Synaxis 1999 XVII 2

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Nuova serie - XVll/2 - 1999

STUDIO TEOLOGICO S. PAOLO & ISTITUTO PER LA DOCUMENTAZIONE ELA RICERCA S. PAOLO CATANIA


Proprietà lcllcrnrin ri:-.crvnla

S{O!!lj)O

Ti/NJ/itogrt!/ÙI c:otr11eo di (,'r1('{(/IJ() J\l/011geri

Tccl. 095 894844 - fax 095 894825

Via Pien1onte, 84 - Acireale


INDICE

Sezione n1onografica "Associc1zioni e co11frc1ter11ite laicali ivi Sicilia in etv1111oder11c( INTR<)DUZJONE (Ado(/ò Lo11ghitr1110)

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L'ASSOCIAZIONISMO LAICALE DELLA DIOCESI DI CATANIA NEL '600 (Adoff"o Lo11r;liita110) Inlrod\17,ionc I. Cìli elenchi cli confraternite nelle principali cillÙ della diocesi

2. Le nonne dei vescovi Torres, BranciCorte e Bonaùies 3. li 1noclello delle confraternilc laicali post-tridentine 4. Il 1noclcllo delle confraternite n1isle sorte nel periodo della conlroriforn1a Conclusione

! 95 198 201 205 221 22(i

LE ANTICI IE CONFRATERNITE DELLA MATRICE DJ ACI SAN FllJPP() (A1alfco /)011(/fo) I. lntrocluzio11c.

2. La confralernitu di S;_111 Nicoln di Bari 3. Co11rraler11itc1 dcl S<tntissi1no Sacrnrncnto 4. ()pera dc!l't1ssociazionis1no del S<lnlissin10 Vi<llico Appendice IL LAICO NEGLI STATUTI DELLE CONFRATERNITE NISSENE DEL '700 ( Frdncesco Lo111u1110) J. Gli s1<1ru1i delle con!ì·aternirc nissene e In sociabi!ilù religiosn 2. L<l figurn ideale de! l<lico sodale 3. L'ideale dcl laico sodale nlla prova dei falli ASPETTI E PROBLEMI DELL'ASSOCIAZIONISMO LAICALE A PALERMO TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA ( Fronccsco Lo Piccolo) !. Entità nun1erica, grado di sociabilità. 2. Fondazione e sviluppo storico 3. Rapporti con i vescovi 4. Aualisi litolografic<.1 5. Scopi stalut<iri 6. Con1posizionc sociale 7. Co1nporla1ne11to 8. Conclusioni CONFRATERNITE DI DISCIPLINATI IN SICILIA E J\ CATANIA IN ETÀ !VlEl)JEVJ\LE E IV!C)DERN;\ (G(lr:/uno Zito) l. Da n1ovi1ne1110 a conrrater11iLc1 2. Disciplinali in Sicilia 3. Nel!<.i diocesi cli Cnl<111ia 4. SanL<1 lV!aria clell<i tv1iscricorclia in Y<llvcrdc Appendici

235 236 249

25(1 259

267 273 280

287 289

292 299 302 30(1 310 318

322

325 328 332 339 34(,


Sezione teologico-morale LA DIMORA DI GESÙ E LA DIMORA PRESSO GESÙ IN GV 1.38-39 (Caterina \lecchio) A. Aspclli le!terari B. Aspct!i esegetici C. La viln cristim1a nlb luce cli Cv I ,38-39 Conclusione

363 364 3()9 39."i 397

Sezione 1niscellanca «SANTA MARIA DI C)UEL VALORISSIMO DI MANIACb

399

(i\!/a1111e!a SptllllfJÙ1ato)

GIOVANNI PULVIRENTI EDUCATORE DELLA GIOVENTÙ

( Car111e!o Scù1ro) lnLroduzionc J. L'insegna111c1110 in scn1innrio 2. L'educazione della gioventli: l'oratorio festivo 3. Formazione dcl clero e del laicuto: lince progran11nalichc

per l'cpiscoputo Conclusioni

407 408

41) 425

429

l{ccensioni G. (Ìl{ES!-IAKE, ;\11 der drei-eÙlt'll Gol/ g/auhen. L'.in Sch/iisse/ z.1m1 \lcrstehen, Frcihurg 1998 (Roberto Osc11/(l/i); P. J-IC1i\ U{1\'l1\NN, ./e.1·11s Chris111.1· Go!!es \Vort in der Zr!il. Hine sy.1·te111otisclie C/Jristo/ogie, MOnster J lJ97~ (Robe rio Oscu/(lfi) 1

NOTIZIARIO DELLO STUDIO TEOLOGICO S. PAOLO

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Sezione monografica "Associazioni e confi-aternite laicali in Sicilia in età moderna" Synaxis XVIl/2 (1999) 191-194

INTRODUZIONE

l. L,'atteggian1ento critico del inondo ecclesiastico verso le confrater-

nite, originato dai rilievi negativi dei giansenisti e degli i!lu1ninisti del secolo 1 XVlll , fa sentire ancora oggi la sua influenza. Anche ai nostri giorni nel!'i111111aginario ecclesiastico il 111onclo confratcrna!e è per i più sinonin10 di una religiosità deteriore, di una inentalità chiusa, di un 1nondo orn1ai superato, che sopravvive nonostante i 111utan1enti avvenuti nella società e nella Chiesa negli ulti111i secoli. Questo giudizio negativo, che può essere giustifìcato dal dccaditnento delle confraternite 111anifestatosi a partire dalla fine del secolo XV!!l, viene ingiustainente esteso con scarsa sensibilità storica anche ai secoli precedenti, non tenendo presente il notevole contributo dato dalle confraternite laicali allo sviluppo della socictù e della Chiesa con la forn1azionc u111ana e cristiana assicurata ai loro n1e111bri, con le 111olteplici attività sociali e caritative svolte in assenza di strutture pubbliche assistenziali, con l'opera di pacificazione svolta nei periodi di 111aggìori turbolenze sociali e politiche. L'in1portanza sociale ed ecclesiale delle confraternite è stata avvertita in particolare nel nostro secolo con l'avvio di una capillare ricerca storiografica, tendente al recupero dcl 111ateriale superstite, per essere in grado di ricostruire un niondo con1plesso e inutevolc, che rischia di essere del tutto di111enticato. La ricerca delle fonti e [a letteratura sul tenia delle confraternite è stata avviata da ten1po; non 1nancano i prin1i quadri regionali de! feno111e11 o-. ' G. 1\NGFLOZZI, Le co11/i·{lfe/'11/te laiculi. Un 'csperien::a cristiana t1·0 111edioevo e età 111oderna. Brescia ! 978. 46-,18. 1

~Sarebbe pressoché i1npossibilc citare la nu111crosa bibliograria che studin il Lenin delle con!h1!crnitc in epoca medievale e inodcrna con riferi1nento alle singole nazioni o nllc diverse regioni i1alia11c. Ci li1nitia1110 acl indicnrc alcuni volunli e saggi che al'fronl<lno l'argo1ncnto da un punto di vista generale. G.G. l'vlEFRSSEMAN, La rifon110 delle conji·aternite l{lfca/i pri111a del (~onci/io di Trento, in Problenli di vita religiosa i11 ltalio nel Ci11q11ece11to, Atti elci convegno di storia della Chiesa in Italia, Bologna 2-6 sclte111brc 1958, Pndov<ì !960. 17-30; ID., ()rdo ji·aternitalis. Co11ji·l1/er11ite e pietà dei laici //t!/ 111edioevo. 3 voli, Ro1na 1977; I laici nella "societas christia11u" dei secoli.\'! e Xl!, Alti della


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Ado(fo f,onghilano

2. Uno studio complessivo delle confraternite in Sicilia appare prematuro, perché la ricerca e la pubblicazione delle fonti è in ritardo e forse del tutto con1pron1essa3. Infatti gli archivi delle singole confraternite rara1ncntc conservano il 111ateriale più antico; nella 1naggior parte dei casi 111ancano gli stessi statuti originali. A volte i! testo più antico veniva 111utilato e integrato con le n1odifiche più recenti apportate per iniziativa della confraternita o per volontà delle nutorità ecclesiastiche. Nella n1aggior parte dei casi gli statuti approvati dal vescovo o dal vicario si conservano solo negli archivi delle curie diocesane; 111a questi docun1enti possono dire ben poco se non sono

correlati ad altri che cletern1inano ['effettiva consistenza nun1erica cli una confraternita, la sua vitalitò e l'incidenza nella società de! teinpo: elenchi dei 1ncn1bri, rituali, verbali delle asse1nblce, registri di a1n1ninistrazione'"1 ... ln questa situazione alquanto precaria gli studi generali sulle confraternite siciliane possono dare solan1entc un quadro 111o[to son1n1ario. [,,'unica via percorribile appare quella di una ricerca lìrnitata ad una o più confrnternite di un luogo o di un periodo storico. È questa la via che si è cercato di percorrere nell'annuale clossier, dedicato dalla rivista SJ:naxis allo studio della realtà ecclesiale siciliana. terza settìn1ana intcnrnzionale di studio, fvJendoln 21-27 agosto 1965, fVlilano 1968: l,o (,'hiesa al tempo del gl'ande sci.s·111a e della crisi co11ciliare (1378-1449j, n cura di E. Dclaruellc. C. R. Labande. P. Ourliac. (Storia della Chiesa iniziata da A. l;lichc - V. ìVlartin). XJY/2. !rad. it .. Torino 1971, 84,1-878: G. J\NCìEL07.7.J, /,e co1~/i·ate1"11ite /afc(l/i. ci!.: G.Cì. f\!!F.U{SSEtv1AN- G.P. PAC!Nl. l,e confraternite laicali i11 Italia d(I/ '-100 al '{j()(), in Prob/e111i di stol'ia de/fa C/1iesa nei sl!coli );'//-:-'(VI!, Napoli [ 979, I09-136: R. RUSCON!, Dalla jil11! del ,,'(Il ugli inizi del ,,Y/" secolo. Tra 1110Fi111e11ti religiosi e co1~froter11itc in ltaliu, in ,)'torio vissuta del />Opolo cristiano. a cura di .I. Dclu1ncau, Torino 1985. 331-347: !D .. c·()/~/i·u­ ter11itc, co1111H1gnie e devozioni, in Lo Chies11 e il potere politico. a curu di Ci. Chi!tolini e Cì. /V!iccoli. Storia d'l!<1liu, J\nna!i 9. Torino 1986. 471-506: Co1zfi·ater11itc e 111eridio11e ne/l'ctù 111oder11a. a cura di V. Paglia. Rorna 1990: il volurnc è cos!iluilo dai nn 37-38 della JU11is1a di storia sociale e religiosa; C.F. BLACK. I.e conji·aternile italiane di!! C'inq11ece11to. J;'i/antropia, ca!'ilò, volontariato nel/ 'età della Rifonna e ('011trorif'on11a. !rad. it.. ivi i la no 1992. 3 !)er !e confraternite siciliane si vedano i saggi: F. A7.1'.ARrLLO, Co111/H1g11ie e co1~/ì·aternite religiose di Palermo. ('cnni storici e doc11111cnti. Palermo 1984: Solida1·is1110 e pietà nel Setfeccnto. Statuti della co1111111ia del cl!!ro, della congregazione dei chierici e di alcune co1~/i·ater11ite di laici di S. Cataldo. San C81alclo 1986: S. CUCINOTTA. Popolo e clero in ,)'icilia nella dia/e/tic(/ socio-religiosa ji·a C'inque e Seicento, !Vlessina 1986: ;\. SINDONI. Le conjì·aternite in 5,'ici/iu in !!là moderna. in Ricerche di stoJ"ia sociale e religiosa [ 9 (1990) 37-38, 321-342: !VI. P1·:NNJSJ, I 111ovi111e11fi laicali in Sicilia. in La Chiesu di Sicilio dal Vaticano I al Vaticano Il, a cura cli F. Florcs d'.i\rcais. IL Calta11issclla-Ro1na 1994. 345403: Le co11ji·oter11ite del/ 'Arcidiocesi di Pa/en110. Storia e arte, a cura cli fvl.C. Di NaLnlc. P81cnno !994: F. LOMANTO, Vita spl'itua/e dei laici e attività caritotiFe. Le co11/J"aten1ite nel .i\lissl!no nel Settecento. in l111pense odlabora1 il. Scritti in ono1·e del (~ardinu/e .5n/\'nlore Pappalardo in occasione del suo ottu11tcsi1110 genetliaco. a cura cli F. Annetta e ìv!. N<1ro. Palerino ! 999. 4 ! 5-<14 l. I G.G. rvrn~RSSElvlAN, l,a nj01·111a delle COl!fi·r1ternite laicali. cit., 19. I limiti di uno stuello sulle confraternite che fa riJCri1nenlo solo agli statuti sono stati giù pili volte evidenziati. Sul tenia si veda in particolare Cì. ANGELOZZI, l,e co1z/Ì'U/er11ite laicali. ci!.. 49-50. 1


/111 rodie ione

193 _________ _ _ _ ,,,

3. In Sicilia le confraternite nascono e si sviluppano in ritardo rispetto alle altre regioni dell'Europa continentale ed assu1nono caratteristiche diverse per le particolari condizioni in cui si trovarono le Chiese dopo la fine della doni inazione islainica con !a conquista nonnanna 5 . fn Europa le prin1e contì·atcrnite erano nate in epoca carolingia e raggiunsero una notevole consistenza intorno ai secoli XIII-XIV. In Sicilia l'occupazione islainica, il particolare ordinan1ento dato dai nonnanni al!e Chiese siciliane, la lenta opera di rievangelizzazione, protrattasi fino al '300 soprattutto ad opera degli ordini 1ncndicanti, diedero una diversa conrigurazionc al fenon1eno confraternale e obbligano lo storico ad usare con una certa cautela l'abbondante lettcraturn esistente su!l'argo1ncnto che i~1 riferi111ento alle regioni continentali. Se non è difficile con1pilarc gli elenchi delle confraternite esistenti in llll luogo o in un dctcnninato periodo storico, in inancanza cli ronti è pressoché i111possibile stabilire l'evoluzione di una singola confratcrnit8, il suo preciso colloca1nento all'interno dell'ordinainento canonico, la sua incidenza nella vita sociale ed ecclesiastica del ten1po. In attesa di disporre di clocu1nc11ti più abbondanti possian10 so!a1ncntc fon11ulare alcune ipotesi di lavoro o trarre conclusioni valide solo per le confraternite o i luoghi presi in csan1c. 4. Anche se in Sicilia il fenon1eno delle confì·aternite si n1anifcstò in ritardo, raggiunse coinunque uno sviluppo notevole, quando l'evangelizzazione divenne più capillare e raggiunse tutti i ceti sociali. Protagonisti indiscussi di questo 1novi1ncnto furono prin1a gli ordini 111cndicanti, poi gli ordini religiosi sorti nel cli111a cli rifonna cattolica e luterana, che in Sicilia ebbero un cainpo d'azione più vasto per !a 111ancanza di un rigido ordina111ento parrocchialc6. Le parrocchie spesso si assu111evano solan1ente un ruolo cli "an1n1inistrazione", n1enlrc !e confì·aternite e le associazioni sorte nelle chiese dci religiosi diventavano con1unità vive, nelle quali i fedeli potcvnno fare una concreta esperienza cli vita cristiana. Non scn1bra azzardato affern1are che l'istruzione e la forn1azionc dei fede Ii fosse in gran parte den1andata alle nu111crosc associazioni che sorgevano nei diversi centri abitati 7 • L'associazionisn10 laicale siciliano, anche se operò in 1111 contesto ecclesiale diverso, non fu i111n1une dalle crisi che si 111a11ifestarono nella altre regioni d'Europa e che indussero le autorità ecclesiastiche ad esercitare un rigoroso controllo per lin1itare le frequenti liti, gli abusi nell'a1nn1inistrazio11c elci beni) l'eccessivo fonnalisn10 e ritualisin~ 8 . Analogo alle altre regioni fu pure il fcnon1eno della continua evoluzione delle confraternite, che :i Si veda in proposito In pnrtc introduttiva del snggio ;\_ LONG111r1\NO. Fvof11::io11e sociale e gi11ridicu delle pr11·1·occhie, in /,a Chicsu di Sicilia dal J·ca/ic·r1110 I o/ /'aticuno Il. cit.. 1. 405-482. 6 Su! tenH1 della ricvangclizzazionc della Sicilia dopo la conquista nonnnnna si ved;_1 i\. LONCìl-!ITANO. 1\Iarginalìtà dello rcligio11c popolare nei sinodi siciliu11i del '500. in .)~VIUl.YiS f(i (1998} 371-402. 7 Ci. (iRECO. Lu Chiesa in Italia. Bnri 1999. 158- ! 62. 8 t\tl. PENNJSI. I 111ovi111e11ti laicali in Sici!iu. ciL. 364-368.


194

J/do(fò Longhitono

can1biavano statuti, sede, dcnon1inazione, attività. Lo studio storico sul!e associazioni laicali in generale o su una singola confraternita in particolare, oltre a non ignorare questi ca111bian1cnti, deve sforzarsi cii spiegarli ponendoli in riferin1cnto sia agli indirizzi generali delle autorità ecclesiastiche o civili, sia a!lc particolari situazioni locali in grado cli incidere profondnn1cntc nc!l'ordina111cnto della società e della Chiesa. A partire dalla n1età dcl '700 le confraternite con1inciarono ad essere oggetto cli preoccupazione da parte del governo borbonico per l'evidente legan1e con il clero e per il particolare influsso che esercitavano sulla vita della

società. -Nel 1751 una pra1n1natica stabiliva che le associazioni non approvate dovevano essere considerate pericolose c che era neccssnrio chiedere !'approvazione regia per tutte le associazioni pie'J. Il pri1no colpo all'associazionisn10 siciliano fu dato con l'espulsione dci gesuiti dal regno nel 1767, quando tutte le associazioni che dipendevano dalla Co111pagnia di Gesù 10 ne furono staccate o addirittura sciolte e i no111i degli iscritti archiviati . Il 2 111arzo 1781 si stabilì che le confraternite, con1e tutte le altre opere pie laicali, dovevano dipendere dallo Stato, che si assun1eva i! diritto di dichiararle collegi leciti, cli affidare la revisione dei conti annuali al giudice civile e di esan1inare gli statuti senza l'i11tron1issione dci vescovi; a questi u!tin1i veniva riconosciuto il diritto di visita quoacl .\jJirituulia f(l/Jfz11n 11 . Nel 1783 un'altra prnr11n1atica obbligò sodalizi eretti senza regio assenso a presentare gli statuti perché venissero n1odificati, partendo dal principio che la persona!itù giuridica degli enti veniva concessa solo dallo Stato 12 . Ispirandosi a questi principi l'ordinan1ento borbonico non sen1pre approvò l'istituzione di nuovi sodalizi, 111a spesso legittirnò le confraternite esistenti eia secoli. 5. (Jli studi pubblicati in questo clossicr cercano di cogliere alcuni (lSpctti dcl fenoineno conlì·aterna!c nella Sicilia n1odcn1a: n1entre alcuni saggi affrontano il problen1a su base diocesana o regionale (Zito, Longhitano, l,on1anto), altri si softCrn1ano a prendere in esaine le confraternite di un luogo: una cittù (Lo Piccolo), un centro rurale (I)onato). Considerata l'an1piezza del feno111eno e le difficoltà di reperire [e fonti, i! presente studio si prefigge di porre un proble1na all'attenzione degli storici sicilinni, più che a risolverlo; raggiungerebbe un ottin10 risultato se diventasse !o sti111olo per reperire le fonti superstiti e consentire ulteriori approfondin1enti del tc111a. Ado(/ò Longhituno

'J

F. Sc1\DlJTO. Stufo e Chiesa nel/e d11e Sicilie, a cura di A.C ..lc111olo. P;1krn10 l 969. J.

199. f/Jìtf., !60-J61. /bid.. 203-204. I~ fbfd.. 200. IO

II


Sy11axis XVll/2 (1999) 195-233 L'ASSOCIAZIONISMO LAICALE DELLA DIOCESI DI CATANIA NEL '600 ADOIYO LONGI ll'l'!INO

f n lroll uz i on e

La decisione di avviare questa ricerca dal '600 è inotivata dalle fonti disponibili: due elenchi delle associazioni laicali della città di Catania riportati da G.B. Dc Grossis ne[ 1642 1 ; la relazione cfll lhnina inviata a Ron1a dal vescovo Marcantonio Ciussio nel 1655 2 ; gli atti delle priine due visite pastorali ciel vescovo Michelangelo 13onadies negli anni I 665- I 667 e I 66916711; [e disposizioni contenute nei sinodi diocesani dei vescovi rrorrcs (I 623 )'1 e 13onaclies (I 668)'; le norme emanate dal vescovo Branciforte nel I 640, dopo la visita pastorale''; alcuni statuti cli confraternite del '600 e della prima metà del '700 7 , Il De Grossis, pur non sfuggendo ai co111uni rilievi che si t~tnno agli storici siciliani del secolo XVII, è fra i pochi che conosce l'archivio storico della curia vescovile c cerca di docun1cntare gli avvenin1enti più vicini al tc1npo in cui scrive. La visita ari !ilnina dcl vescovo Gussio si distingue per la ricchezza e la con1pletezza dei dati sulle città e le terre della diocesi di Catania, secondo Ordinario di Diritto canonico nello Studio Teologico S. Pno!o di Catania. !.B. DE CìROSSIS. Catonense /_)ecrrchon/11111. J. C<1lanae t 642. 180-186. Lo storico cntancsc riportn nella suu opern due elenchi di «lnicoru1n sodnlitia>>: uno pili antico di confrc1tcrnitc di discip!innnti. che n!Tcr111n di nvcr desunto da un documento del 1468. e uno più recente di quelle operanti nel periodo in cui egli scriveva. ~A. LONGllll'1\NO. Le !'e!o::ioni <(ud li111i110» dello diocesi di ('atuniu (1655). in .\)1naxis 3 ( 1985) 257-356. 3 . Questi docu1nenli sono conservati nel!'1\rchivio storico diocesano di Catania (= t\SD Cl) e ncl1"1\rchivio storico diocesano di l\circnlc. Gli atti rclntivi nlla visita della cittù cli Aci Aquilin ( /\circnlc) sono stati pubblicnti da A. LONGJllTANO. /,11 visito /H1storule del vescovo A!ichelange/o !3011udies od //ci ,/(jllilio nel 1666. in kle111ol'if' e 1·f'1111iconti del/ 'accude111io degli /.e/anti di 1/cireo!e, serie lii. 6 ( 1986) 367-423: ID., La secondo visito pasto!'ale del vescovo JJ011adi!!s ud Aci Aq11ilia nel 1669. in <(.~,'ermo ,')'upie11tiue1>. 5,'criffi in 111e11101·io di Reginaldo C'u111ba!'el'i O.P .. l\circnlc 1990. 1+1-197. -l Cuto11ensis Ecc/esia€! sy11od11s dio€!ccso11u / ... _/. iVlilitc!li V. N. !623, pars IV, cap. _,_ 1

00 --

190-197, :i /Jccl'cfo ili pl'incipe dioeceso11r1 .'J~v11odo <;11a111 f. .. /.fi·. JJ. i\Jicliae/ //11gel11s Honadies cpiscopus catrn1e11sis / ./ ccleb!'avit C'atanae die J 1. 12 et 13 111aii 1668 f ..._r Catnnac 1668. 6 J\. LONG!llT1\NO. Le !'ela::ioni «od li111i11a1> della diocesi di ('atanio (16./0-16./6), in .~~vnoxis 2 (1984) 281-'146: 353-375. 7 l,o statuto della confraternita di Sant'Orsola o dci lvlorti di Cata11ia è conservato nell'archivio della stessa confralernila. Gli altri si trovano nei registri cli T11tt',./11i dc!J"Archivio storico dioces;_1no di Cntania.


196

Adolfo Longhitanu

criteri statistici che potrc1111110 considcrnrc attuali. Gli atti delle pri111e due visite pastorali del vescovo Bonadies ci offrono un quadro 111olto dettagliato della situazione in cui si trovava la diocesi di Catania negli anni 1665-J 669. Egli aveva in anin10 cli celebrare il sinodo diocesano, e il ricco 111atcriale raccolto nella priina visita gli servì per elaborare i! piano pastorale contenuto nelle norn1c de! sinodo. Se gli elenchi desunti dalla visita acl litnina e dai verbali delle prin1e due visite pastorali ci pern1ettono di descrivere il quadro con1plessivo dc!l'associazionisn10 laicale nelle principali città della diocesi di Catania, la legislazione cn1anata dai vescovi sulle associazioni laicali ci 1~1 intuire i disordini più fì·equenti rilevati e !e soluzioni adottate per ripristinare !a disciplina canonica. Le fonti utilizzate non sono le sole custodite negli archivi: una ricerca più approfondita offrirò certa1nente una notevole quantità di dati, utili per un censi111ento delle confraternite esistenti nell'antica circoscrizione della diocesi di Catania 8 . Ma i !in1iti di questo saggio non ci consentivano cli estendere la nostra indagine ad un territorio 1110!10 vasto; pertanto si è preferito ripiegare su una ricerca ''per cani pione". Questo studio con1prendc: a) un elenco delle confì·aternite del!e città di Cntania, Piazza J\nnerina, Enna ed Acirc8lc, che risultano clalle fonti consultate (1644-1671); b) l'rnrnlisi delle nonne sulle confraternite contenute nei sinodi diocesano dei vescovi Torres e Bonaclies e nelle orclinalhJJ1es del vescovo I3ranciforte; c) un esa1ne degli statuti cli alcune confraternite per avere un quadro delle diverse tipologie dell'associazionis1110 laicale di questo periodo. L'indagine ci ha pern1esso di avere alcuni dati interessanti su!!a vastità del fenon1eno nelle città prese in esan1e, sui ca1nbia1nenti che si verificarono in questo periodo nell'orclinan1ento delle confraternite, sui nuovi n1oclelli contì·aternali derivanti dagli indirizzi niaturati nel periodo della controrifor111a. La concezione ecclesiale, sottesa agli interventi nonnativi cli questo periodo, trova an1pia confen11a negli statuti delle nuove confraternite. Poiché questi 1nodelli non sono originali, ina i1nportati dalle altre regioni continentali, i rilievi sulla situazione delle confraternite catanesi possono servire in generale anche per la storia di questo istituto canonico negli anni della nostra ricerca. La prin1a tipologia che ci offre l'elenco delle conlì·aternite riguarda gli istituti sorti nei secoli precedenti, che avevano subìto dei ca1nbia1ne11ti, 111a che continuavano a svolgere !a loro attività con una n1aggiore o 1ninore aderenza agli statuti originari. I niutainenti di niaggior rilievo riguardavano le antiche conJì·aternite di disciplinanti, che avevano perduto questa loro pecu8

Si tc11gt1 presente chç la diocesi di Ctitania fino al I.inizio dcl secolo XIX confinava con le diocesi di Siracusa. 1\grigenlo e ìvlessina e co111prcnckva nclln sua circoscrizione parte del lçrritorio assegnato succcssiva1ne11lc u!!e diocesi di Pi:1zzn Anncrina. Nicosia . .1\cirealc. Caltagirone_


L 1ussociccionis1no /uicule della diocesi di C'utaniu nel '6()()

197

liaritil per far proprio il inodel!o proposto all'associazionisino cattolico dalle autorità ecclesiastiche e civili 9 . La seconda tipologia riguarda le confraternile sorte dopo il Concilio dì Trento, che si ispiravano al progra1111na di riforn1a pron1osso dai decrcli conciliari: riaffern1are la dottrina cattolica contestata dai luterani, pro111uovere l'istruzione, la fonnazione cristiana dei fede Ii e la loro parteci pazionc a I culto pubblico della Chiesa, predisporsi in vila a fare una buona n1orte e assicurarsi i suffragi per !a propria ani111a, farsi carico del prossi1no bisognoso attraverso !'esercizio delle opere di n1isericorclin, conoscere e osservare la disciplina ecclesiastica. lJn eseinpio di questo n1odcl!o ci viene offerto dagli statuti delle confraternite: a) Sant'Orsola o dei Morti cli Catania; b) ln1111acolnta Concezione di Maria a San Filippo cl' Agira; e) Santissin10 Sacran1e11to ad Acireale. La terza lipologia è analizzata attraverso gli sV1tuti di quoltro confraternite sorte nella seconda metil ciel '600 e nella prima metà del '700. Si tratta di confraternite che non accolgono laici solainente, 1na prevedono una presenza qualificata cli sacerdoti, ai quali sono riservati i co111piti direttivi e h)nnativi. In questa ricerca solo 1narginaln1ente sono presi in considerazione 1 terzi ordini, istituiti nelle 11u111erose chiese degli ordini reliu;iosi. che dalla dottrina non sono equiparati alle confraternileì0 . Poiché clii;end~vano dagli ordini religiosi esenti dalla giurisdizione del vescovo) !a loro docun1entazionc non è conservata negli archivi diocesani. Sia1110 coscienti dei lin1iti clcrivnnti dalle Fonti di cui ci sia1110 serviti e dal 111etodo cli indagine ndopcrato. Non è possibile giungere a conclusioni esaurienti utilizz;;111do solan1ente gli atti delle visite pastorali e g!i statuti delle confì·aternite. 1\vrcn11no avuto una visione più ricca se avessin10 potuto nttingere agli archivi delle confraternite prese in esn1nc per conoscere i 111en1bri, 18 vita interna e !'attivitù svolta; 1nn flilo stato attuale della ricerca non era possibile andare oltre. (~'è sol8111c11te da augurarsi che in futuro sia possibile approfondire il lavoro inlrapreso e verificare la valiclitil delle ipotesi forinulatc.

'J

Per l'approl'o11cli111cnlo di questo 1nodcllo si veda il saggio di Cì. Zito i11 questo

dossier.

10

Ji!r:: 'ordine e Ter:: 'ordi11c sccolurc, in J)i::io1111!'fo degli istituti di per/e::io11c. IX. Rrnnu 1997. 10~2-!050 e 1097-! 129. Per il r<lpporlo fra la co11frn1cr11itn e il (erz'ordinc si vcdu La ('Jiiesa al tempo del gr1111dc scis111u e dello crisi co11ciliore ( 13 78-1././9). a cura cl i E. Dc)nrncllc. l·:.R. l.abande. P. Ourliac, (Storia clclln Chiesa iniziala da J\. Fliclic- \/. i\·!nnin) XIV /2. 1n1d. il .. Turino 1971. 869-87!.


198

Ado(fò longhilono

I. GLI ELENCHI DI CONl'RATl~RNITE NEI.LI' l'RINCll'Al.I CITTA DELLJ\ DIOCESI

1.1. Nella clocu111entazione presa in esaine si adopera una tenninologia varia per indicare le associazioni laicali presenti nelle chiese: co1zfi·aternifa.i.,· laicorun1, congrega/io, socielas, co111pagnia ... Da alcuni clc1ncnti si potrebbe dedurre che alla diversa tern1inologia corrisponda una diversa realtà: il vescovo Gussio per Catania dà tre elenchi distinti di associazioni laicali: socialita/es, cot{fi·aternifa/es, cong:re,_f!,a/h1nes, 111a non spiega il criterio di distinzione. Il terzo elenco scn1bra con1prc11dcre tOnne generiche di associazioni e i terzi ordini presenti nelle chiese dei religiosi 11 . Per !a città di Piazza dà due elenchi distinti dì socia/ila/es e cli COl?fì·a/ernilates; ad Enna c'è un solo elenco di co1?fi·aferni!afes. Non troviaino 111aggiorc chiarezza negli aHi delle visite pastorali de! Bonndies. /\d una priina lettura si ha !'in1pressione che le ccJ1zji·ufernilofes sinno distinte dalle societafes; int~1tti a volte si cancella il tern1ine !1'ociela.\' per scrivere cor?fi·aternitas 12 , nei dati riassuntivi si danno elenchi distinti per "co111pagnic" e "confraternitù". ln realtà per il vescovo e i suoi collaboratori o non erano chiari i crii-eri di distinzione fra i diversi inodelli di associazione o 11011 si era in grado di applicare a queste rea!tù ecclesiali una tern1ino!ogia ac\cgL!ata e coerente: inf~1tti qualche volte si scrive «societas et con fraternitns» 1-' e nei due elenchi che dovrebbero indicare disti11ta111entc le '"con1pagnic" e le "confraternitù" della cittù di Catania qualcuna di esse risulta scritta in entra111be le liste 1·1• no

1

1.2. Dagli elenchi riportati nella relazione acl li111i11a dcl 1655 risultaseguenti dati:

a) Catania: 25 sollalitofes, 6 confraternite, 18 congregazioni per un totale di 49 associazioni. Se si tiene presente che la popolnzione indicata dal

11

;\, LONCilllT1\NO, Le rclrcioni <((id /i111inrn1 (!655j. cit.. 307·308. Alli della visitn delle confratcrnilc San Barnaba a Cat<rnia (ASD cr. I cisite ! 669. 38/66. 23 giugno 1670. unte non nu111cnllc), Santa lv!ari<l della Concordia (ihid.. 2.5 giugno) c dci Santi Si111011e e Cìiudn (ibid.. I lu~lio). i.; ;\tli dcl In visi!n dcl In co111"n1t~r11ita Su11 l3arlolo111co a Catania {;\SD CL I 'isite ! 66.5. 33/.58. :?.8 o!!obre. carte non nurnerutc). t-I l·: il cnso dclln «conipagnia di S. Ciiaco1110 scu della lVlisericordi<Dl. che con1pare ;1n~ che co111e «confrtitcrnit<Ì dclln l'vlisericordia dentro la chiesa di S. Cìiacon10 apostolo)) (ihid. elenchi). Solo in tc111pi n noi pili vicini si nflCnncrù in dollrina la distinzione fra pie unioni e coni'ra!crnilc. che troviamo nel codice di diritto canonico dcl 1917: le co11frnlcr11ilc. nJ contrario delle pie unioni, hanno persona!itù giuridicn. JI noto ca11011is1a Lucio rcrnll"is. che scriv<...' la sun cnciclopcdia giuridica nel J 7,16, ignora del tutto il problema {L. FEl{l{ARIS, ( ·01!/i·uternitas. in FrolltfJ/(/ bibliothecu cr111011ic11, i11l'idica, 1110/'a/is theo/ogicu_ IL Paris 18.58. ! 0511112). 12


L'os.\·ocio::ionis1110 laicale della diocesi di C'utania nel '600

199

vescovo è di 12.022 abitanti, si ha una inedia di 245 persone per associazio15 ne (in questa cifì·a si includono anche le donne e i ban1bini) . b) Piazza: 12 sollalila/es e 7 confraternite per un totale cli 19 associazioni. La popolazione è cli 15.330, con una n1edia cli 805 persone per assoc1az1one. c) Enna: 2 l confì·aternite per una popolazione cli l 0.480 con una tllCdia di 499 persone per confraternita. - Dai verbali delle due visite pastorali dc! vescovo Bonadies risultano i seguenti dati: a) Catania nella pri111a visita ( 1665-1667) contava 32 associ8zioni per unn popolazione di 16.000 abitanti, con una inedia di 500 abitanti per confraternita. Nella seconda visita (1669-1671) ne risultano 31 per una popolazione di 16.925 abitanti, con una inedia cli 545 abitanti per confraternita. b) Piazza nella priina visita contava 19 associazioni per un8 popolazione cli 15.300 abitanti, con una n1edia di 805 abitanti per confraternita. Nella seconda visita ne risultano ! 7 per una popolazione di I 3.38 l abitanti, con una niedia di 787 abitanti per confr8ternita. c) Per la città di Enna disponia1110 solrnnente dei dati relativi alla seconda visita pnstorale, che docu111cntano la presenza di 22 confraternite per una popolazione di 11.3tl9 abitanti, con una inedia di 540 abitanti per confraternita. cl) Acireale nel 1666 ha 17 confraternite per una popolazione cli 2.941 abit8nti, con una inedia di 173 abitanti per confraternita; 1nentre nel l 669 ne ha 23 per una popolazione di 2.894 abitanti, con una n1edia di 125 abitanti per confraternita. Delle città esa111inate, Acireale è quella che ha il rapporto confraternite/8bitanti più t~1vorevole. Si tr8tta cli dati che bisogn8 leggere con una certa cauleln: gli elenchi non se111brano coinpleti: le nssociazioni che i! Gussio riporta nel terzo elenco solo in parte si trovano anche nell'elenco della prin1a visita pastorale del Bonaclies. Dai verbali clel!e visite pastorali non risultano tutte le confraternite riportate negli elenchi rinali. In questi stessi elenchi si 0111ettono confraternite, certa111ente attive in quel periodo, che ritrovian10 negli elenchi degli . . ·16 anni succeSSl\ll Altri clen1enti utili che trovia1110 in questi elenchi riguardano l'attivitit di alcune conlì·aternile. Il vescovo Gussio per quelle di C~atania scrive che alla l'i ()ccorre tenere presente che una pcrsonn polevn essere iscrit1<1 n più conl'raternile se gli statuti non lo victavano espressa1nente. li> E111blc11wlico il caso dcllu confraler11i1<1 dci Bi1111clii. che non risulta negli atti dell<i visi tu. nm è inclusu negli elenchi !inali. Prob<1bil111ente. tr<illnndosi di una confr<-1lcrnila di nobili. i conrrntì facevnno valere il privilegio di non essere sol!oposli <-ii conlrolli vescovili. co1ne avveniva anche in <1ltre diocesi. La nH1ncunzc1 cli altre conlì·ntcr11itc clrii verbali delle visite poteva nvcre anche ultre cause. co1nc nd esempio 1·i1npossibililù di visitare una chiesa perché inngibile o per altri motivi eo11ti11ge11ti.


200

Ado(jò Lunghi/uno

confraternita elci Bianchi spettava il con1pito dell'assistenza religiosa ai condannati a 1norte 17 ; la confraternita cli Sant'Orso!a o elci Morti si era assunto l'onore cli dare gratuitan1ente cristiana sepoltura ai cadaveri dei poveri e degli abbandonati 13 ; la confréltcrnita di San1'Euplio gestiva la casa di accoglienza dei pcllcgrini 19 • Negli atti de!la priina visita pastorale del Bonadies, relativi al!a città dì Catania, sono indicati con una certa fì·cqucnza legati cli "111aritaggio'', istituiti per iniziativa della confraternita o di singole persone, eia destinare alle figlie orfane dci confrati o a ragazze bisognose in gcncrc.:!

0

.

Aci Acireale l'ospedale era gestito da due reltori, eletti Cra i ventiquattro 111c1nbri di una confraternita; 11011 trovian10 legati di "n1aritaggio", 1na era n1olto dirlì1so il paga1nento di una quota scttin1analc per la celebrazione cli 111esse di suffì·agio dopo !a 111orte dei conCrati. Nei verbali della visita viene pure indicato il giorno della setti1nana e l'ora in cui i 111en1bri delle diverse confì·aternite si riunivano per fare le loro pratiche devote. Nel!e co11Craternite di Piazza e cli Enna non si trova alcuna indicazione di legati cli "111aritaggio" o cli 111esse f(H1date per il suffì·agio dci confrati. Inoltre acl Enna, unica cittù della diocesi in cui erano state istituite parrocchie autonon1e con parro21 ci perpetui , 11011 si nota la presenza cli conCralernite o associazioni nelle chiese parrocchiali; quelle esistenti hanno una chiesa proprin o sorgono nelle chiese non parrocchiali. Infine solo in qualche caso le confraternite hanno la gestione di ospcdali 22 . LJn esan1e dei titoli delle confraternite, che nppaiono nei diversi elenchi, non sen1bra possa off-ì·irc dati significativi. lnl~1tti nella n1aggior pt1rte dei casi si ha l'iinpressione che il no1nc clelln confraternita non sia il frutto di una scelta, n1a di un fatto cnsunlc: !a chiesa in cui i confratì si riunivano. A 17

«Quì piclalis olficilllll i11 COlli'Urtanclis his qui ad lllOflèlll Slllll condernnati c:-.:elllll !l

(1\. LONGlllJ'1\NO. Le !'e!tcio11i «ud li111i110>1 (1655). cii.. 305).

18

<d\t[unus istoru111 fralru1n est 1niscrnbiliun1 ck:l'u11c!oru111 cudavcra propriis hu111cris dcfcrrc. gn1lis ac dcccn!cr ccclcsiaslican1 tn1dere sepulturain. coru111quc <1ni111as Don1ino pniccibus llL' suJTragiis co111111cndnrcJ> (I.e.). l'J «llìs sodnlibus i11cun1bil rcgi1ncn dornus hospitalis peregri11ort1!1lll (ibid. 30ù). 20 Il pili nolo di questi legati cn1 quello gestito dallt1 co11fr<1lèr11ili1 fonduta 11elln C<lppclln ciel Crocifisso dclln cattedrale. I rc!!ori erano elèlli O!,!.ni tluc n1111i con il sislcnw dcl bussnlo e dovevano r<1pp1-csc11t<ire i diversi ceti sociali della cittii: due nobili. uno «e.'\ con11nunioribus nd ofJìciu1n iudicis diuccsis». uno frt1 gli arligiuni. Nella confratcrnilH di Sn111n ìvlnrin dell'lndiri770 il lcgnlo serviva non solo per le riglie orranc elci confrati elle volevano con1rnrrc 1natrin1011io. nw ;111chc per quelle che intendevano entrnre i11 111011ustcro o divc111circ ··1nonachc di casa .. (1\SIJ CT, /'isite ICiCi5. 33/58. 2(i scllcn1hre 1667). La son1111a dcslinaln V<lriavn da un 1ninin10 cli 5 ud un 1nussi1no di 15 once. 11 Per 1·nntico orcli11a111e11lo della cura delle anime nelln diocesi cli Ct11<111in s1 veda i\. l.ONGllll"ANO. /,o porrocchio nello diocesi di Catania p1·i111u e dopo il Co11ci/io di 7ì·cnto. P<ilcrino ! 977. 1 ~ A Pinzza la confr<1lerniU1 dei ninnclli sc111brt1 che gestisse l'ospedale dellu Spirito Santo (1\SIJ C-1. l'isitc 1666. 36/63. 27 111<1170 1666). i\cl ;\cirealc l'ospedale er11 govcrn<l!n d<1 due reltorL scelti frn i 111e111bri 1nuggiorc1111i della conl'rntcr11ita nnnessn (1\. LONCìJ-llTi\NO. /.11 visito po.1·1orule dcl vcsco\!o Alic/Je/angelo /Jonodie.1· ori ,/ci ,,/1111i/iu nel 1666. cil .. '102).


L'ussocia::ionis1110 loicule della diocesi di C'afonia nel '600

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201

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riprova di questo rilievo c'è il fatto che si verificava con una certa tì·equenza in questo periodo: il can1bio del titolo della confraternita con il 111utare della sede. Potren1n10 giungere a conclusioni diverse se avessi1110 in 111ano gli statuti, nei quali sarebbe pili fncile verificare l'incidenza che ha il titolo nelle pratiche devote dei confrati. Diverso è il cnso di quelle confrnternite sorte per un fine specifico, come ad esempio quelle dci Bianchi, dei Morti o dcl

Santissin10 Sacran1ento. Nei registri dei Tu!! 'Atti dei vescovi non si trovnno i decreti forn1nli di erezione di una confraternitn. C'è da presun1ere che l'approvazione degli statuti e la loro trascrizioni nei registri della curin vescovile coinportasse l'erezione canonica di un' nssociazione laicale.

2. LE NORMI: DEI VESCOVI TORRES, BRJ\NCIFOl(']'E E BONJ\Dll'S

Nel C'oJ'jJl!S Juris C'anonici non sono contenute nonne speciCichc sulle associazioni laicali. Fino al Concilio di Trento è possibile trovare qualche raro intervento su questa 111nterin nei sinodi diocesani 2 >. I vescovi inco111inciarono a legiferare in 111odo pili organico sulle conrratcrnite in seguito al riconosci111e11to de!Jc:1 loro autorità ratto dai padri conci!iari 2..i e alla costituzione apostolica Quaec11111q11e cii Clemente VIII (7 dicembre 1604)". Di solito si segue uno schen1a uniforn1e: dopo alcune affern1azioni generali di principio, si passa alle direttive riguardanti l'elezione degli officiali, le norn1c "" Si vcdn la nonna elci sinodo di Pn!ti. celebrnlo nel 15,12. elle proibiva 1· istituzio11c di nuove confrater11ìtc senza il per111csso del vescovo (C'onslill!lionl.'s sinodale.;· editi! o

rev.1110 domino /)011 Arnoldo Alherlino 11.i.d. Episcopo Pactcnsi, in synodo episCO/){i/i celehrata ap11d Ecc!esiu111 Pac/l!11se111 (. .. / pridic kulendas a11g11sli 15./1 / ... lsenzn indic:1-

r

zio11e di luogo e di anno della stampa]. n 93). iVlolto pili nu1nerose le nonne co111cnt1lc nel sinodo cli Sìrncus;i. celebrulo nel 1553. quunclo i! Concilio di Trenlo non aveva ancora en1:1na10 le 11or111c sulle confrntcr11ite (.S:v11odales co11stil11/iones .'i)'!'{IC//Sll//el/, Ecclesioe l\111hon11i 1555, ad i11dice111). ~~!I concilio st<1bilivH per i vescovi l'obbligo di visitare le co11rralcr11itc laiuili e iniponevu tigli ccclcsinstici e ai lnici preposti nll'i1111111i11istrnzio11c di una conrraternil<l di rendere conto n1111unln1entc nll.ordinario clclln loro an1ini11istnv:ione (Scss. XXII. de re,/. c. 8-9. in ('011cilion1111 Occu111enicoru1n Decreta. a curn dell.lstituto per le scienze religiose. l~ologna 1991. 740). Le indicazioni 1ridè11ti11c 1rovurono co11crcla attuaLionc nelle 11onnc dei sinodi provinciali e dioccsnni. alcuni dci quali~ con1c quelli di s. Cnrlo Borronico - costituirono un punto di riferimento costu11lc per tutti i vescovi (C.F. BL1\CK, Le con/ì·uternile

r. _/.

iht!iune del Cinq11ece11/o. Filantropio. carità. \'0/011/oriuto I/e/l'età dello l?i/ò1·111u t' C'o11/1·01·{/òr1110. lrad. it.. IVlilnno 1992, 90-96). Per raLionc delle uutorilù ecc!csius1iche nei conrronli delle confruter11itc dopn il Concilio di Trento e nel periodo della conlroril'orina vedano anche: Cì.G. ìvlu'.RSSEtvlf\N - G.P. PACINI. Le con/i·a/ernile luicoli i11 /111/iu rlul '.f{)(} '6()()_ ill Problemi di storia dello Chiesa 11ei secoli,\./'-)(/)/. Nt1poli !979. I !6-120; !ZUSCONI. ('or!fi·r1/ernite, co111p11g11ie e devo:: ioni, in Lu Chic.;·rr i! il po/ere politico. <l curu tli G. Chillo!ini e Ci. J\tliccoli. Storia c1·r1alia, J\nnnlì 9. Torino !986 . .:-167-506: 485-501. 2:> Il testo clcll<J bolla si può leggere in Codici.;· /uri.'>' C'ononici F'on/es. a cura di

CiasprnTi. l. IZoninc 19+7. 366-370.

~i

o! IZ. di P.


202

Adoljò Longhitano

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sull'an1r11inistrazione dei beni, l'accettazione o la cancellazione dci soci, l'e!in1inazione di alcuni abusi nella vita e nelle attività cle!le contì·aternite. I tre docun1enti dci vescovi di Catania che prendian10 in csan1e hanno una diversa struttura forn1ale: n1cntre i due sinodi riuniscono in un capitolo le norn1e riguardanti le associazioni laicali, le or<linotiones dcl Branciforte fanno 111enzione delle confraternite solo quando si affrontano alcuni argon1enti; pertanto non costituiscono un corpo nonnativo unitario e con1pleto. li sinodo 'rorres tratta l'argorncnto nel capitolo 111 de-Ila parte JV, intitolato «f)c soda!itatibus», che suddivide in 7 paragrafi. I! sinodo Bonaclies nella sessione J!l, decreto XXVI! «De sodalitatibus et confraternitatibus» e !o suddivide in 28 paragrafi. I due sinodi introducono l'argon1ento con alcune affern1azioni di principio, che rinettono le indicazioni date da C!en1entc Vlll: non si possono erigere nuove confraternite o associnzioni senza la licenza scritta del so111n10 pontefice o del vescovo; quelle erette con il pern1esso elci superiori devono avere un proprio fine e detenninate opere cli pietà da con1pierc, in n1odo da facilitare la !oro c!nssificazione nella città e nei diversi centri abitati 2 r Gli altri argon1e11ti sono trattati con u11 diverso ordine: a) Nonne sugli statuti: non possono essere redatti nuovi stntuti senza il penncsso de! papa o dcl vescovo 27 . Tutte le confraternite devono avere i propri statuti redatti con l'approvazione dcl vescovo; le associazioni esistenti entro clue 111esi devono presentare i propri statuti alla revisione del vicario generale, perché e/iinini le norn1e contrarie ai sacri canoni 28 . b) Nonne sugli officiali: devono essere eletti col voto segreto della tnaggioranza e alla presenza del delegato del vescovo 29 . Non possono essere riconfer111ati gli officiali scaduti, né gli stessi possono essere eletti in altre confraternite, a 111eno che non sia trascorso un anno dalla cessazione dall'ufficio-1°. Solo con la licenza scritta dcl vescovo possono essere eletti officiali che siano legati fra loro o con i predecessori da vincolo di consanguineità o affinità in prin10 o secondo grado-' 1 . Gli officiali ~!etti non possono rifiutare l'ufficio senza !a licenza delle autorità dioccsane-' 2 . [)cvono essere elette persone oneste, zelanti, idonee, che non siano locatari o affittuari dei beni della chiesa·'-'. L'officiale di una confraternita non può ricoprire incarichi in altre confraternitc·' 4 . Il cappellano delle confraternite deve chiede1

26 27

23

20 30 .ì I

12 _l_l

J.j

Sinodo Si11odo Sinodo Sinodo Sinodo

Le.

*

* * * * *

*

Torrcs. 37; sinodo Bonadics 1-2. Torres. 40. Bonadies. 3-4. Torrcs. 3°8: sinodo Bonaclics. 5. Torres. 38-39: sinodo Bonacli~s. ~ 6 .

/bid. 7. lbid., ~ 8. lbid.. § 9.

*


L'assochr::.ionis1110 luicale de/fu diocesi di C'atonia nel '600

203

re e ottenere la facoltà di confessare i confrati, pena la decadenza dall'ufficio 35 . c) Nonne sui requisiti per l'iscrizione, la cancellazione e sul con1portan1ento dci 111en1bri: si an1n1cttano nelle associazioni coloro che possono accostarsi ai sacran1enti e danno fondata speranza di progredire nel!a vita cristiana. Siano respinti o espulsi i facinorosi e gli infan1i, a nicno che non abbiano din1ostrato di aver cainbiato vita 36 . Per iscriversi ad una confraternita bisogna aver coinpiuto 16 anni, godere di buona faina e conoscere i pri1ni ele1ncnti della dottrina cristiana; si richiedono 20 anni per partecipare con il voto attivo alla elezione degli officiali e per decidere sugli affari pili 11npor37 tanti della confraternita . Nessuno può essere 1nandato via eia un'associa38 zione o contì·aternita senza il consenso delle autorità diocesane . d) Nonne sulla divisa del!e confraternite: ogni associazione o confraternita deve avere 18 propria divisa (il "sacco"), benedetta dal cappell8no, che deve essere conservata nella sede della confraternita e non a casa dei 39 con rrati . e) Nonne sull'a1n1ninistrazione dei beni: ogni associazione deve avere i registri dci contratti e degli atti della chiesa e deve essere predisposto 10 l'inventario dci beni n1obili da esibire nella visita ciel vescovo· . I nuovi officiali, quindici giorni dopo l'elezione, devono dare la consegna dei registri 11 contabili ai loro successori alla presenza del cappellano e di un delegato- . 11 Nessuno può questu8re senza 18 licenza scritta del vescovo· . L,e son1n1e raccolte a qualsiasi titolo devono essere consegnate al tesoriere e possono essere spese solo con il inandato dci tre officiali 1naggiori, de! cappellano e con il rilascio c\e!ln relativa ricevuta.i:>. Non si possono fare spese superiori 81 reddito della confraternita, né spese straordinarie senza il pennesso del vcscovo·1·1. Non si può vendere o dare in pegno qualunque oggetto sacro o proJ:1110 5 appartenente alla confraternita senza la licenza delle autorità diocesane.J Ogni confr8ternita deve avere il tesoriere a cui spetta l'a1nn1inistrazione dei legati di "1naritaggion e di incsse; prin1a cli assun1ere questo ufficio egli deve d8re un'idonea cauzione; il tesoriere è obbligato a tenere un registro con l'elenco delle ragazze alle quali si danno i legati cli "n1aritaggio".i<1 •

;_'i

Jbid,

*27. *

Sinodo Torrcs, /bid., 26. rn lhid.. 0 23.

J(, 17 ·

*4-0: sinodo Bonadics. * IO.

Sinod;J Torrcs. ~ :JO: sinodo Bonndics. 0 l 1. 0 +l: 11or111c lhancifortc. 11. 21. 24 e 28: sinodo Bonadies. 0 12. li lhid, 0 17. -I~ lbid. !8. ·L> Nonne BranciJ'ortc. n. 22 e 28: sinodo l~onaclics. 0 19. 0 ' 10

·

Sinodo Torrcs.

*

~--1 Nonne Branci!òrlc-. n. ! 8 e 69. 15 Non11e Brnnciforie. n. 14: sinodo Bonadics, ~ 6 lbid.. 0 21-22.

0 20.


204

Adof/O l,onghilano

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f) Nonne sulla vita e l'attività delle confì·aternite: nessun con frate può entrare arn1ato in chiesa 47 . I 1nc111bri delle confraternite quando partecipano alle processioni devono occupare i! posto stabi!ito, indossare la loro divisa (i! "sacco") e avere il volto coperto 48 . Le funzioni clel!a clon1enica delle paln1c e del n1erco!edì dc!!c ceneri devono essere celebrate nelle parrocchie e non nelle chiese delle confraternite; si permette che la benedizione delle ca11Clelc nella festa della purificazion~ possa essere fatta anche nelle chiese delle confraternite49. Il precetto pasquale si ade111pic nella propria parrocchia o chiesa sacra111entale 50 . in occasione delle feste sono proibiti conviti e giochi di qualsiasi genere in chiesa, negli oratori e nei luoghi annessi. Se tutto questo si svolge altrove non può essere fatto con l'uso dei beni ecclesiastici e non vi possono partecipare donne 51 . Per i fuochi d'artificio non può essere 1n1p1egato il denaro destinato a! culto e ai legati cli n1esse 52 . Si devono osserv<:1re le nonne sulla precedenza nelle esequie 53 . g) Norn1e sul rapporto delle confì·aternite con i religiosi: senza i! per111esso ciel vescovo non si possono invitare i religiosi a svolgere il n1inistcro nelle chiese delle confratcrnite 5 -1 o avviare le trattative per concedere !'uso della propria chiesa ai religiosi senza il consenso de! vcscovo 55 . I vescovi con queste norn1e intendevano intervenire in uno dci settori più vivaci e problen1atici della diocesi. Soprattulto i decreti dcl sinodo Bon<:1dies possono essere considerati una sorta di legge quadro entro cui dovevano n1uoversi le confraternite, qu,1le che fosse lei loro origine e 18 loro identità. Questo disegno si rafVi.Jrza e trova co111pin1cnto ne!!a nonna che obbliga i responsflbili d8 sottoporre alla sua approvazione gli statuti, vecchi o nuovi che fossero. In tal rnodo il vescovo poteva e!i111inare le pr8ssi contrflric alla nor111e canoniche e ricondurre tutte le confraternite ;:1d un grflnde n1odello un itflrio. Dall'esan1e cli queste nonne non si può flffern1are che i vescovi catanesi - seguendo l'escn1pio di 81tre diocesi pili prestigiose - volessero i111porrc un regi111e n1arc8t81nente gerarchico alle nssociazioni l8icali 5 ri: infatti nella scelta degli officiali si prcscrivevfl i! n1etodo dernocratico, cioè l'elezione segreta e n 1naggiorflnza. l'uttavia la nonna che sancisce !'obbligo della presenza ciel cappellano, con1c garante degli atti pili i1nportanti delle confraternite. può essere letta o con1e un segno di sfiducia verso il laicnto o coinc i! rin1edio ~ lhid.. ~

7

18

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6.

*2~1. *25.

lhid. ·~') lbid.. )o Sinodo Sinodo 2 " Sinodo 5 ·' lbid..

* *

Torrcs. 110: nonne Bruncifor!c. n. ~·I: sinodo l~o1rndics. Torres, 42: sinodo Bonaclics. 13. Torrcs. 0 cJ3: sinodo Bonudies, 15. ! 4. 1 "· Sinodl~ Torres. 40: nonne Brn11cifortc. n. 56. -'-' Sinodo Bo1wdies. 28. _',(,Sul lc111a vedi c.1: .. BLt\CK. /,e co1ijì·o/e/'llife. cii .. 91. 1

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*

*25.


L 1ussocicc.ionis1110 laicale della diocesi di C'atania nel '600

205

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ad una situazione generalizzata cli disordini. La 1naggior parte delle norn1c tnirava a correggere o a prevenire gli abusi più rrequenti: la forn1az.ione cli oligarchie fa111iliari e gli abusi di potere eia parte degli officiali, che dctern1inavano un elevato indice cli litigiosità; la tendenza a clin1e11ticare gli autentici valori cristiani ne! culto e nella pratica religiosa con il rischio cli ridurre la vita e l'attività confraterna!e ad un vuoto fonnalisn10; i ricorrenti abusi nell'a111111inistrazione dei beni ecclesiastici ... Il rigore din1ostrato dai vescovi nella fonnulazione delle nornie e nella co111n1inazionc delle pene non sen1bra sia stato sufficiente a can1biare la 111entalità dei fedeli o a !i111itarc gli abusi che, a distanza di oltre tre secoli, costituiscono ancora oggi 111otivo di preoccupazione per i vescovi: si pensi a!la disciplina del!e f-Cste patronali e dei fuochi d'artificio. Sorprende che i vescovi si siano li111itati al piano puran1ente niorale e della pratica sacra111entale, din1enticando quello clog111atico; infatti n1ancano dcl tutto nonne sull'istruzione religiosa dei confrati. Sc111brano apprezzabili le indicazioni, sia pure 111ini1ne, per coordinare le attivit<:Ì delle confraternite con quelle delle parrocchie.

3. IL MODCU,O lll'LLE CONFJ(J\TERNITE LAIC!ILI PUST-TRllJLNTINJ: 3.1. La co1?fi·aternita .'/ani '(Jrsola o (/ci ;\,forti (/i ('atonia

Il n1nnoscritto degli statuti, con.'ìervflto nell'archivio clel!a confraternita, porta il seguente titolo: Libro (/elfi COJJitoli cl .fi1ncla!io11e lici/a llevota C'olJJjJa'-r,z,nìa cli ,Sancta Urso/o sub litulo 1\dortis elccta in questo c/arissÌl11a cilcì (/i C'atania (/ic ottovo izrnii /\./' in(/itionis 1572 e/ n0Fc1111enti re.f'ornutto jJCt' c.:ongregatione, (/ie fJti1110 (fjJrilis .\./' inc/itionis J 617. I I docun1ento sc111bra riportare una 11orn1ativa di base alla quale nel corso dei secoli sono stati apportati diversi ca111bian1enti non se111pre datati. In alcuni casi i! testo 1110dificato è disponibile, in altri è stato sostituito dal nuovo; perciò chi ,legge non si trova nelle condizioni di distinguere !c nonne originali dai ca111bia111enti successivi. In qualche caso un titolo dei capitoli riportato ncl!'inclicc non trova riscontro nel corpo del 111anoscritto57 . Il nostro 111anoscritto così descrive la fondazione della confraternita: «[ ... ]Alle otlo dcl 1nesi di aprile, XV indicionc, 1572, prcdicrn1do in questa Citò il R.do Patre loan Batista Canninato della Con1pag11ia di lcsu, citati110 dellc1 città di Palen110, cun1 n1ulto fervore di caritft, iì·a li altri cose spirituale prepossc e caldan1cnti persuasi si dovessi J-àre una contì·atcrnita della iVlorti, con!ònni et dcl 7 " Del c;1pilolo 27. intitolrrto <d)ellt1 rifonnn generale)). 11011 c·è più tracci<1 nel docun1c1110. Alcuni cu111bi<1111cnti rurono apportati per esplicilo inandato \'escovilc in sede di visilti pastorale. co111c si desun1c cl<llln firma uutograra dcl vescovo Andrea Riggio ( 1693-1717) (l,ihl'o dclii cupito/i. ciL. cnp. J. r. 7r). Al r. '13v si trova inserito un !Oglio autogrnl(i dcl vescovo [1011t1dics con !"approvazione degli statuti J~1llu il 5 novc111brc 1673.


206

Ado(fò Longhitano

i1nitacione della Archiconfì·atcrnita, et noi con1e sai 1ne1nbri, funcltlta nella citù di Ro111a ad seppelliri 1norti poveri et n1iscrabili et fiiri altri operi pii. Et parendo l'apra essiri di gra11dissi1na pietà et charitù et non di n1anco inerito appresso il Nostro Signori Idio, si congregaro '11cune rn1in1e devote con il ravori et aiuto della dolce et felice 1nen1oria dcl J!l.1110 et Rev.1110 Monsignore di Catania f)on 1\11tonio Faraoni, desiro principio a dccta confraternita, et perché nilllld sancta co111pagnic1 unita con !a gratia de! Signore po' stare senza qualche regola sotto la quale debia vivere et gobernare, li prefati fratelli, dc co111u11i voto conveniro si frtccssi una regola ctn11 certi capitoli et statuti et orclinationi per la quale il Governatore, 53 Consiglerì sapessero regerla l ... J» .

Gli elen1e11ti contenuti nel prologo degli stntuti ci pennettono di individunre la tipologia di questn confì·ntcrnita. Secondo un n1odello coinune ne! periodo post-tridentino, esisteva unn confraternita-inadre, con una specifica iclentitù e con propri statuti, alla quale potevano nggregarsi altre confraternite erette nei diversi luog,hi con l'obbligo cli recepire gli statuti, adattandoli alle particolari situnzioni locali. In tal n1odo potevano godere degli stessi privilegi e lucrnrc le nun1erose indulgenze concesse dai pontefici alla confratern ita-n1adrc. L'istituzione alla quale la nuova associnzione catanese facevn riferin1ento ern l'arciconfrnternita "della Morte", sorta a Ro111a ne! 1538, che aveva con1e prin10 fine di dare cristiana sepoltura ai poveri, i cui cadaveri potevano restare abbandonati nelle case o nelle strnc\e 5 ' \ 1na che si collocava all'interno di tutte quelle iniziative pro111ossc clnlla Chiesa fin dnl 111cdio evo per aiutare i fedeli ad affrontare cristiana111ente i! teina angosciante della n1orte in tutti i suoi risvolti: la preparazione personale a ben n1orire, !'aiuto ni nioribondi, la sepoltura ai cadaveri abbandonati, il suffragio alle a11in1e dei defunti"" ... Nel 1551 questa confraternita al titolo originale "della Morte"' aveva aggiunto "et Oratione", ponendo tì·a i propri fini anche quello di in1pcgnare i confrati a dedicare parte de! proprio ten1po alla preghiera nella pia pratica delle quarantorc 61 . L'iniziativa cli istituire una conJì·aternita "della Morte" incontrò un certo favore, perché dovunque era sentito il problen1a che intendeva nffron58

lbid.. cap. l. 5r-v. Una breve nota biogrnricn del gesuita p. G.B. C<1n11inato è riportnla dn A. (ìlJIDFITJ, Le 111issio11i popolari. I grondi gesuiti itoliuni. tVlilano 1988, 15. 59 Stotuti della venerabile "lrchico11ji·ater11ità della 1\lortr: et (Jratione, ]{orna 1590: C. FANUCCI. lì·attuto di tuff e /e opere pie de// 'a/111(/ città di Ro111a {. .. J. l{omti 1601. 2 72278: Ro111c1 cristiana, a cura di V. fV!onadiino, X, Bologna 1968. 275-276: V. PAGLIA. La 11101'/e co!lfOr!ata. Riti della /Ht111·0 e 111c11talità religiosa a /?0111(! nel/ 'e1à 111oder11a. Ro1na 1982. Mi Sul significato elle la morte ha ncll'Europn inedievnk e n1ockrna si veda in pnrlicolarc: // n1istcro della morte. !rad. it., J\lba !958: PJ!. 1-\R1Es. L 'ho111111e dcvant la 111ort. P11ri:-; 1977: C. FRUGONJ. I.o 111orte propria, la morte degli altri, in S'toria 1•iss11ta del pOJJO/o cristiano, a cura di J. Deluincau. trac!. il., Torino 1985. 349-365: lvi. Vovu.1r. La 111ortc L-' /'occidente, traci. it., Bari !986. (,I 5,'ta/11/i della venerahili.! ,/rchiconji·aternitò. cit., 1-2.


L 'associa::io11is1110 laicale della diocesi di C'a/ania nel '600

207

tare e fu subito diffusa dai religiosi (in particolare gesuiti e cappuccini) che peri od ican1ente tenevano le 111 issioni popolari nel le di verse e ittà 61 . A Pa lcr1110 una co111pagnia, sorta allo scopo cli avere seinpre presente i! giorno fatale 1571 della 111orte e del giudizio finale, s1 era aggregata ne! a!\)arciconfratcrnita di R.0111a ccl aveva assunto il titolo "della Morte et ()ratione"63. L'anno successivo fu la volta della confraternita di Catania. Le confraternite aggregate potevano proporsi co1ne fine o la sola assistenza ai 111oriboncli e la cristiana sepoltura dei cadaveri abbandonati, oppure potevano anche accettare l'altro ciel culto eucaristico nelle quarantore. Nel prin10 caso si clc110111inavano solan1e11te confì·aternite "della Morte') co1nc quella di Catania, ne[ secondo conlì·atcrnite "della Morte et Orationc·", con1e quella cli Palermo e cli altre ciltil della Sicilia. Se prendiamo in esame gli statuti clell'arcieonfratcrnita romana e li confrontia1110 con quella aggregata cli Catania notian10 non poche clitlerenzc nel loro ordinaincnto. a) La confraternita ro1nana dava a tutti la possibilità cli iscriversi con1c soci: uo111ini e donne, (anche cli n1inore età 6 ' 1) chierici e laici; n1a il ran10 fe111111inite aveva una propria organizzazione all'interno dell'unica confraternita e teneva riunioni separate 65 . L'organigra1111na degli officiali può essere così riassunto: il governatore costituiva la più alta autorità della confrnternita e doveva essere un prelato «acciò la persona sua sia di n1aggiorc auttorità, al quale gli fratelli et per la dignità della prelatura et per la qualitù dcl suo officio dovranno portare ogni rivercnza» 6 (', seguivano: qunttro gunrdinni, (,:_Sulle niissioni popolari si veda: Li! loffe politiche e doffrinali nei secoli XUI e .\"Ufl (16.JS-1789), a curu di !~. Préclin e E.. lnrry. (SLorin della Chiesa iniziata da J\. Flichc - V.

fv!arlin), XIX/I, trad. il.. Torino 1974. 96~98: J\. CtJIDETTI. I.e 111issio11i popolari. cit.: C. CAIUìNONI. Lu predicu::ione dei .fi·ati copp11cci11i net!'opera di ri.fòrmu pro111ossu do! ('onci/io di 'Ji·ento. Conlèrc11z<1 !taliana Sup. Prov. Cappuccini. Ron1a Lsc117a dataj: Cì. Dt.: ROSf\. l,ing11uggio e vita !"e!igiosa alfl"uverso le 111issio11i popo/ori del 1\'1e::::ogior110 nell'ehì 1110de!"nll. in ()rienta111e11/i sociali 2 ( 1981) 7~37, ora in Vescovi, popolo e magia nel 5'ud. Nn-

poli 1983 2 , 195-226. 03 (~0111pug11ia dell'oru::i"one e 111or/e sotto il titolo di" S. Orsola fu l-'o/c/"1110 (155 /). in C'o111pognie e co1!fi·a1ernite l"e/igiose di Paler1110. a cura di F. Azzurello. Palern10 1984. 4 J -,]5. (,.i Nella 11ota delle lasse si legge: «ogni <111110 ciascu110 dclii fratelli debba clonare per clc111osi1i<1 el sun tassa due cnrlini et gli fratelli di minore età di qunllordici anni in giù. come anco !e sorelle tutte. un carlino per ciascuno)) (")'/aiuti, ci1., 55). 1 '-" l~ra prevista un prioni, che er<1 assistila cln due consigliere. Le sorelle dovevano riunirsi in congregazione generale al111eno ogni sei 1ncsi: a qucst<1 riunione potevano intervenire solan1cnte il governatore. i guardiani. il can1crlc11go e il segretario. La priora e le consigliere avevano il co111pilo di scegliere qunttro i11J"crn1iere per 1·assistcnza alle sorelle. Le donne partecipavuno agli atti di culto c. se chian1<1te. alle processioni: badando però di collocarsi ((cloppo Lulli gli Jh1telli j •.. l per n1odo alcuno urdirn11110 andare <11 paro loro overo di precederli [ ... j et che Ira le sorelle non si Lra111c7.zino huomini, ancorché fossero 111arlli. fr<1tclli o parenti di alcune di loro>l (ibid .. 63-67). 66 /bid. !3.


208

Ado(/O Longhitano

cioè consiglieri del governatore, il carnerlengo (o tesoriere), i sindaci (o revisori dei conti), il provveditore (o responsabile) della chiesa, il provveditore (o responsabile) dei 111orti, due 1naestri dei novizi, quattro visitatori degli infenni (due per gli uon1ini e due per le donne), il procuratore (o rappresentante legale in caso di processi), il segretario e il computista (o ragioniere). Gli officiali sono scelti fra i 1nc1nbri della confraternita con il sistcn1a del busso!o6 7 . I rilievi principali che si possono fare al!'ordinarnento cli questn arciconfraternita ron1ana riguardano anzitutto la sua natura e !a sua autonon1ia: non sappia1no fino a che punto potesse considerarsi pienan1entc laicale se per statuto poteva accogliere anche i chierici e se l'ufficio di governatore doveva essere affidato ad un prelato. In realtà se111bra che fossero i guardiani a dirigere la eonfì·aternita(' 8 ; tuttavia l'ufficio dei guardiani era subordinato a quello del governatore, il quale era il principale responsabile della confrater11 ita. b) Negli statuti della confraternita di Catania si affern1a il principio generale che riconosce a tutti la possibilità di essere soci 69 . Tuttavia, subito dopo sono stabilite diverse !iinitazioni: il richiedente deve essere «111agiorc di anni clecictotto» 70 ; non può essere «tanto vecliio che non possa portare il giugo delle nostre ordinationi»; non deve essere stnto «itnpeclito nel altre co1npagnic del quali in1pccli1nento si facza inquisitione per li n1astri di novicii»; «queste tali non siano persone nobili per evitare l'inconveniente che in futuro ponno succedcre» 71 . Potrebbe scn1brare singolare l'esclusione di nobili dalla confì·aternita. In realtà per In societù dcl ten1po, divisa rigiclan1ente in classi sociali - ognuna clel!e quali godeva di privilegi speciali che doveva osservare e far rispettare acl ogni costo - non era iintnnginabi!e che nellc1 stessa confraternita potessero sedere a fianco con uguali diritti e doveri nobili e popolani. Leggendo le indicazioni date dagli statuti, si direbbe che !'iscrizione alln contì·aternita fosse consentita anche alle donne 72 . In realtà in tutti i capitoli non c'è alcun cenno ad una eventuale presenza fen1n1ini!c, sia pure con diritti !in1itati. Solo in un secondo 1no1nento (1645) si per111isc alle 1nog!i o 7 lhid.. 4-10. 63 «Essendo necessario chi.:. oltre il Governatore. il quale per le occupalioni che alli1 giornnla occorrono alli prclt1li non potrù così conli11uan1ente 11ttcndere ad ogni cosn (,

dcll'J\rchiconfrulernilù, via siano altri. che con carilù portino questo peso. vogliaino vi siano quattro guardiani)) (ibid .. 15). 69 lihro del/i copi/o/i. cit.. cap. 2. r. 6r. 70 Questo liniile di etù nel ·700 è portato a sedici anni. Si veda la correzione al cap_ 26, f. 23v. 71 lbid .. cap. 2, r. 6r. 72 Per la prescn:za re111111inilc nelle confraternite s'1 veda G. J\NGL'LOZZI, /,e co11ji·aternile. in /,e cor!fì·aternite /aicu/i. {_/11'espe1·ic11::a cristiana tra 111r-rliocvo e e/IÌ 111oderna. Brescia 1978, 52.


L'associazionis1J10 laicale dello diocesi di C'atanio nel '600

209

ai parenti (1nadri e sorelle) dei confì·ati di avere !o stesso servizio funebre e di essere seppelliti in chiesa. Si noti che non erano considerate socie; perciò non potevano partecipare alla vita della conf-ì·atcrnita; erano so!a111ente 1110gli o sorelle dc~ soci, alle quali venivano estesi alcuni privilegi che godevano i figli o i inariti 7-'. Nelle ulti111e aggiunte agli statuti della tìne de! '700 la proibizione è affennata apcrtan1e11te e s1 pone un lin1ite ne! 11u111ero dei soci: «Che i fratelli arrolati non siano pili di cento, né vi si possano ascriver donllC»

7,1

.

Contrarian1ente a quanto prevedevano g!i statuti ro1nani, non seinbra che nel periodo iniziale la confraternita catanese prevedesse fra i suoi 1nen1bri l'iscrizione di saccrdoti 75 . Solo da alcune indicazioni cli tipo econornico, contenute in un foglio senza data aggiunto all'inizio dcl secolo XV!ll, si af76 fenna apertan1ente che fra i confrati c'erano anche dei saccrcloti . Tenendo conto di questo docun1cnto, si può concludere che ln confraternita catanese, al contrario di quella ron1ana) si sin 111antenuta laicale per tutto il '600. Anche se all'inizio del '700 trovia1110 fra i soci sacerdoti e canonici, se111bra da escludere che costoro potessero ricoprire uffici direttivi. Nelle aggiunte cli fine '700, con norn1e cli chiaro indirizzo giurisdizionalista, si ribadisce la natura laicale della confraternitn e si affern1a che i sacerdoti non possono essere considerati soci a tutti gli effctti 77 . 3.1.1. Il rito di iniziazione L,e 111odalità di aggregazione dei nuovi soci sono indicate nella descrizione dci con1piti dci due organisrni cli governo della conCraternitn: la congregazione generale e la consulta. Chi chiedeva cli essere iscritto doveva presentare clon1anda ai 111aes1ri dci novizi, ai quali spettava i! coinpilo cli prendere le opportune inforn1azioni e cli riferirle nl governatore e ai consiglieri. lJn prin10 parere sull'a111111issibi!ità della don1anda era fonnulato dal In consulta. 11 giudizio clefìnitivo spettava ai soci riuniti in congregazione generale che si · espr1111eranno con voto segreto 7S' . Avuto i! parere t~1vorevole della congregazione, i nunzi i11forn1avano l'interessato, che veniva sottoposto ad un periodo di prova per u11 1nese. Stabilito i! giorno della sua aggregazione ufficiale nella confraternita, si celebrava il rito cli iniziazione previs1o 79 . Dopo questo rito il candidato era con-

73

Libro del/i capitoli. ciL., cap. 55, [ 40v. La norrnn è del 16il5. /Ogli non numerati. aggiunti alla rinc dcl manoscritto. 75 Per le norme che regol<1Vuno In prcscn?:a dei sacerdoti nelle conrratcr11ile si ved<1 Cì. ANGELOZZ!. Le conji·aternile. cit.. 53-54. 76 Libro dclii cupitoli. cit.. r. 43r. 77 lhid., fogli non nun1erati. aggiunti nlla fine del rn<rnoscritto. 78 lbid.. cap. 3. 1: 7r. 7 ') /bid.. cnp. 26. f. 23v. 71 - !bid.,


210

Ado(/ò Lungh;tono

siderato "cantato'', cioè diventava socio a tutti gli effetti con i diritti e dove-

ri previsti dagli statuti. 3.1.2. La cancellazione

L'esclusione di fratelli dalla confì·atcrnita potevn avvenire solo per n1otivi gravi e in linea cli principio dovevano essere i confrati, riuniti in con. . . . grcgazionc genera Ie, a prencIere una eJec1s1011e a n1agg1oranza . Al governatore era riconosciuta i11izialn1ente la potestà di espellere i con-frati nel caso che «n1ancassero nel precetto della obcdicntia)). rfuttavia questa «authoritò absoluta» succcssivan1entc fu n1itigata con l'aggiunta «ad tc1npus». Perciò in 10 questi casi i! governatore poteva sola1nentc sospendere il trasgressore . Le norn1e stabilite su questo argon1ento negli statuti della confraternita catanese seinbrano n1o!to più rigide di quelle della confraternita ron1ann. Mentre a Rornn la pena prevista per i confrati che fossero inquisiti per eresia, si fossero n1acchiati di pubblica infanlia, fossero in lite o avessero debiti con la confraternita era l'esclusione dal bussolo, a Catania si procedeva alla loro cancellazione dall'elenco dei soci.

'°

3. I .3. Gli 01-Ticia!i L'organigran11na degli officiali è riportnto al capitolo 3 82 . Il governatore era la prin1a autorità della confraternita. Per ricoprire questa carica gli statuti stabiliscono i seguenti requisiti: poteva essere eletto il socio iscritto da al111eno quattro 111esi, che aveva co111piuto venticinque anni e che da aln1eno un anno non avesse ricoperto questo stesso u-fficio 83 . Nelle asscn1blee il suo voto valeva il doppio, durava in carica un annc/~' 1 Due consiglieri avevano il con1~!to di aiutare il governatore nel suo ufficio e di sostituirlo in caso di assenza). lJna nonna di particolare in1portanza proibiva che i soci legati da vincoli di parentela potessero allo stesso ten1po ricoprire gli uffici di governatore e di consigliere: «Et etian1 ordinan10 che non possono essere governatore e consiglieri in eoden1 te1nporc patri e figli, tì·ati, né fì·atelli carnali» 80 . Al cancelliere spettava i! con1pito di redigere e conservare gli atti, i registri e le scritture, di curare la corrispondenza, di redigere e aggiornare gli elenchi dci soci, di prendere nota di coloro che ven80 81

32

fbid, Clip. 32. f-: 27r. /bid., cap. 17. r. I 8r. lbid.. cap. 3. r. 7r. /,a nonna risul1n ct1ncella!a per ordine dcl vescovo Andrea Riggio

(1693-1717).

w; fbid. cap. 3. r 7v. ~ fbid.. cap. 4, r 8r-v. La nonnn originale risultn corretta nel secolo <<un n1i110>) e si scrive <<Illesi sci>). 35 fbid., cap. 7, f. 1Or. 6 N f/Jfrf.. Cap. J, C 7V. 8

XVIII:

si cnncclla


l 1associa:.:.ionisn10 laico/e della diocesi di C'atanio nel '600

21 I

gono esclusi, di tenere !'inventario dei beni della con1pagnia~n. Il tesoriere

~onserva e an11ni11istra il denaro della confraternita 88 . I due 111aestri dei novi-

zi «prepositi de pace» svolgevano diverse 111ansioni: quando ricevevano una don1anda di iscrizione alla confraternita dovevano prendere inforn1azioni sui richiedenti e co111unicar!e a! governatore e ai consiglieri. Se poi la clon1anda veniva accolta da!l'asse1nblea dovevano istruire i nuovi soci sugli obblighi che assun1evano e sui diritti che avevano nella confraternita. Inoltre «debiano procurare che nella nostra Con1pagnia non nexa cincania alcuna et re111ccliari alle perturbationi che fossi infra li fratelli». Spetta anche a loro sorvegliare sul buon con1portan1ento dci tì·atel!i e sulla osservanza dei loro obbliohi89 . b Si possono f~1eiln1ente intuire i con1piti dei due visitatori degli in-ferI . I . ·91 e ci e1cuenunz1 . I ·9-,c1oec1 . ' \" cooro I I covevano I ' 1111·OO ,ce1cuesacnst1 c1e portare ai soci le convocazioni, infarinarli delle inansioni loro affidate: seppellire i fratelli o i poveri, fare la questua ... Gli organi di governo della confraternita erano due: la congregazione generale dci soci, e la co~1sulta, c!oè un fi1~uppo di sette persone elette dai soci con le con1petcnze clescntte dagli statuti ·. Per l'elezione degli officiali se111bra che nel corso della sua storia la confraternita abbia seguito due diverse 111odalitù. In un prin10 1110111cnto, la congregazione dei soci pare che eleggesse una terna di no1ni, tì·a i quali si sceglieva il governatore. Poiché questo sisten1a di elezione non sc111bra avesse dato buoni risultati si passò ad indicare un solo no1ne. Considerato che erano pochi coloro che sapevano leggere e scrivere, gli statuti prevedevano la scelta di due confrati a! di sopra di ogni sospetto e che non fossero in grado di concorrere alle cariche della confraternita, ai quali i soci dovevano 1nanifestare in segreto i non1i prescelti per ogni singolo ufficio 9 ..f. 3. I .4. Finalità e vita della confraternita Il priino fine che si poneva ogni confraternita era quello della forn1azione cristiana dei soci. Negli statuti della confraternita "dei f\l[orti" di Catania non si leggono nonne specifiche sull'istruzione cristiana dei confrati. Le pratiche religiose previste95 fanno supporre che avessero già ricevuto la co87

lbìd, cap. 9. f !2r-v. Jbid.. C!lp. ! O. L l 3r. WJ f/Jfd, cap. [ J. r !4r. 90 Jhid., cap. 12. r l5r. ')I Jbid.. cop. !3. r. !6r-v. n Jbid. cnp. 14. L \6v. 9 -' lbid. cap. 3. r 7r. Tutto il capitolo !l1 cnncellato dal vescovo Andrea Riggio. 111<1 11011 si dice qunli nonne avrebbero dovuto sostituire quelle abrogate. 9 ~ lbid. cap. 8. r l 1r. 95 Sulle prntiehe di pietù previste cl<1gli stntuli delle co11frt1ternitc si veda in p;1rticolare Cì.G. ìvlEERSSElv!J\N - C.P. PACINL Le co11ji·atcr11ite laicali, eit.. I 09-136. 88


212

lldu(/U longhilano

111une iniziazione cristiana. La confraternita dava loro la possibilitù cli esercitare con rego!aritù e in un contesto nuovo il culto che la scelta cristinna

co111porta. L'in1pcg110 con1unitario più in1porlante era costituito dalla congregazione generale dei soci che si teneva ogni prin1a don1cnica del 111ese dopo i vespri. La riunione aveva inizio con l'ascolto cli brani della Sacrfl Scrittura. Seguiva la recita dell'ufficio dci defunti. Poiché la rnaggior parte dei soci non sapeva leggere, ci chicdian10 co1ne era possibile osservare questn nonna. Si noti che si trattava di recitare sc1npre gli stessi salini, che dalle persone in-

colte venivano iinparati a 111en1oria. Dopo la recita dell'ufficio si leggeva uno dei cnpitoli degli statuti. La congregazione si chiudeva con l'invito ai confì·ati di dare un'offerta per accrescere il patrin1onio della co1npagnia''r'. lJn altro obbligo di particolare rilevanza prevedeva per tutti i soci !a conlèssionc e !a coinunionc ogni prin1a don1cnica de! n1ese, nella Pasqua, nella festa dcl Corpus l)oinini, dell'Assunzione di Maria Vergine, del Natale') 7 . Era celebrata con particolare solennità la lit11rgia dc! giovedì santo, alln quale tutti i confrati erano obbligati a partecipare('~ Un altro n1on1cnto di cullo solenne era la partecipazione clel!a confraternita alla processione cittadina del c:orpus 99 [)01nini . Per la nolte cli Natale era prevista, prin1a la recita ciel n1attutino e delle lodi e /Joi la n1cssa, durante la quale i fì·ntelli dovevnno nccost<1rsi all::1 con1unione 1 io. Non si hanno indicazioni precise sulla festa di s. Orsola, titolare della chicsn in cui la confi·aternita aveva sede. In un capitolo si stabilisce che il governatore «per detta festa non possa spender piò di la son1111a del denaro et intrate cli issa ecclesia di once sei tantun1n 101 • 3.1.5. Indicazioni per il buon con1portn1nc111o dei fratelli Ln confraternita poteva essere paragonata ad una f'an1iglia 1 cui 111c1nbri si erano i111pegnati ad aiutarsi reciproca111cnte per vivere i precetti del Vangelo. Si spiegano perciò alcune indicazioni che gli statuti danno ai confrati e ;:igli officiali per realizzare questo progetto. ln un capitolo si aff-ì·onta il prob!e1na in generale raccon1andando a tutti l'onestà, i buoni costun1i e le pratiche di pict<Ì quotidiane suggerite ai fratelli 102 . Se il fratello era negligente nclln osservanzn dci propri doveri o senza un giusto n1otivo non partecipava agli atti co1nuni cli culto e di carità, era con1pito dcl governatore e dci consiglieri richian1are il negligente ed in1porgli una salutare penitenza: un pio pellegrinaggio cli un 1niglio, una e!eino16

f,ibro del/i copito/i. cii.. cap. ! 8, L 18v- I 9r. lhid. cnp. 19. r. 19v. 'J~ lhid.. cap. 38. r. 29v-30v. 'J'J /bid. cap. 23. r. 22r. llJO/bid.C<.lp.L.JJ. f. 31v. 101 lhid. cnp. ,17. r. 35r. 10 ~ Jhid, cnp. 24. r. 22v-23r. '

97


L'ussociccio11i.\"1Jlo laico/e della diocesi di C'atania nel '6()()

2 13

s111a o una preghiera. Queste penitenze dovevano essere considerate co111e inedicine salutari. Se qualcuno non le avesse voluto accettare, il caso sarebbe stato deferito alla coi~gregazione generale affinché potesse prendere le cleci• ·• s10111 p1u opportune IOJ . 3.1.6. Opere cli caritù dei confrati

La principale opera cli carità, alla quale per statuto si erano i111peg11ati i fratelli della confraternita "della Morte", aveva co1nc oggetlo: a) l'assistenza agli infenni in generale e ai 111oribondi in particolare; b) !e esequie e la sepoltura cristiana dci soci, dei poveri e dei giustiziati; c) i suflì·agi per le ani111c dci fratelli defunti e per !e anin1e del purgatorio. L ·assistenza a,r,;li inf'ertni. Si è visto che fra gli officiali delln confraternita c'erano due visitatori degli i11fer111i. I loro co111piti erano nlo!teplici e di varia natura. Anzitutto c'era quello di andare a visitare i soci interni i. I visitatori non dovevano li111itarsi ad un sc111plice gesto di cortesia. Ciii statuti avevano stabilito una serie di obblighi: (l) «recordarci la confessione et co111unio11e»; b) «facendolo fari tcstan1ento rccorclandoci che voglia lasare alcuna cosa di cle111osina per !'anin1a sua»; e) «et essendo tal fratello bisognoso aiutarlo c\Ul"(llltÌ !a Slla infennitù dclii denari della (:on1pag11ia [ ... ] et nia11canclo li denari della Co111pagnia il Cìobernntore e C:nnsig!ieri faciano avisati a tulli i fi·ate!li nel oratorio I .. J acioché quelli che havcrano il 111oclo e la l~tcultà si;:ino contenti per nn1or di Dio porgerli qualche niuto»; cl) «che Udi infinno sia ben visitato di giorno et essendo bisogno etiain cli 11octe durante la sua infir111itù»10"1. Co111e si può notare, i due visitatori facevano so!an1entc cln tran1ite; in ren!tà era tutta la confrnternita ad essere coinvolta in questa assistenza. Le esequie. Se il fratello chiucleva la sun esistenza terrena, la confraternita si irnpegnava per le esequie solenni, che con1portavano: a) la vestizione del defunto da parte dei conrrati: «et voli1110 clic inanti che si vada aco1npagnari sia vestito con il suo sacco et da quattro fratelli clccti per il Cìo· 10 -' ; l1) 1·-acco111pagna111ento 111 . eI11esa . 1· 11ernatorn> per In sepo Itura 11 "' : c ) g 11· u~10 fici liturgici e la <..:elebrazionc della 111essa nel!n chiesa della co11fr<1ternita ': cl) i surlì·agi della confraternita e dei singoli iì·atel!i. Ln confraternita, oltre alla 111essa esequiale, faccvn celebrare per ogni socio defunto «li 111issi di Sancta Gregorio infra tennino cli doi n1isi», pili altre «cento 111essc». Proprio per avere !a clisponibilitò delle so111111c necessarie a queste celebrazioni, era stnto istituito il «111011te delle 111esse» per il quale era richiesta dai soci una quota 111ensile 108 . Inoltre tutti i confrati erano «oblicati per quindici paternostri e io.i Jhid., cap. 28. r. 25r. io.< Jhid. c<lp. 12. L I 5r. 10

lhid. cnp. 22. J'. 21r. fhid.. C<lp. 22. J'. 21 r-21 \'. 107 Jhid.. cup. 22. r. 21 v. 108 lbid. cap. 35 bis. r. 28v. "

IOb


214

Ado(fo longhi!ano

------

quindici ave 111arie dire per ogni giorno per !'anin1a ciel tì·atello inorto o vero . · · · I 09 I u n11screre per ogni giorno con sua ora11one» . Le celebrazioni ji111ebri ]Jer i ]JOVeri e i giu.';fiziati. Lo statuto della con-

fraternita affcrn1a senza tentenna111cnti: «f<',ssendo il nostro principal fu11clc1n1ento in questa Con1pagnia di sepe!Jiri poveri 111orti et essendo opera n1isercordiosa, et ineritoria apresso Idio, voli1no et hordinan10 che tutti !i fì·ate!li siano oblicati él sepe!liri di et i poveri» 110 • Doveva essere partico!arn1cnte difficile stabilire chi era il povero che poteva usufruire di questo servizio della confraternita e con1e accertare questa povertà. C'è da dire che la confì·aternita 11011 assicurava la sepoltura cli questi poveri nella propria chiesa; otJ-'riva sen1plicerncntc il servizio funebre. Negli statuti si pone i! proble1na delicato della sepoltura di colui che non «si habia confessato sa!ti111 al teni po statuto della ecc!csia» 111 • Pur prescrivendo che su questo punto è necessario prenclcre inforn1nzioni, non si cl ice con1e poi bisognn regolarsi. Probabi!rnentc si assicui·nva al defunto la cristiana sepoltura, senza le esequie solenni che le nonne canoniche prevedevano per coloro che erano 111orti in una certa coinunione con la C~hiesa. fJiverso si presentava il proble1na della sepoltura dei giustiziati. In questi casi il defunto si era 111acchiato di gravi delitti. Anche se prin1a cli n1orirc accettava di ricevere gli ultin1i sacran1enti, non si riteneva conveniente cele. so Ie11111. ",-. tirare Ie esequie 3.! .7. Redcliti della confraternita e contributi dei confrati Dagli statuti 11011 si possono dedurre le fonti di reddito della confraternita. Non sappia1no se, oltre !a chiesa di Sant'Orso!a e i locali annessi, posseclessc altri in11nobi!i 1 1.'. In diversi capitoli, però, si tratta della tassa di iscrizione, delle quote 111ensili che i confrati dovevano versare, delle questue in cittù e dei contributi volontari 11 '1. In un capitolo reclatto nel 1668 leggia1no l'an1111ontnre della tassa di iscrizione dovuta dai novizi: tarì 6.1 O n1ensili per sei 111esi consecutivi. Quando il fratello ptigavn l'intera son1111n o11eneva il diritto cli aver celebr8te <de

iu

9

110

lhid. cap. 22. r. 21 v. /bid, cnp. 21. L 20v.

111 Le. 11 } /bid. cap. 21.

r. 21r. Questa nonna è aggiunta dn inano sc11ccenlcsca; tuttnvit1 scn1bra che in essn sia coclii-icnla la prnssi costante delln confrn1cr11ila. IJJ Alla confrntcrnila. <1l te111po dell<1 su~1 fondazione. en1 stata nssegnata la chiesti di Sant'()rsola e i Joen!i annessi. 1ici quali aveva avuto sede un n1011nstcro benedellino Je1nn1i11iJc. chiuso nel 1.558 dal vescovo Nicola f\!larin Cnracciolo, perché privo di rendile e inidoneo ad neeogliere convenienlcmenle le 111onachc (A. LON(ìl-!JTANO. Lo pt11·1·occhia. cil.. 153-1.5,l). 11 ~ Negli sl<llllli en1 ricorrente l'csort<1zionc ui soci di 1<1scinre per tcsta111e11lo pnr!c dci loro beni a!!a confralernitn. Sul len1a dci reciditi delle confraternite e dei contributi dei soci si veda in pi.ll'licolarc Cì. i\NGELOZZJ, /,e conji·atcrnile, cii.. 57.


L 'assochcio11is1110 laicale del/a diocesi eh C'atania nel '600

2I5

cento 1nesse con1e !'altri fratelli antichi» 115 • Nel 1675 si stabilì la contribuzione 111cnsilc di un carlino per costituire «i! cun1ulo del n1onte», cioè un . · 116 . . I cassa per 1. b.1sogn1. 1ntern 1. eIe 11 a con 1·ratern 1ta i-onco La questua, che due confrati vestiti con i !oro sacchi facevano ogni giovedì per le vie della cittii, fu introdotta probabilmente con la fondazione della confraternita, 111a fu abolita nel 1629 117 •

3.2. La cO!JlfJO{!;nia cle// 'f171111acolala a 5'an FilijJ}JO cl'/1,v,iro

La co111pagnia dell'ln11nacolata nella città di San Filippo d'Agira va inserita in quel filone di associazioni laicali cli culto 111ariano, presenti fin dal 111cdiocvo, 1na che ebbero un particolare in1pulso dopo i! Concilio di 'J'rcnto e nel periodo della controriforn1a 1 u;. Gli stntuti che prendian10 in csaine sono del 1663 11 '>; tuttavia la fondazione della confraternita ri111ontava alla seconda n1ctà del '500, durante il governo del vescovo Vincenzo Cutc!li (1577-1589), come si legge nel prologo: «Fu sen1pre in ogni ten1po nei pciii cle' fedeli vivan1enlc in1press<l l<l pietà e divotione verso la Regin<l clelli Apostoli Maria, quindi <l g<lra tutti procun.1!"0110 sen1pre in varie guise n1oslrare l'interno afli::::Ho dci cori !oro che però il 111cdcsin10 n1osse !'l!l.1110 et Rev.1110 !V1onsignor li Coltelli olin1 Vescovo cli Catania <lei ìnstituire questa nostra con1pagnia sotto titolo clel!a l111n1acolata Conceptionc nella chiesa parrocchiale di Santa Margherita cli questa cittù di San Phi!ippo, dove è crCtt(l la cappcllri cli essCl !1nnu1colata Signora, con1e appClre pel rescritto cli eletto !IJ.1110 Vescovo dirette al Rev.do Vicario cli detta città l ... J cl havendo doppo l ... _I rccorso a Ron1<1 ottenne l'aggregatione cli detta eo111p<1gnia, co111e per 120 suo privilegio 8pp<1re» .

Per ['elevato nu111ero dei confrati e per la distruzione cle!!)oratorio, !a con1pagnia si era dovuta trasCerire prin1a nella chiesa di Santa Sofia e poi in quella cli San Vincenzo Fcrrcri. I con frati il I O ottobre 1663 sottoposero al!)approvazionc ciel vescovo di Catania Can1i!lo Asta!li i nuovi statuti. Fin dalla sua fondazione !a co111pagnia aveva accolto «n1olti sacerdoti e gentil'hoinini». Negli statuti si fìssavn il 11un1ero 1nassin10 dci soci: «serrù non più di centocinquanta», che erano governati da diciotto officiali (i! governatore, il cappellano, due consiglieri, il 111aestro elci novizi, clue visitatori 1 h

f,ihro dclii capilo/i. ci!" cap. 35 bis. r. 28r. lbid, cap. 45, r. 3Llr. 117 lhid.. cap. 20, r 20r. 118 R. RlJSCONI. Co11/i·u1er11ite, co111pag11ie e de1·o::io11i, cii., LJ92-494. 11 1 ' J\RCl-l!V!O STORICO D10CTS1\NO. Tufi 'Alfi(= TA) ! 663- ! 66cL f. I 22v-l 32r. 1 0 ~ Nel clocu111cnto era prevista la cil<lLionc dcl decreto di erezione del vescovo e dcl In dala di aggregazione alla con1pugni<1 di Ron1<1: lll<l lo spazio rinu1slo vuoto non è Sl<llo riempi116

to.


216

Adoff'o longhituno

degli infern1i, il cancelliere, il tesoriere, tre sacrestani, tre nunzi, due portinai) e dodici dcputati 121 . La coinpat!,nia aveva un abito proprio, nel quale prevedevano i colori ·

ìrJ

bianco e azzurro --·.

«Quelli che spirati da Nostro Signore e dalla sua Sa11tissin1a Madre» volcvnno entrare nella coinpagnia, dovevano frequentare per due clo111c11ichc la chiesa di Santa Margherita, n1a non l'oratorio della con1pagnin, inforn1ando però il 111aestro dei novizi, che avrebbe presentato una reb1zio11e sulle loro qualità ai deputati; potevano essere an1111essi con il voto favorevole di questi. f)opo quattro 111csi cli noviziato i candidati dovevt1no superare un'altra votazione per essere an1n1essi alla professione, a conclizione che avessero con1piuto 15 anni e non t8cesscro parte cii altre confraternite 1 .~ 3 . La canccl!nzionc dei soci poteva essere dctcnninata da cause diverse: il cattivo co1nportan1ento, la disobbedienza agli ordini ciel governatore, il 1nancato pagan1ento della tassa annuale che non fosse 111otivato da indigenza, !'assenza ingiustificata agli atti co1nuni della con1pagnia. In questi casi il governatore, dopo !a triplice an11nonizione canonica e con il parere cli aln1eno uno dei consiglieri, doveva sottoporre il caso alla consulta dci deputati, ai . . . I' I qua I .1 spettnva prcncIere una eIec1s1one ·· . L'.:1ssen1b!ca dci soci e!eggev8 8 voti segreti il governatore e il C8ppcllano115; nella don1enicu successiva spettava al governntore e nl cappellano con il consenso dci deputati presenti scegliere i cluc consiglieri; 111entre il governatore, il cappellano e i consiglieri avrebbero scelto gli altri officiali 111inori1u'. Negli statuti non viene stabilita in 111odo esplicito la durala di queste cariche; si affer111a però che le elezioni dovevano 8Vvenire nelle ultin1c doinenichc di genn8io, 111aggio e sette111bre; da ciò si deduce che gli offici<ili rest8va110 in c8rica quattro n1esi. Non sono indicati i rcquisili per ricoprire gli uffici direttivi della con1pagnia. Pare che chierici e laici Cossero considcrnti sullo stesso piano e potessero ricoprire lutti gli uffici, nel eccezione de! cappell8110 che doveva essere «sen1prc sacerdote o d'ordine sacro)) 127 . Il govcrn8tore era la prin1a autoritù della con1pagnia; a lui, con il voto dci consiglieri, spettava prendere !e decisioni ordinarie o proporre quelle straordinarie alla consulta o all'assen1b!ca dci soci 128 . Il governatore e il cappellano non potevano essere conlèrn1ati o rieletti se prin1n 11011 fossero trascorsi otto 1nesi dal giorno in

121

Tt\ l(i63-166·l cap. 2. f. 12()\i. lbid. cap. L r. I 23v. 12 1 · Jhid.. cup. I 8. r. l28r. I::..\ lhid. cup. 5. r 12,lr-v: cup. 18. 12 " fbid.. Ci.lp. 3. f. I 2Jv- I 24r. l'.:t> //;id. C<lp. 4. r !2:1r. 117 fbid.. Ci.lp. 6. f. I25r. 128 lhid. cap. 5. r 124r-v. 122

r

128v: cap. 22.

r.

130v.


L 1ussociccionis1110 laicale della diocesi di C'a/uniu nel '600

217

cui avevano lasciato questi uffìci 12 (;. I dodici deputati (sei sacerdoti e sei laici) venivano eletti una volta l'anno dai superiori e consiglieri tì·a i soci che avevano ricoperto !'ufficio di governatore o di consigliere 1-' 0 • La co1npagnia 111irava principaltnente a!ln fonnazione cristiana dei soci e a diffondere il culto alla Madonna. Tutti i fratelli erano obbligati a partecipare alle seguenti pratiche religiose: «gli esercizi spirituali di orattioni e n1ortifìcationi», che si tenevano ogni dotnenica sera nell'oratorio 111 ; la contèssione e la con1unione generale ncll'ultin1a don1enica di ogni 1nese 132 ; le processioni cittadine 133 ; le quarantore, che si tenevano ogni anno in chiesa dopo la festa di s. Vìnccn?:o Ferrcri 134 ; la processione dei 111istcri, che la 15 con1pagnia faceva a proprie spese il giovedì santo 1.- ; tre anniversari per i soci defunti da celebrarsi nell'ottava delle feste dell 'li11111acolata, dell'Annunciazione, del!'J\scensione 136 . Inoltre i soci dovevano partecipare alle esequie dei fratelli defunlirn. I soci dovevano pagare tre tarì l'anno per le spese generali della co111pagnia138 e un grano al_!a settin1ana per assicurarsi la celebrazione di 12 111esse dopo la loro n1orte 1-' 9 • Infine si racco111andava viva1nente a tutti i soci di . " 0. n1nntcnere 1· 1 segreto su tutto quc 11 oc I1e si. t'aceva ne 11 a con1pagn1a Negli statuti esan1i11ati non si adopera rnai il tcrn1ine «confraternita'', 111a quello di "con1pagnia"; non è possibile stabilire se ciò derivasse da una precisa scelta di natura giuridica. Se si esclude la naturale solidarietà che legava i 1ne1nbri fra loro, la coinpagnia dell'I111111aco!ata 11011 se111bra perseguire particolari fini sociali. I! n1odello cli associazione descritto ncg!i statuti non può essere considerato lnicale a pieno titolo per la presenza dei chierici e dei sacerdoti e il suo ordina111ento appare 111arcata111ente gerarchizzato: l'asse1nblea dci soci eleggeva sola111entc il governatore e i! cappellano; gli altri officiali erano scelti dall'alto. Si tratta di un 111oclello che poteva fnvorire !a fonnazione di oligarchie e deter111inare un certo distacco fra i soci e coloro che avevano responsabilità di governo.

1

~ fhir/.. C<lp. 17. C. 127v. Jbid.. cap. 16. L 127r. 1 1 ·' Jbùl .. cap. 20. r 128v.

9

1 0 " 132

!bid.. cap. 21.

u.i lbid. cap. 21. 1.1-1

Le.

r. r.

I 29r. 129v.

r. 130r. l.c. ]]] !bid.. cap. 23, r 13 lr. 138 I sacerdoti e i chierìei erano esentali dal paga1ncnto di questa lt1ssa. 1na erano oh~ bligati a cantare la messa e !°L1f!icio nei Lre anniversari ai quali i soci erano obbligali a parte~ ciparc (ibid., cap. 21. r 130v). 139 lhid., cap. 14. f. 126v: cap. 19, f. !28v. l~O fhfd. Cap. u)ti1110 r24l, J". JJJV. 1.n /bid. eap. 21.

1:;1,


218 -------

1/do(f'o longhitano

3.3. La CDI?fi·aternila lici 5'antissilno S"acrlnnenfo cli Acireale

Gli statuti della confraternita dcl Santissin10 Sacrainento, eretta ne! 1721 nella chiesa sacrainenta!c Santa Maria dell'Itria di Acireale, non sono particolannente significativi 141 • Si tratta di una confraternita fra !e pili dif/'use in epoca n1odcrna, che non si poneva fini particolari se non la forn1azionc cristiana dci soci e il culto per il ss. Sacran1cnto. Ciii statuti di solito ricalcavano un 111odcllo elen1entarc, il pili delle volte ispirato a quello del!' 01nonin1a . ro111ana e1·1 S . sopra M.1nerva ""-. Il testo e Iie prencon I.Taternrta ~anta M aria dia1no in esan1c è costituito da un prologo, da 20 capitoli ordinari cd un ulti1110 capitolo aggiuntivo. Nel prologo sono contenuti alcuni elen1enti di natura dottrinale e la descrizione delle circostanze storiche che detenninarono la fondazione della confraternita. La parte dottrinale presenta l'Eucaristia con1c !a realizzazione del desiderio cli ogni uon10 cli son1igliare a Dio e carne l'antidoto al peccato di Adan10: 111entre il den1onio inducendo il pri1110 Ada1110 a gustare il frutto proibito portò la niorte, il secondo Adan10 (Gesl1) dona la vita a coloro che ricevono degna111ente questo cibo, consentendo a tutti di diventare altrettanti dci. L'istituzione della confraternita intende far prendere coscienza dcl dovere di gratitudine che tutti devono sentire nei conf-ì·onti di un gesto di a111ore così grande. C)uanclo però gli statuti cercano di concretizzare le n1odalitù con cui i soci devono n1anifestare questa gratitudine si servono delle i111n1agini tipiche del linguaggio barocco e devozionale del tcn1po: «r)erò s'è istituita questa Congregazione sotto il titolo e invocazione ciel Ss.1110 Sagra111ento a fine che i fratelli sappi(lllO che tulti e se111pre clevon essere cli quesla Sacran1cntata Maestà di cui si dichi(lrano schiavi, servi, !ìgli e fi·atelli; e che devon esser gl'angioli della terra che cortegiano cd assistino il Supre1no l111peraclorc del cielo e della terra, perché din1ostrandosi li.ili nel!'opere sicno efficace 1nolivo d'accendersi tutti di celeste fervore e di divino an1orc verso il Sagra1ncntalo Signore; cd in1pegnare con ciò la sua infinita liberalità alla protezione di quesla cittù e clc' suoi popoli prosperandosi nello spirituale e tcn1porale: e con ciò servendolo in questa vita con la nostra lède ci rendiaino puoi degni di goderlo fZtccia 1 a fi1ccia svelata111entc nella gloria elci paradiso» 1• ·'.

Dal racconto delle circostanze storiche della fondnzione sia1110 inrorn1ati che, secondo il n1ode!lo consueto, la fondazione della confraternita è 1

~1

!721-1722. f. !21v-128r. H. .IEDIN. Storia de/fu Chiesa. !rad. il.. VI. /V/ilnno 1975. 680-681. La sisten1a1ica l'ondazione della conrraternita del Sn111issin10 Sacrninento nelle parrocchie rientn1 anche 11cll;1 stn1tcgia attuata dai vescovi per inglobare il IC1101neno confrntenwle nelle sln1t1l1rc diocesane. Dì solito le nuove confraternite desu1neva110 i loro statuti clall'on1011i111a confrutcrnila islituita a Roma nel 1538 nella chicsn Santa !Viaria soprn tvlinerva (R. RuscONI. c·r)l~jì·r11er11ite. co111;u1gnie e devo::ioni. cii., 484-487). l·L> Tf\ ] 721-1722, J'. l 22r. i.i:

TA


l 1associa:::ionis1r10 laicale della diocesi di ('atania nel '600

219

dovuta all'iniziativa del cappuccino p. Gesualdo da Aci nel corso della predicazione di una 1nissione ad Acireale. Egli, avendo ottenuto il pennesso dai vicari generali sede vacante Diego Di Mauro e Giovanni Rizzari, stende i 20 capitoli degli statuti il 30 novcn1bre 1721, ne aggiunge un altro il 9 diccn1bre per iniziativa del provinciale dei cappuccini presente ad Acireale e il 22 dice1nbre li sottopone nella curia di Catania all'approvazione del vicario generale Diego Di l\tlauro. L'organigra1111na degli officiali della con-J-ì·aternita è quello consueto e prevede: il prefetto o governatore, due consultori, il 1naestro dei novizi, il segretario, il tesoriere, due sacrestani, due portieri, due nunzi 1'1 4 . Nei cap. I 7 e 19 si incontra la figura dcl cappellano, al quale era riconosciuta una certa autorità nella contì·aternita, n1a non si dice nulla sulla n1oda!ità della scelta e della non1ina; probabilincnte si seguivano le nonne cli diritto co1nu11e 1•15 . Gli officiali della confraternita erano eletti ogni sci n1esi e non potevano essere · r · per 1 ·1 sen1cstre successivo · '""' . JJ governatore, f'·1111to · 1·1 suo 1nanricon1ern1al1 dato, sarebbe diventato n1aes1ro dei novizi per sei 111esi 147 . Il tesoriere prin1a di assun1ere l'ufficio era obbligato a dare la cauzione stabilita dal governatore e dai consultori. L'eventuale garante non poteva essere socio della confraternita1'18. Gli statuti non indicano i requisiti per diventare soci: si presu111e che potessero far parte della confraternita solo i laici cli sesso 1naschile. Chi desiderava iscriversi doveva presentare do1nanda al n1acstro dei novizi, che lo avrebbe esaininato e istruito per un congruo ten1po; poi lo avrebbe presentato all'assen1blea dei confrati; se la richiesta fosse stata accolta, avrebbe dovulo fare due 1nesi di noviziato; trascorso questo periodo era richiesto un secondo parere favorevole de!l'assc1nblea dei soci pr1111a che venisse "cantato", cioè iscritto dcfi11itivan1enle, portando una torcia e quattro candele da accendere durante la funzione di iniziazionc 1'1'1 • I soci dovevano riunirsi ogni don1enica n1attina per la recita dell'ufficio; chi si fosse assentato per tre volte senza legittin10 111otivo, sarebbe stato richian1ato dai nunzi; se non avesse accolto !'avviso avrebbe potuto essere cancellato dal governatore con i! consenso della n1aggioranza dei confrati 150 . Inoltre ogni seconda don1enica del n1csc i soci erano obbligati ad accostarsi alla con1unione nella sede dc!la confraternita e quando incontravano per strnda il sacerdote che portava la con1unione ai inalati o il viatico ai 111oribondi o quando la cn1npana clava il segno consueto per indicare che il sacerdote stava per uscire dalla chiesa con il SS. Sacran1cnto, se le occupazioni !o 1 11 •-

i.i:; 1 16 ·

lbid.. cap. 1-9. r. 122v-l24v. lbid.. r. I 26v. Jhid., cup. 14. r. 125v-126r.

1--11

/,,c.

148

lhid.. cap. !Ci. f. 126r. lhid.. cap. 4, r. I 23r. lbid, cap. 10-11. r. l2'1v-125r.

l--ICJ 0

l.'


220

Adolfo Longhitano

consentivano, dovevano acco111pagnarlo fino al tern1i11e del rito e ricevere la bencdizione 151 . Gli statuti stabilivano questi altri doveri dei confrati: a) dovevano pagare due grana al 1nese per la celebrazione delle 111esse dopo la 111orte1.~ 2 ; b) dovevano evitare il vizio dcl gioco 153 ; e) erano obbligati a fare a turno la questua do111enicale nel quartiere per raccogliere le so111111c necessarie al culto cucaristico 15 '1; cl) dovevano accon1pagnarc !a salina dei confrati defunti e suffragare la loro ani111a con speciali preghiere 155 ; e) in caso di liti fra i confrati nessuno doveva far ricorso ai tribunali civili, n1a rivolgersi a! governatore che avrebbe risolto il caso con !'aiuto dc! cappellano; se non nvessc nvuto soddisfazione da questi interventi avrebbe dovuto ricorrere a! vicario generale e alla corte vcscovi!e 156 . La chiesa in cui !a confraternita aveva la sede si in1pcgnava ad offrire la sepoltura ai confrati 157 . G!i statuti potevano essere n1utati attraver~;o una procedura alquanto co111p!essa: previan1e11te era necessaria una consultn dcl governatore, dci consultori e dc! cappellano; !a decisione di qucst8 consulta doveva essere sottoposta all'asscn1blea dei fratelli, che dovevano approvare n niaggioranza. Era se111prc richiesta la confern1a dell'ordinario diocesano 158 • Per il nostro studio ha un particolare interesse i! capitolo aggiuntivo con cui il provinciale dei cappuccini concedeva ai soci della confraternita di essere 8110 stesso te111po nic1r1bri del terz'ordinc fi·ancescano, purché ricevessero l'abito dnl superiore o d8 un suo delegato 15 l). <)ucsta iscrizione quasi auton1atica dei soci della confraternita 81 terz'ordine francescano ci fa conoscere i frequenti apparentan1enti che avvenivano fra le diverse associazioni laicali, allo scopo cli délre la possibilitù ai contì·ati di lucrare le indulgenze e di servirsi dei privilegi concessi clni pontefici. Pertanto, se g!i statuti non lo vietavano, la stessa persona poteva risultare iscritta ad associazioni diverse. L'associazione laicale descritta negli statuti esan1inati npparc caratterizzata da una forte con1ponente cultuale e devozionale e da una nioclesta apertura al sociale. La confraternita non si poneva fini di assistenza o di carìt<Ì. Negli st8tuti non si trova una nonna che esort8ssc all'esercizio della solidarietù fi·a i confrati o verso gli estranei. Nel con1plesso se111bra che possa essere ritenuta piena1ncntc laicale, considerato che non si parla di soci cli ierici o sacerdoti e che i! ruolo esercitato da! cappellano nel governo della confì·aternita risulta abbastanza niargina!e. lbid.. cap. 12, r. 125r-v. !hid. cap. 6. r. !23v. lhid. cnp. 13. r. !25v. 1 L' lbid. cap. !5-16. r. 126r. l'i:i !hid. cap. 18. r. !26v. 16 " fbid, Ctlp. 17. [ 126v. 157 lhid. cnp. !5. r. l26r. 15 ~ lhid. cnp. 19. r. 126v. I)') fbfd. J'. J27V. 151

12 " 15 '


L'associa::.io11is1110 luicale della <hocesi di C'utunia nel '600

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22 1

4. IL IVIOllELLCJ Dl·:Ll.E CCJNFR;\TERNITE IVllSTI/ SORTI/ NEL Pl/RIODO DELLA C:ONTRCJRIFORIYI;\

Si è giù visto che i! fenon1e110 della partecipazione dei chierici e dci sacerdoti alle confì·atcrnite non era nuovo; tuttavia nel periodo de!la controriforn1a si affcr111a un particolare n1odello di associazione nel quale la presenza del clero non è so!tanto casuale ina obbligatoria; ed ai sacerdoti, che 11011 so110 posti sullo stesso piano degli altri soci) vengono assegnali i ruoli direttivi. Rientrano ìn questo 111odcllo gli statuti cli tre congregazioni cliian1ate ' erette a B.1ancav1· 1Ia16 °, C a Iasci.bctta "' 1 e M asca Iuc1a . ""- e una «eIei. T rentatrc» confraternita eretta a l,eonforte 163 , che, pur ricalcando lo stesso schen1a, non pone un lin1ite rigoroso al nun1ero dei propri soci. Si tratta di un 1110dello cli associazione che probabiln1ente era stato ideato e diffuso dai padri gcsuiti 16 .:1. Infatti negli statuti di C:alascibctta !eggian10 che !a congregazione ern stnta «f(Jndata dal 1110\to rev.do padre Pietro Rizza et altri due padri de!la Co1npagnia cli C:iiesl1 nella chiesa et oratorio cli San Michele Arcangelo in questa cittù cli Calascibetta in teinpo della sua 111issionc» 165 e ai soci s'i111poneva anche l'obbligo uno o due volte l'anno di J~1rc «per tre giorni ritirandosi [ ... l alcuni esercizi spirituali di s. lgnazio» 166 .

4.1. Le con,r;rega:zioni «clei Trenlalré»

La prin1a i111pressionc che si ha leggendo gli statuti delle congregazioni «dci 'J'rentatré» è quella di trovarsi di fronte ad un gruppo segreto, elitario, che non ha fiducia ne! nuinero e intende distinguersi dalla 111assa. Lcggia1110 negli statuti di Biancavilla:

IMJ «Capituli seu rcguli della C'ongregationc sollo !ilulo della Scuoln di Chrislo nella chiesa di S. Ursula f... j nelln terra di Biancavilln» del 1669 ('11\ !668-1669. rr. 290v-303v). 1 1 (' <d,e regole della Congrega!ione dclii 33 sollo titulo dellu pcnitcnzu. Cnln:-:ibclla» dcl 1673 (TA 1673-167'-l, fL \43r-15Jv). 16 ~ ((Regole e coslilutioni dn osservarsi dalli congregali della Congrega1.io11e tkll'Jmmaco!ala Concczzionc. l'ondata nella chiesa 111atrice vccehin. salto tilulo di S. 1\11to11io nella fv!ascnlucia» del 1721 (11\ 1720-172!, rr. 149v-16lr). l(d ((Regole dellu confralernitù dello SS.1110 Crocifisso sotto il titolo delle Cinque piaghe di N. S. Crocilìsso nella 1nn1rice ecclcsia di Lconforte rondatn per Sig11orello Sc8rlnta Vi11CC!lLO patrc e 1ìglio ad 8 di oltobrc, 5 ind. !66(i)) (TA !666-1667, rr. !62r-173v). l(>-1 In altri comuni della Sicilia erano state istituite le confraternite (<dei Trcntalré)). Per il Nisseno si vcdn F. Lotv1J\NTO. /'ilo sprituule dei luici e: allivilà curitativc. /,e co1!/i·o!ernife nel 1Visse110 nel 5;i!tleci!nlo. in !111pi!nse adlohorovif. Seri/li io 011ore del Cordi1111le ,)'a/valore Poppa/ardo in occasione del s110 offo11/esi1110 genetliaco. a cur<1 di F. ;\nnettn e rvl. Naro. Palenno 1999. 415-44 l.

16 "TA 166

1673-1674, lhid. L 150v.

r.

l1JJr.


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Adof/O longhdano

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«Questa presente e santa congregationc acciò vnda con qualche profitto è cli bisogno che non sia nu1ncrosa, perché si vede alla giornata che un 111Z1estro {che} have assai discepoli non !i può dare a tutti attinia dottrina per passare in1H1nzi. Pertanto !o nun1ero dclii tì·-atelll stabili non devono essere pili di trentatré clerici e secolari e li sacerdoti duoclici» 167 .

E in quelli di CalascibcHa: «li nu111ero dei fratelli sia n1isterioso a non eccedere li 33, due li sacerdoti e si contentino esser pochi per non esser della 111o!titudine in1pcditi» 163 .

111

il nun1ero trentatré aveva un significato sin1bo!ico e si riferiva agli ;;111di Gesù Cristo, rnentre il dodici previsto per i sacerdoti a Biancavilla in-

tendeva ispirarsi al collegio degli apostoli. lJna nonna niolto rigorosa riguardava il segreto che ogni socio doveva n1antenerc sui t~1tti della congregazione. Gli statuti cli Biancavilla prescrivevano: «Ogni fratello al!' ingresso della congrcgatione fì·a l'altri olTcrtc che fr1rà a! Signore di giurare sopra l't:vangelo di non palcsçire cosa n1inin1a o grande che sia di 111ortilìcatione che si f8rà nella 1neclcsin1a congregatione sotto pena 8 quel fratello che per n1aliti8 o per ignor8nza palesasse le sudette n1ortiflc8tioni ad un'altra persona che si intenda ipso iure escluso e 8nnullato cl8 tutti l'or8tioni, gratie e privilegi e fil1tti spirituali che esso possa n1re o percipere in detta santa congrcgc1tionc in sin tanto che non dica pub!ica1nente cli tale errore la sua colpa <1l prefetto in detta con~regatione e da esso sia scveratnente castìg8to e punito per colpa co1nn1ess8» 16

Un'indicazione ancora più esplicita si legge negli statuti di Ca!ascibctta: «Questa congregatione secreta non clovenì f8re lèsta apparente, processioni o altri funtioni e apparenze publiche unitan1ente a tutti li tì·atclli, n1a r1 ra d.1 Ioro 1··are ogn .1 cosa secreta111entc» 170 . Il lin1ite rigoroso posto al nu111ero elci soci avrebbe dovuto facilitare !a loro conoscenza e il rapporto personale, 111a allo stesso te111po avrebbe garantito alla congregazione di assun1ere e n1antencre un propria identità. Poiché il gruppo non si riuniva attorno ad una persona carisn1atica, si era fiduciosi nell'effetto benefico per la fonnazione elci soci che avrebbe esercitato lo spirito cli fréltcrnitù e !a pratica con1u11e degli esercizi di pietà. La congregazione si proponeva un fine cn1inentcn1ente fonnativo e si può affcnnare che nelle intenzioni dei suoi ideatori ci fosse la volontà cli far sperin1entarc a un piccolo gruppo di persone che viveva nel inondo l'ideale 167 163 lti'J

170

Ti\ TA

li\ ·1A

!668-!669. cap. !673-1674. cap. 1668-1669. cap. 1673-1674, cap.

3. L 293v. J, ~ 9, f. 149r. 1. r. 292r. 5, 8, f. J52r.

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L 'associa:;:ionis1110 laico/e della c/;ocesi di ('atonia nel '600

22 3

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della vita religiosa. I~ significativo in tal senso quanto leggia1110 negli statuti

cli Calascibetta: «L'esperienza ci insegna che grandissin1c1 è l'utilità e la consolazione spirituale che ricevono l'anin1e de' ledei i del!'esercitii devoti et opere di pietà che si 1hnno nelle ben forniate et ordinate congregationi e con quanto co1npiacin1ento Dio nostro Signore viclirù tali ragunanze pauche; lo Spirito Santo s'accenderà con le purole dc! salino "Ecce qua111 bonun1 et qurnn iucu11du1n habitare fratres in unu111'' [ ... ].Onde ben spesso sentono l'assistenza del!o Spirito Santo [ ... ]che alle vo!te alcuni di quelli secolari si vcggono andare di pari a 111olti religiosi nella deinostratione della nova vita; n1a perché non tutti possono essere religiosi, né tutti da Dio sono chirnnati allo stato religioso 1x1re che sua Divina tvlaestù per vi(I di \(lii et osservanti congregalioni habbia voluto provcdere nella sua sanl8 Chies8 per !i sccol8ri d'un cerconvivere ritirato e rego!8to, acciò essi potessero fi1ciln1enlc C811li1Hirc nella via del!8 christiana salute cl evangclic8 per!èttione a!!8 quali sirn110 tutti noi christiani obligati [ ... ]e questo a quel fine principale cli lu((e le congrepationi cioè d'i111parare in esse a vivere bene et 111orir 111eglio in gratia di 17 Dio» •

Questo inodello di congregazione, per raggiungere il rine che si prefiggeva, doveva opernre una selezione rigorosa dei propri soci. Perciò gli statuti prevedevano non solo l'esclusione di coloro che lasciavano a desiderare nel · co1nporta1ne11to '"- , 111a pro1.b.1va e1·1 accog 1·i ere co Ioro c I1e svo Igevano proprio attìvitù ritenute sconvenienti o che i1npedivano loro cli partecipare alle attività della congregazione: «Si avvertisce che non si possa ricevere nessuno per novizzo o fi·ate!lo quale sic1 l'arte di pÒtheg8ro o bocciere o d'81te di fuochi, che non può venir continu8re nel!a con1pagnia eccetto che fosse d'arte honorata, non intendendosi se vuole lasciar !a sua arte; del che non si ai11111ette consulta per poterlo ricevere» 17 -'.

li Ji1nite cli etù nella congregazione di Biancavilla veniva fissato a I 8 anni per i laici e 15 per i chierici; in quella di Mascalucia 20 per i laici e 1 7 per i eh ierici 17 ' 1. L'accoglienza dei novizi doveva essere votata nel la congre175 gazione generale da tutti i soci . La giornata dei soci cli queste confraternite era scandita dalle stesse pratiche di pietà dei religiosi: ogni inattina dovevano ti1re la 1neditazione a 1ineno per niczz)ora, i laici dovevano partecipare ogni giorno alla n1cssa, dovevano t~1re la visita quotidiana al SS. Sacrainento, l'esa1ne di coscienza con

171

171 17

-'

174 17

:;

!bid.. Introduzione. r. 143r-v. fv!asc8]Ucia. T.I\ 1720-1721. cap. Biancnvilla. TA 1668-1669. cap. t'vlascaluci<l. T1\ 1720-1721, cap. Bi8ncavilla. ·1 A 1668-! 669, cap.

\. L !50r-v. 6, f. 299v. 11. f. 159r. 3. f. 294r.


224

;/duljò Longhitano

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un diario scritto, dedicarsi alla letturn di libri spirituali 176 ; i sacerdoti dovevano confessarsi due volte la settin1ana 177 . Degno di rilievo l'invito ai soci di 178

Calascibctta di curare !'istruzione nella dottrina cristiana . C'erano poi le pratiche cotnuni. La congregazione generale s1 teneva

una volta la setti111a11a e prevedeva: la celebrazione della 111essa e la confessione dci soci, la n1ortificazione per coloro che a giudizio de! prefetto ne avessero bisogno 17 'J, la recita di detern1 i nate preghi ere ed infine la disciplina . ~ . sa I1111· " 0 . Q ua Ie I1e statuto e Iie .1 soci. s1. davano 111entre sr. recitavano a Icun1 prevedeva una seconda riunione settin1ana!e per la conferenza spirituale tenuta dal prefetto 181 . Una volta al 111ese era previsto !'esercizio della buona 111orte: si tirava a sorte il non1e di uno o più fratelli, che dovevano in1111aginare di essere in fin di vita e fare con diligenza tutto quello che in queste circostanze un buon cristiano è tenuto a con1piere: !a confessione generale, 111eclitare sulla caducità delle cose terrene, i1nn1aginarsi cli essere alla presenza dc! giudice divino, fare testa111cnto 182 ... Fra le pratiche annuali c'era la celebrazione delle quarantore 183 e l'invito a fare gli esercizi spirituali fuori dal,la città, in un luogo ritirato, che il prefetto poteva rivolgere ad alcuni soci 11"-1. Fn1 gli in1pegni che i soci avevano verso l'esterno della congregazione trovi8r110 l'esortazione ad essere operatori cli pace nella città 185 e !a prescrizione di visitare i n1a!ati e i carcerati una volta la setti111ana 186 . Nulla di nuovo riguardo all'assistenza ai fratelli inferni i o rnoribondi e all'obbligo di partecipare alle esequie dci soci defunti. Una visione pcssin1istica della società se111bra pervadere gli statuti presi in esan1c: i soci, se sorgeva fra loro qualche lite, non potevano rivolgersi rii niagistrati della città, 111a risolvere tutto con i superiori della congregazio. . 1·1 ne 187 ; non potevano partecipare a pu bbl'1c1. spcttaco 1'118 ' , dovevano 1·ugg1re

/bid. cap. L L 290v-292r: Ctdascihe!tn. TA 1673-167,L cap. I. r. 1'14r-J46r. lbid., cup. !. ~ ! L L 145v. 178 lbid.. cap. 4. ~ 5, f. 149v. 17 'J L·esercizio della mortilicazione o penitenLa seinbra avesse un 1x1rtico!are rilievo nella vita di queste congregnzioni. perché spesso iv~gli stntuti si fii riCcri111ento nl dovere che il socio ha di accogliere volentieri l:J pcnilen?.;l che il pref'cllo gli dù per aiutarlo nel progresso spirituale (ibid. eap. I,* 12. L 145v-1<!6r). ISO 13iancavi!!a. TA 1668-1669. cap. 3. r. 296v-297v. 181 Calascibetla. TA 1673-1674. cap. 5. 9 4. f. 151r. IS~ Biancavilln. Tf\ 1668-1669. cap. 10. e JO!r-v: Calnseibella. l1\ 1673-1674-. C<ip. I. § 14. 146r. l~.1 rvlasealucia. 'li\ !720-1721- cap. 2. r. 152r. l8-I Calascibella, TI\ 1673-1674. C::lp. 5. § 9. r. 152v-l5Jr. 185 !bid. cap. 4. § 9. f 150v~ 1\tlascnlucia, T1\ 1720-1721. eap. 6, f. 153v-i54r. 1 ~r, Binncavilla, TA 1668-1669. cap. L r. 291v. 187 Calascibclta, TI\ 1673-1674-. C<lp. 3. ~ 2. r. !4-7v; ìvlascalucia. TA 1720-172!. cap. 5. r 153r-v. 1 ~~ Ca!aseibe(Ul. TI\ 1673-167 11. cap. 4. 1-L f. 149v. 17 (, 177

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L'assochr:::Jo11;.rn110 luica/e della diocesi e/; C'afania nel '600 --------

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piì1 possibile «l'officii honorati et cariche de!la città e di pigliar gabelle o siinili senza consulta de!li officiali e delli f-ì·atel!i antichi» 189 . L'ordinainento di queste congregazioni prevedeva gli stessi officiali che trovian10 nelle confraternite di questo periodo. C'era però l'indicazione elci ruoli che spettavano ai sacerdoti e ai laici e i criteri per bilanciare i sacerdoti e i laici negli incarichi della congregazione. Il prefetto era scn1pre un sacerdote; gli veniva affiancato un laico con il quale egli era tenuto a consultarsi. Anche il tnaestro dci novizi di solito era un sacerdote. I consiglieri erano 111ctà sacerdoti e n1età laici e con gli officiali inaggiorc t()rn1avano la consulta. Seguiva un certo nun1ero di officiali 111inori. Cìli officiali 111aggiori venivano eletti con voti segreti da tutti i soci e restavano in carica per sei n1esi o per un anno; i n1inori potevano essere non1inati collegial111en1e dalla consulta e anche loro dovevano essere rinnovati annualn1ente 190 . Negli statuti di Calascibetta e fVIasca!ucia non troviaino alcun cenno sulle quote che i soci dovevano pagare per le necessità della congregazione e per assicurarsi la celebrazione delle n1csse dopo la n1ortc. Solo il docu1ncnto della congregazione di Biancavilla prevede il pagan1ento di un grano ogni dornenica da parte dei soci per avere celebrate cento n1esse in suffragio della • . 191 propria an 1111a

4.2. La COl?fì-aternita ciel 5'antissitll0

c:roc~fisso

cli LeO!?/Òrle

Anche se questa associazione ricalca nelle lince generali il nioclcllo delle congregazioni «dei Trentatré» che abbian10 esa1ninato, la differenza di non fissare in n1odo rigoroso il nu111ero dci soci la t~1 avvicinare di 1nolto alle con1uni confraternite. Fra le associazioni che abbia1110 preso in esaine è la so!a i cui statuti prevedono la presenza delle donne. Se ad una prirna lettura si ha l'in1pressione che tutti «con frati e consorc» partecipassero insien1e agli esercizi con1uni di pietà, !\1lti111a pagina degli statuti ci inforn1a che bisognava distinguere due categorie di soci: coloro clic partecipavano a tutte le pratiche {anche alla congregazione settin1anale che prevedeva la disciplina) e quelli che . . . ""erano presenti. so Ia111ente neI a Icune att1v1ta

*

rn'J !bid, cap. 'L 8. C 150r. l3iancavilla. l1\ 1668-1669. cap. 3-!0. 29Llv-301r; Calascibcl\lt T1\ 1673-167"L cap. 2. r I 46v: l'v!asculucia. T1\ 1720-1721, cap. 7. f. I54r- I59r. 1 1 ') TJ\ 1668-1669. cap. I ! . r. J02r. l'l~ «Per tutti quelli conlh1!i che non potranno assistere alle IDIO cOll\!.!C!2dl1011c llld solrnnenle saranno scritti nello 1H1111ero sono nbligati solnmenle forc la co1nn1u11ione ogni 2° venerdì cli 1nesc per potere consequirc J'indulgenLC. Cossì a11corn le sorelle perché 11011 possono fare li esercitii cli congreguti solamente hnn110 d'assistere ulle 111cssc. soknnitti e litanie elci SS.1110 Crocifisso)) ("11\ 1666-16(17. 172v-173r).

r

l')(J

r.


226

---

---- -----

1/do(fò longhitano -------

-------

L'ordin<nncnto era quello descritto nelle congregazioni «dei Trentatré»: il pri1110 responsabile della confraternita era un sacerdote, i! secondo un laico, il 111aestro dci novizi un sacerdote, il segretario o cancelliere un laico1'n. Non si stabilisce alcuna nor111a per bilanciare [a presenza dei sncerdoti e dei laici fra i consultori e gli officiali nlinori. Le pratiche di pietà che i soci erano tenuti a fare so1niglia110 111o!to a quelle già descritte nel paragrafo precedente. Di nuovo c'era una pratica che coinvolgeva i soci nella nieditazione e una particolnre nttenzione nl snngue spnrso dn Cristo per l'u111anitù. Durante la congregazione generale a cinque fratelli estratti a sorte si nfficiava il co1npilo di n1cditnre su alcuni biglietti contenenti riflessioni spirituali c cii riferire il tì·utto delle loro riflessioni a 194 tutti gli altri nel corso della congregazione succcssiva . Inoltre la congregazione dedicava ogni giorno della scttin1ana al ricordo di una particolare effusione ciel sangue di Cristo: la clo1ncnica la circoncisione, il lunedì il sudore cli sangue al Gctsen1ani, il 111artedì la Jlagellazionc, il 111ercoleciì !'incoronazione cli spine, il giovedì il viaggio cd calvario con la croce,_il venerdì la crocifissione, i! snbato i! colpo di lancia inflittogli sulla croce 1')). Neppure in questi statuti ern previsto il pagan1ento di son1n1c di denaro per !e spese che !a confraternita doveva sostenere o per !a celebrazione di n1esse dopo la niorte dei soc I.

C'onc ! tts io11e Le fonti utilizzate per quesla ricerca, nonostante i loro !in1iti, non ci hanno in1pcdito di delineare un quadro abbaslanza ainpio de! fenon1cno contì·aierna!e nella diocesi dì Catania nei secoli XVl!-XVJI!. La loro notevole presenza nelle 111aggiori città della diocesi e l'intensa attività svolta f-~1ceva avvertire ai vescovi [a necessità di intervenire per disciplinare un feno111eno vitale, che potevn degenerare se non conlrollato efficacen1ente. Se in un prin10 n10111ento sen1brò sufficiente esercitare questo controllo con la revisione degli statuti e ln pron1ulgazione di nonne specifiche, nel te111po !a tradizionale sfiducia verso il laicato e il con1portan1ento non se111pre coerente dei confrati suggerirono iniziative che portarono alla perdita di autono111ia delle cont-ì·atcrnite e alla fondazione di associazioni non più affidate ai laici. 111a al clero. Dal punto di vista storiogrnfico sarebbe interessante verificare la vitalitcì delle cosiddette «congregazioni dei 'l'rcntatré», che sorgono e si diffondono nel periodo preso in esnn1e. La sola analisi degli stntuti ci pennette di conoscere un 111odello ideale proposto, non la sua effettiva attuazione. La 1

'n /bici.. f. I 70v-l 73r. /bir/.. C<lp. 2. ~ 6. J'. J68r. 1 ')'.i lbid.. cap. I,~ 16-17. i: 165r-166r.

J<J-1


l 1associazio11i.\'1J10 laicale della diocesi di C'atania nel '600

227

prevalente attenzione agli aspetti n1orali e devozionali, che trovia1no negli statuti cli quesle associazioni, polrebbe essere considerata la risposta acl una clon1ancla degli utenti, che tuttavia non era in grado cli incidere profoncla111ente nella loro fonnazione. Si traltava di un indirizzo che induceva l'associazione a ripiegare su se stessa, a non conoscere !e n1otivazioni profonde che esigevano e giustificavano un certo con1porta111e11to, a ignorare i gravi problen1i dottrinali e sociali con i quali la Chiesa doveva confrontarsi in quel periodo. Queste preinesse renderanno nianifcsta la crisi dell'associazionisn10 laicale cattolico, che si avrà a partire dalla seconda inetà ciel secolo XVJJJ. 11 giuriscliziona!isn10 dci governi borbonici prin1a, le aspre critiche elci giansenisti e degli i!lu111inisti poi) affretteranno un declino irreversibile. Anche quando, dopo l'unità c\11talia, i cattolici sentiranno il bisogno cli riprendere coscienza della propria identità e della 111issione da svolgere all'interno cli una società divenuta ostile, le confraternite resteranno ai 111argini dalle nuove fonne cli associazionisn10 religioso, che nasce da principi diversi e si pone altre finalitil; a volte solo fon11aln1ente entreranno a l~u· parte de! 111ovin1cnto cattolico.


228

---·----

Adolfò longhilano

----- -----

----- -----

ASSOCIAZIONI LAICALI DELLA CITTÀ DI CATANIA (1468-1670)

Titolo

!468 196

16,12 197 FoncL l')H

+

1570

S. i\gntn Carcere

+

1632 1570

S. Agnla 1:or11ncc

+

lh02

Bianchi (dei)

Pace (della)

S. Andrea

Sede S. f\-'l<1rtino:wo

+

S. J3nrnaba

+

S. l3arlolo11leo

-C

S. Bcncd. vecchio

+

Jcle1n

201

S. Barh<ll"<l

+

1·202

+

1670

+ +

!391

"58

Idem S. Ton1111nso

+

+ +

+

!dem

S. Bingio

Idem

S. Cataldo

Jdcn1

+

S. Crispino

+

+

lclc111

+ +

S. Agala \!etere

S. Cì Ìn\'illlll i Bn11. 20r'

+

Osp. S. ìvlurco

S. Berillo

S. r:';!Elio S. Cìi<lCOlllO Ap. 205

1665

+

!dein

S. Antonio ahn!c

S. Costantino

1655 1')')

+

! 306

ldc111

1615

S. Crispino

1594

S. (ìiovan11i

1574

S. iVI. 1Vliser.

!543

S. Giov. Balt.

+ +

+ +

+20.>

-1-2/J.)

+ +

+

+

1

% È l'elenco che il Dc Cirossis alTcrn1a di uvcr copialo da un docu111cnlo dcl 1,168. i•n Si traila dcll'èlcnco di confrn1crnitc esis1c11ti nl te1npo in cui il Dc Cìrossis scrisse

il suo Coh111c11se /)ecucliord1t111. i<Js La datu di foncl;1zio11c è quella rifcrilu dal Dc Cìrossis. l'J'J Nell.clcnco dcsun!o dali<1 rchizionc ud /i111i110 dcl vescovo Cìuss'10 11011 sono riportute le associnzioni sen1a 110111e presenti in nlcu11c chiese rcllc dai religiosi: ad es. le ntlo operanti nella chics'1 dcll.i\sccnsionc. n1111css<1 n) colkgio dci gesuiti. che quasi ccT!u111entc erano congregnzioni n1ariane (l I. JEDJN, Storiu dello C'hiesa. cit.. 68 ! ). ~oo Dopo il J(ilcJ. 201 !I 1cnnine ide111 indicn clic il titolo della conJ"raterniU1 e quello della chiesa coinciclono. 02 ~ Nelle visite dcl l301wdics la cu111'rnterni1<1 <1vcvn sede 11ellti chies;1 di S<:1nt '.1\gnlt1 la \!etere. 20 1 · I.a chiesa di SanCEuplio era utilizzata corne gra11cia dcl In confraternita di Sani·Antonio, che aveva In sua sede fuori le 1nura dclln cittù~ perciò nella «Nota cli lll!le IL· co1npng11ic di questa cillù di Catrn1in» del 1665 la confrntcrnita viene n11chc chia111;1la dci Sn11ti 1\nlo11io cd Euplio. 20 ~ Nella seconda visita dcl IJonadies la chiesa di Sant'Euplìo è indicnltl co111c g.rn11cin della confr<.1lcr11itn Sanl.Anlonio. che avevn la propriu sede fuori le n1ur;i. ~O.' [,a conrrn1Crllil:l VClliV<l <lnchç clJiu1na[a ((dclii! i\tliscricordia». ~or, 1·'.rn <1nchc cllìa1na!n «degli ()norali» o ((degli ;\zoli».


l

1

assocfccio11is1110 laicale della diocesi di C'ataniu nel

229

'6()()

-----------· - - - -

1602

S. Ciuscppc

S. Lco1wrdo

+

S. Luca

+

rYladonna Loreto

S. Lucia

S. ìVI. !~lc111osi11a

+

S. rv1. dcl ìVlirncoli

ldt:ill

+

S. Criterina

+

S. fV1. ckl Ros<irio

S.

rv!. Elemosina +

I (102

S. fv!. clcll'!triu

+

lclc111

+

+

S. r\'1. Concol"dia

lde111

I 57 5

S. IV!. Consola1:io11e

S. 1\ 1. della Lettera 1

+

SS. Cosrna Drnn.

+ +

+

+

+

Chics:1 Tinchll"o

S. IVL della J{o1011cln

+

! 61 O

!de111

s. rvl. delle

+

! (i24

S. l'vl. cli Bethle111

+

+

+

l 464

S. tv!. dello Spusi1110

+ +

+

+

S. !V1. Gn1zic

+

Cìra?ic

+

Idem

+

S. fVL Prescnl<l7.. ~o'J

+

+

ldc111

S. fVL lndirizzo~ 0 ~

+

+

+

S. IVI. dcl Soccorso

+

lde111

+

S Seh<1stia110

+

+

S. lvlurìna

+

+

lde111 S. JV!. !ndlri1.:t.o

S. ìv1. di Gesù

+

S. f\11. di Cìiosafat

S. rY1. 1;1 Porta

lden1

+

+

1580

S. fVl. 1v!nggiore

+ +

+

ldcn1

S. ;\nna Triscini

+

+

S. 1\1!. fvlo11scrn11u

S. rYlnllia S. fVlichelc J\rc.~ 10

+

]cJ32

S. Nico1<1

ldern

S. 011orrio

lden1

S. Orsola o dei 1\iloni S. Toin111aso

1573

+

S. Do111cnico

+

~ 08 ~ :>o<J 10 ~

117

lden1

lde1n

S. Vincenzo Fcrrcri S. Vito

+

+ +

+

+

Il Cìussio e il Bonadics indicano co1nc sede la chiesa di San Cìiuscppc. La conlh1tcr11Ìla veniva <111che chiainala «di fvlano Santn». La con!ì"atcrni1a veniva anche chia111<11a 1dVlado1111a dcl Tindaro>>. lJ1w co11fn1lcrnit<l fcn1n1inilc di discip!i11<111ti ave\''<l sede nella chiesa cli San iVliche-

lc fuori le n1ura {ASD. /'isite 1,128). La chicsn ru distrulla nel 1555 e In conlì·utcrniUL evoluuisi

in t1na con1u11c nssocia1:ione di laici. s1 trasferì 11ellt1 chiesa di Sant' J\1111a dci Triscini.


230 Spirito Santo SS Cosina Dnni. 211

Ado(/o Longhitano + +

+

1572

S. M. Daclwla

SS. ;\ngcJi Custodi

S. Agostino

SS. Crocifisso

Catledrnlc

+

SS. Sacran1ento SS. Salvatore SS. Siinonc e (ìiucln

ruui i Santi

1589

+

+

+

+

SS. Sacn1n1cnto

+

rss

+

Salvulorcl

!clcin

+

+

SS. Cosnw Dam.

['J'utli i San Li]

+ +

+ +211

~ 11 Una confralernitn cli disciplinanti nvcva sede nella chicsu dei Santi Cos111n e Damiano ruori le 1nun1 (ASD. /'isite !d28). che non deve essere confusa con In chiesa Srinla ìvJnrin della Co11sol1u:io11c o dci Santi Cos111a e Da111iano. che son_,_eva dentro le n1un1. 211 Il Cìussio indica co111e sede di questa confratcn~ta la chiesa di Snn Crispino.


l'ossocio:;:,io11isn10 loicole dello diocesi di C'o/anio nel '600

231

ASSOCIAZIONI LAICALI DELLA CITTÀ DI PIAZZA ARMERINA (1655-1665)

Titolo Binneh i (dei) i\.1lort i (elci) [VI orli (dei)

s.

Anlonio nb<1tc

S. Bnrb;1ra S. Calcri1rn \/. fvl.

S. FiliJ:Eo c1· A!!ir<1

s.

Cìirola1no

S. Giuseppe

1655

1665

+ + +

+

+ + + + + +

+ +

+ + + I

s.

!Viaria

s.

Nicola

+

+ +

Snnlo

(o~edale)

J\n!.!,cli Custodi

S. IVL dell'ltri<t_l?oi S. Stefnno ('?) ldc1n~u

ldein !dc111 lde111

+ -

Idem

+

ldc111

+ +

lclc111

ldc111

S. l.ucia S. !"viaria della fvl iscricord ia

Sede ~i rito

lde1n

lde111

-

Jdcn1

S. 0110J"rio

I

I

S. Stcfono

+

--

ldc111

S. Vcncrnnda

Idc in

+ + +

!dc111

SS. Snlvntore

+ + + +

+

Tcrzinri Cappuccini

+

S. IVI arco Evnngclisl<l

S. Vinccn70 1-'erreri SS. Croci lisso

klc1n ldc111

~u Il tennine ide111 indic8 che il titolo della confraternitn e quello dcllu chiesa eoincidono.


232

Ado(fò Longhitono ASSOCIAZIONI LAICALI DELLA CITTÀ DI ENNA (1655-1669)

Titolo

1655

Sede

16()9

Pace (della)

-

+

S. rvlnrin della fv!iscricorclin

Purgn1urio

-

S. Bnrlolo111co

S.

+ +

+ + + +

i\QillH

S. i\.Qri 1212i na S. Antonio nbtllC

-

S.

+ + +

(ì iroi<11110

S. (ìiuliann

I-'' CiillSS2.J2C S. 1\ll<iria dcl Carmelo

-

S. iVlnria clcll'llri:1

+

S. ìVlaria di Lo re lo

S. J\lluri<1 Nt1ovn

+ + + +

S. rvlonicn

I

S. rvlaria di Valverde S.

f\'l<irÌ<l ìv!uddnlcnu

+ + + + -

JclClllèl·I

!clClll

Jclc111

ldcn1

lclc111

lclcn1 S. Lucin

Idem

+ + +

S. Frnnccsco cli Paoh1

-f-

ldc111

Idem ldc111

S. ;\gosl i 110

-

S. SoJìa

+ + + + + +

~irito San10

I

I

lde111

SS. S;icra111c1110

I

+

Idem

SS. Snlvntorc

+ +

+ +

ldc111

SS. Trinit<ì

S. Nicolu !a Porla

S. Onorrio S. ()rsola S. Pic1ro S. Sebastiano

+

Jclc111 !clcin

-

+ + + +

lclc111 !dcn1

lclc111 ldcn1

SS. Trinilù e S. Vito

~i-1 Il tcrn1i11c id!!111 indicu che il titolo della conl'r<1terni1a e quello dello chiesa coinci-

dono.


L 1associcr:)o11i.\'ll10 laica/e de/fu diocesi di C'atania nel '600 ----

233

------------------------------------

ASSOCIAZIONI LAICALI DELLA CITTÀ DI ACIREALE (1666-1669)

Titolo Cìesl1 e l\tlnria Cicsli e rvlarin C_ìcst'i e fVh1ri;1

!666 + + +

rvronte di Pic1ù

s.

Sede ldc111 115

+ +

Santi Pietro e Paolo

f-

S. Scbastinno

I

lden1

-

Anlonìo di Padova

+

-i

!den1

I

+

!denl

S. Caterina

s.

1669

Francesco di Paola

I

+

!dern

S. Ciius~c

+

+

!dcrn. 1\ci Plu!<llli

S. Cìiuscppc

--

+

!dcm

s s s

S. 1Vl. di ·1Vl'onscrn1to h'::J2edi!IC)

I

+

+

!dern

I

ìV!nria dcrdi An!.!.eli ìVJaria dci ìvliracoli

I

S. !\tlnri<1 del Su!lru!..'.io

+

S. f'vlnrin dellc1 Pace

-

s

--

)\Ilaria di Gcsl1

S. rvlaritl Regina dcl Ciclo

+ -

s.

Scb8sliano

ldern !dc111 S. ì'vl. di ìVlonserrnto (ospcdn le)

s.

Sebastiano

s

ivi. di ìV1onserrn1o (ospedale)

Sebastiano

+

s.

I

+

!dern !den1

-

S. JVlichclc

I

-1-

+

S. ìV!nria di !Vlonscrrato

,

+ + +

rvlnria dc!.!.li A!..',oniz;u1nti

S. 1Vlari<1 dc11· 1triti

_, ,, -

+

I

s. Sebastiano

-

+

Idem

SS. Croci!lsso

--

+

S, Sebastiano

I

.,

S.

l~occo

SS. S;1cr<1111cnto

ss.

S111vatorc 21 t>

+

+

S, M. dcl Cannclo. J\ci Platani

!clc1n

215

li lennine ide111 indic<l che il titolo delln confrutcr11ilu e quello della chiesa coinci-

211

J,a confrnter11ila veniva anche chin111<1ta «dcl fV!onlc Calvario>>.

clono. '



Synaxis XVII/2 ( 1999) 235-265 LE ANTICHE CONFRATERNITE DELLA MATRICE DI ACI SAN FILIPPO MATTEO DONAHi

1. Introcluzione Tra le nu1nerose 1nodeste borgate acesi sorte dopo il 111ille, Aci San Fi-

lippo, oggi fì·azionc del coinune di Aci Catena, è quella che fino a! tern1ine del '400 ebbe il 111aggiore sviluppo. J_,a vicenda della contrada si identificò con quella della sua chiesa, dal cui santo titolare, s. Filippo di Agira, il ]Jagus 1

prese non1e e denon1inazione • Nel 1110111ento in cui gli attuali n1odcrni e popolosi centri di Acireale,

Aci Catena ed Aci Sant' Antonio erano soltanto dei borghi rurali con chiese

filiali dipendenti, Aci San f'ilippo din1ostrava di avere i connotati di paese di una certa i1nportanza per le significative presenze sia cli una sua chiesa parrocchiale (o sacra1nentale) 2 sia della confraternita di San Nicola. Negli anni successivi la 1nancanza di quel vigoroso sviluppo de111ografico ed ccono1nico, clic caratterizzò la vita delle altre Aci, segnò il destino de! nostro centro, le cui radici agricole, rin1anendo salde e senza spinte evolutive, alla fine costituirono l'ele111ento frenante della sua crescita sociopoi itica. Ancora nel 1640, quando l'università acese si dividerà nelle due città di Aci i\quilia (Acireale) e Aci SS. Antonio e Filippo, Aci San Filippo dimostra di avere tale prestigio da dare il proprio non1e alla nuova cittù, 111a sono le ulti111e fia111111ate d'orgoglio. Dal 1672 dopo la vendita ai Riggio, principi di Ca1npofiori10, saranno Aci Sant'Antonio ed Aci Catena a svolgere sen1pre più un ruolo guida. Nel 1826 una nuova divisione sancirà la nascita di due con1uni: Aci Sant' Antonio cd Aci San Filippo-Catena. Aci Catena alla fine del XIX secolo, tacitan1entc 111a di fatto, 111onopolizzerù la vita e la deno111inazione stessa del con1une, relegando Aci San filippo al ruolo cli frazione.

1

Giù docente di Lellcrc llC!..di Istituii Tecnici. 1 Sulln chiesa di San Filipj;o di Agira si vccla !VI. DONATO. La 111atl'ice di ,,/ci .'~,'011 Filippo Alafl:r et C'aput. Aci S. Filippo 1995. ~ !·:ssa è una delle due sole chiese parrocchiali del bosco di J\ci presenti nella boll;1 d"istituzione clclln Col!egia!n di Sanlu fV!nria dell"Elc1nosina in Cataniu. e111anata da pnpa Eugenio IV ne! 1446. L,"allra è In chiesa (oggi suntuario) di Santa i\.1laria di Valverde in \ln)vcrde (cfr f'vL DONATO. l'a/vel'lle. Vulverdc 1990).


236

A1/a11eo Donato

2. La confiatemila di San Nicola di Bari

Quando nell'agosto del 1458 la contì·aternita di San Nicola di Bari in Aci San Filippo può disporre di un suo oratorio «scu ecc!esiac S. Nico!ai, noviter constructi seu acdificati prope ecc!esian1 S.ti Philippi intus eius ci111eteriun1>f', è la pri111a di tutto il territorio acese ad avere la forza e le capacità di

edificare e gestire una sua chiesa. Con ogni probabilità nell'università di Aci, che si estendeva dall'attuale Aci Castello fino a Pozzillo, a quel tc1npo esisteva qualche altra confraternita'\ in ogni caso ritnane indiscutibile che !n nostra è l'unica a potere disporre di un suo edificio, per quanto assai 1nodcsto, deputato per !e adunanze dci confrati.

A _quando risalgano le origini dcl sodalizio non ci è dato saperlo con certczz<-r); invero, tenendo conto della vicenda storica dcl paese, si può ipotizzare coine periodo di fondazione gli inizi del XV secolc/'. De! pari non conoscian10 né la data di stesura né i! testo originari dci capitoli ossia dello statuto: soltanto si è a conoscenza di un capitolo in latino a seguito di un ntto ricognitorio fatto dal rcv. Nicolò 'roscano, canonico della collegiata di Sant;:1 Maria dcll'E!en1osina di Catania, i! 14 agosto 1458 agli atti del notaio Gaspare Gavaretta cl i Catan ic:t7. Nel 1571 la visita dcl vescovo Antonino Faraone alla cappella della confraternita appartiene alla prassi consoliclata 8 . La prin1a docuinentazione coeva della confraternita è degli inizi del '600; cli particolare i1nporta11za è il volun1c n1anoscritto che si apre con il

1

Cii111it111r1 delle scri!f11/'e d!!llo Ve11crabile chies({ di Aci ")'. Filippo ufti11e11ti co11 I i cop1;e/lani della C'hiesu Sac1·0111e11talc di S. J\Io!'io de/fu Catena, l'anno I 727. n1s .. Are Il iv io Parrocchiale s,111 F'ilippo di Agira (=1\l'SF), ca!'p. 26c. ff Jv-dr. 1:: propJ'iO la rcgistraLione, per quan!o t11rdivn. della notizia ad ol'frirc ln pili anlicn docu111cntnzionc sulle confraternilc dcl territorio acese. ~ l-'ino ad Ol!.l!,i 111.111chia1110 di docu1nc11t8zio11e che ·<1cccrli tale, pur plausibile. ipotesi. "Né l'archi\~·io parrocchinle. né l'nrchivio arcivescovile di Cntnnia possicclo110 in llH:rito cloculllcnti o lesti111onianLe cli rifcri1nenlo. (, Ricordian10 che 0 del pari problemntico conoscere quando nbbia avulo inizio nella nostrn contrncla la devozione a s. Filippo cl';\gin1. Il ditì'ondersi L~ cnnsolidarsi in Sicilia. lungo il corso ciel n1cdiocvo. della devozione ;1 tuie santo kce sì che le origini della cliics<l venissero a coincidere e diventnrc espressione dell'espandersi di !<dc devo1.io11c. (Tcstin1011ianza cli un culto localincnle or11rni consolidato è la e<1ppclla del snnto costruita nel 1500 dal patrizio cata11ese don ;\lv aro Pnternù nel In li111itroh1 pnrroccl1i11 di Santa IVl<ll'in di Valverde). Rilcviaino. infine. In co111plen1entnrilà del culto verso s. l·'ilippo e verso s. Nicola: in entrambi i casi si tratta di sunli che sono vcncruli quali tnurnaturghi e la cui prove11ie11zu 0 oricntnlc (cfì· fV!. DoN1\lO, Lo 111utricf.', cii.. 13. 35). 7 Tale capitolo è trnscrillo nella prn·tc conclusiva dello statuto dcl 1635. che si pubblica in nppendicc. ~ «llen1 visìlala fuit cappella confraternitatis S. Nicolò. quae est n lutere dicuie ecclcsiae». Il lesto che nell'originale è 1111dato perduto è riportnlo da S. BELL1\ . .-lei. ,)' Fi/1/Jpo, cd Aqui/eo. 1\cirealc I 893, 165.


le antiche co1?fi·ater11ite dello 111atrice di Aci ,)'on Fi/JjJpo -----------------------

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Quinterno nel quo/e si no/ano /lifti li .fl·otelli cantali llella co1111Ja,e;nia cli 9 S'anto 1\Tico!ò cli C'orcina, .fallo 11el anno 11rin1a inc:/izione 1618 .

Poiché il posto che le diverse confraternite tenevano nelle processioni con1uni testin1oniava della loro i111portanza, a riguardo si era avuta nel corso degli anni tutta una serie di scontri e di ripicche. Il che spinse il 19 settc111bre dcl 1634 la «Corte spirituale della Città cli Jaci S. Filippo» a sanzionbare il seguente ordine: 1) la con1pagnia cli San Nicolò fondata nella chiesa inatricc cli San Filippo, 2) la coinpagnia ciel Santissin10 Sacra111ento fondata nc!la suddetta 111atrice chiesa, 3) la con1pagnia ciel Santissin10 Sacran1cnto fOndata nella chiesa filiale di Santa Maria del Cannine nella contrada di Aci Platnni, 4) la con1pagnin del Santissi1110 Sacran1cnto ronclata nella chiesa di Santa Lucia, 5) la coinpagnia cli San Costantino, 6) la co111pagnia dcl Santissi1110 Sacran1ento fondata nella chiesa cli San Giacon10, 7) la co1npagnia ciel Santissin10 Sacran1cnto fondata nel!a chiesa di Santa flvlaria della Consolazione, 8) la co1npag11ia di Santa Maria delle Grazie nella contrada di Santa Lucia, 9) la con1pagnia di San Giuseppe nella contrada di Aci Platani 10 • Nel proliferare di co1npagnie in tutto il territorio acese, all'alba del XVII secolo, i prin1i due posti per le due di Aci Snn Filippo la dicono lunga sull'in1porlanza della parrocchia e della città in quel delicato 11101nento storico che preludeva alla costi1l!zionc cli clue città acesi dall'unica università di Aci 11 . Molto probabil111entc nel ! 635 si ebbe un aggiornan1ento degli antichi statuti cui seguì, a Catania, la confenna del vicario generale don Frnnccsco A111ico. È questa la data cli recinzione degli stntuti n noi pervenuti con il titolo di C'atJilo/i. seu conclusioni, quo/i si llevono observco·i jJCl' la /Cr111ezza e 12 buon governo ciel/a c!evofa co1nJJag11ia lici :z,loriosi.~'si!JlO S'anto 1\iico/rJ . A questi sono seguiti i 1\Tuovi CU]Jiloli r{fòr1J1ali e/olla giunta cli presiclenli e consultori ecl OJJJJrovoli e co11flr1nali eia ,). E. T/iceré J'darchese C'araccio!i in Paler1no sollo /'8 giugno 1783 1>. «colla confinna, e susistcnza 9

!! Quinterno, che presenta 1()gli non numerati, abbracciu gli a11ni 1618 - 1780. Dal 1618 al 1635 sono annotali circa 160 fratelli. Oltre ai fratelli cantati sono «notnli» in diversi elenchi i fr<.1tclli derunti e gli officiali (1\PSF. carp. 58. 11 I). Il Quinterno rcc<l nnchc i I mollo della confrnlernita: «Ecce qurnn bonu111. et qurnn _iucundu1n habitarc rralrcs in unt1111)1. comune alle confrateriiitc de! te111po. 1 Clì· Cìi11/ia11a delle sc1"//t11re ;: ..] 1727. t:iL. 7. 45. Si vcd11 pure D. REl"fANO. Scritture, 111e111orie ed altro dello 1\!utrice Chieso di Juci S. 1;·i/ippo. rns .. 1700 - I 730c. 1\l'SF. carp. 26. 8: lvi. DoN1\TO. Lu 111atrice. cit.. 22. 23. 44. ()ltrc l'elevato 11un1cro di co11f'ralcr11i!c è du notnrc la capillare di!Tusione dcl!c co111pag11ie dcl Sa11lissin10 Sacnuncnto. 11 Nel 1727 crn la curi<1 vescovi!c di Catanin a ribadire che il «prin10 loco>> nelle processioni della ciltù di J\ci SS. J\11tonio e 1-'ilippo toccava al c!cro di San filippo (cfr Cìiuliana delle scri1t11re. cii.. 129-131 ). 11 li testo è riporl8LD in appendice. Il LJ dicembre 17,17 i suddelti capitoli venivano uncora co11Jl::nnati dal vie<irio generale don J\11drcn Vernagallo (i\PSF. carp. 58. n 9). 1 ·' Nell'm-chivio pnrrocchin!c si lwn110 quattro redn7:ioni 1nanoscritte; ! ) cnrp. ·L n 2 l: 2) carp. 58. n 7 (quinterno rogli lr-9v. con avvertenze e nota): 3) carp. 58. n ?bis {qu<.1dcr11ctto di fogli non 11u1ncrati. con avvertenze): 4) curp. 58. n 9 (quadernetto nggiu11to a C]l!Cllo che contiene ln rcda1.io11c de!lo statuto dcl 1635: 111a11cn l'ulti1110 quinterno per cui i I

°


238

1\;/o/leo Donalo

dell'oratorio e n1onte di inesse, registrato ne!l8 Corte Civile di questa città cli Aci SS. Antonio e Filippo sotto li 17 giugno 1783» 1'1• Articoli suppletivi furono poi apposti nel 1828 15 . Circa !'istituzione de! 111onte di 111csse e del!'orfanaggio non abbia1110 notizie precise, coinunquc sia il n1onte che l'orfanaggio si possono t~1r risalire alla fine del Cinquecento. Nel corso ciel Seicento e ciel Settecento all'interno della confraternita si ebbero addirittura tre distinti «raziocini», cioè introiti ed esiti: dell'oratorio (ossia della confì·atcrnita vera e propria), de! n1onte di n1esse 16 , ed infine dcll'orfanaggio 17 • Nel 1786 il governatore Michele Finocchiaro rin1ettcva a nuovo 18 l'edifico, orn1ai cadente, della vecchia cappe!la • Nel 1843 i! prevosto R.ossi, ottenuta l'autorizzazione da! Consiglio generale degli ospizi della provincia di Catania 19 , procedeva ad una nuova riparazione dcl tetto della cappell8 crollato per le abbondanti piogge 20 . Eretto in Aci C8tena il nuovo ci111itcro nel 1877, la confr'1ternita acquistava «una edicola per suo conto cd uso esclusivo»: nel 1883 tale edicola, o cappella funeraria) era fornita cli un altare e convenientcn1ente dipinta e decorata". Nel 1903 si procedeva alla costruzione delle «edicole per l'inun1azione» e dell'ossario, alla cui realizzazione per un terzo della spesa avrebbe concorso anche la contì·aternita del S8ntissin10 Sacran1ento 22 .

testo si lè11na al c 25). Altra copia n1a11oscritta presso l"Al{ClllVIO STORICO DIOCESANO Dl fondo untico. busta 3(L cnrp. 5. 11 ' Cfr Al'SF, earp. 58. 11 9 (secondo quinterno). 15 Per ordine del dirc!tore generale del Consiglio genernlc degli ospizi. con circolare elci 24 n1aggio !824. erano stati richiesti i capitoli originali della co11fraterni1a. Quesl\ilti111n rispondeva clic tali C!lpitoli 11011 si erano ritrovati, ina sollanlo delle copie eonfonni. Per la circostanza erano inviati i cnpitoli approvati nel 1783 a cui furono aggiunti 6 articoli supplc1nenrnri (cfr /\SUA. Fondo 011/ico. busta 30, carp. 5. rr 223~224), 16 Nel Scllecento. spesso. la confraternita viene nel iclenlificarsi con il n10111e delle niessc: 1nolti docu1nenti presen111110 le denorninazioni «Venerabile orulorio e 111011le di S. Nicola» e «Venerabile 1nonle dell"opera delle messe di S. Nicola». 17 Per !a rendita dcl inonte erano esatti grn1w 2 al n1esc dui singoli iscritti: g:li esiti erano costituiti dalle ((lllessc all<1 l<1vola» per i vari derunti (1\l'SF, carp. 18. 11 91). Alcuni legali erano concessi all"oratorio cli San Nicoh1 proprio nl !'ine di ((!luhere unai11 orphanan1 virgine1n et virtuosarn conlratae Sancti Philippi» (ibid, carp. 16. n 4). L ·or!~rna vc11iv;1 scelln con il sisten1a ciel bussolo. IH lbid., carp. !8, n 85. 19 Con la vigilanza da parte del Consiglio gencr(l!c degli ospizi !'a111111i11islrazionc della confraternita diventa assai eo111plessa e soggetta a continui controlli. 20 Era dal 1817 che la rabbrica si trovava in grave dissesto (cfr f\l'SF. C!ll"p. 'L n 22). ~ 1 J,a cuppella cin1iterialc co1nprendevu una sepolturi.l interna cd esterna. No11 essendo 1110110 grande. ricorrono frequenti da parte ciel governatore le richieste di espurgo. Nel ! 891 l'elenco dei «confrati dell'oratorio cli S. Nicolò che contribuiscono per la to111ba» reca l 60 1101ninativi (Al'SF, carp. D). 1 ~ Si dovevano costruire 12 coloinbari per un costo co1nplessivo cli L. 210 (/.c.). ACIRl.:t\LE {=ASDA),


Le antiche co1?fi«1/ernile dello !110/rice di Aci ,)'an Filippo

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Per tutto il X!X secolo possecliruno una clocun1entazione assai an1p1a costituita soprattutto dai conti consuntivi e preventivi, eia 111andati cli paga111ento ed anche da verbali di asse111blee particolarn1ente iinportanti. l)a]l'inizio alla fine ciel secolo le voci cli entrata e cli uscita si susseguono con grandissi111a regolarità. Segnalarle rende agevole poter seguire e ricreare la vitn del sodalizio nel suo annuale scandirsi. Gli introiti sono costituiti da rendite orclinnrie di capitali e censi vnr1, eia rendite del 1nonte cli tnesse e c\ell'orl~111nggio, dai legati testan1entari cli Pietro Sardo, di Andrea ed Agata Chiarenzn, de! cnn. Mario Mnugeri, dell'arciprete Cìiovnnni Benanti. I 111andati di pagan1ento riguardano: «le spese occorse onde solennizzare la festa del glorioso S. Nicolò» 2' 1, l'erezione dcl presepio dentro !a cappella de!!'oratorio 25 , !e spese f8tte in occasione dell'annuale venuta dei con26 frati elci santi Pietro e Paolo delln on1oni1nn chiesa di Acireale , !e son1111c 27 pagate alle orfane , collegate al «n1aritaggio sive 1nonacatu» delle n1cc\csi111e18, la sovvenzione cli un alunno nel scn1inario vescovile di Catania 2 (>,

21 ·

La co111111issio11c ckll<1 confralcrnita {governatore e due assistenti) era tenuta ad inviare il rcgis1ro di conltlbilil<"L «Ossin conto 111ornlc1J, al Generai Consiglio degli ospizi di Catani;1 e dopo il 1863 alln Deput<l!.ione provincinlc di Cntnnia. divisione IL opere pie. Tnlc clocu1nc11toizio11e che fa p<1rlc integrante dcll"urcllivio purrocchiale è nKco!tu in carpellc con indicazione alfabeticn. Specie <llln fine dell'Ottocento e nei primi decenni dcl Novecento torna ricorrente nei clocurnenti In dizione di Arcico11fra1ernita. 1nn si lr<.1!1n so1Lu1110 di u 11 111oclo di dire. 2 ~ Ln festa era rcgolarn1enle celebrala il 6 c!ice1nbrc. Tra le spese va ricordato «il pnnc da divider.si a! popolo per devo1io11c» con i relativi costi di trasporlo dcl fru111e111n. 111;1ei11atura. in1pas!o. 25 L'ere7.io11e dcl presepio è oggetto del capitolo 6 dello staluto dcl !635. 2 r' A quando risnlga di preciso tale consuetudine non è dato saperlo: tra la nostrn confraternita e quella dei Santi apostoli Pietro e Pnolo so11o il titolo dclJ'«()Jliclo della notte». 11011 c'era u11'nggregazio11c ulTiciil!izzat11 con1c qw.:lla trn le confraternite dcl Santissin10 Sacrwnento {pure erell<1 nella nostrn parrocchin cli Aci San Filippo) e di Santn lv!w·ia degli Angeli (eretta nella chiesa di San Sebastiano in Acireale). I conlì·uti della congrega dell'Officio delln notte <1portc1vano la consueta devozione dc! pnnc benedetto» in occnsione della resta di s. Nicola (ASDA. busta 28. !i1sc. 29/5. ff 99~106): la visita veniva restituita dnì conl'rati di s. Nicola per ((In solita clevo?:ione elci glorioso Apostolo S. Pao]Ol>. in occasione della JCsta della conversione dell"apostolo (1\PSF. curp. 1). Per ((ricreazioneJ> degli ospiti in occasione dcll.incon!ro in /\ci Snn l:ilippo era acquistato «cicuh1tlc)). biscottini, «rosolio)) e nitro (ibid. cnrp. A). 17 !n alcuni nnni si rilevano situ<lzioni di indigenza pnrticolar111e11te g.ravi: per i I 18 110 l'elenco delle fanciulle dn sorteggiare reca 23 110111i. ancora 28 no111i per il 1843. 2 ~ Le so1111nc erano n1cssc a disposizione al !i11e cli provvedere alla dote di u11'orra11a indigente. per lo pili fìglin cli confratello. li legato di n1aritnggio o 111011acato qunlchc anno andò in beneficio dell'orn1orio o delln 1~1bbrica della chicsn: dopo !'unitù. per disposizioni govcn1ntive. talora ru versato a!l'«A?:iendn dci danneggiati delle truppe borboniche nel 1860». talora. agli inizi del Novecento. venne destinn!o a benericcn?.a ospcclnlicra in Ji1vore dcl locale ospedale Russo Basile.


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1\:/a!leo Donalo

l'«clcn1osina ai fratelli poveri», l'acquisto di olio per la lan1pada davanti all'altare di s. Nicolò, l'acquisto di cera per le funzioni di tutto l'nnno, acquist~ e restau.ro

cl}

ar~·cdi ~acri, I<: celebrazione di n1es~e .i~1 suffi:'~~io .delle a11in1_e

dei confrat1 defunti e d1 quanti avevano fondato dei p11 !cgatr , diverse retr1. .1 I 11 buz10111· , tasse· - . Pur continuando ad essere la più iinportantc delle confraternite di Aci San Filippo 33 , l'alba dc! xx secolo vede la nostra coinpagnia in crisi·'' 1. I suoi an1n1i11istratori negli ultin1i decenni dell'C)ttocento non avevano trovato di 1ncglio che_ stornare parte delle rendite erogabili in 111esse al 111a11tenin1ento della n1cdeSi1i1a. Non e~.endo possibile a causa delle ristrettezze econo111ichc ce!ebrnre 111essc per la son1n1a stabilita dalle fondnzioni, su richiest;:1 dcl vicario forane,..9 di Aci San Filippo, il vescovo di Acireale, Pernando c:ento, nel noven1bre- de! 1922 concedeva il condono di quanto precedentcn1ente dovuto e la riduzione dell'onere delle' messe da L 270 a L. 150' 5 Nel 1939, lo statuto della conrraternita. che con D.R. del 1934 era

passata alla vigilanza dell'autorità ecclesiastica, era aggiornato ccl approvato da! vescovo di Acirenle, Salvatore R_usso·' 6 . Ma i segni di un'auspicata ripresa stentavnno a 111ostrarsi-' 7 , rnentrc quelli della crisi erano palesi nello stato di abbandono in cui versava !a sede di via Scale Sant'J\nna. Nel !98.::l l'antica sede è stata ceduta in donazione gratuitn 38 alla parrocchin di San Pilippo col vincolo dell'utilizzo dei locali per l'insegnanicnto della dottrinn cristiana ai

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') Dal 1880 le son1111c saranno erogate per un <llu11110 ((di1norantc» nel sc1ninario del In nuova diocesi di Acireale (Al'SF. cnrp. A). In line;1 di 1nassi1na si sceglievn il Jiglio di u 11 confrntc. ~o Sono sempre nl!egate le "certe" (certillcazio11i) delle 111csse. 1 -' Sono riscosse non11al1nenle dal cnppe!lano. segretario conlnbik. tesoriere. sagrista. « larn buri Il icro». 31 Soprattutlo nianomorto cd iinposta ricchezza n1obilc. 13 Nel !858 si annoverano 143 confrati; nel 1861 ne vengono cantali 25. nel !8(12 IO. ne! 1863 4, nel 1864 9, nel 1865 J !. ne! 186(1 !O. nel 1870 27. nel 1872 9. nel 1874 5. nel 1876 1O. nel 1878 I O, nel 1882 2. ne) 1883 l O. ne! ! 887 5. ne! ! 888 5. nel 1892 I. nel 1894 5. nel l 898 7 (Lihro dci ji·atelli vin!11ti di!I 1 c1u!rahi/e 01·atorio di S. 1\!icolò in .-lei S f'ilippo-C'aten(I. Rl}Orll/(lfo del ji·atel/o 1/ntonio Pennisi nel/ 'anno 1858, APSF. carp. 58 n 13. n1s._ fogli non nuinerati). J--1 Nel 190 I i confrali sono 86. nel ! 931 70. nel 1945 43. nel ! 959 36. nel 1978 ! 5. 1 · " Tale riduzione era rin11ovata nel 1927 dal vescovo Salvatore Ballo e nel 1934 d;il vescovo Snlvatorc Russo (APSF, cnrp. 23, n 4, I, Ibis). 36 Nell"orchivio prnTocchiale (carp. 58 11 !5) si ha la soln reduzione che si co11osc;1 di tale stniuto: presenta !O mnpi capitoli. dattiloscritti su 12 pagine cli carta prot·ocollo su ognuna delle quali è i! ti1nhro con lo sle1111na dcl vescovo Salvatore Russo. Segue n1anoscrilla una conv<tlicln dello statuto fino al 1948. Ncl!'<irchivio storico diocesano non esiste copiu. 37 E ciò rnnlgrado la volonlù di rilancio. tipica del dopoguerra: dtli 39 confruti ciel 1937 si p;:issava nel 1946 a 51: nel !947. si ebbero 10 nuove iscrizioni (APSF. carp. 58. rogli spnrsi). 38 For111n110 oggetto della liberaJit~ un 111onovano rinl7.nto con J"unzione di cappc!!n ed un piccolo fabbricato con nnnesso cortile. valutati co111plcssiva111e111e in { 15.000.000. 1


Le antiche co1?/ì·uternite della 111atrice di 1/ci San f'ilippo

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ragazzi. Dopo l'accettazione nel I 988-' 9 , la parrocchia ha subito provvcdulo al loro restauro e ripristino con l'aiuto econon1ico della Soprintendenza. Nel!' agosto del 1989 essi sono stati inaugurati dal vescovo dì Acireale, Giu. "' . seppe M a Ian drrno Fin qui la storia. Quale l'estrazione sociale dei confrati alle origini ciel sodalizio? Pren1esso che, per quanto non si facesse espresso divieto alla partecipazione fen1n1ini!e, non figura nini alcuna donna tra i confrati (il che costituiva h1 nonnn per tutte le confraternite dcl ten1po), e che non risulta che ci sia stata una specifica lin1itazio11e sul nun1ero dei confrati, anche sul loro ceto cli appartenenza 111anca una nor111ativa che ne indirizzi il rec!utan1ento. In teoria 11011 co1npaiono !i111iti, in pratica però il carattere rurale di Aci San Filippo nei secoli XV-XVII fece sì che si restringesse la partecipazione a quanti erano !cgnti ai lavori agricoli. Rin1a11c, a tal proposito, significativo il t~1tto che nell'accettazione dc! rratello novizio proposto dal governatore il sistc1na cli votazione avveniva per «f~1vi o !uppini»--1 1 : «ccl avendo la n1agior parte delle favi sia accettato per novizzo» (e 2). Scorrendo il priino elenco cli confrati pervenutoci, solo poche volte con1paiono dei inastri, n1entrc ha carattere di ccceziona Iitù la presenza di qualche uo1110 di stucl i·ll. È dopo la rifor111a ciel 1783 che con1pare una nonnativa tendente a restringere il recluta1nento dei 111c1nbri del sodalizio: inf~1tti viene cspressan1entc richiesto che i confrati siano tutti «borgesi ed uon1ini di can1pagna» e che non «possa a1nn1ettcrsi [... ] altro ceto di persone» (c I). Il divieto appare necessario quando gli altri ceti con1inciavant\ per le 111utate condizioni della società e per le particolari condizioni storiche locali, ad essere 11u1nerican1cnte più consistenti e con ogni probabilità prc1nevano per t~1r parte della confraternita: esso pertanto può essere interpretato con1e difesa da parte degli uoinini di ca111pagna di un loro siste1na associativo che per secoli li aveva visti protagonisti. La priina attenzione dei capitoli è rivolta ai novizi, a quello che si doveva osservare nel riceverli (cc 1-4). Per essere accolto il novizio doveva aver co111piuto i diciotto anni, essere riconosciuto con1c persona onesta, essersi confessato e coinunicnto con regolarità. Rispondendo ai suddetti requisi~')Il decreto del prcsiclcnlc della JZcpubblica di aulorizza7.ione ;dl'ncccttazionc rccn 1<1 dn1n 16 1nar1.o 1987 (Al'SF. cnrp. 58. 11 16). -lo Clì· IVI. DONATO. Lu 1110/ric!!. cii.. 32. 57. -ii A lult 'oggi in con1r;1da Rcil<lll<l. da se1nprc fomosa per le sue acque. si curano e co1111nercialiLznno i lupini. 12 • Q11i11ter110 nel q11u/e si no/uno. cit. Nel Libro dclii .fi·utel/i rle/i111ti di q11est 'orutorio di .s·. 1Vicolò. 1635-1851 (1\l'SI'. cnrp. 58 11 14. 111s .. pagine non numerale) si contano 919 clcfunli (la scquenLa 11011 è qunntiricalu per nnni): 853 laici e 66 ccc!csinslici. Dci lnici 5 crnno dottori in 1nedicinn. I dollore 11011 n1cglio speciric;ito. 64 1naslri. ! 1nnssnro. 25 avcvnno il titolo cli «don». !6 quello di «signore». Degli ccclcsiaslici 54 erano saccrdoli (cappellani. canonici. tesorieri. viearì. prepositi). 8 chierici, 3 fr<1li. ! nrcivescovo. I confrati n1orti nel 1693 furono 12.


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1kfalteo Donato

ti il governatore lo avrebbe proposto alla congregazione (assc1nblca) generale clic avrebbe potuto accettarlo a[]'unanin1itù o a inaggioranza, usando per la votazione t~1vc o lupini.

Durante il noviziato a! nuovo adepto, guidato da un apposito 111aeslro dci novizi, era richiesta la partecipazione alla preghiera con1une e alle pratiche disciplinari con gli altri fratelli i! con1portarsi in confonnità a quanto prescrivevano i capitoli. Essendosi con1portato bene per il periodo di prova, indossato il sacco.\_,, sarebbe stato 11uova111ente presentato eia! governatore in congregazione generale nella prin1a don1enica dcl 111ese. Dopo aver fornito indubbie gar8nzic cli una esen1plarc condotta religiosa e 111oralc, una nuova votazione con il solito sistc1na delle fave e dei lupini nvrebbe sancito i! suo definitivo ingresso nella con1pagnia: il nuovo adepto poteva essere «cantato», cioè divenire conlì·ate a pieno titolo, solo dopo una doppia e de111ocratica votazione. Dopo che il fratello era cantato si procedeva alla vestizione che aveva il seguente ccriinonia!e: «S)apparecchia la credenza, o altro a piè clell'Ahnrc di S. Nicolò una torcia, n1ozzcttn, cappello, cappuccio, cappa, cingolo, e corona qunli benedice lo cappellano cd i! f-ì·atcl!o che sta in ginocchio a piè dell'altare, dicendo /L\jJCr/.z;es, ccc., poi dice !'inno fieni C-'reu/or 5/Jiritus, ccc. Lo cnppcl!ano porge la cappa al novizzo dicendo (ed il novizzo si veste): rlccipe vestilncn/111J1 ecc. (in sequenza: cingolo, cappuccio, cappello, corona ciel rosario, torcia, 111ozzetta).f'1 • Ciò finito, il governatore darò l'osculu1n jJacis n! fratello o fratelli cantati, appresso sicguono l'assistenti, e poi tutti li

fratelli e finalmente si noti nel libro il nome delli fratelli cantati colla giornata, 1nese ed nnno».f 5 . 1 ' li S<lcco eni n carico del novi?io. ;-\ 11or111a dcl e 21 dello stululo i fratelli cru110 obblignti a donare i loro sncclli <llla co111p<1gnin. scnzu poterli pili richiedere <111chc se crn1ceJJ;11i. Solo nel caso che un fr<llcllo dcl'un!o avesse un crede clic fosse pure lui del In con1p<1gnia il sncco potevu essere di dello erede. 11 • • Sacco e cnppuccio erano di tela bin11ca; il cappello ern scuro con lacci per poterlo indossare pendente dietro le spulle. La 1na11tclla ciel governatore era cli velluto scuro con davnnti disegni ricamati in oro.

~ 5 1:.serci::ii ad intru da pratticarsi dulli ji·utelli de! Vener(/bilc ()ratorio rii S. i\'icolrì j"n11dato nella 1\Iatricc Chiesa C'o/11.'giata d'.,/ci S Filippo nella noi/e delle

don1e11ic/le del pri1110 di sette111hrc sino ol dì di Pusquo in og11 'a11110. ('011/ie//t! 1111cl1i! il ceri111011iule nel riceversi e cantarsi li ji·att!lli. la he11edi::io11c del pa11e, ed altri i11 ji11c. 111s .. 1\PSF. cnrp. 58. nn 6. 8. 8bis. Nel Q11i11/er110 11el quale si 11otu110 t11fli li ji·a1elli co11/ali dello Com;H1gnia di ,)'on/o 1\iicolò di Corc/110 cil.. oltre agli "[serciLii". con1pnn: l<l lònnula di

orlCrta a s. Nicola scrilt<1 dal padre Cìiuseppe l\11ernò Castelli: ((Sanc1issi1110 Vescovo di JV1ira Nicol<10, io N. N. quantunque indcgnissiino cli essere vostro servo_ spinto noncli1neno dngli cxc111pij 1nirabili delle vostre virtli et dul desiderio di servirvi vi elego hoggi nel cospecto dello 0111nipotcnli e sempiterno Dio trino et uno et della l!nmaculnlissi111a Vergine t'v!nriu Nostra Signora et IV[atrc et di tutta la corte celeste per n1io particolnrc advocalo et protettore et !Cnna1ncntc propongo cli volervi sempre servire Cl osservare le regulc et slulute di quesiti nos1rn Confratcrnitn. alla quale hoggi 1ni sono ascripto: vi suplico dunque gloriosissimo pontefice per la ardentissima chari!ù co11 la quale a111aslc Dio et il prossin10 elle 1ni riceviate


Le antiche cut?/i'Ctternite della 1J1alrice di Aci San Filippo

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Per 1notivi di prudenza e cautela (per evitare ogni "scnndolo") per sci n1esi ancora il nuovo fratello non avrebbe avuto diritto cli parola in assen1b!ca, e per un anno intero non avrebbe potuto concorrere alla carica di governatore o consigliere (c 24). Nelle assc111b!ee genera!i. 11', convocate per statuto ogni prin1a don1enica dcl 111ese nella chiesa, doveva trattarsi quanto era attinente al beneficio cd all'utile della con1pagnia (c 16). La vita den1ocratica si fondava sulle votazioni cui si ricorreva nei 11101nenti pili delicati, qua!i la creazione del direttivo, la elezione di nuovi soci, l'assunzione di nuove spese, la contrazione di eventuali debiti, !e n1odifìchc dello statuto 47 . In origine le cariche della co1npagnia venivano rinnovate due volte !'anno, nelle asse111blec generali della prin1a do111enica di gennaio e della pri1na doinenica di giugno (c 16). Era fatto obbligo a tutti i J-ì·at-clli di partecipare a tali due asse111blee, pena la cancellazione dalla con1pagnia (e 20). Entrhn1be le volte venivano eletti il governatore, che era la 111aggiorc autoritiì, il cancelliere, che aveva il con1pito dc! 111odcrno segretario, il 1naestro dei novizi, due visitatori degli infcnni, un nunzio. La pri111a docuinentazionc pervenutaci, costituita dn! /'lohnnento (/e//; officia/t' .\·acrt' llt'e 26 t!ecetnbrt's 48 1635 , ci n1ostra con1e rosse parzia!inentc ;·ispettata fino alln pri111a n1euì dcl secolo la bin1cstralità delle cariche elettive (c 17}19 , 111entrc co111paiono le nuove figure del pri1no e secondo assistente con il con1pito di consigliare ed aiutare il governatore, di tre «sacristani», dello «stenardiero», de! «Crucifissero», di due «portinari» e cli un secondo nunzio 50 . Tutti, escluso i debitori verso la confraternita, potevano essere eletli. Nessuno poteva ricusare, n1a tutti dovevano esercitare i! !oro ufficio in spirito di carità (c 17); il rifiuto con1portava la cancellazione dalla con1pagnia. Affinché tutti i fratelli potessero «travngliare in beneficio della con1pagnin», si prescriveva che il governatore e consigliere potessero essere rieletti soltanto dopo che fosse passato un anno (c 19). nel 11u1ncro dclii altri vostri devoti per vostro perpetuo servo, htvoritc1ni in lullc le 111ic

actioni cl i111prela111i gratin dnl vostro n1nnto Giesli. elle tnlincnle 111i deporli in tulli li 1nici pensieri, purole et opere. che io rnui lrnbbia da olì'cndcrc il nostro co1nu11 Creatore. intcrponl'lL' nel tribunale della divinn 1nisericordi<1 li vostri in11u111erabili meriti. et il do111i11io et polc:;tù che havc:tc soprn tutti li ele111cnti. neciò che io sia liberalo dn tutti li inali. et possa fugire gli eterni inccndij del in!Crno +Amen +lJ. ~ 6 Son.o chianwle ora co1npag11ie ora congregnLio11i generali. ~ 7 In proposito si prescrivevn di 11011 doversi rnodificnrc i eapiloli con In clausol;1 perpetuo valitura. co111c ud csc111pio il 21 . .Jl\ Si trova nel Q11i111er110 nel quale si 11oh1110 tu/li li ji·utel/i cantati. cit. (;\PSF. carp. 58, Il ! ). 1 • 'J La docu111enlazio11c sulla co11fn1ter11ita in nostro possesso è abbastunza rnnpia e però 1nnnchian10 di registri con verbali cli adunanzu. ! pochi verbnli pervenutici sono tutti dci secoli XIX e xx. 50 Nei cnpitoli upprovnti nel 1783 la procedura rclntiva a11·elczio11c degli olTicinli ri111a11e invariata. 1na sono 01ncssc le cariche per cui votare.


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1\,falteo {)011a/o

«111 tutte le occorrenze dove entrcr?i spesa» (e 27) il governatore i11vio!abi!1nc11te dovcv8 proporre tale spesa all'assen1blca generale, perché essa deliberasse in n1cri1o dopo averne riconosciuta l'u1ilitù per la con1pagnia. J\! governatore ed a 111aggior ragione agli altri ufficiali si n1ce\/(l clivic1o cli contrarre debiti senza che questi prin1a fossero deliberati in asse111blea generale, a!!'una11in1ità o iJ n1aggioranza cd in ogni caso il debito doveva rispondere a reali esigenze della con1pagnia. Contravvenendo a queste clausole i debiti sarebbero ricaduti sulle persone che li avrebbero contratti (e I O). Per altro verso crn in1pedito ni f-ì·ate!li debitori dell'oratorio di potere concorrere alle cariche direttive ciel medesimo (e 7). Era ancora co111pito dc! governatore t~nere ed aggiornare J' invcntnrio dei beni rnobi!i ed i111n1obili della co111pagnia) 1: finito il suo officio, il governntore era tenuto a presentare il rendiconto dcl suo operato «nl padre c<1ppella110 e a tutti li Jì·atelli» (e 18). Ed infine era obbligo del governatore, al tenninc ciel suo n1nnclato, discaricarsi cli tutto l'introito, lasciando un\)nza al nuovo governatore, «e così tutti li nitri ali il?finillf!Jl, acciò colla gratin del Signore si pervenghi in qualche buona so1n1na acciò si possi fare qualche beneficio perpetuo in detta chiesa» (c 22). Circa i rapporti con la con1pagnia dcl Santissi1110 Sncran1ento. n partire dalla seconda n1et.ù del c:inquecento, da tutta la docun1entazio11c in nostro

:il L'unico invcntnrin ulTicia!c elle ci 0 pervenuto è quello. piutlos!o turdivo, rcd;11lo dal governatore Giuseppe Filclli nel 1860. Gli ((oggel!i!) dati ì11 carico a) governatore All'io Cin1sso so110 cosi elencati:<<!) Un cosi dello lmcolo (b<1slo11c) d'argc1110. 2) Una crocil"isso d'argento n1assiccio. 3) Una crocella c1·,1rgcnto per lo s1enclardo, 4) Nuni. Lrc piancelle d'argento per la scdin. 5) Una pinncctta d'argento per lo stendardiere. 6) Nu111. quatlro serg,entine. due di arg,cnlo e due d"1 rrnnc. 7) Un aspersorio d'nrgcnlo, 8) Unn crocetta d'argento per le oruzioni. 9) Nuin. tre 1nozzclte di velluto cli seta ornate con ricanHl di oro per la sedi<1 con i corrispondenti cappelli, IO) Uno stendardo di sc!a con la111inn cl"o1\). l I) U11n veste per l~unig!io, 12) Un coppo d'argento per questuare le don1cnichc. 13) Nu1n. trentatré torcie di cera. 14) Nun1. trentnlré n1oz7.e11c di seta nera con Ire di vcl!t110. 15) Nuin. lrentalré sacchi ossin cappe di 111csoli110 e di 1clit 16) Nun1. dicci cappelli di lana e di velluto)) (1\l'SF. carp. l ). Un secondo invcntnrio (non urlicialc) è quello redailo dnJ governatore Filippo Cìrt1sso nel !914. Gli «oggelli» clenculi sono: l) Un bacolo (b<1slo11e) cslernainentc d'argento. 2) Una croce cli legno con Cristo di argento. 3) lJnn croce d·<irgcnto nd uso stendnrdo, 4) C)uallro pi<111gc d'argento con efJlgie in rilievo dcl Santo. 5) Due scrgentiere con el'f'igic del Snnlo in argento, (1) Due serg.entien: con effigie del San1o di ra1ne. 7) Un coppo cl'urgenlo. 8) Due ln1npadari di n1111c argentato elle stanno ai Inti dell'altare di S. Nicolò nella 1natrice, 9) Un ln111padario di vetro dinan7.i l'nltnre di S. Nicolò, !O) Un piccolo crociJ'isso d'nrgt:nlo cn11 piattello di pio111bo. 11) Due slcnclnrdi, uno vecchio di velluto. cd uno nuovo di seta ricn111nlo in oro. 12) Unn sopracappa cd una coltre in velluto per il tn1sporLo di cndaveri. Lì) Tre 111an1c!!i di velluto ;11ti ad essere indossati dnl!a co1nn1issionc. !4) Due qundri rappresentanti S. Nicolò, posti uno nell'oratorio cd unu nella sucrestiH clcll<l inalrice. 15) Un l<1ppe10 e due gt1nncialctli di lana. !(1) Un brnccio d'argento con reliqui<l ciel San!() ( !72'.?.). tenuto dnl parroco nel tesoro dl.:lla nH1trice (1\l'SL carp. D).


Le unfichc conj/·oternifc dello 111africc di Aci S'un f'ilijJjJO

24'i

possesso non sono n1ai e1nersi atti di conflittualità o contrasti dovuti él gelosie. Solo nello statuto le speci-!~clle direttive riguardanti i fratelli cle!le due co1npagnie appaiono clett1te da cautela: non è che venga n1eno lo spirito cli fratellanza cristiana, 1na è cli f~itto che le direttive lasciano trasparire n1olta circospezione. Se ne! e 5 52 viene consentita l'entrata elci fratelli dcl Santissin10 Sacran1ento per potere partecipare agli esercizi spirituali che si facevano privataincnte (non aventi cioè carattere ufficiale), tuttavia sì precludeva la partecipazione alle cnriche direttive della con1pagnia da parte di quanti giù ricoprivnno tali cariche nell'altra. Per altro verso nel secondo co1nn1n dcl c 25 è espressa111cntc ordinato ai propri f-ì·ntcl!i cli non f~1rsi Jì·atclli del!'altrn co1npagnia, pena l'esclusione. L'cquidistanzn nella nonnntiva a proposito dci rratelli si innntienc so!o nel caso cli 1nc111bri indegni. Quanti erano cnnccl!:1li nell'una non potcvnno essere nccolti ncl!'nltra e ciò per un evidente «n1agior decoro, ed avanzo» cli e11tra1nbe 5 ~. Per quanto rigunrda i rapporti con il 111onclo ecclcsinstico essi nppaiono ben saldi per i forti lega1ni che la conrraternita aveva con la parrocchia. Dal suo clero esce sernpre rassistentc spirituale ossia il cappelb1110 del l'oratorio. La non11ativa sull'elezione dell'assistente spirituale, presente ne!!n prin1a stesura degli statuti, non eon1parc in quello del 1613 confennato nel 1747. Ed è proprio tale assenza n_ cleten11innrc il sorgere cli una controversia all'interno della confraternita)·1. Nel I 747 i fratelli co11testilro110 l'elezione ciel cappellano da parte ciel governatore e suoi assistenti, pretendendo che essa spettasse n loro. In quclln circostanza si ricorse alla corte vescovile di Catania. La decisione stabilì clic l'elezione spettava proprio alla dirigenza della conrrntcrnit;:1 sia perché questa era la prassi solitn cli tutte le confraternite, sia perché così seinprc s1 era proceduto «da! principio della fondazione» con1e si vedeva in u11 atto ricognitorio del bencriciale Nicolò Toscnno nel ]Ll58: per i! servizio divino i rettori potevano ordinare a loro beneplacito qualunque presbitero avessero voluto (e 30 [hisJ). Le disposizioni riguardanti gli ecc!csinstici diventano puntuali nei cnpitoli del 1783, che hanno l'approvazione dcl viceré (_'araceiolo. Per un verso non s1 pone lin1ite nlla presenza cli ccclesiastici 55 , perché possano godere cli :>.:Tale capitolo ovvi<1111enlc 11011 cn1 presente tra quelli dello s1att1!u nriginario. ~.i Nei cnpiloli dello stuluto dcl 1783 11011 co111pnre alcun rircri111c11lo allll co11frntcrnili1 tk::I :-;nnti:-;sin10 SaL'rnrncnlo.

~ Nello sl<itulo dcl 1783. ul e 25 circa l'clc1,io11c del c<1ppclln110 si pn:sc1·ivc di osservarsi «la coslu111n117a e 11011 si 1-ìlccia 11ovitù alcun<111: il che n1pprcscn!a u1w snlu;1.in11c snlo111011ic<1 dcl problc111a. '-'Il lcnninc usuto per loro 11011 è di fratelli «canln!iJJ. nm di fratelli ((<lrrollati)). Potevano arrollarsi solo se di ctù inferiore ;1gli unni .:JO e si dovcvu farl'. una labcll<1 con i 110111i; loro dovere cn1 celebrare o far cckbnire le 111cssc per i fratelli dcJ'unli cd :11111ot<1rlc 111 u 11 <1pposilo libro (parte introduttiva e e 2Ci). 5


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;\4atteo Donalo

indulgenze e suffragi della con1pagnia, per altro si i111pediscc che possano partecipare alle elezioni ed «investire veruna carica». A sottolineare la loro presenzn di guide spiritun!i, dal loro nun1cro la confraternita sceglierà il cappellano, il confessore, cd il direttore per la n1editazione ccl istruzio11c, n1a viene ribadito che in occasione delle elezioni non v1 _;s1a «Jncerenza cl' ecclcs iast ici». C~oncretaincntc però l'ingerenza nella vita della confraternita non potcvn non esserci, vuoi per !a situazione a111bicntale e strutturale, vuoi perché ;;li clero dovevano di necessità rivolgersi la quasi totalità dei confrati data anche !a !oro condizione cli «Ìnalf-~1beti». Fino alle soglie de! XX secolo buona parte dci governatori cd a~tri ufficiali 11011 sa scrivere: per firrnare delegano i sacerdoti della p.:11TocchiaJ<'. Cosi, volenti o nolenti, si trovano in una situazione d'inferioritù rispetto al detentore dei libri, che gestisce l'a1nn1inistrazione contabile della con rraternita ed è scrnpre un sacerdote. il l~1r parte delln confì·atcrnita co111portava n!cuni i111pegni alln cui rca!izz<lzionc il confì·nte era tenuto al fine di conseguire gli obiettivi che si volevano raggiungere e che erano di ordine sia spirituale che n1aterinle. f\ssicurarsi !a salute dell'ani1na era il prin10 degli obiettivi spirituali. A questo n1irava110 g!i atti devozionali dci fì·atelli e novizi, quali le orazioni e le penitenze ogni do111enica 1nnttina in chiesa per chiedere ln rc1nissionc dei propri peccati (e 15) ed in particolare l'obbligo di venire a fare le orazioni delle quarantore i! giorno della don1enica di passione e pregare Dio, la Madonna es. Nicolò (c ! 7) e !'obbligo il giovedì santo di vestirsi con i sacchi cd andare processionn!111entc a visitare i sepolcri, pregando Cristo Signore e la sua Santissin1a f\!Iadre l\1nria (c 30). A questo n1iravano In confessione e In con1unione che dovevano avvenire alf)interno della stessa coinpagnia, co111t' pure la visita di luoghi pii in occasione dci giorni festivi, la partecipazione agli esercizi spiritua!i 57 , i! non parlare in pubblico nnche trn conf-ì«1tclli circa

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' I nunH.:rosi doeu111enli noturili di vario genere. presenti 11e11·archivio. recano quasi lLJlt<l la dicituru: «lo sac ...... ini ho sottoscritto di volnnlil di det1o govcr1rnlorc ecc. per essi 11011 s;1pcre scrivcn~>> . 7 .'i l,)utili russcro specilìe<1111ente gli esen.:i?i spirituali. nl di lù dcl lenni11c generico. non vic11c precis<1lo 11é 11ello sla!uto, né nei diversi ciuinterni elle recano gli f:"serci::ii ud infra da prof!icarsi d({l/i ji·atelli dcl /'encruhilc ()rutorio di .s·. .Nicolò cit. (vedi nolu -15). T1i!i esercizi dovevano pn1licnrsi 11elln notte delle do111e11iclle dal pri1110 di sèltc111bre sino <1 pusqrrn: queslo era il periodo in cui la m<Jggior parle dci confrnti era in pncsc: nelln s1<.1gio11e prin1<1verilc ed estiva n10Jti di luro per 111olivi di l;1voro vivcvt1110 in ca1llpag11;1. /\ tal proposilo ricordirnno che nel Sctlecen!o oltre che ti inaggio s. Filippo si J"es!t:ggi<lV<l per «<l11lichissin10 coslu111c>> ;111d1e lu pri111a Uon1cnic<1 di sellc1nhre in conncssio11c con i! ritorno dei «1nassnri» di Aci S<rn Filippo dni lavori neli<1 pi<1nn di C;llaniti: era q11csltt la «l'csla gn111de)) (cfr IVI. DONATO, /,u /JJ(/f/'ÌCI!, cii.. 108-109).


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Le antiche cot?fì·aternite de/fu 111a1rice di Aci S'un f-ilippo

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orazioni, penitenze e quant'altro attenesse alla con1pagnia (c 29) , !a presenza al le processi on i. La pron1ozione delle opere cli carità, la partecipazione alle opere di 111isericorcJia avevano inoltre, di converso, il consegui1nento di obiettivi anche concreti. Assicurare agli altri un'assistenza nei 111on1enti di bisogno, quali la 111alattia (c 11) o il trapasso, equivaleva ad assicurarla a se stessi. In caso di n1a!attin, il governatore con un consigliere visitava il 111alato, ed ancora ad aiutarlo erano i visitatori degli infern1i n ciò dcstinc1ti e gli altri confì·ati: dni docun1enti si può rilevare con1c i! soccorso non era soltanto di ordine n1ora!e e religioso (esortnzione alla pazienza, invito alla confessione e alla co111unione), n1a assai spesso econo1nico. fn caso di niorte, il confì·atc sarebbe stato vestito del sacco della co111pagnia ed avrebbe ricevuto le orazioni di circostanza, poi tutti i conlì«citi vestii-i col sacco sarebbero andati a seppellirlo nclln chiesa stabilita. La conf'raternita aveva una sua sepoltura nella chiesa di San Filippo in prossi1nitcì dell'altare di s. Nico!a 5 '1 . Il lunedì successivo alla 111orte sarebbe stata celebrata una 111essa di requie111 seguita da altre preghiere per l'a11ì111a del clefu11to (cc I 1-12). Non era fritto obbligo ai confrati di seppellire def'unti cstrnnei alla con1pag11ia salvo che non avessero lasciato 6 t;:irì alla con1pagnia per tale ufficio (e 26). Tale ultima disposizione era modilìcata nello statuto dcl 1783 il cui capitolo 9 prescriveva: «Sono pure obligati i /'ralelli a seppellire gli n!tri niorti gratuitan1e11te, tulloché non Cossero fl·atc!li cli questa confraternita». f\~a si trattava di una disposizione disattesa. Curare la snlvezza del!'aniina co111portava 11011 solo vivere cristiana111ente, nia anche curarsi di essa dopo !a 111orte fisica. li che significava predisporre i suffragi per la propria anin1a e per quelle dei propri cari. F::11· celebrare delle 111esse di suffragio, i~1re elen1osine, istituire lcgnti o fonc1'1zioni per venire incontro ai bisogni dci poveri costituiva un i11sien1e di opere pie che procuravano la salvezza sia ciel destinatario che del destinante. Ed appartiene allo specifico inondo di Aci San Filippo il destinare talora n 111etù i legati alle due confraternite presenti 11e!l'1 chiesa: quella cli San Nicola e quella dcl Sanss Questa disposizione. dcl!nln da spirito di cautela, con co111purc nei capitoli dcl 1783, 1nentre ritorna consi111ill' ;il cip. 15 dello statuto dcll<1 co11rrntcr11il<1 dcl Sanlissirnn Sacra111c11lo. 1 -'' Si trova nella navata d..:-s1ra. Nel (}11i111cr110. cii. si ril'erisce di una «llllO\'<l>, scpol!urn agli inizi dcl J(i38. 1nn è certo che la confraternita gi<'1 pri111<1 disponevn di u11n sun sepoltura all"interno della chiesa. Nel 1817 in ocensionc dcll<i pnvi111e11tazione 111an1H1re;1 lì1 posta !a lapide con l'iscrizione: ((Qui le ossa i di coloro. che viventi I di S. Nicolò alli1 congrega i dav;_1no il nonic I 1817)). li c 25 vietn espressamente che si possa st'ppellirc ncll;1 sepoltura della conrralcrnila altri che non sia confratello. con la soln cccczio11c elci li gli di confratello di etù di 1nenu di dieci anni e dietro il pagmnenlo di 21 lari. JI governatore che avesse co11lruvvc11ulo <1 lnlc disposi1.io11c sarebbe slalo ri1nosso dl'l suo ufficio. J";_1k norniativa così res!ritlivu, che con ogni prohahililù si deve al!'csiguilù di loculi disponibili. non conipare pili nello statuto del !783.


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lv!otteo Donalo

tissi1no Sacra111cnto. In taluni casi il reddito dei lasciti era destinato altcrnntivan1e11te negli anni alla conf'raternita ed alla chiesa. 'J'ra i con1piti dei fratelli, di pnrticolarc in1portanza era la questua che doveva essere effettuata dn due fratelli senza sacchi la sera della do1T1cnica. La procedura prevedeva che i fratelli chìa111ati 8 tale co111pito all'interno della città fossero eletti i! sabato prcccclcnte, che i loro no111i fossero registrati in una tavoletta cli 111odo eia assicurare la rotazione, che consegnassero il denaro raccolto al tesoriere, infor111andone il governatore, che avrebbe curato !a registrazione delle SOllllllC. Nello stesso C8pitolo si nl espresso divieto che frntclli o officiali potessero tenere denari) robe, scritti, o quant'altro fosse pervenuto alla co111pagnia. Per chi avesse contravvenuto a tali ordini si prevedev{l non solo l'espulsione, n1a anche per il fìituro il divieto di rientro (e 9). rf'ra gli obblighi di con frati e novizi, è dn segnalare i11rinc il pag;-1111ento di grnni 5 111e11sili per il 111antc11in1ento della con1pagnia (c 23/' 0 . Ciò che rosse sopravanzato, l~1tto l'annuale bilancio trn introito ed esito, doveva essere consegnato al tesoriere per i bisogni dcl!n con1pagnia stessa. A rigunrclo lo stntuto del 1783 prcscntn due novitù di rilievo. Il pnga111cnto dci grani 1nensili era ridotto eia 5 a 2, 111entre il dcnt1ro che sarebbe avanzato dai conti di introito cd esito doveva contribuire fino nel onze 6 annuali per il 111n11tcnin1cnto di un ragnzzo al scn1i11ario: se sopravanzava altro nncon.1, era da destinarsi per intero «in aiuto del!a f-~1brica della 111atricc chiesa» (cc 20, 26). Tra le n1a11i/Cstazioni pubbliche le processioni, avevnno una rilevanza grandissi111a. È in tali occasioni che !a conf-ì·ntcrnita diventava una prcsc11zn pubblica tangibile, potcvn fnr sentire tutta !a sua in1portanza nc!l'n111bito non solo p<1rrocchia!e 111a anche cittadino, sin per la sua posizione nl!'interno della processione, sia per il nun1ero dei co11fn1ti pnrtccip::inti 61 • l'ra tutte le processioni, quelle dcl (~orpus Don1ini, del sabato snnto e della don1e11ica di pnsqua erano oggetto di due capitoli dello statuto (cc 13-!iJ), n1entre non si L1 rilèri1ncnto a processioni in occnsionc clcllc restivitù di s. Filippo e di s. Nicola. L'nccon1p;:1gna111cnto della stntua del Cristo Risuscitato il snbnto santo dalla chiesa di Santa Maria della Consolazione a quella cli San Filippo e la do1nenìca dn San Filippo a Santn ìvlaria della Consolazione costituisce nel corso dcl Cinquecento e dc! Seicento uno degli appuntan1c11ti pili signiricativi della con1unitù civile e religiosa di Aci San Filippo<'~: si trattava di una <u111ti()Il Nei cnpitoli rifor111ati del !783 robbligo di pag<lllll'll[O i: di grani 2 (e 20). ul Alle proccssiuni si i11tcrve11iv;1 pure con lo stendardo della compagnia. Nel 1776 ne venne rcnlizzato 11110 nuovo per un costo di onzc 26.--1. l 9: lo stendardo chl'. ci è pervenuto è dcl 1908. 6 ~ C)unnclo sul finire del Seicento ad opcrti elci cappellani deliri chicsn dcllu Co11solt1i'io11c si npporluro110 111odifiche dd!<1lc dai nuovi tempi si ebbe un<1 l'orle opposi;:ionc da p<lr!C dcl clero e delle co11frntcr11itc di Su11 J·'ilippo (crr c·111/ia11a delle SCl'iflllf'i!. cii.. ir I I r!2r). ;-\ risolvere la co111cs11 11011 b<istnrono gli i11lerve11li dell·autorilcì clioccsnnu. 111t1 si frct'


Le {fl1fiche cot1/ì·ater11ite dello 1natrice di J/c;i San f"i/ippo ~~~~~~

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ca consueluclinc» che vedeva assie111c i confrati delle co1npagnie di San Nicola e elci Santissiino Sacran1entor'·'. Essi dovevano partecip8rvi vestiti col sacco ed «andare con tutta quella 111odestin che si conviene»; po.tevano assentarsi solo per causa legitti111a. A! governatore era data J~1coltù di espellere gli inaden1pienti. rrra le periodiche specifiche 111anifestazioni a carattere pubblico, sono da ricordare la festa in onore di s. Nicola, con sparo cli «111asco!i», «folgori d'aria», n1usica, benedizione e distribuzione dc! pane 6 '1, la realizzazione cli un presepe all'interno della cappella di s. Nicola. Per quest'ultimo nel e 6 se ne sottolinea l:antica osservanza: il che per un verso riporta tale realizzazione tra le 111c111ifestazioni devozionali delle origini della confraternita, per altro verso tcstin1onia che il presepe dove' costituire un fatto di forte in1patto sociale, tanto che se ne curò la realizzazione rino alla fine dell'Ottocento.

3. C'o1?fi·uternila (/e/ S'anlissi1110 Sacra111en10

Quesl<1 seconda confraternita - che per secoli si trovò ad operare assie1nc a quella di San Nicola nell'unica chiesa parrocchiale cli Aci San Filippo - nacque per un preciso volere de! vescovo di Catania, Antonino l-"8raone, il quale in tnl n1odo si adoperava a che le direttive e le attese del c:oncilio di 6 '/'rcnto avessero reale e piena attuazione nella diocesi a lui afTic\ata :;. E che l'istituzione cli tale conf-ì«1ternita fàcesse parte cli un ben v,;1sto progetto religioso ccl ecclesialcùù ce lo testi111onia il fatto che subito venne aggregata all'arciconrraternitt1 del Santissin10 Sacra111ento nella chiesa cli Santa Maria della f\Jlinerva a Ron1aù 7 con breve apostolico del IO giugno 1.572, che si può considerare data di Conclazione della nostra. «In virtl1 di tale aggregazione, fu nobi!itnta cd nrricchitn questa nostrn confraternita de! cu1nulo inricorso anche ;11 tribunale della regia 1nonnrchit1 u P<llcr1no. i\11cort1 nel 1697 la chic:sa di Su11 Filippo ollcncv<l che la processione della Consul<izionc si foccsse il lunedì di pasqL1tl (si veda pure IV!. DON1\lO. /"u 111u1rice. cil .. 109-112). 1 (' La processione è <1llcnla111cnte dcscrit1;1 per l'anno l(_i36 in D. l~Ell1\NU . .'-,'cri11111·c. cil.. 27-2g. (d Nel corso dcl Sellecc11lo veniva ((pt111i7.J'.ato)) il fru1ncnto ((raccollu t1·elc111osi11n <dia Piall<l» o 11llc !errcforli (cli· l.ihro d'i111roilo cd esifo dcl \'Clll!l'(lbi/e O/'(t/orio del

glorioso .\'unto ..\'ico!ò ne/fil insigne chiesu coll!!S!,i(I/(/ sotto titolo di.\'. Filiepo t!'.-/rgir1Ì 111od!'c e cupo di //!Ilo Juci. ( '0111i11cioto 11 fJl'i1110 gennul'o I 7 33. 1\PSI:. cnrp. 77. 11 l) Nell.()ltoccnto h1 clistribuzionc co1nprendevu p<lnc di se111oln per (<coccillnti» grandi e piccoli. pilllC di riore. ((p<lilC per palelle. lllilSCOlli» (l\l'SF. C<lrp. I\), 0 innovativi i11tcrvc111i del vcscovn 1:aruo11c nel territorio ;1ccsc si ' Sui 111olteplici vcdn JVL DON1\TO. Le chiese suc1·ann'11/o/i del li!l'l'itorio rii .·lei nel Ci11q11ece11to. in .\li!/Jlol'ie e re11rlico11ti del/ ·.. /ccude111iu degli /e/unti di .-lcirl!u/c. serie Il L 5 ( !985) 39-90. (i(> Si trattava dcllc1 risposta devozionnle del 111ondo cattolico alln messa in discussione dcl culto eucaristico ad opera dcllti rirorma protcs1<11Hc. 67 L"circiconrratcrnita romana crn stata rondat<1 da P<1p<1 tiaolo lii nel 1539 con la boll<1 /)0111i1111s 1Voster /es11s (,'/irislus.


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1\Ia!leo Dono/o

nun1erabi!c delle indulgenze concesse alla suddett8 confraternita della fvlinerva [... ], le quali indulgenze distinte si leggono nel libretto n1anuscritto dcl rcv. cappellano f). Sebastiano Finocchiaro sotto !i 3 setten1brc 1585». Purtroppo il libretto del cappellano Finocchiaro non è stato eia 1101 rinvenuto nell'archivio parrocchiale, né ci sono pervenuti i capii-oli originari della confraternita, noi disponia1110 della redazione approvntn e confcrinnta dal vescovo Corrado [)coclati Moncada «in discursu visitationis» ad Aci C(ltcna il 22 settembre 1774 6 "ll pri1110 111arzo 1722 si stabilì una nuova aggregazione tra la nostra confraternita e quella di Santa Maria degli Angeli eretta nella chiesn di San Sebastiano in Acireale 69 . Scopo dichiarato di tale aggregazione era un «n1nggiore accerto del culto divino, esen1pio dcl popolo ed n1npliazio11e della carità cd an1orc fraterno». In base a tale spirito di «unione in caritù» ogni confì·ate poteva partecipare alle funzioni che so!evano félrsi in ciascunn congregazione, offrendosi altresì la «fr1coltà di poter escrcitnre l'oftlcii spirituali reciprocan1cntc e portarsi processionnlinente quei nella nostra confraternita e noi nella sua» 70 . Nel 1769 il cnva!iere Giuseppe Scarfellito lcisciava alla confrnternila una sua casa, che in pochi anni veniva 1r,1sfon11nta in cappc!!a 71 , poco distante dall'oratorio di San Nicola, nell'attuale via Sant' Anna. Nel 1772 er<1 COlnpJetata di nJtare e di «Scalonata» d'accesso: Llll anno dopo, i! (:orpus Christi, era festeggiato di sera con lo sparo di «50 111ortaretti» davanti Li 72 cnppe!la nuova , 1nentre lo stendardo poteva fregiarsi di una pesante croce d'argento. Nel 1815, in occasione della pavin1cntazio11c 1nar111orca della ~ <)uìnlerno con copcrti1w c<1rlona1n staccata con due n<islri verdi per la cliit1surt1: \lilli i fogli scrilli l-1'1) sono vicli111ali dal visto dcl giudice (jiuscppe Co11tl11c!la {i\l'SI.-.

6

or

C<lrp. 58. l>'J

11

I 0).

Una copin dell'aggregazione, di cui nl e 2 1) dello statuto. si lw nella carpcll<l cl.

11

!8. Nel contrntlo di aggrcgt1zio11c stipuluto presso il 11olaio Fr;111ccsco Sc111i1rnra di i\cin:Hlc quella uccsc 2 chi<11n<1lr1 tll'cico111'ra!crnitn: il conln1llo doveva «perpetuo 11:1npon:: unire congreg<1lio11cs predicl<lSJ>. 70 Di p<ll'licol<irc rilicvo la parlccipazione nll<1 processione in ;\circnlc nel ! 749 in virili d'nrdinc dn10 dal vicario generc1k ;\ndrea Vcnwgt1!lo {c 29). Nel /.ihro d'introito ed esito della \'e11er11hile co1!fi·r1ter11itu del ,)'S. 0 Sugro111el/to ili q11est11 :\!otricc ('/ift'Sll Insigne ('ollt'ggiuto di Aci.)'. Fi/ij)po, 170-1-17-19. n1s. (Af'SF. carp. (il. 11 1). nll'anno 1749 si leg!,!c: «Noia per 111c1nori11. 111 questo <111110 lulli li l'rntclli di questa vener;1biJc Con(ralcrnitu si portnrono in .luci l{cnk. in processione, ncJl<1 chics<1 di S. Scbastiunn. sotto tilulo di Sa11t;1 ìV!uria degli Angeli aggregat<1 ddl<l Conlì«1lerniln <l questa per conlr<1llo. e col suaccc1111nlo nuovo ordi11c. conlinnatu 111k ugrega1io11c quali scritture si conservano nel In c<1ssa di scritture di delta Conlì«1ler11iln. e registrate nella nostr<1 corte spiritunJc)). 71 Venne così abbu11do11;1ln la vecchia cappella per la qu<Jlc no11 disponiH1110 di notizie. Solt<111to suppimno che in ess<l poco dopo il 1crre111oto. 1iel l'cbbrnio dcl 169.1. lii celcbrnt<1 una 111css<1 di ringr;:1zia1ne11to al lcrinine dclln processione cui avevnno p<1rlecip:1to clero e nobili callrncsi «Con llll quadro della gloriosu S. J\gnltl» (cfr ASl)1\. buslu .10. C<ffp. 6. r

367). n._

()ggi la della cappella 1111ovti. che subentrava a quella ciel Seicento. 0 dirocc11t<J.


Le anliche co1?fi·aternile della 111atrice di //ci San Filippo

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chiesa, fu risisten1ata la sepoltura dei confrati situata nella navata sinistra 71 . . presso I , a I lare eIe ll'A nnunc1az1onc ·. Fino alla nietà del XIX secolo la confraternita è stata abbastanza presente nel territorio 74 , continuando ad avere nuovi proseliti fino alla 111età elci secolo succcssivo 75 . f\lla orn1ai essa «vive di vita anen1ica» 711 , il nu111ero dci confrati è scn1pre pili csiguo 77 , già ne! 1938 si pensava di vendere la cappe!ln . 78 de 11 a congregazione . Nel 1951 cm eletto l'ultimo presidente. Poi più nulla.

Era particolare privilegio ed onere di questa con1pagnia l'acquisto dell'olio per le \an1pacle dell'altare del Sacran1cnto e clcl!a cera per l'acco111pagna111c11to nel!e processioni. J\ tale scopo, giù nel corso del Cinquecento, si era costituita una «lun1i11aria» che nei secoli successivi venne nel iclcntiCicarsi con la confraternitn stessa, tanto che nella docu1nc11tazionc appare consueta l'intestazione «Lu1ninaria sive confraternitas SS.n1i Corporis C~hristi» o se1npliccn1ente «Lun1inaria del SS.1110 Sacra111e11to» 7'J. Essn oltre a con1prare «la cera bianca lavornta», l'olio per le «lan1pc» ed i «la111pado11i» 80 rorniva alla chiesa la «tnaiorca» (farina speciale) per le ostic .

7 -' Per la nuova lnpidc vc1H1c dcllal~l In seguente iscril'.'.ionc: «lJrn<l Cu11rn1ln11n. cl Sororu111 I Snnctissinii St1crainc11li I cuius din1idiu111 loanncs Spalaro I gubenrnns liane sacrnm !~uni- I li<11n prupriis su111ptibt1s co11s1n1- I xii unno salulis 1751 et I novo !apici..:: ornalu nnno 1815». Come giù si è visto. lt1 conlì·ateniil<l di St111 Nicoln il\Tcbbc ri1111ovato la lnpidc due <11111i do~)O. 1nu11 111n110 che proc..::dev<1 il lnvoro di pnvi111enlaLio11c. ~/\gli inizi dl'l secolo. parlccip;111do alln spcs<l per la costru;;.ionc clclh1 cappclh1 runerariu dcl In conl'ratcr11irn di San Nicola nel ci1nilero cli !-\ci Catcn'1. i con frati acquisivano i I diritto per sé e la propria n1oglic nd essere tumulati in tale cnppella. Perlodican1c111c la confraternita dcl Snntissi1110 S;icran1enlo clnrù dei contributi <l quella di San Nicolò per lavori eseguiti !lell<l ctippclla dcl ci111itero. -' crr Libl'O de//iji·atel/i e 110\'i::i de/fu COll/j_ì(/,lj)licl del SS.1110 S'ac/'(/llU!//(O in questa 111ud!'ice Chiesu Collegia/11 d ·.. Jci S. Filippo j(1tlo in q11est '011110 1786. 1ns. (J\l'SF. curp. 58. ll .S): il quinterno. 11011 nu111ernto. <lrriva all'anno 1858): curp. 58. l'ogli sparsi. Nel 1888 si potcv11110 conl<irc u11eora 5:1 co11frali. 7

7

t>

Nel 1912 il pnrrocn J·'ilippo l·'inocel1inro unnolavn che r;ire volte cssu prendcv<1

p<11h:: alle l'unLioni e 1nancav<1 di 1nczzi <1degunli. Jnollrc i con frati 11011 volcvnno pili vestirsi di sncco (dì· fhid. cnrp. 82. 11n 9. IO). Nel 1913 le proposte di 1nodillchc clcllu slalulo per rivitalizl'.'.arc il sodtilizio non ha11110 alcun seguito: 11ell 'i11ventario degli oggclti sono segnati: un crocifisso d'oirg:e1110. tre pi<111ge d'argento. un coppo c1·argl'.11to. uno stcndnrdo rica111ato !11 oro {ihid. carp. 58. fogli sparsi). 77 Nel 1915 l'elenco dci confrati elle IH111110 diritto alla inu1na;;.ionl' nella lo111b;1 conH1ne colla conrralcrni1a di San Nicoln conlii::11c appena 19 non1i (ihid.. carp. 58. J'ogli sp<ll'Si): dagli a1111l venti ai quur;111ta sono poco pili di una decina. nel 1950 in u11 vuno 1c11la!ivo di ripresa si co11la110 nncoru una vc11li11a di confr<1li. 73 Jhid. carp. 58. rogli sparsi. n Per qunnto riguarda In deno111i11az.io11e dcl sodali/.io ricordian10 che nel corso dcl ·600 e '700 vengono i11dir!Crc11lcn11~11lc usate le dizioni «co11frntcr11itns SS.1ni Sncrrnnc11ti)) e \(conrr<1lcr11ili1s SS.111i Corporis Chrislill. w !\l'SF. carp. 28. n l. 2!. 27.


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1\//af/eo L)onalo

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fino alla rine del Settecento la confraternita attraversò un periodo assai florido. Rilcvnntc i! nuinero dci soci, rilevante il nun1cro di lasciti da p8rte di tutti i cittadini per i! 111811tcni111ento del culto 31 . Non solo !a Cì-iuliana in

brevi delle Rendile dello Luminaria e dello Confi·aternita del SS //W Sacra!llento e/entro la 1\dotrice (.'/desa (/ella citlà lii .laci S'. fi'i/ijJfJO. l)ri1110 sette111hre 1708-::u_, 1na anche il volu1ne della CTiu/iano e/ella 111africe C'hiesl/'' 3 in

gran parte sono costituiti da originali o copie cli atti not8rili (censi, don;:1zio84 11i, soggiogazioni ) a suo favore. l~alora i legati erano soggetti a clausole particolari quali quelle che destinnvano delle so111111c al fine di provvcclerc nl . . . . n1t1tr11no1110 cli ragazze orfane -. Conte111porn11ea alla «lu111inaria» si sviluppò ]'«()pera clcllc f\!lesse cle!la conJ"rater11i1a ciel SS.n10 Saeran1ento» 8 r'. Verso il 1680 tale opera si !asciò e parte del deposito s'applicò alla fatturn del nuovo organo della chiesa. essendo allor8 vicario Erasn10 Scalia; ne! 171 l venne riprcs8 dn! can. J)a111iano Reitano 87 . Per detta opera ogni tinno si doveva crenrc un apposito te8~

'~ 1 CL1!ora i retlori pro 1e111pore della lu111i1wrin sono no111i1wli ((hercclcs univers<lies>, di lasciti o censi <«1d effect111n 1..·111cndi ceram pro lu1ni1wria predicti S.1ni Corporis Christi)) o <(pro e1nptio11e olei pro la1npnda SS.nii S<icn1n1c11ti». E questo per la rc111issirn1c di !lilli i peccati dcl do11anlc. s.: 1\Psi:. carp. 27. 11 5. L,1 C7i11/io110 oltre <illc rendite elenca ((diversi lcg<1li con J'esplicalioni e prove delle loro possessioni eo11 cfllnici11 e diligenza riccrcntc cl CS<1111i11~1lc da mc D. Lh1111in110 Reitann Cnppc!lu110 e Dc1c11101T d'ordine dcll'!ll.11H1 e JZev.1110 D. i\11d1·c;i Riggio Vescovo di Catania a prinin scttenibrc. 2a inditione. 1708». Il registro riYcstc <llH:on1 gr1111de in1portt111za d<i un punto di vistn storico per i nonii nnticlii delle diverse Jocalil<'t e pc1· 1<1 i11divicluazio11c delle 111edesi111c. 1 '~ 1\l'SF. rr. !-627: e<irp. 26<!. 3 ~ [ssendo oggi c;1duu1 in disuso e sco11osc1uld J,1 so12.12.1ogdz1onc se ne ol'frc u11 escnipio. Nel !730 <1vcntlo una certa famiglin bisogno di 1rc 011ze per i suoi negoz.i. non trov;1 111iglior 111odo se non vendere o :-uhiugare tarì quullro ;11111uali e quelli imporre :-;opra i lorn beni. I rcllori dclhl confrnlcr11ila con1pra110 clclli lilrÌ quntlro orfrcndo ali:1 ni111iglia le Ire (lil/'.C per riscatto dei lari. Presso il nowio la Jiuniglia vende e soggioga ai rettori (che co111pn1110) i tarì quallro. assegnando in garan7ia un suo bene in11nobilc: in pnri te1npo essa prorncllc di co11ti11t1<ll'C a pngnrc al rcltori wrì quuliro in u11'u11in1 solul'.ionc <1111111alc. <1u11111i fult1rn te111pore>>: ciò per p1TLLll delle tre onzc clic ha ricevuto in nionctn d'nrgcnto d<1i n~ltori. Dopu il termine di 9 a1rni la fa111igli<1 o i dìscendcnli possono risc\lll'drC e ((infn111chirc» i !urì d"JI polere dci rellori. lnfolli questi ultinii con la rcsliltuinnc delle tre on7c in arge11[() sono 1c11uti a lìir allo di rivendila e ca11ccll<1re il passntu conl1«1llo. 85 Così ad esc1npio nel (jui11ter110 dello li.!guto dcl (11101ulo111 1-'uolo l)rn·ì (!/ius Ferrr11·u. 1622 (C<ll'p. ICJ. n (1). !.a ((!.t1111i11nriu sivc cnnfrntcrnitas» :icccll<l11do s·in1pcgn<1 c/iç parlè della renditn del lcgnto serva a «1111bcrc una1n orplrn11<1111 virgi11e1n». ,% Cfr Hegistro delle !'Cl/dite et 111011/is Ue11do1111·ii dc!lu confrafi!l'llifu del .)'r111Tissi1110 Sacra111c11to dcllu ..-\l11tl'ice !.:..'ccl!.!sirr di Sa11clo l)/1ilippo della cif!IÌ di .Jaci ./ullo /)(!!' 111e notuio Fru11ccsco Russo detc111pto1·c di /ihri d'online dello ///.1110 e l?e\'.1110 /)011 .Jounne di J'orre.1· (issorio, \'l:'sco1·0 dc//11 ('it1à di ('01011iu 11e/J'u11110 /'/ i11di~io11e I().:.'_? . .!\PSI. cnrp. 27. 11 2. s7 !Jbro nel q1111/e si dc1'e adnotarc 11111111a/111e11te /'introito, ed esito de//'(J;1en1 delle 111esse i!l:'!!a Co11jì·o1c1·11ilu del SS.1110 Socrrr111c11to dentro lo Chieso :\!otrice dc/fu Cittrì di .luci s. Filip/10. lllS. (ihid .. carp. 61. Il J). re 1-3. Sono lllllllCl'<lti solo i fogli ini1.it1li.


/,e untichc co1?fi·a1ernite della 111atrice di Aci San F'il1ìJJJO - - - - - - - ··---·

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soriere, ed un procuratore che doveva essere seinpre un sacerdote ed il cui con1pito principale era la riscossione della quota n1ensilc'~ 8 . Nel 1783 si conclude il Libro r... ] dell'Opera delle messe[ ... ] «Stante l'hanno abbandonato tutti !i ascritti per l'ordine viccrcgio cli sospendersi li Monti>;. Benché n1a11chian10 cli registri e di verbali cli adunanza 8 'J, dai due libri di introito ed esito pervcnutici 90 è possibile 11011 so!o seguire l'attenta gestione del povero patri111011io, il puntuale rinnovarsi delle cariche, 1na anche ricostruire il legan1e del sodalizio con la parrocchia (talora vengono destinate so111111e per la fabbrica della cliiesa'J 1 ), i! suo partecipare cle!la vita della con1unità paesana (i legati cli frequente presentano clausole a vantaggio dei bisognosi), ed in generale il suo concreto porsi nella rea!tù cli ogni giorno (i11 occasione cli cala111ità, quali carestie e terren1oti, il_ diritto di censo o interesse viene spontnncan1entc disca!ato, ossia abbassnto) 92 . Se gli introiti da!lc 111esse, !'esazione dei vari censi'n, le periodiche raccolte cli «c!en1osinc cli coppo» in particolari giorni (pasqua, s. rilippo, ecc.) non !a differenziano cln quanto accadeva nelle altre co11sin1i!i confraternite, il «lì·u1ne11to della piana o delle terre forti raccolto cli eleinosinn», con1c anche i! n1osto, i! vino, l'orgio (orzo) i ciciri (ccci) ci dicono dello spirito cli caritii di una società 5;trctta111entc legata alla terra, e così pure la «seta raccolta di clc111osina» ci tcsti111onin !a presenza di un'attivitii un teinpo floricl;1 nelle I I tutto sco111pnrsa 'J' . contraeIe acesi. elI oggi. le Ed appartiene ancora allo specifico n1ondo cli 1\ci San Pilippo il destinare <'l 1netà i legati alle confrnternite cli Snn Nicola e del Snntissin10 Sacra~ 88 l conrratclli ascrilli nl n1onlc pngavanu gnrno uno nl mese se in dù in!Criure ai ·15 nnni. se superiore gi-m1i d11c. Cìli esiti dcl 111011tc erano costituiti sopr<11!11!lo ll<illc 111csse per i

confrnti del'unti. 9 ~ !Jcr l<l presente confralernitn 1nanchia1no di tulla quella serie di doeu111c111i relativi n)l'()l!ocenlo cd <li Novl'ccnto che ci sono pervclluli per la confraternita di S;111 Nicol<L CJu libro i/'inlroito ed l.'silo / ... / 170./-17./9 cit.. Libro d'introito cd esito dello I 'enel'oh/lc ('oqfi·o1e1·11itu del.)~)'. 0 .)'ug,.0111c11to in questo ,.\latrice Chiesu lns(r;ne Co!!l.'ggiatu di .luci S Fi/1/Jfìo. 1750-1786. 1ns .. 1\PSF. C<ll'p. 61. 112. !·:sislc t111che 1111 terzo più tardivo libro. clì· N.egislro d'i11/roilo f'd esito de/fu co11grcgrcione dr! ,')',')'.1110 ,)'ac1·r1111(!1J/o 187]/(_)(}8. ihid .. e;1rp. 58. 11 5 (fogli non nun1crali). 'JI Nel 1598 il vescovo ordina ai rellori dcll<1 co111pagnia che «clclll' 30 0117.e a111H1uli nsscgnino ai 111<1cs1ri d·open1 on7_c dieci per i rip<iri della chies<llJ. Cfr N.cgistro delle !'endill.' cit ..

r.

19. ')}Si Vl'da a ri!_!,uardn ai

rr 9v. 158r dcllu (ìi11/it111a de//({ 1\latrice chfl.!SU cit. l;onti di reddito cr<lllO le case. vigne. ginrdini ricevuti 111 ereditò e che vcniV<lll() ;1llillati o i11g;1bellali. ed u11eon1 i capi1<1li di rl'nditc cd i rrutti delle n1edcsi111c. Tali risorsl'. i 11 vero. 11011 dc1cr111inaro110 1n11i un uccurnulo di ricchezza che consentisse lllltl qunlchL' tranquillilù: hi vila eco110111ica app<1rc Sl'lnpre slcn!nl<L 'J.I (d\t!i sono i11tr:1ti dell<1 scia n1colta di elen1osi11a per !o SS.1110 Sagrn1ne11lo onzc 1.1.0. (l(i,11))): <d'Vli so11n cntn1ti onzn 1.3 per lo pre7.1'.0 di tnrì 3 di sita rncolta di ck111osi11u porlal<l 11clln chil'sa (1644)ll, cfr Q11i11ter110 del/i i11troito della con/i·o/crn/tu dello S.\'.1110 Sacra111cnto di la Ecclesiu 1\latrice di s·. Filip/NJ del/'an110 2a i11di::io11e 1622, f\l'SF. carp. 27. 3. '!i


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1\!la!teo Donato

111e11to o altcrnativan1ente negli anni afl;:1 confraternita ed a!la chiesa. ACfiorano anche particolari espressioni di devozione di cui non si sa dare spiegazione, con1e quella a s. \ltdentino, che aveva un suo altare nelln cappella della confraternita e la cui festa annuale si solennizzavtl con suonatori e sparo di «n1ascoli»: una devozione 11011 supportatn dalla presenza cli iniracolosc reliquie e che cli colpo sul finire dcl Settecento scompare. R_elativaniente ,i]J'orclina111e11to interno della conJì·aternita, 11011 sappian10 cosa disponesse lo statuto originario. I capitoli approvati nel I 774, pur con !e dovute differenze, presentano inolti punti di affìnitù con quelli della confraternita di San Nicola nella redazione approvata nel 1783 ed è ovvio ipotizzare nella loro stesura una reciproca innuenza. Circa !)estrazione sociale dei confì·ati, non co111parc alcuna cl(lusol<l: (l!lclie se (li cc 5, 26 si fa rifcri111ento alle «sorcllc» 95 , in reali-~ il sodalizio è costituito da soli uon1ini cd i11 ogni caso !e successive disposizione governative dcl 1783, lin1itando il nurnero degli «arrollati» (l I 00, prescrivevano anche che non si potessero «ascrivere donne». Molta attenzione è rivolta ai novizi e alla procedura per riceverli {cc I, 2, 3, 7, 8). Per essere n1111nessi co1nc fratelli bisognava aver cornpiuto l 8 anni, l~1tto aln1eno due n1esi di noviziato, cd infine approntare l'abito della co11Cratcr11ita 0 < viene espressa1nente ribadito che la confraternita non poteva accogliere giocatori, bestc111111iatori, usurai, concubinnri, scandalosi, vagabondi, né t<:fnto 1neno chi era stato espulso eia altrn co11Cralernita. In caso di possibili contestazioni !a votazione per !'i1111nissione si doveva fare «ad aurcs del padre cappellano, il quale noterà in scriptis i voti affinnativi e negntivi». Se nonostante l'attenzione fosse stato inllnesso qualcuno che poi <<travisasse dalla legge divina» era con1pito dei tì·atel!i cercare di recuperarlo ed in caso di ostinazione denunciarlo al govcrnalore per cancellarlo dalla confraternita (e 25). Unn volta anllnesso, il frale dovrà osservare tutte le regole della confì·aternita, perché esse non sono rivolte ad altro se non al culto divino cd alla salvezza dell'a11i111a (c 30), sforzarsi di sollevarla e «sen1pre pili augun1cntar!a», fino ad «affatigarsi per questuare l'elen1osina da tutti li devoti» (c l 4 ), cd ancora 111nntenere un estre1110 riserbo sugli nfCari e sulle disposizioni disciplinari interne clclla 111edesi11111 (e 15), e sempre inclossare l'abito dell'ubbidienza di fronte al governntore, riconoscendo in lui e nel cappellano, in caso di controversie, i giudici giusti ed a111anti della pncc (c 24). Circa la possibi!itù di iscriversi ad altre confì·aternite, non si pongono !in1iti escluso quello di rivestirvi delle cariche e di «godere di voce attiva e passiva»; il che vn!eva anche per gli iscritti ad altre confraternite che volessero essere a1111nessi in questa (cc 9, I O). Con1paio110 pertanto le stesse di1

;

'

15

%

San

Pure nella lapide scpolcr<ile si Ji.1 rìfcrimcnto nel esse. !! ceri111011i;1k di vcstìLione dei fhllclli era identico a quello dcllu confra1cr11il<1 di

Nicola. con la sola cli!Terenza che tlon si svolgeva presso l'altnre di questo santo.


Le onliche col?fì·oternite della 111utrice di //ci Son f"i/ip/JO

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sposizioni presenti ne!lo statuto della confraternita di San Nicola, anche se non si fa n1e11zio11e diretta di tale confraternita, né tanto 111eno si f'a divieto di iscriversi ad altra. «Servire 1naggiorn1cnte a f)io» e «Vivere unito con Dio» sono gli obiettivi che ogni confrate si propone c per raggiungere i quali dovrù «intervenire ogni clon1cnica la sera all'oJTicio ed esercizi i spirituali» (c 11 ), confessarsi e con1u11icarsi «allo spesso» ed in particolare ogni prin1a don1cnica di 1nesc (c 12), «intervenire nc![a confi·aternita ogni terza do111enica di 111cse, e per tutta l'ottava dcl Corpus Do1nini [... ] cd ossequiare processionaln1ente a S. f). f\/laestii» (c 13), indossando sen1pre l'abito spirituale della n1oclcstia e della clcvozionc. Quando un fratello n1oriva, l'abito che aveva approntato al suo ingresso nella confì·aternit8 (c 3), passava di proprictil delln 111eclcsi1na. In cnso di disposizioni in contrario gli credi dovevano o apprestare altri abiti o pagnrc 12 tarì che dovevano servire a f-~1re altri sacchi (c 4). I fratelli, vestiti cli sacco, dovevano acco111pag11arc la bara in processione e col croceflsso (c 5). La clon1enica successiva alla n1ortc, i frate!li avrebbero recitato l'officio dci nioiti, applicélnclo tutte le preghiere e penitenze in suffragio del\'ani111a del!iestinto, «notando il nonic de! 1nedesin10 nel libro a parte de' fì·atelli defunti» (e 16). Se un estraneo voleva f~1rsi fratello in punto di 111orte, il cappellano cd il governatore erano liberi di "cantarlo" chiedendo soltanto l'clc1nosi11a d'una onza per In confraternita (c 7). Nel caso che un f-ì·ate[\o stando inlènno «provasse estre111a 1niscria», i due visitatori degli infenni, oltre a confortarlo spiritua!111entc, erano tenuti .:1 rivelare il bisogno de!l'i11fcrn10, invitando gli altri fratelli a soccorrerlo, e se rosse cli bisogno questuando essi stessi per quanto richiedeva la povcrtcì e la malattia del fratello (e 22). Alla guida dell8 confraternita era preposto un governatore, che in ogni decisione delicata vcclian10 per statuto doversi avvalere della collaborazione cli due consiglieri. Alla loro elezione interveniva il vicario di Aci San Filippo con il co111pito di ricevere «li voti ad aurcs» e poi trascriverli. Il più votato era eletto governatore; g!i altri, a seguire, acccclev8no alle cariche cli pri1110 e secondo consigliere, cancelliere (c 17). L/e!ezione dcl sagrestano, portinnio, 1naestro dei novizi, «stendardiero», «crocefissiero» e elci visitntori degli 1ntern1i si ellettuava la doinenica successiva all'elezione del governatore (c 19).

Al vecchio governatore era data i~icoltà di dare «due voci» ne! caso che due non1inati avessero voti uguali (c 18); se poi restava debitore alla confraternita non poteva più accedere alla carica (c 2 l ). Il governatore, cui spettava tenere aggiornato ]'inventario cli tutto quanto possedeva la confraternita (c 20) e che di ratto era il depositario dei beni della 111edcsin1a, doveva col consenso dci due consiglieri curare !'in1piego


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1k/a/teo L)onato

dei capitali e spendere le eleinosine e f-ì·uHì cli rendite al rnantenin1ento della confrntcrnita (e 27). I! governatore, che i11sie1ne ai consiglieri ::iveva l'autorità cli espellere i fratelli che non osservnsscro i capitoli ed i rego!an1enti della confraternita (e 30), aveva pure !a ìacoltù di eleggere un sacerdote per cappellano. C'.0111pito di quest'ultin10 ern frir l'officio ogni don1e11ica, confessare, e /~1r da guicla spirituale; inoltre ogni priina don1cnica di 111cse doveva fare l'officio col rosario di requie111 in suffrngio delle anin1e dei fratelli defunti, ecl ogni seconda clon1enica chinn1are i tì·atelli che avessero n1ancato «per esan1i11;;11·si dall'ofTicia!i» (c 23).

4. ()JJera (/e/! 'associazione (/e/ Sanlissi1110 Tlialico

L'opera del!'associnzione del Santissin10 Viatico rappresenta un caso de! tutto particolare di nssociazionisino laico. Il 31 n1arzo J 754 era fondata nel In chiesa, divenuta ne! frattcn1po collegiata, !a congregazione della dottrina cristiana, rorinata csclusivan1e11lc cln sacerdoti. I relativi capitoli, che si regolavano sulle prescrizioni ct111oniche i1npnrtite dn papa Benedetto Xlll i! 2 n1nggio 1726, crono si111ili él quelli cli tutte le altre congregazioni della dottrina che avevnno sede nelle chiese pnrrocch in li 'J 7 • In Aci San Pilippo la congregazione, che so!ita111cntc anelava sotto i! titolo de!l'J1nn1aco!ata Vergine Maria, prese il titolo di associazione ciel Santissin10 Vintico, assun1enclo così la clenon1inazio11c cli congrcgnzione dci reverendi pndri dell'associazione del Snn1issin10 Viatico e del In ciottrina 08 . 97

Nego/e, l.1·1n1:io11i. L' ('apitoli. che si prescrivono per ossen·t1rsi i11rioluhi/111c111e dal/i N.N. fl.P. della /'c11c1·ubi/e Co11grego:io11c t!L'f/(f Dottrina Cristiana sotto titolo dcli >lssocitcione del ")'S. 0 /'iutico j'o11dar;1 i11 questo ('itt1ì di )aci S. Filippo f 'u11110 del

Signore 175-1. ms .. /\l'SI-'. carp. 58. n 3. fogli nurncr(]li. Si tra!tn di u11 lesto prcccdc11te1ncn1c scritto ccl ad<1ttnto con aggiunte e cn11ccllazio11i. Ad esso seguono ultri undici cnpiloli (pp 121-134). rispondenti alla pnrticolarc sitw:izionc della parrocchin di J\ci San l~ilìppu, accettali e conJCnnati in Cat<rnin il 2 aprile 175 . 1 dal vie<ll"io generale Riccioli. Sul teina si veda /\. Coco - S. SOFIA, Teologia e c11tecl1esi nell 'episcopulo di l'ielro (iol!etli. /,u congrega::iorw dello dottl'i11a cristiona (C:'atania I 735), in !)'vnu.Yis 16 ( J 998) 2 ! 9-281. 'J~ ;\Ile Nego/e, /stru:ioni, e Capitoli di cui sopra si aggiungevano altri undici 1H1t1vi capitoli (pp !2!-134) rispondenti alla particol<1re siltrnzionc deJ)n parrocchia di J\ci San Filippo, acccllnti e con!Cr1nuti in C8ta11ia il 2 nprile 1754 eia) vicario gencrnlc Riccioli. Nclli1 nostra parrocchia 11011 <1pparc specillcn111cnle perseguila !<1 dircttiv;1 per cui l'episcopato in genere lì1voriva 1<1 dirrusionc di tali congrega7.io11i nelle cllicsc parrocchicili. 1\ lcntrc originaria1nc11lc ((il fine di qucstn Santa Associazione è l'attendere con parlicoh1rc fervore e cliligenz;1 all<1 buona educazione clc' funciulli e Ji111ciulle dcJ!n nostra citt<Ì e quanicro con estirpare dalla 111c111e dc' kclcli la pcr11iciosissin1a ignoranza dc' 111isleri di nostra santn kck cnllolicn» e «fare In dol!rinn cristiana nclk strade, e cortili dcll<1 nostra cittù e quartiero. fern1andosi in ogni parocchia» (pp 2-J). in .1\ci Snn Filippo «principale obligo di noi n1inis1ri / ... I s'è di prcstnrc quelle adorazioni, venerazioni. cd assistenl'.c dovute ad un tunto 1


/,e ontic/Je co1?/i·aternite dello 1110/rice di //ci Son Filippo

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Al suo interno, nu1 distinta eia essa, si aprì subito i! «tnontc seu opera dell'associazione dcl SS.1110 \fiatico», costituita solo eia laici (sia lì·atclli che sorelle) ed an1111inistrata e governata dai padri: «Al n1edcsin10 te1npo, che s'è fonclat<J questa Venerabile congregazione col titolo clell' Associazione clc! SS." Viatico, il Popolo anche ha di111ostruto la sua divozionc, con oflCrirc un'aggrcgZ1zionc di fì·atel!i, e sorelle ascritte ;:1ll'associazio11c sudetta, colla contribuzione cli grano uno il 111cse per ogn·uno, il lìne dcl cu111ulo di detto Monte, o Opera, HH"ne giogali, e lorcie, così per h1 processione dcl S. ,. Viatico, co1ne per n1antenin1ento dcll'ultare dcl J)ivin 'rabernacolo, e per 1naggionnentc avunznrsi h1 pi<! divozione di:' laici, si ha s!<1bilit·o assegnarli qua!1To . • clepul11t1, un tesoriera, ecl un procuratore» . ·~J

·1 1· grani. uno 1trn Lovcva I .H11p1cgars1 . . «111 . Il denaro ccl I paga1ncnto n1cns1ec1 co111pra di torcie per 8ssociarc i! J)ivi11issin10 Sngra1nento», «con1e ancora i11 con1pr8 di gioga!i !i più necessari per In processione dcl SS.1110 \fiatico. con1c per la cappella dove si conserva il Pane Eucaristico». I puntuali 811nuali conlì di introito ed esito 101 pn2sc111-ano co111e voci di uscita, oltre quelle cli pun1 81n1ninistrazionc, l'acquisto cli oggetti funzionali e di decoro, qu.:1li una pisside cl·'argcnto per le ostie, loscl!ino ed 0111brello, cnn1panello cl'8rgenlo, torce e lanterne che scrvivn110 tutti per l'accon1pagna1nento ciel SS.n10 Viatico. 'fra gli esiti va segnalato ancora un pagn111ento dc! tutto inconsueto per la sua procedura: «Ed in ogn'nnno, a 1nisura dc! quantitativo elci 1no11tc. nella clon1enica inf-ì·8 otlava1n Corporis C:l1risti, pria di con1inciarsi ln processione, s'estraeranno per bussolo tre clelli fratelli~ e sorelle ascritte alla suclctta opera, seu n1onte, a quali si pngarù quella son111H1 arbitraria clnlli 4 deputaSugr<1111e1110». Per il elle «si prieg<l il santo zelo dell'Ecc.mo lVlons. Vescovo di C'<1l<111i11 D. Pic1rn Cìalletti. e dcll.111.1110 e Rcv.1110 C;11L D. Cìio\'<111 nattislu l{iccioli Vicnriu Cicncrak. non solo ll secondare i nostri voli. 1nu pur dcg1rnrsi co11 auturitù paston1k. dikndcrci da chi 1n~1i vogli:1 opporsi ud una cusì pi<L e santa opera)). 'N Nego/e, Js11·11::io11i. e ('opitoli. cil.. 118. I qutlllro dcpuli1ti cd il tesoriere cr;1110 clclli n voti eo111u11i di lul1<1 In congregazinne (religiosi e lt1ici): il procuratore dell<l COllgrcglll'.ÌOllC erti Ì]lSO nicto pi"OClll"HlOrC. «SCll CS<lllore tlcl lllOll[Cll. 1011 Regole. lsn·11::ioni. e ('opi!oli. cii.. !14. A seguito della e<1rcsli<1 negli 1111ni 1763 e 17(vl no11 si l'cce 1·esnLione. 101

l"ihro primo dcl 111011/l.' del grano 11110, che JH(r!,0110 ogni 111cse li jì·utclli e sorelle. uscrilli a/l'(Jper({ di:ll':/s.1·rH·iu::io111! rie/ S'S'.1110 /'folico. jàndotu in (/l/!!S/u .-\-/otrice Chieso /11sig11e C'ollcggialu d'.-/ci S. Filip/lO, e d!!n/1·0 lo \'!!JICl'abil!! ('011grega::ionl! de l?t!1't!/'e/l(/i Padri del/ '.,/ssociu::io11e dcl 5;,)'.1110 I "futico e delle L>o11ri1u1 sollo lo di loro a111111i11isfnt::io11e e governo. 175-1. 1ns.. 1\l'SF. c;u-p. (>I. 11 ~ (rogli 11011 nu111enl1i). Per i s<1ccrdoti. che erano tenuti n versart.: grnni 2 a nicsc. c\.Ta u11·n111111i11istr;11.io11e <l p<lrtc (cfr 1\Ps1:. ()pl!re/111 dclii gr111/i d11i:, .fòndotu 11clfu Co11grcga:::iu11c della LJ011ri11a. sc11 .-/ssocia::io11e dcl ,)'S. /'fatico if'Aci 5'. Filippo. n1s .. 1754 ~1771). Questo a 11on11<1 dcl e 10 del p<1rticolarc stu(uln dell.t1ssocin1,ione: «Li conti d'introilo, ed esito così ciel fv!onle. con1c delli Congregati si devono registr<1re ogn·n11110 dn un detentore. cliggcndo da 1>.J>. \'il<l durn11tc. in due libri 11111stri. uno dcll.()pera. e 1·,i11ro della Congregazione» (p IJJ). Al dcte111orc per 111ercede si <1ssegnava110 ogni nnno t<1rì sci.


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Aiat!eo Donulo

. 11 "-. N on potevano essere c1111n1css1. a Il'·cstraz1011e . l1» quc Il'1 eIie s1. trovavano

«in él1trasso pili dclii n1esi quflttro». Nel l~ibro pri1110 (/e/ 111onle lfel ,'>!,Tlfl!O uno In son1n1a pc1gata non supcrn inni i 20 tarì e quasi sc1npre !e tre persone estratte la danno !'anno successivo in clcn1osina. fVlcrita ancorn una segntdazionc i! fatto che in occasione dell'annuale festività cli s. Filippo di Agira (12 n1aggio) tra i 111astri cli festa delle torce, che er8no distinti per gruppi, con1paiono i consoli delle torce del SS.n10 Via10 tico, 111entre non sono._presenti consoli delle due antiche confratcrnitc :;. La congregazione nel suo insicn1e ci appare co1nc una particolare socictò religioso-laicale. Essa non partecipa a processioni festive esterne, non ha una divisa tipica, non pratica particolari discipline. Interessata al 1110111c11to clra111111atico della n1orte, non ha specifica attenzione alla sepoltura, n1<1 esplica la sua opera di so!iclnrietà cristiana con1e assistenza al Jì·atel!o o sorella pri1118 e dopo !n 111ortc. Agli associati ((in ten1po che si trovcrflnnn i11 agoni.:i si soccorrerà co!l'orazioni, seu coroncll8, coll'esposizione ciel Divino Sc1cra111ento e 1ncssa di rcquic111 presente cadavere». C)gni socio defunto, poi. aveva diritto a tre 111esse celebrate dal procuratore. A partire dagli anni '70 nelle esequie d'ogni fì·ate!lo e sorella ci sarebbe stata la ((giunta della croce d'argento». f)cll'opcra abbian10 notizie fìno <:11 1792, cioè fino alln sco111p.:1rsa dcl canonico Giovanni 13enanti, che fu il prin10 detentore elci libri 10 -1.

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~ Regole, Jstncioni. e Co;;itoli. ci!.. 130. libro dci 111as1ri di_/èsto /7(}.J - 17.J.J. APSF. curp. 28. n 2. possi111. Si vcdn pure 1\'I. DON1\lO. Lu 1\lu1ric€!. cit.. 109. I !2. 111 1 · L '«alture ddl'Open1 dcll'!\ssociurnento ciel Sa11tissi111u Viatico dentro 1<1 vencn1bile lvln1ricc Collegiarn cli S. Filippo» co111pal'c unicnnienlc in un docun1c1110 dcl 1832 (Al'SI-'. C<ll"p. 20. Il 29). 10

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Le antiche co1?/i·a1ernilc della 111ulrice di Aci 5'un F.ilippo ~~~~~~~~~~

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Appendice Capitoli della contì·aternit<1 di S. Nicola rcc!t1lli nel 1635 10 -'. In Non1ine JJ0111i11i. Capitoli, scu conclusioni, quali si devono observari per la fennezza, e buon govcn10 della devota Con1pagnia dcl Cìloriosissi1no Santo Nicolò. Quello che si deve obscrv;_1rc nel ricevere li Novizzi della nostra Con1pagni<:1. Capitolo I F\i111aria111c11tc s'attenclerù con diligenza ne! ricevere j novizzi, e pri111a volc1no ccl orcli11ia1110, che per t~1rsì tà1tc!lo dc! Glorioso Santo Nicolò sia cii età d'anni dicci, ed otto e di arte di onestfl (p l ). Copitolo Il Per co11scrv;_1re questa devotii co1111x1gnia !n un1iltù, e si111plicitcì cristian;i vogJi;_1n10 ecl orcli11ia1no che nessuno si c1ccc1ti per 11ovizzo se pr!111;1 11011 s'nbbia per alcun te111po confessato, e co1nunicato, e costando al govcrnudore, essere bono crisl-i'1no, cd apto ali i cscrcizii spirituali si11 nella pri111a do111enica ciel 111esc dcl governadore preposto in congregazione gc11cralc, ccl essendo cl'1 tutti, o la 1nagior parte ciel li Cratclli accetto per H1ve, o luppine, ed avendo la 111agior parte delle !11vi sia accettnto per novizzo e poss.:1 cntrari a h1rc orazione, e discipline con li altri fratcllì in detta co111pagnia. Capitolo lii Che nessun novizio si possa accettare per !ì«:llcl!o in questn divola co111pag11ia se pri1na non [p 2] sì abbia fornito il noviziato ccl avendosi passato bene co11for111i alli capitoli, e h1Uosi il sacco sia in co1npagnia o in congregazione generale nella prin1a cloinenica ciel 111ese preposto dcii governatore ed accettato da tutti o la 111agior parte dci !ì·atclli per l~1vi, e loppine sia per salute delranin1a sua acccltato per fratello. Capitolo IV Che tutti fì·atelli, e novizzì della nostra con1pagnia siano obligati a confessarsi e con1unicarsi nella nostra con1pagnia chiesa, e non in altra parte ccl essendo co1nunicati si parlino con silenzio in S<lnt·a pace, e 1nangiato che avcrrn1110 siano obligati venire al vespero e con1pieta o visitare cilcuni luoghi pij confiJr111e alla religione cristiana, ed il sin1ile h1ranno le do111enichc. e J'cstc cli lutto l'nn110. 1

Capitolo V E perché in quesra co1npagnia intendino entrare alcuni fì·atelli dcllc1 co111pngnia del Santissi1no (p 3) Sc1grrn11ento per altcnclcrc solan1e11te ali i esercizi spirilu;_ili che privata1ncnlc in questa si fr1n110 senz<1 lasciare la loro anzidetta co111png11ia, perciò vo!cn10. che eletti fr.:itelli di detta con1pagnia dcl Santissiino Sagra111ento per al!cnclcre possano entrare in questu nostra con1pagnia ad elltHo potere fi.1rc detti esercizi i spiritu<-1li co111c 105

Rcda1:ionc unica. ibid. cnrp. 58. n 9, 1-25. Si Lrnllll di unn copia dci cupitnli truscrilln ì11 un quadcrncllo. Le pnginc 5 e 6 presen1<1110 stn1ppi vistosi e sono prive d..::lb1 parie superiore. k pagine 9-12 111ancano. l\1lle le p<lrti in corsivo sono nostre in1<.::gr;1;1.ioni. servendoci cki capitoli del 1783.


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1\Ia11eo Donalo

sopn1, e volc1110 che li eletti rratclli nella co11grcgazione di otficicili 11011 poss;ino concorrere ad essere no1ninati nel li o1Ticij cli governaclore, prin10, e secondo i.lSsistcntc, consigliera, e tcsoriero, e cancillero, ed c1ltri otlìcij. Capitolo VI Ed essendo stata antiqun osservanza in questa nostra con1pagni.1, e 11cll;1 c<:1ppcll8 ciel nostro glorioso santo Nicolò ogni anno Hirc a 111c111orla della nativitfl ciel nostro Redentore il presepio COll quello 1naggior sforzo possibile, e desiderando f... -1(p4). Capitolo VII Se alcun fratello trasgredisse qualche cl' uno elci presenti c8pitoli, il governalore gli h1rù le solite an11nonizioni e non e111e11datosi, s'intenda cancellato dal 1u11ncro elci fnitelJi e nel caso volesse ahn1 volta rientrare lo potrù se volesse il governnclore, co11correndovì tutti pri111a, o la 111agior parte elci rratel!i. lte111 nessuno dc nostri Jì·atelli possano concurrcrc ad essere officiali, rilrovnndosi debitori di eletto venerabile on1torio cli S. Nicolno (p 5).

Copilolo VIII [ ... ]questo si L1cei per zelo

1 ...

·1della11ostn1 con1pc1gnia.

C<1pitolo IX Di più si<lno obligati lì rrntelli ogni clo111e11ic<1 la sera, ecl ora con1pete11ti secondo il costu111e della co111pagnia <llH.l<:11T a cogliere senza sacchi clui fratelli, quelli si eligera11no il s::1b<:1to lei notte f p 6.I cd <.1cciò questo si possi !Jrc con co111111oclitù, e 111<111co lr<lV<lglìo ciel governaclore si<1110 tulli fr<1telli scritti i11 lllHl t<1vo!ett<1 per ordine acciò possi110 per il circulo uscire <J coglire senz<-1 novo ordine, quali rn1deran110 u coglirc per lutta lei cittù .:1nclanclo in alcuna cas<l, o cortile, e questo per evitare scandalo, che potria intr~1vc­ nire, e tornati che S<lrélll!lO chilla cerca !i de11;1ri rélccolti si consegneranno Cli tesoriera clandosi notìzi<1 al gover11adore, acciò si nuotano nel libro dell'uno e ciel l'altro, priva11clo a tutti li tì·Cltelli cd o!Tici<.1li, che nessuno debbia tenere in potere clenarL robba, scriUure, clCltij, e h1sci::1ti, e cli qu<1lsivogli<1 inoclo pervenuti a cletlél co111p<1g11ia, 1118 quelli <lbbiano a consegnnre él! tesoriere avvisandone él govcrnaclorc conte sopra, e se alcuno cle nostri Cratelli, si trovnsse clelli sopn1dctti cosi, e 11011 li co11seg11erù sia cancellato se111r1 pili puotere i11tn:1n: in della con1p<1gnia.

Capitolo X (p 7) Sì è cosa che non convieni alli secolari f~iri debiti, quanto n1aggiorn1entc alle persone pie, e devote, pertanto vog!i.11110 ecl orclìnia1110 che nessun governaclore, o onìci;Jli h1cci debito alcuno, se pri1na nonni ln.1tti in co1npagnia generai.i con la volontù di tutti, o la ni;;1ggior parie clei Jì·atc!li, o che il debito sia in servigio clellc1 co111p<1gni<1, altri1nenti contra/~1cendo quel debito, si intenda sopra quel officiale che lì averà thtto prìvnnclolo per se1npre clcll'azzione di poter clo111élnclélre eletto debito, 1na quello se lo debba )JQgarc ciel suo.

Capilolo Xl ()Lrnnclo alcun fratello si an1111alc1sse, il governadorc con un consigliero lo vada a visitcire e procur(lre lél 1neclicinu spirituali, cioè fJrli élrlll<ll"i clelli [p 8] s<1cr<1111e111L ccl e-


/,e antiche COl?fi·a/ernife della 111africe di Aci Sun Filippo

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- - - - - - - - - -.. · - - - - · · - - · · - - - · - - - - - - - - -

sortarlo allll pazienza. Se dello ih1te!lo avnì cli bisogno lo soccorri, e !o fi1nì. visitare dai visitlllori degl'inferini, e dagli altri fratelli. Passando poi da questa all'altra vita, gli si 1nettenì i! sacco della Con1pag_nia eia quattro f-ì·atel!i che clestinerù il Govern8torc e gli din111110 il 111iscrere, il de proru11clis e l'orazione: Inclina !)0111i11e 8Lirc111 tut1111. Copitolo Xli

Essendo ora cli sotterrare il cadavere dcl fra1c!lo, siano obbligati tutti i fr8telli vestirsi .:1 s8cco e crocifisso dcli(! co1111x1gnin anclllre a seppellire il dcrunto in quella chics;:1, che 1:1vnì. destinal<1, o pure 11clln chiesa di questa conf'raternitn. li prin10 lunedì clie incontrerò dietro !a n1orte ciel frntello, si celebrerò una 111ess<1 dì requicn1 nella detta chiesa a!l11 presenza di tutti i f'ralelli, i quali, llnita che stirù hl 111essa, cliranno i selle saln1i penitenziali. o !a corollll dell;_1 Madonna per l'a11i1na ciel dcru1110. Capitolo Xlii Nel giorno ciel SS. SQcra111ento si;_1110 obligc1ti tutti i fi·atelli venire a buon\)r<l con li loro sdcchi in qucsl<1 con1pag11in <:1Cl cfTctto di 811drn·c processional111cntc acl ;_1cco1npagnarc i! SS. Corpo cli Cristo, 1111tltl11clo con tutta quella 111oclcstia che si conviene e 1nanca11do alcuno sen7.<l legittiina occasione, possa il govern;:1tore autoritatc propria cc111ccllnrlo da questll co1npag11in. Capitolo XIV

li Sabuto S811to

è

lll L)o1ncnica di PQsqt1<:1 si fr1n1nno le solite processioni dcl

rp

!21 glorioso Corpo di Chrìsto, il sabbato clall<1 chics8 Sanlt1 rvJ;1ria la Consolazione, per

insino 8 questa nostra chiesa cli S. rilippo, e k1 do1nc11ica tb questil nostra chiesa cli S. i:i!ippo, insi110 alla sucletta chiesa cli Santa f\1ari;_1, e nH1nca11110 11lcu11 fr8tcllo senza caUSil lcgiti1na il govcr11adore autorit<He propria lo possi canccll<1re conronne al VII. Capitolo XV E perché t;_11110 pi<1cc <11 so1111110 ldclio li on1z7.ioni e discipline, e penitenze per li arrese h1ttc contro Sua Divi11<1 f\1acstò, voglia1110 ed orcli11ia1110, che i nostri tì·atelli ogni do111enica 111attino cli tutto l'anno a buon'ora si fi1ccia li orazione, diporllltosi nella nostra chicsci acl onor di Dio e gloriosa sua f\tJadre, cd in re111issione clelli nostri peccati pregrn1do in quel In divi11c1 sua f\ 1laestò che ci volesse perdonare, e cl<irci il stinto paradiso. e 111a11c<1nclo (p 13) senz;_1 lcgiti111a causa, il governaclorc lo possi penitcntiare a suo 1110clo.

Capitolo XVI

Vogliano ccl orclini<1n10 che i nostri fratelli, e novizzi ogni pri1n;1 clo111enica del n1esc siano obligali venire alltl chiesa, clove si trullano tutti li cosi in bcnc!ìcio cd utile della co111pagnia slancio con silenzio, obbedienza, cd u111iltù, rcspondc quel fratello che dal governadore sarò clo111t111clnto e cosi oggni uno dando h1colt<ì. il govcrnaclorc cli nggiungere, levare, stringere ccl allargare qunlsivogli<:1 capitolo concorrendovi però tutti. o la n1agior parte dclii fratelli, eccct1uando però Il capitoli con !a clausula perpetuo valilura.


262 Copilolo XVII

Acciocché il governt1dorc ccl ofl!cic1li di questa devota co1npagni;1 con più Jèrvore servano, s'ubbiano a Cr<.':ilre li of!lciali due volte l'anno, cioè nella prini::1 cloincnic<-1 di gc111i;:iro, quali dureranno insino alla prin1a do1nenica dijunio, e in tutti due (p 14) volte abbic1110 d'1 creare il governadore, dui assistenti, un tesoriera, un canci!lierc, un n18stro di novizzL due s<1crislani, clui visitatori del!i infenni, ccl un nunzio, quali tutti con cari1"<'1 eserciteranno li loro o/'f'ici per insino alla allra nuovu crcatione, e che nessuno quello rccusassc, non acccttanno uno dclii sopr8detti elclli vogliaino, cd ordinio1110 che si intende cance!lt1lo confanne al VII. [... l, così <111cora si i11te11dc per quelli che non accettrn10 la penitenza, dataci per i loro difetti dal govern<ldon: di detta con1pagni<L Capitolo XVIII

Snpendo, che llH:diante la potenz;_1 dclii oratiolli dclii f-ì·<ltelli li si acquistano dalla bontà di Dio le gn1tie giustan1c11lc do111anclatc per salute cle!l';_11li111a, pertanto vogliaino, e orcli11iu1no che li giorno clellt1 clo111cnica cli passione lutti li fratelli e novizzij si<-1no obligc1ti a ve11irc a t~ire li on1tioni clelJi quan111ta ori e pricghiare Sua Divina fVL1eslà ccl alln gloriosa Vergine e Santo Nicolò che ci vogliano concedere port<:ire sen1prc (p 15) 1 ... j rilla Cìloria ctenu1 1or.'. C;1pitolo XIX Voglia1110 ed ordinian10, che il gover11aclorc e consigliere, tanlo elasso il te111po cli eletto o!lìcio non possono concorrere in orllcio nessuno della nostr;_1 co111pngnia per insi110 che non averò pnss<:1to un n11no nu111cr.:111110, dal giorno che lasceranno li loro otlìcii, e questo acclò lutti li fratelli possano concorrere e travagliare in beneficio cli dct1c1 con11n1g11ia. Cnpitolo XX E pili voglia1110. ccl ordini.:11110, che lutti li fratelli che 111anchcra11110, salvo però con legiti1no occasione, tanto nella prin111 clo111cnica di genn<JrcL quanto pure nel!n pri1n;J clo111e11ica di giugno nel/(1 congregazione ciel li novi officiali, stt1ti111 si intencln cancelltHi conrorine VII capitolo (p 16). Cnpitolo XXI Tutti li Jhite!li della nostra co1111n1g11ìa si8110 obligali H1re do11a1ione cle!li loro sc1cchi nlla nostra con1pag11ia, sicco1ne noi do11ia1no e consegnia1110 con proibizzionc perpetuo vt1litura di 11011 poter più ripclcre eletto sacco, tanto se san111no nel nu111ero dei J-ì·a1cl!i, qunnto se saranno cancellati, e questo per uso tt111lo della co1npag11ia con quest.:1 clausu!a, che rcsl<1n110 erede li1cendosi fratelli cli dctla con1pt1gnia, siano di de1!i credi detti sacchi. Capitolo XXII

Voglia1110, ed ordinirnno, che il gover11adore fi1tto il te111po ciel suo officio siil obligalo lasciare onzt1 una clelli i11lroito della cappel/;;1, in 111ano ciel nuovo governadore quale conseg11irà td tesoriere, così rn1con1 i! nuovo govern<1dore cscinì onza u11;;1 quale 1111

' Seguono tre righe c<111ccllule.


Le ontiche cor!fi·oternile della 111utrice di Aci San Filippo

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averù lasciato il governadorc passato debba anco esso goven1adorc lasciare allra onza una, e cosi tutti li altri ad inllnitu111, acciò colla gratici dcl Signore, si pervenghi i11 qt1alche buona (p 17) so111n1a acciò si possi fare qualche beneficio perpetuo in detta chiesa, e che delli governadori non lascerà la predetl<l so1111na, quale averrn1110 lasciato li altri govcrnaclori clt1l suo pagare dcttc1 so1nn1a. C1pilolo XXIII

Tutti li fratelli, e novizzi slancio se111pre in delta chiesa seu co111pagnia, siano obligati, e per obligo pagnre gran~1 cinque per ogni pri11111 di 111ese acl effetto di pagare le provisioni alla 11ostn1 con1pagni<l e que!lo che vi è di più si debba consegnare al tesoriere ciel effetto del!i bisogni cli detta co111pagni<-l. Capitolo XXIV

Per evitare ogni scc111dolo che potesse accadere per stare i11 pnce i11 questa 11ostrll con1pagnia vogli<l1no ed ordinian10 che nessuno de nostri novi7.i essendo accett<1lo per Jì·atello per sei 111ese non possa cl.:ir voce avertendo dal giorno che scirù accettalo, e per (p 18) anno integro non possi concorrere nello oJ'ricio di govcrnaclore e consigliere. Capitolo XX V

Di pili si ordina per lo presente capitolo con la 111cigior pnrte clelli lì«1lelli, che per l'avvenire nella sepoltura cli eletti fratel!i, non si possa sepellirc più gente che non sia fì·atcllo, 11011osu111tc, che pagasse qualsivoglia ele111osina. Sola111e11le si concede che si possano sepellire figli di fi·atello, che sinno di ctù di 111e110 di anni cleci con pagc1re tc1rì ventuno, e pass<lnno e non essendo th1tello ne novizio, non si possi1no sepcllirc in eletta sepoltura, ancorché fossero figli di Jì·atcllo, e 1x1gasscro qualsivogliJ cle111osi1111 sotto pena al governaclore cli essere privato ipso ciel suo oftìcio, e di doversi creare novo goverll<lclore, e di pagare onza un;1 al nostro oratorio, quale stinu1sì !a possa esigere eletto novo governadorc. Ed ancor<l si ordina che li nostri fì·atclli non si poss;_1110 fr1re fi·atelli dcl Santissi1110 Sagra111enlo, e Caccndosi fnllellì di detto Snntissin10, all'or<l si intendano crn1cellati dcl nun1ero de nostri 1hllelli, e questo per 1nagior decoro. ed t1vc1nzo clell"un;1 e l'altr~1 con1pag11ia. co111e anche si co11cecla se qualche di uno de !ì·atclli dcl SS.llll) Sagra1nento fosse cancellato (p 19) della preck·ttt1 co111pag11i;;1, non si possi ricevere in questa nostra co111pag11ic1, e così devino osservare eletta co111pag11ia de! St111lissin10 Sagran1ento, e tutto questo per 111;1gior avanzo cli tutti e due congregazione sollo l<1 111eclesi111a pen;1 ciel c<1pitolo cli soprn. Copilolo XXVI

Voglit11110, cd orcli11ia1110, che questa nostrn co111pagnia 11011 v::ida a seppellire cleronto nessuno, S<llvo che tnl clefonto, o per testa111e11to o in voce havcssi lasciato tarì sci a cleU-<l COlllp<lgnÌa per lede oCizio C1pitolo XXVII

Per quietare !'ani1110 clelli fratelli di questa nostra con1p<1g11ia voglian10 ed ordinian10 che si osservi inviolabil1nente che in tutti l'occorrcnzc clel)a nostra con1pag11ia dove cntrenì spesa lo governadorc lo deba preponcrc in co111pag11ia gcnenile, e co11cor-


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L)o11(1/o

renclo lulli, o la n1agior parte clei fì·8telli si 1àcci della spesa in utilitcì però della co111pag111a. Capitolo XXVIII

Acciò che tutti li fratelli S<lppiano il 111obile ed il stabile che si trovn in eletta coinpagnia, voglian10 e ordinituno che si osservi (p 20) invioh1bil111ente che il governadore tegni l'inventario del li suddetti robbi, c1cciò finito l'oflìcio suo possa tot;_1l1ne11te rendere conto consig11811clo l'inventario con le suddette robbe al novo gover11<1clorc, e così ad i11fi11itun1, l'uno cloppo l'altro, esortando rii p8drc cappc!lt1110 e tutti li fratelli per carit<'L che nel rendere conto si vaglino trovar presente, acciò si.:1no prnlecipi cli tutti li bo11i operi, che si 8Vcranno fritti in scrviggio cli l)io, e della gloriosa Vergine Mariti e

del glorioso San1"t) Nicolò, e clell'<111inii nostri. Capitolo XXVIII!

l)cr essere co11fòrn1c alli Ev<incelo S;111cto qu8le clice nesciat sinistra quicl fliciill dexter<l tua, cioè non S<lppia la tua n1ano sinistn1 quello che ih la destra, però voglia1110 cd orclinir11no che tutti li orationL azzioni, e discipline, e cos<:i necessaria a eletta nostra co111pc1gnii1, che si L1ra11no in detta chiesa o in qualsivogliC1 lc111rH\ e parlicolar111e11te 11el1<:1 pcnilcnziare i fratelli o novizij, uscito che s<1n111no clella chiesa, non prosu1ni110 tn1!lar11c p<1rola llCSSl!ll(l qua!llO 111inin1a J'ossc CO!l llCSSUllO, eli81ll che J'USSC J'ratello, C questo acciò il 111erito !i abbi<11110 dalh1 infinita (p 2 !) bontfl di Dio e non dal li 01nini del 111ondo, e contro l~lcenno qurdsivoglia frt1tcllo, il governndore 8Utorit8lc proprit1 lo possi crn1cel!C1rc dalla co111pagnia co11J-()r111e n! capitolo VI! essendoci prì111a inforn1<1tioni cli on1i11i digni di fede. Capitolo XXX Ma conoscendo la grrn1 111iseric1 u1nana voglian10, e ordinia1110, che il govcrn<Klorc e tutti o la 1nagior p<nte dci Jì·ate!li siano obligati il Giovedì S811clo ciel ora che s.::l!'anno posti li croci in terra venire in questa nostra co111pag11ia, e vestirsi colli loro sacchi cd annarc processionalnicnlc e visitare detti sepulchri, acciò J~1cendo quelli on1tìoni Cristo Signore nostro e la sua SS.111a f\1;1c!re f\1ari8 li classe queH::1 gratin, che ass<li li sarc'1 do111C111na1a per l8 ncccssitù che abbirnno in qucst8 vi18, e doppo ci d::1sse il S8ncto Pc1rt1cl iso. ll vicario foranio infor111i sopra !i detti capitoli se vi rosse preiudicio 8lcuno, 8Cciò eia noi si posscu10 regoJnre e con/'innarc. D<1L:1 Ci1tn11i (sic) XX Xbrc 1735. J\111ìcus vicarius gcncralis (p .2.2). Li sopr8clclli capitoli res1anclo V. S. Rcvcrcndissin1a servitc1 potnì conlìr111c1r!i slw1te non vi essere conclizio11c nessu1H1 ed essere costi s;1nlt1 prontissi1110 cli V. S. n1ol10 i!!ustre e Rcvcrcndissin10, serviclorc Don Erasi1110 rv1usu111cci. Conlìrn1anH1s inrn1scrita111 (\·ic) capitola potest8le nobis allributa et in p<:1rli1n ve! in lotu1n 1notc111di et c<111cell8ncli. Catania ;_1 23 dcce111bris I()35. Don Franciscus J\111ico vic8rius gcncralis. Vidit Ven18gallo vicarius gener81e. Dic 4 dece111bris 1747. Bisc8ri viccirius generalis visit<ttor.

J. M. .I. N"".


265 le anliche co17/i·afernile della 111alrice di /lei San Filippo ----Capitolo XXX Ibis] Li 25 Xbre Xla indizione 1747 giorno in cui si eliggono li officiali cli questo venerabile oratorio il governadorc volle eliggerc il cappellrn10 cli eletto oratorio dal che ne nacque una gran (p 23) controversia, poiché li t-h1telli pretendono l'elezione speclarc a loro, e non al solo govcrnaclore e per tog!iere ogni scis1na si da ricorso alla Gran cotte vescovile della corte di Catania da cui si ottenne !o qui annesso capitolo XXX co11lìn11ato da 1nonsignore vicario gencrdle Don Andrea Vernagallo, con1e appunto suole eligersi in tutte !e conti·aternitc; tutto ciò ebbe origine, dal non avere condizione (sic') il goverll<-1dore, e suoi assistenti che tslc elezione spetta ad essi dal principio del Id fonclazzione cli detta confì·aternita, con1e chiaran1enlc si vede in un nito ricognitorio fatto dal reverendo [)on Nicolò Toscano della citlà di CCltania co111c beneficiale di questa 111alrice chies::i di S. Filippo di Carcina sotto li 14 agosto sesta indizione 1458 agli atti notar Gaspiro Gavaretta della cittù di Catania dove cd in n1entre dcl 1nedesi1110 si legge tale Jàcultà spectarc al govcrnadore (p 23) cd assistenti scu consiglieri, allora chia11H1ti rcctori di detto vcnerdbile Oratorio dcl tenor che sieguc: «lte111 quod possint et valeanl dicti rectorcs ad eoru111 bencplacitun1 creare, et ordinare in eode111 oratorio in C8ppcllanun1 que111cu111quc prcsbiteru1n voluerint, qui debeat eis servire in divinis>). Canonico[). Ciiovanne 13enantc, detentore e cappellano di detto venerabile oratorio cli S. Nicolò. Copia di eletto nito re~ognitorio si trova nelle giulinni dclii opero delle 1nesse di S. Nicolò con oItri privilcgi ~ (p 24). (p 25) bianca. 10

ius Nclk giuliane esa1ni11utc 11011 si è rinvenuto 1·atto ricognitoriu in oggello.



Synuxis XVII/2 ( 1999) 267-286

IL LAICO NEGLI STATUTI DELLE CONFRATERNITE NISSENE DEL SETTECENTO rRANCESCCJ LOM;\NTCJ'

1. Gli s/a/uli delle con}i'ulernite nissene e la sociabilità religiosa

I risultati di questa ricerca scaturiscono prcvalente1nente dall'analisi degli statuti che le confraternite laicali nissene presentarono nel Settecento alla curia vescovile di Agrigento per ottenerne l'approvazione ecclesiastica. Essi, poi, sono stati confrontati con !e costituzioni del sinodo diocesano agrigentino ciel 1703 e con i dati delle relazioni ad limina e delle visite pastorali dei vescovi succedutisi in questo periodo alla guida della Chiesa studiati precisan1entc gli statuti di diciotto confraternite istituite nel Settecento in dieci co111uni del nisseno, vale a dire: per Acquaviva la confraternita del Santissiino Corpo del Signore; per Can1pofranco la co111pagnia sotto il titolo e protezione dell'ln11naco!ata Concezione di Maria se111pre Vergine; per Caltanissetta la con1pagnia di San Michele Arcangelo, !a con1pagnia di San Calogero nuovan1ente fondata nel 1756, la congregazione di Santa Margherita da Cortona, la cotnpagnia del Santissin10 Rosario; per Delia la congregazione di Nostro Signore Gesù Crocifisso e Maria Santissin1a Addolorata; per Montedoro la con1pngnia del Santissi1110 Sacran1ento; per Snn Cataldo In confraternitn del Santissi1110 Crocifisso detto del 111estiere, In con1pagnia dcl glorioso San Giuseppe e

agrigentina 1 • Sono stati

cieli' opera

ciel la

m isericorclia,

l'opera

per

i I trionfo

ciel

Santissimo

Sacran1ento nuovan1ente istituita il 9 inarzo 174 l; per Son1111atino la congregazione dei Servi di Nostro Signore Crocifisso; per Serradifalco la congregazione della Santissi1na Trinità, la congregazione dei Trentatré, la confraternita de! Santissin10 R_osario; per Sutera la confraternita di Maria Santissi111a Addolorata, la co111pagnia sotto il titolo di Nostra Signora Maria Santissi1na degli Agonizzanti; per Villalbn la società del Santissin10 2 Sacra1nento .

"()rdinario cli Storia dellu Chicsn nell'Istituto Teologico .. tvlons. (ìiovanni Guttadnuro'' cli Cnltnnissetta. 1 Per la JCco11ditù storica clcll'csaine degli statuti e di altri clocu1nenti relativi alle coi1fralcr11ltc si vcdnno gli studi citati in F. LOlvlANlO. Vita spirituoh: dei laici e affività caritative. I.e co1?fratcrnite del ;\iisscno nel Sel!ccento. in /111pe11se ad/aboravit. ,)'crif!i in 0110re dcl Cardinale Salvatore Pappalardo in occasio11e del suo ottantesimo genetliaco. a cura cli F. Anne11a e rvl. Naro. Paler1110 1999. 415-441. 2 Ciii statuti presi in esaine vengono citali secondo l'ordine al!~1betico della sigla. relativa al no111c ciel comune della confraternita e al titolo cli essa.


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Francesco Lo111anfo

Gli statuti esaininati sono conservati nell'archivio storico della curia vescovile di Agrigento; essi quelli relativi alle confraternite di San Cataldo

('011ji·ater11ila del S5,'.1110 Corpo del ,)'ignore in /lcq11avivu, J-\RClllVIO STORICO l?egistro degli ulli dei VCSCOl'I (!7-I0-17./-1) Jl 989r-1029r(d'ora in poi RAV). CFJ: ('apitoli du/lu C'ompagnia sotto il titolo e prote::ione de//'!111111acolu10 ('onct'::ione di 1\Iaria se111pre Vergine ,fondata in Ca111poji·a11co nel Venerabile ('onven!o di S Francesco l'anno 1760. RAV (!760-1761) tl 1074r-1076v. CLA: C'r1pitoli della ('0111pag11ia di S. 1\Jiche/c Arcongc/o in Caltanisse!fa, RAV AQS:

DELLA CURIA V1:SCOV!LE DI 1-\GR!GENTO (d'ora in poi ASCVA).

(1753-1754)

rr.

801r-80Jv.

CLC: Capitoli della

Venerabile C'o111pagnia del Glorioso S ('a/ogcro nova111e11te ./011datu i11 quest'.. /11110 Do111i11i 1756 nella jèrti/issi111u C'ittà di ('a/ta11isse11a. RJ\\i ( !75()1757) Il 806r-808r. cuv1: C'apiloli de//({ ('ongrega::ione di S'. J\Iarg(/rif(/ di ('orto110 in Colta11isse1ta. l<AV(f768-l769) IT. 857r-860v. CLR: Capitoli e Costit11::ioni j)e/' la I ·enerobile (,'0111pog11ia del S,)'.1110 Hosario di questa Ciffù di C'altanisseffa. JV\ v ( l 745-1746) ff. I 088r-1091 r. DLG: Capitoli della C'ongreg{cione di 1Vostro Signore G'esit Crocifisso e 1\Ial"iu SS.111(1 Addolorata del/(/ /)e/ia nello /'e11erabile Chiesa i\Iadre e Cu;;pella del 111edesi1110 C"rocifisso e Aiaria Addolora/a. RA\! (1759-!760) Il 958r-96lr. tvrrs: Capitoli della /'enerabile Co111pag11ia del SS.1110 .\'ucra111e11to della terra di 1\-Iontedoro ./ondata dal Hev.do /Je11e/ìcia/e [)011 ,\./artino /-'arroco di del/a terra 11e/l 't111110 1758. l{!\\I (1757-1758) JT. 919r-927r. scc: C'apitoli della Co1?/ÌD/er11ita del SS.1110 C'rocijisso de!!o del 111esfierc in .'·~:. ('afa/do. l{J\V (1774~1775) tl 851r-862r. SCG: C'apito/i della /)ivota Compagnia del Glorioso .)'. Cìi11seppe e df'll '()j!e/'a dello Xlisericordia, ./ondata in questa terru di S. Cataldo nella ll!edesi111a ('hiesu di.)·. (;i11scppc. RAV(1731-1732) Il. 105tlr-1065v. SCS: Ca;Jifoli cd ordi11a:;foni della ve1wrabi/e Opera per il J'rio1!/o del ,):)'.1110 .)'11cra111ento da circo/{!1'.1·i ogni seconda do111e11ica di 111ese per t11fle le ('hiesl! respectivl!. ed i 11 ag11111c11to 011cora del SS.1110 /"fatico 1111ova111e11te i.1·1i111ita in Son Cataldo ti dì 9 111ar:;o 17-11. RAV (1740-17•11) fr. llJ41r-llJ51v. srv1c: Capitoli overo !?<!gole del! 'U111ilissi1110 ('011grl!ga:;io11c dC!_j 5Je1Ti di A' ostro Si·· g11ore C'rocijisso eref/a nella /'enerabile Chiesa del Nostro l\ulre :!11to11io .-/hale di questa lf'!Ta del ,)'11111111atino a di 2 muggio nel/ 'anno 17 37, l{AV ( 1736- ! 737) lf. 845r-853r. SRP: (.'apito/i della I 'eneruhile Co11grcga:::io11e del/i Trentatré de/fu Chiesa del Purgatorio della terra di Serr(ld1/à/co, f{A \I ( 1775- I 776) IT. 857r-862v. SRR: Caj)f/o/i Ol'ero Regole d'os.1·e1Tr1rsi da Co1!fi·atel/i del S:',".1110 Rosorio /'ondata dentro la /·'enerabi/e Chicsu so/lo I "istesso titolo nella tc1To di Serradifàlco. RJ\ V ( 17 531754) IT 789r-799v. · SRT: ("api/o/i della /'e1wrahile Co11gregu:::ionc della SS.1110 J'ri11itrì ne/fu ('hie.1·0 de//',./11i111e del Purgatorio di Serrod!fò/co. RA\/ (1783-1784) rr. 473r-475v. STA: ('api/o/i di A/aria SS.111u ,,/ddo/orata in S'utcro, RAV (1759-17(10) Il. 97Cir-988r. STt\,1: J)e//a Venerabile Compr1g11ia sotto titolo di i\lostro Siglloru ..-liuria Su11tissi111a degli Ago11f:;:::r111ti !!retta in tjl!esta C'ittrì di .')11tcr11 11e/lu C'hiesa Farochiulc di Santa .·/gala e poi trasportata nello 110\'cl/a Chiesa di ...Ilario Sa11tissi111u degli Agoni_";::unti ./obricafa nella 111ede.1·f111a C'ittà a spese del/i })/-voti ('011gregati della r!f"i!rita ('011/j}(lgniu.

R1\V(l785-1786), Il 410r-450v. VLS: Capitoli della Socichì del SS.1110 Sagro111e11/o in l'illulha. le visi/e (1797). rr. 479r-488r.

1\SC\11\.

l?egisfro del-


Il laico negli slaluli delle co17/i·atcrnile nissene del Settecento

269

sono già pubblicati in S'o/ic!oris1110 e ]Jiefà nel ,)effecentc/'. Tutti ci offrono dati preziosi sulla struttura organizzativa delle confraternite, ossia sulla vita cli pietà e su! so!iclarisn10 cristiano. Di raclo è riportata negli statuti la clata cli istituzione della confraternita, n1a si può rilevare dagli atti di fondazione. La struttura organizzativa delle confraternite nissene cle! Settecento non era separabile né distinta dal inondo culturale e religioso a cui appartenevano. Non esisteva, tuttavia, una nor111a generale che regolasse !'organizzazione di governo e l'an1111inistrazione delle contì·aternite, anche perché esse erano autonoine tra cii loro e aniinate da un forte spirito cien1ocratico. Ln struttura organizzativa interna, con1unque, era quasi se111pre uguale: un gruppo direttivo costituito spesso da tre persone, il governatore (superiore, rettore, prefetto) e due assistenti (consiglieri, consultori, "congionti"f1 ; gli ufficiali n1inori: i! n1aestro dei novizi (uno o due), i nunzi (in genere due), i visitatori degli infenni (in genere due), i sagrestani (due), i portinai (in genere due), il tesoriere o cassiere, il cancelliere, il niacstro razionale (o revisore annuale dci conti), il 111aestro cii cerin1onic, ed infine il padre (rettore o cappellano) della confraternita. L'esercizio del governo era in genere collegiale (governatore e assistenti), 1na alcune decisioni potevano essere prese soltanto dal governatore, che aveva «la supren1a autorità e potestà nella Co111pagnia» 5 . Le cariche erano elettive e l'inscdian1ento dei nuovi eletti era solenne 6. Esso prevedeva i! giura111cnto ciel governatore e degli assistenti di osservare e fare osservare le costituzioni, il canto dcl 7è Deu1J1, la pro111essa di obbedienza e la riverenza cli tutti i fratelli al governatore, che li riceveva «ad osculun1 pacis». Lo statuto della confraternita del Santissi1110 Sacra1ncnto di Montecloro ricorda che «l'elezione seguirà sen1pre alla presenza del Vicario roraneo, giusta le costituzioni sinodali, affinché questi i111pedisca qualche collusione, e faccia seguire l'elezione con tutta la 111ocicstia e senza contì1sione>>7. E lo statuto della società ciel Santissi1110 Sacran1ento di Vi!!alba sottolinea che devono essere eletti «uo111ini cii buoni costun1i, tin1orati cli Dio, caritativi, pieni d'edificazione, atti al regola1nento e governo della Co111pagnia [... ], le qualità ricercate dalle costituzioni sinodali della Diocesi di 1

,)'olidari.1·1110 e pietà nel Se/lecento. s·1at11ti dello (:01111111/a del clel'o. della congrega::ione dei chiel'ici e di alcune co1(/i·a1ernite di laici di S'an Cataldo. San Cataldo 1986. ~ In genere la carica di consigliere. di consultore e cli congiunto è identica o s!retta1nente legata a quella cli assistente: alle volte pen\ soprt1Ltu11o la prima e !a seconda. risultn110 dìsti111c e perciò esse sono e.sercitnte da altri ufJ'icialL che possono vnriare anche cli nu1nero. -" STtvl. r. 41 lJv. r, Fa eccezione la congregazione detlt1 SS. Trinitù di Serraci i falco. che «11011 sti1nando necessario rarsi elezione di Superiore. e altri u1lici<ili. non avendo questi che reggere né eu1«1re» poiché si tratta pri11eipal1nente di pratiche di pietù. <lflidn la cura dei soci ad un «saecrdo-

le-eappcllnno. quale gn1tis e con rnnore si in1pieghi nel procurare l'avanzo della devo7.ione verso la SS. Trini!Ù)l, SRT. r. 475r. 71vrrs. L919v.


270

Francesco Lo111a11/o

Girgcnti dell'lllustrissi1110 e Reverendissi1110 Mons. Ran1irez»'':. La carica poteva essere quadri1nestrale, sc111estrale o annuale. Non sen1pre era uguale per tutti. Aci esempio, l'opera per il trionfo del Santissimo Sacramento cli

San Cataldo aveva «superiori supren1i» pern1anenti e «altri subalterni» annuali. Tutte le cariche, poi, tranne quella de! padre spirituale, erano gratuite e di durata breve, per in1pedirc prevaricazioni da parte di alcuni che avrebbero voluto costituire «gruppi di potere o di clientele fan1iliari» 9 . A riguardo gli statuti danno nonne ben precise. Ad esen1pio il capitolo l!I dello statuto della società dcl Santissìn10 Sacran1ento di Villalba prescrive: «non possono concorrere negli ufficii di Governatore e Consiglieri nel ten1po istesso due -tì·atc!li carnali, due cuggini, padre e figlio, e due che abitassero in una n1cdesi111a casa. Ciò per evitare qualunque occas1011e di potersi COITOnl pere)) I o. li capitolo dei soci (o consulta), costituito da tutti gli ufficiali e fratelli

della confraternita, aveva a111pi poteri, secondo la nonna den1ocratica. Spettavano ad esso le grandi decisioni: le spese straordinarie, le attività caritative, le feste, l'a111n1issionc di nuovi 111c111bri e la rian1n1issione di 111e111bri esclusi. L'età di an1111issione variava dai 18 ai 25 anni e co111portava un periodo di noviziato da due a sci n1esi, durante il quale i nuovi adepti venivano istruiti dal niaestro dei novizi sulle pratiche di pietà e sui doveri 111aterìa!i e niorali da otten1pcrare. L. 'csclusione era prevista per i soci che persistevano in grnvi errori (assenze alle riunioni scttirnanali, alle processioni o ad altre attività e condotta scorretta). Riguardo al ceto di appartenenza o al!a professione esercitnta dai confì·ati, va notato che in genere negli statuti sono assenti precise nonne tese a restringere il reclutan1ento dci 111e111bri dci vari sodalizi ad uno specifico ceto sociale, perché «a guisa cli sciabica Lrete dei pescatoril si ricevono tutte quelle persone che di ogni condizione vorranno entrare [ ... J per sentire Dio e salvare l'ani111a loro» 11 • Tuttavia la con1pagnia del Santissi1110 Rosario di Caltanissetta è costituita da nobili, corne anche le con1pagnie dei Bianchi e di Santo Stefano ad essa aggrcgate 11 , e In congregazione «segreta» dell'opera del trionfo ciel Santissi1no Sacran1ento in San Cataldo". Inoltre le confraternite di San Giuseppe in San Cataldo e dei

rfrentatré in Serradifa!co sono con1poste da «n1astri», cioè artigiani 1' 1•

8

YLS, f 479v. Solidarismo e pietà. cit., 33. IO VLS. r 481r. Simili nonne si riscontrano anche 11ci

9

AQS.

f. 992v. I I DLG, 12

f 959v: cfr SCC.

SC(ì,

e l054v

e in quelli dL:l!a

t: 852r.

Cfr F. PULCI. Lavol'i sulla slo!'fa ecclesiastica di C'alta11issefft1. Caltnnissetta 1977, 429-431. 13 Cfr scs ff 1043v-1044r

I~

Cfr

SC~J~ r.. J 054r e SRI', r.' 860r.


!I laico negli s/ofut; delle cOJ?fi·oternite n;ssene del Scffecenlo

27 I

15 Di rado gli statuti prescrivevano un nu1nero chiuso , perché «si exaltatus fuero a terra 0111nia trahan1 ad 1ne ipsun1 - dice Cristo - et 01nnes 16 ho1nines vult salvos fieri» . Le uniche forn1e cli esclusione concernevano le persone senza fede e cii scarsi principi niorali n1orali: eretici e usurai, adulteri, ubriaconi, bcste1n111iatori, ladri; le persone che appartenevano ad un'altra 17 confraternita, perché erano «causa cli ciiscorc\ie e an11nutinan1enti» ; e le persone avanzate in età, perché non avrebbero potuto contribuire in 1nanicra adeguata alla cassa, dalla quale sarebbero stati soccorsi. Non erano esclusi i sacerdoti e i religiosi, che spesso godevano di vari privilegi in quanto non erano obbligati ad assolvere tutti i doveri dei fratelli laici, al fine cli svolgere più libera1ncnte il !oro n1inistero. Sono rare, inoltre, le nonne che a1nn1ettono esplicitan1ente il raino fe1nn1inile; 111ancano quelle che !o escludono. I capitoli della congregnzione dci Trentatré di Serraclifalco parlano in nianiera esplicita di presenza fen11ninile: le donne partecipano la don1eniea tnattina alla loro riunione settin1ana!e, possono avere il proprio padre spirituale, n1a dipendono sen1pre dai dirigenti della confraternita 1naschile. Negli statuti di altre confraternite si parla di «partecipazione riflessa» delle donne che vengono a godere dei benefìci spirituali e niatcriali: indulgenze, preghiere, assistenza 111ateriale, funerali, sepoltura e suffragi in quanto n1og!i o figlie di soci della confraternita. Dagli statuti s1 può cogliere anche !a tipologia confraterna!e: confraternite della Santissi1na Trinità (1 ), confì·aternite eucaristiche (4) e cli Gesù Crocifisso (2), confraternite mariane (5) c confraternite dei santi (4). La congregazione dei Trentatré di Serradifalco si può condurre al con1une filone devozionale di Gesù Crocifisso perché è detto nel capitolo I dello statuto che i! nu111ero trentatré è «in 111e1noria della passione cli Nostro Signore Gesl1 Cristo, quale per an1ore nostro nellianni 33 patì 1norte e passione». E anche !a contì·aternita di l)elia intitolata a Gesù Crocifisso e a Maria Santissin1a Addolorata è certan1ente da ricondurre al culto della passione e 111orte di Gesù, alle quali partecipa anche la Vergine Addolorata. In genere le confraternite dedicate alla Santissin1a Trinità, a[ Signore e alla I~ Cfr SRP, r. 857r: (([ Fratelli non devono essere pili di 33: in 1nen1oria della Passione cli Nostro Signore Gcsll Chrislo, quale per an1or nostro nelli anni 33 patì n1orlc e passione. Oltre poi a questi. se ne an11ncllono altri. 111uggionnente che apud /)e11111 1111/lu esf e.Yccptio personar11111, scn7,a nun1ero st;1bilito, per 11011 i1npedire In buona volonl<Ì cl! far bene e suffrag<lre le a11i111e sante de! Purgatorio: questi però non abbiano volo alcuno né attivo né passivo. godono sì di tu!li i favori dellt1 Congregazione, eccello di poter salire a qualche unici o di Governa!ore o altro, e siano tenuti a tulli gli oblighì della Congregazione)). SRR. C 796v: «!I nurncro dc' [·'ratelli dcl SS. Rosario deve assin1ilarsi al numero del [)salterio di IVl8ria SS. qunlc consistendo in centocinquanta /-\ve. quindici Pater noster e quindici Gloria Patri. qun!i 1l1tti arrivano al nurncro di cc11tottanta, perciò deve essere pur tale. cioè 150 l'ratel!i professi, 22 ufriciali Cd Ol!O SllJJl!t /1/1//IC/'(/l'is, quali aVr<ll1llO i! !uogo aJla lllOrle cli C]llalche professo. così. e 11011 altrimenti. salvo se ai superiori non sen1brcrà diversmncntc». 16 DLF, C. 959v. 17 STM, f. 4 !Jv.


272

Francesco Lo111anlo

Madonna sono da collegare ai filoni devozionali di varie fa111iglie religiose: le confraternite della Santissirna 'rrinità facevano capo all'ordine dci trinitari, le confraternite del Crocifisso, del Sacraincnto e del!' Addolorata erano legate all'influenza, in verità 111eno accentuata) di varie fatnig!ie religiose e tra queste i cappuccini; !e confì·aternite dell'ln1111aco!ata erano sostenute per lo

pili dai conventuali, quelle della Madonna del Carn1inc da carn1elitani e quelle dcl Rosario dai do1ncnicani 1x. Così è eletto esplicita111ente ne! proe111io dello statuto per la congregazione delta Santissin1a Trinità, che ha ottenuto la bolla di fondazione dai padri trinitarii 9 , e per l'opera dcl trionfo del Sanlissin10 Sacra111ento, che viene f()ndata nel 1741 per influsso del cappuccino p. Antonio da Monreale, predicatore quarcsi1na!is1a 20 ; lo stesso discorso vale per la cotnpagnia dcl!'l1nn1acolata Concezione di Maria fondata 111 Can1pofranco nel «convento dci padri conventuali di S. Francesco» 21 e per la co1npagnia del Santissin10 Rosario di (~altanissetta che nel capitolo J recit<:1 così: «Deve ogn'uno dci signori consoci uniforn1arsi alla don1cnicana religione, colla quale sian10 in virtù cli tanti privilegi aggregati, e pcl!a quale si godono tante indulgenze, prerogative e privilegi dei quali ci ànno arricchito i son11ni ponte-fici» 21 . Einergono devozioni antiche, corne per il Crocitlsso, e devozioni controriforn1istichc per il SS. Sacran1ento, assieine a quelle caratteristiche del Settecento, per la Madonna del Rosario e per le anin1e del Purgatorio, a lungo presenti nella vita di pietà de! popolo 2 J. Alcuni titoli fanno rifcrin1ento a s. Michele Arcangelo, s. Giuseppe) s. Calogero e s. Margherita da Cortona. I n1otivi della dedicazione a questi santi protettori sono eia ricercare nelle vicende e nell)an1bientazione cli ogni contì·atcrnita 2"1, rntcressanti sono, infine, le inforn1azioni sulla pietù, 1 111ezz1 di santificazione) il progran1111a ascetico e niora!c, !e devozioni, il particolare senso di appartenenza ecclesiale, la sociabilità e il solidarisn10 cristiano. Sono

18

Cfr tvL ìvlAR!OTTL Hicerca sulle co1'.fi·aten1ite laicali di!! kle::::ogior110 ili età 1110dernu. Rapporto sulla Calabria. i11 Ricerclie di storia sociale e religio.1·t1 19 ( ! 990} 141-

183: 156-158. . 19 Cii· SRT. f 474r. 2 °Cfrscs.L 1043v. 21 RAV { 1760-! 761 ). 13olla di J011dazione della C'o11/ì·ater11ita de/l'l111111acolata nello C'!tieso dei C'onventuo/i di S. fì·a11cesco i11 Campq/ì·r111co. J: 577r: cfr CFL ( JOl4r. Per ulteriori inJ'onnazioni riguardo !"influsso dei conventuali sulla f'ondazione dclln sopradde11n confrntcrnila si veda G. TESTA. l,r1 ('hiesa e il convento di 5;, l·i·r111o!sco di Assisi in C'a111JJ0ji·a11co, Agrigcnto-Palenno 1979, 54ss: Io., I( erincipato di C'r1111p('.fi·r11lco nel ,feudo 11 Fontana di li RosiN, Agrigento 1973. 322-323. n CLR. f. ! 088r. 2 -' Cfr T. PIAZZA, Xlorire nel nisseno nel X!'lf! secolo. L/11 'onolisi degli statuti delle coq/ì·aten1ite. Tesi per il n1agistcro di scienze religiose. Pontificin Fncoltù Teologica di Sicilia «S. Giovanni Evangelista». Pa!crn10 1994. 11-14. 2 ~ Cfr ìvl. f\11ARl0ri I, Ricerca sulle co1?fra;er11ite laico/i nel 111e:::::ogiorno in età 1110derna, cii.. I 58.


!I laico negli sla/11/i del le co1?fì·ater11ile nissene del Sellecento

27 3

questi gli aspelli che denotano la figura ideale del laico sodale, che adesso ci accingia1110 a descrivere.

2. La.figura ideale dcl laico sodale

Alcuni rilievi sui dati degli statuti presi in esan1c ci consentono cli cogliere le caratteristiche essenziali del 111odello ideale dì sodale o laico devoto. Possian10 individuare tre caratteristiche essenziali. La prin1a caratteristica scaturisce dall'ideale cli vita cristiana che ani1nava lo spirito delle contì·aternite e consisteva nella ricerca della gloria cli Dio e della salvezza de!l'aniina. Ciò en1erge chiara111ente dagli strituti, che riservano solitan1ente 1110\to spazio alle 11orn1e concernenti i niezzi per conseguire la salute spirituale dell'ani111a a g!oria di Dio. Citian10 a titolo ese1nplificativo soltanto due testi. Nel proe1nio allo statuto della societù ciel Santissin10 Sacran1ento cli Villa!ba si legge: «Vien dunque pregato ogn\1110 ad osservarli (i capitoli) con esattezza, acciocché nel fine veggia la sua salui-e, e ricevuto sia dall'Eterno H.etributore d'ogni nostra operrizione a!la Gloria superna ac/ quo111 Deus nos jJerl/ucere llignelllt» 15 . E i! capitolo :XVII dello statuto della confraternita ciel Santissi1no Crocifisso cli San (~ataldo prescrive: «i I fine di questa congregazione allro non è se non la gloria di Dio e la salute spirituale del!'anin1a, il n1antencrsi con la grazia cli LJio e l'accrescin1ento di virtL'1 in virlù, levato già il peccato» 16 . Per conseguire questo fine ern necessario che il confrale ascoltasse frequente1nentc la parola cli Dio e si accostasse assidua1nente ai sacrainenti. In questo senso continua !o stesso capitolo or ora citato: «Niente però cli questi potrà ottenersi se non vi è la fì·equenza dclii SS.111i Sacran1enti e della parola divina di continuo sparsa all'orecchio dci fcdcli» 17 . Anche gli altri statuti insistono 111olto su quesli obblighi di preghiera e cli culto. E in particolare evidenziano l'osservanza delle pratiche quotidiane: preghiera del n1attino e della sera, orazione n1entale, preghiera prin1a e dopo i pasti, esan1e cli coscienzn, preghiera al santo protettore della confraternita; partecipazione scttin1analc o nnchc quotidiana alla s. n1essa 18 , che costituisce il n1cHnento di culto con1unilario più in1por1antc; rissidua frequenza ai sacran1enti della confessione e con1unione, a1111eno n1ensile; ascolto della parola cli Dio nei ten1pi forti, nei giorni festivi, nella preparazione alle feste più in1portan1i del paese, durante gli esercizi spirituali e in nitri n10111enti di preghiera con1une stabiliti eia ogni confraternita; partecipazione alla riunione settin1analc, che prevedeva la lettura cli libri spirituali e preghiere personali per i fratelli che arrivavano in 2 -' VLS, 26

STIVI.

f. 4 79r. SCC, f 86lr-v: cfr SCC, I: 852v: SCS. fl: 1044L !048v, J051r: SRR. ff 792v e 797r:

L 41 Or. 27 2

SCC, L 8()!V. ~ Co11fro11ta a titolo di eseinpio SCG, f. J059v: s·1A. L 977r-v.


274

Francesco Lrnnanto

anticipo, la preghiera con1une, la lettura dei capitoli e l'esortazione del cappellano per tutti i soci; partecipazione alle processioni religiose e ad altri atti di devozione e carità propri della confraternita 29 . Alcune confraternite, inoltre, per incren1cntare lo spirito ascetico, tenere cioè vivo il culto della

passione di (ìesù e allontanare il peccato, prescrivevano ai fratelli di convenire ogni scttin1ana i11 congregazione per darsi la disciplina, la cui pratica non era cruenta, n1a s1 configurava pili che altro con1e rnanifestazione dì penitenza interiore 30 . Il progrr1111111a che si prefiggevano le confraternite era ascetico e 111or8le, cioè tendeva nl perfezionan1ento dei fì·ate!li oltre che co1l i 111ezzi spirituali già descritti anche 111ediante la loro elevnzione 111oralc. In questo senso le confraternite, in te111pi di forte on1ogeneità religiosa, non solo contribuivano ad un «rinnova1nento della coscienza religiosa del la~cato», n1a venivano a rivestire anche un:1 «funzione dì controllo sociale»-' 1, perché vietavano ai propri soci risse, contrasti, beste111111ie, n1onnorazioni, infa111ie, scandali, furti, adulteri, usura, taverne o osterie, giochi d'azzardo (carte e dadi), giochi carnevaleschi, n1ascherate, serenate nelle proprie case, cattive con1pagnie, discordie.\ 2 , dissolutezze, distrazioni, «anelare a zite senza licenza ciel Padre spirituale>> 3:', «n1ale conversazioni che sono !'origine dc' peccati e la ruina dcl!'anin1a [... ], uon1ini cli n1a!a vita e fa111n, e donne scandalose[ ... ], andare alli tripuclii dclii sponsnlizii, n1entre sanano e cantano saltando uo111ini e donne) se11ti11a di 111olti n1ali».1·1, «conventico/i nelle botteghe e piazze ove regolannente [ ... ] si diffr1n1n i! prossi1no»J 5 . Negli statutt delle confraternite, ove sono an1n1esse nnche le donne, n1ancano per esse norn1e relative ad un loro rigido progran1n1a 1nora!e. Nei capitoli della congregazione dei crrcntatré in Serradifnlco si danno regole riguardnnti soltanto il rnodo e il n1on1e11to in cui esse dovranno partecipare alla riunione settin1analc. Questn «si dovrà fare [ ... ] per le donne ogni do111enica n1at1ina colle porte nperte della chicsn»:> 6 . La finalità religiosa, le pratiche devozionali e i doveri dcl sodale sono pressoché coinuni a tutte le confraternite nissene del Settecento; ne consegue che il loro nucleo

29

Si veda ad csen1pio SCG.

r.

I 060rv.

° Cfr STM, 428v. Si veda nncllc ;\.L. S1\NNINO. Li.! conji·ater11ife

3

secolo. in l?iccrche di sfol'ia sociulc e re/igios(I 19 ( 1990) 119-1,10: ii

32

/,.c.

polenti11e d(I/ x1 ·al _\'l.\ 2!.

J

-

Cfr CLC, r 806v: CL1\, L 80 Iv: DLG. ff 959v-960r: t\fl'S. f 923v: SCG. J: 1060v: SRI'. J: 857v: SRR. rr. 794r, 797rv: S/vJC, f'. 85Jv: STA, f. 979v: STM, f. 441rv. 13 S!vlC. f. 85 J V . .1-l SRI'. t: 857v. }) SRR. f. 797v. 36 SRI'. C 860v.


Il laico negli stotufi delle COl?fì·oternile nissene del Sellecenlo

27 5

originario è costituito da un atto di culto e si ditferenziano per l'oggetto della loro particolare dcvozione 37 . La seconda caratteristica, strettan1entc connessa alla prin1a, consiste nel soliclaris1110 cristiano che si csprin1eva principaln1e11te nella caritù e assistenza ai 1noriboncli e ai defunti con i! fine anche cli acquistare ineriti per il paradiso e prepararsi consapcvoln1ente alla propria 1norte. Alla base di ogni attività contì·aternale stava !a caritù e l'ainorc verso il prossi1110. Va segnalata innanzitutto l )opera cli carità per eccellenza, che è la salvezza c\el!'ani111a. E in tale quadro va co111presa la centra!itù dell'attenzione 8lla n1orte e la coinplessa rcgola1nentazione che si articolava in tre 1110111enti ben distinti: preghiera e assistenza ai nioribondi soci cle!la confraternita e anche non soci, soprattutto se erano poveri; fì1ncrale e riti di sepoltura~ sulTragi e preghiere nei giorni e negli anni seguenti, nonché partecipazione ai ineriti di tutti gli altri confrati, vivi e clefunti 38 . li pri1110 1non1e11to di solidarietà era quello che la confraternita esprin1eva durante la 1nalattia di un proprio socio. Infatti, appena un confrate si an1n1alava, i visitatori degli infcnni, avvisati dai superiori o eia! cappellano, «con ogni di!igcnzn e carità>> andavano a visitnrlo frcqucntc1ncnte, per assisterlo spiritualn1ente, confortarlo nel Signore, esortarlo ad ncccttnrc con pazienza la sofferenza e acquistare così ineriti presso Dio 39 ; infarinavano poi continua111ente i superiori ciel suo stato di salute e della sua condizione econo1111ca, affinché fratelli lo raccoinandasscro nelle loro orazioni e - in caso di indigenza s1 37

Cfr R.!Vl. J\l3l30NDJ\NZJ\. !.u sociohilità religiosa del i\le~~ogiorno nel ,)'etle()1/ocento: le co1l}i·uter11ite /({ico/i. in l?icerclie di storia socio/e e religiosa 19 (1990) 107118: 111. l~ Clì· Vl.S. L 487v~ CL.C. r 807v: scs. r !048v~ t\'1TS. ff 922r-923r. Sulla vasta len1<1lict1 relativa agli at1eggia1nc111i. ai se11ti111enli. agli usi e ai riti davanti alla inorle sì vedano: P. Cl-IAlJNlJ, La 111ort ò Pori.I'. Xl"f-Xl"f!-Xl"/11 sic~cles. l\1ris !978: P11. f\l{li-:s. Storia della 11101·1e in CJccidente. trad. it.. ivli!ano 1982 3 : ID., L '1101110 e I(/ 111or/e dal 111ed/ocvo u oggi. trad. il.. Ro1na-Bari 1980: 1\-'1. VOVEL.LL I'iété barO(/lfe et déchristiu11isolio11. /,es a!litudes devant /11 111ort en Prove11ce 011.rutt sièclc. Paris 1973; ID., 1\!011rir r111/r(~(ois. /,es ut1it11des dc1Y1111 111 111or1 a11x Xl n e/ XU!t siècles. Paris 197~: ID., Les allitudes po1J11laires de Fan/ la 111or/ (I 7 5 01920). L 'histoire à la croisée des so11rces, in /,a religion populaire. Paris 1980: lo .. La 111orte e I '()ccidente dal 1300 ai giorni nostri. trad. il._ Ro111a-L1nri 1993: .J. DEUJ/vlEAlJ. Lo paura in ()ccidente, trac!. i!., Torino !979: V. PA(ìLIA. Lu morte co1~j(Jrtatu. Ri!i della pr1111·u e 111entolità religiosa a N.01110 nell'età 111oder110, Ro111a !982: lo., dLa pietà dci ct11·ceraliN. Confraternite e società a Roma 11l!i secoli .\TI-.\'!'!!!. Roina ! 980: ID .. Le co1!fi'({/en1ite e i proble111i della li/Orte a Roma nel ,)'ei-Sel/ccento, in Ricerche per lo storia rel1/;fosa di Roma 5 (1984) 197-220; A. Tl'.Nl'.NTl. I/ senso della 111orfl! e l'amore della \'ifa nel Ri11ascil11c11to. Turino 1957. Per il ìvlezzogiorno d'Italia cfr G. Dt:: ROSt\, Vescovi. popolo e l//(fgi11 nel Sud J?icerche di storia socio-religiosa dul .\'1'11 o/.\'/.\' secolo. Napoli 197 l: !IJ" C'hicso e rcligio11e popolare 11el i\le::~ogiorno. Bari 1978: L.B. l,ENOCI. Lu sociabililà religioso pugliese: le confraternite (/500-1900). in J?icerche di storia sociale e re/igios(/ 19 (!990) 213-233. Per l'arca nissena si tenga presente 1·i11Leressan1c studio di T. PIA7ZA. 1\Iorirc nel nisseno nel .\TI!/ secolo. cit .. ! 3-14. \'! Cfr a titolo ese111pli1ìcaLivo SCG. f. I 058v.


276

F!'ancesco Lo111anto

in1pcgnassero a soccorrerlo e él provvederlo del necessario. A questo gesto di carità partecipavano tutti i fì·atelli «o di borsn propria o vero dclii denari della Coinpagnia a giudizio de! Governatore e suoi Consiglieri», affinché il lì·atello inferrno potesse essere «ben gubcrnato>>-1°. In tal rnodo la confraternita seguiva l'infcnno in tutto il corso del1'1 111a/attia e, attraverso i visitatori, procurava che egli si confessasse per il bene spirituale della sun aniina entro «il terzo giorno di infennità», secondo le prescrizioni dei «decreti pontifici»' 11 ; aggravandosi l'infern10, !a confraternitn provvedeva a

fargli son1111inistrarc eia! padre spirituale o dél altro sacerdote «gli altri sacran1enti dellci Chiesa»: il viatico in forrna solenne con la partecipazione cli tutti i fratelli e l'unzione degli infern1i' 11 ; e n1ettenclosi poi l'infcrn10 in agonia, lo stesso padre eia solo o con altri sacerdoti e soci della confraternita lo assisteva «al ben 111orire», e lo sostenevn con !a preghiera e con il conforto n1orale e spirituale per preparJrlo alla buona n1or1e·Ll. Gli statuti di alcune confraternite prescrivevano anche l'esposizione dell'Eucaristia in chiesa, durante l'agonia cli tlll fratello, affinché gli altri conrrati potessero ::1ccon1pagnare con la !oro preghiera a! Signore !'a11in1a dell'agonizzante nel . a Il a vita . eterna l·I . suo passaggio li secondo n10111e11to cli solidarietà consisteva nella partecipazione dei fratelli alle esequie e ai riti di sepoltura. Avvenuta la n1orte, i frntelli con i! proprio abito e le torce si recavano dalla loro chiesa alla casa de! defunto per vestirlo dell'abito della confraternita e portarlo processional111cnte alla chiesa, dove sarebbe stato celebrato il llinerale. Dopo le esequie i fratelli lo

acco111pagnavano alla sepoltura che aveva luogo nella chiesa della confraternita.15 . «Con questi gesti condotti attraverso 111inuziose e precise disposizioni cerirnoniali la confraternita inizia a desocializzarc il corpo ciel defunto dalla fan1ig!ia e clnlla sua abitazione per introdurlo ne! n1onclo del sacro. [... ]. l~utto questo con1plcsso rituale è dunque sostenuto dalle cli111ensioni della con1unicabilità e della so!iclariet<ì>>·1r'. '!'aie solidarietà era

.JIJ

794v.

11

t\QS. f. 10 ! I r: cfr CUv1.

r 858c IVITS. Jl 922v. 92,lr: SCG. r

1059r: SCC. J: 856r-v: Sl{I{. f:

SCG. f I 059r. I] Per una descrizione pili dellagliala di questi vari aspetti si vcdn T. PIAZZA. Il 111orire nel nis.1·e110 nel.\'/'/!! secolo. cil.. ! (i-25. ~ 3 Cfr V. PAGLIA. /,r1 111orJe con}Ortoto. ciL. 58: !D .. Le co1!fi·r1ternile e i problc111i dello n1orte. ciL. 20!. ·H Cfr T. l)l1\ZZ1\. i\loril'c 111!1 nisseno nel X/"111 secolo. cil.. !9. «L'esposizione è 1ni11u1<1111entc scrilt;_1 nei capitoli: la congregazione curcrù l'esposizione dcl SS. Sacramento .. dentro lo stesso Labcrnncolo" con dodici o quattordici lun1i. per alcune ore e anche pili giorni. in n1e1noria delle ore cli ugonia di Gesù Cristo. Tuili i congrcgnli sono tenuti nd i11tcrvc11irc. per il 1c111po dell'esposizione. a turno. due o quattro per ogni ortn>. I.e. 15 · Per gli aspclli pnrlicolnri di questo secondo 1110111c1110 di solidarict<Ì conrronla a11corn ihid .. 2Ci-35. ~r, V. PAGLI:\. Le conjì·({fer11i1c e i prob/e11ii della 111orte. ci!.. 201-202.


//laico negli statuti delle co1?/i'afcrnile nissene del S'el!ecento

277

diretta anche verso l'esterno nell'associare e pregare per i defunti non appartenenti alla confraternita, specialn1ente se erano poveri..i 7 • E infine il terzo 1non1ento cli solidarietà si esprin1cva nel 111utuo aiuto spirituale elci soci, cioè nella preghiera e nei sutlì·agi per il defunto, e anche nella partecipazione ai ineriti degli altri confrati. l)opo la sepoltura i fratelli continuavano a pregare in privato per i! defunto e con1unitarian1entc facevano celebrare un certo nun1ero di 111esse in sufrragio della sua ani1na; per di pili egli veniva ricordato nella 1ncssa annuale elci 111orti e nelle intercessioni che la confraternita offriva per tutti i soci defunti, durante i vari incontri di preghiera co1nune. Alcuni statuti prescrivevano i! soccorso 111ateriale per i -J~uniliari poveri di un socio e anche l'assistenza alla loro niorte- 18 • Inoltre ogni conf'rate assistendo un socio nel passaggio da qucst;_1 all'altra vita e pregando per lui, intendeva acquistare ineriti per il paradiso dn nietterc 8ssie111e a quelli degli altri. «Metteva, per così dire, in partecipnzionc i propri n1criti e, in contraccan1bio, partecipnva ai ineriti cli tutti gli altri confrati, vivi e defunti. Partecipazione, dunque, che iniziava sulla terra 111a 19 continuava nell'altra vita. Si stabiliva così una sorta di 'n1utua spirituale». . I n1otivi di questa soliclarictù sono cssenzial1nente religiosi e vanno ricercati o!tre che nclln consapevole prcpnrazionc alla propria 111orte, 11cllc1 caritù fraterna verso i 1noribondi e i delì111ti, nella partecipazione nl 1nutuo aiuto spiritua!e 50 , e anche nella particolare coscienza di nppartenenza ecclesiale dci laici associati. 1

1

'

«Lil strutlura religiosa del corpo co11th1ternale lhvorisce negli associati la crescita della coscicnzil cli aver raggiunto una nuova posizione anche nel ca111p_o ecclesiale. Non si è pili parte dcl popolo con1une 111a cli un corpo speci;_ilc. J:: vero che non si è all'interno dcll'ordo clericoru111 o 111011aslic11111, 1na neppure in quello del se111plice popolo clei fedeli. Questi laici cercano cli ritag!ic1rsi uno spazio intenneclio tra i chierici e il popolo nel quale possano in qualche inoclo prender parte ai privilegi spirituali (e sociali) che lil Chiesa concede a coloro che 111aggiorn1e11te si dedicano a Dio»:; 1•

7 Cli· Cl.I<, !: 1090r: srvlC, !: 850v; SCG, Il: 105:Jr, !056v, l064r. Si vcd'1 anche V. l.u morte COl!/Òrtatu, cii.. 58. --1s Cilirn110 a titolo ese1nplific<1livo CLI\, i: 802r: «Qu<111clo passcrù eia qucsl;1 <l 1niglior vila qunlchc consocio. o rnoglic. rigli e figlie. li quali non fossero collocali in 111atri111011io. devono lt1t!i congrcgursi. vestirsi col solito abito. intervenire all'associa111enlo dcl cadavere e portarlo con proprie 111nni alln chiesa, ove t111drù a scppcllir.<.;i, dovendo i !h11clli andurc con in 111;1110 4 bacchette. due innanzi e due indietro dcl C<ldnvere, e nel giorno stesso dcllu 111Urll' devono in conu1ne ndrorulorio reci1nrc il SS.1110 Rosnrio. cd in purticolarc ognuno <1ssister{1 ad una 1nessa in suffragio dcl clef\11110 o della defu111t1: se nel caso qualche l'rntcllo 111orissc i 11 neecssitù. la Co1npngni<1 sin obligata a fnrgli la spesa di scpelirsi deconl1<11ne11te cd i11gcgn;1rsi n sovvenirlo 11c!l'infcrn1ilù)). 0 ~ Sn!idorismo e pietà. cit .. 30. 0 -' crr ibid. 28-31. ~ 1 V. P1\Cìl.JA. Le co1~/ì·oter11ite e i /)rnhl(!mf dello 111orfe, cii., 205. --1

P1\GLl1\.


278

1~·runcesco

Loll1a11!0

I confratc!!i si sentono così un'élite, sanno di gqderc cli un prestigio sociale, e lo vivono in un vincolo stretto di so/idarietà) 2 . Il solid(lrisn10 era innanzitutto «su! piano spirituale e solo secondarian1entc e co1nc riflesso sul piano dell'assistenza e de! soccorso vicendevole» 53 . Tra !e attività caritative, che possono essere considerate con1e riflesso dcl «so!idaris1110 spirituale», vanno segnalati !)assistenza e il soccorso ai

poveri, ai carcerati, agli orf~1ni, agli e111arginati e ai cristiani schiavi dei turchi. I_,e confraternite nissene venivano incontro anzitutto ai bisogni dei poveri e dei carcerati 1nediantc visite frequenti e sussidi in denaro e in natura. Così prescrive ad csernpio lo statuto della confraternita dc! Sa11tissi1no Rosario di Serradifa!co: «Ogni do111enica clue 1ì·C!telll [... } VC!dano questuando per In terra per i poveri carcerali ecl a1n111C!lati, c1ccettrn1do pC!ne, lcgu111i, fonnento, danari e te!C!, e posci;-1 nelln stessn do111enicn consegniranno tutto il questu8lo dell'opera dell8 111isericordin C!I Rcv. Vic8rio Cur8to locale, acciò classe l'ordine a chi 1naj si dovesse • clispargere» 5-'.

Lo statuto delln congregazione Maria Santissiinn Addolorata di Sutcra ricorda oltre al soccorso 111aterinle anche !'in1portanza delle visite e del sostegno 111orn!c ai poveri e cnrcerati: «Li fratelli di questa C~ongregazionc abbiano la cura cli visitare gli an1111a!ati, specinlinente li poveri e li carcerati nelle prigioni, confortandoli con santi rngionan1cnti alla pazienza, e J . . ] sovvenirli colle cle111osine i-accolte dalla pietà dci fedeli» 55 . Un'altra attivitii caritativa consisteva nell'«assicurarc le or-t~u1clle pericolanti, le donne di n1al partilo» cci in «altri son1ig!ianti offici i di caritù». crrattanclosi, però, cli casi piuttosto delic81i ern necessnrio «il voto clcll8 Consulta o licenza del Padre» per «intro1nettersi in sin1ili n1a11eggi, affinché procedendosi con prudenza e circospezione sortis[sero] cff'etti di n1agior g!orin cli [)io e di sodisfazione delle parti, col parere cli 111otti» 56 . E ancora va scgnal,1to il soccorso prestato dnl!e congregazioni della Santissiina Trinità e dci Trentatré di Serradifa!co a favore dcl riscatto dei cristiani poveri, specia!n1entc vecchi, donne e ba111bini-" 7 , caduti schinvi nelle inani dci turchi durante !e continue e inaspettate incursioni barbaresche sulle coste della Sìcilia 58 , della Calabria, della Can1pnnia e della Puglin 5 ').

2 -' Cfr J.

ihid.. 204: cfr anche C. NAl~O. La C'hies// di ('u/to11issettu tru le d1tl.! S',111.!/'l'e. cil ..

396-397. _q 5,'o/idarf.\·1110 e 1 -'- SRR. L 792r. -'-'STA. r 980r. _'i(> /,J'.

pictrì. cit.. 30.

7 -' Cfr SRI'. 860v e swr. 58 Ct'r S. 110NO. /,u Sicilia

r

VII, !-\1Jcr1110 1978, 185-!93.

t: 47 lv. 1

e i fJarbareschi. in ,\'toria della Sicilio. a cura di R. Ro111eo.


Il loico negli s!ot11ti delle co1?fi·ater11ile nissene del Settecenlo

279

E infine va evidenziato che i docu111cnti consultati fanno in1plicitan1cnte riferin1ento ai n1onti dei 1norti, delle 111csse e dei poveri, che venivano costituiti per far celebrare funerali, inesse di suffì·agi e con1picrc opere cli caritù. La terza caratteristica, espressione dcl progran1n1a ascetico e n1oralc e dcl soliclarisn10, va individuata nell'escn1plaritù cli vita cristiana che il laico doveva specchiare per gli altri e nell'in1pegno a diffondere le verità cli fede sia nell'a111bito fa1niliare che nella società. Gli statuti insistono continuan1cntc sulle qualità e virtù che devono essere proprie del superiore e dei fratelli. In genere per il superiore si richiedono tre qualità: la pietù, per essere «irreprensibile nei suoi eostu1ni» e «n1odcllo delle virtl1 che egli esige dai suoi sudditi»; lo zelo, per cercare la gloria di Dio e il bene de! prossi1110; la . . 1·1a part1co . Iare az1011c» . "'' . . Ia retta rag1011c prueIenza, per «app I1carc a qua Isivog E da tutti i fratelli, poi, oltre alla pietà e allo zelo, si esigono la carità e l'an1ore verso il prossi1no, ['obbedienza, l'u111iltà, la pazienza e la penitenza. Riportiaino soltanto due testi significativi: «Li t'ratcl!i j ... ] si devono in tal 111anien1 segnalare nell'obbedienza f ... l. Ognuno accetti j ... ] penitenze e correzioni per 111ano ciel P<1clre o del PrcCcllo j ... -1. l)rocurino !i lh1tclli a111arsi l'uno 1'<.iltro ecl essere fra di loro uniti con quel vincolo 111<1ggiore cli caritft fi·citerna» 61 • «Studijno i fratelli di fuggire tutto quello che l'i111peclisce l'acquisto delle virtù crìstirn1e, gi,1cché ad ogni cristiano, e spcci<1l1nente cristiano fratello, apprnticnc essere san lo e pcrfCtto. [ ... ]. Sij110 adunque un1i!i, 1nansueti e casli, tre virtù necessarie ad un vero fratello. Portino ubbidienza e rispetlo a' Superiori. Attendino all'onizionc recitando ogni giorno con la loro fan1igli<1 cinque poslc dcl SS. Rosario. Assist<1110, se potranno, ogni giorno alla 111essa)/ ~. 1

All'interno del quadro cli cristianità va co1npreso anche il sereno iinpegno dei congregati a ditTonclerc le veritù cli fede 11e!l'an1bito della propria f~ln1iglia e della società, che in tcn1pi di forte 01noge11eità religiosa possiede una solida base per accogliere il 111essaggio di fede. «Ognuno dc' !ì·atclli procuri di sapere la dottrina cristiana in 1noclo che ne possa essere n1<1cstro per i 1nen1bri de!l<1 sua fainìglia a' qu<1li darà con11nodilù di soclisfi.ire gli oblighi che ànno d'udire la 1nessa, di confèssarsi e co111unicarsi spesso nelle feste; vigili su!l'osscrv<1nza de' Precelli di Dio e della Chiesa, né pennetta che in c<1s<1 loro s'ofTenda Dio o vi sÌCl occasione di sc<1nda!o.

59

Cfr A. CLST1\RU. // fe11011u!110 co11)ì·uterno/e nel :l!e::~ogiorno: ospl!lli e proh/e111i. in Riccrche di sforio socio/e e religioso 19 ( 1990) 15-41: 38. w s1u1_, rr. 789r- 791 r. l>I STA.

62

SRR.

rL 978r CV. !'. 797v.


280

F1·ancesco Lon1anlo Li sacerdoti e chierici di questa congregazione, che sClranno destinati a due cl.'.11 Padre e dal Prcf'ctto, avranno l'ob!igo in tultc le feste dell'anno insegnare il catechis1110 alli figliolclti nelle publiche strade e piazze o al111eno in 8lcune chie-

se» 0-'

In altri tern1ini il confrate non è «il 1nilitante)) di fine Ottocento che assurnc uno spirito po!e111ico e coinbattivo nei confronti della societcì, egli è piuttosto «il inaes1To» che nella sua società -fonda111entaln1entc religiosa insegna ccl esprin1c tranquil!ainente i! possesso della sua fede.

3. !, 'ideale del laico sodale alla pruva dei.fàili

Con l'ausilio delle costituzioni sinodali e sopraltutto dcl/e relazioni (!{/ lilnina e degli atti delle visite pastorali intendiarno adesso verificare l'ideale cli laico sodale alla prova dei fatti. Pre111cttian10 alcuni cenni sul!'evo!uzionc della ·figura del laico nella Chiesa, in epoca inodcrna e conten1poranca, per evitare gli equivoci che possono nascere da!l'<1vcrc usato questo tern1i11c non riscontrabile negli statuti. Nell'c11n:;en rér!;in1e i laici erano soprattutto quegli aristocratici che si prendevano cura delle strutture ecclesiastiche; 1na in realtà possia1110 considerare laici i sen1plici rede!i o devoti che non facevano parte delJ'orlfO cferfr_,'Ol'lfll/ --l. J[ lllOVilllCnto confraternalc Cu l'alveo che raccolse in gran parte le aspirazioni di rinnova111cnto del laicato devoto('-' e favorì negli associati la crescita della coscienza di u11a nuova posizione ecclesiale rispetto n! sen1plicc popolo dci fcde!iù 6 . 'J't1ttavia i doveri ecclesiali dcl sodale o laico devoto rin1asero a lungo confinati nei terni in i tradizionali della pietò e caritò. Dopo i rivolgin1enti politici e sociali dell'unificazione nozionale, la Chiesti visse in Jtalitl uno dei n1on1en1i cli passaggio pili significativi nel 1noclo di concepire la rlgura del lnico(' 7 . Venuto n1eno, cioè, 1

(,_; ST1\. rr 979v-980r. Cfr DLG. f. 96 ! r. h-I Su!J"origine e l"cvo!uzionc dcl tern1inc '"lnico"' si vcduno in pnrlicolarc: l. Di·: L1\ POTIERJE. /, 'ol'igine et le sens pri111it{f du 11101 "/aie" in .Vouve//e l?e1•11e J"heologiq11e 90 (1958) 840-853: !'.. L1\NNE. /,e la/ca! do11s /'E._r.;lise a11cie1111e. in /'crh11111 Coro 18 (!96"1) 105-12(J: I !olei nello "soeielus chrislionu ·· dei secoli_\"/ e Xli. J\Hi di.: I In terzu sellÌllHlll<l in-

li.:rnnzionnlc di Studio. IVlendol<1 21-27 ngoslo 1965. tV/il<1110 19(i8: E. SC!!!l.. Ll~LìLECK.\. /,(/ deji11i::.io11c del loico cri.1·tio110. in /,u Chiesa dt! /'01ico110 11. a i.:urn di (ì. Bnral111<1. 1:irenzc 19(15. 959-977: l-1. llLIML"RL. ('011cclti di luico nella coslit11::io11e s11//o C'hieso dcl /'uticuno !!. in ('011ci/i11111 2 (1966) 3. 173-!8(1: ;\. FAIVl{I'.. 1Vaissa11te d'1111i! hiél'(//'chie. Les 1;1·i111h\re.1· dtapes d11 c11rs11s cli!l'ic(I/_ P<1ris I l.J77: B. FORTI:. Laicato e /(licità. Torino 1986: S. D11\NICI 1. Laici e !aicitti 111.!lla chicsu. i11 /)ossier sui laici. Brescia ! 987. I 03-151: Cl. J\NCìf::IJNI - Cì. J\~·ILìROSIO. Laico e cl'isliano. Torino 1987. b'i crr V. Pi\GL!i\. ,)'torio dci /)Ol'Cl'i ili ()ccfdente. J'vlilano 199~~- 184. 66 Cfr ibid. 185-186: ID .. I.e COl!/i·ate!'llifc i! i problc111i della morte. ciL. 205. 17 ' Cfr P.C. CAIYl1\l1\NJ. 1\/01ivi e ri__//cssi religiosi de/fu q11cstio11e ro111011a. in Chicsu e religio.vità i11 Italia dopo I '[_/11i1à (I 8(il-l 878), fV!ilnno 1973. 112. Si vcc!t1110 in proposito anche G. (ÌAMB1\SIN, (Jf'rarchiu e laico/o in Italia 11e/ seco11do ()l/oce11/o. Padova 1969: Cì. rv1ARTJN1\. L 'attcggia111e11/o dello gerarchia di jì·ontc a/li! pri111e ini::ialive orga11i::::o/e di (lj.ìOS!olato dei /uici allo 111cttì dcff '()lfoce1110 in Italia. in .\/Jil'i/110/ità e a::io11e di!! lui1·r110


11 laico negli statuti delle co17fi·a/ernite nissene del S'ellecento

28 I

l'appoggio dello Stato alla Chiesa, i fedeli laici, sotto la spinta della secolarizzazione, furono progressivan1ente sollecitati ad organizzarsi e a scendere in a can1po per svolgere una funzione attiva nella società non solo sul piano religioso, 111a anche politico e sociale. Nella seconda 111età dell'Ottocento nacque e si affern1ò così il laicato 1nilitante, che acquistò un suo ruolo nella vita ecclesiale e una sua autono111a responsabilità e capacità di contribuire al!a riconquista della società 68 . 'futtavia non tutti i fedeli laici operanti in questo periodo possono essere inclusi in questa nuova concezione del laicato, perché accanto alle nuove organizzazioni di 111ilitanti continuarono a sussistere autentiche associazioni di fedeli che si ponevano finalità e perseguivano n1etodi cli azione pastorale diversi 69 . Le confraternite nissene furono estranee e perfino insensibili alla 111e11talità attivistica e polc111ica del cattolicesin10 1nilitante. Perciò le opere eco110111ico-sociali cattoliche nacquero dalla nuova pietù ultrainontana, papale e intransigente che era stata introdotta nella Chiesa nissena nel secondo Ottocento 70 . Fatte queste precisazioni, ci chiediaino allora: la figura ideale cli laico sodale che crnerge dagli statuti esan1i11ati trovava una sua realizzazione nel concreto svolgersi della vita associata? Soltanto un'indagine accurata sulle carte relative alla vita interna delle confraternite ci avrebbe pcnnesso cli conoscere nei dettagli il riscontro degli statuti. È stato possibile però consultare le costituzioni sinodali, che precisano la natura e i fini religiosi e caritativi delle aggregazioni laicali; le relazioni ucl !il11inu e gli atti delle visite pastorali, che ci oflì·ono Rlcuni dati concreti. Nella quarta parte al capitolo V delle costituzioni del sinodo diocesano agrigentino del 1703 il vescovo 111ons. Frnnceseo Ramirez ( 1697-1715) afferma: «In 12cclcsia Dei Soliclitates, seu Laicoru1n Con1ì·aternilates institutae rcpcrit111tur, ut ad Divinac Majestalis honorcn1 fideliu111 pietas 111<1gis excitetur, cl n1utua 71 fraternae charitatis di !ceti o conscrvetur» •

E nella relazione m/ liminu ciel 1707 scrive:

colfo/ico ito/fono. I. Pndova 1966, 31 !-357: G. DE ROSA,// 111ovi111ento couolico i11 /tuliu. 1.

Do/lo rl!:>'faurn::ione al/ 'età gioli1tia11u. Bari 1966. ti~ Clì·G. fVllCCOLI. Fro 111i10 d!!llo cri.1·1io11ihì e sl!co/uri::::o::ionl!. S111ili s11! J'Ufìporlo Chic.1·0-socil!ttÌ 111!/l 'e1à co111e111pora11i.:u. Casale iVlonJ'crralo 1985. -194-:J 98: J,, C1-1ATEL1.WR. /, '/:'111·o;H1 dei de,·o/i. l'origini! dc/fu .1·ocictà europea o/fl'(l\'C/',\'O fu storia dello ('0111pug11iu di C'csÌI: le co11grcgu::io11i 11/{ll'ione. lo vilo q11otidit1110. le critich(' e li! po!e111iche. I 'ideo/ogio, !md. iL, lvlilt1110 1988. 183. b'J Cfr S'o/ida1·is1110 e pietà. cil .. 14-15. 7 Cfr ibid.. 15. 71 C'o11sfit11f iones Dioecc.1·(111uc .'.i:Fnodi !I /11stri.1·.1·i111i et Revere11dissi111i Fr. Fu. 1..w '/.\'( '/ /?,-1,\t!N.l:Z e.Y flrucdicaton1111 ()rdi11c. Dei, f!f .//postolicae Scdi.1· grotiu Archiepiscopi, l:.Jìiscopi Agrigentini, Catholicac 1\laiesfutis u Consiliis. Ce/cbratue .'/11110 L)oll/ini 1\ff)CCt!I. 1\grigenti 1704. 91.

°


282

Francesco

LoJJ1a11!0

«Plurin1ae in Civitatc (Agrigento) sunt Congrcgationes et Contì·aternitalcs Laicorun1 pro Spiritualibus excrcitiis, Pictatis, et Charitatis, c1tquc rcligionis fì·cqucntanclis [... ]. In quo!ibct oppiclo rcspective Congrcgationes plures L8icoru111, seu Confraternitates ad spiritualia 111unera cxercencla institutae, vel operibus pictalis lrequentandis» 7 ~. Anche nelle successive relazioni ali !ilnìna i vescovi agrigentini ribadiscono le stesse carat1eristichc riguardo alle confratcrnite 73 . I~ negli atti delle visite delle confraternite in genere si legge:

<<i-la li suoi C8pfito]Ji seu Statuii sopra dc' quali si è fritta !a visita ciel tenor seg[uen]te. Prcfsen]tia Statuta sive Capitula fuerunt visitata una cun1 Bulla Aggregntìonis sed nonnisi ad n1e11ten1 Costitutionun1 Synoda!iu111 nostrae Dioecesis sub ll!lustrissi]1110 dc Rainirez ea servari praecipi1nus, quen1ad111odu111 et non a/iter ea corfin1a11H!Sì) 7_;.

l'alvolta, però, coine 11ella visit8 pastorale delle confr8ternitc di Can1pofr8nco del 1746, si 8ggiunge: «Pel governo spirituale di t8li confraternite abbiarno dato 1'1 norn1a nelle Ordi118zioni Generali» 75 . E nelle ordinazioni generali, poi, per !e confraternite della Carità e del Santissin10 Sacran1ento, si dice: «Vog!ian10 che le due conf'r<cilernite, che si trovano erette in questa terra, si esercitassero ogni giorno di do111cnica in qualche esercizio di Pietù sotto la direzione d'un Padre, che deve avere !a obbligazione di dirigere, ainn1onirc e spiegare qualche punto di 111cdit8zionc a divoti confratelli, cd anche di confessarli e di aiutarli in tutto colla solita !ì1nosina, giusla le costituzioni sinodali cli questa Diocesi sotto l'J!l.1110 Mons. I). Franciscus Rnn1irez, e che in 111odo speciale li confJ·ai-el!i della confraternitn della C8rità nella Chiesa di Noslr1_1 Sig.ra dell'!tri11 si confessassero e con1unicassero in ogni pri1na do1ncnica di n1cse, e quelli della Co111pagnia del SS.1110 Sacran1ento si confessassero e co111unicassero og,nì terLtl Don1enica di 111ese secondo la Goll8 e Costituzioni Pontificie; e i11 quanto allo resto osservassero punlual111ente tutti gli obblighi loro ingiunti nel li loro statuti e regole, o capitoli, incaricando il Rcv. Archiprcle ad invigilare sopra ciò, a tenerne ragguagliati della osservanza di questa ordinflzione, per quanto gli deve essere a cuore la salute di questo suo Popolo» 76 .

7

~ F. Rf\tVIJREZ. Relazione ad /i111i11a (1707). ff J82v-383r. in 1\SV. Sacra Congrcgalio ConciliL Relationes LJioecesi11111. Cìire.cnli. 7.1 Cfr a titolo csc1nplificativo r.~ lZArVllREZ. Re!tcionc ad li111i11a (I 7 I 3). "102. ihit!.: cfr llJ., Relu::io11e ad limina (1728). 426-'-127. 7 ~ ASCVf\, Registro delle visite (17./6). 1·isita delle COl!ff'a/ernite di questa ter!'a di (~r11111-h!fi·o11co. r. I I 2r. 75 71 '

Le.

ASCVA, Regisf/'o delle visite (17-16). Ordinnzioni.

r.

!21v.


!I loico negli stol1tli delle co1?fì·aternile nissene del Settecenfo

283

Siinili ctisposizioni si ripetono per le confraternite di Caltanissetta nelle ordinazioni generali della visita pastorale del 1778: «Essendo state le confraternite laicali istituite, atììnché uniti i fecle!i in un 1noclo particolare attendessero n1aggiorn1ente all'acquisto delle cristiane virtù, vog!ia1110 che ognuna delle Con1pagnie e Cont-ì·atcrnite di questa Città si eligga un probo Ecclesiastico che potesse presedere a tutti gli Esercizi cli Pietà prescritti cla!lc loro Regole, istruirli ed esercitarli nell'orazione e nella lezione dc' libri divoti; quel Cappellano designcre1no noi, se vi aggraclerà. lncarichiaino il Reverendo Vicario d'invigilare che si osservìlno] esattrnncnte nell'elezione de' rettori e nella recezione dc' Fratelli tutte le condizioni, che sono prescritte clal!e Costituzioni toro e dal Sinodo di Monsignore Ran1irez; ne pennellerà che si a111n1ctta in avvenire alcun nuovo Confratello nella Con1pagnic1 senza l'intelligenza sua e ciel Deputato eligcnclo, e senza i! certif-ìcato del Parroco della buona vita ccl csen1pl;_iri costu111i dcl soggetto. Ri1111ovia1110 la proibizione !~1tta da Monsignore Ran1irez nel suo Sinodo a tutti i rettori delle Confraternite di poter rn11n1inistrare i beni della Confì·aternita e della Chiesa senza l'intervento del Dcf?utato da Noi eletto. Dichiara1no nulli tutti gli atti che in altra guisa si faranno» 7 •

In particolar 111odo si esige la consegna della bolla di fondazione e degli statuti alla curia vescovile. InJ-àtti nelle ordinazioni genernli della visita pastorale di Santa Caterina del 1745 si i111pone per le confraternite della città quanto segue: «Abbiaino trovato in questa [terral tre confraternite, una dell'Oratorio ciel SS.n10 Sngran1cnto, altra dc!la Chiesa di !'viaria SS.n1a della Grazia, e la terza della Chiesa del SS.n10 Crocifisso, 1na perché nessuna c'ha potuto n1ostrare le Bolle cli sua fondazione e pure li Statuti e Regole, che devono osservare, perciò ordiniaino che infì·a lo tcn11ine di n1csi due debbano tutte ccl ognuna di essa ricorrere alla G[ran) C[orte] Vjescovi]le per ispedirsi la Bolla e portarle ancora li Statuti o siano Capitoli e Regole, che dovranno presto frir disporre per essere confCr111ati, secondo le disposizioni dell<:i Bolla di Clen1cnte Papa Ollavo del 24 Dice111brc 1604 e delle nostre Costituzioni Sinodali della parte 4, C<1p. 5. E perché ogn'una di esse deve avere il suo Padre o sia Cappellano per dirigere i cont-ì·atclli e indirizzarli nella via dello spirito, considerando Noi che tutti li Sacerdoti in qucsl'1 terra godono l'ononirio cli onze dodici per ogn'uno che loro p<1ga questa Università, vogliaino ed orcli11ia1no che quelli Cappellani che saranno eletti, co111e inth1, abbiano i! peso e l'obbligo di istruire detti confratelli colle regole ciel Catechisn10 Ro111a110 e clebbrn10 nltrcsì confèssarli ogni prin1a Do111enica cli Mese, secondo le anzidette Costituzioni Sinodali. Inoltre perché in elette Chiese hanno le confraternite !e obbligazioni cli fr1r celebrare alcune 111cssc perpetue, orclinian10 perciò che !'elc111osina per elette 111cssc da pagarsi a tali Cappellani non eccedesse la tassa sinodale, e tutto lo resto delb:1

77

ASCVA,

Registro delle l'isitc (1778-/779). Istruzioni e ordinazioni.

r. !62v.


284

Francesco lo!l1a11to rendita s'avesse d'applicare co111e noi l'applichian10 a beneficio delle Chiese e per rifaci1ncnto di giugali»n.

Dall'uso incrociato di questi testi c1ncrgono particolari interessanti dell'ideale di sociale alla prova dei fatti. Innanzitutto le costituzioni sinodali fondano e co11fern1ano l'ideale confraternalc, perché sia gli statuti che la vita dei tì·atclli dovevano attenersi alle indicazioni dcl sinodo di Ran1ircz, con1e è c1nerso anche dalle visite pastorali. Inoltre le relazioni ac/ li111h1a pongono in genere l'accento sulle istituzioni e rispecchiano certan1entc la visione del vescovo, il suo ottin1is1110, la preoccupazione di presentare alla

Santa Sede una sintesi positiva della diocesi e del lavoro pastornle in essa svolto; tuttavia, esse evidenziano la presenza dcl fenon1eno confratcrnale, segnato dai dinan1isn1i più vivi e dalle attese spirituali pili profonde. Infine anche gli atti delle visite pastorali riflettono prevalcntcn1ente !a 1nenta!itil e !e preoccupazioni dcl vescovo e dei parroci, n1a rivelano diversi aspetti delle confraternite e spccial111ente ci infonnano sul 111odo di correggere abusi, dì prevenire inali e cli richian1are alla vita di pietil e all'esercizio della carità. Gli atti in proposito consultati riguardano confraternite fondate - o ancora in vita - nel Settecento, approvate da!l'autoritil ecclesinstica o anche senza statuti. Essi esigono soprattutto la presentazione degli statuti da parte delle confraternite alla curia vescovile per ottenerne l'approvazione ecclesiastica ed essere garanzia per i! regolare svolgin1ento delle loro 79 attività ; ne in1pongo110 l'osservanza e in particolare il rispetto per l'autorità ecclesiastica, le pratiche di pietà e di carità cristiann.:rn. E in genere essi lasciano intravedere i! nonnale adc111pin1ento dei doveri e degli irnpegni della vita confraterna!e e le disposizioni talvolta date in inerito non fanno altro che co11fer111arc le finalità dei sodalizi e rivelare gli indirizzi pastorali diocesani. l~ali disposizioni e !e insistenze degli stessi statuti sulla pratic<l devozionale quotidiana e sulla correttezza n1orale dei conJ-ì·ati !asciano anche presun1ere il ripetersi di casi poco edificanti e di inadc111pienzc, che venivano subito risolte secondo le nonne di ciascuna confraternita e che coinunquc non intaccavano !a vita di pietà devota e l'esercizio di carità cristiana delle confraternite. Infatti la pietà delle confl·aternite cspriineva i! tranquillo possesso della fede in ten1pi e luoghi di forte oinogeneità religiosa. Ed era connessa al tipo di evangelizzazione proprio delle 111issioni popolari, che avevano con1c ten1aticn ricorrente l'annunzio delle veri1ù ulti111c (111ortc. giudizio, inferno, purgatorio, paradiso). Le confì·aternite venivano in genere fondate dopo un'cflìcacc predicazione 111issionaria. In tale 111odo esse erano destinate a n1a11tenere vivo lo spirito dcl!a n1issione e contribuivano in n1isura clctenninante a pron1uovere la pietù e l'elevazione inoralc degli 78 1\SCVA, l?i!gh'll'O delle vi.vile (!77./-J775j. Ordina;.-:ioni g,encrali. rr. 494v-495r. 79 Le. Per le cong,rega7.ioni e le confr<Jlcrnile di Ct1llanissc1la si veda Jn visita p11slor;_1lc de! I 7LIS in ASC\11\. Rf'gistro di!/lf' visite ( J 7././-17./5). ()rdin<17.io11i generai i. Il. .·!04 r-406r. 8 ° Cfr 1\.SC\11\. Rcgf.1·1ro delle visite (177./-1775). Ordi1rn1.io11i genernli. rr. .·J94v-495r.


li laico negli s/a/11/i delle confi«tlernile nissene del Settecento

285

iscritti e a radicare le devozioni, le pratiche nuove e rinnovate. Perciò esse furono di grande aiuto alla cura pastorale del clero e costituivano per 1 confrati luoghi di forn1azionc religiosa e di pratica sacran1entale. Dagli statuti, daile costituzioni sinodali, dalle relazioni crei lilnina e dagli aui delle visite pastorali eincrge chiara1nente co111e le confraternite nissene del Settecento hanno profondan1ente evidenziato il loro n1ultifor111e iinpcgno cli caritù e assistenza 81 in una socictù che per secoli ha fondato il suo lì1turo non sul progresso, 111a ncll'i111pegno cristiano e nell'attesa del giudizio 82 . Già la struttura organizzativn rivela la loro configurazione di associazioni di pietà con fonne caritative e assistenziali. Esse, dunque, vissero lo spirito di preghiera e di carità, ed esercitarono !a loro 1111ss1one educativo-religiosa, rivelandosi funzionali ad un rapporto di intin1a coesione tra Stato c Chiesa. Volgendo, inf3tti, l'attenzione al contesto sociale, religioso e culturale risulta evidente che è tutto il coinp!esso inondo paesano che si organizza secondo 111oclelli associativi che fanno riferin1c11to al scnti1nento religioso e alle esigenze cli tutela di gruppi e ceti sociali. La caratteristica essenziale delle confraternite nissene, con1c anche di quelle n1eridionali, è rassociazionisn10 devozionale, assistenziale, solidaristico e 1nutualistico. La confraternita nel nisseno, e anche nel Mezzogiorno d'Italia, è stata per il laicato quel che !a con1unia o la ricettizia è stata per il clero: una struttura e un'organizzazione stretta1nente legata al territorio, nl contesto sociale e religioso, e al!e tradizioni storico-culturali. È un tipo cii organizzazione del laicato cattolico del tutto particolarc 8 -1 . Scrive Antonio Cestaro: «Una confì·;;iternila nel Sud, inson1n1a, non è la stessa di und del Nord, anche se gli c!cn1cnti costitutivi essenziali dal punto di vistd della vita ti:Jnnale dell'istituzione sono gli stessi, in quanto rillettono le con1uni nonne del Concilio Tridentino. /\ c<Jralterizzare la conJì·aternita 111eridionalc sono soprattullo l'rllnbiente religioso e socio-culturale, le condizioni econon1iche, la legislazione ecclesidslica delle n1onarcllie che si sono avvicendate nel Sud, i! prnlicolare rapporto clero-popolo. Né, d'altra parte, essa presenta se111prc la stessa fisionon1ia e gli stessi cdratteri nel corso dell'età n1odcrna e conten1porane8: essa cdn11ni11a coi ten1pi, con le gan1be dei conlìntelli che di essa thcevano parte e che ne csprin1evano esigenze e bisogni, per cui dall'originaria istanza devozionale e di supporto a!!a struttura prnTocchialc si trastOnna in centro di solidarietù 1nutualistica tra i soci, in centro di assistenza e cli beneficenza, in centro gestore cli patrin1oni terrieri e 1nobiliari, in centro gestore della 1nortc, delle esequie e delle sepolture. SI crr !VI. tvlAl<IOTTI, Ricerca su//(' coqfi·aternitc. cit., !66_ Per quanto eoneerne le allicaril<.1livc e assisten7.iali svolle dnlle confraternite laicali in Sicili;1 nel periodo da noi consideralo si veda C. VALENTI. Ricche::::a e povertà in 5,'ici/ia 11e/ secondo Settecento. PaVÌ[Ù

lcrino 1982. 197-207. s~ Clì· G. DE Ros,\. «Presentazione>>. in Hicerche di storia socio/e e religioso 9 ( 1980) 5-10: I li. 83 Cfr Solidari.1·1110 e pietà. cìt.. 27; A. CEST1\RO, «Presentazione)). in i\. St\Nlf\NfiELO.

Antichi:' conji·aternite u / 'eno.1·a. Venosa 198,L IO.


28(>

J~'rancesco Lo111a11/u

f... ]. La contì·aternita allora era tutto: il club, il circolo culturale, l'ente di assistenz8, la banca, il luogo di fonnazionc religiosa e cli elevazione culturcde; di for111azione del carattere, delle pri1ne esperienze c1sse111bleari ed elettorali. f... ]. C:: che f-Ossero tanto radicate nella societù e 11ell'a111bie11te 1neridionale lo prova i! fatio che, dopo l'Unità, la Chies8 riscopre e rilancia il !8icato Cdttolico. Ma, 111entre nel Nord il l<ticato si orgrnlizza nel!"'Open1 dei Congressi", nel Sud la confraternit·a continua a rappresentare l'unica tònna possibile di aggregazione religioso-sociale, sì che al 111ovi111cnlo cattolico si continuerà a pre/'erire la confraternita co111e un giù collauclato organis1110 di for111azione del laicato)) 8-1. F infatti nel nisseno alla fine de!l'C)ttocento, quando su quest'hu111us culturale e organizzativo si innestò il 111ovin1e11to cattolico, le confraternite si rivelarono incapaci da gestire con [a loro struttura organizzativa le n1odcrne !onne cii 111utualisn10 e di assistenzialisn10, e la loro originari;:1 e perdurante confìgurazio11c di associazione di pict<Ì non rispose più all'urgenza del progetto 111ilitante ciel n1ovin1ento cattolico. Vi risposero invece con le loro strutture associative 111oderne le casse rurali, !e affittanze collettive e le altre fanne ci i cooperazionc 85 . Le contì·atcrnitc nissene ebbero vita duratura, co111e confcnnano gli stessi atti delle visite pastorale e le relazioni oc/ lh11ino, e nonostante qualche inevitabile deficienza, si rivelarono efficaci ne! pron1uovere la pictù. l'elevazione 111oralc degli iscritti, le devozioni e le iniziative solidaristiche. Se infatti le confraternite prescrivevano periodican1entc la lettura degli statuti 8 (J, possia1110 affcrn1are che essi costituivano un autorevole punto '-'di riferin1cnto e senz'altro incidevano sulla vita dci laici associati. Gli oratori ancora oggi aperti al culto, i si111boli e gli oggetti iconici tuttora presenti tra le attività o n1anifestazioni religiose dei confrati, certi 1110111cnti rituali e n1istagogici ancora 11011 dissociati dal sacro, alcuni obblighi coinuni di preghiera per i defunti tran1andano il ricordo della cultura cli fede, della pietà devota e del solidaris1110 cristiano delle antiche contì·atcrnitc.

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lbid., ! 1-13. ~ 5 Cfr C. NARO, la Chiesa di ('a/tanissel!a tra le due guerre. cit., I, 383. u, Ci!irnno a titolo esernplifica1ivo i! capitolo 23 del!n Sl/vl. C 446r: «In ciasehcclunn Domenica il Superiore posu!a1nente fr1ccia leggere al Cancelliere uno o due nlineno dclii nostri CapitolL e questo, acciù ognuno li tenesse cosa cara del suo tesoro nel cuoi-e, e nel In niente. del li quali J"anin1n sola1ncntc se ne nutrisse cd il Superiore per n1aggior intelligenza I i vada ponderando, e dichiarando. e procuri cli fare che restassero sta111patc nella incn!c dclii Fratelli, ccl a rnetterli in pratica per averne nella boccn e nel cuore ogni volta elle se ne parlasse in Congregazione. esigendo il Superiore rigorosa1ne11tc la esplicazione cli quelli da lulli I i fratelli, e specialn1cntc dagli Officiali lu esatta e puntuale osservanza. senza la qunlc In Congregazione è un corpo senza vila. e un cadavere senz'nniina».


Synaxis XVII/2 ( 1999) 287-323

ASPETTI E PROBLEMI DELL'ASSOCIAZIONISMO LAICALE A PALERMO TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA f'RJ\NCESC:O LO PICCOLO

La storia delle confì·aternite paicrn1itane è solo approssi1nativan1ente conosciuta. Infatti, nonostante il rinnovato interesse per il fcno111eno che ha

dato vita negli ulti111i anni a diverse pubblicazioni 1, allo stato attuale si è ancora alla fase prclirninare della ricerca delle fonti e dell'analisi dei pri1ni risultati delle ricerche. In 1nancanza di studi approfonditi sul fenon1eno, l'obiettivo di questo saggio è quello di presentare alcuni aspetti e problc1ni della storia contì·aternale cittadina, ricercando qualche col!ega111ento tra il basso Medioevo e la H..ifonna cattolica e proseguendo fino alla nota svolta

ciel tardo Settecento, che 111uterà la natura giuridica all'associazionis1110 laicale. La pre1nessa ciel presente lavoro è dunque un ccnsin1e11to pre!i1ninare, ed invero nio!to laborioso, delle confraternite palennitane, lavoro che ha portato all'individuazione cli 407 sodalizi, sorti tra il XIV cd il XVIII secolo, ciascuno dei quali costituente un problctna a sé. li censin1ento non è co111p!eto, 111a sufficienten1entc significativo per il nu111ero cli sodalizi preso in csa111e". Per quanto concerne le fonti, difficile si presenta la situazione per il 111edioevo, per il quale tutto lascia credere che !a ricerca debba fondarsi su basi docu111entarie assai precarie e su rinveni111enti del tutto occasionali. li vero ··Docente nei licci. 1 L'uuica pubblicazione complessiva sul fenomeno n Pnlcrmo è il volu111c Le co1!fratcr11itc dc// 'Arcidiocesi di Paler1110 ..5toria e arte, n cura di f"vl.C. Di Natale. Pa!enno 1994. con contributi del solloscritto. che tu!lavia vuole essere una schedatura del l'eno1ncno senza intenti storico-critici. anche se 1110!10 utile per l'abbondante ricerca su!!a con11nittenza artisticn. Sono poi da ricordare !e succinte co1npilazioni cli F. AZZARELLO, C'o111pag11ic e cor(/i·uternite religiose di Palermo, Palcnno 1984 e cli U. GALLO, 1ì-adi::ione e tra.\:fOrn1a:::io11e, breve storia delle co1?fì·aternite pulen11itu11e, Palerrno 1991. lJna inappa esauriente del le con1pagnic è stata tracciatu dn S. LA BARBERA - A. ìvlAZ7.È. J<.egesto d!!lle co111pag11ie di Poler1110 11ei secoli,\'/'! e Xl'!!, i11 L '11lti1110 C'aravaggio e la cultura artisticu (/ 1\lapo/i, in S"icilia e u 1\Iolto. a cura di fvl. Cnlvcsi. Siracusa 1987, 252-277. rnentrc uno studio sui luoghi e ln con1n1i((enza arListicn confraternali, con ri!Crimenti alla storia clell'associazio11is1110 laicale, 0 stnto pubblicato da P. PAL1\ZZOllO. G'/i oratori di Pa/en110, Palern10 1999. 1 l3enché inl'alli il numero dei sodnlizi censiti corrisponda all'ulricialc cntitù tran1<.1ndataci dagli storici locali. sfuggono i11cvitabiline111c nl censiinento diverse congregazioni cl i spirito fondate ncll'ainbito dei conventi dci regolari, i cui statuti, approvali dai provinciali o dai priori delle stesse case. in nrnssima parte non ci sono pervenuti: si ha notiLia sull·csistenza di questi sodalizi da fonti indirette che ne riportano a tratti l'esistenzn senza indicarne la data di rondazione né i fini statutari.


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Francesco lo Piccolo

approccio storico a questo ccnsiinento parte dall'utilizzazione dell'opera del

canonico Antonino Mongitore su/In storia delle chiese di Palenno) redatta nella prima metà ciel XVIII secolo, due tomi della quale sono dedicati intcrnn1entc a! fenon1eno·1 • L'autore riferisce per la inaggior parte delle fondazioni le principali notizie sulla loro erezione, sulla con1posizionc sociale, gli scopi

statutari, i rapporti con gli altri sodalizi, i trasfcri111enti di sede, nonché le vicende costruttive di chiese ed oratori e la cornn1ittenza di opere d'arte in esse contcnute 4 • Alla schedatura dci sodalizi censiti dal Mongitore ha fatto seguito l'csan1e degli statuti degli stessi) necessario per cogliere la tipologia confraternale e per collocare in uno dei gruppi in cui si è soliti distinguere, per con1odità di studio, !e confraternite'. La collezione pili eo111p!eta degli statuti sulle confraternite palennitane si trova presso il locale Archivio Storico Diocesano, nel fondo JÌ/fe111oriali dcl tribunale della Sacra Visita, l'organo pastorale addetto all'csan1e ed alla approvazione delle regole dei soda!izir.. Lo spoglio dei registri ha restituito una serie di sodalizi non contcn1p!ati dn! Mongitore che hn penncsso di a1npliare il censiinento degli stessi. l'v1entre di alcune confraternite si conosce solo i! titolo, di altre si può contare invece su una docu111entazio11e on1ogenea e seriale, che ancora attende di essere vag!iata1.

1

A. J\iloNGITORE. 5'toria sacra di /11/le le chiese, convenli, 11101u1sleri, ospedali ed altri l11og/li pii della cilhì di Paler1110, 111s. sec. XVII!, Biblioteca Co1nunale di Palcnno (d'ora in poi BCP), Qq E 8 (Le co111pag11ie), Qq E 9 (Le co1zfralcrnil!!, I!! chiese di na::ioni, di orlisti, di projèssioni, le 11nio11i, le congrega::ioni e le chiese particolari). ~ !Vlongitore delinea la storia di 91 con1pagnie. per le quali nl!ingc al ruolo per 1<1 processione dcl C'orp11s [)0111i11i dcl 1727: inoltre conle111pln le vicende di altri 109 sodalizi. di cui 38 confratcrnilc e congregazioni_ 34 unioni, 30 sodalizi di 111estierc e 7 di JHl7.ionc. -' Sulla distinzione per gruppi delle confraternite è stata seguita In classificnzionc proposta da S. CucJNO'ITA, Popolo e clero in .)'icilia nella dialettica socio-religiosa jì'rt Ci11q11e-Seice11to, /'vlessina [ 986, 135-136. r, Sono stati csa111i11ati i volu1ni dal 1612. data cl illiLio della serie, Cino al 1781. anno in cui i beni de!!e con1ì·aternite passarono sotto il controllo statale e i relntivi capitoli furono sottoposti a!J'aprrovazione della Suprema Giunta del Presidente e Consultore di Sicilia (C. V A LENTI, l?icche::::a e povertà in Sicilia nel secondo Seltecento, Palenno 1983. 199). La serie è custodita ne! fondo '/ì·ib1111ale della Visita, corda 1-306. 1 /'vlolti nrchivi di confraternite sono rimasti nella propria sede, co111c quello della congregazione di Nlaria Santissin1a degli 1\gonizzanti. ritrovato nel 1994 e quello clelh:i compagnia di Sant'Orsola nella chiesa 0111011in1a. ;\llri sono s!ali versali presso il locale Ar. chivio di Stato. cioè l'archivio delln confraternita di San Cìiovanni Battista dci Napoletani. quello della co111pagnia di SanL'A!berto. quelli delle congregazioni di Santa !Viaria di Visilu Poveri. Santa Maria di Visitacnrceri e dell'unione dei fv!isercinini in Snn tv!atleo. Una ricca docurnenlazione sulla 1naggior parte dei sodalizi, per lo pili risnlente al XJX secolo. è conservata presso il locale Archivio Storico Dioccsnno. dove sono stati versati pure gli archivi della congregazione di San Giuseppe elci F'<i!egnan1i, della con1pagnia di Santo Stel8no Proto111artirc e ciò che resta della confraternita di Sant'Andrea degli Aron1a1<1ri.


L associccio11is1110 laicale a Paler1110 11·u 111edioevo ed età !lloderna 1

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Un panoran1a docun1cntario, con1c si vede, vastissin10 cd in gran parte inedito di cui, per il n1on1ento, 111i sono li111itato a fornire una siste111azione provvisoria. Sulla base del n1ateria!e raccolto, allo stato attuale è possibile soltanto un approccio sotto i! profilo quantitativo e qualitativo, in attesa di pili proficue indagini sugli statuti, possibile soltanto attraverso il lavoro di ben addestrate éqtdjJes di ricercatori che ne eseguano la trascrizione con1pleta. Nel!'esan1c quantitativo ciel fcnorneno, abbian10 considerato global111cnte i sodalizi prescindendo dai diversi gradi cli dignità di cui portano !a clenon1inazione: unione, congregazione, confraternitù, coinpagnia. Infatti, al cli là delle differenze gerarchiche pili volte sotlolincate tra questi sodalizi\ l'intento è di cogliere il fcnon1eno nel suo insie111e.

I. Entità 11u1nerica, gratlo cli sociabilità

Per quanto riguarda l'aspetto quantitativo, i dati che possedian10 sono gran parte parziali e soi10 stati desunti dalle f/isite JJUstorali e dai 111anoscritti dello stesso Mongitore. Le scarse fonti con1plessive sulle confraternite din1ostrano che solo indirettan1cnte e per via approssi111ativa possia1110 avvicinarci ad una valutazione quantitativa del Jènon1cno confraterna!e a Paler1110. Quel che colpisce di più è il nu1nero assai rilevante, n1a plausibile se !o si rapporta alle di111e11sioni grandiose della città ed al nu1ncro sproporzionato della popolazione' H. Bresc ritiene che in Sicilia tra il 1400 c il 1460 fioriscano circa 150 confraternite, cli cui a!Jneno 42 nella sola capita!eic', nun1ero che coinciderebbe con il prin10 periodo di iinpulso associazionistico nel!'isol'1. Il ri11110va111ento religioso, riannodandosi al precedente n1ovin1ento laicale, contribuirà a far sorgere a Palenno nella prin1a 111età de! XVI secolo altri 28 nuovi sodalizi. Hl

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8

Sul!n scnln gcrnrcllicn confrntcnrnlc è cli recente tornnto P, PAl.1\!.l.CJITO. (ì/i ol'a/ori. cii., 17, riprendendo !e tesi del rvlongitorc, il quale segnalò lu difJCrcnza tra confrnlcr11itn e co1npag11ia nella maggiore precisione delle regole. 11clJ\1ccrcsci1nc11to degli obblighi dci coi1fra1i e nelle inaggìori di!Ticoltù d'accesso per gli aspirt111li. nonché nei pnr1icolnri privilegi elle godevn qucs!°ultinw. È cerio con1unque che unn sc111plicc unione di preghiern. sia pure rcgola1<1 da stnluli. è supcrtil<l gernrcl1ìca111c11tc clalln congregazione e ques1·ulti111n tlnlln confrnlcrnilò. una clilfcrcnzn data soprntluUo clnll"csistcnzn cli un concreto legame associ11tivo in qucst"u!tin1n. Le con1png11ie crn110 invece !l grado pili nito di questo spirito associnlivo, vantnndo regole più precise e dcllaglia!c. con 1naggiori obblighi per gli ndcrcnti e pili difTicoll<ì di necesso per gli nspiranti confrntclli. 1 ' !,.elenco di confrnternitc non è stnto costruito solo st1i titoli nia sulla storia dei sodalizi. superando la possibilitò dell'uso di denorninnzioni diverse per una stessa associuzìone. 10 H. BRESC. lJn 111onde 111editerranéen. Eco110111ù! et société cn !:ùcife (I 300-1 ./-60), 11. Pulcrn10-Ro111a 1986. 6 ! 8-619.


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Fì·ancesco lo Piccolo

L,a situazione negli anni in cui operano le sessioni conciliari è ancora grosso n1odo f'enna alle IOnclazioni del Quattro e dcl prin10 Cinquecento. Il periodo che va dalla seconda inetà ciel XVI secolo alla prin1a 1netù del XVII è quello però di inagginre diffusione dcl feno111eno associazionistico. Dal 1563, data cli conclusione ciel concilio, al 1567, data cli compilazione del !a 1natricola cli Navarro 11 , sono state fondate 12 nuove con fratcrn ite ed altre 15 saranno fondate a conclusione del pritno decennio dopo i! concilio. La curva in costante ascesa dopo i! tridentino totalizzerà alla fìne dc! secolo una sessantina di nuovi sodalizi, raddoppiando la situazione dell'inizio ciel secolo". Nel pri1110 trentennio dc! Seicento l'in1pulso associazionistico lenta111ente si sta bi lizza a Iivel Ii 111ed io-alti, riannodandosi al I' incre111ento v ivacc della fine ciel secolo precedente. Secondo il Pirro, nel 1630 a Palermo esistono 52 con1pagnie, 43 confraternite e 30 congregazioni ed unioni di preghiera, cioè con1plessivan1ente 125 sodalizi 1' Una flessione nella curva delle nuove fondazioni si verifica tra il quarto cd il sesto decennio dcl secolo, feno111eno attestato anche in altre aree del rvieridione italiano. Quanto tale fatto abbia inciso sulla vita della città può essere cleclotto eia una sen1plice con1parazionc statistica tra il nun1ero cli questi sodalizi e della popolazione palen11itana. Nel 1660 i sodalizi n Palcrn10 sono auinentati soltanto a 139 14 • Raflì·ontando l'an1n1ontare con1p!essivo della popolazione (circa 112.000 abitanti) con il sudcletto numero cli confrnternite .si hn un rapporto di I confrnternitn ogni 806 nbitnnti. Alln ripresa ciel fcno1nc110 nel corso della seconda inetà ciel Seicento, che recupera !e posizioni precedenti, segue, a partire dall'u!tin10 ventennio ciel Seicento una fase ascensionale che raggiungerù l'apice tra il secondo cd il quarto decennio del secolo totalizzando 92 nuove fondazioni contro le 5 6 del prin10 quarantennio ciel Seicento: si tratta in realtà cli u11 gran nuinero di fondazioni devozionali, co1nc vedrerno pili avanti.

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La 111ntricol!I delle conlhllcrnitc che partecipano al legulo dcl defunto Andrea Nnvnrro nel 1567 elenca 61 sodalizi 1na J"eJTcttiV<l cnlilù dcl tC110111cnu doveva essere n1aggiorc (1\10111i1u1 co11ji·ater11ifat11111 e1'11/.1·ti per ha/!01t11/r1111 i11 J/aiori fla11onnift111r1 1~·cc/esiu /111f11s 11rbis die .\'.\'.\' 111r11·tii X i11dictio11is 1567 qui diei jìtif _/èstiv1111s l?es11rrectio11is don1i11i nostri !l.!s/I C'hristi et _/i1e1·1111t sec1111d11n1 ordi11e111 et legat11111 q11onda111 111og,11!fici ,/11dree de i\'11vun·o in A. fVIONGllOIU:. ,)'torio.\'(/(_'/'(/. /,e co111pagnie, cit.. rr. 115ss). 11 V. Rosso. /)escritfione di 11111i i !11oghi sacri della jùlice cilhì di /lu/en110, rns. sec. XVI. BCP. Qq D 4 .. che scrive i111ornu al l 59(L fa un elenco di 42 co1npng11ic. cscluclcndo le allre J'ondnzioni confraternali. ~ R. PIRRO. S'ici/ia sacro disq11isitio11ib11s e/ 110/iliis ill11slra/(/, a cura dì 1\. !V!o11gitorc_ I. [)alcnno 1733. 305. Il 1H11ncro delle co1npagnie coincide con quello ril'crito dall"anonimo !lll!orc della !?clrcione del sontuoso (/pparat11 co11 la 11u!1·uvigliosu e 11011 più vista procesioni _/affu nella città di I) a/ermo dcl glorio.1·11 corp11 di S. Rosulio, dcl 9 lu!:!I io 1625, allribuita <l Filippo Parula (111s. sec. XVII. BCI\ Qq C 75). 11 S. CUCINOTTA. fJopo/o e clero, cii.. 2:17. 1


L 1associc1:::io11isn10 laicale a Pu!e1·1110 tra n1edioevo ed età 111oderno

29 I

Nel 1730 circa il Mongitorc, aggiornando l'opera de! Pirro, enu111cra nella capitale 80 con1pagnic 1", 38 confraternite coltre 50 congregazioni cd unioni cli preghiera, per un totale di 168 sodalizi. Negli stessi anni le fonti ufficiali attestano invece il nu111ero a 158, prendendo in considerazione con ogni probabilità quelli riconosciuti dall'ordinario diocesano 11 '. L'entità nuinerica rilevatn dal Mongitore è pili vicina alla realtà, che doveva attestarsi effettivainente su circn 180 sodalizi, coinprese le unioni di preghiera e !e congregazioni di spirito fondate nelle parrocchie e nei conventi. Con una popolazione calcolata agli inizi del Settec:ento intorno ai I 00.000 abitanti il rapporto confraternite/popolazione, secondo i dati ufficiali, giunge ad 1 confraternita ogni 633 persone. Ma considerando l'effettiva cntitù di circa J 80 confraternite, il "tasso di c:onfraterna!ità" viene elevato lino ad I per 555 abitanti. li suddetto tasso tra il Sei e il Settecento sembra dunque in costante rialzo, n1a i picchi raggiunti nella prin1a nietà dcl Settecento non sono paragonabili agli alti livelli rilevati in altre diocesi de! fVIeridione 17 • Ciò significa che, nonostante la consistenza della popolazione palern1itana, le confraternite non fossero partico!anncntc 11un1erose e la proporzionalità risulterebbe alquanto inferiore. Per quanto concerne il grado di sociabilità, non si può faciln1ente ricostruire il nu111cro degli iscritti, perché a sottoscrivere i capitoli presentati all'arcivescovo veniva chian1ata solo una parte dei con frati. Nel Sei e Settecento i contì·atelli, con1e consistenza nun1erica, non superano con1unque in inedia 40-50. Nel Seicento quelli che superano i cento sono casi eccczional i IS' Nei capitoli di alcuni sodalizi è stabilito che non si ponga alcun !i111ite all'nn11nissionc dei confrati. In una quarantina di casi il nu1nero dei confratelli era invece rego!an1entato per statuto e lin1itato a poche decine, salve 1 '

Il nu11H.TO però contrasUl con le 91 co111pagnie che srilano in processione per i I c:o,.p11s L>o111i11i nel 1727. cui dovi·ebbero aggiungersene altre due che in quell'anno non vi presero parte (e!ì· P. PALAZZOTTO. Gli oratori, cit.. 259-261). 11 ' Questo è i! nu111cro totale dei sodalizi rilcvnto nelln J'isita pustorolc cle!!'nreivescovo Do1ne11ico Rosso nel 1739. enlitù che trova riscontro unclie nelle relazioni della Visi/a in sede vacante del l 747 (ASDP. [:'ondo Trib11nrrle della I cisilo, voll 1172 e 1175). 17 ;\. DE SP!RITO. 5,'tato delle co1iji·ater11ife della diocesi di /Jene\'f'!lfo 11e//u p1·i111(1 111cfrì del Setfccenfo, in l?icerche di storia sociale e rf'l(çiosa 37-38 (1990) 91-105 lw rilcvnto in molli centri un .. lasso di confralernalil<Ì .. !ìno nll' I per 200 abitanti. ·~ Nella l?e/ationc cil. della priina processione in onore di s. Rosai in. la con1pagni;1 di Santa /Viaria di Gesù s!ìla in corteo con 82 lscrilli. seguita a distanza da quella di San lvlarco con 42 esponenti e da quella di Snnt'Agata nlla Guilla con 39 soci. sorpussnnclo di grn11 lunga la inedia degli esponenti delle nltrc eo1npagnie che si attestu intorno ai 25 uo111i11i. Consiclernndo che al corteo è presente soltanto una rapprcsc11t<.111zn delln co11frater11itn. si può concludere che i sodalizi più nun1crosi giungessero nel un 1nnssi1no di 60 iscritti. ad eccezione della prima n1enzionata che forse toccava i cento. 1


292

Francesco /,,o ficco/o

alcune eccezioni Hl ragione ciel supera1ncnto di un li111itc d'età o de!!'csscrc religiosi. li nun1cro chiuso dei co111ponenti era fissato, in genere, a settanta-

due, in 111en1oria dei 72 discepoli di Cristo e dei 72 anni che, secondo alcuni dottori, visse la Madonna. 1-alvolta il nu111erus conc/u.vus sale ad 84, perché vi si aggiunge il nu1ncro degli apostoli, più spesso giunge a cento iscritti. !Zari sono i casi di un nun1ero chiuso pili basso o più alto 1 Tuttavia, l'efl'ettivn entità nun1crica delle confì·atcrnite a nun1ero chiuso è diffici!Jncntc clin10strabi!e a causa dei continui ca111bia111cnti operati nel corso dei secoli all'interno elci capitoli dei sodalizi"'. Considerando allora, nella 1nigliore delle ipotesi, che nella pri111a 111età ciel Settecento fiorissero a Palcn110 circa 180 sodalizi, con una inedia di 60 iscritti circa, si avrà un totale di 10.800 abitanti assorbiti nel tessuto confraternalc, pari a poco oltre il 1Oo/o della popolazione effettiva. Circa allora il grado di sociabilità, si può avanzare l'ipotesi che le confraternite non siano rappresentative di tutta la popolazione cittadina, una buona parte della quale restava fuori di esse senza poterne usufì·uire dei benefici, ipotesi già rilevata dal Cestaro per la realtà n1eridiona!en. 'Tuttavia, nell'in1possibilitù di fornire cifre pili precise, i risultati di questi sondaggi ri111angono parziali e pura111ente indicativi della realtà diocesnna. Negli anni Cinqunnta e Sessanta del Settecento un brusco n1uta1ncnto nella curva confì·aternale detenninerà un calo di circa un terzo rispetto al ventennio precedente. Il calo, corrispondente alla generale crisi del 111ovin1cnto, diventerà radicale nell'ultin10 ventennio, quando le f{Jnda:t.ioni si ridurrano a n1eno di un quarto del totale, facendo registrare solo otto nuove confraternite tra il sesto ed il settiino decennio del secolo. ·i.

2. f'onlfazione e svilujJJJO stof'ico

Non è facile la ricostruzione delle origini laicali che stanno alla base delle singole confraternite. Infatti se sia1110 riusciti a censire la 111aggior parte ciel le confraternite palcnnitane, rin1ane sen1prc problcn1atico ipotizzarne ln fondazione e il fine, specie per quelle ciel periodo 111edievnlc.

I'! Jl 11u111cro è limitato a 33, gli anni di Cristo. nelle confraternite del Crocifisso dcttn dei nobili. dci Pccc8tori pentili. di San Cristoforo e Sn11ff\1111a del Parlo. La con1pngnin dello Spirìto Santo era l'orinala da 24 frntclli. 11u1ncro dei presenti nel cenacolo d! Pentecoste. 11 ' 1\ titolo di csc111pio si vedano i cambiamenti cli 11u111cro chiuso operati dalla con1p<.1gnin elci Santissi1110 Crocilisso della dci Bianchi in tvt.P. DI BELLI\. La pura verità. l)iscarichi di coscien::a intesi d(/i "/Jia11chi" (Palcr1110 15-11-1820), Palermo 1999, 11. 1 " «Forse si è insistilo un po' troppo sul ruolo di aggregazione sociale esercitulu dalle confraternite. Ln nostra in1pressionc è che non ci sembra che le con!hllcrnite riuscissero ad associare inolta genle e che. i11 rin dci conti. il grado di sociabil!tfi crn limitalo a gruppi ristrcllill (1\. CF.STARO, li jCno111e110 co1ljì·(lft'rna/c 11cl i\le::::ogion10: (/Spelti e prohlc111i. i 11 Riccrc/1c di storia socio/e e religiosa. cii.. 40-4 l ).


L 'as.\·ocia::ionis1110 laicale a Falenno fra n1edioe\'o ed età 111oder11a

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Infatti !a n1aggior parte dci capitoli che regolavano la vita confraternale ci sono pervenuti nei rif~1ci111enti successivi, a volte anche di diversi secoli. Nella tnaggior parte degli statuti la data cli fondazione è dichiarata, nitre volte invece si può ricavare dall'esistenza di una tcstitnonianza clocun1entarin un tcrn1ine ante que111 OJJOS! que111 1 '. In alcuni casi, 11el1Jroe1J1io ai capitoli è eletto, con fonnula generica, che l'origine si perde nella n1en1oria oppure che il sodalizio è antico di tre o quattro secoli';. Il resto delle date di fo11clazio11e, talvolta anch'esse approssin1ative, è stato ricavato dai testi ciel Mongitorc e dall'csan1c degli stessi capitoli presso l'Archivio Diocesano. Le confraternite approdano nell'isola poco priina c\el!a peste del 1348, in ritardo rispetto alla penisola, adottando statuti con1posti a Firenze e a Genova La fortuna del 1novi1nento era appena con1inciata, allorchè il governo aragonese ordinò prin1a del 1408 lo sciogli111ento cli tutte le confraternite dci disciplinati dell'isola ritenendole cnusn di agitazioni politiche . -'. l~ra la fine dcl XV secolo e gli inizi del XVI secolo i laici devoti si suddividono fra diversi tipi cli organisn1i confratcrnali: oltre i disciplinati e quelle devozionali legate agli ordini 111cndica11ti e alle loro chiese, nascono le confraternite eucaristiche facenti capo alle parrocchie, quelle "nazionali" legate alla forte presenza n1ercantilc nella città e le nssocinzioni cli 111esticre, in conco111itanza con la costituzione elci pri111i statuti delle corporazioni artigiane. I sodalizi fondano le proprie sedi nelle adiacenze delle parrocchie, n1a 1 1 - •

' I~ il caso delle co11rn1tcr11itc dcl periodo 111cclicvnlc:. per le quali. i11 111a11cnnza quasi nssoluln cli cnpiloli. i dati più antichi sono sli11i riu1vati dagli studi sulla con11nillellLtl artistica di Cì. Bl~ESC BAlJTIER, /ll'tist€!s, putriciens et co1!fÌ'l;l'ies. flrod11ctio11 et conso111111u1io11 de l'oeuvre d'art à Pa/r:r111e et e!I Sici/e occidentale (13-18-1-160). Rome !979. 1 -' Nei capitoli della confrntcrnila del Santissi1110 Crocifisso all';\Jbcrgllcria. rinnovati nel 1667. sl legge: «L ·origine della confralcrnltà non si è polula cavare o fosse per la Sll<l grande anlichitù, per esser posta 11cl rollo dcl Senato al 7° luogo. perché le scritture a11tichc invidinlc d11! tempo siano slnlt: chi quello l<lccra!e e dis!ìittc. co111c vediaino di t1!cu11c clispositioni cli con frati d'anni 400 )11circn a qucsl<1 p<lr[C)) (1\SDi>. /ì·ib11nafe de/la ! ·isilt1. voi 53. [ J4). Nelle regole ri11nov<1le nel 1759 dcll<l congregazione dcll'Opcru Smlla della parrocchiu di San Nicolò ull'J\lberghcri<1 è scritto che il sodalizio era s1aln fondato pri111a dcl J(i2ll. pcrché in (jl!Cl!a dnln tnlc Pietro l,o Re avevn fo11cla10 1111 legalo a E1vorc della congregazione e elle crnno stnli rinnovnli nel 175:1 perché gli nntichi er11110 <lllli<lli perduti (ihid. vol 2:18. r. 5). 1 ~ J discipli1wli di San Nicolò della la Reale a J\1lcr1110 rcclnsscro i loro nel 1343 servendosi dci «Capiluli cli flurenza et killi della con1png11ia di Sanclu Do111i11icu di lcnua fr1lli ulli n1illi triccniu sci nl!i VI di 1na17U» (li. 13rV\NCIFOIU 1. Nego/e, costit11::ioni, co1'.fessio11ali e l'il11ali. Pnkrino 1953). li Cannizz<ll'O. ripreso da rvlongitorc. indica COlllC data di J{i11th1Lio11c delle confraternite di San Nicolò lo Reale. Sant';\gata nJJa Cuillu. San Nicolò Jo Burgo. Santi Leonardo e Procopio dc lndulcis. Santi Cosnw e Damiano e San !V!ichclc dc lndulcis l'anno 130(1. elle !11 rcalt<Ì è la (hlla di costituzione dei capitoli di Firenze e di (ìe11ova su cui sono cscinpluti quelli delle predelle con!h1tcr11itc. Nei capitoli ri1111ovn!i nel 1686 della co11fratcr11ita di Sn11t'Agatn ;illa Cìuillu è scritto elle il sodalizio crn stnto fondato quallro secoli prima e che i c<Jpito!i più antichi erano i! ristreffo di quelli cli Fircn7.e e della co111pagnin di San Do111enico di Cìenova (t\SDI'. Tì·ib1111afe della J'isitu, vol 85. L 83). !'i I!. 13RESC, l_/11 111011de 111editerru11éen, ciL. Il, 618. 1


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F·rancescu Lo Piccolo

soprattutto si affiancano ai conventi, perché in gran parte sono dedite ai cul-

ti patrocinati dagli ordini 11'. A partire dagli anni Quaranta dc! Cinquecento, in coincidenza con le sessioni conciliari, i! fe110111eno confraterna!c con1incia ad espandersi. Non è !'influenza del concilio tridentino che, coin'è noto, in Sicilia venne condizionata dalle prerogative dcl tribunale della Monarchia, legato ai privilegi

della Lcgazia Apostolica, a far 111oltiplicarc i sodalizi: il nun1cro au1ncnta per un preciso orientan1cnto di scelte di politica pastorale eiettata dalle direttive tridentine che i vescovi ritennero di attuare precedendo o affiancando l'attivitò svolta dagli ordini secolari. Le nun1erose confraternite della seconda 111età dcl Cinquecento si istituivano dopo grandi 111issioni cittadine, con1c quelle dci gesuiti ina anche dei cappuccini e dci leatinin, n1a anche per iniziativa del clero locale, raran1cnte del vescovo. Quesfulti1110 interveniva per rilasciare il suo consenso, la sua approvazione e per ribadire la sua potestas. La figura dell'iniziatore, per !e confraternite palennitane, è di frequente nota. Colpisce subito l'attenzione che si tratti assai spesso cli preti secolari"·~. Spesso il pron1otorc è un 1ncdico, che n1ettc a disposizione del sodalizio

~r. San Nicolò. !n pili anticn compagnia di dìsciplina della cillù. sorse presso il cunvento dci frati 1ninori di San Frnnccsco. La con1pagnia di San Pietro 1nnrtirc. di 11H1tricc do111c11icuna, J'u rondala nel ! 342 11c1le vicina;ize del convento di Sr.m Do111cnico. Lti datr.1 di fondazione si ricavava d<1 un tabellone dipinto con i 110111i dei confrali e In scrilla: ((f\llu no111u dillu Noslru Signuri lliesu Cllrislu el cli lu l~enlu Pctru tvlnrliri Ili nccuinin;;:atn questa qu;1rt;1 co1npagnia nllu n1illc tricenlll quaranta dui xxv 111artii dcci111c ind.» (;\. 1VlONG!TORE, !ùoriu sacra. Le Ct)/!/Ì'ofernitc. cil.. f. 253). La confraternitn fc1nn1inilc dci San1i Si1nonc e Ciiuda CT<i giù alti va nel 1389 nel 1nonastcro di Sa11tn ivlaria dcli' ;\111111iraglio dello la !Vlartoranu. La co11frulcrnil<1 di Sn11!'J\lbcrto Carmelitano (u crcllu nel 13'-16 nei pressi (kl convento dcl Cnl'1ninc: )a confrnlernita della rvradonna dcl Soccorso /ì_1 fondala nel !424 nei pressi del COllVClllo di Sant'Agostino. 7 ' Nel 1511 ! il padre nwcstro Pietro Paolo Cuporcl!n dei frnti 1ninori conven1tudi, chiwnato n predicare nelln chiesa di San 1~·ra11cesco d'Assisi nella Qudrcslnw del 15'-l I, propose agli uditori. trn i quali il viceré f'erdinando Cìon?.aga e i scntilori dcl!<1 cittù. di erigere una co111p<1gnia dedicnta al San1issi1no Crocifisso elle si prcJ'igesse il compito cli assistere i condannati a 1nortc:. li pndrc n1aestro IV!ariano Lo Vecchio dell"orcline do111cnicano. predicando nel 1586 nella chiesa di San Do111cnico la g!oriu di s. Vìncen:t:o Fcrrcr. incitò alcuni conJ'elticri a incttcrsi sotto la protezione dcl santo (A. IV!ONCillORE. Storio sacra. in \/. V1\D1\L1\, Pa/i.!r1110 socro e la/Jo,.ioso. Palcr1110 1987. 1:13). Nel 1680 per iniziativn del pndrc gcsuilu Luigi Lu Nu:t:n detto l'nposto)o venne fondnta la congrr:gazione di Srn1tn f\iJaria che va in Egillo che raccolse gli zingari dcl quurticrc sollo il pah1:t:zo rcule (A. ìvloNGI roRE, Storia sacro. I.e co11ji·oter11ite, cil., r. -'l I J). è~ Cl!i<lJllO solo alcuni esempi. La co111pagnia di Strnlu rvrnria 1\i!nggiorc VCllllC eretta nel 1600 per ini;;:intiva dcl sucerclote Francesco Famul<iro canonico delln Cattedrnle (A. IVlONCJJTOIU~. Storio soc/'{L I.e co111pog11ic, cil.. f. 399). Jl sacerdote Vincenzo Di t'daria c11ppella110 delln chiesa di So111 Vincenzo dci Conrcttieri J'u il pro111otore nel 1614 della congregazione cli Santn ìvlaria degli Agonizzanti (F. Lo PICCOLO, f!er la storia della co11grcgo:io11e e dello chiesa di .ilforia ,)'S. degli Agoni::anti in /!a/en110, in .--/lii del/ '_,-/ccadc111io di Scic11:e. /,e!/ere e .<Irti di Paler1110. s. V, 15J1994-1995] 176). Un altro sacerdote. 1Vlatteo l\l!az7.ill'<I


l 'associa:::io11is1110 laico/e a Pa/er1110 tru 111eclioevo ed età 1J1oderna

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e del prossi1110 la sua professionalità2 '1 • Altre volte !a spinta viene dal basso, eia parte di fedeli o cli fa111iglie agiate nell'intento di ritagliarsi, all'interno della parrocchia, f()nne di autonotnia cultuale-so!iclaristica con propri 1nczzi ed iniziative. Sono rari i casi in cui il proinotore e sostenitore di confr8tcr11ite è il viceré oppure il nobile locale Pure rara1nente attestata n1a sicura1nentc rappresentata è l'inizintiva n1ercantilc-' 1 • La niaggior parte dei sodalizi, che hanno origine alla fine del Cinquecento, sono costituiti da co1npagnie, che grazie ad una 111ig!iorc organizzazione interna s'iinpongono ne! contesto con n1aggiorc incidenza delle pili antiche confraternite, detern1inando un rinnovan1cnto nella con1pagine associazionistica palern1itana. Le ragioni del "111aggior decoro'' rappresentato dalle co1npagnie inducono inolti vecchi sodalizi a ritOr111arsi e a ricostituire le proprie regole in fon11e più articolate, passando in tal 111oclo al grado cli co111pagn1e 10

propagò la di!fusionc del culto di s. Procopio e nel !652 rondò J"o111oni111a cong:rcgnzio11c (i\. fv!ONGJTORL. ,')'foriu sucnr, in V. Vi\D1\L1\. />u/er1110 sacro. cit.. 98). 1 ' ' li dottor !Vlarcanlonio J\lai1110. che !ì.1 proto1ncdico dcl regno durante 1·cpidc1nin di peste del I 62<1-26, h1 !r<l i rondatori della congrcgnzione della J\!ludo1111n degli J\gonizzunti nel !61 11 (F. Lo J>J.CCOLO. />er /(I storia df'lla co11grego::ione, cit.. 176). Il doltor Cìiov<111 Gattista 1\rdizzonc nel 1634 pron1ossc In congrcg<11.ione dcl Crocifisso detta dci l)cccntori Pc111iti ccl i 1ncdici Cìiovanni J\lkgo chirurgo e Francesco Varvnl"o tra i fondatori clclln co111pagnia di Sant';\ntonio di Padova nel 1644. 10 Ncl 1533 pc-r ini?.iativa del viccr0 E1torc Pignalclli duca cli ìv!onteleone veniv<1 J'ondntn In co111png11ia della Caritù co11 lo scopo di assicu1«1rc 1·assislenn1 snnilaria a tutti gli indigenti clclln cill~ì (/-\. !V!ONCilTORE. Storia sucrr1. /,e co111pagnie, cit.. C 14). Lu con1pug11i;1 dcl Santissin10 No1ne di Cìesli della dci Verdi venne pro1nnss;1 nel 1576 da Vincenzo Tagli<lvia e ;\ragonu. riglio di Carlo principe di CasLclvctra110. col consiglio c l<l direzione dcl dnrnenicano p. Salvatore Covcs cd accolse fin dal suo principio il llor flore delh1 11obiltù p;1ler1nitu11a (cfr F.IVI.[. V1u_.1\lll1\NC1\, CJ1>11scoli palf'r111itr111i, 1ns. scc. XVIII. BCI'. ()q E 108). Nel 1632 Ferdinando /-\l'an de ]{ibera 1narclicsc di Tarifa fondava lu congrcg_n7ione del Rifugio dci Poveri sollo ti!olo dell'!n1111acol<1la Concezione. di cui \Tllne dielli<iralo fondatore il vicer0 duca di Alc;i!ù suo padre. Nel 1699 lti viccr..:gina Tercsn ;\ynln Fa;..:nrdo e Colon duchcssn di Ven1guas fondavu la c011grcgnzio11c di Nostru Signorn cli Velen nella chiesa dci f~1!ebe11erralel­ li. di cui ru la prin1u superion1. 11 Dodici n1erca11ti si rnclunnrono nel 1575 sotto In guida del p. rnacstro Ciuscppe lvl<111dria dcl convento di San Fruncesco per fondare la co1npug11ia dc!!'l111111ncolata Concezione dclln dcll'l111mncolntclla (1\SDP. "fi·ib1111alc dello /'isitu. vol 29). '!Nell'esordio dei capitoli clclln co111pugnia di San rvtarco l·:vangelisla. approvtlli dalla Curia nel 1656. si legge: ((1-lnvcndosi con lunghezza cle- tempi osservalo che le nuovi.:: J'undalioni delle con1png:nic hnvcsscro oscuralo lo spkndore che in questa JClicissi1nn ciltr'1 hnveu110 quasi n· nostri tempi conservato per tn11li secoli le confrntcrnil<Ì di essa si con1e si può 111n11il"csta111cntc scorgere da! nurncro e qunlitù delle persone scrillc ne· libri e rolli di quelle. delle rendite e legati che in gn111 copia vi sono. clnllc h1bbriche e scol!urc di chiese cl in1n1agi11i che sin ud hora si vedono adniirabili cl i nostri godono li benclitiì delle doli per li loro figlie. lrn11110 sti1nalo alcuni dcl In confraternitù p<.1ssnrc n titulo di co1npagnia stanle i I decoro conche queste si 111a11te11gono et 1·csscrcilii spirilunli che in esse si co11li11un110 e 1nassin1e per essersi funclate con tenere oratori i serrati. acciò pili upproposito si uniscano ad cscrcitii di 111ortificatio11e e recitulione di divini orlltii. senza elle altri signori si oppo11ga11oll (1\SUI'. 7/·ib1111ale dello 1'isila. voi 39. r [70). Ril'crisce J\. IVlONCìlTORL::. Sto1·iu SOCI'(/. I.e COI//-


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Fì·ancesco lo Piccolo

Cessato il periodo dcl rinnovato fervore seguente il concilio, ne! Sei e Settecento la 111aggior parte delle nuove co1npagnic nascerà in seno alle più antiche confraternite; in tal n1odo ha af-Tcnnato Palazzotto che «per quanto diversi i ruoli, le finalità e le cornponenti si finisce per osservare una sovrélpposizione di associazioni facenti capo allo stesso nucleo fondativo»" Le circostanze dell'erezione dci nuovi sodalizi sono stereotipe: un gruppo di conJ-ì·atel!i decide cli fondare un sodalizio autono1110 con il grado di con1pagnia, con1posto dagli esponenti piÌI in vista della confratern ita-1nadre. In prosieguo di ten1po, quasi tutti i confrati hanno acquisito quel!'anzianitù e quello status soeio-econon1ico richiesti dai superiori per il passaggio nl sodnlizio gernrchican1ente più in1portantc e diversi antichi sodalizi, svuotnti cli soci, finiscono per estinguersi, essendo assorbiti dalle pili recenti coni pagnie'•. Tranne i sodalizi pili nntichi e consolidati, il resto delle associnzioni continua a vivere /'ra alterne vicende. La 111aggior parte si estingue quando gli iscritti con1inciano a non pagare più le tasse'-'. Alcune confraternite, spentesi per ane1nia spirituale, rinascevano qualche decennio dopo nella stess8 chiesa scegliendo un no111e 1nocliricato e con altri ideali, /'orse pili autentici o più sentiti'(·.

JJagnie. cii.. r. 423 che nel 1593 il sacerdolè Paolo di Cnro fratello della conlhitcrnita di Sa11li1 C<llcrina l'()livcl!a. «considerando che le con1pag,nie di Palcnno si porlavano in pili nobil 1nodo delle confratcrnilù. cktcrininù fondare una coinpag11ia sollo titolo di S. Catcri11<1 l'Olivell<Pl e ottenne il posto Ira li.; compagnie dcl Sentilo. Un ese1npio di ).1<1ssnggio dul gr;1do di unione a quello di con1pngnin avvenne nel 172 J per l'unione di Cìesù e fV1<1ri;1 dci !avon1111i fornai. rvlollo più numerosi gli esempi di passaggio cl<il grado co11frulernale <l quello di co111pngni<1: Spirito Sanlo nel 1560: Snnl'1 C<1lerina <ill"()livclln nel 1593: S<111 [,<17.?ill'O nel 1595: S<111t"Albcrlo Carmelitano e Sm1 tvlarco negli anni Quarnnl'1 dcl Seicento: Santi Llc11<1 e Costantino nel ](150: San1<1 !Viaria IV!addalenn dci Pazzi agli inizi dcl ·700: San Giovanni la Cì;1lca nel !718. " P. P1\L1\Z7.orro. (i'li orutol'i, cit.. 19. Eccone alcuni cscinpi. ;\lcunl confh1li della congrega7.ionc delle i\11in1e del Purg;1lorio in Stlllla !Viaria la /Vliscricordia rondarono nel 1602 la con1pagnin di Stlnlu rvlaria dellH tvliscricordia della della Savona. Nel 170 11 <llcuni confrnli dell'unione dell"Ang.clo Custode degli stnlfieri costituirono !'0111onin1a compagnia sorretta da nlcu11i cnpito!i. tra i quali si prcscrivcv<l 1·,1111n1issio11e solu degli iscri11i dell'unione previa co11sultn dei superiori di dclln unione(;\. tvlONCillOl{I.'.. ,)'/orùt .1·c1cru. /,e co111;.H1g11ic. ci!.. r 2,19). Allo stesso 111odo vennero ro11date la cn111pagnin dci Santi Nicolò da Tolcn1i110 e Cìuglic/1110 eretta nel 1693 da alcuni fratelli della co111png11ia di Su11 Nicolò da Tolc111i110 e lu co111pagnia di Sm1 Riccardo. l'ontlnt<i nel corso dcl '700 dai cocchieri della congregazione di Snnla !'viaria dell"ltrin. ''Così è csprcssa1nc111c dichiaralo nei cnpi!oli riJèinnati della co11g.rcgazio11e delh1 IVl;1donna dcll'llrin al Ciiardim1zzo (1\SDI'. Trih1111a!c dc!!o !'isita. voi !33. r. 133). 1 '' Così la co111png11ia dei Verdi. in seguilo ad u1w scissura di l'rnlclli. nel !6J8 iien1 qu;1si penlutti e poi riprese il fervore)) (i\. 1VIONGIT01{1·:. Stol'ill SOC/'{/. I.e COIJ//.Ntg11ic, cii.. r 527): la congregazione dcl Ril'ugio dei Peccatori Pcn1i1i. ncllu quu!e dopo l<l rilònnn dc! J(i35. ((s.intiepidì l"esercizio della caritò e si ripigliò nel lò(i8)) (ibid, r. 87): la conl'rntcrni1a del Sanlissi1110 Crocifisso all'i\lberghcria si ricostituì nel 1662 <(dopo 47 mini di dispersione di fratelli)) (1\SUI'. 7ì·ih11nale dello l'isitrt, voi 53. r 3d): la con1p'1gnin di San Seb;1stin;i


L 'associazioni.Hno laicale a Paler1110 Ira 111edioevo ed età 1nodcrna

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Al!'indo111ani del grande boo1n confì·aternale, agli inizi del Settecento, le fonti fanno registrare il progressivo attenuarsi dcll'i111pulso associntivo a scopo caritativo e n1issionario, la cui azione nel can1po della beneficenza pubblica aveva rivestito un ruolo eco1101nico e sociale corposo. E' il 1110111cnto del prevalere di organizzazioni confraternali strettan1ente spirituali, frutto di una serie intenninabilc cli devozioni e devozioncine che nascono spontanean1cnte all'interno di piccoli gruppi un1ani legati dal vincolo del vicinato, che prendono fonna di pie unioni di preghiera, convogliate da! clero secolare nelle 111aglie dell'autorità diocesana al fine di evitare ogni 111anifestazione di paganes1n10. I centri propulsori delle nuove forn1c di devozione onnai non sono più [e chiese dci sodalizi, n1a le edicole sacre che a centinaia occupano il tessuto urbano della capitale e in particolare quelle i111111agini ubicate nei luoghi in cui alta è !a densità abitativa oppure dove la concentrazione un1ana occasionale, legata a!!'esp!eta111cnto di attività con1111erciali ed artigiane, è n1aggiore che in altri siti 17 •

no. da molti unni dispersa. venne rieostituila nel 1692 (1\SDI'. li·ih11na/e de/fu /'isilu, voi 98. r. 26). 17 Una ventina di sodaliLi nascono per la venerazione di i1n111ugini dipinte nelle 1nura degli cdiriei. di cui abbondavano le strnde dell<1 cittù. Qu<1ltrn di queste unioni cli preghicrn vengono l(indnlc Ira le hottcgllc dcl mercato della Bocccri<i della 1~·oglia: Nostr<i Signora del l~osario <<in inezzo li potignra» {1670). Nostra Signorn dell.Audicn1.a (1684). Sn11l<1 rv!aria di Tutte le Cìr<l7.ic «nella canlnncrn vicino il corliglio dell'Anntri» o anche dcttn «sotto 1·nrco nella calata 11on1inala del li ìvlaccnrronari)) ( !703)~ Noslru Signora degli Orfr1ni «nelle polcghc vìcino la Regia Vicuria)) (1722)~ Nostra Signora di Tulle le Gn1zic «nella strada delle Chianche della l3occcriu della Foglia)) (!734). Allrc sorgono in piazze parlicolanncnte frequentale. t:oinc quella che venera un.icona cli Sa11t'Antonio di Padovn a/fu Ful'OVl!ccliia dirin1pctto il pal<17.7.0 Aiutan1icristo (J\SDP. lì·ibuna/e d!!lla Visi/a, vol 114. ,j:l) e quella cli Sa11t'Anto11io Abate ne! «piano della tvlarina» (ihid. voi 156, t: 51). La grande concentrazione di popolo in prossi1nitft delle porle civiche richirnnn pure gruppi cli devoti. Nel 1696 un gruppo cli devoti costituirono u11'unionc intitolala a Sunt'Oliva davanti «alla conicclla seu quudro al n1uro cli porta IV!ucchedal>. riunendosi nella congregazione della Pietù nel chiostro degli ()Jivctani (J\. fVIONGITORE, Storia sac/'a. Le co1'.fì·t1/ernile. cit.. r 561}: nel In «piazzittella di porln lvlacchcda)) un·in1111agi11e della fvlndonna dcH'l\ria ispira un'ultra unione (ASDI', 'fì·fhuna/e della Visilu, voi 150, r. 122) ccl un'altra icona soprn le 1nura vicino la stessa portn ra!Tigurantc In ìvladonna di Tutte le Grazie con s. Ciiuscppc e s. Rosulia ispirn nel 1727 unn congrcga7.ionc (ihid. voi !68. L 74). A11con1 un'i111111aginc della ÌVl;1do11nn dcl Cnr111i11c a n1uro nella piaz7.<l di J>or\<1 di Vicnri ispira nel 17!9 un'nltrn unione (ihid.. voi 168. r 135). Altri soclali7.i nascono in quartieri proverbiali per l<i grande conccntrnzionc abitntiva. co111c l'Albergheria. Nella strada dcll'Albergheria «in cantoncru delln vanclla di ìvlartcllo» viene fondala una congrcgazionc davanti un'i111111agi11c di s. Gaetano (ASDI>. /ì·ihuna!c della Visita, voi 143. r. 126): nella tra!Tict1La pi<izzctta dei Tedeschi. sono allocate due unioni. u1n1 clcdicatn a Snnta Rosalia (ibid.. vol !73. r: 14) e !"altra alln fvladonna di Tr<ipnni (ibid. voi !82. L 101). Celebre era l'in11naginc miracolosa della f\1ladon11a di Tulle le Grnzic nel Cassaro dirin1petto il palazzo elci 1narchese di Geraci, per decoro dclln qunlc e per alcuni bene!ici e surfragi delle a11i111c dcl purgatorio viene costituita u11\111io11c nel 1701 (ASDP. 7ì·ib1111ule della l'isilu, voi 113. f. 98)_

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Francesco Lo Piccolo

Inizialn1cnte gli iscritti si riuniscono per strada davanti a!l'i1nn1ngine, che provvedono a decorare con pitture ed ornati d'argento, celebrando i s;:1cran1cnti nella parrocchia o chiesa più vicina'~. Alcuni sodalizi in prosieguo di tcn1po riescono a f~1rsi ospitare presso un'altra sede oppure ad erigere un proprio oratoriow. 'l'tittavia, rnolte altre unioni di preghiera sono avviate all'estinzione proprio per la difficoltà di trovare, in una città in cui gli spazi disponibili scarseggiano) un luogo a buon prezzo in cui fondare il proprio oratorio.

Contcn1pora11ea111cnte i n1cssaggi delle confraternite devozionali sono pili congeniali a! 111ondo rurale intorno alla capitale, che tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento co111incia ad avere un peso rilevante nella con1pagine sociale ed econotnica cittadina, grazie al notevole incre111ento cle111ografico dovuto al!' introduzione di nuove e più redditizie colture. Il fiorire nelle can1pagne e:rtra n1oenia di diverse congreg8zioni è frutto delle n1issioni cli alcuni ordini religiosi presenti da te111po nel territorio, con1e i cappuccini o i n1i11i111i, n1a anche delle nuove congregazioni sacerdotali della Madonna dcl Lu111e e di San Vincenzo de' Plio!i-H'. ·~ J\d escn1pio. un'unione di /Cdeli venne l'ondatn nel 17!7 dav<rnli un'cclicolell<l rnl'.. figurante In tvfadonna degli 1\gonizza111i silu;_1ta in 1111 <ingoio della strada dietro la chicsu on1onin1n nH1 poiché il luogo era sconveniente. ot1c1111cro dal superiore della vici11<1 congrcgnzione il pcrincsso di riunirsi ogni n1ercoledi scrn in ehies<1 per gli esercizi spirituali (I:. Lo PICCOLO, Pi!/' la storia della congregu:ione, cii.. 180). 1 " Nel 1707 il sacerdote Cìiuseppe Sarnuto cominciò n cclebr<ll"e In novena dcl Nnt<i!c duvanti u11'in1n1aginc di Nostn1 Signoru delle Cìrnzie nel muro della casa dcl torciaro Nicolò Falcone nclln strada dci Lallarini. riunendo oe.ni scrn n1olti lì1nciulli e devoti dcl vicinatu; visto il successo ollcnulo. il Snrnulo rondò insi~111e <id altre selle persone. tra cui due pnrc11ti. t111"unio11c di preghiera approvatn il !2.2.1708 cd o!lenne di rndun<irsi in una delle congregazioni del chiostro del vicino convento di Santc1 iVlnria la IV!isericordia: quindi clonù al nuovo sodalizio un quadro clcllu IV!ado1111a delle Cìrazia clic aveva in cnsa. che divenne i! nuovo oggetto di venerazione. Negli anni successivi. Ja congregazione. non riuscendo ad otlcnerc llll posto ne! co11ven!o. si trasferì nella co1npugnia di Snn Dirna, poi in quella di San!<l Spina. quindi in San (JioV<lnni dci Tartari. rinché, presa 11 censo lllli.l casa in co11trada (ìinrdinaccio. vi eresse un oratorio. che Ji1 benedetto nel ! 716 (A. !VIONG!TORL Stol'ia .1·uc1·r1. Li! co111pag11ie. ciL. J". 573). 10 Nel 1695 vengono approvate le regole delln congregazione di Sunta IVlari<l del Riposo Cuori le lllura presso il ponte dcl!'1\1n111in1glio (1\SDP. "/i"ib1111ale della /-'/sita. voi 102. r 113). Nel 1717 ncllu nuova parrocchia fllinlc dei Colli rondala dall.nbtlle P<illavicino viene istituitn la confratcrni!n del Snntissi1no Sacrn1nc!l[O (ibid. vol IL~9. e 55). Nel 1735 viene !"ondata la congrcgazio11e dell'l'.ccc l-lon10 nell'omonima chiesa i11 contrada IV!al<1spinn (ihid .. voi 190, L l !9). Nel 1735 i padri pii operai dcll;i congregazione della 1Vlado1111<1 del Lt1111e. esercitnndo unn 111issione nella contrada di tvlczzo111011rcalc. incitarono nlcuni villici n l'onlh1re unn congregnzione sollo lo stesso titolo (ibid .. voi 191. r. 37). Nel !74! i calcinai erigono l<.l congregazione di San Fr;1nccsco cli Paoln in una chiese!tn dcl piano dci Porrazzi (ibid. vol 200, r. 175). Nel 1744 vengono approvuli gli stntuti della congregazione di Sa111<1 IVhirin cli Buonpcnsicro /'ondata nella chiesn 01nonin1a nella contrada di Santo Spirito (ibid. vul 209). Nel 1752 i pnclri pii operai della congrcgaLione di Snn Vincenzo dc· Paoli pron1uovo110 nella contruda di Dnnisinni una congregazione di gente di cainpagnn intitolata a (ìcsù !Viaria e Ciiuscppe (fbid. vol 257. L 39). Nel 1740 un gruppo di devoti fonda In congregaz.ione di San


L 1assuciazio11isn10 laicale a Palern10 tra 111edioevo ed età ff!oderna

299

li fenon1eno confraternale è tuttavia avviato al declino già dalla 111ctà dcl secolo e forse la scarsa attività e l'in1pegno esclusiva1ncnte spirituale de!l'associazionis1110 diede ragione della t~1cilità con cui verrà realizzato il piano governativo di statalizzazione dello stesso.

3. l?.ajJJJorti con i vescovi

Agli inizi del XVI secolo i vescovi hanno con1preso l'i111portanza delle co111pagnie e se ne servono coine stru111ento di apostolato. Il Concilio di T'rento, nella sessione XXII dc! 17 sette111brc 1562, sancisce questo atteggian1ento già 111aturato nel tenipo: i111ponc agli ordinari la visita a tutte le confraternite, luoghi pii, il controllo delle elemosine e dei monti cli pietà. Nel quadro dell'applicazione delle nonne conciliari, i prin1i dati che attestano un vivace interesse della Chiesa palennitana nei confronti dei sodalizi laicali si hanno pochi anni dopo il concilio, durante il governo cli un alto esponente della controriforn1a in Sicilia, !'arcivescovo Ottaviano Preconio (1562-1568), che iniziò la riforn1a e !'approvazione dei capitoli di diverse con1pagnie e confraternite già esistenti, continuata nel 1569 in sede vacante dal suo vicario generale Luigi Arnato 41 • Tuttavia la potestù arcivescovile sulle confraternite venne esercitala in maniera capillare soltanto clal suo successore Cesare Marullo ( 1578-1588), fautore di un'opera cli controllo sulla vita religiosa e sociale elci sodalizi. Marullo tende alla riaffern1azione della giurisdizione episcopale nei confronti della confraternite esistenti, intervenendo clirettan1e11te nel corpo stesso della nonnativa statutaria, richiedendo l'inserzione di capitoli aggiuntivi nei testi sottoposti per la prescritta approvazione vescovile. In tal n1odo ordina la riJOrn1a dei capitoli di con1pagnie e confraternite, che porterà nell'arco di due soli anni (1581-1582) l'approvazione degli statuti di a!tneno una ventina di soclalizi 41 • Gli statuti revisionati ed approvati vennero raccolti in un volun1e 111anoscritto conservato presso l'archivio della «Corte arcivescovale», studiato da! Mongitorc4 ' cd oggi disperso. Leonardo 11cll'on1011i111n chiesa nei pressi dcl convento dci cnppucci11i. al'l'iliata a qucst'ulli1110 (ibid .. voi 284). 41 La notizia è riferita da A. l'v10NGI rOl{E, S'toria sacra. I.e co111pug11ic, cii.. r 55ss) n proposi lo della co1npagnin di S;rn Cìirolan10. conlCn11a1a (l;d suddello vicnrio proprio i 11 quell'anno. Luigi J\n1alo era stato clcllo vicurio dall'arcivescovo ()ttavin110 Preconio nel 1563 (R. PIRRO. Sicilio SOCI'(/, cil.. I. 203). ~' ! capi1oli sono quelli di Sant'Angclo Car111elitc1no. Caritit di Sant"lvone. Cnril<'i de!ta elci f'vlurnti. fVlaclonna dellu Consolazio11c in S<111 ivlcrcurio. !Vlaclonna di Tulle le Cirnzic al Ponticello. Santa !'viaria degli Angeli, Sant'Onofrio. Sa11t'Orso!a. Santissin10 Sncra111c1110 in San Nicolò a!!a Kalsa. Sa11tissin10 Sacrnn1c11to in S;111l'!ppolito. Sa11tissin10 Rosario in Santa Cila. Tre Re. tutti approvn1i nel 1581: Santissimo No111c di Cìesli in San Domenico. Sa11tissi1110 Sacran1en!o in Sanlil Croce e Sa11lissin1a Trinitù dci Rossi nel 1582: San Girolrnno nel 1588. -1i i\. ìvlONGl'IORL. ,)'torio sacra. Le co111pog11ie. cit .. r. 139.


300

Francesco Lo Picco/o

L'opera cli revisione e di riforn1a venne continuata dal suo successore, lo spagnolo Diego de I-Iaedo (1589-1608), in seguito all'emanazione nel 1604 della costituzione c!en1e11tina Quaecu111que che sancì !a prassi di ridurre le confraternite ad istituzioni diocesane, sotto il controllo diretto dell'ordinario. Da questo 1110111ento l'approvazione dell'ordinario sarà obbli-

gatoria per ogni atto ufficiale del sodalizio; ordinava inoltre che le confraternite già esistenti richiedessero !e lettere di nuova erezione canonica 11 •

L'attuazione delle nuove nor111e che ponevano clefinitivan1ente la vita delle confraternite sotto il controllo diocesano spetterà al successore cli I-lac-

cio, i! genovese cardinale Cìiannettino Daria ( 1608-1642)-1-'. Questi durante i! proprio episcopato nei confronti delle confraternite interven11c a più riprese, scn1pre nella prospettiva di 111ettere in atto un effettivo governo pastorale. Nei tre sinodi da lui convocati, nel 1615, 1622 e 1633, egli fece difTonclerc una serie di provvediinenti per assicurare che le conJì·aternite nuove e quelle giù esistenti si uniforn1assero alle lince portanti della sua azione. Vi è ['intento nelle disposizioni sinodali di assicurare l'ordine all'interno dci sodalizi e la loro dipendenza dall'autorità diocesana, per cui essi non potevano essere eretti senza il per111esso dell'8rcivescovo 11', L'csa1ne della n1ateria e la corretta distinzione degli argon1enti fecero sì che in n1atcrin di confraternite i successivi sinodi palcnnitani Cossero eseinp!ati su quelli dc! Doria 11 . La poli~ tica di supervisione e di ingerenza sui sodalizi diventa capillare con la par<llle!a pro111ulgazione in circn un ventennio, dal 1611 al 1632, di aln1e110 una ventina cli editti riguardanti !'associazionìsn10 nella sua vita sociale, eco110111ica e religiosa che danno uno spaccato dei principali aspetti del feno111c110. Molti di essi vennero più volte reiterati, si11ton10 che la loro osservanza veniva disattesa~~. Quanto abbiano inciso nello sviluppo della vita confrater11

Così tì.":CC la con1pagni<1 di San Frnnccsco di Paola nello stesso n11110 J(iO~ (1\SDP. '/i·ib1111ali! di!lla /'cisiru, voi 173. r. 9.1). ~"Sul c<irdinnlc Doriu cfr JZ. Pll{RO . .':ìicilia sacra, cii.. I. 222-237. ~r. In prin10 luogo vi è disposto che enlro 'il tcrn1i11c di qu·.:iuro 111esi tutti g.li sttltuli dovessero csscn~ sotluposti alla ricognizione ed approvnzionc dcl vic<irio gener;dc e che d'allora in poi non sarebbe pili '.'lato possibile aggiungere o 1nodillcar11e i capitoli se11Z<1 !'auloriz7nzio11c diocesana, ln secondo luogo Doria punta al buon rendi1ncnto '.'ipirilualc dci sodalizi. proibendo agli alTiliati di praticare giochi e riuniuni illecite. prescrivendo alcuni giorni a11·an110 per la con1u11ione generale. !imitando la parlècipnzione alle processioni con il sacco ai confrn1c!li iscritti da non n1c110 di Ire rncsi. ;\Ilo scopo di conoscere le rendite ed i li1nit<1rc le spese dei sodalizi viene i111posto che la revisione annuale dei conti debhn essere effCttunta per n1w10 cli tre esponenti eleUì dal In Curia: n tal proposito viene pure sui bi I ilo i I divieto di vendita. di aflluo e cli sopr<1clcvazione degli i111n1obili e l'obblig.o di presentare. entro sci n1e'.1i. l'inventario dei loro beni. Allo scopo cli tenere sollo controllo anche In co111posizio11c sociale e 1·entilù 11u111crica degli i'.'crittL i sinodi prescrissero i no Il re 1<1 1enu1n di un libro in cui annotare tu!ti i nollli elci confratelli (,\:Fnodus diocceso1111 terlio cl!lehrutu oh / ... ] !oa1111etti110 Doria, J>anonni 1633, 186-197). 17 Cfr ('011stit11tioncs diocesunae sy11odi do111. /acobi de Fuh1fo.Y et Cardo11a (l/'cliiepiscopi panon11itu11i, Pan orni i ! 679. 162-170. ~ Un bando del 6 novembre 1632, infatti, alfern1ava che «le costitutioni. cdilli e c;1pitoli circa il rcgin1ine delle co111png11ìc non vengono esect1lè dai govcrnntori e.scusandosi non 8


L 'ossociccionis1110 loicale o Palern10 Ira 111edioevo ccl età 111oclerno

3 OI

na!e le disposizioni del Doria si può riscontrare nel rilevante nuincro cli atti ufficiali di sodalizi presenti nei registri del tribunale della Visita: durante i! governo del Doria vengono presentati all'approvazione diocesana 22 capitoli di sodalizi~' , n1o!ti dei quali f-ì·utto di rifnrn1a di capitoli più antichi-"'. Tuttavia, la reiterazione dell'editto che in1poneva entro il tern1ine perentorio di otto giorni la presentazione al n1aestro notaio dcl tribunale della Visitn degli statuti dei sodalizi fondati sotto i! governo, cn1anato il 7 gennaio 161 LJ e ribadito il 28 tnaggio 1614 ed il 26 1naggio 1618, ci f~t con1prenclcre con1c un certo nun1ero cli confrnternite sfuggisse al controllo dell'autorità diocesana. In alcuni casi si credette di salvare confraternite orn1ai languenti con !a fusione cli due o tre di loro in una sola, garantendone in questo n1odo i! 111antenin1cnto·\i; in altri casi si garantì l'ordine, l'osservanza dei precetti religiosi e il cot11porta1nento delle stesse'.!. Dn questo n10111e11to in poi prevale la prcoccupnzione dci vescovi di fondare o rinfondarc le pie aggregazioni e di approvare o respingerne gli statuti. Durante il governo cli Pietro Martinez Rubio (1656-1667) verranno approvati 24 statuti di sodalizi vecchi e nuovi; il nun1ero dei capitoli continuerà ad essere se1npre elevato e costante sotto i suoi successori C:iiovanni Lozano (14) e Giacon10 Palafox (13), raggiungendo le punte 111assin1c con 1

snperc esser s1nti afCisi nclli lochi pub!ici soliti et consueti)); per ovviare a qut.:sto pn:lt.:sto s'imponeva cli teneri: un «nota1ne11lo particoltllT c libro a parte cli tulli l'ordini cd cditli» cn1nnati e da pubblic11re. Alcuni bnndi sono reperibili nella collezione di sta111pc dclla Biblioteen Centrale della Regione Siciliana di Palernio. -1·i Nel proemio di alcuni capitoli cli con!ì·aternitc è chiaru111ente espressa l'i111posizionc dcl curdinale Doria cli fonnulure le regole: cfr i capitoli della co11J'rn1crnita di Sun Sebastiano 1<1 IV!t1ri11<1, approvati il l 0 sctten1brc !635 (ASIJI>, 7i·ib1111a/e della /'/s/Jo. vul 20-21 ). iri Nel 1615 il cardinnle Doria rifrffn1ò i enpitoli della con1pag11ia dell'Assunzione di ìv!aria. nel 1620 quelli dalla con1pagnia di Snn [·'rancesco detta dci Purdigli c CorcligcrL nel 1631 quelli della co1npagnia dcl St111tissirno Sacrainento in caucdrale. nel 163~ quelli della co1npng11ia della St111tissi111a Trinitù della elci Rossi. nel 1635 quelli della coinpagnia di Snn Sebastiano allu tvlarina. 1 ' Riferisce;\, lv!ONCilTORL ,)'torio S(I('/'(/. Le co111pog11ie. eit.. r ! 55 che il ct1rdi1u.tle Uorin. <<osservando chc la 1naggior parie degli iscritti alln eonl'raternita di St111ta lvlnrin cl i Tuttc lc Cirazie eletta del Ponticello si arrollavano all'on1oni111a co1npagniu e la confraternita si stava estinguendo». il I luglio 1611 e111anò un editto. ribadito il 16 giugno 1618 ccl il 1 11ove111hrc 1621. con cui stabi!ivn che nessuno potesse essere iscritto co11te111pornne11111en(e all<l confraternita ccl nlla coinpagnia nia doveva nppnrtenerc nll'una o all'altra sotto pena di essere escluso da enlran1be. Scguì un ordine pubblicato i! 19 n1aggio 1625 e il !7 giugno 1633 in cui stabiliva che i confn1ti che fossero iscritti ad rnnbedue i soclu!izi dovcvano considcrnrsi uJlicialtnc11te cancellali. Jn qucs1o modo In compagnia fi11Ì per assorbire la conih1ternita-1naclrc (cfr pure P. P1\L;\ZZOTTO. (ili orotori. ciL. !9. 27). -'" Nel 1640 Doria sciolse alcune congrega7.ionì cli donne nobili che si erano accresciute in n1odo tale eia gurcggiare le une con le nitre nelle chiese. oratori e perfino nelle case private; nonostante la 111nssiccia partecipazione della genie. non giudicando ciò un vero servi?:io divino. il cardinale ordinò a tutte le priorcsse di non fare più adunanze né in chiese né altrove cdi conseg:1rnrc gli oggetti sacri e cli non tenere pili in avvenire le chiavi di chiese e oratori (S. CUC!NCYITA. fJopo/o I! e/ero, cii.. 246).


302

F'rancesco Lo Piccolo

l'arcivescovo Ferdinando 13azan (1685-1702) che approveril 42 statuti e con il suo successore Giuseppe Gasch (1703-1729), supervisore di 71 sodalizi. La curva scenderà nuova111ente a livelli 111edi ancora durante i governi cli Matteo Basile (14) e Domenico Rosso (27). Al cli là dell'approvazione degli statuti, è rilevante che molte tra le con1pagnie più ricche cd influenti della città non avessero rnpporti con l'ordinario, avendo con ogni probabilità ottenuto una serie cli privilegi che li rendevano autonoini, prin1a tra tutte !)esenzione dci loro oratori dalla giurisdizione arcivescovilc 5 -'. Ciò indurrebbe a riflettere che la parte pili preponderante del fcno111eno associazionistico sfugga quasi totaln1cntc al controllo dell'autorità diocesana.

4. Analisi lifo/ografìca

Il tipo di confraternite che si diffonde a Pa!ern10 è insie1ne di culto, di edificazione e di assistenza. Esse si differenziano solo per l'oggetto della loro particolare devozione. Considerato che il titolo rappresenta la "ragione storica" di queste associazioni, attraverso un'attenta analisi tito!ografiea si può risalire alla storia ciel culto e ai proinotori di alcune confraternite. Il n1oltipliearsi delle intitolazioni di una vera e propria 111iriade cli confraternite laicali è dovuta ad una pluralità di culti, che è lo specchio di una con1plessa articolazione de! corpo sociale. La statistica dei culti ha fatto rilevare un'apparente eguaglianza nurneriea tra confì·aternite dedicate alla Vergine e quelle dedicate ai santi protettori, che si collocano in cirna alla classifica. La rilevante entità di questi titoli trova !a sua spiegazione eia un lato nella capillare diffusione del culto n1ariano in tutta l'isola e dall'altro nella variegata con1posizione sociale e religiosa dcl tessuto sociale cittadino, dispersa in mille e più culli per santi locali e popolari. Tuttavia, l'entità delle confraternite dedicate alla Vergine è con ogni probabilità superiore ai dati riferiti, considerando la probabile connessione col culto 111ariano di quelle congregazioni che sono sfuggite alla catalogazione.

-" Le tre coinpagnic nobili elci Bianchi, della Carilù e della Pace 11011 ebbero prcssoccl1è rapporti con 1·aulorilù diocesana, come pure !a co111pagnia del San!issi1no Rosario. ((innata da persone ricche e n1ercanti. Quando invece nel 1691 i confrati della coinpag_nia cli Santa Nlaria cli Gesl1 pretesero che il loro orl!torio fosse esentalo d<lll"orclinario, ebbero sentcnzri contraria dal tribunale della N!onarchia (A. N!ONGrrORE. Storia socra. Le coll/pagnie. cit.. f 383).


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L'associa:::ioni.\'11/0 laicale o Po/cr1110 lro 111edioevo ed clà 111odcr11a Analisi titolografica delle confraternite pa!cnnitanc Indirizzi cultuali

Santi e Sante Culti n1ariani

Culti cli Dio Culti diversi Culti eucaristici Culti dei 111orti To!a/e

Sec.

Sec.

Sec.

Scc.

Scc.

XIV I7

xv

XVI

XVII

XVIII

36

41 55 18

35

6

7

8 2

5 5

21

s

-

s

-

-

-

-

38 IO

Totale

11<1

149 146 44

36,6

25 5

38

5

12 407

9,5 4,4 2,9

44 16

18

36, I I 0,8

I 00

Per quanto riguarda i titoli riferiti ai santi, ciò che pili i111111ediatan1ente salta agli occhi è una grande varietà, pur potendosi riscontrare alcuni indiscutibili pri1nati. Ad esen1pio ricorrono abbastanza frequenten1ente i non1i di Antonio cli Padova (6), Giovanni Battista (5), rrnnccsco d'Assisi e Nicolò cli Bari (4). Tra le confraternite dedicate alle sante, n1aggior diffusione hanno i nomi cli Anna (8), Rosalia (6), Agata (4), Oliva (3), Bmbara e Maria Maddalena (2). Le tendenze cultuali pre-tridentine riguardano soprnttutto i santi cui erano dedicate le chiese: Biagio, Giacon10, Giorgio, Marco, Michele, Nicolò, nia non sono frutto della diffusione del culto. Scarse le intitolazioni a santi tipica111entc controriforn1istici, con1e Gaetano, Carlo [3orro111eo, Nicola eia 'ro!entino e Vincenzo Ferreri (3), Francesco Borgia e Francesco cli Paola (2). Fa eccezione s. Giuseppe (5), che era diventato il patrono della buona n1ortc ed il protettore della Sacra Fa1niglia. La presenza lin1itata cli culti nuovi è un'altra testin1onianza della stentata penetrazione del tridentino nel sud, che non riuscì ad in1porre su larga scala culti controrifor111istici, incontrando la resistenza di devozioni forten1ente radicate da diversi secoli. Il culto n1ariano non ebbe particolare incidenza nel fenoineno conf-ì«:1ternale nei secoli precedenti al concilio. A pro111uovere l'i111pressionante diffusione delle associazioni niariane sono, a partire dal Cinquecento, gli ordini tradizionali co1ne i fì·ancescani e i don1enicani, i nuovi ordini co111e cappuccini e gesuiti, 111a anche l'episcopato, che a sua volta tentava di incanalare le 111anifestazioni spontanee della religiosità popolare. Nelle intitolazioni n1ariane si 1noltiplicano soprattutto le fondazioni dedicate alla Madonna di tutte [e Grazie o della Grazia con1e 1nediatrice di ogni aiuto divino, con 21 fondazioni. Per il resto dei titoli, gli ordini religiosi inducevano le loro congregazioni n1ariane ad adottare una delle quattro solennità della Madonna: Assunzione, Purificazione, Natività e Annunciazione. Le altre intitolazioni che ebbero discreta diffusione furono quelle ciel l'Annunziata e quelle clcll'Adclolorata o elci Sette Dolori o cli Santa Ma1·ia della Pietà, talvolta legate alle confraternite dci 1norti, con 15 fondazioni per ciascuna. Seguono a distanza [e congregazioni intitolate all'I1n111acolata Concezione con 8 fondazioni, anin1atc soprattutto dai tì·ancescani conven-


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Francesco Lo Piccolo

tuali. /\llo stesso nu111ero an1111ontano i sodalizi sotto il titolo dcl Santissi1110 R.osario, 111olto curati dai dorncnicani; e colpisce i! parallelo con la Calabria dove le confraternite con questi due titoli sono nun1erica111cnte quasi equivalenti-'~.

li diffuso titolo della Madonna del Carmine (7 fondazioni) era legato alla consistente presenza dei carn1elitani, ai quali pure si deve pure l8 diffusione di titoli coine Santa Maria di Monte Calvario, Santa Maria cli Montesanto e Madonna della Luce. I meno frequenti titoli della Madonna del Parto (4), della Madonna del Soccorso (detta anche della Mazza, 3), e della Madonna della Consolazione (2) erano legati all'opera dell'ordine agostiniano.

Molto radicato il culto della Madonna dell'ltria (5), che alToncla le sue origini nella devozione 111cclievale per la Madonna Odigitria. Le intitolazioni della Madonna del Lume (3) erano diffuse spiritualmente dai gesuiti, che Fondarono questa devozione nella prin1a inetà dcl Settecento. Nel Seicento la titolografia 1nariana raggiunge ['apice con 54 sodalizi; da questo n10111ento in poi ]'esigenza cli differenziare i titoli è 111o!to avvertita e coinpare una fioritura di specificazioni non consuete al titolo della Vergine (dell'Arco, della Volta, della Purità o della Scopa'', ciel l'Orto, dcl Belvedere, ciel Buonpensiero, del Riposo, della Lettera, della Provvidenza, de 11' Udienza). Un tipo cli confraternita legata ai culli della Vergine e del Signore è quella dedicata a Gesù e Maria, una devozione istituita a Messina agli inizi del Seicento dal sacerdote Antonio Fern10 e quindi diffusasi in tutta !'isola'''. La grande fortuna devozionale di questo titolo e di questa iconografia pron1osse la fondazione nella sola capitale di ben 20 sodalizi tra la fine del Seicento e gli inizi dcl Settecento, il cui ordine di anzianità era indicato ne! titolo dal nun1ero cronologico di fondazione. Settecentesca invece è la devozione per la Sacra Fa1niglia di cui abbia1110 registrato 6 fondazioni, carne pure quella per il Bambino Gesù, con un solo sodalizio. Per quanto riguarda le confraternite legate ai culti cli Dio, esse ebbero diffusione soltanto nel periodo post-tridentino, raggiungendo l'apice nun1erico nel Seicento. Preponderante il nun1ero dci sodalizi intitolati al Santissin10 Crocifisso o San Salvatore (22), seguiti eia lontano dalle intitolazioni al Nome di Gesù (4) e alle Stimmate e Piaghe cli Cristo (3). Settecentesca è la devozione per l'Ecce Ho1no, con 4 fondazioni. Co1nune riferi111cnto alla pnssione e n1orle di Gesù avevano altri titoli: Croce e Martorio, Sangue e Volto di Cristo, Scuola di Cristo, ecc.\ n1entre più an1pio riferin1ento a! culto di Dio

_l-l M. MARIOTTJ. Ricerca sulle co1!Jì·ater11ite laicali del Ale::::ogiorno in età 111oder11u. !?apporto dalla (~alabria, in Ricerche di storia sociale e religioso. cii., ! 58. '-'I. CARINI. Congregozione delta della "Scopa" in Palermo, in Archivio Storico S'iciliano 13 (1888) 401. 51 ' G. ORLANDO, I.e co11gregazio11i di Gesù e i\-Jaria i11 Sicifiu e le regole di quello di Saladino, Palermo I 886.


L'associazfr1ni.\·1110 laicale a Paler1110 Ira n1edioevo ed età 111oder11u

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avevano riscontro le uniche due confraternite dello Spirito Santo e della Santissirna rrrinitù. I principali ispiratori dei culti de! Signore furono i don1e11ieani, che ispirarono le tre confraternite dedicale al Nome di Gesù, quelle delle Cinque Piaghe (insie111e con i! rrcrz'Ordine Francescano) e quella clel!a Resurrezione di Cristo. Ad essi si affiancano i Minori Osservanti che diedero auge nel chiostro ciel convento detto della Gancia al!e congreghe dell'Agonia di Cristo e della Natività di GesL'1. Quindi va sottolineato l'interesse, specie ne! Settecento, per intestazioni che si presentano anon1alc rispetto alla prassi co1nu11e per assenza di dedicazione al Signore, alla Madonna, ai santi: Orazione e Morte, Ben Morire, Carità, Cionfalone cli R_on1n, Opera Santa o della Misericordia, Porto e Riporto, Redenzione dei Cattivi. È raro il caso cli confraternite fondate per esercitare qualche culto particolare: le pili diffuse sono quelle dedicate agli Angeli Custodi o all'Angelo Custode, cui dava nioha in1portanza i! nuovo Catechisn10 ron1ano. Non inancano le confraternite del culto eucaristico che con1'è noto si tnanilèstava eia parte dci pii laici solo nel desiderio cli "vedere" il corpo dc! Signore, cioè l'ostia che veniva loro n1ostrata clopo la consacrazione con l'clcvazione-'7. Cinque sodalizi risultano di fondazione pre-tridentina e tre cli essi erano chian1ati Corpo di Cristo; successivatnente si trasfonnarono nelle con1pag11ie ciel Santissin10 Sacran1ento'~. In seguito all'erezione in arciconfraternita nel 1539 della co111pagnia del Snntissin10 Sacran1ento nella chiesn di Santa Maria sopra Minerva a f{on1a si diffusero i11 111oc\o considerevole in tutta la penisola, n1a non sc111brano avere avuto n1olta incidenza ne! contesto confraternale palern1itano se l'arcivescovo l\llartin dc Leon y C:arc\enas ( 1650-1655), nel sinodo dcl 1652, lamentava che, pur foce11dosi le quarantore a turno nelle chiese della città, non esistessero ancora eonfratern ite ciel Santissin10 Sacran1ento, onde ne caldeggiava la fondazione"'!. l diciotto sodalizi rintracciati contrastano con !a notevole diffusione di questo titolo, ad esen1pio, in Calabria(dl. 'f'ra i ten1i e le devozioni nuove, le anin1e purganti acquistarono un'attenzione particolare dopo ['accentuazione dottrinale del concilio su! purgatorio, !a più tragica consapevolezza della 111orte e la pratica devotn della preparazione alla buona inorte. Al Seicento in genere risale la nascita 57

Sulle confraternite dcl Sn11tissi1no Sacrainento con ri!Cri111c11li a Pnknnn cfr P. in H.ii'isf(f di s111di solf'r11i-

LOPI·:/, /,e co1z/ì·(1fer11ite laiculi in Italia e la R!}òri110 C'ufto/ic(f, tr1110 Lj ( !969) 153-238.

5 ~ Nell'ordine delle co111'rnter11ite che concorrevano nl legato di Nnv;irro nel !5(17 sono 111c11zio11atc il Corpo di Cìcsli in San la fV!arghcrila. il Snntlssi1110 Corpo di Gesù Cristo di Santa Croce di Civalc<.1ri (oggi Capo) cd il Santissiino Corpo di Cristo in San Nicolò l"J\lbergaria elle corrispo11do110 al!c coinpagnie del Sacra111cnto IOnd;1tc nelle stesse parrocchie nel corso dcl XV! secolo. s·i S. C!JCJNOTTA. Popolo e clero. cit., 244.

1 11 '

rvl. fVIAR!OTTI. Ricerca sulle COl?fì·oternite loica/i de! Ale::::ogiol'/10, cit.. 158.


306

Fruncesco Lu Piccolo

delle confraternite dcl suf-lì·sgio) intitolali alle Anin1e purganti, ai fVliserc1ni11i e a Santa Maria del Suffragio.

5. 5'co}Ji stalular;

I c-f<-1ti sugli scopi istituzionali delle confraternite non sono esaustivi. La lettura dei 111anoscritti del Mongitorc e l'insistenza sugli statuti hanno penncsso in/-~ttti solo in parte di cogliere i diversi scopi e il diverso atteggiarsi dell'attivitil confraternale. Il ruolo e le attività svolte all'interno della confraternita sono spesso variegati e non vi sono fini netti e distinti. La 111aggioranza dei capitoli prescrivono agli iscritti l'esercizio di qualche opera di 1niscricorclia, con1e visitare gli ospedali una volta a settin1ana. Ad escn1pio, !e confì·aternite non specificatainente della n1orte accon1pagnavano so/ennen1ente in corteo funebre i confrati defunti. La 1naggior parte dei sodalizi è prcvalcnten1ente 111utualistica, prevedendo il soccorso al confratello 111a!ato e povero, l'elargizione cli 111aritaggi e doti per 111onacazione, !'assistenza ai soci carceratir>1. L'esaine degli statuti e le tcstitnonianze ciel Mongitore hanno fatto rilevare che si alternano spesso periodi di attività e di inerzia, crisi e ripristino. La confern1a o la riforn1a dei capitoli spesso legittiinava la funzionalità cli confraternite preesistenti da secoli, 111a in gran parte 11011 ci indica le circostanze della fondazione e gli scopi della stessa. Le nun1erosc revisioni statutarie, effettuate nel corso de! Seicento ed oltre, nel rispondere all'i111perativo cli adeguarsi ai ten1pi 1nutati, allontanarono sen1pre pili dagli scopi originari i sodalizi. C:iò in quanto certe confraternite fondate con !o scopo di praticare una detern1inata devozione o buona opera, preferivano alcuni decenni dopo altre devozioni e opere di carità. La progressiva atrofia clel!e pratiche liturgico-sacra1ne11tali, specie nel Settecento, non solo tende ad attenuare la distinzione tra confraternite di spirito ccl indulgenzia!i, ina pone in evidenza il tran1onto della solidarietà 1nutua!istica. Si propongono allora i prin1i risultati di una ricerca che ha rintracciato gli scopi originali cli oltre la n1ctà ciel totale dei sodalizi, in attesa cli un'indagine più proficua sul l'evoluzione degli scopi delle confraternite palern1 itane.

c.r Ad cscn1pio. ril'erisce ;\. J'vlONG!TORE. Storia sacro. in V. VADALA. Pa!cn110 s(lc1·0. cii.. 71 che nel 1652 i padroni di forno ccl i lavoranti riuniti nella confraternita di San Pietro in Vinculis pagav<1110 u1w tassa per eleggere ogni anno una zitella un anno !ìglia di padrone di forno ed un anno rlglia di lavorante. per una dote di 20 onze e per aiutare i fratelli carcerati.


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L 1associazioni.\'l/10 laicale a Pa/er1110 tra JJ1edioevo ed età 1noderna

Gli scopi statutari delle confraternite paler111itane. Prirni dati. Scopi

Culto Mestiere Carità St1ffragio Missione Disciplina

Nazione Toto/e

Sec. XIV

Sec.

xv -

-

I I -

-

3

-

5 I

Scc. XVI 20 18 17 4

I

2

2

5 I 2

Sec. XVII 34 45 IO 3 3 3

Scc. XVIII

'J'otale

%

33

87 77

36 33.2 13,3

18 3 5

3 -

-

07

.l~

12 11 8

G 232

5 4.6

3,4 2,5 I 00

Sulla base di questi dati) è evidente che a Palcn110 un terzo dell'associazionis1110 laicale fosse rivolto ad opere di culto 111a anche per rispondere ai bisogni dei propri iscritti e poi di sen1pre più !arghi strati sociali: dalla beneficenza all'assistenza, dall'acculturazione religiosa alla n1a11ute11zio11e del le eh iese. La n1aggior parte dei sodalizi di cullo ebbe rifcri111ento nei diversi ordini religiosi presenti nella capitale. 'futtavia il n1ovin1ento devoto vedeva in prin1a linea le congregazioni ispirate e dirette dai gesuiti, pron1otori di un tipo di associazionis1110 esclusivor'-'. Oltre alle opere di pietù, nu111erose ebbero per istituto !)associarsi alla processione della parrocchia o elci convento dove ebbero seder" ed altre ebbero precipui lìni di adorazione eucaristica"-1. 1 "

Sulle c011grcgn1.ioni di devozione cfr. S. CUCINO"ITA. Popolo e clero. cli.. 135. /,'elenco delle confraternite clct!e "di vara.. potrebbe essere inlcnninabile: cilian10 soltanto quei sodalizi che associnrono più processioni. Ln compagnia di S<1nt';\11gclo C<1r111elilano delta dei Rosati nssoclavn In processione della t\tlaclonna dcl C;1n11inc cd il Sa11lissi1no Sacran1ento della parrocchia cli Santa rvlargheril<l (;\. lv!ONGITOl<Y . .','torio SOCI"{{. Le C0/1/p({gnie, cil.. r. ! 15): la co111pagnia di Sanl'J\111011io cli Padova ussociava le processioni di s. Francesco. s. Antonio. J111111acolata Concezio11c e Sa11tissi1110 Sacramento inji·o l'oHnva dcl C'orp11s [)0111ini organizzale dal convento cli San Frnnceseo (ihid.. r 371 ). La con1pagnin di Santa f\llaria della l\!lercè associavn ln processione dcl cris!lnni redenti dalla schiavitù dall'opera della Redenzione dei Cattivi (ibid, f 419). La coinpugnin dclln Resurrezione dcl Signore associava inizialincntc il Sacrn111e11to della parrocchia di San Nicolò all"J\lbcrghcria. nrn poi iniziò ad accompagnare la processione pusqunlc organizzala dai do1nenicn11i ciel convento di Sa111n Ciln e. in seguilo <1 diverbi con questi ultimi. u l~ll"la da sé (ihid.. i: '""135).Ln co111png11ia di Snnta fV!aria degli J\ngeli eletta degli Angelini J"u ro11dn1t1 dnl padre gunrdinno dcl convento della Gancia dei Francescani ()sscrvan1i nl !ine di associare le processioni dcl convento (ibid.. f. 475). La compagnia del Santissimo No111c di Ciesl1 in San Do111enico chhc per suo istituto quello di associare la processione delli.1 Spi11a o ciel Legno della Croce che l<.1 seconda do111cnica di ogni 111csc organizzavano i clo111cnicani: successiva111cnle però nssociò la processione clo111cnicalc dcl Snntissirno Noine cli C_ìcsù (ibid. f. 523). r,~ Sulle congregazioni del Santissi1no Sncra111ento cfr S. CLJC!NOT"l1\. flopo/o e clero, cit., 244. La più anlie<.1 di queste co111pagnie è il S81llissin10 Sacrainento della purrocchiu cl i San Nicolò <.1!1';\lbcrghcrin. fondata nel 1514 dal cnnonico 'J'o1111naso nclloroso {/\. MONGJTOR1.:. Storio sacra. /,e co111pognie, cii.. f 33). seguila du quella elci SnnLissi1110 Sacran1enlo in San Nicolò nlln Knlsn. fondata nel 1520 (ihid., f. 135). Il sacerdote Antonino lo Duca pnrroco cli Santn Croce. frntello di quel sodalizio. ne volle fondare uno sin1ilc 11cll8 propria r»


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f"rancesco Lo Piccolo

Un gruppo nss8i nu111croso di confraternite paler111ita11e traevano origine dalle 1naestranze, che nella Paler1110 del 1768 erano 74"'. Le corporazioni ebbero infatti anche un aspetto religioso spiccato che !e assin1ilava alle confraternite'•(·. ()gni 111aestranza costituiva un'unione o una confraternita per l'ade111pin1ento degli ntti di culto che adottava coine patrono un santo !a cui biografia o leggenda forniva uno spunto per il suo protczionis1110 1' 7 Pare co111unque che non tutte le 111aestranze fossero rappresentate nel I 786 da una contì·atern ita "~. In genere la confraternita aggiungeva al titolo, tratto dal no111e dcl santo protettore, la professione degli aggregati, anche se 111antcncvn un'a111111inistrazionc auto1101na. L'articolazione delle n1aestra11zc è nbbastnnza varia, co1nc quella clei santi patroni ' >. Persino all'interno ciel sodalizio il culto per i santi protettori si 111oltip!ica divcrsificanclosi in base alle specificazioni delle 111aestranzc 1

1

71

'.

chir.!sa parrocchfri!e. approvalo con bolla di.:I 29 novc111bre 1542. con lo scopo di accompngnarc il viatico ngli infcnni e la processione del Sacra111c1110 che ogni terza donienicu del mese organizzava la pnrroccllia: llla abolita questa proci.:ssione. la conrraternil<.l 11«ilaseiò questo secondo co111pito (ibid.. r 37). Nel 1568. J'nreivcscovo Ottaviu110 Preconio in una predicn quarcsin1nle in catli.:drale. propose h1 fondazione di una compagnia ;1110 scopo di ucco1npagnare il viatico per gli inl'enni in co11for111itù alle altre parrocchie (ihid.. r 535). Ebbero per scopo J'accornpngnnrc il Sacrmnenlo anche Jn co111pag11i<l cli Su11t"C)nofrio. !"ondata nel J 5(18. che acconipagnava quello cli Sn11la fv!argherita (ihid. r. 123): la co111pngnia del Santissi1110 Salvalurc che ai.:co111p<1gnava il viatico agli i111'cr111i di San Giovanni di.:i Tartari (ibid. J: 127): la crnnpugnia elci Dicci1nila IVlartiri quello clclln parrocchia di Sant "!ppolilo (ibid. I: 471 ). La co1np;1g11ia della fV1aclo1111a di Tu!!i.: le Cìrn1ie dctln dcl Ponticello. rondala nel 1575. port<n·n ogni ti.:r7.n do1ncnii.:a di.:I 111cse in processione il Sacramenlo sino nlla con1pag11in dci Neri nella chii.:sa di Sant"()rsola (ibid. r 155). 15 ' Sulle n1aeslr<Jn7.C cli Pakr1110 cfr. in ultima analisi. 1:.L. ODDO. Le 111r1estron::e di JJu/c/'1110, uspetfi e 1110111enti di viro politico-socia/e (secc. Xff-.\'fX}, Palermo 1991: ID.. Statuti delle 111aestrr11i::e di Paler/J/o nei secoli .\T-,\Tllf, fvlnzara del Vallo 199 J. (,(,Sul In differenza tra confraternita i.: 1nacstra11zn clì· S. CtJCJNOTT1\. POJ)(J/o e clero. cii..

222. 11 '

Sul culto di.:i santi protcllori cfr P. BONNETON. /.es corpor11tio11s et !e11rs soi11ls putrons. in S'ocièté /Jisforique de CrJ11/jJièg11e. Proccs verba11x 311 ( 1956) ! 31-167. i.~ Sull"argo111c1110 cfr C. VALENTI. l?icche:::::({ e pon.:rhì, ciL. 201. 1 ''! Una nu1ppa delle co11fralcrnite di rneslii.:ri.: è slnln curatn dn V. V1\DALf\, Pa/er1110 s11cro. cil. 70

l giardinieri rìuniti ne!!a co111pagnia di San Pnolino si divisero in diversi gruppi culluu!i. ognuno dci qu;ili si.:else di vi.:ni.:rnrc il sanlo n cui er<1 intitolata la contrada dell.ngro pnlcr111ilano dove co!tiv<lvnno ln terra: così la pala d"alLari.: della chiesa rappresentava oltre a s. P;1olino i.: la Vergini.:. s. Giovunni l3nllisla. veneralo dai contadini dclln conlracla di San Cìiov111111i dei Li.:bbrosi: s. J\gata es. Francesco di Paoln. vencrnli eia quelli della 01noni111c contrade (1\. lVhlNGITQl{i:. ":ìtoriu sacra. ln V. VADALÀ. JJafer1110 sr1c1·0. cit.. 125). La confraternita del Santissin10 Crocifisso di Lucca raggruppava nell'o111oni111a chiesa gli nrtiginni clell<i seta. divisi in quattro consolati. ognuno dci quali era volalo ud un snnlo parlicolurc cui era clccliculo un al!nrc dcllu chiesa: i n1i.:rcnnti cli clrnppl di seta avevano 1·altare 1naggiorc dcl Crocilisso di Luccn: i lilntorani quello di Sa11t·1--::ras1no, i cnrdnlori di sèla quello di Sr111 Bingio. i tintori di seta Sanl.A11to11io 1\bate (ihid. 117-! 18).


L 1associazionis1110 laicale a Palero10 tra 1nedioe1 10 ed età 111odernu

3 O9

Una delle caratteristiche de!la storia cli queste confraternite riguarda la separazione dalla confraternita artigiana di un settore n1eno privilegiato, pure 111unito di in1pellenti istanze cli indipendenza se non nell'attività lavorativa aln1eno ne!l'a111bito religioso. Si tratta dei giovani lavoranfi, che spesso in contrasto con i padroni e JJ1aesfri loro datori di lavoro scelgono in n1olte realtà di abbandonare la sede con1une della n1acstranza, per fondare un'e111anazione di essa n1a sotto un patrocinio celeste sen1pre diverso 71 • Le altre fanne cli associazionisn10 professionale e di n1estiere sono costituite da gruppi utnani uniti dal vincolo della stessa professione, n1a privi di stntuti corporativi, che costituirono confraternite sodclisfi1cendo così al prn·prio bisogno d'associarsi 7 ". Il vincolo preesistente poteva essere ancorn piì1 labile, dovuto a sole condizioni fisiche, coine quello che unì insie111c i ciechi nel la congregazione ciel l' l111111acolata Concezio11e 1-'. Per qunnto concerne g!i altri scopi confrnternali, è noto clic l'assistenza ai n1alati e ai n1oribo11di e [e altre opere di carità, che prin1a apparivano lin1itate al ristretto an1bito degli aderenti a ogni singola confraternita, col tc1npo si !rasfonnano in una sorta di specializzazione verso gli estranei ai sodalizi. E la risposta dei nuovi ordini controriforn1istici, dai gesuiti ai can1illiani, a]]'c111ergenza prepotente del problen1a dcl pauperisn10 urbano e della sanità pubblica. Sodnlizi caritativo-assistenziali nacquero a! solo fine di beneficare estranei bisognosi: poveri, "vergognosi", incurabili, orfnni, ragazze ''pericolose", carcerati, condannnti a n1orte, prigionieri dei '!'tirchi. La loro azione venne rivolta in tre direzioni: congiunturale, sovvenendo le nccessit<Ì elci poveri e dandogli da 1nangiare, corrispondente alla pri1na opera cli 71

Così nel 1663 i lavoranti fornai decidono cli s1accnrsi dalln conl'raternìlu di S;1n Pietro in Vinculis dove erano acco1nu11nti ai padroni cli forno e fo11cl<1110 un·unio11c sollo i I patrocinio di Lìcst'i e /Vlnrin nelk1 chicsn di Sant'lsicloro Agricola. !\Ilo .slc.s.so 1nodo. i )nvo~ ranti dci cal?.olai .si distaccano dalla compagnin d..::i Santi Crispino e Crispiniu110 per l'ondarc agli inizi del Sel!ecento l'unione di S<.lllt'i\niano e quelli dci scggel!icri e h11s1usi. detti hus/asclli. a!lo11lana11dosi (!;dia confraternita dei Sunti Cìiuli;1110 ed [uno. f'onduno 11cl 1705 quclln della Sacra l;a111ig!ia. 7 è Nacquero cosi sodalizi IOnnnti da impiegati di enli pubblici co111e i co1n1nlssari dcl~ la Corte Pretoriana. che !Ondarono nel 1597 la con1p<1g11ia clcll'J\nnu11zìata del Giglio (i\. IVlONGITORE. S'toria sucru. I.e co111pag11ie, cit .. r. 411 ): gli algoziri, cioè gli ulTici<di cli gius1 i7.i<l regi e viceregi costituirono 1·unio11e dcl!.Annunziata della degli Sbirri. con capitoli npprovali nel 1 (189, i portieri della Regia Cir;111 Corte riuniti 11..::11<1 co11grcgn:1.iunl' clcl]';\nnunzinla fuori porta di T..::r111i11i (ASDI'. Tribu110/e della /'isf/(/, vol 50. r. 129): i corrieri ciel Regio Corso riuniti nella congrcgn?.ionc di No.stra Signora Addolorala (ihid. voi !l):J. r 150). I.a gente di servizio si distinse in gc11tiluo111ini e cortigiani. ron(hllori della congregazio11c dcl ivlontc delle Selle Opere di i\/liscricordia. cocchieri devoti ulla ìVl<1do1111n dell"ltria. pnggi alla i\/ladonna ]{egi11a ckl Paradiso. sta!Tìcri ;dl"1\11gclo Custode. a1nbnscit1lori e spenditori dci n1011asteri nll'Annunziata. 71 l capitoli della congreg<1zio11c. già esistente nel 1633 dentro il chiostro delln Cosa ProlCssa dci gesuiti. rinnovali 11cJ 1755. stabilivano che nessuno cki ciechi iscritti o forestieri dovesse «andare cuntn11clo pelle slraclc..:: pin7.ze. isloric profane e indi!Tcrcnli atte ad i11dueere i circostanti 11 zanni are e ciò sotto pena di pagnrc onze 2» (ASDP. 7ì·ib1111afc de/fu I 'isitu, vol 238. r. 43).


310

Francesco Lu Piccolo

1nisericordia~ preventiva, cioè istituendo collegi per ort~1ni, 1110111i di pietà ed istituendo dotazioni alle fanciulle povere; curativa, dando ospitalità e curan-

do i 1nnlati negli ospedali 7 ~.

Il Cinquecento vede il -forn1alizzarsi delle opere di 111isericordia corporale nel 11un1ero di sette. Principale fra esse è !'assistenza agli infenni, per !a quale 1nolte di esse furono fondate con1c sostegno agli ospedali della città ed altre costruirono e gestirono ospedali propri 7 "'. All'assistenza ai poveri provvedeva principaln1entc la congregazione di Nostra Signora cli Visita Poveri, fondata nel 1598, che visitava a do111icilio i poveri "vergognosi" ed avevn il cotnpito di distribuire loro le ele1nosine in particolare nelle feste di natale) pasqua e carnevale ed agli infenni ogni don1e11ica, n1entre nelle feste principali distribuiva sette scudi di pane ai carcerati~ !a don1enica di pasqua poi iinbandiva un ricco banchetto davanti !a propria chiesa per tutti i n1endic<111ti della cittil 11'. 71 !,a distinzione è adolt:1l11 dn S. CUCINOTl1\. Popolo e clero. ci!.. 141. Sulle con1p<1gnic dedite al!'t1llivitù C<ll'italiva e su quelle osped:ilicrc cfr IVI. CìANCI. llpp11111i pl'efi111i11ari od 1111a ricerca sulle .fì111::io11i di 111111110 .1·occo1·so t!ell!! co11/ì·r1tcr11ilf! nello .)'icilia occidenlolc di!! secolo.\'/'//!, in .'ltfi del Co111•egno su pt111pt!ri.1·1110 I! assisten::o negli antichi stufi iluliani, secc. Xl'-_\'tX. Crc111011a 28-30 nwrzo 1980: C. \11\Ll'.NTI. l?icche::::a e povertà. cii.. 200-207. 1 -' La conlhtlcrnil<1 di Sun Bartolon1eo crn giù opernnte nel 1321 al serviziu dell\l1noni1110 ospedale dc!1o degli incurabili (/luoghi socri di IJufer1110. Li! parrocchie, u cura cli 1\. f\'hl7.7.è. Pulcrino 1979. 27!). !I suo con1pilo vcn11c largainen!c sostituito dalln nobile con1pag11ia della Caritù. che i11izi<il111enle gcsliv<l un antico ospedale detto di S<.lnt' Antonio a l 1 orln di Tcnnini (F.fv!.E. V!LLAB!ANCt\. Il /-'a/ermo d'oggigiorno, in JJiblioteco .5to!'ica e Letteraria di Sicilia 22. Palcrn10 1873, 345: 1\. l:LANDJN.i\. ('apitoli della 11obi/e co111pugnio ospedaliera della Carihì, Palcrnio 1892) e chi quella delln Cnritù di Sn111·1vone pressn 1<1 p<1rroechia di San Giaco1110 lu rvlarina. Nel 1533 venne rondata la confraternita dello Spirito S1111lo 11cllu chicsn di San To1nn1aso dclln elci (ìreei con l'obbligo di servire gli i11lèn11i dcl vicino Ospcclnlc Grande: il viccrè !V!11rcanlonio Colonna nel 1579 le concesse J'esclusivn di assistere gli infcr111i di quel 11osoconiio. che veniva garunlila quotidia11a111cnlc da due confratelli la 111nlli11a e dn nitri due dopo pranzo (A. fvlONCìlTOIU·:, Sto!'ia .\'{/(_'/'(/.Li! C0/11/)(1,l!Jlie, cit.. r 547). La co111pngniu cli Sunta IV!arin della Consolazione delln della Pace visitava gli <.1111111a!ati dell'ospedale di St111 Cìi<1co1no degli Spagnoli (cfr 111en1orinlc dcl !3 gennaio 1616 in /\SUI'. lì·ih1111a/e df'l/u 1··isila, voi 2. I~ 77). Lu co111pngnia delle Selle Opere di fV!isericordin. 1'011dali1 nel I 563 si propose la cura dei convnlcscenti clcll'Ospetl<de Crnnclc ad esclusione dei pellegrini. la sepol!un1 dci cncl:1vcri nbba11clo11ali dcl quartiere dcl Sirnlcadi la rnccolta delle elemosine pe-r sovvenire i poveri. n1c111rc gestivn un ospcdaldto in cui dava eia 1na11giare ni fonciulJi dispersi e curavn quelli inlèr111i. Nel 1576. per conHIJHll17.a cli !'ini caritativi. si aggregò alla co111pagnia cli San Dionisio l"1\erop<1gita, fon(h1!a nel !565. che aveva la cura cd il governo di 1111 antico ospcdalelto utilizzalo co111c co11valesce11r:i11rio per gli :111llnalali di1ncssi dalJ"Ospedalc Cirande (A. l'vlONGITORL:. Storia.\'(/('/'{/. Le co111pr1g11i€!. cit.. r. 87). u, 1\. fVIONGITORI~. Storia .\·ucra. I.e co11fi·aternite. cit.. I: 473: S. CUCINOTT/\. Poeolo e clero. cil .. 1<18. A questa si aggiungeva la congregazione dcl ]{ifugio dci Poveri che nvcva il co111pi10 di rnccoglierc le elen1osinc per i poveri. n11clare in giru anche organil'.1.a11do runclc di nolle per condurre aJl'ospeclnJc gli inlèrn1i. gli scen1i e i llHllli che girovagavano per Je str<1dc. con1e pure poitare J'ancit1lli poveri ahb<111don;1ti al ritiro dcg,li orfani cd assistere ·,1llc donne povere prinia e dopo il parlo. Dopo essersi nggrcgata con In co111p;1gnin clc!!e Sette Opere di IV!iscricordla nel 1635 si estinse e venne ricostituita nel 1668 con il lilolo cli NosLn1 Sig.1101«1 dcl Rifugio e gli stessi cupiloli clclln precedente. Cfr 1\. 1V!ONGITORE. Storia sacru. I.e co111pa-


L 'associa:-::ioni.\'ll/O laicu/e u Pa!er1110 tra 1J1edioevo ed età 111uderna

3I I

Un'altra coinpagnia, quella della Santissi1na ·rrinitil, ebbe con1e istituto quello di alloggiare i pellegrini ed i convalescenti, aggregandosi nel l 607 all'opera della Santissi1na 'l'rinitù a Ponte Sisto cli Ro111a; gestiva un ospeda!etto annesso alla chiesetta cli Santa Cristina la Vecchia dove ospitava i pellegrini per tre giorni 77 • /\!tre confraternite sorsero per l'assistenza ai carcerati7\ co1nc !a congregazione di Nostra Signora di Visita Carceri, fondata nel 1664 7 '1 e l'opera pia dci terziari francescani, fondata nel 1564, i cui fratelli questuavano per la cittù in sovveni111ento dei poveri carccrati~ • Allo stesso 111odo nacquero sodalizi che si occuparono di sostentare gli orl~1ni, co111c la con1pagnia dcl Santissi1110 Non1e di Gesl1 detta dei Verdi, e quella di San Lazzaro, che raccoglievano clcn1osine per gli ort~u1i del collegio ci i San Ilocco~ ;\Itri sodalizi raccoglievano elen1osinc nl!o scopo di sostenere n1onasteri e conservatori di donne "n1al n1aritate" o di ragazze ·'pericolose"~' Nel Cinquecento prende avvio anche i! filone delle con1pagnie di giustizia, le cui operatività devota era diretta verso quella particolare categoria cli n1oribondi costituita dai condannati all'esecuzione capitale: esse ebbero il rine di pr8ticarc i! recupero di anin1e che sarebbero state irrin1edi8bil1ncntc perdute, senza un sincero e convinto pcnti1ncnto~ A questo co111pito era 0

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gnie, cit.. L 95: Co11slil11/io11i della congrega/ione e confi·oternila di Nostro Signoro del Heji1gio e JJfelà. Palermo !668. Nel 1727 gli si aUìancò In congrcgnzionc di Snntn fvlnria dci Poverelli. con g!i stessi co111pili. IVlONCilTOHF. Storf(I ,\'(/(_'/'(/. I.e COlll/JO.(!.llie, cil.. r (il: !\SUI'. :\Ù!ll/Ol'iilfi di /'isitu. J:I I. ~ Sulle confraternite di sostegno ai carccrnli clì· V. P1\Cil.IA, /'ifa re/igiosu de/fu co11ji·ater11ilu dello pietà dei C(l/'Cl!!'ali, in l?icerche di storio religiosa di 1?01110. Il ( 1978). l'! s. CUCINOTT1\. JJopolo I! clero. cit.. I 66: ;\, CUTRFI{;\. /,e C(//'ceri di JJafe/'1110 e I(/ J'enerohi/c ();>er({ di .':ìontu ,1\/aria di /'fsifa Carceri, in .·lrc/Jivio 5i'torico Siciliuno 54 (193,1) 89-1611. ·~" 1\. tVIONCìlTORE . .\,'torio sucra. in V. \/i\U1\L)\. Pu/cr1110 sucro, cii.. 53. ~ 1 ;\, tVIONCìl!'OIU'. . .')'/oriu suCJ·o. /,1: co111pognic. ciL, f 527 rilèrisci: che la con1pag11i<1 77

vol 19,

/-\.

r.

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di.:i Verdi per qualche te111po sovveniva pure le orfr111c dcl conservatorio di don ()1t<1vio d'Arugona. 111a qucst'nllivitù cessò con !'abolizione dell'istituto. H! Nel 1636 veniva rondata una congregazioni.: i11ti!olu111 n Santa Rosnlia n sostegnn dcl nuovo 11101wstero 0111011iino. elle raccogliesse clcn1osinc «per sucurso ed augun1ento)) dell'istituto fondato «per aggiulo e riparo di povere donne di quulsinsi etù stato e condicionc)) (i\SDI'. 7ì·ih1111a/e della l'isita. voi 20. I: 201). Nel 1685 il saecrdolc Cìiovn1111i Cì<ll7ia cnppellano 111aggiore delle J{egie Cìalere e pro1011olnro apostolico fondò unn confrnlernil<J avente lo scopo di questunrc per sostentare <<inoltc povere giovani di non ordi1i<1ria vita che per necessitù e quasi per forza si espongono al pcccuto, ri111ossc dal pcccnto 1nor1t1le e ritirate in una casa collaterale nlla chiesa di S. /\galla nlla (ìui!la>l (i\SDP, 7ì·ib11110/c della / 'isitu. vo) 84). La confraternita della iVladonna della Racco111nndul<1. ril'onnala nel 1629 avevn il con1pilo di raccogliere l'clc1nosi11a per !n bndin delle Rcpcnlile e di «levar qualche una dal peccato e J'arJn Cllll'llfC in dello lllOnastcrio O in tiltl'O)) (Copfto/i de//({ CO!ISO!'Orità e/effe signore do111l//I! sotto il 1it11/o di Su111a .illoria de/fu l?acco111u11dato. 111s. scc. XVIII. HCP. 3 Qq !) 6:1). ~· Sulle conlh11cr11itc che assistono i condannati a morie cfr i\. PROSPERI. // su11g1/I! e / 'oni111u. Ricerche sulle COlll/Hlg11ie di giusli:::ia in liulia, in Quaderni si orici 17 ( 1982) 5 ! .


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Francesco Lu Piccolo

deputata !a nobile con1pagnia dcl Santissi1110 Crocifisso detta dei Bianchi, fondata ne[ ! 541, i cui iscritti nei tre giorni precedenti la giustizia confessavano e co111unicavano il condannato in un oratorio dentro il carcere della Vicaria e potevano annua!n1ente richiedere !a !ibertù di uno di cssix 1• La con1-

pagnia dell'Assunzione di Maria, eretta nel 1565, aveva invece il co111pito cli «disingannare dei foro errori e portare a via di verità i rei di fede inquisiti dal tribunale elci S. C)rfìcio»x5; inoltre accon1pagnava la croce nei pubblici atti cli recle ed i rei rilasciati nl braccio secolare sino a! luogo del supplizio~ '. Altre confraternite furono volte alla sepoltura dei cadaveri abbandonati, 1111 Jèno111cno cli notevole rilevanza. Con questo scopo alcune cli esse i11izialn1c11tc si divisero i quartieri cittadi11iH La confì·atcrnita solidaristica-assistenziale si riconosce anche dnll'annesso n1onte di credito su pegno, una rudi111cnta!e fonna creditizia fondata e gestita dalla pietà dci confrati che doveva sopperire, nei periodi di carestia, (l Iln necessitò dci poveri~". Le confraternite dclln tnorte assicurava110 sepoltura e suftì·agi ai confratelli. Ciii scopi stntutari erano !a prcpnrnzione alla buonn 111orte e la parte1

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959- 1)99: V. P1\(ìl.IA. /,11 11101·/I! conji)r/u/u. l?iti della /Hllll'a I! 111e11/olitrì rcl(r;iosa u N.01110 11ell'etù i11odcr11a, l\oina 1982 . .~i A. ìVIONGITOf{E, Storiu sucra. Le co111;H1gJ1ic, cii.. r I: L. BoN1\ITD1:. Noti! per la storiu dc/fu co1111H1g11iu dei /Jianchi di flrile1·1110, in ,,/lii de//'../ccr{(le111ia di Scic1ce. l.etferl! l!d .'Irti di Fulcr1110, s. V. 7 (1986-87) 221-339: lvl.P. D113L'.LL1\. La p11ru verità, cil. H:\ F.l\'!.E. V!LLi\Hlf\NC1\. Il Palcn110 d'oggigior110. cil.. 333. xr, ;\. !V!ONGJ'IORL «'Jtorio .1·ocn1. le co111pag11ie, cil .. r. 543. 7

s Nel precrnio che precede i capitoli riformati dcli<1 co1npng11ia della Snntissi1na Trinil<Ì si legge che il sod1_dizio venne fondalo per ovviare alla «grande quanti!à spesse volle si vedcano li corpi ignudi e pure n1tti sl<lr sopru terra con non pocn pietù di riguarclnnli» e si propose di rnccogliere quelli dcl distretto della cnttcdrale (ASIJI'. Trib11nalc della /'isilo, vo) 19. L !41). La con1pagnin di Sant'Orsola dcttn dci Negri si occupava cli quelli dcl quurticrc dcll'J\lbergllcrìa e di rnccoglicrc le pez7c per gli incurabili dell'ospedale di San 13artoloinco {A. ìv!ONGITORE. 5,'toria sacra. le co111pag11ie, cil., r. 73): quella di San Francesco si proponevu di seppellire i 1norli dcl quarticn:: della Kalsn (/D .. Storiu sacra, in V. VADAJ.1\. Fo/e1·1110 suc1·0, cit .. 153}: quella della Caritù di S<111t'lvo11e. erctl<l nel 1550. seppelliva i 1nor1i poveri e forestieri delh1 pnrrocchia di San (_ìincorno la rvlarinn. !Vin col pussure ciel te111po alcune di esse ca111biaro110 istituto. Ri111<1se soltanto deputata a questo scopo la confrnternita dei Santi Cìiuscppc d';\ri1nu1ea e Nicoclc1no. eretta nel 1629. che gestiva i due cin1iteri suburbnni di San [.'rnncesco cli !\tola e Sant'!\11loni11ello lo Sicco (!D .• 5,'toriu .\'(_/cru. le COl!/i·utl.!rllile, cii.. r

517). -~~ La co111pagnia del Sa11tissi1no Crocirisso delta dci Bianchi venne fondata col compilo di erigere e curare un n1011te di pictù per venire incontro ai poveri nelle loro in1pcllcnti 11ccessitì1 e così liberare dalle carceri quanti vi languiv;1110 per debiti insoluti (S. DI IVIATTF.O F. PJLLITTFIU. Storia dei ;\fonti di Pietà in .':ìiciliu, Pnlen110 1973. !69-178). LJn monte veniva <1nncsso alla co11fra1ernih1 di Sunta f\!!nrin di Piedigrolla in sovvc11i111enlo dci poveri 1ntll'inai e pescntori iscril!i n quel sodalizio (i\SLJP, Jì·ih111la!e dello /'isita, voi 22. L !32). La con1pag11in del!n del In Pace si prendeva cura delle neccssilù dei poveri attraverso la fonclnzione nel 16 ! 7 dc! !V!onte di Santa Veni.:ra (S. Dl lVlf\TTF0-1:. PILLJTTERI, Storia dei .i\/011ti di Fictrì. cil.. ~ J 2419).


L 'associa:::io11is1no laicale a Paler1110 tra 111edioevu ed etò 1nodernu

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cipazionc ai benefici spirituali, cioè le inclu!genze~·J. Gli stessi sodalizi raccoglievano eleinosine per la città allo scopo di far celebrare 111csse per le anin1e dei foc\cl i'"'.

Le confraternite 111issionario-sociali 111iravano a creare una con1unione tra i ceti all'interno di esse. Uno dei cardini fondan1cntali che regolava i rapporti tra gli iscritti della con1pagnia cli San Antonio cli Padova, fOndata nel 1612 nel convento di San Francesco d'Assisi, era quello cli considerarsi uguali tra di loro, senza alcuna di!Tercnza sociale. Conten1poranean1cntc nacque un'altra iniziativa associativa, la congregazione della Madonna della Prov\71denza detta della Sciabica, fondata nel 1612 nella chiesa inferiore di San Giuseppe dei Teatini, che prendeva no111e eia una rete a 1naglie strette capace cli raccogliere ogni tipo cli pesce, intendendo significare nel titolo i! suo scopo di accogliere fratelli cli ogni ceto sociale e cli acco111unarli nell'esercizio della pietù cristiana'11 • Di carattere esclusivan1enle spirituale erano invece le n1 issioni organizzate dal!a congregazione segreta della Scuola Pratica delle Virtù Cristiane sotto titolo dcl Santissi1110 Salvatore che avevano lo scopo di insegn,1re l'esercizio clel!e virtl1 cristiane, ragion per cui dovevano far parte dcl sodalizio 12 sacerdoti aventi anche facoltà di fondare altre congregazioni S Ì!ll i 1i'I', Ancorc1 alcuni sodalizi sorsero per i111pctrare i! riscatto dei cristiani prigionieri in Barberia: i n1crcedari furono i pro111otori della congregazione della Madonna della Merce', tOndata nel 1590 e dell'arciconrraternita per la Redenzione dei Cattivi, eretta nel 1596 che raccoglievano i! dennro occorrente a riscattare dalla schiavitù e dal pericolo cli abiura dalla fede cristinna i cristiani presi prigionieiri durante le incursio11i' 11

•~· J\lla prcpnrnzio11c dellil buonn morte cril dcclit8 la co1npag11la ckl Ben fVlorirc. fo11datu nel !600 clni 1ninis1ri degli inJCrn1i (A. !VIONGITORL. ,)'toria sacra. /,e COlll/Htgllie. e 407). L<l congn:gazionc cli Snnta lvlaria degli Agonizzanti !l1 Cl'Clla nel 1614 con 1·inlcnlo di esaltnrc la gloria di tVlaria e la sua l'unzione per la salvczl:'.<1 dell'mliina degli a1nn1alnti cronici e dci condannali a inorle nel transito per l'<1lcli!ù. Nel 1689 viene fondata In congregazione della Puriricuzione di lvluria con l'obbligo di disporre a ht.:11 111orirc i condannati a n1orlc prinHl che fossero consegnati alla co111pag11ia dei Bianchi (A. IV!ONCìlTOl<L Storici sacro. in V. V1\D1\i.i\. /lo/er1110 sacro, cit.. 77). 10 ' ; \ questo scopo ernno deputale principa!lllcnrc la co111png11ia dell'Orazione e fvlorlc eletta di St111t'()rsoln. erell<1 nel 15(14 cd aggrcgnlll a11·on1onin1a nrciconfratcrni1a ro111a1ia l'ondata nel 1538 e l'unione dci ìVliserc111ini. l'ondata nel l 599 cd elevatn al grado di nrciconfra!crnita nel 1612 (1\. !VlONGJ'IOl<I~ . .\'Iorio sucrn I.e co1!fi·utcr11ife, ci!" J: 481). ;\queste si aggiunse nel 1750 la congrcg<1zione delle Anime N<.lllfrtigntc. con lo scopo di qucsltwrc per sul:. rragare le anin1c dci lltlllfr<lg_hi (ASDI'. 7i·fb1111({/e de/fu /'isilu, voi 285). ')I S. CUCINOTTi\. Poeo/o e e/ero, cii., 216-218. C::fr tinche J-'.IVI. J'Vl1\GGIO. ()rigine de/fa CO//J;!'egrcione dei 5'ervi dc/fu ,-\/adonnu det/u vo/gon111!11/e lo 5'ciobicu, 111s. sec. XVII. fìCP. Qq le: 71. Il 37. ·i: 1\SDP. 7ì·ih11110/e dc/fu /iisitu, voi 46. C 371: ;\. IVlONCilTORE. Storia sac1·u. Le con/ì·aterni/e, cit.. r. 563. '!_, Sui soclali?:i si vcdnno pri11cipal1nc11tc Cu;Jifo/i de// '//rcico1(/i·atcrnil({ della Nedercione dei Coltivi. Palenno 1805: (ì. noNAFFINL /, 'orcico11ji·ut1!r11ita /)(!}'lo redc11::ione dei 1


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Francesco lo Piccolo Un altro sodalizio sorse per il bisogno di pace tra le fa111iglic nen1iche e

!e f~izioni politiche: la co1npagnia di Santa Mé!ria della Consolazione detta della Pace, Conciata nel 1580 obbligava le parti riconciliate, sub verbo re:;z)o, a non procedere ad alcuna offesa

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vicendevol1ncn1c· ~.

Alcune confì·aternite sorsero per gestire i bisogni degli stranieri stabilitisi nella capitale: si tratta delle contì·atcrnite nazionali, caratteristiche di città con1111ercia!i'1-'. Accanto a queste confraternite nazioncdi potevano anche sorgere sodalizi forn1ati da colonie cli inunigrati da varie parti dcll'isola'1".

Le associazioni dei disciplinati, che attuélvano penitenze pubbliche e 111acerazionc della carne''\ erano tra le più antiche dc!ln citt.ù: 1<:1 pri111a co111pagnia di disciplina fondnta a Palerrno fu quella di San Nicolò, dett;;1 /\.cale perché vi era stato iscritto Pedcrico l!I d'Aragona, i cui capitoli furono approvati nel 13tl3, cui fecero seguito le confraternite dell'Annunziata di Porta San Giorgio ( 1345), San CJiovanni Battista In Galea ( 1366) e Santa Caterina all'Olivella (1401). Col passare del tempo il titolo di cliseiplinati non ebbe pili un senso reale perché le successive n1odifiche degli statuti abbt1ndonarono la prassi della disciplina in con1une·J.~. Sodalizi di bnHuti continuarono a sorgecattil•i, in /ltti dcll>lccadc111ia di .l.,'cien::e, /,e!/ere ed Arti di Palcn110. s. \1.1 (1983) 2933 17. ·H Sulla co111pagnia cfr 1\. 1\ !0NGITORE. S'tol'ia sacra. Li.! co111pog11ic, L '"195ss: ("o.1·1it11::io11i della co1111Jog11ia di S 1\luria dc/fa ('011sola::ionl! detta della Pace dello ciffà di Folcr1110 rij(w111ati l'anno 1617, Palermo 1617: S. C1JCIN<J1·11\. 1-'oeolo e clero, cil .. 218-220. 1 ' -' L ·arciconfn1!crnila dci Santi Quaranta tVlarliri dci Pisr.rni. le cui pili <1111ichc 11olizic 1

risulg.0110 al 1436, gestiva. secondo R. Pirro. un ospedale che serviva per il ricovero di questi forestieri u1rnnala1i di1lloran!i a Palermu {J{. PIRRO. Sicilia S(lcru, cit.. 1. 3 ! I). Nel !480 i genovesi che avevano un altare nel convento di San 1:rn11ccsco d"i-\ssisi dcdic<llo <l s. Cìorgio. fo11daro110 una confn:itcrnila nella nuova chiesa dcdic<ll<l <il loro s<11110 prolc!lorc (1\. ìvlONlìlTORE.S/oriasacra, in V. \11\DAL.;\_ Palcn110 .1·ocro, cit.. 190-192). Successivan1enle gli ortolani di nazione genovese si s!acc11ro110 dagli ul!ri e costituirono un nuovo sod;ili"/io. dedicato a s. Paolino di Nola nel 1587 (ibid. !24). Nel !519 i lltlpoletani di111ora11ti n Palern10 costi1uirono u11;1 confraternita dedicnta <1 Srn1 (ìiovtrnni Ballista per attendere agli cscrci:;.i di pietù cristiana (ibid. 164). Nel 1564 vc1111è rondnt11 1iclla pnrrocchia di Sa11 Gincon10 In lv!arinn Ja Scuola della N;u.ione Lo1n!xird;1 {ASDI'. li,ib1111alc della l'isita, voi 83. I". !3) n!ln quale si t1ggiunse nel !617 In co11gregn1ionc di San Carlo Borron1co dci 1nil;111esi. I calabresi. elle csercitnva110 per lo pili i incs1icri di vo11gu. si trovavn110 soggetti al consolalo dei nnpolelani. finché nel 1600 Bnttista di Piro. originario di Cosen7.<L fondò a P<1Jcn110 !;1 confn.llernil<l dci Santi Ciosah1t e Liberale e stimolò i suoi connazionuli a riu11irs'1 sollo L1 protezione di questi due snnli in un nuovo sodalizio (ibid .. 84). Su questi sodalizi cfr V. l)AGLJ1\. Sociabi/iftì religioso e co1!/i·oter11ite 11ccio110/i: l'ese111pio dci Picl!11i o Ro1110 nei secoli x1·11-.n'lfl. in Ricerc/rl! rii stol"ia sociale e rcl1);iosa. cii. . .179-408. % Nel 1723 alcuni n1essincsi fondarono una congrcguLione intltolal<l alln i'vlndon11;1 della Lettera ecl o!lcnnero la chiesel!n di Sant"!ppolilo presso i <)ual!ro Ct111ti {/-\. fVlONGJTORE. Storia socra. in V. \!1\D1\LA. Polf'nno sacro, cii.. 13,l). ·n Sull"argoincnto si ri111n11da al snggio di Cì. Zito in questo dossi(!!'. 1 ' ·" Nelle ('011.1·11!!/11dini et d(!creti .fati i 11clle co11s11lte per il b11011 go1·c1·110 et pl'ogrcsso della conç;regationc di!' giovani 11ell'a11110 1587 eretto sotto tifo/o della P11rificotio11e della /J.111a l'ergine 11e/la (~as11 ProJCssa (111S. scc. XVII. llCP. Qq 13 l(i) si legge: «Si cosllllllH furc la disciplina tulli i venerdì dcJl"anno e perché vuri accidenli alle volte s'ha trnlnscinto el con esperienza s'è vedu10 che non riesce con 111ollo rervorc e frequenza forla tutti li vcn11erdì


L 1associazio11i.\'1110 laicale a Paler1110 tra 1nedioevo ed età 111oderna

3 I5

re sporadica1ncntc anche nei secoli successivi, n1a le regole della disciplina ad essere sen1pre 1neno seguite' 11 ' •

6.

C'oIJ?]Jo,~)zione

sociale

Dal punto di vista della caratterizzazione giuridica, la n1aggior parte delle confraternite palcnnitane presentano un carattere 111isto: sono infatti tonnate da laici e sacerdoti. Per quanto concerne l'individuazione dei ceti sociali che f-~1cevano parte delle confraternite ed il 11un1ero degli iscritti non sono 1nolti gli e!en1enti che si possono ricavare dai capitoli. I dati raccolti sono stati integrati con quelli riferiti dal Mongitore e da! Villabianca. 11 111odello più seguito nella coinposizionc sociale è quello gesuitico adottato per le congregazioni 111ariane, f-Ondate sulla base di gruppi 01nogenci per età, natura sociale e professione: tra !e congregazioni da loro coltivntc vi era infatti una per i nobili, una per gli artigiani, una per gli studenti, una per i sacerdoti e due per gli operali<"'. Aci eccezione di alcuni sodalizi che per statuto erano riservati ai ceti 11obiliari 1" 1 e di quelli cli 111estiere, in genere però 'non en1erge dai capitoli esan1inati una rigida differenziazione sociale all'interno cli essi. ÌVlolte confraternite nascevano arruolando nelle loro file esponenti cli ogni ceto sociale. Non era raro dunque i! caso cli conf-ì·aternite in cui accanto a dottori, 11otni, 111agnifici, vi erano anche appartenenti ai ceti popo!ari 10 ·'. delJ'an110 si è stabililo che non si 1n1lnsci del lullo questa tnnto profittevole 111orlilìcnlio11e e si ;1ssegnu110 due lc.:111pi all';111110». Una nota <il n1argine nllenna però che nel !68(i questa prntiC<l non si osservava più. '!'! Ln confrulernila di San Giuseppe ro11data dai Ji1kg1wn1l negli anni C)uarantu dcl Cinquecento e conJ'ennala nel 1568. Cl'(] di disciplina {!\. f'v!ONGll{)l{I'.. !)'toria sucru, i11 V. V1\D1\Li\. Pn!cr1110 sucro. cii.. 89). Nel 1572 c.sislcvn n Pnlcnno In compagnia delle Cinque Piaghe di Cristo nei pressi dcl convento di San Do111c11ico con lo stesso scopo della 111nrtilicnzionc e dclln pcnitcn7<L Ancora nel 161 O viene J'o11dn1<1 con lo slesso J!nc lu congrcga7.ione delle l,acrin1c di [Viaria e fVlortificaLionc e Pcnitc117n dei Peccatori Pentiti clcl1n dei Trentalrè Nobili (S. Cl1CINOTT1\, Popolo e clero, cii.. 243). 111 " Il rvlongilore enun1era tredici congrcgn7ioni con sede nclln Cnsn Profcssu dei gcsu il i. 1 1 Di npparlcncnli ni celi <1giati erano nlcune conlhllernile a 11un1ero chiuso nelle qua" li si entrava a seguilo cli u1w certn sclcl'.io11e. Le tre co111pagnic riservale ai nobili crn110 trndizio11al1nc11tc quelle della Pncc, della Caritù e elci BinnchL cui si aggiungevano le congrega7ioni dcll'A1111t1n7iala della dei Nobili e quella dcl Santissi1110 Crocifisso della dci Trcn1nlrè Nobili. cur~lla dai gi.::suiti e poi lrasJCrila nei pressi dcl convento dci tct1!ini. Sui sodalizi l'or111nti da nobili si veda 1·esuustivo saggio cli S. 1\!IUSELLA. [Ji111e11sio11e sociu/e e prussi associativo di 11110 co11/i·aten1itu nopole1rr110 nel/ 'età de//(! C'on1ro1·ij(>r1110. in JJe1· lo s1ori11 socio/e e religioso del .:\-Je::::ogiorno d'//o/io, <l cura di CJ. Cnlnsso e C. Russo. Nupoli 1980. 3,11-398. 1112 Nel !564 circa ru fonduta ad esempio la confraternitu di Santa !Viaria di Piedigrotla. nella quale!\. !\1IONGITORE. Storia sucru. in V. VADALÀ. Falcn110 sacro, cit.. 196 riferisce che


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Francesco Lo Piccolo

In altri casi l'a111111issionc ad alcuni sodalizi era invero !in1itata acl alcuni ceti sociali, distinguendo in tal n1oclo confraternite di nobili, di civili e di «n1astri» 111 \ ina all'interno di questi ceti il confine socio-econon1ico era tal111entc labile da per111etterc una con1paginc variegata. Tuttalpiù, 111olti sodalizi si potevano caratterizzare per una forte presenza di una categoria professionale o un1a11a 11 ' 1 • Il inarchesc di Vil!abiancn nella seconda 1nctù del Settecento distingue [a co111pagine sociale delle confraternite palennitane in cinque tipi: ceto nobile, ceto civile, artisti, gente ordinaria, di «sciabica» 1" ' . In prosieguo di teinpo, alla runzione di 1nediazio11c religiosa e sociale

tra i vari ceti cittadini, si sostituisce un irrigidiinento sernpre n1aggiorc, in direzione di una loro irreversibile aristocratizzazione: le confraternite più antiche diventano se111pre più elitarie accettando nelle proprie fì!e esclusiva111cnte persone di alto ceto oppure relegando i ceti 111eno abbienti n! gradino pit'1 basso 1

"'·.

«sul principio si arruolnrono persone di qtrnlilù, di nobil condizione è clignilù, insic111c cun i pescntorìi>. J cnpìtoJi della congregazione degli Schiavi dcl Santissi1110 Sacra1nento 11cll<1 parrocchia di San Nicolò ;dia Kn!sa <lll1n1eltevu110 cavalieri. sacerdoti e ;;ersone .\'l!l'l'ili (1\SDI'. Jl·ib1111a/1.' rli!lla /-'isito. voi 203. r. 78). in:; Alcuni sodn!izi escludevano dai loro ruoli i rappn~scnttinli di qu11Jsi<1si 1naeslrn11za. t1ccoglic11do solo i cdi nolubili e borghesi, co111c si legge nei capitoli rinnovati nel ! 6 79 della co111pag11it1 di San!'Orsol<1 (1\SIJI). Jì·ib1111(1/i! di /'isita. voi 76. L 97). Nei cupito!i dcl In co1npugnia di San Dinl<l. approvn1i nel !687. è l~lllo divieto di ;1111111cltere in co11greg11zio11c esponenti della 111acstntn1.a dci carnczzicri (ihid .. voi 85. r. l,10). Nei capitoli dell'unione dci professori di rnusicn dedicntn <1 s. Cecili;i. riforn1ali nel 1(i93. sono 11n11ncssi «con1posilori, canlanli. instru111c11tarii cossì di tasto. (J'nrco e di Jlalo. purchè non si11110 lron1hellieri. qu<ili nH1i si posso110 adnietlcrc alla dc!l<l unione» (ibid., voi 99. i: 74). l cupitoli dcllil cong_rL·gazione degli Schinvi del Sn11tissi1110 Sacrnn1ento e fv!ari<1 Eucaristica rondata nel 1732 ncll:1 parrocchiu di Snn Giacomo Jn lv\arina rnn111cllcvano «persone aUualn1cntc abitanti nel distre!10. che sinno padroni di pubbliche bolteghc c 11weslri d'arte 011orala e civile o d'altrn pro!Cssionc onorat<Pi. L~sclt1cleva110 ecclesiastici e prof'cssori: i<saranno però an1n1cssi con quesl<1 condizione. cioè che sen1prc si<1no privi cli voce pnssiva. né rnui s·ai111nclta110 nella 1101ni11<1 di supcriori>i (ihid .. voi 197, r. 184). 1 4 " Ri1Criscc ad cse111pio i\. JVIONCJJTORI~ . .':ltoria sacra. /,e co111pag11ie. cit.. 1: 395) che 1:1 co111pag11ia di Santa !Viaria ln 1V!isericordi<1 della dcJ!n Savona cn1 con1posta dn 111o!!i dottori 111 legge e eia alcuni nobili. 111 ·' Egli elenca un centinaio di sodalizi. con1posti in prevalenza da "prolèssori di penna.. .. J'orensi" ";_1rlisti" "persone 111cre<1nli I i.. .. persone ricche" .. 11egozi11111 i" i\ l c u 11 ·1 sodalizi sono riservuti all<1 genti! civile. i cui co11f111i è dirtìcilc individuare: di esso faccvuno purte i clollori in 11troq11e, i clo!lori in 111cclicin<L i giudici. oltre albi solita largn rnppn.'senu1nza di ecclesiastici cli ordini 1nnggiori e 111inori: aJlirn1cnno queslo celo anche le cosiddellc 11ersone riguardevoli o decorate. i ga/011t110111i11i Le confrntcrnile disciobica sono 16 ed altre 5 111iste, segno che la co1111nislione cli ccli è ahbnstanz<1 dilTusa. L<l gente d'arte con1po11c per Jo pili le co11J'n1ternitc di inaeslrnnzn. inentre vi sono associat:ioni cli gente 11Ji1111/a o povera. chian1atc congrega::ioni di grano perché co11 ogni probabililù i confratelli pngavu110 In 111iscra son1n1a cli un grnno all'anno per l'iscrizione (F.f'vl.[. VJLLr\Bl1\NC1\. Il Fa/en110 d'og,giy,ior110, cil., 3 I 4ss). 1<H, l.'arciconlh11ernita di Sn11 Nicolò lo Rcnlc. la pili nn!icn della ci11ù. aperla iniziul1nente u lulli i ceti soci<di. 11e! corso dcl XV! secolo si è lrasfonnala in un sodalizio di nobili: così pure la consororitù dellu ìVJadonnn della Racco111;111clatu, i11izinl111c11te forn1n1a da donne di


L 'assochcionis1110 laicale a Palern10 //'O 111cdioevo ed età 111oder11a

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Oltre al nun1ero chiuso, tipico cli n1olti sodalizi, li1nitazioni venivano in1poste dalla curia alla corsa per l'an1n1issione a due o più sodalizi, da parte di devoti clic spesso vedevano in questo 111odo nssicurarsi nssistenza, scpolturn e suftì·agi nonché privilegi di varia sorte. L'editto de! 19 n1aggio 1615 proibiva ngli iscritti ad una confraternita o coinpagnia l'a1n111issione ad un altro sodalizio ed obbligava quelli che si trovavano in tale situazione a di1nettersi entro un n1ese da una delle due, ponendo per il futuro !'a111111issionc in un altro sodalizio solo dietro licenza dell'ordinario; esso venne seguito cl8 un altro ordine dcl 16 giugno !618, reiterato il 2 11ovcn1bre 1623, che obb!igavn i superiori delle co1npagnie a non ricevere gente cancellata da altre co1np,1gnie; e da un altro ordine dc! 26 luglio 1619 che proibiv,1 alle con1pagnie anche l'a111111issionc di persone iscritte ad nitre co111pagnic fuori Palcnno. Questi editti da un cnnto estendevano a tutti una prassi che era gi~ prescritta cl<ii capitoli di 1no!ti sodalizi 1"7, n1a d'altro canto abolivano precedenti atti ufflciali giò affennntisi nella prassi con1une e quindi dovevano apparire rivo!uzionari1"·~.

Oltre la n1ct?i delle confrntcrnite ern aperta alle donne. Wfa non 1na11carono i sodalizi esc!usivnn1ente fcn11ninili, il più antico dei quali se1nbra essere stato quello dei Santi Sin1011c e Cìiuda, giù esistente nel 1389 nel convento cli Santa Maria dell'A1nn1iraglio detto la Martorana, L'allargainento de!lc fanne di accesso delle donne agli organisn1i confraternali si accentua nel corso ciel Qunttrocc11to Tra il Cinque ed i! Seicento vengono costituiti alcuni sodalizi Cen1111inili 11 ", 111entre si acuisce l'esclusione delle donne da altri sodalizi111. 10 1 ' •

sciubicu. nel Sci e Selleccnto era costituita solo da nobildo1111c: la eongreguzionc di Santa

IV!nrin degli Agonizzunli. J'on11n1a inizialinentc eia vnri ceti. 11cl 700 0 fonnala quasi csclusiv<1n1cntc da nobili. l<JJ I capitoli della compagniu dci Bianchi pcnncllcvano agli iscritti di poter !~ir panL· di altre con1png11ic llHI nessun 111en1bro cli altra co111pag11ia avrebbe potuto essere ainn1esso nel sodalizio (P. PJ\L,1\L?OTTO. (ì/i o!'atori. cii.. 27). Le regole della co11grcgnzione dei giovuni intitolnla nlln Puririenzione di lvlnria. approv;1ti nel 1587. ordinuvano, sollo pena di cancclla1.ionc. che nessun iscri!lo avesse potuto lìlr parte di altrn congregazione o co1npag11i11 e se (jl/o/c11110 jà istr11r:o di uppur/e11e1·e ud u!tri non debbo l!ssere .foci/e dispensur/i o ciò. .1\Jcu11e 1101e a 1nurgi11c dei c;ipitoli infOr111a110 però che nel 1686 quesi·nrticolo non si osscrvuv<1 pili anzi si faceva il contrnrio (Co11s11et11di11i et decreti. cii.. 111s. scc. XVII, liCI\ Qq 13 16). lr>.~ Un n1c1110rit1lc con provvista dcl 16 genn<.1io 1572 riferito da/\. rvloNCill"ORF . •\'/o/'ia soc1·u. Lt! co111pag11ie, cil.. J'. -'151 nutoriz7.a i l'ratclli della co111pag11ia di Sant"{Jrsola da poco IÌ.lndc1ta nella eonfrnternita dci Santi Quaranta ìVl<1rliri della del Casalollo a potere essere ricevuti nella confraternita stessa e viceversa. PI');\ ques1·cpoca risalgono !e rondnzioni delle CO/l.\'{}/'Ol'ilà di Santa lv!<iria dcllu Raccon1andata. cklrAnnunziala dello Scuti110 e di San To111111aso dei (ìreci. I frl ; \ ) 1595 risale la rondnzione della congregazione dell"Aspellazione del [}arto detta delle Dainc (P. PALAZZOTIO. Gli oru/ori, cit.. 79 ss). La congregazione di Nostra Signora di l3ctlc111 {Vcle11) era un sodalizio di spirito clic prescriveva alle iscrìtle alcune penitente e nelle nntivigilie delle reste In visita alle povere negli ospedulì «consolandole con qut1lche discorso spiriluu!e. csortnndole alla pnzicnza cd uniforniilà nl divin volere» (Regole e con.1·fi11r:ioni che devono osservorc lr! schiave de/fu congrcga::ionc che ./ond6 11(!//u cuppe//o di


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Francesco Lo I'iccolo

Un discorso tutto particolare 111eritano le confraternite che si rivolgono ai giovani, che alla -fine dcl XVJ secolo con1incia110 a diffondersi e diventeranno nei secoli successivi una caratteristica dcl pio laicato organ izzato 11 è. La caratteristica principale delle congregazioni giovanili è l'ingerenzn ah ovo del clero secolare e regolare, che guida spesso gruppi di giovinetti, uniti dn vincoli di vicinato e dalla devozione per un santo particolare, a radunarsi nella chiesa più vicina 11 .i.

7. C'on111orfc11nenfo L'attività principale delle confraternite p8lcnnitane dcl periodo barocco è costituita dalla costante, ossessiva ricerca di una sede stabile, rivolt;i a ritagliarsi nel contesto urbano uno spazio pili prestigioso possibile, sin1bolo della propria incidenza nella vita cittadina. Infatti !a valorizzazione dcl proprio ruolo nella società e l'accrcscin1ento delle prerogative e dc/l'autorità conquistata sono i cardini della vita confì·aternalc 11 -1. Sono nun1crose !e confraternite che, nate e costituite in seno ad un'altro sodalizio, per prob!cini di convivenza finiscono per allontanarsi dalla confraternita-111adre e corninciano un estenuante girovagare da un~1 chiesa all'altra, da un sodalizio ad un altro, chiedendo teinporanea ospitalità in attesa cli raci1nolare la son1n1a necessaria a prendere in affitto una casa o

1\lostra S1~~11orc1 di Vele11 [. .. /.in f".i'vl.E. V!LLABJANCA. (Jp11sco/i /Hden11ito11i, cil.). Nel J 757 un gruppo di dodici darne fOnthirono un'unione di sorelle intltolnla <ilio Spirito Santo dentro il reclusorio dell'Ospedale Grunde allo scopo di nssistcrc la chiesa ed il coro col cnnto e'. con altri escreìzi {1\SDI'. 7i·ih1111(lli! della /·'fsitu, vol 240. f. 62). 111 !"a eo11grega1.ionc della iv!adonna dcl fervore. eretta nella seconda inctù ckl ·700. nella quale si facevano <<Jnorali istru7.Ìo11i dalle ore 24 sino l'ora urHll>, pcr111etteva 1·nccessn a qualsiasi persona fuorché le donne (P. PALAZZOTTO. Gli m·otori. ci!.. 101). 11 " Su questo fenomeno cfr O. N1ccou, C'o111pag11ie di ha111hi11i 11e!l'ltu/iu del Ri11asci111cnto. Rivista storico italiana, 101 ( 1989) 2, 346-374. 11 1 · La congregazione dci giovani eretta nel chiostro di Cusa Prol'essa elci gesuiti l1npo11eva alcune penitenze e 111ortilìcozioni. l'orazione delle Quaranlorc cd il nn11uo soccorso lrn i fratelli (Co11.\·11c111di11i cl decreti. cit .. n1s. scc. XVII, ncP. Qq B!6). Nel !644 ;1Jcuni giovani virtuosi devotì di s. Antonio fondano una conipugnia intitolatu a questo santo nel convento dell'i\nnunziala a porta IV!onlalto (A. ivlONGITOJU'. . .'ùoriu S({C/'{/. I.e co111pag11ie. ci!.. r 37!). Nel !703 n!cuni giovani artigiani con1inciaro110 a radunursl il venerdì nella co11greg<1?:io11e di Sant'i\nna la ivlisericordia per venerare 1·1~ecc l-lon10 e fondarono !n con1pagnia (ihid. f. 257). Nel 1722 llll gruppo cli giovanetli. «colla loro si111plici1ù e eandidc1:zn ad i111i1<1zione degl·uo111ini 111aturi», volendo for111arc un'unione in onore del)';\1nore di Cìcsli e !'viaria sotto titolo degli Angeli eressero un'edicola nella strada cli San VinecnL:o Ferrcri. ((alla qu<lle olTcrivano le loro tenere preci»: qui1idi ottennero dal saccrclo!e Vince11L:o Giangrnsso cnppe!!ano di Sn11 Vincenzo Ferreri di radunarsi nella sacres(·jn della sua chiesa. Quindi. cresciuto il ICrvore, suor Dorotea e Francesca ;\rtali donarono all'unione un pcL:zo di terreno nel In strncla dei Lottarini e vi venne f<1bbrlcato l'oratorio (1\SDI', 7ì·i/n111ale della Visi/(/. vol 185). ti.i Sull'nrgo111cnto cfr P. PALAZZOTTO, Gli oratori. ci!.. 17.


L'associu::.iuni.\'!JIO luicale a Paler1110 Ira 111edioevo ed elà 111oder11a

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tnagazzino e realizzare !a nuova scde 11 -'. La n1o!e e la pir111ta dell'oratorio o della nuova chiesa saranno proporzionali all'iinportanza cd al!a ricchezza della con1pagnia che la detcneva 11 r'. 111 questo peregrinare per altre confraternite e chiese, il sodalizio subisce in tnolti fì«:1ngenti !'innuenza degli scopi statutari e degli usi e costun1i di altre istituzioni confratcrnali con le quali conviveva. Ciò spiegherebbe aln1eno in parte le continue aggiunte e le nun1erose 111odifiche di regole e statuti, cli cui sono ricche le pagine dei /\1en1orioli lici/o l'isito e la S'lorio sacra del canonico Mongitorc. Talvolt(l ['aggregazione di un sodalizio di recente costituzione ad un altro in procinto di spegnersi, rinnova la co1npagine e la vitalità di quest'ulli1110 117 • A questo si aggiunge l'altro proble1na di convivenza con la parrocchi[l o con il convento e quello della rivalità tra confì·aternite e confraternite. La confraternita si pone nei confronti del clero sia in tern1ini di collatera!is1110 che di contlìttua!is1110 e autono111is1110. La convivenza nel!n ste.ssa chiesa parrocchiale o nel convento dove è nata è intrisa di contrasti e lotte di potere, originati per lo pili dal n1ancato pagan1cnto della tassa di concessione di oratori o cappelle all'interno di esse 11 ~. In conseguenza a queste dispute i sodalizi cercano rifugio in un altro convento oppure, se sufficientc111ente ricchi, una sede autonon1a, niagari topican1ente vicina agli enti iniziatori. La tendenza all'autono1nin, all'autogoverno accresce il po!icentrisn10 dei centri devozionali e !a variegata realtà, gelosa dci propri spazi di autono1111a. Di conflitti cli 0111oni111ia, di difesa di antiche prerogative e diritti cli precedenza tra le confraternite sono piene !e pagine del Mongitorc: le pili lunghe e con1plesse furono le contese per ottenere l'esclusiva dei con1piti che si prefiggevano negli staluti 11 ·J. 11

" 1\ titolo di cse1npin. !-\. ìvloNCITORE. "ùorio sacru, in V. VAU1\l.1\. Palermo sac!'o. cit.. l,17) scrive: «Sti1110 che non vi sia stata in Pnlenno professione pili insliibile in 1natcriH di procacciarsi chiesa particolari.:: quanto ru11io11e dc· lvlusici>>. Egli in!'alli elenca ci11que chiese in cui ebbe sede l'unione prin1<1 di rculiz7.<ll'e il proprio oratorio. i tr. Sul!a tipologia delle sedi confratcrnali e sulla distribuzione urbanistica degli oratori cfr P. PALAZZOTTO. Gli ()J'(l/VJ'i, ci!.. 3!ss. 117 È il cnso della co111pagnia della Nativitù dcl No111c di Gesù che nel ! 754. ritrov<111dosi in stato deplorevole. «senzu concorso dci fratelli e senza introito per suo 111anleni111c11to>>, accettò l'aggregazione della nuova unione dei parrucchieri solto titolo di Santa iV!arin /vlacldalena (ASDI'. 7ì·ib11na/e de//(! /'/s//a, vo! 236. C 2). ·~ Per la tensione tra parrocchia e confraternite sul pi11no dcl rituale sacro nella prinH1 111eU1 del Settecento cfr 1\. TCJl{RE.11 consu1110 delle dcvo::io11i. Torino 1996, !85-138. Sui contrasti tra ordini religiosi e confralcrnite che risiedev<1110 nei conventi cfr P. PAJ.1\ZZOTTO. (ìli orulol'i, cit.. 16-17. il quale rifèrisce pure un'i11tcrcssa11le esempio di controversia accaduta per il possesso dcli.oratorio tr;1 la compagnia del Santissimo No111e di C.icsl1 cd il convento di San Do1nenico a p 20-22. 11 1 ' La compagnia dell'Ora?.ione e l'vlorte detta pure di Sant'()rsola 10nduva nel 1590 la Deputazione delle 1-\nirnc dcl Purgulorio. che ebbe concessa da!l'<ucivcscovo Diego clc Haedo nel !600 l'esclusiva di raccogliere le ele1nosi11c per l<:i cillù per i surfì·agi. Nel 1599 il tcr7.iario !ì·anccscano Leonardo Galici fondava però l'unione dettu dci fv!isercn1i11i. la quale avanzò i propri diri1ti cli questuare per b eittù. Ne nacque una lunga cnu;;a che nel !6S2 si 11


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f-rancesco Lo Piccolo

La clil-èsa dell'abito coinc ele1nento i111portante di identificazione e riconoscibilità è un fatto d'i111portanza capitale nel rituale barocco delle processioni: sacchi di tela di colore rosso, verde, «nigro», «n1orato», rosato, oppure ispirati ai francescani ed ai cappuccini 12 " o ancora portanti le insegne di ordini cavallereschi 121 , furono alla base di contese lunghe e con1plicatc 122 • I conilitti di precedenza nelle processioni sono se1nprc un'en1nnazione della rivnlità fra confì·aternitc che è in realtà una tOnna ne1nn1e110 tanto velata di con1petizione politica. La vicenda della processione in onore del Corpus Don1i11i è in realtà regolata dal Senato palcrn1itano, che ogni anno pubblica l'ort!o JJrocessionancli distinto per coJJIJJap;nie e per co1?fl·atrie, 111 un rigido rispetto dell'antichità e de!l'in1portanza che si traducono nel posto !oro assegnato nel corteo. Poiché diverse confraternite non associavano per statuto alcuna processione, gli elenchi a sta111pa dei sodalizi che partecipavano alle solenni festività in onore della patrona s. R.osalia e a quelle del ss. Sacnuncnto potrebbero essere utilizzati per ricostruire la di11a1nica delle relazioni tra i vari gruppi sociali ed il grado di incidenza dei sodalizi nel rituale collettivo. I contrasti per la precedenza riguardano le processioni delle parrocchie e dei conventi. Esen1p!are è !a contesa tra la congregazione del Sabato, con sede nel convento di San Nicolò da Tolentino, e ['0111onin1a con1pagnia, pili

concludeva con sentenzn favorevole per la con1pagnia cli Sant"Orsoh1: tut!"<1vi;1 l"orciconfratcrni!a dci Miseren1ini inoltrò In causa al tribunnlc del Concistoro e ne oltennc parere favorevole nel 1683. i\ questo punto la con1pugnia di Snllt"Orsoln ricorse al 1ribu11ale della Regia fV!onarchia. che nd l(i84 stabilì che il lunedì potessero uscire i quesluanli dcli<1 co111pag11ia di Sant"Orsola e in altro giorno quelli elci !Vliserc111i11i (J\. ìvlONGITOl<E . .'-,'torio sucra. Le cu111pag11ie. cit., r. 73ss). 120 I con!ì·ati della con1pag11in dci Santi F~crnardo e Frnnccsco. fonclnta nel 1574. cruno chia111ati '"cappt1ccindli"' «poiché vestono i suoi rratclli di canavaccio con 1na11tcllo di sncco e portano i piedi nudi con sandali» {ibid., f. 515). 121 La co111pag11in di San Corrndo, fì:>ndnta nel 1589. fu, secondo A. ìvlONCìlTOl{L Storiu sacra. /,e coll!pognie. cit., r 443, 1nolto favorita dnl viceré n1archesc cli Villcna che le concesse di portare per insegna la croce dell'ordine d';\lc;,rnturn e quc111do nel 1608 la con1png.11iu portò in processione In reliqui;1 di s. Corrado vi ìnlervennero 11101ti cavalieri dello stesso ordine. Allo stesso n1oclo la co111rx1g11ia di San Sebastinno. erellil nel 1596. era clct!n di Cnlntrava perché i confratelli avi.:vt1110 per inscgnu la croce dell'ordine equestre di Cnbtrava (ibid.. r ~ 13). I confrali della co111png11ia dcl Snntissi1110 Sncran1e11to in Snn Cìiacon10 la f'v!arina erano detti cavalieri di s. Giaco1110 per l'insegna rappresentante la croce del santo con in n1cz7.0 un calice sorn1011tato dnll'ostia (ibid.. f. 463). 111 A titolo cli csen1pio ricordia1110 la contesa tra In co111pagnia delln San!issinl<l Trinitù e quelle della Resurrezione e di San 1\11gelo per il diritto a porlnre l'abito rosso. Il contrnslo si concluse con il riconosci111cnlo di tnlc abito alla stessa con1pagnin della TriniUL anche :;e questi dovevano concedere !"uso dello stesso colore ni confrati delln Resurrc7.io11c solan1e11tc nella processione dcl Co1p11s [Jo111i11i. 111entrc u quelli clclJa confrntcrnita di Sn111·1\ngeln venne concesso l'abito color di rosa secca (ibid.. r 61). Altri ese111pi sono ril"erili cln i>. PALA7.ZOTTO, (;/;oratori, cit.. 2~.


L 'ussociu::ionis1J10 laicale o Fa/er1110 tra tnedioevo ed età 111odcrno

32 I

recente e pili nuinerosa, che provò a sovvertire !'ordine chiedendo di precederla nella processione che gli agostiniani scalzi organizzavano ogni 111ese 1! ' lJna delle cause preponderanti che detern1inano i contrasti tra le co111pagnie e !e co11fraternite-111adri è costituita proprio dalla convive11z<:1 nella stessa chiesa; i niancati pngainenti dei pesi di cera e giogali che assoggettano la co111pag11ia alla confraternita fanno scoppiare contrasti finché la con1pagnia ottiene licenza di poter erigere !a propria sede distinta e separata con ln chiesa d'origine. Non n1ancano conflitti fi·a confraternite e confratelli 1-' 1• LJna delle conseguenze dci contrasti interni ai sodalizi è la trasn1igrazione di una parte dei soci che si fanno pron1otori cli una nuova -fondazione 1'-', causando l'ulteriore fnnnn1entazione delle confraternite nel territorio. lJn altro problc111a da affrontare è quello dell'incidenza religiosa ne! tessuto sociale di questi sodalizi. Il Mongilore testin1011ia i! profitto religioso pro111osso da alcuni sodalizi 12 <>_ In altri casi l'operato di questi sodalizi 11011 121

L"argo1nento è ripreso da P. Pf\!.1\ZZOTTO. Clii orotori, cit.. 24. Un"nllra contesa nacque tra lu con11x1gnia di Snn Nicolò da Tolentino e la nuova con1pagnia dci Sa111i Nicolò e Cìuglicln10. c111a11azionc della precedente, che voleva prenderne il posto ccl il titolo nella processione ciel Co!'p11s /Jo111i11i: i confratelli J'uro110 i11ti111ati dal vicario gcncn1lc Asdrubale Termini a 11011 uscire al)n processione sotto pena dclln censura ma poi ricorsero a! tribunale della ìVlonnrchia cd ebbe sentenza l'avorcvolc (A. t\tlONCìlTORE . .)'rori(/ .1·r1cT11. /,e co111;111g11ie. cit.. r. JIJI ). 124 Sull.;1rgo111ento cfr R. l~OSOl.INO. Un devoto co11do111inio: spo::i rif11oli c_jà111ig/ie di uno conjì·atern/tu palel'l11i1a110 del .'-;cice11!0. in Quaderni sfol'ici 97 ( l 998) 171-200. lè:< Così !Ccc ad cscn1pio llll<l pnrte dell<1 congrcgnzione dcll<1 fVl<1donna dcl Rifugio dci Peccatori Pentili. nccennut<1 (hl !1. P1\LAZLOTTO. (//i orutori. cil.. 16. Nel ](121 nella chiesa dci Snnti l1111ncc11ti Jl1 l'oncln1a un·unionc di 73 fratelli provenicnti dalla congrcgnzìonc dcl In Sciabica chiumnli Discepoli di Cristo. con lo scopo di visil<irc gli i11!Cn11i dell'ospedale di Sn11 Bnrtolo111eo u1rn vol!<1 ;illa selli111ana e di attribuirgli l'ele1nosi1rn (Regole del!(/ congre-

ga::ione del/i ji·atel/i del/i sef!antatrè discepoli di C'/iristo caFati do/lo co11gri!gu::io11e dr!l/a S'ciabica di S. (7ioscppe, 111s. scc. XVIII. HCJ>. 3 Qq 13 62). Due devoti della congregazioni: di Gesl1 e ìvfaria dci lnvornnti !Ornni si stuccarono e nel 1716 fondarono la sesl<1 co11gregn1.io11c di questo 11on1c (A. tv!ONGITOl{E. Storio sac!'a. in V. \/1\1JAL1\. JJafen110 socro, ci!.. 102). lJ11 conl'rate dellu congregazione di Gesti e 1Vlnria in Santa ìvl<iria clel!n Volla. «disprezzato si pnrlì e si tirò dietro alcu11i fratelli l'r1ee11do congregazione distinta)), chiamata Cìesl! e fVh1riu presso Santa ivlarg:hcril<l (A. fVIONGITORE, Storia sac/'a. Le co1!fi·ofel'11itc. cii.. r. 560). 1).-, Tra le principali. i! ìvlongitore ril'criscc che la co111pugnia dcll'!111111ncoln1elln. Condata nel 1575 per iniziativa dcl padre nwestrn Cìiuseppe tVlandri<l elci minori conventuali. avendo con1c istilulo «associare !'i111111agine del!'!111n1acoln!n Signora nella proccssio11c che lii ogni ul1i111a clo1ncnicn ciel mese per 1<1 chiesa e nel giorno festivo di essa a 8 dicc111brc)). eru rrcquen1<11a con grnnde fervore dai suoi confrulclli. tra cui si con!avuno nomi i11sig11i in dollrina crisliuna e santilù tanto da essere considerata tra le pri111c compagnie di Pulerlllo (;\. !VlONGITOIU.::. Storiu .\'(/('/'(/. Le C0/11/Hlgnie, cit., r 579). ;\nchc la co111pagnia di S<111t;1 lvlnrin cl i Cicsù. rondata nel 1610. crn celebre per il profi1lo religioso r<1ggiunto dai confr<lli. grazie nlln collabora7.ione con gli osservanti riforinnlì dcl convento di Sunla !Viaria cli Gesù. i qunli inviavano nei giorni di J'estu un religioso per confessclre. frlre un scrrnone e celebrare messa (ihid.. L 383). «!!frullo che si raccolse i11 questa congregazione ru sin dnl principio an1n1irabi!e)): così scrive J\. lvloNGITORL ,)'tol'io S(lcro. /,e co11/i·otel'11ite, ciL. L 545 ll proposito dcllu congregazione di Gesti e !Viaria ngli Scoppctticri. fondnrn 11el 1695 sul buon cse111pio delle altre congregazioni di Gesù e fV!11ri;1 spurse ncll"isol<i.


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f-ranccsco Lo Piccolo

sen1pre corrispondeva con !'osservanza degli statuti e dei b11011i propositi in essi contenuti. Gli editti arcivescovili attestano l'inosservanza di 1nolti precetti basilari e con1battono i cattivi cost111ni dci co1nponcnti i sodalizi 127 •

8. C'onc/usioni

L'esperienza confratcrnale palern1itana si pone al pari delle altre delle principali città del n1eridione e dclrisola, 111a11ifestando caratteristiche co1nuni ad altre realtù snlvo rare eccezioni. 1. Per quanto riguarda la valutazione quantitativa ciel l'enon1eno, nonostante il rilevante nun1cro di sodalizi preso in esnn1c, si può concludere che in rapporto alla consistenza della popolazione pa!ern1itana, le confrnter11ite non fossero particolanncntc nun1erose e la proporzionalità risulta alquanto inferiore. Circa poi i! grado di sociabilità, si può avanzare l'ipotesi che le confraternite non siano rappresentative di tutta la popolazione cittadina, una buona parte della quale restava fuori di esse senza poterne usufì·uire elci benefici. 2. Per la storia dell'nssociazionisn10 possian10 rilevare che, nonostante l'in1pu!so iniziale verificatosi tra il XIV cd il XV secolo, i! periodo più proficuo per le fOndazioni confrntcrnali è quello coincidente con la generale fioritura dcl Jèno1neno seguìto alla politica controrif-Onnistica, con1preso tra 1~1 seconda 1netà dcl Cinquecento e gli inizi dcl Seicento. Principale pron1oforc dcl nuovo in1pulso associazionistico è il clero secolare e regolnrc, che ne fondò una iniriade nei chiostri dei conventi o nei pressi delle parrocchie, in corrispondenza a qunnto avveniva nelle altre aree geografiche della bassa Italia e dell'isola. 3. li difficile gioco dei rapporti fra autorii-à ecclesiale e associazione laicale non può definirsi di reciproca accettazione. L'autorità arcivescovile non è riuscita ad iinporre picna111ente nei confronti cicll'associazionis1no laicale i cletla111i dcl concilio e ne sono tcsti1nonianza l'assoluta 111ancanza cli rapporti dei sodalizi più ricchi e poi-enti della città e la fran1111entarietù di rapporti di n1olti altri sodalizi con ['autoritù diocesana. Dall'altra parte, leggendo i sinodi e gli editti, si avverte una costante e generale diffidenza dei vescovi nei confronti delle confraternite, viste con1c lontane dal !oro prin1itivo spirito devozionale e dalla loro originaria spiritualità, oppresse Tra gli editti del cardin:dc Dorin i pili i111porla11ti sulla condotla dci sodnlizi ri~ gunrdano la cclebnu.ione del precctln pnsqunle nelle chiese pnrrocchinli e non negli or<llori pnrlico!uri (30 11wrzo 1610): !"obbligo cli rivcl<lrc In presenz<.1 di rifuginti nelle chiese dei sodalizi entro il lern1i11e di 24 ore: In proibizione delle riunioni notturne. dopo 1·Avc fVlnrin e di radunt111ze particolnri nl cli fuori delle riunioni ullicinli (26 nwggio e 20 giugno !618): il divieto di fare «alcuna sorta di colla!ioni nelle !'este e nelle radu1w11ze principali dcl sodnlizio. se111brando cosa 111olto inconveniente che in si111i!i lochi e giorni nclli quali devo110 oran.' cl 111ngnìJ'ieare il Signore oltcnclono in altro tratteni1nc11to>> (3 giugno 1613). 1 7 '-


L 1ussuc;ozionis1110 loicule a Palel'/JIO rro !lledioevo ed efà 111odcrnu

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dall'ignoranza degli aggregati delle più clcn1entari nonne cristiane e affidate all'in1pegno di pochi iscritti. 4. Per quanto riguarda le tendenze dcl culto, i dati trncciano un quadro 11011 molto difforme dalle tc11cle11ze clevozionali ciel tempo. Sembra piè1 inlercssato a n1anifestarc gli orienta1nenti della devozione il culto dei santi, si<J dei santi patroni che elci santi più popolari. ·ruttavia esso è cgungliato, se non addirittura superato, clal!'i1npressionantc diffusione de! cullo 1nariano, presente nelle sue più diverse intitolazioni. 5. Le finalità dci sodalizi palennitani si sono rivelate prevalcntc111ente di culto, anche a ragione clcll'cnonne diffusione delle unioni di preghiera agli inizi dcl Settecento. I sodalizi che raccolgono gli esponenti delle corpornzioni di n1estiere e di altre professioni hanno per scopo l'assistenza reciprocn dei consoci, il diritto alla sepoltura, i suffragi, ecc. Seguono le associazioni caritativo-assistenziali che, con la diffcrcnzinzione dei propri scopi costituiscono la parte pili attiva e più vivace del Jènon1e110, insie111e a quelle co11 scopi niissionario-sociali. 6. A parte i sodalizi riservati esclusiva1ncntc ai nobili o alle corpornzioni di 111estiere, per ciò che riguarda la con1posizio11c sono 111olto diffusi i sodalizi distinti per ceto sociale, età, sesso, 1na essendo i confini tn:1 alcuni ceti 1nolto labili, lo spirito esclusivista appare alln fine relativo. 7. Per ciò che riguardn il con1porta111ento, i rapporti tra i sodnlizi si risolvono in una conflittunlitil per precedenze, abiti, csclusivisn10 negli scopi ,".ìlatutari, 1na anche in un'innucnzn reciprocn di usi e con"suetuclini che si tras1ncttc negli statuti. A questi conflitti partecipa nnchc l'attiva ricerca di una sede idonea a rapprescntnrc In confraternita nel tessuto urbano cittadino.



Synuxis XVII/2 ( 1999) 325-362

CONFRATERNITE DI DISCfPLINATf IN SICILIA E A CATANIA IN ETÀ MEDIEVALE E MODERNA GAETANO ZITO

1. Da 1J1ovilnento a

co1~fi·ater11;1a

Il feno111eno dei disciplinati, o flagellanti con1c vengono anche chia1nati, si presenta per la pri1na volta sulla scena della cristianità 111edieva!e nel 1260, a Perugia per opera cli Raniero Fasani, e si diffonde subito nella t'orina di confì·aternjta laicale 1 , Le origini sono da ricollegare alla pratica della disciplina n1onastica. La flngcllazionc volontaria, considerata con1e 111ezzo d'ascesi, è una pr8tica n1o!to antica nel 111onachcsin10 e i suoi significati vengono trasn1essi all'età 1neclievale attraverso i testi liturgici e patristici, i co111n1entari ai testi biblici e i nori!cgi. ·raie disciplina, intesa co111e disciplina cli devozione, veniva con1piula in giorni fissati dalla regola, oppure secondo delle usanze non scritte. Ma anche ì111porre la c\iscìplina fisica co111e opera penitenziale, o co1ne punizione, era usanza abbastanza diffusa nei cenobi e negli ere111i. L,e ragioni per le quali i n1onaci si flagellavano, i111ponevano una regolare flagellazione, o chiedevano cii essere flagellati, po"ssono così riassurnersi: espiare i propri peccati e quelli del 111ondo, abbreviare il teinpo necessario pritna di ottenere il perdono di certe 111ancanze, partecipare alle sofferenze cli Cristo, garantirsi la resistenza nelle tentazioni diaboliche, suffragare i defunti. Dal scc. X, co111unque, !'uso della disciplina diventa fan1ilinre non solo ai 111onaci ina anche ai !.:1ici, sopraltullo per sostituire le lunghe penitenze tariffate 2 . Il grande protnotore c\c!ln disciplina nel sec. Xl è S. Pier Dan1iani. li ter111inc disciplina, con1e flagellazione !iberan1ente adottata dal 111onaco oppure i1npostn a titolo cli correzione, ricorre di frequente nei suoi scritti. CJrazie a lui la disciplina viene introdotta o ripristinnta in diversi 111onastcri, e 11011 solo tra i n1011aci can1aldo[esi cli Fonte Avellana dove, intorno al 1 040, Ordi11nrio di Storia della Chiesa nello Studio Teo!o12_ico S. Paolo di Catania. Sostanzial111e11te la bibliografici sui disciplinnli fa ~·i!'eri1nento a: Il 111ovil1H!l/fo dei discipli11oli nel selti1110 centenario do/ suo ini:::fo (Perugia I 260)_ At!i del convegno inter1u1?:ionnle. Perugia 25-28 sellembrc 1960. Spoleto 1962: R.is11/toli e pros;Jeflivc dr!llo ricerco sul 111ovi111e1110 dei disciplinati. Convegno internuzionnlc di studio. Perugia 5-7 dice1nbre 1969. tierugia 1972: i !8 Quaderni del Centro di Doc111nentazione sul !Vlovin1ento elci Disciplinati. Pcrugin I 965- I 97Ll. ~ Per una sintesi ciel conce!Lo di disciplina nei diversi periodi cklln storia dell<.1 Chicsn. e della disciplina crnne strumento di penitenza, si possono vedere le due voci: J. LECJ.ERCO. JJiscip/ine. in Dictionnaire dc S'pirit11alih;. lii, 1291-1302: E. l11.'.RT1\lJD. JJisciplinc. ihid.. 1302- l 3 l I. 1


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Ciac/ano Zito

diviene priore. Le sue lettere invitano a 1noclerare l'ardore di quei 111onac1 che eccedono nella flagellazione e a lasciare che si conservasse il carattere di

esercizio penitenziale libero'. Ai inonaci di Montecassino, inoltre, scrive un apposito opuscolo, i! De /aucle .flagelloru111, per esortarli a riprendere la trascurata consuetudine della disciplinu-1 • Per quanto tale prassi abbia iniziato a diffondersi anche tra i laici, è grazie ni nuovi ordini n1endicanti, don1enicani e francescani, che a partire dal sec. Xlii !a disciplina, adottata pure da loro, viene pro111ossa tra i 1ne111bri dci rispettivi Terz'Ordini e delle congregazioni laicali da loro clirette 5 • La loro spiritualitù penitenziale, la generale situazione socio-politica condizionata dal conflitto tra il papato e l'in1pero, dalla guerra tra guelfi e ghibellini, con il frici!e ricorso a violenze e distruzioni a danno d'intere popolazioni, il conseguente acuirsi di un sentiinento d'angustia tra !a gente, l'attesa, diffusasi nella pietà popolare, del con1pi1nento della terza etù, l'età dello Spirito Santo, prevista da Cìioacchino eia Fiore per il 1260, l'insorgere di eresie e la loro repressione, sono clc111enti di una co111plessiva attesa «quasi spas111odica di qualcosa che riscattasse !a societù un1a11a dallo stato d'infelicità) di 1111scr1a, d'incertezza in cui versava)/'. Anche tra i! laicato, di conseguenza, cresce l'aspirazione per conforn1arsi all'ideale evangelico, con una condotta n1oralc e una vitc1 spirituale che garantissero la salvezza, e trova facile diftì1sione il desiderio di associarsi per con1piere opere penitenziali e caritative. È in tale contesto che, a 111età ciel Duecento, ne! territorio perugino per alcuni anni si n1uovono in processione fi·a Raniero Fasani e i suoi seguaci. Alla sua richiesta, in 110111e di Dio, di J~1re penitenza per evitare un'orribile 111orte per i cittadini, l'asse111blca ciel Consiglio generale dcl co111une di Perugia indice, tra n1aggio e giugno del 1260, un periodo penitenziale pubblico, con processioni cli più giorni durante !e quali si invoca !a pace e ci si tlage!la 1 • 1

Escn1plificativrnncnlc si vednno le !cllcre Ll5. 56 e 133 dell'edizione curala da K. /)ie !3ric/i! dcs Pi:tr11s [)a111iu11f, li-lii. fv!U11clic11 1988-1989. 1 li tc111;1 ~!ella Jlagcllnzione in Pier Dn111iu11i è abbas1nn;(n !rullato. sopr<i11ullo 111 connessiorn: con la sua regola. Di recente se n'è uccup8tO C. LOl-lMER, f-h:re111i conversotio . .':i't11dien ::I! dcn 111onastische11 l'orschnjìcn des Petr11s /)a111iani, lVllinsler !991: 111<1 vanno ricordati pure.(). C1\PIT1\NI. 5,'an l)ier /Jo111iu11i e /'istf/11/0 eremitico, in f, 'cre111i1f.\·1110 in (Jccidentc nei secoli Xl e Xli. !\Ili della seconda Sellin1ana i111cr11azionale di s1udio. La lvlendola 30 ugosln - 6 sellen1brc 1962. IVlilano 1965. 122-!63; C. PIERUCCL /,(/ 1'ifo ere111iticu secondo S /lii!!" [)amiono, in Sun Pier /)u111iu110 nel IX centenurio dello 111or!c (1071-1972). 4. Cesena 1978. 67-122: B. C1\L1\TL "De1·ofio" "Pol!nitentia" i11 S. J-'icr /Ja111ia110, in Fonte ,-/vella11u nel s110 111illenorio. I. Le on~r;,i11i, J\Ui del co11veg110 del Centro di studi avellaniti. Fonte 1\vellann 1981, !31-149. ' Sull'inrlusso degli ordini 111e11clica111i. in special 1nodo i francescani. cfr I .fi'(lfi 111i11ori e il Ter:: '()rdi11c: prohle111i e discussioni storiogrr(/Ìche, /\Ili del 23° convegno del C'entro cli studi sulla spirituali1<Ì 1nedicv8lc. Todi 17-20 ottobre 1982. Todi 1985. ''G. CLCClllNL F/ogel/anli. in /)i::io11(11·io degli lstifllfi di Pe1.fè::io11e, IV. 63. - S"ctti1110 ce11tc11ario dello morte di Roniero Fosoni. Atti del convegno storico. Perugin 7-8 dicc1nbrc: !98!. Perugia 1984. R1-:1NDEL.


327

C'o1?fi·afernile di disciplinali in ,)'ici/iu e a C'afania

Il 111ovi1nento, di cui fanno parte le diverse categorie sociali senza alcuna distinzione, riceve così !a sua consacrazione ufficiale e eia Perugia, nei tncsi successivi, si diffonde dappri1na nell'Italia centrale e tnan n1ano nel resto della penisola~ e in Europa, producendo risultati benefici cli conversione e pacificazione: «il profondo atto di contrizione do1ninato dalla rievocazione della passione cli Cristo e dalla suggestione dcl 1nagistero di s. Francesco proposto dai disciplinati appagò l'universale sele cli rinnovan1ento»' Allo slancio iniziale di niovin1ento di n1assa, con nianifestazioni esteriori che favoriscono nelle città di passaggio l'in1pianto di aggregazioni spontanee, si rese necessario fr1r seguire una regolan1entala organizzazione elci gruppi che trovò nella farnia confraternale la sua naturale struttura. Sorgono, così, !e confraternite - dette anche fratcrnitc o co1npagnie - dei disciplinati o dci battenti, in genere poste sotto il patrocinio della Vergine fVlaria1". I loro statuti assun1ono il valore di un codice religioso e 111orale n cui attenersi con scrupolositù, sia per l'a1nn1issio11c che per 111antenerne l'appartenenza, e rivestono la funzione di un n1ocle!lo cli vita cristian<i, dai chiari risvolti civili e sociali. J\i n1e1nbri, senza alcuna distinzione dovuta alla cl<isse sociale di appartenenza, viene chiesto di non aderire acl altre confraternite, e111endare la propria vita eia vizi e nialcostun1e, con1picre opere di caritcì, prestare obbedienza ai superiori, vivere in pace con tutti, assistere alla 111cssa, ricevere con f-ì·cquenza i sacra111enti, recitare le preghiere prescritte e fare insie111c la disciplina nei te111pi e nei luoghi stabiliti. Soggette, in genere, all'autorità vescovile, e pur con la presenza di un cappellano, esse 111antengono il loro carattere laico: il capo spirituale era, infatti, il rettore o priore, che presiedeva il consiglio, con1posto dagli officiali eletti clall'assen1blea. Con1e pure, gli statuti di diverse confraternite prevedano !'an1n1issio11e delle donne, con gli stessi obblighi degli uon1ini, salvo clic per la pratica della disciplina eia con1piere in privato. Le confraternite dei disciplinati ebbero i! loro sviluppo principale nei secoli XIV e XV, grazie anche all'opera cli alcuni grandi predicatori con1e Ber1

~ Una tcsti111011ianza è of!Crtu dall<1 c·ro11ico di i'rale Sali111bcnc dc ;\drn11 dn !)nrn111 e riporlatn in Fo11li Fra11cesco1u'. Padov<l 1990-1• n 265:1. 1 ' Cì. CECCl-llNL F/ugellu111i. ci!., 63. Una sintesi suJ!n storia dcl 111ovi111enlo anche in P. BAll.l.Y, F/ugel/011/s. in Dictio1111aire de 5/Jiril11ulih;. V. 392-408. Nei pri111i decenni dcl Trecento il n1ovi111ento dci Jlngcllnnti è causn di disordini in diversi p<1csi europei: sin per 1<1 presenn1 di clc1nc11ti turbolenti e deslabilizzanli. sia perché alcuni gruppi si orguni7.7.ano senza alcuna autorizzazione ecclesiastica. e anzi atlt1ccu110 la Chicsn e le sue istitu7.ioni. Clen1cn1e VI decise di intervenire e il 20 oltobn:: [3:19 lncliriz:.::ò ai vescovi tedeschi la bolla !111e1· sol!ici111di11cs. in seguito invi<Jla anche all'episcopnlo cli ultrc 11al'.io11i europee. con la quale clichiunivn illeciti tnli gruppi di ll<1gelln11ti e ne victavn l'npp11r!cne11za sollo pena di carccra7.io11c e di ricorso al braccio secolare. IV!a In sollon1issionc non ru i111111edia1a e Lolillc: ihid, 397-402. 10 Il caso pili ese111plare è la IOnnazionc a Bologna. nei priini mesi dcl 126!. dcll<l Confrntcrnìta elci Devoti della Disciplina sollo il patronato dclln Vergine rv!uria: Cì. ;\U3El~ICiO. ('onlrihuri aJ/a storia delle conji·t1/er11ile dci discijJ/inoti e della spiri111alitù laicale nl!i secoli Xl' e Xl'!. in li 11101·i1111!11/o dci disciplino/i. cit.. 156-252.


328

(~'aelano Zito

nardino da Siena e Vincenzo Fcrrcri. A loro, in particolare, si deve una speciale sottolineatura ecclesiale del significato della clisciplinn: grazie ad essa i 111cn1bri delle on1oni1nc confraternite espriinevano nella Chiesa un'cfTicacc soliclarietù nell'espiazione della colpa del peccato, della quale tutti si è con1pa1tccipi.

La generale situazioni di crisi nella Chiesa dei pri1ni decenni dcl Cinquecento e la Rifor111a protestante contribuirono però a 111ettere in crisi !e confraternite dci disciplinati. /\nche in quest'ainbito, l'azione pastorale di s. Carlo 11orro1nco provvide a ridare ad esse vitalità 1na, al conten1po, a renderle ulteriore baluardo contro il protestantesi1110. Tale oricntnn1cnto, le nuove fonne si spiritualità e gli indirizzi degli orci in i religiosi in11nisero tra !e confraternite dei disciplinati delle innovazioni, sia nelle n1otivazioni penitenziali che nelle opere cli carità da !oro pron1osse, al punto da avviare un progressivo abbandono clcl!a flagellazione. Inoltre, le disposizioni dei vescovi locali che, nel c!in1a di controrifonna, 1niravano ad un capillare controllo di ogni espressione religiosa, in ossequio alla co111pctcnza giurisdizionale assegnattl loro dai decreti del r['ridentino sulle confraternite (scss. 22, decr. De re.f'rJr1J1otione), e in considerazione anche di con1portan1enti deviati che si verificavano all'interno di esse, detern1innrono la perclit8 di ogni forn1a di ;:1utonon1ia contì·aternnle 11 • Con le soppressioni del scc. XVIII onchc delle confraternite laicoli, e il loro successivo controllo governativo, i disciplinati si orienteranno verso !'edificnzione spiritunle elci n1e1nbri e le opere c;:iritntive, 111antenendo in <11cuni casi !a flagellazione co111e 1non1c1110 pubblico, inserita nel!n processione del venerdì santo, 1na con i rischi della spettacolarizzazione se non, acldiritturn, cli pericolose esaltazioni; espressioni ben lontane, con1u11que, dalle ragioni che avevano dato vita n questa fonna associativa del laicato.

2. Discipli11oli in Siciliu

In Sicilia !a presenza di con1pagnie di disciplinati è attestata con certezza dagli inizi de! 'Trecento. La loro espansione, favorita nella peniso!8 dalla fazione guelt~t 1na ostncolata dai ghibellini, era stata iinpedita nell'isola a causn della drastica opposizione di re ìvfantì·ecli 1' . Al presente, purtroppo, non c\isponia1110 ancora di ricerche e studi che ci penncttnno di conoscerne gli inizi e !o sviluppo dei disciplinati nell'isola, sebbene giù nel 1960 Carn1e!ina Naselli avesse nuspicato una 1naggiore ntten-

11

R. RUSCONI. Cor!fi·uter11ite, co111p(lg11ie. de1 o::ioni. in Lu Chies(I e potere politico dal ,\/cdioe110 a//'elrì co11tcmporc111ea. a cura di Cì. Chittolini e G. IV!iccoli. Storia d'!1<1li<1. J\111111li 9. Torino 1986. 472. 12 1 1 . 131\!LLY. F/({ge//1111ts. cit.. 39-f. 1


C'o1?fi·ater11ile di disciplinati in Sici/io e a ('atonia

329

zione al tenia e una sisten1atica esplorazione negli archivi1.1 • Le notizie ancora oggi disponibili, pertanto, sono soltanto fra111n1entarie e in special 1nodo li1nitate alla sen1plice 111enzione di conrratcrnite di disciplinati in chiese e cappelle.

A parere della Naselli, con1unque, la pri111a confraternita fondata in Sicilia è da far risalire al 1306 111a, al contrario di quanto affennato da Branciforti1\ non si tratta della coinpagnia della disciplina di San Nicolò in Palermo bensì di quella della Santa Croce e dei Santi Elena e Costantino in Cata-

nia. La data apposta ad entran1be le confraternite, nondin1eno, a parere di Paolo Collura è da ritenersi elci tutto fittizia. Fa riferin1ento, inf~1tti, ai capitoli della con1pagnia di disciplinati in San Don1enico di Firenze, redatti appunto il 20 n1arzo 1306. Capitoli cli cui si avvalsero sia i disciplinati di Palenno, quanto quelli di Catania) per la stesura dei propri. La tesi di Collura, pertanto, !asci8 aperta 18 questione storiografica della pri1na con1pagnia di disciplinati fondata in Sicilia 1-'. Alla co111p8gnia della Santa Croce e dei Santi l~lena e Costantino, a distanza di alcuni anni, sen1bra sia seguita !a fondazione della co111pagnia cli Santa Maria della IV!isericorclia in V8lverde (Catania). Entran1be queste due confraternite si dichiaravano grate al cardinale Giacon10 Colo1111a 1<>: la prin1a perché ne aveva disposto la stesura dei Capitoli, li aveva approvati «cun1 lu so propriu siggi!lti>> e ne era stato protettore; la seconc\8, co111e 111eglio si dirà in seguito, prescriveva ai propri confrati cli pregare per lui quale fondatore e protettore.

Tuttavia, i Capitoli pili antichi fino ad oggi editi sono quelli della «Con1pagnia pri111a di la Dissiplina di Palcnnu», Conciata nella cappella di San Nicolò attigua al!a chies8 di San Francesco, e pertanto eia collegare ai Frati Minori. li testo indica la data esatta della loro stesura, che non per forza deve t~1rsi coincidere con la roncl8zione della confraternita, e le fonti al!e quali si attinse: «In lu iornu di la sancta Pasca epiph811ia a li VI di ginnaru, currenti l'annu di !a ìncarnacioni cli lu nostru singnuri Ihesu Christu a li ivlCCCXLllJ di la Xla lndicioni». Nella !oro redazione, insie111c ai Capitoli cli Pirenzc, servirono di riferin1ento pure quelli dei disciplinati di Genova. Indizio evidente 11

C.

l\11\Sl-'.U.l,

l /oti::Je sui di.\'c(p/inati in Slcilia. in // 111ovi1111!11!0 dei disciplinali. 1

cii.. 317-327. 1

~ /?ego/e, cosli!1cioni. co11fcssio11a/i e ri/110/i. a cura di F. nrancirorti. Pnlcr1no ! 953.

1

' P. COLIJJRA, I Fra11cesco11i di Pa!l!r1110 e la prima coqfrater11ito dei Disciplinati di S..iVicola di S l·ì·a11cesco. in Fra11ce.1·cr111esin10 e c1ilt111·t1 in Sicilia (sccc. Xlii-XVI). Atti dcl

convegno intcr11a7.ionalc cli studio nell'ottnvo cenlcnnrio della nnscitn di San Frnncesco d'Assisi. Palenno 7-12 n1nr7,0 1982. in Schede 111edil!vali 12-13 (1987) 143-1,17. 1 (, (ìiacoino Colonna (1250-13!8) lì.1111ollo rnnico dei franccscuni. ebbe si1npatie per gli spirituali e i gionclli1niti e. divcrsarncntc da <illri cardinali e n1c1nbri della sun !~11niglia. nei conrlilli dc) s110 te1npo, alln spndn preCerì vie conciliative. nnche se per nlcuni anni ( 12971305) lì.1 privato dnl cardinalato: D. \VAl,EY. C:olon110 C/ioco1110. in IJi::ionario Biogrl!/Ì.co degli ltalioni 27. Ronin 1982. 3 ! 1-3 14.


330

Gae/0110

Zito

che, grazie anche al peculiare rapporto con il n1ovi111ento francescano 17 , le varie con1pagnie erano tra loro collegate; garantivano la circolazione intern8 di testi e n1antencvano rapporti cli collaborazione, al punto eia pennettere alla giovane fondazione siciliana di avvalersi dell'esperienza continentale. !\.apporti favoriti pure dai co!legan1enti tra Palenno e Cienova, avviatisi già dalla fine del scc. Xlii. Venne pure annotata la rnotivazione che spinse a redigere un testo nonnativo: «ubi non est orcio, ibi est confusio» 1t. Indice evidente dell'esigenza di evitare forine di spontaneisn10, causa dì possibili disordini: oppure, segno che la confì·aterni1a, già attiva da un certo tcrnpo, necessitava di un intervento che ne garantisse il buon andan1e11to e la rin1ozio11e cli negligenze e inten1peranze. Le fina!itù, invece, sono dìchinrate nella prc111essa: per tenere viva !a n1en1oria e la devozione alla Passione di Gesù (~risto, a Maria Vergine, a s. Nico!n, a s. Francesco, a tutti i santi; ad onore e bene-f!cio della Chiesa, de! papa, dell'arcivescovo di Palenno, «cli lu nostru signuri R.c Luclovicu» (I 3421355), «et a saluti e consulacioni spirituali cli !i a11i1ni e cli li corpura cli 0111ni tìclili christianu», in special n1odo dei n1en1bri presenti e f-ì1turi della stessa con fraterni ta 1'). In attesa che si possa pervenire ad una catn logazione dc! le con fraternite siciliane cli disciplinali, è possibile intanto attestarne con certezza la presenza a Burgio, Ispica, Mazara del Vallo, fvlineo, IVlistretta, !Vlonrealc, Monte S. Giuliano, Partanna, Sciacca. Un'idea del!'an1pia diffusione cli disciplinati nell'isola è offerta, però, dalla segnalazione cli circa 150 confraternite rinvenute eia H. Bresc nelle fonti notarili, cli cui ben 48 a Pa!ern10 nei secoli XJVXVI, cli esse 24 solo nel sec. XIV"'. Un loro co!legan1cn10 con le co111unitù tì·ancescane cle!l'iso!a è confennato per Messina, dove la confraternita elci disciplinati aveva la propria sede nella chiesa dei francescani. Ad essi, ne! 1513, !'arcivescovo concesse !a chiesa della Santissin1a Annunciazione cli lJcria, proprietà della locale confrnternita dei disciplinati, riservando a questa una cappella per le pratiche cli pietà. Nel convento dci francescani cli Pa!enno la cappella dedicata a s. l~oc­ co, dentro la clausura, era riservata ad un'altra confraternita cli disciplinati

17

Cì. ANDREOZZL // 111ovi111c11to peniten::i(f/e ji·a11cescc1110 i11 Sicilia nei secoli _\'f!f-_\'11 '. in Francescanesimo e c1tlt11r(/ in Sicilia. cii.. l 17-1 d J. ~ Li capit11/i di la pril!la c11111;Jog11c1 di lo di.1·c1jJ/i11a di JJoler11111. !11 Regole, costi111:;io11i, coqfessiona/i e rituali. cit.. 5. 1

f')

2 "

lbid.. 3. ()l!rc a Brancirorti e alla Nusc!!ì. ne segnalu ulcune S. CUCINOTTA. /\;polo e clero in

Sicilia nella dialettica socio-religiosa ji·a ('inq11e-Scice1110. fVlcssi1ia 1986. 24 I -2,13. Collura uvcva clirctlo unn tesi cli !aurea sui cliscipli11<1ti 111azarcsi. e in quclroccasionc Lircsc gli riferì In notiziu citala_: P. COLLlJRA, I l·i·ancescani di fluler1110, cit.. !44: H. BRFSC. l/11 111onde 111éditerranée11. Econo111ie et société e11 :·)icile 1300-1--150. 11. Palcr1110-Ro1ne 1986. 6 I 8-622_


C'onfralcrnae di disciplinali in Sicilia e o Catania

331

che, nella processione del venerdì santo, rappresentava i 111isteri della passione di Ciesl1 e trasportava il si1nulacro del Cristo 1norto11 • Si tratta, con1e si nota, cli poche segnalazioni rispetto a quella che doveva essere la diffusione cli tale fon11a confraterna!c nell'isola, se è vero che in alcuni sinodi diocesani del sec. XVI si ritenne indispensabile intervenire nei confronti dei disciplinati. Il sinodo di Siracusa del 1553 proibiva ai disciplinati di portare con sé qualsiasi sorta di arnia durante le processioni. Si trattava cli un'inveteratn consuetudine che causava gravi scandali e inconvenienti. li vescovo, Girolamo fleccadelli Bologna ( 1541-1560), per estirparla comminò la scomunica e n1inacciò altre possibili punizioni a suo arbitrio, e proibì «ut nullus confratruin sacco, seu veste, suae confraternitatis indutus, in processionibus, ve] extra, auc!eat de caetero anna offensibilia dcfcrre, cuiuscu1nquc generis, et sub quovis practcxtu, etiain n1orta!is oc!ii, sive ini1nicitiae. Sanctius est cni111, ut qui odiu111 nutrit in pectore, a n1inistcrio se abstincat ecclesiastico»n. Nella diocesi di Mazara in ben due sinodi, a distanza di pochi anni, si rese necessario prendere provvcdi1ncnti nei confronti delle conf-ì·atcrnite dei disciplinati. La priina volta bisognò porre fine ad un grave conflitto tra i confrati e ii' clero secolare. I sacerdoti si rifiutavano di prestare alcun tipo di servizio ecclesiastico nelle chiese delle confraternite dei disciplinati perché non potevano accettare di subire i pesanti oneri a loro i1nposti ed essere a111ovibili ad arbitrio dci confrati. 11 sinodo stabilì che «Confratrcs singularun1 Confì·atcrnitatu1n clisciplinae, Diocccsis nostrae, pro i1nplc1nento cu!tus divini, et 1ninisterio Confratcr11itatun1 honorc ctiain Confratruun1, lus Patronatus fundent in dictis Ecclesijs». La confraternita, cli conseguenza, dai propri proventi, avrebbe dovuto fondare un beneficio per assicurare un reddito stabile al cappellano. La non1ina cli questi veniva concessa ai rettori, o a1111ninistratori della stessa confraternita n1a doveva essere sancita dal vescovo. Al beneficiato veniva assegnata in perpetuo la gestione della chiesa, il dovere di celebrarvi !e 111esse e cli prendersi assidua cura dcl culto clivino 11 • Il secondo sinodo 111aznrese preso in considerazione offre, invece, una interessante testin1onianza: la presenza di donne che si disciplinavano. Veniva proibito loro di disciplinarsi nelle processioni, o fuori della propria abitazione, «na111 hoc inhonestu1n vidctur». 11 disposto sinodale segnala, inoltre, un'usanza inconsueta: con1e è noto, i disciplinati si flagellavano durante la processione del venerdì santo; nella diocesi cli Mazara usavano disciplinarsi '

1

F. Ci\GUOL1\ . .)'fci/ia.fì·uncescono, secoli ,\'111-.\'l 'lf, a cura di F. Ro1olo. Paler1110 l 98,1.

61. 88, 95. !:

,))111odo/es co11stit11tiones .~:vrac11so11e11.

Ecc/esiae,

e.Y script11ris

('unonib11s(111ac

in Chrislo /lo/rf!111 LJ0111i1111111 Don /-!ierrn1i11111111 /3011011i1u11, ei11sde111 t:cc/esioe 1/ntistite111. pieno 5),nodo pro111u/gatoe die octuvo 111cnsis Septe111bris 1553, Panonlli 1555, ff. 107v-l08r. n C'o11stit11tiones et decreta conditu in piena sy11odo dioecesana suh lii. et l?evcre11dissi1110 /)0111ino /)011 A 11101110 Lomburdo, l:j)iscopo kla::ariensi, Pa11horn1 i 1575. Jr sucris decerptue, per l?everendis.1·im11111

95v-96r.


332

G'ae/unu Zito

anche il giorno di Pasqua: «nec etian1 pcrn1ittant 111 clie Resurrectionis Do-

24 n1ini nostri publice se discip!inantes» . Questa norn1ativa sinodale, oltre a confern1are una diffusa presenza di disciplinati in Sicilia, lascia en1ergere con1e il progressivo passaggio dell~as­ sociazionisino confraternale, aln1cno di questa tipologia, dall'autono111ia alla rigida vigilanza dell'autorità diocesana, sia stato deter111inato anzitutto da e-

sigenze di rifor111a, più che dalla presenza di possibili devianze dottrinali.

3. Nella diocesi di Catania

Si è già osservato con1e la più antica testin1onia11za sui disciplinati in Sicilia, fino ad oggi nota, sia da riferirsi cdla confraternita catanese della Santa c:roce e dci Santi Elena e Costanti1H/ 5 • Ad essa nella città etnea ben presto se ne aggiunsero diverse altre, e una pri1na indagine archivistica, supportata da segnalazioni cli storici locali del passato, ci pcrn1ette di rintracciare nella città e nella diocesi cli Catania una variegata presenza di confraternite cli disciplinali.

La testin1onianza più antica, dopo la sun1n1enzio11ata, si riferisce all;:1 presenza in Catania di una confraternita fen1111inilc cle!la disciplina. Il 5 n1aggio 1390 il vescovo Simone del Pozzo ( 13 78-1396) concede a donna Mar-

gherita de Ro111ano e a suor Agata clc Josaphat di potersi riunire, «cun1 tota earun1 socictate fustigantiun1 seu clisciplinantiun1 do11narun1», nell'oratorio dedicato a Santa Marin cli Josaphat, attiguo alla chiesa di Santa Maria !Vlaggiore, fuori le 1nura della città. Donna Margherita e suor Agata, fondatrici della confì·aternita, che avevano pure provveduto a riedificare !'oratorio e a dotarlo di arredi sacri, chiesero ed ottennero dal vescovo cli essere no111i11ate n1aestrn e rettrice delle consorelleu'. A distanza cli poco più di un anno, il 12 agosto 139 I, lo stesso vescovo accoglie la doinanda dei confratelli della <dÌ«:1tya» di disciplinati di San Barnaba, con1postn da laici, sacerdoti e chierici, e concede cli poter adibire per il culto e !a disciplina l'oratorio on1onin10 che avevano costruito «in fundo eorun1», perché «digne et sa!utaris pcnitcncie disciplina1n devote peragendi». La confraternita era governata dai «Rectores» e dai «l\!Jagistri», e !n

4 ' Co11.1·tif11lio11e.1· et dec/'efo ,\ynodi dioece.1·anoe ,1\lo::urie11sis, quu111 od111od11111 l/!11stris ef Revere11dissi11111s L)o111i1111s [)011 Ber11ord11.1· (ìosco EjJisco1n1s, Regi11s C'ollsi/iarius celebravi! lii/I/O 158-1 i11 jèsto 1Vutivitatis Sa11ctissii11r1e /'irgi11is ,\/oriul.!, ocfuvo Septemhri. Panorrni 1585. 156. '-'Oltre nlh1 Naselli, i cnpitoli cli qucst<1 conlùltcr11Ìt<1 ruro110 esaminati anche d<1 Cì. POLICASTHO. Cotunio nel ,\ettece11!0. Torino I 950. 71-72. 1 ' ' Il clocuincnto. segnalato dalla Nosclli. in ;\RCl-ll\110 STOHJCO DIOCESANO (=1\SU). Fondo T11t1'"/tti. 1370-1392, r. 98. e ora edito in Appcnclicc. Nel 1457 l'ornlorio di S. ìVlnrin di Josnphul è indicato come grancin elci benedettini di S. Nicola l'Arena n1<1 vi è ancora la presenza delle donne disciplinanti: ibid., 1457-1468. r. 32v.


3 33

C'o11fì·otel'11ite di disciplinali in Sic ilio e· a C'ofonia

celebrazione del culto era prerogativa dei sacerdoti e dci chierici facenti parte cl i essa. Inoltre, a tutti coloro che «vere penitentibus et confessis», nei giorni di dorncnica, nicrcoleclì, venerdì e sabato, per tutta la quaresin1a e nella festa di s. Barnaba, per devozione, per pregare o in pe! legrinaggio si fossero recati nell'oratorio, oppure per carità o per l'edificio avessero elargito un'ele1nosina, avrebbero fruito di quaranta giorni d'indulgenza. A! vescovo, e ai suoi successori in perpetuo, per la festa cli s. Agata, la contì·aternita avrebbe dovuto versare in can1bio l'annuo censo di un rotolo di cera lavorata 21 . Dalle bolle vescovili cli a111bedue le confraternite si evince che i rispettivi 1ncn1bri esercitavano già la disciplina. li provvedin1ento di Si1none dcl Pozzo, pertanto, ratificava una prassi in vigore e concedeva l'istituzione canonica della disciplina e de! culto nei due rispettivi oratori. Altre due confi·aternitc si aggiunsero nei priini anni ciel scc. XV: Santa f'vfaria Maggiore, fondata nel 1405, e Santa Maria degli An1111alati nel 1436!~. Nella visita pastorale del 1428, la prirna è indicata co111c confraternita «de disciplina 111ulierun1», insie111c ad un 'allra fcn1n1inilc nella chiesa cli San Michele, e a quelle 111aschili di San Leonardo, Santi Cosina e Dan1iano e Santa Maria del Tindaro"' Per il 1468 Giainbattista De Grossi attesta la presenza di un considerevole nun1ero cli conCraternite di disciplinati nella città cli Catania, ben 27, e ne indica la denotninazione di ognuna: Spirito Santo, San 'ron1111aso, San f'vlichcle, Santa Maria la Porta, San Cataldo, SantEl Marill della Concordin, Sant' Antonio, Santa Maria di GiosaCat, Santi Cosina e Dan1iano, Sant' Andrea, Santa Maria di Bethlen1, Santa Maria della Misericordia, Santa Maria !V.laclclcilena, Santiss1110 Salvatore, Snnt'Euplio, San Costantino, Snn Nicola, San Leonardo, San Giovanni, Santa Maria del Tindaro, San Barnaba, San Bartolonìeo, Sant'Onofrio, 'I\1tti i Santi, San Luca, San Mattia, San Benedetto i! vecchio. Al ten1po in cui De Grossis pubblica la sua opera la gran parte di esse, tuttavia, si erano trasfonnate in co111uni associazioni·' 1

0

17

lbld, !370-1392, Jr. l60r-v: !<1 tn1scrizionc del docutncnto ìn Appendice. l.n !ibcrtù di adesione per chierici e laici ;_\lln stessn conl'ratcr11ita avvalora 1·opporlunitù dl una 1naggiorc ntlcnzionc, soltolincritn da Rusconi, a non porre in «lllHl anncronistica contrapposizione o cesura le istituzioni dcl clero secolare e dcl clero regolare e un inondo confratcrnalc caru!lcrizznto da un'rnnpia "lnicitù"'i>. e non solo nelle aree rur<1li 1na anche. co111c in questo caso. in arca urbana: lZ. RUSCONI. Co1?/ì·oternilc. cil., 473. H C. NASELLI, Noti::ie. cii.. 321-322. '') ASD. Fondo !'isifl.' ;Jastornli. Visite 1428, r. 4v e 8. 1 n l.l3. DE G1ioss1s. Catanense decachord11111, t Cntnnae 1642. 186. Questa tesli1no11ianza. che il Dc Grossis alTcnna di aver trascritto da un docu1nenlo dcl !468. è ripresu da V. AMICOEST1\TITLA. Cata11a i//11s!rata, Cal<lnnc 1741. 188-189. Di tulle queste courratcrnite. nell .ASD. l·f)nc/o C'onjì·oterni"!e e ('ongrego::ioni. si rinviene docu1nc11tnzione soltanto per qunttro di esse. Per s. rvlurìa della fV!iscricordia, «SCU S..lncobi)), ll!l volun1inoso fascicolo soprattutto cli vertenze per lasciti tcstainentari ( 1534-1737). Per S. ìvluria di Josapha1 In 1esti111onian7.a di sepoltura di un conl'ratello nc!la chiesa del convento di S. Agostino ( 1563). Delle ultrc due, Spirito Snnto e S. Costantino. si dirù in seguito. fv!nterialc clocun1e111t1rio si


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Gaetano z;to

Anche in diversi paesi della diocesi catanese, con1c è ovvio, non n1ancavano le confraternite dei disciplinati. Valga con1c cse111plificazione i! rifcritnento alla loro presenza, desu1nibile dalla visita pastorale dcl 1571, nella chiesa di Santa Maria della Misericordia in Trecastagni' 1, nella chiesa cli Sant' Antonio in Pedara, nella chiesa di Santa Maria del Rosario in fvlalpasso (Belpasso), nella chiesa di Santa Caterina in San Pietro Clarcnza, nella chiesa cii San Nicola in Misterbianco-i'. E ancora nel Seicento vi erano confraternite che prescrivevano nei loro statuti la periodica disciplina per i propri associati, carne il caso della confraternita di Sant'Orsola in Biancavilla-'-i. La presenza di nu1nerose conf-ì·aternite di disciplinati nella città di Catania, nonostante il !oro carattere penitenziale e l'ideale di conversione e di testi111onianza della carità, favorì situazioni così conflittuali che nel 1508 resero necessaria la pro1nu!gazione di un)apposita nonnativa) da parte del vicario generale Cìiovnnni de Coco, «per la conservacionc di !u quietu et pacifico vivire et in caritati conservari li diversi oratorii di li casi di li disciplin i »11 • Il testo offre, anzitutto, un dato che rin1ette 111 discussione l'attribuzione di confraternita disciplinata pili antica della città. Tra le confraternite viene attribuita, int~1tti, la pren1inenza a quella di San I:3enedello «per essere stata [a prin1a confì·atia ordinata in la chitati di Cathnnia». Purtroppo non è stato possibile rintracciare un riscontro docu111entnrio che convalidnsse tale nffer111azionc, nl fine di assegnare in 1nodo inequivocnbile a questa, e non alla confì·aternita della Snnta Croce e dci Snnti Elena e Costantino, il pri111ato cli confraternita di disciplinati più antica della città. Se, però, si tiene presente i! conflitto cui spesso dava vita l'nntagonisn10 trn le confraternite, proprio in 110111e della prioritù cli fondnzione, quale fondapuò certrnnenle rinvenire in altri fondi dello stesso archivio. per es. T1111 ';-/ffi e Registra /i1tera1·11111. Purtroppo. la nociva prassi. con1unc nnche a diverse confraternite. di non tutelare scrupo!osa1nentc gli archivi non pennette di ricostruire adeguatamente la vitalitù sociorc!igiosa dcl laicato confralernalc, dcl quale in genere cn1ergc quasi csclusiva111cntc la confJiUualitù sociale intcrnn e con le istituzioni. D'<1itrondc. 1·asporta7.ionc di docu111e11ti dagli archivi confratcrna!i accadeva anche nel passato. Nel 1739 i rcllori di S. rvrarin della rv!iscricorclia denunzinrono al vescovo i loro predecessori per aver fatto sparire carte an1n1inistrativc della confratcrnila. Chiesero al vescovo. ccl ottennero. la con111li11;_1zione del In scomunica n1nggiore e fatue senten/i(le per coloro eh.: avevano docu111c111i della confraternita. o Cossero <.1 conoscenza di chi li conservasse: ibid., S. N!nria de liti fv!isericordin ( !53il-! 737). 11 Un rirerirncnto ai disciplinnti di Trecastagni si trova nelle preghiere, in siciliano. della confrat·crnila di S. [Viaria della fv!iscricordia in Valverde del Settccenlo. Vedi Appendice. capitoli del I 788. 12 ASD, Fondo l,,isife pastorali, Registro di S. Visita J 571. (f. n.n. 11 tuu ';/fii, 1668-1669. fL 290v-303: la prescrizione della disciplina ui · ASD, Fondo rr. 296v-297r. ~ Capitoli clic regolano le relazioni tra le confraternite elci disciplinati. in ASD, Fondo C'o11ji·arer11itc, Varia. Il testo in Appendice. 11 docun1ento in vcritù 11011 presenta nlcuna datazione. Seinbra possibile assegnnrgli l'anno 1508 perché Cìiovanni de Coco redige alti in qualità di vicario generale lra novembre 1507 e luglio 1508 co111c si evince da ;\Si). Fondo Tutt'Atti. 1507-1508. 1


C'o1?fi·aternite di disciplinati in Sicilia e a C'atania

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111ento della pre111ine11za di una sulle altre, allora se111bra doversi accettare quella di San l1enedetto con1e la più antica, considerato che tutte le autorità cittadine, ecclesiastiche e civili, e gli stessi confrati delle diverse confraternite, la riconobbero co111e «la pri111a confratia», alla quale sen1pre «è stata prestata obedcncia et dato honore in caritati di tutti confì·atij di !a ditta chitati». I caJJi/oli 111iravano, anzitutto, a garantire il diritto di precedenza alla confraternita di San Benedetto su tutte le altre, per essere questa «casa vecha». Si aveva il dovere cli convocarla ad ogni processione, ordinaria e straordinaria, ed essa aveva la libertà di indire processioni, invitarvi le altre confraternite cli disciplinati, e queste avevano l'obbligo di parteciparvi. Qualora qualcuna delle confraternite avesse voluto indire una pratica devozionale o penitenziale, era libera di convocarne altre, 111a non oltre dodici. Nessun'altra confì·aternita, nel conte1npo, avrebbe potuto pro111uovere un'identica pratica, oppure uscire in processione. Poteva soltanto coinpierc, in conte111poranea, pratiche di pietà ne! proprio oratorio. I ca11itoli attestano il dovere di tutte le confì·aternite di portare in processione un'offerta con1une a s. J\gnta, al n1attino nell'ottava clelln festn. L'orgnnizzazione della processione veniva den1andatn nlln confì·atcrnita tirata a sorte, ferino restando che il dono alla patrona doveva essere unico per tutte e che ognunn avrebbe portato il proprio gonfalone e Crocifisso. Veniva concessa libcrtò, però, alla confraternita che avesse voluto indire una propria pratica devozionale a lode e gloria cli s. Agnta, e portarle un clono particolare. Per arginare l'abuso di n1o!ti conlì·ati che introducevano indebite novità negli ordina111enti confraternali, riaffern1ano l'esclusiva giurisdi:zione dell'autorità ecclesiastica in tale a111bito. Ogni affiliato poteva lasciare eredità soltanto alla propria confraternita. Se il confì·ate!lo defunto era povero, la confraternita di appartenenza si sarebbe fatta carico delle esequie e della sepoltura, «per !in1osinn et caritati»: poteva chian1arne altre, fino a sei, e queste erano tenute a prendervi parte, anch'esse «per lirnosina et caritati». Senunai un confratello avesse deciso cli ca111biare confraternita, «per voto oi per sua c\evocione», era indispensabile redigere un apposito atto da parte dci rettori e elci tesorieri della confraternita di appartenenza, da presentarsi all'altra, e da questa non poteva andar via pri111a della scadenza del periodo concordato. Ognuno dei surriferiti ca;1itoli erano sancito con la con1111inazione di pene e censure ecclesiastiche che anelavano dall'osservanza sotto pena di peccato n1ortale, alla scornunica, all'interdizione della chiesa della confraternita renitente per qunlche don1enica o per il periodo che l'autorità ecclesiastica avesse stabilito, ad altre punizioni da questa con libertà decise, e fino alla privazione della disciplina. Il ricorso a sanzioni così rigorose riflette [a cultura socio-religiosa del periodo storico in cui vengono c111anate. Ma valgono altrcsì con1e segnale di


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Gaetano Zìto

disordini e di esigenza di generale riforn1a che, pure ncl!'an1bito confraternale, si era già avviata a partire dal Quattrocento-'-'. Man 111ano, però, l'associazionisn10 dei disciplinati si avvia a perdere le connotazioni che ne avevano detern1inato il sorgere e la diffl1sione, a causa del rnutato cli111a ecclesiale e spirituale, con1e di una diversa visione della condizione un1a1HL Le contì·aternite, così, assun10110 in particolar n1odo un ruolo che, in alcuni casi, arriverà a fondere esigenze spirituali e spettacolarità processionale, dalla forte carica en1otiva, in specie nella scttiinana santa. Per tale ragione, in questi casi l'onere per !a partecipazione di confraternite che si fiagellavano, per rendere ancor pili vivido ina anche scenografico il in isteroche si celebrava, viene assunto dalle an1111i11istrazioni n1unicipale. Una testin1onianza di tale prassi ci è offerta dal ricorso, presentato ne! 1642 al re Filippo IV dal governatore e dai consoli della confraternita dei Santi Elena e Costantino, per ottenere dal senato di Catania il pagan1ento di 1O onze «per ['opra 1nolto devota di 1nolti anni a questa parte è stata introdotta è che da essa Coinpagnia la settin1ana santa nel giorno cli passione di nostro signore Giesù Cristo suole uscire una devola, et nu111crosa processione di battenti in sangue con inolti 1nisterij della sua sacratissiina processione et per lo lun1e di torce, candeli, e altri ordigni necessarij per detta represcntatione»~r.. Che [e processioni della scttin1ana santa, con la rappresentazione della passione di Cristo, fossero scadute al punto da divenire occasione di sacrileghe risate è denunziato dal sinodo Bonaclies ciel 1668. l'iÌI che muovere alla con1passione per Cristo crocifisso, si erano trasfonnate in vanitosa ostentazione di uon1ini prezzolati che si flagellavano fino all'effusione del sangue. Per estirpare tale indecorosa usanza venne sancita per i rettori delle chiese la 13 Cfr le osservazioni cli G.-G. fVIU.:RSSEtv!AN. /,o rij'or111a delle corijì·atl!l"nite laico/i i11 /tlilia pri111a del Concilio di 7i·enlo, in JJroblemi di vita re!1~f!,iosa i11 lta!io 111!! Ci11q11ece1110. /\lli dcl convegno di storia della Chiesa in llalia. 13ologna 2-6 settembre 1958, Padovn 1960. 17-30 . .ir. Ancora ne! 1783 il viceré Caracciolo accorclavti il pennesso per tenersi tale processione. I.a trascrizione dcl docu111cnlo in ÌVI. CATALANO - [~'. rv!AHLETTA. /)iscip/i11oti o C'atania nel secolo .rr11. in Corriere di (~atania. 11 aprile 1903. I. L'originale si trovava nei registri degli Atti del Senato, andati distrulli con l'Archivio Storico Coinunale delh1 citlù. nell'incendio dcl palazzo 111unicipale dcl 14 dice111brc 1944. Una supplica della stessa confraternita al vescovo Don1enico Orlando (1823-1839), da dritarsi dopo il !831. atlestn che tale prassi erti stata da essa introdotta prirna dcl 1615 111a che ora la parlecipaLione alln processione prevedeva non pili (<bnUcnti» n1a «solo trasporlo di 1nistcri della prissiollel>. La supplica, in verità, era stata provocata ancorti una volta da con/lilli lra le con!'rnlernitc: altrc sci prendcvtino parte alla processione e ognunri cli esse. piultosto che seguire la croce senza Crocifisso della confraternita dci Santi 1-;lenn e Costantino, portriva una propria croce con Crocifisso. «ciò che reca n1araviglia ri!lo spettatore clivoto, che .. n.el mentre dal rispettabile Clero viene tn1sportato il nostro Redentore nel 1nonun1cnlo. ne precedono altri sci sulla Croce». Si chiedeva al vescovo che obbligasse le confrnlcrnile a seguire solo la croce dell<.1 «fratellanza esponente, accusrindo il pri1110 posto con1e colui che il vanto porlusi di avere introclolta una sì divota. e cotanto pietosa processione)): ASD. Fondo Co1!/i·atl!r11ite e Congrega2io11i, S. Elcnti e Costantino.


C'o1?fi·arer11ife di disciplinati in Sici/;o e a C'o!ania

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pena pecuniaria cli quattro onze, 111entre per i flagellanti fu prevista !a carcerazio11e17. A quanto sen1bra, dunque, a 1nctù del sec. XVII a Catania la partecipazione dei disciplinati alla processione della passione e n1orle di Cristo si era orinai ridotta ad un ricordo dcl passato e, per n1anlenerne la tradizione, anche da parte ciel clero ci si rivolgeva ora a clei "professionisti" della nage!lazione, pagati per assicurare lo spettacolo e non per con11nuovere gli ani111i e spronarli alla conversione. li sinodo registra un ulteriore segnale della orn1ai desueta tradizione disciplinata della settin1ana santa: intervenne per riportnre nel suo giusto an1bito cronologico la processione della passione di Cristo, «qua111 vulgus la C'osazza vocat>r'~. Ernno subentrati, infatti, degli nbusi che l'nnticipavano nlla sera del giovedì santo, quale devozione nl sepolcro di Cristo. Devozione ancora oggi ben radicata che, senza alcun fonda111ento storico e scritturistico, induce a visitare "i sepolcri" dopo la n1essa in (,"oena Don1ini. Il vescovo, al fine cli non lasciare la città senza alcuna pubblica con1n1e111orazione della passione e 111ortc di Cristo nel venerdì santo, dispose che la processione si posticipasse alla sera di tale giorno. i\ circa un secolo cli distanza, tuttavia, la nonnativa sinodale non pare sin ancora riuscita a ridare purezza di significati alla processione che raffigurava la passione e 111orle di Cristo. D'altronde, anche il nuovo c!in1a culturale propendeva per una radicale estirpazione di espressioni religiose che 11011 avessero un fondan1ento razionale. E il vescovo di Catania di questo periodo, Salvatore Ventin1ig!ia (1757-1772), 11011 era certo i111111une dagli influssi del caHo!icesi1no illu1ninato" Così, i! 27 111arzo 1760 e1nanò un decreto che vietava la presenza di /Jat/e111i nelle processioni della setti111ana santa: 1

17 Decreta i11 principe dioecesa11a ,1:v11odo q11r1111 ll/11strissi11111s et Revere11dissi11111s [Jo111i1111s Fr. /). 1\lichae/ Angelus Honadies {. .. } ce/ebrovit Catanae I I, 12 et 13 111aU 1668, C<itnnac 1668. 189-190. '·~ 11 tcrrnine casn::::a p<1rc siH di origine genovese. ;-\ GenOV[I. giÌI nel sec. Xlii. furono

così de1101ninale delle grandi e vecchie case adibite come orntorii dni disciplinati. Per estensione anche le co1npag11ie cli disciplina furono clcno1ninale casa::.::.e. D'altronde. nei capitoli cli composizione dcl contrasto tra le confraternilc di disciplinati dc!l11 cittù di Catania ( 1508), con1c si è potuto notnrc, la compagnia di S. Bcnedctlo è dcno111i11ala «casa vcchall. ln seguilo. il tcnnine fu riferito nllc rappresentazioni sacre della passione di Cristo pro111ossc e irnpersonale dai disciplinati: 1na anche. per alludere alle processioni con s!-:lluc e 111<1cchine scolpite cli soggc1lo sacro. Non cli rndo si verific<irono pure disordini per i conrlilli pnrticolaristici u1uso1li d<ii diversi gruppi durnntc le processioni. Per la Sicili<L si veda Cì. PITRÈ, .S'pef/aco!i e _/esfe popolari sicilio11e, Palcnno 1978. 99-123: otfrc interessnnti indicazioni sia sull'origine del tcrn1inc che sulla tradizione di casa::::e in alcuni paesi dell'isola. Anche Pitré rilicnc che il tenninc sin stnto i111portulo in Sicilia da Gcnovn. Per 1·11rca genovese. E. GRENDI. /,e co1!/i·aterni1c come ./cno111e110 ussocialivo e religioso. i 11 Società, Chiesa e vita religiosa ne//'A11cien Régilile. a curn di C. Russo. Napoli 1976, l 15-

186: 164-171.

•·i Si veda il profilo. con particolare attenzione all'idc11tit<Ì ct1lturulc, che ne traccia i\. LONG!-l!TANO, Le n!hcioni (<ad li111inu» della diocesi di C'atania (1762). in 5.,):naxis ! O I 1992) 315-418: 322-332.


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Gaetano Lito «Si ordina a tutte, e singole le Persone tanto Chiesìastichc, co111e Secolari cli qualsivoglia stato, grado, e condizione, che 11011 abbiano, non vogliano, ne debbano, sicco1ne non prcsu111ino d'intervenire in tutte quelle Processioni, che si frlr<111110 ne! corso della prossì111a Sctti111ana Sant·n con istruincnti da battersi a sangue siccon1e s'ordin8 a tutti gli Officiali, e superiori delle Confì·atcrnilà, che non perinettano, né presu111ino di for intervenire nelle di loro respettive Processioni Persone, che si battono a sangue. E questo sotto le pene a Noi ben viste ad ogni Contravventore; ed acciocché la presente nostra ordinazione, e disposizione vcngh i alla notizi;:i d'ogn'uno, per non 8llegarsi ignoranz;:i, abbian10 ordinato cli afiìgersi il presente nostro Editto ne' luoghi pubblici, e consueti di qucsla suddetta 0

ciilà>>~ •

L'arnbito di tale proibizione era lirnitato alle processioni e non interferiva, dunque, su! dovere della flagellazione personale. Questa, infatti, restava in vigore e diversi anni dopo venne ribadita ancora nei capitoli della confì·atern ita dello Spirito Santo, adattati alla nonnativa cn1anata dal governo borbonico, ispirata al riforn1isn10 illun1inato·11 • La n1otivazione addotta per rnantcncre la peculiarità di confraternita disciplinata faceva riferi111ento ad una pia tradizione, secondo la qurde Cristo, legato alla colonna, per an1orc dell'un1anità e per il perdono dci peccati, aveva ricevuto «nel spazio d\ina notte sci 1ni!a sei cento sessanta sei battute». Pertanto, «noi in n1e1noria di ciò et in segno di gratitudine, aln1cno per pl::ic8r la giusta ira di sua divina Maest8 ogni venerdì !a sera, dopo il segno della salutc1zione angelic8 ne!la chiesa cli nostra Signora gangia di eletta noslra co111pag11ia, dicendo pri111'1 l'hi111110 Veni creo/or /)-,pfrifl1s con l'orazione, e tutte le litanie de Santi con !'orazioni solite dirsi dopo i salini penitenziali secretainentc a lun1e cli lanterna di tenebre, cii solito statui1110 et orclinia1110 si fr1cci la disciplina in carne, 11101titì-

Fondo Editti e Circolari, 1752-1761, r. 66v. Tutte le confraternite dovevano ricevere l'approvazione regin e. in particolare. ne veniva Sdlleilo il carnllerc esclusivainentc 1<1icale e la !oro dipendenza dalla giurisdi7.io11c civile: i vescovi potevano esercitare su di esse soltanto la giurisdizione della visita «quo ad spirilua)ia tuntu1nl>: gli ecclesiastici erano privati di qualsiasi voce nttivn e passiva e potevano prendersi cura solo deglì arredi sacri delle chiese confrntcrnali: veniva nboliln ogni !èirnm di segretezza delle riunioni e durante le pratiche di pietù e la celebrazione dc! cullo dovevnno perincttcrc a chiunque di entrare: con il permesso del proprio parroco anche le donne potcvdno fi1rnc parte 1na erano escluse dagli alliiri an1111i11istrativi: era vietnlo in1porrc contribuzioni ai soci, eccetto la lassa di iscrizione e un tributo n1ensile secondo le possibilil<i dci singoli: legislazione e111rnwtn trd il 1781 e il 1785, in A. C.ì1\LLO. ('ot!ice l'cclesiastico sicolo. conti1nH17.io11e del libro III, Paler1110 1851, 83~88. diplo111i 232~235. !,a clisan1ina della legislazione borbonica in r. Sc1\DUTO, Sto/o e Chiesa nelle due Sicilie. 1. Palcrn10 1969 {rist. dell'ecl. 1887). 190-210. A suo parere i! governo n1irava ad obblignrc le confraternite ((11 1nettersi in regola)) (p 195). e ad alfcnnarc il principio elle la personnlitù giuridica può concederla solo lo Stato (p 199). Di !~1llo, <<per la pri1na volta nel clirillo delle due Sicilie nasceva una dislinzione genernlc fra opere pie ecclesiastiche e laicaliJ> (p 205). 111

-1i

1\SD.


é'onji·aternile di disciplinati in Siciha e a C'atania

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candoci con ogni hu111ìltà cantando il lv!isere 111ei Deus, e tutto il resto conf-èwn1e

al nostro officio orclinario>r12 • Un caso cli flagellanti nelle processioni della settin1ana santa, tuttavia, s1 registra ancora nella priina nietà dell'Ottocento: a Bronte. In verità, 11011 s1 tratta di trasgressione al decreto Venti111iglia, o ad altri veti posti dai successori. È da tenere presente, piuttosto, che Bronte è stato aggregato alla diocesi catanese solo nel 1844, s111en1bra11dolo da Monreale prin1n e da Messina poi, a seguito della fondazione di nuove diocesi in Sicilia nei prin1i .decenni del secolo. La confraternita dei flagellanti di Bronte aveva la sua sede nella chiesa di Santa Maria del!' Annunziata, nella cappella dcl Cristo alla Colonna, nota con1e la cappella della disciplina, perché nel passato i confratelli vi si riunivano per flagellarsi a sangue in alcuni venerdì dell'anno~ rino a! 19 ! O, nnno della definitiva scoinparsa, il venerdì santo essi curavano la rappresentazione dci n1on1enti principali della passione di Cristo. Ma la processione, chiusa un te111po da noti 111a[vivcnti che per penitenza si flagellavano a sangue, già da diversi decenni si era i1npregnata cli spettacolarità e, i~itta salva !a rievocazione storica e la sollecitazione en1otiva ad essa connessa, ben poco aveva orinai a che vedere con i 111istcri rappresentati 4 ·1• 1

4. ,)Llllla 1'1/aria Llella A11:vericorLlia in Tlu/verLle

Un'attenzione particolare viene riservata alla confraternita cli Santa Maria della Misericordia in Valverde: di essa ci sono pervenuti i capitoli dcl 1527 e ciel 1788''. La fOndazione di essa, nei capitoli piì1 antichi, viene attribuita al card. Giaco1110 Colonna, del quale si è già ricordata !a fondazione della co11Crater11ita della Santa Croce e dei Santi Elena e Costantino. Due lapidi n1urarie, inoltre, una del 1696 e l'altra del 1737, collocate nella chiesa della confraternita, ne retrodatavano !a fondazione addirittura al 1223, anno in cui né R_anicro Fasani aveva ancora avviato il n1ovin1ento dei disciplinati, né tanto n1eno n c:upiloli di!llu ('011gregazÌOIU! dello Spil'ifo .\'l111to: redatti nel 1781 ricevel!ero l'approva?:ione governativa nel 1786. in 1\SI). Fondo Co1?/i·u/el'nite e ('ongrega::ioni. Spirito Santo (1581-19<16). Ogni 111ercolcdì sern. a conclusione delle preghiere. si dovcvti tenere la lettura di una parte dci capitoli. Nel 1779 la confn1ter11i1a nveva dicliiaratu l'appartenenza di !89 a:·;socìali: ibid n G. DE LUCA. Storia de//({ città di 13ronte, Bologna 1986 {risi. dell.ed. !883). 113. 11 !984 (risi. dell'cd. 193(1): C. · 13. RADICE. k/e11101"ie storiche di /Jro11/e. Bronte N1\SELLL La processione del l"enel'di santo e i jlugel!anti (/ 13ron!e 11(!/ !8.J9. in Hollef!ino ,)'torico C'atanese 37 (194!) 96-104. che riprende la descrizione della processione falla dal 111azzi11ìa110 Ciuseppe !'V!azzì, in Sicilia per partecipare ai tnoli risorgimcntnli e presente ;1 Brontc il venerdi santo di quell'anno. ~-' ASIJ, Fondo kfisce//unl!a paesi antica diocesi, Valverde. La trascrizione delle parli principali dei due testi in Appendice.


340

G'uetano Zito

era nato il card. Giaco1no Colonna, al quale la seconda lapide fa esplicito riferin1cntofo.

Per altre ragioni anche Matteo Donato, che a più riprese si è occupato

cli Valverde, ritiene t-:1lsa qucsla attribuzione di data: l'avvio del centro abitato, infatti, può datarsi soltanto verso la ·fine del Trecenton. Che la confraternita attribuisse al Colonna la propria fondazione assun1eva, quindi, una valenza di politica socio-religiosa, per garantirsi !a pre111incnza sulle altre confraternite del territorio, e il ruolo cli referente principale per la vita cristiana e la salvezza eterna de! popolo. Ma lascia einergere pure l'autorevo-

lezza che, nel territorio cat(lncsc, veniva attribuita al Colonna per quanto atteneva al!'associazionis1110 confraternalc disciplinato. Sulla chiesa e !a confraternita della Misericordia la tcsti111onianza docun1entaria più antica, che al presente sia stata reperita, risale al 28 febbrnio Xl i11clizio11e 1507. Al cappclla110 di Santa Maria di Valvcrclc, Pietro Di Mauro, viene inviata la scornunica contro ignoti, richiesta da Pietro Paolo Mangano, rettore della chiesa di Santa Maria della Misericordia, perché «su stati suffucati raputi n1ulti cosi dinari etian1 negatu dinari et foruli raputi uno calichi di argento dorato et altri joii et sacchi di disciplina et tovagli di altaro»<~. In considerazione di ciò che venne rubato, è possibile attestare che a quella data !a chiesa e la confraternita esistevano da un certo tc111po, quanto 1ncno dalla tlnc dcl Quattrocento. In chiesa, infatti, si svolgeva una nonnale attività di culto, era arredata, possedeva beni tali eia garantirle rendite in denaro, che in parte era stato rubato, e i crediti dovuti non venivano pagati. I 1ne1nbri della confraternita, inoltre, pare avessero l'abitudine di lasciare in chiesa !'abito contì·ater11a!e, «i sacchi di disciplina» che, in quella occasione, vennero anch'essi rubati. Un dato inserito nella detta sco111u1lica dù, però, assoluta confer111a dell'esistenza della chiesa già dalla seconda 111etù del sec. XV. I inotivi, per cui venne co111n1inata, cioè i furti e i crediti non pagati, perduravano da ben ventidue anni: ciò significa che perloineno dal 1485 la chiesa era in piena attività. Così, è da supporre che anche l'iinpianto della confraternita di Santa Maria della Misericordia può datarsi con certezza intorno alla n1ctà dcl Quattrocento. A distanza di qualche decennio, con1unque, la chiesa e !a confraternita possedevano un discreto arredo per il culto e per l'attività confraternale. -l(, Il testo delle due !apicli è riporlnlo da iv!. DON1\TO. Fu/verde. Valverde 1990. 126. Questa da1n è riponata pure sull'i11tcslnzio11e di una copia postuma dci cnpitoli del ! 527: ('opia d'un altro Libro antico de//'011110 1223 ji111du10 dal F. l?.1110 (ìit1co1110 C'o/011110 Cardinali pro!ect11rifi111du111ri di quest'ordine di disciplino e Palri 11ostr11. in 1\SD. Fo11do i\Iiscellanea paesi (/11/ico diocesi, Valverde. n f\/I. DONATO, /'o/verde. eit., 23. <dnfatli chi poneva l'icona della !Vladorn11.1 e consegucnlcniente le origini ciel pncsc ncll'XJ secolo, non polcva certo 8Vcrc delle di!Ticoltù n retrod8lare la IOndazione della confralèrnita al Xlii secolo»: ibid, 153. i:nttivilù di qucs!n si è chiusa nel 1966: ibid. 154. -1.~ i\SD. J'utt'.,/fti. 1507-1508. ()cl.


C'(H?fi·atcrnilc di c/;scip/inati in S'iciha e a C'atania

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L'inventario, con1pilato in occasione della visita pastorale ciel 1571, lascia intendere che la contì·aternita esercitava un certo influsso nella vita religiosa e sociale della coinunità. E in particolare) ne è evidente segno un «confaloniun1 111agnu111 deauratu111 pulcherrin1u1n>r1'1 • Eppure, alcuni anni dopo, il vicario attestava una condizione di grave povertà della confraternita: «la detta capel!a è povcrissi111a et non hanno di potere allon1arci la lan1pa in eletta capella et non ha cosa alcona di proprio essendo casa cli confratia»" Questa connotazione non aveva, però, i111pedito ad alcuni rettori di gestire a fini privati so111111e della contì·aternita. Da febbraio 1592 a dicembre 1593, infatti, a più riprese i rettori in carica chiesero l'intervento ciel vescovo e del vicario generale per ottenere, dai loro predecessori, il resoconto della son1111a raccolta quattro anni pri111a per <d'arc uno stinclarclo»: delle 20 onze ottenute dalla questua i rettori «ni ricosiro la inajor parti et non si ni sano chi si ni fichiro ne si pagao eletto stinnnrdo»'1. Lo stendardo, per di più, si trovava in potere «dello excellcntc lacobo di Paula» perché, in C{1111bio cli ! O onzc, i rettori «per bisogni loro si i111pignaro lo detto stendardo». Dal vicario generale la soluzione della questione venne den1anclata al vicario di Aci perché prendesse le debite infonnazioni e, dopo aver sentito le parti, decidesse secondo giustizia 51 . La condizione di povertù della confraternita è nttcstata pure dalla visita pastorale del 1634: a fronte delle 24 onze di rendita della chiesa principale, Santa Maria di Valverde, strideva la situazione finanziaria della «Co1npagnia di Santa Maria la Misericordia con onze 2 di rendita», la qua!c si riuniva «ogni sabato per li csercitij spirituali»". La possibilità per assicurare un culto dignitoso nella chiesa era, dunque, cletern1inatn soprattutto dalle ele111osi11e periodicainentc raccolte. !~ forse l'insistenza ne! chiedere offerte, al punto da infasi-idire !e altre chiese e confraternite, sta alle origini dcl divieto i111posto al!a chiesa della rv1isericordia, durante !a suddetta visita pastorale, di questuare nel territorio di Valverde. Tant'è che nel 1639 si chiese, e si ottenne, dal vescovo Ottavio Branci-fortc ( 163 7- 1646) cl i poter riprendere la questua, «stante essere eh iesa povera eh i si 1nantiene con la c!cn1osina dclii buoni fedeli cristiani». Senza offerte, di t:1tto, in quegli anni era 111a11cnto il .servizio ecclesiastico nella chiesa, «cioè n1esse et altri operi pii con1c oglio cera et ahri necessità di detta ecclcsia>r'-l. Nondin1eno, la condizione finanziaria doveva perdurare a tal punto insufficiente se, nella visita pastorale dcl 1666, il visitatore proibì In celebra11

~·> Visil<l pastorak i11 Vulverclc. in rvl. DONAIO. /)e/' fu .1·/orio di !'a/i'Crde. /?icc!'chc inedite di fJudre C;iovu1111i .1\/essino ,,/. ,)'.. Acirc'11c 1984. 8ll-89: 88-89. L 'nutore pubblicn i I n~gcslo di una v<1stu docu111enlazio11c (I 389-187 I) rnccoll<1 da rvlessi11<1 (+ 1980). ul qualè si deve 1·avvio dcll'orclina111enlo clell'ASU. cdi 68 docu111cn1i ne dù la trascrizione intcQrale. '"Supplica al vicario generale della diocesi. 11 agosto 1592: ihid.. !08. ~ il Supplicn al vescovo. 12 (e non 17) l'ebbrnio 1592: ihid. !06-107. "lhid., 108-109, ,, lbid., 12(), ;ij /hid .. !28-129.


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Gaetano Zito

z1011c all'altare di Santa Maria della Misericordia, «per essere sprovvisto dcl!'orna111e11ti nccessaij, fncendosi si possi celebrare»"'". Pure la ricostruzione della chiesa, distrutta dal terre111oto del l 693, proprio a causa delle esigue rendite, 11011 pare si sia presentata agevole per i rettori della confraternita. Il vicario generale, infatti, nel !695 diede !'nssenso «benediccncli ecclcsian1 sivc capannan1 sub titulo sanctae Mariae de Misericordia noviter constructan1» 56 . Qualche anno dopo, nel 1698, il governatore e i rettori della confraternita chiesero, e ottennero da! vescovo, anche i! pennesso di realizzare nella chiesa cinque luoghi di sepoltura, per seppellirvi i cadaveri degli uoinini e, a parte, delle donne ad essa aderenti-' Ma l'anno successivo, 1699, da prcsurnerc a seguito di rin1ostranze presentategli, i! vescovo ritenne pregiudizievole della chiesa 111adrc di V;;1lverdc e de!!n devozione alla «n1iracolosissin1a i111n1agine della Ciran Signora Maria», in essa conservata, un così elevato nun1cro cli luoghi di sepolture, e prescrisse che in Santa Mnria della Misericordia potessero seppellirsi solt;;1nto «li sc1nplici fì·ate!li cantati, se vi si vorranno di loro volontà sepe!ire»; veniva vietata, invece, la sepoltura per le donne e per i giovani-'~. Questa prescrizione non venne accolta di buon grado dalla confraternita la quale, n1agari per garantirsi qualche rendita in pili, senza alcun per111esso, provvide ad nssicurarc !a possibilità di sepoltura anche per i parenti dei confrati. Tale decisione, co111'ern prevedibile, divenne 1notivo di un !ungo conflitto con i padri Agostiniani Scalzi, ai qunli venne afJ'idata la chiesa n1aclre cli Valverde, che si chiuse solo nel 1777: per i confrati e i loro parenti venne concessa la costruzione di un luogo di sepoltura al!' interno della chiesc1 n1adre''>. Questo, con1e si può ben in1n1aginare, non fu il solo caso di conn ittualità sociale che vide protagonisti i disciplinati la confraternita della Misericordia. Per la coincidenza dcl giorno della festa della l\1isericordia, la seconda dorncnica dopo Pasqua, con quella dei Santi Apostoli Filippo e Giacon10, principali patroni di Aci Superiore - dcl quale territorio Jàceva parte il «quartiere» di Valverde-, nel 1650 la confraternita fu obbligata a differire !a festa alla do111enica successiva. Nel 1699 all'oralorio della Misericordin, e nl!e altre cappelle di Valverde, venne intin1ato di non tenere alcuna attività che potesse interferire con quelle della chiesa inadre. Lo stesso anno, i! conflitto cli precedenza processionale tra la confraternita della Misericordia e quella del Sa11tissi1110 Sncran1en10, con sede nella chiesa 1nadre, venne risolto dal vescovo assegnando il prin10 posto all'una e 1

-'-' lhid. )3,J.

lbid.. 173-174: IVI. DoN1\·10. J'all'erde. cit., 107-109, con breve descrizione nrchi1ellonic;1 della chies<i. 1V!. DONATO. /lei' fu S!Oria di J ·alW!l'lle. cit., 174-175. -'·' lbid.. 176. ,., ivi. DONATO. J 'a/l'e/"i/e. cil., 50. _i(,

<)


C'<H?fi·aternite di disciplinati in Sicilia e a C'atania

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all'altra ad anni alterni 1'". Lungi dal placarsi, !e liti tra queste due confraternite continuarono ancora per i decenni successivi, e nel 1769 si rese necessario un ulteriore intervento dcl vicario generale per definire, per ognuna, l'abito, lo stendardo e le niodalità della questua. La situazione cli conflitto doveva essersi degenerata a tal punto che, per sanarla e paci-ficarc non solo !e due confì·aternile bensì pure la realtà sociale con esse interdipendente, il vescovo e i! vicario generale vennero nella detenninazionc di 111inacciarc l'abolizione cli una delle due confraternite, e anche cli entrrnnbe, in caso cl'inade111pienza dell'intesa di con1une accordo sottoscritta(· Questi 1non1enli della storia dei disciplinati di Valverde lasciano c111ergere aspetti della vita associativa, interni e cli rapporto con la propria realtù socio-religiosa che, con evidenza, stridevano con il 111ocle!lo di perfezione cristiana proposta ad essi dai capitoli della confraternita. Ed è pur vero che nen1n1eno possono assu111ersi co111e dato assoluto, al punto da disconoscere il can1n1ino spirituale e penitenziale al quale non 111ancavano certo coloro che vi si attenevano. I capitoli dcl I 527, in particolare, oltre alle orazioni in latino presenti nei rituali lilurgici e nei coinuni testi devozionali, riportano anzitutto le invocazioni proposte alla preghiera con1une dei confì·ati, alcune ad ogni adunanza e altre in giorni prestabiliti della setti111ana: dorncnica, 111crcolcclì e venerdì. Si iniziava riconfennando il fondan1ento e le ragioni spirituali del sodalizio: «prega111u a lu 11ostru Signuri Jhesu Christu ki per !i 111eriti di la sua santissiina passioni ni havi data gracia di fari quista benedicta disciplina in quislu beneclictu jornu di hogi si ni dia gracia ki chi poza111u persivirari sin a la fini nostra azo ki illu haya pietati et 1nercliidi di la 111iseria nostra». Dopo di clic si pregava per la pace, con una progressione che andava da tutta la cristianità, all'isola, n! cuore di ognuno; per chi esercitava potere spirituale e tcn1pora!c 111a, cosa singolare, non era incluso il papa; per ogni condizione di vita dei cristiani; per coloro che erano in peccato n1ortale; per i non cristiani; per i defunti, e in special n1oc\o per il card. Ciiacon10 Colonna ritenuto, con1e già osservato, loro fondatore; per tutti i sofferenti, tribolati e «in prcxunia di sarachini, oy di ehristiani»; per tutti «ki 11i vo!inu inali» e gli operatori di ogni 1nalvagità, con1e per tutti i benefattori; per tutti i disciplinali del 111ondo; per chi era in viaggio sul inare e per chi si affidava alla loro preghiera. Si concludeva con la recita con1unitarin della Salve Regina, in onore della Madonna, durante !a quale si disciplinavano, per avvalorare le richieste. L,a preghiera continuava con altre forinulc devozionali 111a era prescritta pure la lettura cli alcuni testi evangelici che, in 1nodo innegabile, evocavano un n1ode!lo cristiano che, in tal 1nodo, veniva veicolato a tutti i 1ncn1bri: il testo paolino con te prescrizioni per partecipare ;:dia "cena dcl Signore" (I Cor 11,20-32); l'istituzione della pasqua ebraica dal testo cli Es 1

''" fVl. DONA'IO. /le/' lo S/O/'Ìt/ di /'oli·enlc. cit .. 130-132. 175-178. 1 '· ASIJ. Fondo 7'11!/'lltli. 1768-1769. Il 286v-289v: la tn1scrizionc in /\ppcndicc.


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G'oelunu 1do

!2,1-l I; la lavanda dci piedi 11ell'ulti1na cena; il racconto della passione e 111orte di Gesù dal vangelo cli CJiovanni.

Questi testi assu111evano pure il valore di presupposto scritturistìco alle prescrizioni sulla condotta che ogni confratello doveva tenere, ancor prin1n

di essere a1111nesso nella confraternita: non esercitare l'usura e restituire ciò che non era sua proprietà; confessarsi ogni quindici giorni e co1nunicarsi quattro volte l'anno (Pasqua, Pentecoste, Assunzione e Nata!c); aden1piere i! digiuno tutti i venerdì e nei giorni prescritti; osservare le feste con1andatc: essere canonicainente sposato e vivere in castità se non lo si ern; evitare o-

gni tipo cli gioco, cli ubriacarsi nelle taverne e di frcquent8re le prostitute; recitare ogni giorno cinque Padre nostro, Ave !Vlaria e Glori8 8! P8dre «ad honuri et nien1oria cli li cincu pl8gi cli nostru Signuri Ihesu ChristL1>>; preg8rc prin1n e dopo i p8sti; 8ndnrc a n1essa tutte le do1ne11ichc e in oratorio la clon1enica, il n1ercoleclì e il venerdì; ogni 1nese versare grana 2 di contribuzione nella cassetta della co1npagnia; fare testa1nento entro un anno dal!'a111n1issione; f'ornirsi degli strun1enti cli disciplina; pron1cttcre «di non revelai~j nul!u frati» ad estranei; rendersi disponibile, ini~ne, (1 recarsi dovunque per dare buon esen1pìo e diffondere «la sancta penitencia». Ben cliversn nrticolazionc e orientan1ento si riscontra, invece, rispetto a questi, nei capitoli del Settecento. A!ln luce dci caratteri generali giù ricordnti, il testo non poteva non risentire cle! n1utnto cli1118 spiritu8le ed ecclesiastico. Si evince subito la fine dell'autogoverno laicnlc della confraternita, i11 favore de! priorilario ruolo del cappellano, gara11te della dipendenza alla gerarchia ecclesiastica. Rispetto 8i precedenti capitoli, inoltre, ci si preoccupa cli definire nei dettagli sin le con1petcnzc cli ogni officiale, che il rituale cli an1111issionc elci nuovi confratelli. Quest'ulti1110, anche nelle preghiere che venivano recitate alla consegna cli ogni elen1ento dell'abilo confraternalc, rispecchi8va pressoché il rito cle!l'an1n1issione dei chierici e [e preghiere elci sacerdote che vestiva i paran1enti per la celebrazione della 1nessa. Si è onnai in pieno c!i1nn di fine della peculiarità laic8lc clell'associazionisn10 conf'raternale, a vantaggio di una prospettiva di c!ericalizznzionc. Le ragioni poste a f~)ndainento clcll'nppnrtencnzn alla confraternita hanno orinai perduto la forte valenza disciplinntn per appiattirsi su rif'crin1enti spiritunli coinuni per tutti i fedeli, con riferin1ento alla teologia paolina sul Battesin10: spoglinre !'uon10 vecchio e rivestire !'uon10 nuovo, facendo in n1oclo che vi fosse sintonia tra !'abito confrnterna!c e la vita quotidiana. Le norn1e con1porlan1entati, pili blnncle rispetto ai capitoli dcl Cinquecento, in particolare prescrivevano cli osservare i con1anda1nenti e i precetti della Chiesa; restituire quanto fosse di propria pertinenza; non 111a11c8rc più cli tre do111e11iche nl!'aclunnnza della cotnpagnia, pena l'estro111issione; recitare ogni giorno cinque Padre nostro, /\ve Marine Ciloria al Padre; confessarsi ogni terza cion1enicn cli n1ese c co111unicarsi col pern1esso de! confessore:


C'onfi'a/ernite di disc1j1/inali in Sicilia e n C'atonia

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prendersi cura dei confratelli poveri; in loro favore ogni do111enica rettori dovevano inviare due 1nen1bri a fare la questua tra g!ì abitanti; versare ogni inese grana due di contributo; acco1npagnare in chiesa il confratello defunto e pregare per lui; nessuno poteva introdurre causa civile o cri111inale senza il previo pern1esso dei rettori; partecipare con raccogli1nento alle processioni, senza parlare nia pregando e disciplinandosi. Qualora qualche confratello fosse recidivo, dopo averlo a1n111onito tre volte, bisognava estro1netterlo. Questi, con1e i capitoli di altre contì·aternite, prescrivevano che se ne facesse periodica lettura a tutti i confratelli, setti1nanale o aln1cno n1ensile. L'assiduo e 111etodico ascolto di tali testi assolveva alla funzione di consolidare le ragioni dell'appartenenza alla propria confraternita; di assicurare un'abituale fon11azione spirituale e religiosa, con1e pure un costante appello alla revisione di vita. Opera di fonnazione, pron1ozione devozionale, assistenziale e di 111utuo soccorso di gran lunga più incisiva di quanto non accadesse nelle chiese parrocchiali. I capitoli, pertanto, possono con certezza assun1ersi co111e testi per cogliere l'identificazione e l'auto identificazione sociale, 111a in 1nodo del tutto particolare sono da ritenersi 111anuali di spiritualità per il laicato e fi1rsi rientrare tra i testi della letteratura spirituale. Grazie ad essi, con1e nel caso cli Valverde, è possibile registrare pure le 1nutazioni e i! persistere di alcuni ele111enti propri della storia della vita devota popolare e della spiritualit:Y·è.

bl Invitava a prcsturc questa a1tc117ione giù Ci.-G. l\1lEERSSEtv11\N. I.o r{/or111a

confrrrff'l'llilc. cii.. 27-28.

dellf'


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Gaetano Zilo

Appendice I

fl vescovo Sin1011e del Pozzo accorda !a fondazione della confraternita fe1nn1inile di disciplinati nella chiesa cli Santa Maria di Josaphat in Catania, 5 maggio 1390: f\SD, Tul!'Alti, 1370-1392, f. 98r Nos Fratcr Sin1011 etc. Cathanensis Episcopus notun1

f-~1ci111us

conccdi1nus per

pracsente1n !itera111 inspccturis. Quod presulis dignitate111 decet dcputari [ct]<ld ca quc nni1naru111 salutcn1 prospiciunt vigilanti cura intendere et illa propterea rconcedere] pro f'avoribus oportunis. Cu1n itaquc honeste 1nulicrcs Donna tvlargarita de R_o111ano et Soror J\gatha de Josaphat di Cathania ct1111 tota carun1 societatc fustigantiun1 seu clisciplinc111tiu111 donnaru1n constituerunt et concinentiun1 salutaris causa discipline ad On1toriun1 Sancte Marie de Josaphat situn1 extn:1 111uros Cathanae in cuntraia Sanctc Marie M<:1g11e. lde1n Oratoriun1 dc nostra liccntia, non sinc 111agnis earun1 su1nptibus et cxpensis rccdificaverunt et reparavcrunt in n1aragn1ate, portis et tecto ac aliis heditìciis neccssariis et ornaverunt ad Do1ninun1 cultuin rcverenter in calice nrgenteo dcaun1lo ornan1cntis curantibus et certis cidein cultus congrucntibus, nobisquc supplicaverunl hu1niliter et devote ut in dieta earun1 societate disciplinantiun1 donnarun1 apud oratoriu111 n1en1oratu1n n1agistras et rectrices ordinare ad carun1 consolalione111 et conlìrn1are dignarcn1ur. Nos vero earu1n supplicationibus utpote iustis consideratione pre111issorun1 annucntes, praetl1tas donna1n fVlargaritain et sororcn1 J\gathan1 si cl in quanlun1 dea acccptun1 cxtiterit et de iure possun1us ac auctoritatc nostra <:1cl hoc se cxtendit, inagislras et rcclrices predicte societatis clisciplinantiu111 donnan11n ad supradìctun1 oratoriu1n conJlue11tiun1 prescntiuin per tcnore111 faci111us creainus conslituin1us cl dcputa1nus ac ctia111 conlìri11a1nus curan1 regi111en et guber11acionen1 ipsius Societatis dicti oratori i i11 on111ibus et per on1nia cisclen1 fVlargarite et Agalhe plen8ric con1111ittendo, n1anda11tes cxpresse et in viitute sanct8e oboedientie praccipin1ur sororibus praecliclae societatis prcse11tibus et futuris quatenus dictis Magistris et Rectricibus in on1nibus licitis honestis et dcvotis <'lei honore1n ()111nipotcntis Dei cl lauden1 redundantibus obcdiant patianl huinilitcr et intendant ipsisque Rectricibus et earu111 cuilibet rcverentiain cl oboedientirnn debitas et dcvotas cxhibeant. Statuentcs quod in cu111 casun1 in quo dicta1n sorore111 Agatha111 1110ri contingerct ante dicta111 Margarita111, quod ipsa donnn fVIarguril-a sii et esse clebcat ul est n1agistra et rectrix societatis praelibate et in suis votis eligcre possit aliain sororcin ipsius societatis sibi gratan1 et iclonean1 ad gubernandrnn socielatc111 ea1nclen1 et ta111quan1 dicta111 donnan1 Margarita1n prae111ori conlingeret quod prefata soror Aga!ha sit et esse dcbeat prout est n1agistra et rcctrix vita sibi concedere societatis oratori i antefrtti cl quod in cius extrcn1is aliain ido11ean1 sororen1 siini!iter eligere passe ad regcndain post eius obitu1n societate111 cl on1toriun1 supradictun1. LJnde ad Culuran1 rei 111cn1oria1n et prcdictarun1 111agistrarun1 ac alionun praen1issoru1n audientia111 per tcnoris prescnles literas exequcndain per .lohanncn1 Riesz de rvtacuncia 0 _i, nostra 1nain1 Jìcri feci1nus, appensionc nostri pontificalis lsigi!li] roborat8s. Datu111 Cathanac etc. Anno Do111ini fVlillesir,_i Il notaio Giovanni RicsL alias dc Rivu)o. chierico di 1Vlagon7.n. era da considerarsi «Vera pietra angolare dell'm1111iinistrazionc della curia catunese»: G. !11\Cf::, Cli11ris1i e appurali di Curia a C'atania nel Q11a1troce11/o, in Chieso e società in Sicilia. J secoli .1·11-.ru. i\lli dcl ll convegno internnziona!e organizzato dall'arcidiocesi di Cntania. 25-27 11ove1nbrc 1993. a cura di G. Zito, Torino 1995. 67-89: 67.


C'o1?fì·aternìte di disciplìnati in Sicilio e o C'atanio

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n10 Trcccntesin10 No11agcsin10. Die quinta 111ensis Maìi Xlii lndictionis Pontificatus Do111i11i 8onil~1cii pape noni Anno pri1110.

Appendice Il Il vescovo Si111one del Pozzo concede !a fondazione della confraternita San Barnaba di clisciplinati, 12 agosto 1391: ASD, Tutt'Atti. 1370-1392, ff. I 60r-v Pro Praty<-1 Sancti Barnabc Frater Si1no11 Dci et Apostolicc Sedis gratia Cathanen Episcopus. Universis et singulis prcscntcs licteras inspccturis saluten1 et votivis sen1pcr in f)o111ino successibus prospcrari. Decet presulis dignitt1ten1 ad ca que fe!icen1 et prosperun1 statun1 sacro sancte christianc rc!igionis prospiciunt libcnter intendere, et illa ravoribus et graciis prosequi oportunis. Hinc est qui cu111 honesti et devoti viri Rectorcs et n1agistri sive soci i fraternitatis seu f-h.1tie Disciplinantiu111 cl flagellatoru111 Do111us sive ()ratori Sancte Barnabe apostoli civitatis Cathanie de licentia ordinaria non sinc 111agnis sun1ptibus propriis et expensis et in fundo coru1n proprio iden1 oratoriun1 sub vocabulo dicti Sancte Barnobe dudu111 construxerint, et rundaverint nobisquc ne huiusn1odi sui aptus et cxpensis prcdicti contingat sed potius augeri supplicaverunl hun1iliter et devote, ut iden1 oratoriun1 Sancti Barnabc per eos ut pren1ittitur fundatu111 et hedificatun1, cis ad H1cti cvidencia111 dc novo sub annuo et perpetuo onere constitutus ad perpc1uun1 cultun1 divinu111 concedere nostra auctoritate dignare111ur, potissiine cun1 in ipsa fratya sint connu!!i Saccrdotcs et Clerici conccssionis huisinodi capaces. Nos igilur supplicationibus huiusn1odi utpote iustis et racioni co11for111ibus ac ad clivinun1 cu!tun1 redundantibus faborabilitcr annuentes, oc considerantcs quod ìustis pctenliuin desidcris dignun1 censctur 1àcìle111 presbiteri assensu111, prcratun1 oratoriu111 Sancti Ban1'1be cun1 iuribus et pcrlincnciis suis univcrsis. si et prout ad nos nostra111quc iurisdictioncn1 pertinet, supradictis Rectoribus fVlagistris et Sociis fratic prcdicte presenti bus f l GOv] et futuris quocu1nque 110111ine censeanlur, ad pcrpetuun1 cultuin divinun1, dununodo in ipsa Cratya continuo sint Silcerdotcs et Clerici huius111odi conccssionis capaces sub annua et perpetua solucionc ccnsus rotuli unius cere laborate nobis cl successoribus nostris Cathanensis Episcopis qui crunt pro ten1porc canonicc intranlibus annis singulis in perpetuun1 per eosden1 Rectorcs )\1ogis1ros et Socios fratye praeclicte et coruin in fì·atya ipsa successores in resto beate Agathc patrone nostre dc n1cnsc fi::bruarii solvcndi auctoritate nostra presenti uni vigore concedin1us conterin1us et donainus ipsisque cx nunc in antca in perpetuun1 ad dictu1n oratori uni pro eoru111 libita volunlatis conveniendi et accedendi, ncc non inibi dignc et salutaris penitencie disciplinan1 devote peragendi, et divinu111 cultun1 per dictos Saccrdotes et C!ericos contì·atres continuo cl debite celebrandi et obscrvandi, ac laudes cl honores creatori sun1n10 et Salvatori debitos et condignos revcrentcr exhibencli et reddendi plcnan1 et liberain tenore prcscntiun1 concedi111us potestate111. Ila ta111en quod saccrdoten1 idoncun1 cis gratun1 qui in eode1n oratorio divina celebrare inf-ì·a te111pus a iure statutu111 corain ordinario qui illun1 confinnct ut iura n1andant teneantur et debeant e!igcndo presentare. Et quod casu in quc1n fi·atya ipsa per eosde111 Rectores l\1agistros et Socios clin1ittcrctur vcl quocl absit ad nichilun1 recluceretur sic quod clivinus cu!tus in ipso oratorio penitus ncgligeretur. Collactio provisio presenlacio seu que ius a!in disposicio ipsius oratorii ad iurisdicione111 ordinaria episcoporu111 catancnsis qui erunt pro tcn1pore 0111nino devolva-


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G'oetano Zito

tur. Cupientes insuper ut oratoriun1 S8ncti Barnabe prefatu111 congruis onoribus frequcntetur et ut Christifideles ean1 devocionis et ordinacionis co libencius conflurn1t acl illud, quo ibide111 dono celestis gratie uberius conspexerint se rcfectos. De onnipotentis Dci 111isericordia ac beatorun1 Petri et Pauli apostolorun1 eius 1ncritis et auctorilate contlsi. On1nibus vere penitentibus et confessis qui ad dictun1 oraioriun1 causa devotionis vcl orationis aut peregrinntionis diebus Do111inicis Mercurii Veneris et Sabbatis dc per totani quadragesin1an1 et in festa beati Barnabe apostoli annuati1n devote accesserint vcl illud visitaverint aut ad fi1brica111 ipsius seu opus e!en1osinas et grata caritrilis subsidiri pie erogaverint vel 111anus porrexcrint adiutriccs l)ei iunctis eis penitcntiis quadrriginl;_1 dies indulgcntiaru1n 1nisericorditer in Do111ino relaxu1nus. Universis et singulis prelatis sancte 111atris ecclesie filiìs ad hoc gratian1 et auctoritate111 habentibus pretlito or8lorio si111iles indulgentiris largiendi licentia111 haru111 serie e!argi111ur. In quoru111 on1niu111 lìdcn1 et testin1oniun1 8C fratye predicte in posteru111 certitudincn1 et cautcla111 presentcs liltcras per Jolu11111en1 Riesz de Maguncia secrctariu1n 11osln1111 ex indc Jìcri scribi fècin1us appensionc nostris pontificalls sigilli 111ore solito roboratas. D.:1tun1 Cathane in nostro episcopali palacio anno Do1ninici lncarnationis Millesi1110 Trigcntesi1110 Nonagesin10 pri1no ciuodeci1110 clic 111e11sis Augusti XIIIr !ndictionis Pontificatus Santissi1ni [)0111i11i Bonifatii pape noni Anno lpsius Sccundo.

Appendice Hl Capitoli che regolano le relazioni tra le confraternite dei disciplinati de!l<l cittù cli Catania, 1508: 1\SD, Fonc!o C'o1?fl·aterni1e e C'on,c;rega:::.ioni. fase. Disposizioni generali (I 508-1926) [11 1101nine [)on1ini nostri Jhcsu Christi A1ncn Per lri conservacione cli lu quietu et pacilìco vivirc el in caritati conservari li diversi oratorii di li casi di li disciplini di la clarissi111a chitati di Catha11ia cun1 !u intervento di !u Rcverendu capitulo et vo!untnti di lu n1agnificu la universilali diete civitatis cu111 la voluntati di tutti dicti conti·atri, Nui [). Johanni de Coco \liccirio cl locu111 tenenlcn1 111aioris Cathancnsis Ecclesie havcn10 ordinato cl in caritali constituto e! structi li presenti capituli che sarano di observnre et inviolabililcr obediri. !teni pcrchi Ju oralorio cli sanlo Benediclo per certo stata la prl111a confralia ordinata in la chitati di Cc1thania se111pri chi è stnta prestata obedcncia et dato honore in caritati di tutti confrali_j di la dilla chitati che ipsa per esseri casa vccha et ordinata per Ii anticcssuri di dilti oratorij che ipsa h<1bia di slarisi in quilla possessioni et 811tiqua observanci<.1 che è slc1la et quisla est la ordinacioni nostra ct1111 la volu11t<1ti cli tutti on1lorij cu111 patto et co11dicione ut in ferris notabitur. lte111 che lu Revcrcndissi1no D. episcopu di Cathanic1 so provisori oi Vicario, Capitulo di l<1 n1aiori ecclcsia et li n1agnifici 1nagnilìci Jurati scu nH1gistr<1tO volissino ordinari qualchi processione ordinaria oi accidentali cussì co111u per lu passato et antiquo te1nporc è stato observato che la casa vecha se111pri è stata cha111ata per tanlo veniri et d8novo ipsa casa vech8 habia sen1pri in tali ordinacioni cl processioni habin di convocari et chian1ari per cedu!i ad tutti or8torij et cussì di disciplinij cun1 soi cedui i 1norc solito et possa tali congrecacioni in quillo loco n1cglo ad !oro 111eglo vislo che ìpsa casa vecha poza proponiri et declarari tali con1111issioni 8d ipsa cinta et concludendo ips8 poi pocza dari 111odo fonn<1 et ordini in qui Ilo 111cglo 111oclo che savirà di rn1dari cl orcli11<1ri


C'o11fi·a/ernite di disciplinali i11 Sici/i{f e u C'ofa11iu

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ofJ-lcii et dari laudi et resposte et sen1pri cun1 l'ordini et pri1nu di lu locu che è st<:1to obscrvalo per lu passato 0111ni uno di andari a lu so solito loco et quisto onni uno habia di obcdiri sub pena peccato n1ortnle et altra penitencia 111cg!o vista a lu prelato seu ordinario che serra sui te1nporis cui contradecisse sin1ili precetto et co111andan1ento. lte111 si In casa vecha dese volissi tl!l'i qualchi ordinacioni per oportunitati di tcn1po et di necessit8ti di in1plorari gratia a lu onnipotenti f)io oi qualsivoglia causa che fachissi sia lccitu ad ipsa cas8 vecha potiri 111anclari cedu!i ad tutti oratorij et ·fr1ri congrcgationi di ditti oratorij ad quillo loco 1neglo vistu ad ipsa et fiffi la debil8 proposta e1 conclusa dari ordini et fonna di quillo chi fill'ci di Hffi a lu 111odo che è stato costun1nto per lu passato et si alcuno fussi discrepanti di tali ordinacioni et preposta che per cosa niyuna ta!i casa ne oratorio pocza ncxiri ad rari ordinacioni ne devocioni 8lcuna per tìne ad tanto che non siano cl lassi venti iorni con1plili et cui contradecisse acl tali orc!inacioni sia in pena di peccato n1orta!i et altri peni n1eg!o visti a lu ordinariu ad cui spetta. riv] lte111 si alcuno oratorio seu casa di disciplina vulissi rari Cllcuna devocioni seu penitencia che pocza chan1ari et congregm·i persuna a !8 su111111a di dudichi di case et non pluj et quisti tali casi certi chmnati oretenus et 11011 per cedulis et poczano si congregari in qua!sivogla loco a loro n1eglo visto et potiri fiiri quilla devocioni et processioni a !oro 1neglo visti a loro libera et spontanea voluntati cun1 patto et condicioni che nixuna C8Sa pocza rari si111ili invocacioni che loro faranno ne nexiri congregacioni alcuna di dicti case di confrati nisi elasso terinino dcci dieru1n et cui contravenisse ad quisto tali ordini sia in la supra ditta pena. lte1n si alcuno oratorio voi issi fari qualchi divocioni per se stesso et alcuno <1ltra insi111ili in e8dein dic et notte volissi fari siinili dcvocioni che 18 poczano fari in pune et a libertati loro per reservato ordine superius alcuna congrecacione 11011 nexisse et ips8 tali conf'ratia fussi chan1ata et non volendosi andari in tali co111pagni;:i volissi andari sula che tali confratia che contravenissi ad tali preceplo et ordini fussi in la dieta pena ut supra. lten1 perche n1ul!i frati solino stadiri alcuni novi ordinacioni per li supraclitti ordinati che n1ox stadera et volendosi fari nova congregacioni con novo ordini che quista che 111ox l'ano stari che tali novi ordinacioni st8riano d'orclinari per l'ordinario scu ad quen1 spetta viri et rari congrccari 8cl ogni contì·aternita seu oratorij et per ditto ordinario si habia di rechipiri tucli cedui i di dicti confì·aterniti seu oratorij cl poni risi in certo loco 1nore solito et fitrisi nexiri dilli ceduli cl ad cui nexisse tali cedula starà cli dari lu carrico et la fonna di tutto quillo che snvira di fari tanto in !u dari di lu off1cio quantu in lu dari di qu8lsivoglia laudi verrà che se111pre lu ordini di lu andari ordinatainenti si fr1cz;:1 a l'orclinacioni antiqua et co1110 per lu fervori è st8to obscrv8to et quandocun1que ta!i cedu!8 nexisse ad alcuna casa di conth.1tia che fussi insufficienti per indisposicioni di ten1po oi di neccessitali di f-ì·ati che si8 intiso ad ips<:1 confratia di potirici piglari so adiunto una cl cloi casi per poniri!i ad supliri a lu bisogno che fussi a la dieta ordinacioni seu processioni che h8vira di fari et qui!lo che fussi distrepanti in sin1ili ordinacioni et fo1111a sia in la pena ut supr8. ]teni perché ordinato è stato di !'8risi certa processioni in la octava di !a gloriosa nostra diva patron8 Santa Agata et di venirisi tutti case di confraternite in la 111atina ad loro benepl8cito el vo!untati et di portarichi qui Ilo debito di conio n1eglo a !oro bene visto di devocioni et caritati che tali processioni si abia d'ordinari per vostra ccdula ul supra et a cui ncxira sin1ili ceduli habia di dari ordini et J'onna conio ad ipsa casa seu oratorio n1eg!o parrà et 111oclo ut supra et che ta!i case et confr8ternite barano di portari uno dono pro on1nibus conio per ipsan1 costitucioni nostra et teli i ordini parrà portando


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Gaetano Zito

ognunu loro confa Ioni cl crucifissi cussì conio per lu antico è stato obscrvato et con la 111eglo caritati che si pocza et cui contn1venissc sia in culpa et pena ut supra f2r] Jte111 si alcuna casa di contì·atij seu di oratorio in la oliava voi issi venir i et portari qualchi otlerta scu J-~iri alcuna devocioni 8 la gloriosa nostra diva patru11c1 cli Sancta Agata che liberan1enti poza andari et fari qui Ila debita offerta caritati et dcvocioni che vorrano ad !auden1 et glorian1 ipsius virginis et 111artire1n bcatissin1e Agate. lte1n si ordina et statuisci che tucti quilli co11th1terniti scu on1torij li C1ccadissiro loro frati esseri inorti cl lachito duvirisi dari per la dieta propria contì·atia che ta!i con(h1tri non debia dari laschito ad altra confralia che ad qui!!i che serrano plui propriu et <ìd ipsain proprirnn confì·atia tanto per l'uno conto quanto per l'autro che serra circun1 circa ditta conti·atia et quisto sub pena ut supra. lte1n che qua11clocun1que alcuno frati di confratia n1orisse et fussi neccessario per 1'1 inopia et paupertati di orbitari ad tali Jì·ati per lin1osina et caritati che poza cha111ari ad dicti conf-ì·atcrniti che ci serrano dui propriu1n n1orc ut supra in tonna cli chinea in sex et non plui et quilli tali confraterniti siano tenuti et obblicali ad laude1n elci et pro carilali orbitari!i per le111osina et per necessitati et questi tali che farrano si111ili len1osina et caritati toticns et quotiens le prcsta1110 indulgcntia dì iorni quaranta et cui conlravenisse elle sia in pena di peccato 111ortali et stari doi don1inichi in sui ecclesia che serr<'i clisobidienti sinc oftìcio et fare 1nessa et quisto scrrà ad inviolabilitcr observare perpetuo te1npore. lte111 qua11docun1que alcuna festa di clicti oratorij seu confralcrniti stadissc cli veniri in una iornata che 01nni uno habìa di fari loro festa a lu 111eglo 111odo et fonna che i11 caritati se pocza fari et si alcuno s'avissi alcuna raxuni di loro festa esseri prilna cl singulari che ad tucto si re111essi ad qui Ila che voli la iusticia et la raxoni ad nutun1 di cui spcctirà tali iusticia n1inistrari. lle1n si alcuno fì·ati di alcuno oratorio voi issi andari ad serviri ad qualcun altro oratorio per voto oi per sua dcvocione che ipso ci abia cl'andari con suo debito ordine servato ut n1ores est con licentia di dieta oratorio et atto pognalo con li rettori et trisaureri cli lu clitto proprio oratorio et a presentarilo ad quilla casa che scrnì fr11lo dillo voto et in quella sa stari per tino a lu te111pore statuto et ordinato et altri111enlc andando che lu ditto confrati di ditta conth:itia non s'andir<'i non l'arano cli rechipiri per cosa nixu11a et questo sub pena sco111unicacio11is lata senlencia et stari tanta elusa loro ecc!esia sinu ad altra orclinacioni cli lu prelato oi di cui speHirà tutto reponiri et di re1nandari clitto frati retro a la sua confi·atìa !teni a lu andari di li case in questui seu processionij obsequij oi sol lenitati che ogni uno se111pri haia cli andare a loro loco ordinnto et observato ab antiquo per la ordinacioni olin1 facta per la bona n1e111oria di quondain R.evcrcndissi1110 cpiscopu Guglie!1110 [Bellon10] et sic sin1ilis ancora in !i congrcgacioni et consig!o dando !i vursi haiano di observari si111ili ordini conio per antiquo è stato conservato et observato. Et si per alcuno convenienti seu per procepsso ten1poru111 alcuno contravenissi <.Kl tali ordinacioni in totun1 aut in parte precludessi clcrogari et non rcchipiri et non observari dicti supraclicti capituli et ordinacioni quo supra !eges et statuta in cis ipso f3cto el nunc pro tunc si intenda ecc!esia societate collegi preclitti el privata di la disciplinn dill~t con1pagnia inren1issibilis.


C'n1?fi·ater11Ue di disciplinati in Siciliu e a

C~atonia

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Appendice IV Capitoli(.~ della confraternita di disciplinati di Santa Maria della Misericordia in Valverde, 17 aprile 1527: ASD, Fondo Misce//ll11ea l/11/ica diocesi, Valverde.

Liber d1:\·c1/Jli11e co17fi·ot1·11111 !!1iserico1'Clie ,)'une/e 1\ /arie Volli.\' Viridis {46.ff} 1

[ 1-6v: preghiere con1uni a tutti i rituali e litanie della Madonna e dei santi] [7vl: J-lora fratri nostri pregan1u a lu nostru Signuri Jhesu Christu ki per li ineriti di la sua srn1lissin1a passioni ni havi data gn1cia di tari quista bencdicta disciplina in quistu bencdictu jornu cli hogi si ni clia gracia ki chi pozan1u persivirari sin a la tìni nostrn azo Id illu haya pietati et 1nerchidi di la n1iscria nostra An1en. S'e!!1per dicitur Ancora vi tornati dcvotatnenti a !u nostru Signuri Jhesu Christu ki l 8) ni 111811da veraxa pachi da chelu in terra intra la christianitati da za cin 111ari et da la da inari [da qua dal nillre e da la ciel 111arcl et spitialn1enti in quista insula et in quista chitati e in quistu 11ostn1 locu et intra cli nuj qui!b pachi et quillu nn1uri ch 1ogni ho1nu poza stnri in pachi in casa sua, di la anin1a el cii !u corpu. A111en. l)on1i11ica dicit11r Ancora vi tornllti devota1nenti a lu nostru Signuri Jhesu Christu per lu stalu di la sancta 111alri ecclesia et per li cllrdinali et per lu nostru cpiscopu et per lu nostru signuri Re N. et per lucti li autri principi et baruni et signuri di lu 1nunclu spirituali et te111porali ki clivinu regiri et guardari la christianitati, ki deu per la sua santa pietati et nlisericorclill si li dugnll gracia forza et r8v] putiri ki illi pOZllnll regiri et guarcbri !u populu christìanu per tali via et per tali n1odu ki sia honuri et gloria cli la sanctissin1a trinilllti, beni e( consolacioni et riposu cli lu populu christianu. Sia inco11111ensan1entu di lu Sllnctu passayu llZO chi nui chi pozlln1u anclari acquistari la sancta terra clala clll 111ari illa undi lu nostru Signuri Jhesu Christu richypi n1orti el passioni per nuy peccaturi salvari cl in qui!lu locu sanctissi1nu potissi1nu spancliri lu nostru sangu et fari disciplinll ad honuri et reverentia sua et a re1nissioni di li nostri peccali. A111e11. Do111inicu dicit1t1·. Ancora vi tornati dcvotainenli a lu nostru Signuri [ 9].Jhcsu Christu per tucti quilli persuni ki su in statu cli penitentia in ordini di religioni in stntu cli virginitati. !n statu di viduitati. 111 statu di n1atri111oniu. In statu di povertati ki do1ninu deu per la SUll sanctissi111a 1nisericordia et pietati si loru dia gracia ki pozanu fllri pcnitentia ki sia plachi111entu a lu nostru Signuri Jhesu Christu, sia sa!van1entu di li anin1i loru et bonu cxe1nplu di lu proxin1u. Do111inico dicitur. Ancora vi tornnti devotan1e11ti a lu nostru Signuri Jhesu Christu per tucti qui lii cre<'!turi ki su in statu di peccalu 111ortnli. !(i clon1inu cleu per !a sua sancta pictllti et 111isericordi<:1 di loru clugna grllcìa ki illi pozanu [9v] ixiri cli ki!!u pcccatu, et tornari in statu di gracia et di veraxll penitcncill. A1nen. Do111i11ica dicif11r. Ancora vi tornati devotrnnenti a lu nostru Signuri .lhesu Christu per tucti quilli pcrsuni ki sonu rora cli !a Cicli ki do1ninu deu per la sua sancta pietati et niisericordia si li i!!un1inn !i ochi di !u cori et di lll n1enti loru azo ki cannuxanu 1<:1 bonll via de lll ria cl chi ili i lllSSllllU la ria et tornanu a la sanclll fidi catho!ica. Die 111erczoy dicitur h-J In Archivio si conserva un'altra copiu di queslo testo n1a di epoca scttece11lesca. Nella seguente trnscri1.io11e. le lettere e le parole scritte nel codice con inchiostro rosso vengono indicate in corsivo.


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Gaetano Zilo

Ancora vi tornati dcvotan1cnti a lu nostru Signuri Jhesu Christu per tucti li ani1ni chi sonu passati di quista vita per !i quali ausa111u prcgari et spicial111e11ti per li ani111i di li patri et cli li n1atri et di li [ I O] frati di li soru et di li parenti et di !i a111ichi nostri et di tucli qui!!i chi sonu di quista benec!icta con1pagnia et speci3l111enti per laninH1 di 111isscri Jacobu de la colonna cardinal('-' protecturi et patri nostru ki don1inj dcu per la sua sancta pìetali et iniscricorclia si si inova ad pietati et 111erchicli et si i lii sonu in pena oij foku di purgatoriu ki doininu indi li leva et tray<1 et 111ettili in sancta requie cl reposu. Die 111ercl11y dicitur. Ancora vi tornati clevota111enti a !u nostru Signuri Jhcsu Cllristu per tucli quilli creaturi ki sonu in pena di purgaloriu, in povertati, in infinnilati, in necessitati, in tribulacioni in aftlictioni, in prexunia di sarachini, oy di christiani et spicìal[JOvJ111e111i si chindc alchunu di quista benedicta con1pagnia, ki don1inu dcu per !a sua S811Cla pietdlc et n1isericordi8 !u qu8li è veraxu consu]dtori, si loru n1ancla vcraxa consolationi di lani111a et di lu corpu in veraxa penitentia. Die !!1ercury dicitur. Ancora vi tornati devola111enti a lu nostru Signuri Jhesu Cllristu per lucti quil!i pcrsuni ki ni volinu n1ali ki ni procuranu inali ki ni dichinu 111ali et ki si t8nu gabu cl rìdinu cli nuij. Ki do1ninu deu per la sua s8ncta 1nisericordia et pietati si li perdugna li !oru peccati et clugna!i gracia ki ili i tornanu a 111endan1entu azo ki il li regnonu in st8tu di grc1cia et di veraxi penitencia. f)ie veneris dicitur. Ancora vi tornati devotaincnti a lu nostru Signuri Jhesu Christu per tucli li nostri bcnin1ctL!lj et spccia!111enti per !u r 11] nostru episcopu et per la sua conpagnia et per Ju nostru Sig,nuri Re N. et per !a sua conpagnia et per li autri benefacturi et 111antinituri nostri. J(i don1inu deu per la sua S<lncta pietati cl n1isericordia si !oru diCl graci<:1 ki i Ili pozanu viviri et 111oriri in statu di gracia et di ver8xa penitencia. /Jie veneris dicitur. Ancora vi tornati dcvota1nenti a lu nostru Signuri Jhesu Christu per tutti qui!li creaturi ki fanu quista Benedicta disciplina per lu univcrsu 111undu. J(i do1ninu deu per !a sua sancta pictati et 111isericordia si ni dugna gracia 1-0rza et putiri a nuy et a loru ki pozanu fari tali disciplina et tali penitencia intra lu cori et intra la n1cnti loru et nostra. !(indi sia laudatu et ringraciatu lu non1u di !u nostru Signuri Jhesu Chrislu. Sia salva111entu di li 8llin1i nostri ll !v] et bonu cxe111plu di lu proxin1u. Dic veneri.s· rhcitur. Ancora vi tornati dcvot8111enti a lu nostru Signuri Jhcsu Christu per tutti li naviganti di !u universu n1undu et specialincnti per li nostri frati et per li nostri pcirenti et per li nostri benefacturi et sinchinde alchunu di quista benedicta con1pag11ia ki don1inu cleu per la sua sancta pietati et 1niscricordia si loru dugna gracia ki i!li pozanu filri t8!i viagiu et tali 111crcantia ki sia sa!van1entu cli li anin1i !oru et si li conduca in portu di salv'1n1entu. An1en. Se111per dicitur Ancora vi tornati devotan1enti a [u nostru Signuri Jhcsu Christu per tutti creaturi ki si acconn1andanu a li nostri oracioni et aunu fidi et speranza cl clevotioni ad quista benedicta co111pagnia ki do1ninu deu per la sua sancta pietati et 111isericordia non guard<-1 [ 12] a li nostri dcrecti ne a li nostri 111anca111enti, n1a rispunda a loru bon<l fldi et si li converta in bcnlàri et in bendiri. /\incn. Se1nper r/icit11r. Or lu nostru Signuri Jhcsu Christu !u quali csti ogni co1np!in1cntu di beni si ni n1anda !a sua pachi et !a sua gracia et la sua 111isericorclia chi in nuij est i ogni detèctu. A1nen. Se111per dicitur

r,

5

A 1nargine, da aliena 111ano, in epoca successiva è slalo annotalo:

Colonna Cardinale J'ondatore deJl<1

Co111pagnia)).

«Cìiacon10


C'o1?/i·a/er11Uc di disciplinah in Sicilia e a C'a/ania

353

Ancora vi tornati devotan1enti a lu nostru Signuri Jhesu Christu Id plui 111eglu digna111enti nixaudixa quisli prigeri et tucti li autri ki havin1u fr1cli. Si clizziinu la Salve regina tucta la disciplina. [seguono preghiere con1u11i, in latino, alla fV1aclonna e allo Spirito Santo; lettura cli testi evangelici: !avandn dei piedi 11cll'ul!i111a cenci; Maddalena che lava i piedi n Gesl1; precetto della caritù e dell'unità; orazione de! venerdì santo; l Cor 11, 20-32; C.:ìv 13, 1-15; r's 12, 1-11; Civ 18,1-19,42;] [ 25J Deo grotios Quisfi sonu li capi/11/i li quali ogniunu di la co1?fi·atia divi pro111ethiri di observuri inanti chi sia pigla/11 a lo co111pagnia l25vj In prin1u divi rencliri 18 usura et lu innli ablalu. Et si 11011 havissi clivi pro1nectiri n rendiri quando !aviza cun consig!u di lu so confessuri. Anchora si divi con!èssari ogni quinclichi gioi·ni, et conn1unicarsi quatru volti lnnnu, zoe a pascu.:1, a pentliicoste, a Sancta 111aria di 111enzu augustu, cl a natnli, et non rcst<iri sindi, salvu per consiglu di lu so con1èss111j. Anchora clivi dijunari lucti li venne1~j di !nnnu, la quaclragesinHl, li vigilij di li aposto!j, li quatru tcn1pora, li cinku vigilij di nostra donna, la vigilia di sanctu JolH11111i baptista, di snnctu laurenzu, di tucti li snncti, et (ucti li autri vigilij ordinati per la ecclesia, et clivi guardari li lesti con1nnnclatj. Anchora divi vini1j in justu 111atri111oniu Clllll sua 111uglcri cl cui 11011 cli avi r26l divi 1nuriri in castitati senza pcccatu di luxuria. J\nchora si divi guardari dogni jocu di dadi et di autri suzu jocu et 11011 in1it<iri a biviri in taverna, ne usnri in locu disoncstu ne cu111 hon1ini ne cun1 fe1nini di 111a!a fruna et cli dishonesta vita. J\nchora divi diri cincu pater nostri et cincu ave n1aria cun1 g!oria patri ad honuri et 1nen1orin cli li cincu plagi di noslru Signuri Jhesu Christu. Et quanclu si si assecta a la tavula dica unu pater nostru et unu ave n1arin. Et a!tru trn1tu a la levata a ret-eriri gracia n Ju nostru Signuri .lhesu Christu. Anchora divi ogni do111inica andaij a la ecclesia a vidiri n1issa et predicationj cl divi viniri ogni do111inica, ogni n1ercu1j cl ogni venne1:j a friri la dixiplina cun1 li aut1j fratj et non re1nani1j per cosa r26v] nu!ln salvu perjusta caxuni. Anchora divi 111ictiri n la caxitella di la n1isericordia grana jj [=due] per 111isi a so potiri li quali dinari si duunu dispensari per li poveri di la con1pagnia. /\nchora divi fari tcstan1entu inth1 lannu et stari cussi apparichatu con1u clivissi n1uri1j. Anchora divi portari una candi!a duna !ivira el accatarisi capa, corda et disciplina, et si non hnvissi lu putii:j sianu !àcti a la spisa di la co111pagnia. Anchora divi andari per la terra quando la con1pagnia ordinnssi n jri per lu bonu cxcn1plu per la terra ad reverentin di la sancta penitencia. Anchora pron1itteraij et darraij n1indi fidi cli non revelm~j nul!u tì·ati di la co111pc1gnia a nulla pcrsuna di fora, azo chi scanda!u indi putissi ixi1j, ne dclrin1entu di !a co111pag11ia. [27] Faclu quistu sia li adi111andatu si li pinchi et si voli obscrvari tuctu zo! Sia li datu pachi di tuctj li frati. Et cantasi Veni crentor spiritus. Et si non lì plachi, H1chissi ixiri di fora chi non cannuxn nullu di !i fì·ati di la con1pagnia. finno Veni creator Spiritus; invocazioni e preghiere con1uni: a!!o Spirito Santo e penitenziali;]


354

(Ìaelano Zito

[281 lncipil (~jfìcit11JJ de.fì1nr.:loru111 prin1a do1ninicu 111ensis pro .fì·atribus de.firn~ clìs [ad 8lcunc preghiere iniziali seguiva la lettura della «favulu di li defìtnc(j))] [34v] Hora frati nostri pregati a nostru Signuri Jhcsu Christu ki per li 111eriti di la su8 sanctissin1a passioni ni Ila clatu gracia di fari quista bcncdicta disciplina in quistu benedictu giornu di hogi, si ni dia gra[35]cia chi nuij chi pozrnnu perscvcrari fin 8 !a fini nostra azo chi illu haya pietatj et n1crchi de la 1niseria nostra. J\111e11. Anchora vi tornati devot81nenti a lu nostru Signuri Jhesu Christu ki ni 111anclll vera pachi de chclu in terra intra !a christianitatj daza et da la da 111a1j et spicia!1nenti in quist8 ysula et in quista chitati et in quistu locu et spicialinenti inlru la sancta 111atri ecclcsia et intra di nuij quilla pachi et qui!!u an1uri et quilla tranqui!litati ki ogni ho111u poza stari in casa sua cun1 S(!lllti di la anin1a et di lo corpu. /\111en. Anchora tornati dcvot(!lllenti a Ju nostru Signuri Jhcsu Christu per tucti qui!li persuni ki su fora de la fidi ki clominu cleu per la sua sancta pielali cl misericordia si li illun1i11a li ochi cli lu co1j et di la 1nentj loru azo ki cannoXdllll la bon(! VÌ(! et lassanu la ri(!, et ki illi tornanu [35v1 a la sancta fidi catholica. J\n1en. Anchor8 vi tornati devotanH.:nti a Ju nostru Signuri Jhesu Christu per tucti li aniini ki su p<lssati di quista vita et per li quali ausan1u pregai~j et spicial1nenti per li anin1i di li nostri patri, 111atri, fr8lj, parenti, rn11ichi et bcnefacturi nostri. Et per tucti quilli chi sonu di quist8 bcncdicta con1pagnia et speci8!111cnti per !ani1118 di 111isseri Jacobu co!onn8 cardinali()(' patri et protccturi nostru ki do111inu deu per !a sua sanct8 picl<-l~j et n1iscricordia si si 111ova ad pietati et n1crchidi et sì i Ili sonu in pena oij in foku cli purg(!toriu ki don1i11u indi li tray;;i et 111ettili in sanct(! requie et riposu. A1ncn. Anchor8 vi tornati clevotan1cnti a lu nostru Signuri Jhcsu Christu. A tal ki n1eg!u et p!ui dignan1enti ni ex8udixa quisti pregieij et iuctì li autri ki lhctu avi1nu dcvotrnncntj cliccin1u lu 1niscrcre cu111 [36] la disciplin<l dichcndu ad honu1j et reverencid sua et per li aniini di !i nostri trapassatj. /\1nen. [De profundis, Pater noster, Requie111 eternan1, Dies ir8e e altre invoc8zioni e preghiere in latino] [ 37] 1527 TÉAouc,- 15 lnditionis 17 aprelis LÌci)(O:

GOl.

KUpLE

O:l'Tl_i\l)HTUJf-l

).lDl!

(~)E6G

[G!oria a te, Signore, Dio 111io protettorcl

[fino alla fine dc! testo seguono inni e canti, con la p8rtitura gregori8nn, per la sta della Beata Vergine Maria sotto il titolo della Misericordia]

1~

Appendice V

Capitoli della confì·aternita cli disciplinati di Santa Maria della Misericordia in Valverde, 1 ottobre 1788: ;\SD, Fon(/o 1ì1iscellanea antica cliocesi, Valverde. O.fficiull! C'o1?fratru111 Sanctae A4ariae 1\//iscricordiue C'ivitatis Acis /·ù1perùJris et q11arter;f /la//is Viridis f59 ff.]

1 '' '

Colonna

;\nchc in questo punto. a n1argi11c del lesto, ch1 altri Ji1 a11110U:ilo: «Gincon1u

Cardinale fondatorc della Co111pngnia>>.


C'or!fi·afernde di disciplinati in Sicilia e a C'afania

355

[2-!7v: preghiere con1uni in latino, italiano, siciliano e lil8nie della Madonna e dci sdnti, guidate dal cappellano. Dai capitoli dcl 1527 sono riprodotte le intenzioni di preghiera, 1na con la recita dcl P8dre nostro dopo ognuna di esse]. 67 [91 Queste lodi sono quelli di lo officio di Trecastagni . Regina Santa Maria Matri di lu Sa!vaturi t-a prighcri a Giesù Cristu chi lui habbia 111ercì di nui. Giesù Cristu patri noslru su la cruci fusti postu pri nui fusti prisu e n1ottu pri nostra salvationi. O Vergini gloriusa n1atri di Diu preziusa nostra n1enti f~ disposta prega pri 1H11 peccaluri. O Vergine Annunziata ave regina coronata tu chi si nostra i.ldvocata prega pri nui piccaturi. Peccaturi fii pcnilcnli8 fr1lla cun grandi riverenzia innanzi chi veni la sententi<i Giesù Cristu haia 111ercì di noi. E horll rratelli acciò Giesù Cristu exaudirà chiui benignan1cnli !i nostri preghicri diren1u divotan1c11ti lu 1niserere, et de profundis con la disciplina a re111issioni dclii nostri peccati. [Durante !8 recit8 cli ::1ltre preghiere era previsto che i contì·atelli si cliscip!inasscro: 12v] Si fa la disciplina e si nascondino li !unii e si dice i! Miserere e Dc Prof'undis cu1n Glorio Patri. Finito i! De profundis si cl ice il seguente Nunc cli1nittis l13v] Seguita !'adorazione della Croce in terra. Posti li iì·atclli a due clui in ginocchione e bagiano la Croce e cl icono lo Sl8bat Mater co1ne seguita disposto [alternandosi il cappellano e i confratil [ ! 8] Modo di ricevere seu cantare li fratelli nc!la Co1npagnia di Nostn1 Signora dc!lc1 Misericordia. 111 prin1is Essendo convenuti lutti li tì·atelli innanzi !'altare n1aggiore inginocchiati li elica il Cappellano: Avete voi fì·ate!li anin10 e devotione aggregarvi cd intrare in qucslc1 Co111pagnia di Nostra Signora della Misericordia? Responcli110 li frate!li, o iì·atello: Patre sì questo cerco e questo do111anclo. Dica il Cappellano: Avvertiti tì·atelli che per noi essere ricevuti in quesl8 Santa Co1npagnia vi fa bisogno osservare prin1a li precetti di Dio cl ancor8 bisog1H1 che pron1ettili osservari le conslituzioni e regole che in dilla Co1npagnia si contcnino. Respondino li fratelli o fratello: Accussì voglio pron1elto et cossì apparecchio cli osservare. Dica il Cappellano: [18vl Avvertiti fh1telli e disponitivi de hoggi innanzi a servire con bon a11in10 a Nostro Signore Gesù Cristo cl inco1nincìare nuov<1 vita spogliandovi dello vecchio ho1110 cioè dello peccato e delli inali operationi vestendovi del huoino nuovo cioè cli Cristo e della giustizia, e sanlilìcatione con tutti li santi virtuti procurando d'essiri veri servi cli Dio, dando bono csc111pio a tutti li cristiani, perché se così osserviriti haviriti, e sarriti aspettati di quello felici e se111piter11u prcn1iu cli vita eterna quali è statu pron1issu al!i suoi feclili servi e si sarriti di inala vita dando n1alo cse111pio sarriti cassati dalla tavola di ]'altri fàtlel!i e cacciati della Con1pag11ia e si n1ostrirà signu che sarriti cassati dallo libro della vita e vi sarrà disonuri a!l'8ni1na e allo corpo. Or dunque fratelli ringratiati a Dio Nostro Signore di questa bona ispiratione che sete ricevuti in questa Con1p8gnia e di qua innanzi sarriti nostri tì·atel!i seguitando Cristo andirili per la vi8 dclii suoi santi co1nandan1enti perché havendo per cdpitano e con-

(,7

Desunte dalla confraternita dci disciplinati di Trecast8g11i.


356

Gaetano Zito

clutiorc questa Nostra Signora Mririn 18 cui insigna portiriti ne!li vesti1nenti della C~o111pag11ic1 procurando dunque di non vi content<:ire solrn11enti cli portare la cnppa 1na sf-Orzativi corrispondere con !i costun1i e vita santa i111itando nelle sante virlù e che tìnal111entc possit1lc arrivare [!9] a quella città s<111ta dcl celo e conseguire il pren1io di la gloria eterna. Doppo questo un'altra volta vengano li fi·atelli innC!nzi !'altare e li cappi stiano supra l'altare e la candi/a lu cappellu curduni e c!a111ide et il s8cerdotc beneclicZJ con !a sponza li dicti vesti et anca li fratelli [segue la preghiera di benedizione in latino] [ I 9v] Fatta la beneclictione lo Cappellano piglia la Cappa e porgendola allo fratello dica e conseguente nel li altri seguendo: Accipitc vcsti111entun1 iustiliae et puritatis in 110111ine Patris et Fi!ii cl Spirilus Sancti. A111cn Lo Corc!uni: Accipe cingulun1 castitatis et continenliae !)eus protcgat contra on1ncs carnis concupiscentias in non1ine Patris et Fi!ii et Spiritus Sancii. A111en Lo Cappuccio: Accipe velu111 Charitatis contra 111alos n1ores et sensuun1 tuoru111 tribuat tibi Deus fin11a111 corun1 custodian1 in no111i11e Patris et Fili i et Spiritus Sancii. A1nen C;:1ppello: Accipc signu1n peregrinalionis tuae considera quia peregrinus es ad supernan1 patriain rectc vivas ut ean1 consegueris in 1101ninc Patris et Fi!ii cl Spiritus Sancti. A111en [20] Li Pater Nostri scu corona: Accipe signu1n devotionis vide vigila et ora ne intres in tenlatione111 in nonlinc P;:1tris et Filii et Spirilus Sc111cti. An1cn Lo Mantello: Accipe veste1n nupliale1n in sig1H1111 charitatis qurun tibi Dcus tribual in presenti ut in futuro perpetuo fì·uaris in non1inc fJatrìs et Fi!ii et Spirìtus Sa11cli. A111en La lnlorcia: Accipe luccrna111 in 1nanibus luis lucerna pedibus n1eis verbu111 luu111 et Ju1ncn senlitis 1ncis in no111ine Palris et Pii ii et Spiritus Sanctì. A1nen. Fatto questo i! Cappellano intona Te Dcun1 !audrnnus [Segue l'orazione in latino] Doppo dunilsi !a pace al!i ditti fì·atel!i cl che si scrivino nel libro. [28] Capilula In 1101nine Jesu cl B. Mariae Virginis Misericordiac lnco1ninciano li Capituli della regula delli fratelli di Nostra Signora della fVliscricordia di Valverde. In prin1is Slatuin10 et orclinan10 che li fratelli vengano ad hora dell'aurora quando SO!Hl !a can1pana e si portano la sua corona e furrialo e trasendo la porta della chiesa prendino l'acqua bencditta, e si h1 !a cruci, e doppo si inginocchino con due ginocchia e dicano la salutai ione della Madonna cioè l'Ave Maria Pater Nostcr, e doppo di quella oratione, si dica hora e setnpre sia laudato Gesù Christo, e sua Matre Maria Yirgini, e data l'offerta alla cascitta si asscHa a! suo loco consueto osservando silcntio. Hcn1 nullu frati deve essire ricevuto si prinHI non si piglirn1u tutti li vuci dì tutti li contì·ali et essirici !etti tutti li capituli di la regula. Si dirrà chi vorra essiri accettatu di li frati, 111a 11011 si può cantari si prin1u non è d'anni decidotto. l28 v] E ricevuto il Jì·atcllo, si divi fari la cappa, e portari una torcia scu candi loIle.


C'o1?fì·a/crnile di di.w.:1j.J!inoli in Siciliu e o Catanio

357

~~~~~~~~~~

Ordi1H11110 chi ciaschidunu di li frati divi osservari li co111anda11icnti di Dio, e di !a Santa Chiesa, e guardarisi d'ogni brultu, e nirtiusu locu e parran1entu disonestu 11e praticari cu huo111i11i, e donni di 111ala vita. ltc111 con1ancla1nu, e vole11111 chi si alcuni cli li rrati si trovasi niali oblati certi, o incerti, li certi li restituisca a Ili patruni e I' incerti rdla Con1pag11ia. !teni volcinu, e con1anch1n1u chi si alcuna dclii J-ì·ati n1ancassi per tre do111eniche a non venire alla Co1npagnia che sia cassato della regu!a, e del libro dclii fratelli lcvandu chi fussi 111cllatu ò vcru fussi pusatu per altri travagli giusti. lte1n volen1u, e coniandaniu chi ognuno di !i frati ogni giornu dice cinque Pater Noster, e cinque Ave Maria cuni gloria Patri a nien1oria di lzi passioni di nostn1 Signuri C:ìesl1 Christo. [29] ltcn1 s'orclinll e co111anda chi li patri retturi divinu fill"i li cunti d'introitu et exitu ogn'annu quincleci giorni doppu la fcst8 presenti lu pzitri cappel!81lll. !tc111 voleniu e co111anclzin1u che tutti li Crati divinu conlèsszirsi ogni terza doniiniCil e co111t1nicarsi con consiglio di lu so confèssuri e tutti li frati cli la Maclonnc1. !teni vole111u e co11ianch1n1u chi tutti li patri retturi tengono diligenti cura cli li frati poveri, a subvenirli, et zinco a visitarli et ricordarli a conl'essarsi e f-hri l'ordini di !ci Santa chiesa, e fari lu tcstainentu. ltc1n volen1u, e coniandr1111u chi ognunu cli li frati clugnll grana dui alla cascitta per ogni n1isi per coniprari og!io ò cira. lte111 volcn1u, e conianclainu chi si !i patri retturi non racissiru osservari !i capituli di la confraternita di !u bonu statu di la Jì·aternil<"ì ognunu può diri contra loro e non si c111e11clandu sianu !ivati e ratti altri retturi con fari nuova elcttioni con tutti Il Jì·ati. f29 v] [teni vo!eniu chi si li frati russiru incorreggibili a1n111011uti per tre volti non si e111endandu sianu cacciati di la Con1pagni::i. !teni s'ordina e co111zinda che n1ore11clu alcunu cli li fì·ziti, chi t·utti li fi·ati vadanu con la sua cappa, e sua intorica ad acco111pagnar!o fina alla chiesa e li tì·ati litterali dirici l'ofTit!u, e qui!li chi 11011 sannu littiri clirici la cun111<.1 e quistu cl'ob!igo nostro. llc111 s'ordina e co111anda chi nessunu di li frati pozza zinclari a fhri liti ne civile. ne cri111inzile si prin1a non si donu111da !icenlia zilli palri retturi quali siano tre alincno che cliczino sìr'". ltc1n s'ordina, e co111anda chi li patri retturi ogni do1ni11icc1 nillncl<inu a clui di li frati per lo quartieri a coglirì !'elcinosina per li iì-clli poveri, quondo è bisogno. [30_1 Ite1n s'ordina e co1nanda chi !i patri retturi ogni don1inica 111andi110 a dui cli li frnti per lo quorticri a cogliri l'e!e1nosi1u1 per fill"ni cclebnirc una 111esso cantata per !'zini1ne dc! purgatorio il prin10 lunrdì. lte1n s'ordina e conianclc1 che volendosi h1ri !i rel!uri chi nissunu di !i frati clugnala vuci per via cli si111unia llHl hiri tuttu quantu lu Spiritu S<.lnlu spira. !teni s'ordina e co1nanda chi conie li patri retturi volinu nesciri a fari penitenza chi tutti Il tì·ati habbianu da venire con suoi cappi et andari a!lll processioni devolan1enti, e non pzirranduci facendu oratloni e disciplini 111odesta1nenti. lte111 s'ordina e conianda 8 tulti !i coniì·ati chi li patri retturi volenclu nesciri ogni terza clo1nenica ad zicco111pzignare lu Santissi1nu Sacra111entu si portinu la sua capp;-1 et inlorcia e si guadagnanu indulgenza a 111odo di giubileo scinto. [30 vJ lten1 s'ordina e co111anda che li capituli seu regula si Jeginu ogni pruna do1ninica di niisi, et anco chia111asi li fratelli defunti. 1

··~

«quali

sì»: di aliena

111<1110.


358

G'uetano Zito

Jtcn1 s'ordina e co1nanda chi !i patri retturi non prestassiro giugali di la Co111pagn1a. Di quello spetta all'officio del Governatore /teni volen1u et ordinan1u che il Governatore sia il pri1110 et il 111aggiore sopra tutti li fì·c1telli, al quale sede autorità per quanto per li presenti c8pitoli si dispone, e che passi insie1ne con li Rettori seu consiglieri, o aln1eno l'uno cli loro iinponcrc tulle quelle corrcttioni, e penitenze gli pareranno necessarie per il buon ese1npio e per l'en1enclatione di la vita, e co~;tu111i loro. E voglia1110 ancora che sia riverito et obcdilo nelle cose giust·e, et oneste che spettano alla Con1pagnia per il che esortian10, e conforti81no ad ogn'uno, che hu111il1nente accetti le penitenze che gli si in1porranno con1e salutilèra 1ncclicina alle loro in!èrniit<-1, e quando uno fratello usasse alcuna disobedienza o grave colpa per la qLrnle [31] fosse in1posta per il Governatore e Rettori seu consiglieri o due di loro alcuna penitenza a loro ben vista, non facendo il tale f-ì·atel!o !a penitenza i1npostali al prin10, o al secondo aggiunto senza !egittiino in1pcdin1ento approbato per il GovenH1tore o Rettori o consiglieri s'intenda cance!!<1to al!'hora e per tale si publichi in corpo cli Con1pagnia. Si111il111cnte si concede autoritù al Governatore e Rettori seu consiglieri che tuHi essendo uniti e non discrepante 81cuno di loro con !'intervento di 111aestri di novitij possino cJncellare qualsivoglia fi·ate!lo per alcuna trasgressione a !oro benvista, il qu11le fi·8te!lo dato, e publicato per casso non possa essere più accettato nella nostr8 Co111pc1gnìa finchè non passino sei 1nesi e volendo entrare di nuovo osservi tutto il che osserva un novitio e per télle sia accettalo. i\ vertendo che il Governatore solo non possa trattare ne n1ettere in corpo di Con1pagnia negozio alcuno senza il consenso di essi Rettori seu consiglieri e loro parere, o duna di !oro acciochè le correttioni, e penitenze da in1porse per ditti Governatore e Rettori seu consiglieri e tutte ]'altre cose si haviranno [31 v] da fare e trattare siano salutifere et acceUate di tutti li Jì·atelli con quelli fì·utti spirituali che si ricercano.

Del!'ofTicio de i s8cristm1i L'orlìcio dei sacristani cioè due di essa Con1pag11in sia di fi1re l'apparato qurn1do 69 sì havirù di fare la festa nel te111po ordinato, e son8r 18 can1pana per [... ] et apparicchiare la chiesa per servigio delle n1esse et 8ltre cose necessarie, e processioni, e sollennit8, havendo ogn'uno buon anno di tr8vag!iarse per servigio della nostra Signora essendo questa nostra Co1npagnia sotto titolo di Santa Maria della fV!isericordia per la di cui honore e riverenza sian10 ob!ig8ti esponcre tutto qu811to h8bbimno e la vit'1 istess'1. De!l'orlìcio de 1nastri di Novitij !! quale è procun.1n:, che nell8 Con1pagnia non venghi 8 nascer zizania alct1Jl<l, i I che non puotrcbbe venire salvo quando a quell8 Co111pagnia c1lcun scancla!oso aggregato vi tosse e per questo per ri1ndiare alle perturbationi che che forse fra loro 8ccadessero. quando per il Governatore e sui Rettori s8rà dato o lor notitia d'alcuno che volesse [321 esser di nostri tì·atelli, e con ordine che seni inl'onnino tenendo secreto quel tale usarrn1110 son1n1a diligenza d'essere bene infonnati della vita et costun1i et esercitij suoi acciò in questa Co111pagnia non vi sia person8 di scandalo, o che per 8ltri rispetti non convenisse esservi, e scordandosi di Lu·, dal canto suo ogni possibilitù, e di non undar appres1 '')

Testo depennai-o.


C'o11/ì·aternite di disciplinali in Sici/io e o C'otcrnicr

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so la volontù d'altri fratelli, dati i quali fossero stati ricercati, havuta la vera infor111azione con ogni sincerità quella leal111entc riferiranno al Governatore e Rettori e non dcl altri protestando dover essere sopra di loro coscienza quando a!tri111ente racessero accadendo che fra alcuni de th:itelli venisse discordia o lite procedano secondo la loro possibilitù que!!i repacifìcarc concordare, et unire in rnnorc, e carità, e quando 11011 li bastasse l'ani1no suo in questo li debbano notificare si Ciovernatore e Rettori acciò che essi pro~ vedino secondo che a loro parerà per honor della nostra signora Maria, e della nostru Con1pagnia e din1ostrare che sia accettato del!'a!tri Jì·atclli quel fi·utto che si ricerca e di necessità che siano di tale ese111plarietù, che la !or vit8 e costun1i fi1cci110 agl'altri sple11dore. [32 v] Accadendo, che il Governatore e Rettori per alcuna legitti111a occasione n1ancassero di ritrovarsi nelle agiunta1nenti, processioni, et in qualsivoglia altro atto, il 1naestro di Noviti_j, possa r8pprese11tare la persona dcl (Jovernatore, e con1e Governalorc in quell'allo sia ubedito, e possa usar !a 111edesin18 autoritù del CJovernatore intendendo per il ten1po, chi dillo inaestro di Novitij tenerù i! luoco di governc1re con1e è detto essendo ricercati dal Goven18tore, e Rettori d'infon11arsi per in1bosso!are alcuno Novitio confonnc a! loro obligo siano tenuti venire al priino 8giunta1nento, e non venendo salvo legitì1no i111pedin1ento approbato per il Governatore, e suoi Rettori passino pigliar altri, avvertendo d'essere accorti di non introducere alcuno di fratelli chi havesse interesso, o dependenza con detti supplicanti cioè Novitij chi si hsvcssero di i111bossolare. Tenerrn1110 loro pensiero d'infor111arsi li detti Novitij supp!icrn1ti, che vorranno entrare nella Con1pagnia siano al!'hora d'altra Co1npagnia, per che in tal c;_1so non possano essere accettati se non appare che siano cancellati, o licenzidti eia quella Co111pagnia che sono. l33] lte111 havir~ cura il 1naestro di Novilij, entrati che sono dì istruirli e darli notiti8 dell'osservanza, e regole della Coi11pc1gnia li qunli siano obligati. Di quelli che non ponno concorrere nell' ()flìcij Perché sciri11 indecente che alcuno che fOsse stato puoco te111po nella Con1p<1gni<1 potesse concorrere al!'offìcio di Ciovernalorc, atteso che si presuppone 11011 essere così ben istrutto nelle cose pertinenti a eletto officio per la buona a111111inislratio11c, e regin1e11lo d'essa Con1pc1gnia, perciò s'ordina per il presente capitolo che nessuno possa essere eletto, e pron1osso all'orricio predclto cli Ciovcrn8tore che non sia stato al111e110 in della Co111p8g11ia per un anno intiero, e chi 11011 si8 111i11ore di età di anni 25 e che eia quello habbi a vacare per un anno intiero contandosi dal giorno che fininì il suo orfìcio e governo. E quando all'officio di IZettori s'ordina anca per il presente capitolo che 11011 passino concorrere th1tel!i, che non habbino stato per sei n1esi in dett8 Con1pagnia e che non siano n1inori dell'età predetta di anni venticinque [33 v] nel!'oflìcij cli quali e cossì di tutti altri of1ìcij 111inori cli essa Co1npag11ia s'ordì1i;:1 per il presente che non s'intenda non potere concorrere con la V8cantia d'un anno con1c nell'ofÌlcio di Goven18tore 111a che confanne alli gradi di essi onìcij possa ogn'u110 di loro esser pron1osso ad altro onìcio escludendo sola111cnlc, che in un 1nedesi1110 otlìcio non possan essere pro1nossi pad1·e e riglio, ne th:ite!li carnali. [~quanto all'officio di Cìovernatore concorrendo il te111po, e l'età co111e si è eletto sopra possa ogn'uno esser pron1osso, et eletto no obstante sia stato altro orficiale inferiore.


360

(Jaelanu Zito

[341 Della elctiione del Governatore et allri Oftìci8!i La don1enica in albis, o pure della n1edesin1a festa de!lc1 nostra gran Signora Maria che l'ottava di Pascha silrà i! C:ìovernatorc con tutti gl'allri ottìci8li, e fratelli di ditta Con1p8gnia o 111nggior parte di quelli si rnoniranno e congrcgaranno ncl!a !oro Co111pc1gnii'I nella quale sanì solito aggiuntarsi ad effetto di creare, et eligcrc il Governatore, et tutli altri oflìciali navi per la quale clettione doppo il solito oflìcio, o innante se venghi ad cligere oftìcialc alcuno si faranno !cgcrc li 11on1i e cogno111ì di tu[( i li tì·atelli in corpo di Con1pagnia 8cciò ogn'uno di essi fi·8telli intcnd.:1 e passi con 1niglior pensrn11e11to discernere quello paresse idoneo, e suflìciente per essere offici8le dichiarrn1do che per eletta elettione non siano n1eno di venti fì·8tel!i. E posti a sedere separatan1ente in secreto tre fratelli: cioè il cappellano e due 8ltri laici che non potTan110 concorrere all'oflìcio di governatore dicendosi pri111a l'hinno Veni creator Spiritus con l'oratio11e Dcus, qui corcla ficleliun1, all'hora san.111110 notali quelli fratelli, che non possono concorrere nll'offìcio cli Cìovernntorc, e Rettori [34 v] havcnclosi riguardo all8 vacanza, et elà co111e si è dello nel capitolo cli sopra. !I che finito con il 110111e cli iv1ari8 il Cìovcrnatore priani.:1rian1ente coinincia a c!.:1r la sua voce e cossì seguitano !'uno doppo !'c1llro li Rettori e tutti gl'allri rn1lel!i 8 d'-ir loro voci non1inando 1111 fr8tcllo che 18 nostra Signora Mari;:i spirerà per governare, e regere detl8 Co111pagnia le quali voci siano clescrilte per uno di eletto tre fratelli che stanno al secreto con l'intervento dell'8ltri dui, alli quali ne sia prohibito clar voce, e fìnito cli dar tuU-e !e voci, quello, che havirù havuto più voci s'ntend;1 esser creato, et elelto govcrnalore per !'anno che siguirà contandosi d8!1'istcsso giorno dalla elettionc il quale eletto Governatore non s'habbia da publicarc, ni.:1 che dcl n1oclo già detto si 11on1inc1no per ogn'uno fì·atel!o e già eletto e pub!icato con li Rettori si canta il rre Dcu111 Lauda111us, rendendo gratia <'lll'onnipotente Dio et <:illa sua Madre Maria, e J-h1trn1to che si canta il '!'e Deu111 Laudan1us tutti li Jì·atelli vadino a dar !8 pace al Goven1c1lore f'acendoli segno cl'An1orevolezza, ed obedienza. f"35] Incaricando le coscenze cli quelli tre, che st<1ran110 al secreto <1 ricevere le voci, che pub!ic8ti il (Jovernatore e Retlori in presenza di tt11ta la Co111p8g11ic:1 habbia110 da brugiar /8 carta nella quale si havira11110 scritto le voci, e che non habbi<1110 da rive!'1rc gl'altri, che hrn1no concorso in detti ne i! nu111ero cli voci che liavira11110 havuto. lte1n vole111u et ordinan1u che ogni fratello a]]8 sua 111orte deve lasci8re !a sua capp8 al!a Con1pagnia e non havendo sua capp8 li deve lasci8rc tarì doclcci co111e è statu solitu. /teni volc111u et orcli11a111u che se quHlqueduno, eccetto che sia tì·8tc!lo, volesse uscila la Con1pagnia in l'orina 8lla sua 111ortc 11011 puotcsse uscire se 11011 li l8scia o clona n1c110 cli tarì dodici. !teni volen1u et ordinainu che se qualcheduno non essendo !ì·atello, volesse essere cantato fratello sopn1 il letto ncl!i:1 sua infern1itfl, ecceilo che non sia figlio di fi·<1te!lo, non !o cant8sscro fratello se pri1na non !i dona, o lasci8 con persona sccura n1eno di 011z;:1 una, e tarì dodcci l8sciando sen1prc nb ~irbitrio del Governatore e Rettori. [35 v] Finaln1ente volcn1u et ordinainu che nessuno ciel li lh.1tel!i puossa estrahcrc palora alcuna ruora della Con1p8gnia di quella si lratta dentro ID ditta Con1pagnia sotto pena cli essere c8cciato dall8 Co111pagnia d'essere canccll<1to clalla tavol'1 ciel li f'ratelli. Ex libris Don lesLrnldi Fazio et Spina filij !Vl<irci A11to11ij et M<lriac iugalibus Vallis Viridis 8nno Don1ini !788 die vero pri1110 octobris 7 inclictio11e. lesualdus 1:azio n1agister notarius.


C'onji·aternile di disciplinati in Sicilhr e a C'atania

361

[Da fOglio 45 va tOglio 59 r sono riportati 110111i di co11th1tel!i approvati e di novizi; accZ1nto a diversi di essi la data di n1orte. Non si tratta della tavola dei confrati n1a di appunti casuali e disordinati che IZ1sciano intendere i! rin1ando ad un testo ufficialcl

Appendice VI Vengono risolti conflitti tra le due confraternite del Sa11tissi1110 Sacra111c11to e

di Santa Maria della Misericordia di Valverde, 12 aprile 1769:

1\SD,

Fondo Turr 'Arri, 1768-1769, ff. 286v-289v fstruzioni da osservarsi per sisten1a perpetuo, ed i1nn1utabi!e dalle due Co1npagnie, cioè dal SS.1110 e dalla Misericordia della città di Aci SS. Antonio e Filippo, e nel quartiero di Valverde, fatte e disposte clal!'l!l.1110 e R.1110 Vicario Generale [)on Bonaventura Can.co Gravina intese le parti, cioè Rev. D. Giuseppe Fazio e Rev. D. Alfio 'l'osto Confratelli della suddetta Co1npagnia della M_iscricorclia, e destinati dalla sua Con1pagnia e suoi Officiali, e Maestro Don1enico e Pfetro Fratelli di Lizio ConJì·atclli, cd Officiali di ditta Co1npagnia ciel SS.1110, anche col consenso cl'an1bccluc suddette pnrt i. Possano rnnenclue portare Mozzetta e [287r] Cappelli rossi, cioè le Mozzette col distintivo dell'orlo, cioè della ditta Coinpagnia SS.n10 coll'orlo bianco, e quella della Misericordia coll'orlo violato, e tali Mozzette, e Cappelli siano cli velluto, n10Jla, raso, terranello, o altro, da usarli ad arbitrio di dille respctlive Con1pagnie, e secondo le circostanze de ten1pi, conchè li cinque of!ìciali d'ogn'una di dette Con1pagnie possino apporre gallone d'oro, ed argento a loro arbitrio, dovendo però li rispettivi Conti·atelli cli dette Co1npagnie portare il distintivo, cioè que!!i dcl SS.1110 il Sacra1ne11to, o in piangia, o raccan10, e quelli della Misericordia il no111e cli f\llaria, o in piangia, o raccan10. Possino usare li Slendarcli di spolino d'oro ed argento, che anno usato, conchè il Stendardo ciel SS.1110 debba restare col punto cli Spagna di oro, con1e si trova, e sì debbano aggiungere!! lazzi,e giu111n1i di seta bianca, cd i! Stendardo della Misericordia debba anche restare colla frinzctta cli seta violatZI, e si debbano aggiungere li lazzi e giun11ni di seta [287v] violata. Le sorgentine debbano restare della n1anicra che si trovano, e n1Z111tenere il distintivo del SS.n10 SZ1crrnnento, e ciel 110111e cli Maria secondo le rispettive Con1pagnie. La questua si debba fare alternando le Co111pagnie, cioè una Do1nenica quella del SS.1110, cd un altra quella della rv:Iiscricorclia, conchè nelle cinque feste, cioè cli Natale, Pasca di Resurrezione, Pentecoste, Corpus Christi, e lesta cli Marin SS.n1n cli \lalverdc, nell'ultin1a Don1cnica d'Agosto passino questuare rnnendue, con questo, che nel coppo debbano portare il distintivo, cioè quella del SS.1110 il Sacra1ncnto, e quella della Misericordia la figura di Maria SS.1na, e poiché nel coppo della Misericordia vi è anche ln figura ciel SS.1110 Crocilìsso, per ciò resta in arbitrio della Con1pagnia ciel SS.n10, se voglia anche apporre la figura dì MnriZI SS.n1a, n1a la questua [288rl si debba f-iire respettivan1enlc, cioè della Con1pagnin dcl SS.1110 in 110111e del SS.1110 Sacnuncnto, e della Misericordia in non1e di Maria SS.nut In Catania li 12 Aprile 1769 lo Sacerdote D. Giuseppe Fnzio confirino ut sopra lo Sacerdote D. Alfio 'fosto co11firn10 ut soprn


362

Gaetano z;10

lo D. Felice Di Giorgio, n1i sottoscrivo pro 110111ine e parte Maestro Do111cnico Lizio rettore, per esso non sapere scrivere, e di su8 volontà confirn10 ul sopra Sac. D. Francesco Rossi, 111i sottoscrivo pro non1ine e parte cli Pietro Lizio Governadore, per esso non sapere scrivere, e di sua volontà. Ecc.1110 e Rev.1110 Signore Ricapito le riverite ordinazioni di V. E. R.1118 riguardo alle istruzioni, che dcbbansi osservare da queslc Confraternitadi il tenor del!c quali è con1c sieg,ue: Molto Rev. Signore Oss.1110, Per resecarsi !e controversie insorte tra cotteste Confratcrnilc dcl SS.1110 Sagran1ento, e della Misericordia, si sono disposte !e qui ingionte struzioni intese le parte [288v] e col di loro unifonne consenso. In conseguenza prevengo V. S. 8 farle nelle Sagrestie delle 1nedesi111e Confraternite, con dare 8 1ne l'avviso con sua letten1 responsiv8 colla inserzione della presente, e di una di dette istruzioni cli averle ratto n/: fissare co111e sopra, perché coll'originale sottoscri[(o di a111be le penti, si passasse agl'8tti cli questa Grrn1 Corte Vescovile co111'ellri deve registrarsi in cotesto suo Spirituale LJfficio questa n1ia pella sua nie1noria, in uno delle suddette lnstruzioni, se in caso una cli dette Confraternite, o a1nendue s'opporrà a sotton1cttcrsi a dette lnstruzioni, 11011 ostante il dato con1111un loro consenso V. S. senza fratte111po, 1ne ne dia il riscontro, per inviarsi subito l'atlo d'abolizione in fonna di quella Conf-h1ternita inobeclientc, cd anco di e11tran1be se saranno tali, essendo questa la inia, e de! nostro Eec.n10 Monsignor Vescovo sua intenzione, il quale resta ben cerziorato di tullo quel tanto si è fi1tto, ed ordinato. Ben inteso però, che V. S. non deve f~ir processionare [289r] niuna cli dette Confh1ternite, se non prì1na tutte e due s'averanno f8tte le Mozzcltc del 111odo, che nelle surriJèritc lnstruzioni sono state prescritte. Tanto, e non 8ltri111ente deve Ella esseguirc, e disposto, pelle proprie sue circostanze, 1ni rin1ago C8tsnin 12 aprile 1769 cli V. S. lll.111a e Rev.d8 /\ tf.1110 Serviclorc Bonaventura Gravina Vicario Generale In obbedienza dunque, ed esecuzione di quanto V. E. R.111a nli ha i111posto divengo ad un1i!iarle, che ho passato a tlir eseguire, e registrare la riveritissin1a c8rla di \/. E. R.11H1, ecl insien1c con essa le ingiontc Struzioni, con aver fatto affissare due co11si1nili nelle rispettive S8greslie, e quando 1118i una d'esse o tutte e due volessero trasgredire in parte o in lutto le Istruzioni suddette, allora subbito passerò a dargliene la piena contezza, e n1entre 111i rassegno 8d ong'altro ordine dell'E. V. R.n1a con pieno rencli1nento le bacio la 111ano e resto Valverde 14 8pri!e 1769 cli V. E. R.n1a Ecc.1110 e R.1110 lVJonsig11or Vicario (ìeneralc Catani<:i Un1ìlissi1110 e Divotissi1110 vero servo e suddito don l\1ario 'l'osto Vicario [)ie vigcsin10 secundo Apri!is [289v] secundae indictionis ! 769 Stent penis 8cta Gravina Vie. Gen.lis loseph Longo Magister Notarius.


Sezione teologico-morale Synaxis XVIl/2 ( 1999) 363-397

LA DIMORA DI GESÙ E LA DIMORA PRESSO GESÙ IN GV 1,38-39 CATERINA VECCHIO*

Con l'espressione: la dùnoro cli Gesù e la llùnora presso Gesù si vuole indicare il duplice aspetto del terna ciel "dimorare (µÉvav)" espresso dall'evangelista in 1,38-39'. Il pri1110 aspetto si riferisce a Gesù con1e soggetto che clilnora e questo problema è doppiamente sottolineato nei vv 38-39 dcl c 1 di Giovanni. Esso é posto anzitutto dai due discepoli che chiedono a Gesù: "dove rin1011i (noi) ~uivczç)"; è ripreso poi narrativamente dall'evangelista il quale nota che i due discepoli "vennero, videro dove rin1ane (noV µivcz)". Il secondo aspetto si riferisce ai due discepoli che seguivano Gesù. A loro riguardo l'evangelista scrive: "rùnasero (!!µEl vav) 11resso di lui". I discepoli, che pongono il proble1na della dimora di Gesù, finiscono così essi stessi per trovare una loro di1nora presso Gesù. Mi riferisco in questo studio specificamente al teina della duplice dùnom, quella cioè di Gesù e quella dci discepoli. Considero perciò più specifican1cnte i vv 38-39 2 , a riguardo dei quali pongo sia dei problen1i più strettan1ente letterari sia dei problen1i più spccifican1ente esegetici. È noto il racconto giovanneo. Ricevuto l'annunzio del Battista, due suoi discepoli seguirono Gesù. Poi Gesù si voltò ed ebbe inizio il dialogo incentrato sul tema della dimora oggetto di questo studio. Prescindo dal problema sull'identità dei due discepoli. Uno dei due è esplicitamente identificalo

*Baccelliere in Teologia. Estratto della tesi di Baccalaureato present<1ta nello Studio Teologico S. Paolo di Catania nell'anno accade111ico 1997-98, sollo !a direzione dcl prof. Attilio Gange1ni: pubblicato con il Pre111io «Mons. Santi Pesce». 1 Mi riferisco ai tre usi Jel verbo µivco nel contesto; traduco però in questo studio abitualn1entc il vcrho pivcvcon il verbo italiano rù11(111ere. 2 In questo i vv 38-39 risultano ovviainente estrapolati dal contesto sia dci vv 40-42 sia soprnttutlo dci ver.si precedenti, i vv 35-37. Uno studio più co1nplclo dei vv 38-39 avrebbe dovuto considernre tutto il brano dci vv 35-42 o, aln1eno, il brano dei vv 35-37. Da questo contesto più <impio perciò aclesso prescindo.


Caterino \lecch;o

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dall'evangelista con Andrea (v 40), l'altro invece r1n1ane anonin10. Gli interpreti si sono chiesti chi sia questo secondo discepolo. Alcuni pensano al discepolo che Gesù an1a3, altri a Giacomo di Zebedeo.i, altri a Filippo"'. Per conto 111io ritengo che é meglio rispettare l'anonin1ato in cui l'evangelista lascia questo secondo discepolo".

A. ASPETTI LETTERARI Negli aspetti letterari mi riferisco in particolare a due specifici, quello testuale e quello strutturale 7 • Quanto all'aspetto testuale considero alcune varianti testuali proposte dai diversi codici e versioni e indicate dalle edizioni critiche. Quanto all 1aspetto stnltturale considero la dinan1ica interna con cui il testo si sviluppa.

1.

c~ritica

testuale

Le varianti testuali più iinportanti nel testo di Gv 1,38-39 si riducono pratica1nente a quattro: la presenza o l'assenza del dativo cxVréj5 dopo il partici3 Cfr F. HAHN, Die lii11getben(/i111g Joh 1,35-51, in Neues Testa1J1e11t und Kirche, Freiburg-Basel-Wien 1974, 172-190: J 84; inoltre anche A.B. HULEN, The Cali r~f" the Four [Jiscipfes in loh11 1, in JflL 67 (1948) 153-157; A. KRi\GERUD, L>er Liebling.1jii11ger i111 Joha1111eseva11geli11111. Ein exegetischer Ve1:\'/1ch, Oslo 1959, l2s; H.J. KUHN, Christo!ogie 1111d iV1111der, U11tersuchu11ge11 zu Joh 1,35-5 I, Regensburg 1988, l 2 l-l 30; cfr anche ID., literarkritik 1111d Forni, in TrierTZ 96 (1987) 149-155. Su questa prospettiva invece è scellico R. SCHNACKENBURG, Der Jiinger den les11s !iebte, Ziirich 1970, 97- l 17: 99s, 112. 4 Cfr J. MEHUvlANN, A vocaçZio de Sào Tiago e111 lo 1,41, in RevC'u/tBib n.s. 1 (1964) 220-22 l. 5 Cfr M.C PERRY, The (Jtherofthe Two: a Fresh look at .fohn l,35ss, in T!ond 64 (1961) 153-154. 6 In questo senso pare pili equilibrata la posizione cli Neirynck che preferisce rispettare questo nnonin1ato; cfr F. NEIRYNCK, The A11011y111011s Discip!e in lo!rn 1, f;"J1, 66 ( 1990) 5-37: 3637. Neirynek critica ](uhn. 7 Prcscìndo in questo studio dalla consiùerazione specifica sull'indole del testo di Cv 1,25-39. Sia sufficiente citare qualche studio: M. DE Goi::DT, Un sche111e dc re1 elatio11 da11s le quatrièine évangile, in NTSt 8 ( 1961-62) !42-150: 143-144, individua in tutto il brano di 1,35-39 uno schen1a di rivelazione, che co1nprencle una visione e un oracolo ùi interpretazione. L'nulore considera anche i testi di J ,29-34; 1,47-51; 19,24b-27, n1a direttamente non considera i vv 38-39 del c I. R. FABR!S, Giovanni, Ro1na !992, 194-!95, can1tterizza il brano coine l'incontro tra i discepoli e Gesù, segnato da selle verbi di relazione: ascoltare, seguire, volLarsi, cercare, anelare, vedere, fern1arsi. Possian10 segnalare anche lo studio ùi K. SCHOLTISSEK, Robbt', \FO wohnst d11 (./oh 1,38). Die 111ystagogische Christologie des .!oha1111ese1 angelil1111s. in Biblit 68 (1995) 223231, rna, nonostante il titolo, i nostri versi non sono consiclenlli. 1

1


Lo dimora di Gesù e la dimora presso Gesù in Cv 1,38-39

365

pio presente éuw;loveovvraç; la forma al neutro (rf) o al maschile cr!va) del pronon1e interrogativo; la lettura del verbo al futuro ÒVJECJ8E o all'irnperativo aoristo !'&rE; la menzione dell'om decimo (OEK"!Xrl)) o dell'ora sesta (EKTT)) . . I. Il pronome avrq5 66

Il pronome aùrq5 è aggiunto dopo il participio àKoÀoveovvraç dal P , dal Codice C*, forse anche dal minuscolo 1241 e dalla versione latina8 • La presenza o l'assenza dcl pronome aVrQ) non n1odifica Sostanzialn1cnte il senso globale del testo, 1na stabilisce invece il punto preciso dove poggia l'accento: la sua presenza attira su di sè l'enfasi dell'espressione, la sua assenza invece la trasferisce sul participio àKo;loveovvraç. I codici che atlestano la presenza del pronon1e aVrij5 non sono n1olti, anzi ben pochi. Al loro numero esiguo, si aggiunge anche il fatto della "lectio diffìcilior": è più verosimile pensare che un copista, mancando il prono111e aVrq5, ritenne che i versetti fossero incon1pleti e lo aggiunse, piuttosto che, essendoci nel testo, il copista lo abbia omesso. Si può così ritenere che il pronome aVrq5 non c'era nel testo originale. l .2. Il pronome

r1

Il Testo che ci è stato tramandato, propone la lettura al neutro rf i:;T)rEtrE. In questo modo Gesù chiede ai due discepoli che cosa essi cerchino. Alcuni codici greci, pochi, tra cui il G, e il codice e della Vetus Latina leggono invece il pronome maschile riva''; in questo modo Gesù chiede ai due discepoli chi essi cerchino. Si può ritenere che la lettura originale del testo sia quella con il pronome neutro rf. Ciò è suggerito sia dal numero esiguo dei codici che attestano la lettura rfva sia dal fatto che nella lettura rfva faciln1entc si individua una arn10nizzazione su 18,4 dove si legge appunto riva /;T)rEtrE al maschile. 1.3. Il verbo Olf!Ea8E Quanto poi al verbo ov1Ea8E esso è attestato soprattutto dai codd B e C'; da n1olti altri codici greci n1inuscoli e da tutte le recensioni della versione siria8

Cfr anche la Latina volgata: ''sequentcs se". Questa varirintc testuale non è riferita dall'edizione critica di A. MERK, Nov11111 Testa11 111e11!11111 Graece et Lutine, Ron1ae 1992 , ad locu1n; 1na è riferita K. ALAND, Synopsis q11att11or 1 Eva11gelion1111, Stuttgart, 1982 ~, ad locurn; inoltre da E. NESTLE- K. ALAND, No\'11111 Testo111e1127 t11111 graece, Stultgart 1995 , ad locurn. 9


366

Caterù1a Vecchio

ca"'. Altri codici invece, tra cui i codd 1'\, A, e, molti minuscoli della Koinè e Origene, propongono invece la lettura ì'OErE. in questo secondo caso il vedere non è più una esperienza che i discepoli potranno avere al lennine dcl loro ca1n1nino, n1a una azione che Gesù comanda di con1piere assieme alla precedente (venite e vedete). I codici non aiutano a dirin1erc il problen1a; entran1be le letture infatti sono ben attestate. Non resta allora che interrogare il testo stesso. La leltura EPXEC58E TCai ì'&TE (venite e vedete) a prima vista potrebbe apparire la più ovvia: sono coordinate infatti due forn1e di i1nperativo. In realtà invece tale lettura si rivela più ardua e anche più strana: sono infatti coordinate da un KCL{ due forme dissimili di imperativo: un presente (EPXEC58E) ed un aoristo (l'&TE); ad una azione continua seguirebbe una azione puntualizzata 11 • L'analisi interna del testo rivela co1T1e lectio cliffcilior, e quindi più originale, Ja lettura QljfECJfJE. Il passaggio da 01/fECJfJE a ì'0ETé: può essere giustificato co1ne un adattan1ento al seguente indicativo aoristo sToov, che, in questo n1odo, apparirebbe con1e l'esecuzione di un comando; il passaggio da ì'OETE ad 0ljfcCJ8c invece è più difficilmente n1otivabile, e non si comprende perché un eventuale copista abbia voluto passare dall'in1perativo che espri1ne un co1nando ad un futuro che annunzia una azione. 1.4. L'ora decima (DE1Cau7) ll Codice Alessandrino, unico tra tutti i codici greci, anziché OETCrXTI) (decima), legge ETCTI) (sesta). Gli eventi narrati così sarebbero avvenuti non nel!' ora decin1a 1na nell'ora sesta. La soluzione a questo problema è assai facile. Dal momento che tale lettura è attestata da un solo codice pur importante, è più facile pensare che essa è dovuta ad un errore scribale. Il copista del Cod A infatti può essere stato influenzato dagli altri due testi del vangelo di Giovanni dove appunto è menzionata l'ora sesta 12 •

111

Ci riferiarno soprattutto alla Siro-sinaitica, alla Siro-peshitto, alla Siro-palestinese. Di per sé ciò potrebbe anche non irnplieare nulla, perché l'evangelista altrove, in l 1,35, accosta l'i1nperativo presente Spxov ali'itnperativo aoristo i'Jc. Da ciò però non consegue per il nostro testo che la leltura originale sia Spxcr:s8c Kai iOcrE, anzi la lettura di 11,35 potrebbe confermare l'originale Spxcr:s()s Kai 01j!E0'8E. Un copista può aver n1utato i due verbi sotto l'influsso di 11,35; inoltre la lellura i'SsrE potrebbe essere stata influenzata dal seguente verbo cToov nel nostro testo. 12 Cfr Gv 4,6 e Gv 19,14. l!


La dimora di Gesù e la dimora presso Gesù in Cv 1,38·39

367

2. Analisi strutturale

Benché la ricerca sia lin1ilata soltanto agli elen1enti dci vv 38-39, tuttavia questi versi non sono separabili né dal testo che precede, i vv 35. 37, né dal testo che segue, i vv 40-42. Nei vv 35.37 l'evangelista, dopo avere reintrodotto l'annunzio del Batti· sta «ecco l'Agnello di Dio», narra che due dei suoi discepoli, avendo udito, seguirono Gesù. Nei vv 40-42 poi egli fissa la sua attenzione su uno dei due discepoli, Andrea, e passa a introdurre la figura di Pietro e le pàrole di Gesù a lui. li nostro testo dei vv 38-39 si ricollega strettamente ai vv 35-37 e trova uno sviluppo nei vv 40-42. 2.1. La sezione dei vv 35-42 I vv 35-42 costituiscono la seconda sezione del testo di Gv 1,29-51 13, questa comprende due parti: i vv 35-39 e i vv 40-42. I vv 35-39 narrano l'esperienza di due discepoli del Battista, i quali, dopo avere ricevuto la sua testin1onianza, seguirono Gesù. I vv 40-42 si ricollegano ai vv 35-39 14 , ma contengono uno sviluppo in larga parte autonon10. Nel v 40 infatti si introducono due non1i propri, Andrea, identificato con uno dei due che seguirono Gesù, e suo fratello Sin1011 Pietro. Questi due personaggi danno origine ad una nuova vicenda. 2.2. I vv 35-39 T vv 35-39 con1prendono uno sviluppo in sei elementi strutturati in n1odo concentrico: narrazfone (vv 35-36a), dialogo (vv 36b), narrazione (v 37), narrazione (v 38a), dialogo (vv 38b-39a), narrazione (v 39b). Tutto il brano si divide in due partì: i vv 35-37 e i vv 38-39 11 • Esse sono caratterizzate ciascuna da un soggetto logico. Il soggetto logico, rispettiva1nente il nome proprio 6 'Ioxxvvryç (v 35) e il nome proprio 6 'lryCToiJç (v 38). La prima parte si conclude con l'espressione i/K0Àove17CTCXV TQJ 'fT)(JOiJ. La seconda n Le altre due sezioni sono Gv 1,29-34 e Gv 1,43-5 I. 14 Nel v 40 l'evangelista riprende degli clen1enti dal v 37. Si pub not<Jre il seguente paralle\is1no: V 40 rWv 81)0 oi OVo àKovcrcXvr<ov ~KoÀ0Ve17crav d:-1<0/l..oveqcrcXvrrvv 15 Questa divisione è detenninala dalla particella 8É del v 38 che, rnentre relaziona le due partì, le <livide e le distingue. V

37

ijKOVOtXV

ÈK


368

Caterina Vecchio

o'

parte comincia invece con l'espressione I17cmvç [. . .] àl(oÀ.oveovvraç. Le due espressioni stabiliscono un lega1nc tra le due parti 1r'. Dal punto cli vista tematico, i due usi del verbo àl(OÀ.ov8ÉUJ hanno cliver· so valore. Il primo, ~l(OÀ.ov817uav, rappresenta il culmine cli tutta l'azione della prima parte (vv 35-37); il secondo, àl(oÀ.oveovveaç, esprime invece il punto di partenza della seconda parte (vv 38-39). Si può concludere allora che i vv 35-39, pur nel contesto più ampio dei vv 35-42, costituiscono una unità letteraria; essi all'interno si articolano in due parti, i vv 35-37 e vv 38-39, distinte nella loro dinamica interna, ma nello stesso tempo anche legate tra di loro. Nella prima parte (vv 35-37) la sequela di Gesù è il culn1ine a cui tende la testimonianza di Giovanni 17 ; nella seconda parte (vv 38-39) la sequela lii Gesù è l'inizio di una vicenda che culn1ina nel runanere dei discepoli presso di lui. 2.3. I vv 38-39

l vv 38-39 comprendono in tre elen1enti: una narrazione: (v 38a: voltatosi Gesù); un triplice dialogo (v 38b: dice a loro; v 38c: ma quelli dissero; 39a: dice a loro); l'espressione narrativa finale (v 39: vennero dunque e v;clero dove rimane), che si protrae per tutto il v 39, fino all'indicazione cronologica: (era l'oro decin1a). Tutta la narrazione dei vv 38-39 inizia così con la 1nenzione narrativa della duplice azione di Gesù, relazionata ai discepoli, espressa con due le forme di participio aoristo urpmpdç e 8Ee<uaµEvoç; Prescindendo dall'indicazione cronologica: «era l'ora rlecilna », essa tertnina con la descrizione dell'azione dei discepoli relazionata a Gesù, espressa con il verbo diretto all'aoristo

Eµezvav". 2.4. I tre elementi dialogici dei vv 38b-39a I tre elementi dialogici, rispettivamente: dice a loro (v 38b), quelli disse· ro (v 38c), dice a loro (v 39a). Il primo elemento introduce la domanda di Gesù ai discepoli: «cosa cercate?»; il secondo elemento: «Jna quelli rlissero» (v 38c) dovrebbe introdurre una risposta dei discepoli, in realtà introduce un'altra do· manda: essi non rispondono direttamente alla domanda di Gesù, ma gliene pon·

La ripresa inversa degli elementi una relazione concentrica: 1]Ko?.oV8TJa'CXV ~ rr.V 'J17aoV - 6 'l17a0Vç {. .. ) - àKoÀov8oVvro:ç. 17 Si noti il passaggio dall'accoglienza dell'annunzio del Battista (ÌfKovao:v aUroV I.. ] Àa?.oVvroç) alla sequela di Gesù (~Ko?.oV8TJao:v rçJ 'h7ao1)). La particella Kai che lega le <lue espressioni stabilisce una relazione di successione e di consegucnzialità. lt>


La dinwrn di Gesù e fa dimora presso Gesù in Cv 1,38-39

369

gono una a loro volta: «dove rin1ani?»; il terzo elemento «dice a loro» (v 39a) introduce invece una vera risposta di Gesù «venite e vedrete». Emerge una diversità tra il pri1no dialogo e gli altri due. Nel secondo e il terzo dialogo la nuova clon1anda dei discepoli e la risposta di Gesù si legano clirettan1ente alla narrazione seguente dell'evangelista; si può anche stabilire uno schema concentrico: secondo dialogo I. JlOV,UÉVElç 2. EPXE<38E lffXl Olj!EU8E

terzo dialogo

3. l/JcBov 1<ai Eioov

narrazione

4. lrOV µÉVEI

narrazione

Nel prin10 dialogo invece la domanda iniziale di Gesù «Cosa cercate» non ha alcuna relazione né con la narrazione precedente né con gucl1a narrazione seguente. Bisogna perciò concludere che essa serve ad introdurre tutto lo sviluppo seguente che parte dalla nuova domanda dei discepoli 7rOV µÉvi:1ç e culn1ina nell'espressione narrativa rcoV µivci, anzi nell'espressione finale 7lrxp' CXVTij5 EµEZVCXV. Questo sviluppo è legato dal verbo µÉVOJ. Si può allora concludere che, nello sfondo di due espressioni narrative: UTpmpdç i<Cll 8Erxm:J:,UEVOç CXVTOVç e 7rCXp' CIVTij5 EµEZ VCXV, che esprimono rispettivamente l'azione di Gesù verso i due discepoli e l'azione dei due discepoli verso di Gesù, si sviluppa una te1natica progressiva caratterizzata dal verbo µÉvw e introdotta dalla domanda di Gesù TÌ C)/TETTE. Si può anzi più specificamente dire che l'azione di Gesù urpmpdç Krxi 8crxD"aµEvoç rxvrovç dà inizio a tutto un dinamisn10 che, attraverso lo sviluppo intern1edio caratterizzato dal verbo µÉvwe dalla domanda di Gesù Ti /;l]TETTE, culmina nell'azione finale dei discepoli 7rCXp' CXVTij5 EµEZVCXV.

B. ASPETTI ESECETICI In questa seconda parte saranno considerati, dal punto di vista esegetico, 1 seguenti elementi fondamentali di Gv 1,38-39: il verbo àKo?cov8Éw, l'espressione r{ l;17rc1TE (cfr Gv 18,4), la domanda lrOV µÉvEtç, l'espressione EPXEU8E Krxi OlflEUBE, l'epilogo narrativo, l'espressione 7rrxp(,xrxvrij5 !iµEZvrxv, l'espressione TIJV 1\µÉprxv ÈKd Vl]V, lespressione mprx liv wç OEl<rXTI]. Sono Praticamente tutti gli elementi dei vv 38-39.


370

Coterina Vecchio

I. Il verbo a1<0Àov8Éw Il verbo a1<0Àov8Éw, nei vv 38-39, è usato nel v 38 come participio circostanziale, a1<0ÀOV80VVTtxç, rispetto al precedente participio 8E:IXC5rYpEVOç, anch'esso participiale: Gesù visti ( 8caa6.µc.voç) i due che seguivano ( CiKoÀoveovvraç), dice a loro. In questo punto ciel testo sì introduce il dialogo; esso si colloca perciò nello sfondo di una percezione di Gesù che coglie i discepoli n1entre seguono. C'è da ritenere che la condizione indispensabile perché si possa attuare quel dialogo è appunto la sequela. Dal momento che il verbo a1<0Àov8Éw ciel v 38 dipende e riprende lo stesso verbo del v 37, é opportuno riferirci anche ad esso. Narra l'evangelista che «udirono (i)1<ovcrav) i due discepoli lui che parlava (avroii ,la,1,oiivmç) e seg11iro110 (ry1<0Ji.overycrav) Gesù». Si tratta di quei due che, secondo il v 35, erano con Giovanni, ne accolsero l'annunzio e seguirono Gesù. L'espressione del v 37 segna il passaggio dall'esperienza dcl Battista all'esperienza dei due discepoli. Essa è ricca di contenuti e pern1ette di cogliere diversi aspetti. _Dal punto di vista strutturale il v 37 si presenta assai caratteristico. Tutta l'espressione si articola in due parti determinate dai due verbi fondamentali Kovcrav ed i/ KOÀ0V817aav, coordinati dalla congiunzione J(o;{ e legali dall'unico soggetto ai 01)0 µa817raf. Esse però non sono proporzionate: la prima parte, caratterizzata dal verbo lfKovaav, contiene tre elen1enti: un verbo (i)!<ovcrav), il soggetto (ol 5vo µaerym{) e l'oggetto (avmii Ji.a,1,oiivmç); la seconda parte, legata al verbo ry1<0Àov817crav, contiene invece due soli elementi: il verbo (ry1<0Ji.ovfirycrav) e l'oggetto ( rq5 'Irycroii). Se si considerano le due parli soltanto dal punto di vista sintattico, avremino lo schema strutturale: verbo - oggetto: . A B

if

/i1<ovcrav (verbo)

ry T<OÀOVfil)CTIXV (verbo)

oi 5vo µaerym{ avmii ,la,loiivroç (oggetto)

rq5 gfl)CTDV (oggetto)

Se, invece si considerano dal punto di vista degli ele111enti che le co111pongono, en1erge uno schema cli cinque elementi strutturabili in n1odo concentrico e alternato insien1e: I. /j1<ovcrav

2.ol 5vo µafirym{ 3. avroii Ji.a,1,oiivmç


Lo dimora di Gesù e la dimora presso Gesù in Cv 1,38-39

371

4. 1)K0Jcove17crcxv 5. rij5 (xiryuov ln questo n1odo risaltano tre personaggi: i due discepoli (ol OVo µcxBryux{), il Battista che parla, Gesù; al centro è menzionata la figura (aùroù) e l'attività cli Giovanni (ÀaÀoVvroç), che appare così una figura di legan1e tra Gesù e i discepoli.

2. Il verbo rXKOVW

La sequela dei discepoli è conseguenza ciel loro a.scolto 18 • È in1portantc anche nel v 37 il caso genitivo in cui è espresso l'oggetto del verbo àKoVcv. E' noto che quando l'oggetto di àKoVwè espresso al genitivo esso non si riferisce prima di tutto all'oggetto che si ascolla, bensì alla persona che parla 1l). In questo caso perciò lazione di ascoltare dei due discepoli non è orientata prima di tutto a ciò che Giovanni dice ma al fatto che è lui che parla. Conseguenten1ente la loro sequela di Gesù è detenninata non da ciò che Giovanni dice ma dal fatto che è lui che parla: e1nerge la figura di Giovanni co1ne il testimone e il precursore la cui rnissione è appunto quella di orientare e ri1nandare al Messia. Non si può però nem1neno trascurare l'enfasi di cui è carico nel testo dì Gv il verbo àKoVw. Essa emerge sia dalla posizione al primo posto sia anche dalla sua relazione strutturale con l'oggetto. II v 37, con1e è stato notato, è costituito da quattro elementi che possono essere strutturati secondo uno sche1na concentrico:

ifTCovaav avrov

o[ OVo µaeryra{ JcaJcovvroç In questo sche1na il pri1no e il quarto cle1nento stanno in relazione per il comune caso al genitivo, il secondo e il terzo invece si relazionano per il co111une caso al nominativo. Il verbo àTCoVw rin1ane fuori, assumendo così quella

rn Si può notare la successione verbale if1<ovcrav 1<aÌ r]1<0AoV017crav: la sequela è deterrninatn dnll' ascolto. 19 Cfr F. BLASS - A. DEHRUNNEH, Cron1111atik des 11e11testa111entlische11 Griechisch, Gt)ttingcn 19701.', 114, § 173.


372

Coterù1a Vecchio

particolare sottolineatura e quella specifica enfasi a cui abbian10 accennato. L'azione dci discepoli cli ascoltare non si riduce così al scn1plice fatto 111alerialc, ina csprirne anche l'accoglienza profonda cli ciò che essi ascoltano. Ciò in1plica non solo 1' accoglienza di colui che parla nu1 anche di ciò che egli dice.

3. Lo testùnonianza (/;Giovanni Le ullin1e parole del Battista erano state introdotte nel v 34: «C io ho visto (!xopmax) ed ho reso 1esrimoniw1za (,uEµaprvpry1m) che questi è il Figlio di Dio». In forza della sua esperienza, egli è testimone. Ascoltare Giovanni perciò significa accogliere la sua testin1onianza e questa è finalizzata alla fede (cfr l ,7); ascoltare il testin1onc significa perciò pervenire alla fede 211 . I due discepoli sanno attraverso la testin1onianza di Giovanni chi è Gesù; essi l'hanno accolta ed hanno concretizzato tale accoglienza nella sequela. Non si tratta perciò di un sen1plice incontro, n1a dell'inizio di un disccpolato se1npre più forte e fedelc 21 • Per loro il problema non è più sapere chi è Gesù, ma mettersi alla sua sequela e giungere con lui al tern1inc del suo can11nino.

4. L'espressione

rf /)7TElrE

Ai due discepoli che lo seguono Gesù rivolge la don1anda: «cosa cercate

(Tl /;T)Tl.'lrE)»'? Il verbo t;-ryriw con il suo oggetto assume nel vangelo di Giovanni una in1portanza particolare 22 • Esso ricorre 35 volte 2 :i; talora assun1e la caratteristica di una vera e propria ricerca spirituale 2-+ cd esprin1c anche la profonda di1nensione religiosa di una persona 25 . Nel testo di Gv 1,38-39 il verbo l;ryrÉm non è privo di questa caratteristica più generale di ricerca spirituale: si tratta infatti di due uomini che, avendo sentito che è l'Agnello {/i Dio, seguirono Gesù. Tuttavia non si tratta di una 211

Cfr a riguardo Gv 19 ,34 e 2 l ,24.

21

Così giuslmnente F.

T!LUv!ANN, Das Joha1111eseva11ge/Ì/1111, Bonn ! 931-+. 73. Sugli usi dcl verbo l;17rtfro nel vangelo di Giovanni cfr P. PALATTY, !Jisciplcship and lhe Covenant, in Bih/eBhashya111 13 (1987) 199-227: 22ls. D Nei vangeli sinotli~i l'uso di t;nriwè più lin1itato: 15 volle in Matteo; !O volte in ivlarco; 24 volle in Luca. Si puèi concludere che Snrico, benché non esclusivo, è caratteristico dcl vangelo ùi Giovanni. , 2 .! Negativarnenle, con1e assenza di tnle ricerca, cfr 5,44; positivaincnte invece, con1e ricerca di Gesli, 6,24.26. 2 .'i Cfr soprattutto i testi riferiti a Gcsi:1 nei confronti del Padre, cfr 5,30 e anche 7,18.

22


La dimoro di Gesù e la dimora presso Gesù ill Cv 1,38-39

373

genenca ricerca di Gesù"('; con il preciso prono1nc in<lefinito oggetto r{ (che cosa) Gesù stesso infatti orienta l'attenzione e la ricerca verso una realtà che però rin1ane ancora n1isteriosa27 . Il punto centrale di tutto il brano (vv 38-39)

quindi è costituito da questo misterioso oggetto ( r{) verso il quale Gesl1 orienta la ricerca dci discepoli ·~. 2

4. I. Domande analoghe Sin1ile don1anda seguiti da un analogo pronon1c indefinito non è nuova nel vangelo di Giovanni 19 • Essa, in diversi n1odi e con diversi personaggi, torna ancora nel vangelo di Giovanni 30 . Mi riferisco soprattutto a Gv 4,27, a Gv 18,4. 7' 1 e a Gv 20, 15". In Gv 4,27, concluso il dialogo tra Gesù e la donna sarnarilana, l'evangelista nota che i discepoli si n1eravigliavano (È8aVµat;ov) per il fatto che Gesù parlasse con una donna. Osserva pure l'evangelista che nessuno gli rivolse alcuna don1anda. Le possibili domande sono due esplicila1nente indicate dall'evangelista: la seconda è: «perché parli con lei»?, la prin1a è appunto l'espressione: «cosa cerchi (r{ t;nrclç)»? La prin1a don1anda rZ t;nrclç, fonnulata in se stessa in n1odo assoluto, è unita, inediante la disgiuntiva -i], alla seconda don1anda rf llallclç µcr' aùrfjç. Con questa seconda donuu1da è stabilisce una più stretta relazione tra Gesù e la donna. È ovvio che in questa seconda don1anda deve essere ricercato l'oggetto (Ti) della ricerca Csnu:rc;) di Gesù. Gesù cerca qualcosa e per questo egli parla con la donna.

Jr, Divcrsainente da F.rvl. BRAUN, f:vangile se/011 Saint Jeo11, Paris 19502, 324, che intende l'espressione in modo generico: perché 111i seguite? Cosa l'olete do 1ne? 27 R. KYSAR, fohn, !Vlinneapolis-Minncsota 1986, 38, non esclude che 18 do1nanda cli Gesù possa contenere un csarne dei n1otivi ciel discepolato. J~ Secondo M.J. LAGRANGE, Évangile se/on S. Jean, Paris 1948 7 , 45, i discepoli attendono eia Gesù un bene rnorale. Secondo G. M1\JER, Joha1111esevt111ge/i11111, I, Neuhausen-S!uttgart 1984, 60, i discepoli vogliono stabilire un rapporto n1aesrro-clisccpoli. J':! R.H. Siv!ITH, "Seeking lesus" in the Gospel c~f".lohn, in CurrThcolf\1iss 15 (1988) 4855: 52-53, nota che il vangelo coinincia con questa do1nanch1 e si chiude con una dornonùa analoga in 20,1 l, alla !Vlaùdalena al sepolcro. Cfr anche X. LEON-DUFOUR, Lect11re de /'ÉFongile se/011 lean, 1, P<1ris 1990 2, 189 Jll Non possiamo proporre in questo studio una ricerca con1pleta del verbo (;r7rim nella Scrittura. Sia sufficiente citare R. E. BRO\VN, Il \!angelo di Giovanni, traci. it., Assisi 1983, I 04, che vede nella clornan<la cli Gesli dei n1otivi sapienziali (ci la Sap 6, 12. ! 3.1 ). 11 · Consideria1no con1c un solo testo i vv 4.7; l'espressione rlvrx (;17rt:lrE ciel v 7 inL1tti è la ripresa narrativa da parte delrevangc!ista della clo1nanda dialogica111ente formulata da Gesù ne!

v4. ~ 2 Sitnile forn1lila non si legge 1nai altrove in Lutto il NT.


374

Coterina Vecchio

Tra l'espressione di 4,27 e la nostra cli Gv 1,38 cn1erge una relazione 1na anche <le!lc differenze. La relazione è cletern1inata sia clalla forn1ula lelteraria quasi identica nei due testi_\_l sia anche dallo stesso carattere assoluto della for1nula-'~. Le differenze poi si riducono ad una sola: in Gv 1,38 Gesù è il soggetto della don1anda e i due discepoli ne sono i destinatari; in 4,27 invece i discepoli sono il soggetto e Gesù è il destinatario. In Gv 18,4.7 trovian10 pure una clon1anda analoga: rfva f;17rcTrE, ripetuta identica nei due versi. Essa è rivolta sempre da Gesù, è espressa ancora con il verbo l;rrrim ed è seguita da un pronon1e interrogativo co1ne oggetto. Le differenze con il nostro leslo però non mancano: esse sono due e riguardano gli interlocutori e l'oggetto. Gli interlocutori in 18,4.7 sono coloro che, capeggiati da Giuda, sono venuti ad arrestarlo; nel nostro testo invece sono i due discepoli che, avendo udito da Giovanni, seguirono Gesù. Gli interlocutori così nei due testi hanno una posizione antitetica: in 18,4.7 sono ostili a Gesù e si preparano ad arrestarlo, nel nostro testo invece sono in sintonia con lui e si trovano nel divenire di una sequela. !_,'oggetto è un prono1ne interrogativo in entrambi i testi; ma, inentrc nel nostro testo è un prono1ne neutro ( rf): Gesù chiede sulla cosa che i due discepoli cercano, in 18,4.7 invece è maschile (riva): Gesù chiede a riguardo della persona che i suoi interlocutori cercano. In Gv 20, l S Gesù risorto, ancora non pienan1cnte identificato, rivolge alla Maddalena piangente una duplice don1anda: r{ KÀ,(X{Erç, r{va l;17rclç (perché }J;ang;, clu· cerchi)? Come in l ,38 e in 18,4.7, la don1anda è rivolta ancora da Gesù; l'oggetto pronon1inale è n1aschilc (rfva): Gesù interroga sulla persona che la Maddalena ricerca. La peculiarit~t cli questa don1anda sta nel fatto che essa è rivolta da Gesù ed è rivolta ad una donna. Quest'ultin10 aspetto detennina anche una relazione con la don1anda cli 4,27 rivolta dai discepoli a Gesi'1 nel contesto del suo dialogo con la donna san1aritana. Queste osservazioni a riguardo dei tre testi in relazione al nostro di 1,38, pern1ettono di evidenziare alcuni aspetti. Anzitutto i pronon1i interrogativi sono proposti nei quattro testi in n1odo abbinato: nel primo e nel secondo ( 1,38 e Gv 4,27) leggiamo il pronome neutro rl; nel terzo e nel quarto (18,4.7 e 20,15) leggiamo invece il maschile riva.

:n fn 1,38 il verbo (;17rÉcv è alla seconda persona plurale (ri (;17relrr); in 4,27 il verbo (;17rÉrv è invece alla seconda persona singolare (Ti t;17relç). J.J Il carallcrc nssolulo consiste nel fallo che l'espressione ri ~,'11reli:; (re) non è unila ad alcun elen1ento circostanziale.


Lll dimora di Gesù e ili dimoro presso Gesù in Cv 1,38-39

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Al contrario, dal punto cli vista della forma verbale cli (ryrÉw, i quattro lesti si susseguono in modo alternalo: nel primo e nel terzo (1,38 e 18,4.7) è usato alla seconda persona plurale (Sl)TEtrE), nel secondo e nel quarto (4,27 e 20,15) è usalo al singolare ((ryrt:Tç). Questo sche1na alternato è confennato dallo schema alternato degli interlocutori. Nel primo e nel terzo testo ( 1,38 e 18,4.7) la domanda è fatta da Gesù ccl è rivolta ad una pluralità cli persone": nel secondo e quarto testo (4,27 e 20, 15) la do1nanda è rivolta ad una sola persona, a Gesù da parte dci discepoli (4,27) e alla Maddalena (20,15) da parte cli Gesù. 4.2. Relazione di 1,38 a 18,4.7 T~a relazione più stretta deve essere però stabilita tra 1,38 e I 8,4.7 sia perché in entran1bi i testi è Gesù che interroga sia perché in entra111bi gli inter-

locutori a cui Gesù si rivolge sono una pluralità. Tuttavia i due testi hanno delle differenze, sia di personaggi che di contesto. La differenza fondan1cntalc però è una sola e riguarda l'oggetto della don1anda di Gesù: questo, co1ne si è detto, in 1,38 è una cosa espressa inediante il pronon1e neutro rf, in 18,4.7 invece è una persona espressa mediante il pronon1e n1aschile riva. E1nergc allora la domanda: perché in 1,38 Gesù chiede su una cosa (r{), mentre in 18,4.7 chiede su una persona (riva)? Ma eincrgc una don1anda ancora previa: dal n1on1ento che sia il soggetto che interroga (Gesù) sia anche il contenuto della don1anda. ( Snr.slrc) sono gli stessi, quale logica1nente antecede, la do1nanda sulla cosa (rf) in 1,38 o la don1anda sulla persona ( r[va) in 18,4.7? La risposta a queste don1ancle può en1ergere dall'analisi dei due testi e alla luce dci diversi interlocutori a cui Gesù si rivolge. 4.3. La domanda di Gesù in 18,4.7 Partia1no da una osservazione previa: in 1,38 la persona di Gesù è già nota, indicata da Giovanni il Ballista·' 6 , in 18,4.7 invece il testo presuppone la non conoscenza della persona stessa di Gesù 37 • Jn 18,4 Gesù pone la clon1anda: «chi cercate»? A cui segue la risposta: «Gesù il Nazareno». La stessa do1nanda è riproposta nel v 7, a cui segue identica risposta.

y; I due discepoli in l,38 e la !Olla eapeggista da Giuda in 18,4.7. Questi due Lesti hanno in con1une anche il fatto che è Gesù che interrogare. 36 L'appellativo Rnbbì in 1,38 presupp{~le già la conoscen7.a della persona . .n Cfr a riguardo i v<.1ngcli sinollici dove il bacio di Giuda è introdotto con1c segno cli riconosci1nento (cfr l\!IL 26,49; l\!lc 14,44; e anche Le 22,47.48).


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L'espressione «Gesù il Noz.ureno» nella risposta che viene data a Gesù è molto significativa. Essa potrebbe sen1plicemente ri1nanclare all'origine cli Gesù da Nazareth. Non passa però inosservato il fatto che in tutto il vangelo essa si legge soltanto tre volte: nei due testi 18,4.7 e in 19,19. Quest'ultimo testo è il titolo della croce, ampliato però rispetto alla nostra espressione, che comprende due parti parallele: Gesù Nazareno - Re dei Giudei Nella prima parte il titolo della croce descrive la condizione terrena di Gesù; esso propone infatti il suo non1e personale e la sua origine da Nazaret, propone cioè la din1ensione un1ana e terrena cli Gesù. Tale din1ensione umana è sottolineata altre volte nel vangelo di Giovanni". Nel testo di I 8,4.7 la folla

capeggiata da Giuda risponde a Gesù proponendo la prin1a parte del titolo della croce. La risposta di Gesù è rnolto breve: «io sono». Essa potrebbe anche non andare oltre la sen1plice formula di riconoscin1ento. Ma la sua ripetizione nel v 5 in forma narrativa, e soprattutto l'effetto che essa determina: «indietreggiarono e caddero», indicano che essa va oltre la sen1plice formula di riconosci1nento. L'espressione «io sono (EycV EÌ,ul)» in bocca a Gesù nel vangelo di Giovanni si legge in due n1odì: nsso!uto e relativo. In n1odo assoluto essa non è seguita da alcun predicato; in n1odo relativo invece è unita ad un predicato-' 9 • Allo scopo di questo studio interessano gli usi assoluti. Questi, oltre i due del e 18, sono quattro: 8,24.28.58; e 13, I 9; la maggior parte è concentrata uel e 8. In tutti questi testi Gesù si presenta con1e Eyu5 clµz. La pregnanza dell'espressione EycV EÌ/ll c1ncrge soprattutto in Gv 8,58, dove ai giudei che gli obiettano che egli non ha ancora cinquant'anni e che perciò non può dire di avere visto Abra1no, Gesù dichiara: «pri1na che Abran10 diven;sse io sono (EyrV clµz.)». Gesù rivendica una pern1anenza nell'esistenza-1° anteriore al divenire (ycvÉcrBca) di Abramo·". In 8,24-28 lespressione iyw E̵z si legge due volte, nei vv 24 e 28. Le due espressioni sono identiche nei due testi in entrambi introdotte dalla particella oggettiva Orr, ma divergono nel n1odo come in ciascuno di essi sono usa-

JS In 6,42 da parie dei Giudei e in ! ,45 da parte di Filippo e di Natanaele. I due testi hrn1no in co1nune un punto di parLenz;:1: la din1ensione terrena di Gesù. En1erge subito perb la loro differenza: in 6,42 i Giudei rinchiudono Gesli nella condizione terrena, in l ,45 invece Natanae!e si apre e perviene n!la professione di fede in Gesli. YJ I predicati pili i1nportanti sono selle: il pane (6,35), la luce (8,12), la porla (10,7.9), il pastore (10,11.14), la resurrezione e la vita (1 !,25), la via, la verità e la vita (14,6), la vile (15,1.5) -1o Cfr l'inclicalivo presente t:i,u{ che esprin1e una continuità nell'essere. 11 - Cfr l'infinito aoristo yt:vÉa8a1 che espri1ne invece inizio cli azione.


La dimora di Gesù e la dimora presso Gesù in Cv 1,38-39

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te. Nel v 24 l'espressione è oggetto del verbo credere (JrlO"rEVW), nel v 28 invece è oggetto dcl verbo conoscere ({'lVWO'KW). Nel v 24 l'espressione iyw E̵z, legala alla fede, è relazionala ad una conseguenza negativa: la 1nortc nei propri peccati, nel v 28 invece, legata alla conoscenza, è relazionata ad un evento positivo che ne costituisce la causa, l'esaltazione. Dal punto di vista strutturale i due testi di 8,24.28 si relazionano secondo il seguente schema concentrico·12 • In questo schcn1a la relazione tra le due espressioni io sono stabilisce pure una relazione tra i due verbi: credere e conoscere4-'.

Dal punto di vista ciel senso i due testi sono invertiti: il v 28 esprime un momento anteriore rispetto al v 24. Infatti il conoscere del v 28 deve logicamente precedere il credere ciel v 24. Inoltre nel v 28 la conoscenza "che io sono" è relazionata ad un evento previo, l'esaltazione; nel v 24 invece è relazionata ad un evento conseguente, la n1orte nei propri peccati..i-1. Non entro specificamente in inerito alla forn1ula èyW Eiµ1-+ 5 • È utile tuttavia osservare che essa in 8,24 e 8,28, richiama il testo di ls 43, I O secondo la versione greca dei Lxx..ir'. Tn questo testo l'espressione Orz èyW Elµ.z, che è una fonnula di identità divina ed è l'unico oggetto di tre verbi: conosciate, cretliate e con1prcndiatc..7 • Il nostro evangelista nei testi sopra citati riprende, sn1embra e inverte gli ele1nenti di Is 43,10. introduce pure una inversione .. 8 • 12 -

I. se non credete che io sono 2. 111orirete nei vostri peccati 3. quando innalzerete il figlio dell'uo1no 4. conoscerete che io sono

.;_i Si relazionano pure le due frasi centrali: 1norirc nei propri peccati e innalzare il figlio dell 'uo1no . 4 ..i L'ordine logico può essere ricostruito allora nel seguente rnodo: 1. (v 28a): quando innalzerete il figlio dell'uo1no 2. (v 28b): conoscerete che io sono 3. (v 24a): se non credete che io sono 4. (v 24b ): 1norirete nei vostri peccati In questo scben1a il punto di partenza è l'evento dell'esaltazione (l); eia tale evento scaturisce, con1e conseguenza, una conoscenza (2); tale conoscenza esige una risposta di fede (3), altrin1cnti si rnuorc nei propri peccati (4).

15 · Cfr a riguardo: T. 2 (1924) 307-311.

WALl<F.R, The Prohfe111

of ÈyrO EÌp1 in the Fourth Gospel, in E_\p IX,

46

Nel testo di Is 43, I O (Lxx) infatti leggi~u110: «siate a 1nc tcstirnoni, e anch'io tcsti111one, dice il Signore Dio, e il servo che ho scelto, affinché conosciote ( yviVrE) e crediate (nlCTTEVCJT}TE) e con1prcncliate che io sono (Ori iyW E̵1)».

47 Quest'ulli1110 verbo non interessa perché non è ripreso dai testi giovannei. 4 ~ In 8,24 riprende il secondo verbo crediate (!rlOTEVCJT/IE), in 8,28 riprende il secondo verbo conosciate (yviOrE). Si può confrontare il seguente gral'ico:


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La duplice espressione iyo5 d1u, in l 8,4.7, può essere letta perciò alla luce di 8 24.28. Ciò permette anche di con1prcndcrc la reazione degli uornini in 18,4 dopo la dichiarazione di Gesù iycV slµI. Narra infatti l 'e van gel i sta che, appena Gesù ebbe cJetto iyill sì,u1, quelli che erano venuti a catturarlo indietreggiarono e caddero. È difficile in1n1aginare questa scena dal punto di vista storico: meglio leggerla in senso sin1bolico' 19 • Alla luce appunto dei due testi di 8,24.28 la n1anifeslazione di Gesù co1ne iycV cìµz i1nplica due aspetti successivi: la conoscenza (v 28) e la fede (v 24). Alla conoscenza deve seguire la fede: la sua mancanza detern1ina la 111orte nei propri peccali. Se quelli che erano venuti a catturare Gesù alla dichiarazione iycV slµ1 indietreggiarono e caddero, vuol dire che, in seguito a quella n1anifestazione, non pervennero alla fede e si sono i1nbattuti nella 111ortc'i11 • Possiamo allora capire perché in Gv 18,4.7 l'oggetto della ricerca è una persona ( rf va) mentre in Gv I ,38 è una cosa ( rf). In 18,4. 7 il problema riguarda Gesù e l'oggetto della ricerca è la sua persona. In tale ricerca en1crgc un contrasto: i giudei ricercano Gesù solo nella sua identità terrena: Gesù Noz.oreno; Gesù invece contrappone la sua din1ensione divina (lo sono). In Gv l ,38 la prospettiva invece è diversa. Si sa bene chi è Gesù: egli è l'agnello di Dio (vv 29.37) e il Figlio di Dio (v 34)' 1• L'evangelista mette a

ls 43.10

i'va yvò5rc

Gv 8,24 EcXv ,L11] n1arLVar7rc

Gv 8,28

Kaì n1arcVcn7rE r6rc yv<VaEa8t~ On EyW siµ1 Orr Eyrv s1µ1 On Eyc/J Eiµ1 1 • '> A questa lellura simbolicn rinianc!a anche il linguaggio utilizzato in quella scena. Si tratta del linguaggio proprio dei salini di fiducia, in cui il saln1isLa, che si affida a Dio, prevede l'annicntarnento dei propri ne1nici. Sia sufficiente a riguardo un solo esempio: il Snl 26 (27). Nel Sal 26 (27),2, dopo avere dichiarato che il Signore è sua luce e sua salvezza, il sal1nista continua considerando la situazione dei suoi nc1nici che assalgono: costoro si indebolirono (i}a8Év17aav) e cnddero (È'rccaav) Il secondo verbo, È'rcEaav, coincide con il lesto giovanneo (irrcarxv xcxpcxi); il pri1no (i}CJ8Év17aav) invece diverge: Giovanni scrive infatti (0:rrij).8av EÌç rcX òn[CJcv). Si avvcrle la rielaborazione giovannea dalla quale pedi adesso prescindian10. 511 Si può richininare anche il tcslo di l 2,31.32, dove per il 1non1ento della esaltazione (iO:v Vvtill8a)) si preannunziano due eventi: il giudizio ciel principe di questo n1ondo che sarà cacciato fuori, e l'attrazione cli tutti a sé ùa parte di Gesli. L'espressione di 18,4: 'dndielreggiarono e caddero a terra» richinrna !'esclusione giudiziaria con il relativo essere cacciati fuori {indietreggiarono) e la n1orle nei propri peccati (caddero n terra). Alla attrazione di tulli a sé da parte di Gesl1 (cfr 12,32) sen1brano invece alludere le sue parole in 18,7 dopo la seconda dichiarazione: «Se dunque cercale n1e, lasciate che questi vadano)>. L'evangelista cornn1ent<l che si realizzano qui le parole: «quelli che rni hai cinto, non ho perduto di essì alctHlO». 51 Questi due titoli rispettiva1nente aprono (v 29) e concludono (v 34) tutta !a descrizione dell'esperienza di Giovanni. Il Battista parle dalla percezione di Gesù con1e Agnello cli Dio e conclude con la professione di fede che egli è il Figlio cli Dio.


La dimora di Ges/Ì e la dimora presso Gesù in Cv 1,38-39

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brevissin1a distanza questi due titoli di Gesù 52 • Le parole del Battista costituiscono così il punto cli partenza di lulla la vicenda di questi due discepoli. Il problema allora non è più che tipo di Gesù si cerca ina che cosa si cerca dall1Agnello di Dio e dal Figlio (/i Dio53 .

5. L'e.11"·essio11e 1rov µÉvc1c; Alla don1anda di Gesù «cosa cercate'!» i due discepoli rispondono con un'altra don1anda, che evidcntc111ente deve contenere l'oggetto della loro ricerca. La è t!ove rilnoni (noV ,uÉvcu.;): ciò di cui i due discepoli sono alla ricerca seguendo Gesù è il luogo (noV) dove egli rimane (µÉvEic;). Simile domanda sorprende e pone diversi interrogativi: perché ad essi interessa il luogo dove Gesù din1ora? di quale ùi1nora si tratta, 111ateriale o spirituale? A riguardo di questa domanda gli interpreti hanno proposto diverse spiegazioni. Qualcuno nota che nulla è più i1nportante che sapere dove cli1nora Gesù e dove [o si possa trovato 5"'. Altri ritengono che questa do1nancla non implica l'intenzione di restare con Gesù n1a solo di conversare con luiss, avere un colloquio privato 56 , parlare con caln1a57 ; scoprire dove cgll di1nora e passare con lui il resto della giornata 5 ~. Altri interpreti ritengono che il desiderio dei due discepoli di conoscere dove Gesù abita e dove vive denota la loro rottura con Giovanni 5'J; oppure vorrebbero avere da lui una qualche spiegazione della Scrittura o anche sulla questione del Messia1'11 . Allri 61 non esclude un senso più profondo nella domanda, ahneno nella penna dell'evangelista, ma non spiega di più 6 ~. 52 In 1,35 l'evrn1gclista inlroJuce ancora l'indicazione Jel Battista che Gesù è l'Agnello di Dio. Da tale indicazione sen1bra partire una nuova vicenda, riferita pili clireltarnente ai discepoli, che culinina pili direllan1ente nella prot~ssione di lècle cli Natanacle (1,49). Dalla duplice indicazione Agnello di Dio partono così due c~pcricnze, rispellivarncntc dcl Battista e cleì discepoli, che cul!ninano cntrainbc ncl!a professione di fede: Battista Discepoli Agnello di Dio ( 1,29) Agnello cli Dio ( 1,35) li Figlio cli Dio (!,34) Il Figlio di Dio (l,49) 5 -' Non interessa peri:> in questo studio stabilire il senso e la relazione trn questi titoli né ln loro precisa relazione alla don1;_mcla cli Gesù: «Cosa cercate». -~"' Cfr C.K. 8ARl<E'IT, The Gospel according lo St . .fohn, London 1985, 18 J. 55 crr P. BEECK!'vli\NN, /, 'évany,i/e se/on Jean, Bnigcs 1951, 26; J.H. 8ERNARD, A Criticai and t.\egeticul Co111111e11tary 011 the Gospel according to S. John, I, Edinburgh 1928, 54. sr, Cfr F. Ì\il. BRAUN, b'vangile se/011 S. Jean, Paris 1950 2 , 325. 57 Cfr J. SCllNE!DER, f)as r:vl111geli1111111ach Joha1111es, Berlin 1978 2 , 75. 5 '~ Cfr E.C. HosKYNS- F.N. DAVEY, The Fourth Gospel, Lon<lon 1947 2, 179. 59 Cfr J. ÌVlATEOS- J. BARRETO, El EFangelio de ./11(111, iVIadrid 1979, 110. (,{) crr R. SC!!N1\CKENHURG, !{ \1(/1/gelo secondo Giovanni, !, Lrad. it., Brescia 1973, 428.

s.


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Né la clor11anda JrOiJ µÉVElç, in se stessa è assoluta, né lo sviluppo seguente dcl dialogo pern1ettono, con1e vedren10, di dare una risposta adeguata alle do1nande sopra indicate. Tutto il dialogo tra Gesù e i due discepoli infatti è dettagliato e vago insie1ne, n1a in se stesso si rivela abbastanza ennetico. Non resta allora se non interrogare gli usi dcl verbo µÉvw in tutto il vangelo di Giovanni; questi potranno illun1inare il senso di questa don1anda e cornprenderc perché i due discepoli la pongano a Gesì1.

6. Il verbo µÉvw in Giovanni Il verbo µÉvill è caratteristico degli scritti giovannei, in modo specifico del quarto vangelo e della pri1na Jetten/'-'. Gli usi globali di questo verbo negli scritti giovannei 6-1 superano infatti i suoi usi co1nplessivi in lutto il resto del 5 NT(' ; gli usi nel vangelo di Giovanni poi superano 66 quasi della n1età quellf della pri1na lettera(' 7 • Lo stesso numero degli usi del verbo depone a favore della sua importanza. Non si può perciò comprendere la don1anda dci due discepoli a Gesù JTOf5 µÉvEzç se si prescinde dal senso che tale verbo assume nel vangelo. Non interessa considerare adesso tutti gli usi cli questo verbo nel vangelo di Giovanni: n1i lin1ito solo a quelli più vicini agli usi ciel lesto di Gv 1,38, la cui caratteristica particolare è il soggelto Gesù: i due discepoli infatti a lui chiedono dove egli rin1ane. Oltre i due usi cli 1,38.39, si possono individuare altri IO testi nel vangelo dove il verbo µÉvrJ)è riferito a Gesù soggetto('~. Ma nen1111cno tutti questi usi riferiti a Gesù soggetto aiutano ad illu1ninare il testo. Si può introdurre infaui tra di essi un'altra distinzione, tra usi in conlesto narrativo e usi in contesto dialogico in bocca a Gesù. Gli usi in contesto narrativo 69 si riferiscono alla sua pcr1nanenza concreta e contingente di Gesù

61

crr D.A. CAJl.SON,

The (fospc/ according IO John, Grane! Rapids J 991, 155. Un senso spirituale, quale il ritrovare in Cristo la propria cli1nora, è ritenuto da F. WULF, "ìv/eis/er, wo 11•ohnst du" (loh 1,38), in CL 31(1958)24!-244: 144. 6 -' Si legge 23 volte nella prin1a Lettera, 111enlre nella scco11cla solo Ire (vv 2.9.9); lale nu111ero è rclflrivan1ente alto in un testo assai breve di appena 13 versetti. (,.i Negli scritti giovannei il verbo µivcv è usato cornplessivan1enle 66 volte. 6 ·' In tulio il resto ciel NT il verbo è usalo 51 volte: 12 volte nei vangeli sinottici, 13 volte nel libro degli Atti, 23 volle nell'epistolario paolino, cornpresn ln lettera agli Ebrei, 2 volte nella prin1a lettera di Pietro, I volta nel]' Apocalisse. 66 Nel vangelo di Giovanni il verbo µÉ:voJ è usato 40 volle. r, 7 Nella priina lellera di Giovanni poi il verbo ,LIÉV(Vè usato 23 volte. 6 '~ Cfr 4,40a.b; 7,9; 8,35; 10,40; l 1,6; 12,34; 14,25; !5,4.10. Si potrebbe aggiungere anche Gv 11,54 che però è incerto: cfr lettura variante !51É:rp1f3sv. ffJ Gli usi in contesto narrativo sono 4,40a.b; 7,9; !0,40; 11,6. 62


La dinwrn di Gesù e la dimora presso Gesù in Cv 1,38-3')

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in alcuni luoghi particolari 7n. Ma nessuno di essi può costiluirc adeguata rispo-

sta alla domanda dei due discepoli in 1,38.39. Si può notare infatti che \'espressione noi.5 ,uÉvctç ciel nostro testo, per la sua stessa fonnulazionc all'indicativo presente, deve riferirsi non ad una din1ora contingente e occasionale di Gesù, 1na alla sua din1ora abituale e stabile, quella che gli è propria, nella quale egli clcfinitivan1cnte si trova. Di si1nile din1ora abituale e stabile di Gesù, in senso n1ateriale e terreno, il vangelo però non dice nulla71 •

Si possono anche escludere i testi cli 8,35 e 12,34 che in parte sono simili e in parte divergono; essi, benché il soggetto del verbo flÉVOJ sia Gesù, non aiutano a comprendere la clon1anda dei due discepoli nel nostro testo. In questi clne testi infatti si tratta cli un rin1anere assofuton. In 1,38.39 invece il problen1a posto dai due discepoli riguarda relativamente il luogo dove (n:oV) Gesù rin1ane 7_1. l)ue testi indicano poi un luogo particolare dove Gesù ri1nane: 14,25 e 15,4: egli rimane nei cliscepoli7.i. Ma nen1n1eno questi possono spiegare il nostro testo: è strano infatti che i discepoli chiedono dove dimora Gesù quando egli clin1ora appunto in loro. In 1,38.39 si presuppone un luogo dove Gesù cli1nora che però è esterno ai discepoli e che questi potranno conoscere solo per esperienza personale dopo un ca1nmino di sequela dietro a Gesù. Il testo che ci ri1nane 15, 10, ulti1no posizionahnente tra quelli con il verbo µÉvw riferito a Gesù. In questo testo, dopo avere esortato i discepoli a resta· re nel suo canore, Gesù dichiara che egli rin1a11e 11eff'an1ore tfel Patire: «con1e io ho osservato i co1nandan1enti del Padre n1io e rùnango nel s·uo an1ore>">. In questo testo è espre..:;so un luogo dove rùnane Gesù, che non è un luogo concreto geografico, né coincide con i discepoli: esso può costituire perciò

°

7 Così in 4,408.b dove però l'indic<lzione cronologica due giorni può insinu8re anche un senso pili sin1bolico; inoltre 7,19; 10,40; infine l l,6: Gesl1 rin1ase due giorni nel luogo dove si trovava. 71 Tultnvia ncn1n1eno i cinque usi sopra considerati dcl verbo pÉV(Vsono senza irnportanza. Si può notare inl~1tti una certa struttura letteraria nel loro uso. I prin1i due testi (4,40a.b) p<lrlano di un rùnanere di due giorni, così pure il testo di 11,6. Nei testi intennedi (7,9; 10,40) si indica sernplicen1entc il luogo dove Gesù rinrnne. 72 In 8,35 Gesù confronta il figlio con il servo: il servo non rù11ane per sen1pre nell8 C<lsa, il figlio invece ri111a11e per se1npre. La posizione del servo e ciel figlio è nntitetica: il pri1no non rin1ane per se1npre, il secondo invece rirnane per sernpre. Si può not8re che il riinanere dcl servo è relativo, in relazione alln casa; il ri111une1"e del figlio invece è nssoluto: egli se1nplicc1nente ri11u111e in eterno. In l 2,34 poi parlano i Giudei. A Gesù, che aveva parlato della sua esaltazione, essi polen1ican1ente obiettano di 8Vcrc udilo che il Cristo ri111ane in eterno. 7 -' In 8,35 e 12,34 riguarùa non il luogo dove Gesù rì n1ane, n1a il fatto stesso che rùnane. 71 · In 14,25 Gcsli clichinra: «queste cose ho detto a voi presso di voi (nap'VµTv) rilnanendo (uivwv)». In l 5,4 poi esorta: «rù11011ete (psivart:) in n1c ed io in voi (iv VµTv)». Il verbo µivwè riferito esplicitan1ente ai clisccpo!i, n1a è sottinteso per Gesù.


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un'ottima risposta di Gesù alla don1anda dei due discepoli. Essi chiedono a Gesù dove rimane (1,38.39); Gesù risponde che rimane nell'amore del Padre 7'. La peculiarità del testo di 15,9- [O esige una più specifica considerazione. Esso presenta una duplice dinan1ica che gravita attorno a tre personaggi: il Pa{fre, Gesù e i lliscepoh. Questa duplice dina1nica è prin1a chscenllente poi ascendente. _La dinamica lhscenllente si sviluppa attorno al verbo ciyanclcv (a111are); essa comprende due movimenti: dal Padre a Gesù e da Gesù ai discepoli. Il Padre ha amato (l((Xflrvç ryyéurryuÉv µt: 6 llcxrryp) Gesù; in conseguenza di ciò (1Cayw) Gesù ha amato (vµiiç ryyéarryucx) i discepoli. La dinamica ascendente si sviluppa invece atlorno al verbo µÉvw (re.sfare) e altorno all'espressione Èv rfj àycXnn (nel!'cunore) . .E~ssa coinprcncle pure due inovin1enti: stavolta però, a risalire, dai discepoli a Gesù e da Gesù al Padre. I discepoli, raggiunti dall'azione cli amare di Gesù (ryyéurryucx), ricevono da lui il comando di rimanere (µÉvw) nel suo amore (Èv rfì ayan:nJ, così come (1Crxflwç) Gesù rimane nell'cunnre llel Padre. La strada che Gesù propone ai discepoli per raggiungere il suo an1orc e rimanervi è !'osservanza dei con1anda1nenti: la stessa che lui ha percorso e che lo ha condotto all'amore del Padre dove rimane. Tutto il brano contiene così una storia co1npleta che parte dal Padre e cuhnina nel Padre. Il Padre è -il punto di partenza di una storia di an1ore: egli cuna Gesù; il Padre è pure il punto culn1ine e tennine cli questa stessa storia. Il suo in1ore è il tern1ine al quale Gesù perviene e nel quale egli rùnone. Si può così concludere che il testo di 15,9-1 O contiene la vera risposta di Gesù alla domanda dei due discepoli in 1,38.39. Questi in 1,38.39 chiedono dove Gesù rilnone; in 15,9-1 O Gesù risponde che egli ri1nane nel! 'cunore ciel Padre 7f,. Tuttavia nel nostro testo Gesù, pur senza rispondere direttan1ente, non elude la domanda. Egli esorta i discepoli a compiere un can1n1ino al tern1ine del quale essi, per diretta esperienza, potranno sapere dove egli rin1ane. Non bisogna però dimenticare un aspetto: i due discepoli introducono la loro domanda interpellando Gesù con il termine ebraico Rabbì; L'evangelista si affretta a fornire la versione greca btOcX<JICCXÀE.

75 Si può notare che in questa relazione dialogica la clo1nanùa è posta dai discepoli nel prin10 testo (1,38.39); la risposta di Gesli invece si trova nell' ultiino. 76 A questa interpretazione, benché in 111anicra non del tutto chiara, si erano aperti anche altri interpreti; cfr E.C. HOSKYNS- F.N. DAVEY, The Fourth (ìospe/, ci!., !79; X. LEON-Dlll-'OUR, Lecture de l'ÉFangi!e se/011 .let111, 1, Paris 1990 2, 189. I. DE L1\ POTTERIE, l'e111ploi du i erbe "de111e11rer" dans la 111ys1ù111e joha1111ÙJ11e, in N1nh 117 (1995) 843-859. Dc La Potterie cita GUILLAUJ'vlE DE SAJNT-TH!ERRY, ()rutio Do111i11i Gui!!ehni, in La co11te1111)/atio11 de Die11, Paris 1959, 124ss (Loc11s tuus Pater est). 1


La di111ora eh Gesù e la dirnora presso (Jesù in Cv 1,38-39

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Traducendo in greco, l'evangelista sollolinea l'aspetto insito nel tern1ine rabbì dell'insegna1nento. Gesù è il 111aestro ed essi sono i discepoli. Ciò signifi-

ca che essi potranno sapere dove Gesù rùnnne attraverso un can1n1ino che essi, dietro Gesù n1aestro, percorreranno in atteggiamento cli discepoli: 1nan 111ano che essi canl!11inano, da Gesù in1parano.

7. La risposta di Gesù venite e vedrete (EPXEC58E 1<ai OlflEC>8E)

L'espressione EPXEC>8E 1<az' 01f1Ee>8E, con cui di Gesù risponde alla domanda clei due discepoli, è assai se1nplice; ma proprio la sua estrema sen1plicità [a rende assai co1nplcssa. Secondo alcuni interpreti tuttavia essa non avrebbe qui un significato particolare 77 , n1a esprime un saluto 78 o anche un invito da parte di Gesù a visitarlo 79 e scguir\0~ • Altri interpreti scorgono però ne Il' espressione una pregnanza di significato 81 . Dopo la fonnula narrativa introduttiva Aiycr aVrolç, la risposta cli Gesù si articola in due sole parole che corrispondono alle due forme verbali, coordinate, in relazione di successione, dalla particella T<af. TI prin10 tern1ine è EPXEC>8E (venite), imperativo presente dal verbo /!pxo.uaz; il secondo termine è OlflEC>8E (vedrete), futuro dal verbo Nel primo termine Gesù esprime un co1nando, nel secondo, invece, espri1ne la conseguenza di quel co1nanclo: se i discepoli verrnnno, potranno vedere. I discepoli dovranno così co1npiere un can1n1illl\ al lerminc del quale avranno una visione. Il verbo EPXEC>8E, per la sua forma al presente, non indica l'inizio dell'azione, 1na il suo proseguin1ento. Gesù non comanda ai discepoli di iniziare a venire n1a di continuore a venire, cli perseverare nel loro c'!-111mino. I due discepoli del resto avevano iniziato già il loro camrr1ino: Gesù infatti li coglie e si rivolge a loro mentre seguivano (à1<0A.oveovvraç) (v 38a), ma prima l'evangelista aveva narrato che essi, avendo udito da Giovanni, seguirono Gesù 11

opaw.

77 Cfr C.K. BAJ{RETT, The Gospel according to St. fohn, Lonùon ! 985 (Third In1pression), 181, il quale tullnvia nota che l'espressione è coinune nella letteratura rabbinicn. Per i testi rabbinici cfr H.L. STRACK - P. BlLLERBECK. Ko111111e11tar :,u111 neuen Testa111e11! aus Ta!111ud 1111d 1\Iidrasli, 11, .lvllinchcn J 9562 , 371. 78 Cfr l'vl.J. LAGRANGE, f;1 a11gi!e se/011 S. .lea11, Paris 1948 7, 46: siale benvenuti. n Cfr L. MORRIS, The Cìospel according to Joh11, Grand Rapicls 197 ! , l 57. ~o Cfr TH. ZAHN, [)as E1 a11gelù1111 des Johl1n11es, Wuppcrlal 1983, 130. 81 Cfr P. HAHN, Sehen 1111d G!a11be11 ù11 .!oha1111eseva11gcliu111, in Neues Testa111e11t 1111d Geschichte, ZUrich 1972, 127, secondo cui solo chi vede viene alla fede e ad una particolare teslin1onianza. 1

1


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Coterina Vecch;o

(1Ì1<0ÀOV81J<XLV) (v 38b)". Il vero inizio del cammino perciò deve essere cercato nell'annunzio di Giovanni. Altre volte nel vangelo di Giovanni il verbo /!pxopm è usato per indicare un can1mino dci discepoli verso Gesù~~: egli così è il termine del carnmino. Nel testo di 1,38-39 invece non si parla di tern1ine cli ca1nmino 1na Gesù invita alla perseveranza. L'assenza di un con1ple1nento dì rr1oto a luogo trasferisce l'accento sul verbo venire, sottolineando così non il luogo 1na l'azione stessa. Altre volte nel vangelo di Giovanni è sottolineata, sen1pre con il verbo lpxoµrLz, l'azione di venire. Alcuni testi a riguardo sono particolarmente significativi. In 1,46 si legge l'invito di Filippo a Natanaelc: «vieni (/!pxov) e vedi», 1na non è espressa alcuna indicazione di luogo dove Natanaclc deve venire 8·1. Il seguente v 47, narrativo, segna però un progresso: narra infatti l'evangelista che Gesù vide Natanaele che veniva a sé (npoc; mlrov). ln questa seconda volta l'evangelista introduce il con1plemcnto di 1noto a luogo: il tern1ine del ca1nn1ino è Gesù. Più interessante dal punto di vista il duplice uso di /!pxowx1 in I 2,23-24. La prima volta esso è riferito a Filippo in relazione ad Andrea (Andrea viene da Filippo), la seconda volta è riferito a Filippo e ad Andrea in relazione a Gesù (Andrea e Filippo vengono eia Gesù). Il contesto è la richiesta dei greci, saliti alla festa per adorare, fatta a Filippo di voler vedere Gesù (cfr v 20). Questo duplice uso stupisce per due motivi sia perché è un indicativo presente che esprime azione continua sia perché non è espresso alcun con1plemento di moto a luogo, non si dice infatti né dove viene Filippo né dove vengono Anclrea e Filippo". L'omissione di qualsiasi complemento cli moto a luogo dopo il verbo Epxoµcxr detennina nel testo uno sposta1nento di accento che poggia così tutto sul verbo. All'evangelista non interessa prima di tutto dove Filippo e Andrea 82

Si determina così il seguente progresso: Ì]K0Ào1)817acxv (seguirono: v 38a), Ò:KoÀov-

61oVvrcxç (111e11tre seguivano: v 38b), i!pxccr61E (persei'erate a venire: v 39) 1

Cfr 1,47; 3,2; 4,30; S,40; 6,5.35.37.44.45.65; 7,37.50; 10,41; 19,39. Si può notare un certo parallelis1no tra questa espressione e l'espressione dcl nostro testo. In entrarnbi si parla di una venuta cd in entrambi si parla di una visione. Mentre però in 1,46 la visione è espressa all'in1peralivo (i'8E) e costituisce ancora un invito, nel nostro testo invece è al futuro (01j!Ecr8e) ed csprirnc una conseguenza. l ,46: Epxov Kcxi ì'Oe 1,38.39·. /!pxwee mì Dlf"<58e 85 La sorpresa in questo testo aun1enta se lo si confronta con il v 21, dove l'evangelista narra !a venuta dei greci: questi «si accostarono (npocrfj?..eov) a Fil1j1po (d>1?..l1urçv) [ ... ] dicendo». Ci sono tre differenze ci sono in questa descrizione: il verbo non è nella fonna sernplicc Epxoµat, n1a in quella con1posta npoaipxoµai, è espresso all'aoristo (npoafj?..Bov), è seguito da un dativo di n1oto a luogo (cb1ÀlnnqJ). La sorpresa poi diventa ancora rnaggiorc perché anche i due usi del verbo À.Éyw nel contesto sono privi di oggetto. "

r:-.i


Lo dirnora lii GeslÌ e la dilnora presso Gesù in Cv 1,38-39

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vengono, ma il fimo che essi vengono. Si può così supporre che il verbo nel testo di 12,23-24 esprime non soltanto un semplice cammino materiale, n1a un profondo orientan1ento spirituale che in ulti1na analisi culn1ina a Gesù. Un altro testo ancora dove il verbo l!pxoµa1 assun1e particolare enfasi è nel contesto di 20,2-18. Esso è usato diverse volte, riferito alla Maddalena che viene (EPXETW) al mattino, essendo ancora buio, al sepolcro (v 1), e poi viene (EPXET!Xl) da Simon Pietro e dall'altro discepolo; riferito a Pietro che viene (lpxcrm) seguendo il discepolo (v 6)"'; riferito infine ancora a Maria Maddalena che viene (!!pxcral) a111u111zianllo ai discepoli: «ho visto il Signore» (v 18). I testi sopra considerati lasciano intendere che con verbo lipxo,uaz si esprin1e non soltanto un can11nino n1atcrialc, n1a anche una profonda tensione spirituale fonclamentaln1ente orientata verso Gesù. Possian10 perciò ritenere che anche in 1,38.39 il co1nando cli Gesù ai due discepoli espresso con il verbo l!pxoµaz di perseverare nel camn1ino (!!pxcc;8c) è riferito non al carnrnino n1ateriale bensì a quello spirituale dei due discepoli. In relazione poi al precedente verbo àKoÀov8Éw, è possibile notare con1c questo can1n1ino coincida con quello della sequela. Gesù li esorta a continuare a venire, cioè a perseverare nel ca1n1nino della sequela. Dove i due discepoli debbono venire, né Gesù né l'evangelista lo dicono. Tutta l'enfasi perciò sta sull'azione stessa di venire, orientata con1e suo lern1ine ad un'altra azione, che i discepoli dovranno con1piere, quella di veliere. 11 seguente verbo 0l/fEC58E è un futuro, perciò non contiene un altro co~ 1nando, 1na esprin1e la conseguenza e anche il culn1ine cui tende il con1anclo precedente 87 , Al tern1ine del loro carnmino i discepoli avranno una visione che per1nctterà loro di costatare esperienzialmente dove Gesù din1on1 8 R. Anche il verbo Olf!ECY8E è usato in modo assoluto; Gesù non dice che cosa i discepoli vedranno. Si intuisce bene che essi vedranno dove Gesù rùnane, ma l'evangelista evita di espri1nerlo. Ancora una volta l'enfasi non sta sull'oggetto ma sull'azione di vedere. Il verbo nel vangelo si Giovanni è usato 31 volte e quasi sempre esso è legato all'oggetto concreto della visione su cui poggia l'enfasi sullo stes-

lpxo,um

opaw

s6 Nel v 3 però è usato l'irnperfetto ftpxovro, riferito a Pietro~ al discepolo in can1111ino e orientati verso il sepolcro; nel v 4 poi è usato l'aoristo i]?i.lJEv riferito al discepolo che entrò nel sepolcro. Entrarnbi i verbi hanno qui un preciso orientarnento. 87 fn questo senso non è csutta la traduzione della latina Volgata: "venite et vidctc". 88 Secondo R. KYSAR, Joh11, Mìnneapolis-Minncsota 1986, 38, il verbo indica la percezione rnedianle la fede di chi Gesù è.


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Coterina VecchhJ

so, nei testi dove invece l'oggetto non è espresso l'enfasi poggia sull'azione stessa. Due sono i testi nel vangelo di Giovanni dove il verbo OpcXco è usato senza oggetto: Gv 1,34 e Gv 19,35. Essi sono paralleli; in cntran1bi infatti il verbo Oprim è usato al perfctto 89 e in entrambi esso è seguito, in farnia coordinala, dal verbo po:prvpÉill espresso anch'esso al perfetto"". li primo testo, 1,34, è riferito al Battista: lui stesso dichiara di rivere visto e di avere reso testinzonianza che Gesù è il Figlio di Dio. Il secondo testo, 19,35, è riferito ad un personaggio non bene identificato; probabiln1ente il discepolo che Gesù arnava91 , che, in terza persona, narra la sua propria esperienza. 1 due testi hanno delle son1iglianze 92 e delle differenze')-\ Concordano però nel falto di una visione di cui i soggetti hanno fatto esperienza. L'esperienza dcl Battista narrata in 1,29-34 è più complessa e il testo di 1,34 prescnla 111inori relazioni al testo cli 1,38-39. Notian10 solo che la vi~ione che gli pennette di affermare di avere visto deve essere ricercata in tutta l'esperienza intern1cdia, descritta nei vv 29b-33. Più vicino al testo di 1,38-39 è invece il testo di 19,35, nello sfondo è quello di Gesù crocifisso (cfr v 31), posto tra il v 34, il colpo di lancia con la fuoruscita cli sangue e acqua, e i vv 3637, la duplice cilazione della Scrittura 9.i. L'oggetto della visione perciò è la croce da dove Gesù effonde sangue e acqua. Ciò è confennato anche dalla seconda citazione nel V 37: «guarderanno cOv1ovraz) a colui che hanno trafitto». In questa citazione è usato lo stesso verbo Opi:Xcv al futuro.

8'J In diversa tOnna però: in l,34 all'indicativo (ÉcOpa1<a), in 19,35 al participio sostantivalo co11 l'articolo (0 Émpa1<dx;). 911 Si ollienc tra i due testi !a seguente relazione paral!cla: 1,34 19,35

1<Ò.:ycO i:c/Jpa1<a /([X{

,UEJ.1aprVp17 K·a

pspaprVp 17 KEv

La relazione al discepolo che Gesù nniava può essere stabilitn anche nlln luce Jì 21,24, dove il discepolo è definito: "colui che testù11011ia (0 µaprvpi55v) ". 92 Le so1niglianze sono luso dcl verbo Opéxcv e del verbo µaprvpÉco; inoltre concordano nel hllto che dalla visione scaturisce la teslin1onianza. 93 Le differenze, oltre quelle contestuali, riguardano la fonna gn1n1n1atical.e del verbo OpcXcv, all'indicativo perfetto in I ,34 e al pnrticipio perfello in 19,35. 9 -! 11 testo di ! ,34 non è però senza relazione alla croce. Essa può essere richio1naln clnlla nozione di Agnello di Dio in 1,29; cfr ! 9,36: «Osso non spezzerete da esso;-) che richian1a Es 12,46 e Nrn 9,12. 'JI


La dirnoro di Gesù e lo dirnoro presso ·Gesù in Cv 1,38-39

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Queste osservazioni illu1ninano e aiutano a con1prendere il verbo 0lflEC5fÌE di I ,38-39')5 . Il coniando cli Gesl1: «venite e vedrete» è specifico e vago insie1ne: non si dice infatti né dove i due discepoli debbono venire né cosa dovranno vedere. Alla luce di 19,35 si può dare quindi all'espressione del testo di 1,38-39 un senso più profondo: dicendo «venite e vedrete» Gesù allude all'esperienza della croce, dove i discepoli, attraverso un camn1ino <li sequela, debbono giungere, e dove avranno l'esperienza di una visione. Con le parole «venite e vellrete» Gesù esorta i due discepoli a perseverare nel can11nino di sequela. 1\llora potranno sapere dove rùnone Gesù. Lì potranno costatare che Gesù rin1ane nell'an1ore dcl Padre, dal n1on1ento che sulla croce egli si trova perché ha osservato ii suo comando ( 15, IO) e ha dato la sua vita (I O, 18).

8. L'epilogo norrotivo Dopo il co1nando di Gesù «venite e vedrete» cessa il dialogo tra Gesù e i due discepoli e il testo continua in fonna narrativa: l'evangelista narra l'epilogo del dialogo tra Gesù e i due discepoli. Tutto l'epilogo narrativo co111prencle due parti. La prin1a parte è più lunga: in essa l'evangelista narra che i due discepoli vennero, videro dove rin1011e e rirnasero presso di lui quel giorno. La seconda parte invece è 111ollo più breve: in essa l'evangelista si lin1ita soltanto ad offrire una indicazione cronologica: era circa l'oro llec;,na. La prima parte narrativa si articola in quattro elen1enti: l'azione dci discepoli: f,J..eov Keti Eioov (vennero e videro), il verbo µÉvw riferito a Gesù è seguito dall'avverbio di luogo: JWV (dove), il verbo E~lEIVClV (rimasero), all'aoristo, riferito ai discepoli e preceduto dal complemento di luogo n:ap' ClVTiji, riferito a Gesù, il complemento di tempo rlJV ryµÉpav ÈKci Vl)V (quel giorno). Dopo la loro venuta, i discepoli hanno l'esperienza di una visione che ha per oggetto il luogo dove Gesù rin1ane; il vero epilogo però non è il fatto che i discepoli videro dove Gesù rin1ane bensì il fatto che essi rin1asero. L'esperienza dcl luogo dove Gesù ri111ane è finalizzata al fatto che i discepoli rin1asero presso Gesù. Così il r;,nonere di Gesù e 1l rùnanere dei discepoli presso di lui si 95

Tra il testo di l,38.39 e i! testo di 19,35 si può stabilire una relazione. L'inizio Jcll'cspericnz<1 del discepolo in 19,35 può risalire fino a 18,15 del e, dove si dice che seguivano c;esù Pietro e l'altro discepolo. Si può perciò stabilire una relazione tra i due discepoli e il discepolo. co1nc en1crgc dal seguente schen1a: due discepoli discepolo seguivano seguirono - seguenti colui che h(/ visto 1 edre1e 1


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Ca!erh1a Vecchio

relazionano reciprocan1cnte; il prin10 è finalizzalo al secondo, rna il secondo non è possibile senza il primo. Si pone allora il problema sul senso del!' espressione: «presso lii lui ri111asero ( nr_tp' aVrij5 lf,uct vav)», i I cui soggetto sono i due discepoli e il luogo è appunto Gesù. 8. l. L'espressione nap' ai\rif5 [µE1vav In questa espressione si nota un can1bian1ento dcl soggetto del verbo µÉvw: questo non è più Gesù bensì i due discepoli: essi, dopo avere visto llove rirnone Gesù, a loro volta rirnasero presso di lui. L'analogia con il rùnonere di Gesù già esclude in partenza che si tratti anche per i discepoli di un rinu111ere n1aterialc. Per comprendere però il senso di questa azione dei discepoli bisogna allora interrogare ancora il vangelo stesso. -Più specifica1nente bisogna considerare i testi in cui si parla di un rirnanere dei discepoli. Anzitutto Gv 6,56, dove Gesù dichiara che chi n1angia la sua carne e beve il suo sangue rhnane in lui 96 • La relazione tra il rùnanere e il rnangiarc la carne di Gesù e bere il suo sangue orienta già verso il senso spirituale dello stesso rùnonere. C'è però una differenza rispetto a l,38-39 che impedisce di riferirsi direttamente a 6,56. ln Gv 1,38-39 il verbo µÉ.vw è costruito con napa e il dativo, in 6,56 invece con Èv e il dativo. Inoltre si possono citare diversi testi ciel e 15, nei vv 1-8, nel contesto cioè della 1netafora della vite e dei tralci e della sua applicazione ai discepoli, dove Gesù esorta a rin1anerc in luin. Essi servono bene a 1nostrare che il rin1a11ere dei discepoli in Gesù non è un rinzanere rr1ateriale con lui in un qualche luogo, ma un profondo rimanere spirituale; non aiutano però ancora a co1nprenderc l'espressione di 1,38-39, che differisce eia essi in tre aspetti: anzitutto non è costruita con Èv e il dativo ma con naprX e il dativo, inoltre prevede non un rilnanere bilaterale tra Gesù e i discepoli n1a solo unilaterale dei discepoli in Gesù, infine relaziona e, in certo senso, fa dipendere il rirnanere dei discepoli in Gesù dal rhnanere di Gesù in un luogo misterioso (noli) che però è stato già identificato con il Padre. Il rilna11ere dci discepoli in Gesù si relaziona e anche dipende dal rimanere di Gesù presso il Padre. Un testo importante però è quello di 15, IO, dove Gesù dichiara: «se osserverete i miei con1andarnenti, rirnarrete nel 1nio 0111ore», poi continua: «con1c io ho osservato i con1andamenti del Padre mio e rilnongo nel suo an1ore». A Il lesto però parla di un reciproco rilnanere: «Ì11111e ri111a11e ed io in lui». Nel v 4 Gesù esorta: «ri111a11ete ù1 1ne ed io in voi», nel v S parla dcl rnolto fruÙo che porta colui che rùnane in lui, n1cntrc, al contrario, descrive le conseguenze negative a cui va incontro chi non rin1anc in lui. Infine nel v 7 Gesù dichiara ai discepoli che, se rùnarronno in lui, quolunque cosa chiederanno sadt ratta a !oro. %

97


Lo di111ora di Gesù e la dùnora presso Gesù hz Cv 1,38-39

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partire da questo testo si è concluso a riguardo dcl rin1anere di Gesù che egli rin1ane nel Padre. In due aspetti esso concorda con l'espressione «presso di lui rin1asero», nel fatto che presenta un ri111a11ere unilaterale dei discepoli in Gesù e nel fatto che Gesù relaziona (Ka8o)ç) il rimanere dei discepoli nel suo amore al suo rhnonere nell'a111ore del Padre')·~. Il rin1anere di Gesù nel Padre e il rin1anere dei discepoli in Gesù sono la conseguenza cli una condizione analoga: l'osservanza dei con1andan1enti. Se i discepoli osserveronno i con1a11llcunenti di Gesù, rinu1rron110 nel suo a111ore, con1c lui ha osservoto i con1a11dl11ne11ti dcl Padre suo e rirnone nel suo a111ore')'>, Tuttavia nemn1eno questo testo da solo è sufficiente: rin1ane ancora il fatto che il verbo ,uÉvm nel nostro testo è costruito con n:apa e il elativo. In questo senso viene in aiuto 19,25s dove appunto è usata la particella ncxprX con il dativo. 1\ riguardo delle donne presso la croce, l'evangelista scrive: «stavono presso (rccxpix) la croce di Gesù»; il verbo stativo però non è µÉvw (rimanere) ma uno corrispondente /'o·n7,uz (stare). Più sotto nel v 26 a riguardo del discepolo che Gesù an1ava, l'evangelista scrive che era stante presso (n:apnn:t"J5ra) 1"". I due testi di 15, IO e di 19,25-26 insieme aiutano a spiegare il nostro cli 1,39. A riguardo è utile la seguente relazione letteraria: 1,39 15,10 19,25 c/ CfTIJ KEWCi V rcap' avrip µEVclTE !!µE1vav n:apa réii Èv r/j àyrin:n µov CfTCiVpl).I

98 Si può notare anche in questo senso una relazione tra i due testi. In 1,39 l'evangelista passa dal rù11a11ere di Gesl1 al ri111r1nere elci discepoli in lui; in 15,10, all'inverso, dal rùnunere dci dìsccroli nel suo a1nore, Gesù risale al suo rù11011ere nell'mnore dcl Padre. Possia1no così stabilire il seguente scherna: 15.10 IJ9 I. Videro dol'e 2. Ri111arre/e l"Ì/11(1//C nel suo rm1ore 2. Presso di lui I. Rù11a11go rinrasero nel suo r1111ore 'J'.l !I testo di 15, I O con1prcnde due pcirli parallele. La prin1n parte riguarda la relazione dci discepoli a (Jcsù; la seconda parte riguarda invece la relazione di Gesù al P<1dre. Gesù al Padre i discepoli a Gesl1 i co1na11d(1111enti del Padre 111io se i n1iei co111C111da111e11ri osservere/e ho osse1vato e rùnango rù11arrele nel 111io a111ore nel suo a111ore 1110 L'evangelista inette i11sie1ne il verbo i'an7pl e la particella nrxp6., dcl verso precedente, proponendo l'unico verbo co1nposto no:pfan/,Ul.


390

Caterina Vecchio

li primo testo richiama, per il verbo µÉvw, il testo di 15,10, richiama poi, per la particella Tmpa, il testo di 19,25. I tre testi concordano nel fotto che han-

no lutti un verbo stativo, seguito da un co111plen1ento <li stato in luogo; il soggetto dcl verho stativo sono gli uomini, lo stato in luogo riguarda invece Gesù e caratterizza la relazione degli uon1ini a lui. La relazione tra 1,39 e 15, 1O, dctcnninata dal verbo ,uivw, stabilisce una corrispondenza tra l'espressione mxp' cxvrç75 (presso di lui) e l'espressione Èv r[j àyécrcn ,uov (nel rnio un1ore): in questo senso ri111n11ere presso Gesù ( 1,39) significa rimanere nel suo amore ( 15, 1O). La relazione tra 1,39 e 19,25-26, detern1inata dalla particella napét, stabilisce un legan1e tra l'espressione 1mp'cxvrij5 (presso di lui) e l'espressione ncxpa rij5 cncxvpij5 (presso la croce): in questo senso rin1onere presso Gesù ( l ,39) significa stare presso la suo croce (19,25s). Si può concludere allora che l'espressione «rin1osero presso di lui» di 1,39 assun1e un senso profondo spirituale ed equivale al rin1anere ncll'an1ore di Gesù presso la sua croce. La relazione stabilita tra i testi di 1,39; 1S,1 O; 19,25-26 induce a rileggere tulta la descrizione dcl ca1nn1ino che i due discepoli con1piono per arrivare nel luogo dove (Jesù rùnone e rùnonere, conseguenten1cntc, presso di lui. In 19,25-26 il discepolo, di cui si dice che slava presso (n:cxpEOTWYCX), appare al ter111ine di un carr1n1ino che incon1incia fin da 18,15, dove l'evangelista narra che seguivano Gesù Simon Pietro e l'altro discepolo. f)i questo discepolo, in tulto i! contesto della narrazione della passione, dopo 18, 18, non si parla più fino a 19,26. Questo stesso discepolo poi, in 19,35, sarà derinilo come colui che ha visto (0 Émpal(ÙJç). Pure i due discepoli al tennine del loro can11nino vedono Gesù che ri1nane nell'an1ore del Padre ed essi pure rin1angono nel suo an1ore. Mediante l'imperativo presente EPXE08E Gesù esorta i due discepoli a perseverare in questo can1mino spirituale, al tern1ine del quale essi non solo vedranno che Gesù rùnone nell'an1ore del Padre, n1a essi stessi rilnarranno nell'a1norc di Gesù, ben radicati sotto la sua croce. In questo sfondo si può cornprendere il titolo Paf3f3{ con cui i due discepoli interpellano Gesù 101 • Esso 102 è un tcnnine ebraico (rilb) 111 \ usato diverse

1111

Non lutti gli interpreti d<inno un valore pregnante a questo terrnine. Secondo J. GOtersloh und Wlirzburg 1979, I02, non va oltre la se1nplice forn1ula di rispello; secondo F.M. BR1\UN, Évungife se/on Saint Jcun, cit., 324, è una semplice forn1ula di poli/esse, cosi anche M.J. LAGR1\NGE, É1Y111giff' sl!/011 S. Jea11, cit., 45; E.C. HosKYNS- F.N. DAv1-:Y, Thc Fo11/'fh Gospel, cit., 179 ritiene che niente suggerisce che il tennine abbia un senso profondo: L. iVIORRIS, The Gospel according to John, cit., I 57 nota 88 ritiene che questo tern1inc indica il 111odo come i discepoli si rivolgono al loro 1naestro. 111 ~ In Gv 20.16 però usa il tennine più ararnaico Prxf3f3ovvi. BECKEI~, D(/s EFa11ge/i11111 11ach Johannes, 1,


Lo dimora di Gesù e la dimora presso Gesù in Cv 1,38-39

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volte dall'cvangelista 111-1• Di questo tern1inc l'evangelista si prcn1ura di offrire una traduzione in greco: 3r6cXa1çail2 1115 • Ci si può chiedere allora perché l'evangelista accanto al tcrn1inc ebraico introduce anche la traduzione in lingua greca 111 (>. Una prin1a e in1n1ediata spiegazione potrebbe essere il fatto che egli vuole spiegare il rennine scn1itico ai suoi lettori di lingua greca 107 . Ma è possibile pure un'altra spiegazione: con il tennine greco l'evangelista sottolineerebbe l'aspetto dell'insegnan1cnto insito nel tern1ine 8186aF<ailc 111 ~, tanto più che il tcrn1inc rJaf3f3{, nel suo senso cti1nologico (ràb), più gcncrica1ncnte indica colui che sta in alto, e potrebbe riferirsi sia a colui che insegna sia anche a colui che con1ancla 1119 • Precisando che il termine r)af3f3{ significa n1aestro 1111 , egli suggerisce così che tutto il can11111no elci discepoli passa attraverso la via dcli' inscgna111ento di Gesù. Si può allora concludere che il luogo dove Gesù rin1ane è lo stesso a1norc del Padre al quale egli è pervenuto e nel quale si è radicato 1necJiante ['osservanza dcl suo con1anda1nento 111 • Si1niln1cntc i due discepoli che rùnasero presso di lui sono quelli che, avendo osservato il con1andan1ento cli Gesù, rimangono radicati ne[ suo an1ore presso la sua croce.

10

-' Cfr tra i tanli P. BEECK!vl1\NN. L'É,'vangile se/011 S. Jea11, cii., 25 che confronta il tern1ine con il latino 111ag1111s: rnaestro. IO~ Cfr 1,38.49; 3,2.26; 4.31; 6,25; 9,2; l 1,8. ws Questo è l'unico testo in cui l'evangelista offre una traduzione dc! tennine Paf3j3l. Una lraduLione indirella è offerla perù pure in Cv 3,2. La traduzione 0106cno:xAoç è offerta anche per il termine 1Jaj3j3ovv[ in Cv 20,16 e, in questo senso, 1,35 e 20,16 possono costituire una inclusione lelleraria. IO!'> Secondo J.H. BERNJ\RD, 1\ Criticai and E\egeticaf Co111111e11tary on the Gospel <rccording lo S. .fohn, I. cit.. 55, il termine f;aj3j3i tradisce dietro il vangelo un narratore di lingua aran1aic8. 1117 In questo senso si espri1ne anche G. M1\ll:I~, Johc1n11ese1'a11ge/i11111, !, NeuhausenStut!gart, l 984, 6 ! . 108 Non si può dire però con J. ìvL-\TEOS- J. BARRETO, tJ f:'11a11gelio de J11a11, ciL., !07 che r)cxf3j3[ sia sinoni1110 di 6u56aKaÀE. 1119 Questi due aspclli appaiono in ! J, ! 5, dove appunto Ge::.L1 si <lllribuisce i due aspetti di 111ae.1·1ro e di Sìgnore. iiri Secondo P. DSCl-!ULNIGG, Die Berq/i111g der Jiinger Joh 1,35-51 ùn Ral1111e11 des vierten Eva11ge!i11111s, in FreibZPhTheol 36 (1989) 427-447: 439, Pcxf3f3[ sottolinea la specifica autorit~l di inscgnan1cnto di Gesù come !"inviato da Dio. Anche secondo F. T!LLt\·!1\NN, lJas lohr11111ese1'<1ngeli11111, Bonn 1931 ~, 73, il Lern1ine presuppone che egli insegna e raduna i discepoli. 111 Prescindia1110 dalla considerazione specifica di quale sia il con1anda1nenlo dato dal Padre a Cìeslt. É sufficiente citare soltanto il testo di IO, 18 dove Gesl1 dichiara di avere ricevuto dal Padre il co111<1ndo di porre la vit<J. Ancora una volta si è rinrnndati <11la croce. Gcsl1 riinane nell'an1orc dcl Padre quando dona la sua vita.


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H..i1nane però aperto un proble1na: la relazione che esiste tra il rilnanere di Gesù nel Padre e il rin1unere lici discepoli in lui? Quando essi ricevono da lui il co1nando che pennette loro di raggiungerlo e di radicarsi nel suo a1norc? La risposta a questo problcn1a è assai con1p!essa ed esige la considerazione di un lungo giro di testi nel vangelo di Giovanni. Sia lecito perciò proporre soltanto qualche intuizione 112 • Radicato nell'an1ore dcl Padre, Gesù è il Signore, il Kvpwç, che promulga il suo comandamento (Evro,lrj); accogliendo il comanUan1ento di Gesù ed osservandolo, i discepoli rin1angono nel\'a1nore di Gesù. Tra il rùnonere di Gesù e il rilnonere dei discepoli il lui c 1è perciò tacita1nente presupposta la pron1ulgazione dcl suo co1nanda1ncnto. Visto dove Gesù rirnane, radicato ncll'an1orc del Padre, da lui, Signore, i due ricevono il cornanda1nento, la cui osservanza pern1ette loro di restare presso th Gesù, radicati nel suo an10re, presso la sua croce. 8.2. L'indicazione cronologica Narra l'evangelista che i due discepoli ,-;,nusero presso Gesù quel ghJr110.L'cspressione r1]v 1]µÉpav Èl<efvr-,v, per la sua forn1ulazionc all'accusativo, indica un ten1po continuato: in tutto quel giorno i discepoli rin1asero presso Gesù. Il prin10 senso dell'espressione è chiaran1ente cronologico: ci si può chiedere però se anche questa indicazione non contenga in sé un significato pili profondo, se cioè l'evangelista non si riferisca ad un giorno particolare, caratterizzato dal rin1anere in Gesù 11 ·'. Il tennine 1]11É1Ja non è inconsueto nel vangelo di Giovanni 11 -1-. I suoi significati sono diversi: talora ha un senso cronologico 1L"; talora invece assun1e un significato più pregnantc 11 r'. A riguardo è sufficiente soltanto notare alcuni testi più vicini alla nostra espressione, che in qualche modo possono illun1inarla, quelli sopratlulto i testi in cui il ter1nine si accompagna all'aggettivo Èl<eivn e<l assume un carattere enfatico: 5,9 117 ; 14,20'"; 16,23-26'"; 19,21 "". Questi

111 Cfr a riguardo A. GANUl·:rv11, I Hacconti postposq11uli nel 1Y111gt'lo di Gio1 a1111i, 111, Acireale l 993, 225-230. I I.\ Questo aspello in genere è trascurato dagli interpreti. Possia1no citare però J. MATEOS J. BARRETO, El r:\!ungelio de 111011, cit., [ 08, secondo cui, in senso cronologico, i due discepoli da quel giorno iniziarono a vivere con Gesù; R. SCl!Ni\CKENHURG, Il 1 a11gelo secondo Giovr11111i I, cit., 429, è incerto se l'espressione si riferisce solo a quel giorno o anche al giorno dopo. i i-1- Circa 31 volte. 115 Cfr2,l2; l l,9.17; 12,l. i ic, Cfr per esempio l'espressione ultiino giorno (6,39 .40.44.54; 12.48). 117 In Gv 5,9. 1nediante l'espressione ((era sabato in quel gion10)>, l'evangelista conclude la narrazione della guarigione clell'uo1no a1nn1alalo nlla piscina probatica (vv 1-8) e introduce la 1

1


La dimora di Gesù e la dimora presso Gesù in Cv 1,38,,'9

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testi suggeriscono che l'espressione «in quel giorno» dcl nostro testo indica un giorno particolare, caratterizzato appunto dal fatto che i discepoli rin1angono presso Gesi'1. Quel giorno sen1bra essere probabihncnte il grande giorno di quel sabato particolare di cui parla 19,31, nel quale Gesù spiritualmente rimase sulla croce, con1e fonte di acqua viva. Quel giorno è il giorno in cui i discepoli conoscono che Gesù è nel Padre e loro in Gesù; è il giorno in cui i discepoli troveranno esaudi111ento da parte del Padre; è pure il giorno di un grande evento, in cui cioè i due discepoli vedono dove Gesù rirnane e loro ri1nangono in lui. Alla inenzione del giorno si acco1npagna f!indicazione dell'ora; questa è Ocl(au7). Quest'ora corrisponde praticamente ad l'ora decima (capa flv un'ora po1neri<liana 121 , più o meno le quattro dcl porneriggio, o comunque ad un'ora verso la fine della giornata. In questo senso si csprin1ono molti interpre-

nnrrazione della dispuln tra quel\ 'uorno e i giudei (vv 1Oss). Si pu(i no Lare l'enfasi dell'espressione in quel giorno. irn In 14,20 ai discepoli Gesù dichiara: «ili quel giorno conoscerete che io sono

11e/ Padre e Fai in rne e io in voi». Queste parole richian1ano abbastanza da vicino il nostro testo: si 1nenziona infatti un giorno particolare caratterizzalo dalla conoscenza che Gesù è nel Padre, che i discepoli sono in Gesù e che Gesù è in loro. ()!tre che una relazione te1natica c'è con Gv 1,39 anche una relazione strutturale: 1,39 I. videro dove ri111a11c 2. presso di lui rùnasero 3. in quel giorno

14,20 3. in quel giorno .. 1. io sono nel Padre 2. voi in n1e e io in voi

11

l) In 16,23-26 si parla cli un 1nisterioso giorno. L'espressione si legge due volte (vv 23.26) ed è riferita sia ad un giorno futuro in cui i discepoli non interrogheranno in nulla Gesù (v 23) perché il Padre darà loro tutto ciò che essi chiederanno nel non1e di Gesù, sia ad un giorno futuro in cui i discepoli chiederanno nel non1e di Gesù (v 26), ma non sarà lui a chiedere al Padre, perché il Padre stesso an1a ( cp1AEÌ) i discepoli. 1211 In 19,31 l'evangelista rnotiva la richiesta dei giudei a Pilato che venissero spezzate le garnbe dei croci rissi e questi fossero tolti via per il fatto che si era nella parasceve della pasqua, rna soprattutto per il fallo che quell'anno la pasqua dei giudei coincideva con il sabato: "era infatti grande il gion10 (1]µipa) cli quel sabato (ÈKE{vov roV Gaf3[36rov)". È incerto però se la lettura originale sia iKc{vov (il sahato) o ÈKE{v17 (Ì}µdpa). Prescindendo da questo problerna di critica testuale, tutta l'espressione: "il giorno di quel .ça/Jato" è assai enfatica. Per i giudei quel sabato è grande perché coincide quell'anno con la festa pasquale. L'evangelista suggerisce che il giorno di quel sabato è grande perché in esso, divenuto fonte di acqua viva, Gesù opera prodigi (cfr 5, I O; 9,14). 121 Secondo J.H. B!-Jì.NARD, A Criticai a11d Exegeticol Co111111entary 011 the G(npel accor-

ding !o St. Joh11, cit., 57, questa indicazione tradisce un Lestirnone oculare degli eventi; così anche F. TlLUVIANN, [)as Johan11eseFangeliu111, cit., 73.


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ti in, che ritengono anche che quello fosse il tcn1po 1nigliore per una conversazione12-1. Che si tratti di un'ora pon1ericliana è confern1ato da Gv 11,9, dove l'evangelista fa dire a Gesù: «non sono forse dodici le ore dcl giorno»? Dopo la dodicesin1a ora segue la notte (v 1O). e chi can1n1ina in essa incian1pa, questo è suggerito anche dalla parabola degli operai (Mt 20, l ss), dove si ha un progresso dal pri1no n1attino (v I) fino all'ora undecin1a (v 6). L'ora undecin1a nella parabola è l'ulti1na ora lavorativa della giornata (v 12) 12-1• La n1enzione delle ore della giornata non è inusuale nel NT: essa con1parc nei vangeli sinottici 12 5, nel libro degli Atti degli Apostoli 12 r', n1a soprattutto nel vangelo di Giovanni. Nel vangelo cli Giovanni poi le indicazioni delle ore del giorno sono quattro: l'ora 1Jecin1a (nel nostro testo), l'ora sesta (4,6); L'ora sethn1a (4,52), ancora !'or({ sesta (19,14). En1crge l'ora sesf({, sia perché è rnenzionata due volte sia perché la forn111lazione letterarie nei due testi è identica: cvprx 17v cvç E1cr17 1'7 -. Dal punto di vista della loro posizione nel vangelo, le quattro indicazioni sono collocate in niodo alternato: la prin1a e la terza riguardano l'ora clecirna (1,39) e l'ora setlirna (4,52). La seconda e la quarta, in 4,6 e in 19,14, riguardano l'ora sesta. L'ora sesta appare così l'ora fondan1enta!e nel vangelo cli Giovanni 1 ~ 8 • 0

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~~ Cfr C.K. 81\Rl~ETT, Tlie GosjH'/ according lo St. lo/in, cii., !81: l'ora dcl co111pin1cnto; cita in questo senso R. BULTl'.,.IANN, f)as Ev(/11gc!i11111 des Jol!a1111cs, Gt)llingcn 1985, 70; 'vV. 81\UER, f)os Jolia11nesevt111geli11111, Tlibingen l 933-', 39 (secondo il calcolo b[lbiloncse); 1V!.f. BRi\UN, Évangile se/on Soi111 Jeo11, cii.. 325: !'incontro potè prolung_[lrsi [111Che a lungo; R.E BROWN, Il Vangelo di Gio1Y1n11i, cii., 98; F.F. B1n_1ci::. The Go.1pc! l'.f fohn, Grand Rapids 1984, 210, l'ora in cui si sospende il lavoro; L. ìvlORRJS, The Cosecl accordi11g 10 .fohn, ciL, 157-158: ciò i1nplichcrcbbe che i discepoli passarono la notte con Gesù; J. SCHNEIDER. l)as h'vangeli11111 noch Johannes, Berlin 19781, 75; A WJKt::NHAUSER, Il \'Ollgclo secondo Giovanni, Lrad. ÌL, 13rcscia 1962, 99: i discepoli rirnascro con Gesù tuttn la notte. in CfrG.R. BEASLEY-l\1URRAY, John, Waco Texas !987, 26; .J. BECKl::IC !Jas EF011gl!!i11111 nach .lohunncs, cit., I 02. 11 ~ Alcuni intendono l'o/"o deci111a. con le dicci anti1nericliane, con1pulando dalla n1eLzanolte. Cfr Lra altri ìvI.J. Li\GR1\NGE. t:1 angi!e se/on S. Jcon, cil., 46; inoltre K. H.'\Nl-L\RT, "1\ho11t 1he Tenth Ho11r" ... n11 Ni.1·a!I (1,35-40), in: Rr:Tl.44 (1977) 335-34(1, i! cui calcolo pc1i) è alquanto con1plcsso; N. WALKER, The Reckoning l'.f.11011/"s in tlie Fourth GrJ.\pel, in 1VT 4- ( 1960) 69-73. 12 .'i L'ora è 1nenzionMa in connessione alla crocifissione e morie di Gcsl1, crr 1\,1L 27,45; ]Vie 15,25.33. 1

"'' Cfr At 2, I 5: 3, I, I 0,3. 30. 17 ] Cfr ['espressione t'/Jpa. i]v lbç i'ìEKtiTl]. La slcssa fonnulazione letteraria si ha anche per l'ora decima nel Lesto di I ,39 ma diverge quella dell'ora setti1na: lVpav Èf38(),u17v l]N I due testi cli 4.6 e cli 19,14, oltre !a con1unc indicazione lellernria, concordano anche in una analogia di i1nn1agini. In 4.6 Gesù, stanco del viaggio, sedr!\'a (ÈKa.8t;S'Ero) presso (Èff1) la fonte; in 19, 14 Pil<1to fece sederr! (ÈKti81aEv) Gesù in (inf) tribunale. Entran1bi i lesti riguardano Gesù cd enln:nnbi riguardano una sua nzione di sedr!re. Per il senso transitivo dcl verbo ÈK601acv


Lo dimorn di Gesù e la dimora presso Gesù in Cv 1,38·39

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L'ora sesta appare fondamentale perché sen1bra coincidere con la inanifestazionc di Gesù e con la sua procla1nazione regale. Possian10 dire allora che da questa ora fonda1nentale scaturiscono le altre due, l'ora settin1a caratterizzata da una guarigione, e l'ora decìn1a caratterizzata dalla sequela dei discepoli. Scn1bra che nello sfondo delle ore giovannee soggiace la tc111atica di Gesù - luce. Colui che nell'ora setti1na ha fatto vivere il figlio del funzionario regio e nell'ora decinKt è stato seguito da due cJLscepoli, è la Luce che nell'ora sesta è procla1nato re dci giudei e che si incontra con la donna san1aritana 11 ').

C. LA VITA CRISTIANA ALLA LUCE DI GV 1,38-39 Le osservazioni esegetiche sopra proposte illu1ninano la vita cristiana non solo in senso spirituale personale ma anche in senso comunitario ecclesialen11. Dal punto di vista spirituale personale alla luce di Gv 1,38-39 la vita cristiana può essere caratterizzata da un dinan1isn10 con tre elementi: la sequela di Gesù, la contcn1plazione dcl suo inistero, il coinvolgimento in lui. Nei ca1nn1ino di sequela di Gesù il cristiano che ha ricevuto l'annunzio è guidato da una don1anda che egli si pone e che è anche lo scopo della loro ricerca: dov'è Gesù? Qual è il luogo dove egli din1ora? Tale don1anda è sti1nolata da Gesi:1 stesso che ne pone a sua volta un'altra, previa: cosa cerca il cristiano? Quest'ulti1na è fondan1enlale, perché segna il passaggio da una sequela fondata sull'annunzio del testi1nonc ad una sequela sti1nolata da Gesù stesso e pertanto più niotivata e più in1pcgnativa. Si può dire perciò che nella sequela si verifica un misterioso dialogo tra Gesù e i discepoli: questi da Gesù stesso sono invitati a motivarsi e a chiarire lo scopo per cui sono in carn111ino, e da Gesù stesso sono invitati a perseverare fino al tennine. La conoscenza di Gesù e la conten1plazione del suo mistero è possibile al tern1ine del can1111i110 di sequela. Seguendolo passo dopo passo, i discepoli possono giungere nel luogo dove egli di1nora. Gesù si trova sulla croce, non però co1ne n1aterialità esterna, 111a co1ne profondo coinvolgin1ento nell'a1norc del Padre il cui coniando egli ha osservato.

cfr I. DE Li\ POTTERIE, Jes11s roi et .!11dge d'après Jo 19,13. È:K0:fhaev È:Hl {31],uaroç, in Bib 41 (1960)217-147. 129 In senso si1nbo!ico si esprirne nnchc P.F. ELL!S, The (]enius of Joh11, Collcgcvillc.tvlinnesola 1984 2 , 35, secondo cui quell'ora è l'ora in cui Gesù comincia a radunare i suoi; un senso simbolico non è escluso da R. KYSAR, ./0'111, cit.. 39. uo L'nspetto con1unilnrio ecclesinle nel nostro testo è suggerito dal L1tto che si parla di due discepoli.


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Dall'amore del Padre nel quale è coinvolto e dove dimora, Gesù, divenuto il Signore, promulga il suo con1anda1nento. La sua osservanza pennelte ai discepoli di non restare esterni a lui ma di coinvolgersi in lui e di r;,11011ere anch'essi nel suo a1nore. Si può dire che il cristiano è colui che, n1essosi alla sequela di Gesù, giunge con lui al termine ciel suo ca1nn1ino, lì lo conten1pla radicato nell'an1ore del Padre, lì riceve il suo con1andan1cnto. Se lo osserva, anche lui si coinvolge in Gesù e si radica nel suo a1nore. La vera spiritualità

cristiana con1prende allora due aspetti: raggiungere Gesù nel luogo dove egli (fhnora attraverso un can1mino di sequela, coinvolgersi in Gesù e dù11orore in

lui 1nediante l'accoglienza e l'osservanza del suo co1nanda1nento. L'aspetto con1unltario ecclesiale con1prende in sé l'aspetto spirituale personale delineato, ina progredisce ulterionnenle. In questo aspetto non si può trascurare la figura di Giovanni dalla cui testi1nonianza e dal cui annunzio parte tutta la vicenda dei due discepoli nel loro incontro con Gesù. Anche dal punto di vista ecclesiale Gv 1,38-39 presenta un dinan1is1no in tre aspetti: l'accoglienza della testi1nonianza, la sequela di Gesù, l'esperienza e il coinvolgimento in lui. L'accoglienza della testi1nonianza irnplica che nella chiesa ci siano i testin1oni. A questa esigenza rispondono i precedenti vv 35-37 che propongono appunto la testimonianza e l'annunzio di Giovanni. Ma anche il testin1011e ha bisogno di diventare tale n1ediante l'esperienza di Gesù. A questa esigenza avevano già risposto i precedenti vv 29-34 che descrivono tutta l'esperienza che il Battista fa di Gesù, dalla sua percezione che egli è l'agnello di Dio (v 29) alla professione cli fede che è il figlio di Dio (v 34). Dalla teslin1onianza scaturisce la sequela secondo il dinan1isn10 sopra delineato. Dal punto di vista ecclesiale la sequela di Gesù va oltre l'aspetto strettamente personale. Benché a riguardo il testo non dica nulla, si può includere nella sequela in maniera applicata anche qualsiasi attività ecclesiale, soprattutto catechetica e catecumenale. Seguire Gesù nella chiesa significa anche con1piere un ca1nn1ino di eatccun1enato e ricevere una catechesi progressiva che aiuta, quasi raggiunti dalla do1nanda di Gesù: coso cercote, a rin1otivare la sequela e a perseverare in essa. Rileggendo in chiave ecclesiale l'esperienza che i discepoli fanno di Gesù e del luogo dove egli rirnone, e rileggendo pure nella stessa chiave il fatto che essi rin1osero presso di lui, viene subito da pensare alla vita sacran1entale nella chiesa. A riguardo però il testo, almeno esplicitan1ente, non dice nulla. Tuttavia la prospettiva sacran1entalc non è del tutto estranea se pensian10 che in 6,56 Gesù stesso indica co1nc effetto del n1angiare la sua carne e dcl bere i I suo sangue proprio il suo rin1anerc nei discepoli e il rilnanere dei discepoli in iui. Si può dire anche, pur in n1anicra scmplicen1ente applicativa, che l'esperienza del


La di111om di Gesù e la dimora presso Gesù in Cv 1,38-39

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luogo dove Gesù rÌ!none e il proprio coinvolgi1nento rilnonen(/o in lui avvengono appunto ncll 'esperienza eucaristica. In questo senso si può dire che la chiesa è la co1nunità dei credenti che parte dalla tcstin1onianza ricevuta, con1pie un canunino di catecun1enalo e cli catechesi, giunge all'Eucaristia dove fa esperienza di Gesù e si radica in lui. Tuttavia questa prospettiva è ancora lin1itata. Il testo giovanneo infatti continua ancora nei vv 40-42 identificando prima con Andrea uno dei due discepoli, descrivendo poi /'annunzio di Andrea a Pietro e l'incontro di Gesù con Pietro. Ciò suggerisce che nella chiesa il discepolo che ha fatto esperienza diventa annunziatore; nella chiesa c'è anche Pietro, costituito Kephas, che riceve però anche lui un annunzio. Infine la prospettiva può essere ampliata ulterionncnte se si tiene conto

che i versi di Gv 1,38-39 sono inseriti nella sezione più ampia dei vv 29-5 J, La considerazione globale di questi versi esorbita del tutto da questo lavoro; si può dire in n1aniera intuitiva che in questa parte l'evangelista offre tulto un cammino ecclesiale che parte dalla indicazione di Giovanni che Gesù è l'agnello di f)io e culmina nella professione di fede di Natanaele che Gesù è il figlio di Dio

e il re di Israele,

Conclusione

Il testo di Gv 1,38-39 può essere paragonato ad un anello di una lunga sequenza testuale che parte dal v 29 e culmina nel v 5 L In questa sequenza l'evangelista descrive un progressivo sviluppo ecclesiale, attraverso diverse fasi, che parte da Giovanni e dall'indicazione di Gesù come agnello di Dio in

1,29, e culmina in Natanaele e nella professione di fede in l,5L In questo sfondo più ampio si colloca il testo di 1,38-39 che descrive l'aspetto parziale della dinamica dell'incontro dei discepoli con Gesù, Il camn1ino dei due discepoli parte dalla conoscenza di Gesù mediata dal testiinone; passa attraverso l'incontro con Gesù che interpella, stin1ola con la sua dotnanda a riscoprire il senso della sequela cd esorta a perseverare nel cammino fino al tern1ìne dove si avrà la risposta alla propria dotnanda; cuhnina nella visione che pern1ette di costatare dove ritnane Gesù e di rirnanere anche in lui.

Tale dinamica permette di comprendere e definire il vero discepolo di Gesù. Egli è colui che, raccolta una testimonianza, si n1ette alla sequela di Gesù, si incontra con lui, lo segue fino al tcrn1ine del can1mino dove può contetnplare dove egli rin1ane, ne accoglie il con1an<lamento e si radica anche lui nel suo an1ore. Gesù rùnane nell'an1ore del Padre; il discepolo rirnane nell'an1ore di

Gesù.



Sezione miscellanea 5)111axis XV!l/2 (1999) 399-405

«SANTA MARIA DI QUEL VALOROSISSJMO DI MANJACE» MANUELA SPMvll'IN;\Hl

Nel 1105 Gregorio, cgumeno (o abate) basiliano cli San Filippo cli Fragalà, sentendo vicina la 111orte, eiettò i! suo testa1ncnto nel quale cnu1ncrava le nu111erose dipendenze dcl suo 111onastero. Fra di esse trovian10 indicata per la pri111a volta la chiesa «Santa fvlaria di quel valorosissin10 di l\!1aniacc» 1 • Egli, intorno al 1100, ['aveva eretta sul luogo in cui sorgevEl un'edicola contenente l'icona della Vergine col Ba111bino, attribuita al genio pittorico di s. Luca, o aveva ristrutturato un precedente edificio non pili idoneo a soddistl1re le esigenze dei fedeli. L'i111111agine della Madonna, il culto a lei tributato e il non1e "Maniace" inducono a ritenere che l'icona o la chiesa ricordasse la 111c111orabi!e vittoria sui saraceni (1040) riportata in quella stessa zona dal protospatario (o capitano) Giorgio Maniace 2 . Di questo antico ten1pio basiliano non si conoscono struttura, din1ensionc e forn1a. La tradizione, raccolta da alcuni storici, vuole che annesso alla chiesa ci fosse un inonastero 3 ; 111a il testan1ento dcl!'egun1eno Gregorio non lo dice. Probabil111ente era stato costruito un ospizio per accogliere uno o due 111onaci, che prestavano servizio nella chiesa. Pertanto doveva trattarsi di una piccola casa religiosa (in greco 1ne/ochio11), dipendente da una grangia o da un 111011astero. Ne! nostro caso il 1ne/ochio11 di Maniace dipendeva dalla grangia Santa l\ilaria della Gul!ìa, che a sua volta era soggetta all'autorità dell'egu111eno di San Filippo cli Fragalà'1•

"J\rchitetlo. 1 Ci. SPATA. Le perg(l111ene greche esistenti nel grande Archivio di /l(llen110. Pnlcnnu !861. doc. VI. 2 G. ivlALA.IERR1\, De l'ehus gesti.'> Rogel'ii Ca/ahriae et Siciliae co111itis et Robcl'ti CJ11iscardi dusci .frotris eius, cdiLionc E. Pontieri. in L.A. [VlLJRATORL Rcr11111 itri/icur11111 scl'ipto!'es, v, Bolognn 1928, !0-!2: ivi. J\M1\Rl, Storia dei n111s11/111r111i ili Sicilia. con note di C.1\. Nallino. 11, Catania 1935. :147. ; ARCHIVIO DI STATO DI PAU:l\MO (=ASP). Co11servt1toria del Registro, Regie Visite 1741/43, vol 1410. «Vallis Nc1noru111 lvlonun1cnta Basilianae ;\batit1c». G.A. GARUFI. Per lo slol'ia dei 111011asteri di Sicilia del tempo 11or111a11110, VL Pnlenno I 940, [ [. d S. NIBALI. /Jipe11de11::c del 11ìona.1"/e/'o di San Filippo di Fraga/à, in S'.vnaxis (1 ( 1988) 221-241: 229-232.


400

i\ 1/anue/a /')ìJalllpinato

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Dopo la morte dcl fondatore, avvenuta forse fra la fine dcl I I I 6 e gli inizi del 1117, la presenza dci basiliani a Maniace sernbra aver subito alterne 5 vicende: a periodi di attività subentrarono periodi di abbandono . Nel 1173, per volere della regina Margherita di Navarra, 111adrc di Guglieln10 11, si costruiva un nuovo 111onastero sulle rovine dell'ospizio basilia1106. Per niantenere l'antica devozione, il sorgente cenobio, affidato ai 1110naci benedettini, fu dedicato a Santa Maria di Maniace. Sorto conten1poranean1ente al n1011astero di Monreale, al quale verrà sottoposto, esso divenne ben presto uno dei più iinportanti nionasteri benedettini della Sicilia, grazie a privilegi e titoli ottenuti nel ten1po dalla sovrana, co111e ad cscn1pio l'esenzione dalla giurisdizione dell'arcivescovo di f\!lessina 7 . La nuova chiesa, costruita «sul disegno della chiesa di Santo Spirito in 8 Palern10 e del sontuoso ten1pio benedettino di Monreale» , fu consacrntél nel 9 1177 . Essa sorgeva con in1pianto basilicale, transetto non sporgente, coro e tre absidi, lungo i! lato n1eridionale dcl chiostro del nionastero; esternan1entc 10 all'abside si elevava una torre abitata dall'abate e da 111iliti, per la difesa dcl 11 convcnto . Dinanzi il portale principale della chiesa si trovava un vestibolo12 e il ci111itero, concesso ai 111onaci del convento dal pri1110 vescovo di 11 Monreale, Teobaldo, per un privilegio del 5 marzo 1177 La solenne spazialità della chiesa a tre navate, scnnclitc da quattro colonne in pietra lavica per parte, altcrnativnn1cntc rotonde ed esagonali, con capitelli dorici ed archi a sesto acuto di pietra bianca, era conclusél dalla grandiosa soluzione presbiterale, con vasto transetto non sporgente a tre absidi, vero santuario bizantino a struttura centrale. Un arco 111aggiore e due 1ninori !i111itavano il transetto. Sull'altare 1naggiore vi era il quadro bizantino della Vergine e in alto spiccava un grande crocifisso ligneo sostenuto da una trave 14 collocata poco più in basso dei capite!li . 5 (J.J\. GAl<UFI, Per la storia dei 111011asteri, cit., 11. Il castello Nelson 01 \!ero l'abbazia di S. i\Iaria di 1\Ianiace nei secoli. C<1tani<1 1985, 9. La clocun1cniazione relativa alla rifondazione nonnanna clelrahbazia e alcune notizie sugli abati che si sono succeduti nei secoli sono riportate nelle aggiunte cli V. iv!. 1\1nico ali.opera di R. PIRRl,!)'ici/ia .)'aera, Il, Panorn1i 1733-1• 1255-1263. Noli7.ic sull'abbnzia di Santa !Vlaria di ìvlanisce si tfovnno pure in L.T. WHIT, // n1ont1chesi1110 !otino 11cllu Sicilia 11or11u1111u1, traci. it., Catania 1984, 222-227. 7 B. RADICI~.// casale e /'ahhazia di S. i\Iaria di 1\Ia11iuce. in /lrchivio Storico Siciliano 33 (1909) l-104: 42. ~ JI)., k!e111orie storiche di Rrontl!. Brontc 1928-1932. 258. ') ASP. Conservatoria del Hegisfro. Regie Visite 1741/43. val 14J(L «Vallis Nen10run1 /Vfonun1enta Basilianac J\baliae». 10 lbid.. Stalo antico 111atcrialc dcl ic1npio. 11 13. RAl)ICl::. i\le111orie storiche di Bronte. cit., 234. 12 ;\sr. C'onservatoria del Registro, Regie Visite 1741/43. voi 1410. «Vnllis Nc1norun1 rv1011un1cnta Basi!ianae Abatiac», Stato <1nlico 111<1teriale del ten1pio. 13 B. RADICE. 1lie111orie storiche di Hronfe, cit., 235 1 ~ ;\sr, C'onservatoria del Registro. Regie Visite 1741/43. voi 1410. «Vallis Nc1no(, S. NJUAL!,

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«Santa A!faria di quel va!orosissi!l10 di Aifaniace»

401

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Sul finire dcl 1200, l'abbazia cli Santa Maria cli Maniace fu spettatrice del clecadi1nento della vita spirituale dci 111onaci. Nel 1342, in seguito alla visita dell'arcivescovo di Monreale, Spinola, 111olti di essi vennero allontanali e sostituiti eia confratelli provenienti dall'abbazia di San Nicolò l'Arena di Catania. Il tentativo di ripristinare un certo ordine ed uno stile di vita vera111ente 1nonastico fallì e tnolti benedettini lasciarono l'abbazia 15 . {_,'abbandono del n1onastero, la nessuna disciplina e le 1nolte ricchezze per pochi tnonaci indussero allora papi e re a dare l'abbazia in con1n1enda: nel 1396, re Martino assegnava a Giovanni Vc11tin1ig!ia il inonastero di Santa Maria di Maniace e tutti i suoi beni 16 • Nei «Capitoli di Randazzo» del 1475 si legge: «Il n1onastero è pervenuto oggi in tanta ruina et stern1inio, che in tutto è ruinato et di loco di santificazione è fatto ricettacolo di ladri, e tutti co1nn1e11datari che su stati e su' non attendino, salvo ad esigeri gl'introiti et non a lu riparu di In ditta Ecclesia» 17 • I co111111cndatari, infatti, tendevano a sfruttare al 111assi1110 i proventi dell'abbazia e a spendere il nieno possibile per il mantenimento delle fabbriche. Infine, il cardinale l~odrigo Borgia, u!ti1no con1n1endatario dal 1471 al 1491 e futuro papa /\!essandro Vl, donò senza alcun diritto, in quanto se111plice usufruttuario, le abbazie di Santa Maria di Maniace e di San Filippo di Fraga!à, con i loro rispettivi patri1noni, a Papa Innocenzo VIII 18 • Questi, con bolla d'unione clell'8 luglio 1491, li cedette in beneficio all'«Ospedale Grande e Nuovo dei poveri» di Palern10 19 . Cosicché, «dilapidato il patri111onio del 111onastero dai con1111endatari, lasciate in abbandono [e t~lbbriche cadenti, venuta l'abbazia in potere dell'Ospedale, i rettori non pensarono che ad assottigliare le onze duecento pe! 111antenin1ento degli otto n1011aci, ivi lasciati a servizio del culto» 20 • Contribuì ulterior111ente al decadin1ento dei J~1bbricati la potestà che i rettori ottennero nel 1497, da Papa Alessandro V!, di tenere a Maniace preti o tì·ati di qualunque ordine, in funzione della 111inor spesa per il loro n1anteni111ento 21 . . . .Nel cors.o del 1500. l'abbazia fu visitata più volte da «Re(;\j Visit~tori» 1nv1at1 per verificare la vita cle1 111onac1 e lo stato delle strutture--. Ne[]·nnno n1111 ivlonu1ne11La Basilianae J\batiaei>. Stato antico rnaleriale del len1pio. I.' V.ivi. J\rnico, aggiunte all"opera di R. PJRIU,5'ici/ia S'aera, cil., 1260-126!. 16 N. GAL/\l!, 1\Ia11iace. L 'e.Y f)11cea di 1\lclson, Catrn1in I 988, 29. 17 ;\SI\ Real ('uncelleria. 11175/76. vol 135, C 276. 1 ~ N. Cìi\LATI. klaniace, ciL. 39. l'J ASI', fondo Ne/so11. nusta 300. «Bolla dcl Pontefice Innocenzo VII! per l'unione allo Spcdalc. 8 luglio 1491 ed Esecutoria della 8olh1 Pontificia colla quale ruro110 aggregale nl!o Spcdn!c di Palcnno le ;\hbadie di f\llaniaci e Fragalù con tutte le sue pertinenze». 25 <1gosto !49!. La bolla è riportala da n. R1\0JCF, 1\Ie111orie storiche di /3ronte, cii., 188-190. 20 ID., Il casale e l'abbazia di S'. i\Iaria di 1\·faniace, cìl., 71. 21 ;\LESSANDRO VI, bolla del 27 gennaio Jil97, in G. SJLVESTRL Tabulario di S. Filippo di Fragalà e di Santa 1\Iaria di 1\Ia11iaci, in Doc11111e11ti per servire ullu storia della .':ìiciliu. p. s. diploinatica. Xl. fnsc. J. Palcnno 1887. I 48. 22 ASP. C'onsen·utoria del Registro. Regie Visite !74!/43, vo! 1410. «Vullis Nerno-


402 1579) a soli cinque anni di distanza dal passaggio dell'arcivescovo di Monreale Ludovico 'J'orres 12-', !'abbazia fu visitata da Nicola Danco, essendo abate il benedettino D. Cipriano da Palenno 14 . I! regio visitntorc dispose n1olti ca111bia1ncnti all'interno della chies<1, soprattutto nella zona presbiterale. L'altare doveva essere ricostruito pili proporzionata111ente «fì·a le due colonne concludenti il coro» e «fino all'ultiino gradino adesso esistente, per a1nplificarc il luogo dci 111onnci in coro e per pcrn1ct1ere una genuflessione reverenziale di f-ì·ontc al Santissi1110»2). Inoltre, dovevano essere «costruiti due o tre gradini ad arbitrio ciel priore e del perito architetto per un pili t~1ci!e e con1odo accesso all'altare stesso» 26 . La croce doveva essere rif~1tta più grande e collocntn all'altezza dei capitelli per essere 111aggior111ente visibile. La cappelln laterale di sinistra, quella dedicata a s. Benedetto, doveva essere ripristinata abbattendo i due n1uri elle cleli111itavn110 !a sacrestia. Quest'ultin1a doveva essere ricavata all'esterno, fra questa cappella e la torre, nel luogo destinnto al lavatoio. La cappella laterale cli destra, dedicata nlla Madonna, doveva essere i111bia11cata. Necessaria anche la riparazione di tutta la copertura della chiesa e del vestibolo., con1c pure la riaperturn delle dieci finestre ogivali, cinque per lnto, esistenti in corrispondcnzn dc! centro degli nrchi fra le colonne. Da! 1585, dntn in cui i inonaci benccletiini furono espulsi dal 111onastero, e fino nl 161 !, si alternarono vari ordini religiosi e preti secolari secondo le convenienze dei rcttori 27 . Infine, ne! 1611, entrarono nel 1nonas1ero, per un privilegio loro concesso in passato 28 , i «n1onaci di S. Basilio di rragnlà, run1 iVl011un1c11!n Basilianne Abntinc)). Stato antico 111atcriale dcl n1onaslero. 23 J\RC!-llVIO A1~c1vt:scov1u:.: DI fVIONIU'.ALL Lihcl' l'isilulionis. ((\/isi1<1!io nbatine S. IVlarine l'vlnniacis». o1lobre 157-'~. 11 · Asi'. ('onscrvatorf({ dcl Rcgistro, J{egie Visite 174J/t13. voi 1410. «Vnllis Nen10n1111 tvlonun1cnta Bnsilìnnae ;\batiac>>. Stnto J'onnn!e antico di iVlnnincc. I!: <<Nel!·anno 1579 cn1rò in JVlaniaci D. Cìprit1110 di Paler1110 Bc11cclc11ino per Priore perpetuo che si obligò 11H111ulenere in dello 111011aslero 11u111cro otto n1onaci l3c11eclclli11i coll"t1sscgnn1ne11lo di onzc 200

] '·anno». 25 ;\SI'. ('011servatoria dcl J?egis/1·0. Regie \!isile. voi 1320. ;<Visita dcl Regio Visit<1tore genernlc D. Nicol<1 Danco. ab0te cli S. IVl<iria di Tcrrnnn. all'nbb<1zia di S. iVl;irin cli !Vlaniaec il 12.12.1579>l. Il. J9tlr-195v. ~ 6 ;\si'. ('onscrvatorio del !?egistro. Regie Visite. vol. !320. «Visita del Regio Visitatore gcnernlc D. Nicola Dnneo. abate di S. !\!!aria di Terrann. all.ahhazin di S. fvlc:iria di fV!nniacc il 12.12.1579)). r. I 95v. 27 B. R1\DJC1.:. kle111oric storiche di Hronle. cit.. 257. 28 ASP. Conservatoria dt'! Regisfro, Regie Visite 1741/,13. voi !410. «Vallis Nen10run1 tv!o1iun1enla Basiliannc J\batiae». St<Jto rorn1alc nntico di tvlanincc. 13: «Ncl!'a11110 1611 l'C<lssu111cndo li PP. cli S. Busilio la nicolt<ì che nvcvnno in virtl! di cleUa unione di popolnre dello 1no11nslcro di fvJaninci acl essi spellante. tanto co111c concessa da detto Soi11n10 Pontericc Lucio Il!. quanto co1nc approhata e co11lir11rntu da della Pia Reginn fvlnrgherila e da deuo suo figlio (ìugliel1no 2. a petizione clc!li qunli della unione Jì1 ottcnutn. conchiusa. pcrlèzz!o11nt;1 ccl csceuta, entrnrono in dello monastero li riJCriti n1onaci di S. nasilio cli Fragulù. per abitnrlo perpetun111c11te. siccome nbitavano quello di J"-'ragnlù. ccl in cneuo da de!io <111110 1611 sino al presente 1642 si ritrovnno essi 111011aci di S. nasilio nella vcru. attuale. e rcnk possessione di


«Santa 1\4uria di quel valurusissi1110 di A1aniuce»

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per abitarlo perpetuamente». Con l'atto stipulato dal notaio Tiberio Aurelio di Mirzo il 16 agosto 1611 i rettori dell'ospedale stabilirono cli far «servire detto 111onastero cli Maniaci colli 111onaci del rito greco [.... ] li quali n1onaci osservarono i! rito greco, sino a che stiede in piedi dello 111011astero [ ... ]» 2 fJ. Il disastroso terren1oto del!' 11 gennaio 1693 distrusse la n1aggior parte dei fabbricati dell'abbazia. La chiesa venne quasi di1nezzata dal crollo della torre di difesa sulla zona absidale; si distrusse nnche buona parte della navata orientale. I n1011aci basiliani abbandonarono le rovine del n1onastero di Mnnince per stabilirsi a Brontc, dove fu concessa loro dal clero brontese la chie10 sa di San I3landano.- . Il 26 agosto 1726, agli atti ciel notaio Onofrio Vo!laro di Palenno. i 111onaci basiliani pnttuirono con i rettori c\el!'«Ospec\ale Grande e Nuovo» di Palenno e i giurati di Bronte il paga111ento cli 1O onze annue P.er la siste111azione delle chiese di Santa Marin di Maniace e di San Blanclnno·>I. Ma ancorn nel 1735 la parte absidale della chiesa di Maniace era «nbitacolo di paglie, e fieni, coine per tcstiinonij ricevuti nelln Corte Giurntoria cli Brontc, ad istnnza dci suoi sindaci l'anno 1735». Così relazionò l'nbate basiliano D. Gregorio Sanfilippo n Monsignor Giovanni Angelo De Ciocchis, «H.egio Visitatore delle abbazie del Val Deinone» 32 . Molto probabil111c11tc fra il 1735 e il 1743 i rettori clell'ospeclnlc costruirono un n1uro alla fine delle navale della chiesa, escludendo così coro, transetto e absidi. [)egli archi innggiori della crociera ri111ase solo !a 111ctù di uno inglobato ne! nuovo niuro. «Nel n1ezzo di eletto 111uro si ritrova collocato l'n!tare n1aggiore col suddetto antico quadro ch'era nell'antico altare 111aggiore, e sopra d'esso la cassa di legno, nella quale vi è reposto i! corpo de! beato Cìuglie!n10 r... 1»·'·'; a sinistra si trova il grande crocifisso che si trovava sull'altare 1naggiorc e a destra «è collocnto l'altare della Senta Vergine col quadro c\c!ln 111cdcsin1n, ch'era in dettn nntica cappelln, e sopra d'esso altare vi è u11 tosello (balclacchi110) cli tela tutto lacero»'·'. Inoltre, «eletto resto dc!to 111011as1ero l_ ... j)). Per la precedente dipe11denza di Sanl<l JVh1ria di IV!aniace dal n1011c1.-.;lero di S<Jn Filippo di Fn1grdcì vedi S. N!l31\LL [)1jJl!11de11::e. cit. ~'!ASI'. C'onsen'({forf({ del Negistro. Regie Visite 1741/43. voi 1410. «Val!is Nc1110run1 rvlo11un1cnta Basilirniae Abatiacll. Stato IOnnnlc an1ico di fV!aniacc. 30 13. ]{1\l>ICE. li cusule e I 'ubbtciu di S. i\f({rfa di i\lani(!ce. ciL. 72 . .>I ;\SI'. c:onscrvatnrf({ dcl F!.cgisf/'O. Regie Visite 17/l]/il:Ì. voi 1410. «Vallis Ne1non1111 ìVl011u111c11ta Basiliu11nc 1\batiac». Stato attuale fornwlc di detto 1no1wstero. nota spese. I[ 38r-39r. :e 1\SI'. ('onscrvuloriu di!! F!.f'gisiro. Regie Visite \7cJ]/~3. voi 1410. «Vallis Ne1110rt!lll l\i!onu111c11ta Basilianae i\buliae>>. Stato attuale inateriale di detto le1npio. u lbid._ Swto nllunlc rornwlc di detto 1no1H1s1cro. 15: «Nclln riferitn chiesa nel solo nltnrc dell'antica Be<1tissi1na Vergine in ogni giorno di festa celebra la S. rvlessa un (ladre l~asi­ linno in rilo greco. e nell"allri allari non si celebra per essere maltenuti. unzi in dello altari: I i celebranti celebrano con pericolo cli cascarci terra. e calcina se vi è vento. cd acqua se pillvc. <l rirlcsso d'esser fracassalo tutto il tello. e buttare acqua da per tutto quundo piovcl>. _H !bid., Stato attuale inateriale di de!!o ten1pio.


404 cli te1npio tiene tutto il tetto in procinto di rovina». «Vi sono due porte, una n1aggiore dov'era antican1ente coll'arco ~ii pietra intagliata coll'antichi geroglifici, e l'altra 1ninorc nell'ala destra» 3). «Innanzi detta porta 1naggiorc vi è l'antico ci111iterio, et a !aterc sopra !'archi c\cll'astraco si ritrova fabricata una ca111era per uso del religioso che va a celebrare ogni festa in detto tcn1pio la santa 1ncssa [ ... ]e vicino dcua ca111cra sopra il 111uro del porticato vi è po6 sta una ca111pana grande>rci .

Il portale dell'ingresso principale se111bra appartenere ad un 1110111cnto successivo alla costruzione della chiesa, intorno alla fine dcl Xl! secolo. È ad

arco a sesto acuto, con cornice ogivale da cui sporgono cordoni di varie di111ensioni, sorretto da cinque colonnine per lato, tre delle quali sono in 1nar1110, una di porfido e le altre di pietra arenaria. Le figurazioni scolpite nei capitelli sono, oltre che decorative, anche si1nboliche; ina non on1oge11ce. /\]cune hanno evidenti rapporti con le sculture dei portali del castello cli Maniacc a Siracusa e della chiesa del Santo Carcere in Catania, in cui «la !unga tradizione guelfa della storiografia locale ha voluto vedere allusioni anticlericali, di spirito ghibe!!ino»J 7 . Altre scinbrano riehian1are le sculture dei capitelli dell'arco trionfale del duomo cli Cefalù e quelle dei capitelli del chiostro cli Monreale. «Nei capitelli, a sinistra dello spettatore, sono scolpite figure di uon1ini, cli anin1ali, di uccelli con volti di sci1nn1ia, un serpente che si attorciglia e snoda e 1norde un n1ascherone: sono piccole cariatidi che sostengono l'arco ogivale»J 8 . Nei prin1i due capitelli di destra è riprodotta una figur; fc111111inile nuda fra due arpie. Negli altri sono rappresentati Adan10 cd Eva che, cacciati dal paradi.so terrestre e perciò condannati al lavoro, introducono le occupazioni un1ane, rappresentate secondo !'iconografia tradizionale dei ''111esi''. 1 l lavoro è sin1boleggiato da una filatrice e da uno zappatore. «Ne! capitello centrale è scolpila la serninagione: un uon10 sparge la sen1ente, un altro colla zappa la copre e spiana le porche. Nei due seguenti capitelli abbinali è la caccia, figurata da uno che suona il corno, eia un cinghiale atterrato, 1ne11trc u11 altro cinghiale salta addosso a una donna. Due guerrieri in1braccianti lo scucio, scolpiti nell'ulti1110 capitello, sin1boleggiano la guerra, l'eterna guerra del genere un1ano»::;r;. «Le basi delle colonne sono tagliale e n1odellate; tre delle . d ucono I a go1ne11a norn1anna» •IO . 1no danature npro

5 ' lbid. 1-\ proposito della porla secondaria 11ncll.ala destra». è i111portantc tenere in co11sìderuzione che l'abate Sn11J'ilippo descrive l'interno dell<l chies<1 con le spalle rivolte nll'<iltarc 111aggiore . .>(, L.c. _n S. Bo·1T1\RI. J\lo1111111enti S\'evi di Siciliu. in 5Jocietà Siciliano per fu Stol'fa />a/l'io. Palcr1110, 1950, [ 5 . .ìl> n. RADICE, 1\le111orie storiche di !Jronte. cil.. 260. _1') Jbid. 261.

~0

n.

R1\DICE.

li casale e I 'ahhcc:ia di S'. A/aria di klaniace. cil., 73.


«Sonia l\ 1/aria di quel valorosis.\·i1110 di l\1/aniace» -------

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L'abbazia cli «Nostra Signora cli Maniace», il I O ottobre ciel 1799 venne clonata eia Ferdinando il Borbone all'a111111iraglio inglese Orazio Nelson in pre111io della soffocata Repubblica partenopea, i11sien1e al territorio di l'vla~ niace e allo Stato di Rronte, innalzati a ducea' 11 . I fabbricati del n1onastero vennero ricostruiti e adattati per !a residenza dei Nelson: !'abbazia di Sanln Maria di Maniace venne riclcno111 inala «Castel lo Nelson». La chiesa non subì grosse 111odìfiche. Il duca fece ricostruire la travatura ~le!la copertura nell'aprile del 1862 e restaurare le i1111nagi11i sacre degli altari'u. In seguito alla soppressione degli enti ecclesiastici, anche la chiesa di Santa Maria di Maniace venne inca1nerata dallo Stato. Il duca, allora, niossc causa al Ministero degli Interni per rivendicare i! diritto di cappella palatina. Nel 1902 la causa si concluse a suo st~1vore. Dal 1955 la chiesa fu adibita per la cura delle anin1e della frazione. Con l'erezione canonica della parrocchia San Sebastian<; (2tl giugno 1962) Santa Maria di Maniace ne fu la sede provvisoria fino alla costruzione dcl nuovo plesso parrocchiale. Durante i lavori cli restauro della chiesa, pron1ossi dnl c\ucn nella pr1111avcra dcl 1967, venne rifatta !a pavin1entazionc, riinossi g!i stucchi e i fregi, e aperto un ingresso sulla navata di destrn'-1 3 . Nel settembre 1981, Alessandro Nelson Bric\port, l'ultimo c\isccnclcnte dei ciuchi, ha venduto il Castello al cornune di Bronle con la legge 80 sui beni culturali.i.+. Nel 1989 sono con1inciati i lavori di ristrutturazione delln chiesa ad opera della Sovrintendenza ai beni culturali. È stato 111urnto l'ingresso della navata destra, rifatta la copertura, aperto !'ingresso dal chiostro, il cui vano è stnlo utilizzato per 1no!to te111po con1c cappella-1 5 . ()ggi, a lavori conclusi. la chiesa è aperta al pubblico che può godere dclln sua rinnovata bellezza.

-Il ;\sP. Reale Cance//crir1. «Diploinn

u.1799/!800. 111 incl.. voi 1. Il 1-5. 12 B. RADICE. il/e111orie storiche

di concessione

del

IO ottobre

1799)).

di Bro11/e. cil.. 258. -u Notizie gentiln1ente concesse dal parroco di tvlaniacc. s;1c. Nunzio Cìnlnli. 4 -1 S. NIBALI. //castello iVi!lson. cil.. 72. 5 -1 Il vano dellu port;i è utili7.7.ato con1e cappclln sicununenlc dul 1926. anno in cui i I Radice scrive: (<Un allro quadro 1no!Lo pregevole è S. Spiridionc vescovo. vestito n!ln greca. nell·auo che risana una vecchia inferma, giacente a letto. è poslo nell'arco di una porl<.1 a slilc ogivale. 111urala1l (B. ]{;\DICE. J/cmorie storiche. cil.. 259).



Synaxis XVll/2 (1999) 407-431 GIOVANNI PULVIRENTI EDUCATORE DELLA GIOVENTÙ CARfvlEI ,O SCIUTO

fn fl'O{/uz ione

La chiesa di Sicilia, con la fine della Lcgazi8 Apostolica e del 'rribunale di regia inonarchia 1 sancita nel 1867 dalla bol!a S l!JJ1'e111cr universo clo111inici r:;regis, si presenta più libera dal condizionan1ento del potere politico nella vita pastorale. L)a qui nasce una nuova pagina del rapporto tra episcopato e potere politico e tra episcopato e S. Sede 2 . Le sfide lanciate dalla società 111oderna necessitano u118 risposta che veda un rinnova111ento praticato non solo a! "centro" 1na soprattutto nel !e singole chiese locali, da coloro che hanno il contatto diretto con i fedeli: perché ciò si realizzi, è necessaria un'adeguata forn1azionc dcl clero e dcl laicato. Molti vescovi e sacerdoti sono stati l'ani111a di questo processo di rinnovn111cnto ''dal di dentro":;. 'J'ra i siciliani possian10 ricorcb1rc alcune figure orn1ai rese ben note dalla storiografia: i! benedettino Giuseppe Benedetto Dusmet (1818-1894), i rratelli Mario (1861-1941) e Luigi (1871-1951) Stmzo, Giacomo Cusmano ( 1834-1888) e J\1111ibale Maria di Francia ( 1851-1927). ·rra questi può annovcrnrsi anche Giovanni Pulvirenti' 1 , snccrdole zelante 1

Baccelliere in Tco!ogi<L. Estratto della lesi cli l1nccnl<1urc8to prescnlat<1 nello Studio Teolngico S. Paolo di C'<1ta11ia nell'anno ncc;1clcn1ico 1998-99. sotto In direzione dcl prof. Cìaelano Zito. Ila 01tc11uto i! Pre111io <<r-\nclrca Puolo S!.!.rni>>. 1 Cfr Cì. C1\l1\L1\Nl; ,\111di sulla /,ega::ia .·lpostolicu di Sicilia. l~cggio Calabrin I 97J· 1:.1\tl. ST1\UJLIC. /, 'aho/i~ione della Apostolico /.egccia Sic11/11 e del 7ì·ih1111ale di N.egiu ,-\fo·· 11r11·chia. in /-lo Theologos. ('11/t11ro cristiunu ili .'lici/io 4 (1977) 53-90: Cì. ZITO. r1/,o (ìe111111u /JiÌI Prc::iosa della .'ìic11/o Corona!>. La Lcgccio Apostolica di Sicilia. in / /Jorho!IC in Sici/io (173./-1860). a cur<1 di E. !nchcllo. Cnl<lniu !998. 25-31. ~ Cfr F.!Vl. ST1\H11.1:. L'episcopato sici/ia110. in /.{/ ('hieso rii .'ùci/iu dal /'atù·{1110 t ul /'{fficono tt. L Caltanisselta 1994. 140. 1 Vd rvl. CìU1\SCO. S'toriu del clero i11 /folio dal/ '()!/occnto {/ oggi. Bari 1997 e C. N1\RO. Per 1111r1 storia de/fu spiri/110/itri in ,)'ici/iu in età co111c111poru111!11. in /,r1 ('f1ieso di .)'icilia du/ l'uficono J ol /'aticu110 ti. ciL. 483-547. ~ Nasce ad Aci S. Antonio. provi11cia di Catania e diocesi di Acireale. il 23 1H1ve1nbrt' 1871 clall'avv. Giuseppe e cln Frnnccscu 1Vlollu. J\ 11 anni, entra nel sc111int1rio vescovile di J\circnlc. dt1 pochi anni l'nndnlo. cd in seguito cornplctu i suoi studi teologici n Ronw presso il Collegio Apollinare. e consegue la laure<l in !3cllc Lettere. Teologia e Diritto Canonicu. 11 19 agosto 189'-l è ordinato sacerdote nella Chiesn di S. Bcncdcllo in J\cire;_ile e nel novembre dcl !896 ;_1ssun1e r111scg11rn11c11to in se1ninario dellu S. Scri!lura. dcl Diritto C8nonico e delh1 Lingua Ebrnica. ed in seguito della Tcologin Don11nntica. Nel 1909 Ciinvanni J3a11isrn Aris1<1. secondo vescovo di Acireale. lo nomina vice rettore dcl se1nlnario e. 11ell·ouobrc dcl!"8n110


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C'ar1nelo Sciuro

della diocesi di Acireale e vescovo di Anglona - Tursi dal 1911 al 1922 e cli Cefalù dal 1922 fino alla 1nortc avvenuta nel 1933. J_,a 111odcrna storiografia ha din1ostrato con1e i vescovi non sono solo l'c1nanazione di un apparato centrale,

111a

anche e soprattutto il "prodotto''

delle istituzioni ecclesiastiche locali. Essi, se da un lato interpretano la storia delle con1unità che sono chia1natc a guidare, dall'altra rappresentano i propri cleri d'estrazione, nel senso che ne costituiscono al tc1npo stesso le élite,\· e i 111odel I i eseinplari 5 . Il caso del vescovo Pulvirenti è in tal senso rappresentativo. Egli, infatti, durante tutto i! suo 111inistero episcopale risentirà della fonnazione ricevuta e dell'azione pastorale svolta nella giovane diocesi di Acireale, guidata dai suoi prin1i due vescovi, Gerlando Maria Genuardi ed il servo di J)io Giovanni Battista Arista d. O., finalizzata a educare cristianatnente le nuove generaz1on1 che avrebbero dovuto attuare [a ' riforn1a della chiesa e cle!la società. 1

11

1. l 'inser!J1a111ento in se1ninario

1.1. La Jornrnzionc culturale (1882-18%) Con !'ingresso solenne ad Acireale dcl vescovo Gerlando Maria Gcnuardi, avvenuto il IO novcinbrc 1872(', inizia il lento ca1nn1ino organizzativo cli una nuova diocesi che bisogna cli tutto: dalle cariche pili alte alle pili u1ni!i, dalla curia alla organizzazione ciel capitolo della cattedrale, sino alla fondazione del sen1inario. Quest'ulti1no è una delle pri111e preoccupazioni del vescovo. Dapprin1a dovette approntarlo in inaniera provvisoria, poi, acquistati i locali dell'ex collegio S. Martino e fallito il tentativo di affidare !a fonnazione dei sen1in;:1successivo. suo segretario personale. Il 5 aprile dcl !911 è canonico teologo ciel capitolo della calleclrnlc. Nel 1906 inaugura un oratorio festivo nel Aci S. 1-\ntonio intitolato a .. Ci es li B<1111bino di Praga" e realizzato 11 proprie spese. Dal novc1nbrc ciel !907 è cllin1nnto cl dirigere In cornnlissione diocesana per gli oratori festivi. Pio X il 27 noveinbrc 191 l In elegge vescovo cli Anglona e Tursi. in l3asilicula. e undici anni dopo, viene trasferito al!a sede di Cel~dù. Cìiovanni Pulvircnti concluclc la sua vita nella so!Tcrcnztt, nflCl!o cln arteriosclerosi nggravnta eia un·en1orragia interna. Si spegne ad Aci S. Antonio ;d!e ore 10,20 del!' l l settembre dc! !933 colpito da eden1a poln1011are: cfr /11111e111oria di,)'. J::. Rev.111a i\-Jons. Gio1'a1111i Pulvirenfi Vescovo di Ccfàlù, n curn cli G. Consoli. Ro1na 1936. 5 Cfì· R.ll. VIOLI, l:ìJiscop(lfO e società meridionale durante il .fascismo (1922-1939). Ro1na ! 990. 83. 6 La diocesi di Aciri..::ale fu istituitn il 27 giugno 1844. con la bolla di (ìregorio XVI Q11odc11111q11e ad ('otholicae Neligio11is i11cre111entu111. !via la bolla poté rendersi esecutiva solo nel 1872 e 1·incnrico fu a!Tidato. in qualit<i cli esecutore apostolico. u Cìiova1111i Cìutl<ldauro Reggio. catnnese e vescovo di Caltanissetta ( 1858- J 896). Per la storia del 1- isti t uzionc clclln diocesi di Acireale e l'azione pastorale del suo prin10 vescovo Cìenuardi (1872-1907). vd G. CONTJ\IUNO. I.e origini della diocesi di .'lcire(l/e e il pri1110 vescovo. i-\circnlc 1973.


G'iovanni Fu/virenti educatore della gioventù

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risti ai salesiani, scelse con1c rettore i! canonico Alessandro An1ato da Randazzo7. Il 15 dice111bre 1881, Cienuardi, inaugura il se111inario rendendo noti i suoi ideali forn1ativi nel discorso sull'ls·tituzione e/ella gioventù ecclesiastica' Secondo i! 11 n1odello ron1ano 11 , allora in uso, fine prin1ario dev'essere la fonnazione spirituale del chierico) educandolo soprattutto alla virtl1 dell'obbedienza. Essa si espri111e nel seguire essenzialn1ente la volontà del fZ0111ano Pontefice e del proprio vescovo, ad i1nitazione di Cristo che segue la volontà ciel Padre. Accanto a questa è necessaria un'adeguata e solida preparazione culturale, tale da consentire ai chierici di essere inseriti nel loro contesto sociale. A fondan1ento degli studi del clero sta l'insegna111ento filosofico, perché chiave, lun1e e sussidio a tutte le altre scienze. li n1odel!o degli studi filosofici e teologici è il ton1isn10, così con1e viene presentato dall'Enciclica .Aeterni Patri.1· cli Leone Xlii. L'intenzionalità soggiacente alla Ratio S'tuclioru111 di Gcnuardi è, in sintonia con le direttive pontificie, estre1nan1ente apologetica: con1batterc la crisi della società e clifenclcrsi dalle insidie perpetrate dai "nemici della Chie~ sa" 9 . A tal fine, il sen1inarista deve conoscere a fondo le proble1naticlie elci te111po in cui vive e, pertanto, dopo la pubb!icnzione dell'Enciclica J?..eru111 novarlflll, Genuardi volle che nell'ordina1nento degli studi s'inserisse i! corso di cconon1ia sociale 10 . Per f3vorire !a fonnazione cli un clero allo stesso ten1po santo e colto, capace cli tàr fronte alle sride del suo ten1po, e per tenerlo aggiornato negli studi, il vescovo volle fondare I' Accadeinia dei SS. Agostino e 'fo1111naso (28 agosto 1895). L'iniziativa riprendeva !'esperienza cli (Jenuardi ad Agrigcnt o 11 dove I' Accadein ia da oltre un secolo aveva prodotto ottin1 i risultati per 7 crr G. f'Vlt\tvHvl!NO. // SCl!li!l(frfo di Acireale, in Svnaxis 1.5 ( 1997) 660-6(i I. G.ìvl. GENUJ\RIJI, L)iscorso inaugurale. I.elfo ~1cll'a11lu del Se111i11ol'io diocesano. i\circak 1881. 9 Cfr D. tvl1\SSIMINO, 1\·lodel/i ecclesiologici negli scl'ifli e ne//({ prossi pu.\·/oralc di 111ons. (7erlando kfaria (7e1111a!'di, pl'imo vescovo della diocesi di Aci!'ealc. i11 S~v11a.Yis 7 8

( 1989) 117. 10 «!11 Gcnunrcli era vivo uno spirito sociale attento alle esigenze elci le1npi e in se1ni11ario si ebbe la cattedra di econo111ia sociale 1nolti anni prirna che venissero le disposizioni della S. Sede e le delibcrnzioni clcll.cpiscopoto siciliano del 1903»: G. CONl:\RINO. Le origini dello diocesi di Acireale, cii.. 1.56. 11 Cìttò ll<lltilc dove consegue i gradi accadenlici presso il prestigioso collegio dci SS. 1\gostino e To1n11111so: cfr F. 1\tv11co, Ac/reole-d/oces/, pog/ne 111e11101·at/1'e, /\cirenk ! 992. 4 9 (pubblica?:ionc n scopo divulgativo). Per il collegio ngrigcntino vd A. LAUl\ICEl.L1\. Noti::ic

storic/1e del Se1//i11urio e del Collegio dei 5J'S Agostino e To11111u1so di Cirgenli dallo loro JOnda::ione al 1860. Girgcnlì 1897. Scopo dell'Accaden1ia agrigentina di S. To111111aso

d'1\quino era 1~11" fiorire nei due istituti di educazione ed istruzione ecclesiastica (il scn1i11ario cd il collegio dei SS. 1\gosti110 e To1nn1aso) lo studio e !'a1nore dclln clollri11<1 e dcl n1ctodo di S. To1nn1aso: cfr A. NOTO, 1\loti::ie storiche del se111i11r11·io di Agl'igenro ( 1860-1963). Vi Ila lbn 1963. 119.


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C'ar111elo Sci11to

la fonnazione del clero e aveva acquisito notevole prestigio. La finaliti1 venne sancita nello Statuto:

«rendere ne! Clero perenne e durevole la cultura delle scienze filosofiche e teologiche con !e altre affini, sia per cogliere il frutto più pratico clcll'inseg11a1ne11to ricevuto nella giovane ctil in Se1ninario, sia per 1nantcncrc un centro cli vita intellettuale inlorno a cui restino uniti, anco dopo finito il corso degli studi, Prolèssori ed alunni [ ... ]. Pron1uovere nella Diocesi, e specialinente tr8 il Clero. J'a111ore pei buoni e forti studi, secondo gli ulti !ntendin1cnti espressi eia S.S. 12 Leone Xlll nelle sue sZ1pìentissin1c Encic!i~hc» •

Soci di diritto sono i professori dcl sen1inario che rcnc\0110 pnrtecipì delle sedute solenni alunni cd ex alunni. La novitù di quest'accade111ia rispc1to a quelle cittadine ncesi, alle quali aderivano n1o!ti alti prelati creando unn élite culturale chiusa, è costituitn dnlla presenza dei laici, i! che è indizio di un'npertura e cli uno scainbio culturale pÌÌI vario e pili ricco. Nelle due sedute pubbliche, i soci npportavano i loro contributi poi pubblicnti negli atti dcll'Accaden1ia, alrintcrno della rivista dioccsnna ''Il Zelatore Cnt~)!ico''i.1 . g_iguardo ai fonriatori, Cìenuarcli sceglieva pcrsona!inente, «con singolare intuizione di qualità e cli attitudini) i superiori e i profcssori» 1-1 e curava la forn1azione di quelli futuri inviando i chierici pili pro111ettenti a eo111plctnre g!i studi teologici a Ro111a1.~. «La solidn fonnazionc spirituale e culturale, la fedeltà al papa, il to111 isn10, la catechesi, le opere sociali e la difesa della fede furono le ca1«;1ttcristiche salienti della 111cntalità e della cultura dcl clero fonnatosi ne! sc11lin;:1rio di Acireale»1r'. In tale contesto s'inserisce la figura di Cìiovanni Pu!virenti, alunno, professore e superiore in questo sen1inario. Nel periodo di pcnnanenza a! Pontificio Sen1inario H.on1ano, Pulvirenti profittò della ripresa cli vigore ciel pensiero filosofico ton1ista, che gli diede, oltre al rigore di n1etodo, quella logica stringente e quei criteri di discernin1ento, che renderanno i suoi discorsi chiari e precisi. A Ron1a apprende la Lingua ebraica elle, accanto alla S. Scrittura, scirù l<l n1ateria d'insegnan1ento che conserverò in tutto il suo periodo da profcs1

~ J\f{Cl-IJ\110 S-IORICO UIOCTS1\NO ACIRl~1\U~ ( -c1\SDi\). 1~-re::io11e

e s/a/11/i de// '.. /cS.'i·..{'>;osfi!lo e To111111aso (!h'95). 2412. IL 23-2,L pubblicati poi in Suv11N,,\RIO VESC0\111.1'. i\CJREAl.F. l?egolr' e L)irettorio Spiri/110/c interiore dei seminori.<:ti. i-\circt1lc 1898. 43-46. u Cfr G. fV!Alvl1vllNO, // se111i11ario di .'/cirea!e. cil.. 664. i--1 G. Ci{IS-11\LDI. //cuore di un re scovo. Ronrn 1950. ! 8. i:; Per i sacerdoti acesi. alunni dcll';\11110 Collegio Capranica vd lv!. PENNISL Freli l'Uj)l'Ollicensi siciliuni jì·u J-ìl'Ìllla guerra 111011diu/e eji1scis1110. in S\'1/uYis 15 ( !997) 522523. ir, G. fVlAlvliv!INO. // se111i11urio di .--/ci!'eale. ci!.. 675. cade111io dei

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Giovanni Pulvirenti educatore della gioven/IÌ

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.sorc in sen11118r10 17 Conseguit8 la l8urea in Be!le lettere, rreologia e Diritto canonico, rientra in Acire8lc. li vescovo Genu8rcli lo chian18 ad insegnare in se111i11ario.

1.2. Professore in seminario (18%-1911) Nel noven1bre dcl 1896 Pulvirenti si st8bilisce in se111inario dove gli viene affidato l'insegna1nento della S. Scrittura, del Diritto c8nonico e della Lingua ebraica, 111antcnendo !'inc8rico dal 1896 al 1902. In seguito, lasciato il Diritto canonico, assunse !'insegna111ento della l~eo[ogia Don1111aticap;. Con la revisione ciel progran11118 generale degli studi per i Se111inari d'Italia approvato da Pio X il 5 111aggio 1907 19 , è inserito anche ad Acireale !'anno propedeutico a!la teologia e al Pulvirenti è affidato anche l'i11segnan1ento dcl greco biblico. ;\] fine di essere certo che i suoi alunni co111prendesscro i! contenuto de!l8 lezione: spiega i11 latino così con1e era d'uso, poi ripete in italiano e quindi invita qualcuno degli alunni a ripetere so1111narian1ente ciò che egli h8 spiegato. Prepara !e sue lezioni per iscritto, talvolta fornisce 8gli alunni gli appunti o delle dispense aggiuntive ai testi 20 . li suo te111po era distribuito tra gli iinpegni derivanti dal suo sacerdozio e quelli dello studio e della scuola, arn1011izzando pietà, studio e insegna1nento, cosciente che tutto nasceva da una fede robusta nutrita dalla preghiera, e che tutta la sua opera doveva essere indirizzata alla gloria cli Dio e alla salvezza delle anin1e. Riguardo all'i11segnan1ento dcl rJiritto canonico, l'unica clocu1nentazione rinorn raccolta ha potuto fOrnirci solo il titolo cli alcuni libri usati, specie il 7(1rqui11 21 .. che contiene ai n1argin1 dcl testo appunti per tenere le lez1on 1. 17

Il inotivo per cui gli viene arridalo ri11scgna111cnto della S. Scrillura, pur 11011 essendo 1<1urcnlo in l<ilc discipli1rn. a noi è sconosciuto. D'nltro canto. però. solo dti! 1924. co11 il «ìV!otu proprio>> Bib/ion1111 scientiu in .-/ctu :lposto/icue 5,'f'dis . .\'I'! (1924) 180-182 per poterlo fi1re. è obbligatorio nver conseguito i gradi accade111ici presso il Pontiricio Istituto J3iblico o In Pontificia Cornnlissionc l3iblica: cfr tvl. PESCE. Il rin1101'0111e1110 biblico. in I cattolici nel 111ondo co11te1111Jol'aneo (!922-1958). a cura di fVI. (ìuuseo - E. Cìuerriero - F. Tn111iello. {Storiil dclln Chic.sa. iniziata eia A. Fliehc - V. IV!arlin) XXIII. Cinisello Balsa1110 199 l 2.

583. I~ Cfr .·//111//lll'fO SUCrO de/fu f)iocesf df ,'}CÌ/'C({f(!. J\circ<i!e !903. ](). Per il lesto dcl progrn111111a generale degli studi. vd IVI. CìUASCO. ,)'en1inori e clero

1 ')

Cinisello B~dsa1110 1990. 243. n Fu questo il caso delle lezioni di S. Scrittura: 11011 essendo soclclisfallo dcl libro di 1'.:sto in uso in sc111i11ario (!.1 I. IANss1:Ns. ller111e11e11ticu soc1·a. Torino I 894). ritiene opporlu11n integrarlo con dci suoi appunti rigunrdo uliti parte ciel progresso degli studi biblici e le risposte ad alcune domande sulla Bibbia poste dal 111011do contcn1pora11co. Cli' f\RCHJVJO P1\RROCCHIALE ;\Cl S. ANTONIO ("·Al'1\S1\). Fondo (Jru/orio. Prolusione del 3° anno della scuola d'Jntrocluzione alla S. Scrittura nel scminnrio di Acireale. Acireale, novc111hre 1899. ~ 1 C. T1\RQlJIN. !11ris eccli!sfus/ici p11blici, Rotnae 1890. nel ·900. 2


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C'ar1nelo Sciuto

Più ricca e invece la docun1entazione riguardo alle due 111atcrie pili a111atc dal Pulvirenti: !a S. Scrittura, che durante i! periodo dc! suo insegna22 n1ento fu portata eia due a quattro anni , e il corso biennale di Lingua ebraica.

Per il Pulvire11ti, lo studio dell'ebraico è propedeutico a quello della S. Scrittura: gli studenti devono conoscere la Iingua originale dcli' J\ T per co1n-

prenderc lo stile, sia storico, sia poetico, sia etico di cui i singoli libri fanno uso per n1eglio inle//;,r;ere i! testo sacro.

La scelta della Gra111n1atica del Pizzi 2:>, corredata di un"an1pia colle-

zione di testi c!a tradurre e da un glossario, rivela il desiderio ciel Pulvirenti di far accostare gli alunni direttaincnte ai testi originali. Così con1e gli esan1i finali scritti, che erano delle traduzioni: fornito agli alunni un testo tn1s!itterato bisognava dappri111a trascriverlo in caratteri ebraici quindi analizzarlo e poi fornirne la traduzione. L'inscgna111ento della S. Scrittura, distribuito in quattro anni, aveva co111e obiettivo dare: «in bell'ordine tutte quelle cognizioni che possono servire al buon uso ed .:1!1<1 retta intelligenza dei libri santi, in guisa che !a nostra niente venga co11doH;1 qu;_isi per 111ano a godere di questo an1enissin10 giardino ch'è la S. Bibbia»~- • 1

Per Pulvirenti [a Bibbia, secondo la concezione corrente ne! suo ten1po2\ è il libro per ecce!lenzn, divina111ente ispirato, che fornisce la stori8 del!'u111anità, descrivendola in grandi linee da Ada1110 fino all'ulti1110 giorno, co1nunicanclone le infonnazioni 1nigliori. Il suo desiderio, conforn1e alla volontà di Leone XIJJ espressa nel!'encic!ica I'rovic/enfissilnu.s.!- 6 , è che la Bibbia diventi il libro più letto, a1nn1irato e studiato dagli uo1nini. Ritiene inconcepibile che atei e indifferenti la studino, 111entre i sacerdoti ne conoscono solo quelle parti contenute nel Breviario o nella Messa. La sua concezione è fedele alle direttive ro111ane del ten1po che riconoscono un certo ruolo alla spiritualità biblica de! clero27 . Orienta l1 insegna1nento della S. Scrittura al tì1turo 111inistero paslor8!e elci suoi alunni. Ed uno dei inotivi della scelta dcl nuovo testo scol'1stico, il //;~e;o111·ou.ì-1 8 , è che possa essere usalo, grazie alla n1enzione in esso cli coni22

Cfr i\l'i\S1\, Fondo ()ratorio_ ci!., 2. 23 J. PIZI'.!. L/c//lcnta G'rr1111111aticae /-lebraicae. Torino l 899. ~~ i\1'1\S1\, Fondo (Jratorio, cit., I. 25 Sulla questione biblica e ri1111ova111ento degli studi vd R. J\\Jflr'.11. r. Il ris11eg/io c11!t11r11/e dei C(lflolici_ in /,a C~hieso e fu società industria/e (!878-1922j. a cura di E. (ìucrricro e A. Za1nbarbicri. (Storia della Chiesa. iniziala da A. f'liche - V. !Vlarlin) xx11/2. Cinisello Balsa1no 1990. 238-2'15. 26 J\CTA SANCTAE Sr:n1s 26 (1893-94) 269-292. 27 Cfr lvl. Pr:sc1·:, li ri1111ovu111ento bihlico. cii._ 557. 28 F. VICiOUROUX e L. Bi\CUE7., i\Ia1111a/e hih/ico o C'o/'so di Suc/'a Scrittura. S. Pier D'Arena 189'1: F. VJGOUROlJX, La lJib/e et /es découverll!s 111oder11es. l)aris 1889.


C/iova1111i P1t!virenti ed1tcatore della gioventù

413

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inenti alla Scrittura. Il corso di S. Scrittura, secondo l'uso con1une dell cpoca, è diviso in due parli. La prin1a abbraccia tutto quello che riguarda la S. Scrittura in genere e si suddivide in cinque punti: !'autenticità dei libri sacri, la divina autorità della Bibbia, il canone ossin catalogo dei libri sacri, l'cr111eneutica proprin1ncnte detta, ossia delle regole d'interpretazione, infine l'archeologia biblica, vale a dire le nozioni di certi costuini c usanze proprie degli Ebrei (per es. sul loro calendario, pesi, 111isure), nozioni che sono ritenute indispensabili per !'intelligenza di 1nolti passaggi dcl testo biblico. La parte speciale si occupa dei singoli libri sacri, d8! Pentateuco all'Apocalisse: di ciascuno è esa1ninalo il contenuto, lo stile, 18 lingua, l'autore, il fine, il ten1po, l'indole, ed inoltre sono sciolte le principali difficoltà poste da coloro che, secondo la 1nentnlitil diJ-1-ìisa in quel te1npo, avversavano la Chiesa. 1

Il Pulvircnti nel 1899 cambia il libro cli testo, rile11e11clo il prcccclc11tc

incon1plet(\ poco attento agli attacchi dei "11en1ici della Bibbia'' e arretr8to rispetto ai progressi degli studi biblici 29 . Per l'insegna111c11to della Teologia Dogn1atica s1 serve dell'i111postazione neoscolastica de1la18 dalla /lelerni Palr1~\·. Utilizza co1nc n1anua!c il !Vlazzcl!a, servendosi anche del Pnln1ieri, del Franzelin, dell'l-lurter, dcl Billot, teologi cli sta1ur8 diversa, nia cli orient8n1cnto ton1ist8, , e specu Iat1van1ente , I'·orn1a 11st1C{Y · . 10 . prcv8 Iente1nente neosco Iastico Attento a!l'aggion181ne11tt\ il Pulvirenti è parte a11iv8 nelle dispute dclrAccaden1ia dei SS. Agostino e Ton11naso: basti ricordare quella su !/ 1 c!onllna cle!!'ln11nacolala, J_,oztrl/es ccl il civile pro,c;ressrx' . 29 Ncll.csegesi cattolica. per lungo tempo lradizion~ilisla. nlla tlnc degli nnni ·so. snllo J"eJlello delle scoperte archeologiche del J\!lcdio Oriente e dcl lavoro svol!o nelle l'acoltù prolcstan!L inizia u11 processo evolutivo. !V!entre i conservatori continuano a dichi8rnrc che !"esegesi critica era viziula alla base da pregiudizi razionalisti (basti pcnsnre al J)ictio1111aire de /(I Hible di Vigourou:-.:), altri, «Sostengono la ncccssilù di app!icnrc con decisione ai libri sacri i principi della critica storica e di 1noclificare, di conseguenza, la tradi7.ionalè '·linc<1 dì fronliern'· nelle controversie tra esegeti credenti cd esegeti razionalisti. distinguendo nella critica biblica co11lc111poranea tra i risultali lellcrari e storici 1 ... 1 e una concezione della storia d"lsraclc e delle origini dcl cristiancsiino che prescindesse sisle1naticmnc11tc da un punto di vista soprannalurnlell: R. AUBERT, //risveglio c11lt11ra!c dei cattolici. cil.. 239. La pole1nica s"inasprisce quando si mette in discussione la natura dell"ispin1zio11c delle: S. Scrillurc. Leone Xlii coglie l'occasione per pubblicnrc nel 1893 l"enciclica l)rovide11tissi11111s clic rilcvn co111e Dio uvcsse affidato le S. Scritture alla Chiesa e con1e fosse necessurio che i teologi s"ispirnsscro all'interpretazione patristica dci Lesti_ Questo docu1nento si presentava unchc co1nc esortazione ad uno studio più approlòndito clclla Bibbia nc:i scn1innri, in 111oclo adcgunto alle esigenze elci tc1npi e preceduto da una solida preparazione nel cainpo delle lingue orientali. Succcssivan1ente le ricerche bibliche continu<.irono non senza dir!icoltù e rischi di esa~eraLionc. n 1<11 fine Leone Xlii, crea la Con1111issionc Biblica. 1 - · ° Cfr r. CONICiLIARO. Teologia (! t!!ologi di S'icili(/ (/'(/ i due concili V(l/iC(/i/Ì. in Lo ('/iiesu di Sici/i(I do/ Vatfc(lno t {,/ Vatic(//10 !!, cit" 634-635. 31 Vd G. PtJLVIR.LNTJ, // do111111a de//'J111111aco/(l/U, J,0111y/es ed il civile prog!'esso, in // Ze/(lfO/'C C'allolico 1 ! (1905) 33-38.


414

C'ar1J1elo

Sciulu

Osservò con scrupolo i! proposito di progredire sen1pre nella conoscenza della scienza «co111e se non dovesse 1nai n1orire»J 2. Seguì con 111olta attenzione e con !a debita discrezione tutta !a problen1atica dci progressi degli studi biblici, coine si evince osservando i testi pre-

senti nella sua biblioteca privataJJ: si interessò della storicità dcll'Esateuco_ della genuina origine dei libri sacri, dell'autenticità del IJcutcrono1nio attribuito a Mosè:i-i. L'integrità di dottrina dcl Pulvirenti durante il periodo della crisi 1110dcrnistaJ:i è testin1oniata dal fatto che è 111en1bro clell,1 Co1111nissionc per gli studi dcl giovane Clero e di Vigilanza contro gli errori del 111odcrnisn10 sotto la presidenza de! vescovo, fondata nel J 907 secondo !a prescrizione 11 dell'Enciclica Pascrndi cli Pio x '.

12

<(Conic della pictù. così sarò ezianclio a111untissin10 della scicnz<.1, procura1ldo di <1van1anni se1nprc pili in css<:1 co111e se non dovessi mai inorirc: soprallulto però studierò il diritto. la 1nora!c. la Jo1n111a!icr.1 utile e filosofia utile, la sacrrnncn!ari;_t la scrillura profonda111cn1c sia per l'uso della predica1io11c che per dil'enderc Jn vcri1ù. la storia ecclcsi<lslicn e profana. !"epigrafia. !'apologctien (Bougo<1t1. ecc.). l'etica pri11cipal1nentc le questioni odierne. l'·oraloria. la fisicu. la geologia (Civiltà Caltolien). l'archeologia cristiana)): Ale1odo di 1·i111 -/in Se111i11ario). in In me111orù1 di S /:'. J?ev.111a, ciL. 208. :13-Le dt1c librerie di legno co11tc11gono 698 volumi. 380 di questi. erano di propric1<Ì dci fratelli sacerdoti Di Cìr<1zia. ereditali poi dnl Pulvirenli. !oro nipote. ()uesti 11ltillli volumi risalgono al periodo che va dal 1571 a! 1880~ quelli acquislatì dal Pulvircnli. per lo pili nmnuali di teologia (Bi!luarL IVl<1Zi".Clla, Fran;;_c]in. l'vlarellini. Dc Auguslinis. Pcrronc. HiJJoL l·lurtcr. .lung111<11111. Pal111ieri). S. Scrittura (Corncly. Ubnldi. Knabe11b11ucr. l;111sscns. Vig.ouroux. Vigouroux e Bacucz). ebraico (IVligne. B11xtorl1i. Sacchi e L<1ltcs. Vosen, Pizzi) e diritto (Dc ;\ngclis. Sebasti<111elli, Santi. Tarquini. Lo111bnrdi. Cavagnis) risalgono alla fine dcll'800 ccl inizio dcl ·900: cfr 1~:Y !ibri.1· E\.111i Joannis fl11/virc11ti, Cntalogo i11vc11tario dc!Ju Uihliotecn personale di mons. G. Pulvircnti conservato nella Pnrrocchi<1 di ;\ci S. J\11tonio . .H Per l'Esateuco. tra i suoi libri si trova l'nr1icolo /,u veracità de//'Esate11co. in Studi Religiosi 4 (1902) 281-332: l'autore conl'ul<l le opinioni erclic11c per ri<1f1Cr1narc In vcritfl storicn dei fatti dcscrilli ncll'Esa!cuco. Per l'origine dci libri sacri. G. BADINO, // pad!"c A111f'lli e /'afta critico hih/ic(f. Cìenova 1905: in questo testo l'autore difende 1·ispirnzio11c divinn di tulli i testi sacri. Per !'autcnticitù dcl Deuteronomio attribuilo a /Vlosè. Cì.CJ. CEl<l:SETO D. O., /polesi del F. /)e /-/11111111ela11cr e di altri aulori moderni su I 'a11tenlicilrì dl!! I>eutero110111io di i\losè. Genova 1904: l'opern ritiene fillsa la lesi ciel P. De Jlu111111clm1er. e attribuisce la p<1icr11ilù dcl Deuterononiio a /Vlosè. Vi Per la crisi 1nodcr11ista vd IVI. C.iUASCO, 1\/odcn1is1110. I j(111i, le idee, i pe1"so11uggi. Cinisello Balsamo 1995. 36 La Co1111nissione. oltre che a vigilare conlro gli errori dcl nH1tkrnis1lHL deve csa1ni11arc il giuvanc clero so!loposto ad un corso cli sludi suppletivi per un periodo di quuttro nnni dopo l'ordinazione saccrdo1a1c. Gli esan1i si crrettuano annualn1e11!c e ogni giovane prete sostiene una prova orale su S. Scriltura. Tcologin do111111atica e 111orn1c. Diritlo canonico e Storia ccclesi<.1stica. prese11!a11clo insic1nc una lesi scritta sulle delle niatcric. ;\i presbiteri che superano l'csa111c vengono concesse le fr1col1fl sacerdotali. Cfr /)ccrcto e !?1!go/a111e11to pel" gli st1nli dcl giovine clero della dioci:si di Aciri:ale. i\clren!c 1907.


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Giovanni Pulvirenti educalol'e gioventù ______ ________ _____ - della --------------,,

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2. L 'eclucazione ciel/a gioventù: ! 1oratorio ./Cslivo 2.1. L'oratorio festivo per i vescovi Gcnuardi e /\rista

lJn i1npeg110 in favore

del1 cducazio11~ 1

cristiana dei giovani di Acireale . L'ingresso ad Acireale cii Cìenuarcli segna uno sviluppo in tal senso. Dal suo zelo nascono: la Con1pngnia della dottrina cristiana, ispirata 8 San Carlo Borro111co e fondata il 16 nove1nbre 1874, che in1parte il catechisn10 a circa n1ille ragazzi; i tre oratori fèstivi cittadini e gli undici della diocesi; le trentadue Congregazioni Luigine tenute dai Fratelli delle Scuole Cristiane, che si propongono l'assistenz8 ai lànciul!i pili poveri e abbandonati; !e venti Congregazioni delle Figlie di lVlarin; i circoli cattolici "Santa Veneranda" e "S. Gerlando"; le biblioteche cir1 colanti, per co1nbatterc la pornografia e le letture i1111nora!i e libern]i· ·" e l'()pera cli S. Francesco di Sales per la conservazione e difesa della fede nelle SCllO !e. Per 1nig!iorare l'educazione spirituale e culturale dci fanciulli e elci giovani, C:ienuardi incoraggia il sorgere di vari istituti: ad Acireale il "S. Michele" (1875), retto clai PP. Filippini, e l"'Agoslino Pennisi" (1888), retto clai Gesuiti; a Giarre il ''Gallipoli" ( 1872), a Ranclazzo il "S. Basilio" ( 1879), retto dai Salesiani, che vennero per la prin1a volta in Sicilia, su richiesta del vescovo, accon1pagnati clnl!o stesso don Bosco. Fiorenti erano pure gli educandati fen11ninili, la gran parte precedenti all'arrivo cli C:ienuardi. ;\cl Acireale il "Santa Venera" ( 1723), il "'Santa Rosolia" (18,10) con una scuola per sorclo111utc, l'"Arcangelo Raffaele" ( 1750), l'orfanotrofio "Spirito Santo" (1795), il ''Santonoceto" (1851) e il ''Buon Pastore" ( l 873). Istituli si111ili nascono anche a Giarre, Riposto, Nunziata, 'l'orre Ar~hir~fi: Lit~~uaglossa, Aci S. Antonio, Aci S. Lucia, Acicatena, H.anclnzzo e Cast1gl ione- . Dopo l'Enciclica di Pio X, Acerbo 11imis (1905), che auspicava !'incren1cnto de!l'istruzio11c religiosa per ovviare ai inali della socictù, originati dall'ignoranza clc!le verità eterne, Genuarcli incoraggia la fondazione di è antecedente alla fondazione delln diocesi·'

7

0

ri.

37 Un impulso notevole venne dato sin dul 1756 dagli ()ruloriani di San Filippo Nelru i qunÌ! eccelse il P. rv1ariu110 Pulanè, l'nndatorc dell'Oratorio e della Congregazione fi-

lippina di Acireale. Egli si prodigò per l'educazione dci giovuni e per la ror111azio11c dci Silcerdoti uccsi e anche di diocesi lontane. crr Cì. DI IV!1\URO RIGGIO, Alf'11101·fe storiche sopro fu viro df'I sc1·1'0 di /)io ,\frn·iono /l({ronè. N<1poli 1845 lrislatnpn anastaticn. Acireale 1991l Per un;_1 si111csi dell'opera dci PP. Filippini svolta in diocesi vcl C. COSENTINI, I Padri Filippini e il ".')'011 1\lic/ie/e .. ne/fu viro religioso e c11/t11ro/e di //circa/e. in l?ieFoca::ioni e Sì_;1'ru11::e. ;\circale 1976_ .574~6!8. O. 1:JNOCClll1\l\O. Lu curecliusi nel /H'nsir:ro e 11el/ (cio11e pos1orulc di 111011s. Su/va/ore N11s.1·0. I'/ vescovo di ,,/circo/e. Acireale !981. 21. ]S crr (ì_ CONT1\l\INO. I.e origini dellu diocesi di Acircule, cii.. !59. \<) crr ihid. 157-158: o. F1NOCCllli\RO. Lu cu/echesi 11cl pensiero. cil.. 26-27. 1


416

Car111e!o Se iulo

nuovi oratori fcstivi'-1°.

Nel 1907, in occasione del 25° anniversario dell'erezione del scininario diocesano, Gcnuardi indice la pri111a adunanza diocesana degli oratori festivi, raccogliendo attorno a sé i sacerdoti pili zelanti del!'cclucazionc della gioventl1, al fine cli discutere dei 111czzi più pratici per fondare e sostenere un oratorio festivo. Durante la seconda seduta dei lavori è eletta una con1111 issione Fcr /'attuazione dci voti ciel Congresso, tra i consiglieri vi è pure Pu!virenti"1 .

Per Genuarcli !'oratorio è il luogo educativo per eccellenza nel quale, nei giorni festivi, riunire i fanciulli e i giovani, allo scopo cli preservarli dai pericoli delle strade e delle piazze, istruirli in 111ateria di fede e educarli alle virtù cristiane. Riteneva n1ezzi educativi": pren1i, giochi, divertirnenti, ginnastica) canto, rappresentazioni teatrali, 111a il segreto è 1nettere 11

«a lato dc! giuoco, !'istruzione celeste: accanto al!a ginnastica del corpo, la preghiera, la ginnastica dello spirito: con i diverti111enti 111olteplici le pratiche di pietfl, la confessione, la con1unionc, il rosario. l ... J Il fànciu!lo ha bisogno cli rnuoversi, di saltare, di correre, di agitarsi. Non è possibile in1porre a lui Ull lungo riposo: !'inerzia lo prostra, lo avvilisce, o lo fa ribelle. Or l'Orntorio J-esl"ivo ciò ha. con1J~reso, e di ciò si serve, con1e n1czzo, al grande scopo dell'educaz1onc» -.

L'oratorio festivo è anche reso stru111enta!e al se1ninar10 e con esso 1n correlazione pastorale. Il prin10 è vivaio di vocazioni, il secondo è !a scuolé:i dove crescono c si fonnano gli educatori degli oratori 43 . L'opera iniziata dal Genuardi, sotto !'in/lusso del! oratoriano Giovanni Battista Arista e suo vescovo ausiliare già dal 1904 (gli oratori con1inciano a fiorire proprio i11 quegli anni), raggiunge !'apice dello sviluppo ne~li anni seguenti a! 1907, quando questi è eletto secondo vescovo di Acireale 4 . Arista è passato alla storia con1e il vescovo dell'orotorio e dcl/'eucureslia, due scelte condivise fino in fondo dal Pulvirenti. Possian10 individuare a/111eno tre n1otivi che lo portarono a preferire Poratorio cotne l'istituzione educativa più alta. Arista, proveniva dalla Congregazione degli Oratoriani e perciò sente !'oratorio con1e 111issione specifica della sua vocazione 45 . Le sue prin1e espe1

--1o Cfr S. BELLA. L 'impo!'tanza di!ll 'Orotorio Feslh'o. ;\ci reale 1907, 5-6. Vd Le.feste Ciuhi/iori del Sc111inario Vescovile di ,,/cireale. La JJri111u ad1111r111::u diocesana degli O!'alorii Festivi. Pri111a ad1111a11za (20 aprile), in // /'..elatore Cattolico I 3 41

( 1907) 119. 4 ~ S. BELLI\. l, 'i111pol'ta11::a de/I 'CJratorio, ci!.. 17-18. -n tvl. IV!i\RTORANA. Acireale e gli oratori Fesi ivi, in // /.elato/'e C'ottolico

13 ( 1907)

150-151. Lie

--1--1 Arista prende possesso canonico della diocesi il 14 11ove1nbrc 1907. Per altre nolivd Ci. CRISTALDJ. li cuore di 111l vescovo, cil .. 1 ~ «Arista assu1ne. rin dn ragaz20, lo spirito ri!ippino in virtù dcl proble1na giovanile.


C)iovunni Pu/virenti educatore della gioventù

417

·~~~~~~~~

rienze sacerdotali erano state tutte a favore dei giovani: nella direzione del Collegio S. Michele (1889-1910) e conternporanearnente nella Villa filippina, sita in prossin1ità clel sen1inario. /\rista considera \'oratorio con-1e nnticloto al n1odernis1110. Per ultin10, si 111antiene in linea con il suo predecessore, Clenuardi, che aveva operato !a scehn clegli oratori festivi per fonnnre cristianan1ente i giovani. Nei tredici anni del suo episcopato spende [e energie 111ig!iori affinché in ogni parrocchia s'istituisca uno o più oratori. Così affcnna a conclusio11c della secondn ndunanza diocesana degli oratori festivi: «Che 11011 vi sia una sola Chiesa, dove 11011 sorga un Oratorio festivo; cli!'clli cli sacrestia, se è possibile, non 111anchi 111ai l'Oratorio festivo»-!!'.

2.2. Pulvirenti e lo sviluppo degli oratori festivi nella diocesi La fisionoinia degli oratori festivi in diocesi si delinea 111an niano che si celebrano le tre adunanze diocesane (1907, 1908 e 1909)'17 . Esse J'avorirono anche l'i1npianto in tutta la dioccsi 48 , grazie all'incessante lavoro svolto dal Pulvirenti quale presidente della C.'01J111dssh;11e jJCl' la .f'or1nazio11e e lo svilu;;;;o li egli ()ralorii l'estivi in _C'illlÌ e h1 Diocesr1'J. . ' 0 , sono .incette I I_,e tre acI unanze eI1ocesane· per I'.1ncrcn1ento e Io sviprobabiln1ente gli si 111a11il'esta la vocazione sacerdotale in vista de! probleina giovanile. esercita il n1inistero sacerclotnlc in funzione ciel problen1a giovanile»: G. CALTA8l1\NO. ,.\/ons . .·1l'ista e i giovani. in ;"\femorie e Rendiconti del/ ',-/ccade111ia di scien~e le fiere e belle urli degli Zelanti e dei !Ja/Ìlici di Acireule, serie H. voi X (1980} 678. Jr, Lu secondo adu11a11~t1 Diocesuna degli ()ratorii Festivi. Quarta (lr/111u111~{/ ( 3 () 111aggio), in Il Lelatore C(lttolico 14 (1908) 143 . 47 . Nel 19! I in sostituzione delle tradizionnli adtrnanze si tiene il /-'ri1110 Convegno (7iovanile de/fu diocesi di r/cireo/c. In quest'occasione si cosliluisce la Fcdcrri::io11c !Jioci:so1u1 Acese dei G'iovani Cattolici che raccoglie gli undici Circoli Giovani IL tra essi i I .. Religione e Patria·· di /\ci S. Antonio. il cui assistente ecclesialc è Pulvirenli. Cfr ,-/tti dcl I 0 co11ver:;110 Cìiovunilc dello Diocesi di Acirco!e. J\circalc l 91 I. 1 ' 8' Tra il 1908 e il !909 ad Acireale sono J"iorenli i tre oratori 111asehili: S. f<ilippu Neri. S. Luigi. S. Giuseppe Labre e il qu<1rto, fè111111inile. S. Agnese. Nella diocesi abbiaino due orntori ad !\ci S. Antonio e a Nunziata (111aschile e JC1n111inilc), uno nella contrada di V<1lvcrdc. uno <1d Acicntcna. /\ci Platani, S. Vcncrina, Cìiarrc. S. CìiovannL CalaLabiano. fV!ascali, Piedi111011tc. Linguaglossa i.:: Rnndazzo (geslilo dai salesiani). Si soiio iniziate !e pratichi: d"i111pinnto ad /\ci Bonaccorsi. Aci S. Filippo. Aci S. Lucia. S. J\l!ìo. Ripos1o e 1~'iu111elì·eddo. Speranze sono nutrite per la nascila delle strutture nelle contrade di Guardia. 1Vlaugcri. Puntalazzo, l'vli!o. S. Nltiria A111111alali, Daga!a, !)UZ7.illo e S. Lconarclcllo. ('fr // Ze/ato!'e C'ot10/ico 14(1908) 126-127c 15(1909)24-27. 19 •

Ln con1111issio11e fu istituitn nl tennine dclln pri111n adunanza dioccsn11<1 il 21 aprile

1907. sotto In presidenza dcl vescovo ausiliare /\rista. Venuto a 111ancnrc Gcnuardi. il 22 110ve1nbrc 1907 Arista nomina presidente della co111n1issionc il Pulvirenti: cfr Il Zelatori: Culfo/ico I J ( 1907) l 23. 290. 50 La prin1a si tiene in sen1inario Ilei giorni 20-2 ! <1prile 1907: la seconda il 29-30 maggio 1908: In terza si svolge nei loc;di dell'Oratorio .. S. Luigi'" di Acireale il 3-4 giugno


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C'c11·111elo Sciuto

luppo clcgli oratori: «In esse, infr1tti, con intelletto di ;:1n1ore si cerca il 1nodo pratico per la soluzione dei V8ri clubbii, delle 1noltcplici difficoltà e degli ardui problc111i che pZ1rrebbc vo51 lessero distoglierci d;:1lia 11obilc in1presa» .

vani,

L'oratorio festivo è considerato con1c una secondo fa1nig!ia per i gionel senso che voglia sostituirla, perché

11011

«ai genitori, per natun1, inco111be 1<:1 gravissi111a responsabi!it8 cd il dritto i11tangibilc di educ8rc i Cigli»"·"-,

nu:1 perché vuole aiutarla. I! giovane, infatti, citi solo cercherebbe i coinpagni lontano dallo sguardo attento e vigile dei genitori. Sebbene in un8 visione paternalista, propria del tcn1po, l'oratorio non raccoglie i giovnni solo per farli giocare, 111a deve curarne !'istruzione religiosa e la forn1azione del l' i ntcl l igenza. L'istituzione di un oratorio 11011 è facile, s'incontrano difficoltù sia per avviarlo sia per organizzarlo. Le due cliffico!tù principali - dice il Pulvircnti5_ì ~- sono quella t\nanziaria e quella de! personale necesstirio. /\l problcn1::1 finanziario si può ovviare o an1pliando l'(J11era t!i .S'. J~'rancesco cli ,)'o/es. perché dia un valido 1nezzo cli sussistenza; o costituendo un';:1ssociazionc locale a vantaggio dell'oratorio; oppure chiedendo al vescovo di inserire nel bilancio delle chiese una voce per gli oratori. Riguardo alle clifficoltù dcl personale, il Pulvirenti invita a servirsi cli adulti e giovani laici acleguata111c11te istruiti, sotto la direzione cli un S(lCerdote 5-1. ._ _ '- - ' Sul coine strutturare, avviare e reggere un oratorio, la (~01n1nissionc degli oratori festivi riunita i! 22 novcn1bre 1907, fornì delle indicazioni pratiche con la pubblicazione di un 1\dan11aletto jJCr g/i (Jralori Festivi e/ella !Jiocesi cli /lcirea!e. Esso doveva servire con1e guida per regolare la clisciplin::1 e <-1verc un unico indirizzo da dare nl!a diocesi. li n1anualctto, con1posto dal Pulvirenti, si colloca sulla linea dei n1igliori 1nanuali pubblicali clai salesiani 5 :i. li 1\Janualelfo si con1pone di tre pnrii: la pri1na tratta dell'erezione ed 1909. ~I Cì. PlJL\llRENTI. roche poro/e d'infl'or/11::io11c, in .-/ffi de//(! J'e!'::{{ 11dl/!1(///::{/ diocedi!gli oro/o!'iij~'sfivi de/fu diocesi di ,c/cireuli!. J\circalc 1909. 7. ~~ S. 8ELL1\. /, 'i111porta1ca del/ '()r(lforio. cii.. 12. S_l crr Ci. PULVJRENTL /)ijjfco/1ò che possono i11co11/rr1rsi nef!'l!re::ione ed Ol'SUJlli::::u::ione di 1111 CJrolorio .fi:sfii'o e il 111odo co111e s11peror/I!. /?cl1cio11c allr1 /lri1110 od1111r11cu. in .\"{{/1{/

li /,e/otore ('u/!olico IJ {!907) I 18-!20. 1 -'· Si produce così un·allenzionc 1naggiorc al ruolo del laicato. il quale. secondo le dircllive ronwne derivnnli dul inodcllo ccclcsiologico prevalente dopo il Valicano J. dc\'c prcstnrc una coJJnboruzionc alln gerarchiu. cui resta subordi11n10: crr !VL PL:"NNJSL I 11/0l'illli!llli loica/i i11 Sicilia. in /,o C'hieso di Sicilia dal /'oticr1110 tal /'aticuno ti. cil., 399-400. 55 Cfr C'ronacll Diocesano. in // Zelatore ('(lffolico 1J ( 1907) 290.


G'iovanni Pu/virenli educatore della gioventù

419

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organizzazione degli oratori festivi, la seconda del progra1n111a da svolgere, la terza degli oratori fe1nn1inili. 'fre appendici concludono !'esposizione, una sug!i oratori cli can1pagna, una sui ''siste111i educntivi" di repressione e preventivo secondo la lezione cli don Bosco, l'ultiina sui libri utili per !'educazione dei giovani. Nei vari oratori della diocesi di Acireale non deve n1ancnrc una cappella dove i ragazzi possano pregare, un bel cortile chiuso, alcuni attrezzi da ginnastica, dei bagni e una cisterna. Possibi!n1en1e vi sia un salone con palcoscenico e alcune stanze per il catechisino. li personale dev'essere con1posto da un direttore (sacerdote) che lui la responsabilità generale dei giovani. dc!l<1 loro istruzione, del loro progresso n1orale e di tutto ciò che succede sia verso !'autorità ecclesiastica sia civile; da u11 vicedirettore, possibilinentc sacerdote, di aiuto al direttore specie per la disciplina; dai catechisti o prefetti che. oltre all'istruzione catechistica, siano cli aiulo aliti direzione. L)nl portinaio, che veglia l'ingresso dell'oratorio e appone i tiinbri nei biglietti di prcsenz<1 degli iscri1li. Per fi1vorire una fonnazione pili incisiva il 1\danua/e/fo suggerisce l'istituzione delle congregazioni religiose e cle!le con1pagnie culturali esportive. rJopo la terza adunanza diocesana del 1909, f<1nno parie clcll'orntorio le scuole serali, i dopo-scuola po111eridinni e le scuole don1cnicali. Queste vogliono rispondere all'esigenza di non dare solo gioco o istruzione religiosa, 111a di rendere gli oratori veri luoghi di alfi1betizzazìone'i 6 . Le scuole serali, secondo il Pulvircnti, sono d'attrattiva per alcuni genitori restli a n1andare i figli all'oratorio e per i contadini e gli operai dai I._~ . • )7 <111111 lll su Riguardo a questi ulti1ni, poi, si vuole istituire l'()jJeru llel />utro110/o /Jei p;iovoni, specinln1e11te operai e poveri: «alcuni laici cli ottin1a volontà, i quali pigliano la cura di invigilare, colloci1re presso buoni padroni, proteggere nei SOl111111 interessi clelJ'a11i1na. ruori l'On1torio, alcuni cli quei giovani, loro atticlati dctcrnlinata111ente, che nei giorni di festa tì·equcntano l'Oratorìo» 5s. L/oratorio reslivo cli Acireale, dunque, sen1bra essere Liila delle risposte della diocesi a!la questione sociale, sulla scia delle diretlivc date alla Chiesa nella Rerznn 1\rovaru111 cli Leone Xlii. A tal proposito, è bene ricorclarc il tentativo del Pulvirenli di fonch1re negli oratori la ]Jiccola cassa rurole u llejJO-

5

c' Cfr 1:. ANIJl{l~A. /, '()ratol'io jéstiì·o e le sc11oli! sussfdial'fc: co111plcme11tari. seruli. /estive. /c:::ioni occr1sio11u/i, in ."ltti de/fu l'cr:::u adunan:::u. ciL. 3 !~35. 57 Sinli!si dcr:,li i11te1Tenti in u11/a, ibid. 11. -'~ C. CRl.'>TrN1\. Ope!'a di flatronato pei giovuni, s;u:cia/1nenti! operui.· ~\'co;n· ,\'ecessità di 01gu11i::::::a:::ione - Heg,ola11Je1110. ibid, 38.


420

c~artne!o

Sciltto

siti vinco!ati5 '>, strutturata ad i111itazione clelle casse rurali che giù dal ! 895 0 (con quella cli S. Cataldo) iniziano ad esistere in Sicilia" . Ogni giovane può avere il suo "libretto personale" per segnarvi i depositi che di solito è di un soldo a settiinana. Il piccolo socio, specie pili povero, può guadagnarsi questa son1111a nell'oratorio stesso, infatti, gli oggetti delle prc111iazioni periodiche e finali possono essere can1bia1i in 111oncta. I versa1ncnti delle varie casse di risparn1io infine possono essere depositati in banche cattoliche che, grazie all'accordo stipulato dalla Co111n1issione diocesana con il consiglio di an1111inistrazione, stabiliscono una quota d'interesse 111aggiore, rispetto ai nonnali depositi. 11 giovane che avrà partecipato alla ]Jiccola cassa cli ,.;,sjJar111irJ, «quando verrà l'ora di uscire dall'oratorio, avrà acquistato quella educazione religiosa e civile che g!i è necessaria per essere un buon cristiano e un buon citr.:1dino. Coi rispar111i accu111ulati nella piccola cassa egli 8Vr8 acquistato lo spirito d'econon1ia tanto necessario ai padri di Can1iglia, oltre a che questi rispanni potrebbero servigli per iscriversi nelle nostre associazioni econon1ico -sociali cd in11 grossare così !e nostre fi!e))r •

Il Pulvirenti è convinto che nell'oratorio le celebrazioni religiose e le pratiche di pietà sono 1nolto itnportanli, 111a non devono protrarsi a lungo per non stancare i giovanetti. Alcune sono ordinnrie, co111e andare a Wlcssa. !a visit8 eucaristica e la benedizione del Santissin10 perché alìn1entano unc1 viva fede e un tenero an1ore verso l'Eucaristia. La predicazione, incentrata su! n1odo di con1battere il peccato e di crescere nelle virtù anche grazie alla frequenza ai sacran1e11ti, dev)essere chiara (adattata alle capacità degli uditori), vivace (ricca d'i1n1nagini, paragoni, sirni!itudini e parabole) e breve (11on più di un quarto d)ora, secondo l'adagio di f'énélon: lo spirito dci -fanciulli è con1e un vaso di collo stretto, il quale non si può rietnpirc che a gocce). Le celebrazioni straordinarie, invece, sono gli esercizi spirituali, che si tengono i cinque giorni precedenti alla Prin1a Con1unione (festa principale dell'oratorio), !a preparazione in1111ediata alla Prin1a Con1unionc e alla Cresin1a (che di solito dura un 111cse); le feste patronali dci santi protettori dell'oratorio e quella del Papa. È particolarn1ente sottolineata anche la partecipazione alla vestizione dci giovani chierici per invogliare alla vita consacratar) 2 . 'i'l J) direttore per attirare pili ndcsioni all"ini7.iativa può I011d11rc un consiglio di rnnn1inistr11zione l'onnato da presidente. vice-presidente, segretario. cassiere e consiglieri clc11i

fra i giovani stessi a scrutinio segreto: cfr don (ì-ll.AC'I, !_e opere di 1;revide1co negli ()rotori jèsth'i: istr11::io11!! su le operi! di ;;reviden::a ./011du::ione di società di IJiccolo rispun11io. ihid, ~:l. Mi Per il n1ovi111cnto cattolico sociale vd ;\. SINDONI. Il movi111e11ro cattolico sociafr.: dal concilio /'utica110 I al concilio /'aticano Il, in La Chiesa di Sicilia dal 1·a1icano I ul /'11ticano Il, cit.. 731-8 J 7. 61 Don Cì1<1\CI. l,e opere di pri!videnza negli Oratoriji!sti1 i. cii., 47. 61 Cfr i\lanualetto degli oratori! fi!stivi per la J)iocesi di Acireale, J\cireale 1907. 1


Giovanni Pulvirenli educa/ore della gioven/1Ì ----

421 ------·

L'istruzione catechistica nell'oratorio dev'essere i1npartita con nss1duità, dividendo i giovanetti in otto classi secondo le capacità personali e la precedente istruzione catechistica, e utilizzando un buon 111etodo: «Bisogna fissare la verità nella n1cn1oria del fanciullo, [ ... J senza badare troppo a!!' intelligenza della tennino!ogia. Fa nulla se il ragazzo non coinprcndenl per ora, poiché l'intelligenza sviluppandosi con gli dnni, in 8ppresso co111pre11derù tutto. Si usi anche il dialetto» 63 •

L'esposizione deve dvere le tre caratteristiche già dette della predicazione; inoltre si possono utilizzare le "proiezioni lu111inose'' con l'ausilio del prniellorc che la Commissione ha acquistalo nel febbrnio del 1909, per metterlo a disposizione dci vari oratori de\18 diocesi. Per spronare, poi, i giovani all'in1pegno nel Cdtechis1110 e nelle varie attività pron1osse nell'oratorio, il Pulvirenti si preoccupd di adottare il n1etodo in uso in sen1inario, vale a dire le pre111iazioni, sia durante l'anno sia finali da farsi possibi!Jnente alla presenza de! Vescovo. Perché l'oratorio sia centro cli educazione è necessarid anche una disciplina non repressiva, n1a preventiva, secondo il n1etodo di don Bosco: a111a e ti.f'arai letnere. Il direttore deve trdttare i! giovane da padre cd an1ico, non deve essere troppo rigido né con i grandi né con i piccoli. «La correzione sia privatd per n1anca11ze privdte, specie se tl1Ha a giovani gn111dicelli, pubblica e generdle, se per 1nancanze pubbliche e fatte in co111une. Il Direttore studi i len1perainenli dei suoi allievi; per alcuni a tenerli in freno baslenì una se111plicc occhiata, per altri clovrù adoperare !a voce [ ... ]. Discrezione nel!'ddzittarsi al!'i11do!c diversa, al Vdrio u111ore dei hu1ciulli»('~.

Nell'oratorio è bdndita ogni pena corporale: se il ragazzo perdura nel 111alc si può scegliere di allontanarlo ten1poranean1entc o definitiva111cntc. Non ci devono essere particolarità o predilezione per alcuno, se111n1ai per i più difficili' Alla pdri dell'oratorio 1118schile, è itnportante anche quello Jè111n1inile, e sin dalla pri111a adunanza s'invita dd istituirli specie per le figlie del popol{?· Queste devono essere sorvegliate da n1aestre sotto la direzione dc! parrocor'L'urgenza degli oratori fcn1111inili è detU1ta dal fatto che le f-finciulle, senza il fì·eno della religione, 11

1

1

«Alla pri111a occc1sione diventeranno facile preda ciel socialis1110, o

r... ] andranno

43-92. 61 -

Afli df'llu l'cr::a

ud1111(111::a.

cii.. 17.

~ lhid, 136. 6 :; Cli· I.e Feste Cìiubilari del ~'i'e111inario l'escovile di ."/cireule. /,a pri1110 ad1111t11r:.11 6

degli (Jra1orii Festivi. Secondo od11na11::u (21 apri/€! - 111atti11a). in //Zelatore Cattolico 13 I 1907) 122-123.


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C'ar111c/o Sciuto

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<ld accrescere il nun1ero sen1pre pili allannantc di n1atrin1onii, elle con1inciati con 66 la ruga, tenninano con sep8razionì vergognose» .

Negli oratori fcn1n1inili alle ragazze viene offerta una educazione cristiana attraverso l'opera cli n1aestre qualificate. Il Pulvirenti nel 11ifan11ale!/o invit;;1 a fondare in ogni paese clc!la diocesi, accanto ;:ll!'oratorio n1aschile, quello fcnllninilc e a con1pletarc l'opera con il patronato delle giovani operaie. L'oratorio fen1n1ini!e differisce da quello 111aschile innanzi tutto perché gestito da suore e da donne, poi perché il inattino dcl giorno festivo do-

po la Messa le ragazze sono congedate per aiutare le 1nadri nelle faccende don1esticlie. Il pon1eriggio invece le allivitù si svolgono co111e in quello 1nnschile, adattate alle ragazze. Le Co1npagnie religiose fen1111inili sono le "Agnesinc" per le pit'1 piccole e !e "Figlie di Marin" per le più grnndi. Rì11on1ati i11 diocesi, al tcn1po dcl Pulvircnti, erano gli oratori IC111n1ini!i: S. Agnese di Acireale e di Aci S. J\ntonio e quello di Nu11ziatr1r' 7 . Durante la seconda adunanza degli oratori viene sollevato il problcn1a degli ()rafof'ii per ifànciulli llell'ir~/'111a classe sociale. Questi ragazzi, si dice. che vagabondano per la cittù, non entrano nei nostri oratori e da soli l'orinano oggi l'infanzia delinquente, 111entre don1ani saranno il cancro della società. Sono un proble111a gr<'1vc anche per !e forze cli po!izii:1: !'apertura di qualche casa cli correzione o cli rieducazione non è la soluzione ideale: ter111in(1to i! periodo di clausura, ii ragazzo torna in strada, spesso peggio di pri111a. Per aiutare questi rag;:1zzi, si suggerisce ai fautori degli oratori restivi di andnre ol[re la sterile cor1cianna, raggrupparli cl::1ppri111a in una sezione separata dagli altri e poi, dopo averli reclenti, di an1111ettcrli nell'oratorio con gli altri. Escn1pio riuscito è !'oratorio S. Benedetto Labrc, creato per lo zelo di Gcnuardi nella chiesetta del SS. Salvatore, dove si raclunc1no L111ciulli poveri, scalzi, 111alvestiti, storpi, che poi educati ingross[lllO le file degli altri oratori cittadini. I pit'1 diligenti e i pit'1 poveri, poi, sono collocati in collegi di beneficenza. 111e11tre altri, affidati a fnn1iglic cristiane che ne curano l'educazione e il rcinscrin1e11to nella socictù 68 . Quest'attenzione pedagogica, con1c dc! resto gran parte della 1netoclo!ogia cducc1tiva degli onitori diocesani, sc111bra sin stala 1nuluat<l cla!l csperienza torinese cli don 8osco 6 'J. L'in1pegno pastorale del Pulvirenti Cu pren1iato dal fiorire, in quegli 1

1'r' .\lu1111alc110 der:;li or(1/01·fi, ciL. !ciel. (,, U11'espcricnza,Hl li.::n1111i11ilc è anche quella del Patrona!o delle Cìiovnni i\grt11n<1Ìc di J\ci Cnrc1w che per anni è stato gestito clal prevosto Sal\·ntore nclln: cfr S. BEI.I.A. (inu gronde piugo delle 110.1·/J'e co111rode. ()11 piccolo soggio di terapia morale. in . /fii dello Tcr:;u od11narco. cil.. 70-8 l. 1 '~ Cfr C. CRISTJN,\. L '()rororio Festi1·0 e i /011ci11//i del/ 'i11/i'11111 c/(lsse sociale. Nel u:;ione dcl ]° Congresso diocesano degli ()rolorii.fi!stii·i in .-lcirol:'!c. in// Lclulore ('arrolico l"I (1908) l51-15Sl. l>'J Cfr i\'1. (JlJASCO. /.,'torio del clero i11 /rei/io. cii.. 56-60.


(Tiovanni JJu/virenli educa/ore della gioventù

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anni, di tanti oratori festivi, che, per !a gran parte delle parrocchie, ri111811cvano con1c unico e solo riferin1ento per una pastorale in f8vore dei giovani. Non bisogna, inf~ttti, di111enticare che l'inscgnan1ento della dottrina cristÌ81lél costituiva uno dci 1no1nenti fonnativi essenziali e prcgn8nti della vit::i negli oratori. Mutuando n1etocli e percorsi ec\ucntivi di questi ultin1i, l'Azione C:at-· to!icc1, negli anni successivi all'eplscopato di Arista, riuscì nd in1piantarsi in diocesi con un alto nun1cro di associazioni (185 nel 1924), dando così note70 vole i111pulso alln cntcclicsi nel!e parrocchie . L'oratorio festivo di Aci S. Antonio L'azione pastorale diocesana del Pulvircnti trova la sua origine e la Slltl f'orztl ncll csperienz.:-1 111aturata attraverso la rondazionc e direzione dell oratorio festivo di Aci S ..L\ntonio. Ispirato dalle figure cli S. rilippo Neri e di don Bosco, Pulvircnti, con i proventi dcl suo i11segna111cnlo e de!l'eserci?.io dc! suo rninislero. nel 1904 acquisla un_c~n1pio spazio all'aperto, una vigna 71 , attigua alla chiesa fV!aria SS. delle Cìrazie 1 ""' e ne 1~1 un an1pio cortile: questo è l'inizio cli un'opera che trovc.1 il suo cu!n1ine il 18 noven1bre 1906, quando, nlln presenza di Cìenuardi, è inauguralo !'oratorio ''Gesù Ban1bino'' 73 • che. insien1e al "S. l3asi!io'' di l~n11dazzo, sarù uno dci pili fiorenti dcl In diocesi di 1.\cireale. Nell'idea del Pu!viren1i l'oralorio festivo deve avere un'adeguata struttura, un personnle ronnato e un chiaro progran1111a da svolgere. L'oratorio di Aci S. Antonio risponde a queste caratteristiche. Struttura!inentc è tonnato dalla chiesa rvtaria SS. delle Grazie dove i ranciu!li vengono educati a pregare e partecipano alla Messa, da alcuni bagni, eia una cisterna per !'ncqua e da un nn1pio cortile dove poter trascorrere ore ricrec1tive. A questa pri111a struttura, Pu!virenti 1-Ccc nggiungere un salone con palcoscenico per rappresentarvi dra1nn1i, con1n1edie e tenervi accaden1ie e adunanze, e tre stt1nzc per le diverse classi del catechisn10. LJ11a delle aule. la pri111a, confinn11tc con la chiesa, è adibita a sacrestia, a! poslo di quella vecchia esistente a fianco clcllc1 chiesa e clc111olita per !a fabbrica dcl salo11c 7 -1• l\iguarclo al personale, il Pulvirenti si attornin cli alcuni collaborntori: un portinaio, che in1peclisce l'ingresso a persone estranee senza il pcnnesso ciel diret1

/{) crr O.

1

cit.. 39-62. Fo11i/o (Jratorio, i\lto nol<irilc di clo11:1Lio11c dell.or;iro1·in !Cs1ivn <111<1 parrocchia. /\ci S. /\nlo11io 1955 e ('ro//{{C{/ /)iocesu11u. ,)'aera 1.'isila o/ )///()\'{) ()/"{//U/"fO r·csti\'() ((Il .)'. nu111hi110 di f>rO.\!,(/!>. in // ZelafO/"i! ("ut/o/ico lo () 90cl) 7(). 7 ~ Nèl lral!o di 11111ro Cile divide il coro di qucstn chicsu dall'oratorio dt1I J 93(J 1·ipos<1 la spoglin 111orlalc di Pulvircnti. co111c Jl1 suo desiderio: sl<in: ai piedi di (Jcsù S<1cni1ncntc110 con i gìovanc!!Ì dcl suo or;llorio. Vd 7ì·asla::io11e dello so/1110 di.'~.'. E. ;"\/011s. (ìio1•u1111i !'11/vil"e11/i. a cura di G. Consoli. l~o111a 1937. 7.1 Tenne il discorso i11augt1r<ile s. BU.l.1\. L "i111po1"ta11::a dcl/ '()J"({(Ol'iO rcsfii'O. Acireale 11)07. 71 · Cfr le premesse ;1 :'\1'1\Si\. Fondo ()rotorio, i\l!o 11olarile. cii. 71

F!NOCClll1\IH.l. La catec!itsi nel /H!llSiel"V.

Cfr1\l'ASA.


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C'ur111elo Sci1110

affida a! vescovo di Acireale Giovanni Battista Arista e al segretario di questi il can. Angelo Marziani. C~o111e si può notare, Pulvircnti, ha grande sti111a dei sacerdoti di /\ciren!c: !o di111ostra !a scelta di n1olti di loro co111e suoi collaboratori ten1poranei. Per Jàvorire la con1unicazionc trn il vescovado e le parrocchie, rond:.1 sia ad Anglona e Tursi sia a Cefrdù, il n1011itore chocesano che, oltre a riporl<irc le lettere circolari ciel vescovo, contiene gli atti della S. Sede, quelli della curia e la cronaca religiosa della diocesi. Ai sen1inaristi, che Pulvirenti considera speranza della Chiesa di Anglona-'J'ursi, volge subito lo sguardo. Il se111inario diocesano di Tursi, al suo arrivo, è chiuso. Per riaprirlo Pu!virenti si adopera a trovare innanzitutto dei locali adatti, specie per igiene e disciplina, c con una lettera circolare alla diocesi auspica che le don1andc cl'an1111issione al se111inario siano inandatc a lui entro ottobre. fVla le attese invano e alla fine si vede costretto a rnanclare i pochi alunni, cinque in tutto_ che riesce a riunire, ne! scn1i11nrio di Acireale. Innanzitutto perché il Pulvircnti. cx alunno cd cx prolèssore, ne conosce lo stile, !a co111plctczza degli studi, la disciplina, la pietà, e quindi sa che in quel luogo saranno educati secondo i suoi ideali for111ativi. !Via soprattutto perché i se111inaristi possono essere eia lui s1esso vigilati attraverso clcl!e visii-e, nel periodo delle sue vacanze e ogni qual voltn si recherà in J8n1iglia. Agisce nei confronti clei suoi se111inaristi con il n1etoclo con1pendiato ne! n1oti-o dcl suo ste1111na: .fòrtiter e/ suaviler. Se da un lato è pnterno con i suoi figli, cla!l'altro, essendo cresciuto all'o111bra di Genuardi, non ricusa di esigere dai suoi preti, con1c dai suoi se1ninaristi, la praticn della virtl1 de 11' obbedienza. «Si persuadano tuHi gli altri 111ici chierici che se vogliono andare av;_111ti, clcvo110 professare ubbidie11zt1 {fSso/11/{f, cos/{fn/e, cieco e prqfi;ndo111enle senlilu cii loro 81 Vcscovoìl .

Accanto al clero, il pastore rivolge le sue 111igliori cure nl laicato, in specinl inodo alle nuove generazioni, che intende preparare nffinché diano alla Chiesa e alla P'ltrin un avvenire 111igliore. Per !oro auspicn In fondazione degli oratori festivi in tutte le parrocchie con lo stesso progran1n1a giù da lui speri1nentato ad J\cirealel:H. Secondo Pulvirenti, !:educazione della gioventù dev'essere poi co111p!ctata nei C:ircoli Cattolici Cìiovanili, che J~1voriscono la preparazione ad lllHl buona azione cattolico-sociale. J\ tal fine si tiene 1'8 ottobre 1912 i! JJri1110 C'onl'C{!JlO lliocesano lii .·lng/0110 e 7'11rsi l (!912) 12-15. 3 -'

J\RCl-llVIO

Si:rv1JNi\1{10

V1·:scov1u-:

ACll{l·:Au:

(=1\SV1\).

s11pcriori. Lct!cra al P. Spolo del 28-2-1914. 5-6. 81 ' Cfr Ci. PlJLVIRENTI. Primo /el/era pastoru/e. cit.. 22.

Corrispondcn::u

1·e.\·co1·i-


c;ovann; I'ulv;renh educatore della gioventù ~~~~~~~~~~~~~~

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Azione Cut/o/ica, sotto la presidenza ciel prof. Pasquinelli cli Firenze. In tale occasione Pu!virenti ribadisce che i 111ezzi per ottenere la cristiana educazione della giovcntl1 sono: il catechisn10, che va irnpartito con assiduità e con 1nctodo 8 j; gli oratori festivi, dove il fanciullo 111ette assie111c gioco e istruzione; le (~ongregazioni religiose, i Paggi del SS. Sacran1cnto e i Circoli giovanili, per quei ragazzi che a 14 anni escono dall'oratorio. Questo, con1c si può notare, era il 1nodello pastorale della diocesi di Acireale che il Pu!vircnti trns111ctte nella sua nuova chiesa. Riguardo alla fonnazionc dcl laicato adulto, si pre111ura di diffondere in diocesi l'Unione Popolare che ha con1e scopo: raccogliere tutti i cattolici italiani, e d'istruire e educare il popolo intorno a tutti i problen1i della socictil, cercando di risolverli secondo i principi dcl cristiancsin10. A Cet~llli, Pulvirenti, arriva il 17 dicen1bre 1922 8 (); questa si presenta geograficn111entc pili norid<1 di Tursi, 111a anche qui i problerni non n1anca110: la cliffìci!e situazione della Mensa vescovile 87 , !'insufficiente nun1cro delle parrocchie, !a povertà dilagante, il co111pletan1ento dei restauri del duo1110 88 e del se111111ario. li Pulvircnti riuscì a far fronte a tutte queste difficoltà. ss Nella Lettera circa J"i11seg11ainento dcl calcchisn10 del 25 dicembre 1912. invitn ud nltencrsi alle nonne suggerite clal tVlanunlcilo degli Oratori! festivi della diocesi di Acirctilc. che è stato distribuito ul clero. Cfr !/ i\Ionitore diocesano di llnglona e T11J"si I ( 1912) I !4. 6 ~ Riguardo al criterio dci trasferimenti dei Vescovi adol1nlo da Pio Xl. ve! C:ì. ZITO. /'esco1'i, /)(J/iticu e jàscis1110, i11 Cristiane.1·i1110 e democro:cio nel pensiero dei ca!!olici siciliu11i del 11ovece11to. a cun1 cli C. Nnro. Pa!cnuo 199 1, 215-275. 87 La f'densa vescovile di Cefalù è unn delle più illlpor!anti de!!a Siciliu, n1a al!"nrrivo di Pulvirenti. essa si trova in situazione difficile. Possedeva alcuni e;.; !Cucii. che con la legp_e dcl IO ugosto 1862 aveva dovuto concedere in enfiteusi perpetuu redirnihile, dopo ovcrli quotizzati. Gli enfiteuti non pagavano il canone. così la ìvlensa aveva potuto riprendere i possedin1e11ti. fvla si dovevnno riquotizznre e riconcedere in enfiteusi; la progressiva suddivisione delle quote aveva fritto sì che la proprietù stesse per venire polverizzala, Pulvircnl i si adopera per 01tcncre llll provvcdilllento che autorizza l'affitto dell"ex-feudo fV[aCC81TOllC per J<1 durala di 6 anni. Nel 1926 si ripresenta il prob!en1a per altri ex-leudi nm anche in quel caso ottiene una nuova autori1.zazione per l"nffitto di 6 anni. !I proble111a è rudicnlrnenle risolto dnl Pntti Lntcrnnensi dcll" 11 Jebbraio l 929. che afl'idano alla soln autorith ciel In Chiesa. la ges1ione ordinaria e straordinaria dei beni appartenenti a qunlsiasi istituto ecclesiastico. l,n IVlensn Vescovile di Ccrall1 diviene così proprietaria dci suoi beni i1111nobi1i. Cfr in 111e111oriu di S /:'_ l?!!v.111(1, cii.. 62-67. s~ ! lnvori cli restauro del duon10 di Cel'alli era110 sla1i i11izi<lti dal predecessore di l)ulvirenti, A11seln10 Fvangclista Sansoni (1907-!921). 1na ruro110 sospesi n C<lllS<l dello scoppio dellu priina guerra 111011diale (!915-1918). Nel 1925 Pulvircnti ripre:->e i lavori: ((nella navata sinistra rurono dernolite le volle di stucco e pon1icc 1••. j e Ili ripristinala !"originale teltoia in legno. la quale. trovatasi logoratu dal ten1po. dovette quasi del tu1!o essere rinnovnta. Furono tolti dalla medesiina navata gli altari. che vi erano s!nti costruiti nei secoli XVI e XVI! t... J. Furono abolite !e tozze finestre rettangolari fatte dnl Gonzaga e ripristinate le antiche finestre ogivali: queste furono chiuse da transenne traforate. Si è in t<ll 111oclu ripristinatu. aln1eno in parle. la annonica bellezza prin1itiva»: G. tvl1SURt\Ct\. Ccfàlù 11!!/la storia. Palcnno 1962. 138. 1


428

C'ar1r1elo Sci11!0

Il desiderio di «proinuovcrc in tutta !a Diocesi !a restaurazione di ogni cosa in Gesli Cristo» 89 , secondo il 111otto cli Pio X, lo induce a creare una co-

cli intenti e di volere con il suo clero. A tal fine, nel 1930 organizza il Pri1110 Convegno diocesano dei par-

1nunio11e

roci e degli assistenti ecclesiastici del!' Azione Cattolica, per dare incren1ento

alla cultura religiosa, tonnare !a coscienza cristiana, indirizzare la vita pratica cattolica delle popolazioni, 1na soprattutto per far incontrare i sacerdoti tra loro e con il vescovo.

Oltre alla richiesta di istituire in ogni parrocchia le scuole di religione, gli oratori festivi, le varie congregazioni e !e confraternite, chiede ai parroci di curare !e vocazioni ecclesiastiche, special1ncntc con l'istituzione dcl Piccolo Clern, fondando e sostenendo l'Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche

per il 1nantcni1ncnto dci chierici poveri. Per tenere sc111prc desta !a pietà e la devozione ciel clero, organizza per loro, e vi partecipa di persona, gli esercizi spirituali. Il scininario, all'arrivo di Pu!vircnti, con1c si è detto, ncccssitn cli restauri. Egli se ne occupa di persona, coadiuvato dall'Ing. Paradiso di /\cirea!e'JO. Ai suoi sc111inaristi Pulvircnti vuole dare anche una solida cultura, perciò si preoccupa di rar conseguire ai proressori ciel sen1inario i titoli opportuni di studio presso le varie Università, sia ecclesiastiche sia civili 91 . In seguito, preoccupato della cultura del clero, riapre per !oro la Biblioteca dcl Se111inano. Il desiderio di plas1narc l'anitno de! futuro clero induce i! Pulvircnti a pro111uovcrc in sc111inario gli esercizi spirituali annui, guidati per alcuni anni 92 da sacerdoti della diocesi cli Acireale, cli cui si fida ciccan1ente . Preoccupato di rar trascorrere ai se111inaristi un periodo sereno di vacanze, acquista un terreno sito su di un colle del territorio di Ce-frllù, per In costruzione dcl serninario di vil!eggintura 93 . Altro can1po d'intervento cui il vescovo dedica le sue n1igliori energie è l'educazione della gioventl1. Pin da principio è salutato con1e il ·"Vescovo dei Giovani" ed egli si circonda di giovani, di qualunque ceto e condizione. per preparare una nuova generazione cristiana alla chiesa cd alla società. La sua prin1a "debolezza" è naturaln1ente per gli oratori Cestivi, pale.~'J Lcttc/'a circolurc I 1923) 147. 90

j)C/'

lu pri111u visita JJasto1·0/c, in i\/011itorc dioccsono rii Cc/ulit

Trasrornw inutili 111aguzzi11i so1Loslu1ili nl pri1110 pinno 111 u11·n111pia sala dn studio.

crea a!1rl due nuovi dormitori. delle nuove cucine rispondenti nll"igicnc richiesta. un nunvo reretLorio e dei h<Jgni con ncqua corrente cfr Cì. fV!lSURAC1\, Cefuhì nella storia. cii.. 171. 91 Cfribid, 171-172. 'J} Nel 192-'I th1 111ons. ;\ngelo fVlarLiani. dire!lorc spiritunlc dcl sc1ninnrio: nel 1925 da don Snlvntorc Patanè. parroco di Fiu1ncJ'rcddo: nel 192(1 da don Rosario Ragonesi di Acireale: nel J 932 da 111ons. Snlvntorc Scaccianocc di Acireale.

93

Cf'r C'ro11acu l)ioce.1·c111u. in 1\Io11itore diocesano di Ce/ahì ! O ( 1932) 32.


Giovanni Pulvirenti educatore della gioventù

429

stra cclucaliva elci fanciulli: il 29 aprile ciel 1923 fonda e dirige personalmente

in Cefalù l'oratorio festivo che ha sede nel cortile dcl palazzo vescovile dove, in breve te111po, accoglie parecchie centinaia di fanciulli 9 '1. L'opcrn per i fnneiu!Ji svolta negli oratori dev'essere con1pletnta con delle iniziative rivolte ni giovani. Così si prc1nura di pro1nuovcre in tutta la diocesi, i due ran1i dell'Azione Cattolica, la gioventl1 111aschile e quella fen1n1 in i Ie Desideroso di sopperire ai bisogni dei poveri, volle che sorgesse un "'Comitato delle Dame di Carità di S. Vincenzo de' Paoli", perché prestasse non solo un 'opera di assistenza rnaterialc, 111a soprattutto desse aiuti spirituali. Un notevole in1pulso alla pastorale giovanile di Ccfàlù, è dato da! Pri1110 Convegno dei Circoli Giovanili Cattolici della diocesi, tenutosi il J agosto 1924. In questo convegno si costituisce la Pederazione Giovnnilc C~nttoli­ cn Diocesana che coordina le attività dei Circoli diocesani dipendenti. In essi non possono inancare la scuola di religione, le scuole serali per gli anal-J-~1bci-i e la partecipazione alle 111a11ifestazio11i religiose, non con1e parata, n1a con1c 111anifestazione esteriore di una convinzione interna. Per In fonnnzione degli adulti, i! vescovo nuspica che si tenga un'adeguata cntcchesi, nelle prediche della n1essn e nei gruppi cattolici dì uornini e donne, elle devono assistere aln1eno ad un'ora di catechisn10 settin1nnalc1>5.

C'onc! 11s ioni

Alla f'ine del presente studio si rende necessario un bilancio conclusivo che, oltre a siste111atizzare i dati cn1ersi, tenga conto dell'ipotesi for1nulata nel ['i ntrocl uz ione. Con questo lavoro si è cercato di far luce sulla fonnazione e sull'azione pastorale del prete Giovanni Pu!vircnti, collocata nelle vicende storiche della chiesa italiana e della diocesi acese. Il vescovo Pulvirenti è il frutto, con le dovute distinzioni e originalità, della fonnazione ricevutn e dell'azione pastorale svolta nella giovane diocesi di Acireale, guidata dai prin1i suoi vescovi, Gerlando Maria Genuardi cd il servo di Dio Giovanni Bat'J-l <<l ragll7.7.i sono intrnt1enuti 8 giuocnrc ne! cori ile ciel P<ll8LZO Vescovile. dove rvlons. \lcscovo ha rallo collocare alcuni dondoli in ferro e giunchi di bocce e di birilli. Poi i

rngnzLi pnssano per una scala interna nella Canonica della Cu[(edrale, dove si celebra In S.

ìvlcss<i nppositmncntc per loro. Nel poineriggio, dopo 8ver giuocalo, passano nelle scuoll' dcl Se111i1Hirio. dove ricevono. divisi in vnrie classi, !"istruzione catechistica. Si chiude In gior/Jiocesunu. in 1\lonilore diocesono di C1~/ii/it 1(1923)62. 'J-' Cfr l.clli!ra paslor(l/e al ('/ero. in AI011ito!'e diocesano di C'efltlù 9 ( 193 l J I O! I 02.

1Jtlln colla t3enedizione l~ucaristicn»: C!'Oll(IC(/


430

C'ar111e/o Sciuto

tisia Arista d. O. La personalità e l'opera de! Pulvirenti e dci suoi due educatori rispecchiano, infatti, la profonda tensione tra apertura e chiusura cui la chiesa italiana andava soggetta. Se da un lato aperta e strenua era la condanna del 1110dernisn10, dall'altro non si poteva negare la portata rivoluzionaria di questa "crisi di crescenza", che spingeva ad uscire fuori dagli angusti li111iti di una

cultura teologica chiusa nei para1netri della conlrori-forn1a. Sul piano della fonnazione personale, particolare influsso è stato esercitato in lui dalla preparazione spirituale e culturale ricevuta nel se111inario di Acireale che, assecondando i desideri de! suo vescovo, ha puntato alla costituzione di un clero santo e dotto, ubbidiente e fedele alle direttive del ron1ano pontefice. Proprio !a virtù dell'ubbidienza al papa e al vescovo, che caratterizzava la spiritualità e la pastorale del Pulvirenti e che egli chiedeva con tutta fcnnczza ai suoi se1ninaristi, è frutto della lezione data dall'ecclesiologia ro1nana e dall'ideale pastorale di Genuarcli. Lo studio, per Pulvircnti, è uno slru1nento per la vita sacerdotale. Questa convinzione, 111aturala negli anni di pern1anenza nel sen1inario, lo guiderà nel suo incarico di professore, specie ne!l'insegna1ncnto della S. Scrittura, e di vescovo delle due diocesi, dove si adopera per fornire nl clero una soda forn1azione culturale e spiritunlc, così da prepararlo adeguata1nente alle sfide lanciate dalla società tnoderna. Quest'afflato pastorale, scaturito dalla t~1tica dello studio, lo guida nell'ansia per la fonnazione del laicato, e in particolar 1nodo della gioventl1, onde fonnare per il progresso della societ8 le leve che prepareranno un avvenire n1igliore alla Chiesa e alla patria, secondo la cultura ecclesiastica dc! suo ten1po. La fondazione e direzione dell'oratorio festivo di Aci S. Antonio, insien1e alla presidenza della Con1111issione diocesana degli oratori festivi, gli diedero l'esperienza necessaria per attuare questa "rifonna dal basso". Pu!virenti, pur essendo sul piano intellettuale debitore di una 111entalitù intransigente acquisita negli nnni della sua fonnazìone che lo rendeva fedele alle rigide direttive pontificie eseguite quasi pedisscqua1nc11tc, non ricusa nel cnn1po pastorale cli pron1uovere la 11 vin delln rifonna 11 : l'educazione della gioventù, futuro della chiesa e della società. Egli cerca risposte ai clra1111natici interrogativi de! te111po, e non le cerca solo nelle astrattezze de! pensiero teologico e niorale, n1a nell'azione, agendo e operando sul cainpo co111c forse la sua vasta cultura non pareva lasciar presagire, sforzandosi costante111e11tc di capire il proprio te111po, cli dare risposte nuove, di non disan11arc 111ai di fronte alle provocazioni della storia. Da qunnto detto en1erge che l'attività svolta ad Acireale ha inciso profonda1nente nel governo delle due diocesi di Anglona-'rursi e Cefalù. A ciò bisogna aggiungere che lo stile, la cultura e la pietà acese furono trasn1esse nelle due diocesi anche grazie ai nu111erosi sacerdoti di Acireale che egli volle con1e suoi collaboratori teinporanei e ai quali affidò la predicazione


G'iovonni Pulvirenti educatore della gioven!IÌ

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delle 111issio11i popolari, che si tenevano durante le visite pastorali, degli esercizi spirituali tenuti a[ clero o ai scn1inaristi. Questi u!tiini, della diocesi di Anglona-T\1rsi, inoltre, studiano nel sen1inario di Acireale. Uno dei sacerdoti acesi suoi diretti collaboratori è il segretario e vicario generale per a111becluc le diocesi, Giuseppe Consoli, che nel periodo in cui il Pulvircnti si trova acl Aci S. Antonio a111111alato, regge la diocesi di Cefalù per più di un anno. La vitalità culturale, lo zelo pastorale e la pietà della diocesi di Acireale, con gli ideali dei suoi vescovi furono trasfusi in altre diocesi italiane, pur con i dovuti adatta111enti alle situazioni locali di clero, popolo, cultura ed cconon11a. Questo lavoro lo ha din1ostrato per Giovanni Pulvirenti. Ma egli non fu l'unico: identico percorso sen1bra possibile cogliere - ulteriori studi potranno cl i mostrarlo o invalidarlo - per Salvatore Bella a Foggia ( 1909-1920) e Carmelo Patanè ad Otranto (1918-1930) e Catania (1930-1952)_ Giovanni Pulvircnti incarna in pieno il tnodello ro111ano, può essere allora inserito nella serie dei sacerdoti "spirituali" che si dedicarono alla ''rifònna della chiesa" dal dì dentro, con un'opera di forn1azionc della coscienza cristiana, basata su un lavoro lento, nascosto e t~iticoso, n1a non per questo privo di risultati positivi.



Recensioni

Synuxis XVll/2 ( 1999) 433-434

G. GIUéSllAKE, An der drei-eìnen Golf gluuhen. Ein Schlìisse/ zwn Verstehen. 1-lerder, rreiburg 1998, pp 144.

li dog1natico cattolico di Friburgo presenta una sintesi del suo recente trattato di teologia trinitaria. Egli parte dali 1osscrvazione che le forn1ule sul-

l'unica natura e sulle tre persone del divino assoinigliano spesso ad un enig111a catechistico poco entusiasrnante per chiunque. Occorre vedere invece nella concezione tipican1ente cristiana della divinità un criterio universale della vita, della conoscenza, def Pa111orc. La Bibbia insegna a considerare Dio con1c co111unicazione, dono di sé, effusione, relazione. Questo suo carattere intin10 si rnostra in tutta la realtà quale la concepisce la Scrittura. La creazione, la redenzione, il con1pin1ento sono se111pre segnati da una relazione universale e vivente, origine di tutto. Anche l1csistenza dei singoli e la vita della Chiesa e della società devono essere continuatnente interpretate e vissute secondo questo canone effusivo. La nozione cristiana dcl divino, lungi dall'essere una dottrina strana e priva di incidenze sulla vita pratica, può costituire un orizzonte intellettuale e 111Òrale di grande efficacia ed attualità. Sia la dogn1atica che l'etica sono invitate ad esporre la natura vivente, operosa e conclusiva del divino quale supreina legge dell 1universo e della storia. Robcrlo ()scula!i

P. l-IONERfVl1\NN, .Jesus C'hrisfus Gotfes ftVòrl in cler Zeif. 1,'ine ·"')'S/e111otische

Chrislologie, Aschendorff, Mlinstcr 1997 2 , pp 419. Il noto dogn1atico cattolico presenta una trattazione con1plessiva sulla figura di Gesù dal punto di vista siste111atico. Egli osserva la difficoltà, per la più con1unc cultura dell'occidente attuale, di con1prendere la tenninologia teologica don1inante dalla tarda antichità alla neoscolastica del Novecento. Nelle formule della fede e nella loro elaborazione si è introdotta una forma di


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Recensioni

pensiero n1etafisica e logica che non trova pili riscontro. I [ pensiero 111oder110 si è reso storico, esistenziale, pragn1atico. È frutto cli uno sviluppo continuo, è dialettica di persone e di culture. Il tentativo di esporre in tennini ben circoscritti la trascendenza non appare con1c una 111eta attraente. I~ necessario trovare nuove fanne cli pensiero, capaci di con1unicarc in 111odo pili diretto e con1prcnsibi!c il 111essaggio della salvezza attraverso Gesù Cristo. Per prendere coscienza dcl percorso storico della dottrina cristologica l'autore svolge una serie di tesi. Si parte dall'antico Israele per passare al Gesù della storia e della fede ecclesiale più antica fino al 1nessaggio paolino della 111orte e della risurrezione. Lo sviluppo della dogn1atiea antica conduce attraverso [1epoca dei concili, da quello cli Nicea alla terza assen1blea ecun1enica di Costantinopoli. Di qui si segue per son1111i capi il ca111111ino della riflessione teologica da Anseln10, Ton1111aso e Lutero a Suarez, all'illun1inis1110, a Malcbranche, J(ant ed 1--Iegel. Questo tipo di pensiero cristiano, dopo aver fissato i canoni fonda111entali della cristologia, la pone, sia pure con accenti differenziati, al centro di una visione cos111ica. l,a figura di Gesù è elevata a cardine dell'universo e del rapporto tra l'assoluto e il relativo. Nell'ulti111a parte del suo lavoro l'autore presenta le sue tesi piì1 caratteristiche. Occorre trasfonnarc le categorie ontoteologiche in categorie storiche. La realtà oggi non può essere concepita con1c conoscenza u!tin1ativa ed i1111nobile. Deve essere piuttosto intesa con1e evento, incontro, illun1inazionc, decisione. Qui l'autore ritrova una categoria antichissi111a e tradizionalissi1na dell'esperienza e della niediazione teologica: l'an1icizia con Cristo. Dalla lettura de!Popera 111olto n1etodica e accuratan1ente organizzata nascono n1olte don1ande, sia dal punto di vista storico sia per Pattua!itù. Il percorso presentato da l--Iliner111ann è uno dci tanti possibili itinerari ne!Pa111bito della storia della teologia. Ma, se si catnbiassero i punti cli riferin1ento, non ne risulterebbe un 1 in1111agine ben diversa cd un altro nesso con i prob!e1ni elci presente? Qualche volta si ha l1 in1pressionc che, per definire 111olto csat1an1ente i propri punti di vista, ci si costruisca una storia adeguata allo scopo già inteso. Se ad esen1pio si fosse data più in1portanza alla teologia n1onastica e a quella 111istica di ogni tc111po forse [1i1nn1aginc di Cristo sarebbe apparsa 111olto più vicina a quella che oggi si cerca. Un passato 111olto schc111atizzato incvitabihnente appare in contrasto con un presente vivo e proble1natico. Roberto ()scu/ati


Synaxis XVII/2 ( 1999) 435-438

NOTIZIARIO DELLO STUDIO TEOLOGICO S. PAOLO

I. Licenziali in Teologia 111orale

J--Ianno conseguito la Licenza in Teologia Morale il 25 giugno 1999: MPOtvJA LUCIANO, La dilnensione conn111itaria nel n1alrilno11io _Bantu

(Sub-Sahara) (relatore prof. Leone Calarnbrogio) NGONGOLO KABASELE GERARD, l 'acceuil et /e don del la vie en Afì·i-

que.

l?.~flexion

éthique sur la valeur et le resjJect e/e la vie clans le 111011cfe noir (relatore prof. Salvatore Privitcra)

il 17 settembre 1999: Luv J\RÀ FltANCl'SCO, Il co11trib11/u delle piccole comunità ecclesiali per I 'evant.;elizzazione ciel nostro JJaese. ,:Jnalisi eh alcune inclicazioni n1a,gisleria/i (relatore prof Salvatore Consoli)

2. Baccellieri in l'eo!ogia

Hanno conseguito il Baccalaureato in Teologia il 25 giugno 1999: POLJZZI MASSHvlO, La reli/z;iosità J7Upolare. !?(flessioni in alcune chiese

itahane doJ-?O il Concilio Valicano II

(relatore prof. Salvatore Consoli) Torv!AGR;\ 01-\ETAN() SEBASTIANO,

L'estetica teocentrica cli Ton1111oso

d'Aquino. /llcune questioni,/011cla111e111ali

(relatore prof. Giuseppe Schillaci)

i I I 7 scttem bre I 999: CATALANO MARCO, Lo Scientia Crucis di Edith Stein (relatore prof. Giuseppe Schillaci)


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Notiziario dello Studio S. Paolo

Di BENEDETTO SEB/\STl/\NO, Escatologia e liturgia. L 'esca!ologia nelle JJ!'er;hiere eucaristiche (relatore pror. Giuseppe Federico) EKK/\ SllANTI,

Lo lribù Uraon in Cho!onagpur (India Nord-Es!). Vilu

s;Jirituo/e e riff lii socr(fìcio

(relatore prof Giuseppe Federico) GANGI SALVATORC GJUSEPPl::i C'unii li!urgici.fi·a trcuhzione e tnodernillÌ. Pri1110 e secondo repertorio nazionale clei canti e/ella C'o;~f'erenza EJJiscoJJct!e lialianu per fu li!urgia a co11fi-on/o (1979-1999). Analisi les/110/e-s/rullurale. /eolot.;,ica e 1nusicale (relatore prof Giuseppe Federico) (ìUASTl:LLA CLAUDIO,

La

con11111ità n1011uslica

radice e n1oclello cleflo

con1unilà /ero1Jeutica

(relatore pror. Salvatore Consoli) IJ.1\JWO N !COLA, I luoghi qualifìcanli 1'edificio li!urgico. 1 ·al/ore e l 'cnnbone. ,)/or io e leolo,r;ia (relatore prof Ciiuseppe Federico)

UJ Blèl.1.0 110 di Ford

ROSARIO

ANDREA,!/ linguaggio dello cornrnunio in !Ja/dovi(relatore prof Giuseppe Ruggieri)

MANFJU'1 MARI/\ TERESA,

La volontà di Dio in Eb i 0.10 (relatore prof'. Attilio Ga11gc111i)

V ASILI'. CIN:!,JA J\NTONELLA)

Su// 'u111orisn10. t'/ernenti J7er una !"?flessione

crisliana

(relatore prof. Salvatore Consoli)

3. ;\i/aster in 7'eolog;ia e/ella vita consacrata

I-la conseguito il Master in 'reologia della vita consacrata il 18 giugno 1999: REIT1\NO ROSARIA, La J7nvertà nella viro ca115iacrata secolare i11 j.JOrtico/are nel/ 'Istituto delle volontarie eh don Bosco (relatore prof. Giuseppe Alberto Neglia)


Notiziario dello Studio S. Paolo

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4. Pren1i

Il pren1io Mons. Rocco Rapisarda è stato assegnato quest'anno per la n1igliore tesi cli Licenza in 'J'eologia inorale a Prancesco Luvarà, dell'arcidiocesi cli Catania, e per !a 111igliore tesi di Baccalaureato a Rosario Lo Bello) dell'arcidiocesi di Siracusa. Il premio Andrea Paolo Sgroi, borsa di studio voluta dai Padri Filippini per tenere vivo il ricordo dell'alunno del S. Paolo, quest'anno è stata assegnata a Marco Catalano della diocesi di Acireale.

5. J)uhh/icazione La collana J)ocz1111enfi e ,)/udi di ,~Fllctxis ha pubblicato un nuovo volun1c, il n. 7 della serie: A. Ga11gen1i, /ù',r,;nore, Tu a 1ne lovi i pielli? Pietro e il 111istero dcll'a111ore di Gesl1. Studio esegetico teologico di Gv 13)6-11. Il volume è dedicato al prof'. Salvatore Consoli, allo scadere del mandato cli Preside.

6. flo111ine

Osservati i prescritti passaggi statutari: li 4 settembre 1999 il Gran Cancelliere della Facoltù Teologica cli Sicilia card. Salvatore Dc Giorgi ha no111ina10 Preside dello Studio rreologico S. Paolo il prof'. Gaetano 7.ito su proposta del Consiglio dello Studio; Il 2 I settembre I 999 il Moderatore, mons. Vincenzo Manzella, su proposta del Consiglio dello Studio ha nominato Vice-preside dello Studio Teologico s. Paolo il prof. c;;usejJ}JC ,)chillac; e A1111ninistratorc 111011S. (Ìiovanni /Jccol!u. li 1° ottobre 1999 il preside Gaetano Zito, su proposta dcl Consiglio dello Studio, ha 1101ninato Segretaria la sig.ra F. Patrizia In,e)·as/·:io.

li Consiglio dello Studio ha ritenuto di affidare ancora la direzione ciel la Biblioteca al prof'. Cì-oetano Zito.

7. lnau,r,;urazione 011110 occacle1n ico

Il 12 noven1bre 1999 si è tenuta !)inaugurazione del 31° anno accade111ico del S. Paolo. La concelebrazione eucaristica è stata presieduta da! Vescovo di


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Notiziario dello Studio S. Paolo

Acireale 111ons. Salvatore Gristina. Dopo i! saluto cle! Vescovo 111oderatore dello Studio mons. Vincenzo Manzella, il nuovo preside proL Gaetano Zito ha tenuto la relazione annuale. I-la concluso i! prof. Francesco Conigliaro con la prolusione accaden1ica sul teina: Ricerca teologica in Sicilia e ,)tue/io Teolo,r,;;ico S. I'oolo.

8. Lectio co1nn1unis

Per offrire agli alunni la possibilità di cogliere la diversità di n1etodo e la intcrdisciplinarietà, all'inizio di quest'anno accade111ico alcuni professori hanno invitato un collega per apportare un contributo su un tenia di specifica pertinenza. [)j seguito vengono indicati g!i incontri interdisciplinari tenutisi: al I Propedeutico, N. Capizzi - La Manna: L 'aufoco1nu11;caz;o11e di Dio nell '/1. T. e nel l\r7'.: nel -rriennio teologico, G. Zito - G. Ruggieri: Testilnonianzct e recezione del C'onci/io f/aticano 11; Cl. Bruno - 'f. Rocca: I leaclers dei ,ç;ruJJJJi ecclesiali.

9. C'inquanlesilno di JJresbileralo

li 26 ol!obre lo Studio Teologico S. Paolo assieme al Seminario di Acireale hanno voluto ricordare solennen1ente il 50° di presbiterato di n1011s. Filippo Cutuli, Amministratore per trent'anni dello Studio Teologico S. Paolo.

I O. Necrologio· Due n1esi di croce, senza riprendere conoscenza, hanno preceduto la partecipazione alla luce e alla gloria de! Signore l~isorto di Salvatore C'or111?ar;11011e, de! Sen1inario di Nicosia, avvenuta il 26 ottobre 1999. In questi due ultin1i anni è cresciuto nella f~1111ig!ia dello Studio S. Paolo, in1pegnato nella proprin fonnnzione culturale e disponibile ad oftì·irc originali e puntuali servizi.

I I. Disputa/io

11 te111a scelto per la diSJJlllatio per l'anno accaden1ico 1999-2000 è Rilevanza nella cultura occillentale ciel co1na11ch11nen!o 11011 ucchlere. Coorclinerù l'iter previsto il prof'. Salvatore Consoli.


Collane di Synaxis: ÂŤQUADERNI DI SYNAXISÂť

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AA. Vv., A venti anni dal Concilio. Prospettive teologiche e giuridiche, Edi Oftes, !'alermo 1984, pp. 230

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AA. Vv., Culto delle i111111ngini e crisi ico11oc/11sla, Edi Oftes, Palermo 1986, pp. 184

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AA. Vv., Il sinodo diocesano 11ella teologia e ne/In storia, Galatea Editrice, Acireale 1987, pp. 192

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AA. Vv., Manipo/nzioni in binlogin e problellli etico-giuridici, Galatea Editrice, Acireale 1988, pp. 138

-

AA. Vv., La venerazione a Maria 11el/11 tmdizione cristiana della Sicilio orientale, Galatea Editrice, Acireale 1989, pp. 196

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AA. Vv., Chiesa e socielil 11rbana in Sicilia (1890-1920), Galatea Editrice, Acireale 1990, pp. 334

-

AA. Vv., Senno Snpientiae. Scritti in memoria di Reginaldo Cambareri O.I'., Galatea Editrice, Acireale 1990, pp. 264

-

AA. Vv., Oltre In crisi del/n rngione. Itinerari della filosofia contemporanea, Galatea Editrice, Acireale 1991, pp. 170

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AA. Vv., La terrn e /'uo1110: /'a111biente e le scelte della rngio11c, Galatea Editrice, Acireale 1992, pp. 190

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AA. Vv., Prospettive etiche nella post111odemitil, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1994, pp. 136

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AA. Vv., Chiesn e Vangelo nello culturn siciliana, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1997, pp. 160

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AA. Vv., Inizio e futuro del cos1110: ling11aggi a co11fro11to, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1999, pp. 280

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AA. Vv., Il Cristo siciliano, Edizioni San Paolo

{i1111ninente)


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«DOCUMENTI E STUDI DI SYNAXIS» 1

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D11s111ct (1867-1894), Galatea Editrice, Acireale 1987, pp. 596

I I

G. ZITO, Lo c11rn poslomle n Cot1111i11 11cg!i 01111i de/l'episcopolo

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A. GANCEMI, I mcconli posl-p11sq1111/i nel vangelo di S. Giovonni.

I. Gesù si manifesta a Maria Maddalena (Gv 20,1-18), Galatea Editrice, Acireale 1989, pp. 288

-

P. SAPIENZA, Rus111i11i e 111 crisi de/le ideologie 11topistic!ic. Per una lettura etico-politica, Galatea Editrice, Acireale 1990, pp. 158

-

A. CANCEMI, I /'17CCOllfi post-posq11oli nel 111111gc!o di S. Giovonni.

II. Gesù appare ai discepoli (Cv 20,19-31), Galatea Editrice, Acireale 1990, pp. 294 -

A. CANCEMI, I mcconti post-pos111111li nel v1111gelo di S. Giovo1111i. III. Gesù si manifesta presso il lago (Gv 21,1-14), Galatea Editrice, Acireale 1993, pp. 524

-- G. ScJ-JILLJ\CJ, Rclozionc scnzo re/oziane. Il ritrarsi e il darsi di

['

Dio con1c itinerario i11etafisico nel pensiero di Lévinas, Galatea Editrice, Acireale 1996, pp. 418

1

-

A. CANCEMJ,

S(~nore,

T11 11 111e lavi i piedi' Pietro e il mistero

dell'amore di Gesù. Studio esegetico teologico di Gv 13, 6-

11, Galatea Editrice, Acireale 1999, pp. 244

J

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1


Finito di siampare Jl(~] mese di Dice1nbrc J 999

Uni la Tipolitografia Gnlaten Acireale



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