La nostra voce 1 2017

Page 1

Periodico dell’ Istituto Suore Orsoline F.M.I. - Via Muro Padri, 24 - Verona - n°1 Gennaio-Aprile 2017 • Poste Italiane SpA, spedizione in abbonamento postale, Verona – Art.2 – comma 20/c-Legge 662/96

La Nostra N. 1

gennaio aprile 2017

VOCE


SOMMARIO N. 1 GENNAIO/APRILE 2017

In Ascolto

Editoriale Uno sguardo diverso... Gesù cresceva… -1-- Le donne nella passione e risurrezione di Gesù Signore

Sr. Maria Giovanna Caprini Madre M. Luciana Spada a cura di Sr. M. Angiolina Padovani Don Giuseppe Laiti

2 3 5 7

Per approfondire... Dalla nuova evangelizzazione alla gioia del Vangelo Don Giuseppe Laiti

9

Nella Congregazione La scuola luogo di evangelizzazione Prendersi cura della creazione Dio ha messo nelle vostre mani... Le sfide dell’educazione umana e cristiana... L’unione fa la forza, Perù! Una Chiesa di confine... La realtà del Consiglio Eucumenico delle Chiese

Sr. M. Virginia Zorzi Sr. M. Ivone Hofer Sr. M. Eugénie Razafimamonjy Sr. M. Lucile Bella Sr. M. Lucia Schulz Sr. M. Carmen Venturelli Sr. M. Rossana Aloise

14 16 18 19 21 23 25

Sono nella Pace... Progetti

a cura della Redazione

27

a cura della Redazione

29

editoriale Carissimi lettori e lettrici, continuiamo a raccogliere e condividere semi di speranza e frutti d’amore nelle pagine di questo primo numero del 2017. “La storia bussa alla nostra porta... Aprire la nostra porta, uscire, vedere, correre incontro all’altro è aprirci all’infinito di Dio...” Così la riflessione di Madre Luciana Spada apre questo numero aiutandoci a guardare la complessità della storia in cui viviamo per scoprirla abitata e salvata. In questo anno, che vedrà la realizzazione di un Sinodo con il tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, Sr. M. Angiolina Padovani ci propone la prima di tre ‘conversazioni’ del Beato Agostini con i giovani. La pagina biblica, offerta da don Giuseppe Laiti ci rende partecipi della relazione tra Gesù Signore Risorto e le donne che lo hanno accompagnato nella passione e accolto nella risurrezione, raccontata dall’Evangelista Matteo. Gli articoli pervenuti testimoniano l’inserimento nella realtà culturale ed ecclesiale delle comunità e l’impegno ad essere segni di vita nuova nell’accoglienza e nella condivisione, valorizzando la diversità come percorso per riconoscere

Sr. Maria Giovanna Caprini Periodico Suore Orsoline F.M.I. Verona, Via Muro Padri, 24 Tel. 045-8006833 Fax 045-8039430 lanostravoce@orsolinefmi.it www.orsolineverona.it C.c.p. 15126378 Numero 1 Gennaio - Aprile 2017 Direzione e Redazione: Sr. Maria Giovanna Caprini PEC: mariagiovannacaprini@pec.it

la ricchezza dell’azione incessante dello Spirito. La sottolineatura ecumenica desidera ricordare lo stile di dialogo nel quale Papa Francesco vive il suo Magistero, realizzando quanto affermato nel Vaticano II. L’aggiornamento sulla realizzazione dei progetti è l’attenzione che AMOV cura per tutti coloro che in modi diversi stanno sostenendo le comunità orsoline sparse nel mondo. Grazie. L’esperienza di vita e di fede che unisce tutti i lettori trovi voce in queste pagine e sia motivo di fiducia e speranza. Come sempre invito tutti ad arricchire la rivista con racconti di esperienze vissute con le comunità orsoline sparse nel mondo, inviando il materiale anche fotografico a: marygio959@gmail.com

Responsabile: Madre M. Luciana Spada Superiora Generale Gruppo Redazionale: Sr.M. Claudia Cavallaro, Sr.M. Pina Costantino, Sr.M. Angiolina Padovani Autorizzazione Tribunale di Verona N. 410 del 28-01-1978 Progetto grafico, impaginazione e stampa: Grafical srl Via Dell’Artigianato, 42 37020 Marano di Valpolicella (Vr) Tel 045.7704444 www.grafical.it GARANZIA DI RISERVATEZZA - L’Istituto delle Orsoline F.M.I., in qualità di Editore, garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d. legs. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali, che i dati relativi agli Abbonati vengono trattati nel rispetto della legge. Il trattamento dei dati sarà correlato all’adempimento di finalità gestionali, amministrative, statistiche, ed avverrà nel pieno rispetto dei principi di riservatezza, correttezza, liceità e trasparenza, anche mediante l’ausilio di mezzi elettronici e/o automatizzati. Il conferimento dei dati è facoltativo. Tuttavia il mancato conferimento degli stessi comporta la mancata elargizione dei servizi previsti. In ogni momento si potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del d. legs. 196/2003, tra cui il cancellare i dati ed opporsi al loro utilizzo per finalità commerciali, rivolgendosi al Titolare Dati dell’Istituto delle Orsoline, Via Muro Padri, 24 - 37129 Verona.

UNO sguardo diverso...

Madre M. Luciana Spada Superiora Generale

“Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti”. Lc 6,20-23

N

essuno è esente dall’incontro, o dallo scontro, con realtà che mettono in crisi il nostro modo di pensare, di vedere, di prendere, o anche non, posizione di fronte alle sfide del momento presente. La storia bussa alla nostra porta e spinge a volgere lo sguardo là dove un sacerdote soffre, una mamma anziana porta con dignità la sua solitudine, un bambino cresce senza genitori, una famiglia è rimasta senza lavoro, una diciannovenne è trovata sola sulla strada della vita, un anziano è privato di un nucleo familiare, un disabile vive ai margini di una società incurante, una moglie imprigionata da disturbi psichiatrici nasconde potenzialità inespresse... La storia bussa forte alla nostra porta e spinge a volgere lo sguardo là dove la terra continua a tremare, il panico è diffuso, buona parte del territorio è raso al suolo, migliaia di sfollati cercano aiuto per ricostruire case, scuole, ospedali,

In Ascolto · 3


La Parola del Fondatore

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2017

Gesù cresceva… -1chiese, luoghi pubblici... La storia non si è ancora stancata di portare sotto i nostri occhi, fino ad arrivare alla nostra porta, gruppi di migranti richiedenti asilo ed accoglienza, giovani costretti a girare le strade o a sedere sulle gradinate delle nostre piazze in attesa che qualcuno si prenda cura di loro... La storia bussa prepotentemente alla nostra porta e spinge a volgere lo sguardo là dove un popolo è costantemente in guerra, dove l’emergenza di un’alluvione ha bloccato le comunicazioni e mancano il cibo, l’acqua, i prezzi sono alle stelle, i supermercati saccheggiati, le scuole chiuse, non si può andare al lavoro, le case sono state spazzate via. La storia urla davanti alla nostra porta e spinge a volgere lo sguardo là dove ripetuti cicloni hanno devastato tutto, dove vento e pioggia hanno trascinato con sé uomini e case, le coltivazioni distrutte non sono più, i prezzi sono lievitati e risultano inabbordabili, tante famiglie cercano un pugno di riso per mangiare. Questa è la storia “imperiosa” dei nostri giorni, che rischia di rimanere fuori dalla porta insieme all’angoscia, alla domanda di aiuto, alla ricerca, al senso del mistero, come se ciò che è reale non fosse già di per sé degno di essere affrontato. Gesù ha uno sguardo diverso dal nostro e il suo punto di vista può venirci in aiuto. I poveri del Vangelo, quelli a cui Gesù si riferisce, sono beati qua e ora, perché

4 · In Ascolto

qua e ora succede qualcosa: “di loro è infatti il Regno di Dio”, in mezzo a loro Dio stesso è all’opera. I poveri si accorgono del Regno di Dio e lo accolgono. Nelle loro necessità, nelle loro privazioni sanno riconoscere che non bastano a se stessi! In modo molto concreto sono in attesa di salvezza! E questo - dice Gesù – li dispone ad aprire veramente il cuore alla fede, alla beatitudine

“..Questa è la storia “imperiosa” dei nostri giorni, che rischia di rimanere fuori dalla porta insieme all’angoscia, alla domanda di aiuto, alla ricerca, al senso del mistero, al senso del soprannaturale, come se ciò che è reale non fosse già di per sé degno di essere affrontato....” eterna! Sono questi nostri fratelli che, riconoscendosi bisognosi di salvezza e bussando alle nostre porte, ci educano, ci spingono fuori dalle nostre sicurezze e ci formano mentre scuotono le nostre coscienze e ci svegliano dal torpore spirituale! La loro sofferenza ci riguarda, ci fa sentire fratelli, mostra il legame che ci unisce, ci fa scoprire la responsabilità che abbiamo verso di loro. È impossibile che noi passiamo indifferenti accan-

to ad un povero. Se solo ci avviciniamo scompare ogni dubbio, smettiamo di cercare scuse, scopriamo la libertà e la pienezza di vita racchiuse nell’obbedienza a quella compassione che vibra nel cuore. Il povero è sempre con noi, tanto vicino che giace alla nostra porta e non lo vediamo, sebbene la nostra vocazione, come cristiani, sia quella di diventare fratelli, di condividere i beni che abbiamo, le risorse, le energie, i mezzi e prenderci reciprocamente cura gli uni degli altri, sapendo di essere tutti figli di Dio! Condividendo quello che abbiamo, qua e ora, possiamo mostrare la paternità di Dio che si china su tutti i suoi figli ed esserne anche suoi testimoni. Il “vedere”, ha sempre un riscontro interiore: rivela e apre alla disponibilità verso l’altro, ma può rivelare anche la chiusura del cuore. Lo sguardo è la finestra del nostro cuore: vedo e ignoro, vedo e mi arrabbio, vedo e incontro un nemico, vedo e guardo altrove, vedo e provo compassione. Proprio il “provare compassione” è lo sguardo diverso di Gesù sulla storia, sulla realtà, sulla vita, sui molteplici incontri, è lo sguardo che riconduce sempre alla realtà, all’esperienza di vita, alla prassi. Aprire la nostra porta, uscire, vedere, correre incontro all’altro è aprirci all’infinito di Dio, è incontrare faccia a faccia Dio che, nella persona del Suo Figlio, morto sulla croce e risuscitato, ha salvato l’umanità.

a cura di Sr. M. Angiolina Padovani

I

n questo anno, che vedrà la realizzazione di un Sinodo con il tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, vogliamo proporre tre ‘conversazioni’ del Beato Agostini con i giovani. Nella Parrocchia dei Ss. Nazaro e Celso funzionava ‘l’Oratorio Mariano’ maschile e femminile: attraverso incontri mensili, spesso animati dal Parroco, veniva offerta una riflessione e un momento di preghiera. Il linguaggio,… , è proprio dell’800: un limite e una ricchezza! Un limite se lo guardiamo nella sua veste esterna; una ricchezza se pensiamo al desiderio e all’impegno del ‘farsi capire’. Anche noi, oggi, siamo soggetti a questa fatica di cercare le forme per farci capire, senza impoverire il contenuto. Ciò che in questo ‘scritto’ il Fondatore vuole sottolineare è il significato, l’importanza, la bellezza di una vita in continua tensione di crescita.

“Io vengo a voi come se fossi una persona che viene a trovarvi nella vostra casa e perciò come vogliono la convenienza e la buona educazione, è mio dovere salutarvi per primo. Toccherà poi a voi darmi il benvenuto. Come vi saluterò io? Forse con due belle parole alla moda, dette a fior di labbra? Non posso fare questo perché penso a chi siete voi, a chi sono io e perché sono venuto qui. Per questo non posso salutarvi con parole che siano diverse da quelle che, ripetutamente, Gesù Cristo disse ai suoi Apostoli, dopo la sua risurrezione: “Pace a voi, Pace a voi” (Gv 20,21). Che tesoro è questa pace? Essa è assolutamente il solo vero bene

che non si trova senza e fuori Gesù Cristo. È la pace del cuore, è la serenità della coscienza ed è riposta nel godimento della grazia e dell’amicizia di Dio. Per questo io desidero per voi questo tesoro e ve lo auguro di tutto cuore: “La pace sia con voi!” Chi siete voi? Siete tutti figli di Dio nel fiore della gioventù e, per questo, ve lo assicuro, particolarmente amati da Gesù Cristo: vi ama e desidera essere riamato da voi. Vi ho detto che siete in modo particolare amati da Gesù Cristo. Egli, infatti, ha voluto assomigliare in tutto a noi, fuorché nel peccato. Di Gesù fanciullo, l’evangelista Luca di-

In Ascolto · 5


n. 1 · Gennaio · Aprile · 2017

Arrivato all’età virile, nella sua vita pubblica, Gesù chiamava a sé i fanciulli, ordinando alla folla e ai suoi stessi discepoli di lasciar loro libero il passo per avvicinarsi a lui e godeva di essere da loro circondato. Li stringeva tra le sue braccia, imponeva loro le mani e li benediceva.

ce che cresceva in sapienza, in età e grazia davanti a Dio e di fronte agli uomini (Cf. Lc 2,52). Ma c’è di più. Arrivato all’età virile, nella sua vita pubblica, Gesù chiamava a sé i fanciulli, ordinando alla folla e ai suoi stessi discepoli di lasciar loro libero il passo per avvicinarsi a lui e godeva di essere da loro circondato. Li stringeva tra le sue braccia, imponeva loro le mani e li benediceva (Cf. Lc 18,15-17). Gesù Cristo guariva gli ammalati: ha guarito a Cafarnao il figlio di un soldato che stava quasi per morire (Cf. Gv 4,46-54). Guarì quel giovanetto lunatico che soffriva dolori crudeli e che frequentemente cadeva nell’acqua e nel fuoco (Cf. Mc 9,14-27). Guarì il servo del centurione e la figlia della Cananea (Cf. Mt 8,5-13 e Mt 15.21-28).

6 · In Ascolto

Gesù Cristo risuscitava i morti. Delle tre risurrezioni ricordate nel Vangelo due sono state risurrezioni di giovani: la figlia di Giairo e quello della vedova di Naim (Cf. Mc 5,35-43 e Lc 7,11-17). Fermiamoci un momento su quanto Luca sottolinea: Gesù cresceva... Ma non era Egli Dio? Che cosa significa, in che cosa consiste, allora, questo “crescere”? Egli era Dio-Uomo, veramente Dio e veramente uomo. Questa grazia e questa sapienza erano in Lui nella loro pienezza, come Dio, ma crescevano, in proporzione alla sua età, come uomo. Anche voi, oggi qui raccolti, siete chiamati a crescere in sapienza e grazia, in tutte le virtù, in quella vita divina che il Signore stesso ci ha donato nel Battesimo. Questa è tutta la nostra ricchezza, una chiave che ci apre tutti i tesori del

Cielo. È una caparra che ci assicura il raggiungimento delle divine promesse. È quella veste nuziale che sola ci può introdurre al convitto dello Sposo celeste. Per grazia siamo veramente costituiti amici di Dio, simili a Lui, persino consorti e partecipi della sua divina natura. Quante opere sante si potrebbero fare e non si fanno! Quanti gesti e azioni ‘indifferenti’ si potrebbero santificare con la retta intenzione, e non si santificano! All’esercizio della pazienza mancano forse occasioni? Alla carità quanto spesso si apre bellissimo campo! Dell’umiltà, della mortificazione, dell’obbedienza, della pietà non si presentano spesso le occasioni? E perché si trascurano? Perché più si fa stima di accrescere i beni che offre falsamente il mondo, che i beni della grazia offerti da Dio. ‘Crescere’: questo è il fine per cui Dio ci ha collocati nel mondo. Adamo, creato da Dio, fu posto nel Paradiso terrestre non solo perché lo custodisse, ma anche perché lo coltivasse. (Cf. Gn 2,15). Questo significa, dice S. Ambrogio, che Adamo non doveva accontentarsi di custodire il dono di Dio, ma doveva cercare il modo per farlo crescere di più. Carissimi, solo una vita in continua crescita, animata da grandi ideali, vi renderà davvero felici”.

Beato Z. Agostini, Scritti per i giovani, fascicolo uso manoscritto, pp. 154-155.

Don Giuseppe Laiti

Le donne nella passione e risurrezione di Gesù Signore

secondo Mt 27,55-56. 61; 28,8-10

Vi erano là [nel luogo detto Golgota, v. 33] anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. 56Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo. […] 61 Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria. […] 8 Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. 9Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”. 55

Donne discepole nel cammino pasquale di Gesù el racconto della passione del Signore le donne sono una presenza molto discreta, tale però da suggerire tratti rilevanti della grazia della sequela e della conversione che il cammino pasquale di Gesù ci offre. Esse realizzano in modo loro proprio la loro vocazione, in maniera inaspettata anche per loro stesse, illuminate dal cammino di passione e risurrezione del Signore.

N

I momenti del cammino • Le donne, “molte” (v. 55) accettano di abitare una “distanza” da Gesù e da

In Ascolto · 7


loro fede “abbracciando i suoi piedi” (28,9), segno del loro apprezzamento e della loro gratitudine per il cammino di passione che lo ha condotto alla risurrezione. Il Padre al quale Gesù si è affidato nella morte si è manifestato del tutto affidabile: il Dio della vita. Con questo abbraccio esse si rendono disponibili ad un nuovo incarico: l’annuncio ai discepoli di un nuovo apprendistato, una nuova sequela. Nella Galilea, luogo della prima chiamata (Mt 4,18-22) verranno di nuovo incontrati dal Risorto che ristabilirà la relazione con loro, che Egli accoglie nella sua fraternità (28,10). Il Risorto le rassicura della fondatezza e bontà del loro annuncio; il “non temete” che egli rivolge a loro è la assicurazione che il compito loro affidato viene da Dio, è per una parola sua (Mt 28,10).

ciò che sta vivendo (non fuggono, a differenza dei discepoli, cfr. Mt 26,56, forse succubi della “pretesa” di capire). È una distanza all’interno della sequela, che le donne hanno praticata fin dalla Galilea (v. 55b) secondo la figura della diakonia, del servizio a Gesù, della appartenenza al suo gruppo come modalità di dare risalto alla “novità” di cui è portatore da parte di Dio. Anche le donne sono chiamate al discepolato, ogni esclusione/distanza è oltrepassata. Esse assumono questa distanza umilmente, come spazio in cui stare, riconoscersi, spazio di conversione di cui il Signore con il suo cammino va creando le condizioni. La segnalazione di alcuni dei loro nomi le indica con le loro individualità, la loro storia. La conversione chiederà di mettere in cammino la propria condizione concreta, fatta della loro pro-

8 · In Ascolto

venienza (Magdala) e dei loro legami parentali (madre di…). • Le donne stanno di fronte alla tomba di Gesù (v. 61), dopo che Giuseppe di Arimatea ha ottenuto di dargli sepoltura. Stanno “sedute”, nella posizione di discepole che aspettano una parola ultima di Dio, la parola che esse non possono darsi. È l’atteggiamento che le mantiene aperte all’interno di una vicenda, quella di Gesù, che si chiude per la violenza esercitata su di Lui dalla pretesa di metterlo a tacere, di escluderlo dalla “parola”, dall’essere portatore di parola da parte di Dio. • Le donne il mattino di pasqua, dopo aver ricevuto l’annuncio angelico e il compito di comunicare ai discepoli che Gesù dà loro appuntamento in Galilea (28,2-7), sono raggiunte dal Signore Risorto (28,9-10). Egli le riconosce, salutandole, ed esse esprimono la

Una parola pasquale per noi • La sequela è grazia sempre all’interno di una distanza da riconoscere e assumere, che ci chiede di stare in attesa della parola di Dio. Il nostro impasto umano, fatto delle nostre radici e tessuti relazionali ha sempre bisogno della visita del Signore, della parola pasquale, della sovrabbondanza del suo amore, nel suo prezzo (passione) e capacità di prossimità (saluto del mattino della risurrezione). • Anche i nostri “punti morti” sono visitati dal Signore, possono divenire apprendistato di discepolato, luoghi di liberazione dal “timore” (dal rimanere chiusi in un non senso che ci paralizza). La parola ultima è del Signore ed è parola di vita che conduce fuori dalle ombre della morte. • La pasqua ci istruisce sempre di nuovo sulle capacità mai esaurite di fraternità da parte del Signore. Egli cammina verso i discepoli che lo hanno abbandonato e che Lui non ha abbandonato e li chiama “fratelli”. Le donne, discepole che hanno atteso nella distanza la parola ultima di Dio, sono chiamate ad annunciare, questa sua inesauribile capacità di fraternità che il Signore suscita. Prende vita la comunità di sorelle e fratelli nel nome del Signore Risorto dalla morte.

Per approfondire...

Dalla nuova evangelizzazione alla gioia del Vangelo

I

l titolo vorrebbe segnalare la maturazione di un tema al centro dell’attenzione della chiesa nel mondo d’oggi: come mantenere disponibile il Vangelo, come renderlo vicino, accessibile ad ogni persona del nostro mondo, coinvolto in cambiamenti così profondi da far parlare non tanto di “epoca di cambiamen-

to”, ma di “cambiamento d’epoca” (papa Francesco alla chiesa italiana, Firenze, 10 novembre 2015). All’origine dell’espressione sta l’intuizione e la preoccupazione di fondo che ha guidato il Concilio Vaticano II: “rendere la Chiesa del XX secolo sempre più idonea ad annunciare il Vangelo all’umanità del XX secolo” (Paolo VI, EN 2). Il

Don Giuseppe Laiti

DCG (1971, nuova edizione 1997) raccoglie questa intenzione come prospettiva del rinnovamento della catechesi: “per poter trasmettere la fede alle nuove generazioni, è necessaria una evangelizzazione rinnovata” (DCG 2; 6). Motivo ne sono i profondi e rapidi mutamenti della nostra epoca e il conseguente bisogno che la fede cristiana ha, per radicarsi

Per approfondire... · 9


nelle culture, di sviluppare nuove forme di espressione. L’occasione del conio e della diffusione dell’espressione “Nuova Evangelizzazione” (NE), sembra da ravvisare nei grandi anniversari della “prima evangelizzazione” (millennio della Polonia, cfr. Omelia di Giovanni Paolo II a Nowa Huta, il 09.07.1979; quello della Rus e dei popoli slavi, i 500 anni del continente latino-americano...). L’appello che tali anniversari portano si trova poi riassunto a livello mondiale nella circostanza costituita dal passaggio di millennio. Destinatari di questo appello alla NE sono anzitutto le chiese dei paesi di lunga tradizione cristiana; ma poi anche tutti i popoli, coinvolti e interpellati da una nuova fase della storia dell’umanità. Questo appello ha trovato le sue espressioni più autorevoli in due documenti sintesi, ChL 33-34 (1988) e RM 33-34 (1990), mentre ha nel documento conclusivo dell’assemblea dell’episcopato latino-americano di “Santo Domingo” (1992) la descrizione più articolata (nn. 24-30). Significato di NE. Progressivamente la sigla NE sembra veicolare un insieme di consapevolezze e di urgenze così riassumibili: § l’umanità sta vivendo una svolta epocale, segnata dalla rapidità e dalla densità della comunicazione, dalla consapevolezza della interdipendenza che lega popoli e continenti,

10 · Per approfondire...

dal confronto ravvicinato tra culture e religioni, dagli interrogativi circa la sostenibilità dei modi di vivere che abbiamo instaurato come ideali (consumo senza confine), dall’urgenza di avere cura del pianeta come “casa comune”. In questo quadro le vie dell’incontro e della pace sono le vie della stessa sopravvivenza dell’umanità. In tali contesti, chiese e paesi a lunga tradizione cristiana sono sottoposti a pressioni e mutamenti che toccano le loro stesse “radici”. È allora urgente un “recupero di memoria”, tale da impedire che la fede cristiana venga assimilata a un tratto culturale del passato, ormai superato. È una memoria che tende a mettere in risalto il carattere di grazia del Vangelo: esso è dono ricevuto, è “altro” rispetto alle singole culture e tradizioni. È una inestimabile ricchezza ricevuta che è ben lontana dall’aver esaurito il suo valore; domanda oggi di essere reinvestita. Non si tratta di ripartire da “zero”, come se non ci fosse stato annuncio del Vangelo (non rievangelizzazione, ma evangelizzazione nuova”, osservava Giovanni Paolo II al CELAM, il 09.03.1983); né di un messaggio inedito; si tratta di proporre integralmente il Vangelo di sempre al mondo che ha cambiato e va cambiando il suo volto. Più specificatamente, si tratta di annunciare il Vangelo par-

tendo dal suo centro (kerigma), dalla sua radicale “novità” come opera sorprendente di Dio, dalla sua inesauribile capacità di rinnovare l’uomo e la sua storia. Si tratta di un “ricentramento evangelico” dell’intera azione ecclesiale; § un tale annuncio deve incontrare con attenzione e urgenza quei punti-tensione (“sfide”), ove in modo particolare sono in campo le grandi decisioni per la vita e il futuro della persona e dell’umanità, quali il significato della libertà, delle alterità/ differenze; il rapporto tra prassi e verità, tra soggettività e oggettività, tra istante storico presente e futuro definitivo universale; § intorno a tale urgenza le chiese e ogni loro componente carismatica e ministeriale sono chiamate a rimettersi in cammino: è l’appello dello Spirito nel tempo presente. Esse sono provocate ad una profonda conversione, a lasciarsi nuovamente evangelizzare in vista del servizio del Vangelo oggi (Cf. ChL 33). È perché al mondo che va ridisegnando in profondità il suo volto non rimanga nascosto il Vangelo del Signore che la chiesa è riconvocata in stato di missione (RM). Retroterra biblico-teologico. La prospettiva della NE si avvale di alcune sottolineature bibliche e di spunti teologici talora soltanto accennati, tut-

tavia ispiranti e suscettibili di approfondimenti: § è tratto tipico del Dio “raccontato” dalla Bibbia il procedere storicamente con gli uomini secondo una fedeltà che innova; di fronte alla fattibilità dell’uomo non rinuncia né risolve magicamente, ma offre tenacemente inizi nuovi: dal primo inizio del mondo, la creazione, all’inizio di Israele come popolo di Dio, l’esodo, alla liberazione dall’esilio come nuovo esodo, fino all’ “inizio del Vangelo di Gesù Cristo” (Mc 1,1). Secondo il racconto degli Atti degli Apostoli il cammino della Chiesa viene rilanciato ad ogni tappa importante da nuove effusioni dello Spirito (dopo la prima pentecoste di At 2,1-11, ne seguono altre: 4,31; 8,15-17; 10, 4448; 13, 1-3; 19, 1-7). L’annuncio del Vangelo di Dio è dunque chiamato a

mettere in risalto questa capacità di “novità” che è propria della sua azione regale e misericordiosa; capacità inesauribile, oltre le attese degli uomini: “ecco, io sto facendo una cosa nuova, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete” (Is 43,19); § nel popolo di Dio questa qualità “evangelica” dell’agire di Dio si riverbera come certezza che Egli è sempre all’altezza della storia e delle domande degli uomini; è l’interlocutore unico veramente adeguato. Non è legato ad una condizione, ad una cultura o ad un’epoca (non è solo il Dio del deserto -

esodo o del benessere - terra promessa; è anche il Dio dell’esilio; è il Dio dei buoni e dei cattivi, di Israele e delle genti); è il Padre di Gesù Signo-

Per approfondire... · 11


n. 1 · Gennaio · Aprile · 2017

re, nella potenza dello Spirito effuso su “ogni carne”. Nelle encicliche trinitarie di Giovanni Paolo II (RH, DM, DV), emerge una intelligenza della storia umana che fa da sfondo teologico della NE. Il tempo dell’uomo, con i suoi molteplici volti, è sempre anche tempo di Dio per l’uomo e la Chiesa è chiamata a illuminare e a servirne l’incontro: “ciò che nella pienezza del tempo si è compiuto per opera dello Spirito Santo [...], può rendersi presente nella nuova fase della storia dell’uomo sulla terra: l’anno duemila della nascita di Cristo” (DV 51). Siamo tutti chiamati a prendere parte viva, consapevole e responsabile della missione della Chiesa “in quest’ora magnifica e drammatica della storia, nell’immi-

12 · Per approfondire...

nenza del terzo millennio” (ChL 3). La sovrabbondanza della misericordia del Padre (DM), la pienezza della redenzione di Cristo (RH), l’effusione dello Spirito vincitore della morte (DV), premono sull’oggi del mondo e della storia come denuncia delle “ombre della morte” e come offerta di vita nuova. La Chiesa non può ripiegarsi su se stessa; è chiamata a testimoniare agli uomini come il volto nuovo del mondo è veramente garantito nella inesauribile fecondità della disponibilità di Dio, secondo la dinamica e la ricchezza della pasqua di Gesù. Il focus della NE. “Solo all’interno e tramite la cultura la fede cristiana diventa storica e creatrice di storia” (ChL 44). Ciò vale non solo per i po-

poli che il Vangelo incontra per la prima volta, ma è compito «consegnato alla responsabilità pastorale dell’intera Chiesa” (ib.). Infatti la rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca» (cfr. EN 18-20; ChL 44). «Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, né totalmente pensata, né fedelmente vissuta» (Giovanni Paolo II, discorso al mondo della cultura, Lima, 15. 05. 1988). Si tratta di un processo che il Vaticano II (AG e GS) ha caratterizzato attraverso la dinamica del “riconoscere - purificare - elevare” e che la RM riassume nel movimento reciproco di “incarnazione del Vangelo e evangelizzazione delle culture”. Mentre la Chiesa si radica entro un popolo e la sua storia, libera e integra i valori di cui la sua tradizione e cultura sono portatori (Cf. RM 52: i tempi lunghi dell’inculturazione). Mappa della NE. Muovendo prospetticamente dall’ottica dell’inculturazione si viene elaborando una sorta di “mappa” della NE, che elenca ordinatamente soggetto, fine, situazione, destinatari, contenuto, metodo della NE. L’obiettivo si concentra sulla formazione di uomini e comunità mature nella fede, capaci di dare risposta alle nuove situazioni che stiamo vivendo. La NE ha il suo obiettivo «nell’accompagnare chi viene toccato dalla testimonianza dell’amore a percorrere l’itinerario che conduce, non arbitrariamente, ma per logica interna dello stesso amore cristiano, alla confessione esplicita della fede e all’appartenenza piena alla Chiesa» (CEI, EvtC 10). Il fine è «rifare il tessuto cristiano delle comunità ecclesiali», perché siano poi in grado di impegnarsi a «rifare il tessuto cristiano della società umana» (ChL 34). La situazione di partenza che interpella è quella segnata dalla complessità multipolare (i centri di coagulo sono molteplici), dalla mondialità (interdipendenza - differenza), dal centramento sulla soggettività e sull’istante, dalle povertà vecchie e nuove, da crescente sensibilità per la libertà religiosa, per la pace e la salvaguardia del creato. Si tratta di un insieme di elementi sovente ambi-

valenti o singolarmente enfatizzati che domandano di essere evangelizzati. Il soggetto della NE è l’intera comunità cristiana, ogni sua componente, secondo i propri carismi e la propria ministerialità (forse il distacco fede - vita è dovuto anche a una Chiesa a dominante “clericale”). Gli ambiti privilegiati di attenzione sono i “nuovi areopaghi” (cfr. RM 3738), ossia i “luoghi” dove in modo particolare è in elaborazione o a rischio la costruzione del futuro: la dignità dell’uomo, la liberazione dei popoli, la promozione della vita e della donna, la salvaguardia del creato. “Civiltà dell’amore” è l’orizzonte capace di additare ai popoli e alle culture la fecondità del Vangelo. Il contenuto è il Vangelo del Regno, la persona e l’opera di Gesù Signore, la forza innovatrice del suo Spirito, che traspare nella luce della Parola, nella prassi fraterna, nell’apertura universale, nella preferenza agli ultimi, nella resistenza fraterna ad ogni violenza fino al martirio. Il metodo riceve particolare attenzione nella NE. Non si tratta primaria-

mente di strategie, ma della qualità delle relazioni che si stabiliscono nel processo di evangelizzazione. Esse sono il primo modo di offrire il Vangelo, di farlo percepire come “grazia” per il cammino di ogni uomo e di ogni popolo. Nei Paesi di lunga tradizione cristiana ove non è infrequente il caso di una pratica religiosa abbandonata nell’adolescenza, la NE assume la prospettiva di un “secondo annuncio”, quando la vita adulta riproponendo le domande di fondo della vita, può anche diventare una reinterrogazione della eredità cristiana. In questa circostanza la proposta della fede è chiamata a dire il Vangelo come “buona notizia” per la vita. Ereditando la ricchezza e le preoccupazioni sottese a questo cammino attraverso il sinodo dei vescovi del 2012 dedicato alla “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, Papa Francesco ha introdotto un accento nuovo legato alla “gioia del Vangelo” (Evangelii Gaudium) come motivo di fondo della azione evangelizzatrice del-

le comunità cristiane. A muovere l’evangelizzazione non è in alcun modo un sogno di riconquista o di nostalgia per l’epoca che si chiude. È per amicizia con ogni donna e uomo che vive sulla faccia della terra che la chiesa annuncia il messaggio che ci viene da Dio, il modo d’essere umano di Gesù. Il Vangelo è di tutti, per tutti. È una gioia rinnovata della esperienza del Vangelo che abilita a comunicarlo a tutti, come ricchezza di tutti, come la grazia che ci fa umani, liberandoci dalle disumanità che opprimono, che pesano in modo particolare sui poveri e i deboli. La gioia per la vita che il Vangelo suscita rende attenti alla storia, è fonte di conversione per le chiese, mette permanentemente in ascolto dello Spirito che aiuta a discernere le vie dell’incontro con tutti. La gioia del Vangelo rigenera le comunità cristiane e le abilita all’annuncio del Vangelo secondo il Vangelo poiché le porta ad abitare evangelicamente il nostro mondo.

Per approfondire... · 13


Uruguay

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2017

un’altra classe) si é avvicinato per chiederle perché piangeva e Chrisytn l’ha invitato nel suo gruppo facendolo sentire a suo agio. Due gesti molto semplici, ma pieni di significato. Christyn mi ha detto: “Non posso vedere che qualcuno pianga e mi avvicino aiutandolo a superare il momento che sta passando e sia felice.” E non è questo ciò che vuole il Signore: che siamo felici? Anche con il canto trasmettiamo messaggi ed i nostri bambini - definiti “i bambini cantori” dal Cardinale Daniel Sturla - sono già stati invitati ad animare alcuni eventi: l’inaugurazione della Fondazione ‘Sophia’, la S. Messa dei bambini della Prima Comunione, quella di apertura dell’anno scolastico di tutte le scuole cattoliche di Montevideo, entrambe celebrate dal Cardinale… Con quanto entusiasmo hanno fatto risuonare il santuario con le loro voci: “En el medio de la noche encendemos una luz, en el nombre de Jesús.” I bambini comprendono correttamente ciò che diciamo loro. Dopo aver parlato del Battesimo, uno di loro, contento, ha detto: “Che bello sono uscito dalla pancia della mia mamma, ma prima ancora dalla pancia di Dio.” Aspettano con entusiasmo l’ora del catechismo ed ecco una domanda riflettendo sugli avvenimenti della Settimana Santa: “Perché non si parla delle donne durante l’Ultima Cena?” I bambini fanno riflettere con la loro semplicità profonda…

La scuola luogo di evangelizzazione Sr. M. Virginia Zorzi

L

a scuola “Sagrada Familia” di Montevideo - Uruguay è entrata a far parte di un gruppo di 17 scuole non statali che hanno una proposta educativa comune e alternativa rispetto alla scuola ufficiale. Insieme costituiscono una Fondazione: ‘Sophia’, voluta dal Card. Daniel Sturla, Arcivescovo di Montevideo, e nata nel 2014. Questo è molto importante, soprattut-

to in un Paese in cui, per tante ragioni, storiche e ideologiche, in nome di un malinteso rispetto di ogni religione e della libertà di coscienza, non è permesso nessun segno religioso pubblico. Lo Stato, laico per Costituzione, vuole anche una scuola ‘laica’, il cui obiettivo è formare cittadini, non insegnare una religione. Il nome della Fondazione, ‘Sophia’, indica tutto un programma educativo

che considera fondamentale, nella formazione dei bambini e dei giovani, non solo l’istruzione, o l’attenzione psicologica, sociale: tutto questo è importante, ma educare è formare persone integrate, preparate per la vita, aperte agli altri e all’Altro. Dio è la vera ‘Sophia’, la vera Sapienza che può dare consistenza alla vita di ogni persona. La scuola, quindi, diventa un grande mezzo di evangelizzazione, la possi-

bilità concreta di mettere in dialogo la scienza, la ragione e la fede, l’uomo come persona aperta all’alterità, come cittadino, nella sua vita personale, privata, e nel suo impegno pubblico. Il senso della scuola cattolica, quindi, è proprio la missione evangelizzatrice: per questo il Card. Sturla vuole che tutte le scuole cattoliche vivano! Per questo, c’è bisogno di docenti preparati, formati, responsabili, di genitori che, consapevoli della proposta educativa, collaborano con la scuola. I bambini, come sempre, sono i più liberi, i più disponibili. Evangelizzano con la loro semplicità, partecipano con gioia alle

14 · Nella Congregazione

celebrazioni, imparano a vivere l’amicizia, la solidarietà, il rispetto. Ci sarebbero tanti aneddoti da ricordare... Voglio solo raccontarne qualcuno in riferimento a tre ‘modi’ di evangelizzare che i nostri alunni hanno vissuto particolarmente in questo periodo. I bambini evangelizzano… • con la loro attitudine di attenzione verso chi vive situazioni di difficoltà • con le loro voci • con le loro domande e riflessioni. Proprio oggi durante la ricreazione M. (una bambina autistica) non trovava pace perché mancava l’amica con cui giocare. A. (anche lui autistico e di

Nella Congregazione · 15


Brasile

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2017

L

Prendersi cura della creazione

a Campagna della Fraternità di quest’anno ha come tema “Coltivare e custodire la Creazione” (Gn. 2,15); l’obiettivo è quello di attirare l’attenzione per la custodia della Casa Comune, in particolare di tutti i biomas1 brasiliani. È necessario dare valore alla diversità di ogni bioma e creare relazioni rispettose con la vita e la cultura dei popoli che lo abitano, alla luce del Vangelo.

Per i Vescovi del Brasile, la distruzione dei biomas è la manifestazione della crisi ecologica che richiede una profonda conversione interiore, perché, quando meditiamo e preghiamo, i biomas e le persone che li abitano, siano condotti ad una vita piena. È in questo contesto che la Chiesa Cattolica in Brasile presenta la 53ª Campagna della Fraternità con il tema: “Fraternità e Biomas brasiliani e la difesa della vita!” e con lo slogan “Coltivare e custodire la creazione” (Gn 2,15). L’obiettivo è custodire la creazione, in particolare i biomas brasiliani, che sono un dono di Dio, e promuovere relazioni fraterne con la vita e la cultura dei popoli, alla luce del Vangelo, approfondire e conoscere ogni realtà, la sua bellezza, il suo significato per la vita del Piane-

16 · Nella Congregazione

Sr. M. Ivone Hofer

ta. Accogliere e conoscere le popolazioni originarie, tradizionali, rispettando i loro diritti, la loro appartenenza al popolo brasiliano, con la loro storia, cultura, stile di vita. È importante rinforzare l’impegno nei confronti della biodiversità, la terra, l’acqua, le meraviglie naturali, il clima vario e ricco che si allarga su tutto il territorio brasiliano. Papa Francesco nel suo messaggio per l’apertura della Campagna della Fraternità 2017 esorta: “Il Creatore fu prodigo con il Brasile. Ha concesso a questo Paese una diversità di biomas che gli dona una straordinaria bellezza. Ma, infelicemente, i segni della aggressione alla creazione e della distruzione della natura sono pure presenti. Fra voi, la Chiesa è stata una voce profetica nel rispetto e nella custodia dell’ambiente e dei pove-

ri. Non solo ha attirato l’attenzione per le sfide e i problemi ecologici, come anche ha sottolineato le cause e, principalmente, ha fatto intravvedere cammini per il superamento. Questa Campagna invita a contemplare, ammirare, ringraziare e rispettare la diversità naturale che si manifesta nella diversità dei biomas in Brasile - un vero dono di Dio – attraverso la promozione di relazioni rispettose con la vita e la cultura dei popoli che li vivono. Questo è, precisamente, una delle più grandi sfide in tutte le parti della terra, perché la distruzione della natura è sempre accompagnata dall’ingiustizia sociale. I popoli originari di ogni bioma o che tradizionalmente li abitano ci offrono un esempio chiaro di come la convivenza con la creazione può essere rispettosa, portatrice di pienezza e di misericordia.” Facciamo ancora in tempo a salvare la Terra. L’essere umano ha la capacità di cambiare. Sì, è urgente cambiare la mentalità delle persone, correggere l’attuale stile di vita e decidere per uno sviluppo integrale che non sia di distruzione, ma sostenibile. “La Carta della Terra ci chiamava tutti a lasciarci alle spalle una fase di autodistruzione e a cominciare di nuovo, ma non abbiamo ancora sviluppato una co-

scienza universale che lo renda possibile. Per questo oso proporre nuovamente quella preziosa affermazione di Papa Francesco: «Come mai prima d’ora nella storia, il destino comune ci obbliga a cercare un nuovo inizio [...]. Possa la nostra epoca essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita»” (LS 207). “È sempre possibile sviluppare una nuova capacità di uscire da se stessi verso l’altro. Senza di essa non si riconoscono le altre creature nel loro valore proprio, non interessa prendersi cura di qualcosa a vantaggio degli altri, manca la capacità di porsi dei limiti per evitare la sofferenza o il degrado di ciò che ci circonda”. (LS 208) Siamo tutti fratelli. Custodiamo la nostra Casa Comune. Il prendersi cura della natura ha il suo fondamento nell’amore del Creatore. Egli è presente in tutto l’Universo e nella più piccola delle creature. Tutto quello che esiste è segno della provvidenza, della saggezza, della bellezza, dell’amore di Dio: “l’amor che move il sole l’altre stelle” (D. Alighieri). Prendersi

cura della creazione è un atto d’amore fraterno e sociale. Custodiamo la vita umana, le generazioni future, la Casa Comune, che è di tutti. Nell’amore ecologico c’è l’amore di Dio e del prossimo.

1. Biomas: è l’insieme del clima, vegetazione, idrografia e rilievo di una determinata regione (una comunità di piante, di animali e di altri esseri viventi). Il Brasile esistono sei tipi di biomas: Mata Atlântica, Cerrado, Caatinga, Amazônia, Pampa, Pantanal.

Nella Congregazione · 17


n. 1 · Gennaio · Aprile · 2017

“Dio ha messo nelle vostre mani le cose più care e preziose che Egli possiede: le persone”

L

a presenza delle suore orsoline nella diocesi di Antsirabe, ossia ad Andraikiba è frutto di un’ispirazione divina. Dal 1990, infatti, l’allora Vescovo di Antsirabe, sua eccellenza Mons. Philibert Randriambololona, rendendosi conto del gran bisogno, in questa zona, nell’ambito educativo, sollecitava la presenza e la collaborazione delle suore orsoline nella sua diocesi.

La Congregazione ha risposto alla richiesta del Vescovo. Il primo lavoro consisteva nel preparare la casa per la comunità, ristrutturando “Villa Lantosoa”. Il 1° ottobre 1992, furono accolte dal Vescovo e il 2 ottobre da tutti i cristiani, Sr. Pierangela Cani, Sr. Marie Joséphine Ratiasoa e Sr. Adéline Rahajarisoa che formarono la prima comunità orsolina ad Andraikiba, chiamata “Regina Pacis”. Le Suore cominciarono la loro missione guardando e studiando la cultura locale e assumendo la direzione della scuola già esistente. Le suore erano animate dallo zelo apostolico, trasmesso dal Fondatore, quello zelo ricco della cura per ogni persona che S. Angela rac-

comandava. La missione della comunità, oggi, si estende in vari ambiti: • Scuola elementare, scuola media di primo grado e di secondo grado. Da alcuni anni, è stato aperto, per rispondere alla richiesta continua dei genitori, il liceo professionale (agrario). Attualmente, la scuola accoglie circa 1200 alunni. • Pastorale: accompagnamento dei gruppi di catechesi, le associazioni cattoliche, ritiro per i vari gruppi, visita nei quartieri e tournée nelle comunità cristiane sparse nei piccoli villaggi. • Opera sociale: la comunità accompagna le famiglie povere offrendo loro l’aiuto materiale e facendo studiare i loro figli. • Promozione femminile: visto che a tante ragazze interessano la sartoria e la formazione umana per il loro futuro, la comunità ha aperto per loro la scuola di lavoro. In questi 25 anni, 61 sono le suore

18 · Nella Congregazione

Benin

Madagascar

Sr. M. Eugénie Razamamonjy

Le sfide dell’educazione umana e cristiana nel contesto beninese

Beato Z. Agostini

che sono passate e hanno lavorato in questa comunità e la loro presenza e missione, benedette da Dio, hanno già portato il loro frutto. La celebrazione di questo anniversario è stata inaugurata il 27 gennaio festa di Sant’Angela, con la Celebrazione Eucaristica. La comunità desidera ringraziare il Signore con tutti i giovani del distretto che, la Domenica delle Palme, si sono riuniti nella chiesa madre per la giornata della gioventù. Nel mese di maggio, la festa continuerà con gli alunni e tutto il personale della scuola. L’8 dicembre 2017, solennità dell’Immacolata Concezione, madre e fiducia nostra, sarà il momento in cui affidare a Maria questa missione perché la presenti al Padre attraverso il Figlio. In quest’anno pastorale 2017, la comunità è composta da 10 suore che si adoperano con passione per la formazione umana e cristiana della gioventù.

“S

i l’esprit est malade, tout le reste sera malade, si l’esprit est bon, tout vit et fleurit harmonieusement pour porter des fruits bons et savoureux». «Se l’anima è malata, tutto il resto sarà malato, se l’anima è buona, tutto vive e fiorisce armoniosamente per portare frutti buoni e gustosi». Potremmo parafrasare questa citazione di Monsignor Pascal N’ Koué, Vescovo della Diocesi di Parakou dicendo: «Se la famiglia è malata tutto il mondo è malato, se la famiglia é buona tutto vive e fiorisce armoniosamente per portare frutti buoni e gustosi». È in famiglia che riceviamo la prima educazione e tutto ciò di cui una persona ha bisogno per essere ciò che deve essere. Ai giorni nostri la famiglia si trova di fronte a una serie di sfide che influiscono sul suo ruolo primordiale di educatrice. Il sincretismo, la poligamia, la ‘sorcellerie’- stregoneria - sono solo alcune delle sfide che la famiglia deve affrontare nella società beninese e la Chiesa Cattolica locale cerca di dare il suo contributo per affrontare progressivamente queste sfide e accompagnare e aiutare le famiglie cristiane al fine di poter consolidare la loro identità e realizzare la loro missione educativa a profitto della civiltà dell’amore e la cultura della vita. La Comunità delle Suore Orsoline di Cocotomey, in armonia con le linee pasto-

rali della diocesi di Cotonou organizza incontri per i genitori, per gli insegnanti e ritiri per le ragazze della Scuola Cattolica Don Zefirino Agostini. Il tema scelto per i ritiri delle ragazze di quest’anno è: «Attraverso la Parola di Dio e la preghiera, sii testimone di Gesù e impegnati a affrontare le sfide del tuo tempo», ecco alcune testimonianze: Arianne Z., 16 anni. «Personalmente, la riflessione su questo tema mi ha fatto prendere coscienza della vitalità della preghiera e della Parola di Dio per la

Sr. M. Lucile Bella

“L’educazione è il faro che illumina le tenebre dell’ignoranza e mostra la via della conoscenza e dello sviluppo. Per essere completa e totale deve tener conto della famiglia, della scuola e della società”.

Nella Congregazione · 19


Perù

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2017

I

mia vita cristiana. Ho capito che la vita umana senza vita spirituale non è niente. Ho capito che per vivere secondo la vita in Dio, bisogna ricorrere alla Parola di Dio e alla preghiera. Sono soprattutto queste due cose che devono guidarmi. E mi sono promessa di sforzarmi di più nella preghiera e nella lettura meditativa della Parola di Dio per rilevare le sfide del mio tempo». Paule Carine B. 15 anni. «Le sfide del nostro tempo sono numerose, possiamo citare: la riuscita della nostra vita, la gestione della libertà, la sfida di re-

stare fedeli al Vangelo… se noi restiamo innestate in Cristo Signore, potremo resistere ai venti contrari del mondo». Maricia A., 17 anni. «Ho ritenuto essenzialmente che noi dobbiamo essere testimoni, perché il mondo per credere ha bisogno di testimoni dell’amore di Cristo. Essere testimoni di Cristo non è facile, è per questo che è necessario pregare con la Parola di Dio per affrontare le realtà mondane». L’educazione si trova oggi in un contesto di cambiamenti sociali molto rapidi. La generazione alla quale si rivolge è

20 · Nella Congregazione

complessa e varia. In quanto educatrici, ci troviamo continuamente davanti a delle situazioni che, come afferma Papa Francesco « pongono nuove sfide che sono a volte difficili a comprendere». È abitando questi cambiamenti sociali, che noi siamo chiamate ad accogliere, amare, comprendere ed evangelizzare. L’educazione umana e cristiana della gioventù deve contribuire alla scoperta del senso della vita e far nascere nuove speranze per l’oggi e per il domani. Ecco la riflessione di uno degli insengnanti Côme Ayatome: «L’educazione è il faro che illumina le tenebre dell’ignoranza e mostra la via della conoscenza e dello sviluppo. Per essere completa e totale deve tener conto della famiglia, della scuola e della società. In famiglia i genitori devono esprimere amore, tenerezza, affetto e disciplina. A scuola si possono trasmettere valori e virtù al fine di aiutare i ragazzi a determinare le loro scelte coerenti e positive. Nella società un ragazzo è il prodotto della sintesi di ciò che vive in famiglia e a scuola per essere un uomo responsabile, equilibrato, preoccupato dello sviluppo del suo paese e del benessere dell’altro. Ecco a mio avviso la sfida maggiore dell’educazione».

L’unione fa la forza, Perù!

l Perù ultimamente sta soffrendo a causa delle calamità naturali date dalle piogge intense e, di conseguenza, dalla formazione di gole nel terreno o da straripamento di fiumi su interi centri abitati, quartieri e città specialmente sulla costa. Da Ica a Tumbes fino ad una parte della Sierra e della Selva. Secondo la statistica del Centro di Emergenza Naturale (COEN) fino ad ora (20.03.17) ci sono stati 75 morti, 10.000.000 di danni e più di 1900 km di strade distrutte. Valanghe, straripamenti, crollo di ponti, strade distrutte e altre scene come que-

ste sono state registrate da testimoni oculari che ci hanno raccontato questo devastante disastro della natura. Sono eventi che ci interrogano e nello stesso tempo ci ricordano la nostra origine, da dove veniamo e dove andremo. La situazione che stiamo vivendo è critica non solo nei luoghi interessati dalle catastrofi ma in tutti i paesi ciascuno si sente coinvolto anche per la mancanza di cibo e di beni di prima necessità come l’acqua. Sono agoscianti le immagini che ci vengono mostrate dai media i quali non hanno parole per descrivere fino in fon-

Sr. M. Lucia Schulz

do cosa sta vivendo la nostra gente, per lo più povera.Tuttavia, davanti a questa tragica situazione nella maggior parte dei casi, si rivela anche il lato umano di un paese in cui ci si sente tutti come fratelli, consapevoli che il benessere di uno è anche il benessere dell’altro. Davanti alla situazione drammatica come quella che stiamo vivendo sorprende ed emerge non tanto l’egoismo ma piuttosto la condivisione del poco o del tanto che si ha. Giovani, Istituzioni Pubbliche e Private, Università, Chiesa Locale e Nazionale, famiglie, mostrano fino in fondo i segni concreti della so-

Nella Congregazione · 21


n. 1 · Gennaio · Aprile · 2017

esempi di solidarietà sono sorprendenti, confortanti e rivelano il valore profondo della vita di un paese che con fede, generosità, caparbietà e con un grande sforzo, lotta e cerca di dare una risposta d’amore concreto alla tragedia in cui si trova coinvolto. Potrei continuare a descrivere la situazione ma desidero terminare tutto que-

sto con le parole di una canzone di un cantautore peruano che descrive la grandezza di un paese unito, di fede, solidale che si riunisce con tutte le forze per vincere le avversità della vita e, proprio per mezzo di quest’ultima, loda e ringrazia Dio dicendo: tutti siamo con te, Perù!

Una Chiesa di confine: Italia

lidarietà e si sentono coinvolti dalle necessità in cui si trovano gli altri. Grazie alla situazione di emergenza il sostegno reciproco tra peruani è grande e, se la grandezza del disastro è enorme, sicuramente non supera quella della solidarietà. Questo lo vedo a partire dalle piccole cose che colgo attorno a me perchè gli

crocevia di culture e di confessioni cristiane

Sr. M. Carmen Venturelli

T

rieste, città di mare, baciata dal sole e caratterizzata dall’incantevole e signorile piazza “Unità d’Italia”, una delle più belle d’Europa, che si affaccia sul mare, è la città di confine che accoglie in sé etnie, culture e religioni diverse. Crocevia economico e culturale, tra Europa orientale e occidentale, la ricca multiculturalità della città è caratterizzata da un vivace e insolito dialogo ecumenico tra le chiese cristiane e da un ampio dialogo con altre religioni. Le comunità protestanti, ortodosse e cattoliche coltivano il dialogo tra loro e con l’ebraismo e l’islam, costituendo l’ordito del tessuto sociale di Trieste.

Contigo Perú Cuando despiertan mis ojos y veo que sigo viviendo contigo, Perú, emocionado doy gracias al cielo por darme la vida contigo, Perú. Eres muy grande y lo seguirás siendo, pues todos estamos contigo, Perú. Sobre mi pecho llevo tus colores y están mis amores contigo, Perú. Somos tus hijos y nos uniremos y así triunfaremos contigo, Perú. Unida la Costa, unida la Sierra, unida la Selva contigo, Perú. Unido el trabajo, unido el deporte, unidos el Norte, el Centro y el Sur. A triunfar, peruanos, que somos hermanos que se haga victoria nuestra gratitud. Te daré la vida y cuando yo muera, me uniré en la tierra contigo, Perú.

22 · Nella Congregazione

Con te Perù

Arturo Zambo Cavero

Nel 1700 Maria Teresa d’Austria, cattolica e democratica, per far grande Trieste ed ampliarne i suoi confini, alla richiesta dei rappresentanti delle varie chiese, e di tutti coloro che venivano con occupazioni commerciali e artigianali, concesse “Patenti Sovrane” (regolamenti) per poter professare la loro fede e avere una loro chiesa e una comunità di riferimento. Sorsero: la chiesa serbo-ortodossa, luterana, valdese e la greco-ortodossa. Il porto tergestino, fin dal 1742, godeva di privilegi commerciali e alcuni mercanti greci furono informati dai triestini dei vantaggi che da questa situaChiesa Serbo-Ortodossa della SS. Trinità e di San Spiridione

Quando i miei occhi si risvegliano e vedo che continuo a vivere con te, Perù emozionato ringrazio il cielo perché mi dai la vita, Perù. Sei molto grande e continuerai ad esserlo, per questo tutti stiamo con te, Perù. Sul mio petto porto i tuoi colori e tutti i miei amori sono con te, Perù. Siamo tuoi figli e ci uniremo così trionferemo con te, Perù.

Cattedrale di San Giusto

Unita a te è la Costa, la Sierra, unita a te è la Selva, Perù. Unito il lavoro, unito è lo sport unito il Nord, il Centro ed il Sud. Per trionfare, peruviani, siamo fratelli che diventi vittoria la nostra gratitudine. Ti darò la vita e quando morirò, mi unirò alla terra con te, Perù.

Nella Congregazione · 23


Chiesa Evangelica Valdese

zione poteva ricavare il commercio. La notizia percorse tutta la costa adriatica e nel 1748 Trieste ospitava già sette famiglie greche, impegnate in piccole attività come la distillazione dell’acquavite e la tessitura di cappotti. Con l’Editto di tolleranza del 1782 vennero ammessi gli ebrei alle cariche di deputati della Borsa e a nuove professioni liberali. Venne aperta la prima Scuola Elementare Israelitica con il nome di Scuole Pie Normali Israelitiche e, dopo quache anno, le porte del ghetto furono aperte e gli ebrei triestini iniziarono a vivere accanto ai cittadini di altra fede religiosa. Nel periodo di maggior splendore della città di Trieste come porto-franco prosperò anche la comunità luterana, che arrivò a contare fino a 1700 membri. In quel tempo alla comunità fu data l’autorizzazione di costruire una propria chiesa. Interessante e significativa la decisione, presa nel 2000, che ha dichiarato la lingua italiana lingua principale. Tutto ciò rende evidente e progressivo il cammino ecumenico della chiesa triestina. Durante le leggi razziali vi furono attacchi contro la comunità ebraica. Con l’occupazione nazista ci furono operazioni di rastrellamento nei confronti degli ebrei. Il vescovo della diocesi di Trieste, assieme al segretario della comunità ebraica dottor Morpurgo, fecero ogni sorta di tentativo per aiutare

le famiglie ebraiche a mettersi in salvo. Infatti nell’autunno del 1943, un anno e mezzo prima del termine della II guerra mondiale, venne installato dai tedeschi un campo di concentramento, unico nel suo genere in Italia, presso la Risiera di San Sabba nella periferia meridionale della città. Vi furono deportati 710 ebrei. Nel 1945 solo 2.300 ebrei rimasero in città, nel 1965 erano solo 1.052. Oggi la comunità ebraica della città conta circa 700 membri. Intorno agli anni 50 il Vescovo di allora, monsignor Antonio Santin, fa presente al patriarca di Venezia Giovanni Roncalli, di fare esplicita richiesta alla S. Sede di una eventuale apertura ai matrimoni misti. Gli fu risposto che i tempi non erano ancora maturi e che bisognava attendere. Nel 1958 lo stesso cardinale Roncalli, divenuto poi Papa Giovanni XXIII, promotore di tale apertura nella chiesa, disse che i tempi erano maturi e che si procedesse per tale proposta: iniziava il cammino ecumenico. Tutt’oggi si respira questo clima di unità e di fratellanza. La diocesi di Trieste ha il privilegio di essere stata la prima diocesi ad incontrare il patriarca Atenagora. Fra i capi delle varie chiese si iniziò così un concreto rapporto di fraternità. Grazie a questo ammirevole lavoro di intessere relazioni e mantenere atteggiamenti di

24 · Nella Congregazione

apertura e di accoglienza, ora c’è un ottimo rapporto fra tutte le chiese cristiane, con gli ebrei e anche con la comunità musulmana. In diocesi si è costituito il gruppo ecumenico che si ritrova una volta al mese, per pregare e tre volte l’anno per incontri culturali, tavole rotonde su argomenti di comune interesse. Nelle festività cattoliche tutti i capi e i pastori delle diverse chiese vi partecipano. Ciò fa comprendere che l’ecumenismo, che ebbe la sua massima apertura e il suo pieno sviluppo dopo il Concilio Vaticano II, si delinea come possibile percorso per giungere all’unità di tutte le chiese. “Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” (Gv.17,21). In questa città la comunità orsolina è inserita con un servizio educativo e di testimonianza e gode del clima di dialogo tra fratelli e sorelle appartenenti non solo a diverse confessioni e fedi ma anche a diverse culture. Il bilinguismo caratterizza questa città di confine ed è stato ed è un percorso di accoglienza e di incontro tra culture differenti chiamate a condividere lo stesso territorio. L’esercizio dell’ascolto, del dialogo e dell’incontro con i genitori, le signore anziane e le persone che si incontrano in parrocchia e in città è una bella sfida per tutte... una sfida che chiede disponibilità e attenzione ai “segni dei tempi”, proprio oggi, nella fatica del dialogo e dell’accoglienza.

Chiesa Evangelica Luterana

Comunità Internazionale

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2017

Sr. M. Rossana Aloise

La realtà del Consiglio Eucumenico delle Chiese I 500 Anni della Riforma

A

Ginevra, non lontano dalla sede dell’Onu, della Croce Rossa e di altre organizzazioni internazionali, si trova il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Il Consiglio Ecumenico delle Chiese è l’organo principale che si occupa del dialogo fra le differenti Chiese cristiane nel mondo. L’obiettivo del CEC è camminare verso l’unità visibile in una sola fede, espressa nel culto e nella vita comune in Cristo. Si sforza di progredire verso questa unità, in base a ciò che Gesù ha pregato per i suoi discepoli, perché il mondo creda (Gv 17,21). Il CEC non pensa di essere una “sovrachiesa”, mantiene al suo interno una dialettica aperta e conciliata e opera ogni sua scelta con il metodo del consenso che coinvolge tutte le chiese che vi aderiscono; sono, infatti, un centinaio dai Paesi e territori del mondo intero, che rappresentano più di 500 milioni di cristiani e comprendono la maggior parte di Chiese ortodosse, un gran numero di Chiese anglicane, battiste, luterane, metodiste e riformate, così come numerose chiese unite e indipendenti. Se le chiese fondatrici del CEC si trovavano per la maggior parte in Europa e America del nord, oggi sono in maggioranza le Chiese in Africa Asia, Caraibi America Latina e medio Oriente e nella Regione del Pacifico. Nel 1948, al momento della sua Assemblea di fondazione, il Consiglio Ecumenico delle Chiese contava 147 Chiese membro; attualmente conta 348 membri e si ritrova in assemblea ogni 8 anni. La Chiesa cattolica non ne fa formalmente parte, ma si concepisce come

parte del movimento ecumenico, tessendo dialoghi bilaterali con le varie Chiese. In particolare dal 1965 tra la Chiesa cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese si è costituito un Gruppo di lavoro congiunto (Joint Working Group) che collabora attivamente alle attività del CEC, in particolare è membro a pieno titolo della commissione «Fede e costituzione». Il Concilio Vaticano II ha dato notevole impulso al dialogo ecumenico e alla relazione con il Consiglio Ecumenico

delle Chiese. Per le Chiese membro, il CEC costituisce un luogo unico dove è possibile riflettere, parlare, agire, pregare e lavorare insieme, interrogarsi e sostenersi reciprocamente, condividere e discutere. In quanto membri di questa comunità, le chiese che ne fanno parte sono chiamate a rafforzare la loro testimonianza comune attraverso la loro attività di missione ed evangelizzazione; praticare la diakonia rispondendo ai bisogni dell’umanità, abbattendo le barriere fra le persone, cercando la giustizia e la pace e salvaguardando l’integrità della creazione e incoraggiare l’impegno verso l’unità della mensa eucaristica. In questo anno 2017 Ginevra festeggia i 500 anni della Riforma operata da Martin Lutero. Il 3 e 4 novembre 2016 si sono aperte a Ginevra le celebrazioni. Per l’occasione è stato presentato, per la prima volta, all’interno delle celebrazioni internazionali il camion della Riforma. Partito da Ginevra attraverserà l’Europa facendo tappa in 67 città della Riforma collocate in 19 Paesi. Prevista anche una tappa a Roma. Ad ogni scalo il camion rimarrà fermo 36 ore per mostrare la storia della Riforma. Il percorso finirà a Wittenberg, città cardine delle

Nella Congregazione · 25


n. 1 · Gennaio · Aprile · 2017

attività di Martin Lutero, ove debutterà il 20 maggio 2017 l’expo mondiale della Riforma, intitolata le “Porte della libertà”. Sarà presente anche un padiglione svizzero. L’obiettivo principale, per i fratelli protestanti non è di tornare su una data mistica, ma di chiedere ciò che la Riforma significa per le generazioni di oggi e di domani. Nel suo discorso d’apertura,

il consigliere federale Alain Berset ha descritto la Riforma come un “movimento la cui dinamica spirituale, culturale, sociale e politica continua a segnare i 4 angoli del mondo da mezzo millennio.” Ha ancora esortato a celebrare il 500esimo anniversario nell’ecumenismo e approfondendo il dialogo. I legami che uniscono i protestanti ai cattolici sono infatti ben più forti di

26 · Nella Congregazione

ciò che li separa. L’importanza del dialogo ecumenico in questo anno d’anniversario è stata sottolineata anche dal presidente della Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera, Gottfried Locher. I riformatori dell’epoca non avrebbero mai voluto una separazione della Chiesa, ma miravano semplicemente a un rinnovamento della Chiesa esistente. “Osare nel pensiero, agire nella libertà, credere con gioia”: è questo lo slogan dell’anniversario coniato dalla Federazione delle Chiese evangeliche. Il nocciolo della questione risiede nel pensiero riformista di libertà, dichiara Gottfried Locher: “Dinnanzi a Dio tutte le persone sono uguali – questa convinzione dei riformatori costituiva un messaggio liberatorio già 500 anni fa. E rappresenta tuttora un messaggio di libertà”. In quest’ottica la Riforma assume un’importanza per i riformati, ma anche per i fedeli di altre confessioni e per i non credenti. E allora che senso ha per i cattolici celebrare la Riforma? - risponde l’abbé Pascal Desthieux, vicario episcopale di Ginevra dicendo che non festeggiamo l’anniversario di un divorzio... Dopo qualche decennio di cammino ecumenico noi possiamo fare qualche passo indietro e dare il suo giusto valore a ciò che la riforma ha portato: sottolineiamo alcuni principi innovatori che insegneranno ai secoli successivi: la fiducia in Dio che offre la salvezza e che non possiamo acquistare, l’importanza di agire secondo la propria coscienza e anche di rispettare la coscienza di ciascuno, la dignità del matrimonio e il sacerdozio universale, l’accesso per tutti alla Bibbia, il diritto di resistere ad un potere tiranno, premessa della democrazia. La Riforma ha anche impegnato la Chiesa cattolica a fare le sue proprie riforme. Michel Grandjean, professeur d’histoire de l’Eglise à l’Universitè de Genève afferma che nessun’altra chiesa ha cambiato così tanto nel corso del ventesimo secolo come la Chiesa cattolica. Noi possiamo dunque festeggiare insieme quanto acquisito dalla Riforma. E ricordarci che la Chiesa è «semper reformanda».

Sono nella Pace del Signore “Beati i miti..., beati i misericordiosi..., beati i puri di cuore..., beati gli operatori di pace, Mt 5, 1-12 perché saranno chiamati figli di Dio”. SR. M. SISTA (Onelia) BASSANESE N. 24.04.1928
 M. 09.01.2017 Sr. M. Sista si trovava da quattro anni nella comunità di S. Zeno (VR) per riposo, cure e assistenza. Tutta la sua vita è stata spesa nel dono di sé ai bimbi nella Scuola Materna, ai ragazzi delle Parrocchie e nel servizio di portineria nelle Case grandi dell’Istituto. Ha diffuso serenità, conforto, pace... sempre. Per questo suo dono, divenuto abito di vita, era molto stimata e benvoluta. Dal 1955 al 1991, Sr. M. Sista fu educatrice e insegnante in varie Scuole Materne dell’Italia centrosettentrionale: Mesola, Codigoro, Stellata (FE), Pieve di Guastalla (RE), Angiari, Bonavicina, Breonio, Lugo, Cellore, Lugana (VR). In seguito, dopo l’insegnamento, donò se stessa nell’ accoglienza prestando servizio in portineria a Ferrara, Milano, Casa Madre e S. Stefano (VR). Don Sebastiano Cassini, che ha presieduto la celebrazione nel giorno del suo funerale, all’omelia ha così commentato: “Sr. Sista è stata la mia maestra a Cellore... Salutiamo ora la sposa che oggi finalmente abbraccia il suo Sposo. È una sposa che ha mantenuto la sua vita verso lo Sposo. Mantenere, come ‘tenere la mano’, e lei ha tenuto la mano del Signore, per tutta la vita... Il ricordo di lei è di una donna dalla disciplina d’altri tempi... ed oggi, che mi è chiesto di essere educatore in Seminario capisco il compito e la fatica

di far crescere altri, di educare, nel senso di tirar fuori il meglio da ciascuno. È la testimonianza che ci lascia Sr. Sista... Ora è un chicco di grano, che Dio già vede fiorire e diventare albero... Ora la vediamo consolata, perché il dolore che qui scriviamo sulla terra, là è oro...”.

Sr. M. Osanna (Iole) Scaravelli N. 21.09.1920 M. 02.03.2017 La seconda delle cinque sorelle Orsoline, ritornata nell’abbraccio del Padre, Sr. Osanna si trovava nella Comunità di Via Scarsellini a S. Zeno (VR) da pochi mesi, per un aumentato bisogno di assistenza. I due anni precedenti, 2015-2016 li ha trascorsi nella nostra Infermeria di S. Stefano, dove è stata curata, aiutata e tanto amata dalla comunità e dalle operatrici sanitarie. Entrata in Congregazione a soli 19 anni, ha donato quasi tutta la sua vita nell’educazione e formazione dei bimbi e ragazzi delle scuole materne ed elementari, affidati alle sue cure, nei vari paesi in cui è stata inviata come educatrice e come responsabile della Comunità religiosa. Sono molte le Comunità Parrocchiali che hanno goduto della sua presenza gioviale e materna, serena e instancabile, soprattutto nel Ferrarese, Formignana, Comacchio, Mesola, Voghiera, Sabbioncello, ed anche a Castion, Aselogna (VR), Piubega (MN), Polesella,

Ca’ Bianca (RO), Nazzano (MS), fino a che la sua età glielo ha permesso. Gli ultimi 15 anni (1990-2014) li ha vissuti in aiuto della Comunità di Guastalla. La ricordiamo per la sua devozione alla Madonna della Porta, con il giornale sempre aperto, perché in quelle pagine lei trovava i motivi di preghiera per le necessità del mondo. In tasca, sempre la fisarmonica, che suonava, sì, perché spesso richiesta, ma anche per un bisogno del cuore e per tagliare l’aria quando si faceva pesante. La sua presenza creava un clima di serenità e di gioia.

SR. M. DEVOTA (Almerina) CALZAVARINI N. 4.10.1932 M. 23.03.2017 Il 23 marzo 2017, quando chi l’assisteva aveva appena finito di pregare, è stata condotta dall’angelo all’ingresso del tempio del Signore. E così, scrive Sr. M. Ildefonsa Valsecchi, a nome della Comunità di S. Zeno, “ci hai lasciato anche tu, provocando un nuovo sussulto. Perchè sentiamo di essere destinate alla vita. Tutte e tutti, dove Dio sarà tutto in tutti”. Raccolgo alcune pennellate di sorelle che descrivono Sr. M. Devota come una donna umile, buona, pronta al servizio, di tanta preghiera. Era davvero una persona interiore, e amava il rosario, arma potente. Ha speso la sua vita servendo i piccoli, aiutando le giovani a vivere cri-

Sono nella Pace... · 27


IL TUO AIUTO... UN GERMOGLIO DI VITA! stianamente, sostenendo le persone anziane nelle loro difficoltà. Ultimamente dalla sua bocca uscivano parole che solo qualcuna sapeva comprendere, per quel sesto senso, proprio di chi sa stare accanto a chi soffre, e ama e aiuta. I ricordi condivisi, delle belle esperienze passate, riportavano sul suo volto un bel sorriso e sulla bocca questa parola: “cara, cara, cara”, segno di affetto e di una fraternità desiderata e tanto cercata. Continua a scrivere Sr. M. Ildefonsa: “Ho saputo che hai accompagnato una giovane nella sua vocazione. Avevi certo capito la sua attrazione, l’hai sempre ascoltata nel suo aprirsi a te, che era desiderio di aprirsi a Lui, il Signore. Allora, si può dire che la vocazione viene sempre da Lui, ma il tramite, per lei, sei stata tu. Certo l’avevi pensato. Lei ora ti ripete il suo grazie grande e la sua gioia di essere stata capita e accompagnata da te”. Anche noi ringraziamo Sr. M. Devota per-

ché, lasciandoci questo frammento di vita, ci ricorda che ogni Orsolina è sorella, amica e madre dei giovani. Sì, è madre!

SR. M. CESIRA (Alessandrina) ALBERINI N. 05.03.1923 M. 30.03.2017 Sr. M. Cesira proveniva da una famiglia cristiana e numerosa, erano 14 fratelli. Quando, ancora molto giovane, ha deciso di entrare nella nostra Congregazione, durante la guerra, papà e mamma, tenendola per mano, sono stati ben contenti di offrire a Dio uno dei fiori del loro giardino. Semplice e sorridente, donna delle piccole cose, ha lasciato nel cuore di tante persone il segno luminoso del suo passaggio sulla terra, indicatore delle realtà divine. Amava tanto la sua Famiglia Religiosa, che considerava la sua nuova e propria Famiglia, dove spendersi senza riserve; essa occupava il primo posto nel suo cuore, poi veniva subito Mechel coi suoi

monti e la sua gente e poi Ferrara, Ramodipalo, Ostellato, Fane, S. Zeno. La sua generosa carità, che ha preso concretamente forma nel servizio sereno di cuoca, l’abbiamo vista soprattutto a Mechel (TN) dove fu inviata due volte. Il suo dono era per piccoli e grandi, per ogni situazione che avesse bisogno di aiuto e di conforto. Qui ricordano il suo servizio umile, caritativo, sereno che Sr. M. Cesira prestò nel paese fino a quando fu richiamata a Casa Madre (Verona). Gli anni seguenti (1969-2017) furono vissuti in una donazione silenziosa e attenta. Al suo funerale era presente una considerevole rappresentanza della Comunità di Mechel, venuta per salutarla, per ringraziarla e per affidarla, nella fede, a Cristo Crocifisso e Risorto. La sua lunga vita è stata costantemente costellata di nomi, di volti e di situazioni che ora ha portato con sé nell’eternità.

Puoi versare il tuo contributo a: ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS

Codice IBAN: IT18 P051 1611 7030 0000 0002 184 Molti progetti presentati dall’Associazione Missioni Orsoline Verona Onlus sono stati realizzati: un grazie vivissimo a tutti coloro che in modi diversi se ne sono fatti carico. Sono stati realizzati: Burkina Faso: Regala una Bibbia: € 600,00; adotta tre studenti: € 3.500,00; un motorino per spostarsi: € 1.200,00 Togo: Alfabetizzazione attraverso il sapone € 500,00, i pomodori € 1000,00 e i dolci: € 1.400,00 Brasile: Risvegliare l’aurora: € 1.680,00; Amazzonia, Porto Velho - Santuario della vita € 1.500,00 Madagascar : Anivorano: un tetto per studiare…in foresta Paraguay: pane e gioventù…pane ed economia: un forno € 3.000,00

ENTI M A N R O I G G

Madagascar

“Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse il dolore o l’angoscia? La persecuzione o la fame o la miseria? I pericoli o la morte violenta? Ma in tutte queste cose noi otteniamo la più completa vittoria, grazie a colui che ci ha amati. Io sono sicuro che né morte né vita, né angeli né altre autorità o potenze celesti, né il presente né l'avvenire, né forze del cielo né forze della terra, niente e nessuno ci potrà strappare da quell’amore che Dio ci ha rivelato in Cristo Gesù, nostro Signore”. Rm 8,35-39

testimoniano l’aggiornamento dei lavori che possono proseguire grazie all’aiuto dei volontari e dei fondi che arrivano per questo progetto. Costo del progetto: € 35.000,00

Pannelli solari a Diégo

A

Chi ci separerà dall’amore di Cristo?

28 · Sono nella Pace...

ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS

Costruire una sala operatoria ad Analaroa...

A circa 100 Km dalla Capitale, nel villaggio di Analaroa, noto per restituire alla corsa tanti bambini, è stata decisa la costruzione di una sala operatoria per non dover andare a Tanà, con una strada... impraticabile. Da anni il preventorio accoglie e accompagna nella riabilitazione tanti bambini dopo l’intervento chirurgico di ortopedia. AMOV si fa carico della costruzione della struttura per accogliere la sala... mentre il Dr. Ghezzi, di Trento, con la sua ONLUS si fa carico dell’allestimento della sala. La struttura muraria è già iniziata e, con la direzione di Renato Zamperini, i lavori stanno procedendo. L’Associazione conta sull’aiuto di tante persone che conoscono l’opera che viene portata avanti in Madagascar a favore dei bambini. La realizzazione del progetto della sala operatoria sta procedendo; è stata necessaria qualche modifica per rendere più efficiente la struttura, in modo che davvero sia servizio di tutta la zona. Le foto

Nella Diocesi di Antsiranana, all’estremo nord dell’isola, a Diégo Suarez, ha iniziato la sua missione una comunità di Orsoline. La mancanza di luce e acqua richiede l’uso di pannelli solari. Costo del progetto: € 6.000,00

Imerintsiatosika Dopo 25 anni, ci sono ancora 9 casette su 13 da... rinfrescare PROGETTO: •riparazione del tetto •rifacimento porte e finestre •riparazione cucinetta esterna •tinteggiatura •mano d’opera Il Villaggio “Don Zefirino Agostini” è sorto 25 anni fa e ha accolto alcune famiglie povere… oggi queste casette hanno bisogno di manutenzione e sarebbero destinate ai giovani che vengono da villaggi lontani per poter studiare. Costo di una casetta: € 900,00

Progetti · 29


MADAGASCAR Sementi ed erba... ...oggi per domani

Le comunità di Andraikiba, Imerintsiatosika ed Analaroa hanno vasti terreni da coltivare con delle piccole stalle. Vengono proposti questi progetti: Utensili: 12 carriole, 20 vanghe, 20 forche, 20 badili, 30 rastrelli, saldatore, 2 trapani, compressore, gruppo elettrogeno, motosega: € 5.800,00. Sementi ed erba: riso, mais, fagioli, piselli, grano, avena, loglio perenne, sytlosanthes: € 7.400,00.

PARAGUAY

Santiago Misiones La cura per la terra è un investimento per la vita

Il progetto di orticoltura e lombricocoltura è finalizzato al miglioramento globale della comunità, promuovendo il superamento della malnutrizione e delle condizioni familiari dei ragazzi. € 4.000,00

BRASILE

Porto Velho - Rondônia Progetto juventude evangelizadora em defensa da vida

Attività a sostegno dei giovani emarginati. Il progetto prevede diverse tappe di formazione e di laboratori. € 8.000,00.

Casa di Spiritualità e Accoglienza

“Madonna della Neve” Istituto delle Orsoline F.M.I.

BREONIO (VERONA) Piccolo paese della Lessinia occidentale, è meta di turisti, soprattutto in estate. La casa, accoglie gruppi, anche in autogestione, tutto l’anno, escluso il mese di settembre. La pineta che circonda la casa, contribuisce a creare un clima di distensione, silenzio e preghiera. La casa, costruita nel 1971, offre ampi spazi, sia all’interno che all’esterno. La cappella è il centro della casa. Le camere sono singole, doppie e triple per un totale di 70 posti letto. La sala da pranzo è capiente e accogliente, così pure le sale per gli incontri. Ampia e spaziosa la cucina e le adiacenze per l’autogestione. In auto: 45 Km da Verona, facilmente raggiungibile dall’uscita Verona Nord, della A22 Brennero-Modena. Il servizio pubblico, con partenza dalla Stazione di Verona Porta Nuova, effettua 3 corse nel primo pomeriggio.

Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Via Bellavista, 25 · 37020 Breonio (VR) Tel. 045.77.200.52 · orsolinebreonio19@gmail.com

CASA PER FERIE

“VILLA SACRO CUORE” Istituto delle Orsoline fmi

ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS PUOI SOSTENERE I PROGETTI AMOV INDICANDO QUESTO NUMERO ALLA VOCE 5X1.000 DELLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI

93216000237

PROMUOVE... Attività creative in un luogo sereno e accogliente che facilita il rispetto delle persone e dell’ambiente

OFFRE... La possibilità di vivere la vacanza come tempo di crescita

PROPONE... ai gruppi e alle singole persone un’esperienza di serena convivenza con momenti di condivisione e attività

Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE · Via E. Toti, 2 · 48015 Milano Marittima (RA) Tel. 0544 991210 · orsolinemarittima@libero.it


Casa

“ Tabor”

Istituto delle Orsoline F.M.I. San Zeno di Montagna (VR) Immersa nel verde tra il monte Baldo e il lago di Garda è aperta tutto l’anno e accoglie gruppi e singoli per riposo, riflessione e preghiera, offrendo ascolto e proposte formative. Inoltre nei mesi estivi diventa luogo privilegiato per coloro che desiderano trascorrere periodi di riposo, vacanza in un ambiente bello, armonioso e rilassante.

04-10 . 06 06-12 . 08 12-18 . 11 19-25 . 11 6-10 . 12

Esercizi Spirituali 2017

Marina Stremfelj ed equipe Ignaziani 1a Settimana Sara Staffuzza ed equipe Ignaziani 1a Settimana Don Flavio Marchesini Tradizionali Don Gianbattista Rizzi ed equipe Ignaziani 1a Settimana Marina Stremfelj ed equipe per coppie di sposi

Convegno Liturgico 27.08 Mons. Gian Marco Busca

Ospitalità per vacanze estive dal 25.06 al 31.07

Come raggiungere CASA TABOR IN AUTO: A22 Verona - Brennero, uscita Affi, seguire le indicazioni per Prada, San Zeno di Montagna, Via Don Zefirino Agostini, 7. IN TRENO: scendere alla stazione Verona Porta Nuova da dove parte il servizio pubblico dei pullman per San Zeno di Montagna.

Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE · Tel. 045.7285079 · casatabor@orsolineverona.it · www.orsolineverona.it

Roma · Casa per ferie

Angela Merici

La casa è attrezzata per il soggiorno di chi è presente in città per ragioni di studio, motivi culturali, formazione religiosa. La casa dispone di camere singole e doppie, con bagno, internet, aria condizionata, prima colazione, per accogliere chi desidera soggiornare qualche giorno a Roma. È possibile partecipare alla preghiera liturgica con la Comunità. COME RAGGIUNGERE LA CASA Dalla stazione Roma Termini: Con il bus n. 70 via Giolitti - direzione “Piazzale Clodio”, scendere al capolinea. Con la metro A, direzione Battistini, Fermata Ottaviano, via Barletta, bus n. 32 su Viale Angelico e scendere alla fermata Viale Angelico-Maresciallo Giardino- attraversare e proseguire a destra fino al civico. Fermata Lepanto, uscita Marcoantonio Colonna, prendere il n. 30 o il n. 70 scendere al capolinea e attraversare e proseguire a destra fino al civico 159.

Per info e prenotazioni: Istituto delle Orsoline F.M.I. Circonvallazione Clodia, 159 · Roma · Tel. 06.37351071 · casaperferie.angelamerici@yahoo.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.