Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige
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IL RICHIAMO DELLA MONTAGNA Fascino, rischio, business, cinema: signori, le cime dell’ Alto Adige
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vette oltre i 3.000 metri con un proprio nome si stagliano nel cielo dell’Alto Adige
Âť in Austria si contano 973 montagne oltre i 3.000 metri. (Fonti: Hanspaul Menara / www.dreitausender.at)
L’Alto Adige può puntare in alto Le montagne. Per alcuni sono sublimi, maestose e regalano un senso di protezione; per altri invece sono soffocanti, minacciose, aspre. La gente dell’Alto Adige ha imparato da sempre a convivere con questa alternanza di altitudini, pendenze e pianure. Ha dovuto sviluppare delle abilità che altrove non sono necessarie. Abilità come il trasporto manovrato di cose e persone dall’alto in basso e viceversa, l’abilità di strappare qualcosa anche alla terra più povera, di cucinare piatti sostanziosi con pochi semplici ingredienti, di sfruttare l’acqua e di adattarsi a condizioni atmosferiche spesso molto dure. Chi vive sulle montagne non solo vive con loro, ma vive anche di loro. Basti pensare al turismo, che ogni anno porta in Alto Adige quasi 6 milioni di ospiti. Ma non solo. La competenza alpina dell’Alto Adige è stata messa a frutto dalle aziende altoatesine che costruiscono funivie, macchine battipista e impianti di innevamento, alcune delle quali sono diventate leader mondiali nei rispettivi mercati. Noi siamo bravi nel realizzare costruzioni solide e sicure anche sul ripido. La conformazione montuosa del territorio conferisce ai corsi d’acqua un potenziale energetico particolarmente elevato, che da parecchi decenni viene sfruttato dalle centrali idroelettriche. Gli studi lo dicono chiaramente: nel 2050 le persone che abitano in città saranno più di quelle che vivono in campagna. La conseguenza? Una sempre maggiore ricerca di natura e delle conoscenze possedute dalla gente che in quella natura ci vive. Cosa rappresenta questo per l’Alto Adige? Una grande opportunità, se saremo bravi a consolidare e far conoscere i nostri punti di forza. Già oggi gli alpinisti britannici definiscono le Alpi il “Playground of Europe”. Un corretto sviluppo di questo territorio unico, circondato dalle montagne ma dall’inconfondibile accento mediterraneo: ecco il nostro impegno per il futuro. Christoph Engl, direttore di SMG
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www.cursiva.it
LUNGA NOTTE DELLA RICERCA 28.09.2012
NUOVE ENERGIE 27.-29.09.12 Stiftung für Forschung und Innovation Fondazione per la Ricerca Scientifica e l’Innovazione
Sotto il patrocinio di
AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL
PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE
Abteilung für Innovation
Ripartizione Innovazione
Sommario COPERTINA: Montagna & alpinismo
MARKETING
8 Tra terra e cielo La cultura altoatesina della montagna e le competenze che fanno comodo all’economia.
26 Lavorare nella terra delle vacanze L’Alto Adige cerca di attirare personale qualificato dall’estero. Ecco come conta di riuscirci.
14 L’abbigliamento di ieri e di oggi I capi diventano sempre più sottili e leggeri.
28 Alpitecture, il mondo in rete La piattaforma alpitecture agevola il trasferimento di conoscenze facendo incontrare tecnologia ed architettura.
16 Il richiamo della montagna Lo scalatore estremo Simon Gietl parla del fascino della montagna e delle proprie paure. 18 Il coraggio di andare in montagna Palestre di roccia prese d’assalto. Tecnica e sicurezza sono gli imperativi: ma l’emozione dov’è finita? 20 Stregati dalle montagne Ritratti di persone che hanno scelto di vivere in Alto Adige. Innamorati delle montagne. 24 Emozioni sul grande schermo La montagna è un set cinematografico ideale. Da Alfred Hitchcock a Terence Hill.
32 Bagno, che passione I bagni a base di fieno, acque minerali e pino mugo ampliano l’offerta alberghiera legata al wellness. 34 L’importanza di una buona collaborazione Lo sviluppo di prodotto strategico è di importanza vitale per la sopravvivenza di una destinazione.
Rubriche 6 7 22 25 30 3 6 38
MAILBOX MADE IN ALTO ADIGE UNO SGUARDO OLTRE I CONFINI L’OPINIONE MENTI NELL’OCCHIO DEI MEDIA MERCATO
BLS – Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 Bolzano EOS – Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano SMG – Alto Adige Marketing Scpa, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano TIS – innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano Direttore responsabile: Reinhold Marsoner | Caporedattore: Barbara Prugger | Redazione: Maria C. De Paoli, Bettina König, Eva Pichler, Barbara Platzer, Cäcilia Seehauser, Gabriela Zeitler Plattner | Coordinamento: Ruth Torggler | Traduzioni: Paolo Florio | Layout: Lukas Nagler | Design Consult: Arne Kluge Fotografie: Frieder Blickle, Ivo Corrà, Alex Filz, iStockfoto, Max Lautenschläger, Marco Marrè – Studio 29 | Illustrazioni: Paolo D’Altan | Prestampa: typoplus, via Bolzano 57, 39057 Frangarto | Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, 39057 Frangarto | Per non ricevere più questa rivista è sufficiente inviare una mail con il proprio indirizzo a m@suedtirol.info | Registrazione presso il Tribunale di Bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005
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MAILB OX
portale sono presenti più di 250 immobili, per una superficie complessiva di quasi 910.000 metri quadri. www.bls.info/portale-immobili
PARTECIPARE È DI MODA Due convegni a Fiera Hotel 2012
Ogni due anni gli alpeggi di Malga Fanes a Valles ospitano la Festa del latte
VIVA L’ORO BIANCO
Festa del latte Alto Adige 2012
EXPORT. Il territorio alpino e prealpino dell’Alto Adige offre le migliori condizioni per la produzione di latte e latticini di alta qualità. L’oro bianco delle Alpi viene prodotto quotidianamente da 6.000 contadini in oltre 1.500 malghe, dai prati rigogliosi e all’aria sana di montagna. Una volta all’anno questa nobile materia prima viene degnamente festeggiata: nel 2012, dal 25 al 26 agosto, toccherà ancora agli alpeggi soleggiati di Malga Fanes a Valles, presso Rio Pusteria, offrire divertimento, gastronomia e soprattutto tante utili informazioni su questo prezioso prodotto di qualità dell’Alto Adige. La Festa del latte Alto Adige 2012 propone due interessanti giornate all’insegna del latte per tutta la famiglia. www.festadellatte.it
VIETATO NON TOCCARE Innovation Festival Bozen 2012
INNOVATION. L’Alto Adige non è solo montagne e speck, e la dimostrazione sarà fornita dal 27 al 29 settembre quando, in occasione dell’Innovation Festival Bolzano-Bozen, il capoluogo sarà affollato da grandi personaggi del mondo dell’innovazione. I visitatori sono attesi da un programma interattivo dedicato alle “nuove energie”, che si snoderà attorno a piazza Walther. Tra le tante cose si discuterà anche delle nuove forme di produzione di energia e dei nuovi modelli di business. Nell’ambito del Festival la 6 M | J U L I , A U G U S T, S E P T E M B E R 2 0 1 2
BLS organizza un simposio sul tema della location economica, in cui si dibatterà su come creare un polo economico di successo, quali requisiti deve avere e che genere di location per l’innovazione dovrebbe diventare l’Alto Adige. Il 28 settembre ritorna inoltre la “Lunga notte della ricerca”, durante la quale come sempre si apriranno le porte degli istituti di ricerca e delle officine del pensiero di Bolzano. Dappertutto il motto sarà lo stesso: “Vietato non toccare”. www.innovationfestival.bz.it
METTERSI IN RETE ON LINE
Ancora più service per il portale BLS
SERVICE. La più grande banca dati di aree e immobili liberi dell’Alto Adige rappresenta già dal maggio del 2010 un punto di riferimento affidabile per chi cerca un immobile commerciale sul territorio. Chi entra nel sito può visionare in maniera semplice e gratuita tutti gli immobili disponibili e trovare l’area più adatta alle proprie esigenze. Recentemente il portale della BLS è stato sottoposto a restyling, diventando ancora più facile da utilizzare: attraverso la homepage si accede ad un modulo di ricerca avanzata, in cui l’interessato inserisce i criteri desiderati e viene quindi indirizzato agli immobili rispondenti alle sue richieste. La situazione reale del mercato degli immobili commerciali è garantita dalla stretta collaborazione con le imprese edili e gli agenti immobiliari. Attualmente sul
MARKETING. In collaborazione con Fiera Bolzano, HGV e HGJ, Alto Adige Marketing (SMG) organizza due convegni nell’ambito di Fiera Hotel 2012, che si svolgerà dal 22 al 25 ottobre prossimi. Nel corso del “Social Media Forum 2012: la rivoluzione continua” si parlerà di web marketing, mentre il convegno “Cultura – Paesaggio – Edilizia” sarà incentrato sul tema dell’architettura. L’architetto svizzero Gion A. Caminada parlerà dell’importanza della location, dell’atmosfera e del corretto utilizzo di materiali locali nell’architettura. La giornalista italiana Mafe de Baggis racconterà la propria esperienza di blogger, fornendo utili consigli per navigare in rete. Pur trattando i due convegni tematiche estremamente diverse, c’è però un trend che li accomuna e si chiama partecipazione, la parolina magica destinata a ricoprire un ruolo sempre più importante in entrambi i settori. E per l’Alto Adige una sapiente architettura del paesaggio ed un giusto approccio con il web 2.0 rappresentano altrettanto fattori di successo. www.smg.bz.it/it/fierahotel
(gzp)
Comunicazione 2012: ben collegati e soprattutti veloci
MADE IN ALTO ADIGE
L A S C H E DA
Oggetto: sculture in legno
Scultore ��������������������������������������������������������������� Aron Demetz, Ortisei Particolarità �������������������������������������� originale lavorazione del legno Soggetto ��������������������������������������������������������L’uomo e la sua caducità
Anche il legno ha un’anima: attraverso le sue opere, il giovane scultore gardenese Aron Demetz dimostra che il legno non è solo un materiale per opere di arte sacra, ma può fare molto di più: persino infondere il soffio vitale. Il giovane artista ha riscosso notevole successo con le sue sculture in resina, presentate alla 53a Biennale di Venezia. Nella scorsa primavera invece altre opere che esprimono la vitalità del legno sono state esposte a New York. Aron Demetz lavora ormai da anni con materiali naturali, aggiungendo resine come segno di guarigione e funghi come simbolo di malattia. In primo piano c’è sempre la figura umana, alla prese via via con la vita, la speranza, la decadenza e il rinnovamento. www.arondemetz.it
COPERT I N A : MO N TA G N A & A L P I N I S MO | Tra terra e cielo
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TRA TERRA E CIELO “La montagna ha costretto chi ci vive a sviluppare una propria cultura”, afferma Reinhold Messner. Una cultura e anche delle competenze montane che ancora oggi vengono sfruttate dall’economia. Testi: Maria Cristina De Paoli Illustrazioni: Paolo D’Altan
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untuale come ogni mattina, alle 8 il latte appena munto del maso Gfallhof è li che aspetta sulla strada provinciale della Val Senales. Estate e inverno, sette giorni su sette. “Una volta – racconta il contadino Albert Gamper – dovevamo portarlo già alle 6 perché il camion del latte lo ritirava all’andata, mentre oggi lo carica al ritorno”. I bidoncini del latte hanno quindi dovuto spostarsi dall’altra parte della strada, e anche le teleferiche per il trasporto merci hanno dovuto essere prolungate di qualche metro. “Questa l’ha costruita mio padre a metà degli anni ’50. All’epoca viaggiava a gasolio, oggi va a corrente”, racconta Gamper. Senza questo impianto sarebbe praticamente impossibile produrre latte in questo maso risalente a 700 anni fa, che come un nido d’aquila domina Madonna di Senales dall’alto dei suoi 1.840 metri di quota. “Per arrivare qui c’è solo una ripida strada forestale, che in inverno spesso viene chiusa per pericolo di valanghe”, informa Albert Gamper. Per tanti anni la teleferica ha rappresentato l’unica possibilità per portare ogni giorno il latte fresco a valle. Nel frattempo la famiglia Gamper si è costruita anche una piccola funivia che può trasportare persone, “così i nostri figli possono andare a scuo-
la o al lavoro. Ma è utile anche per il veterinario in caso di emergenza”. Albert Gamper comunque ricorda ancora bene i tempi del motore a gasolio. “A quei tempi le teleferiche avevano bisogno di un contrappeso. Da una parte si caricava letame o legno, dall’altra si faceva il pieno di acqua e via...”.
Sfruttare le competenze Con 24 sostegni in linea ed una portata massima di 3.200 persone all’ora, con gondole da 10 posti e sedili in pelle riscaldati, la nuova funivia Ried collega la stazione ferroviaria di Perca con la cima di Plan de Corones. Dalla stagione invernale 2011-2012 il futuristico progetto, fortemente voluto dalla società di gestione degli impianti sciistici Kronplatz AG, permette agli sciatori di scendere dal treno e salire direttamente a bordo della funivia. L’impianto è stato realizzato dalla Leitner ropeways. Quando nel 1888 Gabriel Leitner, il fondatore della famosa azienda, aprì la sua officina a Vipiteno, il meccanico qualificato costruiva macchine agricole e turbine ma anche quelle teleferiche che all’epoca era facile trovare sia al Gfallhof che in tanti altri masi di alta montagna dell’Alto Adige. Un secolo e 24 anni dopo, la Leitner spa è di- » L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 9
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ventata una delle aziende leader nel prodotti”, spiega Patrizia Pircher. mondo nel campo della tecnica funivia- In Alto Adige c’è una cosa che sulle monria. “Non è affatto un caso che i due play- tagne non viene solo “testata”, bensì proer più importanti in questo settore, Leit- dotta: il latte. L’oro bianco è ancora oggi ner e Doppelmayr, si trovino rispettiva- la prima fonte di reddito per molti masi mente in Alto Adige e nel Vorarlberg”: di montagna. In Alto Adige ci sono circa risponde così, Maurizio Todesco del 6.000 contadini e 75.000 mucche, che Gruppo Leitner, alla domanda di quanto ogni anno producono più di 360.000 chisia importante per un’azienda del setto- li di latte. “Col tempo la produzione del re la location e la vicinanza alle montag- latte si è man mano spostata dalle valli ne. “Negli anni del Dopoguerra Leitner alle montagne”, dice Annemarie Kaser, ha anche goduto dello sviluppo del turis- direttrice della Federazione Latterie Alto mo alpino”. Il primo skilift della Leitner Adige. “Il fatto che il nostro latte provenfu costruito nel 1947 a Corvara; da allora ga quasi esclusivamente da masi che si l’azienda di Vipiteno si è specializzata trovano a più di 1.000 metri di quota, rapanche in altri ambiti ed in futuro si pre- presenta un indiscutibile vantaggio in vedono grandi sviluppi nei contesti ur- termini di qualità, che viene sempre sotbani, anche se il fatturato legato agli im- tolineato nella comunicazione”. pianti a fune di montagna rappresenta ancora oggi l’80% dell’intero giro d’affari, La montagna e lo spirito dice Todesco. Sulla stessa lunghezza d’onda è Patri- Tutte le culture del mondo, per quanto zia Pircher della TechnoAlpin di Bolza- possano essere diverse l’una dalle altre, no. L’azienda leader nel settore delle hanno in comune il rispetto di fronte tecniche di innevamento, fondata nel all’immensità della Creazione. E in que1990, grazie ai suoi 300 collaboratori nel sto contesto le montagne ricoprono un 2011 ha fatturato la bellezza di 100 milio- ruolo del tutto particolare. Gli aborigeni ni di euro. TechnoAlpin ha una rete mon- australiani, ad esempio, per decenni diale di 25 tra filiali e partner commer- hanno combattuto per avere il controllo ciali, anche se “la produzione avviene esclusivo di Ayers Rock, il monolite rocsolo in Alto Adige”, informa Pircher. cioso che si trova proprio al centro del Questo perché se un bravo ingegnere si continente ed è venerato dagli indigeni. trova dappertutto, molto meno semplice Per oltre un miliardo di buddisti e induè trovarne qualcuno che ne capisca an- isti sparsi per il mondo, invece, il centro che di montagne. “Senza il personale dell’universo si trova sul monte Kailash, locale e la vicinanza ai mercati principa- nel Tibet occidentale. I credenti ritengoli, TechnoAlpin non esisterebbe nean- no che un pellegrinaggio attorno alla che in questa forma”. Da parecchi anni montagna cancelli tutti i peccati, laddoormai l’azienda bolzanina coopera con ve i buddisti lo compiono in senso orario alcuni comprensori sciistici: “Sono stati e gli induisti nell’altra direzione. i nostri primi clienti e da loro abbiamo “In questo momento sto proprio scrivenl’opportunità di testare i nostri nuovi do un libro sulle montagne sacre”, rivela
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il grande scalatore Reinhold Messner. “Negli ultimi 10 anni ho girato il mondo visitando quelle più importanti, scalandole quando mi veniva consentito. Ma non era questa la cosa che mi interessava di più: ho voluto invece capire come mai da generazioni l’uomo ritiene sacre queste montagne”. La venerazione delle montagne è molto diffusa anche nelle nostre culture occidentali. Gli antichi Greci credevano che i loro dei abitassero sul Monte Olimpo. Mosè dovette salire sul monte Sinai per ricevere da Dio i dieci comandamenti, e Gesù trascorse la sua ultima notte sul Monte degli Ulivi. A questa tendenza non fanno eccezione le Alpi. Molte delle graziose chiese e cappelle che si vedono ancora oggi su colli e altipiani sono state erette al posto di templi pagani, che a loro volta erano stati costruiti sopra luoghi di culto retici. Anche le innumerevoli saghe dolomitiche conferiscono ai “Monti pallidi” un alone al contempo mistico e magico, raccontando di streghe vendicative e ometti dispettosi, di re degli gnomi e anime perse. “Le saghe rappresentano il tentativo di spiegare determinati fatti e fenomeni ,nonché esorcizzare la paura delle montagne”, spiega la bolzanina Brunamaria Dal Lago Veneri, ricercatrice di saghe e pubblicista. In passato la vita in montagna era sinonimo, soprattutto nei mesi invernali, di fame e povertà, per cui le montagne erano al contempo una benedizione ma anche un flagello. Basti pensare all’acqua, preziosa fonte di vita che però in un attimo poteva trasformarsi in portatrice di morte. E ancora alluvioni, frane e valanghe che cancellavano raccolti e vite umane.
Una cultura della montagna “Le dure condizioni di vita nelle montagne hanno costretto gli uomini a sviluppare una propria cultura”, dice Reinhold Messner. “Lassù la gente è stata abituata ad arrangiarsi da sola molto più a lungo che nelle città. La loro esistenza dipendeva totalmente da loro stessi”. Non importa se in Tibet si allevano yak e in Alto Adige capre, pecore o vitelli, oppure che qui si coltiva la patata e là si pianta il miglio: la cultura montanara è simile in tutto il mondo. “Ovunque si trovi,
l’uomo ha elaborato gli stessi metodi per fare il burro o per lavorare la terra”. Queste analogie si ritrovano facilmente nell’ultimo dei cinque Messner Mountain Museum, il Ripa di Brunico. “Qui non faccio altro che raccontare le diverse culture della montagna, consentendo ai visitatori di guardare dentro le case dei montanari. A me – spiega Messner – interessa l’uomo che vive e sopravvive sulle montagne, almeno nella stessa misura dell’alpinista che le montagne le scala”. Tenendo comunque conto che la cultura montana ha alle spalle 10.000 anni di sviluppo, mentre il moderno alpinismo ha sì e no 250 anni di storia, in quanto la conquista delle grandi vette risale appena alla fine del 18° secolo. I primi a seguire il loro richiamo furono francesi e inglesi. Le loro imprese epiche, amplificate dai resoconti entusiastici della stampa, fecero muovere i primi passi al turismo alpino. Anche in Alto Adige, dove il rapido sviluppo è da attribuire in gran parte al fiuto ed allo spirito pioneristico di alcuni albergatori, guide alpine e scalatori entrati nella leggenda. Un nome su tutti: Emma Hellensteiner. L’albergatrice di Villabassa intuì subito le ricadute positive che il nascente alpinismo poteva avere sul turismo. “Nel 1869 Emma fu il primo socio donna del DAV (Deutscher Alpenverein – il Club Alpino tedesco)”, si può leggere sul sito dell’archivio storico del Lago di Braies. Villabassa tra l’altro era l’unico piccolo centro nell’area germanofona a figurare, accanto a metropoli come Berlino e Monaco di Baviera, tra le sezioni co-fondatrici del DAV.
No alle imitazioni A 150 anni di distanza, il turismo genera il 12,4% del valore aggiunto lordo dell’Alto Adige (fonte: Astat, dati 2008), laddove le montagne e l’enorme offerta ad esse collegata rappresentano la calamita principale per il turista. “Basta fare un giro nelle Dolomiti in agosto per rendersi conto di come il turismo di montagna sia diventato un fenomeno di massa”, afferma Monika Niederstätter, ex campionessa di atletica leggera ed oggi psicologa dello sport. Stesso discorso con gli sciatori e gli scialpinisti nei mesi invernali. A questo proposito Niederstät- » L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 1 1
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ter critica la tendenza di molti a intraprendere escursioni sempre più impegnative e rischiose (vedi box a pagina 19).
La montagna non ha regole, ma rischi “Chi oggi finisce sotto una valanga evidentemente non sa che la neve è sottoposta alla forza di gravità e quindi prima o poi viene giù dalle montagne. È una legge della natura”, chiosa Reinhold Messner. “Invece chi precipita è qualcuno che crede che la montagna sia sicura come una palestra di roccia”. Le palestre di arrampicata sono eccezionali. Però sono pur sempre infrastrutture con delle regole ben definite ed un responsabile per la sicurezza: “Là posso salire quando voglio e anche cadere giù”. Insomma, non ci si può fare molto male e in più è divertente. “La natura però non è divertente. In montagna posso arrampicarmi come voglio, senza regole e senza rispettare il “codice della strada”. Il problema però è che non mi posso permettere di sbagliare, e da alpinista devo prendermi in toto la responsabilità. Una volta questo si dava per scontato. Oggi non è più così”.
Non si deve quindi commettere il grave errore di “ammorbidire” le montagne e sottacere i pericoli che nascondono: “Altrimenti non sono più montagne vere, ma imitazioni”. Messner rivolge quindi un appello alle associazioni alpine affinché spieghino ancora meglio la differenza tra una palestra e una montagna. Ma Messner invita anche a mantenere intatta l’alta montagna: solo così l’umanità avrà ancora la possibilità, tra cento o mille anni, di confrontarsi con la grandezza della natura e di vivere le montagne come tali. Martin Damian, titolare del Vitalpina Hotel “Cyprianerhof” di Tires, vede le cose da un’altra prospettiva: secondo lui, negli ultimi anni l’atteggiamento di molti turisti nei confronti della montagna è cambiato a tutto vantaggio di attività fisiche più leggere. “Quando a metà degli anni ’90 decidemmo di ridefinire il profilo del nostro albergo, le camminate erano decisamente out”. All’epoca infatti era molto più “in” fare jogging e le mode venivano dettate dai guru della corsa. Oggi però i ritmi quotidiani sono diventati ancora più frenetici “e quindi c’è sempre più gente che ha bisogno e cerca equilibrio”. Quando Damian decise di fare della sua struttura un albergo per escursionisti, ini-
ESPORTIAMO SICUREZZA: S O C C O R S O A L P I N O A LT O A D I G E A febbraio una nostra delegazione è stata a Pechino, per poi andare in Corea del Sud; a marzo sono venuti da noi per informarsi alcuni esperti statunitensi e in aprile è sbarcata a Bolzano una delegazione proveniente dall’America latina: insomma, il know how del soccorso alpino altoatesino è diventato merce da esportare. “2oo anni di turismo di montagna ed oltre 60 anni di soccorso alpino organizzato significano tanta esperienza e parecchie conoscenze”, sintetizza Sebastian Mayrgündter, manager del cluster Protezione civile & Sicurezza alpina all’interno del TIS innovation park. “In Alto Adige sviluppiamo competenze che riscuotono grande interesse sia sui mercati consolidati che su quelli rampanti, come quello asiatico, dove sono ancora nella fase di avvio”. Durante la recente visita in Cina i nostri soccorritori alpini hanno trattato diversi argomenti, dall’assistenza medica sul luogo dell’incidente al recupero passando per le operazioni di salvataggio. “È stata anche simulata l’evacuazione di un impianto di risalita tramite un sistema appositamente sviluppato dal soccorso alpino dell’AVS”. Il soccorso alpino altoatesino è diventato un modello. I sentieri sono quasi tutti segnalati, lo stesso dicasi per le piste. “Anche per questo – dice Mayrgündter – la nostra regione è considerata un luogo sicu-
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zialmente gli risero dietro. “Quindici anni fa offrivamo una camminata guidata a settimana”, oggi invece i suoi ospiti sono in giro tutti i giorni: “Andare a piedi fa bene alla salute ma anche alla testa. E dopo la camminata non si deve ringraziare nessuno. La ricompensa consiste nella vista che si gode dall’alto e nella consapevolezza di avercela fatta”. Martin Damian racconta poi che negli ultimi è tornato nuovamente il sereno tra guide alpine e alberghi. “All’inizio ci vedevano come dei concorrenti, invece ci completiamo in maniera ottimale”. L’albergatore di Tires si dice anche stupito della condizione fisica e della competenza dei suoi ospiti: “Una volta inciampavano al primo sasso, oggi accettano senza problemi anche le escursioni più impegnative”.
Dolomiti, patrimonio mondiale Il 26 giugno 2009 l’Unesco ha dichiarato le Dolomiti patrimonio naturale dell’umanità. Tuttavia il processo che ha portato a questo grande riconoscimento è iniziato già 30 anni fa, con la creazione dei singoli parchi naturali – spiega Roland Dallagiacoma, per tanti anni diret-
ro sia d’estate che d’inverno, ed è ancora possibile godere appieno la montagna malgrado lo sviluppo del turismo di massa”. Ciò non toglie che ci siano ancora margini di miglioramento, “e penso soprattutto alla sensibilizzazione di quelle persone che dispongono di conoscenze ridotte e di una autovalutazione errata”, sottolinea il manager del cluster. “Mi riferisco in particolare al classico cercatore di funghi o ai tanti escursionisti che spesso e volentieri vanno oltre le proprie capacità”. C’è comunque da dire che in Alto Adige i casi estremi sono molto rari, e la gran parte degli interventi riguarda sportivi da tempo libero. Investire nella prevenzione paga, come dimostrano le statistiche: il rapporto di spesa tra prevenzione e risarcimento danni relativamente agli incidenti in montagna è infatti di 1 a 8: “ciò significa che per ogni euro investito in prevenzione, si risparmiano fino a 8 euro di costi derivanti”. In chiusura alcuni dati rilevanti sul soccorso alpino in Alto Adige: l’AVS da solo dispone di 34 stazioni di soccorso sul territorio provinciale, ed altre 22 sono gestite dal Soccorso alpino e speleologico del CNSAS. Ogni anno i 2.600 membri complessivi effettuano oltre 2.600 interventi, avvalendosi tra l’altro di 66 cani da ricerca. L’elisoccorso provinciale dispone di due elicotteri, che nei periodi di alta stagione estiva e invernale vengono affiancati da un terzo velivolo dell’Aiut Alpin Dolomites.
tore della Ripartizione provinciale Natura e Paesaggio ed oggi membro del comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco, incaricata di “gestire” questo patrimonio. “Il requisito di base per un bene mondiale è la qualità del territorio, e le Dolomiti hanno senza dubbio pregi di livello mondiale. Ma anche la capacità di conservazione è fondamentale”. Il nuovo attributo pertanto dovrebbe assicurare anche a livello internazionale questa tutela, e risparmiare alle Dolomiti il rischio di scelte politiche poco lungimiranti. Dal punto di vista economico dovrebbero registrarsi ricadute positive soprattutto in ambito turistico, laddove si prevede l’arrivo di nuovi ospiti classificabili come “turisti Unesco”, come dice Dallagiacoma. La Fondazione, finanziata dalle province di Bolzano, Trento, Belluno, Pordenone e Udine, ha lo scopo di definire le misure di conservazione e promuovere l’attività di sensibilizzazione e scientifica. Adottando magari, come si augura Dallagiacoma, scelte coraggiose in fatto di limitazione del traffico sulle strade o sui passi dolomitici: “L’esperienza ci insegna che questa è la strada giusta. Anche se tanti si oppongono”. D’altronde anche sull’Alpe di Siusi o a Prato Piazza nei primi tempi l’umore non era dei migliori, “mentre oggi nessuno rinuncerebbe più a queste limitazioni del traffico”, conclude Dallagiacoma.
are anche in futuro. “La cultura contadina di alta montagna che è ancora così visibile con i suoi splendidi masi sperduti, i prati falciati, i terreni coltivati incassati tra il fondovalle e le rocce, è importante per il turismo di montagna almeno quanto le montagne stesse. Se un giorno i nostri contadini abbandonassero i masi e le montagne, lasciando i prati incolti e facendo cadere a pezzi le baite, anche il turismo crollerebbe”. Per fortuna, è il caso di dirlo, in Alto Adige esistono ancora posti dove il tempo sembra essersi fermato e sono apprezzati proprio per questo. Da qualche anno anche il Gfallhof della Val Senales è diventato un agriturismo, peraltro molto apprezzato. I due appartamenti e la piccola casa vacanze vengono affittati in estate e autunno, “perlomeno fino a quando non cade così tanta neve che si deve chiudere la strada”, dice Albert Gamper. Anche in primavera l’apertura dipende dal tempo: “Può anche succedere che diamo la conferma all’ultimo momento, perché magari è stato scongiurato il pericolo di valanghe e la strada forestale è nuovamente sicura”.
L’appello di Messner Anche Reinhold Messner lancia un appello a politici e operatori turistici, facendo una distinzione di fondo tra paesaggio naturale e paesaggio culturale: “Nei posti dove non c’è nulla da portare a valle, non serve costruire infrastrutture”. Laddove però l’uomo opera da generazioni, dovrebbe poter continuare ad oper-
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COPERT I N A : MO N TA G N A & A L P I N I S MO | Infografica
L’abbigliamento di oggi
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L’abbigliamento di ieri
Pronti per andare in montagna Quando si parla di sport della montagna e di alpinismo, oggi si pensa come prima cosa al cosiddetto abbigliamento funzionale, ovvero a materiali ad alta tecnologia che strizzano l’occhio alla moda. Neanche 30 anni fa si parlava solo di fibre naturali come lino, feltro, lana o loden. All’epoca il comfort era un aspetto secondario: chi andava in montagna, doveva mettere in conto che avrebbe tro-
vato vento, freddo e pioggia, e al bisogno avrebbe dovuto vestirsi a strati. Erano tempi in cui la montagna non era ancora invasa dalle masse. Oggi che si parla tanto di sostenibilità e green living, sono tornati in auge materiali retrò come la lana cotta. In linea generale comunque, la maggior parte delle persone che vanno in montagna si affida alle proprietà e alle comodità di materiali all-round come il Softshell o di capi trattati con il Polygiene, un sistema a base di sali d’argento che rende i tessuti leggeri, soffici e traspiranti. L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 1 5
COPERT I N A : MO N TA G N A & A L P I N I S MO | L’intervista
Il richiamo della montagna. Simon
Gietl, alpinista della Valle Aurina, parla del suo rapporto con la montagna, del fascino della vetta e della popolarità dell’arrampicata sportiva.
CHI È Simon Gietl (nato nel 1985) è guida alpina e maestro di sci diplomato. Ama scalare pareti di roccia o di ghiaccio. Assieme all’elvetico Roger Schäli è stato il primo, nel marzo 2012, ad effettuare la traversata invernale delle Tre Cime. Gietl fa parte del Salewa alpineXtrem Team.
A 27 anni sei già uno dei migliori scalatori del mondo. Cosa rappresenta per te la montagna? Le montagne sono la mia vita. Anche se non parlano, ti insegnano tante cose. Verso di loro nutro molto rispetto, perché mi mostrano i miei limiti. Quando sono in montagna mi sento bene, a prescindere dagli sforzi che dovrò fare per arrivare in cima. In montagna faccio il pieno di forza, energia e riflessioni. La parete Nord dell’Eiger scalata in appena 4 ore e una manciata di minuti, la prima traversata invernale delle Tre Cime, una big wall in Groenlandia: quali saranno le tue prossime grandi conquiste nei prossimi 20 anni? Quando ho iniziato a scalare, all’età di 18 anni, il mio idolo era il pusterese Christoph Hainz, scalatore estremo e guida alpina che aveva già all’attivo tante audaci prime ascensioni. Mi sono messo in testa di ripetere alcune delle sue coraggiose spedizioni e il fatto di esserci riuscito, di aver potuto fare le sue stesse esperienze, è stato per me molto gratificante. Oggi però voglio seguire le mie vie, e non mi interessa solo la vetta in sè o il grado di difficoltà. Quando dormo per troppo tempo in un letto caldo, scatta qualcosa che mi attira irresistibilmente in montagna. È come un richiamo. E allora vado in cerca di sfide che siano impegnative sia per la mia testa che per il mio corpo. 1 6 M | L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2
Le generazioni di alpinisti che ti hanno preceduto hanno fatto praticamente di tutto. Cosa deve inventarsi allora un giovane scalatore per mettersi in evidenza? Devo dire che fino ad oggi mi sono semplicemente lasciato guidare dal mio amore per la montagna. E sono convinto che anche in futuro questa sarà la chiave giusta. Credo che con un po’ di fantasia sia possibile ancora per altri 50 o 100 anni trovare vie nuove e belle, nelle Dolomiti come nel resto del mondo. Il tuo motto è: sentiti forte, ma non sentirti immortale. Qual è il rapporto di un alpinista estremo con le proprie paure? Prima di ogni spedizione effettuo un’accurata preparazione, fisica e mentale, perché tanto più sono preparato, tanto più mi sento sicuro. E quando esco di casa per affrontare un nuovo progetto, nel mio zaino c’è sempre una grande scorta di rispetto. Durante la spedizione del dicembre 2011 in Patagonia siamo stati colti da un temporale tanto improvviso quanto imprevedibile. Arrivavano fulmini da tutte le parti, l’aria era completamente elettrica. Improvvisamente ebbi paura non tanto della morte in generale, ma proprio di morire. Mi ci vollero alcuni giorni per analizzare quanto mi era successo. Pensai a tutto quello che mi dà la montagna e a quello che mi prende o potrebbe prendermi. E finché il piatto della bilancia con gli aspetti positivi sarà quello più pesante, andrò avanti. Com’è cambiato l’alpinismo con l’introduzione di nuovi materiali e tecnologie? Le nuove tecnologie e materiali hanno profondamente cambiato l’alpinismo, rendendolo più semplice. Basti pensare, giusto per fare un esempio, al grande vantaggio di poter conoscere in ogni momento tramite telefono satellitare come sarà il tempo. Credo comunque che siano soprattutto gli alpinisti ad essere cambiati. Oggi in montagna non si va
“Le montagne non parlano, ma insegnano tante cose” Simon Gietl, scalatore estremo
solo il fine settimana, ma spesso ci si allena tutti i giorni in vista della scalata prevista. I materiali sono molto importanti, ma a mio parere sono altrettanto importanti gli stimoli interiori e la fiducia in sè stessi. L’alpinismo è diventato il tuo lavoro, che ti consente di vivere e di pagarti le spedizioni. Quanta pressione ti provoca l’esito delle tue imprese? Premesso che la più grande pressione deriva da me stesso, mi trovo nella fortunata condizione di appagare il mio amore per la montagna sia dal punto di vista lavorativo – come guida e come relatore – che da quello privato, guadagnandomi così da vivere. Quando invece voglio tramutare in realtà il sogno di una spedizione, allora si aggiunge il sostegno degli sponsor. Ai tuoi show multimediali partecipa solo gente di montagna o arrivano anche persone che non sono mai state legate a una corda? Il business dell’outdoor va forte in tutto il mondo. Ovunque c’è una montagna, c’è sempre più gente che si interessa all’arrampicata, soprattutto quella sportiva o il bouldering, ma anche alla scalata. Alle mie manifestazioni arrivano le persone più diverse: molti arrampicano già, tanti sono semplicemente affascinati dall’avventura. Di conseguenza anche le loro domande sono le più disparate. La gente vuole sapere di tutto, da quello che mangiamo durante le spedizioni a come riusciamo a fare i nostri bisogni quando siamo appesi in parete. Quanto costa una spedizione? Il costo dipende dal tipo di spedizione ma anche dal fatto che con noi ci siano o meno i fotografi. Gli sponsor ci tengono molto ad avere una buona documentazione visiva, per la quale quindi si deve prevedere una spesa. Secondo me la gente si accontenterebbe anche di una foto mossa dell’attimo in cui si arriva in cima: è genuina e come tale viene apprezzata. Dove ti porterà la prossima impresa? Sulla catena dell’Himalaya: partiremo in settembre. L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 1 7
COPERT I N A : MO N TA G N A & A L P I N I S MO | Sport
Il coraggio di andare in montagna Anche in Alto Adige le palestre di roccia, sia all’aperto che al chiuso, crescono come i funghi e con esse i praticanti di arrampicata sportiva. Tutto bene, ma... dov’è finita l’emozione di andare in montagna?
P
er capire meglio la direzione in cui stanno andando gli sport legati alla montagna, è sufficiente l’esempio portato da Hanspeter Eisendle, alpinista e guida alpina di Vipiteno: “Ci sono due sportivi: uno partecipa alla Coppa del mondo di biathlon, l’altro attraversa la Groenlandia con lo stesso paio di sci da fondo. È evidente che siamo di fronte a due grandi prestazioni sportive. Con la differenza che chi attraversa la Groenlandia deve confrontarsi con la natura molto di più di un biathleta, in quanto deve essere in grado di riconoscere il clima, leggere una cartina e possedere un ottimo senso di orientamento”. Questo esempio fa capire anche la differenza tra le due grandi tendenze attuali dello sport alpino. “Da una parte c’è la massa sempre più grande di persone che arrampicano in palestre e pareti artificiali oppure fanno scialpinismo notturno su percorsi ben segnalati. Io mi tolgo il cappello di fronte a chi arrampica in maniera divina in palestra oppure
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a chi, dopo aver finito di lavorare, si met- regolarmente il tutto esaurito e nelle pate la lampada in testa e va a sciare”. Solo lestre c’è un grande movimento. che così la montagna in sé passa in se“Sempre più persone si avvicinano condo piano, “diventa quasi un attrezzo all’arrampicata sportiva, senza però sportivo”. Dall’altra parte troviamo cercare una cosa fondamentale: quegli scalatori e arrampicatori che vivo- l’avventura”. E questo per diversi motivi. no ancora la montagna come Per alcuni è una pura questione di temun’esperienza totale. “Qui si vivono po, e quindi ben vengano le palestre di emozioni che sono tanto forti quanto roccia sempre aperte e vicine a casa. difficili da raccontare”. Hanspeter Eis- “Tanti invece non si azzardano ad andaendle peraltro non ci vede nulla di male re all’aperto perché hanno il bisogno di nel fatto che oggigiorno la grande massa sentirsi sicuri”, dice Mair. Oggi tutto preferisca scalare una parete sintetica deve essere prevedibile. In tanti sportivi piuttosto che una torre dolomitica: “è però si nasconde un enorme potenziale normale che ai piedi di una montagna ci tecnico che “sarebbe un vero peccato sia più posto che in cima”. lasciar perdere”, ed è anche per questo che l’AVS cerca di appassionare alle scalate soprattutto gli arrampicatori sporArrampicata sportiva, è boom tivi giovani. La conferma alle parole di Eisendle arriva da Thomas Mair, presidente del grup- Camminare è di moda po di alta quota del Südtiroler Alpenverein (AVS): “Da diversi anni ormai consta- “Se parliamo di trend legati alla montagtiamo crescite consistenti nel settore na – prosegue Mair – non possiamo fare dell’arrampicata sportiva”, tanto che i a meno di citare le camminate. I nostri corsi per bambini e ragazzi registrano corsi per guide escursionistiche sono
I L M I T O D E L L A P R E S TA Z I O N E L A M O N TA G N A E L A P S I C H E Per alcuni emanano un fascino irresistibile, altri le vivono come qualcosa di incombente, quasi una minaccia. È innegabile che le montagne scatenano le sensazioni più diverse. “Stiamo parlando di reazioni estremamente soggettive”, esordisce Andreas Conca, primario del servizio di psichiatria di Bolzano. “Più semplicemente siamo di fronte a persone coraggiose e ad altre più paurose. Questo lo si nota dal rapporto con le montagne, ma anche e soprattutto nel modo in cui si affronta la vita quotidiana. O si ha il coraggio di scalare la vetta per vedere cosa c’è dall’altra parte, o non lo si ha”. A questo proposito Conca ricorda gli sviluppi del 19° secolo, quando la medicina scoprì gli effetti benefici della montagna. Nei sanatori che all’epoca si trovavano nelle Alpi si curavano non solo la tubercolosi, ma anche le dilaganti malattie nervose. “Le montagne sono un simbolo importante nell’interpretazione dei sogni”, spiega lo psichiatra bolzanino Rudolf Schöpf. E per decifrarlo è importante stabilire la posizione del sognatore rispetto alla vetta. “Se il dormiente sogna di scalare una montagna facendo una fatica enorme, è probabile che anche nelle vita reale si trovi di fronte ad una grande sfida”. Invece chi sogna di
sempre pieni, e anche i giovanissimi hanno riscoperto le camminate perché le trovano divertenti, salutari e praticamente non costano nulla”. Un successo simile lo sta riscuotendo lo scialpinismo, almeno a giudicare “dalla grande massa di persone che lo praticano”. A “puristi” come Eisendle e Mair non interessano invece gli altri sport di tendenza made in Usa che puntualmente fanno furore in Europa: “Slackline e Basejump – dice senza mezzi termini Hanspeter Eisendle – non c’entrano nulla con la montagna. Qui le montagne sono solo uno scenario, perché logicamente è molto più spettacolare fare equilibrismi tra due vette che tra due palazzi. Ad ogni modo rimango sempre affascinato nel vedere cosa riescono a inventarsi le nuove generazioni”. (mdp)
essere in cima è soddisfatto di sé anche nella vita quotidiana. A questo si aggiunga che spesso chi è depresso cita la montagna per descrivere il proprio stato d’animo: “Questi pazienti si sentono come davanti ad una vetta che non riescono a conquistare”, afferma Schöpf. “Oggigiorno sono sempre di più le persone che quando vanno in montagna guardano solo il cronometro e il cardiofrequenzimetro”, afferma l’ex campionessa di atletica leggera Monika Niederstätter, oggi psicologa dello sport. “Sono persone che spesso e volentieri amano il rischio e non vivono neanche più l’emozione della montagna. Lo scialpinismo e l’arrampicata diventano allora quasi una dipendenza”. Una tendenza che dovrebbe far riflettere. “I classici motivi per cui si va a fare attività fisica in montagna – aggiunge la Niederstätter – sono la salute e la socializzazione. A questi ora se ne è aggiunto un terzo: la pressione da prestazione”. Questa pressione sta assumendo un ruolo sempre più importante e non riguarda solo l’attività lavorativa ma anche il tempo libero. E spesso succede che tanto meno “rischioso” è il lavoro, tanto più grande sarà la voglia di adrenalina dopo una giornata in ufficio. Allora si va in cerca del pericolo e si mettono alla prova i propri limiti. “Però la convinzione che oggi per valere bisogna assolutamente avere delle prestazioni –
SPORT DI TENDENZA Slackline Le trovate praticamente ovunque: davanti ai rifugi alpini, nei camp per ragazzi, nei parchi, in montagna. Sono le slackline, le variopinte fettucce elastiche sulle quali camminare come un equilibrista. Ideali come allenamento per scalatori, arrampicatori, biker, sciatori e surfisti e ovviamente anche per il piacere di farcela... Decisamente spettacolare, nell’autunno 2o11, la traversata ad alta quota sulle Tre Cime effettuata dall’austriaco Reinhard Kleindl e dall’altoatesino Armin Holzer. Bouldern La parola inglese “Boulder” significa roccia. Per “bouldering” si intende l’arrampicata senza corda su pareti, sia naturali che artificiali, di altezza ridotta. Questa disciplina sta facendo presa soprattutto sui più giovani e conta su un’attività indipendente. Ogni anno, in occasione dell’International Mountain Summit (IMS) di Bressanone, l’AVS organizza un seguitissimo Boulder Festival. Basejumping A prima vista sembrano scoiattoli volanti che si allenano per i tuffi dalla piattaforma. Invece sono i base jumper, che amano buttarsi nel vuoto a testa in giù da grattacieli e strapiombi indossando la “Wingsuit”, una sorta di tuta alare. Basejumping significa buttarsi con il paracadute da una postazione fissa. Il record mondiale appartiene allo sportivo estremo statunitense Dean Potter, atterrato dopo 2 minuti e 59 secondi di volo.
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COPERT I N A : MO N TA G N A & A L P I N I S MO | Ritratti
Stregati dalle montagne In Alto Adige è sempre più frequente trovare persone forestiere che sono rimaste tanto affascinate dalle nostre montagne da decidere di vivere qui. Ecco le loro storie.
ANDREA HARTLEB S T I L I S TA D I M O D A
S I LV I A S I M O N I | I N G E G N E R E La montagna e Silvia Simoni (34 anni), un binomio indissolubile sia nella vita lavorativa che in quella privata. “Sono cresciuta a Bologna e già da piccola facevo parte din un gruppo di scout. Andavamo sull’Appennino, ma a me non bastava”. Ecco allora che ai tempi del liceo risalgono le prime escursioni impegnative. La passione per la montagna ha condizionato anche la scelta della facoltà universitaria. “Ho studiato Ingegneria, indirizzo ambiente e territorio. Grazie agli studi, finalmente ero anche in grado di spiegare quello che vedevo durante le scalate”. Il dottorato di ricerca spinge poi Silvia a trasferirsi da Bologna a Trento, quindi ancora più vicina alle montagne. Dopo una parentesi lavorativa a Losanna, nel 2007 Silvia fonda a Bolzano la Mountain-eering srl. L’attività della società spazia dall’elaborazione di carte del pericolo ad analisi idrologiche con il modello GEOtop, con l’obbiettivo di riconoscere e di pianificare la messa in sicurezza delle zone a rischio di dissesto idrogeologico“. Purtroppo mi rimane ben poco tempo per scalare. Però cerco di andare regolarmente in montagna, che per me rappresenta l’unico modo per fare il pieno di energie”. 2 0 M | L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2
“Io ho cercato apposta un lavoro in mezzo alle montagne”, confessa la 28enne Andrea Hartleb, designer di moda originaria della Stiria. Dopo l’università a Monaco, la giovane stilista austriaca trascorre due anni a Vienna, dove il lavoro le impedisce di andare con regolarità in MTB e arrampicare. E non solo: “Mi mancava anche la solita chiacchierata del lunedì mattina sullo skitour che avevamo fatto nel fine settimana”. Normale quindi che, quando si è presentata l’occasione di andare alla Salewa di Bolzano, Andrea non se la sia fatta sfuggire. “Grazie ai miei interessi nel tempo libero, dopo l’università ho cominciato a farmi strada nel settore dell’outdoor. L’offerta lavorativa di Salewa era molto interessante e l’ho preferita ad un’altra che mi era capitata nello stesso periodo. Ma non in un posto di montagna”. Nel frattempo la stilista si è integrata nella vita altoatesina. “Faccio parte di una comitiva di ragazze locali che mi hanno accolta molto bene e ogni due settimane facciamo scialpinismo con una guida”. E quando la neve si scioglie, inforca la mountain bike o indossa gli scarponi da montagna. “Non c’è che dire: l’Alto Adige è il posto giusto per coniugare lavoro e passione per la montagna”.
REINER GERSTNER | BRAND & MARKETING DIRECTOR Quando parla dell’Alto Adige, a Reiner Gerstner può persino capitare di definirlo “la mia patria”. Il 51enne economista aziendale bavarese, infatti, qui si trova non solo bene, ma proprio a casa sua. “Per tanti anni ho lavorato ad Aschheim, vicino Monaco, come responsabile di sviluppo del marchio Dynafit della Salewa”, racconta Gerstner. “Quando nel 2008 mi è stata prospettata la possibilità di trasferirmi nella sede centrale della Salewa a Bolzano, ho accettato subito: da sempre ho voluto vivere vicino alle montagne”. Oggi lo scialpinista, scalatore e motociclista, in qualità di Group Brand & Marketing Director, è responsabile della gestione e dello sviluppo di tutti i marchi del gruppo Salewa. Quando gli si chiede come fa a conciliare l’amore per la natura con la passione per i motori, risponde: “Io faccio parte della schiera dei motociclisti della domenica”. Rainer Gerstner vive a Merano, la sua famiglia è invece rimasta in Germania. “Mia figlia va ancora al liceo. Quando avrà finito gli studi, lei e mia moglie mi raggiungeranno”.
JÖRG HOLZAPFEL | CONSULENTE WEB Nel 2004 Jörg Holzapfel si trovò di fronte ad un grande dilemma. Il consulente web (46 anni) di Francoforte doveva scegliere tra due offerte professionali, ma non ebbe dubbi: “Tra Amburgo e Bolzano, ho preferito le montagne”. Una scelta di cui l’appassionato scialpinista e ciclista non si è mai pentito, né dal punto di vista privato né da quello lavorativo. Anzi, “a Bolzano ho la possibilità di coniugare hobby e lavoro”. Dalla sua creatività sono nati, tra gli altri, il sito per scialpinisti www.hotknott.com ed il portale per ciclisti da corsa www.rennradler.it. “Andare in montagna mi ha anche permesso di conoscere tantissime persone, tra cui produttori di attrezzature e guide alpine che nel frattempo sono diventati miei clienti”. L’amore per la montagna in Jörg Holzapfel però non è sbocciato in Alto Adige ma in Svizzera, dove tra l’altro durante uno skitour conobbe la sua futura moglie. A Bolzano invece è esplosa la sua passione per la bici da corsa, che l’ha portato a pubblicare due anni fa una guida ciclistica per l’Alto Adige ed un’altra dedicata al Trentino sta per vedere la luce.
D A N I E L & J A N I N E PAT I T U C C I FOTOGRAFI Galeotta fu la bici. In effetti, se cinque anni fa Daniel “Dan” Patitucci (43 anni) è volato dalla California in Alto Adige, la “colpa” è della Maratona dles Dolomites. Il fotografo di sport, viaggi e montagna era già stato più volte, per motivi di lavoro, nelle Dolomiti. Ma la partecipazione alla spettacolare gara ciclistica, ed i mesi successivi trascorsi in Alto Adige come turista, gli hanno fatto venire la voglia di trascorrere più tempo in mezzo alle montagne. “E allora io e mia moglie Janine, una svizzera che ho conosciuto alla scuola di fotografia della California, abbiamo preso in affitto una casa a Brunico”. Le Dolomiti rappresentano uno sfondo ideale per la professione della coppia Patitucci. “Tra il lavoro e il tempo libero, alla fine passiamo in montagna più di 300 giorni l’anno. Facciamo scialpinismo e tour in MTB, corse campestri e camminate. E siamo così affascinati dalle Dolomiti che abbiamo creato un sito in lingua inglese (www.dolomitesport.com) per gli amanti degli sport alpini. Per noi questo è un motivo in più per andare alla ricerca di storie e di foto da mettere sul web”. Alcune di queste, peraltro, sono già state riprese da riviste specializzate di USA, Olanda, Germania e Svizzera.
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Prodotti eccellenti e idee utilissime per andare in montagna
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SICURI IN CORDATA Il set da ferrata intelligente
L’ammortizzatore di sicurezza “Cable Vario” è il primo set da ferrata al mondo in grado di adattare la frenata al peso di chi lo usa, in maniera analoga all’impostazione Z-Value di un attacco da sci. I vantaggi sono evidenti: il set è idoneo per qualsiasi tipologia di utilizzatore e può essere calibrato sul proprio peso corporeo. Ciò fa sì che anche i bambini – o comunque chi pesa poco – possano contare su uno spazio di frenata molto più lungo, ed anche la forza dell’impatto sarà limitata allo stretto necessario. Questo consente di evitare gravi conseguenze in caso di mancato funzionamento dell’ammortizzatore. Cable Vario è utilizzabile a partire da un peso di 30 kg. Con questa novità lo specialista della montagna Edelrid ha rivoluzionato il mercato dei set da ferrata, tanto da conquistare l’ISPO Award nella categoria Hardware ed essere anche uno dei 4 Overall Winner. Morale: Un grande passo avanti nella sicurezza in montagna di bambini e adulti.
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CATTURA & CONDIVIDI Occhiali da sci multifunzione
Questi occhiali multifunzione da sci e snowboard sono capaci praticamente di tutto. Il piccolo monitor integrato dà allo sciatore l’impressione di avere davanti a sè, su uno schermo a due metri di distanza, un display che gli indica in tempo reale la velocità di discesa, la temperatura esterna, l’altitudine e l’ora. Gli occhiali sono dotati anche di un ricevitore GPS e di sensori di accelerazione, temperatura e pressione atmosferica. Ma non finisce qui: gli occhiali possono essere inseriti in qualsiasi porta USB per osservare sulla cartina il tragitto percorso, con la possibilità di evidenziare i tratti più impegnativi o interessanti e mandarli agli amici tramite Facebook, Twitter & Co. Infine, tramite bluetooth si può anche sciare ascoltando musica da mp3 e smartphone. Morale: Questi occhiali da sole sono dei veri e propri computer.
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FUNCTION, FASHION, FEMININ Una giacca per tutte le occasioni
Stile e funzionalità in un unico capo: la giacca 3F, completamente riciclabile e prodotta rispettando l’ambiente, ha convinto la giuria dell’ISPO 2012 ad assegnarle il primo premio nella categoria “Outdoor Style”. Questa giacca da outdoor per donne è frutto di un sistema high tech intelligente, femminile e gradevole esteticamente, ovvero la perfetta combinazione di fashion e function. La giacca 3F è traspirante, termoregolante, impermeabile e antivento. Il prodotto ha anche una spiccata anima ecologica: la membrana Sympatex infatti è riciclabile al 100%, certificata bluesign® e si fregia inoltre del certificato “Öko-Tex-Standard-100”. Questo capo molto femminile, dal taglio aderente, porta la firma della giovane stilista Sandra Dörfel. La giacca 3F punta a diventare un must per donne sportive che vogliono vestire alla moda. Morale: La giacca ideale per la donna che rispetta l’ambiente ed al tempo stesso ricerca funzionalità e design.
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IL RIFUGIO MOBILE
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L’alta tecnologia in montagna
A 40 anni di distanza dall’ultima ristrutturazione del rifugio “Gervasutti” sul Monte Bianco, il Club Alpino Italiano di Torino ha realizzato un nuovo campo base per alpinisti che rappresenta una moderna sintesi di comfort, sicurezza e rispetto per l’ambiente secondo i criteri stabiliti dal progetto “Leap” (Living Ecological Alpine Pod). La baita futuristica a forma tubolare è una struttura modulare suddivisa in 4 ambienti: ingresso, zona cucina e due stanze da letto con 12 letti. La chicca: il rifugio è mobile. Grazie alle tecnologie più moderne mutuate dalla nautica e dall’aeronautica è stato realizzato un prodotto capace non solo di resistere alle estreme condizioni climatiche in cui si trova, ma anche di essere assolutamente ecologico. L’energia necessaria infatti è garantita da moduli fotovoltaici e accumulatori di ultima generazione, mentre il ricambio d’aria è affidato ad un sistema di sensori. Morale: Anche a grandi altitudini è possibile abitare in maniera flessibile.
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LA SCIENZA VA IN MONTAGNA Ricerca ad alta quota sulla Zugspitze
La stazione di ricerca ambientale Schneefernerhaus, sulla cima Zugspitze, è la postazione scientifica più alta della Germania. La trasformazione di quello che una volta era l’albergo tedesco più alto non avrebbe potuto essere più radicale: la decisione di chiudere l’hotel dopo 62 anni di vita e di riconvertirlo, nel 1993, in una stazione di ricerca è da ricondurre alla grande problematica del riscaldamento globale e dei suoi effetti sull’uomo e sulla natura. La stazione di ricerca d’alta quota è nata quindi con l’intento di apportare preziosi contributi scientifici per una strategia efficace di tutela del clima. Oggi la Schneefernerhaus rappresenta a livello mondiale una piattaforma eccezionale, grazie al continuo monitoraggio delle proprietà fisico-chimiche dell’atmosfera e all’analisi dei processi atmosferici e climatici. I dati raccolti servono a definire la situazione attuale ed il futuro sviluppo del clima a livello mondiale. Morale: La montagna è anche un ogetto di ricerca scientifica. (gzp)
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COPERT I N A : MO N TA G N A & A L P I N I S MO | Film
Negli anni ’20 i film con Luis Trenker nel ruolo di protagonista hanno segnato l’inizio di una nuova e drammatica epoca della cinematografia della montagna
Montagna, emozioni sul grande schermo. Alfred
Hitchcock, Luchino Visconti, Mario Monicelli, Roman Polanski: sono solo alcuni dei grandi registi che hanno scelto le montagne dell’Alto Adige come sfondo per le loro pellicole. "THE MOUNTAIN EAGLE", l’aquila della montagna: si intitolava così, la seconda pellicola del grande registra inglese Alfred Hitchcock. Si trattava di un film muto girato nel 1926 sul Passo Rombo, del quale Hitchcock non andò mai particolarmente fiero e che, tranne una mezza dozzina di foto di scena, è andato praticamente disperso. 40 anni dopo Hitchcock arriva in Alto Adige Luchino Visconti, che sull’Alpe di Siusi gira alcune scene della sua grandiosa versione cinematografica del dramma di Thomas Mann “Morte a Venezia”. Sempre sull’Alpe di Siusi è stata girata l’indimenticabile discesa notturna, a bordo di una slitta trainata da cavalli, di Roman Polanski nel film horror-ironico “Per favore, non mordermi sul collo!” del 1967. L’elenco potrebbe andare avanti all’infinito, anche perché l’Alto Adige, per i cineasti, è sempre stato in-
teressante. Lo dimostrano le tante troupes internazionali che, foss’anche per girare spezzoni di pellicola, sono arrivate qui: ricordiamo “Il Decamerone” di Pier Paolo Pasolini, “Il male oscuro” di Mario Monicelli oppure “La più bella serata della mia vita” di Ettore Scola, ma anche film di cassetta come “Cliffhanger – L’ultima sfida” di Renny Harlin con Silvester Stallone.
Una montagna di differenze Quando l’Alto Adige si trasforma in set cinematografico, di solito la montagna ha un ruolo da protagonista. Ma per capire bene cosa si intende per “film di montagna” sentiamo Ferruccio Cumer, cofondatore della scuola di documentario, televisione e nuovi media Zelig di Bolzano e presidente dell’omonima cooperativa: “Questa definizione si applicò inizial-
T R E N T O E I L S U O G R A N D E F E S T I VA L D E L L A M O N TA G N A The International Alliance for Mountain Film (IAMF) è un network mondiale di 21 rassegne cinematografiche, tra cui spiccano il Banff Mountain Film Festival di Banff (Canada) ed il Trento Film Festival; la rassegna trentina tra l’altro è la più antica e la più consolidata con le sue 60 edizioni all’attivo. In Germania dal 2003 viene organizzato il Bergfilmfestival Tegernsee; in Austria meritano una citazione il Berg- und Abenteuerfilmfestival Graz ed il festival Abenteuer Berg – Abenteuer Film di Salisburgo. “Non è sempre facile – spiega Heidi Gronauer, per tanti anni direttrice della scuola di cinema Zelig e membro della giuria di Trento – decidere quali film ammettere alla rassegna e quali invece no. È sufficiente che le montagne siano protagoniste? Oppure le pellicole devono avere anche un valore cinematografico? A Trento da alcuni anni è stato dato un valore decisivo a quest’ultimo aspetto”.
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mente ai film che raccontavano la dura vita di montagna e le prime avventure alpinistiche”. L’iniziatore di questo genere filmico viene considerato il regista tedesco Arnold Fanck. Per le riprese del suo film “Der Berg des Schicksals” (La montagna del destino) girato alla metà degli anni Venti, Fanck ingaggiò un giovane gardenese, dapprima come guida alpina e poi come attore. Si trattava di Luis Trenker, che ben presto – grazie a pellicole come “Der verlorene Sohn” (Il figliuol prodigo) e “Der Berg ruft” (uscito in Italia con il titolo “La grande conquista”) – sarebbe presto diventato il più famoso esponente di questo nuovo filone filmico. Assieme alla regista tedesca Leni Riefenstahl (“Das blaue Licht”, “La bella maledetta” nella versione italiana), Fanck e Trenker furono per quasi due decenni i protagonisti assoluti del genere. Oggi la filmografia di montagna comprende documentari e cronache di spedizioni, film d’azione hollywoodiani come appunto “Cliffhanger” e pellicole in cui le montagne non sono protagoniste ma solo lo splendido fondale per una trama che potrebbe benissimo essere ambientata altrove. “Questo comunque non esclude – precisa Cumer – un ritorno d’immagine per la location”. Come dimostra il grande successo di share riscosso l’anno scorso dalla serie televisiva “Un passo dal cielo” con Terence Hill, supportata dalla BLS. (mdp)
COPERTINA: MONTAGNA & ALPINISMO | L’opinione
Montagna la; è un rilievo morfologico che si eleva sopra il territorio circostante ed è solitamente più alto e più ripido di una collina. Di norma una montagna è caratterizzata da una certa indipendenza, intesa come sufficiente distanza da altre montagne, e da una altitudine media superiore a quella di un valico. Il contrario di montagna è valle.
Una montagna di pregiudizi Florian Kronbichler spiega come le montagne siano viste in maniera completamente diversa da chi ci vive e da chi invece ci va solo per divertirsi. Viaggio tra pastori, turisti, contadine di montagna ed un clamoroso errore di valutazione del turismo invernale.
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a montagna e io? Un susseguirsi di incomprensioni! Probabilmente perché non si capisce quando si è troppo vicini e di conseguenza non si mantengono le giuste distanze. Durante la mia infanzia sono stato un pastorello, e perfino bravo, nel senso che i malgari di allora – un branco di litigiosi – eccezionalmente di me parlavano tutti bene. E però: io amavo le malghe? Talvolta mi chiedo come ho fatto a sopravvivere. Non capivo i turisti, che già all’epoca arrivavano a frotte e scalavano le cime più alte. Ma cos’è che cercavano lassù, dove non c’entravano proprio nulla? Questa era almeno l’opinione di noi malgari. Nessuno dei miei colleghi di allora era mai salito su una di quelle vette che per i turisti erano così irresistibili. Quella non era roba per noi. L’alpinismo – l’avrei scoperto dopo – è una cosa per quelli di città. Ad ogni modo, le cose che allora mi irritavano dei turisti, oggi mi fanno sorridere. L’estate scorsa, mentre scendevo da una malga in fondo alla Valle Aurina, ho incontrato un gruppo di escursionisti ferragostani. “Quanto manca al confine?”, mi fanno. Io guardo verso l’alto, da dove ero sceso, rifletto un po’ e poi dico: “Un’ora e mezza”. Avreste dovuto vedere la delusione stampata sulla faccia di questi turisti italiani, che evidentemente pensavano di essere molto più vicini alla meta. Poi uno di loro prende coraggio e, aggrappandosi all’ultima ancora di salvezza, mi dice: “Ma noi intendiamo: fino al piede del confine”. Che grandiosa, ingenua e sussiegosa concezione della montagna come confine! Ma forse anch’io sono ormai diventato un uomo di città. Tempo fa mi trovavo nei pressi di Prato Stelvio, in Val Venosta, quando vedo un’anziana signora che fa autostop assieme al nipotino. Oggi nessuno chiede più un passaggio, e ovviamente mi fermo e li carico. Dobbiamo arrivare fino all’incrocio con Sluderno, mi informa la donna. Mentre viaggiamo scopro
che abitano in un maso di alta montagna, sopra Montechiaro, e allora mi offro di accompagnarli fin lassù.“Che Dio la benedica”, mi dice più volte, e salendo incominciamo a parlare di questo e di quello. Man mano che andiamo su, con l’Ortles che si para davanti con tutto il suo splendore, vado sempre più in estasi. “Ma qui è bellissimo!”, dico. Non l’avessi mai fatto: “Ah, bello è bello. Ma sa quanto lavoro!” In quel momento mi sono vergognato: avevo parlato come un turista. Mi chiudo in un silenzio imbarazzato. Dopo un po’ la vecchietta mi chiede da dove vengo. Da Bolzano, dico. A questa risposta lei rimane di stucco e poi mi dice, quasi scusandosi: “Certo, quassù si sgobba duramente, ma... ma se penso che lei deve vivere laggiù!” E poi, giusto per chiarire: “Con quel caldo” e “in mezzo a tutta quella gente!” In quel momento capii che quella donna non si sarebbe mai più lamentata della sua condizione di contadina di montagna: aveva conosciuto uno di quelli “che devono vivere laggiù”. E ora viceversa: mio padre era un contadino di Riscone e, lo dicono tutti, per nulla stupido. Una volta – sarà stato 50 anni fa – salì al nostro maso il dottor Ernst Lüfter. Oltre a essere dentista a Brunico, era il grande promotore della funivia sul Plan de Corones e per questo se ne andava in giro chiedendo a commercianti e contadini di sottoscrivere azioni. Con mio padre però fu il dentista a rimetterci i denti, perché non riuscì a convincerlo che Plan de Corones avrebbe potuto diventare una località turistica invernale. “In estate, sono d’accordo con te, lassù è bello, un po’ di gente ci andrà. Ma d’inverno? Mai. Fa troppo freddo!”. Fu così che il pioniere della funivia perse il suo tempo, mio padre rimase contadino e io, ahimè, rimasi senza azioni della Kronplatz spa. Florian Kronbichler, 60 anni, è giornalista free lance a Bolzano. I suoi editoriali e commenti vengono pubblicati su giornali in lingua tedesca e italiana. L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 2 5
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Lavorare nella terra delle vacanze L’Alto Adige ha sempre più necessità di forza lavoro qualificata. E poiché in provincia non è possibile coprire il fabbisogno, entra in gioco la BLS. Anche perché i motivi per venire qui non mancano.
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iki Rochelt, tedesca di Colonia, pedala per le strade di Bolzano. Va quasi sempre in bici, quando dalla sua abitazione di Gries deve raggiungere il “Carambolage” in centro, ed è contenta di non dover fare molta strada. Il teatro bolzanino è per così dire uno dei suoi posti di lavoro altoatesini, in quanto la 47enne Kiki è attrice e regista. Più di 10 anni fa si è trasferita dalla Germania in Alto Adige assieme al marito Gerd Weigel, originario di Karlsruhe ed a sua volta attore e regista. Perché proprio qui? “Eravamo stati ingaggiati per un lavoro, poi il meraviglioso paesaggio e il clima ci hanno così colpito che abbiamo deciso di provare a vivere a Bolzano”. Per Kiki Rochelt questi due fattori sono ancora oggi i vantaggi più grandi di chi vive e lavora in Alto Adige, “perché riescono a dare grande valore al tempo libero”. Lavorare dove gli altri passano le vacanze: tutto qui? Certo che no. Kiki Rochelt individua un fattore positivo an2 6 M | L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2
che nella grande forza economica dell’Alto Adige, che “rispetto ad altre realtà può stanziare più facilmente finanziamenti per progetti culturali”, un fattore che per un’attrice è ovviamente di grande importanza. Qualche cruccio invece glielo crea la mentalità degli altoatesini. Di carattere aperto e amante del contatto, l’artista germanica si scontra con la “limitata apertura e tolleranza” degli indigeni: “Inizialmente ci siamo sentiti accolti a braccia aperte da tutti. Man mano però ci siamo accorti che ci sarebbe voluto tantissimo tempo per stringere delle vere amicizie profonde”. Ad ogni modo il bilancio della coppia tedesca è tutto sommato positivo, tanto che ancora oggi consiglierebbero ai loro amici germanici di venire a lavorare e vivere in Alto Adige.
Ideale per le famiglie Per il pugliese Cataldo Losito invece la scelta, presa alcuni anni fa, di venire a
vivere a Bolzano con la famiglia è strettamente legata ad un’offerta di lavoro. L’ingegnere elettrotecnico è infatti responsabile della Operation and Maintenance wind division presso la Fri-el Green Power. Abbandonare Taranto, dove Losito aveva già un lavoro, non gli ha pesato per nulla: “Abbiamo subito trovato casa e non abbiamo neanche avuto problemi a conoscere gente. I nostri figli vanno a scuola e si sono ben presto fatti le loro amicizie”. Dell’Alto Adige Cataldo ama soprattutto il paesaggio, ma anche l’alto livello dei servizi e del lavoro. Bolzano inoltre dispone di ottime infrastrutture per le famiglie: “La città è piccola e ben organizzata, trovo che sia ideale per le famiglie”. L’unico ostacolo per l’ingegnere pugliese è il tedesco, “ma solo per me e mia moglie, perché i nostri figli lo stanno già imparando a scuola”. La conferma che ci siano un bel po’ di buoni motivi per trasferirsi in Alto Adige arriva anche dalle statistiche, che
anno dopo anno riconoscono alla nostra provincia un’ottima qualità di vita.
Un’alta qualità di vita L’ultima ricerca dell’autorevole quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”, ad esempio, assegna alla provincia di Bolzano il secondo posto alle spalle di Bologna. L’Alto Adige eccelle soprattutto nei settori “economia e lavoro” e “sicurezza” e spicca anche nella categoria “servizi, ambiente e salute”. Risultati simili arrivano dalla classifica elaborata dall’Università “La Sapienza” di Roma per il quotidiano ItaliaOggi sulla qualità della vita: anche in questo caso l’Alto Adige occupa la piazza d’onore, stavolta alle spalle di Trento. E, particolare interessante per chi volesse lavorare in provincia, nella categoria “business e lavoro” l’Alto Adige occupa il primo posto. L’ottimo piazzamento finale è dovuto all’ambiente intatto, al basso tasso di criminalità, al funzionamento dei servizi bancari ed all’efficace sistema scolastico.
Cercasi personale qualificato L’Alto Adige può vantare parecchi settori appetibili per chi intenda farne il proprio posto di lavoro, almeno secondo la Business Location Alto Adige (BLS). L’agenzia provinciale di insediamento si attiva per (ri)portare personale qualifica-
to e specializzato in Alto Adige ma anche per impedire che i cervelli locali se ne vadano dopo gli studi. Ma come? Misure di assunzione in presenza di piena occupazione e per di più in tempi di crisi? Ciò che a prima vista sembra illogico ha però la sua ragion d’essere: “In Alto Adige – spiega Ulrich Stofner, direttore della BLS – abbiamo tante aziende che lavorano ad altissimi livelli, siano esse player mondiali o operatori di nicchia. E tutte hanno bisogno di forza lavoro qualificata. A questo bisogna aggiungere la crescente richiesta di personale specializzato in ambiti scientifici e di ricerca come la Libera Università di Bolzano, l’Accademia Europea di Ricerca, il centro sperimentale di Laimburg oppure il futuro Parco tecnologico di Bolzano. È difficile coprire tutto questo fabbisogno ricorrendo solo al mercato locale, cosicché le imprese fanno sempre più fatica a trovare collaboratori adatti. Ecco perché la BLS deve pubblicizzare e rendere appetibile l’Alto Adige come sede lavorativa anche al di fuori dei confini provinciali, tentando al contempo di riportare a casa i cervelli altoatesini che lavorano all’estero”.
Vivere & lavorare in Alto Adige A tutto questo, prosegue Stofner, bisogna aggiungere che la presenza di personale altamente qualificato è un requisito fondamentale per una location econo-
mica. In veste di agenzia provinciale per l’insediamento, la BLS ha il compito di contribuire attivamente alla creazione di un polo economico e lavorativo che sia quanto più possibile interessante per l’economia. “Nel momento in cui le aziende necessitano di personale altamente qualificato, noi intendiamo dare il nostro contributo facendo incontrare domanda e offerta”. Un primo passo in questa direzione è rappresentato dal portale on line “Vivere & lavorare in Alto Adige”, creato dalla BLS sul proprio sito web (ww.bls.info) grazie alla collaborazione con la Ripartizione Diritto allo studio, Università e Ricerca scientifica della Provincia. Il sito fornisce ampie informazioni sull’argomento: si va dal “perché scegliere l’Alto Adige?” al permesso di soggiorno ed all’assicurazione sanitaria, passando per il sostegno alle famiglie ed il sistema formativo. Ma la BLS non vuole limitarsi a mettere in rete informazioni. Attraverso varie ed ulteriori iniziative l’agenzia provinciale cercherà in maniera ancora più intensa di reclutare talenti nazionali ed esteri per le aziende altoatesine. Ulrich Stofner crede molto in questa molteplicità di sforzi: “Le imprese dell’Alto Adige devono poter coprire i loro organici più qualificati. Ed uno spazio vitale ed economico non può che trarre vantaggi da idee fresche e creatività provenienti (bk) dall’esterno”.
Grazie alla sua elevata qualità di vita, l’Alto Adige è un posto di lavoro appetibile per uno straniero L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 2 7
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Alpitecture, il mondo in rete L’architettura alpina è un tema sempre più attuale in Alto Adige. La piattaforma alpitecture si occupa del trasferimento a livello internazionale delle conoscenze relative ad Alpi, tecnologia e architettura, coinvolgendo le aziende altoatesine. 1
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’Alto Adige piace. Specie in primavera, quando il sole batte più forte che nelle regioni del Nord e i meli si preparano a sfoggiare la fioritura. L’Alto Adige piace anche per la sua architettura moderna, basata su tecnologie avanzate, ridotti consumi energetici, materiali innovativi e rispetto dell’ambiente. Dal 22 al 25 marzo scorsi un nugolo di architetti attivi in campo internazionale si è incontrato in occasione della quarta edizione di alpitecture, la piattaforma per il trasferimento di conoscenze. I 200 partecipanti hanno iniziato la loro esperienza visitando la mostra “Architetture recenti in Alto Adige 2006– 2012” allestita presso MeranoArte. L’esposizione ha consentito loro di farsi un’idea della cultura architettonica di una regione in cui appena il 6% del terri2 8 M | L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2
torio è edificabile, confrontandosi così subito con la complessa tematica dell’architettura nelle zone alpine. Alpitecture è nata per far diventare l’Alto Adige un punto d’incontro fisso per architetti e aziende di respiro internazionale. Sfruttando in maniera congiunta il loro potenziale creativo, ecco che professionisti, imprenditori e committenti riescono a generare nuovi metodi di produzione e nuovi prodotti. Una parte consistente del programma di alpitecture è dedicato alla visita di aziende partner e dei relativi oggetti architettonici, cosicché nell’arco di 4 giornate i partecipanti hanno l’opportunità di farsi un quadro definito del territorio e del suo linguaggio architettonico. Un altro appuntamento di rilievo è stato il workshop di idee sulla presentazione dell’Alto Adige all’Expo Milano 2015, durante il quale sono stati tra-
smessi i punti di forza del territorio alla luce della sua tradizione consolidata. Per la prima volta inoltre è stato proposto un congresso di una giornata dal titolo “Progetti transfrontalieri di architettura alpina e non solo”, nel corso del quale 31 rinomati architetti hanno indicato quali sono i fattori necessari affinché l’architettura che va oltre i confini diventi un’opportunità favorevole per tutte le realtà coinvolte.
Workshop e scambi L’evento serale ospitato dal centro culturale Kimm di Merano ha visto la partecipazione di circa 200 persone, che non si sono fatte sfuggire l’occasione di confrontarsi con i colleghi delle vicine regioni alpine a margine delle relazioni enunciate da Kjetil T. Thorsen di Snøhetta e dal professor Tobias Wallis-
ser di LAVA. Tra un workshop e una relazione gli ospiti hanno poi avuto modo di conoscere le capacità prestazionali di alcune aziende eredi di lunghe tradizioni artigianali: la ditta Höller specializzata in arredamenti d’interni di qualità, gli esperti in facciate Frener & Reifer e lo specialista del legno Rubner hanno messo in vetrina le loro competenze, la costante ricerca della qualità e le loro referenze. “Sappiamo per esperienza che la cooperazione con esperti dello stesso settore può portare a dei successi per i quali, operando da soli, ci vorrebbero molti più anni. Questo scambio di opinioni, alle volte in discordanza con le nostre, ci permette di ricevere nuovi impulsi, allacciare contatti ed esibire le nostre consolidate capacità artigianali”, commenta Klaus Höller dell’omonima azienda.
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Alto Adige esporta architettura Alpitecture nasce anche con questa finalità di base: “È vero che l’esportazione di prestazioni professionali, come possono essere quelle degli architetti, non aumenta in maniera diretta la quota di esportazione, poiché è limitata all’esportazione di una prestazione. Però c’è sempre e comunque una generazione di valore aggiunto ed è anche possibile che avvenga un’esportazione di merci: secondo un calcolo approssimativo, ogni euro che un architetto guadagna all’estero genera un fatturato interno di 10 euro. A ciò si aggiunga che in Alto Adige operano alcune eccellenti realtà artigianali e industriali molto richieste all’estero, e gli architetti collaborano volentieri con aziende consolidate e affidabili”, sostiene il vicedirettore di EOS Markus Walder.
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Concorso di idee per Expo 2015
1 Proficue discussioni allargate 2 La funivia Merano 2000 3 Workshop in pieno svolgimento 4 Kjetil Thorsen dello studio di architetti Snøhetta di Oslo
Ma torniamo a Merano, dove il workshop di alpitecture ha invitato gli ospiti a fornire la loro visione delle cose dall’esterno. Quest’anno i partecipanti sono stati chiamati, nell’ambito di un concorso di idee svolto in una giornata, a confrontar-
si con il tema “L’architettura come comunicazione di forme e contenuti dell’Alto Adige” nell’ottica di una partecipazione all’Expo Milano 2015. Tre gruppi di architetti hanno lavorato in parallelo sul tema e le sue variazioni. Il primo nucleo di lavoro è partito dall’idea di un padiglione espositivo all’aperto, dividendosi poi in un due sottogruppi che sono peraltro giunti alla stessa conclusione: il tema dominante dello stand deve essere la mela. Anche il secondo gruppo di lavoro si è diviso in due team, incaricati di concepire un padiglione che si sviluppasse al massimo su due piani occupando una superficie ridotta, in grado di essere montato anche al chiuso. Entrambi i sottogruppi hanno immaginato una sequenza di spazi allestiti in maniera tale da stimolare emozionalmente il visitatore, una scenografia architettonica basata su paesaggio e gusto. Il terzo gruppo infine aveva il compito di elaborare un intervento che fosse in grado di mettere in scena l’Alto Adige senza occupare, anche in questo caso, molto spazio. Il risultato: agili elementi scenici pieghevoli che simboleggiano le peculiarità identificative del territorio come il carattere alpino, il paesaggio, l’edilizia urbana ma anche l’artigianato tradizionale, i prodotti tipici e l’influsso mediterraneo. Se tutti questi elementi saranno combinati al meglio, ecco che ad Expo 2015 sarà messa in scena una fedele quanto efficace riproduzione dell’Alto Adige.
Una valigia di impressioni Dopo aver visitato il forte di Fortezza, nella giornata di domenica gli ospiti sono ripartiti portando con sé una valigia piena di impressioni, alcune delle quali sono state postate su facebook.com/alpitecture. Lo scambio di esperienze si è rivelato fruttuoso ed appassionante per i partecipanti, anche perché “non ci sono altre opportunità di scambio, che invece sarebbero così importanti”, chiosa l’architetto Martin Mutschlechner dello Stadtlabor di Innsbruck. (cs) L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 2 9
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Il senso per l’ospitalità. Il Rifugio Fanes è il posto abitato permanente più alto dell’Alto Adige. Max e Petra Mutschlechner amano l’energia particolare che emanano le Dolomiti, il silenzio assoluto e un’esistenza consapevole. Testo: Barbara Platzer Foto: Max Lautenschläger
È UN MAGNIFICO anfiteatro di pietra e roccia, un palcoscenico per camosci, marmotte e aquile, un alpeggio a quota 2.000 metri avvolto in maniera quasi circolare dalle vette dolomitiche del Parco naturale Fanes-Sennes-Braies. Larici e pini cembri fanno da corollario a verdi prati costellati di rocce, mucchietti di neve resistono negli avvallamenti. In mezzo a questo scenario da fiaba svetta il Rifugio Fanes, il posto abitato permanente più alto dell’Alto Adige. Tuttavia, quando si entra nell’accogliente stube, può persino capitare di dimenticarsi in quale meraviglioso angolo di mondo ci si trovi. Per
prio la gestione del Rifugio Fanes. Poi tocca a Petra raccontare come 26 anni fa ha detto addio alla valle ed è salita fin lassù, da quel Max che conosceva fin dall’infanzia perché era il fratello della sua migliore amica. Max riprende la parola per parlare delle loro due figlie che sono cresciute al rifugio ma che ora non vivono più lassù. “Per mandarle a scuola dovevamo portarle ogni giorno giù a San Vigilio, in estate con la jeep e d’inverno con il gatto delle nevi. E quando c’era troppa neve erano costretta a stare a casa e marinare la scuola...”. Sorrisetto. Un altro goccio di vino? Sarà probabilmente l’immensità della
“Trovare personale non è facile. Ci sono persone che non ce la fanno proprio a stare quassù. Altre invece rimangono” “colpa” dei padroni di casa Petra e Max Mutschlechner. E dei loro volti. Lui è una persona più istintiva che razionale, baffi sale e pepe, occhi blu, “chiodo” da motociclista, 58 anni, faccia da furbetto. Lei, donna più razionale che istintiva, è bionda, occhi verdi, felpa blu, 46 primavere, sguardo di chi sa mettere in riga gli uomini. In buona sostanza: quando “il Max” appoggia sul tavolo in legno massiccio il pentolone con gli gnocchetti al formaggio e Petra stappa una bottiglia di rosso, l’ultima cosa da fare qui è avere fretta. Max allora vi racconterà cosa vuol dire crescere in un rifugio, vi dirà di quando una volta accoglievano gli ospiti dell’Hotel Posta di San Vigilio e di quando un giorno suo padre assunse in pro3 0 M | L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2
natura, a far sì che le persone che vivono al Rifugio Fanes tornino a sé stessi acquisendo la consapevolezza che nella vita non tutto è scontato. Come ad esempio calore, luce e acqua. Il gasolio da riscaldamento bisogna che qualcuno lo porti lassù, la corrente che arriva da San Vigilio è cosa abbastanza recente (e come dice Petra, “sarà forse meno romantico, ma è molto più sicuro”) e l’acqua proviene da una sorgente sotto la Neunerplatte. “Vivere quassù ti rende sicuramente più consapevole”, dice Petra mentre il vento le solleva il bavero della giacca. Ma il posto si fa perdonare tutte le durezze. “L’energia che c’è quassù è qualcosa di particolare, qualcosa che senti subito quando ci vieni per la prima volta”. Alle volte, quando dentro la baita i ritmi si
fanno frenetici, Petra esce e va per un po’ a meditare su una roccia. Qui il cellulare non prende, e non è il caso di chiedere se c’è una connessione Internet. “Non vogliamo guastare l’atmosfera del rifugio”, spiega Petra dalla terrazza. Le nuvole tra Cima Dieci e La Varella si addensano sulla malga. Comincia a piovigginare, tutto è silenzio. Petra sa bene che le persone si inerpicano fin qui proprio per questa assenza di progresso, e che non poter usare il cellulare è diventato un lusso. “Quando si arriva qui – spiega Petra – si percepisce subito questa calma della natura, la si sente dentro. La gente ha già abbastanza stress e rumore in città. E se qualche volta succede che la baita è strapiena, basta farsi una camminata di mezz’ora per non incontrare più anima viva”. Il Rifugio Fanes è un continuo viavai di viandanti e ciclisti. Normale, visto che davanti alla baita si incrociano due grandi direttrici molto frequentate: il sentiero Alta Via delle Dolomiti n. 1 e la Transalp, una traversata delle Alpi in mountain bike. Nel tardo pomeriggio cominciamo a scendere a valle, verso San Vigilio. Arrivati a quota 1.400 metri i cellulari tornano a farsi sentire, e a quel punto ti prende una voglia pazza di tornare indietro.
R I F U G I O FA N E S
39030 S. Vigilio di Marebbe Tel. 0474 501 097 info@rifugiofanes.com www.rifugiofanes.com
Petra e Max Mutschlechner, una grande passione per i rifugi
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Bagno, che passione I bagni a base di fieno, acqua minerale e pino mugo hanno un ruolo fondamentale nella storia delle cure termali e del wellness in Alto Adige.
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a tradizione dei bagni in Alto Adige vanta una lunga storia: già agli albori del Ventesimo secolo esistevano numerosi bagni di cura e contadini, che erano molto apprezzati dagli ospiti locali e forestieri. Col passare del tempo tuttavia questa tradizione e le conoscenze relative agli aspetti salutari di questi bagni sono finite nel dimenticatoio. Per riportare in auge questi trattamenti unici oltre che autentici, 12 aziende altoatesine attive nel settore dei bagni di fieno, acqua e pino mugo hanno deciso di consorziarsi. La rete di “Badlbetreiber” può contare sul supporto del cluster Alpine Wellbeing del TIS innovation park, che mette a disposizione un proprio centro di competenza dedicato alle conoscenze specialistiche relative a fieno, acque minerali e pino mugo. “Noi raccogliamo sia studi scientifici che documenti storici e poi li giriamo ai membri del consorzio”, spiega Manuela Irsara, manager del cluster. Le strutture aderenti alla rete sono quanto mai diverse tra di loro, e vanno dalla struttura agrituristica all’hotel a quattro stelle. Tutte però possono vantare una lunghissima esperienza e professionalità nel settore dei bagni tradizionali, ed in comune hanno anche gli obiettivi che si è posto il consorzio: far rivivere la tradizione e la cultura dei bagni, garantire una qualità trasparente e assoluta, presentarsi con il marchio comune “Bagni d’acqua & fieno Alto Adige”. Quest’ultimo obiettivo peraltro è già stato raggiunto, in quanto i “Badlbetreiber” hanno crea-
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to un loro logo ed un sito web, sul quale vengono fornite tutte le informazioni sui bagni e sui gestori.
Non è tutto fieno ciò che luccica I fieni non sono tutti uguali: a fare la differenza in termini di qualità ed efficacia sono le sostanze contenute nelle erbe presenti nel fieno, che a seconda della posizione possono essere anche molto diverse. Tutti i bagni del consorzio utilizzano esclusivamente fieno altoatesino di qualità, proveniente da alpeggi non trattati e con una elevata percentuale di erbe speciali. Diversi studi hanno appurato che i bagni di fieno, tra le altre cose, stimolano il metabolismo, distendono la muscolatura e possono avere effetti positivi sui disturbi del sonno o della digestione.
ospiti proponiamo cicli più brevi o anche mo e la digestione e possono altresì avesingoli bagni”, dice Daldoss, che poi ag- re un effetto disintossicante. giunge: “Breve o lungo che sia, il nostro “Da settembre dello scorso anno ofbagno è sempre a base di fieno di alta friamo trattamenti con l’acqua della noqualità, proveniente dai nostri alpeggi”. stra sorgente”, dice Nicol Alberti Nel bagno a base di pino mugo si ag- dell’Hotel Aqua Bad Cortina di San Vigigiunge all’acqua l’estratto di pino mugo, lio di Marebbe. “La nostra acqua contieoppure ci si sdraia direttamente su ra- ne zolfo, che fa molto bene alla pelle”. Il metti di pino mugo riscaldati. L’olio bagno di zolfo non si riduce comunque essenziale di mugo è usato da secoli nel- a mettere l’acqua minerale nella vasca, la medicina popolare e può avere effetti in quanto le abluzioni sono precedute mucolitici, una blanda azione antisetti- da un preciso rituale durante il quale il ca e riattivare la circolazione sanguigna. “Badlmeister” spiega gli effetti benefici I bagni al pino mugo vengono proposti dell’acqua sulfurea per poi lasciare da alcune strutture in aggiunta ai bagni l’ospite in un profondo stato di distendi fieno. sione. Il trattamento combina l’acqua di sorgente ad altre risorse naturali delle Alpi: la vasca è in quarzite argentea, una Acqua, fortissimamente acqua pietra della Val di Vizze che assorbe il In Alto Adige si contano 32 sorgenti cer- calore, mentre il coperchio è in cirmolo, un legno dalle proprietà calmanti. tificate di acque minerali contenenti Il contenuto di zolfo non danneggia sostanze specifiche come zolfo, magnesio, rame, ferro e radon, nonché parec- il gusto dell’acqua, che pertanto risulta chie acque potabili che possiedono ca- ideale anche per le cure idropiniche. “Per i nostri ospiti la cura consiste semratteristiche minerali. Se utilizzate per la balneoterapia, plicemente nel bere un litro di questa queste acque – a seconda della loro com- acqua al giorno per tutta la durata del posizione – possono avere un effetto ri- soggiorno. L’acqua fa bene alla digelassante, stimolare il metabolismo, alle- stione ed ha un effetto depurativo”, sottolinea Alberti. “E se si vuole sfruttare viare le malattie reumatiche croniche o appieno il potere dell’acqua, allora bidermatologiche. Le cure idropiniche a sogna fare i bagni e bere: solo così si base di acqua altoatesina sono invece indicate nei casi di disturbi a reni e intes- potrà dire di avere veramente passato le (ep) tino, in quanto coadiuvano il metabolis- acque”.
Wellness al posto delle medicine “Una volta i bagni di fieno venivano prescritti dal medico curante”, racconta Walter Daldoss del Berghotel Jochgrimm, considerato il bagno di fieno più antico dell’Alto Adige: “Oggi invece i bagni di fieno non vengono più considerati delle cure ma trattamenti wellness, ed hanno così perso di valore”. Ciononostante sono sempre tanti gli ospiti del suo albergo pronti a giurare sull’efficacia dei bagni di fieno. D’estate il Berghotel propone i tradizionali bagni curativi a base di fieno fresco di malga, che viene applicato 4 volte al giorno per un periodo di circa 9 giorni. “Queste cure però richiedono molto tempo, ed è per questo che agli
L’Hotel Aqua Bad Cortina utilizza l’acqua della propria sorgente per bagni e cure idropiniche L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 3 3
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Spiritualità
Salute
Formazione
Cultura
L’importanza della collaborazione. Per una destinazione
turistica che voglia farsi valere, uno sviluppo di prodotto strategico è non solo necessario bensì di vitale importanza. Ecco una panoramica dei prodotti che SMG ha contribuito a sviluppare.
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n tempi caratterizzati da individualismo, auto-realizzazione e riflusso, determinati valori come il ritorno alla natura, il salutismo e la genuinità sono di gran moda. Oggi non è più sufficiente soddisfare solo i bisogni di base dei propri clienti. E questo discorso vale sia per il settore automobilistico che per quello turistico. In un mercato ormai saturo, in cui per ogni prodotto e per ogni servizio esiste già almeno un fornitore, un articolo deve garantire esclusività e caratteristiche uniche: nel linguaggio specialistico questo viene definito USP (Unique Selling Proposition – proposta unica di vendita). Questo perché in fin dei conti il ricordo di un prodotto o di una prestazione è legato non tanto all’importo pagato quanto piuttosto all’emozione ricevuta. Sono questi i valori che condizionano le scelte, anche o proprio in fatto di vacanze. A fare la differenza sono le offerte che una destinazione è in grado di proporre. Ma allora, come può una destinazione turistica sviluppare un prodotto che si distingua dalle altre località similari (leggi: regioni alpine)? Da 10 anni Alto 3 4 M | L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2
Adige Marketing (SMG) si occupa proprio di questo. Il reparto Destination Management di SMG è in stretta e continua interazione con i suoi partner, in particolare consorzi turistici e strutture alberghiere, con l’obiettivo di elaborare congiuntamente offerte e prodotti validi che siano conformi al profilo della destinazione e in sintonia con il posizionamento dell’Alto Adige. Tutto questo avviene sullo sfondo di un mercato di prodotto in rapida evoluzione, al pari delle sempre mutevoli esigenze.
Occhio alla data di scadenza “Lo sviluppo di prodotto deve stare dietro alle tendenze emergenti ma anche prevedere un ciclo di vita che va da cinque a dieci anni. I nuovi prodotti però hanno bisogno di tempo, sia per essere sviluppati che per mantenersi sul mercato. Nel marketing vige da sempre la regola generale che ogni 3 o 5 anni un prodotto deve essere arricchito con qualche novità, per non diventare obsoleto e perdere in attrattività”, spiega Alexandra Mair, direttrice del reparto Destination Management di SMG.
Nel caso specifico il compito di SMG è quello di condurre ricerche di mercato e analisi SWOT (Strenghts Weaknesses Opportunities Threats, ovvero Forza Debolezza Opportunità Minacce) per poi, in base alle risultanze, fornire impulsi strategici e sviluppare assieme ai partner offerte attraenti che siano conformi al profilo della regione e migliorino l’immagine dell’Alto Adige inteso come luogo vitale. “Le esperienze degli ultimi anni ci hanno dimostrato che da intense collaborazioni intersettoriali nascono prodotti validi. Basti pensare alla museumobil Card che coniuga mobilità e cultura, oppure ai sentieri tematici Culturonda che fanno incontrare le emozioni della natura con i temi Dolomiti e vino”, informa Alexandra Mair. Nel corso di questi anni SMG è riuscita, in collaborazione con partner, consorzi turistici e gruppi alberghieri, a dare vita a tante realtà interessanti delle quali oggi la destinazione turistica Alto Adige non potrebbe più fare a meno. Dal 2001 ad esempio SMG gestisce l’attività del gruppo d’offerta dei 26 Familienhotels Südtirol, che si sono focalizzati
Alimentazione
TURISMO Scienza
interamente sulle esigenze di ospiti grandi e piccoli. Uno dei prodotti elaborati congiuntamente è il “Campo esplora natura”, che all’insegna del motto “Natura & Cultura per famiglie e bambini” consente di scoprire in maniera ludica gli aspetti affascinanti della natura. Gli assistenti frequentano ogni anno dei corsi di aggiornamento e anche i temi principali del Campo cambiano di anno in anno. I 30 Vitalpina Hotels Südtirol sono invece alberghi che hanno basato il loro concetto di vacanza sul movimento, la salute ed il benessere made in Alto Adige. Gli albergatori stessi sono tutti delle guide escursionistiche che d’estate e d’inverno fanno conoscere ai loro ospiti le montagne altoatesine. “L’ultimo prodotto nato dalla collaborazione tra SMG e Vitalpina Hotels, il progetto “Respira”, racchiude in sé i tre pilastri su cui poggia il concetto Vitalpina: attività all’aperto, area benessere e cucina”, spiega Wolfang Töchterle, responsabile per i gruppi d’offerta alberghieri Vitalpina e Bikehotels Südtirol. Anche questi ultimi, nati nel 2010, hanno deciso di affidarsi a SMG per lo sviluppo del prodotto, la commercializzazione e l’amministrazione. In pochi mesi i 20 Bikehotels e le 7 scuole bike affiliate hanno già elaborato parecchie offerte per le cinque categorie alle quali si rivolgono: MTB, bici da corsa, cicloturismo, bici elettrica e freeride.
Ma prodotti validi possono derivare anche dalla collaborazione con le varie aree vacanza: basti pensare a "Val d’Isarco: la valle dei sentieri", il filone che l’area vacanze della Val d’Isarco ha scelto di seguire all’interno del posizionamento dell’Alto Adige. Da qui la nascita a getto continuo di sentieri panoramici o didattici che esaltano i punti di forza della valle ed i suoi prodotti più rappresentativi come castagne, vino, mele e latticini. Il consorzio turistico Bolzano Vigneti & Dolomiti invece ha puntato assieme a SMG su vino e bicicletta: per andare alla scoperta degli innumerevoli castelli, residenze storiche e cantine con tanto di degustazione dei vini locali più pregiati, gli amanti del vino possono percorrere i tre “itinerari del gusto” per ciclisti tracciati lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige. Dalla collaborazione con Merano Marketing è poi nato il Festival della Salute “Merano Vitae”, giunto quest’anno alla seconda edizione. Questo evento fa sì che in aprile l’area vacanze Merano e dintorni diventi il grande palcoscenico di una lunga serie di manifestazioni, tutte incentrate sui temi cardine della salute fisica e spirituale, dell’alimentazione e del movimento. L’argomento salute è anche il leit motiv dell’Alpe di Siusi Running, la gara podistica che ogni attira sull’altipiano
In un mercato sempre più saturo, per creare nuovi prodotti è spesso necessario creare sinergie tra i settori a prima vista più disparati
Sport
più grande d’Europa i migliori maratoneti del mondo che si preparano per le maratone autunnali. In occasione di questa gara viene anche concessa agli amatori l’opportunità di allenarsi per una settimana fianco a fianco e con l’assistenza professionale dei campioni. A tutto questo si aggiungono i grandi eventi organizzati assieme a partner come EOS, Camera di commercio, TIS e BLS – pensiamo al Festival del gusto ma anche alla Mostra Vini o al prossimo Festival dell’innovazione – che sono ormai diventati degli appuntamenti fissi nel calendario delle manifestazioni altoatesine, e non solo a beneficio dei turisti.
Puntare su temi chiave SMG ha maturato la visione di fare dell’Alto Adige la regione europea dove è più piacevole vivere. Affinché ciò sia possibile, è fondamentale che avvenga un corretto sviluppo nei settori sostenibilità, architettura, cultura, competenze alpine e prodotti tipici. Ecco allora che il Destination Management di SMG ha creato nuovi network per poter elaborare, in stretta sintonia con i propri partner e con esperti esterni, nuovi contenuti di comunicazione ma soprattutto poter dare vita a nuovi prodotti. Questo perché finché lo sviluppo di prodotto sarà vivo, ci saranno sempre innovazione e progresso. (gzp) L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2 | M 3 5
NELL’O CC H I O D E I M E D I A
Ecco cosa dicono di noi. L’anima dell’Alto Adige raccontata da riviste di
architettura, rotocalchi femminili, riviste di viaggi, giornali di cucina e di costume, programmi d’avventura, trasmissioni in tv o sul web: insomma, una terra con tante facce. Russia: Condé Nast traveller Rivista di viaggi – L’edizione russa del mensile Condé Nast traveller porta i suoi lettori in Alta Badia, coinvolgendoli in un appassionante tour tra piste da sci e gastronomia. Ristoranti decorati con stelle Michelin fanno da contraltare alle tante baite i cui piatti tradizionali sono stati rivisitati dai “Dolomitici” – i 3 cuochi stellati dell’Alta Badia – e da tanti altri cuochi italiani ed esteri di fama internazionale. Edizione febbraio 2012
Italia: Yoga Journal Rivista Yoga – “Da duecento anni Merano è rinomata come centro di cura e wellness”, scrive la redattrice Rita Bertazzoni. Giunta nella città del Passirio per commentare Merano Vitae e l’annesso Yoga Festival, la giornalista ha voluto saperne di più sulla storia del benessere a Merano. Edizione aprile 2012
Germania: AD Architectual Digest Rivista di architettura – Il magazine tedesco svela i segreti del forte asburgico di Fortezza, nato per difendere gli austriaci da possibili invasori e diventato durante la seconda guerra mondiale il nascondiglio dell’oro nazista. Oggi, secondo AD, i suoi oggetti preziosi sono quelli realizzati in cemento e acciaio dall’architetto meranese Markus Scherer, che si possono ammirare visitando la fortificazione. Edizione aprile 2012
Svizzera: Trasmissione tv “Unterwegs” Programma tv – Per montare i 42 minuti della trasmissione “Unterwegs”, andata in onda sulla tv svizzera SF1, sono serviti 10 giorni di riprese. I servizispaziano dai succhi di mela di montagna a Reinhold Messner, da Ötzi al mondo contadino, dalle pedalate sulla Strada del Vino ai collezionisti di Vespa. Questo programma viene visto mediamente da 500.000 elvetici, pari al 30% di share. Trasmesso per la prima volta venerdì 16 marzo alle 21
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Austria: Insiderei Magazine di viaggi on line Il magazine di viaggi e costume si è occupato ancora una volta dell’Alto Adige chiedendo a diversi altoatesini famosi di svelare i loro ristoranti preferiti, i posti più amati, le cose da consigliare. Ad essere intervistati sono stati, tra gli altri, la compositrice Manuela Kerer, l’artista Aron Demetz, l’esperta di cultura Letizia Ragaglia ed il cuoco stellato Norbert Niederkofler. Ma sul portale on line austriaco c’è spazio anche per illustri sconosciuti, che però hanno quel certo non so che. On line da gennaio 2011
Germania: Brigitte Rivista femminile – La più diffusa rivista femminile tedesca dedica ben 14 pagine e 50 suggerimenti all’Alto Adige: i migliori ristoranti e locande, gli alberghi più belli, le attività fisiche più piacevoli, angoli di sogno e indirizzi fidati a Merano. Insomma, di tutto e anche di più. Edizione marzo 2011
Austria: Woman Rivista femminile – Secondo la più importante rivista per donne dell’Austria, l’Alto Adige è una fucina di donne forti, alle quali dedica 4 pagine con altrettanti ritratti: l’esponente culturale di spicco Letizia Ragaglia, la stilista di moda Barbara von Pföstl, la coreografa e filmmaker Veronika Ritz e la vignaiola Elena Walch. Edizione marzo 2012
Gran Bretagna: Trasmissione della BBC “A Year of Adventures” Programma d’avventura – Una puntata del programma tv della BBC “A Year of Adventures” è stata dedicata allo straordinario paesaggio dell’Alto Adige. Un trailer visibile su YouTube mostra le avventure vissute dal conduttore inglese Ben Fogle, dal volo in parapendio sulle Dolomiti fino alla massacrante Südtirol Tre Cime Alpin: adrenalina pura. Andato in onda a marzo su BBC Knowledge Italy
Olanda: Joie de Vivre Rivista di costume – La rivista patinata olandese accompagna il lettore in un avvincente viaggio attraverso l’Alto Adige, alla scoperta del territorio e dei suoi abitanti, dei quali descrive lo stile di vita, la cultura, le tradizioni e la cucina. Edizione estate 2012
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MERC ATO
Christoph Engl (a destra) ed il sommelier Filip Verheyden, conduttore della serata, brindano al successo dell’incontro con la stampa belga
BRUXELLES, BELGIO IL BELGIO INCONTRA L’ALTO ADIGE: Quale legame potrebbe essere più fruttuoso di quello instaurato tra due regioni che, dal punto di vista culinario, riescono ad offrire più di ogni altra zona europea? È quello che hanno pensato tanti giornalisti della stampa specializzata belga, accorsi al get together organizzato da SMG presso l’enoteca Etiquette a Bruxelles. Nel corso dell’evento PR di aprile il direttore di SMG Christoph Engl ha illustrato gli ambiziosi obiettivi dell’Alto Adige in tema di politica ambientale, mentre il sommelier belga Filip Verheyden ha raccontato l’eno-gastronomia altoatesina presentato pietanze a base di asparagi accompagnate da Sauvignon. Dulcis in fundo, grande cioccolato belga e moscato rosa. 3 8 M | L U G L I O, A G O S T O, S E T T E M B R E 2 0 1 2
“L’alpinismo non è uno sport, non è una gara ma una filosofia, uno stile di vita”. Cesare Maestri Alpinista e scrittore, * 1929
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