La nostra voce 2-2015

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Periodico dell’ Istituto Suore Orsoline F.M.I. - Via Muro Padri, 24 - Verona - n°2 Maggio-Agosto 2015 • Poste Italiane SpA, spedizione in abbonamento postale, Verona – Art.2 – comma 20/c-Legge 662/96

La Nostra N. 2

maggio agosto 2015

VOCE


SOMMARIO

La Nostra

VOCE N. 2

maggio agosto 2015

2015 • Poste Italiane

SpA, spedizione

in abbonamento

postale, Verona

– Art.2 – comma

20/c-Legge 662/96

N. 2 MAGGIO AGOSTO 2015

Periodico dell’ Istituto

Suore Orsoline

F.M.I. - Via Muro

Padri, 24 - Verona

- n°2 Maggio-Agosto

In Ascolto

Editoriale Formarsi è prendere la forma del Vangelo La Parola del Fondatore: Doveri dei genitori verso i figli In Cristo Gesù il nuovo umanesimo

Sr. Maria Giovanna Caprini Madre M. Luciana Spada a cura di Sr. M. Angiolina Padovani Don Giuseppe Laiti

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Nella Congregazione ¡Bienvenido Papa Francisco! ...per una vita felice Beati quelli che sono puri di cuore, essi vedranno Dio Dio è con noi! E la strada si apre passo dopo passo… Ogni giorno al Centro Medico… …da Circonvallazione Clodia 159

Sr. M. Luz Britos

Sr. Maria Bertoldi

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Progetti

a cura della Redazione

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editoriale Carissimi lettori e lettrici, ci riconosciamo popolo di Dio, Chiesa in uscita nelle periferie esistenziali e desideriamo, anche attraverso la narrazione della vita delle tante realtà ecclesiali in cui sono inserite le comunità orsoline, rispondere all’invito di Papa Francesco di annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente. Il contesto internazionale nel quale viviamo se da un lato incute preoccupazione per l’oggi e il domani, dall’altro costituisce la sfida per ogni uomo e donna che desideri seguire Gesù Cristo, lasciandosi formare dal Vangelo è quanto Madre Luciana ci ricorda. Sr. M. Angiolina Padovani, continua ad aiutarci proponendo la seconda parte della catechesi del B.Z. Agostini sul quarto comandamento. Prendere la forma cristiana in famiglia è dare forma alle relazioni e assumere i doveri da adulti, verso i figli… Il prezioso contributo di don Giuseppe Laiti, mentre coniuga i verbi del Convegno della CEI a Firenze, mostra come uscire, annunciare, abitare, educare e tra-

Sr. M. Ivone Hofer Sr. M. Eugénie Razafimanonjy Sr. M. Salesia Vinco Sr. M. Elisa Codeluppi Sr. M. Milagros Pajuelo

Periodico Suore Orsoline F.M.I. Verona, Via Muro Padri, 24 Tel. 045-8006833 Fax 045-8039430 lanostravoce@orsolinefmi.it www.orsolineverona.it C.c.p. 15126378 Numero 2 - Maggio - Agosto 2015 Direzione e Redazione: Sr. Maria Giovanna Caprini PEC: mariagiovannacaprini@pec.it Responsabile: Madre M. Luciana Spada Superiora Generale

La visita di Papa Francesco in America Latina ha segnato profondamente la vita delle comunità del Paraguay dove tanti giovani si sono preparati con responsabilità ed entusiasmo ad accogliere il Santo Padre e a lasciarsi orientare dalle sue parole. La narrazione delle comunità è per i lettori e le lettrici opportunità di conoscenza, partecipazione e condivisione. Invito i lettori e le lettrici ad arricchire la rivista con i loro racconti di esperienze vissute con le comunità orsoline sparse nel mondo.

Madre M. Luciana Spada Superiora Generale

“Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne”

U

Sr. Maria Giovanna Caprini

sfigurare indicano il dinamismo per manifestare l’energia umanizzante del Vangelo… e questo non solo per la Chiesa Italiana ma per ogni comunità di credenti.

Formarsi è prendere la forma del Vangelo

Gruppo Redazionale: Sr.M. Claudia Cavallaro, Sr.M. Pina Costantino, Sr.M. Angiolina Padovani Autorizzazione Tribunale di Verona N. 410 del 28-01-1978 Progetto grafico, impaginazione e stampa: Grafical srl Via Dell’Artigianato, 42 37020 Marano di Valpolicella (Vr) Tel 045.7704444 www.grafical.it GARANZIA DI RISERVATEZZA - L’Istituto delle Orsoline F.M.I., in qualità di Editore, garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d. legs. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali, che i dati relativi agli Abbonati vengono trattati nel rispetto della legge. Il trattamento dei dati sarà correlato all’adempimento di finalità gestionali, amministrative, statistiche, ed avverrà nel pieno rispetto dei principi di riservatezza, correttezza, liceità e trasparenza, anche mediante l’ausilio di mezzi elettronici e/o automatizzati. Il conferimento dei dati è facoltativo. Tuttavia il mancato conferimento degli stessi comporta la mancata elargizione dei servizi previsti. In ogni momento si potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del d. legs. 196/2003, tra cui il cancellare i dati ed opporsi al loro utilizzo per finalità commerciali, rivolgendosi al Titolare Dati dell’Istituto delle Orsoline, Via Muro Padri, 24 - 37129 Verona.

n programma di vita che il beato Agostini ha lasciato come testamento non solo alle prime Orsoline, ma ad ogni battezzato che desidera camminare nel solco tracciato dal Signore Gesù. Certo, la multiforme ricchezza di Cristo, l’abbondanza dei doni e dei carismi che lo Spirito continuamente suscita e distribuisce, sollecitano risposte nuove, originali, nella fedeltà al Signore, unico Maestro. Il “rivestirsi di Cristo” esige lasciare altri abiti, altre vesti, altre mentalità … i “desideri della carne” e questo è possibile per l’azione dello Spirito che agisce in ogni persona disponibile ad accoglierlo e intraprendere un cammino formativo che, iniziato con il Battesimo, si completerà quando Dio sarà tutto in tutti. Questo tempo, spesso da molti interpretato e vissuto come tempo di crisi, di povertà, di morte, può essere vissuto come il tempo di una nuova Pentecoste. Lo Spirito soffia dove vuole… Il Papa invita a spalancare porte e finestre, ad uscire per annunciare la gioia del Vangelo, la bellezza della ‘buona notizia’ di una fraternità possibile. La bellezza del rivestirsi di Cristo nella famiglia è il percorso che si può intravedere nell’impegno pastorale di

tutta la Chiesa. L’Intrumentum Laboris sottolinea “il valore formativo dell’amore vissuto in famiglia, non solo per i figli, ma per tutti i suoi membri” e riconosce che la famiglia è “scuola di amore”, “scuola di comunione”, una “palestra di relazioni”, l’ambiente dove si impara a tessere relazioni significative che aiutano la crescita della persona fino alla capacità del dono di sé. La Vita Consacrata, oggi, è fortemente sollecitata a “cambiare” la sua forma e la modalità della sua presenza nel mondo, per essere profezia, nella testimonianza di una vita continuamente donata; una vita che nell’offerta si riveste di Cristo, assume i suoi sentimenti, i suoi pensieri, il suo stile relazionale. Papa Francesco, ai Superiori Generali, ha raccomandato di svegliare il mondo, di essere testimoni di un modo diverso di vivere, di agire, nella convinzione che è possibile vivere secondo il Vangelo. È possibile illuminare il mondo, essere profeti che, con la vita e la parola, annunciano e rendono presente, fin d’ora, il Regno di Dio. Come Orsoline, in questo contesto ecclesiale, ripartiamo dalla consegna del XVIII Capitolo Generale, che domanda di “vivere nella Chiesa il dono della maternità spirituale” e percorrere

Rom 13, 14

un cammino di maturazione, un percorso che ci conduca insieme ad una visione unitaria della vita, della vita consacrata, della formazione, intesa come percorso che mantiene e rinnova continuamente la fedeltà del discepolo. La maternità spirituale, l’accompagnare le persone nella fede, ci rende responsabili non solo della nostra accoglienza del dono della vita divina in noi, ma anche della vita divina nelle persone che Egli ci affida. La formazione diventa, in questo senso, scelta prioritaria: una formazione ‘integrale’, di tutta la persona, perché assumendo i pensieri, i sentimenti, il sentire di Cristo, l’Uomo perfetto,

Papa Francesco, ai Superiori Generali, ha raccomandato di svegliare il mondo, di essere testimoni di un modo diverso di vivere, di agire, nella convinzione che è possibile vivere secondo il Vangelo. È possibile illuminare il mondo, essere profeti che, con la vita e la parola, annunciano e rendono presente, fin d’ora, il Regno di Dio.

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È importante ritornare insieme, al Vangelo vissuto e testimoniato, andando incontro ai “lontani”, vivendo umilmente il servizio all’uomo come Gesù ci ha insegnato. Dobbiamo preoccuparci, fondamentalmente, dell’autenticità dell’incontro con Dio, da parte dei nostri giovani, della maturità della loro fede che si esprime in tutti gli ambiti della vita. splenda nell’umano la vita divina. Formare e formarsi è assumere la ‘forma di vita’ del Vangelo, partecipare all’unica Missione di Cristo, crescere nel dialogo con l’altro, chiunque sia, divenire segno profetico di accoglienza e di comunione. Tutto questo richiede un processo, un insieme di passi, di passaggi, di azioni, … che conducono ad essere persone evangelicamente libere e responsabili, “docibili”, capaci di lasciarsi formare dalla vita, di imparare a cercare la volontà di Dio in ogni situazione, in ogni persona che incontrano, nei poveri e nei deboli, capaci di lasciarsi ammaestrare da loro. Oggi è tempo di ascolto dello Spirito e di ascolto reciproco, di confronto e di discernimento spirituale per riconoscere come la volontà di salvezza di Dio si realizza nell’oggi. A ciascuno è affidato il compito di saper andare in profondità, verso ciò che è essenziale, verso il “Centro”, intorno a cui si organizza tutta la vita. A noi è chiesto di formarci e di formare, di aprire spazi di vita per il futuro, senza affanno, ma senza rinunciare a guardare oltre. È importante ritornare insieme, al Vangelo vissuto e testimoniato, andando incontro ai “lontani”, vivendo umilmente il servizio all’uomo come Gesù ci ha insegnato. Dobbiamo preoccuparci, fondamentalmente, dell’autenticità dell’incontro con Dio, da parte dei nostri giovani, della maturità della loro fede che si esprime in tutti gli ambiti della vita.

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Siamo chiamate ad essere adulte nella fede e ad accompagnare persone adulte, che abbiano un orientamento nella vita, sappiano dove stanno andando e dalla meta ricevano luce e forza per il proprio discernimento quotidiano. Donne e uomini per i quali la vocazione alla figliolanza divina, che si specifica in una scelta di vita storicamente concreta, è ciò che dirige e rende stabile la vita proprio dentro le alterne vicende della storia.

Le “cose nuove nascono da persone nuove”. Sulle convinzioni vissute di noi adulti si gioca il futuro, il domani. Impareremo a vivere da adulti responsabili in famiglia, nel lavoro, nella società civile; impareremo a diventare madri spirituali in comunità, donne libere da ogni protagonismi inutili, capaci di aiutarci reciprocamente a maturare come persone, e nella comunione, vivremo la bellezza di appartenere al Signore e alla sua Chiesa.

Doveri dei genitori verso i figli

a cura di Sr. M. Angiolina Padovani

Continuiamo la lettura della catechesi del Beato Agostini sul 4° Comandamento. Benché non sia detto in modo esplicito, argomenta ai genitori che lo ascoltavano, è nella natura delle cose che questo comandamento esiga un comportamento adeguato proprio ai genitori stessi: come potrebbero, altrimenti, meritare obbedienza e ‘onore’ da parte dei figli?

I

l quarto comandamento, dicendo ai figli di onorare i loro genitori, ha in sé una reciprocità: se vi sono figli che mancano ai loro doveri verso i genitori, vi sono anche genitori che mancano ai loro doveri verso i figli. Pensate, o genitori, che la vita da voi data ai vostri figli è un dono assai miserabile se non vi preoccupate di vederli felici, di quella felicità fondata sulla parola di Gesù Cristo. Per dare un po’ di ordine e fissare un limite ad una materia, come questa, di grandissima estensione, desidero guardare i vostri figli sotto due punti di vista. Essi sono composti di anima e di corpo. Quindi, ne risulta una doppia classe di doveri: gli uni di educazione corporale e civile, in ordine alla vita presente, gli altri di educazione morale e religiosa in ordine alla vita futura. Il primo dovere dei genitori è quello di provvederli del necessario al loro mantenimento, almeno fino a quando i figli siano in grado di procurarsene da se stessi. È questo un principio generalmente riconosciuto, che chi dà l’essere deve dare nel tempo stesso le cose conseguenti al medesimo. L’albero che dà al frutto la vita gli dà anche la maturità e così i padri e le madri avendo dato alla luce i figlioli sono in dovere del fornirli del necessario. Alla conservazione della vita dei vostri figli appartiene anche la diligenza che voi, o genitori, dovete usare, per tenerli lontani da ogni pericolo, cercando, per quanto è possibile, che crescano sani, robusti e vigorosi.

C’è un altro dovere importantissimo, o genitori: è quello di dar loro un lavoro. Questi figli non debbono essere oziosi, debbono perciò a tempo debito assumere qualche impegno, qualche lavoro. Perciò è vostro dovere abituarli a questo. Da questo dovere, di avviare i figli al lavoro, non sono dispensati quei genitori che per abbondanza di beni hanno del sopravanzo per tutti i loro figli. Non sarà possibile, però, dare ai figli un conveniente impiego, se i genitori non hanno una certa cura economica dei loro guadagni. Peccano quindi i genitori che non sanno contenere le spese; che non si occupano dei loro affari per indolenza; che per divertimenti e per vizi sprecano le loro sostanze e si caricano di debiti con danno della famiglia e detrimento dei figli. Che padri premurosi siete? Questo in-

carico datovi da Dio deve portarvi a cercare, per loro, un onesto avvenire. Ma ditemi, la salvezza dell’anima non è ciò che importa di più? Non è questo quell’unico necessario di cui ci parla Gesù nel Vangelo? Perché vi date premura di portare i vostri figli al fonte battesimale? Dio li accetta e, dopo averli resi nel Battesimo suoi figli adottivi, eredi del Paradiso, ve li riconsegna a patto e condizione di farli crescere per lui. La figlia del faraone consegnò Mosè a una nutrice: “Prendi questo figlio e nutrilo per me” (Es 2,9). Lo stesso, o genitori, vi dice Dio in quell’atto. Questo figlio è più mio che vostro. Io l’ho creato, io l’ho redento. Ecco, ve lo consegno perché lo custodiate per me, per la mia gloria, per la beatitudine eterna. “Prendi questo figlio e nutrilo per me”.

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altro e così a poco a poco imbevete lo spirito dei vostri figli con massime cristiane, facendo acquistare ogni giorno più virtuose tendenze. Che bella cosa è questa pratica nei genitori d’istruire così con tanto frutto i loro figli! Ma, purtroppo sono pochi i genitori che adempiono un tal dovere. La maggior parte di essi pare che abbiano vergogna di fare con i loro figli discorsi di pietà e di religione. Non si può capire dai loro discorsi quale sia la loro fede, se siano pagani o cristiani, perché mentre discutono di tutto, i loro discorsi non si incontrano mai in Dio. Nessun condimento, vi si trova, nessun sale di cristianesimo. L’educazione cristiana dei vostri figli vi impone quattro doveri: istruzione, vigilanza, correzione, buon esempio. Parliamo del primo: l’istruzione, il fondamento e la base di tutto. “Avete voi figli? Educateli e sottometteteli fin dalla giovinezza” (Sir 7,23). Istruiteli e indirizzateli subito al ben fare come teneri arboscelli facilmente pieghevoli. Ma che cosa avviene di solito? Si vede purtroppo che trattandosi anche di figli già grandicelli e capaci di intendere, i genitori ordinariamente riducono tutto il loro insegnamento ad un puro materialismo: poche orazioni sfarfagliate, perché dette a memoria, abitualmente, senza comprendere il significato, sempre la stessa inconcludente cantilena. Questo è pane troppo duro a niente adatto, che essi non possono masticare; questa è una scienza che equivale all’ignoranza; una scienza da pappagalli. Credete voi perciò di aver adempiuto il vostro dovere? No, senza dubbio; ecco quello che dovete fare: a misura che si vanno in essi sviluppando il giudizio e la ragione offrite loro nel miglior modo le prime verità fondamentali della religione. Fate loro conoscere quel Dio che li ha creati, vero loro Padre; il fine per cui li ha creati e posti quaggiù [in terra] per qualche tempo; la loro destinazione ad un’altra vita, che deve durare sempre; il valore di quell’anima che racchiudono in se stessi

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benché invisibile, una cosa infinitamente più preziosa del corpo che vedono e toccano; quanto ha fatto Gesù per essa e qui mostrate loro il peccato in cui nacquero per la colpa di origine, dalla quale vennero liberati per i meriti di Gesù Cristo, fattosi uomo e morto in croce per noi, i meriti loro applicati nel S. Battesimo. La grandezza di un tale beneficio e gli impegni perciò contratti: la necessità di pregare sempre Dio da cui solo dipende ogni bene e di consacrare la nostra vita a Lui. Quante cose, voi mi direte! Ma noi ne rimettiamo la cura, ai parroci, ai confessori, ai maestri. No, v’ingannate, questo è un peso che appartiene prima di tutto a voi. Potete sì chiamarli in aiuto, ma non scaricare tutto sopra di essi. Oltretutto nessuno può farlo con maggiore efficacia e maggiore frutto di voi, sia per l’autorità che avete maggiore sopra di loro, sia per l’assiduità e opportunità delle circostanze. Un’acqua, benché minuta, se viene a lungo e presto giova più al terreno che un’acqua abbondante, a dirotto, fuori stagione. Voglio dire che i piccoli insegnamenti sparsi qua e là a proposito, nell’ambiente domestico dei vostri figli riescono loro più fruttuosi, che abbondanti istruzioni altrove. Valetevi, insomma, con destrezza di tutte le occasioni senza però infastidirli con prediche, cercate l’occasione per offrire ora un buon insegnamento, ora un

Conclusione La buona educazione dunque deve cominciare dall’educare bene i figli a radicarsi nella pietà. Ottenuto questo, voi avete fatto una buona strada e potete dire di aver ottenuto il tutto, poiché al dire dello Spirito Santo tutta la pratica e la saggezza dei buoni figli si riduce a questi due punti: obbedienza e amore. Ma per conseguire l’una e l’altra non c’è mezzo più sicuro che quello della religione. Sappiate, o genitori, che i buoni principi instillati nei figlioli saranno sempre giovevoli anche nel caso in cui venissero a traviare e la ragione è chiara. Questi principi, appresi una volta, non si dimenticano più. Possono restare annebbiati, oscurati, ma non si cancelleranno mai completamente. Quindi non possono fare a meno di produrre sempre un ripensamento nell’intimo della coscienza che rimette talvolta in buon senno la persona, soprattutto in occasione di una disgrazia, di una malattia, di una difficoltà, in cui maggiormente si ravvivano. Questi esempi non sono tanto rari a vedersi, perciò non si deve mai disperare di una persona traviata che abbia avuto il fondamento di una cristiana educazione”. Don Zefirino Agostini, I Comandamenti di Dio, a cura di Sr. M Clemente Micheloni, uso manoscritto, pp. 77-90.

In Gesù Cristo il nuovo umanesimo Verso il quinto convegno delle chiese in Italia

Don Giuseppe Laiti

L

a traccia predisposta per sollecitare il cammino verso il convegno ecclesiale di Firenze, in Gesù Cristo il nuovo umanesimo, ci chiede di prendere familiarità con una sequenza di verbi scelti come indicatori di percorso: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. L’ispirazione viene dalla Evangelii Gaudium di papa Francesco e si inserisce nel solco degli Orientamenti Pastorali che segnano a ritmo decennale il cammino della chiesa in Italia. Si tratta di passi per mettere a frutto l’energia umanizzante della fede, per inserirsi con il proprio contributo, come cristiani, nella ricerca di qua-

lità della vita consona alla dignità della persona umana. • Uscire. Si tratta in prima battuta di non accontentarsi delle nostre abitudini senza sottoporre a verifica le loro ragioni e la loro pertinenza nell’oggi. Più positivamente si tratta di guardare con sguardo propositivo, in nome del Vangelo, le situazioni che la vita ci porta ad incontrare, per mettere a frutto ogni possibilità di bene che contengono, anche in germe. Difficile dirlo meglio di papa Francesco: «la chiesa in uscita è la comunità dei discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si

coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. […]. Trova il modo di far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti» (EG 24). • Annunciare. Viviamo in un mondo nel quale la fede cristiana non è presupposto scontato ma proposta di cui come cristiani siamo portatori. Serve qui intuire come l’annuncio passa attraverso modalità semplici, legate alla vita quotidiana. Come mostra la vita di Gesù l’annuncio passa attraverso parole e gesti, mo-


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¡Bienvenido Papa Francisco!

Paraguay

Sr. M. Luz Britos

dalità relazionali che sanno indirizzare lo sguardo e il desiderio verso Dio, che lasciano presentire la sua azione discreta e paziente tra noi. Sono le modalità dell’umano di Gesù gli indicatori del regno di Dio tra noi. La comunità cristiana è sollecitata a fare esperienza dell’umano del vangelo, nelle buone relazioni che vive, nel modo di celebrare e praticare fraternità, per poter disporre di un corretto alfabeto, buono per offrire il sapore del vangelo nella trama della vita quotidiana. • Abitare. La chiesa abita tra gli uomini, sta dentro le reti di relazioni che formano la vita di tutti i giorni, la vita del mondo che è il nostro. Ogni territorio, ogni spazio umano ha le sue peculiarità, le sue domande, le sue risorse, le sue ferite e solitudini. Tanta storia della Carità dei cristiani ha preso forma in risposta all’interpellanza di situazioni di vita

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di una contesto umano. Il vangelo ci chiede di lasciarci interrogare circa il nostro modo di “fare compagnia”, di stare accanto e insieme, in modo cordiale e critico al tempo stesso. Soprattutto animati dalla misericordia del Signore siamo sollecitati ad essere presenze ponte, presenze che attivano forme di incontro e collaborazione. Nella ricerca di vita buona, di valorizzazione di ogni disponibilità anche piccola si apre lo spazio per la comprensione della parola efficace del Signore. • Educare. Un segnale della forza umanizzante del Vangelo che tutti possono riconoscere è il primato accordato alla persona, alla relazione, alla coscienza, alla interiorità. Ogni incontro di Gesù con le persone ne è rivelazione e scuola. Proprio nel crocevia delle grandi domande che oggi si agitano sul terreno delle relazioni i cristiani sono chiamati a dare voce alla luce del vangelo: circa il senso della differenza sessuale, la configurazione della famiglia, il rapporto tra generazioni, il senso della comunicazione, l’edificazione della cittadinanza. Occorre qui un ascolto attento per capire ciò che è sintomo di sofferenze a lungo sopportate, di ferite difficili da guarire, per liberare il senso genuino della differenza, della condivisione, della corresponsabilità nel cammino della storia. Le chiese hanno esperienze importanti da mettere a frutto e rinnovare. • Trasfigurare. Ogni celebrazione cristiana è luce di Gesù Signore sull’e-

Un miracolo del quotidiano… a scuola

L’

evento della visita del Papa in America Latina, in particolare in Paraguay, ha catalizzato anche il nostro interesse. Infatti anche le nostre comunità si sono mobilitate per una preparazione capillare, soprattutto di tutti coloro che avrebbero offerto un servizio durante i giorni della visita. La comunità di ‘Itacurubì de la Cordillera’, che vive a soli 80 km da Caacupè, luogo del Santuario nazionale dedicato alla Madonna, racconta il ‘prima’ e ‘dopo’ la visita di Papa Francesco.

…intensa preparazione sistenza umana, su tratti costitutivi della sua figura complessa e chiamata all’armonia. Occorre raccogliere questa luce e diffonderla non anzitutto come imperativo che rimprovera inadempienze ma come risorsa, dono che apre cammini, che lascia vedere passi non messi in conto, vie di riconciliazione, condivisione, corresponsabilità, con tenacia e con pazienza. Davvero la creatività e la forza dello Spirito del Risorto, la sua compagnia nella parola e nei segni della sua generosità apre le nostre situazioni di vita verso figure altre, nuove, ove la dignità della persona splende come riflesso della esuberanza della grazia del Padre di Gesù e di tutti. Si tratta di passi e percorsi che si tengono insieme, che insieme aiutano a sperimentare come la sequela di Gesù è scuola di umanità.

Siamo ormai alle soglie di un avvenimento che ci riempie di gioia e speranza: la venuta del Santo Padre nel nostro continente americano: questa volta nel nostro caro e sofferto Paraguay.

Francesco, “messaggero della gioia e della pace”: é la frase che ormai ascoltiamo in ogni luogo e sentiamo presente in ogni cuore. Sì, abbiamo bisogno della vera pace e della vera gioia… Tutti si preparano, però i piú entusiasti sono gli adolescenti e i giovani. Il totale dei ‘servitori’ in tutto il Paraguay è di 60.000 e ogni gruppo si prepara nella sua parrocchia con

i responsabili; qui nella nostra parrocchia, sono circa 150 coloro che si preparano come servitori per tutte le necessità che ci saranno. Le suore e gli animatori, hanno un bel da fare per coordinare e guidare i gruppi… Ogni domenica, dopo la messa, si riuniscono per ricevere formazione, istruzioni, … raccomandazioni, e per fare anche un po’ di pratica giacché saranno giorni molto intensi e devono imparare ad agire secondo determinate linee di azione. Ci vuole una buona dose di pazienza, però è bello vedere come si impegnano, soprattutto in questi ultimi giorni in cui sono andati a chiedere aiuto a tanti per provvedere alle varie spese: non c’è stato, infatti, nessun aiuto da parte del governo, sebbene fosse stato promesso…

Nella Congregazione · 9


sieme, si danno la mano per costruire un futuro migliore. Ricordiamo con affetto le parole di Papa Francesco a Caacupé, parole sentite pronunciare con l’intensità della lingua madre:

Le sorelle si sono adoperate per trovare i bus di trasporto, anche i soldi per la benzina, il posto per sostare alla notte con i ragazzi ad Asunción ….Grazie a Dio, è quasi tutto a posto e andiamo avanti con molta speranza. Che la Madonna di Caacupé, benedica e protegga il nostro caro Paraguay!

…l’evento

¡Alleluia! Finalmente è arrivato il giorno tanto sognato e desiderato. Una moltitudine era pronta per riceverlo. 70.000 “servitori”, la maggior parte giovani, hanno lasciato briglia sciolta all’entusiasmo e all’emozione, si sono adattati a dormire dove potevano, a condividere fraternamente ciò che ciascuno poteva offrire. Correvano ai loro posti di servizio sulla strada, cantando, gridando di gioia, sventolando bandiere in una gioia giovanile trasbordante e contagiosa. Non sono mancati disagi, imprevisti, stanchezze, ma tutto è stato ampiamente compensato dal grandissimo regalo di “vedere” personalmente il Papa. Ci sono state lacrime di commozione e un po’ di nostalgia al momento di salutarsi … “¡Hasta pronto, Papa Francisco!”. Arrivederci a presto, Papa Francesco, messaggero di pace e di gioia, e grazie per la tua parola, il tuo messaggio ai giovani: “¡Hagan lío!”, “Fate chiasso, fate confusione!”, però … aiutate a organizzarlo, impegnatevi con cuore libero, capace di

accogliere e dialogare, un cuore dove regnino la speranza e la pace. E adesso? In ogni comunità cristiana, in ogni gruppo giovanile si comincia a vivere un’altra tappa di questo evento: come assumere, concretamente, uno stile di vita cristiano, in ogni ambito, in ogni dimensione della vita, ecclesiale e sociale. Il coraggio e la franchezza del Papa sono un grande incentivo per assumere con coraggio, con cuore cristiano, la costruzione di un paese di fratelli, “de un País de hermanos”, in cui tutti, uomini e donne, giovani e adulti, in-

10 · Nella Congregazione

“Trovarmi qui con voi è sentirmi a casa, ai piedi di nostra Madre la Vergine dei Miracoli di Caacupé. In un santuario noi figli ci incontriamo con nostra Madre e tra noi ricordiamo che siamo fratelli. È un luogo di festa, di incontro, di famiglia. Veniamo a presentare le nostre necessità, veniamo a ringraziare, a chiedere perdono e a cominciare di nuovo. … Veniamo sempre con la nostra vita, perché qui siamo a casa e la cosa migliore è sapere che c’è qualcuno che ci aspetta. Come tante altre volte, siamo venuti perché vogliamo rinnovare le nostre energie per vivere la gioia del Vangelo. Come non riconoscere che questo Santuario è una parte vitale del popolo paraguayano, di voi? Così lo sentono, così lo pregano, così lo cantano: «Nel tuo Eden di Caacupé, è il tuo popolo Vergine pura che ti dà il suo amore e la sua fede». E oggi siamo qui come Popolo di Dio, ai piedi di nostra Madre, a darle il nostro amore e la nostra fede”. Nella lingua guarani, Caacupé è: Ka´akupe o Ka´aguy kupe, che significa ‘dietro a un bosco’, o ‘dietro a un albero’, e ricorda la storia di un Guaranì, José, che, per salvarsi da altri indigeni di un’altra tribù, che lo inseguivano per ucciderlo, si nascose dietro ad una pianta e non fu visto. Per ringraziare la Madonna, a cui attribuì il miracolo, intagliò nel legno una immagine, che oggi è venerata da tutto il popolo paraguayo. La città di Caacupé, capitale del Departamento de Cordillera, ha una popolazione di circa 47.000 abitanti. È centro religioso della fede cristiana, considerata “Capitale Spirituale del Paraguay”. L’8 Dicembre, festa della Immacolata Concezione di Maria, migliaia di ‘paraguayos’ accorrono alla città, in pellegrinaggio, per rendere omaggio alla Vergine dei miracoli di Caacupé, ‘la Virgencita azul de Caacupé’.

Brasile

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...per una vita FELICE

N

ell’area apostolica di Porto Velho e Nova Mutum la comunità continua a lavorare con passione: prega, programma, condivide e verifica gli interventi in loco. Porta a compimento un progetto e ne prepara subito un altro. L’ultimo progetto: “Vita Felice” mira a valorizzare e riscattare la dignità della donna, che si trova in situazione di emarginazione sociale, già coinvolta nella prostituzione e nel consumo della droga. Il progetto, impegnativo, offre un cammino di formazione, di conoscenza dei suoi diritti, per rafforzare i legami familiari, promuovere la preparazione professionale per mezzo di laboratori, offrire mezzi per sostenere anche economicamente la famiglia. Il processo formativo affonda le radici nella Parola di Dio, per far scoprire il fondamento della dignità di ogni persona e della donna in particolare. “«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Nean-

Sr. M. Ivone Hofer

ch›io ti condanno; va› e d›ora in poi non peccare più».”Gv.8,10-11. Prendendo spunto dal testo di Gv 8, 1-11, che racconta l’incontro con l’adultera, riflettiamo sul tema della donna che ancora oggi, nella società, è emarginata, giudicata, in particolare la donna che si prostituisce. Non pretendiamo di fare qui una riflessione approfondita sul testo, solamente vogliamo sottolineare tre atteggiamenti di Gesù molto importanti per rompere ogni tipo di pregiudizio, pensiero, sentimento sbagliato in riferimento alla donna, e ridarle rispetto, dignità e valore. 1° Abbassarsi - svuotarsi - per comprendere. “Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra”. In mezzo a tante voci di condanna, Gesù si abbassa fino a terra, là do-

ve la donna si trova. Tocca la realtà della sua esistenza, ascolta il clamore di colei che grida senza neppure aprire la bocca, che nel silenzio fa udire l’eco di una voce che supera quella di tutti coloro che gridano intorno a lei. Anche senza guardarla, Gesù scrive sulla terra del suo cuore il senso della sua vita, la bellezza del vivere con dignità il suo essere donna, figlia amata da un Dio liberatore. Per farci capire l’importanza dell’aver cura della vita, ripete due volte lo stesso gesto, mostrandoci che per salvare una vita, basta poco: tempo per pensare, analizzare e discernere i pensieri; tempo per calmare e purificare i sentimenti; tempo per guardare, andare oltre le apparenze, scorgere la verità dell’altro/altra; tempo di riconoscere noi stessi e l’altro; tempo per rispettare e sperare, tempo di conversione... per vivere. 2° Prendere posizione e riflettere. «Chi di voi è senza peccato, getti

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“Beati quelli che sono puri di cuore, essi vedranno Dio” Mt 5, 8

Sr. M. Eugénie Razafimanonjy

È

per primo la pietra contro di lei». Di fronte all’insistenza degli accusatori, Gesù prende posizione, si mette in piedi, parla. Una parola, la sua, che sposta il centro di attenzione dalla donna a se stessi e invita ciascuno a guardare se stesso con onestà prima di puntare il dito e accusare l’altro, la donna per il suo adulterio. È facile vedere l’errore degli altri, difficile è togliere la trave dal nostro occhio. Oggi, anche noi siamo invitati a toglierla, per vedere la donna nella sua essenzialità e verità, e non secondo gli stereotipi sociali, spesso frutto di significati e ruoli attribuiti a lei da una società maschilista. 3° Relazione: chiama, perdona, invia. “Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Quando Gesù si alza, si incontra ‘solo’ con la donna: a lei viene restituito il diritto di vivere e Gesù la chiama “Donna”, le dimostra rispetto e le riconosce tutto il suo valore e dignità. Perdonandola, la lascia libera di scegliere e seguire il proprio cammino, in una vita nuova, tra-

il tema che Papa Francesco ha scelto per la giornata mondiale dei giovani quest’anno. Anche più di 500 giovani del distretto di Ambalanirana hanno beneficato di questa grazia e hanno dedicato quattro giorni all’incontro e alla riflessione. Dopo la Messa di apertura, il Parroco, Padre Augustin Ramarolahy, ha intrattenuto i giovani con una catechesi, durante la quale li ha introdotti nella relazione con Dio. Ha messo in evidenza che un cuore puro, semplice, pieno di amore, può trovare Dio nelle persone e nel creato. La sera i giovani, rappresentanti di 23 chiese particolari, hanno tradotto con canti e danze il tema del Papa come Vakodrazana Malagasy. Che gioia! Che festa! Vedere per credere. Con fervore hanno partecipato per testimoniare la loro fede in Dio.

sformata dal suo amore. La invia: “Va’”, “vivi con dignità il tuo essere donna, non cadere negli stessi errori, non permettere a nessuno di rubarti la dignità di donna, figlia, fidanzata, sposa, madre, nonna... amata!”. L’esperienza di adesso ci fa scoprire che “vivere il dono della maternità spirituale” fa maturare in noi un cuore pieno di “com-passione”, capace di soffrire con chi soffre, in particolare con la donna che, dalla sua emarginazione, chiede rispetto per la vita, per la sua dignità (ri-

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spetto, e non sfruttamento): per la sua stessa povertà!

: Va’, vivi “Gesù la inviatuo essere con dignità il cadere donna, non ri, non o negli stessi errnessuno permettere a ignità di di rubarti la d danzata, fi donna, figlia, , nonna ... sposa, madre !” amata

Giovani che imitano Gesù Cristo “Gesù andò sul monte a pregare” - Lc 6, 12. Il secondo giorno, come Gesù che andava sul monte per pregare, i gio-

Madagascar

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vani hanno fatto il pellegrinaggio per tre ore, pregando fino ai piedi del monte Camp Col (monte famoso di Ambalanirana). La fame, il sole, il calore non hanno impedito di pregare con fervore e entusiasmo, perché con amore si sono uniti alla sofferenza salvifica di Cristo. Hanno fatto la via crucis imitando i gesti di Gesù, fino ai piedi della croce sul monte. Si vedevano giovani contenti, pieni di speranza. Hanno ricevuto la benedizione del Parroco prima di tornare nel villaggio e là hanno ricevuto il sacramento della riconciliazione.

Giovani Testimoni di Cristo nella vita quotidiana È durante la giovinezza che si prepara il futuro, e i giovani credenti possono vivere liberamente come testimoni della vita. Si è tenuta la formazione su EVA (Educazione alla Vita e all’Amore) per imparare ad amare e a vivere attraverso il dialogo tra i genitori e i giovani, con relazioni che aiutano a crescere nell’amore di Dio e del prossimo. I giovani sono risultati interessati a questo tema e parecchi hanno partecipato attivamente, con domande e condividendo la loro esperienza. Alla fine essi si sono convinti della necessità del dialogo per crescere. Giovani che si divertono Il divertimento ha una parte impotante nella vita dei giovani. perciò abbiamo organizzato una giornata sportiva (foot-ball, Basket ball e voleyball). Ognuno ha potuto scegliere quello che gli interessava di più. Tutti hanno partecipato con entusiasmo e gioia. La Domenica, festa delle palme, una messa solenne, animata dai giovani ha celebrato l’entrata di Gesù Cristo in Gerusalemme, in un clima… di paradiso! Tutto si è concluso con pranzo e danze popolari. La ricchezza di questa esperienza ha aiutato i giovani a riprendere il cammino del quotidiano con maggiore forza interiore, per vivere seguendo Gesù Cristo e testimoniarlo nel proprio ambiente di vita.

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Togo

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ficato... e perchè? Invece di ascoltare le canzoni stupide che fanno la gioia dei suoi compagni, ascolta molto spesso “Radio Maria”. Nel nostro Centro pure, Dio è all’opera. Lo vediamo ogni giorno lavorare con i nostri ragazzi e le nostre giovani, tutti dai 19 anni in su, giunti nella nostra scuola con le loro esperienze di vita talvolta molto negative, abituati ad una vita libera e disordinata, sempre trasgressiva... E poi, un giorno, Qualcuno li ha fatti decidere di venire a noi.

con noi!

Dio è

Sr. M. Salesia Vinco

L

a nostra comunità, presente in Togo da appena otto anni, ha avuto quest’anno la sua prova del fuoco. Infatti, sulle tre sorelle presenti all’apertura della casa di Aklakou, una aveva avuto il trasferimento tre anni fa e la seconda, che, del gruppo, era la più coinvolta nel lavoro apostolico, l’ha avuto all’inizio di questo anno scolastico in corso. Il cambiamento non è stato facile per nessuna: sia per chi restava, sia per chi partiva… Nella nuova comunità, ciascuna di noi aveva paura di ripartire, di rincominciare ancora, ben sapendo che molte cose sarebbero cambiate… La nuova arrivata era frastornata, spaesata... nuovo ambiente, nuova lingua, nuovi costumi... e ancora, in casa,... conoscere le cose, il posto, il loro uso secondo le abitudini della comunità, conoscere le persone, le

sorelle, i loro caratteri, le loro gioie e le difficoltà... e, al di là di tutto, prendere il posto di una sorella già inserita fin dall’inizio dell’opera ed ora partita... Per cercare di metterci in contatto profondo (affettivo ed effettivo),

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abbiamo incominciato con il presentarci, (nella prima riunione comunitaria), dicendo i nostri limiti, le capacità, le nostre reazioni spontanee, la disponibilità e anche il nostro desiderio di essere presenti nella famiglia nei buoni come nei difficili momenti.

Sentivamo che Dio era presente, che era all’opera in noi e attorno a noi... e, con questa convinzione, abbiamo iniziato la nostra vita insieme...Così abbiamo scoperto, concretamente, che la comunità è un dono di Dio e che noi siamo insieme perchè LUI ci ha scelte ad esserlo. Così, sicure di questo dono, nel dialogo, divenuto più facile, con l’incoraggiamento ed il sostegno reciproco, abbiamo potuto sormontare i tanti “buchi neri” della nostra esistenza giornaliera, progredire nella fraternità vera e crescere nell’amore alla nostra missione. Nel lavoro apostolico, pure, constatiamo concretamente ogni giorno la Sua Presenza… nelle storie che passano sotto i nostri occhi, piccole davanti agli uomini, ma che prendo-

no la dimensione delle opere di Dio... Un esempio? Sebastien, un ragazzo di 18 anni, che frequenta la seconda liceo, proveniente da una famiglia completamente pagana, con la mamma feticheuse, dopo la Via Crucis del Venerdi Santo scorso, domanda di farsi cattolico perchè vuole conoscere Dio ed aiutare la sua famiglia ad evolvere... ma è in ritardo sull’anno catechistico e dunque deve aspettare l’apertura del nuovo anno per incominciare il cammino catecumenale. Nell’attesa, una sorella si presta ad iniziarlo alla preghiera... e si accorge che da tempo, è alla ricerca di Dio, che sa già molte preghiere e che conosce anche molte verità della nostra fede senza saperne il vero signi-

Entrare in una vita con delle normee e tanti occhi che seguono (anche se con amore), è difficile per

tutti. Occorre almeno un trimestre e mezzo per far rifiorire la loro coscienza e riorientarla... Quante volte, in questi due trimestri passati, abbiamo dovuto mostrare severità ed intransigenza con delle ragazze che ci scivolavano via come dei pesciolini... quante volte le abbiamo richiamate, incoraggiate, sgridate anche senza nessun risultato... siamo arrivate al punto di decidere di mandarne via…! Il tutto preceduto e seguito dalla preghiera... ed ora? La serenità è ritornata! le ragazze sembrano aver capito che l’avvenire va preparato con serietà e i ragazzi hanno trovato la gioia in un lavoro ben fatto e portato a termine con perseveranza, disponibili ad accettare le osservazioni che possono aiutarli ad evolvere verso il meglio, assumendosi la responsabilità della propria vita... Di tutto rendiamo grazie a Dio!

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Italia

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E la strada si apre passo dopo passo….

M

ilano è una grande città, congestionata nel traffico, con le metro che sfrecciano, gente che corre… Un ritmo di vita incalzante ti avvolge appena ci metti piede. Di opportunità ne offre tante, sia a livello culturale che professionale, di lavoro e di studio, spirituale e formativo. Di gente ne incontri tanta, alcune persone le incroci, altre ti sono donate perché tu possa compiere un pezzo del tuo cammino insieme a loro. In città …vedi la diversità dei quartieri, i volti di chi ci abita, i segni lasciati dalla storia. E la provincia è tutto un altro mondo… Prendendo la tangenziale direzione nord ecco che sbuchi in Brianza: le colline piene di verde, di mille colori in autunno, con le cime delle Alpi che svettano in lontananza. Un altro panorama e altra gente: richiama quella di casa tua, più provinciale, più paesana. Gusti i sapori e gli odori: altre storie… Eccomi a Seveso, sede del centro della pastorale giovanile della Diocesi: qui da circa due anni si concentrano le attività, gli incontri rivolti ad adolescenti e giovani, negli ambienti del seminario arcivescovile che ora è stato trasferito in

un’unica sede a Venegono (VA). Qui a Seveso si sono svolti gli incontri del Gruppo Samuele (voluto dal Cardinal Martini 25 anni fa), il cammino vocazionale che la diocesi propone ai giovani dai 20 ai 30 anni che si stanno interrogando sulla loro vita. Ad esso ho partecipato come membro dell’équipe. Negli anni sono circa tremila i giovani che sono passati. La proposta mi giunge dal responsabile: “Sei disponibile ad accompagnare qualche ragazzo del Gruppo Samuele? Abbiamo bisogno della testimonianza di una suora, una religiosa di vita attiva”. E così ha inizio questo servizio nella diocesi ambrosiana. Mi trovo inserita in una storia e in una realtà che mi precede: è una grande ricchezza! Così pure so di non andare sola: a casa le sorelle mi chiedono e si informano. Ad alcune ho affidato direttamente qualche giovane: la loro preghiera è preziosa. Anche qualche famiglia della parrocchia e della scuola ci accompagna: la Chiesa è proprio bella così! Si cammina insieme! Venendo alla proposta, non si può che raccontare a partire dai protagonisti. Il primo attore è sicuramente il Si-

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Sr. M. Elisa Codeluppi

gnore: Lui per primo mette nel cuore di questi giovani il desiderio di cercare come “giocare la vita per un grande ideale” (rubando le parole a Papa Francesco). È il Signore dei discepoli di Emmaus che si avvicina a loro, lì dove sono, e li conduce a riconoscerlo, anche se poi sparisce dalla loro vista, nello straordinario e nell’ordinario, nella vita di sempre e nei momenti delle grandi scelte. Il cammino attinge costantemente dalla Parola di Dio, l’icona biblica che fa da sfondo è quella della chiamata di Samuele. Poi protagonista è ogni giovane che sceglie di fare questo cammino: arriva con la sua storia, i suoi perché, con i suoi talenti e le sue inquietudini. Gli viene chiesta la disponibilità a lasciarsi interrogare a 360 gradi, a imparare un metodo per orientare la libertà verso la volontà di salvezza di Dio, per quella parte che spetta proprio a lui/lei. Anche la guida spirituale che gli viene affiancata ha un ruolo significativo: è chiamata a collaborare a questo progetto, ad ascoltare e aiutare a riconoscere i passaggi da compiere. Non meno importante è il gruppo con cui mensilmente ci si ritrova per la condivisione. Tutti i giovani sono suddi-

visi per gruppo (tradizionalmente dette “tribù”), ciascuno con una guida. Il gruppo è opportunità di crescita, di confronto in cui si esce allo scoperto, si mettono in comune fatiche e passi fatti, scoperte ed intuizioni: molto profonda può essere l’amicizia che si viene a creare. Il cammino del Gruppo Samuele dura un anno pastorale, da novembre a giugno. Non è ripetibile, quindi ogni anno cambia il gruppo. Si struttura in otto tappe: otto incontri mensili, durante i quali sono toccati temi fondamentali della vocazione cristiana: la libertà, la propria storia personale, l’ambito delle relazioni, l’amore, la vocazione alla consacrazione o al matrimonio, l’essere Chiesa, l’impegno nel mondo. Nell’ultima tappa, che è dedicata all’incontro con il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, viene consegnata “la lettera di fruttificazione” nella quale ciascuno è invitato a riassumere le piccole o grandi svolte vissute nell’anno e ad esprimere, se già è chiara, una scelta di vita. La modalità di conduzione dell’incontro mensile si richiama a quella ignaziana, una felice impronta lasciata dal cardinal Martini, ed è strutturata in: lectio – meditatio – oratio - scrutinio e purificatio. Di mese in mese viene consegnato un esercizio e una actio da cercare di attuare seriamente. Inoltre, durante l’anno è proposta una settimana di vita comune: di giorno ognuno è impegnato nelle proprie attività di studio o lavoro, la sera ci si ritrova per la serata e l’incontro formativo. Dell’équipe degli accompagnatori del Gruppo Samuele ho fatto parte in questi ultimi due anni della mia permanenza a Milano. L’équipe è formata da alcune consacrate, due preti diocesani e

due famiglie: il volto della Chiesa di oggi e di sempre. Si respira la ricchezza di altre vocazioni, di collaborare con persone che hanno un altro percorso di sequela del Signore, di vedere come la Parola si incarna e dà sapore alla loro vita! Per me è stato un vivere la Chiesa anche come famiglia: ognuno con la sua particolarità e col suo sguardo. Siamo lì. Per un servizio prezioso. Il Gruppo Samuele è un’occasione per riflettere e conoscere se stessi e avere qualche strumento in più per discernere in che modo vivere con radicalità il nostro essere cristiani. Lo è per i giovani che accompagniamo, lo è per me: un’occasione per approfondire la mia vocazione. Di mese in mese ci si ritrova, ci si rivede volentieri perché ci si sta mettendo in gioco e si sa che l’altro è un compagno di viaggio. Ti si apre il cuore quando un giovane ti racconta e ti tiene aggiornato su quello che gli capita, su ciò che intuisce, ma ancor più quando vedi il suo entusiasmo e la sua fede “giovane”, inquieta e in movimento, alla ricerca di risposte autentiche, coraggiosa. È accostarsi al mistero che è ciascuno di noi, accostarsi togliendosi i sandali: che benedizione!

Ed è bello vedere come il Signore lavora, riconoscere che Lui c’è e che ha una fantasia infinita nel trovare le strade per raggiungere ogni persona. “Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, l’intelligenza e tutta la volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono; tutto è tuo, di tutto disponi secondo ogni tua volontà; dammi il tuo amore e la tua grazia; questo mi basta”. (S. Ignazio di Loyola) Questa la preghiera recitata insieme ai giovani l’ultimo incontro. Grandi emozioni: ci si saluta, ci si scambiano auguri di buon proseguimento, tra scherzi, balli e canti! Scappa qualche lacrima, sorrisi e abbracci: si torna a casa con una consegna: “Fa’ il tuo viaggio sulla Strada: ti do’ il sostentamento!” E così riprendo la strada per ritornare a Milano: si ritorna in città, con il cuore pieno di volti, di gioie e di speranze. L’ultimo canto fatto insieme che riecheggia: “E la strada si apre”. Sì, si apre passo dopo passo: questo, in fondo, mi insegna questa grande città e diocesi. Si può attraversare! Ci si riesce a muovere anche se il traffico è caotico, tante sono le risorse dei milanesi! Con i rischi di una vita frenetica, dove a volte incroci persone, ma non le incontri, eppure con l’opportunità di attraversare le distanze, di imparare che passo dopo passo si può camminare e che il Signore ci apre la strada.

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Ogni giorno al Centro Medico… Sr. M. Milagros Pajuelo

L

o sguardo del Signore sul suo popolo é bello, sempre pieno di fiducia e speranza, che è propria di chi ama. “Lo guardò e lo amò” (Mc 21,23). Quando si conosce questa realtà, il modo di guardare la vita cambia, si possono vivere situazioni molto diverse, però si vive con fiducia. Questo è quello che posso percepire nel Centro Medico dove lavoro. Tutti i giorni arrivano molte persone, vengono per curare una ferita fisica, ma alla fine finiscono raccontandoti la loro storia, facendoti così parte di essa. Molte volte ascolto solo e annuisco, e loro alla fine mi ringraziano per “il consiglio” che ho dato loro. Allora mi vengono alla memoria le parole del salmista: “il Signore sana i cuori afflitti e benda le sue ferite”(Sal 147). É lui che opera.

Le persone anziane sempre ti lasciano una benedizione e senza nessuna paura ti parlano di Dio, buono e fedele. Forse non sanno niente del tema dell’evangelizzazione, ma in quel centro medico evangelizzano tutto il personale; “hanno la saggezza della vita, la saggezza del dolore, della pazienza, una saggezza della quale noi ci dimentichiamo molto” (Papa Francesco). Sperimento continuamente la sofferenza del popolo di Dio, in modo particolare dei piú deboli, i giovani e gli anziani. É certo che soffrono per una malattia, peró soffrono anche per l’indifferenza e l’abbandono da parte della propria famiglia e della societá. Si puó non avere il denaro sufficiente per vivere, peró se man-

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Comunità Internazionale

Perù

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L

ca l’affetto e l’attenzione minima delle persone care, ci sentiamo morire. Di fronte a questa realtá il Signore non é indifferente, non abbandona il suo popolo e lo aiuta attraverso tanti figli suoi che hanno imparato a guardare piú in lá di se stessi; trovando piú gioia nel dare che nel ricevere. Il cuore si riempie di gratitudine nel riconoscere questi avvenimenti in un mondo tentato di cadere nella disperazione, nella sfiducia e nel disamore. Che lo Spirito Santo, Signore e datore di vita orienti sempre i nostri cuori a amare e servire Dio nostro Signore, facendo di noi coadiutrici nella costruzione di un mondo piú umano e fraterno. La condivisione in comunità di quanto vivo nel lavoro è momento fondamentale per riconoscerla dono, luogo di crescita, spazio relazionale fraterno e materno, forza per vivere la professione di infermiera come missione orsolina. Mi pare di capire di più l’invito di S. Angela a vivere “unite insieme”…

…da Circonvallazione Clodia 159

uglio è alle porte e ormai per gli studenti l’anno è terminato. Con tanta gratitudine mi trovo a scrivere dell’esperienza che sto vivendo da junior orsolina e da studente nella città di Roma. Raccolgo le fila di un anno trascorso e ripercorro i volti e il cammino che il Signore mi ha donato. Mi accorgo che tra i molti motivi di gratitudine, uno in particolare risuona in me: la comunità internazionale dove sono inserita, dove ospitiamo anche gli studenti dell’Atelier di Teologia “Cardinale Spidlik”, e poi la città di Roma, mi stanno infatti offrendo di vivere con sorelle e fratelli provenienti da vari Pae-

Sr. Maria Bertoldi

si e di condividere il tempo dello studio con compagni che vengono da tutte le parti del mondo. Davvero riconosco che è una grazia e una possibilità. Siamo in un momento storico in cui percepiamo fortemente che come Chiesa viviamo delle difficoltà e un generale disorientamento e dove le notizie dal mondo spesso ci spaventano, mostrando una violenza che cresce, persone che fuggono, sofferenze, povertà materiali e spirituali grandi. Spesso ascolto i racconti delle altre sorelle, dei miei compagni o degli studenti dell’Atelier. Ognuno viene da comunità che vivono in modo differente la vita cristiana, in cultu-

re e storie diverse. Percepisco la bellezza e le preoccupazioni di alcuni di loro, che per me rappresentano la voce delle realtà da dove provengono: vari luoghi dell’America Latina, dell’Asia, dell’Africa, dell’Europa; alcuni vivono in contesti di accoglienza, altri di rifiuto e indifferenza, altri di persecuzione. A volte condividiamo qualcosa riguardo la Chiesa e il momento che la vita religiosa sta attraversando. A volte della realtà del mondo, che osserviamo gigante dalle nostre piccole vite. Gli studenti che vengono a Roma, soprattutto sono religiosi e religiose o sacerdoti, che si preparano per rientrare

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L’OCEANO È FATTO DI GOCCE: ANCHE LA TUA GOCCIA È PREZIOSA!

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poi nelle loro comunità d’origine, condividendo la loro esperienza. Portano la ricchezza di una fede vissuta in culture e orizzonti diversi, le sofferenze e le speranze della gente dei loro popoli. Convergono e si mescolano per un po’di tempo insieme, in una città che ricorda le radici della testimonianza cristiana, dei martiri dei primi secoli, degli apostoli Pietro e Paolo. Tutti e insieme segni del cammino che lo Spirito, non senza difficoltà, ha tracciato con l’uomo attraverso i luoghi e i secoli. Ciò che dà speranza è percepire che

molti stiamo sognando una nuova tappa del mondo, della Chiesa, della vita religiosa. Queste realtà ci stanno a cuore e tendiamo gli orecchi, nel desiderio di percepire spuntare i primi germogli ed essere pronti ad accoglierli e coltivarli. Ho avuto la possibilità di vedere che si può vivere assieme la semplicità del quotidiano in comunità e dello studio anche se siamo molto diversi. Un contesto internazionale è una buona palestra per imparare a fare spazio e per accogliere e anche per riconoscere con gratitudine quando veniamo accolti. Aiuta

ad essere più umili, a non credere che la propria prospettiva sia sempre la migliore. Aiuta ad essere più “elastici”, meno rigidi sui dettagli e attenti invece a ciò che è essenziale. Porta a riconoscere che il cuore dell’uomo è vestito della ricchezza di colori dalle sfumature molto variegate e nello stesso tempo ama e soffre allo stesso modo. È certo che un futuro per il mondo, per la Chiesa, per la vita religiosa è ancora possibile e sarà in modo inaspettato. Sarà insieme, al modo del corpo di Cristo e al modo dello Spirito, il solo capace di unire realtà diverse, in modo che ognuna possa esprimere la sua particolarità, per il bene dell’unità. Il solo che possa parlare al cuore dell’uomo, in profondità, rendendolo capace di aprirsi all’altro e di cercare non il proprio interesse ma la comunione del Corpo. Una nuova tappa potrà nascere, proprio dalla semplicità e dalla normalità della vita, dal condividere ognuno i propri doni e fragilità, il proprio lavoro, le proprie sofferenze, attese e gioie. Fiorirà dai piccoli semi, dalle piccole luci… diventerà un albero, sarà giorno; poi verranno la musica e le danze: una grande festa nella casa del Padre.

ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS

Puoi versare il tuo contributo a: ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS

Codice IBAN: IT18 PO51 1611 7030 0000 0002 184

AFRICA

ACQUA PER TUTTI In Burkina Faso, a Zagtouli, un villaggio non lontano dalla capitale (Ouagadougou) le suore orsoline hanno cominciato una scuola elementare per accogliere i bambini delle famiglie che non hanno tante possibilità economiche. Ora la scuola è piena e sono obbligate a rifiutare le iscrizioni perchè il numero dei bambini nelle classi è davvero elevato: tra 60 e 70 bambini per classe. Volendo dare non solo un’istruzione ma anche un’educazione cristiana a tutti questi bambini e alle loro famiglie è importante ingrandire la scuola soprattutto nelle infrastrutture: cortile per giocare, spazio per lo sport, una tettoia perché i bambini possano mangiare a mezzogiorno (ora restano dappertutto sotto gli alberi adossati ai muri della scuola…). Questo è possibile grazie al dono di un terreno dove hanno cominciato a costruire le aule. Un benefattore ha permesso di realizzare un pozzo molto profondo e mettere una pompa a mano per tirare l’acqua. Attualmente la gente del villaggio beneficia dell’acqua grazie a questo pozzo; quando la costruzione della scuola sarà finita ci sarà bisogno di una pompa che faccia salire l’acqua in un serbatoio, per permettere ai bambini di avere l’acqua senza troppe difficoltà. Il prezzo della pompa con panelli solari e del serbatoio sono in allegato, il tutto ammonta a: Pompa: € 3830 Serbatoio: € 4683 TOTALE: € 8513

ADOTTA UN INSEGNANTE IN TOGO Aklakou è un villaggio dove le suore orsoline hanno aperto una scuola per giovani/adulti analfabeti... coniugando l’alfabetizzazione con la preparazione professionale. Adottare un insegnante è offrire la possibilità a dei giovani/adulti di apprendere gli elementi necessari per la comunicazione: molti di loro non parlano francese ma solo la lingua locale. L’istruzione è la prima difesa della persone. Il lavoro che apprendono permette loro di inserirsi nella società e di mantenersi. Lo stipendio di un insegnante è di 50 € al mese; gli insegnanti sono 6.

SOSTIENI LA SCOLARIZZAZIONE DI UN BAMBINO A Colmà, Burkina Faso, andare a scuola non è ancora un diritto per tutti. L’istruzione è l’investimento più importante per costruire il tessuto sociale. Sostenere l’alfabetizzazione di un bambino è contribuire al futuro di questo Paese. Con 0.50 € al giorno, per 240 giorni è possibile sostenere la frequenza scolastica di un bambino…. Un anno di scuola costa € 120.

BRASILE

SOS FAMIGLIA “La Famiglia è uno dei tesori più preziosi del popolo dell’America Latina ed è patrimonio dell’intera umanità” (Doc. Aparecida, 432) Identificare le Famiglie in situazione di vulnerabilità, povertà e disoc-

20 · Nella Congregazione

Progetti · 21


Casa di Spiritualità e Accoglienza

cupazione della periferia di Passo Fundo-RS, offrendo protezione sociale e integrazione nella vita comunitaria, e promovendo il rafforzamento dei vincoli familiari, in vista del riscatto della dignità del nucleo familiare, spazio privilegiato della crescita dei figli e figlie di Dio. Il progetto propone: • Incontri di formazione per i genitori sulla tematica delle sane relazioni e come tessere vincoli solidi con i figli, superando la violenza intra-familiare; • Lavoro di prevenzione contro l’uso e il commercio della droga e dell’alcool; • Laboratorio di pittura in tessuto, di chitarra, di danza, di teatro per gli adolescenti e genitori; • Corsi professionalizzanti di cucina e di informatica per gli adulti; • Accompagnamento personale umano-spirituale e psicologico. Il Costo totale è di € 1750,00.

PERU’

AMPLIAMENTO CASA DI ACCOGLIENZA La casa della comunità è collocata tra le case della gente; la costruzione, come tutte, si sviluppa in verticale, gli spazi per accogliere giovani e adulti per incontri sono davvero stretti. L’entrata è anche sala da pranzo della comunità, è sala per gli incontri… è stireria… è il luogo dove stare insieme. La richiesta è poter chiudere un terrazzo interno per trasformarlo in sala di accoglienza. Costo: € 5300,00

MADAGASCAR UN TETTO PER STUDIARE... ...IN FORESTA Anivorano è un villaggio in foresta dove le suore orsoline offrono la possibilità a tante bambine e adolescenti di andare a scuola... molte di loro non possono rientrare in famiglia per la distanza e la non agibilità delle strade. Attualmente il tetto della casa che accoglie le ragazze è stato distrutto dall’ultimo ciclone. È necessario rifare la copertura che è in lamiera… Servono travi di legno e materiale per fissare il tetto. Costo: € 3260,00.

“Madonna della Neve” Istituto delle Orsoline F.M.I. BREONIO (VERONA) Piccolo paese della Lessinia occidentale, è meta di turisti, soprattutto in estate. La casa, accoglie gruppi, anche in autogestione, tutto l’anno, escluso il mese di settembre. La pineta che circonda la casa, contribuisce a creare un clima di distensione, silenzio e preghiera. La casa, costruita nel 1971, offre ampi spazi, sia all’interno che all’esterno. La cappella è il centro della casa. Le camere sono singole, doppie e triple per un totale di 70 posti letto. La sala da pranzo è capiente e accogliente, così pure le sale per gli incontri. Ampia e spaziosa la cucina e le adiacenze per l’autogestione.

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Esercizi 2015

Istituto delle Orsoline F.M.I. San Zeno di Montagna VR Immersa nel verde tra il monte Baldo e il lago di Garda è aperta tutto l’anno e accoglie gruppi e singoli per riposo, riflessione e preghiera, offrendo ascolto e proposte formative. Inoltre nei mesi estivi diventa luogo privilegiato per coloro che desiderano trascorrere periodi di riposo, vacanza in un ambiente bello, armonioso e rilassante.

13-19 . 09 . 2015 Don Flavio Marchesini “L’amore Imperfetto”, l’amore in cammino 22-28 .11 . 2015 Don Gian Battista Rizzi Es. Ignaziani 1^ Settimana 06-12 . 12 . 2015 Marina Stremfelj Es. Ignaziani 1^ Settimana

Come raggiungere CASA TABOR IN AUTO: A22 Verona - Brennero, uscita Affi, seguire le indicazioni per Prada, San Zeno di Montagna, Via Don Zefirino Agostini, 7. IN TRENO: scendere alla stazione Verona Porta Nuova da dove parte il servizio pubblico dei pullman per San Zeno di Montagna.

Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Tel. 045.7285079 · casatabor@orsolineverona.it · www.orsolineverona.it

Roma · Casa per ferie

È attrezzata per il soggiorno di chi è presente in città per ragioni di studio, motivi culturali, formazione religiosa.

Angela Merici Istituto delle Orsoline F.M.I.

La casa dispone di camere singole e doppie, con bagno, internet, aria condizionata, prima colazione, per accogliere chi desidera soggiornare qualche giorno a Roma.

È possibile partecipare alla preghiera liturgica con la Comunità COME RAGGIUNGERE LA CASA Dalla stazione Roma Termini: Con il bus n. 70 via Giolitti - direzione “Piazzale Clodio”, scendere al capolinea. Con la metro A, direzione Battistini, Fermata Ottaviano, via Barletta, bus n. 32 su Viale Angelico e scendere alla fermata Viale Angelico-Maresciallo Giardino- attraversare e proseguire a destra fino al civico. Fermata Lepanto, uscita Marcoantonio Colonna, prendere il n. 30 o il n. 70 scendere al capolinea e attraversare e proseguire a destra fino al civico

Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Circonvallazione Clodia, 159 - Tel. 06.37351071 · casaperferie.angelamerici@yahoo.it


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