VILLA BORBONE 1 glauco borella
VIAREGGIO
VILLA BORBONE Glauco Borella Susanna Caccia
Edizioni ETS
2 VILLA BORBONE glauco borella
in copertina: Villa Borbone (particolare) foto: Emilio Bianchi
collana diretta da
Franco G.M. Allegretti Anna Vittoria Bertuccelli Migliorini Susanna Caccia Tommaso Fanfani Stefano Renzoni
www.edizioniets.com
Referenze fotografiche: Emilio Bianchi, Enrico Mangano Progetto grafico: Susanna Cerri Editing: Antonella Arrighi © Copyright 2006 Edizioni ETS Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa info@edizioniets.com www.edizioniets.com Distribuzione PDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze] ISBN 88-467-1583-7
abbreviazioni: ASL•Archivio di Stato di Lucca FM•Fondo Martini, Archivio Privato UTE•Ufficio Tecnico Erariale di Lucca
In questi ultimi anni, la progettazione architettonica e urbanistica rischia sempre di più di mostrarsi come una tecnica incapace di comunicare alla cittadinanza, cui essa in definitiva è diretta nel tentativo di contribuire a migliorarne la vita concreta, il suo significato più profondo, che risiede nella sua forte fisionomia culturale, nel suo essere l’applicazione di presupposti dalla spiccata identità razionale. La collana di studi che qui proponiamo di realizzare tende dunque a documentare le radici culturali più intime delle scelte architettoniche e urbanistiche della moderna città di Viareggio, nella convinzione che l’atto progettuale sia, prima che un’impresa tecnica, un gesto che acquista legittimità come risultato di un’attenta riflessione sul passato della città e sui destini possibili della stessa. Mostrare le motivazioni culturali di queste decisioni, crediamo che risponda ad una necessaria esigenza di correttezza nei confronti della comunità destinata ad “abitare” quelle scelte. La collana proposta si prefigge dunque di presentare – nelle forme più appropriate della divulgazione colta, scientificamente motivate ma accessibili ad un pubblico che esorbita quello dei puri addetti ai lavori – i reperti grafici dei maggiori architetti che hanno lavorato nella nostra città, i documenti più eloquenti relativi al suo sviluppo territoriale, le testimonianze più rare e cospicue relative alla sua evoluzione e alla sua trascorsa identità. Monografie di architetti, tavole di progetto di edifici significativi, puntualizzazioni sui vecchi piani di sviluppo urbanistico e territoriale, indagini insomma sulla memoria della città moderna. Di una città moderna come la Viareggio di oggi, effettiva e reale, concreta dunque e autentica. La città vera. La città visibile.
Glauco Borella Susanna Caccia
VILLA BORBONE VIAREGGIO
Edizioni ETS
La Villa Borbone
Glauco Borella
La villa è posta al centro di una grande te-
Lucca. Le finestre di questo prospetto della
nuta a metà strada tra Viareggio e Torre del
villa sono inquadrate da cornici di marmo
Lago, ed è cinta da una chiusa che delimita
bianco di Carrara e il tetto a padiglione del
il giardino affacciato con un monumentale
corpo principale è coronato da una terrazza
cancello sul viale dei Tigli.
cinta da una ringhiera in ghisa della metà
Presenta un corpo centrale di tre piani di
dell’Ottocento.
forma compatta e due ali a due piani che
Sul retro la villa ha un prospetto assai più
l’affiancano a nord e a sud. All’estremità di
modesto nelle finiture. Da segnalare sono
queste ali vi sono due bracci perpendicolari
invece le quattro grandi portefinestre, su
di uguale altezza, quello a nord costituito
entrambi i prospetti, che chiudono i due
dalla cappella mausoleo, dove sono sepolti
passaggi delle carrozze, pavimentati in pie-
i sovrani di Lucca e i loro discendenti e a
tra e coperti a volta con un lacunario dipinto
seguire le stalle, mentre sul braccio a sud
a tempera.
sono i depositi e le stanze di servizio.
I due bracci, verso occidente, cioè ai lati
Sulla facciata principale, in linea con lo stile
della facciata principale della villa, si pre-
compositivo peculiare dell’architetto luc-
sentano uno con la facciata marmorea in
chese Lorenzo Nottolini, sopra la portafi-
stile neotrecentesco della cappella (1885)
nestra centrale del terrazzo, è uno stemma
e l’altro con un edificio di gusto mitteleuro-
in marmo di Carrara in cui sono le insegne
peo con finestre tripartite di foggia nordica,
della famiglia Borbone, secondo la tipo-
finite in mattoni.
logia adottata da Maria Luisa duchessa di
L’edificio, pur avendo subito continui e no-
sopra e pag. 6: Villa Borbone oggi
sotto: Le fasi costruttive di Villa Borbone interventi 1822-1824 interventi 1849-1866 interventi intorno al 1830
interventi 1881-1885
8 VILLA BORBONE glauco borella
L. Nottolini, Nuove Cascine attorno al casino di Sua Maestà a Viareggio eseguite nell’anno 1822 (ASL, Fondo Nottolini, dis. 676)
tevoli rimaneggiamenti fin dai primi anni
co che la duchessa di Lucca Maria Luisa di
della sua costruzione e per tutto l’Ottocen-
Borbone aveva fatto progettare dal Notto-
to, si presenta come un palazzo di forma
lini per la sua reggia di Viareggio, edificata
misurata ed equilibrata, consono ad una
ingrandendo la villa del nobile lucchese
residenza di campagna che, nata come
Ferrante Cittadella.
casino di caccia e divenuta poi casa padro-
Il Nottolini classificò i suoi disegni come
nale di una tenuta agricola e infine dimora
progetti per le «Nuove cascine intorno
di villeggiatura concepita secondo uno spi-
al Casino della Macchia di Sua Maestà a
rito ormai borghese, non fu mai una vera
Viareggio, eseguite nell’anno 1822» ed
residenza ufficiale. Nonostante le grandi
elaborò diverse proposte. Venne realizzata
dimensioni non vi sono nella villa saloni o
la soluzione di più ampio respiro che pre-
stanze di rappresentanza per ricevimenti o
vedeva un complesso di tre edifici posti al
feste, ma piuttosto piccoli ambienti e salotti
termine dell’odierno viale dei Tigli e quella,
raccolti, consoni a una famiglia «borghese»
situata circa alla metà del viale, costituita
che qui si ritirava lontana dalle cerimonie di
da un piccolo fabbricato centrale di due pia-
corte e dall’etichetta spagnola.
ni e un sottotetto e da due ali a forma di
La chiusa ospita un corpo di fabbrica ad un
“L”, separate dalla costruzione principale
solo piano molto allungato che fungeva da
ed elevate a un solo piano con ammezzato
limonaia, aperto con vetrate ad arco verso il
nel sottotetto.
giardino, il quale è in parte ordinato ad aiuo-
La facciata del corpo centrale del comples-
le e rallegrato dalla presenza di una vasca
so era caratterizzata da un bugnato di into-
d’acqua e due statue in marmo e, in parte,
naco che rivestiva tutto il piano terra e che
evoca la tipologia del parco romantico, con
si raccordava con un andamento a raggiera
grande viale centrale ai lati del quale sono
sul portico frontale e sui tre archi ciechi del
boschetti con vialetti e radure.
retro, al cui interno si aprivano le tre finestre centrali. Al piano superiore, sia sul fron-
Un frammento di reggia borbonica
te ovest sia sul fronte est, in corrispondenza
L’aspetto della villa quale noi oggi lo vedia-
con quelle sottostanti, erano le tre finestre
mo è frutto di una serie di successivi inter-
di impostazione classica coronate da mo-
venti susseguitisi per tutto l’Ottocento.
stre a cimasa piana sormontata da corni-
La costruzione nacque nel 1822 come edi-
ce, tutto in marmo di Carrara. Al di sopra
ficio per la caccia, a corredo del grande par-
di queste si aprivano le mezze finestre del
VILLA BORBONE 9 glauco borella
L. Nottolini, Nuove Cascine attorno al casino di Sua Maestà a Viareggio eseguite nell’anno 1822 (ASL, Fondo Nottolini, diss. 669 e 657)
VILLA BORBONE 11 glauco borella
sottotetto, concludendo, in perfetta sim-
totetto erano gli alloggi per il personale.
metria compositiva, le facciate coronate dal cornicione in cotto sorreggente un tetto a
Da casino di caccia a tenuta agricola
padiglione.
Alla morte della regina, avvenuta a Roma
La costruzione al piano terra prevedeva un
nel 1824, il figlio Carlo Lodovico, duca di
porticato aperto a ovest verso il mare con
Lucca, non mostrò interesse per l’ambizioso
tre archi a tutto sesto ancora oggi visibili
programma di ristrutturazione ideato per la
e identificabili nelle aperture chiuse delle
reggia e per i suoi annessi, accantonando
portefinestre di facciata. Da questo portica-
l’idea di ingrandire il palazzo e, mosso dal
to si accedeva a una piccola sala centrale
proposito di trasformare il complesso in
affiancata a nord da una stalla e a sud dal-
una tenuta agricola, abbandonò i progetti
l’ambiente che ospitava la scala principale.
monumentali della madre Maria Luisa: la
Al primo piano, dalla scala si accedeva nel
sovrana infatti aveva concepito il casino e
più vasto ambiente della palazzina, l’odier-
le cascine come elementi integranti essen-
no salotto del primo piano, coperto da una
ziali del più vasto complesso della reggia
volta a padiglione in canniccio, più alta del
celebrativa della gloria borbonica.
soffitto attuale di almeno mezzo metro. Il
Già nel 1834 infatti il casino di caccia si pre-
salotto era decorato sulle pareti con motivi
sentava notevolmente modificato: i corpi
di architettura dipinta in cui figuravano del-
laterali erano stati sopraelevati e portati
le lesene di foggia neoclassica con capitelli
così a due piani e la pianta a “L” di ogni
corinzi, realizzate nei toni dell’ocra e alter-
braccio era stata modificata in una a “T”.
nate a ritmiche campiture di colore verde.
All’ala nord era stato aggiunto un edificio a
Questa sala era affiancata da due camere
pianta quadrata indicato come magazzino
a nord mentre a sud, in aderenza alla scala
e l’ala sud risultava ingrandita grazie ad un
principale, era un piccolo vano, ancora oggi
edificio rettangolare che ospitava le cucine.
presente, che conteneva la scala segreta
A partire dal 1844 vennero inoltre edificati i
che conduceva dal primo piano al sottotet-
diciassette cascinali per i contadini della te-
to, dove è presumibile immaginare fossero
nuta che coltivavano a viti e a pioppi i ven-
ricavate delle stanze di servizio.
totto appezzamenti di terreno, di circa due
I due corpi laterali a forma di “L” risolveva-
ettari e mezzo ciascuno. Gli eventi politici di
no le funzioni di stalla, magazzini, cucine
questi anni furono determinanti per il desti-
e nel piano ammezzato ricavato nel sot-
no della villa. Nel 1847 Carlo Lodovico ce-
in questa pagina: Villa Borbone oggi (particolare)
pag. 10: Villa Borbone oggi
12 VILLA BORBONE glauco borella
Statua di S. Enrico dopo il restauro
dette il Ducato di Lucca a Pietro Leopoldo di
dell’aiuto e della consulenza di Giuseppe
Toscana e nello stesso anno divenne duca
Pardini (1799-1884), amico e allievo del
di Parma col nome di Carlo II. Nel 1849, in
regio architetto.
seguito all’insurrezione nel Ducato, abdicò
Non è ancora certa la data di inizio di questi
in favore del figlio Carlo Ferdinando, che gli
lavori di trasformazione della villa, anche
succedette assumendo il nome di Carlo III.
se è presumibile poterli collocare attorno ai
In occasione di questa successione, anche
primi anni Cinquanta dell’Ottocento.
la tenuta di Viareggio passò, insieme agli
È databile a questi anni anche l’edificazione
altri beni, a Carlo III, il quale fece edifica-
della serra, realizzata «con dodici ingressi
re nell’ala nord, su progetto dell’architetto
ad arco a guisa di loggiato». Il casino fu in-
Giuseppe Gheri, una cappella dedicata a
grandito e trasformato in un vero e proprio
San Carlo Borromeo.
palazzo. L’ampliamento fu realizzato con due corpi a tre piani ai lati del fabbricato
L’ edificazione del palazzo: esempio ottocentesco del gusto di abitare di una dinastia
e col rialzamento di un piano di quello esi-
Carlo III diede così inizio a una nuova fase
un unico edificio, allungando le parti laterali
di lavori di ampliamento, con lo scopo di
con le due gallerie delle carrozze.
trasformare la tenuta in una residenza di
L’edificio venne arricchito con la realizzazio-
campagna. È possibile supporre che questo
ne della terrazza a coronamento del tetto
progetto sia ascrivibile al Nottolini.
e con la trasformazione delle tre finestre
Nel marzo 1854 però Carlo III venne assas-
originarie del primo piano in tre portefine-
sinato a Parma e i nuovi lavori della villa,
stre affacciate su un terrazzo. L’apparato de-
ereditata dalla figlia primogenita Marghe-
corativo della nuova facciata si presentava
rita, nata nel 1847, furono seguiti dalla
così semplificato rispetto al precedente, es-
madre di Carlo, Maria Teresa, figlia di Vit-
sendo privato del bugnato e affidato all’ele-
torio Emanuele I di Savoia e di Maria Te-
ganza della tessitura fra vuoti e pieni delle
resa d’Austria. Costei per seguire i lavori di
aperture e delle grandi superfici intonacate,
rifacimento della villa viareggina vi si stabilì
concluse alla sommità da un sobrio corni-
continuativamente dal 1859 al ’63 e dopo
cione in cotto trattato a color verrucano. In-
il 1851, anno della morte del Nottolini, è
fine fu chiuso il porticato, che assunse così
presumibile che si sia avvalsa per il prose-
la funzione di galleria per disimpegnare le
guimento degli interventi di ampliamento
sale del piano terra. All’interno, nella parte
stente. I tre fabbricati vennero accorpati in
VILLA BORBONE 13 glauco borella
ingrandita a nord della villa, fu realizzato
gli stemmi di casa Savoia, e alle tappezze-
il nuovo vano scala in pietra che, pur non
rie in seta. Per realizzare questo apparta-
avendo proporzioni monumentali, aveva
mento venne abbassato il soffitto della sala
reso più funzionale il collegamento tra i tre
centrale del palazzo.
piani nobili dell’edificio. Il prolungamento
I pavimenti a parquet di questo piano do-
della scala di servizio esistente fra primo
vevano già essere in opera nel 1866, ma
e secondo piano permise invece l’accesso
quelli oggi visibili, come gli altri del primo
alla terrazza del tetto. Vennero creati tre
piano, vennero probabilmente realizzati in
appartamenti principali, uno per ognuno
un secondo tempo: sembrerebbe perciò
dei piani nobili, e per ciascuno si realizzò
possibile assegnare anche per quelli di Via-
una decorazione apposita. L’appartamento
reggio la paternità del disegno all’architetto
del piano terra della villa venne arricchito
lucchese Domenico Martini (1845-1935)
da decorazioni a tempera sul soffitto e da
che, dai documenti d’archivio, risulta abbia
pavimenti in piastrelle di marmo bianco di
lavorato anche a Viareggio dopo la morte di
Carrara e bardiglio grigio, disposte a scac-
Giuseppe Pardini avvenuta nel 1884, ela-
chiera.
borando dei progetti per le tombe ospitate
Al primo piano l’appartamento di rappre-
nella cappella della tenuta e per la villa.
sentanza era assai più grande di tutti gli bienti adiacenti al palazzo ricavati al primo
Il palazzo diventa la dimora della duchessa di Madrid
piano delle ali. Questo appartamento era
Nel 1881 si stabilì nella tenuta Margherita,
probabilmente riservato alla duchessa di
che ne era divenuta proprietaria all’età di 7
Madrid, Margherita, proprietaria della villa,
anni, alla morte del padre Carlo III, ma che,
e non prevedeva grandi stanze se non il sa-
avendo sposato Don Carlos di Borbone, era
lotto già presente nel casino di caccia.
sempre vissuta in Spagna.
Al terzo piano, dal quale all’epoca si doveva
È presumibile pensare che in questo mo-
vedere il mare, Maria Teresa realizzò per sé
mento fossero terminate tutte le finiture
un piccolo appartamento privato composto
interne del palazzo, come il caminetto del
da salotto, cappella, anticamera, camera
piano terra, l’apertura al piano terra della
da letto e alcune stanze di servizio. La deco-
portafinestra al centro della facciata orien-
razione di questi ambienti era affidata alle
tale, le porte in pino di Slavonia e le pitture
tempere dei soffitti in cui campeggiavano
a tempera che ornavano i soffitti.
altri, perché si espandeva anche negli am-
Statua di S. Alice dopo il restauro
14 VILLA BORBONE glauco borella
VILLA BORBONE 15 glauco borella
Margherita probabilmente apportò solo al-
tenuta di Viareggio, fatta edificare da Carlo
cune migliorie: fece scolpire sulle porte il
III nel 1849 nell’ala nord, su progetto del-
giglio dei Borbone-Parma, arricchì le pareti
l’architetto Giuseppe Gheri.
del primo piano con tappezzerie di seta or-
Carlo III nel suo testamento aveva assegna-
nandole con quadri raffiguranti battaglie e
to la proprietà della tenuta di Viareggio alla
con i ritratti della sua famiglia e di quella
figlia Margherita, ma aveva anche disposto
del marito ed è a lei forse che si può as-
che la cappella rimanesse indivisa tra i suoi
segnare la commissione dei parquets del
quattro figli e i loro eredi. Fu così che Ro-
primo e del secondo piano. Anche la collo-
berto, figlio secondogenito di Carlo III e ul-
cazione delle ceramiche di memoria rob-
timo duca di Parma, assieme a Margherita,
biana poste sopra le porte del corridoio del
Enrico ed Alice, decidendo di dare una più
piano terra, è da assegnarsi al progetto di
monumentale sepoltura al loro padre, com-
arricchimento decorativo.
missionarono al Pardini, d’intesa con l’an-
Nelle due ali, al primo piano, vennero ri-
ziano nonno Carlo Lodovico, la ricostruzione
cavati due appartamenti familiari. Il primo
della cappella, con l’intento di edificare una
affianca la cappella e presenta decorazioni
chiesa mausoleo. Questa, pur nelle mode-
a tempera di gusto semplice, ma raffinato.
ste dimensioni, doveva avere la fastosità di
Il secondo appartamento, d’impostazione
un Pantheon dove ospitare degnamente le
più moderna, è quello ricavato nella parte
sepolture di una gloriosa e antica dinastia
a meridione dell’ala sud; in esso riecheg-
reale. L’idea originaria del Pardini, che morì
giano memorie mitteleuropee e suggestio-
nel 1884 senza vedere la cappella finita, era
ni nordiche sia nella foggia delle finestre,
quella di un’ architettura di facciata celebra-
sia nella presenza di stufe in terracotta e in
tiva e solenne che richiamasse il Pantheon
maiolica come anche nel semplice disegno
e le forme neocinquecentesche in linea con
del parquet.
la cultura romana nella quale l’architetto si era formato.
Il mausoleo dei Borbone
Al duca questa scelta non piacque e suggerì
Tra il 1881 e il 1883, Giuseppe Pardini ven-
di trovare per la facciata una soluzione più
ne incaricato da Carlo Lodovico, ormai vec-
alla moda, che riprendesse le fogge lom-
chio, di realizzare quello che sarebbe stato
barde neoquattrocentesche.
il suo ultimo lavoro: il progetto di completa-
Il Pardini si ispirò allora alla tradizione del
re e trasformare la cappella funeraria della
romanico pisano-lucchese e propose, per
in questa pagina: G. Pardini, Disegno del monumento funebre di Maria Luisa e della nipote, 1880 (FM, dis. 10) G. Pardini, Schizzo di progetto del “monumento di Maria Luisa e dell’Augusta bambina”, 1880 (FM, Taccuino n° 27) pag 14: Cappella Borbone oggi
16 VILLA BORBONE glauco borella
in questa pagina: Esterno della Cappella Borbone oggi (particolari)
pag. 17: Villa Borbone, particolare del soffitto pag. 18-19: Villa Borbone oggi
la nuova facciata, due varianti, una più so-
no sia le colonne in marmo che definivano
bria in stile severamente romanico e l’altra
lo spazio interno, sia i pilastri che scandiva-
più decorativa in stile neogotico, meglio
no le pareti su cui campeggiavano le lapidi
rispondente alle istanze del duca. Nella
e le sagome dei monumenti funebri.
soluzione adottata, la facciata, rivestita da
Nella navata destra fu collocato il sacello di
marmette rettangolari bianche su cui filari
Carlo III, opera di Vincenzo Consani (1818-
di marmo verde disegnavano una raffina-
1887), dove è ritratto il duca supino sul suo
ta policromia, si articolava in tre arcate in
sarcofago realizzato secondo i moduli di
cui si aprivano due monofore e, in quella
memoria classica.
centrale, il portale. In asse con questo, una
Nella navata sinistra fu collocato il sarco-
bifora archiacuta completava il disegno del
fago di Carlo Lodovico dove è posata una
prospetto principale, chiaro riferimento alla
corona adagiata su un cuscino. Due figure
chiesa di Santa Giulia di Lucca che in quel
poste ai lati del sarcofago rappresentavano
momento era oggetto di grande interesse
Margherita e il marito Don Carlos.
per l’ambiente culturale cittadino.
A corredo della chiesa e della cripta venne
Per i prospetti laterali venne adottata una
costruita una sacrestia e, al primo piano,
decorazione a finti mattoni in intonaco,
collegato da una scala che conduce ad un
soluzione anche questa assai alla moda,
ballatoio, era l’alloggio del sacerdote. Una
tanto che venne proposta in molti edifici
porta a scomparsa, oggi murata, faceva da
dell’epoca, tra cui nella Villa Paolina a Via-
collegamento con l’appartamento del pri-
reggio. Sulle pareti laterali si aprirono delle
mo piano dell’ala nord. Il Pardini previde
monofore sormontate da oculi che illumi-
anche progetti per l’altare e per le tombe,
navano un interno di grande suggestione
su alcune delle quali aveva già lavorato a
simbolista, innestata su una partitura a
partire dal 1870, ma nel 1883 i lavori do-
pianta centrale con continui rimandi alla
vettero interrompersi per i problemi di
cultura preraffaellita neoquattrocentesca.
salute dell’architetto che morì nel 1884, e
Nelle pareti interne e nella zona absidale
vennero completati molto probabilmente
venne riproposta la bicromia della facciata,
da Domenico Martini, al servizio di Roberto
del bianco attraversato da fasce colorate e
I dal 1884.
la copertura risolta con volte a crociera con decorazioni a tempera ancora di gusto neo-
La villa nel Novecento
quattrocentesco. Capitelli corinzi sormonta-
Nel 1893 la proprietà passò alla figlia pri-
VILLA BORBONE 17 glauco borella
18 PALAZZO DELLE MUSE susanna caccia
PALAZZO DELLE MUSE 19 susanna caccia
20 VILLA BORBONE glauco borella
Veduta esterna di Villa Borbone (foto d’epoca)
VILLA BORBONE 21 glauco borella
mogenita di Margherita e di Carlo VII, Bian-
le copie di battaglie risorgimentali e di ri-
ca, infanta di Spagna, che aveva sposato
tratti dei Savoia eseguiti dagli originali che
l’arciduca Leopoldo Salvatore Asburgo Lore-
si faceva prestare dagli stessi Savoia, con i
na, da cui il nome di tenuta arciducale. Nel
quali intratteneva rapporti molto assidui.
1917 la tenuta venne confiscata dal gover-
È da far risalire a quest’epoca la creazione
no come bene asburgico, con l’esclusione
del terrazzo sulla facciata tergale trasfor-
della chiesa occupata dalla Marina Militare
mando, come era già avvenuto cent’anni
di La Spezia che l’asservì alle esigenze del
prima, le tre finestre in portefinestre.
balipedio.
La figlia terzogenita di Bianca, Margherita,
La principessa imperiale Donna Bianca di
fu l’ultima discendente di Maria Luisa che
Borbone rientrò in possesso della villa e
abitò nella villa. È a lei che si devono le
della tenuta nel 1926, ma vi tornò a vivere
decorazioni a stampini di stucco con gigli
solo nel 1945, alla fine della seconda guer-
borbonici e margheritine apposti sui soffit-
ra mondiale, e vi morì nel 1949.
ti delle stanze del piano terra e gli stemmi
Durante l’ultima guerra mondiale, la villa, i
che ricordano il matrimonio fra Margherita
cui mobili, suppellettili e oggetti d’arte era-
di Borbone di Parma e Carlo VII pretendente
no stati trasferiti altrove dai Borbone prima
al trono di Spagna, avvenuto nel 1867.
di cedere la tenuta alla Marina Militare, ave-
Margherita abitò nella villa dal 1949 fino
va subito espoliazioni dapprima da parte
alla sua cessione, avvenuta nel 1985, all’in-
dei tedeschi e poi da parte degli americani
gegnere Benvenuto Barsanti che sempre
che durante il conflitto vi avevano installato
nel 1985 ne fece dono al Comune di Via-
il loro quartier generale. Perciò nel 1945,
reggio affinché fosse adibita a luogo per la
quando vi tornò ad abitare, Donna Bianca
cultura e perciò aperto a tutti i cittadini.
dovette provvedere a ridare al palazzo un
Nel 1999 il Comune di Viareggio, in colla-
aspetto nuovamente decoroso e, probabil-
borazione con la Soprintendenza di Pisa, ha
mente per non affrontare lunghi e costosi
iniziato il programma di recupero e di riu-
restauri, preferì imbiancare le stanze e de-
tilizzazione della villa per riportarla al suo
corarle con stucchi. La villa venne riarreda-
originario splendore. I restauri hanno resti-
ta con un arredo consono a una residenza
tuito il palazzo e l’ala nord all’uso pubblico
principesca, anche se assai più modesto
nel primo semestre del 2003.
rispetto a quello originario. L’arciduchessa commissionò tra l’altro ad abili riproduttori
sopra e sotto: Villa Borbone, particolari dei soffitti
22 VILLA BORBONE glauco borella
Quell’antico amore: i rapporti fra i Borbone e Viareggio
Ritorno a Viareggio
Chiesa di Sant’ Antonio furono sparati 21
Nella fresca mattina del 22 di Aprile del
colpi di cannone.
1883, all’ombra del Tricolore a mezz’asta
Così nell’ ufficialità pubblica e fra il cordo-
issato sulla Torre Matilde, nel cuore di
glio popolare l’ex Duca di Lucca Carlo Ludo-
Viareggio, si snodava il mesto corteo di
vico di Borbone, deceduto sei giorni prima
un funerale diretto verso la Chiesa di San-
a Nizza, rientrava nella sua Viareggio per
t’Antonio. Aperto da un plotone dei Reali
venir sepolto nella Cappella Gentilizia pres-
Carabinieri, al quale facevano seguito preti,
so la Villa ubicata nella Pineta di Levante.
frati, la Compagnia della Misericordia e la
Può sembrare paradossale sia il rispettoso
rappresentanza del Re Umberto di Savoia, il
omaggio dei Reali e del Governo del Regno
carro funebre trainato da sei cavalli era poi
d’Italia, sia la partecipazione popolare ai
seguito dalla Società Operaia con il gonfa-
funerali di colui che fino a pochi anni pri-
lone, dal Sindaco e le altre autorità comu-
ma era stato il Sovrano di un piccolo Stato
nali e provinciali, e da altre rappresentanze
assolutistico spazzato via dall’unificazione
popolari; chiudeva il corteo un plotone del-
italiana. Ma se il cordoglio ufficiale e la par-
la Regia Marina. All’entrata del feretro nella
tecipazione delle istituzioni erano dovuti
Raffaello Cecchetti
in questa pagina: Cappella Borbone, monumento a Carlo Ludovico di Borbone (particolare) Cappella Borbone (particolare) pag 22: Cappella Borbone (particolare)
24 VILLA BORBONE raffaello cecchetti
ad un senso di rispetto verso colui che, co-
l’alleanza, per il momento necessaria, che
munque, aveva regnato ed era stato parte
la Francia napoleonica aveva con il Regno
di una dinastia, quale quella dei Borbone,
di Spagna.
di eccezionale importanza nella storia eu-
Purtroppo Re Lodovico, che soffriva di attac-
ropea, il cordoglio popolare, assolutamente
chi epilettici, morì nel 1803, dicono i ma-
sincero, si spiegava con il particolare amore
ligni anche perché consunto dagli appetiti
che questo ramo della dinastia, quello cioè
sessuali della giovane moglie, lasciando il
dei Borbone Duchi di Lucca e poi di Parma,
figlioletto, Carlo Lodovico, di appena tre
aveva mostrato per la città di Viareggio.
anni: Maria Luisa, a soli ventitré anni, era divenuta la reggente del Regno d’Etruria.
Il “gioco dell’oca” con i troni
L’apparente calma sarebbe durata poco:
Tutto era nato con la fine dell’avventura
nel 1807 le truppe francesi costringevano
Napoleonica e la creazione a Duchessa di
la Regina reggente ed il figlioletto Carlo Lo-
Lucca di Maria Luisa di Borbone, figlia del
dovico a lasciare la Toscana, che veniva an-
Re di Spagna Carlo IV.
nessa all’Impero Francese ed affidata dall’
Ad onor del vero l’approdo a Lucca, piccola
imperial fratello ad Elisa Bonaparte, con il
Corte ducale che aveva sostituito l’orgoglio-
titolo di Gran Duchessa di Toscana.
sa Repubblica aristocratica dei secoli prece-
Alla povera Maria Luisa il padre, Re di Spa-
denti, per Maria Luisa aveva rappresentato
gna, aveva fatto sapere che sì avrebbe per-
finalmente un punto fermo ed un porto si-
so la Toscana, ma per divenire nientemeno
curo in una vita che fino ad allora era stata,
che Regina di una parte del Portogallo, ed il
quanto meno, avventurosa e turbolenta.
figlio avrebbe portato l’improbabile titolo di
Infatti, la giovane Infanta di Spagna, nean-
Re di Lusitania.
che diciottenne, era stata data sposa a Lo-
In realtà, poco dopo essere arrivata a Ma-
dovico di Borbone-Parma, figlio del cugino
drid, la futura Reggente del Regno di Lu-
di suo padre, che nel 1801 era divenuto Re
sitania si era vista arrestare dalle truppe
d’Etruria, salendo così su di un trono crea-
francesi che nel 1808 avevano invaso la
in questa pagina: Maria Luisa, Infanta di Spagna (ASL, Fondo stampe)
to apposta dalla fervida immaginazione di
Spagna; dopo di che, invece che sul trono,
Napoleone per compensare la dinastia Bor-
Maria Luisa ed il figlio Carlo Lodovico si tro-
Carlo III, duca di Parma (copia da U. Passani, Parma, Galleria Nazionale)
bone-Parma della perdita del loro Ducato
varono confinati in Francia, sotto controllo
parmense, annesso alla Francia, che non
militare. Furono anni duri, ma alla fine il
poteva rimanere senza risarcimento, stante
Congresso di Vienna, terminata l’avventu-
pag. 25: Cappella Borbone (foto d’epoca)
VILLA BORBONE 25 raffaello cecchetti
G. Poggi, Pianta dell’Ospizio Marino
pag. 6: G. Poggi, piante, prospetti e sezioni relative alla cappella dell’Ospizio Marino
VILLA BORBONE 27 raffaello cecchetti
ra Napoleonica, destinò il Ducato di Lucca
siasmo che ancora le rimaneva, con Decreti
a Maria Luisa ed al figlioletto, con il patto
del 30 maggio 1820 e 7 giugno 1820 la so-
però che una volta venuta a morte la Du-
vrana elevava Viareggio al rango di “Città“,
chessa di Parma, Maria Luigia già moglie
come tale equiparata a Lucca, e la dotava
dell’Imperatore Napoleone, la dinastia dei
di un piano regolatore che, fra l’altro, pre-
Borbone sarebbe finalmente ritornata nel-
vedeva:
l’antica sede parmense, mentre Lucca sa-
- la concessione gratuita, a carico dello Sta-
rebbe divenuta parte integrante del Gran-
to, a chiunque volesse costruire un’abitazio-
ducato di Toscana.
ne, di una porzione di terreno adatta alla
È comprensibile, quindi, che dopo un quin-
grandezza del fabbricato, con eguale spazio
dicennio vissuto in questo modo, l’ancor
contiguo da utilizzare ad orto;
giovane principessa spagnola vedesse nel
- l’esenzione dalle imposte fondiarie su orti
suo piccolo Ducato un porto tranquillo.
e fabbricati per 25 anni; - l’obbligo del rispetto, nella realizzazione
La Versailles versiliese
delle costruzioni, della “regolarità delle
Ma Maria Luisa era pur sempre figlia del re
strade”.
di Spagna, e non poteva accontentarsi tan-
Dopo di che incaricò l’architetto regio, Lo-
to facilmente, ed allora, se il suo augusto
renzo Nottolini, di progettare il complesso
genitore poteva vantare una reggia quale
della residenza sovrana.
l’Escorial, mentre i cugini napoletani si fa-
Il progetto era veramente grandioso, e se
cevano belli con la reggia di Caserta, è chia-
completato, avrebbe trasformato il piccolo
ro che lei, Infanta di Spagna, non avrebbe
borgo di allora in un tutt’uno con la Reggia.
potuto essere da meno. Certo il Palazzo Du-
Infatti era previsto che il già esistente Pa-
cale di Lucca era una bella residenza, ma a
lazzo di Ferrante Cittadella, collocato lungo
Maria Luisa non era sufficiente: voleva an-
il canale Burlamacca, non lontano dalla
ch’essa la sua piccola Versailles.
Darsena Lucca, sarebbe stato raddoppiato
L’occhio della Duchessa cadde, pertanto,
ed i corpi riuniti da una costruzione arretra-
sulla città di Viareggio, il piccolo porto del-
ta lunga 93 metri e provvista di un colon-
l’antica Repubblica, abitato solo da tremila
nato neoclassico. Arricchito di un ingresso
cinquecento anime: Viareggio dunque sa-
centrale, con scalone verso un cavedio a
rebbe divenuto la Versailles del Ducato.
colonnato, il palazzo si sarebbe trasformato
Lanciandosi nell’impresa con tutto l’entu-
così in Reggia vera e propria.
in questa pagina: G. Pardini, Disegni per monumento funebre da collocarsi nella Cappella Borbone di Viareggio, 1882 (FM, diss. 58 e 59) pag 26: M. Ridolfi, Ritratto di Maria Teresa di Savoia, sec. XIX, ASL
28 VILLA BORBONE raffaello cecchetti
VILLA BORBONE 29 raffaello cecchetti
Dietro e di fianco alla Reggia, lato mare, sa-
ficoltà economiche, che si erano già palesate.
rebbero stati realizzati un Teatro e la Chiesa
In primo luogo cedette quindi il Palazzo Cit-
di Corte collegata con un Convento; mentre
tadella al Comune (1827), poi fece lo stesso
a lato monte, erano previsti alcuni edifici
con le aree dove dovevano sorgere Teatro,
amministrativi e una Caserma dei Carabi-
Chiesa e Convento.
nieri “a piedi e a cavallo”.
Tuttavia si deve rilevare, che, ciò malgra-
Davanti alla Reggia, il Burlamacca sareb-
do ed in qualche modo, l’ipotesi originaria
be stato attraversato da due ponti e di lì
venne seguita, visto che il Teatro dietro la
sarebbe partito un viale alberato lungo
Reggia venne effettivamente realizzato ( si
5 chilometri che avrebbe attraversato la
trattò del Teatro Pacini, cancellato, come del
già esistente Macchia Lucchese ( o Pineta
resto la Reggia, dai bombardamenti alleati
di Levante), acquisita dalla Duchessa nel
del 1944 e dal piccone degli amministratori
1819, che, opportunamente ristrutturata,
comunali del dopoguerra ), e così la Chiesa
sarebbe così divenuta un immenso parco.
di Sant’Andrea con annesso Convento, co-
A chiusura del viale, parallelo a quella che
struita nel 1840, ma ispirata proprio al pro-
adesso è la via che congiunge Torre del Lago
getto del Nottolini.
con la sua Marina, quasi come una quinta,
In secondo luogo poi modificò il progetto
sarebbe stato realizzato un Casino di caccia,
del Casino di caccia, e seguendo un’ ipotesi
con le annesse scuderie e foresterie.
che già Maria Luisa aveva considerato, ne
I lavori iniziarono con l’acquisto del Palazzo
previde la realizzazione non a Torre del
di Ferrante Cittadella e con la sua ristruttu-
Lago, ma a solo due chilometri e mezzo da
razione, per una spesa complessiva previ-
Viareggio, accanto alla Pineta di Levante,
sta in lire 409.586, ivi comprese le 90.000
con la posizione parallela alla riva del mare.
già versate per l’acquisto.
Nacque così, negli anni 1823-1834 l’attuale
I lavori fervevano, ma, purtroppo, la mor-
Villa Borbone.
te di Maria Luisa, avvenuta nel 1824, se-
Negli anni dal 1830 al 1850 furono poi
gnò la fine del sogno: Viareggio non sa-
realizzati, a corona di essa, i cascinali
rebbe mai divenuta emula di Versailles.
per i 28 poderi previsti fin dal 1825 nelle
in questa pagina: Villa Borbone, scuderie
aree coltivabili della proprietà ducale: nel
Il ritorno alla realtà
1827, poi, Carlo Ludovico aveva concesso
Il nuovo Duca, Carlo Ludovico, abbandonò il
il diritto di legnatico alla popolazione via-
progetto, spaventato, fra l’altro anche dalle dif-
reggina all’interno della Pineta di Levante.
pag. 28: Cappella Borbone, monumento a Carlo III
30 VILLA BORBONE raffaello cecchetti
in questa pagina: L. Nottolini, Progetto per la Reggia di Viareggio, 1820-1825 (ASL, Fondo Nottolini)
Certo, Carlo Ludovico non aveva dimostrato,
quella città che non capiva e non amava.
così, la passione per Viareggio che aveva
Era un uomo curioso ed irrequieto, odiava
avuto Maria Luisa: era stato però un per-
la provincia ed amava i viaggi, era stufo dei
sonaggio più concreto e moderno, tanto da
problemi del governo, le chiacchiere e gli
farvi costruire anche un Ospedale con 40
intrighi non lo interessavano e pertanto i
letti e, nel 1834, aveva autorizzato il Comu-
moti rivoluzionari gli dettero l’occasione di
ne ad aprire un Casinò da gioco nel palazzo
lasciar tutto, abdicando e dandosi a viag-
Cittadella.
giare per l’Europa.
Era un segnale dei tempi: il Duca aveva ca-
Sul trono parmense, in una situazione di
pito che l’avvenire della città sarebbe stato
tensione, era salito così suo figlio Ferdinan-
proprio “nei forestieri che vi si portano”. Se
do Carlo, con il nome Carlo III.
non di Versailles, forse Viareggio sarebbe
Nato a Lucca nel 1823, il giovane Ferdinan-
potuta divenire emula di Biarritz o di Nizza.
do Carlo si era buttato a capofitto nell’impresa di governare, cercando di introdurre
pag. 31: Interno della Cappella Borbone (particolare)
Quell’antico amore
riforme nell’asfittica economia del ducato;
La bufera del 1848 fece letteralmente fug-
si era poi impegnato nel rafforzare l’eser-
gire Carlo Ludovico.
cito anche e soprattutto per barcamenarsi
Divenuto Duca di Parma con il nome di Car-
nel migliore dei modi fra l’opprimente pre-
lo II alla morte di Maria Luigia, vedova di
senza Austriaca, i maneggi dei Liberali ed il
Napoleone, si era malvolentieri trasferito in
sornione attivismo del Regno di Sardegna.
VILLA BORBONE 31 raffaello cecchetti
Viareggio, in quel tempo, era divenuta
donna non era peccato se la si frequentava
una tranquilla cittadina del Granducato di
in maniera discreta e senza offrire il fian-
Toscana, ma Carlo III continuava talvolta a
co agli avversari”; va da sé che la predica
frequentarla utilizzando la Villa costruita
imperiale non era sincera più di tanto, dal
dal padre come casino di caccia: nelle lun-
momento che uno degli avversari di Carlo
ghe passeggiate a cavallo fra la spiaggia e
III e della sua irrequietezza ed indipenden-
i poggi di arbusti, fra le pinete e i casolari
za mentale era proprio l’Imperial Regio Go-
dei contadini, cercava in qualche modo di
verno di Vienna. Ma la relazione tra Carlo e
distendere il suo animo irrequieto e soprat-
la Guadagni aveva rafforzato ancor di più,
tutto dimenticare l’infelice matrimonio che,
se possibile, l’amore che il Duca portava per
per ragioni di Stato, aveva dovuto contrarre
le coste del Tirreno: non solo qui riusciva a
con Luisa Maria Duchessa di Berry, figlia del
fuggire l’opprimente atmosfera della cor-
reazionario pretendente borbonico al trono
te parmense, ma soprattutto era qui che,
di Francia, donna fredda e prepotente, gio-
come tra le onde, si poteva immergere nel-
vane, ma già fisicamente sfiorita.
l’amore con la sua Emma.
“Larga quanto alta”, la descrive un legitti-
Le frequentazioni a Viareggio aumentava-
mista francese, “sacrificata alla moda degli
no: il Duca si mescolava sovente tra la folla
abiti a crinolina che finivano per arroton-
senza farsi riconoscere e, all’occorrenza,
darla ancora di più, sembrava una palla con
presentandosi come “Conte di Mulazzo”:
braccia e gambe”, al punto che i suoi suddi-
un giorno tentò di sottrarsi alla riconoscen-
ti parmensi l’avevano soprannominata “la
za della gente dopo aver salvato un uomo
Gigiasa”.
che stava per annegare in mare.
Fu nel febbraio del 1852 che durante l’en-
La discrezione, d’altra parte, era assoluta-
nesima gita in Toscana, a Firenze, Carlo co-
mente necessaria, non solo per cercar di
nobbe Emma, figlia del Marchese Donato
frenare le maldicenze, ma anche perché il
Guadagni e di una irlandese, Luisa Lee.
Granduca di Toscana aveva fatto sapere che
La Toscana e la sua costa furono lo scena-
le visite dei Borbone-Parma nel loro ex Du-
rio della loro travolgente passione, di quell’
cato non erano affatto gradite.
“antico amore” che divenne ben presto
Forse per cementare ancora di più questo
fonte di scandalo in tutta Europa: dovette
suo rapporto con Viareggio, o forse perchè
addirittura intervenire da Vienna Francesco
colpito da oscuri presagi, nel 1849/1850,
Giuseppe, sottolineando che “l’avere una
Carlo fece costruire una prima Cappella
32 VILLA BORBONE raffaello cecchetti
presso la Villa, stabilendo che sarebbe di-
pella adiacente a Villa Borbone: sereno, con
venuta la Cappella sepolcrale dei Borbone-
la divisa da Colonnello degli Ussari, con le
Parma. La ragion di stato si era impegnata
decorazioni borboniche al collo, guarda nel-
nell’eliminare lo scandalo, cosicché in fretta
l’immenso, per l’eternità. Emma, rimasta
e furia ad Emma Guadagni era stato trova-
sola, era voluta tornare a Viareggio pren-
to un marito nella persona dell’anziano e
dendo in affitto una modesta villetta in Via
disponibile Barone Pompeo Schmucker. Il
della Costa: ogni giorno si recava con il fi-
matrimonio era stato celebrato nel 1853 a
glioletto a visitare il suo Carlo.
Livorno. Ma l’“antico amore” non era ces-
Anche quest’ultima consolazione era venu-
sato e con esso lo scandalo, accresciuto an-
ta meno quando Luisa Maria, per cancellare
che dalla nascita di un figlio alla Guadagni:
“l’indegno spettacolo”, aveva fatto sbarrare
invano il Barone Ward, primo ministro del
la porta della Cappella: tutto inutile, Emma
Duca, lo aveva implorato di porre termine
aveva continuato a deporre i suoi fiori da-
alla relazione con la Guadagni, non volendo
vanti alla soglia.
“assistere in silenzio al prossimo sfacelo”,
Il 6 Marzo 1866, in un mondo ormai pro-
ed alla “vittoria di Luisa Maria” che, offesa
fondamente cambiato e dopo 12 anni di
come donna, stava approfittando della vi-
sofferenza, Emma era infine morta in mise-
cenda per vendicarsi, cercando di far depor-
ria a Pisa, preceduta, alcuni anni prima, dal
re il Duca. Invano l’Imperial Regio Governo
figlioletto: “Muoio in pace – aveva scritto –
del Lombardo-Veneto aveva inibito l’acces-
perché vado da mio figlio e da suo padre”.
so in Lombardia alla Baronessa Schmucker, dal momento che il Duca allora aveva mo-
Il tramonto di una Dinastia
dificato il luogo dove aveva deciso di vede-
La morte di Carlo III aveva significato il
re la Baronessa, da Milano a Firenze.
trionfo della vedova Luisa Maria che aveva
Era l’11 Marzo 1854: sedici giorni dopo il
assunto la reggenza per il figlioletto Rober-
pugnale del Carra, ambiguo personaggio
to, di appena 6 anni.
apparentemente anarchico, ma probabil-
Trionfo labile ed effimero: nel 1859 dopo
mente strumento dei maneggi reazionari e
la battaglia di Magenta, favorevole ai Pie-
piemontesi a Parma, uniti per diverse vie
montesi, la reggente, con il piccolo Duca,
contro il Duca, troncava la vita di Carlo III.
lasciava per sempre Parma, che entrava a
Adesso il Duca giace nel sontuoso sepolcro
far parte del Regno d’Italia.
di marmo costruitogli dal figlio nella Cap-
Passavano gli anni e Roberto di Borbone-
VILLA BORBONE 33 raffaello cecchetti
Parma cresceva con un cruccio: Parma non
ratrice, quale moglie dell’Imperatore Carlo I
gli voleva bene; con amarezza scriveva
d’ Asburgo ed assistendo così al crollo del-
“Sono l’unico tra i Principi Italiani che si trovi
l’Impero Austro-Ungarico nel 1918.
tanto abbandonato dai suoi”, dal momento
Il Duca Roberto morì nel 1907, e volle essere
che nell’antico Ducato non poteva vantare
sepolto accanto a suo padre, nella Cappella
nessun gruppo di seguaci. Verso la fine del
presso la Villa di Viareggio, che aveva prov-
secolo trovò la soluzione: l’“antico amore”
veduto a ricostruire ed ingrandire nel 1885,
riaffiorava, non era la Guadagni, ma era Via-
volendola di aspetto fastoso “da cattedrale
reggio e la Versilia.
anche se di proporzioni ridotte”; Zita, invece,
Roberto fece ristrutturare un edificio che la
riposa dal 1989 nella Cripta dei Cappuccini di
nonna Maria Teresa aveva a Capezzano Pia-
Vienna, e la sua tomba è ogni giorno adorna
nore, trasformandolo in una villa sontuosa:
di fiori con il nastro tricolore, che le donne di
lì venne ad abitare per sei mesi, ogni anno,
Ungheria offrono alla loro antica Regina.
mentre gli altri sei mesi li passava nel castel-
La storia si interrompe qui, ma non il lega-
lo di Schwarzau, a 50 chilometri da Vienna.
me tra i Borbone-Parma e Viareggio: infatti
Capezzano Pianore costituì la corte di Rober-
i successori di Roberto, così come vissero in
to con tanto di ciambellani, livree con i colori
Versilia, così vollero essere sepolti nella Cap-
di Parma, tutori e maggiordomi, dove si par-
pella Ducale: ne ricordiamo i nomi, anche se
lava indifferentemente italiano, francese o
il trono che vantavano era ormai un ricor-
spagnolo. Una corte affollata peraltro, visto
do della storia: il Duca Enrico, deceduto nel
che Roberto ebbe la bellezza di 24 figli, 12
1939, il Duca Giuseppe, deceduto nel 1950.
dalla prima moglie, Maria Pia, figlia del Re
Nell’autunno del 2000 il nipote, l’attuale
Ferdinando II delle Due Sicilie, morta di sfi-
Duca, Carlo Ugo di Borbone Parma, ama-
nimento nel 1882, e 12 dalla seconda, l’In-
bile e distinto professore universitario che
fanta Maria Antonia di Braganza, figlia di Re
divide la sua vita fra Madrid e Salisburgo, è
Michele I del Portogallo.
venuto a salutarli. Adesso la villa Borbone,
La famiglia si recava spesso a Viareggio, e
dopo essere appartenuta, per trasferimenti
la tribù sciamava lungo la passeggiata: fra
ereditari, ad un ramo degli Asburgo-Lorena,
i bimbi spiccava una bambinetta pallida e
è patrimonio comunale, mentre la villa di
gracile, nata nel 1892, diciassettesima della
Capezzano Pianore non appartiene più alla
serie, di nome Zita, che avrebbe avuto una
famiglia Borbone dalla fine degli anni ‘50.
vita eccezionale e tragica, divenendo Impe-
in questa pagina: Ultima fotografia del Duca Roberto I, 1907 (Parma, Archivio Borbonico presso l’Ordine Costantiniano di San Giorgio)
pag. 32: sopra Ritratto di Carlo Lodovico (Parma, Archivio Borbonico presso l’Ordine Costantiniano di San Giorgio) sotto La Duchessa reggente Luisa Maria, alias La Gigiàsa, vedova di Carlo III
Dimore e giardini borbonici in Versilia
Susanna Caccia
in questa pagina:
Nel corso del Settecento il territorio di Via-
giardini anche spaziosi, affacciati sul cana-
reggio vede la comparsa delle prime pre-
le, come quelli dei Guinigi, dei Santini, dei
stigiose dimore, fatte edificare da nobili
Fanucci poi Bernardini, o sistemati sull’at-
famiglie lucchesi come i Sardini, i Mansi o i
tuale via Regia, come le proprietà dei Gigli,
Garzoni, e già ricordate da George Cristoph
poi Montecatini, dei Partiti poi Frediani e la
Martini nelle pagine del suo celeberrimo
maestosa residenza di Alfonso Cittadella,
Viaggio in Toscana (1725-1745). Il susse-
poi passata a Maria Luisa di Borbone.
guirsi di queste ville e giardini, allineate
“Nella seconda metà del Settecento” ri-
per lo più lungo la foce e a nord del cana-
corda Cesare Sardi in Viareggio dal 1740
le Burlamacca, come testimonia la Veduta
al 1820 “dietro al Palazzo pubblico nella
della foce di Viareggio dalla parte del ma-
via Pinciana tenevano il primato le ville di
re realizzata nel 1748 da Valentino Valenti-
Alessandro Guinigi e Cesare Santini, con
ni, contribuisce a creare un peculiare aspet-
giardini prospettanti sul fosso; nella via
to paesaggistico del recente insediamento
Regia di contro all’Annunziata il palazzo di
urbano, costituito per lo più da un’edilizia
Teresa Gigli, passato poi ne’ Montecatini, e
diffusa arricchita da poche emergenze ar-
quasi di contro, a sinistra della chiesa, l’altro
chitettoniche. Le ville di Viareggio ebbero
palazzotto ricco di pietrami fabbricato nel
Villa Borbone oggi (particolare) Villa Borbone, stemma in cotto sul coronamento della Limonaia pag 34: Villa Borbone oggi (particolare)
36 VILLA BORBONE susanna caccia
cò una nuova villa […] con la fronte rivolta verso il mare […] ricca di un vasto giardino cinto più tardi da muro”, la stessa passata poi ai De’ Nobili che per anni assolse a “sentinella avanzata verso il lido marino”. Le abitazioni erano raggruppate principalmente verso il canale Burlamacca e “parve temerario il pensiero della Principessa Paolina Borghese quand’essa costruì circa nel 1809 una villa molto remota dall’abitato presso la riva del mare tra le solitudini della spiaggia e del bosco”. La sorella di Napoleone aveva dotato la sua villa di un “cortile e orto cinto da muro, corredato dai necessari affissi, annessi ed in questa pagina: Villa Borbone, giardino (foto d’epoca)
pag 37: Cappella Borbone (particolare)
1752 da Silvestro e Antonio Partiti, passato
accessori di ornamento”, creando un pro-
poi ne’ Frediani e più modernamente ne’
totipo di giardino costiero, stemperato tra
Piccoli […] nella via S.Antonio la casa mi-
spiaggia e mare. Nell’impianto originario il
gliore era quella dei Mansi tuttora in mano
giardino della principessa appare contenuto
ai vecchi proprietari […] e a man sinistra
fra il corpo principale e gli edifici di servizio,
quella graziosa palazzina lungo il fosso
tra cui una serra riscaldata, una tettoia per
comprata da Martini Bernardini nel 1751,
il ricovero dei vasi ed altre piccole strutture,
apparteneva nel 1748 a Giovan Francesco
e sistemato tra aiuole geometriche, alberi
Fanucci […] più innanzi sulla destra di quel
da frutto, agrumi e giochi d’acqua.
piazzale, non lungi dalla bocca del fosso,
All’occhio di un viaggiatore ottocentesco
più fortunata per la sua ubicazione, più
come Francesco Fontani – Viaggio pittori-
grandiosa per la sua costruzione, sorgeva
co della Toscana – si doveva offrire così in
la villa di Ferrante Cittadella che fu poi pa-
luogo di mare un interessante campionario
lazzo Regio”.
di eleganti giardini, alternati ai più semplici
Lo spazio rimasto tra la villa Cittadella e il
“orti murati”, chiusi spesso da robuste can-
lido trova ben presto nuovi proprietari, tra
cellate e rassicuranti muri di cinta, come
cui appunto Ippolito Buiamonti che “fabbri-
conferma la descrizione contenuta nell’atto
VILLA BORBONE 37 susanna caccia
38 VILLA BORBONE susanna caccia
in queste pagine: M. Pelosi, Pianta dimostrativa della Real Tenuta di Viareggio, 1826
pag.39: Particolari del giardino di Villa Borbone
di acquisto di villa Cittadella da parte di Ma-
palazzo, elevato a reggia borbonica con
ria Luisa di Borbone nel 1819: “dalla parte
un’operazione di maquillage neoclassico,
di mare per tutta l’estensione del palazzo
avrebbe dovuto rappresentare lo snodo per
vi è un orto circondato da muro con pozzo,
una più ambiziosa sistemazione paesaggi-
al quale si ha l’accesso dalla pubblica stra-
stica pensata in stretta connessione con la
da che guida la mare, e con un gran qua-
Pineta di Levante.
dro di terreno seminabile, parte del quale
Di diversa temperie è il parco della villa che
è diviso in piccoli orti con siepe e piante di
Carlo Ludovico di Borbone, abbandonate le
frutto”. Secondo il grandioso progetto del-
aspirazioni materne, si fece effettivamen-
l’architetto regio Lorenzo Nottolini questo
te costruire nella vasta Tenuta acquistata
VILLA BORBONE 39 susanna caccia
pochi anni prima (1819) dalla duchessa
zona coltivata ad orti e frutteti che, separa-
di Lucca. La compatta vegetazione bo-
ta dalla residenza borbonica per mezzo di
schiva, di tigli, di lecci, magnolie, cidacee
aree a boscaglia, introduce la vastità della
e palmacee, è attraversata da un ampio
tenuta agricola.
viale che si articola in un sistema di trac-
Negli ultimi decenni dell’Ottocento, grazie
ciati anulari diretti all’edificio principale; al
alla sensibilità di donna Margherita, il vasto
culmine di questa “pineta mediterranea”
parco s’impreziosì sino a trasformarsi, se-
s’inserisce il piccolo giardino di fiori con
condo i passi contenuti nella stima dei beni
fontana centrale e limonaia. Al parco-giar-
borbonici del 1855 e nella successiva del
dino corrisponde nell’entroterra un’ampia
1880, in un magniloquente teatro di ver-
40 VILLA BORBONE susanna caccia
parte contro alla cappella gentilizia, è disegnata all’italiana, divisa in 16 aiuole con vasca centrale e getto d’acqua”. E se la posizione di questa villa è “una delle più amene e ambite della Toscana”, altre furono le dimore, annoverate tra le proprietà della famiglia alla metà dell’Ottocento, scelte per l’unicità del sito: quelle di Capezzano Pianore, Stiava, Conca presso Bargecchia e la Vallina a Pedona. La villa de “le Pianore”, luogo di villeggiatura eletto da Maria Teresa di Savoia, vanta un giardino sistemato da Barillet Deschamin questa pagina: D. Santini, Pianta di Villa Borbone, 1862 (ASL-UTE, Catasto Terreni)
de ricavato tra campi arativi “circondati da
ps, l’architetto francese collaboratore di Al-
filari di pioppi tenuti a capitozza” e ordinati
phand al piano dei parchi e giardini di Pa-
geometricamente da vigne alla francese.
rigi, nonché progettista del Parc Morceau,
Il giardino negli anni Settanta-Ottanta si presenta diviso in “due rettangoli, uno a ponente l’altro a levante del fabbricato” e precisamente: “il giardino a ponente è il più grande. Ed è destinato esclusivamente
Bois de Boulogne e Buttes Chaumont. Il giardino appariva nelle stime ottocentesche “diviso in tre parti a tre differenti altezze, in comunicazione tra loro per mezzo di gradinate scoperte” e “tutto coltivato all’italiana, diviso in aiuole, e corredato di
alla coltivazione dei fiori ed altre piante di
molte piante alcune delle quali notevolis-
ornamento […] è intersecato da viali ser-
sime per lo sviluppo e per la loro rarità e
peggianti mantenuti in ghiaja, con paniere
bellezza”. Più vicino alle scelte operate
rotonde nel prato centrale per i fiori, pic-
nella Tenuta di Viareggio, è l’esotico giardi-
cole vasche pel servizio dell’innaffiatura.
no della fattoria di Stiava, un toscanissimo
La maggior parte è disegnato all’inglese”.
edificio di gusto neorinascimentale a più
In questo perimetro si ritrovano magno-
piani ristrutturato su progetto del Nottolini,
lie, abeti, olmi, lecci, ginepri, pioppi, viti
perimetrato da filari di platani e razionaliz-
americane rampicanti e, lateralmente agli
zato nella disposizione di viali.
stradoni, enormi platani, mentre “la piccola
L’altra villa già Castracani, poi Cittadella, a
VILLA BORBONE 41 susanna caccia
Conca di Sopra, con i raffinatissimi ambienti decorati dal lucchese Francesco Bianchi per incarico di Carlo Ludovico in occasione delle nozze del figlio Carlo, si staglia maestosa sul panoramico colle di Bargecchia, circondata da terrazzamenti di viti e olivi, a memoria dell’originaria funzione di impresa agricola. La collina è plasmata in modo da creare percorsi erbosi e scorci visuali, tra ordinati campi e sublimi boschi che conducono al rigore geometrico di un giardino all’italiana, posto nelle immediate vicinanze della casa padronale. Nella proprietà de “la Vallina” una folta e impenetrabile piantagione di cedri, aceri, cipressi, si addossa al muro di cinta, da cui si dipana un sistema di viali bordati da siepi di bosso, di pitosforo e lauroceraso che conducono alla villa, posta “nel mezzo dell’uliveto e sulla sommità del colle” al centro di un “vasto cortile”. Un bosco di palme lascia intuire il profilo della chiesa neogotica anticipata da un pronao di foggia bizantineggiante, creando un ambiente di sapore fortemente esotico. Tradizione locale ed esotismo si accordano nel pittoresco parco borbonico, aggiungendo un altro importante episodio alle sistemazioni paesaggistiche volute dalla famiglia per il vasto giardino litoraneo della Versilia, di cui hanno indissolubilmente plasmato l’aspetto.
in questa pagina: C. Paoli, Pianta di Villa Le Pianore,1880 (ASL, Dono Bice Paoli Catalani) C. Paoli, Pianta di Villa La Vallina (ASL, Dono Bice Paoli Catalani)
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Lorenzo Nottolini 1787-1851 Biografia essenziale
Elena Bonini
1787 Lorenzo Nottolini nasce a Segromigno in Piano da Gian Domenico e Maria Domenica Orsolini. Dopo la prematura morte del padre, frequenta il seminario della cattedrale, dove riceve una buona istruzione religiosa e umanistica, studiando inoltre Fisica, Geometria, Algebra, Disegno e Architettura. 1803 gli viene conferito un attestato d’incoraggiamento da parte dei “VII Viri Studiorum Moderatores”. Partecipa poi a vari concorsi, vincendo una medaglia per un monumento di sua invenzione (1806) e una medaglia d’argento per tre disegni riguardanti un teatro sempre di invenzione (1809). 1807-10 alle dipendenze del Principato di Elisa Baciocchi, aiuta l’architetto Giovanni Lazzaroni, impegnato nel progetto per la Villa di Marlia, “nel levar piante, formar disegni, relazioni” e a “compiere ispezioni locali, e visite ai rispettivi lavori”. 1810 si iscrive alla Matricola degli Agrimensori, e dopo regolari esami entra come aiutante nell’ufficio dell’ingegnere capo Carlo de Sambucy. 1811 ottiene una pensione biennale dal Principe di Lucca, Felice Baciocchi, per completare la sua formazione fuori Lucca, che gli viene rinnovata fino al 1818. 1811-13 lezioni di architettura presso l’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Soggiorno di tre mesi a Bologna per conoscere i lavori dell’Antolini. Si reca poi a Venezia, Vicenza e Verona.
1812-17 frequenta a Roma l’Accademia di San Luca e partecipa alle grandi imprese urbanistiche della Scuola Francese, fino a diventare familiare del Valadier e collaboratore del Berthault, primo architetto di Napoleone. A Roma ottiene incarichi di un certo rilievo, che riguardano soprattutto interventi di restauro in chiese e conventi, ma anche nella residenza romana di Maria Luisa di Borbone, e nel palazzo del cardinale Ercolani in Piazza Venezia. 1818 torna a Lucca, dove viene nominato Architetto Regio della Casa Reale e Corte, dalla Duchessa Maria Luisa di Borbone. Nello stesso anno diventa membro del Consiglio delle Acque, Strade e Macchie per il primo Dipartimento. A partire dal 1818, esegue interventi a Palazzo Ducale, occupandosi anche del restauro del regio Istituto “Maria Luisa” e di restauri al Monastero dei Servi, a Palazzo Lucchesini, e al Teatro del Giglio. 1818-20 interventi sulle Mura da Porta San Pietro al castello di San Donato. Ottiene la direzione dei lavori per la copertura dei Fossi nell’attuale Corso Garibaldi. Progetta un archivio pubblico. 1819 iniziano interventi di restauro alla Villa Reale di Marlia. 1820 elaborazione del Gran Progetto per il prosciugamento del Lago di Bientina mediante la deviazione del Serchio. Sviluppa un Piano regolatore per Viareggio, con la ristrutturazione della darsena e del molo.
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1821 per gli studi effettuati, gli viene riconosciuto il titolo d’ingegnere da parte del Direttore Generale del Liceo Reale. Inizia la ricostruzione del ponte di Monte San Quirico (fino al 1824). 1822 diventa Ingegnere Capo del Commissariato delle Acque e Strade. Esegue interventi per la Cavallerizza coperta e la Cappella Orsetti. Inizia la costruzione dell’Acquedotto (fino al 1834). 1823 dopo la morte dell’ing. Valentini, assume la giurisdizione tecnica sul bacino imbrifero del Serchio, che conserva per tutta la durata del Ducato. Si occupa delle costruzioni marittime e dei lavori interni della città di Viareggio, e viene incaricato della progettazione di una Reggia con relative scuderie, sui due lati del Canale Burlamacca, solo in minima parte realizzata. 1827 esegue interventi di ristrutturazione e ampliamento del Convento dell’Angelo. 1830-39 si occupa del recupero di Piazza dell’Anfiteatro e della realizzazione di alcune fontane monumentali a Lucca. 1833 viene sospeso dalla direzione dei lavori dell’Acquedotto, a causa dell’intorpidimento delle acque, così si reca a Dresda e a Berlino, per ottenere giustizia dal Duca e la nomina di una speciale commissione di esperti. In questa occasione studia le opere di architettura neogotica. 1837-43 realizza il casino di caccia a Pieve Santo Stefano, eseguendo interventi a Bagni di Lucca per la regimazione della Lima e la ricostruzione del sistema via-
rio; si occupa anche del restauro nella chiesa di Sant’Alessandro. 1839 dopo aver ottenuto l’incarico di costruire a Fornoli il Ponte delle Catene, viaggia in Francia e Inghilterra, per studiare i ponti in ferro. 1844 realizzazione del Ponte sulla Fegana. Dopo il passaggio di Lucca al Granducato di Toscana (1847) rifiuta di seguire il Duca e di coprire incarichi di responsabilità offertigli a Parma e Firenze, preferendo rinunciare a stipendi, cariche e onori pur di rimanere a Lucca. Rifiuta anche la proposta del Governo Granducale di entrare a far parte, in qualità di consigliere, della Direzione d’Acque, Strade e Fabbriche. 1851 muore improvvisamente per un colpo apoplettico. L. De Nobili, Ritratto di Lorenzo Nottolini, 1845 circa (Lucca, Museo Nazionale di Palazzo Mansi)
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Giuseppe Pardini 1799-1884 Biografia essenziale
Elena Bonini
1799 nasce a Lucca, in una famiglia agiata. Riceve un’istruzione “classica” presso la rinomata scuola dei Chierici Regolari di Santa Maria in Corte Orlandini, mostrando una spiccata inclinazione all’architettura e all’ornato. 1817 si reca a Roma per seguire i corsi prestigiosi dell’Accademia di San Luca, dove consegue per tre anni consecutivi i premi di Architettura Elementare (1818), di Ornato (1819), e di Architettura Superiore (1820). In questo periodo entra in contatto, e si appropria, del linguaggio “tardoneoclassico” che si esprimerà nelle prime opere progettate. 1821-1824 si perfeziona presso il Regio Liceo di Lucca, studiando discipline tecnicoscientifiche. 1824 torna a Roma, per approfondire gli studi all’Accademia di San Luca, dove consegue un attestato di lode per il saggio architettonico (1826). Segue un periodo di viaggi in Italia e in Europa, in particolare nel Regno Sabaudo, Genova e Torino, oltrepassando i confini per visitare Parigi e Londra (1830). 1833 inizia ad affermarsi professionalmente, con l’apertura del cantiere della nuova Pieve di Marlia, esempio di Tardo neoclassicismo di stampo accademico. 1834 si stabilisce a Lucca, dove consolida amicizie con personalità di primo piano della vita artistica e intellettuale lucchese, quali il pittore Michele Ridolfi, l’erudito Salvatore Bongi e Antonio Mazzarosa. Viene nominato “Maestro di Architettura” e gli viene garantito un assegno
mensile, oltre a diventare membro della Commissione di Incoraggiamento di Belle Arti, Arti e Manifatture. Le prime prove del suo estro creativo e del Classicismo Romantico si concretizzano nel Catafalco per Lazzaro Papi. 1835 entra nella Commissione Consultiva di Belle Arti e Monumenti di Lucca. 1836 progettazione della Lampada d’Oro 1837 diventa direttore della neo-fondata scuola d’Incoraggiamento delle Belle Arti. Viene inoltre nominato “Ispettore e Consultore di tutte le fabbriche del Ducato escluse quelle dipendenti dal Regio Architetto Lorenzo Nottolini” e anche “Segretario della Deputazione degli Edili per il Circondario dei Bagni Termali”. 1838 diventa “Professore di Architettura, Prospettive ed Ornato” presso il regio Liceo. 1840 si sposa con Luisa Bongi, dalla quale avrà due figli, Guido e Leonello, e una figlia, Bona. È in questo periodo che vengono realizzati i progetti, testimoni del suo neogrecismo o classicismo romantico, per il Ponte sul Torrente Campione per i Demidoff (1837), il Regio Casino dei Giuchi (1838-39), l’Hotel de la Russie (1837-40), le Terme Carlo Lodovico, e il Teatro degli Animosi a Carrara (1836-40). 1843 viene incaricato del restauro della Basilica di San Frediano (per ricondurla alla “primitiva purezza”), della ristrutturazione dell’Atrio e del Salone delle Adunanza nel Regio Collegio in occasione
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del V Congresso degli Scienziati Italiani a Lucca. A questi si aggiungono i progetti per tre teatri, i Teatri Pantera e Castiglioncelli a Lucca e quello non realizzato per Castelnuovo Garfagnana, oltre ai progetti per la nuova Chiesa di Nozzano (1842) o per il grandioso ampliamento del Duomo di Castelnuovo, dove realizza un arduo connubio tra stilemi neorinascimentali e citazioni ellenizzanti. Infine, progetta il perduto edificio della Camera di Commercio e la Stazione Ferroviaria di Lucca (1847), dove coniuga un raffinato archeologismo alla più recente tecnologia. 1847 brusco rallentamento della sua ascesi professionale con la cessione del Ducato di Lucca da parte di Carlo Lodovico al Granducato di Toscana. Pardini viene liquidato dalla nuova amministrazione lorense, nonostante le sue proteste. Si dedica quindi all’insegnamento di architettura presso l’Accademia delle Belle Arti di Lucca (1857-67). 1859 grande intervento di restauro per il rinnovamento della fronte romanica di San Michele in Foro, dove si apre al dialogo con le nuove istanze dell’architteura unitaria (Eclettismo neorinascimentale, Neoquattrocentismo in chiave “preraffaellitica”). 1860-75 inizia la seconda giovinezza del Pardini. Tra le opere parzialmente o completamente realizzate spiccano: la fabbrica del nuovo Istituto d’Arte, il Palazzo Paoli, il Monumento torinese a Cavour, il Manicomio di Fregionaia, l’Ospedale
Civico lucchese (1870-76), e anche i lavori alle chiese di Mutigliano, di Montuoso, di Compito, di Controne, oltre al gran progetto di una basilica a Segromigno in Piano. Riceve altre onorificenze, diventando Cavaliere dell’Ordine Mauriziano, membro della R. Accademia Lucchese di Belle Arti e della Commissione Consultiva di Belle Arti della Provincia di Lucca, Socio ordinario dell’Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti, Socio corrispondente dell’Associazione dei Benemeriti Italiani di Palermo. Viene infine insignito del prestigioso titolo di “Accademico di Merito” da parte della romana Accademia di San Luca (1880). 1881-83 trasformazione della Cappella funeraria dei Borbone nella Tenuta viareggina. 1884 alla sua morte riceve una solenne commemorazione.
L. De Nobili (?), Ritratto di Giuseppe Pardini, 1881 (Roma, Accademia Nazionale di San Luca)
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Bibliografia essenziale
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La Villa Borbone Glauco Borella
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Quell’antico amore: i rapporti tra i Borbone e Viareggio Raffaello Cecchetti
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Dimore e giardini borbonici in Versilia Susanna Caccia
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Lorenzo Nottolini, 1787-1851 Biografia essenziale Elena Bonini
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Giuseppe Pardini, 1799-1884 Biografia essenziale Elena Bonini
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Bibliografia essenziale
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Indice
Villa Borbone (foto d’epoca)
Finito di stampare nel mese di luglio 2006 in Pisa dalle Edizioni ETS Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa info@edizioniets.com www.edizioniets.com
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1• Susann a Caccia, Palazz o dell e Muse, pp. 42, 2006 2• Glauco B orella - S usann a Caccia, Vill a Borbon e, pp. 48, 2006
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