Periodico dell’ Istituto Suore Orsoline F.M.I. - Via Muro Padri, 24 - Verona - n°2 Maggio-Agosto 2017 • Poste Italiane SpA, spedizione in abbonamento postale, Verona – Art.2 – comma 20/c-Legge 662/96
La Nostra N. 2
maggio agosto 2017
VOCE
SOMMARIO N. 2 MAGGIO/AGOSTO 2017
In Ascolto
Editoriale La preghiera di una madre Il nutrimento del Credente: la Parola di Dio -2- Di inizio in inizio: Egli vi precede in Galilea
Sr. Maria Giovanna Caprini Madre M. Luciana Spada a cura di Sr. M. Angiolina Padovani Don Giuseppe Laiti
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a cura della redazione
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Per approfondire... “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”
Nella Congregazione Appassionarsi e compatire Scuola in festa al termine dell’anno scolastico Famiglia: dono e impegno Aklakou “Sempre pronti a rispondere a chiunque...” 4 per uno
Sr. M. Elena Chiamenti Sr. M. Honorine Ravaosolo Sr. M. Lúcia Schulz Sr. M. Olga Rasoazananoro Sr. M. Vivian Anese Paolo Rocca - Atelier di teologia 2016-2017
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Sono nella Pace... Progetti
a cura della Redazione
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a cura della Redazione
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editoriale
Sr. Maria Giovanna Caprini
culturale ed ecclesiale delle comunità e nello scorrere del tempo intenso è il vis- l’impegno ad essere segni di vita nella suto e tanti sono i racconti da condivide- condivisione e nel dialogo. re. Come sempre, la riflessione di Madre Luciana Spada apre questo numero ac- L’aggiornamento sulla realizzazione dei compagnandoci nella preghiera di una progetti è l’attenzione che AMOV cura madre, Anna - 1 Samuele 1,15 – nella per tutti coloro che in modi diversi stanno quale l’esperienza della sofferta sterili- sostenendo le comunità orsoline sparse tà, apre alla fecondità come dono di Dio. nel mondo. A tutti: grazie. L’esperienza Sr. M. Angiolina Padovani ci propone la di vita e di fede che unisce tutti i lettori seconda di tre ‘conversazioni’ del Beato trovi voce in queste pagine e sia motivo Agostini con i giovani: una pagina che di fiducia e speranza. racconta l’impegno pastorale per i giovani e con i giovani profuso dal B. Z Agostini per far conoscere e amare la Parola di Dio. Il testo biblico scelto per noi da don Giuseppe Laiti vuole essere un aiuto per “assumere ogni giorno la ‘sproporzione’, la non adeguatezza come connaturale alla sequela”. Nell’approfondimento la scelta redazionale è quella di offrire una lettura sintetica del documento preparatorio al Sinodo dei Vescovi sui giovani per dare la possibilità a tanti di conoscerne il contenuto e Come sempre invito tutti ad arricchire la rivista di usare lo schema in ambito pastorale. con racconti di esperienze vissute con le comuniGli articoli pervenuti continuano a te- tà orsoline sparse nel mondo, inviando il materiale stimoniare l’inserimento nella realtà anche fotografico a: marygio959@gmail.com Carissimi lettori e lettrici,
Periodico Suore Orsoline F.M.I. Verona, Via Muro Padri, 24 Tel. 045-8006833 Fax 045-8039430 lanostravoce@orsolinefmi.it www.orsolineverona.it C.c.p. 15126378 Numero 2 Maggio - Agosto 2017 Direzione e Redazione: Sr. Maria Giovanna Caprini PEC: mariagiovannacaprini@pec.it Responsabile: Madre M. Luciana Spada Superiora Generale Gruppo Redazionale: Sr.M. Claudia Cavallaro, Sr.M. Pina Costantino, Sr.M. Angiolina Padovani Autorizzazione Tribunale di Verona N. 410 del 28-01-1978 Progetto grafico, impaginazione e stampa: Grafical srl Via Dell’Artigianato, 42 37020 Marano di Valpolicella (Vr) Tel 045.7704444 www.grafical.it GARANZIA DI RISERVATEZZA - L’Istituto delle Orsoline F.M.I., in qualità di Editore, garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d. legs. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali, che i dati relativi agli Abbonati vengono trattati nel rispetto della legge. Il trattamento dei dati sarà correlato all’adempimento di finalità gestionali, amministrative, statistiche, ed avverrà nel pieno rispetto dei principi di riservatezza, correttezza, liceità e trasparenza, anche mediante l’ausilio di mezzi elettronici e/o automatizzati. Il conferimento dei dati è facoltativo. Tuttavia il mancato conferimento degli stessi comporta la mancata elargizione dei servizi previsti. In ogni momento si potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del d. legs. 196/2003, tra cui il cancellare i dati ed opporsi al loro utilizzo per finalità commerciali, rivolgendosi al Titolare Dati dell’Istituto delle Orsoline, Via Muro Padri, 24 - 37129 Verona.
Madre M. Luciana Spada Superiora Generale
La preghiera di una madre
È
una breve frase che, per essere capita bene, va brevemente contestualizzata. Si tratta della sofferenza di una donna, Anna, privata della possibilità di essere madre. Non le basta l’amore del marito per compensare ciò che vive come la carenza fondamentale della sua vita. Le rimane solo ‘sfogare il cuore davanti al Signore’, ricorrere a Lui che, della vita, è unica fonte. E Dio ascolterà la sua preghiera, la esaudirà abbondantemente: Anna sarà madre di Samuele, il grande profeta di Israele. E ciò che è straordinario, in questa donna, è la capacità di ‘restituire’ il dono ricevuto all’Autore del dono stesso: Anna offrirà al Signore, nel Tempio, il ‘suo’ bambino che, in questo modo, non sarà più ‘suo’, ma di Dio, e del popolo d’Israele.
Davanti ai problemi e alle gioie della vita, nei momenti decisivi, nelle diverse tappe, nei passaggi che siamo chiamati a vivere, tutti, anche se spesso inconsciamente, sentiamo il bisogno di salire, di ampliare orizzonti, di incontrare Dio, e vivere poi questo incontro in termini di relazioni nuove, rinnovate. È come uno ‘scendere tra gli uomini’, e portare Vita. Ogni situazione, per opera della grazia divina, invocata attraverso la preghiera, umile, sincera, intensa, appassionata, approda, prima o poi, ad esiti positivi, secondo il disegno di Dio e al modo di Dio. L’uomo nuovo, il battezzato, che parla con
Io sono una donna affranta che non ha bevuto vino o altra bevanda inebriante: sto solo sfogando il mio cuore davanti al Signore 1 Samuele 1,15
Dio nella preghiera, non rivendica nulla, perché è in armonia con Dio e con se stesso, con il cosmo e con i fratelli, anche quando sperimenta la lotta tra quello che vorrebbe trattenere per sé e
Vorrei proporre una breve riflessione su queste due esperienze di vita: preghiera e maternità. Spesso si usa un’immagine per spiegare ai bambini cosa sia la preghiera: l’ascensore. Chi vi sale è portato senza fatica fino all’incontro con Dio, al quale apre totalmente il suo cuore. Poi ridiscende, esce, va per la strada, cerca i fratelli e trasmette loro quanto ha contemplato: la vita divina. Ma si tratta di un trasmettere, per certi aspetti, inconsapevole, perché promana da una mentalità, da pensieri, sentimenti, prospettive, continuamente costruite, ri-orientate, maturate, convertite dal rapporto con il Signore.
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La Parola del Fondatore
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a cura di Sr. M. Angiolina Padovani
quello che vorrebbe donare, tra l’uomo secondo natura e l’uomo liturgico, tra l’individuo e l’uomo eucaristico, capace di comunione. Quando un uomo prega non è mai solo: il cosmo intero si unisce alla sua umile preghiera come ben evidenzia il salmista: Lodiamo insieme il Signore: sia benedetto il suo nome Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti, suoi angeli, lodatelo, voi tutte, sue schiere. Lodatelo, sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle. Lodatelo, cieli dei cieli, voi acque al di sopra dei cieli. Lodate il Signore dalla terra, monti e voi tutte, colline, alberi da frutto e tutti voi, cedri, voi fiere e tutte le bestie, rettili e uccelli alati. I re della terra e i popoli tutti, i governanti e i giudici della terra, i giovani e le fanciulle, i vecchi insieme ai bambini lodino il nome del Signore: perché solo il suo nome è sublime. La sua gloria risplende sulla terra e nei cieli. Egli ha sollevato la potenza del suo popolo. È canto di lode per tutti i suoi fedeli, per i figli di Israele, popolo che egli ama Dal Salmo 148 La preghiera è sempre efficace e produce ciò che esprime, raggiunge il suo scopo: tutto, infatti, viene da Dio e tutto torna a Lui. La preghiera guarisce, fa crescere nel rapporto con Dio, nella gratitudine e nell’amore, educa profondamente alla fede, riempie tutte le solitudini, apre all’impossibile, attraversa la morte, diventa pane di vita. Potremmo chiederci, a questo punto: “Che cosa caratterizza la preghiera di una madre?”. O, in altre parole, qual è la preghiera di una madre? Cos’è una ‘preghiera materna’? Maria, la madre del Signore ci fa da maestra e guida nella preghiera: fu lei a insegnare a Gesù a pregare; fu lei che
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Il nutrimento del Credente: la Parola di Dio -2gli insegnò le prime preghiere ebraiche come faceva ogni mamma in Israele; la casa di Nazareth fu la prima scuola di preghiera “dal sorgere del sole fino al suo tramonto”. Maria è la donna, la vergine-madre che ha fatto dell’ascolto del Signore il senso della sua vita. E quando non capiva, era capace di custodire tutto nel suo cuore: un giorno il Signore avrebbe risposto! A questa santa scuola, con certezza ha rivolto il suo sguardo Monica, la mamma di Sant’Agostino, modello di madre cristiana, le cui lacrime di fronte al Tabernacolo erano come “il sangue del suo cuore”. A lei il santo vescovo Ambrogio disse che non poteva perdersi il ‘figlio di tante lacrime’... E davvero Monica sperimentò che la preghiera apre le porte del cielo: vent’anni, senza mai stancarsi, ha pregato per la conversione del figlio e l’ha ottenuta.. L’unica cosa che questa mamma desiderava era che il suo figlio diventasse “un buon cristiano”. Certo, perché tutto il resto ha senso e significato in quanto apparteniamo al corpo di Cristo. Questa è la nostra fede, la bellezza del nostro vivere consegnati a Dio. Davvero grande è la forza della preghiera di una madre per il proprio figlio! È anche ciò che insegna la Chiesa: la nostra preghiera deve essere umile, fiduciosa e perseverante, come la preghiera di Santa Monica. Che cosa è più importante della preghiera e del desiderio di una mamma, se non cercare la salvezza dei propri figli? Dio non resiste alle lacrime e alle preghiere di una madre che prega così!
Ogni madre che dà alla luce un figlio è madre naturale, ma diventa madre una seconda volta se genera il figlio alla vita cristiana. A questo dono anela ardentemente il nostro mondo, alla vita in Dio sospira il cuore di tutta l’umanità, essendo ogni uomo costitutivamente umano-divino, creato a immagine e somiglianza di Dio! La madre in preghiera è davvero ‘decentrata’: non chiede per se stessa, per le sue necessità, ma per il bene dell’altro. È attenta a ciò che ritiene essenziale per la vita e la felicità del figlio, e quindi sa guardare lontano, al domani, in previsione del futuro. Non cerca un bene immediato, magari a buon mercato, come quello dell’approvazione, del consenso facile, della popolarità, del buonismo, ma quello duraturo, quello per cui ‘domani’ i figli ringrazieranno. Una preghiera segnata dalla speranza, fiduciosa in Dio e nelle possibilità di bene di cui Dio ha arricchito ogni persona. Ed è una preghiera che affida al Signore ogni situazione, secondo i tempi e i modi che solo Lui conosce. Madri e padri, tutti possiamo affidare a Lui le persone che più ci sono care, ritrovare nella sua paternità, il fondamento dell’essere ‘genitori’, educatori, custodi di una vita che ci è stata affidata. Gesù dice: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Lc 9, 10-11). È questa certezza che può riempire di fiducia il cuore orante di una madre e di quanti, proprio in quest’oggi che sembra caratterizzato dal disorientamento, dedicano la loro vita a “custodire la vita”!
P
er molti anni, don Zefirino Agostini si è dedicato alla formazione dei giovani e delle giovani della sua Parrocchia. L’organizzazione dei giovani si chiamava, in quel tempo, ‘Oratorio’, secondo il linguaggio del fondatore degli ‘Oratori’, S. Filippo Neri. A Verona, un grande animatore di questa ‘Pastorale’, diremmo noi oggi, è stato S. Gaspare Bertoni, Fondatore degli Stimmatini, guida spirituale di tanti sacerdoti e laici, educatore di tanti giovani. Anche nella Parrocchia dei Ss. Nazaro e Celso, i giovani si riunivano, partecipavano, la domenica, a un momento formativo. In uno di questi incontri, il Beato Agostini presenta l’importanza, per il battezzato, della Parola di Dio.
Voi, nei giorni festivi, partecipate a questo santo Oratorio, ma non so ancora se capite bene quello che intendete fare. Forse direte: ma ci crede così duri di testa da non sapere perché frequentiamo l’Oratorio? Carissimi, io penso che conosciate questo perché’, ma il conoscerlo non
toglie che, a causa della vostra irriflessione, quando venite all’Oratorio, forse, non capite bene il significato di quello che qui facciamo. È per questo che io, stamattina, mi sono determinato ad interrogarvi. Dunque: perché venite all’Oratorio? Risponderete che voi non venite qui come si va ad un passatempo, non come se frequentaste una pratica superficiale di religione, non per assecondare idee vane e leggere, ma per cercare il vero vostro bene. Rispondo: ottimamente, perché in questo Oratorio voi trovate quel pascolo e quel nutrimento di cui assolutamente abbiamo bisogno per vivere in Dio e nella sua santa grazia. Ma in che cosa consiste soprattutto questo pascolo spirituale, questo nutrimento? Non c’è dubbio che esso consista nei sermoni, nelle ispirazioni, negli avvertimenti, in breve: nella Parola di Dio che vi viene annunziata. Sì, la Parola di Dio. Infatti Dio stesso parla per mezzo dei suoi ministri i quali, quando vi parlano, non fanno altro che annunciarvi quello che Dio vuole da voi, la sua santissima volontà, ciò che è importante per santificare gli anni della vostra gioventù e vivere bene. Parlandovi schietto, questo è appunto quello che dubito sia capito bene da voi quando venite all’Oratorio perché, se lo capiste, ascoltereste la Parola di Dio.
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1. con grande riverenza 2. con grande attenzione 3. con grande fervore. 1. Sì, con grande riverenza perché la considerereste non come parola di uomo, ma quale essa è veramente: Parola di Dio (Cfr. 1Ts 2,13). É una grande cosa dire a voi stessi: è Dio veramente che parla a me per bocca degli adulti che mi vogliono bene, mi orientano, mi accompagnano. Dio mi istruisce. Dio mi corregge. Dite: guai a me se non me ne curo, o peggio, se disprezzo queste parole. Gesù Cristo lo ha detto ai suoi Apostoli e, nei suoi Apostoli, a tutti gli annunciatori della sua parola divina: “Chi ascolta voi, ascolta me e chi disprezza voi, disprezza me” (Cfr. Lc 10, 16). “Perché non siete più voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Cfr. Mt 10, 20). Ecco come dovete animare la vostra fede e, per mezzo di questa, la più grande riverenza a quella divina parola che noi vi annunciamo da parte del Signore, nel nome di Gesù Cristo del quale siamo ambasciatori per il vostro bene (Cfr. 2 Cor 5,20).
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2. In questo modo sarà grande la vostra attenzione nell’ascoltare questa parola come essa richiede, affinché abbia a fruttificare. Si dice di S. Efrem che, stando egli una volta in orazione, sentì una voce che gli diceva: “Efrem, mangia!”. Efrem rispose a quella voce: “Quale cibo mi darai?”. E la voce, di nuovo: “Va’ da Basilio, egli ti istruirà e ti porgerà il cibo eterno”. Efrem andò subito in cerca di Basilio e lo trovò in chiesa: stava predicando. Conobbe così la Parola di Dio, il cibo che egli doveva mangiare. Voi dovete immaginare che il Signore vi dica: “Va’ all’oratorio e troverai il cibo”. E credete che il Signore suggerirà a noi quello che dobbiamo insegnarvi. Perciò ... quanta attenzione! 3. Questo non potrà mai avvenire se, insieme alla riverenza e all’attenzione, non ascolterete la Parola di Dio con grande fervore che è come dire “con una santa fame”. Credetelo: la Parola di Dio è il pascolo dell’anima.
Ora, come il cibo del corpo giova assai e fa bene quando è preso con appetito, e trasformandosi, come si è soliti dire, in nostra carne e in nostro sangue, ci sazia e ci fortifica, così anche questo cibo spirituale della Parola divina, diventa sostanzioso per l’anima e molto corroborante quando viene preso con santo fervore, senza paura né svogliatezza. S. Antonio di Padova dice che questo è un segno grande di predilezione. S. Bernardo dice: “Ci sono vari segni ed indizi manifesti della nostra salvezza. Il più grande, quello che deve darci maggior fiducia e speranza, è l’ascoltare volentieri e con frutto la Parola di Dio, perché, come dice Cristo, chi è da Dio ascolta la Parola di Dio” (Cfr. Gv 8, 47).
Don Giuseppe Laiti
Di inizio in inizio: Egli vi precede in Galilea Mt 28,10; cfr. Mc 16,7
Allora Gesù disse loro: Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno
R
Beato Z. Agostini, Scritti per i giovani, fascicolo uso manoscritto, pp. 162 - 164.
isorto da morte Gesù, attraverso il piccolo gruppo di donne in visita al sepolcro, dà appuntamento ai discepoli in Galilea. Non si tratta semplicemente di una indicazione geografica. La Galilea è il luogo degli inizi del ministero di Gesù, dell’annuncio del regno che si è fatto vicino (Mt 4,17), delle prime chiamate alla sequela (Mt 4,18-22). Prima ancora è l’ambiente ove Gesù è cresciuto fino ai trent’anni, il luogo dell’annuncio a Maria (Lc 1,26-38). Dare appuntamento in Galilea significa invitare ad un nuovo, secondo inizio della sequela. Non a caso l’evangelista Marco segnala che l’appuntamento in Galilea è segnato da un nuovo “camminare avanti” di Gesù: «Egli vi precede in Galilea» (Mc 16,7). Tra il primo e il secondo inizio sta lo smarrimento provocato dalla passione e morte di Gesù e la sorpresa della sua risurrezione, non facile da riconoscere. Il discepolato ha dunque la figura di una ripresa, di un “secondo tempo” che non è semplicemente la continuazione del primo. Esso porta con sé l’urgenza di una meditazione che svela il senso della prima chiamata alla luce della vicenda pasquale del Signore. Certo anche la prima chiamata era avvenuta in un contesto non facile: l’inizio di Gesù è segnato dalla messa a tacere della profezia di Giovanni Battista (Mc 1,14) e Nazaret di
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Galilea è memoria di un Gesù minacciato dall’ombra di Erode (Mt 2,19-23). Ma forse l’entusiasmo degli inizi aveva attutito nei discepoli il peso di queste ombre e il segno festoso di Cana, in Galilea, annunciava la gioia dei tempi del messia (Gv 2,1-11). L’invito a tornare in Galilea porta con sé una serie di significati che i discepoli sono chiamati a custodire, a mettere a frutto ogni giorno con pazienza. Si tratta anzitutto di una conferma da parte di Gesù: egli è fedele, continua a precedere, a tenere aperta la strada del regno di Dio nella storia degli uomini. Condividere con Lui non può avere che la forma della sequela, non la si apprende una volta per sempre come una teoria da applicare, ma riascoltando la sua Parola, meditando il suo cammino dall’interno
delle situazioni che la vita ci dà da attraversare. Appartiene alle nostre giornate anche l’esperienza dello sconcerto, dello smarrimento per ciò che sembra interrompere il cammino intrapreso. All’incanto della vocazione può subentrare il disincanto lacerante della durezza della storia, delle incomprensioni e conflitti che porta con sé. È la luce della Pasqua, come luce che sorge dal cammino di passione e morte, che consente un nuovo incanto, un “reincanto”, capace di tenere insieme il dono del Signore che porta alla nostra vita la sua pienezza e la fatica a cui tale dono si trova esposto. La Pasqua, nel dono dello Spirito, ci racconta sommessamente il segreto di questo reincanto: la gratuità del Signore che si affida soltanto alla forza creativa
dell’amore e alla sua capacità di liberare le nostre piccole libertà. L’invito a tornare in Galilea come luogo della sequela ci domanda di assumere ogni giorno la “sproporzione”, la non adeguatezza come connaturale alla sequela. Il Vangelo non è mai del tutto a casa sua nel nostro mondo, nella nostra vita. È la ricchezza che ci è promessa, ci è resa disponibile e ci è necessaria. Senza di essa la nostra umanità non potrebbe fiorire nella perla che la avvalora interamente, la perla dell’amore. Questo processo avviene però nelle ombre della passione e nella luce della risurrezione. Il regno di Dio soffre violenza (Mt 11,12): ci è necessario rimanere in apprendistato lasciando che il Signore continui a convocarci attorno a Lui che apre la strada.
Per approfondire... a cura della redazione
“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” Una mappa per la ricerca...
“N
on abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori. San Bene-
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detto raccomandava agli abati di consultare anche i giovani prima di ogni scelta importante, perché ‘spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore’ (Regola di San Benedetto III, 3). Così, anche attraverso il cammino di questo Sinodo, io e i miei fratelli Vescovi vogliamo diventare ancor più ‘collaboratori della vostra gioia’ - 2 Cor 1,24. Vi affido a Maria di Nazareth, una giovane co-
me voi a cui Dio ha rivolto il Suo sguardo amorevole, perché vi prenda per mano e vi guidi alla gioia di un - Eccomi - pieno e generoso - cf Lc 1,38”. Lettera del Santo Padre Francesco: Ai giovani in occasione della presentazione del documento preparatorio della xv assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi.
La prospettiva del documento preparatorio del XV Sinodo dei vescovi sui giovani, in programma nell’ottobre del 2018, sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, si colloca nel cammino che la comunità cristiana sta facendo, sotto la spinta dello Spirito, attraverso il magistero di Papa Francesco. La Chiesa è chiamata, a partire dai suoi pastori, a mettersi in discussione per superare schemi, rigidità e linguaggi anacronistici. I giovani hanno diritto di vivere in una comunità di discepoli adulti nella fede che vivono nell’oggi della storia convinti che vale la pena vivere secondo il Vangelo. continua a pag. 12
Per approfondire... · 9
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UNA MAPPA PER ORIENTARSI NELLA COMPRENSIONE DEI “LINEAMENTA” PER IL XV SINODO ORDINARIO DEI VESCOVI INTRODUZIONE * Tutti sono chiamati alla “gioia piena” * In continuità con i Sinodi * La vocazione all’amore assume sempre una specificità originale * Il documento interpella la Chiesa
L'ICONA DI RIFERIMENTO * Segue il Vangelo di Giovanni * Si pone sulle orme del percorso del discepolo “che Gesù amava” * Un cammino di discernimento e sequela, insieme ad altri discepoli
A
C I GIOVANI, LA FEDE E IL DISCERNIMENTO VOCAZIONALE
B
D
IL PRESENTE DOCUMENTO * Ha lo scopo di avviare la “consultazione” a livello globale * La domanda iniziale: “Come la Chiesa accompagna i giovani nel loro discernimento vocazionale?”
* Dalla prima chiamata * Passando per l’ultima cena * Arrivando sotto la croce * Si giunge al riconoscimento del risorto che dona pace e gioia * E si rilancia con la testimonianza
Un quadro che ci interpella, alla luce della fede 1. UN MONDO CHE CAMBIA * Rapidità dei cambiamenti e incertezza come dato di fatto * Disagio sociale in crescita * Contesto multiculturale e multireligioso * Ricerca spirituale e religiosa
*Sfiducia nelle istituzioni * Una generazione sempre più iper-connessa 3. I GIOVANI E LE SCELTE * Il tema della “scelta” è centrale per il Sinodo * Vi è un orientamento epocale verso percorsi riflessivi e reversibili
1.
A
C
TRE NASCITE * Naturale * Battesimale * Spirituale LA FEDE AL CENTRO * Come “partecipazione al modo di vedere di Gesù” (LumenFidei, 18) * È la fonte del discernimento vocazionale
A
2. LE NUOVE GENERAZIONI * Appartenenza e partecipazione: un divario crescente tra i “protagonisti” e quelli che “subiscono” * Molti giovani nel mondo non possono vivere realmente la loro giovinezza * Ricerca di adulti credibili e confronto tra pari
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B
2. IL DONO DEL DISCERNIMENTO * Ci concentriamo su quello “vocazionale”, che ha una sua specificità A. RICONOSCERE: i desideri, i sentimenti, le emozioni... passando attraverso il confronto con la Parola di Dio
C
2.
FEDE DISCERNIMENTO VOCAZIONE
E
D B. INTERPRETARE: significa cogliere l’origine e il senso di ciò che si è sperimentato, in un dialogo interiore importante da accompagnare C. SCEGLIERE: è l’atto della decisione concreta, esercizio di libertà e di responsabilità, che è messo alla prova dei fatti
F
3. PERCORSI DI VOCAZIONE E MISSIONE * Vocazione e chiamate: c’è un percorso da fare * La vocazione non è mai autoreferenziale, ma sempre per la missione * È necessario un cammino di conversione dal “narcisismo” vocazionale all’autentico dono di sé
1. CAMMINARE CON I GIOVANI * Un nuovo stile di Chiesa * USCIRE: dagli schemi preconfezionati con libertà interiore * VEDERE: entrare in empatia con il mondo giovanile * CHIAMARE: ridestare il desiderio e interpellare
4. L’ACCOMPAGNAMENTO * Nella tradizione della Chiesa è lo strumento privilegiato * La qualità di colui che accompagna è di certo determinante * Egli è colui che favorisce la relazione tra la persona e il Signore * Decisiva è la preghiera
3. LUOGHI * La vita quotidiana dei giovani e l’impegno sociale della Chiesa in primo luogo * Gli ambiti specifici: sono tanti e tutti importanti per la Chiesa e la sua missione * Il mondo digitale: è un nuovo “luogo” che merita particolare attenzione
A
I GIOVANI NEL MONDO DI OGGI
B
1. FEDE E VOCAZIONE * Scelti da Gesù, per andare e portare frutto * La fede illumina la vocazione all’amore * C’è un primato dell’ascolto dello Spirito e del dialogo con la Parola * La coscienza è la sede del discernimento
C L’AZIONE PASTORALE
D * Si vive nella fatica di fare scelte definitive e di rischiare * La precarietà del nostro tempo condiziona: lavoro, famiglia, povertà, esclusione * Nel tempo della ricerca la persona di Gesù e il suo messaggio affascinano * Apprezzata la possibilità di misurarsi su progetti concreti
B 2. SOGGETTI * Tutti i giovani, nessuno escluso, sono “soggetti” * Una comunità responsabile: capace di progettare con competenza e passione * Le figure di riferimento: chiara identità, solida appartenenza, qualità spirituale, passione educativa
3.
D 4. STRUMENTI * Linguaggi: c'è tanta distanza, ma anche tante esperienze positive * La cura educativa e i percorsi di evangelizzazione: c’è un legame genetico che si deve sempre rafforzare * Silenzio, contemplazione, preghiera: indispensabili!
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L’ascolto della Parola e la docilità allo Spirito sono le condizioni della fede e del discernimento: “Credere significa mettersi in ascolto dello Spirito e in dialogo con la Parola che è via, verità e vita (cfr. Gv 14,6) con tutta la propria intelligenza e affettività, imparare a darle fiducia “incarnandola” nella concretezza del quotidiano, nei momenti in cui la croce si fa vicina e in quelli in cui si sperimenta la gioia di fronte ai segni di risurrezione, proprio come ha fatto il “discepolo amato”. È questa la sfida che interpella la comunità cristiana e ogni singolo credente. Lo spazio di questo dialogo è la coscienza. Come insegna il Concilio Vaticano II, essa «è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità» (Gaudium et spes, 16). La coscienza è dunque uno spazio inviolabile in cui si manifesta l’invito ad accogliere una promessa. Discernere la voce dello Spirito dagli altri richiami e decidere che risposta dare è un compito che spetta a ciascuno: gli al-
tri lo possono accompagnare e confermare, ma mai sostituire”. Il cammino di sequela del Signore Gesù ha nel discernimento il suo stile, la modalità di stare dentro le situazioni, la modalità di abitare il mondo: “Prendere decisioni e orientare le proprie azioni in situazioni di incertezza e di fronte a spinte interiori contrastanti è l’ambito dell’esercizio del discernimento. Si tratta di un termine classico della tradizione della Chiesa, che si applica a una pluralità di situazioni. Vi è infatti un discernimento dei segni dei tempi, che punta a riconoscere la presenza e l’azione dello Spirito nella storia; un discernimento morale, che distingue ciò che è bene da ciò che è male; un discernimento spirituale, che si propone di riconoscere la tentazione per respingerla e procedere invece sulla via della pienezza di vita. Gli intrecci tra queste diverse accezioni sono evidenti e non si possono mai sciogliere completamente. Tenendo presente ciò, ci concentriamo
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qui sul discernimento vocazionale, cioè sul processo con cui la persona arriva a compiere, in dialogo con il Signore e in ascolto della voce dello Spirito, le scelte fondamentali, a partire da quella sullo stato di vita. Se l’interrogativo su come non sprecare le opportunità di realizzazione di sé riguarda tutti gli uomini e le donne, per il credente la domanda si fa ancora più intensa e profonda. Come vivere la buona notizia del Vangelo e rispondere alla chiamata che il Signore rivolge a tutti coloro a cui si fa incontro: attraverso il matrimonio, il ministero ordinato, la vita consacrata? E qual è il campo in cui si possono mettere a frutto i propri talenti: la vita professionale, il volontariato, il servizio agli ultimi, l’impegno in politica?” E ancora l’azione pastorale non è semplicemente la prassi ma presuppone un’immagine di chiesa che trasmette ciò che ha ricevuto e accompagna nell’incontro con il Signore Gesù Salvatore: Accompagnare i giovani richiede di usci-
re dai propri schemi preconfezionati, incontrandoli lì dove sono, adeguandosi ai loro tempi e ai loro ritmi; significa anche prenderli sul serio nella loro fatica a decifrare la realtà in cui vivono e a trasformare un annuncio ricevuto in gesti e parole, nello sforzo quotidiano di costruire la propria storia e nella ricerca più o meno consapevole di un senso per le loro vite. Ogni domenica i cristiani tengono viva la memoria di Gesù morto e risorto, incontrandolo nella celebrazione dell’Eucaristia. Nella fede della Chiesa molti bambini sono battezzati e proseguono il cammino dell’iniziazione cristiana. Questo, però, non equivale ancora a una scelta matura per una vita di fede. Per arrivarci è necessario un cammino, che passa a volte anche attraverso strade imprevedibili e lontane dai luoghi abituali delle comunità ecclesiali. Per questo, come ha ricordato Papa Francesco, «la pastorale vocazionale è imparare lo stile di Gesù, che passa nei luoghi della vita quotidiana, si ferma senza fretta e, guardando i fratelli
con misericordia, li conduce all’incontro con Dio Padre» (Discorso ai partecipanti al Convegno di pastorale vocazionale, 21 ottobre 2016). Camminando con i giovani si edifica l’intera comunità cristiana. Proprio perché si tratta di interpellare la libertà dei giovani, occorre valorizzare la creatività di ogni comunità per costruire proposte capaci di intercettare l’originalità di ciascuno e assecondarne lo sviluppo. In molti casi si tratterà anche di imparare a dare spazio reale alla novità, senza soffocarla nel tentativo di incasellarla in schemi predefiniti: non può esserci una semina fruttuosa di vocazioni se restiamo semplicemente chiusi nel «comodo criterio pastorale del “si è sempre fatto così”», senza «essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità» (Evangelii gaudium, 33). Tre verbi, che nei Vangeli connotano il modo con cui Gesù incontra le persone del suo tempo, ci aiutano a strutturare questo stile pastorale: uscire, vedere, chiamare.
Interessante è il questionario preparato per le Conferenze episcopali con lo scopo di aiutare i Vescovi ad esprimere la loro comprensione del mondo giovanile a rileggere la loro esperienza di pastorale giovanile vocazionale. La proposta di struttura, la consegna e i tempi indicano il tentativo di coinvolgere le comunità cristiane sparse nel mondo. La struttura: poche e mirate domande per raccogliere i dati, leggere la situazione: giovani, chiesa e società; la pastorale giovanile vocazionale; gli accompagnatori. Condividere le pratiche con il racconto di esperienze, tenendo conto delle specifiche aree geografiche con alcune domande mirate. Richiesta: una pagina per i dati; sette-otto pagine per la lettura della situazione; una pagina per ogni esperienza. Tempi di lavoro: da gennaio ad ottobre 2017 - tempo per la consultazione – successivamente il materiale raccolto convergerà nell’Instrumentum laboris e, nell’ottobre 2018 ci sarà il Sinodo.
Per approfondire... · 13
Italia
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Appassionarsi e compatire Orientamenti CEI
Incontriamo Gesù,40
Gaudium et Spes, 41 “Chi segue Cristo diventa pienamente umano”
Sr. M. Elena Chiamenti
in quanto cioè è capace di coinvolgere in passioni che sono oltre se stessa, appassiona meno di sé e più di ciò che la genera: la Pasqua di Cristo. “Essa è sempre segno e strumento, suggerisce e serve dei nessi tra storia e compimento, passato e futuro, tra differenze e pienezza disponibile solo nel modo dell’incontro e della condivisione”. Per questa estroversione, la Chiesa insegna ad appassionarsi in modo sano, senza fanatismi e senza abbandoni. La Chiesa appassiona e insegna ad appassionarsi nel momen-
il secondo annuncio è quel kerigma che si fa carne sempre più e sempre meglio nella storia degli uomini e delle donne: è un kerigma pasquale che si fa pasqua nella vita di tutti, nelle ferite. Il Vangelo è per tutti: sarebbe un errore pensare che tutti possono beneficiarne allo stesso modo e che alla comunità basti fornire spazi costituzionali; occorre che l’annuncio sia concordato non solo in base al contenuto ma anche con lo spartito esistenziale di chi riceve l’annuncio. Il secondo annuncio chiede un secondo
del Vangelo, ascoltato nelle pagine della Scrittura ma anche nelle pagine della vita della gente. “Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che lo comprendiamo meglio” diceva Giovanni XXIII. Il secondo annuncio domanda il coraggio di una conversione della nostra pastorale ecclesiale: disorganizzazione delle nostre pratiche ecclesiali; disprogrammarci per riprogrammarci: accompagnare le parrocchie ad andare contro natura facendo leva sui semi di secondo annuncio che ci sono al loro interno.
ascolto: senza questa seconda volta la parola del Vangelo è esposta alla non rilevanza perché suona come lontana. La vita non ascolta la Parola, perché la Parola sembra non dare ospitalità alla vita. Di qui la necessità della revisione delle pratiche pastorali in corso per farne spazi dove insieme ci lasciamo lavorare dallo Spirito del Signore. Non riguarda in primis i destinatari dell’evangelizzazione, ma la Chiesa che evangelizza: per la Chiesa è tempo di un secondo ascolto
Dalla relazione di Lucia Vantini3: Desiderio e passioni appartengono al campo semantico che ci vede spaesati e analfabeti per una tradizione che ci ha costretti a tenere separati gli ambiti del logos e del pathos: o sono una persona razionale e fredda o istintiva e inaffidabile. Qualcuno ci ha detto che dovevamo scegliere se essere perturbati dalle emozioni o animali razionali. Questa mancata confidenza con il regno del pathos è dovuto al modo in cui abbiamo spaccato in due il mondo e che ci ha consegnato tanti dualismi: siamo uomini e donne in una natura che è stata gerarchizzata. Involontariamente abbiamo diviso il mondo in due: da un lato la maschilità con la razionalità, con la produzione e con l’ambito pubblico; dall’altra parte la femminilità con la passionalità, con la sfera della riproduzione e dell’ambito privato. Oggi le cose sono cambiate. I dualismi non sono spariti, ma ci siamo spostati dall’altra parte aprendo dei varchi quasi per dargli spazi di sfogo. In realtà ogni nostro pensiero e ogni nostra azione hanno una radice emotiva. La scommessa si perde quando si resta sul piano del logico, della tradizione che ha pensato se stessa e che racconta se stessa, della sola emotività. Gesù è il desiderio di Dio. Questo vuol dire che il desiderio di Gesù è uno spazio di rivelazione. Gesù è un appassionato del Regno: gioisce, si stupisce, si entusiasma per tutto ciò che ha a che fare con il Regno di Dio (=mettere nelle condizioni di vivere relazioni autentiche, piene); si indigna per tutto ciò che ostacola il Regno di Dio, tutto ciò che
U
n appuntamento annuale per tradurre in pratica laboratoriale le indicazioni della CEI: “Incontriamo Gesù” che esprimono, sinteticamente, l’obiettivo cui tende la formazione cristiana: l’incontro di grazia con Gesù. Il verbo posto al plurale indica la dimensione ecclesiale dell’incontro, la dimensione del discepolo e la dinamica della testimonianza. È quello che, ormai da anni, vive e fa vivere l’equipe del Secondo Annuncio. Quest’anno, a S.Cesarea Terme - LE il tema è stato: Appassionarsi e compatire: “L’appassionarsi e il compatire costituiscono una quarta area esperienziale che appare come potenziale soglia di fede. Si pensi all’attrattiva del bello e del buono: lo sport, la musica, l’arte, il lavoro, l’amore verso la polis che si esprime nella politica... Questa stessa passione diventa compassione e quindi appello al coinvolgimento e alla responsabilità quando ci si trova di fronte al brutto e al cattivo, all’ingiustizia e alla violenza, in una parola al volto sfigurato dell’umanità. Possiamo collocare in questo ambito le diverse scelte di volontariato, i gesti di solidarietà, l’impegno per la giustizia, la lotta per i diritti umani, l’impegno per la salvaguardia del creato, la scelta di stili di vita sobri e solidali... Ognuna di queste passioni e compassioni è un potenziale luogo di rivelazione e di svelamento di un Dio che si è fatto uomo, che si è appassionato di ciò che è umano, che si è lasciato sfigurare il volto perché venga restituito a ciascuno il proprio volto...” dagli Orientamenti CEI Incontriamo Gesù, n. 40.
L’ascolto delle esperienze, la riflessione, il confronto hanno caratterizzato le intense giornate della settimana-laboratorio. Alcuni esperti hanno offerto delle chiavi di lettura per interpretare le pratiche e le testimonianze hanno fornito materiale prezioso. Avendo avuto l’opportunità di partecipare a questa settimana laboratorio, con la Diocesi di Concordia-Pordenone, condivido i passaggi che mi sono parsi importanti di alcune relazioni. In quella introduttiva Don Giuseppe Laiti1 ha cercato di rispondere alla domanda: La chiesa perché non appassiona? Di che cosa si appassiona la chiesa? Cosa sta sotto la parola passione e appassionarsi? Suppone che noi siamo colpiti da qualcosa, ne siamo in qualche modo feriti e si trasformi in un’azione che ci coinvolge. Per gli antichi l’esperienza religiosa era in modo particolare un’esperienza che appassionava perché faceva toccare il divino. Potremmo dire, seguendo EG,
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che si tratta di fare esperienza di una gioia che viene scoperta in noi e che accetta di dare ragione dentro la mappa del nostro esistere. Cercando, poi, di identificare i luoghi della domanda, dove ci interroghiamo su una Chiesa che appassiona o che non appassiona, don Giuseppe ha individuato l’appartenenza a una comunità cristiana concreta e l’immagine di chiesa che viene veicolata dalle varie forme di comunicazione: Papa Francesco, film di successo come “Uomini di Dio”, gli scandali nei giornali. Ha recensito, poi, le difficoltà nell’appassionarsi per la chiesa, sottolineando che è importante ascoltare le obiezioni oltre i loro modi di esprimersi. Le difficoltà che la chiesa incontra domandano di capire l’esigenza di un cammino personale nell’esperienza religiosa; vi è un distacco tra pratiche di chiese e realtà, il nostro linguaggio sembra parlare di altro rispetto a ciò che preoccupa la gente. Nel Credo è evidente la priorità: la Chiesa appassiona di riflesso
to in cui ci riconosciamo come chiesa in cammino: verso il Signore che ci viene incontro, verso il mondo che è destinatario dell’amore di Dio, verso una qualità evangelica di vita al suo interno; la Chiesa che vive con passione è quella che vive la prossimità del regno di Dio. Dalla relazione di Fr. Enzo Biemmi2: Il termine secondo annuncio si presta all’usura; si rischia che non dica più nulla: su questo vigila la settimana di S. Cesarea e ha maturato tre convinzioni:
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ostacola le persone nell’essere parte della comunità e nell’essere riconosciute dall’altro. Ma c’è un nesso tra il desiderare di Gesù e il nostro? Il nostro desiderio si incrocia con quello di Gesù e lo apre all’umano che siamo, all’umano che potremo diventare, all’umano degli altri. Il desiderio di Gesù tocca e risveglia il desiderio di vita di quelli che incontra: i nostri desideri si incrociano con quelli di Gesù là dove proviamo disgusto per il male dell’altro; quando, guardando a Lui ci riconosciamo figli e sentiamo che la vita vale la pena di essere vissuta. “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Gesù”: la fede che si
plasma sul sentire perché conta. Siamo tutti convergenti sulla speranza che la vita ci aspetta quando cadiamo: se ci riappropriamo di questo facciamo un servizio teologico, antropologico, filosofico, ma soprattutto ci prendiamo cura del nostro desiderio. Interessante il contributo di Sr. Grazia Papola4: la caduta delle maschere e lo svelamento delle passioni. È un tema che sta mettendo in gioco in modo ancora più netta degli altri anni l’immagine di Dio e l’immagine di uomo. C’è qualcosa nella Scrittura che permette di rivisitare l’immagine di Dio e quindi dell’uomo partendo dalla questione “perché non appassioniamo più? È possibile tro-
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vare delle strade per appassionare?”. Uno dei temi che permette di affrontare tutto questo è quello dell’idolatria. Sembra un tema che rifugge l’attualizzazione invece dalle Scritture emerge che Israele è estremamente consapevole che l’idolo è ciò che dobbiamo fabbricare quando le passioni si spengono, quando l’esistenza non esiste. La critica dell’idolatria tocca da vicino il volto di Dio e quindi quello dell’uomo contemporaneamente. Quando si vieta l’idolatria Israele cerca di custodire l’immagine di Dio e dell’uomo per evitarne falsificazioni. L’idolatria spegne la passione per la vita, per un certo abitare il mondo, mette a morte la compassione. L’idolo è la modalità attraverso cui l’essere umano cerca di abitare il divino. Dio decide di parlare, Dio decide di tacere: non è mai muto, non è mai in non comunicazione. Il Dio di Israele è il Dio della vita, possiede la vita come fonte e la dona. Dio si prende cura, Dio è cura: trova il suo onore dove l’uomo viene liberato e salvato: questo è lo specifico del Dio biblico. Le relazioni e le esperienze ascoltate verranno raccolte in una pubblicazione, disponibile a tutti coloro che vogliono servirsi di questo importante strumento formativo per l’evangelizzazione in diversi contesti ecclesiali.
1. Patrologo. 2. Presidente dei Catecheti Europei. 3. Filosofa e teologa. 4. Biblista.
Sr. M. Honorine Ravaosolo
Madagascar
“L’idolatria spegne la passione per la vita, per un certo abitare il mondo, mette a morte la compassione. L’idolo è la modalità attraverso cui l’essere umano cerca di abitare il divino”
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Scuola in festa al termine dell’anno scolastico
gni anno, alla conclusione dell’anno scolastico, la comunità educativa esprime la gratitudine al Signore con la celebrazione Eucaristica dove insieme innalziamo il Grazie a Dio sorgente di ogni bene, affidandogli bambini e giovani che sosterranno gli esami statali. Il nostro Fon-
datore, Beato Zefirino Agostini ci dice: “L’anno scolastico deve iniziare con Dio e concludersi in Dio”. Vi è anche un momento per divertirsi insieme dopo il lavoro impegnativo durante tutto l’anno. È un momento importante per tutti, perché oltre al divertimento, si cresce nella conoscenza reciproca e si alimenta la
comunione. Quest’anno, abbiamo scelto sabato 1° luglio per vivere la festa di fine anno. La mattinata è destinata ai giochi, alla visita alla mostra dei lavori manuali dei ragazzi della scuola media: diverse creazioni in legno e con l’utilizzo di altri materiali, della Scuola Cristo Re di Ambatomainty. È riunita tutta la famiglia educativa a condividere questo momento di festa: genitori, insegnanti, alunni, ex-alunni, amici e conoscenti... Ognuno ha condiviso i suoi talenti attraverso canti, danze tradizionali o moderne con costumi corrispondenti. Sono educatori non solo nell’insegnamento ma anche nel trasmettere i valori della cultura malgascia. Un’insegnante diceva: “Sady Mpanabe isika no Mpanakato” - Siamo allo stesso tempo educatori e artisti. La gioia condivisa nella preparazione e durante la festa ha segnato la vita di ciascuno della grande famiglia della Scuola. È stata un’occasione per stabilire l’unità nella diversità e promuovere la responsabilità di tutti nell’assumere insieme l’opera educativa che nell’oggi prepara il domani.
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Perù
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Famiglia: dono e impegno
mente dalla catechesi’ C.T. 13. La catechesi familiare è parte dell’iniziazione alla vita eucaristica e, quindi, è un programma che deve realizzarsi nella comunione, in un ambiente fatto di rispetto, amore e collaborazione. Sr. M. Lúcia Schulz
DI NUOVA EVANGELIZZAZIONE: la catechesi non è semplicemente un insieme di nozioni ma è un cammino di vita verso l’incontro con Cristo. Ciò implica una conversione costante. Non si tratta solo di preparare un sacramento ma di ‘iniziare’ alla vita cristiana ossia celebrare il dono di Dio e viverlo nella vita di ogni giorno in modo sempre nuovo. PER LA FAMIGLIA: la famiglia è la cellula base, la colonna vertebrale della società e la speranza della chiesa. ‘Se la famiglia è sana, la società sarà forte e piena d’amore’. C’è da avere quindi un’attenzione speciale per la famiglia che oggi soffre molto.
“L
a famiglia è così importante che persino Dio ha voluto averne una, Dio è il fondatore della famiglia”. Papa Francesco dice che essa è un dono così grande e bello che anche lui ha voluto averne una, incarnarsi e viverci a Nazareth. Arcivescovo peruano Mons. Javier del Rio. Con questa premessa vogliamo condividere un po’ la bellezza della catechesi alle famiglie a cui prendiamo parte nella nostra parrocchia e a cui sto collaborando con sr. Teresinha e tutta l’equipe di coppie Guida e Animatori. Nella diocesi di Carabayllo a cui apparteniamo stiamo celebrando l’anno della famiglia con il tema: Famiglia, dono e impegno. Con il mio arrivo in Perù sono entrata molto presto nel clima di preghiera, riflessione e impegno di evangelizzazio-
ne sulla famiglia. Lo sguardo volto verso questo tema mi ha riempita di gioia, di zelo e di ardore nel fare qualcosa di più, collaborando generosamente in questo progetto di evangelizzazione che mostra la famiglia come un grande dono di Dio, del suo amore sovrabbondante e, nello stesso tempo, dell’impegno di responsabilità dell’uomo e della donna. Il Signore, infatti, conta sulla collaborazione di ognuno affinchè la famiglia possa sempre più riverlare la Sua vita e il Suo amore da vivere ogni giorno. Un amore senza misura, gratuito, oblativo, fedele e fecondo. Questo è meraviglioso e le parole del Papa riportate dal nostro vescovo lo confermano, rinnovando nei nostri cuori questa certezza e gioia. Nella nostra parrocchia lavoriamo nel programma di catechesi familiare e crediamo sia davvero molto bello ed efficace per il cammino di fede comunitaria.
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CAMMINO: l’evangelizzazione promuove un processo che porta la persona a fare una professione di fede convinta, che matura a poco a poco, passo dopo passo, in un percorso di conversione che forma la persona del discepolo e lo inserisce progressivamente nella vita della comunità cristiana.
A PARTIRE DALLA FAMIGLIA: nella catechesi familiare, la famiglia non solo è evangelizzata ma si fa evangelizzatrice. I geniori evangelizzano i figli ed i figli fanno lo stesso con i genitori. L’annuncio di fede offerto in questo ambiente d’amore ha una forza trasformante che segna tutta la vita. La famiglia è il primo spazio ed il più appropriato per l’annuncio del Vangelo. ‘La catechesi familiare precede, accompagna ed arricchisce tutte le altre forme di catechesi’ C. T. 68. Non solo: quando i genitori iniziano a svolgere il loro compito evangelizzatore, cresce in loro la fede e si risveglia il dinamismo missionario che porta ad evangelizzare altre famiglie, annunciando in modo attivo il loro posto nella chiesa e l’impegno nella società.
COMUNITARIO: ‘la comunità cristiana è l’origine, il luogo e la meta della catechesi’ DGC 254. Tutti devono sentirsi coinvolti in quest’opera della chiesa. Nel processo di evangelizzazione la catechesi è molto importante. ‘La crescita interiore della Chiesa, la sua cooperazione nel disegno divino dipendono essenzial-
La catechesi familiare, come tutte le catechesi, ha un metodo che se è fedele alla pedagogia del Buon Pastore, si mette a servizio dell’educazione della fede. Un buon metodo di catechesi è la garanzia della fedeltà al contenuto ed è il cammino per raggiungere gli obiettivi se si ha la forza di verificarne i passi nella pro-
In questo contesto la catechesi familiare si presenta come una risposta pastorale e viene definita come ‘un cammino comunitario di nuova evangelizzazione per la famiglia e a partire dalla famiglia’.
poi verrà sviluppato con i genitori e con gli animatori che lavoreranno con i figli. La coppie guida si incontrano anche per fare una celebrazione adatta a loro. Gli animatori lavorano con i bambini, sottolineano gli aspetti che hanno affrontato a casa con i loro genitori e ogni sei settimane celebrano con tutta la chiesa l’incontro conclusivo.
“...nella catechesi familiare, la famiglia non solo è evangelizzata ma si fa evangelizzatrice. I geniori evangelizzano i figli ed i figli fanno lo stesso con i genitori.” pria vita. Il metodo segue questi passaggi: vedere, giudicare, agire, verificare e celebrare. Tutto questo si raggiunge lavorando in equipe o, meglio, in rete. Per preparare l’incontro, le coppie guida si ritrovano settimanalmente con il referente che nella nostra parrocchia è sr. Teresinha ed insieme si prepara il tema che
Questo è uno spazio dove la famiglia può crescere e approfondire la fede cristiana partecipando in modo attivo e coinvolgendosi nella comunità. Che il Signore ci benedica e ci guidi nel suo cammino cercando in ogni cosa la comunione che è la partecipazione all’amore uno e trino di Dio Trinità.
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Togo
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Aklakou
Sr. M. Olga Rasoazananoro
A
klakou..? Oh, Sì, sì! Esiste ancora e le suore Orsoline concluderanno a ottobre, l’undicesimo anno della loro presenza in questa parte del campo di Dio. Allora, che dire di questo “campo”? I frutti del lavoro dello Spirito e delle nostre fatiche li conosce solo Lui e gliene siamo immensamente grate. Occhio e croce, infatti, niente o molto poco, sembra essere cambiato dal nostro arrivo ad oggi. Come sempre nella vita, però, l’ultima ad accorgersi che il figlio è diventato grande come lei, è la mamma. Se misuriamo l’altezza che hanno raggiunto gli alberi piantati 10 anni fa e la paragoniamo a ciò che Dio può aver fatto crescere nel cuore degli abitanti in tutti questi anni di grazia non abbiamo che da cantare “Magnifique est notre Dieu…” Questo magnificat solenne lo dobbiamo gridare sui tetti per tre avvenimenti che hanno segnato questo mese di maggio: - la consegna dei diplomi - la festa del 1° maggio - le mini-campagne di evangelizzazione. 23 sono i giovani diplomati nei due anni scolastici 2015 e 2016, e la domenica 30 aprile u.s. sono arrivati quasi tutti, con entusiasmo, con gioia, con orgoglio direi, per aver frequentato il Centro! Tutti hanno già un lavoro, alcuni hanno già un figlio, altri sono in attesa e due sono in preparazione per entrare nella vita religiosa. Dopo una S. Messa, cantata magnificamente dalla corale “Sant’Angela”, i nuovi diplomati hanno offerto il pranzo a tutti coloro che hanno voluto accettarne l’invito, e non erano
pochi! Un pranzo degno di veri Chefs di cucina e servito da camerieri con i fiocchi! Noi eravamo nel numero degli invitati ed abbiamo potuto ammirarli per le loro capacità di organizzazione, d’inventiva, dar da mangiare a tutte quelle persone non era cosa da poco, e di gentilezza. Bravi i nostri allievi! Siamo orgogliose di voi. La vita vi sorriderà! Il secondo grande avvenimento è la festa del 1° maggio. Sappiamo tutti che, il primo maggio è la festa dei lavoratori, una festa di sapore politico, assunta dalla Chiesa e posta sotto la protezione di S. Giuseppe carpentiere ma per Aklakou ha pure un colore più speciale, quello di far conoscere meglio i diversi atéliers per avere un numero più grande di apprendisti. Questi atéliers sono raggruppati, per categoria di lavoro, nei “sindacati” che sono più o meno forti a seconda del numero degli aderenti. Il sindacato più forte è quello dei sarti perché riunisce almeno una ventina di atéliers con tutti i loro apprendisti e poi c’è quello dei moto-taxi, dei taxisti, dei muratori, dei fornai, delle donne che preparano le erbe medicinali, dei parrucchieri e tutti hanno le loro regole, i loro privilegi tutti
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fanno le loro feste e tutti davano i diplomi ai propri studenti alla fine dell’apprendistato. Da 6 anni, la Camera del Lavoro, ha messo la sua mano su questa struttura, (anche per liberare gli apprendisti dalle spese troppo onerose imposte loro arbitrariamente), ha posto un suo centro operativo in ogni comune ed ha creato un esame statale (il CFA Certificat de Fin d’Apprendistat) valevole per tutti i paesi dell’Unione Africana, lasciando però, liberi i vari sindacati per le loro diverse attività. Ogni primo maggio, dunque, vedeva tutti i vari gruppi girare nella città ciascuno per proprio conto e ciascuno in competizione con gli altri … La camera del Lavoro avrebbe voluto riunirli insieme ma era ritenuta una rivale politica da lasciare da parte, meglio,… da combattere, se possibile. Qualche leader dei sindacati è cattolico, qualche altro cristiano di altra confessione … molti seguaci delle religioni tradizionali, riuscire a fare una giornata insieme … come sarebbe bello! Un sogno per la comunità Orsolina, un sogno da concretizzare, una maniera di “uscire verso gli altri, verso i lontani…”
secondo il desiderio di Papa Francesco e dei suggerimenti della nostra Madre Generale. Detto, fatto? Oh, no, non così facilmente, ma con la preghiera, con l’aiuto dei nostri laici della famiglia Orsolina, di altri leader di sindacati, coscienti del bene dell’opera e… con un pizzico di tenacia, anche la seconda edizione della giornata dell’unione ha avuto successo. La giornata è cominciata con la Celebrazione, alla quale hanno partecipato molte persone che non sono mai entrate in una chiesa. Al termine, il sacerdote ha benedetto gli attrezzi del lavoro. Poi tutti insieme per cominciare la sfilata: 6 sindacati, 4 gruppi indipendenti e la camera dei mestieri, ciascuno con le proprie insegne e la propria uniforme, intercalati da 5 fanfare e seguiti dai tamburi di ogni gruppo, tamburi che fanno danzare anche i muri. La sfilata ha percorso tutta la lunghezza del paese - circa 4 km. All’arrivo, il villaggio ospite, aveva tutto preparato e i suoi Re Tradizionali ed i suoi chefs politici e quelli invitati erano tutti sul palco per ricevere, fare i discorsi ufficiali e applaudire… Nell’ultimo tratto, prima del palco delle autorità e poi davanti al palco stesso, la sfilata gioiosa lasciò il passo alla marcia cadenzata per terminare in un grande cerchio dove venne fatta la presentazione di ogni gruppo attraverso danze, sketch e canti. I discorsi ufficiali, in queste occasioni, non sono mai lunghi e dunque sono stati seguiti assai bene. Il pranzo preparato dai vari gruppi ha raccolto allora i propri aderenti mentre i gruppi folkloristici si esibivano nei loro programmi. Ed è a questo momento che la festa batte il suo pieno perché chiunque può spostarsi da un gruppo all’altro, parlare, ridere scherzare e danzare fino a quando la maggioranza dei presenti entra nella farandola trasformandola in ballo popolare che chiude il pomeriggio. Alle 17 ogni gruppo ripulisce il proprio posto, si saluta e libera il campo di MELONKOU. Quest’ anno la sfilata è stata fatta, in parte, sotto la pioggia e per il pranzo si è dovuto cercare un posto nelle aule della scuola elementare pubblica del
villaggio che ci ha accolto, ma tutto si è svolto nella massima calma, nella grande gioia e senza sbavature: un successo se si pensa che i presenti erano circa un migliaio. Sr. M. Olga, superiora e responsabile del Centro con Sr. M. Madeleine et Sr. M. Juliette, direttamente implicate nel comitato di preparazione e di organizzazione, sono rimaste in piena attività per tutta la giornata... e perché tanto sforzo? Solo per dire concretamente che vivere insieme una giornata, senza spirito di competizione, ma nella gioia e nella gratuità festiva, è possibile tenendo conto delle divergenze d’idee, i problemi personali e la molteplicità di lingue, di religioni e di età. A Dio la gloria! Chissà, forse un giorno riusciremo a fare insieme tanti altri lavori per il bene di Aklakou e dei suoi dintorni! Il terzo avvenimento, primo per importanza perché direttamente legato all’evangelizzazione, consiste in una “tre giorni”, passate dai cattolici della parrocchia, in un quartiere dove è viva una CCCB ( Comunità Cristiana Cattolica di Base). E questo una volta al mese per 7 volte, tante quante sono le CCCB. La comunità di Base del quartiere prepara il terreno più grande che ha e lo trasforma in uno spazio di preghiera, coperto da grandi teloni e con sedie o panche sufficienti per 300-400 persone, lo illumina e cerca la sonorizzazione. La fanfara della parrocchia farà la sua parte e tutte le altre CCCB prendono parte con un aiuto finanziario fissato a 3000F ogni campagna e per ogni comunità. Domenica 22 Maggio, abbiamo partecipato alla 5a campagna che consiste in un film, un insegnamento e la grande S. Messa domenicale. In questa campagna preparata da una CCCB fragile, ristretta perché il quartiere è ancora molto pagano, e con poche possibilità, siamo entrate in una parte di Aklakou dove noi suore, non avevamo ancora mai messo piede. Il venerdi sera solo Sr. M. Olga ha potuto presenziare come operatrice per il film - Fratello Sole e sorella Luna - perché le altre sorelle erano impegnate nella veglia mortuoria di un anziano signore convertito e molto stimato; il sabato sera tutte eravamo
alla conferenza-formazione, molto partecipata, tenuta da un sacerdote della Parrocchia sul tema “La crisi della responsabilità: non si è cristiani solo per sé ma anche per gli altri”. Nonostante i teloni, la pioggia della notte aveva fatto saltare l’elettricità, la maggior parte della serata l’abbiamo passata nell’oscurità ma, la “louange” è possibile anche nel buio e, dunque, fu prolungata. La louange è uno degli elementi più importanti della preghiera africana perché quando tutto il popolo loda Dio con canti, danze e movimenti molto rispettosi, nessuno resiste e tutti, grandi e piccoli, entrano nella lode anche senza comprenderla e tutto il circondario preso dalla musica e dai canti vi si unisce. La domenica mattina, tutta la chiesa-telone è piena di gente e molte più persone ancora, ascoltano da lontano. Il sole splende, non fa ancora troppo caldo, tutti hanno un posto a sedere e, nonostante il numero presente, l’atmosfera è piena di gioia. La S. Messa è molto partecipata anche perché il Sacerdote celebrante sa far concentrare l’attenzione là dove necessita. La “louange” come ringraziamento dopo la comunione è un tripudio di riconoscenza. Così anche la fragile CCCB di San Cristoforo, con l’aiuto delle altre sorelle, è riuscita a far risuonare la lode a Dio tra le sue case e le sue capanne, lungo le strette vie ed i sentieri fangosi che le uniscono e tra le tante persone che mai l’avrebbero potuta udire perché ancora ignoranti nella Fede. Tutto è Grazia!!
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“Sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” 1 Pt 3, 15
Paraguay
Brasile
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Sr. M.Vivian Anese
L
a nostra comunità, Centro Giovanile Mericiano – CEJUME – fa parte dell’Arcidiocesi di Passo Fundo, Stato di Rio Grand do Sul, nella regione sud del Brasile. Oltre ad essere impegnata in un progetto sociale, chiamato ‘Despertar do hoje’, ‘Risveglio del giorno’, in favore di bambini, adolescenti e le loro famiglie, in situazione di disagio, lavora nella Parrocchia di S. Giuseppe, formata da tante comunità cristiane, nella formazione e nel coordinamento della Catechesi e della Liturgia. Rio Grande do Sul è considerato lo Stato più secolarizzato del Brasile: credere in Dio è qualcosa di formale e superficiale. In realtà, non si crede che Dio abbia qualcosa a che vedere con la nostra vita, con le nostre situazioni, personali e non, possa cambiarla, o arricchirla di significato. Nonostante questo, però, in molti cuori c’è una intensa e profonda sete di Dio: lo vediamo specialmente nelle persone con le quali condividiamo il nostro quotidiano e la missione. Questo contesto è il nostro quotidiano nel quale incontriamo il Signore e lo seguiamo facendolo conoscere. Cerchiamo di essere, come comunità, segno di vita e speranza, attraverso il lavoro e la catechesi, la liturgia e la carità, nell’attenzione ai bambini e adolescenti, accompagnando la loro crescita, umana e cristiana. Di fronte a tanti cambiamenti, tanti modelli, cerchiamo di reinventare opportunità perchè le persone possano conoscere Dio attraverso una esperienza personale, e diventare così testimoni,
Dio ci ha guardato con occhi di misericordia Sr. M. Fidelina Villalba
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anni di presenza delle suore Orsoline a Santiago Misiones. Quanto tempo è passato! Avevo soltanto dieci anni, quando ho visto, con curiosità, arrivare le suore che sono state accolte nella casa della famiglia Marin Romero dove io lavoravo e ho conosciuto Suor Teresa, che è ancora oggi nella comunità di Santiago. Ricordo che dopo un po’ di tempo non pensavo più alla presenza delle suore in mezzo a noi. Quando ho cominciato la preparazione per ricevere il sacramento della Cresima, mi sono trovata di nuovo con le suore. Suor Gianluigia è stata la nostra prima catechista, instancabile, vigile, si preoccupava per ognuno di noi e ci accompagnava nel nostro cammino di preparazione. Non so se è stata un’ispira-
discepoli, annunciatori e annunciatrici della buona notizia. Questo avviene attraverso l’accoglienza fatta tutti i giorni nei corsi di chitarra, flauto, percussioni, capoeira, pittura, taglio e cucito, decoupage, uncinetto, arte culinaria, alimentazione alternativa... È nella nostra fragilità che incontriamo il Signore e siamo chiamate a seguirlo sulle strade del Brasile. Siamo certe che la grazia di Dio ci sostiene nel ‘dare ragione’ della nostra fede e della speranza che abita in noi. Questo è stra-
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ordinario: anche se tanti figli suoi non lo conoscono per una esperienza più profonda, sono da Lui amati da sempre e per sempre. Il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et spes, Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, ci ricorda che“dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero Pasquale”. E questo non vale solo per i cristiani ma per “tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia” - GS 22.
zione dello Spirito, ma ho cominciato a domandarmi perché lei si preoccupava e si prendeva cura di noi; forse ho sentito la voce di Dio che mi domandava: “Tu non vorresti fare un servizio così per meù?”. Da quel momento nel mio pensiero era sempre presente quella domanda. Oggi posso dire che è stata ispirazione di Dio. Lo spirito di don Zefirino Agostini è molto attuale per me, cerco di vivere, oggi e sempre lo zelo per la gioventù, per ogni giovane che avvicino. Ringrazio il Signore che mi ha scelta, per questo sono infinitamente grata a Lui, Dio si è servito di un gesto generoso e amoroso per mostrarmi il cammino da seguire. Oggi più che mai credo che la presenza delle suore ha portato tanta ricchezza umana, spirituale e culturale alla comunità. Le persone lo riconoscono e ringraziano tanto: siamo ancora un segno della presenza viva di Cristo.
Dio continua a scrivere la storia in mezzo a questo piccolo popolo che Egli ha scelto e che accompagna in un cammino di crescita umana e cristiana, anche attraverso la comunità religiosa che si prende cura dell’evangelizzazione nella catechesi e nella scelta preferenziale per i poveri. Penso che dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito Santo, per rispondere a quello che il Signore vuole da noi oggi, per noi e per gli altri. Siamo in mezzo al mondo ma non siamo del mondo: questa è una sfida e vogliamo affidarci solo a Lui per rispondere alla fame e sete di Cristo che hanno particolarmente i giovani, che cercano il Signore e non sempre trovano una fonte che sazi veramente la loro vita. Lodiamo Dio per tutta la strada fatta e chiediamo a Lui che continui a guidare, come solo Lui può fare, l’opera Sua, nella nostra terra guaranì.
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Comunità Internazionale
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Paolo Rocca Atelier di teologia 2016-2017
per
UNO
E
diciamolo, per una volta: i vangeli sono quattro. Lo shock per la notizia è più che comprensibile: nessuno poteva scommettere che sarebbe andata così. C’era infatti chi pensava che quattro fossero troppi, e ne avrebbe voluto soltanto uno. Roma, secondo secolo: Marcione sceglie il solo vangelo di Luca, con qualche piccolo taglia-e-cuci per snellirlo un po’. Poi c’erano quelli a cui quattro parevano pochi: allora, ecco il vangelo di Pietro, degli Ebrei, di Tommaso. E tanti
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provarono ad aggiungerne, nel corso dei secoli. E poi c’era chi credeva che i quattro andassero bene, ma erano troppo diversi uno dall’altro. Perché, di quattro, non farne uno soltanto? In Siria, probabilmente Taziano si mise d’impegno, prese ad armeggiare con pergamene e fantasia et voilà, il testo unico arrivò: si chiamava Diatessaron, ‘attraverso i quattro’. Una bella sintesi, armonica: appiani le difficoltà, togli le contraddizioni, prendi un po’ di qua e un po’ di là, e il gioco è fatto, un tutto coerente. Invece – qui il fascino davvero non ha tempo – i cristiani hanno riconosciuto il fremito dello Spirito in quei quattro racconti. Contro la dispersione, contro il pensiero unico, contro la confusione. E, in questo modo, hanno canonizzato la pluralità e l’unità, insieme. Senza confusione, senza separazione. Scelta
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rivoluzionaria e non priva di rischi: sarebbe stato molto più semplice scegliere, o fondere, persino non decidere. Invece no: un solo Volto, quattro ritratti. Quattro, come i venti. Da ogni angolo della terra lo si guarda, e si intravede sempre lui, sempre lo stesso, mai lo stesso. E la scelta non riguardava soltanto dei libri: significava unità e pluralità nella liturgia, nella teologia, nella pratica. Dove respira la chiesa, c’è sempre qualcosa con questo profumo, c’è sempre una tenda pronta ad allargarsi. Nelle comunità cristiane, nelle congregazioni, nei sinodi. Nei semplici incontri, ovunque. Lì dove invece ci sono «unica lingua e uniche parole» Babele è alle porte, e il cielo è lontano. Così, anche quest’anno, in questo Atelier di teologia ‘cardinal Špidlík’, in questa casa ‘Angela Merici’ si prova ad accogliere questa vita della chiesa.
Uomini e donne. Di vari continenti, culture. Con il dono di vivere insieme per qualche mese, nella pluralità. Con uno studio che rispecchia proprio uno ‘scambio di doni’: ecco apparire i fondali inesplorati dei siriaci, l’universo dei russi. Non faresti mai a meno della samaritana, o dei magi, o di Zaccheo – e nemmeno li vorresti in un unico racconto. E allora non puoi più fare a meno degli inni di Efrem, delle melodie slave, dell’elegante sobrietà della liturgia latina. Perché se noi siamo di Cristo, allora tutto ciò che è suo è anche nostro. Infine, anche l’unità del battesimo è vissuta nella pluralità: ci sono laici, presbiteri, sorelle di vari istituti – quest’anno abbiamo avuto pure la grazia di un diacono napoletano! E questa diversità compone qualcosa di simile a ciò che vedi sfrecciando sull’Appennino: le va-
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riazioni del verde, il colore stepposo dei campi già esausti per la raccolta, il marrone intenso dei solchi bagnati. L’esercito umile e obbediente dei girasoli, l’intreccio danzante delle strade. È nell’armonia, la bellezza. È quando ogni elemento lascia spazio a quello vicino, e lo esalta, con la sua differenza. È una pluralità che racconta all’unità. E tu guardi e dici: che bel paesaggio. E non serve neanche dire: si deve, è giusto collaborare. Semplicemente, perché io sia me stesso, tu mi sei necessario. Come in un paesaggio. C’è una regola curiosa che i Padri hanno scoperto nel leggere la Bibbia: la Scrittura interpreta sé stessa. La chiave per aprire un libro è nascosta in un altro. Chissà, forse non vale soltanto per quei quattro libri. Forse vale per le persone; per la chiesa, ovunque essa pulsi.
Sono nella Pace del Signore “Beati i miti..., beati i misericordiosi..., beati i puri di cuore..., beati gli operatori di pace, Mt 5, 1-12 perché saranno chiamati figli di Dio”. SR. M. ULDERICA - Franca - GIBERTONI N. 19.03.1931 M. 13.06.2017 Solo da qualche mese aveva lasciato il suo compito di assistenza alle sorelle ammalate. Si trovava nella Comunità di S. Zeno - Verona - dal settembre 1993, dedicata all’aiuto delle consorelle anziane e bisognose anche di assistenza. Per molti anni si adoperò per l’educazione dei bambini della Scuola Materna e per le attività ricreative e catechetiche in molte Comunità parrocchiali del Ferrarese: a Codigoro, Tresigallo; dell’Emilia Romagna: a Torrechiara, Guastalla, S. Girolamo; della Toscana: a Nazzano. Nella sua attività seppe raccogliere tanta gioventù, organizzarla per età e aiutarla a inserirsi attivamente nella vita della Parrocchia, attraverso molteplici iniziative, compresa la formazione del gruppo “cantori”. Fu più volte superiora della comunità, dalle sorelle sempre bene accolta e aiutata. Tutte la ricordano molto generosa nel dono di sé, sorella e madre fedele, capace di consolare. Ebbe occhi e cuore per tante e tante sorelle ammalate, che ha trattato come se fossero Gesù in persona. Una delle ultime, che ha goduto della sua tenerezza, è stata Sr. M. Angela Ferrari, che non parlava, ma la seguiva con gli occhi... Fra loro, non sappiamo come, riuscivano a
capirsi bene. E noi, mentre con fiducia e ferma fede continuiamo il nostro cammino sulla terra, ringraziamo e lodiamo Dio per il dono di questo tempo, bello e prezioso: il suo “oggi” nel quale si rivela e attende la nostra risposta.
SR. M. MASSIMINA - Luisa – ARIELLI N. 10.12.1931 M. 14.06.2017 Aveva 20 anni quando decise di farsi Orsolina, ed era piena di fervore e di salute fisica. I tempi non le avevano permesso una istruzione superiore a quella elementare, ma l’amore del Signore in lei era tanto ed era grande, così che seppe fare della sua vita una offerta totale, serena e gioiosa, a servizio della Comunità e dell’opera educativa ovunque l’obbedienza la inviasse. Sr. M. Massimina, donna dello Spirito, si è fatta carico della felicità degli altri nel nome di Gesù, suo sposo, perché aveva capito che la fraternità, dono di Dio, è affidata anche alla responsabilità personale di ciascuna. Con certezza Sr. M. Massimina faceva tutto per il Signore, perché era umile, semplice, povera, capace di entusiasmo. E tale è rimasta, nel posto che la Congregazione le ha assegnato: la cucina. Qui, con lo stesso ardore della giovinezza, ha
sempre preparato i pasti per la comunità e per la gioventù che entrava nelle nostre case. Lavorare nelle retrovie era per lei, in realtà, vivere per il Regno. Cucinare per i figli e le figlie di Dio, è stato per lei, regnare. Mai le sorelle l’hanno sentita dire: “Sono stanca!”, oppure: “Che vita!”. Ha vissuto e lavorato a Guastalla, Quacchio, Sabbioncello, Vezzano, Reggiolo, Sarzano e Comacchio, dove è stata stimata e amata. Trasferita a S. Zeno (VR), Sr. M. Massimina ha accolto serenamente anche la sua infermità, e fino all’ultimo giorno è stata una bella testimonianza di consegna fiduciosa al Signore, tanto che sembrava dire, col suo sguardo e il suo sorriso: “Ora, è giusto che sia così!”. Ringraziamo di cuore questa sorella, soprattutto, per il suo servizio umile che, con tanta grazia di Dio, ha saputo rendere regale, ben sapendo che ogni servizio vale per l’amore con cui si fa.
SR. M. CONCETTINA - Letizia - BETTELLI N. 10.08.1922 M. 20.06.2017 Da circa un anno e mezzo abitava nella Casa di S. Zeno (VR) per essere aiutata nelle sue necessità fisiche, poiché lo stato di salute la stava mettendo in difficoltà. Proveniva dalla Comunità M. Immaco-
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IL TUO AIUTO... UN GERMOGLIO DI VITA! lata di Casa Madre, dove si trovava dal 2011, per riposo, dopo una lunga vita spesa per il Signore. La sua esistenza di consacrata fu tutta donata generosamente all’assistenza e alla formazione dei bambini della Scuola Materna, alla catechesi dei ragazzi e degli adolescenti, alle attività Parrocchiali, nello spirito del Beato Zefirino trasmesso alla Congregazione. Negli anni 19671968 conseguì la qualifica di “Assistente Educatrice” a Verona. Così lei era, fin da giovane, in famiglia, gentile ed educata, attenta all’altro. La consacrazione al Signore, rafforzò la sua naturale capacità di bene, la rese bella, e la sostenne nella sua missione educativa, sempre con quel suo caratteristico atteggiamento paziente, rispettoso, capace di sollecitare al bene. Così vogliamo ricordarla, mentre le diciamo grazie per quanto ha lasciato in eredità alla Congregazione, di bontà, di pazienza, di perdono, di attenzione. Sr. M. Concettina, nei suoi trasferimenti da Sommacampagna a Marcellise, a Torrechiara, Colorno, Pieve di Guastalla, Salvaterra, Portomaggiore, Chieti e Chieti Scalo, ha mantenuto chiara la direzione, ha solo e sempre seguito Gesù, ha camminato dietro a Lui, ha seminato gioia e amore in tanti cuori. E poiché, nel cammino della vita, il suo
cuore ha sempre anelato al Signore, oggi per lei si è spalancata la porta del Cuore misericordioso di Dio, che trasforma la morte in perenne Liturgia di lode.
SR. M. OLINDA - Iva – RESIDORI N. 10.08.1922 M. 20.06.2017 “Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” -Marco 1,15 - è stato il testo che ha commentato don Marino Navalesi, venuto da Avenza insieme ad altri due Sacerdoti e, indicando la presenza del Regno, ha guardato la bara e ha ricordato l’opera di annunciatrice, di testimone, di protagonista attiva nell’instaurazione di questo regno di giustizia, amore e verità, realizzata da Sr. M. Olinda. Il 09 luglio Sr. M. Olinda ha lasciato la terra per il Cielo, dopo una lunga vita di generosa, totale offerta al Signore per il bene di tante persone incontrate nei luoghi del suo lavoro e della sua missione. Proveniva da una bella e numerosa famiglia cristiana, aveva donato le sue energie giovanili nell’Azione Cattolica e poi era entrata in Congregazione per consacrare al Signore la vita nella missione educativa. A 28 anni entrò nel nostro Istituto, accettò di prepararsi a fare l’insegnante
di scuola materna, si dedicò subito alle bambine orfane dell’Istituto Biondi di Parma e spese la sua vita lavorando nel campo educativo, in varie Parrocchie d’Italia. Superiora in molte Comunità, ha sempre rivelato una grande capacità di essere guida per le sorelle, soprattutto con il suo esempio. Ha donato il cuore, di madre spirituale, costantemente, per chi era bisognoso di attenzione e di aiuto, ha accompagnato ognuno con la preghiera, l’ascolto, scrivendo, telefonando, mantenendo sempre aperto un dialogo costruttivo. Sono molte le comunità parrocchiali che l’hanno accolta e conosciuta quale guida ed educatrice sia nella catechesi che nella Scuola Materna. La ricordano con affetto e riconoscenza Rero, Besate, Angiari, Reggiolo, Lugana, Avenza, Vecchiazzano, S. Girolamo, Tresigallo dove la presenza delle suore manca da tempo. Nei suoi ultimi anni aiutò le comunità e le opere di Tregnago, Lourdes, S. Zeno -VR. Fino alla fine, Sr. M. Olinda è stata presente e vigile, silenziosa e buona, in profondo atteggiamento di offerta, assistita dal personale incaricato, tenuta per mano dalla sorella, Sr. M. Bibiana, impotente e orante.
ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS
Puoi versare il tuo contributo a: ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS
Codice IBAN: IT18 P051 1611 7030 0000 0002 184 Molti progetti presentati dall’Associazione Missioni Orsoline Verona Onlus sono stati realizzati: un grazie vivissimo a tutti coloro che in modi diversi se ne sono fatti carico.
Madagascar
AGGIORNAM
La sala operatoria non è più progetto ma realtà...
ENTI
A circa 100Km dalla Capitale, nel Villaggio di Analaroa, noto per restituire alla corsa tanti bambini, il progetto di costruire una sala operatoria è diventato realtà. AMOV, in collaborazione con la ONLUS Chirurgia pediatrica solidale del Dr. Ghezzi, di Trento, ha realizzato la struttura muraria e l’allestimento della sala operatoria con tutti gli ambienti annessi. Ora, ultimate le opere murarie e gli impianti manca la copertura economica per i pannelli solari:€ 6.000,00 L’inaugurazione della sala sarà il 14 ottobre 2017.
Chi ci separerà dall’amore di Cristo?
Imerintsiatosika Dopo 25 anni, ci sono ancora 4 casette su 13 da... rinfrescare
Pannelli solari a Diégo
Nella Diocesi di Antsiranana, all’estremo nord dell’isola, a Diégo Suarez, ha iniziato la sua missione una comunità di Orsoline. La mancanza di luce e acqua richiede l’uso di pannelli solari. Costo del progetto: € 6.000,00
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PROGETTO: •riparazione del tetto •rifacimento porte e finestre •riparazione cucinetta esterna •tinteggiatura •mano d’opera Il Villaggio “Don Zefirino Agostini” è sorto 25 anni fa e ha accolto alcune famiglie povere… oggi queste casette hanno bisogno di manutenzione e sarebbero destinate ai giovani che vengono da villaggi lontani per poter studiare. Costo di una casetta: € 900,00
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BRASILE
MADAGASCAR Sementi ed erba... ...oggi per domani
Le comunità di Andraikiba, Imerintsiatosika ed Analaroa hanno vasti terreni da coltivare con delle piccole stalle. Vengono proposti questi progetti: PROGETTO UTENSILI E SEMENTI 1 CARRIOLA € 30,00 ne servono 12 1 VANGA € 4,00 ne servono 20 1 FORCA € 3,00 ne servono 20 1 RASTRELLO € 2,00 ne servono 30 1 SALDATORE € 1470,00 1 TRAPANO € 210,00 1 COMPRESSORE € 380,00 1 GRUPPO ELETTROGENO € 1470,00 1 MOTOSEGA € 1470,00 SEMENTI (prezzo e relativo al KG) RISO MAIS FAGIOLI PISELLI GRANO AVENA LOGLIO STYLOSANTHES
Porto Velho Rondônia Progetto juventude evangelizadora em defensa da vida
Attività a sostegno dei giovani emarginati. Il progetto prevede diverse tappe di formazione e di laboratori. € 5.300,00.
PARAGUAY
Santiago Misiones La cura per la terra è un investimento per la vita
Il progetto di orticoltura e lombricocoltura è finalizzato al miglioramento globale della comunità, promuovendo il superamento della malnutrizione e delle condizioni familiari dei ragazzi. € 3.600,00.
Casa di Spiritualità e Accoglienza
“Madonna della Neve” Istituto delle Orsoline F.M.I.
BREONIO (VERONA) Piccolo paese della Lessinia occidentale, è meta di turisti, soprattutto in estate. La casa, accoglie gruppi, anche in autogestione, tutto l’anno, escluso il mese di settembre. La pineta che circonda la casa, contribuisce a creare un clima di distensione, silenzio e preghiera. La casa, costruita nel 1971, offre ampi spazi, sia all’interno che all’esterno. La cappella è il centro della casa. Le camere sono singole, doppie e triple per un totale di 70 posti letto. La sala da pranzo è capiente e accogliente, così pure le sale per gli incontri. Ampia e spaziosa la cucina e le adiacenze per l’autogestione. In auto: 45 Km da Verona, facilmente raggiungibile dall’uscita Verona Nord, della A22 Brennero-Modena. Il servizio pubblico, con partenza dalla Stazione di Verona Porta Nuova, effettua 3 corse nel primo pomeriggio.
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Esercizi Spirituali 2017
12-18 . 11 Don Flavio Marchesini Tradizionali 19-25 . 11 Don Gianbattista Rizzi ed equipe Ignaziani 1a Settimana 6-10 . 12 Marina Stremfelj ed equipe per coppie di sposi
Istituto delle Orsoline F.M.I. San Zeno di Montagna (VR) Immersa nel verde tra il monte Baldo e il lago di Garda è aperta tutto l’anno e accoglie gruppi e singoli per riposo, riflessione e preghiera, offrendo ascolto e proposte formative. Inoltre nei mesi estivi diventa luogo privilegiato per coloro che desiderano trascorrere periodi di riposo, vacanza in un ambiente bello, armonioso e rilassante.
Convegno Liturgico
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Roma · Casa per ferie
Angela Merici
La casa è attrezzata per il soggiorno di chi è presente in città per ragioni di studio, motivi culturali, formazione religiosa. La casa dispone di camere singole e doppie, con bagno, internet, aria condizionata, prima colazione, per accogliere chi desidera soggiornare qualche giorno a Roma. È possibile partecipare alla preghiera liturgica con la Comunità.
COME RAGGIUNGERE LA CASA Dalla stazione Roma Termini: Con il bus n. 70 via Giolitti - direzione “Piazzale Clodio”, scendere al capolinea. Con la metro A, direzione Battistini, Fermata Ottaviano, via Barletta, bus n. 32 su Viale Angelico e scendere alla fermata Viale Angelico-Maresciallo Giardino- attraversare e proseguire a destra fino al civico. Fermata Lepanto, uscita Marcoantonio Colonna, prendere il n. 30 o il n. 70 scendere al capolinea e attraversare e proseguire a destra fino al civico 159.
Per info e prenotazioni: Istituto delle Orsoline F.M.I. Circonvallazione Clodia, 159 · Roma · Tel. 06.37351071 · casaperferie.angelamerici@yahoo.it