Primavera 2016 // Finalmente a casa

Page 1

7째 anno // Numero 1 // CHF 7.50

SWISSLIFE Primavera 2016 // Finalmente a casa


www.swisslife.ch/rivista


Editoriale // 3

Buongiorno Al ritorno da una meritata vacanza, da una giornata di lavoro o semplicemente da un’uscita in cerca di una boccata d’aria fresca, essere di nuovo a casa ispira a tutti noi un particolare senso di pace e di sicurezza. Essere a casa, però, non significa solo rientrare tra le nostre mura domestiche; può voler dire tornare in un luogo che ci è familiare o tra persone che ci fanno stare bene o ancora da un oggetto cui siamo affezionati. Eppure, non appena siamo a casa circondati dai nostri cari e dalle cose che amiamo, ecco che ricominciamo presto a desiderare di allontanarcene, spinti dalla curiosità di nuove esperienze. Ivo Furrer CEO di Swiss Life Svizzera

Per ciascuno di noi essere di nuovo a casa possiede un significato diverso e tutto personale. Fabienne Zumbühl, ad esempio, una delle protagoniste della nostra storia di copertina, dopo un semestre di studio all’estero non vedeva l’ora di riassaporare la Rivella, il formaggio e la croccantezza del pane svizzero. Oppure Armin Schelbert, che a 72 anni ha già salito il Grande Mythen per la cifra record di oltre 3400 volte, non si sente di nuovo a casa prima di essere arrivato in vetta. Mi piace sapere che anche voi in questo momento siete di nuovo a casa, immersi nella lettura del nostro numero primaverile. Non mi resta che augurarvi una buona lettura di SWISSLIFE.

SWISSLIFE Primavera 2016


6 15

16 22

Swiss Photo Selection:

Casa, dolce casa

Se non altro da quando è uscito «Un mondo in pericolo», tutti ronzano intorno al tema delle api. Il fotografo Tomas Wüthrich ci mostra simpatici quadretti di vita apicola.

Dove si sente di nuovo a casa, Johannes Muntwyler?

Questionario:

Storia di copertina:

Non proprio dolce come il miele: la vita delle api mellifere è fatta di duro e ininterrotto lavoro. All’inizio i compiti di balia, muratrice e guardiana dell’alveare, poi la raccolta di polline e nettare in qualità di bottinatrice. Spaccati della vita apicola nelle foto alle pagine 6 e seguenti.

Felicemente a casa

Chi torna è di nuovo a casa. Ma casa non sono per forza le mura domestiche. Che si tratti di stare dove si abita, rigenerarsi nella natura o trovare il proprio posto nel mondo, si è a casa là dove ci si sente bene.

Mix di numeri:

La Margherita è a casa Rivella, pane e formaggio sono stati la più grande nostalgia di Fabienne Zumbühl durante il suo semestre in Messico. Al ritorno, tuttavia, la studentessa 24enne ha vissuto un piccolo shock culturale. La sua e altre storie sul ritorno a casa da pagina 16.

Responsabile del progetto: Swiss Life, Comunicazione Svizzera, Martin Läderach Commissione redazionale: Ivo Furrer, René Aebischer, Thomas Bahc, Monika Behr, Elke Guhl, Christian Pfister, Hans-Jakob Stahel, Paul Weibel Responsabile della redazione UPDATE: Dajan Roman Indirizzo della redazione: Rivista SWISSLIFE, Public Relations, General-Guisan-Quai 40, 8022 Zurigo, rivista@swisslife.ch Coordinamento del progetto: Mediaform|Christoph Grenacher, Ittenthal/Zurigo Ideazione e progettazione: Festland Werbeagentur, San Gallo/Zurigo Traduzione: Swiss Life Language Services Stampa e spedizione: medienwerkstatt ag, Sulgen; stampato su carta FSC Cambiamenti d’indirizzo/ Ordinazioni Rivista SWISSLIFE, General-Guisan-Quai 40, 8022 Zurigo, rivista@swisslife.ch Tiratura: 115 000 Pubblicazione: quadrimestrale; primavera, estate, autunno. Avviso legale: : le informazioni relative a servizi e prodotti contenute nella presente pubblicazione non costituiscono un’offerta in termini giuridici. Non viene tenuta alcuna corrispondenza in merito ai concorsi. Sono escluse le vie legali. ISSN 1664-5588 La rivista SWISSLIFE è una lettura interessante, ma non obbligatoria. Se in futuro volete disdire l’abbonamento, potete comunicarcelo con l’invio gratuito della cartolina-risposta in fondo alla rivista.


Contenuto // 5

25 Quattro possibili profili di terza età sono stati delineati dal Gottlieb Duttweiler Institute (GDI) in uno studio commissionato da Swiss Life. Scoprite se in terza età sarete custodi dello status quo, ribelli, pianificatori o per così dire senza età e perché da pagina 30.

Per l’arrampicatore Armin Schelbert c’è un solo ostacolo che gli può impedire di aggiungere al suo record una nuova conquista del Mythen: la neve. Attende dunque il disgelo primaverile con impazienza, pronto a ricominciare il quotidiano saliscendi. La sua storia da pagina 44.

42

Pensaci, ora tocca a te. Gli anziani godono di sempre migliore salute e vivono sempre più a lungo. La nuova rubrica «Pensaci, ora tocca a te» si addentra nella tematica e vi mostra i contorni dell’invecchiamento digitale nel vostro caso specifico.

Tour de Suisse:

La Stazione ornitologica svizzera

di Sempach

44

A Swiss Life:

Armin Schelbert

Nessuno è mai stato in vetta al Grande Mythen tante volte quanto Armin Schelbert. Il 72enne ripete l’impresa da 15 anni e ogni volta ne ricava una sensazione meravigliosa.

51

Un mazzolin di fiori:

53

Prototipi:

Brevetti e bravi inventori per cose di casa

54

Concorso:

Vincere e non muoversi dal divano

56

2066:

Il dente di leone o tarassaco

A casa nella propria area di riferimento

SWISSLIFE Digital: www.swisslife.ch/rivista, disponibile anche come app per tablet e smartphone su Google Play e nell’App Store

SWISSLIFE Primavera 2016


Casa,

dolce casa

Per circa tre settimane, ovvero metà della loro vita, le api mellifere si dedicano alla raccolta di polline e nettare che riportano all’alveare. Gli scatti del fotografo Tomas Wßthrich mostrano affascinanti spaccati di vita quotidiana di questi operosi insetti.


Swiss Photo Selection // 7

La villa «Stich mein nicht» («Non pungermi») è forse il più bello stabilimento apicolo della Svizzera. In primavera Markus Gabriel, apicoltore per passione di Nottwil, pulisce il tetto dalle foglie. Alle pagine seguenti: api in un ciliegeto nel momento in cui rientrano nell’arnia.

SWISSLIFE Primavera 2016




L’ape europea (Apis mellifera) nel ruolo di bottinatrice mentre succhia il nettare da un fiore di melo. A destra: l’ape regina (al centro), unica femmina dell’alveare a raggiungere la maturità sessuale, con la sua corte.




Swiss Photo Selection // 13

Un apicoltore ispeziona gli alveari che ha installato in una piantagione di ciliegi. A sinistra: le api sciamate fuori dall’alveare si raccolgono sulla mano intorno alla regina. Ăˆ grazie alla sua presenza che le api non pungono.

SWISSLIFE Primavera 2016


O F F R I T E U N A P R OT E Z I O N E OT T I M A L E A L L E C E L LU L E D E L L A V O ST R A P E L L E , È L ’ U N I CA A SS I C U R A Z I O N E E F F I CAC E C O N T RO L ’ I N V E C C H I A M E N TO Kosho Matcha Effective è una nuova e particolare linea di prodotti per la cura del viso all’esclusivo estratto di matcha bio. Il tè verde è la pianta che più di ogni altra contiene i preziosi antiossidanti essenziali. Per questo l’azione di Kosho Matcha Effective è estremamente efficace contro i cambiamenti cellulari, i raggi UV e gli influssi dell’ambiente. Un rituale dolce e naturale per una bellezza visibilmente radiosa e un equilibrio interiore di cui beneficerete a lungo. Bu U

i va us cl e s i fe e L ic in – i ss co d su w ro E 0 % i S o s t LIF p l 1 n t i l v I SS s h o d e l i e i t o SW m / o i c s u b a l e o . co o n p e r z a t e z i o n ko s h l i z mo w.

Kosho Matcha Effective – in vendita da subito nei negozi specializzati o su www.kosho.com (spedizione gratuita)

ti pr

o w

w

SWITZERLAND


Questionario // 15

Lei dirige un circo: che cosa significa per lei tornare a casa?

Dal momento che sono quasi sempre in giro, tornare a casa riveste per me un’importanza fondamentale. A casa sto bene con me stesso e mi ritrovo in mezzo alle persone a cui tengo.

Che cosa le ci vuole per sentirsi bene una volta tornato a casa?

Dov’è che ritorna di norma?

Lei considera casa sua il luogo dove vive attualmente o dove è cresciuto?

Quando sono in tournée nel nostro camper, altrimenti nella nostra casa di Wohlen. Quando durante la tournée passiamo per Wohlen, diciamo che «si torna a casa»; ma quando poi si è di nuovo al circo, anche lì abbiamo la sensazione di essere a casa. Qual è la prima cosa che fa al ritorno?

Dipende dalla stagione. D’inverno accendo il fuoco nel caminetto. Che cosa la aspetta al ritorno?

Non mi aspetto di essere atteso da qualcuno. Ma quando la mia compagna o i miei figli mi fanno festa è meraviglioso. Quando si sveglia è consapevole di come e quando è tornato a casa la sera prima?

Mi inquieterebbe non poco se non fosse così.

SWISSLIFE Primavera 2016

Sono un tipo molto sensibile all’armonia. Quando a casa l’atmosfera è positiva e mi sento bene accolto, allora sto bene. Vivo un po’ dove sono cresciuto e un po’ nel circo itinerante. Quando parte le prende presto la voglia di casa?

Sì, è così. Quando si ha una vita così movimentata, avere una casa dove tornare assume una grandissima importanza. Ritengo che avere un luogo in cui potersi sentire a casa, al sicuro e protetti, sia più una grande fortuna che un privilegio che occorre guadagnarsi. Penso che a gran parte dell’umanità questa fortuna è negata per motivi incomprensibili e non giustificabili. Un’idea che trovo sempre più dura da mandare giù. www.circus-monti.ch


Gert Stäuble (50 anni), pilota e musicista Dopo l’atterraggio gli piace pedalare una mezz’oretta verso casa in modo da poter «staccare dal volo.»


Testo: Yvonne Eckert, foto: Severin Nowacki

Felicemente a casa Chi torna è di nuovo a casa. Ma casa non sono per forza le mura domestiche. Che si tratti di stare dove si abita, rigenerarsi nella natura o trovare il proprio posto nel mondo, si è a casa là dove ci si sente bene.

SWISSLIFE Primavera 2016


Gert Stäuble

«Il ‹Röschtigraben› che divide le regioni linguistiche, da lassù mica si vede.»

F

a già buio quando il Dornier atterra a Belp. Dopo che i passeggeri sono scesi tutti, anche il copilota Gert Stäuble raccoglie le sue cose. Ha ancora una commissione da sbrigare questa domenica: procurare pane e latte per la famiglia. Il batterista dei Züri West ha iniziato a volare a 36 anni, poi è stato assegnato alle tratte commerciali e da tre anni e mezzo è sui voli di linea SkyWork. La sera può sempre tornare a casa, «non come quando eravamo in tournée.» Stäuble è sempre felice di tornare a Berna: «È una città con un’atmosfera molto particolare, i bernesi si riconoscono al volo.» Apprezza molto la quiete: «Mi riesce più facile trovare l’ispirazione qui piuttosto che in una città frenetica. Qui non sono continuamente distratto.» Anche l’aria è una fonte di ispirazione per il pilota. Talvolta, quando l’aereo ha raggiunto la quota di crociera, Stäuble può lasciar vagare i pensieri e comporre una melodia che poi trascrive una volta a casa. Forse nel prossi-

mo album dei Züri West comparirà un brano nato durante uno dei voli del batterista. Lassù, dove i confini sbiadiscono, spesso ci si domanda come mai le persone se la prendano tanto le une con le altre: «Il Röschtigraben che divide le regioni linguistiche, da lassù mica si vede.» Poco prima dell’atterraggio Stäuble sorvola Berna: «Il centro storico si supera in un secondo» e neanche un minuto dopo l’aereo si posa a Belp. Oggi eccezionalmente non torna a casa in bicicletta nel quartiere Marzili, dove abita con la moglie e i tre figli. Ama quella mezz’ora di pedalate, che gli dà modo di «staccare dal volo.» Perché una volta a casa vuole essere tutto per la famiglia: è così che si sente a casa. Gert Stäuble (50 anni), pilota e musicista, vive a Berna con la famiglia.


Céline Motta

«Amo molto l’acqua.»

Q

uando torna da una missione per Medici Senza Frontiere (MSF), l’infermiera Céline per prima cosa si mangia una pizza e si gode il Lago Lemano. Appassionata di sport acquatici, ama fare immersioni, veleggiare e partecipare a progetti ambientali marini. A casa le condizioni lavorative sono completamente diverse rispetto all’Africa; quando le chiediamo come vive questo abisso risponde: «Io curo ovunque, nel deserto come in Svizzera. Per me non fa differenza.» Céline aveva sempre desiderato lavorare all’estero e conoscere culture diverse. La sua professione le consente di avere esperienze di questo tipo senza doverne andare in cerca. Il primo ingaggio per MSF è arrivato nel 2008: il Niger. All’epoca aveva un compagno, voleva sposarsi e metter su famiglia; ma dopo un paio di mesi in Africa «qualcosa nella mia testa mi disse che dovevo continuare con l’impegno umanitario.» Dato che il compagno non voleva seguirla nei suoi viaggi,

SWISSLIFE Primavera 2016

quattro anni in Gibuti, Kenya e Sudan del Sud e tra una missione e l’altra torna in Svizzera per un paio di mesi. Ogni volta la bellezza, la pulizia, l’organizzazione, la ricchezza sono quasi una sorpresa per lei. «È ovvio che lo so, ma quando torno mi prende di nuovo la consapevolezza di quanto sono fortunata.» Adesso è da poco tornata dal Congo, dove per la prima volta si è portata dietro la famiglia: il compagno, conosciuto nel 2012 presso MSF, e il loro figlio. Anche se il legame con la Svizzera si è fatto più forte, confessa: «Non riesco a fermarmi a lungo in nessun posto. Devo andarmene per potermi sentire di nuovo a casa. Ma adesso che ho famiglia le cose potrebbero cambiare.» Céline Motta a (34 anni), infermiera per Medici Senza Frontiere, da febbraio a novembre 2015 è stata in missione nel Congo. Vive con il marito e il figlio a Morges e a Parigi.


Michael Eckert

«Al ritorno in Svizzera li ho trovati tutti stressati.»

Q

uando mi sono ritrovato a casa, mi sono steso sul divano per godermi il silenzio. Dopo esser vissuti sei mesi in un container per due senza rimanere soli per 24 ore al giorno, si riscopre il piacere della solitudine. Quello che mi è mancato di più in Kosovo è stata la privacy. Perché ho fatto domanda con SWISSCOY? Era il momento di cambiare. Avrei anche potuto partire per un viaggio, ma il Kosovo era un cambiamento completo. Non è che basta decidersi e si parte («provo a fare il servizio militare all’estero e se non mi piace torno a casa»); è una decisione che richiede un attimo di riflessione in più. Prima di imbarcarci sull’aereo per Pristina abbiamo seguito un corso di formazione di due mesi a Stans sulla storia del Kosovo, su come relazionarsi con le persone e su come reagire in determinate situazioni. Io ero responsabile dei movimenti dei mezzi di SWISSCOY presso MovCon (Movement Control); gli svizzeri dove-

vano farci rapporto ogni ora via radio o telefono sulla posizione dei loro mezzi sul territorio. Tra le nostre mansioni rientravano anche il controllo e la manutenzione delle stazioni radio. Mi trovavo sempre in mezzo alle persone, per cui la nostalgia di casa non aveva grandi spazi. Attraverso i social network mi tenevo in contatto con amici e colleghi e a Pristina ci si intratteneva con la popolazione e coi soldati di altri eserciti accampati nella zona. L’atmosfera era cordiale. Al ritorno in Svizzera, invece, li ho trovati tutti stressati e di cattivo umore; dovunque andassi c’era gente che brontolava. Casa è per me dove si sta bene. Anche in Kosovo mi sono sentito un po’ a casa, anche se lì non c’erano i colleghi e la famiglia. Casa per me è anche là dove ci si può muovere liberamente, senza armi e senza bisogno di autorizzazione. Michael Eckertt (24 anni), tecnico elettronico, è stato da aprile a ottobre 2015 in Kosovo con l’esercito svizzero. Vive a Wettingen.


Fabienne Zumbühl

«Rivella, pane e formaggio sono ciò che mi è mancato di più.»

A

l ritorno in Svizzera dopo un semestre all’estero, Fabienne Zumbühl ha vissuto «un piccolo shock culturale,» che l’ha colta anche quando prendeva l’autobus. «Da noi non ci si siede dove si ha qualcuno vicino. In Colombia succede il contrario: anche se ci sono dieci posti liberi, ci si siede sempre vicino a qualcuno e si attacca discorso.» La scintilla è scattata per lei a 15 anni, durante una vacanza in Messico. Qui rimase affascinata dai maya, e fu così che sbocciò l’amore per le culture indigene. Ne seguirono viaggi in Guatemala, Belize, Perù, Bolivia ed Ecuador. Alla fine Fabienne, ormai studentessa di economia, ha deciso di procurarsi gli ultimi crediti per il bachelor in un’università della Colombia e si è iscritta per un semestre alla Universidad San Buenaventura di Cartagena. Confessa che a volte laggiù le è mancata l’affidabilità svizzera. I docenti non sempre si presentavano («Qui non succederebbe mai», commenta). Ciò che le è mancato di più però è stata

SWISSLIFE Primavera 2016

versitaria c’erano sempre solo riso, fagioli e montagne di carne.» Anche se a Cartagena ci sono locali niente male, la studentessa di Berna non vedeva l’ora di riassaporare pane, formaggio e Rivella. E poiché le lezioni in Colombia erano molto passive («È stato come tornare al liceo: il prof parla e tutti prendono appunti»), è stata felice di «tornare e imparare qualcosa di davvero stimolante.» Dopo il conseguimento del master in «International Affairs and Governance», le piacerebbe lavorare all’estero per un’organizzazione internazionale. E per sentirsi un po’ a casa, spera di trovare anche lì la Rivella. Fabienne Zumbühl (24 anni), studentessa universitaria, ha frequentato un semestre alla Universidad San Buenaventura da gennaio a giugno 2015 a Cartagena (Colombia). Vive a Kirchberg vicino Berna.


Ciro Langella

«La mentalità chiassosa con cui sono cresciuto.» Lei fa lo steward a bordo dei treni dall’Italia alla Svizzera, quindi si reca ogni giorno all’estero. Come mai ha scelto questo lavoro? È un lavoro che mi dà la possibilità di viaggiare molto e di conoscere le persone più disparate. C’è una località, nel viaggio di ritorno, a partire dalla quale si sente a casa? Una località vera e propria no, ma amo molto Lugano per il suo lago e il bellissimo centro storico, ideale per una passeggiata e un gelatino. La prima cosa che fa quando è di nuovo a casa? Saluto la mia compagna e i nostri due felini da salotto; poi mi stendo sul divano e guardo alla tivù le notizie sull’SSC Napoli. Quando nasci a Napoli il calcio te lo instillano fin dalla culla; già da piccolo mio padre mi portava allo stadio San Paolo a vedere le partite. Che cosa significa per lei essere di nuovo a casa? Per me casa è la mentalità chiassosa con cui sono cresciuto, l’italianità, la cucina, insomma tutto ciò che mi ricorda il sole del Meridione.

Che cosa le manca di p più all’estero? La pasta, di tutti i tipi e in tutte le salse, fatta in casa da mia mamma. E lo stile di vita italiano: essere sempre pronti a ricevere ospiti, avere sempre da mangiare per tutti perché in qualsiasi momento potrebbe suonare qualcuno alla porta, la domenica pomeriggio giocare a carte (scopa, scala 40 o malizia) o andare a trovare dei conoscenti. In Svizzera occorre fissare un appuntamento, ma da noi si va lì e basta. Di che cosa ha bisogno g per p sentirsi a casa? Famiglia, amici e conoscenti. C’è q qualche canzone che esprime p questo suo senso di casa? q Le canzoni della mia città Napoli, in particolare quelle di Nino D’Angelo. Una delle mie preferite è «Vai», che ha un ritornello che rende alla perfezione l’idea. Ciro Langella (41 anni), steward, lavora sulle tratte Zurigo-Milano, Ginevra-Milano e Basilea-Milano. Vive a Como.


Nina Staehli

«Lassù sulle montagne riesco finalmente a respirare.»

L

e città si assomigliano un po’ tutte. Per me essere di nuovo a casa significa avere silenzio, andare nei boschi, sui monti: questo è per me essere a casa in Svizzera. In un primo momento non mi servono le persone; si tratta di un processo graduale, che mi piace vivere in solitudine e che mi consente di riallacciare il filo che mi lega allo spirito della terra svizzera. Sono affascinata dalla pace e dallo splendore della natura. La luce unica, il profumo delizioso: tutte esperienze sensoriali che mi fanno ritrovare me stessa. Non che io me ne allontani; in qualità di artista devo sempre rimanere presente a me stessa. Il bosco e i monti hanno un non so che di arcaico, di selvaggio, che è nutrimento per la mia anima. Vagare nell’Urnerland o a Eggberge verso Klausen è fantastico. Si è sempre in alto, la vista da lassù ha un che di sublime. Oppure in fondo alla Schächental, il Gross Ruchen, con le pareti rocciose che per me sono come oggetti giganteschi. Amo follemente gli spazi aperti e trovo la Svizzera così

SWISSLIFE Primavera 2016

sulle montagne riesco finalmente a respirare. Quando sono impegnata in un progetto da qualche parte del mondo sono lì con tutta me stessa. Se sono lì con la mia arte è lì anche il mio cuore, pulsante di vita. Con l’arte mi sento a casa ovunque. Ma non so se avrei il coraggio di impaccare baracca e burattini e andare a vivere in un altro continente: con le mie radici europee mi sento al mio posto. Ritengo che l’Europa, con la sua letteratura e la sua arte, sia il fondamento del mio essere. Il mio essere legata alle radici ha qualcosa a che fare con la cultura europea ed è questa la strada che intendo continuare a seguire. Nina Staehli (54 anni), artista, pendolare tra Lucerna e Berlino.


È il cervello a decidere quando commuovere il cuore Come mai ci assale l’orgoglio, la malinconia, la gioia o l’eccitazione febbrile quando ci troviamo in autostrada e scorgiamo lo stemma del nostro cantone o un cartello di benvenuto? La nostra memoria attiva i ricordi. Studi neurologici hanno dimostrato che la sensazione di essere a casa si forma grazie a ripetute impronte sinaptiche e alla manifestazione di engrammi nel cervello. Che cosa sono gli engrammi? Si tratta di una parola greca che significa «iscrizione»; in ambito neurologico è un termine generale per indicare una traccia fisiologica lasciata da uno stimolo in forma di modifica strutturale duratura nel cervello. L’insieme degli engrammi (una cifra dell’ordine dei miliardi) forma la memoria. È lì dunque, nel nostro «disco rigido», che sono impressi gli avvenimenti che si ripetono costantemente, e non appena ne viene riattivato in noi il ricordo questi si fanno sentire. Ma la nostra vita è in costante mutamento. Non riusciamo a fermarci, dobbiamo e vogliamo salpare per lidi sempre nuovi. Per questo «casa» non è solo il luogo dove un uomo nasce e cresce, ma è anche una freccia che indica dove il sentiero potrebbe portarci. È la nostra assicurazione sulla vita, poiché non siamo ancora in grado di valutare quelle terre inesplorate che sono la nostra meta costante. È per questo che essere di nuovo a casa ci commuove, ci tocca nel profondo, dovunque tale luogo si trovi. Fintanto che ci troviamo a casa, là dove abbiamo la nostra famiglia e i nostri genitori, ce ne accorgiamo appena. Ma se ce ne allontaniamo, iniziamo magari a sentirne la mancanza, e solo quando ci ritroviamo di nuovo davanti quella data regione geografica o quella data immagine o quell’odore particolare, la memoria subconscia riporta in superficie i sentimenti a essi associati.


Storia di copertina // 17

Céline Motta (34 anni), infermiera Dato che l’impegno umanitario la porta sovente all’estero, trova poi tanto più piacevole praticare i suoi amati sport d’acqua sul Lago Lemano.

SWISSLIFE Primavera 2016


Michael Eckert (24 anni), tecnico elettronico Dopo sei mesi in un container militare condiviso, è un piacere poter tornare a casa e sdraiarsi sul divano.


Storia di copertina // 19

Fabienne Zumbühl (24 anni), studentessa universitaria In Colombia ha sentito a volte la mancanza dell’affidabilità svizzera, ma soprattutto della cucina nostrana.

SWISSLIFE Primavera 2016


Ciro Langella (41 anni), steward Famigliari, amici e conoscenti: chi si sente a casa in Italia sa che tra le mura domestiche non si rimane a lungo da soli.


Storia di copertina // 21

Nina Staehli (54 anni), artista Tornare a casa per l’artista è un processo in cui preferisce la solitudine. Ama quindi ricercare il silenzio dei boschi e delle montagne.

SWISSLIFE Primavera 2016


La Margherita è a casa. Recapitata da uno dei tanti corrieri della pizza. A Margherita e le altre sono fedeli soprattutto gli uomini: il primo corriere svizzero, con un volume di consegne di circa 1,2 milioni di pizze all’anno, conta che piĂš di due terzi delle ordinazioni sono effettuati da uomini. Le cifre qui sotto indicano i tipi di pizza che consumano gli svizzeri a domicilio (meglio se sul divano e direttamente con le mani). Buon appetito a tutti!

MARGHERITA

20,7% RUSTICA

11,8%

PICCANTE

16,8%


Mix di numeri // 23

PROSCIUTTO

17,8%

PROSCIUTTO E MASCARPONE

9,7%

PROSCIUTTO E FUNGHI

HAWAII

9,9%

Fonte: Dieci AG

13,3%


l sito igital a a D E F I t L SWISS life.ch/rivis swiss forma di app o s ot t o e s m a r t p h o n e let p e r t a b o o g l e P l ay e G . in p Store nell’Ap


25

Pensaci, ora tocca a te.

66

«La vita inizia a 66 anni», cantava Udo Jürgens, beniamino del pubblico germanofono e non solo, nel 1977 – prevedendo l’attuale evoluzione. Lo studio del GDI analizza come sarà, in A Bonaduz, futuro, la vecchiaia. per conoscere una possibile forma di abitazione a partire dai 50 anni. A pagina 28

Pagina 38


Così sono i nostri clienti Josef Niederberger – agricoltore e «jodler»

Capire i clienti rappresenta l’obiettivo primario dei nostri affari. Per questo 100 fra collaboratrici e collaboratori di Swiss Life hanno fatto visita a 100 clienti. Christian Critelli, informatico gestionale presso Swiss Life in Svizzera, ha incontrato Josef Niederberger, agricoltore di montagna e «jodler» di Wiesenberg (NW). «Dal Cantone di Nidvaldo, sull’altopiano sopra Dallenwil, a 1200 metri di altitudine, a Wiesenberg: è da lì che vengo, lì vivo e lavoro e lì sono cresciuto in una famiglia contadina, assieme a undici fra sorelle e fratelli. Il martedì sera, dopo una giornata di 12 ore, nella cappella Wirzweli incontro per le prove lo Jodelclub, alla cui fondazione ho partecipato nel 1988. Sono primo basso. Lo jodel naturale non ha né note, né parole, ma viene trasmesso oralmente, di generazione in generazione. Il suono sale dal più profondo dell’essere, nel punto in cui gioia e dolore s’incontrano. È qualcosa che tocca profondamente l’anima. Il pubblico ha la pelle d’oca quando ascolta e c’è anche chi piange dalla commozione. Nel 2003, senza volerlo, siamo entrati nella hitparade con il nostro pezzo jodel ‹Ewigi Liebi›. Sei anni dopo con Francine Jordi e la canzone ‹Das Feyr vo dr Sehnsucht› ci siamo posizionati primi in classifica (‹Grösster Schweizer Hit›)».

«I limiti dettati dall’età stanno svanendo.»

Gli anziani sono più in forma che mai e Silicon Valley, con l’ausilio di tecnologie, vuole ritardare la morte. Con quali conseguenze per la società? A dare le risposte a questo quesito è lo studio «Digital Ageing» condotto dal Gottlieb Duttweiler Institute (GDI) su incarico di Swiss Life. David Bosshart, CEO del GDI, parla della vita e della fine della vita. Perché i limiti dettati dall’età si dissolvono? Ci sono ragioni biologiche, sociali e tecnologiche. Viviamo nel benessere, viviamo molto più a lungo, godiamo di sicurezza sociale, in terza età abbiamo aspettative molto elevate nei nostri confronti, verso le istituzioni e la nostra stessa vita. Cosa significa questo? La digitalizzazione e le nuove tecnologie forniscono alle persone anziane la possibilità di iniziare a ribellarsi. È, però, anche possibile che – grazie ai dati disponibili sulla propria persona – essi possano curarsi e rimanere sani molto più a lungo. Significa diventare, per così dire, immortali? Se queste tendenze radicali, come l’Ageless Ageing, dovessero toccare un gruppo più grande oppure la maggioranza delle

persone, allora la domanda, squisitamente umana, sull’esistenza si porrebbe in modo nuovo: quando giungiamo alla fine della vita? Quali ne sarebbero le conseguenze? Allora ci abitueremo al fatto di non dover più veramente morire; se moriremo, sarà magari in seguito a un incidente. Avremo, dunque, un atteggiamento completamente diverso di fronte alla morte. Potrà però anche capitare che le aspettative di queste persone aumentino ancora, che sentano ancora più la voglia di fare nuove esperienze e che abbiano ancor più l’impressione di poter fare a 80 anni le stesse cose come a 20. Sarebbe, allora, un mondo un po’ scombinato. La doppia pagina seguente è dedicata allo studio «Digital Ageing».


Pensaci, ora tocca a te // 27

Il mio desiderio: Un’aiuola di tulipani? Soddisfazione? Pura armonia? Una vita lunga? Un’attività indipendente? In occasione del tour «Pensaci, ora tocca a te», le svizzere e gli svizzeri hanno avuto l’opportunità di registrare un videomessaggio – e di decidere in quale ersone me le p la propria o c e t e g futuro momento ricevere, come Leg nizzano sideri e era orga in Svizz enza e quali d nfronti: sorpresa, questa registrazione. ri co revid

Ping pong La previdenza non deve essere difficile. Una domanda, una risposta. Nella chat. Adesso. Subito. Venerdì, 11 marzo ore 09.43

Per Swiss Life FlexSave Invest ora l’SMI non è più l’indice determinante per la partecipazione, vero?

Sì, è così. Sono ora tre i grandi indici che insieme formano la base per la partecipazione: l’SMI svizzero, l’Euro Stoxx 50 europeo e l’S & P 500 americano. Qui si trova la composizione precisa: swisslife.ch/it/flexsave.

p rop no nei p aate.ch formula nsacioratocc e www.p

Werner a Werner:

«Desidero arrivare, assieme a mia moglie, fino agli 80 anni.»

Perché questo cambiamento?

Grazie alla nuova ripartizione, gli investimenti risultano molto più diversificati e non sono più esposti solo alle oscillazioni dell’SMI. Il vantaggio, quindi, è un’evoluzione più stabile del valore.

Rosalia a Rosalia:

«Spero che quando riceverai questo messaggio sarai una ragazza sana e spensierata, felice di vivere e con tante possibilità.»

Emanuel a Emanuel:

Grazie.

«Avrai la tua band, un cane e una station wagon. Una casa, un appartamento in condominio e una moglie.» Elena a Elena:

«Spero che per allora avrai finalmente fatto il permesso di guida. Ho fatto ormai 58 lezioni e la cosa comincia a diventare imbarazzante.»

SWISSLIFE Primavera 2016

Roberto Russi, agente generale di Swiss Life a Lugano e il nostro team di consulenti rispondono nella chat alle vostre domande: myworld.ch/chat


Ager In arrivo laRebel società senza età Nome: Johanna «JoJo»

I «Rebel Ager» sono persone che non accettano l’etichetta «vecchio» e che, se possibile, cancellerebbero del tutto questo termine dal vocabolario. Si sentono più giovani e non percepiscono il pensionamento come l’inizio della fine, bensì vi vedono le numerose libertà e occasioni che si offrono loro. Non rifiutano le nuove tecnologie, tuttavia le usano piuttosto come mezzo per raggiungere lo scopo, per vivere più esperienze concrete.

Reinventiamo l’età

Quale scenario prevedete per il vostro futuro? Per saperne di più consultate lo studio al sito www.gdi.ch/swisslife

L

a scienza definisce l’invecchiamento come La classica ripartizione della vita in tre fasi una transizione, dato che si inizia con lo (formazione, professione e pensionamento) sviluppo delle proprie capacità umane e è vieppiù un modello del passato. Questo dei propri campi d’attività per poi arrivagrazie ai figli del baby boom in età di pensionare al processo di conservazione. In altri termini: da giovani vogliamo imparare, nella terza età vomento: una generazione numerosa e attiva, gliamo serbare quanto appreso. Apprendistato o sana e propensa alla tecnologia come mai prima titolo accademico, prima, seconda o terza relaziod’ora. In futuro l’esistenza non seguirà più ne, matrimonio, primo figlio, secondo nuovo meColore preferito: Pink percorsi già battuti. Dobbiamo decidere molto stiere, casa propria, trasloco – sono possibili fasi preferito/a: Fury nostra vita e, nel contempo, magari anche più spesso e con più responsabilitàFilm/Serie personale ri- Kungdella Hobby: Kitesurfing punti di svolta. spetto al passato su come vogliamo strutturare Piatto preferito: Pesce palla La struttura dell’esistenza ormai non segue più la nostra vita. una strada battuta, ma permette sempre un nuovo Filosofia di vita: Meglio vivere di rimorsi che di rimpianti orientamento. Questo ci strappa dalla nostra zona Una cosa che avrei da tempo dovuto fare: Attraversare l’Atlantico in barca a ad velaassumere un atteggiadi comfort, obbligandoci

mento e orientato Cosa voglio raggiungere ancora nella vita: Un’avventura con responsabile un personaggio famoso al futuro nei confronti della maggiore libertà decisione di cui diIl partner dei miei sogni deve…: Essere stimolante, creativo, essere disposto a relazioni di aperte sponiamo. Anche perché, in futuro, sarà meno lo Meta di un viaggio: La strada del Pamir (Tagikistan, Kirghistan) in bicicletta Stato o il datore di lavoro a pensare alla nostra Perché siamo su questa terra: Per divertirci alesistenza. massimoPiù e riscoprirci responsabilità personale e meno rou-


Pensaci, ora tocca a te // 35

Predictive Ager

tine significano, però, anche più stimoli e flessibi-Nome: In particolare nel caso di due scenari («Rebel Gertrud «Trudi» lità mentale. Per i giovani di oggi ciò significa che Ager»/«Ageless Ager») i più anziani, oltre a sentirsi I «Predictive Ager»durerà assomigliano la fase di crescita più di quanto previsto – più a loro agio nel mondo di domani, rimangono l’esistenza attiva durerà oltre la vitama professionale. più a lungo orientati alla crescita e, quindi, invecmolto ai «Conservative Ager», chiano più lentamente a livello mentale. Questo a usano le nuove tecnologie e sfruttacausa degli stimoli di questo mondo del futuro. Il concetto di «età» e di «vecchiaia» no la rapida connessione della Con l’aumento di persone anziane orientate hanno un nuovo significato nostra vita aiquesta dati ecircostanza l’onnipresenza Abbinando ai futuri pensiona- alla crescita, il termine di «vecchiaia» come lo indi big data pereventuale raggiungere loro ti con il loro utilizzoi di possibili nuove tendiamo oggi tende a sparire lentamente e sarà obiettivi di conservazione. Misurano, tecnologie, risultano quattro scenari per la terza riservato unicamente alle persone prossime alla etài nel futuro, come elaborato uno studio del morte. Grazie all’abbigliamento moderno, al micosì, dati relativi alla salute da e la gliore stato di salute, alle attività orientate alla creGottlieb Duttweiler Institute (GDI) predisposizione genetica per poicommissionariscita e, forse, anche con il maggior ricorso alla to da Swiss Life. cavarne previsioni e raccomandaA tal fine hanno preso parte a un sondaggio chirurgia plastica, un 80enne sarà difficilmente zioni. Il loro utilizzo anche 1000 grande persone fra i 20 e glidi80dati anni, le quali si riconoscibile come tale. E con il venir meno di riduce la loro sfera privata la lorodi vita nella un’età di pensionamento fissa, da ultimo si dissono espresse in merito al loro e concetto solidarietà persone con solverà anche il limite istituzionale di età. terza età. Iverso risultatilesono sorprendenti: A seguito del venir mendo del concetto di età più giovani più uno Istile di vitahanno pocoun’immagine sano. conservativa della vecchiaia che non i pensionati. e dato che ci incamminiamo verso una società senza età, vengono meno anche norme e aspettaI giovani rispetto ai pensionati accordano maggiore importanza al concetto di tive tuttora rilevanti per gli anziani. Il come inveccompagno/a, famiglia o casa propria. chiamo in una società digitale, dipende sempre meno dalla cultura e dalla natura, quanto – semPer i pensionati il perfezionamento professionale o il volontariato sono più importanti pre più – dalla fantasia individuale in seno alla rispetto a quanto ipotizzato dai giovani. collettività. Si aprirebbe, così, la via verso una società senza età. I giovani sono fiduciosi di raggiungere i propri obiettivi e di disporre di capitale sufficiente in terza età.

Lo studio del GDI «Digital Ageing – verso una società senza età» – schizza quattro tipologie di persone nella terza età, considerando la crescente digitalizzazione della vita. Questi scenari non sono previsioni precise, ma punti cardine. Come sostegno nell’orientamento, essi devono permettere di prendere 2 decisioni pratiche e lasciare spazio a discussioniColore creative. preferito: RGB 65, 105, 225 Film/Serie preferito/a: 1 I «Conservative Ager»Previsioni mantengono allo quo/ l’età: invecchiare focalizzando do sul delstatus tempo Bollettino dei pollini

ologie. custodire, senza l’utilizzo di nuove tecnologie.

3

Hobby: Pianificare le vacanze 2 I «Rebel Ager» reinventano l’età: (obiettivo: terme)

invecchiare focalizzando sulla crescita,

senza preferito: l’utilizzo di 160 nuove tecnologie. Piatto grammi di polvere proteica, bistecca slim 3 I «Predictive Ager» calcolano in l’età: vitro e drinkfocalizzando di bacche sul di goji invecchiare custodire, con l’utilizzo di nuove tecnologie.

Filosofia di vita: Si raccoglie ciò 4 Gli «Ageless Ager» raggirano l’età: che si semina invecchiare focalizzando sulla crescita,

Una cosa che avrei daditempo do- gie. con notevole utilizzo nuove tecnologie. vuto fare: prendere pastiglie di deidroeplandrosterone (27 minuti fa) SWISSLIFE Primavera 2016

Come provvedere a una vita secondo le proprie scelte Calcoliamo l’età ribelli, Conservativi, pianificatori o senza età? La maggior parte delle persone desidera continuare a vivere il più a lungo possibile secondo le proprie scelte. Un reddito regolare dopo il pensionamento permette di raggiungere questo obiettivo. In particolare se si può attingervi fino alla fine della vita, indipendentemente da ciò che accade sui mercati dei capitali. Poter poi decidere, addirittura, secondo le proprie scelte su quando ritirare una parte del proprio investimento, è sicuramente ideale.

1

1 4

Desiderate maggiori informazioni su Swiss Life Calmo IncomePlan? Inviateci la cartolina nella copertina posteriore della rivista o visitate il link: www.swisslife.ch/it/ calmoincomeplan


Conservative Ager

Rebel Ager

Nome: Paul «Pauli»

Nome: Johanna «JoJo»

I Conservative Ager sono gli anziani nel senso classico del termine. Sono persone i cui obiettivi sono volti a conservare. Utilizzano le nuove tecnologie solo in determinate circostanze e in modo limitato. Non desiderano acquisire nuove capacità, conoscere nuove persone o raccogliere nuove esperienze, ma piuttosto concentrarsi su ciò che già conoscono. Le relazioni vengono curate e approfondite. Gli atteggiamenti noti vengono tenuti in esercizio, in modo da prevenirne la perdita.

I «Rebel Ager» sono persone che non accettano l’etichetta «vecchio» e che, se possibile, cancellerebbero del tutto questo termine dal vocabolario. Si sentono più giovani e non percepiscono il pensionamento come l’inizio della fine, bensì vi vedono le numerose libertà e occasioni che si offrono loro. Non rifiutano le nuove tecnologie, tuttavia le usano piuttosto come mezzo per raggiungere lo scopo, per vivere più esperienze concrete.

Reinventiamo l’età

Manteniamo allo status quo l’età

Colore preferito: Grigio

Colore preferito: Pink

Film/Serie preferito/a: Heidi (versione 1952)

Film/Serie preferito/a: Kung Fury

Hobby: Raccogliere francobolli

Hobby: Kitesurfing

Piatto preferito: Polenta e brasato

Piatto preferito: Pesce palla

Filosofia di vita: Bisogna accontentarsi di quello che si ha.

Filosofia di vita: Meglio vivere di rimorsi che di rimpianti

Una cosa che avrei da tempo dovuto fare: Portare fuori la pattumiera

Una cosa che avrei da tempo dovuto fare: Attraversare l’Atlantico in barca a vela

Cosa voglio raggiungere ancora nella vita: Lasciare una buona eredità ai miei discendenti

Cosa voglio raggiungere ancora nella vita: Un’avventura con un personaggio famoso

Il partner dei miei sogni deve…: Essere affidabile e leale

Il partner dei miei sogni deve…: Essere stimolante, creativo, essere disposto a relazioni aperte

Meta di un viaggio: Passeggiata sul Monte Generoso

Meta di un viaggio: La strada del Pamir (Tagikistan, Kirghistan) in bicicletta

Perché siamo su questa terra: Per lavorare, guadagnare e occuparci finanziariamente dei discendenti

Perché siamo su questa terra: Per divertirci al massimo e riscoprirci


Predictive Ager

Ageless Ager

Nome: Gertrud «Trudi»

Nome: Vincent «3!|\|(3 3000»

I «Predictive Ager» assomigliano molto ai «Conservative Ager», ma usano le nuove tecnologie e sfruttano la rapida connessione della nostra vita ai dati e l’onnipresenza di big data per raggiungere i loro obiettivi di conservazione. Misurano, così, i dati relativi alla salute e la predisposizione genetica per poi ricavarne previsioni e raccomandazioni. Il loro grande utilizzo di dati riduce la loro sfera privata e la loro solidarietà verso le persone con uno stile di vita poco sano.

Gli «Ageless Ager» sono orientati alla crescita e utilizzano in modo molto estensivo le tecnologie di domani. Sono transumanisti, ovvero utilizzano numerosi supporti tecnici e i risultati della medicina rigenerativa per oltrepassare i limiti del corpo umano. Se nessuno deve più morire, però, vengono a crearsi nuove sfide – per la singola persona la ricerca del senso nella vita ormai eterna e per la società il limite della crescita.

Raggiriamo l’età Calcoliamo l’età

Colore preferito: Infrarosso (83 THz) Colore preferito: RGB 65, 105, 225 Film/Serie preferito/a: Previsioni del tempo / Bollettino dei pollini

Film/Serie preferito/a: Recorded 6-Sense-Experience: Chased by dwarves with pitchforks through jungle on acid (uncensored version)

Hobby: Pianificare le vacanze (obiettivo: terme)

Hobby: Brain Sync Orchestra

Piatto preferito: 160 grammi di polvere proteica, bistecca slim in vitro e drink di bacche di goji

Piatto preferito: Ioni di litio

Filosofia di vita: Si raccoglie ciò che si semina

Filosofia di vita: Il cambiamento è l’unica costante

Una cosa che avrei da tempo dovuto fare: prendere pastiglie di deidroeplandrosterone (27 minuti fa)

Una cosa che avrei da tempo dovuto fare: Perché tanta fretta?

Cosa voglio raggiungere ancora nella vita: Portare il mio health score a oltre 900

Cosa voglio raggiungere ancora nella vita: Tutto

Il partner dei miei sogni deve…: Possedere le seguenti sequenze genetiche: Nptn, Cd28, Lif, Ccr5

Il partner dei miei sogni deve…: Essere sulla medesima lunghezza d’onda (9Hz onde alfa)

Meta di un viaggio: Luogo di cura con la miglior quota di miglioramento dell’health score (secondo app)

Meta di un viaggio: luna di Giove Europa

Perché siamo su questa terra: Per ricavare il massimo da mente e fisico, grazie alla disciplina e ai dati

Perché siamo su questa terra: Per cambiare le regole


Gli apprendisti pensionati si divertono

Conservative Ager: Anton «Toni» Borter incontra Nina Thöni Nina Thöni ha dovuto decidere: fare la musicista o diventare medico. Per Toni Borter sono stati altri a decidere: il suo maestro consigliò alla famiglia di non fare studiare il ragazzo. I colloqui nel film non riguardano, tuttavia, solo il lavoro, la famiglia, l’amore e la musica, ma sono incentrati sullo scambio personale. Toni parla, entusiasta, dei tempi in cui si innamorò di sua moglie e racconta a Nina come un tempo si chiedeva la mano di una donna. «Il giorno in cui farete il mio funerale, porterete all’ultima dimora una persona felice», così il pensionato riassume la sua vita a una Nina visibilmente commossa.

Vivendo insieme ad alcuni pensionati, quattro giovani scoprono quanto può essere variegata e divertente la vita nella terza età. Ne sono nati quattro film toccanti di registi svizzeri: documenti divertenti, sorprendenti e che nel contempo fanno riflettere sul vivere più a lungo e secondo le proprie scelte.

Manteniamo allo status quo l’età

Reinventiamo l’età.

Rebel Ager: Christa de Carouge incontra Christophe M. Saber È l’incontro fra due artisti che discorrono del proprio stile. Christa de Carouge è la grande dame della moda svizzera, mentre Christophe M. Saber cerca ancora la sua identità di registra cinematografico. Una cosa li unisce: entrambi adorano cucinare. Ed è proprio ai fornelli che i due s’incontrano a livello emozionale. Dopo una malattia del pancreas, Christa de Carouge ormai affronta la vita in modo più tranquillo. Tuttavia, se la vecchiaia sarà per lei solo sofferenza, opterà per l’eutanasia attiva, perché trova che è inutile sottoporsi a pene. Secondo Christophe questa è la vera ribellione.


Pensaci, ora tocca a te // 35 Ageless Ager: Charles Eugster incontra Benjamin Krähenmann Con i suoi 96 anni, Charles Eugster è sicuramente l’ultra 80enne più in forma della Svizzera. Benjamin è un giovane che sta facendo una pausa negli studi e lavora come corriere in bicicletta. Qual è la prima impressione che ricava quando incontra Charles davanti a casa sua? Scarpette Nike che porterebbe anche un hipster zurighese. Il senso della vita è il tema che tocca entrambi. Benjamin rimane sorpreso apprendendo che Charles non considera la felicità come un valore importante. Tuttavia, Charles sta ancora cercando una compagna, anche se non è facile trovare una donna ultra 70enne nei siti per la ricerca dell’anima gemella on line.

Raggiriamo l’età

Calcoliamo l’età

Vincete 500 franchi per il vostro futuro!

La previdenza vincolata del pilastro 3a offre opportunità di risparmio per ottimizzare la previdenza per la vecchiaia. Anche perché gli importi versati sono interamente deducibili dalle imposte. In casi eccezionali, i capitali del pilastro 3a possono anche essere percepiti in anticipo. In quale caso è possibile il prelievo anticipato? Per l’acquisto di una macchina Per l’acquisto di una proprietà d’abitazioni Per un viaggio intorno al mondo

Predictive Ager: Verena Speck incontra Vincent Dubinsky Vincent Dubinsky e Verena Speck si consacrano, entrambi, a una domanda essenziale: come riuscire a fare ballare la gente? Con il nome di DJ Cruz , Vincent fa il giro di club in, mentre Verena il suo lavoro di DJ lo svolge con più calma, mettendo su motivi classici che rasserenano il pomeriggio di anziani e persone affette da demenza in occasione dei suoi caffè danzanti. Verena è nonna, ha una famiglia, degli hobby ed è spesso in giro. «Sarei felicissimo di vivere, un giorno, una simile esperienza», afferma Vincent che si rallegra fin d’ora di essere, un giorno, pensionato: «È la condizione più bella che ci si possa immaginare.»

SWISSLIFE Primavera 2016

Rispondendo correttamente alla domanda del concorso, potete vincere un contributo iniziale per la vostra previdenza privata. Buona fortuna!

Inviate la cartolina contenuta nella copertina posteriore o partecipate on line: www.swisslife.ch/rivista


Il sogno di una casa propria Chi non sogna di abitare, un giorno, nelle proprie quattro mura? Affinché il sogno di una casa propria diventi realtà, occorre pianificare diversi punti. Infatti, non basta avere un sufficiente capitale proprio; in generale occorre anche un’ipoteca. I fondi della cassa pensioni permettono di aumentare il capitale proprio, ma di conseguenza diminuisce la previdenza per la vecchiaia. La proprietà d’abitazioni è, tuttavia, parte della previdenza per la vecchiaia. Poiché nell’acquisto di proprietà d’abitazioni sono diversi gli elementi da considerare, vale la pena parlare con gli esperti del ramo. Questo anche quando si desidera vendere l’abitazione propria. Maggiori informazioni su Swiss Life Immopulse: swisslife.ch/immopulse o con la cartolina nella copertina posteriore della rivista.

Oggi Zurigo, domani il mondo

Helen Durot, 30 anni, vive a Zurigo. Capoprogetto, ama vivere in città, pratica molto sport e non spende più di quanto guadagna. A 70 anni vorrebbe scoprire i luoghi più belli della terra che finora non ha avuto il tempo di visitare. Continuerà a praticare sport, naturalmente altre discipline. L’app Oldify mostra la foto delle persone fra 40 anni.

30

Cosa fa di professione? Sono capoprogetto in campo informatico.

Dove abita? Abito da sola in un appartamento a due locali a Zurigo Wiedikon. Cosa fa nel tempo libero? Vado spesso in città oppure al lago e incontro gli amici. Mi piace moltissimo vivere in città. Adoro

70

Cosa farà dopo il pensionamento? Penso che viaggerò molto. Cercare ancora tutti gli angoli nascosti e belli di questa terra che finora non ho ancora avuto il tempo di scoprire. Come pensa di vivere a 70 anni? Probabilmente continuerò a vivere in un appartamento piccolo e accogliente. Non so ancora in


Pensaci, ora tocca a te // 37

Kieser suda «I nostri piedi, usati e poco considerati» preparare torte per i miei cari e per ogni occasione. Per ritemprarmi, tre volte la settimana pratico Freeletics, di regola all’aria aperta. E quando è possibile o quando ho voglia di starmene tranquilla, leggo o preparo da sola i miei gioielli. Poi, dulcis in fundo, ci sono la moto, il golf e molti altri tipi di sport. Quanto denaro le occorre per vivere? Non saprei esattamente. Finora mi sono sempre adeguata al salario. Se ricevo un aumento, metto qualcosa sul conto di risparmio e mi concedo qualcosa. Finora ha sempre funzionato bene così. Alla fine del mese è sempre rimasto qualcosa. Cosa fa per la salute? Cerco di nutrirmi in modo possibilmente sano e almeno tre - quattro volte la settimana pratico sport. La parte meno sana del mio stile di vita la compenso con tanta voglia di vivere. Anche ridere, in fondo, aiuta a rimanere in buona salute, no?

quale città. Non ho bisogno di una casa grande, che richiede troppo impegno. Nel tempo libero cosa pensa di fare? Incontrare familiari e amici, cucinare, preparare torte, andare al cinema e a teatro. Improvvisare, insomma, sempre secondo l’estro del momento. Magari inizierò a praticare uno o due nuovi hobby. Quanto avrà per vivere? Quanto basta per finanziare appartamento, viaggi e attività del tempo libero. Cosa farà per la salute? Continuerò a nutrirmi in modo sano. Continuerò anche con lo sport, anche se a 70 anni non riesco a immaginare di praticare il Freeletics. E poi, chi ha voglia di fare lo stesso sport per 40 anni? Mi piacciono i diversivi e provare a fare sempre cose diverse.

Una casa panoramica Eravamo in viaggio in Ticino per visitare alcune case. Durante il viaggio, su Internet abbiamo visto questo oggetto immobiliare che si poteva visitare subito, in uno splendido angolo di mondo sopra Locarno. Ora abbiamo strutturato la casa secondo i nostri gusti. È diventata un meraviglioso rifugio per ritemprarci, da dove si vede il punto più basso della Svizzera, il Lago Maggiore, e quello più elevato, ovvero la Punta Dufour del Monte Rosa.

SWISSLIFE Primavera 2016

Andy Fink, il figlio Jonas Fink e la compagna Tanja Eichenberger davanti alla loro casa in Ticino.

Ci camminiamo sopra tutta una vita, eppure ci occupiamo poco di loro e del loro benessere. Molte persone sono consapevoli di avere il piede valgo, cavo o piatto e, quindi, di avere un problema. Pochi, tuttavia, corrono ai ripari. Lo sviluppo demografico rende sempre più attuale l’argomento del rischio di cadute in età avanzata. I fisioterapisti e gli ergoterapisti raccomandano e praticano, come misura preventiva, di preferenza esercizi di equilibrio. In effetti, però, la causa del rischio di cadute va ricercata nella perdita di forza, dovuta a motivi di età, dei muscoli mobilizzatori e stabilizzatori del piede e nella conseguente perdita di controllo sull’articolazione tibiotarsale. Naturalmente l’anziano può imparare a «convivere» con il proprio punto debole, apprendendo a usare nuovi modelli di movimento. La soluzione più auspicata sarebbe, comunque, il ripristino della forza del muscolo. Mi aveva sempre stupito il fatto che non esistesse ancora alcun apparecchio per esercitare la muscolatura dell’articolazione tibio-tarsale. Dopo aver sviluppato, nel corso di un lavoro di ricerca, un apparecchio per la supinazione e la pronazione del piede, il motivo mi è risultato chiaro: l’impegno era troppo grande. La collaborazione con i ricercatori di un’università, la ricerca sulle curve di forza dei muscoli coinvolti, i numerosi progetti e i prototipi insoddisfacenti – tutto ciò era costoso. Ma ora abbiamo una soluzione. Entrambi gli strumenti aiutano centinaia di persone in modo effettivo: nella prevenzione, ma anche nella soluzione di problemi ai piedi. Werner Kieser (75 anni), falegname qualificato, ex pugile, autore di libri e filosofo (MA), è l’istruttore di palestra di maggiore successo in Europa. Il suo blog: kieser-training.de/blog


Spazio per qualcosa di nuovo Isolde Spiegel è cresciuta nel sud della Germania assieme a otto sorelle e fratelli. Quando ha conosciuto suo marito, si è trasferita a Winterthur, dove ha svolto il doppio ruolo di madre e lavoratrice. A 62 anni questa donna attiva è stata temporaneamente condannata all’immobilità a causa di una malattia. L’ha visto come un segno del destino e ha cominciato a riflettere su ciò che avrebbe voluto fare in futuro. Da cinque anni vive nei Grigioni. Testo: Yvonne Eckert, foto: Giorgio von Arb


«

A seguito di una malattia della pelle, attorno ai 60 anni non ho più potuto lavorare presso la biblioteca del Politecnico federale di Zurigo. Ho, così, dovuto andare in pensione anticipatamente. Era da tanto che desideravo trascorrere un certo periodo su un’alpe. Così mi sono messa a cercare su Internet un’alpe tranquilla e isolata dove trascorrere due mesi di vacanza. In seguito mi sono trasferita permanentemente nei Grigioni. Vivevo da tre anni nel villaggio di Trans, che conta 50 anime, e i miei figli già dicevano: ‹Non verremo di certo a curarti lassù!› Un articolo di giornale che la vicina aveva messo sulle scale mi ha resa attenta su una cooperativa di costruzione di abitazioni per persone ultra 50enni. Sono così andata a Bonaduz a vedere un appartamento libero. Entro dieci giorni il contratto era firmato. Due mesi dopo entravo nel mio nuovo appartamento di 2.5 locali. Non ero preparata al fatto che il mio matrimonio finisse. Per anni avevamo vissuto con i nostri tre figli in una casa a schiera a Winterthur. Poi mio marito ha iniziato a parlare di pensionamento e dei nipoti che avremmo potuto accudire. La prevedibilità della nostra futura vita mi dava un senso di oppressione. Pensavo, invece, che avrebbe potuto esserci spazio per qualcosa di nuovo. Mi piace stare qui. Dalla mia loggia riesco a vedere il Calanda, dove ci sono i lupi. L’edificio ha una posizione centrale ed è comodo andare a fare escursioni o alla stazione. Non ho la macchina, però ho un abbonamento generale. Quando accudisco i miei nipoti mi sposto a Winterthur con il treno. Il

Pensaci, ora tocca a te // 39 tragitto è stupendo e così ho tempo di riabituarmi alla città. Nella società cooperativa ‘in buona compagnia’ ci sono 26 unità abitative, di cui metà sono occupate da coppie e l’altra metà da single. Sono tutte persone che, una volta terminati gli impegni lavorativi e familiari, hanno scelto di procedere a un nuovo orientamento. È importante pensare per tempo a come si desidera vivere in futuro. Non bisogna aspettare quando già si è anziani e infermi. Vivo qui ormai da due anni, sono nel comitato della società cooperativa e sostengo il mio collega nelle questioni legate agli stabili. Parliamo con persone interessate al progetto e mostriamo loro le due case e il giardino. Mi piace la possibilità di partecipare quando si tratta di decidere, disporre e pensare. Facciamo tutto autonomamente. C’è un elenco delle competenze e un piano per il bucato per i locali comuni. Bisogna fare il piano una volta all’anno. Naturalmente le due signore di 85 anni non devono fare lavori di pulizia. Bisogna anche fare una riflessione sul lungo termine, in modo da ricevere il sostegno necessario quando non si sarà più in grado di sbrigare tutto da soli. Prima di trasferirmi qui avevo letto qualcosa di bello sulla filosofia alla base della società cooperativa, e cioè che ognuno porta con sé i propri talenti e che le risorse vengono per così dire accumulate in un pool. Si possono così sbrigare compiti che da soli non si riuscirebbe a portare a termine. Nemmeno in momenti difficili mi è venuto in mente di andarmene. È qui che voglio impegnarmi e mettere a frutto le mie energie.

»

Tassi d’interesse: costante livello basso Gli interessi a tasso zero rientrano ormai nella normalità. Secondo il parere degli esperti, sono destinati a rimanere ancora a lungo a questo livello. Questo non semplifica la previdenza individuale, dato che numerosi sistemi pensionistici si basano sull’effetto degli interessi composti. Come compensare gli interessi bassi quando si tratta di risparmiare? Si potrebbe, per esempio, mettere da parte qualcosa di più. Oppure, ancora più semplice: si decide di effettuare una pianificazione professionale della previdenza individuale. Prima si inizia, meglio è.

7402 Willi Marti, agente generale di Swiss Life, a Bonaduz (GR), dove vive Isolde Spiegel, ci racconta cosa c’è di bello da vedere in questo comune del Rheintal.

Chi giunge da Flims in macchina in direzione di Coira, poco dopo Trin si accorge subito che Bonaduz è molto speciale. Il villaggio, dove confluiscono il Reno Anteriore e il Reno Posteriore, è collocato su un altopiano, una specie di terrazza soleggiata. Oltre a essere baciati dal sole, i poco più di tre mila abitanti godono anche la vista mozzafiato della gola del Reno: chi, da Bonaduz, parte in escursione fino alla stazione di Trin, si accorge che la «Ruinaulta» viene, a giusto titolo, chiamata «Swiss Grand Canyon».

SWISSLIFE Primavera 2016

@ Domande sulla pianificazione finanziaria? Scrivete ad Annette Behringer, esperta finanziaria presso Swiss Life: annette.behringer@swisslife.ch. Inviateci la cartolina nella copertina posteriore della rivista o visitate il seguente link: swisslife.ch/finanzplanung


Un fatto della vita di Swiss Life:

ÂŤNella nostra vita facciamo 600 000 000 respiri.Âť Conoscete giĂ i vostri fatti della vita? Calcolateli ora: www.viviamosemprepiualungo.ch


«Casa nostra deve tenere il passo con i nostri propri cambiamenti.» Pensaci, ora tocca a te. Le esigenze nei confronti della casa possono mutare col tempo. Per questo è importante poter rimanere flessibili. Grazie magari a un finanziamento sostenibile. Oppure a misure per mantenere il valore, per la ristrutturazione o la vendita. Fidatevi dell’esperienza dei nostri specialisti. Maggiori informazioni su swisslife.ch


o u quest di più s lare e n r e p a o v Per s e vi farà luogo ch ntasia visitate con la fa lwarte.ch voge

A ogni uccello il suo nido è bello I simpatici amici con le ali si sentono a casa nella stazione ornitologica di Sempach: il nuovo centro visitatori, realizzato l’anno scorso nel primo edificio a tre piani in terra cruda della Svizzera, consente di ammirare dal vivo specie come lo storno e la capinera, uccelli migratori che in primavera animano il giardino coi loro colori e il loro canto. La concezione innovativa dell’edificio, che ricorda i nidi delle rondini costruiti tra l’altro anche con l’argilla, immerge il visitatore nel mondo ornitologico locale: una destinazione incantevole per una gita in famiglia.


Tour de Suisse // 43

Come arrivare La stazione è aperta dal martedì alla domenica (ore 10.00–17.00) ed è situata sulla riva del lago di Sempach (Luzernerstrasse 6, Sempach). Con il treno (non scordate di chiedere i biglietti speciali!) si scende alla stazione di Sempach-Neuenkirch e si prende il bus fino alla fermata «Vogelwarte».

Cosa vi aspetta in loco All’insegna del motto della stazione «studio, tutela, comunicazione», il centro non si rivolge solo agli appassionati di ornitologia, ma anche al vasto pubblico in un’attività di divulgazione e approfondimento in materia di specie locali.

Che cosa c’è da vedere Il mondo ornitologico locale viene presentato ai visitatori per mezzo di un percorso interattivo che copre le aree tematiche riproduzione, alimentazione, sopravvivenza, piumaggio, volo e migrazione. Divertimento e apprendimento sono assicurati anche dalla tournée documentaria che sta percorrendo la Svizzera e dalla sinfonia del canto degli uccelli («Singfonie») con una lezione in «Zwitscherdütsch» (alla lettera, svizzero tedesco cinguettato).

i La stazione La Stazione ornitologica svizzera di Sempach è una fondazione di pubblica utilità istituita nel 1924 come centro di inanellamento per lo studio delle migrazioni sulle Alpi. Ha una funzione di monitoraggio delle specie locali e di studio delle loro abitudini e dei fattori che le minacciano. Il finanziamento avviene tramite donazioni.

È ora di mangiare Nei pressi della stazione lungo il lago si trovano punti fuoco per pic-nic e grigliate, mentre nel centro abitato si trovano caffè e ristoranti.

Sogni d’oro

© Steiner Sarnen Schweiz AG

Per chi volesse prolungare la visita, è reperibile nelle vicinanze il TCS Camping Sempach con 200 piazzole stagionali, 200 piazzole turistiche e comodi bungalow.

Altro da esplorare Nei dintorni non bisogna mancare di visitare il centro storico e la cappella di Sempach, in direzione Hildisrieden. Non ultimo, accanto alla stazione si trova la piccola spiaggia di Sempach.



A Swiss Life // 45

Testo: Michael Bahnerth, foto: Tom Haller

Il beato Sisifo del Mythen Non si può dire che a 72 anni Armin Schelbert non punti in alto. Ma, a differenza degli altri, lo fa sempre con la stessa cima: il Grande Mythen; è accaduto che in un singolo giorno sia salito per ben otto volte. Un andirivieni che per lui è un piacere, anche se alcuni lo ritengono patologico.

SWISSLIFE Primavera 2016


N

el cuore della Svizzera si trova un monte chiamato Grande Mythen. Si erge solitario e isolato ad avamposto delle Alpi, dominatore incontrastato del paesaggio; di lui si vocifera che sia il Cervino della Svizzera centrale, anche come meta per gli escursionisti. La vetta raggiunge quasi i 1900 metri e vi si arriva percorrendo un sentiero a 47 serpentine: numeri pari per le curve di sinistra, dispari per quelle di destra. Stando al cartello all’imboccatura, è necessaria un’ora e un quarto per percorrere i 2,7 chilometri che fanno salire il visitatore di 495 metri. In una domenica di sole si vedono salire fino a 2500 persone, che si afferrano alle catene di protezione installate nei punti esposti. Ogni anno perdono la vita in media due persone nella salita e due nella discesa: le prime per arresto cardiaco, le seconde per caduta. L’autore della numerazione delle curve si chiama Armin Schelbert, che a 72 anni è l’anima della montagna. «La numerazione serve a fare arrivare prima i soccorsi. Si può specificare che la persona infortunata si trova alla curva 26.» Anche lui è scivolato due volte: una alla curva 1, mentre ridiscendeva (un po’ imbarazzante per lui, visto che si tratta dell’ultima curva); l’altra durante la discesa per il vecchio sentiero, ora chiuso, che attraversa il Totenplangg, circa all’altezza della parete rocciosa in cui ha inciso i nomi di qualche sua fidanzata. Non molti, a dire il vero, e già iniziano a sbiadire. Un attimo prima di precipitare nel vuoto, è rimasto appeso a un piccolo abete. Andandosene in quel modo, Schelbert sarebbe morto come era vissuto: avrebbe deposto la sua essenza nel luogo privilegiato della sua esistenza, quel monte che per lui è tutto il suo mondo. Il 17 novembre 2015, con l’inverno alle porte, ha raggiunto la cima per la 3409esima volta, per un totale di oltre 9200 chilometri e 1 687 455 metri di altitudine. Erano le dieci del mattino di quel martedì e solo un paio d’ore prima si trovava già sulla cima, per la 3408esima volta e la 456esima nel 2015. Così ha inizio una giornata felice nella vita di Armin Schelbert: alle quattro suona la sveglia e verso le cinque esce dall’appartamentino, non lontano dai piedi del Mythen, accende la lampada frontale e sale in cima di gran carriera in

45 minuti per ammirare il sole che inonda lentamente coi suoi raggi il mondo. Nel rifugio in cima si reca nel suo piccolo ufficio, imprime un timbro quasi con dolcezza in un libriccino nero e ci scrive a destra il numero della scalata nell’anno in corso e poi accanto le scalate totali. Poi capita che si fumi una pipa ed esca sul terrazzino ad ammirare le Alpi e la valle, dove a quest’ora si accendono le luci e le case iniziano ad animarsi. Schelbert rimane in silenzio e si chiede: «Chissà che cosa faranno quelli laggiù in basso?» Poi ridiscende, entra al ristorante alpestre Holzegg, il suo campo base, si beve un caffellatte, risale in cima, timbro, pipa, chissà che cosa faranno quelli laggiù in basso, ridiscesa, sosta da Holzegg, spuntino (magari accompagnato da un calice di rosso), scambia due parole con il titolare, risale, ridiscende e infine torna a casa. Un programma che Schelbert segue per cinque giorni la settimana durante la bella stagione, dal disgelo fino alle prime nevi. Quando il ristorante in cima è aperto a volte funge da «corriere», portando su è giù quello che serve, scambia qualche parola con gli escursionisti («Sì, sì, più di 3000 volte») e si innervosisce un pochino se trova troppa gente a ostacolargli la corsa. Gli altri due giorni della settimana li trascorre a casa con la moglie nei pressi di Zurigo. «Vado d’accordo con mia moglie», dichiara. Lei, che è stata sul Mythen solo 46 volte, a sua detta sarebbe abituata da sempre a una vita del genere. Schelbert faceva il costruttore di binari, dirigeva una squadra di 30 operai: «Anche a quell’epoca ero a casa solo due giorni la settimana.» Non ha per nulla l’aspetto di un uomo di fatica; non è nerboruto, somiglia di più a un genio della montagna: basso, snello, tutto pelle e ossa, muscoli e tendini, solo le mani sono possenti. Chi pratica il suo mestiere lavora di notte e quando ha libero non trova liberi gli altri, tranne i colleghi; ma a lui non andava di vedere i colleghi anche di giorno. L’assenza di compagnia nel tempo libero lo ha indirizzato alla corsa e alle escursioni e da ultimo al Mythen, dove ha conosciuto un cuoco che aveva già compiuto l’impresa molte volte. Si chiamava Eric Gujer ed era stato in cima 3000 volte; con lui ha fondato un club aperto a chi scala il Mythen almeno 100 volte l’anno. Un club esclusivo, composto in sostanza solo

Ogni anno perdono la vita in media due persone nella salita e due nella discesa: le prime per arresto cardiaco, le seconde per caduta.


Quando la neve se ne va Armin Schelbert ricomincia la sua impresa: la salita del Grande Mythen.

ChissĂ che cosa faranno quelli laggiĂš, si chiede Armin Schelbert, scrutando la valle dal Grande Mythen. SWISSLIFE Primavera 2016


Il Mythen ha portato Schelbert a conoscere gli alti e bassi della propria anima.


A Swiss Life // 49

da loro due. Da un paio d’anni Gujer ha perso la forza nelle gambe, e da allora il 72enne Schelbert è l’unico membro della distinta brigata. «Certo», confessa, «sarebbe bello se non ci fossi solo io.» Schelbert è dunque un uomo che una volta ha eletto una montagna a tutto il suo mondo e ha voluto incontrare altri che condividessero questo mondo, e ora si ritrova al punto di partenza: una vita lontano dalla compagnia umana. Una sorta di Sisifo esistenziale, quella figura mitologica che con sforzo sovrumano doveva far rotolare su per un monte un macigno, che però ogni volta a pochi passi dalla cima precipitava di nuovo a valle. Ma Schelbert è anche un piccolo eroe, un filosofo suo malgrado che, rassegnato all’apparente assurdità e monotonia dell’esistenza, non si arrende né si lascia distogliere né confondere, ma va avanti per la sua strada. Il Mythen, col suo saliscendi quotidiano, ha fatto di Schelbert un uomo che ha conosciuto gli alti e i bassi della propria anima. Un uomo che ha compresso l’immenso mondo là fuori con tutte le sue promesse ricavandone un piccolo cosmo infinito. «Sono un uomo appagato», afferma. Sul suo maglione sta scritto: «Armin Schelbert, la persona.» Non sa chi, racconta, una volta gli disse che era una brava persona; un giudizio che gli piacque, e da allora ha adottato il soprannome di «persona». Non aggiunge altro. Nemmeno sulla pratica della corsa dice più molto: inizia a correre dalla curva 1, per le successive 46 non si annoia minimamente e la noia non lo raggiunge nemmeno durante la ridiscesa. Consuma due paia di pedule ogni stagione. Spiega: «Fare sempre lo stesso percorso ti libera dallo stress. Non devo preoccuparmi di nulla, so che la strada è quella.» Una delle cose che ripete più di frequente è: «Anche quando si rifà la stessa strada 1000 volte, ogni volta è diverso.» Una salita è stata molto particolare. O meglio due, quelle che hanno seguito l’operazione al ginocchio; perché Schelbert porta una protesi al ginocchio. Per tre mesi e mezzo non poté salire sul Mythen (sarebbero stati 200 timbri, 200 pipe e 200 riflessioni su cosa fanno i concittadini a valle); i medici gli avevano detto che avrebbe dovuto stare fermo almeno sei

mesi. Ma Schelbert si allenò a valle e dopo tre mesi e mezzo si sentì di nuovo pronto per la sua montagna. Era ormai tarda stagione, sul monte compariva la neve, ma Schelbert voleva a tutti i costi ritornare alla vita, all’irremovibile monte della sua anima. Percorse tutte le usuali curve, la 16 con l’arresto cardiaco, la 32 con la Madonnina, la 34 con la grotta, dove una volta era stato colto da un fulmine, e arrivò alla 37, la sua preferita per il panorama e per la presenza dei camosci, con cui ha una lunga consuetudine e che gli pare che lo conoscano. Oltre la 37 la neve era troppa e dovette ritornare; fu «dura» per lui, «durissima». Una settimana dopo la neve si era sciolta e lui poté correre fino in cima. Non la considera un’impresa: «Fu una vera esperienza.» Se quest’anno il tempo tiene, potrebbe tagliare il traguardo delle 4000 salite. «Sì, certo,» bofonchia, ma non è tanto questo che gli interessa; da tempo non lo è più. Non è nemmeno aggiungere una scalata in più. «Ciò che mi sta a cuore è che questa impresa mi rende migliore come persona, ogni giorno, con qualsiasi tempo. Mi interessano i piccoli dettagli, il percorso, con i suoi impercettibili cambiamenti, quel masso che d’un tratto non è più al suo posto, quei camosci alla 37 che sono tre e non quattro. E la luce che non è mai la stessa, ogni alba è diversa. E io sono parte di tutto questo. È questo che amo di questa esperienza.» Ogni anno ritornano l’inverno, la neve e l’altra parte della sua vita. A volte intraprende la scalata comunque; in cima, dove il sentiero si fa impraticabile, ha installato un cavo d’acciaio che gli consente di fare la spola verso la cima lungo la parete di roccia. Da lì arriva al rifugio, si fuma la pipa, imprime il suo timbro, ammira la valle e ridiscende dove trova i suoi sci ad aspettarlo. Piega poi verso una baita per sciatori, dove ogni giorno spazza la neve e aziona lo skilift fino a che non cala la sera, torna a casa e va a dormire fino al suono della sveglia puntuale alle quattro. Alle cinque si reca alla baita con la lampada frontale, disbriga il da farsi, aziona lo skilift e guarda verso il Mythen, quel monte a cui ha legato indissolubilmente la sua vita.

Inizia a correre dalla curva 1, per le successive 46 non si annoia minimamente e la noia non lo raggiunge nemmeno durante la ridiscesa.

SWISSLIFE Primavera 2016


Inizia la tua giornata con le calze colorate di Francis!

Codice buono 50 % ÂŤabc16Âť da utilizzare su www.francisetsonami.ch


Un mazzolin di fiori // 51

L’erba miracolosa 1

Il dente di leone o tarassaco (Taraxacum officinale) Cresce nelle più minuscole crepe dell’asfalto, a dispetto della calura estiva: il dente di leone è un fiore che serba in sé una forza vitale straordinaria, di cui fa dono a coloro che sanno come usarla. Particolarmente noti sono i suoi benefici effetti sull’apparato digerente: aumento della secrezione dei succhi gastrici, stimolazione dell’appetito e azione antispasmodica. La radice è considerata un ricostituente con proprietà analoghe al ginseng, poiché ridona tonicità all’organismo e rafforza reni, fegato, pancreas, milza, intestino e stomaco. Il sapore è squisito: le foglie possono essere usate per preparare insalate, verdure miste, minestre, sughi, smoothie verdi o tè. I fiori possono essere usati per ricavarne birra, gelatina o vino (cfr. riquadro a destra), oppure come ornamento edibile per i piatti più disparati.

2

3

Illustrazioni: Alexander Schmidt

4

1 Il tarassaco diventa un soffione nel giro di pochi giorni. 2 Il vento disperde i ciuffi cui sono fissati i frutti. 3 In aprile – maggio i fiori tingono i prati di giallo. 4 Le foglie dentellate tritate trovano impiego in cucina. 5 La radice del fiore è molto usata nella naturopatia.

SWISSLIFE Primavera 2016

5

Vino di dente di leone Veder fiorire il tarassaco nei prati risveglia di certo molte associazioni mentali, ma difficilmente il vino è tra queste. Per fare il vino occorrono 100 g di fiori di tarassaco, un limone, un’arancia, 800 g di zucchero e 20 g di lievito fresco. Sbucciare il limone e l’arancia, versare in una pentola 2 l d’acqua, le teste dei fiori, portare a ebollizione e cuocere a fuoco lento per 5 minuti. Filtrare l’infuso, riportare a ebollizione, aggiungere lo zucchero e cuocere a fuoco lento per 10 minuti. Versare il tutto in un recipiente da fermentazione, aggiungere il limone e l’arancia a fette e il lievito sbriciolato, sigillare e lasciar fermentare per almeno sei settimane. Far quindi passare il liquido attraverso un panno senza spremere, versarlo in bottiglie ben lavate e lasciar riposare 3 mesi al riparo da luce e calore.


#INNAMORATIDELLASVIZZERA da quando hanno tre nuovi follower. Famiglia Passetti

Le Moléson, Friburgo Regione

Scopri tutta la varietà della Svizzera con il Grand Tour: 0800 100 200 o MySwitzerland.com/grandtour


Prototipi // 53

Chi lo ha inventato? La Svizzera è piena di persone con idee straordinarie che lanciano prodotti di successo. Qui di seguito alcune invenzioni sul tema della casa e del tornare a casa. Casa ecologica Penuria di terreni, mobilità, mutamento delle strutture familiari e delle classi d’età oggi richiedono di ripensare le abitudini abitative. La bioarchitetta Tanja Schindler ha ideato una casa ecologica in materiali sostenibili, energeticamente autonoma e componibile su una superficie di 35 m². Alla struttura, realizzata in legno e terra cruda, non manca nulla di ciò che serve a una casa che si rispetti; parola di Schindler, che ci vive in prima persona. «Ci si libera di tutte quelle cose che si ammucchiano e servono a poco. Un guadagno in termini di qualità della vita.» oekowohnbox.ch

Kaba 20

Quando torniamo a casa, di solito è una Kaba ad aprirci la porta. La chiave reversibile famosa in tutto il mondo fu inventata nel 1934 grazie all’estro di Fritz Schori; un’innovazione che ha trasformato un’azienda svizzera locale in un gruppo mondiale leader nel settore della sicurezza. «Kaba» deriva dall’unione di Kassenschrank (cassaforte) e Bauer (Franz Bauer), che nel 1862 fondò a Zurigo un’azienda di casseforti. kaba.ch

La pattumiera Ochsner

Fino a qualche anno fa l’inconfondibile bidone di latta zincata con la croce svizzera e la scritta «Patent Ochsner» sul coperchio era sinonimo di servizio pubblico di raccolta rifiuti. Da tempo però la nostra vecchia conoscenza, che all’epoca veniva sollevata e svuotata nel camion dall’operatore grazie a un ingegnoso sistema appositamente realizzato, ora è ormai entrata a far parte dei classici della nostra vita quotidiana di un tempo. Spodestata da sacchetti e cassonetti di plastica, tira avanti come può quale elegante complemento d’arredo accanto al caminetto, in bagno, cucina, giardino o ufficio. patent-ochsner.com SWISSLIFE Primavera 2016

Nez Rouge Nel 1984 un professore canadese di matematica ebbe un’idea su come ridurre gli incidenti stradali causati dalla guida in stato di ebbrezza. Indusse i suoi studenti a mettersi al volante dell’automobile di persone che non si sentivano di guidare e a riaccompagnarle a casa. Nacque così l’«Opération Nez Rouge», che si diffuse poi in seguito a una campagna per la sicurezza stradale. L’emblema di «Nez Rouge» divenne la renna col naso rosso così popolare nelle fiabe natalizie. Nel 1990 l’iniziativa raggiunse Delémont (JU), dove solo nel primo anno furono fatti rincasare in sicurezza 97 automobilisti che non si sentivano in condizioni di guidare. Il seguito è una storia di successo tutta svizzera. nezrouge.ch


Vincere e non muoversi dal divano

© pfister.ch

Niente può eguagliare quel momento in cui si torna a casa, ci si sdraia e ci si gode finalmente un po’ di pace. Perché non su un nuovo elegante divano Pfister? Nell’estrazione di questo numero, in palio un buono acquisto di 3000 franchi. In bocca al lupo!

I vincitori saranno resi noti nel prossimo numero di SWISSLIFE. I fortunati vincitori dell’ultimo concorso di SWISSLIFE sono: Antonio Gigliotti, Fislisbach; Bernhard Kohler, Berna; Catherine Jacot-Descombes, Ginevra; Claude Tantanini, Hochfelden; Claudia Schär, Nänikon; Cornelia Grütter, Thörigen; Daniele Gozzer, Cugnasco; Deyan Bakivtas, Rothenburg; Fabienne Poinsitt, Rebstein; Gilles Chevallier, Treycovagnes; Giovanni Corciulo, La Chaux-de-Fonds; Hans Berchtold, Aarwangen; Hanspeter Caduff, Pfäffikon; Isabelle Leippert, Hirschthal; Jean Daniel Golay Berney, Le Brassos; Joe van Rekum, Aarau; Laurent Kowalski, Moutier; Lydia Siegenthaler-Jörg, Hasle-Rüegrau; Marcel Blum, Zugo; Marco Lanfranchi, Li Curt; Maria Orellana, Nyon; Markus Reber, Menziken; Martin Mächler, Urdorf; Matteo Bortot, Büren an der Aare; Michèle Semeraro, Aarau; Nicole Rindlisbacher, Aarwangen; Patrick Henggeler, Volketswil; Pietro Gentilini, Colombier; Richard Müller, Seuzach; Rosmarie Grunder, Kestenholz; Shiamini Rajasingham, Thun; Urs Bossart, Flawil und Vreny Staub-Jans, Steinhausen.


Concorso // 55

isposta tolina-r steriore) r a c la Inviate copertina po e a n lin della (fascia e partecipate o rivista r / u opp e.ch wisslif ione: www.s di partecipaz e in . Term e 2016 30 april

4

2

3

5

6

9

1

10

7

8

Trasformare l’ovest in est. Quali due fiammiferi occorre spostare per far sì che la casa non si veda più da ovest, bensì dal lato est?

SWISSLIFE Primavera 2016


Illustrazioni: Luca Schenardi

56 // 2066

In futuro non ci toccherà più uscire di casa. Tutto ciò che ci occorre per vivere bene, che siano alimenti, acquisti, lavoro, formazione, amici, si concentra sempre più tra le mura domestiche. Anche quando usciamo non ci sentiamo più «fuori», perché restiamo sempre connessi a ciò che amiamo e che ci è familiare. Il pulsante «Home» ci riporta a casa quando vogliamo, trasformando di colpo qualsiasi luogo, che sia un ufficio o una camera d’albergo, in un mondo di benessere personale. Case e appartamenti si fanno smart: muniti di sensori e apparecchi intelligenti, impareranno a sentirci, vederci, parlare con noi, pensare per noi e prendersi cura di noi. Non mancherà molto che ci comprenderanno meglio di noi stessi, adeguando in autonomia temperatura, ambiente, luci e suoni alle esigenze individuali degli utenti. Grazie alle nuove tecnologie di realtà virtuale, saranno in grado di modificare in qualsiasi momento il proprio aspetto e stile, facendo sentire l’utente ovunque come se fosse nel salotto di casa propria. In futuro non saremo più costretti a uscire spesso per andare a lavorare, a fare acquisti, a scuola o a trovare gli amici. Sarà una miriade di servizi di consegne a recapitarci a casa in un batter d’occhio tutto ciò che desideriamo. Gli spazi privati e pubblici saranno sempre più indistinguibili: non solo ci ritireremo sempre più tra le mura domestiche, ma saranno proprio queste mura ad assumere sempre più il ruolo di centro di vita sociale. Invece di incontrarci al ristorante o in ufficio, ci daremo appuntamento con amici e colleghi a casa nostra. Invece di prendere la macchina per raggiungere il centro commerciale, coltiveremo ortaggi in installazioni indoor e scambieremo coi vicini articoli sportivi e giocattoli fabbricati in garage con la stampante a 3D. Con l’avvento

della digitalizzazione cambia il rapporto con gli oggetti materiali: tutto ciò che ci piace e a cui teniamo è conservato da qualche parte nel cloud e possiamo accedervi in qualsiasi luogo e istante. Potremo dunque restare virtualmente a casa anche quando saremo via; ci basterà premere il pulsante «Home» per rientrare quando vorremo nella nostra area di riferimento personale. Casa per noi domani non sarà più dunque un luogo geografico, ma un’area dati situata da qualche parte nel cloud. Per converso, chi vuole evadere dal tran tran quotidiano alla ricerca di diversivi e avventura non è più costretto a viaggiare in Paesi lontani, dal momento che può trasformare con un clic la propria casa in un mondo esotico: un castello, un dedalo di grotte o una foresta tropicale… virtuali. Chi abita in una casa antica ha anche la possibilità di viaggiare nel tempo e toccare con mano le condizioni di vita delle generazioni passate, senza elettricità né riscaldamento, senza servizi igienici né realtà virtuali.

Karin Frick racconta a SWISSLIFE come sarà il futuro. L’economista si occupa da molti anni dell’analisi di tendenze e controtendenze nel campo dell’economia, della società e dei consumi. È responsabile della ricerca e membro del comitato di direzione del Gottlieb Duttweiler Institute.


A chi appartiene il frigorifero? Indovinate! Soluzione sotto la fascia.


A chi appartiene il frigorifero? Dopo la porta di casa, quella del frigo è spesso la seconda porta che si apre quando si arriva a casa. Sui lati della fascia gettiamo uno sguardo ai frigoriferi di due single (donna e uomo) e di una famiglia. Sapete di chi sono i frigoriferi? Prima pagina: Colazione, pranzo o cena: in questa casa ci sono provviste sufficienti per ogni pasto o spuntino. Le cose fatte in casa sono sempre le migliori. Chi abita qui lo sa, come lo dimostra lo stampo per torte in alto a sinistra. Pagina 2: Qui abita qualcuno con la fissa della dieta. Oppure qualcuno che non aveva tempo (o voglia) di fare la spesa. Sembra che una scorta di bevande sia più importante di una provvista di alimenti freschi. Per fortuna che c’è il servizio di pizza a domicilio… Retro: Non c’è dubbio: in questa casa si accorda grande importanza a un’alimentazione sana. O magari qui abita qualcuno che predilige la cucina vegetariana – e adora gli aperitivi. A proposito: sarebbe meglio non conservare in frigo i pomodori.

Soluzione: prima pagina: famiglia; pagina 2: single (uomo); retro: single (donna)


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.