, prima di giungere a Siracusa, dopo il naufragio si soffermò nell’isola che conobbe una precoce evangelizzazione (Ac 28,1-10)45; in corrispondenza del limite cronologico inferiore del presente lavoro si ricorda che è il vescovo di Siracusa ad intervenire, per incarico di Papa Gregorio Magno, negli affari interni della chiesa maltese (598)46, ed è il monaco siracusano Traiano a guidarla47 Per quanto strettamente connessa con la vicina Sicilia ed in particolare con la diocesi di Siracusa (basti pensare alle somiglianze nel campo 45

Sull’argomento vd. ora C. REYNIER, Paul de Tarse en Méditerranée, Paris 2006, 136-153. Reg. Ep. IX,25. 47 Reg. Ep. X,1 del 599. A Traiano è inviata anche una lettera del 603: Reg. Ep. XIII,20. Per Malta nell’epistolario gregoriano vd. E. COLEIRO, Tre lettere di S. Gregorio Magno, in Missione Archeologica a Malta. Rapporto preliminare della Campagna 1965, Roma 1966, 17-21. 46

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dell’architettura astrutturale funeraria48), l’arcipelago maltese in ragione della sua insularità, per la sua distanza dalle coste siciliane ed africane, per l’importanza strategica nelle rotte di collegamento tra parte settentrionale e meridionale del bacino del Mediterraneo, ha sempre avuto una propria sede vescovile49. Inoltre, le tradizioni puniche fortemente radicate nella società maltese hanno determinato una connotazione propria nel processo di cristianizzazione, così come è anche rilevabile dallo studio dello sviluppo dei cimiteri ipogeici in particolare del capoluogo50. La documentazione epigrafica restituita da Malta è però modesta; dall’ipogeo funerario trasformato nel corso del Medioevo in chiesa rupestre dedicata a Sant’Agata provengono le iscrizioni di Basileus (BC1=F20; fig. 7), senior e “servo (?) di Dio”, di una persona, molto proabilmente un uomo (Eirenes, Herennis ?) che fa professione di verginità (E20; fig. 39); della “serva di Dio” Aurelia Heorte (FA23). Si aggiunge l’epitaffio del medico Domestikos, “pio cristiano” (G29; fig. 74). È interessata anche la comunità ebraica per via di un’importante iscrizione di Rabat che menziona il gerusiarca Philentolios e sua moglie, la presbitera Eulogia (BA2=BB4; fig. 14). La comunità ebraica doveva costituire una componente notevole della popolazione: ne sono documenti i numerosi ipogei, quasi tutti contrassegnati da menorot, che si ritrovano concentrati a Rabat (sette ipogei: 17 e 18 di Sant’Agata e 10, 12-14, 17A dei SS. Agata e Paolo) e nei dintorni (Mtarfa)51, oltre che manufatti mobili quali le lucerne52. L’interessante epitaffio di Basileus [dou/loj ?] Qeou/, definito senior, qualora, quest’ultimo termine non debba intendersi come qualifica di distin48 Cfr. G. AGNELLO, Le catacombe di Sicilia e di Malta e le loro caratteristiche strutturali, in L’architettura a Malta dalla Preistoria all’Ottocento, Atti del XV Congresso di Storia dell’Architettura (Malta, 11-16 settembre 1967), Roma 1970, 213-235. 49 Anche la seconda isola dell’arcipelago, Gozo, è stata sede vescovile: vd. J. DARROUZES, Notitiae Episcopatuum, cit., Notitiae 13,687 e 14,49. Per Gozo tardoantica vd. M. BUHAGIAR, Gozo in Late Roman, Byzantine and Muslim Times, in MelHist n.s. 12 (1997) 113-129. 50 V.G. RIZZONE, Nascita e sviluppo degli ipogei funerari di Rabat, in V.G. RIZZONE – F. SABATINI (curr.), Gli ipogei di Wignacourt a Rabat, Palermo 2008, 192-199. 51 M. BUHAGIAR, Late Roman and Byzantine Catacombs and Related Burial Places in nthe Maltese Island, Oxford 1986, 29; V.G. RIZZONE – A.M. SAMMITO, Ebrei e non Ebrei in Sicilia e a Malta nella tarda antichità: il punto di vista delle necropoli, in Coesistenza e Cooperazione nel Medioevo, IV Congresso Europeo di Studi Medievali (Palermo, 23-27 giugno 2009), Palermo, in c.d.s. Per le iscrizioni ebraiche di Malta vd. anche JIWE, I, 163-168. 52 E.R. GOODENOUGH, Jewish Symbols in the greco-roman Period, New York 1953, II,105; III,158.

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zione da un omonimo junior, ma come titolo, pone problemi in merito ad una eventuale relazione con gli Ebrei, presso i quali tale titolo ricorre, ovvero ad un possibile rapporto con la Chiesa nordafricana, dove seniores laici svolgevano incarichi amministrativi. È molto probabile, inoltre, che la Chiesa d’Africa possedesse tenute nell’arcipelago maltese, se nel 592 il vescovo maltese Lucillo, veniva pressato da Papa Gregorio Magno a che dei suoi chierici provvedessero al pagamento della pensio sulle terre appartenenti alla Chiesa africana che loro detenevano53. Malta NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

Presbiteri e presbitere ebrei; senior BA2=BB4

Malta

Eulogia

presbute,ra

V

sec.

BB4=BA2

Malta

Philentolios

i`erousia,rchj

V

sec.

BC1=F20

Malta

Basileus

senior

IV-V

sec.; 76 a

su,mbioj di Philentolios

dou/loj Qeou/

Vergini E20

Malta

Eirenes ?

parqe,noj

IV-V

sec.

“Servi e serve di Dio” F20=BC1

Malta

Basileus

[dou/loj# Qeou/

FA23

Malta

Aurelia Heorte

dou,lh Qeou/

IV-V

sec.; 76 a

IV-V

senior

sec.

“Cristiani” G29

Malta

Domestikos

cristiano.j

IV-V

sec.; 73 a

medico

4. Lentini ed il suo territorio Anche a Lentini era presente una comunità ebraica, documentata da un ipogeo contrassegnato da due menorot, con sepoltura bisoma a baldacchino all’interno54. Questo centro delle ultime propaggini settentrionali degli Iblei, sito in posizione strategica a controllo di un’area agricola piuttosto ferace (piana di Catania, piana del fiume Caltagirone o Margi), 53

Reg. Ep. II, 36; M. BUHAGIAR, The Christianisation of Malta, cit., 64. A. MESSINA, Le comunità ebraiche della Sicilia nella documentazione archeologica, in Henoch 3 (1981) 205; N. BUCARIA, Sicilia Judaica, cit., 69-70. 54

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a raccordo con le vie di comunicazione che collegavano l’entroterra con il mare, probabilmente deve proprio alla sua rilevanza economica, l’essere divenuto sede vescovile. Tale diocesi, testimoniata con certezza soltanto a partire dal VI secolo55, potrebbe risalire anche al secolo precedente56. Le testimonianze epigrafiche, in realtà, sono piuttosto tardive e relative soltanto al territorio lentinese. Esse concernono la chiesa portata alla luce nella contrada Zitone, alla cui costruzione, realizzata tra il V ed il VI secolo, ha partecipato in una qualche misura un tal Zen[obios ?] (H7). Doveva molto probabilmente ricadere nel territorio della diocesi di Lentini anche il sito di contrada Favarotta presso Mineo, centro che nel Medioevo afferiva alla diocesi di Siracusa e alla vicina Lentini57. Per questo insediamento recentemente è stata proposta l’identificazione con la statio di Capitoniana ubicata lungo il tragitto Catania-Agrigento58. Da qui provengono le iscrizioni che menzionano il presbitero Sabinos (B11; tav. 22), il monaco Ioannes, certamentedi origine orientale (EB2; tav. 41), e i fratelli — probabilmente anche loro monaci — Pancharios e Ioannes (EB3-4; tav. 42). Questo insediamento, dotato certamente di una chiesa e di un complesso monastico, databili tra VI e VII secolo, posto nella piana del Margi, lungo la via che collegava con la zona di Philosophiana, certamente avrà avuto un certo ruolo nel processo di cristianizzazione nonché nella gestione delle risorse del territorio.

55 Cfr. F. LANZONI, Le diocesi d’Italia, cit., 629-631. Si potrebbe riferire a Lentini la menzione del vescovo Cardelo, vicino del vescovo, forse siracusano, Eleuterio: tra i due intercorse un conflitto di competenza territoriale, a causa di un oratorio gestito da monaci fondato dalla madre del secondo nel territorio della diocesi del primo, evidentemente contigua: la fonte è l’epistolario di Pelagio I, per il quale vd. P.M. GASSÓ – C.M. BATTLE (curr.), Pelagii I Papae Epistulae quae supersunt (556-561), Barcelona 1956, 121-124, ep. 44 del 559; sull’argomento vd. L. PIETRI, Évergétisme chrétien et fondations privées dans l’Italie de l’antiquité tardive, in J.-M. CARRIÉ – R. LIZZI TESTA, «Humana Sapit», cit., 258-259. Per una valutazione dele fonti agiografiche in merito all’origine della chiesa lentinese vd. C. GERBINO, Appunti per una edizione dell’agiografia di Lentini, in BZ 84-85/1 (1991-1992) 26-36. 56 A giudizio di G. OTRANTO, Italia meridionale e Puglia paleocristiane, cit., 83. 57 Cfr. L. ARCIFA, Dinamiche insediative nel territorio di Mineo tra tardoantico e bassomedioevo. Il castrum di Monte Catalfaro, in MEFRM 113 (2001) 275, 283, 291, 294-295. 58 E. BONACINI, Capitoniana a Contrada Favarotta – Tenuta Grande ?, cit., 65-83. Ma, più probabilmente, Capitoniana si trova più a Nord, presso Ramacca: vd. G. UGGERI, La viabilità della Sicilia romana, cit., 252-253.

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Chiesa di Lentini NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

B11

Mineo

Sabinos

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

Presbiteri presbu,teroj

VI

sec.

Monaci EB2

Mineo

Ioannes

monaco.j

VI-VII

sec.

EB3-4

Mineo

Ioannes Pancharios

avdelpoi.

VI-VII

sec.

Altre categorie di cristiani H7

Lentini

Zen[obios ?]

VI

sec.

5. Catania ed il suo entroterra59 Sebbene la sede vescovile di Catania sia attestata con certezza soltanto dagli inizi del VI secolo60, tuttavia la presenza di un vescovo è forse ipotizzabile almeno dal III secolo, alla luce degli sviluppi degli inizi del periodo della Pace della Chiesa: l’iscrizione di Iulia Florentina (B13=GA20; fig. 72), infatti, che si data entro il primo terzo del secolo successivo61, rivela una certa organizzazione ecclesiastica (relazione campagna-città, area cimiteriale comunitaria, ruolo del presbitero…), alla quale non può essere estranea una gerarchia già ben strutturata nel tempo. Il contributo che l’epigrafia fornisce allo studio dell’antica chiesa di Catania62 è notevole in merito non solo ad alcuni aspetti della sua organizzazione, ma anche con riguardo al suo background culturale e religioso. 59 Vd. ora V.G. RIZZONE, La più antica comunità cristiana di Catania attraverso i documenti epigrafici, in Agata santa. Storia, arte, devozione, Firenze 2008, 175-189. Vd. anche G. ZITO, Il contesto storico del martirio di Agata, in V. PERI (cur.), Agata. La santa di Catania, Gorle 1996, 13-65; C. MOLÈ, L’età antica, in F. MAZZA (cur.), Catania. Storia, cultura, economia, Soveria Mannelli 2008, 57-63. 60 Il primo vescovo storicamente accertato è Fortunato per l’anno 515 (LP, Hormisdas, 269); per la cronotassi vd. G. ZITO (cur.), Archivio Storico Diocesano di Catania, cit.; V.G. RIZZONE, Note per la cronotassi dei vescovi di Catania, cit. 61 I. BITTO, Alcune osservazioni sulla iscrizione di Iulia Florentina, cit., 279; J.-M. LASSÈRE, Manuel d’épigraphie, cit., 555. 62 Per la più antica fase storica della chiesa catanese, vd. F. GIUNTA, La prima Chiesa Romano-Bizantina, in G. ZITO (cur.), Chiesa e società in Sicilia. L’età normanna, Atti del I COnvegno internazionale organizzato dall’arcidiocesi di Catania (Catania, 25-27 novembre 1992), Torino 1995, 3-10.

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Per quanto concerne l’aspetto prosopografico, il contributo che viene dalla sfragistica è rilevante: grazie ai sigilli con didascalie in latino, infatti, si viene a conoscenza dei nomi di quattro vescovi che esercitarono il loro ministero tra il VI ed il VII secolo, Magnus (A8), Iohannes (A9), Constantinus (A10), Georgius (A11); con l’eccezione dell’ultimo, già noto per aver partecipato ad un sinodo tenuto a Roma nel 649, essi arricchiscono la cronotassi episcopale, redatta soltanto sulla base delle informazioni desunte dagli epistolari dei pontefici e dalle sottoscrizioni degli atti sinodali e dei concili. Anche a Catania, come a Siracusa, i fedeli si riunivano presso le case private, in edifici che poi furono trasformati in chiese: un’iscrizione rinvenuta nell’area di piazza Stesicoro, infatti, ha tramandato il nome di una chiesa, il nao.j intitolato ad Hilarion, che prende molto verisimilmente il nome dal proprietario (H8; fig. 87). Anche se manca il legame tra questa chiesa ed il sacerdote, molto articolato è il quadro che emerge dalla documentazione che concerne i presbiteri: da un canto si registrano attestazioni di presbiteri giudei, dall’altro, sebbene non si abbiano con certezza nomi di presbiteri cristiani, almeno tre epigrafi tramandano in modo indiretto alcuni aspetti della loro attività. Con riguardo ai presbiteri cristiani, infatti, le iscrizioni della vergine Theodoule (B15=E15; fig. 41) e della piccola Iulia Florentina (B13=GA20; fig. 72) ci presentano, rispettivamente, il caso del dono di una tomba ad una vergine — dono certificato per mezzo del sigillo del presbitero —, ed il caso di un presbitero che fa provvedere all’inumazione della defunta presso il cimitero comunitario della città; una terza epigrafe (B14) fa menzione di una vendita, molto verosimilmente di una tomba, da parte di un altro presbitero. Le iscrizioni, pertanto, ci mostrano i presbiteri impegnati nella gestione delle sepolture di un’area cimiteriale di primaria importanza, quella che gravita attorno alle vie Androne e dottor Consoli, alla periferia settentrionale della città antica, dove la comunità cristiana di Catania venerava i propri martiri63. Tale mansione altrove è riservata ai 63 Cfr. D. MOTTA, Mouetur urbs sedibus sui set currit ad martyrum tumulos. Uno sguardo alle città d’Italia fra IV e VI secolo d.C., in M. GHILARDI – C.J. GODDARD – P. PORENA (curr.), Les cités d’Italie tardo-antique (IVe-VIe siècle). Istitutions, économie, culture et religion, Rome 2006, 328-329. Difficilmente si tratta di una precoce attestazione del culto dei Quaranta Martiri di Sebaste, come ipotizzato da I. BITTO, Alcune osservazioni sulla iscrizione di Iulia Florentina, cit., 281-286, in onore dei quali una chiesa era dedicata nella zo-

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diaconi64: anzi, è possibile constatare che, mentre a Siracusa il presbitero del kyriakon di Hostorios compra lui stesso una tomba (B4=H3), a Catania, invece, i presbiteri intervengono direttamente operando con il proprio sigillo nella gestione delle sepolture. La maggiore autorità che i presbiteri cristiani hanno a Catania dipende forse da un confronto più serrato con gli omologhi ebrei che erano qui più numerosi? L’iscrizione di un presbitero, quella di Eusebios (B12; fig. 11), “presbitero padre…”, infatti, potrebbe molto verisimilmente aggiungersi a quelle dei presbiteri ebrei. Questi sono certamente Eirenes (BB1) e Iason (BB2; figg. 8-9)65. È notevole la concentrazione a Catania di queste epigrafi che tramandano autorevoli membri della locale comunità giudaica: questa città, tra le siciliane, è quella che ha restituito il maggior numero di epigrafi giudaiche di periodo tardo-antico66, è ciò costituisce molto probabilmente un segno del fatto che la comunità giudaica fosse di una certa consistenza67. A ciò si aggiunga che l’altra attestazione di un presbitero giudeo, Attinis (BB3; fig. 10), è stata rinvenuta a Sofiana, un centro che ha restituito altre testimonianze giudaiche68 e che si trova ubicato lungo l’importante itinerario che attraversava l’interno della Sicilia collegando proprio Catania ad Agrigento. La nutrita documentazione catanese riveste una notevole importanza in ordine alla comprensione del contesto ebraico in cui nasce e con il quale si confronta la comunità cristiana. Nell’epigrafia cristiana del territorio catanese si rilevano con frequenza, infatti, elementi di ascendenza giudaica o aspetti eterodossi fino a na a settentrione della città presso la chiesa di Santa Maria di Bethlem: vd. G. LIBERTINI, Catania nell’età bizantina, in ASSO 28 (1932) 254; D. MOTTA, Percorsi dell’agiografia, cit., 263-264: il loro culto comincia a diffondersi solo verso la fine del IV secolo: P. MARAVAL, Les premiers développements du culte des XL Martyrs de Sébastée dans l’Orient byzantin et en Occident, in VetChrist 36 (1999) 193-209. 64 Cfr. supra 130-134. 65 Dubbi sulla provenienza sono stati avanzati da D. Noy: JIWE, I, 192-197, nn. 148-149. 66 Vd. JIWE I, 192-199, nn. 145-150; alle quali si aggiunga l’epitaffio del ventiduenne Ioustos, catanese, figlio di Amachios, rinvenuto nella catacomba di Villa Torlonia a Roma: JIWE II, 515. Cfr. le osservazioni di S. SIMONSOHN, Epigrafia ebraica in Sicilia, in M.I. GULLETTA (cur.), Sicilia Epigraphica, cit., 510. 67 I documenti letterari ed archeologici relativi alla presenza ebrea di Catania sono raccolti da A. MESSINA, Le comunità ebraiche della Sicilia, cit., 202-205; P. NICOLOSI, Gli Ebrei a Catania, Catania 1988; N. BUCARIA, Sicilia Judaica, cit., 52-61; G. MANGANARO, Giudei grecanici nella Sicilia imperiale, cit., 32-34. 68 Vd. supra 316-317.

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giungere a vere e proprie forme di sincretismo con commistioni pagane, delle quali l’espressione più chiara è il filatterio in lamina di piombo rinvenuto a San Giovanni Galermo datato al V secolo69. Ancora nello scorcio del VI secolo nell’epistolario di Gregorio Magno si fa menzione di schiavi pagani che furono fatti circoncidere dai “Samaraei” di Catania (Reg. Ep. VI,30)70 e la presenza di un mago giudeo è segnalata dal bios del vescovo Leone71. Dall’entroterra catanese, da Centuripe — centro posto in relazione alla direttrice Catania-Termini72 —, proviene l’iscrizione cristiana della presbitera Kale (BA1; fig. 17). Si tratta della moglie di un presbitero, oppure la qualifica di presbitera le è stato proprio. In questo secondo caso si potrebbe trattare della sacerdotessa di una setta cristiana, quale potrebbe essere quella dei montanisti, che ammetteva le donne al sacerdozio. Sono noti i rapporti d’intesa intercorsi tra giudei e montanisti73 e proprio una valenza montanista, in ambito catanese, è stata rilevata nel martirio volontario del catanese Euplo74. Tangenze giudaiche e montaniste sono state messe in luce anche nell’epitaffio della beata Euangelis (E18; fig. 40). Per questa iscrizione, in cui pure si fa chiara professione di cristianità, sembra di dover dubitare dell’ortodossia poiché appare piuttosto espressione di un sincretismo che 69

Vd., in particolare, G. MANGANARO, Nuovi documenti magici, cit., 71-73, tav. IV. Del 596. Vd. anche B. SAITTA, Catania nel «Registrum Epistolarum» di Gregorio Magno, in L. GIORDANO (cur.), Gregorio Magno, il maestro della comunicazione spirituale e la tradizione gregoriana in Sicilia, Atti del Convegno (Vizzini, 10-11 marzo 1991), Catania 1991, 97-100. 71 A. ACCONCIA LONGO, La Vita di S. Leone vescovo di Catania e gli incantesimi del mago Eliodoro, in RSBN, n.s., 26 (1989) 83. 72 G. UGGERI, Itinerari e strade, rotte, porti e scali della Sicilia tardoantica, in Kokalos 4344 (1997-1998) 328. 73 M. SORDI – I. RAMELLI, Il montanismo, in PSV 41 (2000) 205. 74 Ibid., 214. Cfr. A. DI BERARDINO, Il modello del martire volontario, in T. SARDELLA – G. ZITO (curr.), Euplo e Lucia 304-2004, cit., 80-81, 85 ss.; F. SCORZA BARCELLONA, La passione di Euplo nella storiografia scolastica e regionale, ibid., 136-139. Sull’argomento vd. anche A.R. BIRLEY, Martyrs in the Early Church: Heroes or Heretics ?, in CristSt 27 (2006) 99-127; J.-L. VOISIN, Prosopographie des morts volontaires chrétiens (en particulier chez Eusèbe de Césarée), in M.-F. BASLEZ – F. PRÉVOT, Prosopographie et histoire religieuse. Actes du colloque tenu en l’Université Paris XII – Val de Marne (27-28 octobre 2000), Paris 2005, 351-362; R. TEJA, Mortis amor: la muerte voluntaria o la provocación del martirio entre los primeros cristianos (siglos II-IV), in F. MARCO SIMÓN – F. PINA POLO – J. REMESAL RODRIGUEZ, «Formae mortis». El tránsito de la vida a la muerte en las sociedades antiguas, Barcelona 2009, 133-141. 70

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verosimilmente nasce dal contatto tra gruppi religiosi75. Quanto al termine “vergine” attribuito alla defunta, secondo la tradizione pagana, comune, però, anche ad ebrei e a cristiani, esso denota lo stato civile. Questo è il caso anche di almeno altre due vergini catanesi (E16-17; figg. 42-43). Soltanto in Theodoule (E15=B15; fig. 41) si può riconoscere una vergine consacrata in maniera ufficiale presso la chiesa catanese: ciò potrebbe spiegare il diritto ad una sepoltura gratuita nel cimitero comunitario. Altri elementi che riportano all’ambito semitico si ritrovano nell’onomastica personale e nel formulario funerario, evidenziando, anzi, una mediazione dell’ambito egiziano76. Questo è il caso del nome di Nyphios o Nyphidios catanese che si professa cristiano (G27), il cui nome, che ricorre anche a Siracusa, deriva da quello della città egiziana di Memphis (Noph)77; molto probabilmente anche per il nome del citato presbitero Attinis di Sofiana (BB3), oltre a riferimenti all’onomastica isolana e dell’ambiente frigio78, si è ipotizzata un’origine dall’Egitto, dove sono molto diffusi i nomi macedoni come Attinos e Attinas79. L’iscrizione del catanese Eutychios (GA24; fig. 76), e quelle siracusane di Chrysis (FA2) e di un tale di cui si è perduto il nome, contengono formule di origine semitica con riferimento ai seni dei patriarchi, che vengono fatte proprie dai cristiani e riscuotono per lunghissimo tempo favore soprattutto in Egitto80. D’altro canto, occorre notare come la deduzione della colonia romana avvenuta in età augustea mantenne i suoi effetti nel tempo, più che in al75

Cfr. A.E. FELLE, Sacra Scrittura ed epigrafia cristiana a Roma fra III e VII secolo, in ASE 7 (1990) 487-489. 76 Per i rapporti tra Sicilia ed Egitto vd. ora G. MANGANARO, Dall’Egitto alla Sicilia, cit., 635-637. Nomi di mesi del calendario egiziano, oltre che nella lastra del medico Eudemon di Chiaramonte Gulfi (IGCVO 504), sono stati riconosciuti da A. Ferrua anche per l’iscrizione del figlio di Paulos, un presbitero ? (GC1), e quella ragusana di [Dw]na,ta pauni, (ma anche, ad esempio, [Bene]na,ta o [Fortou]na,ta pauni,) per la quale vd. IGCVO 513. In senso inverso, è noto, nel Medio Egitto, l’antroponimo Sikele in un’etichettà di mummia cristiana: H. FROSCHAUER, Tradition im koptischen Bestattungswesen. Ein christliches Mumientälfelchen aus den Beständen Tamerit in der Papyrussammlung der österreichischen Nationalbibliothek, in Eirene 40 (2004) 91-100; F. KAYSER, Bulletin èpigraphique, in REG 119 (2006) 744, n. 502. 77 Il nome rivela un’origine ebraica: cfr. J.B. CURBERA, Jewish names from Sicily, in ZPE 110 (1996) 297-298: diminutivo di Nofei/oj Æ ÆNu,fh, egiziano con mediazione ebraica e greca: cfr. G. MANGANARO, Giudei grecanici nella Sicilia imperiale, cit., 31. Vd. anche JIWE I, 202-203. 78 JIWE I, 210. 79 J.B. CURBERA, Jewish Names from Sicily, cit., 297. 80 Vd. supra 207-208.

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tri centri della Sicilia orientale: è stato rilevato81 come tra le due colonie di Siracusa e di Catania, è proprio questa ad avere il più elevato numero di iscrizioni di personaggi di alto rango, cioè cavalieri, senatori, membri dell’aristocrazia municipale. A Catania le iscrizioni pubbliche sono per lo più in latino. Anche nel campo dell’epigrafia pagana funeraria catanese i documenti in latino sono più numerosi di quelli in greco (61% latini, 38% greci, 1% bilingue). La situazione si inverte se si passa all’epigrafia cristiana. In questo caso le percentuali delle iscrizioni greche è del 79% (il 20% sono quelle latine e l’1% è costituito dalle bilingui), ma, in confronto a Siracusa, quelle latine sono in proporzione più numerose di quelle greche (a Siracusa costituiscono soltanto il 10%): ciò è certamente indizio del fatto che il latino e la cultura che si esprimeva in latino a Catania avevano posto radici più salde. Sin dagli inizi del IV secolo, emerge uno stretto rapporto con la chiesa di Roma alla quale già Costantino, secondo un’informazione del Liber Pontificalis (Silvester, 12), dona due massae molto redditizie, la Trapeas e la Castis, ubicate nel territorio di Catania82. Il riscontro epigrafico è dato da cippi di confine che segnano i limiti territoriali tra i possedimenti della chiesa di Catania e quelli della chiesa di Roma rinvenuti presso Sferro nel territorio dell’attuale Paternò83, l’antica Hybla dalla quale proviene, alla volta di Catania, la piccola Iulia Florentina (B13=GA20; fig. 72). 81 K. KORHONEN, La cultura epigrafica della colonia di Catina nell’Alto Impero, in G. SALMERI – A. RAGGI – A. BARON, Colonie romane nel mondo greco, Roma 2004, 243-244. 82 F.P. RIZZO, SC, II/2, 301-302. Sul patrimonio romano in Sicilia, vd. G. PUTRINO, L’antico patrimonio della Chiesa di Roma in Sicilia. Studio storico-giuridico, in Giustizia e Servizio. Studi sul nuovo Codice di Diritto Canonico in onore di Mons. Giuseppe De Rosa, Napoli 1984, 245-280; G. PUGLISI, Aspetti della trasmissione della proprietà fondiaria in Sicilia. La massa ecclesiastica nell’epistolario di Gregorio Magno, in A. GIARDINA (cur.), Società romana e impero tardoantico, Roma-Bari 1986, 521-529. La massa Trapeas è stata da taluni identificata con la massa Trapeiana ubicata in territorio calabrese: G. VOLPE, Il ruolo dei vescovi nei processi di trasformazione del paesaggio urbano e rurale, in G.P. BROGIOLO – A. CHAVARRIA ARNAU, Archeologia e società tra Tardo-Antico e Alto Medioevo, 12° Seminario sul Tardo-Antico e l’Alto Medioevo (Padova, 29 settembre – 1 ottobre 2005), Mantova 2005, 100, con bibliografia precedente. 83 F. FERRARA, Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII con la descrizione degli antichi monumenti ancora esistenti e dello stato presente della città, Catania 1829, rist. anast. Sala Bolognese 1974, 397-399, nn. 11-13; FERRUA, NG, 123-124, n. 471. Per le menzioni del patrimonio della chiesa di Roma ubicato nel territorio catanese da parte di Gregorio Magno, vd. Reg. Ep. IX, 28-31 e IX,33 del 599. V.G. RIZZONE, Documenti epigrafici paleocristiani e bizantini dal territorio etneo occidentale, cit., 115-116. Per un’altra iscrizione rinvenuta sull’altipiano di Kassar presso Castronuovo di Sicilia e che farebbe riferimento ad un possedimento della Chiesa di Roma, vd. L. BIVONA, Su un’iscrizione da Castronovo (Palermo), in Kokalos 41 (1995) 23-28, ma per essa vd. le obiezioni in AE 1996, 811.

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Lo stesso culto di Sant’Agata, documentato in ambito catanese dall’epitaffio del piccolo Agathon e nell’isola di Ustica dal titolo funerario di una certa Loukiphera (GD2-3; figg. 82-83), si afferma anche a Roma, entrando nel Canone Romano, la preghiera eucaristica che si imporrà come esclusiva fino al Concilio Vaticano II84. A Roma vengono erette due chiese in onore della martire catanese: una, quella di Sant’Agata de’ Goti nella Suburra, forse fatta erigere dal goto Ricimero tra il 459 e il 470 e poi ridedicata da Gregorio Magno nel 59285; una seconda realizzata, verso il 500, da papa Simmaco sulla via Aurelia (LP, Symmachus, 267). Le relazioni con Roma, sempre più strette, sono quindi segnate dall’intervento di Pelagio I per l’elezione del vescovo Elpidio in connessione anche all’elezione del vescovo di Siracusa (558-559)86: entrambe le città della costa orientale della Sicilia, infatti, assolvevano un ruolo importante per il controllo dell’Isola87, ed in considerazione di ciò Catania nel 590 potè essere scelta da Gregorio Magno in alternativa a Siracusa come città adatta per la convocazione annuale dei vescovi siciliani88.

84

G. VERBECKE, S. Grégoire et la messe de S. Agathe, in EphLit 52 (1938) 67-76. Per i rapporti tra la chiesa di Catania e quella di Roma, vd. anche T. SARDELLA, Roma e la Sicilia nella promozione del culto dei santi siciliani, in T. SARDELLA – G. ZITO (curr.), Euplo e Lucia 304-2004, cit., 267-282; B. SAITTA, Catania nel «Registrum Epistolarum» di Gregorio Magno, in L. GIORDANO (cur.), Gregorio Magno, cit., 85-111. 85 M.C. CARTOCCI, Alcune precisazioni sulla intitolazione a S. Agata della ecclesia Gothorum alla Suburra, in Teoderico il Grande e i Goti d’Italia, Atti del XIII Convegno CISAM (Milano, 2-6 novembre 1992), Spoleto 1993, 611-620, è probabilmente nel giusto nel ritenere che in origine la chiesa non fosse dedicata a Sant’Agata, intitolazione dovuta, piuttosto, a Papa Gregorio Magno. Vd. anche M. CECCHELLI, S. Agata dei Goti a Roma, in M. ROTILI (cur.), Tardoantico e alto Medioevo. Filologia, storia, archeologia, arte, Napoli 2009, 201-214. 86 P.M. GASSÓ – C.M. BATTLE (cur.), Pelagii I Papae Epistulae, cit., 53-54 (ep. 18 del 558), 70-72 (ep. 23 del 559), 89-92 (ep. 33 del 559); vd. anche ibid., 116-118 (ep. 42 del 559), 177, 183-184 (ep. 72 del 559). 87 Sul ruolo e l’importanza delle città di Siracusa e Catania, vd. C. MOLÈ VENTURA, Dinamiche di trasformazione nelle città della Sicilia orientale tardoantica, in Kokalos 43-44 (1997-1998) 163-172. 88 Reg. Ep. I,1 del 590. Cfr. R. SORACI, Catania in età tardoantica, in B. GENTILI (cur.), Catania antica, Atti del Convegno della S.I.S.A.C. (Catania, 23-24 maggio 1992), Pisa – Roma 1996, 274-277.

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Chiesa di Catania NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

A. Vescovi A8

Catania

Magnus

episcopus

VI-VII

sec.

A9

Catania

Iohannes

episcopus

VII

sec.

A10

Catania

Georgius

episcopus

VII

sec.

A11

Catania

Constantinus

episcopus

VII

sec.

B. Presbiteri e presbitera B12

Catania

Eusebios

presbu,teroj path.r

IV-V

B13=GA20

Catania

?

presbyterus

IV

B14

Catania

?

presbyterus

IV-V

sec.

B15=E15

Catania

?

presbuter[)))

IV-V

sec.

BA1

Centuripe

Kale

presbute,ra

V

sec.

ebreo

sec.

sec.; 50 anni

D. Ordini minori DA2=DC1

Catania

Poimenios

u`podia,konoj kai. qurwro.j

IV-V

sec.

E. Vergini; donne con un solo marito E15

Catania

Theodoule

parqe,noj

IV-V

sec.; 22 a

E16

Catania

Paskasia

parqe,noj

E17

Catania

?

parqe,noj

E18

Catania

Euangelis

parqe,noj

E19

Catania

?

virgin[-

IV-V

sec.

EA3=FA16

Catania

?

mo,nandroj

IV-V

sec.

EA4

Catania

Pelagia

mo,nandroj

IV-V

sec.

386-401 IV-V IV-V

sec.; 8 a

sec.; 20 a

dou,lh Qeou/

F. Servi e serve di Dio F14

Catania

?

dou/loj

FA14=GA22

Catania

Apra

dou,lh Cristou/

FA15

Catania

Sabeina

dou,lh Qeou/

IV-V

sec.

FA16=EA3

Catania

?

dou,lh Qeou/

IV-V

sec.

FA17

Catania

?

dou,lh

FA18

Catania

?

sundou,lh evn Cristw/|

IV-V

sec.

E19

Catania

?

virgin[-

IV-V

sec.

340

VI

sec.

435

397-418

mo,nandroj


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Chiesa di Catania NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

EA3=FA16

Catania

?

mo,nandroj

IV-V

sec.

EA4

Catania

Pelagia

mo,nandroj

IV-V

sec.

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

F. Servi e serve di Dio dou,lh Qeou/

F. Servi e serve di Dio F14

Catania

?

dou/loj

FA14=GA22

Catania

Apra

dou,lh Cristou/

FA15

Catania

Sabeina

dou,lh Qeou/

IV-V

sec.

FA16=EA3

Catania

?

dou,lh Qeou/

IV-V

sec.

FA17

Catania

?

dou,lh

FA18

Catania

?

sundou,lh evn Cristw/|

VI

sec.

435 mo,nandroj

397-418 IV-V

sec.

G. Cristiani e fedeli, “neoilluminati”, santi G27

Catania

Nyphi(di)os

cristiano.j

IV-V

sec.; 25 a

G28

Catania

Soteris

crhsianh.

IV-V

sec.; 50 a

GA18

Catania

Agne

pisth.

V

GA19

Catania

Ioustos

pisto.j

IV-V

GA20=B13

Catania

Iulia Florentina

fidelis

GA21

Catania

Avitianus

fidelis

GA22=FA14

Catania

Apra

evn pi,sti evfuteume,non

435

GA23

Catania

Zosime

fidelis

319-345

GA24

Catania

Eutychios

pi,stewj ca,rin

GA25

Catania

?

pisteu,saj

IV-V

sec.

GB2

Siracusa

Theodoulos

newsfw,tistoj

IV-V

sec.

GD2

Catania

Agathe

curi,a

V

sec.

GD3

Ustica

Agathe

curi,a

V

sec.

H8

Catania

Hilarion

nao.j ~Ilari,wnoj

H9

Catania

Narses

vir excellentissimus

BB1

Catania

Eirenes

presbu,teroj

BB2

Catania

Iason

presbu,teroj

sec.; 3 anni sec.; 65 a

IV IV-V

IV-V

sec.

18 mesi

sec.; 12 a dou,lh Cristou/

sec.; 35 a da Catania

H. Altri.

fecit

Presbiteri giudei

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6. Chiese della Sicilia nord-orientale La Sicilia settentrionale conosce un maggiore frazionamento del territorio e diverse sono le sedi episcopali anteriori alla conquista araba distribuite lungo la costa. Taormina, Messina, Tindari e Lipari, in particolare, sono sedi episcopali attestate a partire dal V secolo89. La cattedra di Alesa, d’altro canto, della quale è stata recuperata l’attestazione epigrafica del titolare Tobias da datare nel corso del VII secolo (A13; fig. 5), non sembra anteriore al secolo precedente90; l’arco cronologico della fondazione di questa sede si può forse ancora un po’ restringere: se si riferisce ad essa la menzione che fa Gregorio Magno del fondo Alisa, già proprietà del monaco Adeodato prima di entrare nel monastero di Sant’Adriano a Palermo (Reg. Ep. XIII,3 del 602), Alesa non era ancora sede vescovile neppure agli inizi del VII secolo, ma lo era già nel 649, quando il vescovo Calumniosus partecipò al Concilio Lateranense convocato da papa Martino I. Un’altra sede è quella di Termini (VII secolo), i cui rappresentanti intervennero ai sinodi romani del 649 e del 68091: un titolare della cattedra di Thermae, Sergios, è attestato anche da un sigillo, benché dell’VIII secolo92. Nella costa settentrionale sono ubicate ancora le sedi vescovili di Cefalù — il titolo funerario del vescovo Petros è stato rinvenuto ad Argo e permette di retrodatare l’attestazione di questa diocesi (A14; fig. 3) —, di Palermo e di Carini. F. Lanzoni colloca nella costa settentrionale anche la diocesi di Laurinum menzionata nell’epistolario di Gregorio Magno, ma altrimenti ignota93. Di fronte a tale numero di sedi vescovili la documentazione epigrafica restituita dal territorio di queste diocesi risulta alquanto desultoria. Per

89

F. LANZONI, Le diocesi d’Italia, cit., 614 ss., 650-655. Vd. anche R. POLLINA, Spunti per la storia della diocesi di Halaesa, in SEIA 10-11 (2005-2006) 61-65. 91 MANSI X, 866; XI, 302 s.; F. LANZONI, Le diocesi d’Italia, cit., 650-651. Anche le sedi di Thermae e di Mylae sarebbero state attive già nel V secolo a giudizio di G. OTRANTO, Italia meridionale e Puglia paleocristiane, cit., 83. La sede vescovile di Milazzo (l’antica Mylae) è, però, da escludere dal novero delle diocesi: la questione è riassunta per ultimo da G. ZITO, Sicilia, cit., 33. 92 V. LAURENT, CSE, 707-708, n. 901. 93 F. LANZONI, La prima introduzione dle Cristianesimo e dell’Episcopato nella Sicilia e nelle Isole adiacenti, in ASSO 14 (1917) 55; ID., Le diocesi d’Italia, cit., 651. 90

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Taormina, che, al pari di quasi tutti i centri della Sicilia orientale, conobbe anche una presenza ebraica94, si sono prese in esame soltanto tre iscrizioni funerarie: due pertinenti a “servi” di Gesù (F15; fig. 55) e di Cristo (FA19) ed una del fanciullo Agathon morto da “fedele” (GA26). Per Messina la documentazione è piuttosto tarda e datare entro il VII secolo: un sigillo del vescovo Theodorus (A16; fig. 4) ed una iscrizione su una colonna offerta dalla benefattrice Phebronia che si professa serva del Signore (FA20=H10). Più interessanti sono i dati relativi all’isola di Lipari, da sempre crocevia di rotte commerciali, occupata anche da Ebrei95. Lipari ha restituito l’epitaffio di Proba (DC2=FA19=GA26; fig. 35) che ci ha tramandato il poco documentato ruolo dell’ostiaria; in questa iscrizione, inoltre, come in altre di provenienza liparitana ed anche siracusana e catanese96, si riportano delle professioni di fede nella Trinità, nella divinità di Cristo o sono presenti riferimenti alla “chiesa cattolica”: l’isola evidentemente era inserita appieno nel dibattito teologico del IV e del V secolo. L’epitaffio di Asella (FA21; fig. 62), in particolare, con la menzione della Trinità, presenta problemi di lettura in merito alla data consolare; qualora si accettasse la lezione di A. Ferrua che vi riconosce i nomi dei consoli dell’anno 369 — il limite cronologico superiore dovrebbe cadere comunque entro il primo quarto del V secolo — l’iscrizione sarebbe contemporanea all’iscrizione di Eusebios cristiano di Kokanaya nella Siria settentrionale, una delle prime iscrizioni di ambito siriano che presenti la formula trinitaria nel contesto di una “dossologia minore”97. Anche vescovi siciliani, del resto, parteciparono appieno alle dispute trinitarie, orientandosi sempre in senso ortodosso98: si ricorda il concilio di Serdica del 343, l’ortodosso Kapiton ricordato da Atanasio di Alessan-

94

JIWE I, 184, n. 143. JIWE I, 220, n. 162. 96 A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 72-74, n. 15-17; 125, n. 108; 198-201, nn. 236241. 97 L. JALABERT – R. MOUTERDE, IGLS II, cit., 326-327, n. 598, con rimando; M. GUARDUCCI, Epigrafia greca. IV, cit., 431-434, n. 1, fig. 129; A. FERRUA, La polemica antiariana, cit., 100-101, n. 68. 98 F.P. RIZZO, Il cristianesimo siciliano dei primi secoli. Ruolo primario delle chiese di Siracusa e Catania tra III e IV secolo, in T. SARDELLA – G. ZITO (curr.), Euplo e Lucia 304-2004, cit., 24-27; G. OTRANTO, La Sicilia paleocristiana nei concili di III-IV secolo, ibid., 247-265. 95

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dria in una sua lettera del 356 ai vescovi di Egitto e Libia, il concilio di Antiochia del 363 al quale avrebbe partecipato il vescovo Euagrios Sikelos ricordato da Socrate Scolastico (HE III 25,18)99, ed il sinodo del 369 in cui i vescovi di Sicilia affermarono la loro adesione al credo niceno, così da essere additati tra i niceni sia da Atanasio in una lettera indirizzata nel 373 ai vescovi d’Africa, che da Basilio in una sua epistola ai Neocesariensi, di due anni posteriore100. Nell’epigrafe di Proba (DC2), umile ostiaria e “serva di Dio”, membro dell’a`gi,a kai. kaqolhkh. evklhsi,a Lipare,wn, questa formula101, da confrontare, in ambito occidentale, con quella del presbitero salonitano (ma siriano di origine Oualerios Iamlys (?)102, oltre ad essere stata valutata come espressione di una polemica antiariana103, potrebbe costituire anche un atto di professione di cattolicità in senso filoromano104. Un tale orientamento persiste ed è proprio delle chiese dell’area nord-orientale della Sicilia che gravitano intorno allo Stretto e che, anziché costiture un’area marginale105, in qualche modo fanno da cerniera la Sicilia e Roma alla quale rimangono fedeli: nel senso di «una fattiva adesione […] alla causa

99 Su questi vd. ora G. OTRANTO, Il vescovo siculo Evagrio (IV secolo) tra filologia e storia, in VetChrist 42 (2005) 5-14; ID., La Sicilia paleocristiana, cit., 255-264. Per una diversa lettura del passo di Socrate Scolastico (Euagrio sarebbe piuttosto vescovo di Sikima (?) vd. SOCRATE DE CONSTANTINOPLE, Histoire ecclésiastique, livres I-VII, text grec de l’édition G.C. HANSEN, traduction par P. Perichon et P. Maraval, introduction, notes ed index par P. Maraval, I-IV, Paris 2004-2007. 100 Queste due lettere sono riportate da F.P. RIZZO, SC, II/2, 202-203 e 211. 101 Per le varie interpretazioni di kaqolikh. evkklhsi,a vd. E. WIPSZYCKA, Kaqolikh. et les autres épithètes qualifiant le nom evkklhsi,a. Contribution à l’étude de l’ordre hiérarchique des églises dans l’Égypte byzantine, in JJP 24 (1994) 201-203. Credo sia da escludere l’interpretazione di kaqolikh. come qualifica della chiesa più importante fra quelle che si trovano nella stessa zona (la cattedrale del luogo): cfr. le indicazioni di G. KIOURTZIAN, Enépigraphos plinthos, in Mélanges Jean-Pierre Sodini, TravMém 15 (2005) 389. G. MANGANARO, Per la storia della Sicilia bilingue, cit., 44, riprendendo un’ipotesi di A. Guillou, è dell’opinione che la formula farebbe riferimento allo «statuto vescovile» della chiesa di Lipari. 102 «presbu,teroj th/j evnqa,de a`gi,aj de. kai. kaqolikh/j evklhsi,aj)))»: R. EGGER, Forschungen in Salona, II, 100, n. 217; IGCVO 375. N. GAUTHIER – E. MARIN – F. PRÉVOT, Salona IV, cit., 1177-1180, n. 794. 103 Ma chiunque si creda nel giusto può vantare di appartenere ad una “chiesa santa ed universale”: così, ad esempio, i meleziani, per cui vd. A. ŁAJTAR – E. WIPSZYCKA, Deux kaqolikai. evkklhsi,ai dans le Mons Porphyrites, in JJP 24 (1994) 71-85. 104 A. PAGLIARA, Epigraphica Liparensia (1), cit., 133-176, secondo il quale la formula contenuta nell’epigrafe, più che alla presenza vandala in Sicilia, farebbe riferimento alla scelta di campo del vescovo Augusto a favore di Simmaco, al tempo dello scisma laurenziano. 105 Così, invece, M. SGARLATA, L’epigrafia greca e latina, cit., 493.

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ecumenica simmachiana»106 è stata intesa la partecipazione di Augusto vescovo di Lipari e di Severino vescovo di Tindari ai concili convocati da Papa Simmaco a Roma nel 501 (a questo furono presenti anche Eulalio di Siracusa ed Eucarpo di Messina) e nel 502 (a questo concilio presenziò anche il vescovo di Taormina, Rogato)107. L’asse Roma-Eolie-Siracusa viene confermato ancora alla fine del VI secolo, allorquando Gregorio Magno interviene direttamente (ex auctoritate) per la nomina del vescovo di Lipari, incaricando il vescovo di Siracusa Massimiano a che il vescovo di Taureana, Paolino, presieda anche alla chiesa di Lipari, la cui sede era vacante (anno 592) dopo la rimozione del predecessore Agatone interdetto da pena canonica, e raccomanda a Paolino l’ubbidienza al vescovo di Siracusa (Reg. Ep. II,15 e 16)108. Tale direttrice che collegava il Tirreno e lo Jonio si prolunga fino in Africa: la formula evn pi,stei kai. eivrh,nh| che ricorre negli epitaffi liparitani GA27-29 (figg. 35, 52 e 75) è la versione greca della formula latina fidelis in pace, peculiare dell’epigrafia funeraria africana109, e che occasionalmente ricorre anche in Sicilia a Siracusa (GA13) e a Catania (GA21). Tali rapporti tra le Isole Eolie e l’Africa sono rimarcati anche dal rinvenimento dell’iscrizione funeraria della liparitana Albula a Cartagine110.

106

A. PAGLIARA, Epigraphica Liparensia (1), cit., 158-162, 166. Vd. anche T. SARDELLA, Roma e la Sicilia, cit., 274-277; T. SARDELLA – C. DELL’OSSO, I canoni dei concili della Chiesa antica, a cura di A. Di Berardino, II. I concili latini. 1. Decretali, concili romani e canoni di Serdica, Roma 2008, 290-293 (sinodo romano del 501), 298, 312-313 (sinodo palmare del 502). 108 Vd. anche la lettera III,53 del 593. Sull’argomento cfr. G. MAMMINO, Gregorio Magno e la riforma della Chiesa in Sicilia, Catania 2004, 47. 109 Vd. supra 248. In Africa ricorre la formula greca pisto.j o pisth. evn eivrh,nh|: L. ENNABLI, Les inscriptions funéraires chrétiennes de Carthage, II, cit., 203, 205, 229, n. 266; EAD., Les inscriptions funéraires chrétiennes de Carthage, III, cit., 115-117, nn. 97-98. 110 ILCV 4434; L. ENNABLI, Les inscriptions funéraires chrétiennes de Carthage, III, cit., 331, n. 575. 107

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Chiesa di Taormina NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

F15

Taormina

?

dou/loj VIhsou/

IV-V

sec.

FA19

Taormina

?

dou,lh Cristou/

IV-V

sec.

GA26

Taormina

Agathon

pisto.j

ALTRE NOTE

404-411

Chiesa di Messina NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

A16

Messina

Theodorus

episcopus

VII

H10

Messina

Phebronia

kolo,mnan kekirofo,risa

VI-VII

ALTRE NOTE

sec. sec.

Chiesa di Lipari NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

DC2=FA22= =GA29

Lipari

Proba

dou,lh Qeou/ ovssari,a evn pi,stei kai. hvrh,nh|

F16=GA27

Lipari

?

dou/loj Qeou/ evn pi,stei kai. eivrh,nh|

409-470

FA17

Lipari

Asella

dou,lh Kuri,ou

417/422

GA28

Lipari

?

evn hvrh,nhn kai. pi,sti

406-431

ALTRE NOTE

IV-V

sec.; 20 anni

Chiesa di Alesa NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

A13

Alesa

Tobias

evpi,skopoj

INDICAZIONI CRONOLOGICHE VII

ALTRE NOTE

sec.

Chiesa di Cefal첫 NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

A14

Argo

Petros

evpi,skopoj

VI

sec.

B17

Cefal첫 ?

?

i``ereu.j

VI

sec.

346

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE


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7. Chiese della Sicilia occidentale Poche sono le testimonianze della parte occidentale della Sicilia111 ed in gran parte rinvenute nel territorio che faceva capo alla sede episcopale di Lilibeo, centro che ha conosciuto in età tardoantica anche una presenza giudaica112, fortemente proiettato verso l’Africa, ma posto lungo la rotta che collega al Mar Tirreno e a Roma. Lilibeo è la città in cui forse Porfirio compone verso il 270 il suo Kata. Cristianw/n, opera che autorizza a supporre che vi fosse una comunità organizzata di cristiani alla quale volgere lo sguardo113. Qui è stata rinvenuta l’epigrafe funeraria di un lettore (DB1) che menziona la chiesa della città. Ma i documenti epigrafici si concentrano in particolar modo nella basilichetta (fig. 2) portata alla luce in contrada San Miceli presso Salemi (un vescovo: A13; due presbiteri: B15-16; un “servo”: F18; evergeti: H11-13; fig. 92). Un altro sito, dove è stato recuperato materiale epigrafico paleocristiano, è Selinunte (il diacono Ausanius di C9; fig. 27). Oltre al territorio di Lilibeo, altri dati sono stati occasionalmente forniti dalla sede vescovile di Palermo114 (Munatia Eulalia, religiosa femina di FB1; fig. 63), e dai dintorni: da Monte Iato (l’abbas di EB5; fig. 49), da Corleone (il dou/loj Nikolaos di F17) e dall’isola di Ustica (GD3, fig. 83: iscrizione di Loukiphera morta nel giorno festivo di Sant’Agata). Castronuovo di Sicilia — centro posto lungo la via Aurelia che collegava Palermo ed Agrigento115, e che in periodo medievale appartiene alla circoscrizione ecclesiastica di Agrigento116 — ha restituito l’epitaffio di Placidia, donna con un solo marito (EA5). 111 Un quadro della storia degli studi del paleocristianesimo di questa parte della Sicilia è stato svolto da V. MESSANA, Aspetti del cristianesimo nella pars Occidentis della Sicilia dalle origini alla metà del V secolo. Un contributo alla storia degli studi, in Guttadauro 6 (2006) 21-48. 112 N. BUCARIA, Antiche lucerne giudaiche, cit., 264, nn. 1-2. 113 Per la questione, vd. F.P. RIZZO, Problemi storici a proposito del paleocristianesimo del territorio agrigentino e di quello gelese, in Kokalos 32 (1986) 367, con rimandi bibliografici. Per Marsala vd. ora R. GIGLIO, La cristianizzazione di Lilibeo attraverso le recenti scoperte archeologiche, in Atti IX Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, cit., 1779-1813 114 Su Palermo durante la tarda antichità vd. R.M. BONACASA CARRA, Palermo paleocristiana e bizantina, in La catacomba di Porta d’Ossuna a Palermo, Città del Vaticano 2001, 7-17. 115 G. UGGERI, La viabilità, cit., 101-104, 108-109. 116 F. MAURICI, Problemi di storia, archeologia e topografia medievale nel territorio di Castronuovo di Sicilia in provincia di Palermo, in Terze giornate internazionali di studi sul-

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Quest’area della Sicilia, pur nella esigua documentazione pervenuta, più della parte orientale dell’Isola denunzia gli stretti rapporti intercorsi con il bacino tirrenico da un canto e l’Africa dall’altro, a cominciare dalla prevalenza della lingua latina nelle iscrizioni. La linea Agrigento-Termini è stata indicata da A. Ferrua come confine tra la prevalenza del greco ad Oriente e del latino ad Occidente117, ma è anche vero che «la linea divisoria per quanto riguarda la lingua deve essere tracciata tra le classi sociali, non con criterio geografico» a giudizio di M.I. Finley118, nel senso, però, specificato F.P. Rizzo, cioè di una «possidente nobilitas latinofona — prevalente nella pars occidentale» e di «classi medie e basse ellenofone — certamente più fitte nella pars orientale»119. In effetti, sotto questo punto di vista, si constata un prevalere del latino nelle iscrizioni riferibili più alte gerarchie ecclesiastiche: a mo’ di esempio, delle quindici iscrizioni prese in considerazione per i vescovi, ben otto sono in latino120. Ma che anche questa divisione non vada comunque assolutizzata e che il fenomeno del rapporto tra le due lingue sia complesso121 lo dimostra la più profonda diffusione del latino nei centri urbani che sono divenuti colonie latine (si è già detto della maggiore percentuale di iscrizioni latine a Catania rispetto agli altri centri) mentre il greco è maggiormente radicato nei centri rurali122. Si aggiunge che è stato osservato che questo fenomeno dipende dalle influenze alle quali è esposta l’una e l’altra metà della Sicilia: la parte occidentale risentirebbe maggiormente degli influssi africani e romani, l’altra degli influssi orientali123: non a caso alcune iscrizioni latine del siracusano prese in esame l’area elima (Gibellina – Erice – Contessa Entellina, 23-26 ottobre 1997), Pisa-Gibellina 2000, II, 756-761. Per Agrigento vd. il primo quadro d’insieme presentato da E. DE MIRO, Agrigento paleocristiana e bizantina, in FR 119-120 (1980) 131-171. 117 A. FERRUA, Dal greco al volgare, in CC 93 (1942) I, 211-213; vd. anche G. OTRANTO, Cristianizzazione del territorio e rapporti con il mondo bizantino, in L’Italia meridionale in età tardo antica, Atti del XXXVIII Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto, 2-6 ottobre 1998), Taranto 1999, 93-94. 118 M.I. FINLEY, A History of Sicily. Ancient Sicily to Arab Conquest, London 1968, trad. it., Storia della Sicilia antica, Roma-Bari 1985, 189. 119 F.P. RIZZO, Problemi storici a proposito del paleocristianesimo, cit., 369. 120 Cfr. supra 77-82. Cfr. anche le osservazioni di L. CRACCO RUGGINI, Il primo cristianesimo in Sicilia, cit., 113-114. 121 I termini della questione sono riassunti da I. BITTO, Latino e greco nella Sicilia imperiale e tardo-antica, cit., 483-493. 122 G. MANGANARO, Greco nei pagi e latino nelle città, cit., 543-594. 123 F.P. RIZZO, SC, cit., 103-105. Per le influenze orientali vd. supra 315-316.

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(H6 Cresconius; A1 di Auxentius; D1 di Superianus) rimandano all’Africa o ad altri ambienti latinofoni. Certamente l’onomastica della Sicilia occidentale presenta puntuali rimandi all’ambito africano anche quando è in greco: così il diacono Ausanius di Selinunte (C9), il donatore della basilica di Salemi a nome Kobouldeous (B16; H11), traslitterazione adattata con aplografie del nome tipicamente africano di Quodvultdeus124, nome che, nella variante Quoddeusvult, ricorre in bolli di laterizi rinvenuti in diversi centri del trapanese quali Erice, Segesta ed Alcamo125, ma anche in titoli funerari di Siracusa126. Si è fatta menzione della lucerna di provenienza selinuntina, che reca il motto “Deo gratias”, in cui si è visto un riferimento alla polemica antidonatista di cui sarebbe giunto un’eco anche in Sicilia; si ricorda che anche nell’epigrafe dedicatoria del pontifex pater episcopus di Salemi (A13) vi è un chiaro riferimento alla fides o alla ecclesia catholica. Pur nella frammentarietà dell’epigrafe il bisogno di un tale riferimento si inquadra nel contesto di una terra che ha conosciuto più da vicino le incursioni da parte dei Vandali di Genserico127 e quindi le persecuzioni da parte degli ariani che costrinsero cattolici all’abiura o al martirio128: dopo la conquista vandala dell’Africa (429), è proprio la Sicilia che continua a rappresentare, lungo l’asse Roma-Africa, il punto di riferimento dell’Impero e dell’ortodossia129. Non a caso è Pascasino, che ha provato l’amarissima 124 Cfr. A. MANDOUZE, Statistique réalisée à partir de 2150 notices, cit., 433-434. Nomi di questo tipo devono probabilmente la loro origine all’imitazione della nomenclatura della tradizione punica: I. KAJANTO, Roman nomenclature during the late Empire, cit., 109. 125 R.J.A. WILSON, Iscrizioni su manufatti siciliani in età ellenistico-romana, in M.I. GULLETTA (cur.), Sicilia Epigraphica, cit., 542, nota n. 127, fig. 340. 126 L. BIVONA, Iscrizioni latine lapidarie, cit., 63, con rimandi bibliografici; M.T. MANNI PIRAINO, Iscrizioni greche lapidarie, cit., 143-144, n. 113; FERRUA, NG, 52, n. 198. 127 B. SAITTA, La Sicilia tra incursioni vandaliche e dominazione ostrogotica, in QuadCat 19 (1989) 363-379; M. MAZZA, I Vandali, la Sicilia e il Mediterraneo nella Tarda Antichità, in Kokalos 43-44 (1997-1998) 107-138. 128 Cfr. Y. MODÉRAN, Une guerre de religion: les deux églises d’Afrique à l’époque vandale, in AntTard 11 (2003) 21-44: 25-29: «Les Vandales ont eu ainsi un vrai projet missionnaire, qui s’apparentait clairement au fameux adage cujus regio, ejus religio». Sull’attività di Massimino, Arrianorum dux in Sicilia, vd. L.A. GARCÍA MORENO, El Arrianismo vándalo y gótico en Sicilia, in R. BARCELLONA – S. PRICOCO (curr.), La Sicilia nella tarda antichità, cit., 39-52; vd. anche F.P. RIZZO, Il latinus Pascasino inviato a Calcedonia, ossia il ribaltamento di una tradizione consolidata, in M. CROCIATA – M.G. GRIFFO (curr.), Pascasino di Lilibeo e il suo tempo. A 1550 anni dal Concilio di Calcedonia, Caltanissetta-Roma 2002, 58. 129 Cfr. F.P. RIZZO, Problemi storici a proposito del paleocristianesimo del territorio agrigentino e di quello gelese, in Kokalos 32 (1986) 367-368.

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captivitas nelle mani dei Vandali, vescovo di Lilibeo, di quella città, cioè, che è testa di ponte nelle rotte verso l’Africa, che diviene portavoce di Papa Leone Magno al Concilio di Calcedonia del 451130.

Chiesa di Lilibeo NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

A. Vescovi A12

Salemi

po]ntificis patris episc[opi

?

B. Presbiteri B15

Salemi

Makarios

presbu,teroj

B16

Salemi

Dionysius

presbyter

C. Diaconi C9

Selinunte

Ausanius

diaconus

65 anni

D. Lettore DB1

Lilibeo

?

lector

F. Servi di Dio ed altri epiteti di devozione F18

Salemi

Saprikios

dou/loj

H11-12

Salemi

Kobouldeous Maxima

euvch.n evplh,rwsan

H13

Salemi

Zosimos

H. Altri

130

V

sec.

V

sec.

L. CRACCO RUGGINI, La Sicilia del V secolo e Pascasino di Lilibeo, in M. CROCIATA – M.G. GRIFFO (curr.), Pascasino di Lilibeo, cit., 29-47; F.P. RIZZO, Il latinus Pascasino, cit., 49-65; ID., Vicem praesentiae meae implere. A proposito della presidenza a Calcedonia, cit., 39-55.

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Chiese di Palermo e Agrigento (?) NUMERO DI SEQUENZA

LUOGO DI RIFERIMENTO

NOME

QUALIFICA

INDICAZIONI CRONOLOGICHE

ALTRE NOTE

E. Donne con un solo marito; monaci EA5

Castronuovo

Placidia

univira

EB5 = F19

Monte Iato

?

abbas

570 famulus Dei

F. Servi di Dio ed altri epiteti di devozione F17

Corleone

Nikolas

dou/loj

F19 = EB4

Monte Iato

?

famulus Dei

FB1

Palermo

Munatia Eulalia

religiosa femina

abbas

488; Âą 70 anni

G. Santi GD3

------

Agathe

kuri,a

Fig. 97. Le diocesi siciliane anteriori alla conquista araba.

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Bibliografia

1. Fonti 1.1. Edizioni e studi sulle epigrafi della Sicilia e delle isole adiacenti ADAMESTEANU, D., I primi documenti epigrafici paleocristiani nel retroterra di Gela, in RAL s. VIII, 10 (1955) 562-571. ID., Nuovi documenti paleocristiani nella Sicilia centro-meridionale, in BdA 1963, 259-274. AGNELLO, S.L., Christiana–byzantina Siciliae, in NDidask 1949, 33-40. ID., Silloge delle iscrizioni paleocristiane della Sicilia, Roma 1953. ID., Frustula epigraphica syracusana, in ASSO, n.s. IV, 7 (1954) 111-115. ID., Aggiunte e correzioni alle epigrafi paleocristiane di Siracusa, in NDidask 1956, 52-68. ID., Scavi recenti nelle catacombe di Vigna Cassia a Siracusa, in RAC 32 (1956) 7-27. ID., Lavori di sistemazione nelle catacombe siracusane di Vigna Cassia, in ASSir ns. 2 (1956) 45-64. ID., Iscrizioni cemeteriali inedite di Siracusa, in RAC 36 (1960) 19-42. ID., La catacomba di Vigna Cassia in alcuni appunti inediti dell’Orsi, in ASSir 7 (1961) 118-131.

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ID., Interventi di restauro nel cimitero del Predio Maltese a Siracusa, in ASSir 21-22 (1975-1976) 29-36. ID., L’iscrizione di Proba, in L. BERNABÒ BREA, Le Isole Eolie dal tardo antico ai Normanni, Ravenna 1988, 165-169. AHLQVIST, A., Pitture e mosaici nei cimiteri paleocristiani di Siracusa. Corpus iconographicum, Venezia 1995. AMATO, C., Nuove scoperte intorno al sepolcro di Santa Lucia, a cura di T. Bommara, Siracusa 2005. AMORE, A., Appunti storico-archeologici sopra un’iscrizione di Siracusa, in Miscellanea Giulio Belvederi, Città del Vaticano 1954, 309-320. BASILE, B. – SIRENA, G., Testimonianze cristiane nel territorio di Siracusa: l’ipogeo di Zosimo, in IX Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana (Agrigento, 20-24 novembre 2004), Palermo 2007, 1997-2014. BECKER, E., Malta sotterranea. Studien zur altchristlichen und jüdischen Sepulkralkunst, Strassburg 1913. BELLABARBA, E., Iscrizioni gulfiane interpretate, Chiaramonte Gulfi 1891. BERNABÒ BREA, L., Siracusa. Ipogei pagani e cristiani nella regione adiacente alle Catacombe di S. Giovanni, in NSc 1947, 172-193. ID., Le Isole Eolie dal tardo antico ai Normanni, Ravenna 1988. BERNABÒ BREA, L. –CAVALIER, M., Meligunis-Lipara. VII. Lipari. Contrada Diana, Scavo XXXVI in proprietà Zagami (1975-1984), Palermo 1994. BERNABÒ BREA, L. – CAVALIER, M. – CAMPAGNA, L., Meligunis – Lipara XII, Palermo 2003, 469-471. BEVILACQUA, G., Le epigrafi magiche, in M.I. GULLETTA (cur.), Sicilia Epigraphica. Atti del Convegno Internazionale (Erice, 15-18 ottobre 1998), Pisa 1999, 65-88. BEVILACQUA, G. – DE ROMANIS, F., Nuova iscrizione esorcistica da Comiso, in RAL s. (2003) 389-402.

IX, 14

ID., Nuova laminetta aurea da Comiso, in F.P. RIZZO (cur.), Di abitato in abitato. In itinere fra le più antiche testimonianze cristiane degli Iblei. Atti del Convegno Internazionale di Studi (Ragusa-Catania, 3- aprile 2003), SEIA 8/9 (2003/2004), Pisa – Roma 2005, 247-252. BEVILACQUA, G. – GIANNOBILE, S., «Magia» rurale siciliana: iscrizioni di Noto e Modica, in ZPE 133 (2000) 135-146. BILOTTA, M., Le epigrafi musive della basilica di S. Miceli a Salemi, in FR 113-114 (1977) 31-64.

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BITTO, I., Alcune osservazioni sulla iscrizione di Iulia Florentina (CIL X 7112), in STA 6 (1989) 245-287. EAD., Catania paleocristiana: l’epitaffio di Theodule, in B. GENTILI (cur.), Catania Antica. Atti del Convegno della SISAC (Catania, 23-24 maggio 1992), Pisa-Roma 1996, 279-292. BIVONA, L., Iscrizioni latine lapidarie del Museo di Palermo, Palermo 1970. EAD., Iscrizioni latine lapidarie del Museo Civico di Termini Imerese, Palermo 1994. EAD., Su un’iscrizione da Castronovo (PA), in Kokalos 41 (1995) 23-28. EAD., L’iscrizione di Crispia Salvia, in G. PACI (cur.), EPIGRAFAI. Miscellanea epigrafica in onore di Lidio Gasperini, Tivoli 2000, 83-93. BONOMI, L., Cimiteri paleocristiani di Sofiana, in RAC 40 (1964) 169-220. BRUGNONE, A., Le iscrizioni, in R.M. BONACASA CARRA – R. PANVINI, La Sicilia centro-meridionale tra il II ed il VI sec. d.C. Catalogo della mostra (Caltanissetta-Gela, 1997), Palermo 2002, 293-301. BUECHELER, F., De inscriptionibus quibusdam christianis, in RhM 51 (1896) 638-640. BUHAGIAR, M., Late Roman and Byzantine Catacombs and Related Burial Places in the Maltese Islands, Oxford 1986. ID., The Maltese Palaeochristian hypogaea. A reassessment of the archaeological, iconographic and epigraphic source material, in R. ELLUL MICALEFF – S. FIORINI (curr.), Collected Papers published on the occasion of the Collegium Melitense Quatercentenary Celebrations (1592-1992), Malta 1993, 133-202. BURZACHECHI, M., Nuove iscrizioni greche cristiane da Comiso, in RAL s. VIII, 14 (1959) 403-410. CAILLET, J.-P., L’évergétisme monumental chrétien en Italie et à ses marges, d’après l’épigraphie des pavements de mosaïque (IVe-VIIe s.), Rome 1993. CALDERONE, S., Analecta epigraphica liparensia, in Epigraphica 3 (1949) 55-59. ID., Per la storia dell’elemento giudaico nella Sicilia imperiale (sull’iscrizione RIGI 1927, 63 ss.), in RAL s. VIII, 10 (1955) 489-502. ID., Comunità ebraiche e cristianesimo in Sicilia nei primi secoli dell’era volgare, in V. MESSANA – S. PRICOCO (curr.), Il cristianesimo in Sicilia dalle origini a Gregorio Magno. Atti del Convegno di Studi organizzato dall’Istituto teologico-pastorale «Mons. G. Guttadauro» (Caltanissetta, 28-29 ottobre 1985), Caltanissetta 1987, 41-60. CALIFANO, M.L., Su un’iscrizione funeraria cristiana di Catania, in ZPE 115 (1997) 261-262.

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IX

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Indice dei nomi antichi di persona

Aberkios, vescovo di Hierapolis, 97n Abirkios, diacono, 135 Aboudianos, diacono, 135 Aboundantia, acquirente di tomba, 58, 78 Aboundantia, vergine, 174 Abramo, 207, 223, 248, 276, 277 Adeodata, 172 Adeodato, monaco, 342 Adeodatus, presbitero, 97, 98, 100, 117, 122 Afrodite, 254, 279 Agapios, “servo”, 216, 233, 326 Agata, santa, 46, 257-259, 280, 281, 284, 339, 341, 347, 351 Agathe, due “cristiane”, 240, 241, 243, 244, 267, 282, 293, 314, 327 Agathoklea, vergine, 174 Agathon, 257, 259, 280, 339 Agathon, “fedele”, 249, 277, 283, 343, 346 Agatone, papa, 66 Agatone, vescovo di Lipari, 345 Agne, “fedele”, 249, 273, 274, 283, 341 Agne (?), vergine 186, 195, 325, Agostino, vescovo di Ippona, 240 Agrykios, 213 Ailia, 243, 264, 282, 327 Aion, presbitero, 133 Aithales, 62n, 244, 256, 290-293, 305, 308, 314, 321, 329

Akakios, 97n Akoubia, vergine, 159, 186, 195, 325 Akylina, vergine, 168, 174 Alarico, 318 Albino, console, 276 Albula, 345 Alexander, 173 Alexandros, 55, 58, 78 Alexandros, fratello di Pistos, 102, 103, 112 Alpheios, diacono, 133n Alypios, 55 Alypios, presbitero, padre di Theodora, 104n Alypios, presbitero, padre di Philippos, 104n Amachios, 165n, 335n Amamas, suddiacono, 133n Amanzio, console, 276 Amarantos, diacono, 135 Ambrogio, vescovo di Milano, 215 Ambrosiaster, 87n Amegaoth, 304 Ammonios, 57n Anania, santo, 206, 225, 226, 256n Anastasia, figlia di Eulogios, 104n Anastasio, santo, 300 Anastasio, vescovo di Corinto, 73 Anastasios, diacono, 131n Anastasios, evergeta, 300, 301, 308, 329 Anatoles, presbitero, 99, 100, 114, 122, 314, 324

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Andreas, lettore, 147n Anemouel, 304 Annaios Barnas, 315n Antiochia, “serva”, 174, 203, 212n, 222, 234, 326 Antonia Euphrosyne, 134, 141, 325 Antonia Eupraxis, 134 Antonia Eutychia, 134 Antonios, metropolita di Catania, 65n Antonios, presbitero, vd. Anatoles Antonios Satronilos, 134 Antonius, vescovo di Alesa, 76 Apantia, vergine, 168, 174 Apra, “serva”, 206, 210, 227, 228, 234, 248, 283, 340, 341 Apronianus, 249n Arcadio, imperatore e console, 305 Arete, figlia di Georgios, 105n Arethusa, 165n Ariagne, 92n Ariagne, donna con un solo marito, 160, 191, 196, 326 Aristeas, lettore, 147n Aristide, 238 Armentarius, famulus Dei, 206n Artemide, 259 Asclepiodote, console, 217 Asklepiodote, 227, 228 Asella, “serva”, 209, 211, 229-231, 234, 255, 256, 343, 346 Aspelia, vergine, 174 Aspis, 259n Atanasio, vescovo di Alessandria, 343, 344 Atenagora, 159 Athenaios, diacono, 135 Attico, console, 229 Attinas, 337 Attinis, presbitero ebreo, 89, 90, 120, 123, 317, 329, 335, 337 Attinos, 337 Augusto, vescovo di Lipari, 344 Aura, 135 Aurelia Antonina, 104n Aurelia Heorte, 87, 231, 234, 330, 331 Aurelia Ianuaria, 135 Aurelia Pankratia, 104n

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Aurelios Demetrios, 240n Aurelios Dionysios, presbitero, 178 Aurelios Hoplon, 104n Aurelios Malchos, 129n Aurelios Sisinios, diacono, 104n Aurelis Bitales, 166 Aurelius Melitius, cristiano, 244 Aurelius Samohil, 93 Aurelius Saturninus, diacono, 135 Ausanius, diacono, 126, 127, 141, 142, 294, 347, 349, 350 Ausonio, 313 Auxanius, padre dei padri e patrono, 90 Auxanon, “servo”, 200, 216, 233, 261, 282, 326, 327 Auxentius, vescovo di Rhode ?, 54, 55, 61, 74n, 77, 82, 145, 321, 323, 349 Avitianus, 249, 275, 276, 283, 341 Balentinianos, vd. Valentiniano, imperatore e console Baleria, 290n Barachon, diacono, 133 Barusus, presbitero, 181n Basileios, notaio, 144n Basileus, senior, 88, 121, 123, 200, 205, 233, 330, 331 Basilio, console, 193 Basilio, vescovo di Capua, 74n Basilio, vescovo di Cesarea, 170, 344 Bassiano, vescovo di Lodi, 74n Bassilla, martire, 258n Belisario, 62 Benenata, fedele, 250 Benenata ?, 337n Biktorinos, suddiacono, 146, 152, 155, 321, 325 Bindemioullos, diacono, 133n Bitalia, madre di Sambatios, 104n Boniphas, 203, 204, 206, 210, 213, 229, 234 Boniphates, 175n Boniphatia, 175n Buraidus, presbitero, 215n Caelius Laurentius, 147 Caeparius, 56 Calaestria Euangelis, 165n Callisto, vescovo di Roma, 131 Calumniosus, vescovo di Alesa, 75, 342


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Cardelo, vescovo di Lentini, 332n Caretosa, 104n Catella, 215 Celestio, 318 Cerere, 259 Cesario, abate, 177 Cesario, console, 229 Cesario, vescovo di Arles, 243 Cheperion, vescovo, 54-57, 61, 78, 82, 315, 320, 324 Chrestiane, “serva”, 98, 117, 120, 211 Chrestus, vd. Cresto, vescovo di Siracusa Chrysaphios, ostiario, 148n Chryses, “servo”, 201, 217, 218, 233, 326 Chrysiphoros, neoilluminato, 244, 254, 255, 279, 284, 293, 314, 328 Chrysis, “cristiana”, 243, 245, 263, 269, 282, 283, 327, 328 Chrysis, “serva”, 207, 222, 223, 234, 326, 337 Chrys[…, “servo” di Butera, 220, 233, 326 Chrys[…, “servo” di Siracusa, 218, 233, 326 Cicerione, monaco, 151n Cipriano, vescovo di Cartagine, 95, 147n, 317 Constantia, 215, 232 Constantinus, vescovo di Catania, 65, 80, 83, 334, 340 Cosma, san, 199n Costante II, imperatore, 60, 64 Costantino, imperatore, 61, 318, 337 Costanzo, console, 229 Costanzo, imperatore e console, 232 Costanzo, vescovo di Milano, 74n Crescentia, fedele, 250 Crescentia, figlia di Crescentinus, 258n Crescentianus, diacono, 135 Crescentinus, 258n Cresconius, 293-296, 305, 306, 308, 319, 322, 329, 349 Cresto, vescovo di Siracusa, 61, 62, 317 Damaso, papa, 55n, 59 Damiano, san, 199n Darses, presbitero, 102, 111, 122, 324 Dazio, vescovo di Milano, 74n Demetria, “serva”, 199n, 223, 234, 326 Demetrio, san, 213 Deusdedit, fedele, 250

Dextranos, 274 Dinamio, console, 232 Diocleziano, imperatore, 172 Dionysios, acquirente di un loculo, 287, 302, 303 Dionysios, presbitero, 99, 107, 113, 321, 322 Dionysius, presbitero, 110, 116, 122, 324, 350 Dioskoros, 249, 269, 270, 283, 328 Disiderius, 272, 273, 283, 328 Domestikos, 243, 246, 247, 269, 282, 330, 331 Domna, figlia di Menekrates, 104n Danata ?, 337n Dometios, 104n Donatos, presbitero, 102, 111, 122, 324 Donatus, miles, 250 Dorymenos, presbitero, 104n Dulcitia, 181n Eilaros, presbitero, 104n Eirenaios, titolare di una chiesa, 287, 288, 290, 303, 308, 320, 328 Eirene, 175n Eirenes, presbitero ebreo, 88, 89, 119, 123, 335, 341 Eirenes ?, vergine, 158, 163, 191, 195, 330, 331 Eisdramal, 304 Eleuterio, vescovo di Siracusa, (?) 332n Elia Basilissa, figlia di Eilaros, 104n Elisabetta, cugina di Maria, 250 Elpidie, 135 Elpidio, vescovo di Catania, 339 Elpis, acquirente di un loculo, 287, 302, 303 Elpis, vergine, 184, 185, 195, 325 Ennia Vera, 214 Entolios, 93n Entolius, “servus” ?, 66, 83, 150, 151, 154-156 Epifanio, vescovo di Salamina, 129 Epiphania, 175n Epiphanios, sommo sacerdote, 86n Eraclio, imperatore, 37 Euagrios, 259 Euagrios, vescovo, 343, 344n Euangelis, vergine, 165, 167, 168, 190, 195, 336, 340 Euangelis, galata, 165n Euangelos, eroe, 165n Eucarpo, vescovo di Messina, 105n, 344

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Eudemon, 337n Eugenios, diacono, 251n Eugenios, presbitero, 104n Eulalio, vescovo di Siracusa, 62, 319, 344 Eulogia, presbitera, 89, 94, 119, 123, 330, 331 Eulogio, patriarca di Alessandria, 319 Eunomios, 206n Euphemia, 288n Euphrasia, 227, 283, 328 Euphrasios, diacono, 133n Euphrosyne, fedele, 250, 273, 283, 315, 328 Euphrosyne (a Cava Ispica), 134 Euplo, figlio del vescovo Eusanio, 105n Euplo, santo, 336 Euplous, “cristiano” ?, 266, 282, 327 Eusanio, vescovo di Agrigento, 105n Eusebio, vescovo di Roma, 55, 74n, 317 Eusebios, 55n Eusebios, “cristiano”, 343 Eusebios, presbitero, 90, 91, 115, 122, 335, 340 Euskia, 241, 243, 245, 257, 260, 280, 282, 283, 327, 328 Eustathios, 130 Eustorius, vescovo di Siracusa, 61 Euterpe, 256n Eutyche, 175n Eutyches, “servo”, 201, 219, 233, 326 Eutychia, “fedele”, 250, 271, 283, 291, 324, 328 Eutychia, vergine, 159, 185, 196, 325 Eutychiane, “cristiana”, 239n, 243, 263, 282, 327 Eutychiane, vergine, 185, 196, 325 Eutychios, ostiario, 150 Eutychios, 208n, 248, 249, 276, 277, 283, 337, 341 Extranea, monaca, 213 Faltonia Hilaritas, 292 Faustina, 203n Felix, arcidiacono, 151 Felix, fedele, 130, 131, 138, 139, 250, 251, 270, 283, 328 Firmiliano, vescovo di Cesarea, 95 Flavianus, 251 Flavio Manlio Teodoro, console, 279, 280 Flavius Iulius, diacono, 135 Florentius, 250

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Florus, diacono, 61n Fortunato, vescovo di Catania, 333n Fulgentius, monaco, 181 Fulgenzio, vescovo di Ruspe, 74n, 319 Gabriel, 303, 304 Gallieno, imperatore, 64 Ganò, “serva”, 227, 234, 326 Gelasio I, papa, 61, 95, 106, 143, 159n, 214, 295, 312n, 322 Gelasios, 251, 270 Gemellos, 92n Gemeniane, 265, 282, 327 Genserico, 295, 349 Gentianos, 227, 228 Georgios, diacono, 132n Georgios, presbitero di Panion, 104n Georgius, vescovo di Catania, 65, 66, 80, 83, 300, 334, 340 Gerasimos, presbitero, 104n Germano, vescovo di Siracusa, 62, 320 Giacobbe, 207, 223 Giordano, console, 221 Giorgio, vescovo di Catania, vd. Georgius Giorgios, presbitero, 97, 98, 100, 118, 122 Giovanni Battista, 302 Giovanni Crisostomo, 208n Giovanni, abate, 177 Giovanni, schiavo, 151n Giovanni, vescovo di Laurino, 75n Giovanni I, vescovo di Corinto, 73 Giovanni, vescovo di Siracusa, vd. Iohannes Girolamo, 145n Giuliana, santa, 215 Giuliano, imperatore e console, 73n, 232 Giustiniano I, imperatore, 62, 91, 151 Giustiniano II, imperatore, 37 Giustino, 159, 252 Gregoria, 215n Gregorio, vescovo di Agrigento, 67 Gregorio I Magno, papa, 36, 38, 60, 67, 73-75, 95n, 105n, 137, 151, 177, 205, 208, 213-215, 319, 329, 331, 336, 338n, 339, 342, 345 Gregorios (Asbestas), arcivescovo di Siracusa, 63n Gregorios, figlio di Po[…]tos, 100, 102, 117 Gregorios, notaio, 144n


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Gregorios, presbitero, 104n Gregorios, sacerdote, 86n Greka, monaca, 213 Guilia Runa, presbiterissa, 95 Hadriana, 174 Hadriane, 175n Hagia, “serva”, 206, 225, 226, 234, 326 Helia Sabatia, 240 Heraklis, presbitero, 176 Herennios, 158n Hermias, padre di Sambatios, 104n Hermione, 56, 78 Hesychios, presbitero, 104n Hesychios, sacerdote, 86n Hilarion, titolare di una chiesa, 288-290, 306, 334, 341 Honorata, 213 Hostorios, 58, 61, 102, 108, 112, 135n, 288, 290, 308, 320, 321, 329, 335 Hyginos, 102n Hypatios, 102n, 112 Hyperion, 56 Hypomone, 263, 264, 282, 327 Iakobos, 57n Ianuaria, 215 Ianouarios, presbitero, 99, 106, 108, 113, 122, 135, 321, 324 Ianuarius, servo ?, 150, 154, 156, 325 Iaoa, 303, 304 Iason, presbitero ebreo, 88, 89, 120, 123, 335, 341 Ignatios, vescovo di Pharas, 257n Ilarione, santo, 288 Ioanes, diacono di Iconio, 104n Ioanis Iostinos, diacono, 126, 128, 140, 142, 325 Ioannes, archimandrita, 107n Ioannes, “fratello”, 178, 179, 194, 196, 332, 333 Ioannes, diacono di Korasion, 130n Ioannes Me[nou]th o Me[man]th, monaco, 177-179, 194, 196, 332, 333 Ioannes, sacerdote, 86n Ioannes, vescovo di Carini, 65 Ioannios, “cristiano”, 242, 261, 282, 327 Iohannes, arcidiacono di Catania, vd. Iohannes vescovo di Siracusa Iohannes, diacono, Siracusa, 126, 136-139, 142, 324

Iohannes, monaco, 177n Iohannes, vescovo di Catania, 65, 80, 83, 334, 340 Iohannes, vescovo di Nepi, 208n Iohannes, vescovo di Siracusa, 54, 60, 79, 83, 137, 177, 324 Iohannis, cittadino di Halyciae, 70 Iouanakios, “servo”, 199n Iouannes, 57n Ioudas, 317 Ioulianos, esarco, 58n Ioulianos, “servo”, 199n Ioulios, figlio di Ioulios, 104n Ioulios, presbitero ebreo,104n Ioulitta, 239n Ioustos, economo, 251, 270, 283, 328 Ioustos, ebreo, 165n, 335n Ioustos, “fedele”, 250, 251, 274, 283, 328, 341 Ippolito, 130 Irene, 174 Ireneo, vescovo di Lione, 125 Isacco, 207, 223 Iside, 259n Isidoro, vescovo di Siviglia, 145 Italos, economo, 251n Iulia Florentina, 97, 101, 242, 243, 249, 274, 275, 283, 333, 334, 337, 338, 341 Iuvinus, ostiario, 150 Kabiris, 57n Kaikilia, 259n Kaisarios, 56, 78 Kale, presbitera, 98, 99, 118, 123, 336, 340 Kalemeros (?), presbitero, 99, 101, 114, 122, 293, 314 Kalimera, vergine, 168, 174 Kalleroe, 175, 176, 212n, 225, 234, 326 Kallitychos, “servo”, 200, 219, 233, 282, 326, 328 Kaparein, 57n Kapharasimas, 57n Kapitolia, 240, 243, 264, 265, 282, 327 Kapiton, vescovo, 343 Kasteina, 317 Kbarolasis, 57n Kekilia, 259n Kipara, 57n

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Kiparatis, 57n Kiparena, 57n Kiparoun, 57n Kiparous, 57n Klematios, vescovo di Atene, 256n Klodia, 92n Klodia Attikilla, 245, 250, 272, 283, 328 Kobouldeous, 110, 116, 294, 298, 299, 307, 349, 350 Komentiolos, 104n Konstantinos, 209 Konstantinos, metropolita di Catania, 65n Konstantis, 259n Kosmas, presbitero, 104n Krauil, 304 Krephiel, 304 Kreskonis, 244n, 294 Kriskonia, 294 Kronos, 280 Kyprianos, 56 Kyriadas, diacono ?, 126 Kyriake, “serva”, “cristiana”, “donna di un solo marito”, 160, 192, 196, 213, 234, 266, 282, 326 Kyriake, figlia di Kyriakos, 160 Kyriakos, diacono, 133 Kyriakos, diacono ed economo, 133n Kyriakos, fratello di Amarantos, 135 Kyriakos, figlio di Kyriakos, 160 Kyriakos, padre di Kyriakos, 160n Kyriakos, “servo”, 206n Kyriakos ?, marito ? di Asella, 230, 231 Kyrilla, 245 Laios, 102, 103, 109, 110, 115, 177 Lampadia, vergine, 134 Leon, domestikos, 200n Leon, metropolita di Sicilia, 63n Leon, vescovo di Lipari, 65n Leon, vescovo di Taormina, 65n Leone, vescovo di Catania, 137, 336 Leone I Magno, Papa, 70, 105, 350 Leone III, imperatore, 37 Leonianus, presbitero, 215n Leonida, vescovo di Anfipoli, 40n Leonina, 135 Leontia, 175, 176, 212n, 225, 234 Leontios, vescovo di Nicomedia, 86n

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Leontios, servo, 151 Leonzio, monaco, 67 Leta, presbitera, 94 Liberalis, 257n Liberio, papa, 59 Longarius, 106 Longinos, suddiacono, 105n Louelchamda (?), 304 Loukiphera, 257, 258, 281, 339, 347 Lucia, santa, 257, 284, 314, 317, 328 Lucillo, vescovo di Malta, 106n, 331 Macrina, vergine, 207n Madonna, vd. Maria, serva del Signore Magnos, diacono, 133 Magnus, vescovo di Catania, 65, 79, 83, 334, 340 Makaria, vergine, 135 Makarios, presbitero, 110, 116, 122, 299, 350 Makedonios, economo, 133 Makedonios, presbitero, 104n Malche, figlia di Petros, 104n Malco, vescovo, 74n Malikos, 315n Mamalos, egumeno, 177, 194, 196, 326 Mamil, 304 Mannas, 316n Marcello, 75n Marciano, san, 64 Marciano, vescovo Locri, 74n Marcianus, vescovo di Siracusa, vd. Markianos Marcuana, 250 Maria, figlia di Georgios, 104n Maria, figlia di Maximinos, 104n Maria, serva del Signore, 213, 250 Maria, serva di San Demetrio, 213 Maria, vergine, 168 Marina, 213, 251, 271, 283, 328 Mariniano, console, 217 Mark[…, vergine, 161, 164, 182, 183, 195, 324 Markellos, padre dei padri e patrono, 90 Markia, “cristiana”, 267, 282, 327 Markia, schiava, 175 Markia, “serva”, 204-206, 212, 224, 234, 326 Markianos, arcivescovo di Siracusa, 57n, 63n Markianos, figlio del diacono Ioanes, 104n


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Markianos, “servo”, 217, 233, 326 Martinus, chierico ed ostiario, 150 Marzia, santa, 212 Massimiano, vescovo di Siracusa, 345 Massimino, vescovo degli Ariani, 69, 349n Mauricius, vescovo di Siracusa, 54, 60, 63, 79, 83, 324 Mauritius, vd. Mauricius Mauro, schiavo, 151n Mauros, 245 Massenzio, 58n Maxima, 110, 298, 299, 307, 350 Maximinos, diacono, 104n Mellosos, 209 Menas, notaio, 67 Me[man]th: vd. Ioannes Me[man]th Menas, figlio di Photinos, 104n Menekrates, presbitero, 104n Me[nou]th, vd. Ioannes Me[nou]th Meroe, vergine, 164, 185, 186, 195, 325 Meseel, 304 Michael, 303, 304 Michailios, economo, 132n Michalozokos, 303, 304 Micina, 258n Milix, 251n Modestos, 175 Monaxios, console, 140 Mondus, puer ecclesiae, 151 Monses, presbitero, 94 Montana, “famula”, 151n Mosé, 205 Moundos, presbitero, 180 Moukathal ?, 304 Munatia Christiana, 239 Munatia Eulalia, 214, 215, 232, 235, 347, 351 Myrokallous, 104n Myrtos, “serva”, 208, 210, 223, 234, 326 Myschoutos, 304 Narkissos, 238, 268, 282, 328 Narses, evergeta a Catania, 296, 306, 341 Narses, evergeta a Pesaro, 296n Narsete, 74n, 296 Nassiane, 239, 243, 262, 282, 327 Neemia, diacono ebreo, 129 Nicone, santo, 287

Niketas, 209 Niketas, vescovo di Taormina, 65n Nikiphoros, notaio, 144n Nikolaos, arcivescovo di Sicilia, 63n Nikolaos, monaco, 180 Nikolaos, “servo”, 200, 221, 233, 347, 351 Nikon, 58, 78 Nikon, titolare di una chiesa, 287, 290, 302, 303, 320, 328 Nopheios, 256 Novaziano, presbitero, 145n Nyphe, 256 Nyphidios, vd. Nyphios Nyphios, 243, 268, 282, 337 Olibula, 214 Onesime, 265, 282, 327 Onorio, imperatore e console, 221, 229, 277, 305 Opilione, defensor, 62 Orbanus, presbitero, 181n Orso, vescovo di Ravenna, 74n Ortygia, 165n Oualerios Iamlys (?), presbitero, 344 Ouesperion, 56 Ouriel, 303, 304 Paktolios, diacono, 135 Palladios, 160, 193 Pancharie, 135 Pancharios, “fratello”, 178, 179, 194, 196, 332, 333 Paolino di Milano, 215 Paolino, vescovo di Taureana e Lipari, 345 Paolo, san, 136, 137, 139, 171, 202, 212, 252, 313, 329 Pansophia, 215 Pansophius, 215 Pappiane, 135 Pascasino, vescovo di Lilibeo, 349 Paskasia, vergine, 167, 169, 189, 195, 340 Paskentia, vergine, 158, 161, 183, 195, 325 Pasquale II, Papa, 95n Patrikis, figlio di Gerasimos, 104n Patrikis, presbitero, 176 Paula, figlia di Paulos, 104n Paulina, 175n Paulos, diacono, 126, 131, 141-143

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Paulos, diacono ebreo, 129 Paulos, presbitero, 168 Paulos, sacerdote, 86n Paulos, suddiacono, 104n Paulos, vescovo di Messina, 65n Paulos, presbitero ?, 102, 255, 279, 280, 284, 328, 337 Paulus, “servo”, 250 Pelagia, 160, 193, 196, 340, 341 Pelagio, 318 Pelagio I, papa, 62, 105n, 294n, 332n, 339 Pelagio II, papa, 58n, 105n Penelope, 239n, 262 Peregrinus, presbitero, 69 Petronio, console, 218 Petros, arcidiacono, 133n Petros, diacono, 104n Petros, kentarchos, 199n, 200n Petros, ostiario, 150 Petros, sommo sacerdote, 86n Petros, vescovo di Cefalù, 72, 74, 82, 83, 342, 346 Phaschasios, “servo”, 167n, 217, 233, 326 Phatoel, 304 Phebronia, 234, 299, 307, 343, 346 Philadelpheia, 172, 184, 195, 213, 224, 234, 323, 325, 326 Philadelphos, 172 Philentolios, gerusiarca, 89, 93, 94, 119, 123, 330, 331 Philippos, figlio di Alypios, 104n Philonomios, 93n Philoumene, vergine, 159, 164, 174, 183, 195, 323, 325 Phinael, 304 Phlabia Sophe, 208n Phlaouios Kallistos, 291n Phoibe, diaconessa, 213 Phortounata ?, 337n Photine, vergine, 159, 164, 174, 183, 195, 323, 325 Photinos, difensore, 144n Photinos, presbitero, 104n Photinos, “servo”, 199n Pietro, figlio del vescovo Lucillo, 106n Pietro, san, 57, 64, 68, 136, 137, 139, 171, 212

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Pistokles, 201, 219 Pistos, presbitero, 102, 112, 122, 251, 270, 283, 328 Placidia, 160, 193, 196, 324, 328, 347, 351 Plakeitos, 252, 253, 278, 284, 328 Plinthas, console, 140 Plotius Tertius, 203n Poimenios, suddiacono e ostiario, 146, 153, 155, 156, 340 Polycharmos, padre (della sinagoga), 91n Polychronios, 58, 64, 77 Polychronios, “cristiano”, 245n Polykarpos, presbitero, 176 Pompeo, vescovo, 74n Pomponiana, 215 Populunia, 181n Porfirio, 347 Possidio, 132n Po[the]tos, presbitero, 100, 102, 117, 122 Preimos, economo, 132n Prigomenia, 245, 273, 283, 328 Priskos, 271 Proba, ostiaria, 148-150, 154, 156, 159, 207, 211, 212, 231, 234, 284, 343, 344 Pseudo-Ippolito, 131 Quinziano, prefetto di Sicilia, 287n Quirillus, diacono, 104n Quoddeusvult, 349 Quodvultdeus, 298, 349 Raphael, 303, 304 Reparatus, fedele, 250 Rhodope, 55, 58, 78 Ricimero, 339 Rigina, vedova, 160n Rogato, vescovo di Taormina, 345 Rouphina, 150 Rufiniano, 74n Rufino, santo, 212 Sabina, “serva”, 209, 228, 234, 340, 341 Sabinianus, 213, 256, 271 Sabinos, presbitero, 102, 109, 110, 115, 122, 177, 332, 333 Salbia, 160n Salomon, 250n Sambatios, presbitero ?, 104n Sanbatis, presbitero ebreo, 104n Saprikios, “servo”, 110, 199n, 222, 233, 350


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Sara, presbytis, 99n Scholastica, 55n Secondino, vescovo di Taormina, 73, 74 Secundinus, vescovo, 73 Sedatos, 182, 183 Sekoundinos, 73 Serapia, 58, 64, 77 Sergios, padre della città, 91 Sergios, protonotario, 144n Sergios, vescovo di Termini, 65n, 342 Severianus, evergeta, 292 Severino, san, 215 Severino, vescovo di Tindari, 344 Severo, console, 221 Sikele, 337n Silbanos, diacono, 138, 142, 324 Simmaco, papa, 339, 344n, 345 Siracusius, vescovo, 61 Sisinios, presbitero, 104n Sividio, console, 232 Socrate Scolastico, 157, 344 Solanos, 57n Solomon, diacono, 135 Sophia, diaconessa, 213 Sosanna, madre di Stephanos, 105n Sosios Bychchylos, diacono, 126, 134-136, 140142, 323, 325 Soter, 201, 219 Soteris, 239n, 243, 268, 269, 282, 341 Sozomene, 245, 270, 283, 328 Sporus, 215, 216, 232, 235, 327 Statilia, 174 Staurakeios, mizoteros, 199n, 200n Stefano, vescovo di Siracusa, 62, 177, 320 Stephanos, diacono di Acre, 126, 127, 140, 323, 325 Stephanos, diacono di Strobilos, 105n Sthefanus, presbitero, 181n Superianus, chierico, 145, 152, 155, 321, 325 Syracusius, 61, 64, 317, 320 Syrakosios, vescovo di Siracusa, 54, 58, 59, 61, 63, 64, 77, 78, 82, 259, 320, 323 Syrakosios, fratello di [Philadelphia], 173, 184, 213 Tattis, 163n Teodoro, papa, 136n

Teodosio, imperatore e console, 218, 221, 228, 275-278 Teofane, abate e patriarca di Antiochia, 177 Termantia, vergine, 174 Tertulliano, 144 Tertyllanos, diacono, 126, 129, 139, 142, 324 Teudora, 54n Thalliskos, 259n Theano, vergine, 161n Theodora, abbadessa, 168 Theodora, episcopa, 95n Theodora, figlia del presbitero Alypios, 104n Theodora, moglie di Agrykios, 213 Theodora, vergine, 173 Theodora, “serva”?, 175, 176, 212n, 225, 234, 326 Theodoros II, arcivescovo di Siracusa, 63n Theodoros, “cristiano”, 243, 266, 282, 327 Theodoros, lettore e diacono, 147 Theodoros, vescovo di Catania, 65n Theodoros, vescovo di Taormina, 65n Theodorus, vescovo di Messina, 74, 82, 83, 346 Theodosia (?), moglie di Nikolaos, 200, 221 Theodosia, vergine, 174 Theodotos, arcisinagogo, 87n Theodoule, vergine, 96, 97, 101, 132, 167-170, 189, 195, 334, 337, 340 Theodoule, “cristiana”, 243, 264, 282, 327 Theodoulos, beneficiario di un loculo, 259n Theodoulos, “cristiano”, 261, 282, 327 Theodoulos, diacono, 127-129, 139, 142, 324 Theodoulos, “neoilluminato”, 257, 279, 284, 328, 341 Theodoulos, ostiario, 150 Theokritos (?), 220 Theophilos, monaco, 177n, 200n Theophilos, presbitero, 104n Theoriteka (?), 220 Theusebius, 170 Timoteo, san, 202 Tobias, vescovo di Alesa, 76, 83, 342, 346 Tolomeo, 108n Tommaso, 151n Traiano, vescovo di Malta, 151, 329n Trygetos, 271, 291 Tryphon, presbitero, 92, 99, 110, 115, 122, 324

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T[- - -], 297, 306 Urbano II, papa, 66 Ursacia, 135 Valentiniano, imperatore e console, 219, 228, 275, 276, 278 Valeriano, imperatore, 64 Valerianus, presbitero, 181n Valerius Campanianus, 214 Valho, 214 Venantius, 61, 63, 64, 320 Victor, catecumeno, 158n Victor, vescovo, 250n Victoria, 215n Victorina, 93n Vigilio, papa, 74n Vincentius, 250n Vitale, vescovo di Altino, 74n Vitaliano, presbitero, 74n Vittore di Vita, 295 Zefirino, vescovo di Roma, 131 Zaccaria, san, 302n Zacharias, 300, 302, 308, 329 Zen[obios] ?, 297, 306, 332, 333 Zodoros, 130n Zoe, vergine, 44, 158, 161, 162, 187, 188, 195, 325 Zoilus, correttore della provincia, 274, 275 Zonysea, 130n Zosime, 252, 252, 276, 283, 341 Zosimos, a Modica, 293, 314 Zosimos, a Roma, 175n Zosimos, a Salemi, 110, 298, 307, 309, 350 Zosimos, titolare di chiesa, 108, 288, 290, 303, 304, 308, 314, 321, 329 - - -]erys, vescovo, 61, 78, 83, 324 - - -]na, donna con un solo marito, 192

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Indice dei luoghi

Aberdaron (Galles), 180 Acate, vd. Cozzo Cicirello Acre, vd. Palazzolo Acreide Adana, 135 Adrianopoli, 104n, 176 Africa, 88, 126, 147n, 214n, 294, 295, 317, 318, 331, 344, 345, 347-350 Afrodisia, 244n Afyon Karahisar (Asia Minore), 180 Agrigento, 43, 66, 105, 161n, 317, 332, 335, 347, 348, 351 Alcamo, 349 Aleppo, 180 Alesa, 49, 53, 54, 75, 81, 83, 144n, 165n, 342, 346 Alessandria d’Egitto, 93n, 109, 180, 290, 319 Alessandria Troade, 133n Algeria, 292 Alisa, fondo siciliano, 342 Altino, 74n Amorion, 133n Anaor, 66 Anatolia, 178, 207, 239n Anazarbo, 57n, 288n Ankyra, 132n Anfipoli, 76n Antiochia di Pisidia, 104n, 147 Antiochia di Siria, 57n, 133n, 177, 343 Anzoulada (Licaonia), 104n

Apamea di Siria, 52n, 129, 133, 239n Aquae Calidae (Bulgaria), 133n Aquileia, 145, 152, 250, 299, 321, 325 Arcadia, 166n Aretusa, 60n Argo, 54, 70, 81, 342, 346 Arles, 61, 317 Asia Minore, 51, 86, 165, 180 Aslanli (Frigia), 133n Atene, 166n, 209n, 256n, 288n Athos, monte, 209n Attica, 245 Ausania, 126 Benghisa, 166n Beqa~, valle della, 133n Beroia, 168, 174, 256 Beth She arim, 256n Bethania, 176 Bisanzio, vd. Costantinopoli Bitinia, 104n, 147, 179n, 251n Bizacena, 126n Bologna, 150 Boppard, 206n Borg el Qa~i (Siria), 133n Bosra, 86n, 166n Brikynniai ?, 199n Bruxelles, 129 Bruzio, 96, 106, 159n, 295

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Bsindelaya (Siria), 57n Bulgaria, 299 Butera, 198, 199, 220, 233, 315, 326 Caesarea Iol, 292 Cagliari, 35, 213 Cairo, 132n Calcedonia, 104n, 105n, 132, 135, 295n, 350 Calcidica (Siria), 166n Caltabellotta, vd. Triocala Caltagirone, 144n Campania, 51 Capitoniana, statio, 332 Cappadocia, 209n Capua, 74n, 104n Caria, 133, 244n Carini, 65, 342 Cartagine, 95, 147, 250, 296, 317, 345 Castel di Tusa, vd. Alesa Castellazzo, punta, 107 Castelluccio di Noto, 99, 114, 122, 321, 324 Castis, massa, 338 Castronuovo di Sicilia, 49, 160, 193, 196, 338n, 347, 351 Catania, 41, 43, 46, 47, 54, 62, 63n, 65, 66, 74n, 79, 80, 83, 88, 96, 97, 100, 105n, 115, 116, 119, 120, 122, 123, 132, 137, 143, 144n, 146, 153, 155, 156, 158, 159, 165, 166, 189, 190, 192, 193, 195, 196, 198, 199, 203, 206-210, 213, 220, 227-229, 233, 234, 237, 243, 244, 247-250, 252, 255, 257259, 268, 273-277, 279, 280, 282-284, 287, 288, 296, 306, 309, 312, 314n, 317, 331-341, 345, 348 Cava Ispica, 48, 126, 134, 140, 142, 312, 314, 315n, 323, 325 Cefalù, 54, 70, 83, 86, 118, 230, 342, 346 Centuripe, 99, 118, 123, 172n, 336, 340 Cesarea (di Cappadocia), 95 Cesarea Marittima, 129n, 166n Çe meli Zebir (Frigia), 209n Chiaramonte Gulfi, 43, 48, 50, 201, 219, 233, 247, 314, 316, 326, 337 Chiusi, 69n, 244 Cicladi, 206n Çifilikköy (Bitinia), 147n Cilicia, 56, 57n, 93n, 288 Cipro, 93n Cittadella Maccari (Vendicari), 316

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Cizico, 166n Comiso, 247, 273, 283, 315, 316, 328 Concordia, 129n Corinto, 54, 73, 74, 134, 164n Corleone, 198, 200, 221, 233, 347, 351 Costa Azzurra, 54 Costantinopoli, 70, 104n, 137, 177n, 245n Cozzo Cicirello, 92n, 158, 187, 247, 250, 273, 283, 315, 325, 328 Creta, 133n, 208 Dakir (Hauran), 180 Daphne, 57n Deir el-Qilt, 180 Deve Euyuk (Siria), 315n Didyme, 133n Diocesarea, 288n Diocletianopolis, 166n Dirillo, fiume, 43, 158, 247, 315 Durgut (Frigia), 166n Edessa, 168, 174, 213, 288n Efeso, 164n, 165n Egeo, 72 Egitto, 57n, 74n, 104n, 132n, 178, 180, 207n, 208, 316, 319, 337, 343 Elbeyli (Bitinia), 251n Eldes (Frigia), 176 Elegmoi (Bitinia), 179n Elvira, 105 El-~Uyun (Palestina), 258n Emmaus, 180 Enna, 66, 154 Eolie, isole, 312, 345 Eraclea (Tracia), 166n, 178 Erice, 349 Eumeneia, 106, 166n Eutychiana, massa o possessio, 144n Fayoum, 180 Ferla, 99, 107, 108, 113, 122, 315, 321, 322, 324 Filippi, 213 Frigia, 86, 93n, 97n, 104n, 106, 132n, 133n, 135, 166n, 172, 176, 208n, 209n, 316n Gades, 251 Galazia, 165n Gallia, 54, 181, 205, 214, 243 Gaza, 58n, 133n, 168 Gela, 43, 120, 199, 209, 210, 220, 226, 314, 315,


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316n, 326 Gelas, fiume, 68n Gelas, massa, 67, 314n Germanicia (Siria), 315n Gerusalemme, 87n, 150, 180, 209n, 213 Giordania, 133, 302 Gortyna, 147n Güllüköy (Lidia), 243 Gournah (Egitto), 180n Gozo, 330n Grammichele, 108 Grecia, 73 Hagioi Deka, 133n Halaesa, vd. Alesa Halyciae, 68, 70 Hamaxia, 57n Hauran, 127, 180 Herbita, 107 Hermoupolis, 133n Hergetion, 107, 113, 321 Hiera Sykaminos, 133n Hierapolis, 97n Hispania Tarraconensis, 54 Homs, 56n Hortesiana, massa, 244, 256, 271, 290, 291, 308, 321, 329 Hybla, 249, 274, 275, 338 Iasos, 166n Iato, vd. Monte Iato Iconio, 86n, 104n, 129, 163n, 288n Idymos, 133 Iethira, 58n Iliberra, vd. Elvira (Granada) Inghilterra, 66 Ippona, 95 Ishiklar, 209n Ispica, 48 Italia, 39, 61, 214 Ivrea, 293n Jongieux, 214 Kamarina, 41 Karine, vd. Carini Karyes, 209n Kasossos (Mylasa), 257n Kassar, vd. Castronuovo di Sicilia Kastelli Kissamou, vd. Kissamos

Kaukana, 199, 206, 225, 233, 234, 256n, 314, 316, 326 Kaussié, 133n Khirbet el Wahadneh (Giordania), 133n Kissamos (Creta), 172n, 208n Klaudioupolis, 135 Kokanaya (Siria), 243 Koli Kisa (Anatolia), 208n Konya, vd. Iconio Korasion, 51, 130n Korykos, 51, 93n, 104n, 150, 288 Kotiaieion (Frigia), 97n, 208n Kyaneai, 209n Laodicea al Lico, 145 Laodicea Combusta, 86n, 164n, 172n Lapethos, 93n Largia, massa, 74n Laurinum, 74, 342 Lentini, 100, 113, 140, 189, 297, 306, 309, 314n, 331-333 Lesbo, 133n Libia, 343 Licaonia, 86, 104n, 209n Licia, 209n Lidia, 133n, 243 Lilibeo, 49, 50, 68, 69, 143, 147, 153, 155, 212, 347, 350 Lione, 147 Lipari, 43, 47, 65n, 143, 148, 153, 156, 198, 201, 207, 210, 212, 214n, 221, 230, 233, 234, 247, 248, 250, 278, 284, 342-346 Locri, 74n Lodi, 74n Londra, 306 Longariana, massa, 106, 108, 113, 321 Longarini, pantano, 107 Lucania, 96, 106, 159n, 295 Lusitania, 52n Luxor, 180n Ma’ale Adummim, 209n Macedonia, 91n, 168 Madaura, 69 Maghajil, 178 Mahmut Asar (Frigia), 93n Mainz, 250 Malta, 47, 87, 89, 106, 119, 121, 123, 151, 158,

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191, 195, 198, 200, 231, 233, 237, 247, 269, 282, 291n, 329, 330 Manfria (Gela), 316n Mantinea, 91 Marea (Egitto), 104n Marsala, vd. Lilibeo Mauritania, 90 Mazara del Vallo, 49, 209 Mazzarino, 256 Meldé, 209n Melilli, 291n Memphis (Noph), 337 Mertola (Portogallo), 104n Mesia, 166n Messina, 54, 65n, 74, 82, 83, 105n, 198, 199, 206, 234, 297, 298, 307, 309, 342, 343, 345, 346 Mikhaïl (Frigia), 135 Milano, 74n, 91n, 151 Milazzo, 342 Mileto, 165n Miletopolis, 209n Mineo, 47, 99, 109, 115, 122, 177, 194, 196, 332, 333 Moab, 92n, 127 Modica, 41, 48, 51, 62, 99, 102n, 114, 126, 132n, 140, 142, 237, 238n, 240, 243, 44, 254, 267, 268, 279, 282, 284, 290-295, 300, 305, 308, 312, 314, 316, 320-325, 327-329 Montagna di Marzo, 317 Monte Ammirabile, 131n Monte Iato, , 47, 49, 177, 181, 196, 198, 200, 205, 233, 347, 351 Monte Navone, 66 Mopsouestia, 209n Mtarfa (Malta), 330 Mylae, vd. Milazzo Napoli, 104n, 306 Nea Anchialos, 86n Negev, 127, 165 Nepi, 208n Nessana, 147, 180, 208 Nevinneh – Sizma (Licaonia), 209n Nicea, 105, 164 Nicomedia di Bitinia, 86n, 147n Nicosia, 107 Niha, 133n

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Nikopolis (Mesia), 166n Nisyros, 104n Nola, 151 Norcia, 95n Noto, 41, 48, 50, 114, 199, 287-289, 305, 308, 314, 316, 329 Novae (Bulgaria), 299 Nubia, 133n, 165 Orbetello, 177n Ostia, 203n Ouadi-Ghazal (Egitto), 180 Pachino, capo, 288 Padova, 135 Palazzolo Acreide, 41, 43, 48, 106, 113, 126, 140, 142, 146, 199, 256, 290n, 312, 316, 321, 323, 324, 325 Palermo, 50, 67, 118, 141, 214, 220, 221, 232, 235, 258, 342, 347, 351 Palestina, 52, 133n, 168, 180, 209n Panion, 104n Pannonia, 91n Partanna, 175 Paternò, 300, 338 Pavia, 214 Pella, 177n Pesaro, 296n Pharas (Egitto), 209n, 257n Philadelphia, 172 Philippopolis, 166n, 245 Philosophiana, vd. Sofiana Physkos, 133 Piazza Armerina, 54, 66, 67, 154, 317 Plovdiv, 245 Priolo Gargallo, 41, 51, 62, 237, 266, 282, 291, 312, 315, 316, 320, 327 Prusa, 104n Quweismeh (Giordania), 133n, 180 Rabat (Malta), 47, 87, 94, 119, 121, 158, 191, 247, 269, 330 Ragusa, 114, 115, 140, 187, 219, 267, 273, 279, 305 Ramacca, 332n Rasm el-Koubbar (Siria), 166n Ravenna, 74n Rhode, 54, 77 Roma, 37, 51, 55, 59-61, 66-68, 70, 93, 95n, 101n, 104n, 105, 111, 135, 137, 143n, 146, 147,


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151, 154-156, 160n, 165, 166n, 167, 170, 173, 175, 181, 206n, 214n, 243, 244, 256n, 290, 293n, 313, 317, 318, 319, 329, 335n, 338, 339, 344, 345, 349 Roses (Costa Azzurra), 54 Rosolini, 316 Rotomagus, 54 Rouen, vd. Rotomagus Salamias (Siria), 207n, 209n Salemi, 41, 44, 53, 54, 68, 71, 81, 83, 110, 111, 116, 122, 198, 199, 202, 222, 233, 294, 297, 298, 307, 309, 312, 347, 349, 350 Salona, 52n, 74n, 135, 150, 151, 239n, 240n, 344 San Basilio, colle, vd. Brikynniai ? San Cipirello, 194 Sandrigo, 207n San Giovanni Galermo, 336 Santa Croce Camerina, 41, 92, 99, 110, 115, 123, 200, 219, 233, 237, 247, 273, 282, 283, 321, 324, 327, 328 Santa Lucia di Mendola, 316, 317n Santa Teresa Longarini, 107 Sardegna, 39, 52n, 151, 295 Satala, 164n Scicli, 48, 144n, 296 Sebastopoli, 99n Segesta, 49, 349 Seleucia di Pieria, 180, 288n Selinunte, 41, 126, 141, 142, 294, 318, 347, 349, 350 Selma (Frigia), 104n Serdica vd. Sofia Sergention, 107 Sevdigin (Anatolia), 251n Sevrihissar (Frigia), 132n Shivta, 133n Sicilia, 33, 35, 37-41, 43, 47, 49, 50, 52, 63n, 64, 67-70, 72, 88, 91, 95, 96, 101, 105-107, 110, 111, 131, 132, 135, 136, 137, 143-145, 147, 159, 161n, 165, 174, 175, 177n, 198-200, 213, 214, 237, 252, 258, 287n, 288, 294, 295, 311-313, 315-319, 329, 335, 337, 338, 342-345, 347-349 Sikima, 344n Sinanli (Frigia), 165n Sion, 150n Siracusa, 38, 40, 41, 47, 48, 50, 53-58, 60, 62, 63, 66, 67, 70, 74n, 77-79, 82, 83, 92n, 102, 105, 111-

115, 122, 126, 127, 130-132, 135, 138, 139, 142146, 150-152, 154-156, 158-161, 165, 171, 172n, 174, 175, 177, 182-187, 190-192, 195-196, 198200, 203, 206, 208, 212, 213, 215-218, 222-224, 227, 232-235, 237-240, 243, 245, 247, 248, 250252, 255, 259-266, 269-272, 278, 279, 282-284, 287, 291, 292, 294, 296, 297, 300-303, 306, 308, 309, 311-329, 332, 334, 335, 337, 339, 341, 345 Siria, 57n, 60n, 133, 165, 167, 180, 207n, 209n, 343 Sitifis, 90 Smirne, 91, 133n, 163n Sofia, 215, 343 Sofiana, 67, 89, 120, 123, 199, 206, 227, 234, 315, 317, 326, 329, 332, 335, 337 Spagna, 52, 181 Stinfalo, 166n Stobi, 91n Strobilos (Bitinia), 104n, 105n Suhmata, 133n Syros, 206n Taormina, 54, 65n, 73, 74, 144n, 198, 202, 206, 220, 230, 233, 234, 247, 249, 277, 283, 287n, 342, 346 Tarifa (Gades), 251 Tarso, 256n Taureana, 345 Tebe (Beozia), 86n Tell-Ameri, vd Salamias Termini (Imerese), 65n, 214n, 336, 342, 348 Terni, 95 Tessalonica, 147, 178, 246, 288n, 291n Thermae, vd. Termini Tindari, 215, 342, 344 Tiro, 148n, 151, 243 Tolemaide, 57n Tomi, 147, 166n Tours, 95n Transgiordania, 52n Trapani, 68n Trapeas, massa, 338n Trapeiana, massa, 338n Treviri, 165 Triocala, 75 Troade, 133n Tropea, 94, 250

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Tusa, 76 Tyraion, 104n Ulisse, porto, 107 Umm er-Rasas, 133n, 302 Umm el-Maqati, 133 Umm Hertaine, 209n Urbino, 58n Us ak, 109n Ustica, 257, 281, 284, 339, 341, 347 Velletri, 292 Venosa, 90-92, 94n Vetissos ?, 165n Vienna, 133n, 250 Vigonovo, 135 Villasmundo, 291n Volubilis, 90 Wiesbaden, 250n Yalova (Turchia), 147n Zazadin Han (Licaonia), 86n

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Indice dei riferimenti biblici

Gen 26,24, 197 Ex 14,31, 197 Js 8,31, 205 Jb 19,25-26, 144n Ps 1,3, 210n Ps 48,12, 166 Ps 102,17, 163n Pv 10,6-7, 256n Qo 12,5, 166 Is 6,3, 209 Is 57,2, 165n Mt 7,7-8, 55 Mt 19,12, 157 Mt 22,32, 207n Mt 25,34, 204 Mc 12,26-27, 207n Lc 1,38, 213 Lc 1,45, 250 Lc 1,50, 163n Lc 4,16, 146 Lc 12,42, 251 Lc 13,28, 207n Lc 16,22, 207 Lc 18,2.4, 163n Lc 18,13, 212 Lc 20,37, 207n Lc 23,40, 163n Lc 23,42, 200n, 209 J 16,24, 55 Ac 6,1-6, 125

Ac 13,15, 146 Ac 28,1-10, 329 Ac 28,12, 313 Rm 5,3-4, 204 Rm 6,18-22, 197 1Cor 1,2, 255 1Cor 3,5-7, 210n 1Cor 4,2, 251 1Cor 7,8.32-34, 159 1Cor 7,22-23, 197 1Cor 7,29-38, 157 2Cor 4,4, 252 2Cor 5,1, 166 Phil 1,1, 202 Phil 2,7, 197 Col 4,7, 204 1Thess 2,10, 256n 1Tim 3,6, 255n 1Tim 3,8.12, 125 1Tim 5,3-14, 159 1Tim 5,9, 148 Tt 2,3, 99 Hb 3,5, 205 Hb 6,4, 252 Hb 10,32, 252 Jc 1,2-4, 204n Jc 4,3, 55 1Pt 1,3-6, 204n 1Pt 2,17, 181 1Pt 5,9, 181

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Riferimenti delle illustrazioni

Archivio Manganaro: figg. 8, 9, 11, 13, 16, 29, 43, 44, 59, 74, 78, 79, 82, 84, 87 Autore: figg. 7, 12, 14, 18, 19, 22, 31, 34, 38, 39, 47, 48, 54, 57, 68, 69, 81, 88, 89 Pubblicazioni: Da Agata santa: figg. 40, 72, 76, 83 Da AGNELLO, L’iscrizione di Proba: fig. 35 Da AGNELLO, RAC 1956: fig. 80 Da BEVILACQUA – GIANNOBILE, ZPE 133 (2000): fig. 86 Da BIVONA: fig. 27 Da CAMPAGNA, Meligunìs-Lipàra XII: fig. 53 Da CAVALLARO, Scavi e restauri nelle catacombe siciliane: fig. 96 Da DE ROSSI: fig. 58B Da Ebrei e Sicilia: fig. 10 Da FERRUA, Epigrafia sicula: fig. 66 Da FERRUA, Nuove correzioni: figg. 63, 64 Da FÜHRER: fig. 58A Da GEROLYMOU, Horos 1999: fig. 3. Da GUILLOU: figg. 93, 94 Da ISLER, SicArch 1994: fig. 49 Da IUDICA, Antichità di Acre: fig. 26 Da LECLERCQ, DACL: fig. 90 Da LIBERTINI, NSc 1928: fig. 56 Da MANGANARO, ArchClass 1965: fig. 42 Da MANGANARO, Greco nei pagi: figg. 24, 36, 62 Da MANGANARO, JbNG 2003-2004: fig. 15 Da MANGANARO, MEP 2002: fig. 51 Da MANGANARO, SEIA 2003-2004; fig. 20 Da MASTROCINQUE, ZPE 152 (2005): fig. 61 Da MANNI PIRAINO: figg. 17, 55

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Da MAURICI: fig. 92 Da NESBITT - OIKONOMIDIS: fig. 4 Da ORSI, MPARA 1923: fig. 46 Da ORSI, NSc 1907: figg. 1, 21, 30, 52, 60, 71 Da ORSI, NSc 1918: fig. 77 Da ORSI, Sicilia bizantina: figg. 23, 91 Da PACE, Camarina: 73 Da PACE, MAL 1916: fig. 2 Da PAGLIARA, ZPE 143 (2003): fig. 75 Da PRESTIANNI GIALLOMBARDO, STA 1989: fig. 5. Da PUGLIESE CARATELLI, RAC 1953: fig. 28. Da RIZZA, Oikoumene: fig. 41 Da SGARLATA, San Giovanni a Siracusa: figg. 45, 67, 70

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