Periodico dell’ Istituto Suore Orsoline F.M.I. - Via Muro Padri, 24 - Verona - n°1 Gennaio-Aprile 2016 • Poste Italiane SpA, spedizione in abbonamento postale, Verona – Art.2 – comma 20/c-Legge 662/96
La Nostra N. 1
gennaio aprile 2016
VOCE
SOMMARIO N. 1 GENNAIO/APRILE 2016
In Ascolto
Editoriale Il cuore cerca sempre strade nuove La Parola del Fondatore: le beatitudini - 1 - Abitare la terra celebrando Dio
Sr. Maria Giovanna Caprini Madre M. Luciana Spada a cura di Sr. M. Angiolina Padovani Don Giuseppe Laiti
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di Don Luigi Girardi
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Per approfondire... La formazione liturgica oggi
Nella Congregazione Evangelizzare nella parrocchia: una comunità viva Pianeta Terra Casa Comune, Nostra Responsabilità Fate vita nuova... Resi partecipi d’amore e di salvezza L’arte del corniciaio Viva la vita dall’alba al tramonto... - Viva la vita! Gesti di Misericordia Giubileo della Misericordia
Sono nella Pace... Progetti
editoriale Carissimi lettori e lettrici, l’anno della Misericordia ci accompagna nella contemplazione del Mistero d’amore nel volto di Cristo Risorto che scende agli Inferi e riprende Adamo ed Eva come Buon Pastore. Questo numero della rivista presta la novità di un approfondimento in relazione alla formazione liturgica oggi nella riflessione di don Luigi Girardi, Preside dell’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Un testo che accompagna nell’accogliere il Mistero celebrato e nel vivere una vera iniziazione alla celebrazione. Le parole di Madre Luciana ben descrivono “la sapienza spirituale che ci permette di scorgere, nel passato e nel presente, ciò che è buono, per conservare ed aprirci”. Sr. M. Angiolina Padovani ci accompagna nell’ascoltare la pagina delle Beatitudini nella riflessione del B.Z. Agostini. Abitare la terra celebrando Dio - Dt 26,111- è un testo profondamente liturgico, preparato per noi da Don Giuseppe Laiti, che desidera promuovere il gusto del celebrare a partire dalla vita, con gesti e parole. La gioia dei doni di Dio genera la gioia di condividere come modalità di celebrare Dio, di dirgli la gratitudine per
Sr. M. Virginia Zorzi Sr. M. Adriane Pott Sr. M. Eugénie Razafimamonjy Sr. M. Olga Rasoazananoro Sr. Anna Maria Cracco Sr. M. Vinco - Sr. M. Silvia Burga Montoya Sr. M. Giulia Sauro
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a cura della Redazione
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a cura della Redazione
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Sr. Maria Giovanna Caprini
il bene fatto a noi, per dirgli la gioia della sua presenza. La vita delle comunità, inserite nei diversi contesti ecclesiali e culturali desidera essere fonte di conoscenza e scambio per tutti i lettori e le lettrici, opportunità di partecipazione. Tanti i progetti presentati dell’Associazione Missioni Orsoline - AMOV - già realizzati, indicati, indicati nella rivista perché ciascuno possa riconoscere il contributo dato; altri i progetti presentati per i quali il grazie dell’Associazione è anticipato. Il tessuto della solidarietà cresce nei gesti di tutti i giorni, nelle scelte che segnano la vita personale e della famiglia, gesti che sono una carezza di Dio per tanti fratelli e sorelle.
Invito i lettori e le lettrici ad arricchire la rivista con i loro racconti di esperienze vissute con le comunità orsoline sparse nel mondo.
Periodico Suore Orsoline F.M.I. Verona, Via Muro Padri, 24 Tel. 045-8006833 Fax 045-8039430 lanostravoce@orsolinefmi.it www.orsolineverona.it C.c.p. 15126378 Numero 1 Gennaio - Aprile 2016 Direzione e Redazione: Sr. Maria Giovanna Caprini PEC: mariagiovannacaprini@pec.it Responsabile: Madre M. Luciana Spada Superiora Generale Gruppo Redazionale: Sr.M. Claudia Cavallaro, Sr.M. Pina Costantino, Sr.M. Angiolina Padovani Autorizzazione Tribunale di Verona N. 410 del 28-01-1978 Progetto grafico, impaginazione e stampa: Grafical srl Via Dell’Artigianato, 42 37020 Marano di Valpolicella (Vr) Tel 045.7704444 www.grafical.it GARANZIA DI RISERVATEZZA - L’Istituto delle Orsoline F.M.I., in qualità di Editore, garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d. legs. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali, che i dati relativi agli Abbonati vengono trattati nel rispetto della legge. Il trattamento dei dati sarà correlato all’adempimento di finalità gestionali, amministrative, statistiche, ed avverrà nel pieno rispetto dei principi di riservatezza, correttezza, liceità e trasparenza, anche mediante l’ausilio di mezzi elettronici e/o automatizzati. Il conferimento dei dati è facoltativo. Tuttavia il mancato conferimento degli stessi comporta la mancata elargizione dei servizi previsti. In ogni momento si potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del d. legs. 196/2003, tra cui il cancellare i dati ed opporsi al loro utilizzo per finalità commerciali, rivolgendosi al Titolare Dati dell’Istituto delle Orsoline, Via Muro Padri, 24 - 37129 Verona.
Il cuore cerca sempre strade nuove
Madre M. Luciana Spada Superiora Generale
l nostro tempo sembra avere portato l’uomo ad un capolinea, soprattutto in riferimento alle questioni definitive, al suo futuro e alla fede. Negli ultimi due secoli il mondo è cambiato rapidamente e anche il XXI secolo pare andare in questa direzione. L’uomo è come spinto in avanti e provocato a cambiare continuamente il mondo, impegnando le sue capacità razionali, tecnologiche e scientifiche, ma col rischio di correre solo e di non riconoscere più i suoi fratelli, quelli più lenti o quelli più vecchi, o quelli “diversi”. È difficile andare avanti oggi con quello che facevamo o ritenevamo giusto, o importante, ieri. È come se fossimo usciti di casa e ci fossimo persi per strada. Qualsiasi uomo che voglia stare in piedi da solo, vive oggi un grave disagio, avverte il vuoto e il deserto, un vuoto che non riesce e non riuscirà mai a riempire.
Qui si inserisce il compito formativo del credente, di colui che sa cogliere nella crisi il piccolo germe, apre alla possibilità di nuovi contatti, nuove relazioni, ascolta i bisogni, pensa, progetta e realizza, è capace di condividere e lavorare insieme, nella formazione e nelle scelte di attività e opere. È il campo di lavoro e l’atteggiamento interiore di ogni cristiano che, attraverso il dialogo e la fiducia, dà voce a chi non l’ha e produce un cambiamento, il più prezioso tra tutti i cambiamenti. Lo aveva ben compreso Papa Giovanni XXIII, cinquant’anni or sono, quando sentì l’urgenza di indire un nuovo Concilio, il Concilio Vaticano II, per chiamare a raccolta tutti i suoi figli, per dare alla Chiesa la possibilità di riflettere su se stessa, la sua identità, la sua missione e porsi in ascolto dei problemi, delle gioie e delle sofferenze dell’uomo, di contribuire più efficacemente alla soluzione dei problemi dell’età moderna.
Nel radiomessaggio Natalizio del 22 dicembre 1960, Papa Giovanni, con tutta la Chiesa, rendeva testimonianza alla luce del Vangelo, alla Veritas Christiana “che irrompe dal Verbo Divino, e accende ed illumina il passato e vivifica con i suoi raggi il presente ed è come il respiro che dà sicurezza di vita avvenire, oltre l’ultima apparizione di Dio per il giudizio estremo quaggiù, che deciderà le sorti di ogni uomo per l’eternità”. “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita... Noi lo annunciamo anche a voi, perché voi siate in comunione con noi” 1 Gv 1,1. Così Dio si rivela nella storia, parla per mezzo di quelli che Lui vuole, invia, come quando vuole. Ciò che viene annunciato appare nuovo ed è antico, e ogni momento diviene nuovo nei cuori di quanti accolgono questa verità incar-
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nata. Il cuore si dispone a cogliere dalle “voci dei tempi” in cui viviamo l’opportunità per rinnovare le forme e i mezzi di azione pastorale e renderli sempre più rispondenti alle domande e ai bisogni di oggi. Importante è avere quella sapienza spirituale che ci permette di scorgere, nel passato e nel presente, ciò che è buono, per conservare ed aprirci: il “discepolo del Regno dei cieli” sa estrarre “dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” Mt 13, 52, sa congiungere con le vecchie, le cose nuove. S. Angela diceva alle sue “figlie”: “Tenete l’antica strada e usanza della Chiesa, ordinate e confermate da tanti Santi per ispirazione dello Spirito Santo. E fate vita nuova. Pregate e fate pregare, perché Dio non abbandoni la sua Chiesa, ma la voglia riformare come a Lui piace, e come vede esser meglio per noi. In questi tempi pericolosi e pestiferi, infatti, non troverete altro ricorso che rifugiarvi ai piedi di Gesù Cristo” Settimo Ricordo. Cristo, che ci ha liberati per la libertà e con la Redenzione ci ha fatti rinascere, ci ha innestati nella Chiesa e noi viviamo da redenti, ormai morti al nostro individualismo e nati come persone in relazione. Tutti siamo sulla via redentiva, ma non è ancora esplosione di quella cre-
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atività come vita spirituale, originata e mossa dallo Spirito, dono di Cristo Risorto. Oggi, il mondo ha bisogno della testimonianza di comunità creative nel vivere la comunione ecclesiale, il valore che sostiene l’azione evangelizzatrice, l’annuncio del Regno. Alle Compagnie di S. Orsola e alle Orsoline sparse nel mondo, la gran Madre S. Angela, ha affidato tale eredità, a que-
“...Cristo, che ci ha liberati per la libertà e con la Redenzione ci ha fatti rinascere, ci ha innestati nella Chiesa e noi viviamo da redenti...” ste sue figlie, nelle quali ella vive ancora in terra, con le quali opera ancora in terra, per mezzo delle quali ella coglie i preziosissimi frutti di ogni virtù, di ogni merito, a consolazione della Chiesa di Gesù Cristo in terra, alla maggior gloria di Gesù Cristo in Cielo, negli interminabili secoli eterni (cf. Scritti alle Orsoline, 308). Essere creativi, in questo, ci fa vivere come “IO” ecclesiale e non più come “IO” individuale, ci lancia nel mondo e favorisce un rapportarsi con tutte le cose e le persone da persona, la capacità
di vedere una umanità nuova e vivere la vita come dono, sviluppando il proprio piccolo o grande talento, esplodere e far esplodere un canto e una danza nuovi. Viene da chiederci: che cosa farebbe il Beato Zefirino Agostini, oggi? Senza alcun dubbio accoglierebbe le ispirazioni, quelle suggerite dallo Spirito, sprigionerebbe la creatività e chiederebbe collaborazione, per camminare uniti insieme, verso le periferie più povere delle nostre città. Sì, perché Zefirino prestava attenzione a quei pensieri che nascevano nel suo cuore, li considerava voce di Dio, ispirazione dello Spirito Santo. Mente e cuore, egli ci insegna, per guardare il mondo, per servire la Chiesa, per meditare e agire, per scrutare i segni dei tempi, per distinguere ciò che è eterno e ciò che è mutevole nel tempo. Noi tutti, a differenza di Angela Merici e di Zefirino Agostini, siamo ancora in cammino verso l’escatologia, che non è la fine, ma l’inizio della nostra vita personale e della vita del mondo, ciò che sostiene e anima la nostra esistenza. In questo viaggio e in questa storia, l’umanità e la Chiesa tra il già e il non ancora, camminano verso il Regno presente ma non compiuto. La comunione da accogliere e vivere è anticipazione di questo futuro del mondo.
La Parola del Fondatore
Le Beatitudini -1-
a cura di Sr. M. Angiolina Padovani
Mt 5, 1-12; Lc 6, 20-23
I
n quest’anno giubilare, detto della “Misericordia”, siamo invitati a prestare una particolare attenzione a Dio che ci viene incontro con il suo amore. “Dio è amore”(1 Gv 4, 8 ), e dunque sempre ci vuole incontrare, ci parla in mille modi … ma siamo noi poco disponibili a un incontro ‘strano’, che non riusciamo a capire bene, che non entra nelle nostre categorie di pensiero, né nei nostri criteri di comportamento. Eppure il logo che ormai siamo abituati a vedere, ci presenta un uomo che, sulle spalle di Gesù, ha lo stesso sguardo di Gesù, è capace di vedere, pensare, amare … come Gesù. È solo lasciando che il nostro occhio diventi uno con quello del Signore Risorto, che sarà possibile intravedere e gustare la bellezza di relazioni nuove, con Dio, con gli altri, con noi stessi. Solo se siamo “creature nuove”, ri-generate dall’Amore del Signore, potremo compiere “opere di misericordia”, gesti carichi di amore. Non dispiaccia, dunque, rileggere il commento del Beato Zefirino Agostini a una delle pagine più ‘straordinarie’ del Vangelo. Beati, felici, ricolmi di Dio tutti coloro che, per la logica del mondo, dovrebbero vivere nel pianto e nella ribellione. Don Agostini spiegava così questo testo ai suoi parrocchiani di S. Nazaro, Verona, circa 150 anni fa. «Volete voi giungere a salvezza? Ebbene guardatevi dalle vie del vizio e percorrete le vie della virtù: “Declina a malo et fac bonum”, “Sta’ lontano dal male e fa’ il bene” (Sl 36, 27). Qui sta il tutto.
Quale cosa potrei io fare più opportuna che mettervi ora sott’occhio strade che conducono alla salvezza? Tali sono appunto le cosiddette Beatitudini, esposte da Gesù Cristo stesso in quel meraviglioso sermone che tenne sul monte, le quali si possono chiamare giustamente un compendio di tutta la dottrina evangelica. […] lo farò dunque oggi una breve ma importante esposizione di esse, limitandomi alle considerazioni più importanti. “Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum caelorum”. “Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei
Cieli”. Eccovi il primo, grande ricordo che ci ha dato Gesù Cristo. Ma che cosa dobbiamo intendere per povertà di spirito? Ecco: un virtuoso distacco dalle cose caduche di questa terra, da tutto ciò che non è Dio e soprattutto dall’ambizione e dalle cose di questo mondo. Questa prima beatitudine combatte direttamente i primi due ostacoli opposti alla salvezza che sono la superbia e l’avarizia. “Poveri di spirito”, dunque, sono in primo luogo quelli che amano vivere nascosti e sconosciuti, senza cercare onori, distinzioni, stima di questo
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mondo, ma solo desiderano vivere una cristiana umiltà, virtù fondamentale, in opposizione alla superbia. “Poveri di spirito” sono quelli che hanno il cuore distaccato dai beni e dalle ricchezze del mondo. Il grado più sublime di questa povertà è l’abbandono effettivo e la volontaria rinuncia dei propri beni per amore di Gesù Cristo, come hanno fatto molti santi che, pur essendo ricchi per nascita, si sono fatti poveri per elezione. Ma questo è solo un consiglio e non un precetto. Il precetto sta nel distacco del cuore espresso da S. Paolo in quelle parole: “Nihil habentes et omnia possidentes” – “Come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto” (2 Cor 6,10). Voi tutti pertanto, qualunque sia la vostra condizione, potete entrare nel numero di questi poveri evangelici. Siete voi ricchi e benestanti? Fate un uso cristiano delle vostre ricchezze, usandone con temperanza riguardo a voi stessi e con liberalità riguardo ai poveri, ai bisognosi, né mai impegnando in esse tutto il vostro affetto: “Divitiae si affluant, nolite cor apponere” “alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore. (Sl 61, 11). Siete voi poveri e bi-
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sognosi? Non vi è proibito cercare onestamente di migliorare la vostra condizione ma senza ansietà e inquietudine, senza querele e lamenti se cadono infruttuosi il vostro sforzo e l’impegno. La beatitudine si addice e per gli uni e per gli altri, poiché dà loro un diritto particolare al Regno dei cieli: “quoniam ipsorum est regnum caelorum”, “perché di essi è il regno dei Cieli”. II Gesù Cristo prosegue: “Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terram” – “Beati i miti, perché avranno in eredità la terra”. La proprietà e il carattere dei mansueti è di tener dominato l’irascibile e di non lasciarlo trascendere tanto nelle più piccole che nelle più grandi occorrenze e farci sopportare qualunque cosa spiacevole che ci possa accadere per parte del nostro prossimo senza adirarci contro di lui. E tutto questo poi non per temperamento o per politica, né per interesse, ma per motivo di cristiana umiltà e carità. E per non lasciarci sgomentare dalle difficoltà che ci suggerisce l’amor proprio, dobbiamo sempre tener presente che l’esercizio di queste
Solo se siamo “creature nuove”, ri-generate dall’Amore del Signore, potremo compiere “opere di misericordia”, gesti carichi di amore. virtù viene ricompensato dall’abbondanza della pace: “Mansueti autem hereditabunt terram et delectabuntur in multitudine pacis”, “I poveri invece avranno in eredità la terra e godranno di una grande pace” (Sl 36, 11). Questo significa, pace con noi evitando tutte le nostre pretese e miraggi; pace con il nostro prossimo, evitando litigi e contese; pace con Dio, mettendoci a disposizione della sua misericordia, come ci assicurano quelle parole di Gesù: “Dimittite et dimittemini”, “Perdonate e sarete perdonati” (Lc 6, 37). E questo è essere padroni del mondo».
Don Zefirino Agostini, Catechesi, Le Beatitudini, a cura di Sr. M. Clemente Micheloni, uso manoscritto, pp. 106-107.
Abitare la terra celebrando Dio
Don Giuseppe Laiti
Dt 26,1-11
Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio ti dà in eredità e la possederai e là ti sarai stabilito, 2prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore, tuo Dio, avrà scelto per stabilirvi il suo nome. 3 Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: “Io dichiaro oggi al Signore, tuo Dio, che sono entrato nella terra che il Signore ha giurato ai nostri padri di dare a noi”. 4 Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, 5e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. 6 Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. 7 Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; 8il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. 9Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. 10 Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio. 11 Gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore, tuo Dio, avrà dato a te e alla tua famiglia. 1
iamo davanti a un rituale assai semplice, uno schema di celebrazione, scandito nei due elementi che lo strutturano, ripetuti due volte: gesto-parola (vv. 2 e 3), parola-gesto (vv. 5-10 e 11). Nella grande raccolta legislativa del Deuteronomio (12-26), figura come l’ultima prescrizione, quasi a raccogliere e custodire il senso di tutta la legislazione. È dunque la celebrazione che come prezioso pro-memoria motiva e protegge i ritmi della vita quotidiana sollecitati dalla fede. Non a caso il rito è legato in apertura alla abitazione
della terra, al luogo divenuto sede della vita di tutti i giorni per il popolo di Dio. L’attenzione alla sequenza gesto-parola ci aiuta a coglierne la portata vitale. L’offerta delle primizie (vv. 2-5.10). Il gesto è descritto con cura (v. 3). L’offerta dei primi frutti della stagione, del primo raccolto, è un chiaro segno di non pretesa di possesso; è il riconoscimento che i frutti sono esito di un dono, della terra promessa ai padri e ricevuta in eredità. A ben guardare si tratta di un gesto di rottura. Che cosa c’è di più ovvio di considerare propria la terra che si abi-
ta? Così propria da diventare proprietà esclusiva? Il gesto ne fa invece luogo e ragione di riconoscenza. Essa ha in radice e mantiene la qualità del dono. Sta dentro la storia di Dio con il suo popolo, dentro il proprio dialogo con Dio. Il cammino attraverso il quale Dio ha condotto nella terra ha edificato una identità che ora deve rispecchiarsi nel modo di abitarla. Non si può fare come se Dio non avesse fatto ciò che ha fatto, Israele non può tornare indietro. Questo il credente intende dichiarare al Signore con la presentazione delle primizie. La funzione di “mediazione” del sacerdote (che prende la cesta e la depone sull’altare), sottolinea l’alterità di Dio, la sua non riducibilità a noi, evidenziata da ciò che ha fatto nella storia del suo popolo. Non si tratta di “dare qualcosa a Dio”, la prima parte, ma di custodire la qualità di tutto ciò che alimenta la propria vita: è dono del “Signore tuo Dio”. La memoria che il gesto visibilizza (vv. 5b-10). Senza Dio, il Dio dell’alleanza, il Dio dei padri, la nostra vita risulterebbe una erranza (il riferimento probabile è a Giacobbe, “padre” delle dodici tribù), un cammino che fatica molto a trovare direzione, che non sa leggere un senso coerente nella serie degli eventi che l’esistenza ci porta ad attraversare. Una erranza che talora scivola in spazi di schiavitù (l’Egitto), di dominio dall’esterno, che ci espropria del senso e del frutto della esistenza, delle giornate che spendiamo. È l’azione liberante di Dio che rispondendo alle invocazioni che salgono dall’oppressione dona finalmente di abitare una terra “ove scorre latte e miele” (v. 9). L’erranza dice una
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distanza tra bisogni, desideri e condizione di vita, una distanza che provoca ricerca, cammino. Senza orientamento, senza la luce dall’alto, questa distanza ci rende estranei, ci mette in competizione, fino a farci nemici, generando oppressione. Dio però si dichiara estraneo a questo
bilitazione a godere dei beni della terra condividendoli. Si tratta appunto di godere insieme. Tra i destinatari sono segnalati, tipologicamente, due categorie di persone: il levita e il forestiero. Ad accumunarli è il fatto che entrambi sono senza terra. Il levita non ha terra per sottolineare che
viene custodita e trasmessa solo tramite una prassi coerente con il dono.
processo, il suo intervento interrompe questa logica e apre una strada nuova, abilita ad abitare una terra nuova, a vivere in modo nuovo la terra. Israele sa ora di essere figlio di questa storia e di doverla “raccontare” attraverso il suo modo di vivere, di abitare la terra ricevuta. In essa “scorre latte e miele”, la grazia di una vita da fratelli. Il credente depone con gioia davanti al Signore la cesta delle primizie (v. 10b). Si tratta della gioia della gratitudine che diviene gioia di condivisione (v. 11). Il rito celebrato come professione di fede è finalizzato a ricevere da Dio l’a-
Dio non chiede per sé e che alimenta con i suoi doni, che i beni ci fanno umani davvero nella misura in cui vengono riconosciuti come dono. Il forestiero è senza terra perché ne è privo, privato come Israele in Egitto, perché è nella condizione di forestiero a motivo della erranza che segna l’esistenza umana. La gioia dei doni di Dio genera la gioia di condividere come modalità di celebrare Dio, di dirgli la gratitudine per il bene fatto a noi, per dirgli la gioia della sua presenza. Questa gioia dice che il passaggio dalla situazione di erranza e schiavitù a quella attuale è un dono e
Abitare è il modo di stare nel tessuto umano che si crea in uno spazio e in un tempo, un tessuto in continua evoluzione e che porta i segni della nostra storia, della storia di cui siamo figli e ora parte. Il modo di inserirsi in esso, di comprenderlo e di assumerlo nella propria responsabilità, dice le nostre ragioni di vita, il mondo che desideriamo concorrere ad edificare e che desideriamo lasciare come “eredità”, traccia della umanità della nostra fede. I gesti e le parole della celebrazione ne sono memoria quotidiana, riconoscente responsabilità.
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Non a caso “abitare” è uno dei cinque verbi (dopo uscire e annunciare e prima di educare e trasfigurare) indicatori del cammino della chiesa italiana tracciato dal convegno ecclesiale di Firenze.
Per approfondire...
La formazione liturgica oggi I
l tema della formazione liturgica è sempre stato delicato e importante, ma si presenta ancor più vivo e decisivo dopo l’introduzione della riforma liturgica, voluta dal Concilio Vaticano II. Si può dire, anzi, che tutta l’attenzione e l’azione formativa a cui ci si dedicherà sarà, essa stessa, una fedele attuazione degli orientamenti conciliari (cfr. SC 14-20). Così scriveva Giovanni Paolo II a quarant’anni da SC: «Dopo un primo periodo nel quale c’è stato un graduale inserimento dei testi rinnovati nelle celebrazioni liturgiche, si rende necessario un approfondimento delle ricchezze e delle potenzialità che essi racchiudono. […] In questa prospettiva rimane più che mai necessario incrementare la vita liturgica all’interno delle nostre comunità, attraverso una formazione adeguata dei ministri e
di tutti i fedeli, in vista di quella piena, consapevole e attiva partecipazione che è auspicata dal Concilio»1. Cercherò di presentare ora la formazione liturgica nel contesto ecclesiale e culturale attuale e nel quadro dell’azione pastorale più ampia, per poi precisare come la formazione liturgica debba svilupparsi su tre piani distini.
1. La formazione liturgica: necessaria, urgente, complessa Nella vita liturgica delle nostre comunità si avverte sempre più necessaria un’opera di formazione rivolta a tutti, fedeli e ministri. Da un lato, la stessa ricchezza della liturgia, spesso intu-
di Don Luigi Girardi
ita o afferrata in forma frammentaria, fa sorgere l’esigenza di un approfondimento formativo che consenta di gustarla in tutta la sua profondità. Dall’altro lato, la fatica e il disagio che derivano da prassi celebrative sciatte o eccentriche reclamano un intervento formativo capace di incidere positivamente sul livello qualitativo delle celebrazioni. La stessa riforma liturgica, del resto, non ha mai preteso di rendere superflua l’esigenza di una formazione liturgica per celebrare bene. Anzi, dopo i primi anni dall’introduzione dei libri liturgici riformati è parso sempre più chiaro che essi possono essere recepiti superficialmente, con poca conoscenza, o con una mentalità che non ha ancora recepito i valori conciliari a cui essi si ispirano2. Ma c’è un motivo ancora più radicale che rende necessaria la formazione
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2. La formazione nel quadro della pastorale liturgica La formazione liturgica di cui qui si tratta trova la sua collocazione nel quadro della pastorale liturgica, della quale non esaurisce il campo di azione5. Una buona pastorale liturgica, infatti, ha a che fare almeno con altri tre tipi di attività: l’educazione, l’animazione, l’accompagnamento. L’educazione liturgica concerne la conoscenza e la capacità di realizzare correttamente la celebrazione, secondo il progetto rituale dei libri liturgici. Essa è rivolta direttamente alle persone e viene attuata in diversi ambiti, in relazione ai destinatari e al loro tipo di coinvolgimento: si va dalla educazione di base che un bambino riceliturgica; esso deriva dalla complessità dell’atto di fede ritualmente posto. Infatti alla fede e alla vita cristiana non si giunge per automatismo di crescita, ma per iniziazione ed educazione. Lapidariamente scriveva Tertulliano: «Cristiani non si nasce, lo si diventa»3. Anche il rito cristiano porta con sé l’esigenza di una introduzione al mondo della fede. D’altra parte, è vero che i riti appartengono essi stessi al modo in cui si entra a fare esperienza del credere, del nostro affidarci a Dio. Ciò a motivo del fatto che l’agire rituale è connaturale all’essere umano e appartiene ai modi normali con cui egli dà forma alla propria vita e vive il rapporto con la trascendenza. La stessa esperienza cristiana nasce già dentro un fondo linguistico rituale legato al mondo storico-antropologico in cui è sorta e in cui è stata trasmessa, sebbene non sia da esso che tale esperienza ricava la novità della sua rivelazione. Questo intreccio originario e insolubile tra presupposto rituale antropologico (come forma originaria di esperienza) e mondo della fede (come risposta alla rivelazione di Dio in Gesù Cristo) è indice della complessità di ogni autentica formazione liturgica. Essa dovrà proporre integralmente la storia della salvezza come riferimento canonico (inclusivo della forma rituale) per discernere l’esperienza dell’incontro con il Dio di Gesù Cristo, ma dovrà anche re-impara-
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re la logica e le esigenze del linguaggio rituale proprio dell’uomo, senza ridurre il rito ad una semplice riespressione in segni di un contenuto già determinato e appreso. Una ulteriore complessità e urgenza della formazione è data dal contesto culturale attuale, che patisce una perdita di immediatezza dei riti tradizionali; al contrario, esso offre un bombardamento mediatico di immagini da consumo, tese a produrre una quantità di impulsi e stimoli emotivi. Si fa necessaria in questo contesto una rieducazione al valore del rito come linguaggio di tradizione e del simbolo come forma integrale di esperienza della realtà. Inoltre dalla collocazione della formazione dentro un determinato contesto culturale e dall’interazione dinamica con esso derivano compiti di non facile soluzione, per i quali sono necessari un approfondimento e un confronto critico con le sensibilità e le tendenze che caratterizzano la cultura attuale. Ci sono problematiche della vita liturgica che affondano le loro radici nei cambiamenti di sensibilità culturali più o meno sotterranei e che non possono essere affrontate superficialmente o in modo autoritario. Occorre anzitutto riconoscere e interpretare tali fenomeni, per raccoglierne le istanze profonde e integrare le possibilità che ne derivano4.
ve dai genitori e dai catechisti, all’educazione dei membri di una comunità ad un certo stile celebrativo, all’educazione rivolta a coloro che esercitano ministeri specifici (lettori, accoliti, cantori…), fi-
no all’educazione che devono acquisire coloro che saranno chiamati a presiedere le celebrazioni. L’animazione liturgica concerne la programmazione e l’attuazione coordinata dell’evento celebrativo, in modo che esso nutra la fede dei partecipanti e diventi espressione viva della comunità celebrante. L’animazione si avvale di competenze e di ministeri che sanno porsi al servizio della celebrazione e della concreta realtà ecclesiale implicata. L’accompagnamento ha a cuore l’inserimento della celebrazione all’interno del vissuto ecclesiale e personale, avendo cura del percorso di vita cristiana (il “prima” e il “dopo” della celebrazione) nel quale la liturgia può sviluppare il suo valore. Esso è particolarmente importante in riferimento ai sacramenti e comprende sia le iniziative con cui ci si dispone alla celebrazione sia quelle che ne coltivano l’approfondimento vitale, alimentando una spiritualità cristiana profondamente liturgica. Rispetto a tutto ciò, la formazione liturgica presenta una sua specificità e occupa un posto strategico. Essa,
considerata come una qualifica acquisita (una persona “formata”), ha a che fare con la maturazione dell’identità personale: «formato» è chi ha assimilato le forme e i significati della liturgia e sa viverla in modo appropriato, secondo la propria condizione di partecipazione. Considerata come azione intesa a promuovere tale maturazione (l’attività formativa), la formazione liturgica corrisponde non solamente ad un campo di azione delimitato, ma anche (e soprattutto) ad una attenzione formativa costante e diffusa che trova spazio all’interno di tutta la prassi celebrativa e la pastorale liturgica. Per un verso, una buona formazione liturgica è il presupposto e la condizione perché anche l’educazione, l’animazione e l’accompagnamento possano essere messi in atto senza riduzionismi o eccessi; per altro verso, proprio
la correttezza di una celebrazione ben educata, animata e accompagnata fornisce l’ambito necessario per sviluppare una sana formazione liturgica6. Questo intreccio non costituisce un circolo vizioso, ma denota piuttosto che la vita liturgica è anzitutto «vita», ossia si dà come una esperienza integrale che si vive dall’interno e in cui tutti gli elementi si sostengono e corroborano a vicenda. La formazione non si esercita dal di fuori di questa vita (quasi ne fossimo noi i creatori o potessimo dominarla dall’esterno), ma sviluppa la potenzialità e il compito proprio del vivere stesso: prender forma vivendo e interagendo con la realtà. Rimane vero, quindi, che si impara a celebrare proprio celebrando e che la formazione liturgica sarà anzitutto la risultanza del modo di celebrare.
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quelle più particolari relative a determinate sequenze rituali. Ma l’assunto della liturgia come “linguaggio originario” della fede ci chiede di non spiegare la liturgia dall’esterno, riducendola a significati acquisiti che ormai possono fare a meno dell’azione liturgica stessa; ci invita piuttosto a comprenderla dall’interno, assumendo come fonte di conoscenza l’azione liturgica stessa e ciò che essa genera in chi la compie. Questo è il senso di formare alla liturgia a partire dalla liturgia. Il conoscere sarà al servizio della pratica liturgica se ne rispetterà il valore originario e il suo essere fonte di conoscenza7.
b) Formare con la liturgia
L’obiettivo generale della formazione liturgica, valido per tutti coloro che prendono parte alla liturgia, consiste nel rendere le persone capaci di vivere la celebrazione come culmine e fonte della vita ecclesiale, attuando una partecipazione attiva «per mezzo dei riti e delle preghiere» (SC 48) al mistero che viene celebrato. Ora ci resta da considerare come il perseguimento di questo obiettivo possa muoversi su diversi piani d’azione.
3. I tre piani dell’azione formativa L’azione formativa può essere scandita su tre piani distinti, ma strettamente interconnessi e in parte sovrapponibili. In essi la liturgia non è solo l’obiettivo della formazione, ma è anche il luogo in cui si dà formazione alla vita cristiana ed è ciò che forma la vita della Chiesa.
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a) Formare alla liturgia a partire dalla liturgia Nel contesto attuale non deve essere trascurato il compito iniziale di formare alla liturgia, dal momento che si sperimenta una fatica specifica a coglierne il valore. Ciò non dovrà essere tradotto semplicemente nell’offrire istruzioni sui significati dei riti. È necessario riscoprire anzitutto l’appartenenza originaria della liturgia all’esperienza della fede. Se diventa solo un oggetto di studio, come se fosse possibile conoscerla e possederla dall’esterno, in realtà se ne perde la qualità specifica e non è detto che si abiliti le persone a lasciarsi coinvolgere in essa. La figura di formazione che è più appropriata a questo compito è piuttosto quella dell’iniziazione all’esperienza liturgica. Iniziare vuol dire far entrare dentro la realtà della liturgia facendone scoprire e sperimentare le ricchezze proprie. Naturalmente anche per assolvere a questo compito occorrerà fornire conoscenze, da quelle più generali della storia della salvezza a
Un’altra modalità essenziale della formazione liturgica è quella che mette a disposizione i tesori della liturgia perché nutrano la fede e la vita cristiana. In questa prospettiva, l’impegno prevalente non va nella direzione di introdurre i partecipanti alla liturgia, ma semmai di rendere fruttuosa l’esperienza della liturgia nella vita dei partecipanti. Corrisponde ad una buona attuazione delle celebrazioni e ad una accurata appropriazione di ciò che il ciclo liturgico propone. Qui il modello ispiratore dell’azione formativa potrebbe essere quello della mistagogia. Non si tratta di rendere funzionale la liturgia alla trasmissione di contenuti (come fosse un semplice contesto occasionale per una predicazione a temi) né di farne uno strumento a servizio dell’animazione della comunità. La mistagogia fa parlare la liturgia al modo della liturgia. Essa sviluppa il significato dei riti a partire dalle connessioni tipologiche che essi hanno con gli eventi salvifici che li prefigurano, con l’evento cristologico che in essi attua la propria verità, con la vita cristiana che ne accoglie l’efficacia salvifica. A reggere la proposta mistagogica sta la convinzione che le forme simbolico-rituali, riproponendo la dinamica dell’evento salvifico, sono luoghi in cui può ancora riprendere forma l’esperienza credente. Una formazione mistagogica conduce i soggetti
partecipanti a leggere i legami che il rito istituisce tra la storia della salvezza e la vita della Chiesa, e quindi a rileggere la propria vita a partire da quei legami che il rito ha istituito.
c) Lasciarsi formare dalla liturgia Vi è ancora un altro piano formativo, che corrisponde all’azione che la liturgia stessa esercita sulla Chiesa che celebra. In questo caso si vuole mettere in luce che non siamo più noi ad agire formativamente rispetto alla liturgia o attraverso di essa, ma è la liturgia che agisce in noi. In realtà questa dimensione formativa non viene semplicemente dopo le altre, ma dev’essere sempre operante e dev’essere sempre rispettata, proprio a motivo del valore originario della liturgia come espressione della fede. Tuttavia, nel momento in cui l’accesso alla liturgia e la vita di fede giungono a maturazione, allora la formazione operata dalla liturgia si sviluppa in tutta la sua ampiezza e può diventare la prospettiva sintetica della pastorale liturgica. Qui si può far riferimento al tema della spiritualità liturgica. Non si tratta di un ambito separato e ulteriore rispetto ai livelli precedenti, perché la spiritualità è
proprio la fisionomia che scaturisce dalla partecipazione formata alla celebrazione: tale partecipazione, infatti, «è la prima e per di più necessaria sorgente dalla quale i fedeli possano attingere uno spirito veramente cristiano» (SC 14). Nella celebrazione la Chiesa mantiene e alimenta il rapporto con il suo Signore, radicandosi sulla sua Parola e lasciandosi definire dalla sua azione nei sacramenti, massimamente nell’eucaristia. Per questa via, chi celebra può apprendere a riconoscere il primato della grazia e a risignificare il valore di tutta la sua esistenza, dalla nascita alla morte, dal lavoro alla festa, dalle situazioni di prosperità al bisogno. In conclusione, alla luce delle considerazioni proposte, è facile capire che la vita liturgica delle nostre comunità dipenderà in buona parte dalla qualità della formazione liturgica che riusciremo ad offrire. Ma è altrettanto evidente che la formazione liturgica dovrà essere sostenuta da una qualità del modo di celebrare che sia all’altezza della ricchezza e del compito della liturgia. Sarà importante quindi coltivare una unità di intenti che orienti tutti gli sforzi formativi e le scelte pastorali in relazione alla liturgia.
1. Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Spiritus et Sponsa (4 dicembre 2003), n. 7. 2. Per rileggere lo sviluppo del tema della formazione liturgica nel periodo postconciliare e, più ampiamente, nell’ambito del Movimento Liturgico, cfr. L. Girardi, Riforma, formazione, rinnovamento. Note per una precisazione del concetto di formazione liturgica, in La formazione liturgica, a cura di A. Grillo, CLV - Edizioni Liturgiche, Roma 2006, 29-48 e A. Grillo, La riscoperta dall’iniziazione simbolico-rituale alla fede. Luoghi comuni e quaestiones disputatae a proposito della formazione liturgica, in Ibid., 49-67. 3. «Fiunt, non nascuntur christiani» (Apol. XVIII, 4). 4. Ad esempio, si pensi alla fatica di gestire una assemblea liturgica dove manca nelle persone un senso comunitario, oppure alle problematiche che presentano certe assemblee di composizione mobile o elettiva. È chiaro che tali fenomeni sono da accostare tenendo conto di come oggi si vivono le relazioni interpersonali, nel contesto più generale di una «società liquida» (Z. Bauman) in cui sono venute meno forme di appartenenza forti, stabili, istituzionali. 5. In verità, la formazione liturgica si realizza in diversi modi e ambiti: da quello della formazione teologica accademica a quello della formazione specifica ad alcune competenze (ad esempio, la formazione liturgicomusicale di un coro). Qui si farà riferimento solo alla formazione intesa nel quadro della azione pastorale. 6. Si deve tenere in debito conto l’intero quadro della pastorale liturgica, contesto necessario all’efficacia di una azione formativa. Ciascun ambito della pastorale (educazione, formazione, animazione, accompagnamento) fa riferimento a competenze e ministeri specifici e presenta condizioni proprie che devono essere rispettate. Si potrebbe verificare, ad esempio, un contrasto tra ciò che si dice nella formazione e il tipo di animazione delle celebrazioni che si propongono. Ciò costituisce un freno alla crescita della vita liturgica. 7. Cfr. P. De Clerck, L’intelligenza della liturgia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1999.
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Uruguay
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Evangelizzare nella parrocchia: una comunità viva
A
lla periferia della città di Las Piedras si trova il “barrio Lauren’s” con la sua cappella dedicata alla Madonna di Lourdes, la sua scuola, il Caif (Centros de Atención a la Infancia y la Familia) che accoglie i bambini più poveri da 0 a 3 anni e una scuola d’infanzia privata. La gente, povera, ma dignitosa, vive del lavoro e, certo, non accumula per fare le vacanze all’estero. In questo quartiere abbiamo vissuto 21 anni, dedicandoci al lavoro pastorale nella cappella e nelle due istituzioni per bambini fino ai 6 anni. La cappella appartiene alla parrocchia di San Isidro dove lavorano i padri salesiani. Attualmente presta il suo servizio apostolico P. José (Giuseppe), ed altri lo
hanno preceduto con la loro dedizione instancabile, alcuni dei quali già godono la pace del Signore. Il loro zelo li ha portati ad attendere la nostra comunità religiosa, senza guardare all’esiguo numero delle suore…. E quanti progetti portati avanti insieme! Il giorno 11 febbraio, siamo andate là a celebrare la festa della patrona. La preghiera, fatta con fede, ha trasformato la piccola cappella in una “cattedrale”: rosario, concelebrazione dell’Eucaristia, processione alla grotta, suono dell’organo, benedizione dell’acqua, canti e preghiere… ma soprattutto la presenza di bambini, giovani e adul-
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Sr. M.Virginia Zorzi
ti e tutti fiduciosi di essere accolti dalla Madre per essere presentati al Signore. Ho chiesto a P. José le sue impressio-
ni su questa comunitá di fedeli. Ecco la sua risposta: “Mi ha chiesto di parlare della comunità del barrio Lauren’s di Las Piedras… Ecco alcune riflessioni e impressioni ricavate dai 3 anni in cui sto accompagnando come sacerdote salesiano questa porzione del popolo di Dio che pellegrina in questa diocesi di Canelones. Vedo una comunità unita da vincoli di amicizia, di vicinanza, e soprattutto da vincoli di fede. Mi chiederà: perché? Rispondo: In primo luogo, perché è stata formata da una presenza di vita RELIGIOSA, dedicata totalmente alla GENTE, con criteri di Chiesa diocesana, cioè inserita nella vita stessa del lavoro parrocchiale… non imponendo!!!, ma SERVENDO!!! E questo resta impresso nel cuore della gente. In secondo posto perché i fedeli hanno perseverato nell’attitudine di essere solidari gli uni agli altri, nei piccoli gesti che dimostrano la FEDE nelle OPERE. In terzo posto, perché il centro di tutto è GESÙ CRISTO, conosciuto nel catechismo, celebrato nei sacramenti, vissuto in ogni gesto di vicinanza e servizio. (Basta manifestare qualche necessità e già la gente è pronta). E, in ultimo, una dedicazione al mantenimento della chiesa e delle sue adiacenze, frutto di una educazione delle re-
ligiose, che hanno prestato attenzione a tutti i particolari. Così vedo la comunità: con ansia di crescita come comunità umana e cristiana, desiderosa di avanzare e di condividere nuovamente con le suore orsoline questa esperienza. Che il Signore ci accompagni e questo sia una realtà per tutti.” Alcune persone hanno dato risposte semplici, che chiariscono, nella pratica le “belle parole” del Padre ed alla domanda: perché vieni qui, alla cappella? Gloria dice: “i rintocchi della campana risuonano in me come la voce della Madonna che mi invita e convoca per celebrare uniti insieme.” Elena si è espressa in questo modo:
“avvicinandomi per iscrivere mio figlio alla catechesi (circa 10 anni fa), mi sono sentita accolta; ed ora non posso allontanarmi senza sentire che qualcosa mi manca. La cappella è la mia casa”. Anita si è meravigliata della mia domanda e mi ha dato la risposta che colma ogni aspettativa e dá senso a tutto: “Vengo perché amo Dio”. Non possiamo aspettarci grandi cose esteriori perché il quartiere è piccolo, la gente semplice, i servizi sociali, come scuola e ambulatorio sono i minimi richiesti, ma la comunità, con un cuore che palpita, è viva e si prodiga in tanti modi per andare incontro a tutti e rispondere alle esigenze spirituali e, spesso, anche materiali, degli abitanti.
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n. 1 · Gennaio · Aprile · 2016
Brasile
Sr. M. Adriane Pott Comunità S. Orsola e S. Angela - Rondonia - Brasile
Pianeta Terra Casa Comune, Nostra Responsabilità! “Corra il diritto come acqua, e la giustizia, come un rivo perenne!”
L
a Campagna della Fraternità 2016 proposta dalla CNBB (Conferenza dei Vescovi) a tutte le chiese cristiane in Brasile con il tema “Pianeta Terra: Casa Comune, Nostra Responsabilità”, si propone l’obiettivo ad assicurare il diritto igienico-sanitario a tutte le persone e maturare, alla luce della fede, un coinvolgimento nella vita politica con atteggiamenti responsabili che garantiscano l’integrità e il futuro della nostra Casa Comune: il Pianeta Terra. Essa porta alla luce il diritto di ogni persona ad avere la possibilità di attingere acqua potabile, di custodire l’am-
biente pulito, di organizzare la raccolta delle immondizie e di promuovere il riciclaggio, di disporre di alcuni mezzi per prevenire la trasmissione delle malattie tropicali, di offrire formazione e strumenti per il drenaggio delle acque piovane e il relativo processo di purifi-
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(Am 5,24)
cazione, di favorire maggiore salute e una vita dignitosa alla popolazione. Per questo è fondamentale la consapevolezza che la“giustizia ambientale” è parte integrante della “giustizia sociale”. La vasta zona Missionaria del fiume ‘Madeira’ composta da 55 Comunità Ecclesiali di Base che sono costituite da centri urbani, gruppi senza terra e comunità “ribeirinhos”, luogo dove lavorano e vivono le Suore Orsoline insieme con una Equipe Missionaria, propone il progetto “Amazzonia, Santuario della Vita!”, in sintonia con la Campagna della Fraternità, che tratta il tema Casa Comune, Nostra Responsabilità, e coinvolge nella riflessione e nella attuazione proprio tutte le Comunità Ecclesiali di Base. È una zona in via di sviluppo che però è molto sfruttata, dove non tutti hanno la luce elettrica ed è segnata dalla violenza, dalla droga, dalla tratta degli esseri umani, dalla povertà ed è minacciata a causa della costruzione di una mega diga elettrica. Le Comunità si trovano davanti alla grande sfida della migrazione e della continua circolarità delle persone che cercano lavoro, casa, spazio di vita o di sopravvivenza. La grande piaga è la deforestazione e la contaminazione delle acque che mette a rischio la vita delle famiglie e dell’universo. Le Comunità sono periferie lontane dal centro della capitale, sono dimenticate dal Potere Pubblico, e vivono situa-
di custodire la “Casa Comune” iniziando dal proprio ambiente familiare per poi custodire gli spazi pubblici, le piazze, i viali e soprattutto poter avere una attenzione speciale per l’acqua, nel suo processo di purificazione e nell’economia dell’uso. La formazione pone l’accento sulla verità che ogni persona è amata da Dio, come unica e irripetibile, che tutti sono fratelli e che il pianeta Terra è la Casa preparata da Dio per gli uomini e le donne di tutti i tempi. Alla luce della Parola di Dio poter riscattare la bellezza e la responsabilità di custodire la Terra ed offrire percorsi e attività di laboratorio per bambini, adolescenti, giovani ed animatori di comunità, promuovendo una maggiore coscienza e creare così mezzi di sostentamento. zioni difficili senza l’accesso all’acqua potabile, ad un adeguato sistema igienico-sanitario nonché senza un sistema di raccolta e riciclaggio della spazzatura. Un quartiere della città è attraversato da un canale che diventa lo scolo delle fogne, a cielo aperto e lungo il suo argine abitano le famiglie nelle loro tende, travolte così dal forte odore e dagli insetti, senza nessuna protezione. Dentro questa situazione così difficile e al limite della civiltà sta maturando la solidarietà, la semplicità, la vicinanza di questo popolo e delle famiglie con il grande desiderio di far memoria della loro sto-
ria per costruire una società giusta e fraterna. Questo progetto vuole essere uno strumento che conduce alla riflessione e ci rende consapevoli di questa cruda realtà che vivono alcuni nostri fratelli e sorelle così da poter interpellare le autorità e smuoverle alla loro responsabilità di custodire i cittadini e di assumere l’onere e l’organizzazione della pulizia dell’ambiente lungo il percorso del canale e negli spazi della comunità. La proposta che viene fatta alla popolazione, alle famiglie e alla comunità è quella di crescere nella responsabilità
Come pellegrine del Regno annunciato da Gesù, siamo chiamate a difendere questo diritto fondamentale di tutti i cittadini. Siamo consapevoli che con questo progetto incontreremo degli ostacoli soprattutto nella proposta di custodire la Casa Comune, distrutta drasticamente a causa del denaro e del potere ma, nutriamo pure la speranza che la Parola di Dio è Luce per i nostri passi e ogni giorno ci fa scoprire la bellezza della Terra che il Signore, con tanta tenerezza, ha preparato per noi e per le generazioni che verranno.
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Madagascar
n. 1 · Gennaio · Aprile · 2016
L’
Fate vita nuova... “Tenete l’antica strada e usanza della Chiesa, ordinate e confermate da tanti Santi per ispirazione dello Spirito Santo. E fate vita nuova” S. Angela Merici
invito di Sant’Angela è sempre attuale e tenerlo presente aiuta a trovare strade nuove nella missione che ci è affidata. Ad Ivato-Ambostra, una città verso il sud del Madagascar più di 500 giovani si sono incontrati per vivere un incontro di festa, di fraternità e di approfondimento della propria fede,
anche attraverso la vita e l’opera di Sant’Angela Merici. La situazione politica ed economica del Madagascar non aiuta i giovani ad impegnarsi per costruire il proprio futuro attraverso la responsabilità, nella società civile e nella politica, in un cammino di fede adulta che fa crescere la comunità cristiana.
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Sr. M. Eugénie Razafimamonjy
Così molti giovani catturati da promesse di felicità è benessere rischiano di sciupare la loro vita. L’incontro vissuto ad Ivato è stato occasione importante e feconda non solo per stare insieme, ma per fermarsi e riflettere, portando la vita alla luce del Vangelo, ascoltando le parole di Angela Merici capace di parla-
trice. L’apporto intellettuale, culturale e morale che l’intera società malgascia ne riceve è considerevole”. Riconosciamo importante e attuale il messaggio di S. Angela e nel nostro compito educativo siamo incoraggiate a mantenere l’entusiasmo, l’impegno e la responsabilità, perché se vogliamo riemergere dalle difficoltà, l’unica strada da percorrere è quella dell’educazione».
re ai giovani e di svegliare le coscienze. In questa occasione, molto bello e buono è stato il coinvolgimento degli abitanti della città che hanno visto incontrarsi i giovani e con loro hanno fatto festa. In un Paese che vive il disorientamento rispetto ai valori, ci
è di grande incoraggiamento ricordare quello che papa Francesco ha detto ai vescovi del Madagascar, durante la visita ad limina nel 2014: “Conosco tutto il bene che la scuola cattolica fa ai giovani e alle loro famiglie, attraverso la sua azione evangelizza-
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Madagascar Togo
n. 1 · Gennaio · Aprile · 2016
Resi partecipi d’amore e di salvezza
“P
artiamo allora dalla convinzione che la missione è un dono, una grazia di Dio e consiste nel generare figli nella fede. L’atteggiamento fondamentale è la docilità allo Spirito Santo, l’ascolto delle sue inspirazioni, il discernimento comunitario, la gioia di appartenere a Cristo.” Lettera Circolare della Madre Sì, nella sua grande misericordia e nella sua bontà senza frontiere, Dio ci ha associate alla sua opera d’amore per il bene dell’uomo da Lui salvato. Il suo campo è grande qui a Aklakou in Togo, terra di speranza dove si realizza lentamente il progetto d’amore. Gli diciamo la nostra gratitudine per la vicinanza e la fiducia nei nostri confronti. Quest’anno nella nostra comunità,
Sr. M. Olga Rasoazananoro
insieme alle quattro suore, ci sono due giovani - una postulante ed una aspirante. Ed è bello! Siamo convinte che la comunità è un dono e, allora, giorno dopo giorno, ognuna cerca di rafforzare la comunione fraterna aiutando le altre a portare avanti la missione che il Signore le ha affidato, uscendo da noi stesse per incontrare i nostri fratelli. Dove c’è l’amore e la misericordia, fiorisce la vita e crescono dei frutti per il bene di tutti. In quest’anno di grazia, le occasioni che ci aiutano a vivere la misericordia non ci mancano. Abbiamo già avuto la gioia di concretizzare due incontri centrati sulla maniera di vivere per prime questa Misericordia per poi donarla agli altri. Il primo è stato realizzato con un gruppo della J.E.C (Jeunesse Etudiante Catholique), formato da alunni del liceo pubblico sul tema “Jécis-
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tes, soyez misercordieux comme votre Père est misericordieux” ed il secondo con le ragazze del “Foyer” che frequentano il nostro Centro per la formazione professionale di Cucina-Pasticceria e taglio-cucito. Questo secondo, senza un tema definito, ha permesso alle ragazze di interiorizzare alcune idee fondamentali che esse devono incarnare nella loro vita di ogni giorno, nei loro rapporti personali e nel lavoro fatto insieme, cose queste non sempre facili per delle giovani-adulte già abituate ad una grande libertà. La J.E.C è una associazione che, partendo dal Vangelo, forma i giovani a diventare dei cristiani ben fondati nella fede e militanti convinti, pronti a praticare e difendere le qualità del buon vivere (giustizia, carità, coscienza nel lavoro…). Ogni settimana, il gruppo in-
“...Abbiamo infine, la certezza che Egli e mpr ci accompagna da se orno gi e che ci spinge, ogni i, rc ve a fare, a muo a portare frutto per la sua gloria.”
contra una classe del liceo per la lettura biblica, la condivisione della Parola di Dio e la formazione. Una speranza per il domani del Togo! Questi due incontri sono stati dei momenti di formazione umana e cristiana, di condivisione e di scambio e ognuno è stato invitato ad essere più misericordioso e capace di perdonare. Sempre per l’annuncio del Vangelo,
nostra prima missione, oltre che al Centro di formazione professionale “Mater Mea”, diamo il nostro meglio e la nostra disponibilità anche nella parrocchia, per il catechismo in lingua francese, ed anche se i ragazzi non sono numerosi continuiamo la missione. Altre realtà parrocchiali ci tengono… in forma e ci danno agilità spirituale come (per esempio) le C.C.C.B (comuni-
tà cristiane cattoliche di base) che fanno due incontri mensili per la condivisione della Parola di Dio, lo scambio d’idee per capire meglio la realtà dei cristiani nel proprio quartiere, i lavori da fare insieme per il bene dei più deboli sempre nel quartiere, le CVAV o associazione dei bambini e pre-adolescenti, la partecipazione al consiglio pastorale, il riordino della sacrestia e la preparazione dell’altare per la domenica insieme ai chierichetti. Nella diocesi, viviamo il dono della maternità spirituale restando accanto ai bambini, ai ragazzi e ai giovani, nei vari movimenti come la CVAV, la J.E.C, l’animazione vocazionale, i giovani della parrocchia e delle stazioni secondarie… affinché tutti possano scoprire che Dio li ama e li guarda con gli occhi di Padre misericordioso che desidera solo il loro bene, che li prende come sono e con ciò che hanno, che li capisce e li accompagna con tanta pazienza e bontà. Abbiamo infine, la certezza che Egli ci accompagna da sempre e che ci spinge, ogni giorno a fare, a muoverci, a portare frutto per la sua gloria.
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Italia
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L’arte del corniciaio
I ragazzi del Mater Mea alla scoperta dei mestieri
Sr. Anna Maria Cracco
I
mparare è un’esperienza… i ragazzi, abituati a trovare tutto pronto, ad accontentarsi del già confezionato, dal cibo ai giochi, per un giorno sono entrati nella bottega di un corniciaio… mestiere ormai scomparso…. Infatti, il mondo delle immagini è cambiato e anche i mestieri legati
all’immagine hanno subito un’evoluzione. Tanta parte della vita del passato ci è stata tramandata attraverso la pittura. Intorno a queste opere d’arte siamo abituati a vedere una cornice. Con il passare del tempo e l’avvento delle prime macchine fotografiche, i ritratti sono passati dal dipinto alla fotogra-
“...È un lavoro che richiede tempi lunghi. È più di un lavoro, è una passione, è uno studio. Devo capire la gente, essere un po’ psicologo e un po’ consigliere”
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fia. Anche a completamento di una bella fotografia possiamo trovare una cornice. Gli apparecchi fotografici, che hanno conosciuto un momento di ampia diffusione, sono stati in gran parte sostituiti dai telefonini. Oggi le fotografie restano nel cellulare o al massimo vengono salvate nel computer…. e le cornici
purtroppo non servono più. Mestieri che stanno scomparendo, quello del corniciaio è veramente molto particolare e affascinante. Alcuni corniciai ci sono ancora, ma stanno modificando la loro professione, adattandola all’evoluzione dell’immagine. La cornice è sempre più il completamento di un’opera d’arte; accanto a cornici sfarzose, rettangolari, quadrate o ovali, ci sono cornici più semplici, lineari e piccole che danno maggiore spazio all’opera che contengono il volto che circondano rimanendo sempre un grande elemento decorativo. Le cornici possono essere di tre tipi diversi: quelle industriali completamente prodotte dalle macchine, quelle fatte su misura tagliando un’asta e quelle interamente artigianali. L’Italia è molto conosciuta, anche all’estero per la produzione di ottime aste. Il Veneto, la Toscana e la Campania (con una splendida produzione di aste barocche) sono i primi tre produttori. Molto lungo è il processo che porta dal legno alla realizzazione di una cornice
completamente artigianale. Il corniciaio parte da un disegno originale. Il disegno elaborato dopo aver preso in considerazione l’opera che va incorniciata e la casa in cui andrà collocata. Sceglie il legno, prepara l’intelaiatura. Con lo scalpello riproduce il disegno sul legno. Il legno deve passare attraverso varie
verniciature e procedimenti prima di essere colorato e abbellito con lamine d’oro in argento. Al termine del procedimento la cornice è diventata un pezzo unico, il tocco di un artista antico che dà il giusto significato ad un’emozione che rimarrà per sempre. Eccoci a Milano, nel negozio di Fabio Tolomeo. “All’interno quadri, cornici e dipinti, illuminati da una grande vetrata. Questo negozio - ci racconta - dalla falegnameria di mio padre. Io facevo il militare. Il richiamo della bottega è stato più forte: è diventata una galleria e un laboratorio al servizio dell’arte. Non sempre il lavoro è così semplice. A volte non c’è un’asta adatta oppure il cliente è particolarmente esigente. Parto dall’idea, il disegno, la cornice su un foglio, e poi passo al legno: lo strato con la colla di coniglio, lo coloro, lo lavoro, lo faccio asciugare. È un lavoro che richiede tempi lunghi. È più di un lavoro, è una passione, è uno studio. Devo capire la gente, essere un po’ psicologo e un po’ consigliere. Mi considero un artista, posso mettere del mio in quello che creo e farlo diventare unico, un’opera d’arte che con il tempo si rivaluta e resta in una casa attraverso le generazioni”.
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Perù
n. 1 · Gennaio · Aprile · 2016
Viva la vita dall’alba al tramonto…. Sr.M.Rosaria Vinco
“L
a vita è bella!” La vita è il primo DONO dal quale dipendono tutti gli altri, fino all’ultimo: l’incontro con l’AMORE del Padre, in un abbraccio senza fine. In Perù sto scoprendo, valorizzando e… godendo il dono di essere anziana! Potevo capirlo anche prima, perchè gli anni di adulta maggiore li avevo anche in Uruguay, ma il fatto di stare con bambini ed adolescenti mi “illudeva”di essere ancora in forma… Il “salto”non è stato solo di Km di volo aereo, è stato soprattutto un salto nella consapevolezza della mia vera identità, e, naturalmente anche della nuova missione, diretta a anziani e ammalati. Dopo un primo sconcerto, mi sono inserita, accolta dal gruppo di donne, “ministre straordinarie della Comunione”, vere missionarie laiche, che con coraggio e dedizione, portano Gesù Eucaristia, la sua Parola, e l’affetto fraterno della comunitá parrocchiale a molti anziani e ammalati, desiderosi di sentirsi accompagnati nella loro solitudine. Tra loro c’è chi ha piaghe, chi non riceve regolarmente il cibo, chi ha bisogno di medicine o iniezioni… Per loro c’è una signora “santa” che si presta con competenza a soccorrerli. Che il Signore la conservi in salute e la premi! Con fantasia e audacia a poco a poco abbiamo ampliato le nostre iniziative… Cominciamo con “la preghiera del mattino, che facciamo di fronte al policlinico del quartiere, mentre la gente fa la fila aspettando di essere ricevuta dai medici. Sono 5 minuti esatti: una preghiera di offerta, la lettura del Vange-
lo del giorno, breve commento, il Padre nostro, l’Ave Maria e la Benedizione. Salutiamo augurando la buona giornata e la pace. Il venerdì pomeriggio offriamo “reflexoterapia” per chi cerca sollievo attraverso la medicina alternativa in un salone della Parrocchia. Tre signore del gruppo si sono diplomate per questo servizio. Il mercoledì pomeriggio visitiamo un Centro di ricupero di tossico-dipendenti e alcolisti: con loro leggiamo, meditiamo e commentiamo il Vangelo.
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Offriamo anche una buona merenda che apprezzano… divorandola. Ora è in “gestazione” il progetto “Club della terza età”. Per poterlo realizzare abbiamo bisogno di… tante cose. Chi ci finanzierà? “Aiutati che il cielo ti aiuta” dice il proverbio e noi puntiamo forte sulle nostre iniziative e… sull’aiuto del Cielo che si chiama Provvidenza. Nei nostri incontri ci diamo da fare: programmiamo, inventiamo, sogniamo e facciamo funzionare mani e cervello, con fantasia e tante risate… Anche questa è vita, ed è BELLA!
Viva la Vita!
Sr. M. Silvia Burga Montoya
I
o le dico sì… Il Perù difende la vita. Ogni anno la capitale peruviana si riempie di un “mare umano” che marcia in favore della vita. Migliaia di persone, in maggior parte giovani dell’università, parrocchie, scuole, movimenti, famiglie e personaggi pubblici, alzano la voce in un unico coro: “SÌ ALLA VITA!” Di fronte al pronunciamento dell’ONU che considera “l’aborto come un diritto umano” e condanna il Perù per non permettere di abortire, c’è un bambino che piange in ciascun peruviano e reclama: voglio vivere! Il primo diritto di ciascun essere umano è la Vita. Un Dono gratuito che ci è dato da Colui che è il Creatore e che ci ha pensato da sempre, “Prima che io ti formassi nel grembo di tua madre, ti ho conosciuto” (Geremia 1,5) e ci tiene tatuati sul palmo della sua mano. Questa è la nostra dignità: essere eletti dalla sua bontà per vivere, pensare, conoscere, vedere e amare. Oh, che regalo così bello è quello della vita! La vita non vissuta in maniera egoistica, ma una vita condivisa, vissuta con passione, con sogni ed inspirazioni, creatività e umanità. Ma, per i bambini mai nati: chi decide per essi? Chi
dà voce a coloro che non hanno voce? Davanti a questi interrogativi, il nostro contributo solidale è quello di salvare vite e unirsi a questa causa comune della Marcia in favore della Vita… “la marcia più grande dell’America Latina”. Nella Marcia convocata per questo 12 marzo dall’Arcivescovo di Lima, si è cercato di rendere visibile il segno di una Chiesa unita davanti a questo tema cruciale “non negoziabile”, che porta a uno
sguardo fraterno, pieno di misericordia e tenerezza verso gli “altri”. Il Perù continua a scommettere sulla vita. Un popolo pieno di speranza che crede nel valore del vivere. Che cerca di far valere la sua voce davanti a tante minacce che nell’oggi attaccano la mente e il cuore umano. Ideologie moderne che trascinano alla “società della morte”. Ma da questo angolo del mondo, c’è una voce impegnata che risuona: VITA!
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Comunità Internazionale
n. 1 · Gennaio · Aprile · 2016
Gesti di misericordia
Sr. M. Giulia Sauro
C
ome dice la prima lettera di Giovanni: «…l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore». (1 Gv 4,7-8). Dio è Amore! Non è un libro, non è una religione, non è una semplice credenza… ma è Amore! In una realtà multiculturale e multireligiosa come quella di Ginevra, ma che è già caratteristica di molti altri Paesi. Quando chi ti è seduto vicino a scuola, al lavoro, o che incontri per strada, appartiene ad un altra cultura e religione, si fa esperieza che il primo annuncio non è la «dottrina», ma la carità. Noi sorelle di Villa Clotilde accogliamo ogni anno nel nostro studentato giovani provenienti da ogni parte del mondo: Francia, Germania, Belgio, Inghilterra, Italia, Cina, India, Australia… e scopriamo continuamente come nella diversità di abitudini, lingue e religioni, c’è un linguaggio comune: piccoli e quotidiani gesti di attenzione e misericordia, che permettono di sentirsi un’unica famiglia e aprono sguardi, suscitano domande e a volte desiderio di un incontro e di una relazione con Dio, ciascuna nella propria fede. Questa esperienza, anche se in modo diverso è vissuta quotidianamente nella nostra comunità di Grand-Saconnex, dove con i bambini provenienti dalle diverse parti del mondo, si cerca di crescere non solo nell’istruzione o educazione, ma soprattutto nel fare esperienza di questo Amore che solo può apri-
re alla fede. Sì, perchè solo attraverso la vita, fatta di gesti, parole e sguardi d’amore, si vive l’incontro con Dio e si alimenta la fede: «Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte piu gran-
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de è la carità.» (1Cor 13,13), e ancora: «A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? … Mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede ». (Gc 2,14.18).
Giubileo della Misericordia L’
icona che sta accompagnando questo anno giubilare è il mosaico della discesa agli Inferi di Cristo Risorto che riprende Adamo ed Eva come Buon Pastore - opera di p. Marko Rupnik e del suo Atelier - da cui è ripreso il logo del Giubileo Straordinario della Misericordia. Avere “in casa” il mosaico ispiratore del logo della misericordia, si sta rivelando una preziosa risorsa non solo per la diocesi ma per l’Italia intera. Tanti sono i gruppi che quotidianamente vengono per visite guidate, per una celebrazione, per sostare in preghiera in questa chiesa nella quale contemplare il volto della Misericordia nella discesa agli inferi è lasciarsi accogliere dal volto di Cristo Risorto, il Buon Pastore. Ogni volta un itinerario di iniziazione, ogni volta lo stupore diventa lode, ringraziamento, invocazione, sempre porta alla commozione. Il Mistero cristiano nell’anno liturgico ospita tutti coloro che entrano in questa Chiesa e si lasciano guardare dallo sguardo di Cristo. E quando si è, l’esperienza diviene racconto e la sua memoria fa bene alla vita. 2006, Chiesa delle Suore Orsoline Figlie di Maria Immacolata - Verona
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n. 1 · Gennaio · Aprile · 2016
Sono nella Pace... Sr. M. Angela Ferrari n. 02.06.1928 - m. 14.01.2016 Si era affidata totalmente, fin dall’inizio, nelle mani di Cristo, suo sposo, aveva bevuto insieme a Lui al calice del vino nuovo, che è il calice dell’Amore, per questo ha vissuto serena, nella gioia, in mezzo a qualsiasi avvenimento. Il giorno della sua Prima Professione Religiosa scrisse: “Gesù, eccomi qui tutta e per sempre tua… tienimi sempre per mano, così sono sicura di non cadere e un giorno potrò fare il voto di vittima… Signore desidero essere un’anima riparatrice… soccorrimi nei pericoli... dammi la grazia di diventare presto santa… non permettere che io rechi dispiaceri ai miei superiori… concedi a loro le grazie necessarie per il bene dell’Istituto… Confido in Te”. Tale programma la guidò quotidianamente, nella sua vita religiosa, nella missione educativa tra i bambini della Scuola Materna e le rispettive famiglie, nella pastorale parrocchiale, dove si dedicò con impegno e umiltà, rivelando il suo cuore materno.
Sr. M. Lorenzina (Giuseppina) Sagheddu n. 27.12.1926 - n. 18.01.2016 Ha detto il suo ultimo “Eccomi!” al Signore che la cercava e la pregava di mettergli a disposizione “sino alla fine” la barca della sua vita. Ora, finalmente, il suo cuore vede Dio e gode la pienezza della visione e dell’amore. Assistita fino all’ultimo istante dalla Superiora, Sr.M. Lucia Mezzacappa, e rassicurata dalla presenza della sorella infermiera, Sr.M. Justine Razafiarisoa, Sr.M. Lorenzina ha semplicemente chiu-
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so gli occhi, dopo aver vissuto per tanti anni in compagnia del Signore, attratta da Lui, dalla sua fedeltà e dal suo amore che vince ogni paura. La sua storia registra il passaggio in ben tre Istituti diversi. Non ci è dato di conoscere il primo, ma sappiamo che è stata membro della Congregazione delle Suore Missionarie di Gesù Lavoratore con Casa Generalizia a Castelgandolfo - Roma – e ha fatto parte della comunità dei SS. Pietro e Paolo di Roma-Eur. Mentre ringraziamo il Padre, fonte e datore di ogni bene, per il dono di questa vita vissuta, preghiamo per Sr.M. Lorenzina, perché goda della comunione con il Signore che ha sempre cercato. E preghiamo per la Comunità di S. Stefano che l’ha accompagnata negli ultimi anni, per ogni sorella che ha offerto il suo servizio attento e premuroso.
Sr. M. Franca (Giovanna) Ballarini n. 25.08.1939 - m. 22.02.2016 Ogni giorno Sr.M. Franca domandava: “Cosa vuoi da me Signore?” e rispondeva con la consegna della propria vita, fino a diventare dono puro, sempre più umile, più semplice, attraversando la malattia e la totale dipendenza dalle sorelle e dal personale che l’ha teneramente assistita, fino all’abbraccio del Signore che l’ha voluta per sé, per una gioia eterna. Operò nella Scuola Materna e nelle Parrocchie finché poté. Ammalata, andò a far parte della comunità di S. Zeno (VR), e visse nella sofferenza ancora dodici anni. Fu la sua risposta alla grazia del Signore, chiesta con semplicità e sincerità il giorno della sua Prima Professione.
Il giorno del suo funerale abbiamo deposto sull’altare dell’offerta di Cristo la vita di questa nostra sorella, abbiamo ringraziato il Padre di avercela donata, ora domandiamo che con lo stesso cuore materno e la forza della sua fede, chieda lei al Signore, per tutta la nostra Famiglia Religiosa, la grazia della comunione e dell’unità. Quando Sr.M. Franca non è stata più capace di fare nulla ha offerto se stessa per il bene della Congregazione e della Chiesa e il Signore ha portato a compimento la sua vita, consumata dalla malattia in questi ultimi dieci anni. Si trovava nella comunità di S. Zeno (VR) dal settembre 2007. Prima, era stata in diversi paesi e città: Cadidavid e Sommacampagna (VR), Trieste, Castelmassa e Polesella (RO), Langhirano e Istituto Biondi (PR), Casa Madre, Eraclea, Roma - S. Francesco, dove aveva speso gli anni più belli della sua vita, come educatrice nella Scuola Materna e come apostola nelle numerose Parrocchie. Per 15 anni fu Responsabile di Comunità e sorella affabile e generosa, fedele alla sua vocazione e missione, sempre disponibile ad aiutare nei lavori di sartoria.
Tutto ciò che viviamo con amore assume valore di salvezza. Regola di vita
IL TUO AIUTO... UN GERMOGLIO DI VITA! ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS
Puoi versare il tuo contributo a: ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS
Codice IBAN: IT18 PO51 1611 7030 0000 0002 184 Un grazie vivo a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dei progetti presentati dall’Associazione Missioni Orsoline Verona Onlus. Altri sono in attesa di essere realizzati per evangelizzazione e promozione umana.
MADAGASCAR
Imerintsiatosika Dopo 25 anni le 13 casette sono da... rinfrescare PROGETTO: •riparazione del tetto •rifacimento porte e finestre •riparazione cucinetta esterna •tinteggiatura •mano d’opera Il Villaggio “Don Zefirino Agostini” è sorto 25 anni fa e ha accolto alcune famiglie povere… oggi queste casette hanno bisogno di manutenzione e sarebbero destinate ai giovani che vengono da villaggi lontani per poter studiare. Costo di una casetta: € 900,00
Togo-Aklakou Alfabetizzazione attraverso... il sapone, i pomodori e i dolci… Ad Aklakou-Togo nel progetto di alfabetizzazione degli adulti è stata aperta anche una scuola di cucina e tante sono le attività nate per la promozione umana e lo sviluppo economico. Le donne hanno imparato a fare il sapone… Per venderlo servono delle formelle di varia grandezza e dei flaconi di colorante. Costo del progetto: € 500,00 Per confezionare la passata servono i sacchetti di plastica e gli accessori per l’imbottigliamento e la chiusura... Costo del progetto: € 1.000,00 Per le torte e i biscotti serve un forno, 50 stampini di varie forme e cartone per la confezione. Costo del progetto: € 1.400,00
Benin-Burkina Faso Adotta 3 studenti PROGETTO: sostenere lo studio di scuola superiore e universitaria di 3 giovani per un anno: 2 in Benin, 1 in Burkina Faso. La possibilità di studiare è un lusso... studiare è necessario per costruire il tessuto sociale e culturale di tanti Paesi africani… Costo del progetto: 1.160,00 x 3 = € 3.500,00
Burkina FASO 3 motorini per spostarsi... PROGETTO: non esistono mezzi di trasporto pubblici e anche le suore… devono muoversi o in taxi o a piedi... meglio il motorino. Costo del progetto: € 1.200,00 X 3 = € 3.600,00
AFRICA
BRASILE
PROGETTO: diffondere la lettura della Bibbia tra i giovani per aiutarli a crescere nella fede e a rendere ragione della speranza cristiana. In Burkina Faso i cristiani sono il 30% della popolazione; tante le persone che chiedono di intraprendere il cammino di iniziazione cristiana. Costo del progetto: 250 Bibbie X € 2,40 = € 600,00
PROGETTO: per adolescenti e giovani con itinerari formativi con l’opportunità di imparare attraverso laboratori di informatica, musica e danza. PROGETTO: per le donne con itinerari formativi e professionali attraverso laboratori di cucina, panificio, pittura... Costo del progetto: € 1.680,00 per 800 persone circa
Burkina Faso Regala una Bibbia
Passo Fundo Risvegliare l’aurora
Progetti · 29
PARAGUAY
Santiago Misiones
Pane e gioventù... pane ed economia Progetto: un forno per fare il pane, in appoggio alle attività del Centro Abierto e come promozione della realtà del paese dove c’è l’usanza di fare il pane in casa… Sarebbe un’iniziativa per promuovere l’economia... e le attività del centro. Costo del progetto: € 3.000,00
PERU’
LIMA Pastorale della salute PROGETTO: negli ambienti della parrocchia si sta allestendo una sala per la fisioterapia e allora servono: 5 lettini per la fisioterapia, 3 cassapanche… per sedersi, per materiale e farmaci. Costo del progetto: € 820,00
“AMAZZONIA
SANTUARIO DELLA VITA” Porto Velho Rondonia
Promuovere consapevolezza sui propri diritti doveri in relazione al creato. La cura, la custodia della vita chiede la costruzione di una politica che garantisca la responsabilità della casa comune.
- laboratorio per la purificazione dell’ acqua-SODIS - laboratorio per riciclaggio dei materiali - piantare alberi negli spazi comuni della comunità locale - formazione dei giovani, delle famiglie e dei responsabili di comunità Costo del progetto € 1.500,00
Madagascar Pannelli solari a Diégo
Nella Diocesi di Antsiranana, all’estremo nord dell’isola, a S. Diégo Suarez, inizierà la sua missione una comunità di Orsoline. La mancanza di luce e acqua richiede l’uso di pannelli solari. costo del progetto € 6.000,00
Costruire una sala operatoria ad Analaroa - Madagascar A circa 100 Km dalla Capitale, nel villaggio di Analaroa, noto per restituire alla corsa tanti bambini, è stata decisa la costruzione di una sala operatoria per non dover andare fino a Tanà, con una strada… impraticabile. Il Dr. Ghezzi, di Trento, con la sua ONLUS si fa carico dell’allestimento della sala e AMOV si fa carico della costruzione della struttura per accogliere la sala... Costo del progetto: € 35.000,00
ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS PUOI SOSTENERE I PROGETTI AMOV INDICANDO QUESTO NUMERO ALLA VOCE 5X1.000 DELLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
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Casa di Spiritualità e Accoglienza
“Madonna della Neve” Istituto delle Orsoline F.M.I. BREONIO (VERONA) Piccolo paese della Lessinia occidentale, è meta di turisti, soprattutto in estate. La casa, accoglie gruppi, anche in autogestione, tutto l’anno, escluso il mese di settembre. La pineta che circonda la casa, contribuisce a creare un clima di distensione, silenzio e preghiera. La casa, costruita nel 1971, offre ampi spazi, sia all’interno che all’esterno. La cappella è il centro della casa. Le camere sono singole, doppie e triple per un totale di 70 posti letto. La sala da pranzo è capiente e accogliente, così pure le sale per gli incontri. Ampia e spaziosa la cucina e le adiacenze per l’autogestione. In auto: 45 Km da Verona, facilmente raggiungibile dall’uscita Verona Nord, della A22 Brennero-Modena. Il servizio pubblico, con partenza dalla Stazione di Verona Porta Nuova, effettua 3 corse nel primo pomeriggio.
Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Via Bellavista, 25 · 37020 Breonio (VR) Tel. 045.77.200.52 · orsolinebreonio19@libero.it
CASA PER FERIE
“VILLA SACRO CUORE” ISTITUTO DELLE ORSOLINE FMI
PROMUOVE... Attività creative in un luogo sereno e accogliente che facilita il rispetto delle persone e dell’ambiente.
OFFRE... La possibilità di vivere la vacanza come tempo di crescita.
PROPONE...
ai gruppi e alle singole persone un’esperienza di serena convivenza con momenti di condivisione e attività.
Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Via E. Toti, 2 · 48015 Milano Marittima (RA) Tel. 0544 991210 · orsolinemarittima@libero.it
Casa
Esercizi 2016
“ Tabor”
Istituto delle Orsoline F.M.I. San Zeno di Montagna (VR) Immersa nel verde tra il monte Baldo e il lago di Garda è aperta tutto l’anno e accoglie gruppi e singoli per riposo, riflessione e preghiera, offrendo ascolto e proposte formative. Inoltre nei mesi estivi diventa luogo privilegiato per coloro che desiderano trascorrere periodi di riposo, vacanza in un ambiente bello, armonioso e rilassante.
04-10 . 09 . 2016 Sara Staffuzza 1a Settimana 18-24 . 09 . 2016 don Gianbattista Rizzi 2a Settimana 04-10 . 10 . 2016 Sara Staffuzza 1a Settimana 18-24 . 10 . 2016 don Gianbattista Rizzi 2a Settimana 06-12 . 11 . 2016 don Flavio Marchesini 20-26 . 11 . 2016 don Gianbattista Rizzi 1a Settimana 04-10 . 12 . 2016 Marina Štremfelj
Come raggiungere CASA TABOR IN AUTO: A22 Verona - Brennero, uscita Affi, seguire le indicazioni per Prada, San Zeno di Montagna, Via Don Zefirino Agostini, 7. IN TRENO: scendere alla stazione Verona Porta Nuova da dove parte il servizio pubblico dei pullman per San Zeno di Montagna.
Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE · Tel. 045.7285079 · casatabor@orsolineverona.it · www.orsolineverona.it
Roma · Casa per ferie
Angela Merici
Istituto delle Orsoline F.M.I.
La casa è attrezzata per il soggiorno di chi è presente in città per ragioni di studio, motivi culturali, formazione religiosa. La casa dispone di camere singole e doppie, con bagno, internet, aria condizionata, prima colazione, per accogliere chi desidera soggiornare qualche giorno a Roma. È possibile partecipare alla preghiera liturgica con la Comunità. COME RAGGIUNGERE LA CASA Dalla stazione Roma Termini: Con il bus n. 70 via Giolitti - direzione “Piazzale Clodio”, scendere al capolinea. Con la metro A, direzione Battistini, Fermata Ottaviano, via Barletta, bus n. 32 su Viale Angelico e scendere alla fermata Viale Angelico-Maresciallo Giardino- attraversare e proseguire a destra fino al civico. Fermata Lepanto, uscita Marcoantonio Colonna, prendere il n. 30 o il n. 70 scendere al capolinea e attraversare e proseguire a destra fino al civico 159.
Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE · Circonvallazione Clodia, 159 · Roma · Tel. 06.37351071 · casaperferie.angelamerici@yahoo.it