M - Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige

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01 Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige

geNNAio / FebbRAio / MARzo 2011

poker vincente

Una rivista, quattro editori


27 BREVETTI vengono mediamente rilasciati ogni anno in Alto Adige

Âť In Tirolo i brevetti rilasciati ogni anno sono 97 e in Trentino 20


Meditazione

Insieme nella giusta direzione Non è l'evento del secolo, ma è comunque una pietra miliare: quattro società, impegnate in modi e settori diversi nella valorizzazione della destinazione Alto Adige, ora dispongono di una piattaforma unica: M – il magazine per il Destination Marketing in Alto Adige. M ha quindi adesso 4 editori: EOS, BLS, TIS e SMG; l'organizzazione per l'export, la società per l'insediamento di imprese, l'innovation park e la società di marketing. Ma cosa hanno in comune una scala rivoluzionaria (pagina 24) con una sofisticata capsula per il vino (pagina 28)? Entrambe contribuiscono a far sì che l'Alto Adige continui a svilupparsi, a consolidare i propri punti di forza ed a guadagnare posizioni nella scala di gradimento di clienti, imprenditori e ospiti. Il magazine intende portare alla ribalta prodotti, idee e progetti che rendono la nostra terra più ricca e più attraente. E poiché dietro ogni cosa c'è sempre una persona, anche queste andranno sotto i riflettori. Questa è la nostra idea – comune – per un Destination Marketing di successo. Il numero di M che state sfogliando è il primo della nuova serie, e come “debutto” vi proponiamo un tema che interessa tutti e quattro i partner: lo sviluppo del prodotto. L'Alto Adige deve essere sì rappresentato positivamente tramite la comunicazione, ma deve poi garantire a clienti e ospiti quanto viene pubblicizzato. Insomma non bisogna vendere fumo, ma proporre offerte utili per il cliente. Noi riteniamo che questa esperienza comune in M sia un incentivo a lavorare in maniera coordinata. L'esempio più noto ci arriva dall'orchestra: quando ogni musicista suona in sintonia con gli altri, ecco che si produce l'armonia. Vi auguriamo una piacevole lettura ed un buon inizio di anno nuovo. Ulrich Stofner, Direttore BLS

Hansjörg Prast, Direttore EOS

Christoph Engl, Direttore SMG

Hubert Hofer, Direttore TIS

Gennaio, febbraio, marzo 2010 | M

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Sommario

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BLS – EOS – SMG – TIS –

mailbox Bikehotels - Export Coach - snowTOUR - Workshop Alto Adige 2011

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metro 'pressed chair', la sedia compressa

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making-off Alto Adige, buona la prima

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monitor: Lo sviluppo del prodotto Chi vuole essere innovativo deve darsi da fare Intervista con Dominik Matt: aggredire il mercato al momento giusto Creato in Alto Adige Uno sguardo oltre i confini

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monologo La controprova della patata

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materiali Una scala unica al mondo

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menti Roland Perathoner: dove i vecchi e gli angeli sono di legno

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marchio La capsula intelligente

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mosaico Nell'occhio dei media

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movimento Da colosso dell'acciaio a gigante del turismo

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mercato Il Salotto di Milano

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Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 Bolzano Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano Alto Adige Marketing Scpa, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano

Direttore responsabile: reinhold marsoner | Redazione: martin bertagnolli, maria C. De Paoli, Jasmin mathà, birgit mayr, barbara Prugger, Heiko Schoberwalter, Cäcilia Seehauser | Coordinamento: ruth Torggler | Traduzioni: Paolo florio | Layout: Lukas nagler | Design-Consult & Infografica: arne Kluge Illustrazioni: Licia Zuppardi | Fotografie: alex filz, max Lautenschläger, frieder blickle, gettyimages | Litografia: typoplus srl, Via bolzano 57, 39057 frangarto | Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, 39057 frangarto registrazione presso il Tribunale di bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005

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Adesso anche l'Alto Adige ha i suoi Oscar

L' 11.11.2011 si assegneranno per la prima volta gli

alto adige award dell'economia una notte - quattro premi

Iscrizioni & informazioni da febbraio 2011


Mailbox

SnOW TOUR

Tecnologia invernale made in Alto Adige

La tecnologia invernale made in Alto Adige sarà protagonista dello snowTOUR del TIS

CICLISTI PROnTI ALLO START Novità alberghiera: i Bikehotel Alto Adige

Sono gli esperti in fatto di bici e ora sono riuniti tutti sotto lo stesso tetto. Chi vuole informazioni specifiche e prodotti in tema, troverà quello che cerca nei “Bikehotel Alto Adige”. Sulla scia degli altri gruppi di offerta come i “Vitalpina Hotels”, i “Belvita Hotels” oppure i “Familienhotels Südtirol”, anche il gruppo “Bikehotel Alto Adige” si è specializzato in un settore, assistendo gli esercizi associati nello sviluppo del prodotto e nella commercializzazione. Dal 2011 cicloturisti, patiti della MTB e amanti della bici da corsa troveranno la giusta assistenza nei “Bikehotel Alto Adige”. Il nuovo gruppo d’offerta è stato pensato sia per gli alberghi di classe che per le strutture più piccole fino agli agriturismi, cosicché l’ampia varietà delle categorie ricettive soddisfa le differenti esigenze degli amanti delle due ruote. L’associazione “Bikehotel Alto Adige” è assistita da Alto Adige Marketing (SMG) e si presenta ai nastri di partenza con 30 strutture ricettive e 6 scuole di MTB. www.bikehotels.it

interessate potranno avvalersi per almeno un anno di un manager esperto nel settore export, che le assisterà in modo professionale e costante nelle attività d’internazionalizzazione. “Non è detto che tutte le aziende abbiano bisogno di un coach, ma è anche vero che per raggiungere gli obiettivi del commercio estero l’aiuto di un esperto è molto importante. Si tratta di una persona che serve ad avere sempre presente dove si sta andando e qual è la via migliore da seguire, che conosce la strada da fare per arrivare e conosce anche il punto d’arrivo”, spiega Markus Walder, direttore marketing di EOS. www.eos-export.org

MAnAGER In AFFITTO

Ordinate anche voi un export coach nuovi canali di distribuzioni, nuovi mercati… Le imprese che necessitano di assistenza nell’elaborazione e nell’attuazione di un piano di internazionalizzazione, ora possono rivolgersi ad un manager a tempo determinato. Grazie al cosiddetto export coach, le aziende 6

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A tu per tu con i tour operator: nel 2011 torna il Workshop Alto Adige organizzato da SMG

Lo snowTOUR Alto Adige è una vetrina per le competenze della regione nel settore della tecnologia invernale. Durante un tour di tre giorni, un pubblico internazionale specializzato ha la possibilità di conoscere da vicino la tecnologia invernale altoatesina e di scambiare opinioni con altri esperti del settore. Le tematiche principali del trasferimento di conoscenze concernono il management delle zone sciistiche, dell’acqua e della neve, la preparazione delle piste e l’efficienza energetica. L’iniziativa è rivolta a esperti del settore, giornalisti specializzati, politici, investitori e ricercatori locali. Lo snowTOUR organizzato dal TIS consente inoltre ai partecipanti di assistere dal vivo alla preparazione delle piste. www.tis.bz.it

WORkSHOP ALTO ADIGE 2011

A tu per tu con i tour operator

Il 2 febbraio 2011 l’Hotel Sheraton di Bolzano ospiterà a partire dalle 13.45 il “Workshop Alto Adige”, un’occasione per le aziende alberghiere di incontrare 40 operatori turistici, dare vita a nuovi contratti o prolungare quelli in essere. Per la prima volta saranno a Bolzano anche tour operator russi. La manifestazione si aprirà con la presentazione, da parte dei vari referenti, delle caratteristiche delle proprie clientele. Questo perché, come afferma il direttore di SMG Christoph Engl, “gli operatori turistici pretendono offerte adeguate al mercato di destinazione. Di conseguenza le aziende devono conoscere le peculiarità dei loro ospiti e far sì che l’offerta sia appropriata, in quanto le esigenze e le richieste di un turista inglese non sono le stesse di un ospite tedesco”.Le iscrizioni al “Workshop Alto Adige” si accettano fino al 26 gennaio incluso. (jm) www.smg.bz.it


Metro

LA SCHEDA Opera: La sedia compressa 'pressed chair' Design .................................. Harry Thaler, merano/Londra Realizzazione ......................................................... 2010 Materiale ....................................................... alluminio Peso .......................................................... 2200 grammi A prima vista la 'pressed chair' sembra una semplice sedia di metallo impilabile, realizzata pressando una lastra di alluminio dello spessore di 2,5 mm. il vero valore intrinseco del progetto consiste però nell'intento – riuscito - di realizzare un mobile da un unico blocco di materiale, senza alcun tipo di giunture. La sedia è riciclabile al 100%, in quanto il designer ha lavorato con maestria un metro quadro di alluminio. Le incisioni in rilievo le conferiscono la robustezza necessaria per sopportare il peso derivante dall'utilizzo e fungono al contempo da decorazione. a tutto ciò si aggiunge il fatto che la fabbricazione della 'pressed chair' non produce alcun materiale di scarto, e l'alluminio in eccesso viene utilizzato per realizzare un semplice ed elegante sgabello, concepito in tre pezzi collegati da viti metalliche. www.harrythaler.it

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Making off

Alto Adige, buona la prima L’Alto Adige potrebbe essere un set ideale. E Business Location Alto Adige (BLS) cerca di farlo capire alle grandi produzioni internazionali. Le ricadute positive del mercato cinematografico e televisivo? Gli affari che girano intorno ad ogni produzione.

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ià al suo primo anno di vita, il reparto Film ha messo a segno tre bei colpi. In estate e autunno del 2010, il team della BLS ha infatti fornito assistenza a tre produzioni, in veste di interlocutore e affidabile braccio destro delle case di produzione in loco.

Il forestale Terence Hill

BLS e il settore cinematografico internazionale: tanto impegno per far conoscere le potenzialità dell'Alto Adige come location ideale per film e produzioni televisive

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Nell’estate e nell’autunno scorsi, le riprese della serie televisiva in 12 puntate “Un passo dal cielo” hanno trasformato per alcune settimane il lago di Braies ed il centro di San Candido in un set cinematografico che non è passato inosservato. In Alta Pusteria sono stati realizzati gli episodi della coproduzione tra Rai Fiction e la casa di produzione cinematografica Lux Vide, che saranno trasmessi sul piccolo schermo a partire dalla primavera del 2011 su Rai Uno. Il protagonista della fiction è Terence Hill, nei


panni di una guardia forestale alle prese con una serie di avventure sullo sfondo dello splendido paesaggio dell’Alta Pusteria. Ma il popolare attore non dovrà affrontare in prima persona tutti gli ostacoli: la guida alpina altoatesina Erwin Steiner, della scuola alpina “Globo Alpin”, farà da controfigura nelle scene di arrampicata dell’attore italiano. “A convincere la casa di produzione a scegliere l’Alto Adige è stato innanzitutto lo splendido scenario paesaggistico, frutto della combinazione tra il panorama montuoso delle Dolomiti, l’incomparabile lago di montagna ed il tipico carattere altoatesino dei paesini. I produttori sono rimasti talmente impressionati da adattare il titolo della serie ai luoghi di ripresa”, racconta il direttore di BLS Ulrich Stofner. In effetti originariamente la fiction televisiva doveva intitolarsi “L’uomo dei boschi”. Un ulteriore motivo per aver preferito l’Alto Adige è da ricercare nel sostegno e nell’assistenza professionale garantiti da BLS.

I “Gaukler” a Bolzano e Vizze “Ciak, si gira!” anche per il film germanico “Der Sommer der Gaukler” (L’estate dei saltimbanchi), che ha come protagonista l’attore teatrale bavarese Emanuel Schikaneder. La pellicola è diretta dal regista di culto Marcus H. Rosenmüller, gli attori principali sono Max von Thun, Nicholas Ofczarek e Lisa Maria Potthoff, nota per la serie televisive “Soko Kitzbühel”, “Der Bulle von Tölz” e “Tatort”. La troupe della “Geißendörfer Filmund Fernsehproduktion Süd GmbH”, casa di produzione cine-televisiva che vanta prodotti di successo come “Lindenstraße”, ha girato per 5 giorni in Alto Adige, due dei quali a Bolzano. In occasione delle riprese si è reso necessario “truccare” il centro storico del capoluogo, essendo il film una commedia in costume ambientata nel 1870 e ispirata al romanzo omonimo di Robert Hültner: sono state rimosse le grondaie, alcune facciate di edifici sono state adattate ed è stata sparsa sabbia sul selciato. Le altre riprese altoatesine sono state effettuate a Racines e Val di Vizze. Nelle settimane precedenti il primo ciak, i preparativi per le riprese hanno impegnato duramente anche la BLS. Il

Terence Hill nei panni di una guardia forestale tra il lago di Braies e le Dolomiti

reparto Film infatti ha garantito alla produzione tutta una serie di servizi, che vanno dalla ricerca delle location più adatte al lavoro di intermediazione fino alla richiesta dei vari permessi per poter girare. Laddove si gira un film, gira anche denaro. Questo “effetto collaterale”, che riguarda tutti i posti dove si producono film per il cinema o per la tv, si è registrato anche per “Der Sommer der Gaukler”. Per gli albergatori in primis, ma anche per gli artigiani: un carpentiere di Vipiteno è stato impegnato per un’intera settimana sul set assieme alla sua squadra di operai, per realizzare una piattaforma in legno per una camera gru.

L’uomo Messner L’uomo Reinhold Messner è al centro del documentario drammatico “Messner”, le cui riprese sono state realizzate in autunno a Funes e dintorni. BLS è riuscita a convincere il produttore e regista tedesco Andreas Nickel a girare anche in Alto Adige – e non solo in Groenlandia, sul Monte Bianco e in Nepal – alcune scene significative del suo ultimo lavoro riguardante “l’uomo Reinhold Messner e il suo percorso verso la figura di scalatore estremo e di uomo che va oltre i confini del nostro tempo”. Il risultato? Per dodici giorni i posti in cui Messner ha trascorso infanzia e adolescenza sono stati immortalati dalle riprese e la vallata ha vissuto un’atmosfera particolare. Il paese di Funes infatti non si è limitato a fare da sfondo, ma anche i

suoi abitanti sono stati coinvolti attivamente ricoprendo ruoli da comparsa. Reinhold Messner ed il fratello Günther da bambini, ad esempio, sono stati interpretati da piccoli valligiani, una coppia di Laion ha interpretato i genitori dei Messner e il parroco di Funes, Paul Faller, ha praticamente interpretato sé stesso. Lo stesso Reinhold Messner ha collaborato alle riprese. Il film è prodotto da Andreas Nickel (ExplorerMedia) in coproduzione con vari canali televisivi pubblici di lingua tedesca. Nickel, noto tra l’altro per aver girato il film “Il terzo polo” sullo scalatore Günter Oskar Dyhrenfurth, è an(bm) che autore della sceneggiatura.

la PRoMozIone c I n e M at o g R a f I c a La business Location alto adige si propone tra l’altro anche come intermediario tra il settore cine-televisivo in lingua italiana e quello in lingua tedesca. e questo non solo per la posizione geografica, ma anche per la bilinguità della popolazione altoatesina, che consente di realizzare ponti interculturali. oltre a fornire informazioni, servizi, consulenza e assistenza alla produzione, la bLS sostiene la produzione filmica anche finanziariamente. a partire dal 2011 la Provincia di bolzano mette a disposizione una somma che fa della bLS uno dei più grandi promotori cinematografici regionali d’italia. www.bls.info

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Monitor

“chI vuole esseRe InnovatIvo, Deve DaRsI Da faRe”. Gli analisti lo dicono in coro: le fasi iniziali rappresentano spesso il punto debole di un processo di innovazione. ergo: per sviluppare un prodotto di successo serve tanta disciplina – in ogni momento. Testo: Maria Cristina De Paoli Illustrazioni: Licia Zuppardi

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ono state il tormentone dell’estate del 2010: le colorate e fragorose Vuvuzelas, diventate un must non solo per gli amanti del calcio. Appena pochi mesi dopo però, le trombette africane ed il loro monotono barrito sono dimenticate, sparite, come inghiottite dalle viscere della terra. Le fastidiose trombette in plastica da quattro soldi sono solo un esempio della sempre più breve vita di un prodotto. Ciò che oggi è alle stelle, domani è già nelle stalle. Il mercato vuo-

le sempre nuove idee, stimoli, prestazioni. La pressione prodotta dall’economia però fa aumentare anche la percentuale di fallimenti, benché sia il caso di fare dei distinguo. “Se non fai neanche un errore, significa che non stai facendo nulla di veramente innovativo”. Altrimenti detto: gli insuccessi sono una contingenza inevitabile in un’azione innovativa. La massima è da attribuire al noto attore e regista newyorchese Woody Allen ed è certamente più che legittima. Le nuove » Gennaio, febbraio, marzo 2011 | M

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Monitor

svIluPPo Del PRoDot to tuRIstIco “ I n v e n ta q u a l c o s a e fa l l o s a P e R e ” “È un dato di fatto che nell’industria, oggi come ieri, mediamente solo una su 40 nuove idee supera la fase di prova”, dice Werner Taurer, amministratore della Kohl & Partner di monaco di baviera. “nel turismo la situazione è uguale, solo che in questo settore i tentativi andati a vuoto non vengono registrati e di conseguenza vengono sottovalutati”. C’è da dire che il prodotto turistico non è un prodotto “normale”: “Qui parliamo di vendita e consumo – dice Taurer – di servizi destinati soprattutto alle persone”. Per quanto riguarda però i processi di innovazione, anche qui valgono le stesse regole degli altri settori. in particolare quella rigorosa sistematicità che dovrebbe accompagnare l’intero processo, dall’idea iniziale fino al lancio sul mercato. Un processo che risulta essere ancora ignoto alla gran parte delle strutture turistiche. “Le aziende che seguono la giusta procedura – commenta Taurer – si possono contare sulle dita di una mano. ecco allora che la grande sfida del futuro consiste nel fatto che, anche nel turismo, alla fine risulterà vincente quella coerenza che si può già osservare in altri campi”. a titolo di esempio positivo Taurer cita le Poste tedesche. “Presso la Deutsche Post i suggerimenti dei dipendenti vengono presi in seria considerazione. ogni input viene accettato ed elaborato, e l’impiegato viene persino informato di quando e perché la sua proposta è stata archiviata”. ecco cosa si intende per motivazione, una componente richiesta anche nel processo di innovazione in quanto, secondo Taurer, la fidelizzazione di dipendenti e clienti è essenziale nello sviluppo di nuovi prodotti, servizi o modelli organizzativi ed è importante quasi come una ben definita finalità. “Ciò è ancora più importante nel settore turistico, dove raramente si lavora da soli e nella maggior parte dei casi si deve collaborare con partner locali o regionali”. Werner Taurer invita quindi il turismo ad innovarsi con regolarità. “e non devono essere sempre grandi iniziative, alle volte basta un dettaglio. L’importante è che non si rimanga troppo a lungo con le mani in mano, finché diventa troppo tardi”. La necessità di agire non deve però trasformarsi in azioni di turbomarketing: “i nuovi prodotti devono sempre essere ben ponderati”. Un altro consiglio per chiudere: “Crea qualcosa di nuovo e fallo sapere”, ammonisce il consulente aziendale. e la stampa, che vive di pubblicità, ringrazia.

Il consiglio del consulente d'impresa Werner Taurer: "Guai a rimanere con le mani in mano, ma non cadete nella trappola del turbomarketing"

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idee sono sempre accompagnate da rischi. Come quei calciatori che segnano il maggior numero di gol ma che, non c’è dubbio, statisticamente sono al contempo quelli che se ne mangiano di più.

Meno errori, meno costi Ad ogni modo gli errori non sono solo un segno di progresso, come dice Woody Allen, ma anche fonte di costi. Ecco perché da decenni la ricerca è a caccia delle falle del sistema nonché di quei fattori in grado di abbassare il numero di errori e di aumentare la quota dei risultati positivi. Oggi sappiamo che proprio le fasi iniziali dello sviluppo di un prodotto hanno delle conseguenze rilevanti sia sul successo che sui costi e sulla durata di un progetto. E sappiamo anche che spesso i primi passi rappresentano il più grande punto debole nel processo di innovazione. La conseguenza logica è che le aziende dovrebbero impegnarsi in modo


I tempi delle fughe solitarie sono lontani. "noi collaboriamo con scuole superiori e Università, ma ci avvaliamo anche delle esperienze e del feedback dei consumatori", afferma il patron di Salewa Heiner Oberrauch

particolare in questa fase, che com- formarli costantemente in vantaggi per il prende l’idea di partenza, la valutazio- cliente stesso”. E non è un caso che egli usi l’avverbio “costantemente”. Infatti ne e la progettazione. almeno su un punto tutti gli analisti sono Ricette magiche non ce ne sono. E le strade per una innovazione vin- concordi: solo chi adotta un metodo sistematico e rigoroso, avrà un prodotto in cente sono tante quanto i grado di affrontare il mercato. prodotti stessi. “Oggigiorno distinguiamo tra innovazione di prodotto, di processo Management dell’innovazione e di servizio”, afferma il Come debba essere strutturato un simile professore universitario Dominic Matt (vedasi in- sistema, lo descrive l’imprenditore boltervista). “Ma anche i mo- zanino Heiner Oberrauch prendendo come spunto la propria azienda. “Per pridelli di affari nonché diverse forme di organizzazione so- ma cosa bisogna distinguere tra la ricerca di base con obiettivi a lungo termine cietaria possono e devono essere continuamente ripensati”. Malgra- ed il vero e proprio sviluppo di prodotto, nel quale ogni anno si produce qualcosa do tutte le differenze, Matt azzarda l’esistenza di un denominatore comune. di nuovo”, spiega il patron della Salewa. “Nello sviluppo del prodotto oggi non si “Inoltre bisogna lavorare su più livelli. Noi collaboriamo con scuole superiori e può prescindere da due fattori: bisogna riconoscere i problemi del cliente e tras- università, alle quali sottoponiamo delle

problematiche concrete. Nello stesso tempo ci avvaliamo dell’esperienza e del feedback dei consumatori. Il nostro gruppo di atleti – il Salewa alpineXtrem Team – testa e sviluppa in continuazione nuovi prodotti per conto nostro”. Un esempio emblematico è la linea di abbigliamento sportivo per bambini, che grazie ad un semplice sistema di elastici praticamente “cresce” assieme a loro. “I bambini – dice Oberrauch – sono quelli che hanno maggior bisogno di protezione. Però c’è il problema che crescono continuamente, e i materiali funzionali innovativi costano”. La soluzione è stata trovata assieme alla facoltà di Design della Libera Università di Bolzano. “L’innovazione ha bisogno anche di un pensiero trasversale e soprattutto non deve avere fretta”, sintetizza Heiner Oberrauch. Salewa investe ogni anno il 7% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo. Gennaio, febbraio, marzo 2011 | M

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Bisogna saper osare Nonostante tutti i rischi e le difficoltà che comporta uno sviluppo di prodotto, il consulente aziendale tedesco Walter Taurer (vedasi anche articolo a pagina 12) invita a non farsi sopraffare dall’apatia o dallo sconforto. Stare fermi potrebbe essere fatale. Il motto di Taurer è: “Spezza le regole e vinci”, badando tuttavia a mantenere sempre una giusta dose di realismo. “Anche perché la realizzazione delle nostre idee non dipende solo dall’accoglienza da parte del mercato, ma anche dai mezzi tecnici, dai materiali e dalle aziende esistenti”, afferma lo sviluppatore di prodotto e imprenditore altoatesino Ulrich Schwingshackl. Dal 2008 la sua azienda Riskprotect, che fornisce prodotti e soluzioni per la sicurezza sul lavoro e lo sport alpino, si è insediata al TIS innovation park. E da allora Schwingshackl ha stupito il mercato locale con alcuni colpi di genio.

“Chi vuole essere innovativo, non può stare con le mani in mano”, sentenzia l’appassionato scalatore e guida alpina, intendendo con ciò la costante ricerca innanzitutto di ispirazioni ma anche di materiali e processi produttivi. “Visitiamo molte fiere e osserviamo con attenzione anche gli altri settori e le loro novità. Non vedo perché, infatti, un materiale concepito per la costruzione di un aereo non possa essere utilizzato per la realizzazione di una carabina o di una carrucola”. Per Ulrich Schwingshackl non si può fare a meno del trasferimento di tecnologia. “Sul mercato attuale non c’è più posto per i guerrieri solitari. Oggi c’è bisogno di partner specializzati con i quali scambiare in continuazione idee e soluzioni”.

Ancora non ci siamo Malgrado i tanti esempi positivi, la voglia di innovazione delle nostre aziende

continua a rimanere flebile. I requisiti quantitativi per la “produzione” di innovazione sono sfavorevoli, come afferma un recente studio condotto dall’Istituto di ricerca economica (IRE) della Camera di commercio di Bolzano. Nel 2007 (anno al quale risalgono gli ultimi dati a disposizione) le aziende dell’Alto Adige hanno investito in totale 91,1 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo, pari ad appena lo 0,55 per cento del prodotto interno lordo. La situazione risulta essere meno drammatica nel settore dei brevetti, dove - sempre secondo l’IRE - le imprese altoatesine sono nella media sia in campo nazionale che internazionale e, nel confronto tra 257 regioni europee, l’Alto Adige si piazza in 117a posizione. Tuttavia il numero delle aziende che affrontano questa tematica rimane, oggi come in passato, troppo basso. Attualmente, sempre secondo l’IRE, solo il 5,9% delle imprese è in attesa di un brevetto, mentre il 61,4 per cento non

I l s e t t o R e c h I av e D e l l e e n e R g I e R I n n o va b I l I a lt o a D I g e c o M e l a g R e e n va l l e y Per l’economista americano Dennis L. meadows, tra i più strenui propugnatori di un processo di ripensamento globale, non ci sono alternative: “Prima o poi faremo i conti con la sostenibilità. il dubbio è solo se saremo noi a governarla oppure se saremo travolti dalla forza bruta della natura”. L’alto adige ha deciso di assumersi la responsabilità e di puntare sul verde. L’idea di fondo è di fare della nostra provincia la Green Valley italiana, diventando un “prodotto” innovativo alquanto complesso sul quale si lavora a più mani e su più livelli. i requisiti ci sono tutti. acqua e sole, vento e legno sono le preziose materie prime del territorio. a questo bisogna aggiungere le competenze specifiche acquisite negli ultimi anni dalla Provincia e dalle aziende, mentre strutture come Università ed eUraC, TiS innovation park e bLS – ma anche il futuro Parco tecnologico ed il neocostituito frauenhofer innovation engeneering Center – sono in grado di assicurare il necessario bagaglio “intellettuale”. adesso si tratta solo di affilare il profilo. “il nostro obiettivo è di creare una rete di figure di spessore provenienti dai settori ricerca, servizi, industria e artigianato”, afferma Ulrich Stofner, direttore della business Location Südtirol-alto adige (bLS).

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L’offensiva energetica altoatesina si gioca su due diversi fronti. Da una parte c’è il pacchetto clima varato dalla Giunta provinciale che indica la direzione di marcia: nei prossimi 40 anni, tra le altre cose, nella nostra provincia bisognerà ridurre le emissioni fino a 1,5 tonnellate di Co2 a testa, far salire al 90 per cento la quota di energie rinnovabili e introdurre lo standard CasaClima a per tutti gli edifici di nuova costruzione. rimane poi l’obiettivo superiore di portare l’alto adige all’autarchia, ovvero far sì che l’intero fabbisogno energetico (trasporti esclusi) venga soddisfatto da fonti alternative locali. Dall’altra parte la provincia di bolzano punta a diventare la location ideale per le imprese del settore. Secondo la bLS, già più di 100 aziende locali si sono concentrate su questo mercato del futuro, ed il settore è destinato a crescere ancora - anche grazie all’insediamento in alto adige di nuove imprese che da qui vogliono sfruttare le potenzialità del mercato italiano. Gli incentivi per questo obiettivo sono stati già predisposti, sia a bolzano che a roma. L’offerta per le aziende va dalla promozione ai vantaggi fiscali fino al sistema di remunerazione per l’immissione in rete di energia solare, ritenuto uno dei più appetibili d’europa.


ne ha mai chiesti e addirittura il 32,7% degli imprenditori ritiene che i brevetti siano “privi di efficacia”. I maggiori deterrenti sono rappresentati dagli ostacoli burocratici, dai costi e dai lunghi e complessi metodi di prova. Le obiezioni peraltro non sono del tutto infondate, se si pensa che il rilascio di un brevetto può richiedere anche cinque anni di attesa ed una spesa che può arrivare a 30.000 euro. Uno snellimento della burocrazia ed un abbassamento dei costi rappresenterebbero comunque, per la Camera di commercio, solo un primo passo. A ciò si dovrebbe aggiungere, come richiede l’assessore provinciale all'innovazione Roberto Bizzo, un maggiore sostegno proprio per le imprese di dimensioni minime. Ed il direttore dell’IRE Oswald Lechner si spinge ancora più in là: “In Alto Adige manca la cultura dell’innovazione”. Ragion di più affinché le tematiche della ricerca e dello sviluppo trovino spazio nelle scuole.

Ulrich Schwingshackl, sviluppatore di prodotto e alpinista: "non vedo perché un materiale concepito per costruire un aereo non possaessere utilizzato per fabbricare una carabina"

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Aggredire il mercato al momento giusto. Solo dalla

combinazione di buone idee, profonda conoscenza del mercato e metodi sistematici nascono prodotti in grado di affrontare la concorrenza globale: ecco la ricetta del professore universitario Dominik matt, che dà alle aziende un altro consiglio: "è fondamentale trovare il giusto timing".

dominik matt Dominik Matt ha studiato Meccanica all’Università tecnica di Monaco e subito dopo ha ottenuto il dottorato presso l’Università di Karlsruhe nel settore pianificazione d’impresa e organizzazione. Dopo il dottorato di ricerca ha rivestito varie posizioni di vertice in aziende europee e statunitensi, tra cui la BMW. Dal 2001 è managing partner dello studio di consulenza aziendale Matt & Partner di Bolzano. Nel 2004 è stato chiamato come docente al Politecnico di Torino, dal 2008 insegna alla Libera Università di Bolzano, dove tra le tante cose ha tenuto un corso su “Innovazione del prodotto e del processo”. Dominik Matt è inoltre direttore del nuovo Frauenhofer Innovation Engeneering Center di Bolzano.

Professor Matt, quanta idea e quanto metodo c’è dietro un prodotto di successo? Mi piace rispondere citando Thomas Alva Edison, il quale disse che il genio consiste per l’1% in ispirazione e per il 99% in traspirazione. Questa citazione si adatta a meraviglia anche all’innovazione. Ossia? L’idea in sé richiede uno sforzo minimo. Rappresenta solo il primo passo sulla strada verso un’innovazione di successo. I problemi iniziano nella fase di realizzazione, perché innovazione non è sinonimo di invenzione. Innovazione vuol dire che un’idea è stata realizzata ed ha avuto successo sul mercato. Per invenzione invece si intende soprattutto una prestazione cerebrale, il cui risultato può risultare più o meno pionieristico. Quindi nello sviluppo di un prodotto le idee brillanti sono di fatto secondarie? Non direi proprio così, bisogna fare delle differenze. I nuovi prodotti nascono per lo più dall’osservazione del mercato, perché solo così si riconoscono i reali bisogni. Spesso però sono necessarie delle idee che siano in grado di risvegliare questi bisogni. E le idee sono altrettanto utili quando si tratta di tradurre i bisogni in prodotti.

Il professore universitario Dominik Matt: "Per avere successo è fondamentale trovare il giusto timing" 16

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Per tutto ciò è però necessario dotarsi di un ottimo sistema. Le piccole e medie imprese se lo possono permettere, oppure un simile impegno è alla portata solo delle grandi aziende? Secondo uno studio, su 1919 idee solo 176 riescono ad arrivare sul mercato. E di queste, appena 11 riescono a sfondare. La quota di successo è quindi decisamente sconsolante ed è perciò quantomai importante non buttarsi alla cieca in un’avventura. Al contrario bisogna procedere con rigore. All’inizio questo

potrà richiedere parecchie energie e risultare complicato soprattutto per le piccole strutture aziendali, ma con un po’ di sistematicità ce la possono fare anche loro. A proposito di piccole realtà. Lo sviluppo di un prodotto può essere frutto di una mente sola, oppure è sempre il risultato di un lavoro di gruppo? In teoria è possibile che uno ce la faccia anche da solo. E ci sono anche degli splendidi esempi di aziende di successo che hanno cominciato in un garage. Di norma però è bene utilizzare le risorse interne e occasionalmente ricorrere anche ad aiuti esterni. Così facendo ci si procura in casa il necessario know how e allo stesso tempo si allargano gli orizzonti. Joseph Schumpeter, economista e autorevole teorico dell’innovazione, spiega tra l’altro che l’innovazione viene favorita dalla combinazione del sapere esistente. Ciò significa che si può tranquillamente trovare l’ispirazione nelle aziende concorrenti oppure in altri settori. Ad esempio il settore edile, che continua ad avere un carattere prettamente artigianale, può senz’altro imparare qualcosa dall’industria automobilistica o navale, anche se di primo acchito questo può suonare strano. Quanto è importante il timing, nel momento in cui si vuole sviluppare o lanciare un nuovo prodotto? Il timing è fondamentale. Ecco perché chi ha un’idea in grado di affrontare il mercato, deve realizzarla al più presto. In molti casi questo si dimostra più redditizio del lungo e dispendioso iter che conduce al rilascio del brevetto. Anche perché, prima o poi, la concorrenza trova comunque il modo di aggirare la tutela del prodotto. Molto più importante è invece essere i primi sul mercato, per sfruttare al meglio l’effetto sorpresa generato dalla novità.


L'albergatore della Val Senales Paul Grüner si è ispirato ai ghiacciai per creare la sua nuova linea di cosmetici

Creato in Alto Adige. bellezza dal ghiacciaio, patè di speck oppure la birra di

andreas Hofer. Come si comportano le imprese locali, quando sviluppano un nuovo prodotto? ecco una veloce panoramica nei vari settori.

In ALTO ADIGE APPEnA lo 0,55 per cento del prodotto interno lordo viene destinato a ricerca e sviluppo. "Troppo poco", ammoniscono gli esperti. Ma ci sono anche aziende che fanno la cosa giusta e che nello sviluppo di prodotto investono non solo denaro, ma anche tanto entusiasmo.

La bellezza arriva dal ghiacciaio Nel caso di Paul Grüner, albergatore di Senales, l’ispirazione per la sua nuova linea di cosmetici non è arrivata dal mercato bensì dalla natura. “Da oltre 25 anni gestisco il rifugio “Bella Vista”, a 2.800 metri di quota. E da sempre ho notato che quando la neve si scioglie rimane una sabbia estremamente fine”. Per tanto tempo Grüner ha accantonato l'eventualità di farci qualcosa, fino a quando “alcuni anni fa, per capire meglio, ho portato a far analizzare dapprima la sabbia e poi anche la roccia di un vicino ghiacciaio”.

La successiva collaborazione con le università di Ferrara, Trento e Padova ha portato infine alla creazione di un pregiato estratto minerale, che al pari dell’acqua particolarmente pura che sgorga dalla propria sorgente, viene utilizzato come base per crema, latte tonico, siero e latte corpo del marchio “Glacisse”. La linea cosmetica, i cui prodotti sono acquistabili on line oppure in alcuni negozi selezionati, è nata dalla collaborazione con l’azienda farmaceutica trentina EffegiLab. “E al momento siamo in trattative con altri grandi produttori”, rivela Grüner.

Dallo speck al patè “Tanti nostri clienti – rivela Peter Hintner, general manager di Senfter per il mercato altoatesino – non sono in grado di tagliare correttamente lo speck. Lo constatiamo continuamente, soprattutto con i turisti provenienti dal resto d’Italia o dall’estero”.

Questa peraltro è solo una delle motivazioni che hanno portato la grande azienda di San Candido, specializzata nella lavorazione di carne e salumi, a creare lo speck spalmabile. Il patè rappresenta un prodotto assolutamente di nicchia, come Senfter tiene a precisare, tuttavia è un ottimo esempio di come si possa creare innovazione. “L’osservazione di come lo speck viene tagliato dai consumatori – conferma Hintner – è stata solo una fase del processo. I prodotti spalmabili sono infatti attualmente molto in voga e inoltre noi siamo alla costante ricerca di nuove opportunità di sviluppo dei nostri prodotti tradizionali”. La crema di speck, insomma, è stata solo la logica conseguenza di una chiara visione aziendale. Da notare che il patè viene distribuito solo in Alto Adige: “Sappiamo che gli ospiti considerano lo speck un prodotto locale, da acquistare preferibilmente sul posto”. Anche sotto forma di patè. Gennaio, febbraio, marzo 2011 | M

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Monitor

La birra di Andreas Hofer Per Roland Ganterer invece è stata la grande passione per la birra a fargli fondare il birrificio artigianale AH-Bräu. “Una birra fresca e prodotta naturalmente non è solo buona, ma è quasi un capolavoro. E in più è anche sana”, afferma convinto l’albergatore di Fortezza. La nuova birreria è stata realizzata due anni fa accanto all’albergo di famiglia “Sachsenklemme”, ma Ganterer covava l’idea da parecchio tempo. “Credo che sia stato un passo assolutamente naturale. La frutta e la verdura provengono da nostre coltivazioni biologiche, abbiamo una sorgente e produciamo persino l’energia elettrica che ci serve. Non rimaneva che farci da soli anche la birra, come facevano i caseifici di una volta”. La birra fatta in casa funge anche da attrazione per l’albergo e il ristorante. “Trovandoci in periferia, è necessario poter offrire agli ospiti qualcosa di particolare”. 18

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La birreria AH di Ganterer (a proposito: AH sta per Andreas Hofer) si è recentemente associata ad altri 7 birrifici artigianali altoatesini: in cantiere, oltre ad una fattiva collaborazione, c’è anche la realizzazione di un libro sulla cultura della birra in Alto Adige. La cooperazione gode del sostegno del Cluster Alimentaris del TIS innovation park.

Anterselva, paradiso del biathlon “Eravamo semplicemente quelli con i migliori requisiti”, dice senza falsa modestia il direttore Rudi Leitgeb. Ed ha ragione da vendere. Infatti da un lato la scuola di fondo e biathlon di Anterselva esiste già da 30 anni, e dall’altro la vallata è diventata ormai sinonimo di campionati del mondo di biathlon e gare di Coppa del mondo, quasi un marchio registrato. Questo vantaggio rispetto alla concorrenza è stato sfruttato nel migliore dei modi dalla scuola, che da anni amplia in continuazione l’offerta. Attual-

mente le piste attorno al lago di Anterselva ed al moderno Centro di biathlon consentono di imparare e praticare fondo e tiro, ma vengono anche usate dalle ditte per le gite aziendali, dalle scuole per l’attività sportiva invernale e “da tanti altri per puro divertimento”, spiega Leitgeb. Che aggiunge: “Non è necessario sapere fare fondo, organizziamo anche escursioni con le racchette da neve”. La sfida più grande comunque riguarda il tiro. “Sia in situazioni di tranquillità che sotto pressione – spiega il direttore – sia in piedi o sdraiati, non è per niente facile sparare con il fucile. Alla fine comunque offriamo a tutti i corsisti la cosiddetta "Gaudi-Rennen", una gara finalizzata al puro divertimento”. Le varie offerte sono prenotabili anche a breve scadenza, mentre per i turisti sono previsti pacchetti vacanza. Da qualche anno la scuola è aperta anche durante i mesi estivi e propone - conclude Leitgeb - “il tiro in combinazione con passeggiate, pattini in linea e mountain bike”.


nelle foto da sinistra: Fare birra per passione: il birrificio AH dedicato ad Andreas Hofer non importa se si tratta di gita aziendale o scolastica: provare a praticare il biathlon è sempre un'emozione Tutti insieme appassionatamente: per il progetto wein.kaltern gli iniziatori hanno coinvolto praticamente tutto il paese di Caldaro

wein.kaltern “Per la nostra iniziativa wein.kaltern – racconta il presidente Sighard Rainer – nel 1999 abbiamo coinvolto praticamente tutti. Al gruppo di progettazione parteciparono tutte le forze del paese, dal sindaco alla Pro Loco, dalle aziende locali ai tecnici come l’architetto caldarese Walter Angonese”. E una mano arrivò anche da Innsbruck: “L’agenzia di comunicazione Circus ci fornì un supporto”. La base del progetto comune fu il piano guida economico, che illustrava i bisogni e le opportunità del comune. Quell’analisi confermò la necessità di un nuovo posizionamento di Caldaro sul mercato del vino. “Al contempo venne stabilito in maniera chiara che Caldaro doveva presentarsi tout court come il paese del vino”. Passo dopo passo, negli 11 anni trascorsi si è cercato di lavorare contemporaneamente su questi due obiettivi. All’ingresso del paese sono stati installati due grandi monoliti in pietra con la scritta wein.kaltern, è stato realizzato

un sentiero del vino e creato persino un bicchiere di vino personalizzato. E le aziende partner hanno almeno sette etichette locali nella carta dei vini. “Abbiamo costruito la Casa del vino e dato vita ad un progetto sulla polenta e sulla coltivazione del mais”, spiega Rainer, che poi parla dei prossimi progetti tra cui un programma culturale ancora più articolato ed un festival cinematografico dedicato al vino. ”In futuro inoltre, contiamo di far valutare ogni anno il vino Lago di Caldaro da una giuria specializzata”. Interessante anche il modello di finanziamento scelto da wein.kaltern. Nei primi anni il Comune si era impegnato a corrispondere annualmente un importo pari al doppio di quanto versavano le aziende associate. Nel tempo la mano pubblica è stata sostituita da sponsor privati. “I finanziamenti arrivano anche dalle manifestazioni che organizziamo e dalla Provincia”, conclude Rainer. Gennaio, febbraio, marzo 2011 | M

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Uno sguardo oltre i confini La cioccolata di Bonajuto può essere acquistata sia in fabbrica che on line

Esempi riusciti di sviluppo del prodotto in Europa.

MASSICCIO DEL GIURA: I SIGnORI DEL TEMPO Quando tante persone per decenni – anzi, per secoli – fanno la stessa cosa, è normale che nasca qualcosa di speciale: come nella valle degli orologi, che ovviamente si trova in Svizzera. Siamo nella regione del massiccio del Giura, che va da Ginevra a basilea. Qui è nata la Watch Valley: una strada degli orologiai lunga 200 km e con 38 stazioni, nelle quali fabbriche rinomate e musei tematici fanno dimenticare il tempo che scorre. i centri principali sono La Chaux de fonds e Le Locle, dove i visitatori possono trovare le marche e le aziende più conosciute come Tissot, Zenith, Zodiac, TaG, ebel, Vulcain, Corum e Girard-Perregaux. nel corso delle visite guidate la storia degli orologi viene inserita in un ampio contesto storico; è impressionante poi che in un tratto di Watch Valley di 30 km esistano ben 40 aziende tra fabbriche e fornitori. www.juraregion.ch

Il museo degli orologi nella Watch Valley: un mondo di lancette

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SICILIA: LA TRADIzIOnE DEL CIOCCOLATO È VIVA fa sempre bene sapere di essere stato il primo. è quello che accade alla antica Dolceria bonajuto, che si fa pubblicità con lo slogan di fabbrica di cioccolato più antica della Sicilia. Da 130 anni infatti qui si produce il conosciutissimo Cioccolato di modica, utilizzando rigorosamente zucchero grezzo secondo l’arte cioccolatiera degli aztechi. La fabbrica merita di essere vista ed è una vera attrazione per chi passa le vacanze nell’isola: la visita guidata conduce dietro le quinte della produzione, con illustrazione della storia e della tradizione di questa particolare cioccolata. ma non è tutto. Qui si possono trovare anche altri peccati di gola siculi come gli mpanatigghi – “biscotti da viaggio” ripieni di “polpa” di cioccolato – e ovviamente i cannoli, le cialde fritte arrotolate e ripiene di ricotta. i prodotti possono essere ordinati sia in fabbrica che on line. www.bonajuto.it

USA/GIAPPOnE: I RISTORAnTI DOVE È IL CLIEnTE A CUCInARE Si sa che a casa si cucina sempre meno e c’è sempre più nostalgia dei fornelli. Che fare? La risposta l’hanno trovata le catene di ristoranti Slappy Cakes e Pepperlunch, facendo cucinare agli ospiti le loro pietanze. in questo modo vengono soddisfatte tre esigenze del cliente: mangiare a buon prezzo, fare nuove esperienze e partecipare. Da Slappy Cakes i clienti preparano e cucinano le loro omelettes al tavolo, da Pepperlunch la bistecca viene portata al tavolo e cotta dall’ospite a suo gradimento. il cibo viene servito su piastre di cottura dotate di fornello elettronico. Pepperlunch utilizza solo le carni più pregiate e nel solo Giappone ha aperto 200 ristoranti. La catena si sta espandendo in australia e negli USa. www.slappycakes.com e www.pepperlunch.com


LOnDRA: Un TOUR DECISAMEnTE DIVERSO Le visite delle città rappresentano una componente fissa nello sviluppo di un prodotto turistico, ma come sempre dipende da “come” si fanno. a Londra per esempio c’è un’agenzia di visite cittadine che non si avvale delle solite guide, ma ha ingaggiato persone speciali come giornalisti, scrittori, editor, storici, attori, barmen e musicisti. Per partecipare non serve molto: basta presentarsi all’ora prefissata al punto d’incontro, solitamente una stazione della metropolitana. Le visite durano circa 2 ore e costano 8 sterline. ogni giorno vengono proposti tour con diverse tematiche, come ad esempio “i migliori indirizzi di Londra” oppure il “Jack the ripper Tour” o ancora – un classico – il “british museum Tour”. Una realtà simile esiste anche a Parigi. www.walks.com e www.paris-walks.com

CARInzIA: Un ALBERGO, TAnTE PARTICOLARITà non c’è convegno sul marketing turistico in cui non sia citato come esempio l’Hotel Hochschober, almeno per chi vuole distinguersi dalla massa. e le idee della famiglia Leeb ne sono la prova: la prima grande novità che ha fatto scalpore è stato il laghetto balneabile riscaldato. Poi è nata la passione per la cultura del bagno turco ed ecco l’Hammam, con i trattamenti ed il cerimoniale del lavaggio originali. Da alcuni anni esiste anche la torre cinese, alta otto piani e costruita da tecnici cinesi, con tanto di sala del the per celebrare ogni giorno il relativo rito ed uno studio che propone la medicina tradizionale cinese. Con un medico cinese, s’intende. il complesso alberghiero è collegato alla torre cinese tramite una “via della seta”, dove la famiglia Leeb ha esposto numerosi pezzi d’antiquariato cinese e libri, attraverso i quali si possono ripercorrere i viaggi studio che la famiglia austriaca ha effettuato nella terra del Sol Levante. Lo sviluppo di prodotto turco e cinese forse non è adeguato alla Carinzia, ma lo è sicuramente ai Leeb, che quando fanno qualcosa lo fanno per bene: basti vedere il localedeposito per sciatori ed escursionisti, che sembra un confortevole soggiorno. Di recente è nata anche una biblioteca con una luminosa sala di lettura, arredata con sedie e chai-

La torre cinese dell’Hotel Hochschober immersa nelle montagne della Carinzia

se longue moderne con vista sulla natura che fanno venir voglia di trascorrere ore e ore a leggere in tutta tranquillità. a disposizione ci sono 5.000 libri e regolarmente si tengono seminari di scrittura, letture e workshop creativi. Un ultimo tocco particolare: l’acqua di rubinetto che sgorga dalla fonte “Turracher Urquell” può essere bevuta in tutto l’albergo e anche in tante stanze grazie a delle invitanti fontanelle. www.hochschober.at

MARI DEL nORD: ECCO DOVE SI MAnGIA IL VERO “CURRyWURST”

rante – si trova proprio su una collinetta di sabbia bianca, su una spiaggia che sembra infinita all’estrema costa orientale dell’isola. e là si mangia il “Gourmet Currywurst”, che viene servito in un barattolo di vetro retro, finemente insaporito con una salsa al chili e ricoperto da una spolverata di curry. L’unica cosa in comune che questo currywurst "slow food" ha in comune con i suoi simili dei fast food di berlino, amburgo e della ruhr, è la birra grande che bisogna assolutamente berci sopra. ecco come si mangia il currywurst! www.weisseduene.com (bp)

Su come si debba preparare il vero currywurst, in Germania esistono tante opinioni quanti gli stessi würstel. normalmente per currywurst si intende una salsiccia fritta o alla piastra, tagliata in pezzi, servita con una salsa di ketchup e curry in polvere e accompagnata da pane o patatine fritte, da consumare in piedi bevendo almeno una birra grande. Che il currywurst si possa preparare anche in altro modo, lo dimostra un ristorante di norderney, piccola isola delle frisone orientali. “La duna bianca” – questo il nome del ristoGennaio, febbraio, marzo 2011 | M

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Le fasi nello sviluppo del prodotto

1 esplorazione

concezione

analisi della situazione Sviluppo di idee

Sviluppo di concetti di prodotto Progettazione del podotto ??

fonte: www.nordlight-research.com / infografica: www.arnekluge.de

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marketing

valutazione

Lancio, comunicazione e distribuzione

Controllo del successo modifiche

Minimizzare i rischi L'introduzione di un nuovo prodotto comporta rischi elevati: lo dimostra il fatto che il 70 per cento dei cosiddetti “beni di largo consumo e rapida movimentazione” (fast moving Consumer Goods) scompare entro il primo anno di vita. Per ridurre il pericolo di investimenti sbagliati e valutare i rischi, la ricerca di mercato offre un ampio ventaglio di accorgimenti. i quattro passi nello sviluppo del prodotto: tutto inizia con l'analisi del mercato. Le domande più 22

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importanti da farsi sono: quali sono le motivazioni del cliente ed i suoi bisogni (fase esplorativa, 1) e: cosa offre la concorrenza. Sugli esiti dell'analisi si dovrebbe basare lo sviluppo sistematico dell'idea. Quindi si passa alla valutazione del prodotto, all'analisi del prezzovendita, al test del packaging e del prodotto nonché al calcolo dei costi (fase concettuale, 2). Per il lancio di un prodotto sul mercato bisogna individuare i canali di comunicazione e distribuzione (fase di marketing, 3). La fase di valutazione (4) concede la possibilità di apportare eventuali correzioni al prodotto.


Monologo

Svi|lup|po|di|pro|dot|to, attività che punta a risolvere un compito tecnico. Le classiche definizioni e attività dello Sviluppo (ricerca & sviluppo: pre-sviluppo) e della realizzazione sono riassunte nel termine Sviluppo del prodotto. Lo sviluppo del prodotto inizia già con l'idea di partenza e si conclude con il lancio sul mercato del prodotto (o della soluzione tecnica).

La controprova della patata florian Kronbichler e la sua visione dello sviluppo del prodotto: il giornalista free lance, di origini pusteresi, rievoca i tempi delle elementari e fa quello che gli autori dei dizionari non dovrebbero mai fare: spiega cosa non è lo sviluppo di prodotto.

O

ggigiorno cosa non è un prodotto? E cosa non è sviluppo? Il mondo intero è un prodotto, e coloro che una volta volevano cambiare il mondo, oggi sviluppano prodotti. E allora? In tempi neutri come quelli attuali, un manager che volesse migliorare il mondo sarebbe fuori luogo. In primo luogo un manager non parla del mondo e neanche della vita. Questi termini sanno troppo di filosofia. Il “prodotto” è invece qualcosa di concreto. E non si parla nemmeno di “miglioramento”, suona troppo moralistico. L'uomo moderno “sviluppa”. E questo è pluralistico, anzi in qualche maniera democratico. Ma insomma cos'è lo sviluppo di prodotto? Io – cosa che non dovrebbero mai fare gli autori dei dizionari – lo spiego al contrario, ovvero: cosa non è? E so quello che dico, perché sono figlio della Val Pusteria. Anzi, più precisamente sono figlio del suo prodotto più conosciuto, la patata, che là viene chiamata “mela di terra”. Kartoffel-Saatbaugenossen La “Pustertaler Kartoffel-Saatbaugenossenschaft”: in valle non c'è scolaro che non conosca la “Cooperativa Produttori Sementi della Val PustePuste ria - la più grande produttrice di patate da seme d'Italia”. Noi bambini non sapevamo se ce ne fosse un'altra, sapevamo solo che la no-stra era la più grande. E che la Pusteria aveva la zona di coltivazione continua più grande d'Italia. La Pusteria era la patata, e ad essa doveva, fin dopo la seconda metà del secolo scorso, il suo solido benessere. Nel resto della provincia, quando spunta-vamo noi, ci urlavano “arrivano quelli delle patate”. Voleva essere un segno di dispregio, ma in fin dei conti era solo invidia. Anche il detto “più grande è la patata, più il contadino è scemo”, era una espressione di cattivo gusto dettata dal pregiudizio. Pura invidia! I pusteresi quan regnavano già da tempo sul loro territorio, quando i “campagnoli” con le loro mele cominciavano a costruire il loro Stato. Spedivamo patate in tutto il mondo. Mio zio, l'amministratore della coopecoope

rativa soprannominato dai contadini “lo scarabeo della patata” (che è un insetto dannoso) per la sua pignoleria, andava in Israele e in Sudamerica. Insomma, l'essenza della Pusteria faceva bene al mondo. Almeno per quanto riguardava la patata. Cosa faceva quindi la Pusteria? Raccoglieva patate (“la raccolta delle patate” era il lavoro minorile consentito in valle) e le vendeva. Raccolta e vendita. E basta. Per decenni. Quelle che non erano patate da semina, perché troppo grosse, erano le “patate da consumo”, considerate poco più delle “patate da maiali”. Oltre al consumo personale, non c'era praticamente altro utilizzo. E allevamenti di suini degni di nota non ne esistono più. Insomma, il tubero rimase quella patata tanto disprezzata ai tempi del suo arrivo in Europa. Così stavano le cose 50 anni fa e lo sono ancora oggi, anzi peggio. Il prodotto è rimasto quello che era. Non si è sviluppato: così come cresceva, veniva venduto. Una materia prima senza alcuna lavorazione. Nella valle delle patate, nel corso dell'era delle patate non è nata neanche un'azienda di lavorazione delle patate. Nessu Nessuna fabbrica di chips, nessun grossista di patate arro arrosto o di purè. Niente di niente. C'è da stupirsi? E ancora: non è stato solo il prodotto-patata a non essere mai stato elaborato, ma anche un'adeguata menta mentalità. Facendomi portavoce dei miei concittadini ritengo che in Pusteria ci sia una cultura della coltivazione del delpa la patata, manca però la cultura del consumo della patata. È significativo il fatto che si svolgano degustazio degustazioni di vini, eventi dedicati al burro e ai formaggi, perfi perfino le Olimpiadi dello speck. E le patate? Una patata è una patata: cosa vuoi degustare? Ecco quello che pensano i miei amici pusteresi, che di solito sono un popolo ingegnoso e amante delle novità ma che nei confronti delle proprie patate ha dimostrato di essere assolutamente refrattario allo sviluppo del prodotto.

florian Kronbichler, 59 anni, è giornalista free-lance a bolzano. i suoi editoriali e commenti vengono pubblicati su giornali in lingua tedesca e italiana. Gennaio, febbraio, marzo 2011 | M

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Materiali

Polistirolo associato ad altri materiali che vengono utilizzati per fabbricare stivali in gomma: ecco il segreto della scala di Sarentino

Una scala unica al mondo Ecco una di quelle innovazioni che fanno dell’Alto Adige una delle località alpine seguite con maggior attenzione: l’ultima invenzione di un’azienda della Val Sarentino.

UnA SCALA In POLISTIROLO. Un non addetto ai lavori avrebbe immediatamente la tentazione di bollare una simile proposta come irrealizzabile: un modellino potrebbe forse funzionare, ma che ne sarebbe di una costruzione vera? Ecco la risposta: l’azienda di Sarentino Metall Concept è riuscita, grazie all’aiuto del TIS innovation park, a sviluppare la prima scala modulare prefabbricata al mondo in polistirolo. Si è quindi aperta una nuova era per le scale, che da ora in poi non dovranno essere realizzate solo in legno, vetro, pietra e o acciaio. 24

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L’azienda produttrice di scale era da sempre alla ricerca di una soluzione che abbattesse i costi e il lavoro necessario per realizzare i casseri per le scale in calcestruzzo. In caso di ristrutturazioni una scala dovrebbe poter essere montata sul posto senza problemi, senza il possesso di conoscenze specifiche, ed essere inoltre già dotata di rivestimento. “Il nostro obiettivo primario – spiega l’amministratore della Metall Concept Kurt Wohlgemuth – era quello di rendere più facile ed economico montare una scala. Inoltre abbiamo cercato di alleggerire i singoli componenti della scala, per rendere più agevole il trasporto”. Con queste premesse e questi obiettivi, Wohlgemuth si è rivolto all’Area Simulazioni & Materiali del TIS innova-

tion park. Dopo svariate simulazioni al computer, è stato realizzato un prototipo tridimensionale con la stampante 3D del TIS. Il passo successivo è consistito nella scelta del materiale più idoneo, che doveva rispettare diversi parametri: essere leggero, stabile e facile da lavorare. Gli esperti del TIS si sono quindi concentrati nella ricerca del materiale ed in prima battuta hanno proposto di impiegare il legno armato, che però aveva il difetto di non essere propriamente leggero.

Polistirolo rivestito La scelta è quindi ricaduta sul polistirolo, materiale ideale per la sua leggerezza però non del tutto stabile. Ecco allora che entra in gioco il rivestimento in poliuretano, che trasforma una scala leggera in polistirolo in una scala stabile. Il poliuretano, per dire, è un materiale usato per la produzione di stivali di


gomma di qualità o nell’ambito dell’industria automobilistica. I poliuretani sono plastiche o resine che a seconda della lavorazione possono essere dure e fragili, ma anche morbide ed elastiche. “Sono molto soddisfatto della scelta dei materiali; la scala risponde alle norme di tecnica edilizia ed a quelle anti-calpestio”, dice Kurt Wohlgemuth. I singoli elementi in polistirolo vengono tagliati con precisione millimetrica da fresatrici computerizzate, quindi rivestiti con una lacca al poliuretano e infine trasportati nel posto dove dovranno essere montati. Ecco i vantaggi del nuovo sistema: i singoli elementi della scala possono es-

che il futuro stabilisca quale sarà la reazione del cliente nei confronti di questo nuovo prodotto, gli imprenditori sarentinesi sono fortemente impegnati nella divulgazione della loro rivoluzionaria (hs) creazione.

sere montati come mattoncini, facilitando la realizzazione di soluzioni su misura. Nella costruzione delle scale convenzionali, come ad esempio quelle a moduli prefabbricati in calcestruzzo, gli elementi in cemento risultano essere molto pesanti tanto da richiedere l'utilizzo di mezzi per il trasporto eccezionale e, per il montaggio, l'utilizzo di gru per carichi pesanti. Con il nuovo sistema invece i singoli “mattoncini” sono cavi e quindi leggeri e maneggevoli; pesando ognuno di essi all’incirca quanto tre casse di birra, un artigiano può tranquillamente montare una scala da solo in un paio d’ore, e aspettare sul posto per gettare il calcestruzzo. L’innovativa soluzione, unica al mondo, è stata già brevettata e battezzata con il nome di “Scawo”. Gli impianti di produzione, in attività dall’ottobre del 2010, si trovano presso la sede della Metall Concept a Sarentino. In attesa

l'azIenDa M e ta l l c o n c e P t La ditta si occupa di lavorazione del metallo da due generazioni e occupa 20 dipendenti. L’azienda con sede a Sarentino si vanta di operare secondo le più moderne tecniche di progettazione e con macchinari avanzati, tra cui anche piegatrici, tornitrici e fresatrici computerizzate a controllo numerico (CnC). La produzione comprende scale, ringhiere e costruzioni in metallo sia per privati che per enti pubblici. Per realizzare i prodotti vengono utilizzati i metalli più svariati come acciaio inox, corten o grezzo, bronzo e ottone in combinazione con legno, vetro, pietra e polistirolo. www.metallconcept.com

e c c o t u t t I I va n ta g g I D e l l a n u o va s c a l a

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grande risparmio di tempo costi predefiniti per tempi di lavorazione standardizzati abolizione dei lavori di casseratura costruzioni personalizzate su misura possibilità di forme insolite di scale nessuna colata di cemento o imbottitura facile installazione anche in spazi ristretti ideale sia per edifici nuovi che risanamenti lavori di intonacatura minimi utilizzo di materiali riciclabili moderna produzione in costruzione leggera

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Il polistirolo in combinazione con materiali usati anche per fare stivali di gomma: ecco il segreto della scala di Sarentino Gennaio, febbraio, marzo 2011 | M

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Menti

Roland Perathoner: “La concorrenza esistente tra noi è positiva. Ognuno lavora in maniera così individuale che di fatto nessuno porta via clienti all'altro. Ciò non toglie che osserviamo con attenzione quanto di nuovo riesce a fare un collega"

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Dove vecchi e angeli sono di legno. Per roland Perathoner,

ideatore dell'associazione di artisti gardenesi “UniKa”, l'artigianato artistico bisogna averlo nel sangue e nelle mani. ecco gli artisti che ridanno la vita a pezzi di natura morta.

Testo: Barbara Platzer e Martin Bertagnolli Foto: Max Lautenschläger

UnA MAMMA nORMALE sarebbe andata fuori di testa. Sua madre invece se la ride: tanti anni fa, quando Roland Perathoner era ancora lontano dal diventare presidente di “UNIKA” ed era solo un 13enne alle prese con i primi tentativi di intarsio sul tavolo da cucina, capitava spesso che lo scalpellino finisse sul tavo-

“Le mie opere simboleggiano un pezzo di natura morta che viene riportato in vita”. lo di legno. Ma per lei, a sua volta artigiana artistica, tutti quei graffi, solchi e tacche sul tavolo non erano la fine del mondo. Anzi, per lei era una grande gioia vedere il figlio seguire le sue orme. 40 anni dopo Perathoner è al vertice dell'associazione di artisti gardenesi “UNIKA”, propositori di arte moderna. Tutti modesti e schivi anzichenò, ritenuti in grado di realizzare delle perfette opere sacre piuttosto che quelle opere d'arte creativa che si possono ammirare nella loro galleria a Ortisei. Statue, figure e oggetti lasciano incantato l'osservatore, al pari dello splendido panorama dolomitico che fa capolino dalla vetrata della sala d'esposizione, dove si possono ammirare statue o quadri murali, di colore rosa picchiettato di blu, realizzati in trucioli di legno pressati, accanto a sculture classiche, gotiche, barocche, astratte e naturalistiche. E naturalmente opere sacre, che ancora oggi sono un'importante fonte di reddito per gli scultori.

La passione per il legno dei gardenesi risale ad oltre 400 anni fa. Costretti a rimanere chiusi in casa durante i lunghi e gelidi inverni, l'intaglio del legno divenne dapprima un piacevole passatempo e col tempo anche una fonte di sussistenza. Agli inizi furono più che altro giocattoli e oggetti decorativi; nel diciassettesimo secolo nacque l'artigianato artistico sotto forma di crocifissi, immagini sacre, altari e presepi. Christian e Bartholomäus Trebinger di Ortisei sono ritenuti i pionieri dell'artigianato artistico gardenese. Assieme alla località bavarese di Oberammergau, la Val Gardena rappresenta oggigiorno “the place to be” per ogni scultore. “UNIKA” partecipa a fiere in tutto il mondo; persino a Dubai gli sceicchi dimostrano di apprezzare l'odore di legno fresco del cirmolo. Il colpo grosso nell'ambito del marketing è arrivato con la mostra “Tifosi”, allestita nel 2005 all'interno della fiera di scultura UniKa. Dai vecchietti monchi in carrozzella fino alla scatenata tifosa a seno nudo: alcune delle 68 opere in legno, a grandezza superiore al naturale, sono state esposte a Monaco e Stoccarda prima e durante i mondiali di calcio del 2006. L'associazione di artisti gardenesi “UNIKA”, fondata nel 1994, è composta da scultori, pittori, doratori e decoratori che portano avanti la tradizione gardenese dell'intarsio. 16 anni fa gli artigiani della valle erano in disaccordo su parecchi punti, e fu allora che ad un gruppo di persone venne l'idea di sviluppare una piattaforma comune per opere d'arte in-

dividuali, aperta anche a quei giovani destinati a subentrare nel loro mestiere. “All'inizio eravamo in pochi, ma appena un anno dopo, nel 1995, eravamo già in 28, e siamo riusciti a darci delle regole e ad ottenere il marchio di tutela”. Quello che inizialmente doveva essere solo un evento singolo, oggi è diventato un marchio: il prossimo anno è prevista tra l'altro la partecipazione al Filmfestival di Trento. “Ci capita spesso che qualcuno venga in settembre a vedere “UNIKA” in Val Gardena dopo averci conosciuto altrove – dice Perathoner – in quanto la gente non viene in valle solo per sciare e fare escursioni, ma anche per conoscere la nostra cultura”. Gli artisti di “UNIKA” insomma si sentono oggi dei testimonial importanti, per la Val Gardena ma anche per l'intero Alto Adige.

cos'è unIka “UniKa” significa pezzo unico. Le opere degli scultori gardenesi sono rifinite a mano una per una. Un marchio di tutela della Camera di commercio di bolzano attesta l'originalità dei prodotti “UniKa”. ogni anno, ai primi di settembre, a ortisei si svolge la fiera della scultura “UniKa”, che per tre giorni mette alla portata di tutti l'artigianato artistico in legno. Una trentina di scultori spiegano il loro mestiere e mostrano le diverse fasi della lavorazione. www.unika.org

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Marchio

indimenticabile

La capsula intelligente. i vini dell’alto

adige hanno un nuovo logo: adesso scritte e immagini si ispirano al marchio ombrello e di conseguenza le capsule delle bottiglie di vino doc diventano ambasciatrici di provenienza e riconoscibilità.

pregiato chiaro

Tutto è iniziato con la crisi che ha colpito i vignaioli negli anni Ottanta. L’economia vinicola altoatesina decise di puntare sul fattore vincente “qualità”, avendo compreso - presidenti di cantine, maestri cantinieri e man mano anche i vignaioli – che un piccolo territorio poteva resistere sul mercato solo producendo vini di alta qualità. Negli anni a seguire si moltiplicarono in Alto Adige i vini pregiati, ed i produttori raccolsero consensi e riconoscimenti a raffica. Basti pensare che pressoché l’intera produzione altoatesina – oltre il 98% – rientra nei parametri DOC. Parecchie aziende vinicole nostrane sono riuscite, grazie ad un costante impegno sulla qualità, a entrare nel novero delle migliori nelle rispettive categorie, diventando al contempo gradevoli ambasciatrici dell’Alto Adige.

30 anni dopo

La capsula e il logo: simbolo di riconoscibilità e origine per i migliori vini dell'Alto Adige

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Adesso il salto di qualità deve essere fatto anche in termini di immagine, ed ecco allora spiegato il nuovo Corporate Design dei vini altoatesini, frutto della collaborazione tra il Consorzio Vini Alto Adige e l’EOS - Organizzazione Export Alto Adige. Il nuovo look si ispira al Marchio Ombrello dell’Alto Adige, trasmette un’immagine di prestigio fortemente legata alla destinazione e rafforza la consapevolezza sia all’interno che all’esterno. Il logo trasmette una forte identità e consente al consumatore di orientarsi sul mercato grazie ad una più forte riconoscibilità della “provenienza Alto Adige”. In tal senso l’assessore provinciale al commercio Thomas Widmann è stato chiaro: “Puntare su un nuovo marchio che rifletta chiaramente l’appartenenza al Marchio Ombrello, significa essere sul-

la strada giusta. In Alto Adige si producono vini di qualità eccellente, che sono degli straordinari veicoli di immagine per la nostra terra. Grazie alla loro rinomanza contribuiscono in maniera decisiva a fare dell’Alto Adige una meta conosciuta e apprezzata a livello internazionale”.

Il logo e la capsula Il nuovo logo “Vini Alto Adige” è composto da testo e immagine. Tramite colori contrastanti ed un carattere vivace, la scritta trasmette l’autenticità e la personalità dei vini altoatesini. La scelta dei colori è ricaduta su una tonalità chiara di verde in quanto l’Alto Adige si propone sempre più come terra di vini bianchi; come colore complementare è stato scelto un grigio morbido, simbolo di radicamento al suolo e sobrietà. La capsula stilizzata rispecchia con la sua forma rotonda il “mondo dei vini altoatesini”, le montagne e la scritta “Südtirol” mostrano chiaramente la loro derivazione dal Marchio Ombrello ed esaltano la zona di provenienza. Come trait d’union tra prodotto e comunicazione è stata elaborata una grafica unitaria per la capsula, che sarà utilizzata per la prima volta con i vini imbottigliati nel 2010. Sul disco superiore della capsula è riprodotto in piccolo il logo che identifica i “Vini Alto Adige”. La grafica laterale della capsula rimane invece a discrezione dei produttori, in modo da garantire anche in futuro la riconoscibilità della singola etichetta. Ecco allora che il circolo virtuoso si chiude: senza una consapevole strategia della qualità dell’economia vinicola altoatesina ed il conseguente sviluppo degli ultimi anni, non sarebbe stato possibile concepire un progetto di immagine comune. Così invece buona


autentico

forte

parte dei vini imbottigliati nel 2010 diventeranno una pietra miliare nella storia altoatesina del vino.

I commenti degli esperti armin dissertori, presidente del Conzorzio Vini Alto Adige: “Abbiamo unito i nostri budget e costruito un'immagine destinata a durare nel tempo. Così facendo utilizziamo al meglio le potenziali sinergie e nel tempo rafforzeremo la nostra posizione sul mercato. Accolgo quindi con piacere la decisione di presentarci strategicamente con un unico

marchio di origine, e mi auguro che tutti insieme ci impegneremo per diffondere in maniera omogenea all’esterno le virtù del vino altoatesino”.

Il nuovo logo del Consorzio Vini Alto Adige: il colore verde chiaro sul panorama dell'Alto Adige intende richiamare i vini bianchi del territorio

christof tiefenbrunner della Tenuta Tiefenbrunner di Cortaccia si aspetta dalla nuova capsula dei vantaggi a livello di concorrenza: “La capsula comune ci consentirà in primis di differenziarci in maniera chiara dal Trentino e dal resto d’Italia; nel lungo termine invece si potranno avere sinergie con Alto Adige Marketing, cosa che alla fine porterà » vantaggi a tutti”.

c I f R e e D at I s u l s e t t o R e v I t I v I n I c o l o a lt o at e s I n o Struttura del Consorzio Vini Alto Adige Vignaioli dell’alto adige (83 soci) Tenute e cantine private (39 soci) Cantine sociali (14 cooperative)

Circa 5.300 ettari di vigneti 55% vino bianco | 45% vino rosso 98% dei vigneti sono classificati DoC Le principali qualità di bianchi Pinot grigio, Sauvignon, Gewürztraminer Le principali qualità di rossi Schiava, Lagrein, Pinot nero

Armin Dissertori accoglie con favore la decisione di presentarsi sul mercato con un'unica denominazione d'origine Gennaio, febbraio, marzo 2011 | M

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Marke Marchio

La nuova capsula diventerà realtà già con i vini imbottigliati nel 2010

Per quanto riguarda la scritta monolingue sulla capsula klaus gasser della Cantina di Terlano afferma: "Siamo consapevoli che soprattutto all’inizio la scritta in tedesco comporterà un surplus di sforzi, in particolare in quei Paesi come gli Stati Uniti dove l’Alto Adige è conosciuto principalmente con il suo nome italiano. Si deve comunque precisare che la scritta in tedesco riguarda solo la capsula, mentre sull’etichetta continuerà a figurare anche la versione italiana”. Il direttivo dell’associazione Vignaioli dell’Alto Adige (FWS) nel corso dell’ul-

tima riunione ha deliberato all’unanimità di consigliare l’utilizzo della capsula “Südtirol” ai propri associati. josephus mayr dell'azienda Erbhof Unterganzer: "Gli esperti di marketing del Consorzio Vini Alto Adige e dell'EOS hanno gettato delle buone basi. Adesso tocca a noi produttori mettere il prodotto giusto nel contenitore. La nuova capsula rappresenta per noi una straordinaria opportunità, sia per posizionare in modo ottimale l’Alto Adige sul mercato che per rafforzarne ulteriormente l’immagine”. (cs)

Visibilità senza intaccare l'autonomia della singola etichetta: ecco la capsula con il logo "Südtirol", qui nella versione con la scritta in bianco 30

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Regole DI utIlIzzo De lla n uova c aP su la La capsula può essere utilizzata solo da soci del Consorzio Vini alto adige per vini classificati DoC per bottiglie 7/10, magnum, Doppelmagnum e da 0,375l entro una precisa fascia di prezzo La capsula deve essere utilizzata per l'intera produzione di vini DoC (eccetto il vino a buon mercato) Modalità di utilizzo La capsula può essere stampata nei colori bianco, argento o oro. L'utilizzo della capsula con il nuovo logo dei Vini alto adige inizia con i vini imbottigliati nel 2010. Per chiarimenti sull’utilizzo e per informazioni tecniche e giuridiche contattare il reparto vitivinicolo dell’eoS: tel. 0471 945 774, info@suedtirolwein.com


Mosaico

nell'occhio dei media. L'alto adige visto da fuori: rilassanti vacanze in un

ambiente alpino-moderno, i pionieri dell'alpinismo nelle Dolomiti di Sesto Pusteria e le aziende fotovoltaiche che cercano il posto più adatto per mettere radici. Germania: Vogue Rivista di moda – nell’ultimo numero del 2010 viene presentato l’altro alto adige: oltre a località e specialità rinomate della regione, l’articolo parla della convivenza dei tre gruppi linguistici e degli altoatesini stessi. Edizione dicembre 2010

Belgio: Highlife Plus Pubblicazione annuale – il magazine di lusso per vacanze particolari in montagna presenta ai propri lettori Plan de Corones e dintorni: passeggiate, ristoranti, alberghi e manifestazioni durante la stagione invernale in alto adige. Edizione 2010-2011

Germania: Deco Home Rivista settimanale – Cinque pagine dedicate alla cultura alpina dell'abitare che incontra il moderno arredamento d'interni “leane”. il tutto viene spiegato attraverso un viaggio che tocca il San Lorenzo mountain Lodge a S. Lorenzo e la Suite sull'albero di merano, il Vigilus mountain resort ed il bergbauernhof obertreyen a Campo Tures. Edizione settembre/ottobre 2010

Germania: Photon Rivista sull'energia solare – La rivista mensile specializzata parla dell'alto adige come luogo di insediamento per aziende del settore fotovoltaico. La location si profila come luogo ideale per le aziende tedesche che vogliono sbarcare sul mercato italiano. Edizione di agosto 2010.

Olanda: Bergen Magazine Rivista di montagna – La pubblicazione monotematica dedica la storia di copertina alle Dolomiti di Sesto: ben 22 pagine con foto a grande formato, ritratti di alpinisti celebri e suggerimenti per le scalate presentano questa spettacolare zona dolomitica. Edizione dicembre 2010. Gennaio, febbraio, marzo 2011 | M

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Movimento

Solo nel 1997 la Preussag AG prende piede nel settore turistico e nel 1999 compra TUI

Da colosso dell’accaio a gigante del turismo Le aziende cambiano. Il secondo appuntamento della serie “L’impresa che cambia”, il 18 gennaio all’EURAC, racconterà le storie di TUI e dell’altoatesina Fuchs Cereali. Ecco un’anteprima.

A BOLzAnO Robin Zimmermann, della comunicazione d'impresa TUI, e Walter Fuchs, amministratore di Fuchs Cereali, parleranno delle loro movimentate vicende aziendali e dei cambiamenti avvenuti all’interno dei rispettivi settori di attività. Due storie che non potrebbero essere più diverse tra di loro: da una parte una grande azienda che da colosso mondiale dell’acciaio si trasforma nel più grande tour operator mondiale, dall’altra un’azienda altoatesina a conduzione familiare che decide di rischiare passando dal prodotto grezzo al prodotto lavorato e affrontare così un mercato sconosciuto. Due realtà aziendali diverse ma con qualcosa in comune: il successo in un nuovo settore.

Leader turistico mondiale La storia di TUI AG inizia nel 1923, nella Prussia di allora: tutto il patrimonio statale relativo a miniere, forni di fusione e impianti per l’estrazione di sale e di am32

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bra, viene inglobato in un’unica società per azioni, le acciaierie Preussag. La trasformazione punta a rendere redditizia l’industria estrattiva statale, all’epoca deficitaria. La Preussag, con sede a Berlino, in questa fase conta 31.000 addetti. La produzione comprende tra l’altro carbon fossile, salgemma e sale potassico, metallo, ambra ma anche prodotti petroliferi. Durante la seconda guerra mondiale parecchie miniere vengono distrutte dagli Alleati; dopo vari avvicendamenti alla guida aziendale, nel Dopoguerra inizia la prima ristrutturazione con un massiccio programma di investimenti. Negli anni ‘50 i settori di attività della Preussag sono pressoché identici a quelli della fondazione. Nel 1959 il Gruppo viene privatizzato tramite la vendita di azioni popolari. Nel 1960 la Preussag sposta il proprio raggio d’azione sui settori all’epoca più redditizi come chimica, elettricità, logistica e acciaio, e al contempo inizia a lavorare sul mercato

l'IMPResa che caMbIa La serie di incontri presenta alcune imprese che hanno affrontato con successo un particolare mutamento aziendale. Questa volta sul tema “Cambio di produzione” saranno Robin Zimmermann della TUI, e Walter Fuchs, amministratore di Fuchs Cereali, a raccontare in 60 minuti agli spettatori le loro esperienze dirette sull'impresa che cambia. chi: TIS, EURAC e SMG dove: EURAC, Foyer quando: mar 18 gennaio alle ore 19 iscrizioni: events@suedtirol.info

estero. A metà degli anni ‘60 la Preussag entra con decisione nell’industria dei beni di consumo: il ramo d’impresa della pulizia del corpo realizza prodotti per l’igiene e cosmetici come collutori, spaz-


zolini da denti e pettini. L’espansione in svariati settori d’impresa comporta, nel 1970, una crisi esistenziale, che si risolve positivamente nel 1974 grazie agli elevati profitti derivanti dal petrolio.

Il passaggio al settore turistico Nel 1997 la Preussag AG, tramite l’acquisto e la successiva vendita della Salzgitter AG e l’acquisizione dell’azienda di trasporti marittimi e logistica HapagLloyd, diventa un’impresa di servizi del tempo libero. Con l’acquisto del Gruppo TUI nel 1999 e del gruppo britannico Thomson Travel nel 2000, l’azienda tedesca diventa il gruppo turistico più grande del mondo, che da solo copre il 70% del mercato europeo. Dal 1° luglio del 2002 la multinazionale usa solo il marchio TUI: dalla prenotazione al volo, dalla sistemazione nei propri alberghi all’assistenza dei clienti, il gigantesco tour operator fornisce un servizio a 360 gradi.

Un mulino chiamato Fuchs Laces in Val Venosta, 1922: una famiglia, proprietaria di un mulino, fonda la ditta Fuchs. Col passare del tempo sempre più varietà di cereali vengono lavorate e il mulino Fuchs ottiene una grande popolarità soprattutto per la produzione del farro. Alla fine degli anni ‘80, per contrastare la guerra dei prezzi che diventa sempre più dura nel settore della farina, si rende necessario cercare nuove strade. Viene allora deciso di non limitarsi alla molitura dei cereali, ma anche alla loro lavorazione. Anno dopo anno la piccola ditta artigianale cresce, fino a diventare una vera

e propria industria. Nel 1987 Fuchs parte con la produzione di müsli, un tipo di prodotto che nell’Italia di allora è praticamente sconosciuto; poco dopo inizia la commercializzazione delle miscele di müsli in Italia e nei Paesi confinanti. I prodotti vengono accolti con favore, il mercato registra una forte crescita: la piccola azienda a conduzione artigianale situata ancora nel mulino non basta più. Ecco allora che alla fine degli anni Novanta viene costruita una nuova sede a Castelbello, dove oggi vengono prodotti, secondo gli standard di lavorazione più moderni, cereali per colazione, müsli e alimenti naturali. Il 2007 rappresenta per l’azienda venostana un’altra pietra miliare sulla strada del commercio alimentare internazionale: Fuchs riceve infatti la prestigiosa certificazione IFS (International Oltre a cereali per la colazione e müsli Fuchs produce anche alimenti naturali Food Standard), un riconoscimento che attesta il possesso dei più elevati standard qualitativi e la sicurezza del proLa vecchia ruota del mulino Fuchs natudotto. Azienda leader in Italia nel ralmente non gira più, essendo stata settore del müsli, Fuchs oggi sviluppa rimpiazzata da moderni impianti di proprodotti in grado di soddisfare la cre- duzione, miscelazione e confezionascente richiesta di una alimentazione mento. Ogni anno la produzione di alisana e completa. La produzione commenti convenzionali dell'azienda venoprende una linea biologica, farina di stana è pari a oltre 4,5 milioni di chili, grano saraceno, balance flakes con frutmentre quella biologica arriva a quasi 1 ta, müsli ai frutti di bosco o anche semi milione di chili di cereali per colazione e (jm) di girasole decorticati. miscele di müsli.

t u i ag i n ci f r e

f uchs j. snc i n ci f r e

fondazione: 1968 dipendenti: 65.539 settore: turismo, tempo libero e trasporti marittimi sedi: circa 3.500 uffici viaggi nel mondo, 35 agenzie di incoming , 243 alberghi di proprietà con circa 154.000 letti, 5 navi da crociera con Hapag-Lloyd Kreuzfahrten e TUi Cruises clientela: più di 30 milioni di clienti in oltre 27 mercati fatturato: 13,1 miliardi di euro

fondazione: 1922 dipendenti: 35 settore: dalla materia prima all'alimento prodotti: cereali per colazione, müsli e alimenti naturali quantità prodotta: 5,5 mio kg di cereali per colazione fatturato: 7 milioni di euro sedi: mulino fuchs a Laces (molitura di cereali), fuchs Cereali a Castelbello (produzione di cereali per colazione, müsli e alimenti naturali)

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Mercato

M I l a n o , I ta l I a Donna moderna & Co tra Luis Trenker & pino mugo… L'ultimo “Salotto” organizzato da SmG a milano con michi Klemera si è svolto in una delle location più in voga, la “Dream factory”. “è stata una novità – racconta Uta radakovich, addetta stampa di SmG per l'italia – che ha entusiasmato i giornalisti”. i rappresentanti di Donna moderna, Glamour, Virgilio.it, Style.it, Diva e Donna hanno trascorso una piacevole serata con michi Klemera (nella foto), ideatore del marchio Luis Trenker, ed il “risotto al pino mugo su schiuma di rafano su caffè” dello chef Gregor Wenter. 34

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“L’uomo non è il prodotto del suo ambiente. Piuttosto è il suo ambiente ad essere un prodotto dell’uomo”. Benjamin Disraeli statista britannico (1804-1881)


B�ona, perché �� �empre �issut� �ui.

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   


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