NATURALIS HISTORIA
NATURALIS HISTORIA
MARISA ALBANESE
FRANCESCO ARENA
GREGORIO BOTTA
ELISABETTA DI MAGGIO
JAN FABRE
REBECCA HORN
ALESSANDRO PIANGIAMORE
Il corallo è il tema centrale del progetto espositivo e fa da trait d’union tra le opere di Francesco Arena, Marisa Albanese, Gregorio
Botta, Elisabetta Di Maggio, Jan Fabre, Rebecca Horn, Alessandro Piangiamore.
L’origine del corallo è stata per secoli avvolta nella leggenda: Ovidio nelle Metamorfosi e Plinio il Vecchio nella Naturalis historia riconoscono a questo elemento la stessa genesi mitica, raccontando che si sarebbe generato dal contatto fra le gocce di sangue della Gorgone Medusa e le alghe marine.
Molti trattati magici, medici e astrologici, dall’antichità greca all’epoca barocca, attribuiscono al corallo un valore terapeutico e apotropaico e questo
organismo marino, anche definito “oro rosso”, continua ad affascinare gli artisti contemporanei.
Nelle opere della serie
Storia Naturale di Francesco Arena un ramo di corallo grezzo interrompe la perfetta geometria solida di una cornice di metallo di un metro quadrato, simboleggiando l’irruzione del tempo della natura in quello della cultura.
Nell’opera Paesaggio di Marisa Albanese il corallo si integra in un ramo di bronzo sottolineando la capacità di metamorfosi e coesistenza degli organismi viventi.
Gregorio Botta, nelle opere della serie Breath, incastona piccoli pezzi di corallo in lastre di alabastro evocando l’affiorare di una nuova forma.
Coral is the main focus of the exhibition project and is the underlying element in the works of Francesco Arena, Marisa Albanese, Gregorio Botta, Elisabetta Di Maggio, Jan Fabre, Rebecca Horn, and Alessandro Piangiamore.
For centuries, the origin of coral has been steeped in legend: according to both Ovidio in Metamorfosi and Plinio il Vecchio in Naturalis historia, the mythical genesis of this element is said to have been generated by the contact between the Gorgon Medusa's drops of blood and seaweed.
Many magical, medical and astrological treatises, from Greek antiquity to the Baroque era, attribute therapeutic and apotropaic value to coral, and this
marine organism, also referred to as 'red gold', continues to fascinate contemporary artists.
In the works of Francesco Arena's Storia Naturale series, a branch of raw coral disrupts the perfect solid geometry of a onesquare-metre metal frame, symbolizing the irruption of nature's time into that of culture.
In Marisa Albanese's Paesaggio, coral is inserted into a bronze branch to emphasize the capacity of living organisms to undergo metamorphosis and coexist.
In the works of his Breath series, Gregorio Botta sets small pieces of coral in alabaster slabs eliciting the emergence of a new form.
Nei lavori intitolati Vuoti
d’aria Elisabetta Di Maggio
inserisce coralli bianchi del Madagascar e interviene in modo delicatissimo con il bisturi su materiali fragili come le foglie, evidenziando la trama nascosta della materia e ricordandoci la precarietà delle relazioni e la costante ricerca di equilibrio.
In The Dagger of an Angel Jan Fabre riveste un pugnale di numerosi piccoli corni, petali e roselline di corallo, trasformando un simbolo atavico di potere e violenza in un’arma al servizio della bellezza, veicolo di vita e rigenerazione.
Nella scultura di Rebecca
Horn Die Rosenheit in der Schwebe, due rami di corallo sono animati da un congegno meccanico che li avvicina e li allontana lentamente evocando lo sfioramento di una danza amorosa.
Alessandro Piangiamore
crea paradossi poetici e suggerisce associazioni visive fra il corallo e la lava del vulcano, tra la potenza distruttiva di un'eruzione e il tempo lungo che richiede la formazione di un corallo marino.
In her works entitled Vuoti d’aria, Elisabetta Di Maggio uses a scalpel to delicately insert white Madagascar coral into fragile materials such as leaves, enhancing the hidden texture of matter and calling to mind the precariousness of relationships and the constant search for equilibrium.
In The Dagger of an Angel, Jan Fabre sheathes a dagger with numerous small horns, petals and coral roses, transforming an atavistic symbol of power and violence into a weapon in the service of beauty, a conduit for life and regeneration.
In Rebecca Horn's sculpture
Die Rosenheit in der Schwebe, two coral branches are made to move by a mechanical device that slowly draws them together and then pulls them apart, evoking the gentle contact of an amorous dance.
Alessandro Piangiamore creates poetic paradoxes and hints at visual associations between coral and volcanic lava, between the destructive power of an eruption and the length of time required to form sea coral.