8° Anno // Numero 1 // CHF 8.50
Primavera 2017 // Unico nel suo genere
unico. pezzo rate o r t s o il v colo Create te le sei matite osta Ordina cartolina-risp steriore). con la copertina po a nella nto! e u g (lin tt Buon divertime
Editoriale // 3
Ivo Furrer
Markus Leibundgut
Arrivederci Buongiorno
Ognuno di noi, care lettrici e cari lettori, ne possiede uno. Può essere un mobile, un quadro, una foto o un cimelio di famiglia, un oggetto prezioso o una conchiglia raccolta sulla spiaggia, i pezzi unici hanno tutti qualcosa in comune: hanno una storia speciale e fanno parte della nostra vita.
L’obiettivo resta lo stesso anche sotto la nuova guida. Come ha fatto Ivo Furrer, anch’io, in veste di CEO Swiss Life Svizzera, mi impegnerò tramite la nostra previdenza completa ad aiutare le persone a plasmare la propria vita secondo le proprie scelte e a goderne appieno.
Pezzi unici nel loro genere ma molto diversi tra loro, è questo l’argomento del nuovo numero di SWISSLIFE, che per inciso, giunta all’ottavo anno, resta una pubblicazione di qualità più unica che rara nel panorama delle riviste aziendali.
E per restare in tema con il leitmotiv della rivista, voi, cari clienti, siete per noi i pezzi unici più preziosi. Riuscire a riconoscere i vostri desideri e bisogni individuali e offrirvi soluzioni uniche è la spinta che ci fa andare avanti.
Ma il pezzo unico più prezioso è comunque la nostra vita e le decisioni che prendiamo ogni giorno. Anch’io ne ho preso una: dopo circa otto anni e mezzo lascio la mia carica di CEO Swiss Life Svizzera.
Single o famiglie, conviventi o aziende: da 160 anni lavoriamo per voi e continueremo a farlo anche in futuro con il massimo impegno.
A voi, care lettrici e cari lettori, e al mio successore Markus Leibundgut desidero augurare solo il meglio e nuovi momenti davvero unici con SWISSLIFE.
SWISSLIFE Primavera 2017
Buona lettura
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Photo Selection:
Da mangiare con gli occhi
Dominique Kähler Schweizer, alias Madame Tricot, è medico, psichiatra, naturopata e artista. Le sue leccornie fatte a maglia attirano sguardi «golosi».
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Questionario:
Esiste un altro Georges Bregy?
Storia di copertina:
Ingredienti: lana, seta, alpaca. I manicaretti esposti non sono commestibili. Sembrano veri ma sono fatti a maglia, con amore, da Madame Tricot. Ex vegetariana, ha un debole per i cibi deperibili come la carne. Da gustare a pagina 6.
Un pezzo di vita
Costruito in Italia nel 1711, naufragato nel 1963 in Sudamerica e quasi venduto a Taiwan nel 2012: il violoncello di Stradivari «Mara» è immortale e oggi suona meglio di prima. Ascoltate il Mara e viaggiate nel tempo: swisslife.ch/rivista
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Mix di numeri:
Ogni persona è unica Possessore, non proprietario. Christian Poltéra ha la fortuna di poter suonare uno dei tre violoncelli costruiti da Antonio Stradivari. Secondo il famoso violoncellista di Zurigo, il Mara, che vale svariati milioni di franchi, ha «un suono incredibilmente limpido e un che di immateriale». Maggiori informazioni a pagina 16.
Responsabilità generale: Swiss Life, Comunicazione Svizzera, Martin Läderach Commissione redazionale: Ivo Furrer, René Aebischer, Thomas Bahc, Ivy Klein, Elke Guhl, Christian Pfister, Hans-Jakob Stahel, Paul Weibel Responsabile della redazione UPDATE: Barbara Störi Indirizzo della redazione: Rivista SWISSLIFE, Public Relations, General-Guisan-Quai 40, 8022 Zurigo, magazin@swisslife.ch Responsabile del progetto: Mediaform|Christoph Grenacher, Ittenthal/Zurigo Ideazione e progettazione: Agenzia pubblicitaria Festland, San Gallo/Zurigo Traduzione: Swiss Life Language Services Stampa e spedizione: medienwerkstatt ag, Sulgen; stampato su carta FSC Cambiamenti d’indirizzo e ordinazioni: Rivista SWISSLIFE, General-Guisan-Quai 40, 8022 Zurigo, magazin@swisslife.ch Tiratura: 115 000 Pubblicazione: 3 volte l’anno; primavera, estate, autunno. Avviso legale: le informazioni relative a servizi e prodotti contenute nella presente pubblicazione non costituiscono un’offerta in termini giuridici. Non viene tenuta alcuna corrispondenza in merito a concorsi. È escluso il ricorso alle vie legali. ISSN 1664-5588 La rivista SWISSLIFE è una lettura interessante, ma non obbligatoria. Se in futuro volete rinunciarci, potete comunicarcelo con l’invio gratuito della cartolina-risposta in fondo alla rivista.
Contenuto // 5
27 L’era della lunga vita apre alle persone nuove opportunità, prospettive e possibilità di realizzazione. Il libro «COME SARÀ LA NOSTRA VITA DOMANI», pubblicato dal laboratorio di idee W.I.R.E. in collaborazione con Swiss Life, mostra dove ci porterà questo viaggio. L’articolo è a pagina 30.
«Con quelle non prenderai niente.» Questo dicevano i pescatori a Erna Honegger sulle mosche che fabbricava. Ma questa glaronese di Mollis è andata dritta per la sua strada. Fin da piccola preferiva andare a pescare con il padre sul lago al mattino presto piuttosto che giocare con le bambole: a pagina 42.
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Pensaci, ora tocca a te.
L’aumento dell’aspettativa di vita porta cambiamenti nella società, nel lavoro e nella quotidianità. Il nuovo libro «COME SARÀ LA NOSTRA VITA DOMANI» offre spunti di riflessione sulla vita nell’era della longevità.
Tour de Suisse:
A Swiss Life:
Ogni pezzo è unico
Erna Honegger
Le mosche per la pesca erano una cosa da uomini, ma anche Erna le costruiva, e le trote le adorano. Oggi Erna è un’istituzione anche fuori dai confini nazionali.
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Un mazzolin di fiori:
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Prototipi:
Pezzi unici grandi e piccoli
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Concorso:
Un premio su misura
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2067:
Primula
La fine della produzione di massa
SWISSLIFE Digital: www.swisslife.ch/rivista, disponibile anche come app per tablet e smartphone su Google Play e nell’App Store
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Da
mangiare con
gli occhi
Nata a Parigi, Dominique Kähler Schweizer, alias Madame Tricot, ama il macabro, l’ambiguo, il deperibile. Realizza a maglia le sue fantasie culinarie, «così non fanno ingrassare». Il fotografo svizzero Daniel Ammann ha immortalato alcune di queste leccornie, tutte originali.
Photo Selection // 7
Affettati, insaccati, terrine: Madame Tricot realizza a maglia i suoi curiosi oggetti in un unico pezzo, senza cuciture.
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Sopra e a destra: Uno dei motivi per cui Madame Tricot crea manicaretti fatti di lana è perchÊ sono ottimi per la linea. La sua trota blu non ha neanche una caloria. Pagina successiva: Testa di maiale, speck e altre ghiottonerie: le opere sono a grandezza naturale.
Photo Selection // 11
Vordere Seite: Lorem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Aenean commodo ligula eget dolor. Oben: Divisa in partes tres orem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Aenean commodo ligula eget dolor igitur. Unten: Divisa in partes tres orem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Aenean commodo ligula eget dolor igitur. Rechts: Gallia est omnid lorem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit. Aenean commodo ligula eget.
Photo Selection // 13
Sopra: Gli ingredienti usati dall’artista sono lana, seta, cashmere, mohair, alpaca e lana effetto pelliccia. Sinistra: Gli stuzzichini sono tutti pezzi unici. La fantasia è l’ingrediente principale dei lavori di Madame Tricot.
SWISSLIFE Primavera 2017
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Buon divertimento! Ordinate gratuitamente sei matite colorate di Caran d’Ache, colorate la copertina e godetevi il vostro pezzo unico, tutto personale.
© RhoneZeitung
Questionario // 15
Che ricordo ha di quel mitico gol? Ogni volta che ne parlo ho sempre una sensazione speciale e mi viene la pelle d’oca quando riguardo le immagini. E sarà sempre così, anche perché è stato un gol storico. Perché? Era il primo gol realizzato ai mondiali dalla nazionale svizzera dopo 28 anni. Quando ho sistemato la palla per tirare la punizione ho pensato che il portiere americano sicuramente aveva studiato tutti i miei tiri e immaginava che avrei tirato a scavalcare la barriera. Ma io mi sono concentrato solo sull’angolo superiore destro e sapevo che tirando lì avrei segnato! Tifa Basilea ora che è consulente per la Basilese Assicurazioni? A livello internazionale sì. In Svizzera invece le mie squadre del cuore sono YB e Sion, i club dove ho giocato. Oggi chi è che tira delle punizioni paragonabili alle sue? Molti giocatori, ad esempio Shaqiri e Dzemaili. Ma di solito preferiscono usare più forza e meno precisione. Quindi resta lei il re delle punizioni! In effetti le punizioni non sono tiri facili. Ci vuole
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convinzione, ci vuole molto allenamento, tanta pazienza e tante capacità. E queste capacità le basterebbero anche oggi? Di sicuro oggi è tutto molto cambiato, ma credo che potrei ancora tirare delle punizioni. Avevo una buona tecnica, un buon intuito e una buona visione di gioco. Inoltre facevo dei buoni passaggi. Un giocatore con le mie qualità troverebbe ancora spazio in una squadra. In quale ruolo? Lo stesso di quando giocavo, avevo un ruolo bellissimo. Ero il fulcro del gioco, come Granit Xhaka oggi. Quel ruolo significa avere una grande responsabilità sia in attacco sia in difesa, devi avere occhio e saper leggere il gioco. Inoltre è da te che partono le azioni offensive. Suona un po’ come nella vita reale. Esatto, bisogna essere attivi, a volte attaccare e a volte difendersi. E si deve anche saper incassare? Proprio così. Ma io non volevo mai perdere, né in partita né in allenamento. Volevo vincere, ero ambizioso, e l’ambizione è ancora una mia caratteristica.
Ascoltate il Mara e viaggiate nel tempo: www.swisslife.ch/rivista, disponibile anche come app per tablet e smartphone su Google Play e nell’App Store
Storia di copertina // 17
Testo: Christoph Grenacher, Foto: Claude Lebet
Un
pezzo
di vita Il «Mara» ha 306 anni ed è uno dei tre violoncelli costruiti dal famosissimo liutaio italiano Antonio Stradivari. Nel 2012 stava per sparire nell’armadio di un collezionista di Taiwan, ma oggi è suonato dallo zurighese Christian Poltéra. Un collage per realizzare un pezzo unico.
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Q
uando avvenne il fattaccio, in quella notte nebbiosa sul Rio de la Plata, quando si profilava il disastro e la tragedia faceva il suo corso, quando la fortuna rischiava di affondare e qualcosa di unico di sparire, a quel tempo i Poltéra di Zurigo non erano neanche una coppia. E 14 anni dopo, nel 1977, nacque il loro figlio Christian. Ci vollero poi altri 18 anni prima che lo studente di musica Christian Poltéra, che nel frattempo condivideva in modo più o meno stanziale un appartamento di Salisburgo, appese alla parete un poster per decorare la stanza. Quel poster rappresentava la sua grande passione a grandezza naturale: tra il puntale in basso e la voluta in legno in alto c’è un corpo bombato dalla forma magnifica, costituito da diversi legni chiari di colore rossiccio, con la tavola e il fondo contornati da fasce di 111 millimetri. Una sorta di violino ma più grande, lungo il doppio e con le fasce tra tavola e fondo alte il quadruplo. Intorno ai piroli sono avvolte quattro corde, che arrivano fino al terzo inferiore del corpo, passando per il ponticello. Decisamente non è un violino, sicuramente è un violoncello. Ma il poster del nostro studente non rappresentava uno strumento qualsiasi, bensì la sua passione: il Mara! Christian Poltéra si era perdutamente innamorato di uno strumento che il grande maestro aveva costruito 266 anni prima che lui nascesse.
Chi era il maestro? Nella soffitta di casa sua, in Piazza San Domenico a Cremona, nel XVII secolo Antonio Giacomo Stradivari non costruiva solo violini oggi considerati i migliori al mondo. Nel 1711 nella sua bottega in Lombardia trovava posto anche lo strumento costruito per Giovanni Mara, che suonava nell’orchestra reale di Potsdam. Mara era non soltanto
nato a diventare un grande musicista. Allievo di Nancy Chumanchenco al conservatorio di Zurigo, a soli 15 anni Poltéra vince il premio per la musica da camera al Concorso Svizzero di Musica per la Gioventù insieme al violinista Linus Roth e al pianista Philippe Jordan. Prosegue la sua formazione alla Hochschule für Musik di Colonia con il russo Boris Pergamenschtschikow e poi nel 1995 a Salisburgo con il leggendario violoncellista Heinrich Schiff, che ha suonato con tutti i Grandi della musica classica e sotto la direzione dei maggiori direttori d’orchestra del mondo. A Salisburgo abbiamo quindi un Grande della musica che insegna a un allievo svizzero molto dotato. E per i Grandi esiste solo il meglio, quindi, dal 1993 Schiff suona anche il Mara. Proprio quel Mara il cui poster era appeso nella stanza del giovane Poltéra. Schiff è un musicista appassionato, passionale, quasi posseduto. La sua altra grande passione sono le Porsche: una foto del 1986 lo ritrae mentre mette una custodia per violoncello rossa nella sua Porsche rossa, modello 928 S con cambio manuale. Ed è proprio con la leva del cambio che Schiff, poco a poco, si rovina il braccio. Il 25 aprile 2010, nella Sala Mozart della Konzerthaus di Vienna, dopo la pausa della sonata n. 4 in Do maggiore op. 102/1 di Beethoven, Schiff non ce la fa più e, a soli 59 anni, deve interrompere con-
«Il suono del Mara è così unico che neanche un incidente catastrofico è riuscito ad annientarne la voce».
uno dei grandi virtuosi di violoncello del XVIII secolo, ma anche un ubriacone e un giocatore. Si faceva mantenere dalla moglie Elisabeth Schmeling, che come cantante guadagnava più di lui. Rese il suo strumento così famoso, da essere citato non solo da Mozart in una lettera ma anche da Goethe nelle sue conversazioni. Il Mara venne venduto nel 1808 per 100 lire e quando, poco tempo dopo, cambiò nuovamente proprietario, il suo valore era già aumentato della metà. Quando, quasi due secoli dopo, Christian Poltéra si esercita nella sua stanza davanti al poster del Mara, è già uno studente molto dotato, desti-
certo e carriera. Wolf Wondratschek, che nel 2003 ha scritto un bellissimo racconto sul Mara e continua a scriverne la storia, annota sul suo taccuino: «Quella sera un grande musicista abbandona le scene per sempre». Da quella sera e fino alla sua morte, avvenuta il 23 dicembre 2016, Schiff non ha mai più toccato un violoncello. Prima di allora il Mara era sempre con lui. Con il puntale fissato al pavimento, l’interno delle ginocchia premuto contro le fasce, lo sterno contro l’estremità superiore del corpo dello strumento, il manico con la tastiera sopra la spalla sinistra; la mano sinistra imposta la tonalità sulle corde, mentre la destra, quella rovinata dal cambio, guida l’arco. E ora quel braccio non ce la fa più, è come se una parte di Schiff morisse, una parte della sua vita. È così che il suo allievo preferito, Poltéra, entra in possesso del Mara, uno strumento che tutto il mondo ha già visto prima che il violoncellista svizzero lo prendesse in mano per la prima volta. Nel XIX secolo, in Inghilterra il Mara viene presentato ed esposto come una celebrità, viaggia in tutto il mondo, a volte insieme ai musicisti a volte da solo, e il suo suono manda in estasi teste coronate e gente comune. Senza dimenticare i banchieri, dato che il suo valore non fa che aumentare. Il naufragio Nella notte tra l’11 e il 12 luglio 1963, mentre il Mara è in viaggio in Sudamerica insieme al violoncellista Amedeo Baldovino, 14 anni prima della nascita di Poltéra, il violoncello che diventerà
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© Nikolaj Lund
Storia di copertina // 19
Christian Poltéra: l’uomo dietro il Mara
È una stella della musica classica e la sua interpretazione delle «Variazioni Goldberg» di Bach per trio di archi ha suscitato l’entusiasmo della «Neue Zürcher Zeitung»: il 39enne zurighese Christian Poltéra «carpisce al suo violoncello un suono asciutto ed elegante, articolato in modo preciso e senza eccessiva pressione. È lui che apre le danze partendo dalla linea di basso che libera le tonalità e fa parlare le linee». Come il suo grande maestro Heinrich Schiff, morto l’anno scorso, anche Poltéra è di casa in tutte le sale da concerto del mondo e si esibisce insieme al «Trio Zimmermann» oppure come solista con le orchestre più famose. Nel 2004 ha ricevuto il premio Borletti Buitoni ed è stato scelto come BBC New Generation Artist. Dal 2013 Christian Poltéra è direttore artistico dei Kammermusiktage Bergkirche Büsingen e docente all’Università di Lucerna. christianpoltera.com // musikfestwoche-meiringen.ch
determinante per la sua vita assurge definitivamente a leggenda, come descrive la giornalista tedesca Carolin Pirich nel suo eccellente reportage radiofonico. Baldovino è in tournée con il famosissimo «Trio di Trieste» e, dalle 7 del mattino, sta aspettando un volo a Montevideo insieme ai suoi due colleghi. Ma la nebbia ha bloccato tutti gli aerei a terra, l’unica possibilità di arrivare in tempo a Buenos Aires è il traghetto notturno sul Rio de la Plata, che parte alle 20 e arriva a Buenos Aires alle 8. Alle quattro e mezza del mattino, quando Buenos Aires dista ancora 50 chilometri di navigazione, il traghetto viene scosso dall’urto con un relitto che giace sul fondo del fiume. Poco dopo, su uno dei ponti scoppia un incendio; tra i passeggeri regna il caos e il panico. Vengono distribuiti i giubbotti di salvataggio e calate le scialuppe. Amedeo Baldovino afferra solo la custodia che contiene il Mara, lasciando tutto il resto in cabina, corre sul ponte e vede le scialuppe in acqua. Per raggiungerne una a nuoto deve saltare giù. «Non mi ricordo più esattamente in che momento ho lasciato il Mara. L’istinto di sopravvivenza ha preso il sopravvento. Non riuscivo più a respirare, era la fine? (...) Ammetto che per bel po’ di tempo non ho pensato affatto al mio Mara», scriverà in seguito in una lettera indirizzata all’assicurazione dello strumento. Una volta arrivato a Buenos Aires, dopo un bagno caldo, un pasto sostanzioso e 14 ore di sonno, Baldovino si sveglia e un suo collega bussa alla porta della camera e, senza
dire una parola, gli mostra un giornale: «Lo Stradivari è stato salvato!». Baldovino non poteva crederci. «Ero sicuro che fosse andato perduto. Ho visto l’incendio con i miei occhi ed ero sicuro di non aver buttato in acqua il violoncello. (...) Mi hanno chiesto di recarmi a La Plata per identificare lo strumento. E lì la custodia c’era davvero, esposta come una bara nella camera ardente. Baldovino e i suoi colleghi del trio la riconoscono subito. La custodia viene aperta con tutta la cautela possibile, ma all’interno non c’è più uno strumento, bensì un numero indefinito di pezzi che ho cercato di identificare e di mettere insieme per tentare una ricostruzione. (...) L’impresa si è rivelata impossibile». Un’icona degli strumenti musicali ridotta da far pietà: la custodia in legno era stata portata dalle onde fino a riva, deformata e piena d’acqua e di fango. Quello che un tempo era stato un violoncello dal suono celestiale ora era ridotto in 20 pezzi. Il prezioso strumento viene restaurato a Londra con grande perizia tecnica e Poltéra è certo che neanche quella tragica notte lo abbia danneggiato: «Il suo suono è così unico che neanche il più catastrofico degli incidenti ha potuto distruggerne la voce. Ogni tono ha un timbro a sé stante, non gli si può imporre nulla, bisogna accettarne la complessità. Ma alla fine il risultato è straordinario. È comunque necessario un po’ di tempo prima di riuscire a prendere confidenza con uno strumento così straordinariamente prevaricatore.
Il tempo Ci vuole tempo anche per prendersi cura di uno strumento di questo tipo. Poltéra: «Non posso lasciarlo in auto. Quando sono a casa devo chiudere la porta a chiave. Non posso lasciarlo appoggiato in strada, sarebbe un comportamento negligente». Analoga attenzione viene rivolta allo strumento anche a Vienna, nel 17° distretto, dove ha sede la bottega di Marcel Richters, liutaio, restauratore e commerciante. Da quando Heinrich Schiff ottenne in prestito il Mara da un mecenate, lo strumento è affidato a Marcel Richters che lo cura come fà un medico di famiglia con i propri pazienti. Richters se ne prende cura almeno una volta all’anno, ma di solito più spesso e soprattutto in incognito. Infatti la sua bottega, piena di provette, tubetti, vasetti, spatole con pigmenti stipati sugli scaffali e negli armadi insieme a colle e vernici, contiene strumenti che molto spesso valgono milioni e, come dice Richters nel reportage radiofonico di Pirich, necessitano di cure attente: «Uno strumento di 300 anni o più che viene suonato costantemente ha bisogno di manutenzione. Il loro valore non mi crea problemi, so quello che faccio. La vernice protettiva è vernice protettiva, ma ognuno ha la sua ricetta: resine naturali, colofonia, gommalacca, dipende dal sudore del musicista. In pratica si tratta di proteggere gli strumenti dalle persone che li usano». Il salvataggio Ma il sudore non è l’unica minaccia per gli strumenti musicali: c’è anche l’avi-
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Storia di copertina // 23
dità. Nel 1971 il «Lady Blunt», un violino costruito da Stradivari dieci anni dopo il Mara, è stato battuto all’asta da Sothebys per 200 000 dollari, nel 2011 venduto all’asta da Tarisio per quasi 13 milioni di franchi. Per inciso, questa casa d’aste prende il nome da Luigi Tarisio, un intraprendente uomo d’affari che nei primi anni del XIX secolo comprò tutti gli Stradivari che riuscì a trovare in Italia, li portò a Parigi per poi venderli poco a poco. Oggi ormai il mercato degli strumenti ad arco antichi è impazzito come quello delle opere d’arte. «Alcuni mormorano che il mio maestro Heinrich Schiff mi abbia regalato il Mara. Ovviamente non è vero, dato che non è mai stato suo», dice Poltéra; Schiff poteva tenerlo e suonarlo grazie a una famiglia di mecenati. A soli quattro giorni di distanza dalla sera di sette anni fa in cui fu chiaro che Heinrich Schiff avrebbe interrotto la sua carriera di solista e abbandonato il Mara, lo strumento passa di mano, e con lui anche un secondo violoncello suonato da Schiff: lo «Sleeping Beauty» di Domenico Montagnana, che finisce dritto a Taiwan, acquistato da un collezionista con un figlio che suona il violoncello. Quando Poltéra va a trovare il suo maestro sull’Attersee, vicino a Salisburgo, Schiff gli racconta che il mecenate ha intenzione di vendere anche il Mara al taiwanese
che ha già comprato lo «Sleeping Beauty». Poltéra: «Si potrebbe pensare che uno, due o tre violoncelli siano sufficienti, invece a un collezionista non bastano. Non sono neanche stato a pensarci più di tanto, dato che io non ero in grado di comprarlo e non conoscevo nessuno che potesse mettere insieme così tanti milioni in poco tempo. Quin-
«Ci vuole del tempo per riuscire a prendere confidenza con uno strumento così straordinariamente prevaricatore».
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di sono tornato al mio hotel sul Mondsee». Qui Poltéra incontra dei colleghi, racconta loro dell’intenzione di vendere uno strumento che in tal modo sparirebbe per sempre dalle sale da concerti e uno di loro dice: «Un momento, forse conosco qualcuno. E questo qualcuno attiva subito il suo avvocato, contatta il proprietario di allora e riesce in quattro e quattr’otto a impedire che il violoncello venga venduto a Taiwan». E ora è Poltéra che suona il leggendario Mara ed ecco cosa ne pensa: «Uno strumento come questo ha una voce unica, non si può forzarlo al proprio volere. Si deve invece cercare di scoprire
come ricavarne il massimo. Gli strumenti migliori sono sempre i più complessi, quindi ci vuole del tempo per venirne a capo». Oggi ormai Poltéra ha imparato a convivere benissimo con questo strumento leggendario, non viaggia mai senza il «Musical Instrument Passport», per dimostrare di essere autorizzato ad averlo con sé, nel 2004 ha vinto il premio Borletti Buitoni ed è stato scelto come BBC New Generation Artist, facendo quindi il suo ingresso nell’Olimpo della musica classica. E il Mara è sempre con lui, nella sua custodia grigio argento e con l’etichetta sul fondo che si scorge dal foro di risonanza: «Antonio Stradivarius Cremonensis, Faciebat Anno 1711». Quest’estate Poltéra suonerà il Mara, che nel frattempo ha compiuto 306 anni, anche alla Musikfestwoche di Meiringen, dove il 7 luglio riceverà il premio «Arco d’oro». Fornito dalla fabbrica della famiglia Finkel, che produce archetti di fama mondiale da cinque generazione sul lago di Thun, anche questo arco è unico nel suo genere, proprio come il Mara.
Fonti: Carolin Pirich, «Oh Mara», ZEIT, 2015; Carolin Pirich «Das Ringen um Stradivaris ‹Mara›» (La lotta per il Mara di Stradivari), Deutschlandradio Kultur, 2014; Wolf Wondratschek «Mara», edito da dtv. Siti web: Archivio della liuteria cremonese www.archiviodellaliuteriacremonese.it
100 000 Ogni persona è unica
anni sono trascorsi da quando i primi uomini hanno lasciato il continente africano. Confrontando il patrimonio genetico di popolazioni diverse di tutto il mondo si è scoperto che tutti gli abitanti della Terra sono imparentati con questi primi migranti. Quindi siamo tutti africani.
Cosa ci rende unici? Per trattare la questione dal punto di vista filosofico ci vorrebbe troppo tempo. Dal punto di vista strettamente scientifico è il genoma che rende unica ogni persona, o, più precisamente, quel cinque per cento dei nostri geni che variano da persona a persona, rendendo possibili, in teoria, infinite variazioni. Del resto, che noia sarebbe se fossimo tutti uguali!
46 cromosomi sono contenuti in una singola cellula. Allineandoli uno a fianco all’altro si otterrebbe una lunghezza di 1,8 metri.
57 100 000 000 000 000 cioè cento bilioni o 10012 o centomila miliardi: è il numero delle cellule di una persona. Ogni cellula contiene 23 coppie di cromosomi, che, a loro volta, contengono ognuna circa 1300 geni.
anni: è il tempo necessario in teoria per recitare i 3 miliardi di lettere che formano la sequenza del nostro patrimonio genetico, a un ritmo di 100 lettere al minuto, senza pause per mangiare, bere o dormire.
Mix di numeri // 25
> 30
> 95
anni: è il tempo in cui le tracce di DNA umano restano stabili. Un fatto molto utile per la polizia scientifica, dato che consente di identificare i colpevoli anche dopo anni.
percento è la percentuale di geni comuni a tutto il genere umano. Quindi è solo una piccolissima variazione del patrimonio genetico a renderci unici, a eccezione dei gemelli, che sono dei cloni naturali.
2000 30 000 geni: quelli dell’uomo, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche. Il numero esatto non è ancora noto con precisione, quindi il futuro potrebbe riservarci delle sorprese.
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difetti genetici: sono quelli di ogni persona. Possono causare malattie, ma per fortuna non sempre.
O F F R I T E U N A P R OT E Z I O N E OT T I M A L E A L L E C E L LU L E D E L L A V O ST R A P E L L E , È L ’ U N I CA A SS I C U R A Z I O N E E F F I CAC E C O N T RO L ’ I N V E C C H I A M E N TO Kosho Matcha Effective è una nuova e particolare linea di prodotti per la cura del viso all’esclusivo estratto di matcha bio. Il tè verde è la pianta che più di ogni altra contiene i preziosi antiossidanti essenziali. Per questo l’azione di Kosho Matcha Effective è estremamente efficace contro i cambiamenti cellulari, i raggi UV e gli influssi dell’ambiente. Un rituale dolce e naturale per una bellezza visibilmente radiosa e un equilibrio interiore di cui beneficerete a lungo. Bu U
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Pensaci, ora tocca a te.
60
anni e incinta? Il nuovo libro «COME SARÀ LA NOSTRA VITA DOMANI» contiene spunti di riflessione, un po’ provocatori, sulla vita nell’era della longevità. Le cose cambieranno. In tutti gli ambiti della vita. Pagina 30
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Così sono i nostri clienti Pascal Rossoz produce collari per campanacci
Capire i clienti è l’obiettivo ultimo del nostro lavoro. Per questo motivo 100 collaboratrici e collaboratori di Swiss Life hanno fatto visita a 100 clienti. Joël Daeppen, attivo presso il Servizio alla clientela Swiss Life, ha incontrato il produttore di collari per campanacci Pascal Rossoz a Orsières. «I miei genitori e io viviamo a poche case di distanza gli uni dagli altri. Qui a Orsières trovo tutto quello di cui ho bisogno. Ormai ho tre lavori: prima di tutto ca mionista. Ma solo nella regione, cioè non sto mai via per più giorni di seguito. Sono anche contadino. E con mio padre produco quegli spessi collari di cuoio da cui penzolano i campanacci delle mucche di razza Eringer. Ma soprattutto sono un papà. Quest’anno ho venduto anche la mia vettura da rally, perché da tempo con i nostri tre figli c’è già abbastanza velocità nella mia vita. Chris ha otto anni, Thomas quattro ed Elena ha festeggiato lo scorso agosto il suo primo complean no. Avevo l’età di Thomas quando ho cominciato a frequentare il laboratorio di mio padre: lo osservavo tagliare i collari da spessi dischi di cuoio e decorarli con figure e targhette, ricami, nastri o disegni incisi direttamente nel materiale. Guarda vo come li rendeva flessibili e vi appende va le campane. In Svizzera siamo fra gli ultimi produttori di collari tradizionali. Purtroppo non abbiamo sovvenzioni, ma andiamo avanti. Perché? Perché amiamo questo lavoro».
Permette? Sono il bebè assennato
Viviamo sempre più a lungo: un trend positivo che ha innegabili conseguenze sulla pianificazione del nostro futuro, per cui non sarà mai troppo presto. Ecco giungere allora in nostro aiuto un bebè as sennato. Poiché la vita si allunga, anche la libertà di scelta diventa più importante: per dare alla no stra esistenza maggiore qualità, per affrancarla da obblighi e limita zioni, occorre poter prendere libe ramente determinate decisioni. E chi può affrontare in maniera più sorprendente i temi della longevità e dell’autonomia di qualcuno che ha ancora tutta la vita davanti? Di un esserino che rivendica la sua libertà di scelta praticamente ancora in culla?
Nuovo ambasciatore del marchio Con la nuova campagna di marketing Swiss Life si confronta nuovamente con la tematica della vita più lunga e secondo le proprie scelte. Un bebè che parla fornisce suggerimenti intel ligenti e spiritosi su una corretta previdenza e invita il pubblico a riflettere: che cosa significa vivere più a lungo e conservare la liber tà di scelta? Ovviamente il bebè assennato è pronto a fornire tutta una serie di risposte. Di più: il piccolo grande esperto è disposto anche a dialogare con noi. www.swisslife.ch/bimbo
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Tempo di cambiare
Ping pong La previdenza non deve essere difficile. Una domanda, una risposta. In chat. Adesso. Subito. Giovedì 16 marzo, ore 14.36
Swiss Life Premium Delegate o Swiss Life Premium Choice: qual è la forma di investimento che fa al caso mio? Se desidera delegare la gestione degli investimenti scelga Swiss Life Premium Delegate. Ma se per lei è importante prendere in prima persona le decisioni di investimento, scelga Swiss Life Premium Choice. Ci sono altre differenze? No, entrambi i sistemi beneficiano della nostra competenza previdenziale. Inoltre consentono di versare e prelevare fondi in qualsiasi momento. Troverà maggiori informazioni su: swisslife.ch/ premium-choice-delegate Grazie. Mi informerò a dovere.
L’accresciuta aspettativa di vita si accompagna a un cambiamento dell’età in cui le persone che esercitano un’attività lucrativa vanno in pensione. Le persone hanno più tempo per prepararsi a ciò che resta della vita lavorativa dal punto di vista finanziario e sociale. L’Economist Intelligence Unit ha analizzato questo andamento e intervistato oltre 1200 persone in Svizzera, Francia, Germania e Austria.
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Willi Marti, agente generale di Swiss Life a Coira e il nostro team di consulenti rispondono in chat alle vostre domande: myworld.ch/chat
Idee per investire Gli interessi sui conti di risparmio sono ormai molto esigui. Le alternative per la costituzione di riserve di capitale privato diventano più importanti. Con i nuovi fondi, Swiss Life propone alternative con buo ne opportunità di rendimento, no nostante i tassi ai minimi storici. Risparmiare per raggiungere obiettivi a medio e lungo termine ma poter sempre contare sul proprio denaro? Con le nuove soluzioni di investimento di Swiss Life si può. Swiss Life aiuta il cliente a individuare l’opzione più in linea con le sue esigenze. La competenza di Swiss Life Asset Manage ment è garanzia della massima professio nalità di investimen to e gestione del capitale, anche a partire da piccoli importi. Desiderate maggiori informazioni sugli investimenti con Swiss Life? Inviateci l’apposita cartolina allegata alla rivista o visitate la pagina swisslife.ch/investimentiinfondi
Come vogliamo vivere domani L’aumento dell’aspettativa di vita in Svizzera determina cambiamenti fondamentali: nella società, nel lavoro, nella nostra quotidianità. «COME SARÀ LA NOSTRA VITA DOMANI» è il titolo di un libro pubblicato da Swiss Life in collaborazione con il think tank W.I.R.E, che propone spunti di riflessione sulla vita nell’era della longevità. IN AVANTI, IN DIREZIONE DELLA TRADIZIONE
© Wojtek Klimek / W. I.R .E. / Swiss Life
«COME SARÀ LA NOSTRA VITA DOMANI» ipotizza in 44 scenari, partendo da situazioni realistiche per arrivare a situazioni estreme, come sarà la vita di dopodomani.
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l think tank zurighese W.I.R.E. si è con centrato sull’interrogativo di come vivre mo domani, in linea con la massima del lo scrittore francese Marcel Proust: «Nulla avviene come temiamo né come spe riamo. Tutto avviene come vogliamo». Il libro pubblicato da W.I.R.E. in colla borazione con Swiss Life intende fornire spunti di dialogo, come spiega anche Mar kus Leibundgut, CEO Swiss Life Svizzera:
«Per ottenere il meglio da tutte le opportu nità di domani, abbiamo riflettuto insieme al think tank W.I.R.E. su quello che ci può offrire in termini di organizzazione l’era del la longevità. Dove risultano nuove opportu nità e prospettive per le singole persone, nella vita privata come in quella professio nale? Quale direzione sta prendendo l’eco nomia? Come evolve la società?».
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«Ci dovremo chiedere quali dinamiche vogliamo promuovere e quali pericoli desideriamo evitare. Occorre una risposta urgente a queste domande. Per vivere – oltre che più a lungo – anche meglio, domani». Markus Leibundgut CEO Swiss Life Svizzera
I due autori dello studio, il fondatore di W.I.R.E. Stephan Sigrist e la cofondatrice Simone Achermann, lamentano un dibatti to sulla longevità eccessivamente unilatera le: «Si parla solo di anziani in superforma o di malati cronici. Praticamente nessuno si occupa di ciò che significa per noi un’aspet tativa di vita più lunga e cioè, in primo luo go, più tempo da vivere. Margini più ampi e flessibilità per strutturare la nostra esisten za: abbiamo più tempo per raggiungere i nostri obiettivi privati e professionali». Nel libro Sigrist e Achermann rinunciano consa pevolmente alle previsioni: «Presentiamo diversi scenari della nostra possibile vita fu tura, ma non formuliamo previsioni di ciò che potrebbe essere più probabile. L’obiet tivo è quello di illustrare ai lettori le varie possibilità di strutturare la propria vita in futuro. Ognuno deve però decidere indivi dualmente ciò che va bene ed è giusto per sé». Chiosa Markus Leibundgut: «Ci dovre mo chiedere quali dinamiche vogliamo pro muovere e quali pericoli desideriamo evita re. Occorre una risposta urgente a queste domande. Per vivere – oltre che più a lungo – anche meglio, domani». È tempo quindi di cambiare mentalità, sottolineano gli au tori: basta con il modello di vita lineare dei
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nostri padri e con il parallelismo attuale; passiamo alla flessibilità e alla multifunzio nalità. Ma come ci arriviamo? La rottura con la tradizione richiede coraggio, ma an che immaginazione e il libro va alla ricerca di modelli di vita alternativi. Sulla base delle nuove opportunità offerte da una vita più lunga, dal cambio dei valori e dal progresso tecnologico, oltre che delle principali ma crotendenze sociali, si aprono nuovi scena ri, realistici e radicali al tempo stesso, per le attività che più di altre segnano un’esisten za: la costituzione di una famiglia, il lavoro, la casa, il commiato. Per tutti, a livello individuale, il grande compito sarà quello di comporre tutte que ste opzioni per creare una vita piacevole, senza la sensazione di dover condurre con temporaneamente altre due esistenze. Mai in passato il singolo ha avuto tanta respon sabilità. A livello politico e sociale sarà ne cessario operare sia in termini di flessibiliz zazione sia di regolamentazione, per riuscire a creare le condizioni quadro necessarie a gestire rischi e opportunità e arrivare a una vita felice.
Per ulteriori informazioni: swisslife.ch/it/wire
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Con tutta probabilità, vivere più a lungo significherà anche dover lavorare più a lungo. Come dimostra un sondaggio dell’Economist Intelligence Unit (EIU) condotto in quattro Paesi europei, le persone ne sono già consapevoli. Secondo il sondaggio, qual è la quota di persone disposte a lavorare oltre la tradizionale età di pensionamento? 1/3
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Rispondendo correttamente alla domanda del concorso, potete vincere un contributo iniziale per la vostra previdenza privata. Buona fortuna! Inviate la cartolina contenuta nella copertina o partecipate online: www.swisslife.ch/rivista
Modelli di vita per il futuro Il libro «COME SARÀ LA NOSTRA VITA DOMANI» parte dal presupposto che la crescente aspettativa di vita allargherà la finestra temporale in cui potremo gestire la nostra esistenza. E con questo si intende la nuova pianificazione non solo della terza età bensì dell’intera vita. Tutto ciò apre nuove possibilità, in particolare nei seguenti campi. Cura delle relazioni
DIVENTARE GENITORI DOPO I CINQUANTA ANNI
© Wojtek Klimek / W. I.R .E. / Swiss Life
Dare vita a una famiglia L’aumento dell’aspettativa di vita consente, fra l’altro, maggiore flessibilità nella decisione di formare e vivere una famiglia: in altre parole, avere figli quando si ha tempo. Mentre la biologia a oggi definisce chiaramen te la fase della fertilità nel corso della vita, i progressi nella procreazione medicalmente assistita come l’inse minazione artificiale o il social freezing (la conservazio ne dei propri ovociti per una successiva gravidanza) consentono la maternità anche in età avanzata. La pressione di dover conciliare figli e carriera quindi si stempera e le coppie possono dedicarsi alla procrea zione una volta raggiunto il successo nella professione. Le tecnologie antiaging consentono di conservare le energie tanto necessarie nei faticosi primi anni dei figli e le macchine ci aiutano a svolgere i lavori fisicamente usuranti. Per la coppia una genitorialità in età avanza ta significa una gestione più flessibile della vita: im provvisamente trovano spazio più carriere e più figli. Questi ultimi possono crescere in un ambiente caratte rizzato da una relazione stabile, che ha superato il test del tempo, sostenuti da genitori maturi, «arrivati» e abbienti, e circondati da quell’attenzione che è il mag gior catalizzatore per il loro sviluppo.
I media digitali hanno ulteriormente spersonalizzato i nostri rapporti; l’incontro fisico diviene secondario se vi possono essere contatti attraverso i mondi virtuali. Con l’ascesa dell’intelligenza artificiale e la diffusione di oggetti «smart» anche nella vita di ogni giorno si sviluppano rapporti quotidiani fra uomo e macchine. Poiché in confronto comunicare con altre persone ri chiede tempo e pazienza, lo scambio sociale e addirit tura una relazione amorosa con avatar e robot diventa un’alternativa possibile e accettata. Questo tipo di rapporto è a bassa conflittualità e caratterizzato da un forte orientamento alle esigenze personali del sogget to. Quanto più i sistemi si fanno intelligenti, tanto più diventano simili all’uomo: esprimono esigenze nei con fronti dei soggetti amati e hanno difetti. Ma nemmeno le migliori macchine possono sostituire l’uomo. Il loro amore è un programma, il desiderio verso un rapporto con persone autentiche resta. Tuttavia, come esistono i simulatori di volo che preparano i piloti ad affrontare un fronte temporalesco, i robot amanti ci potrebbero aiutare a estendere le nostre competenze relazionali per il grande amore.
AMORE CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
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Intervista a Elke Guhl «Vivere più a lungo e meglio!»
RISPARMIARE TUTTA LA VITA
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Risparmio e previdenza L’aumento dell’aspettativa di vita e la mino re crescita economica stanno mettendo in crisi il contratto generazionale. Pertanto la previdenza finanziaria per l’età avanzata ha un ruolo sempre più importante. Sono ri chiesti nuovi modelli in grado di sostenere le mutate situazioni demografiche. La gamma delle possibilità previdenziali va da una su periore autoresponsabilità, che consiste nel risparmiare una vita intera, alla rinuncia al sostegno esterno facendo tutto da soli fino alla decisione di non mettere da parte asso lutamente nulla e lavorare fino in età avan zatissima. In particolare, per la tutela della
salute e l’assistenza, assumono un ruolo più importante altre forme di risparmio come il quarto pilastro o la stipula di un’assicurazio ne privata in caso di non autosufficienza. Importante anche l’accumulo di altri tipi di asset. Un esempio è la banca del tempo, in cui si versano e, all’occorrenza, si prelevano ore investite in attività sociali, per prestazio ni uguali o diverse. Il detto «Il tempo è dena ro» non è mai stato più vero: sempre più persone utilizzano modelli previdenziali in cui non si risparmia soltanto denaro, ma tempo, sin dagli anni giovanili, quando si è ancora abbastanza in forma per dare corpo a un impegno sociale.
«COME SARÀ LA NOSTRA VITA DOMANI» Ordinate il nuovo libro a prezzo scontato! La società sta visibilmente invecchiando, ma l’aumento del tempo da vivere apre anche inaspettate possibilità di organizza zione dell’esistenza. «COME SARÀ LA NOSTRA VITA DOMANI» fornisce ispirazioni sui modelli di vita futuri e suggerimenti per gestire l’invecchiamento della società. I primi 100 acquirenti potranno ricevere il libro al prezzo scontato di 20 franchi (anziché 34). Ordinate con la cartolinarisposta contenuta nell’involucro della rivista oppure online su: swisslife.ch/it/wire
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Per quale ragione Swiss Life si interessa alle circostanze del nostro vivere futuro? Il futuro dei cittadini svizzeri riguarda tutti, quindi anche la nostra impresa che si occupa intensamente di previdenza. La tematica è destinata a occuparci: nei prossimi 30 anni il numero degli over 50 raddoppierà a livello mondiale, mentre la quota degli ultra 65enni in Svizzera entro il 2050 sarà del 30 percento, un record assoluto! Come è nata la collaborazione con il laboratorio di idee W.I.R.E.? La longevità consente scenari totalmente nuovi per la vita in età avanzata e richiede una mentalità nuova al di fuori degli schemi noti. Per procedere in tal senso senza paraocchi, il think tank era il partner ideale. Quindi la sua impresa sposa l’idea secondo cui l’età giusta per avere figli è 60 anni? Il libro contiene certamente provocazioni. Non tutto è da prendere alla lettera: l’obiettivo è piuttosto sensibilizzare la popolazione sul tema della longevità e di una vita secondo le proprie scelte in terza età. Per quale motivo Swiss Life si impegna tanto per un tema di competenza prettamente politico-sociale? L’argomento ci riguarda tutti, anche l’economia, e di conseguenza anche un’impresa come Swiss Life che si occupa di previdenza. E, soprattutto nell’interesse del cliente, dobbiamo pensare non solo a come vivere più a lungo ma anche meglio.
Elke Guhl (48), responsabile del settore Marketing di Swiss Life.
Previdenza intelligente: Swiss Life myWorld Qual è la mia situa zione assicurativa per la vecchiaia? Dove si può intervenire per ottimizzare? Posso permettermi questo immobile nel lungo periodo? La previdenza è molto sfaccettata e dipende da numerosi fattori. Il portale finanziario e previdenziale myWorld di Swiss Life porta la previdenza nel digitale. Con questo strumento diventa facilissimo ottenere una panora mica della situazione previdenziale persona le e pianificare, con poche operazioni, il futuro finanziario per una vita lunga e secon do le proprie scelte. Oltre ai contratti Swiss Life, si possono carica re e visualizzare docu mentazione assicura tiva di operatori terzi e altro, come licenze di circolazione, contratti ipotecari ecc. Per ogni simulazione è possibile richiedere online un’offerta personaliz zata.
Per ulteriori informazioni e accedere al portale: myworld.swisslife.ch
Viaggiare per il mondo a cuore aperto
Sarina Strebel (30), vive a Winterthur e lavora presso una piccola casa editrice di Zurigo. Lo scorso anno ha fatto un viaggio di sei mesi con il fidanzato attraverso la Nuova Zelanda e l’Asia. Spera che anche a 70 anni potrà vivere in un mondo intatto.
L’app Oldify mostra in fotografia come sarà una persona tra 40 anni.
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Dove lavora? Nel settore grafico. Al cento per cento presso una piccola casa editrice di Zurigo. Dove abita? Al momento nel mio appartamento da 2,5 vani, che condivido con il mio fidanzato da alcuni mesi, perché lo scorso anno siamo andati in viaggio e non volevamo tenere due case. Ma presto entreremo «ufficialmente» insieme in un appartamento di 4 vani.
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Cosa farà dopo il pensionamento? La pensione è ancora molto lontana, ma spero di tornare ad avere tempo per dipingere e progettare. Come pensa di vivere a 70 anni? A 70 anni mi piacerebbe avere un giardino. La no stra casa non dovrebbe essere lontana dalla città in modo che tutto sia raggiungibile a piedi o in bici cletta. Un luogo con teatro e cinema, dove vivano anche la famiglia e i buoni amici.
Pensaci, ora tocca a te // 35 Cosa fa nel tempo libero? Mi piace leggere, in particolare le riviste di qualità, amo il cinema e la buona musica. Inoltre ho scoperto il trekking e nel fine settimana mi piace andare un po’ in montagna, estate come inverno. Quanto denaro le occorre per vivere? Come spese fisse la voce maggiore sarà l’affitto del nuovo appartamento. Non ho auto e mi sposto con l’AG. Mi piace spendere per mangiare bene, per il cine ma e il teatro. Possibilmente però metto qualcosa da parte anche per il futuro. Cosa fa per la salute? Opto per una cucina sana ed equilibrata e cerco di muovermi molto. Ma non sempre riesco a sottrarmi allo stress di ogni giorno. La cosa più importante per lei al momento? Amici e famiglia, con cui posso condivi dere le pagine belle e quelle meno belle della vita. Cosa sogna? Spero di restare indipendente e di poter continuare a guadagnare facendo quello che mi piace.
Una casa con anima
Nel tempo libero cosa pensa di fare? Spero di poter vedere crescere i miei nipoti e di passare tempo con la famiglia. E naturalmente continuare a viaggiare. Quanto denaro le occorrerà per vivere? Sarebbe bello poter mantenere il mio standard di vita nella terza età e conti nuare a essere generosa con la famiglia e gli amici. Cosa farà per la salute a 70 anni? Dopo il pensionamento riavrò soprat tutto il mio tempo: per cucinare e per trascorrere giornate all’aria aperta. Cosa sarà la cosa più importante per lei a 70 anni? Spero che tutti nel mio entourage siano senza problemi quando saremo più vec chi e che tutti godano di buona salute. Cosa sogna per quando avrà 70 anni? A 70 anni, se tutto va bene, viaggerò a cuore aperto attraverso un mondo che si spera ancora intatto.
«La casa l’abbiamo scoperta su un portale immobiliare. Abbiamo voluto fare una visita, ma eravamo ancora molto scettici: cambiare paese? Allungare il tragitto per recarsi al lavoro? Ma quando siamo entrati, ci siamo sentiti... a casa! Subito hanno cominciato a Famiglia Rudolph (da sin.): fioccare le idee: dormiremo là, Clio, Beatrice, Levi, Darkon e Lou. qui allestiremo lo studio e quello sarebbe perfetto per i giochi dei bambini. Questa casa ha un’anima, un calore del tutto particolare. Ci ha dato subito la sensazione di essere nel posto giusto. E per questo non abbiamo dovuto riflettere: era la casa del nostro futuro! Vicinissima alla stazione, asilo e scuola raggiungibili a piedi. I tragitti per recarsi al lavoro sono brevi e quindi abbiamo più tempo da passare in famiglia». SWISSLIFE Primavera 2017
Kieser suda «Rafforzare il centro del corpo!»
«Pavimento pelvico? Questi muscoli non si vedono!» ha affermato un ascoltatore, quan do alcuni anni fa ho annunciato la prima macchina al mondo per l’allenamento del pavimento pelvico. No, questi muscoli non si vedono, ma si sentono: eccome! A condizione che siano allenati e rispondano alla nostra volontà. Tuttavia, nella nostra civiltà, molte persone hanno una scarsa consapevolezza del corpo dal collo in giù. Per molti già è difficile muovere le singole dita dei piedi. E che nel basso ventre vi sia un’importante muscolatura non è universalmente noto. Finora era anche difficile da allenare specificamente. Non era e non è possibile verificare l’effettiva contra zione del pavimento pelvico con l’allenamento convenzionale, nemmeno con yoga e pilates. Proprio con l’arrivo della primavera vi sono cinque buoni motivi per rafforzare il centro del corpo con una macchina apposita: 1. un pavimento pelvico forte garantisce la continenza sostenendo con sicurezza il fondo della zona addominale e sgravando lo sfintere 2. il pavimento pelvico contribuisce alla stabilità del tronco e quindi a una postura corretta 3. il potenziamento migliora la struttura muscolare del pavimento pelvico prima e dopo la gravidanza 4. dopo le operazioni alla prostata un allena mento del pavimento pelvico aiuta a tornare in controllo degli sfinteri uretrali 5. un pavimento pelvico sano migliora la sensibilità durante i rapporti sessuali Werner Kieser (75 anni), falegname quali ficato, ex pugile, autore di libri e filosofo (MA), è l’istruttore di palestra di maggiore successo in Europa. Il blog di Kieser: kieser-training.de/blog
La felicità non sta nella carriera, ma in quello che si fa Dieci anni fa Robert Weil si era fatto fotografare con il suo primo figlio per una campagna pubblicitaria Swiss Life. Il fatto di poter essere chirurgo pedia trico e padre molto presente lo deve alla moglie pediatra, che lo ha sempre appoggiato. Testo: Yvonne Eckert, foto: Tom Haller
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di voler rinu Non avrei mai pensato tusiasmo. en o nt ta n co ra ie rr ca alla
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a carriera non è mai stata un’os sessione per me. Volevo fare quello che mi piaceva, insieme alle persone che mi soste nevano. Per questo spesso ho detto, provo catoriamente, che non avrei mai pensato mi sarebbe piaciuto tanto fare carriera. Anche perché conosce vo il rovescio della medaglia: non si sa mai in antici po cosa sarà nella vita, molte cose succedono per caso. Dan, mio figlio in foto, allora aveva 16 mesi e
Finn era appena venuto al mondo. È stato un periodo stressante ma anche interessante. In autunno sostenni l’esame di specializzazione e a fine 2006 mia moglie concluse la sua formazione. È pediatra, ci siamo conosciuti in ospedale. Le reazioni alla campagna furono soprattutto scherzose: «Adesso fai il casalingo?» Non volli inter pretare questa affermazione nel senso che fu poi cri ticato anche in una rivista: quando il padre è a casa,
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Robert Weil (48) da bambino andava volentieri dal dottore. Durante l’anno di pratica ospedaliera ha operato in diverse cliniche pediatriche e ha scoperto che la chirurgia era la sua vocazione. Il chirurgo pediatrico vive con la moglie, pediatra, e i due figli Dan (12) e Finn (10) a Zurigo. Accanto alla sua attività di medico capoclinica dell’ospedale pediatrico di Zurigo, nel tempo libero suona il violino e gli piace anche andare da solo al museo.
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non fa carriera. Io però ho sempre avuto la chiara idea che avrei voluto seguire i miei figli. Con mia moglie abbiamo dovuto organizzarci per bene: nel mio campo sono pochi i posti di formazio ne, il parttime è difficile e per questo ho lavorato per tanto tempo al 100 %, mentre lei era fra il 50 e il 60 %. Per fortuna da noi in chirurgia pediatrica c’era un regolamento molto favorevole: se lavoravo di notte o nel fine settimana, durante la settimana avevo dei
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giorni liberi. Spesso mi recavo con i ragazzi al cen tro comune del quartiere ed ero uno dei pochi papà che al mattino riusciva a portare velocemen te i figli a nuotare. Ma solo grazie alla collabora zione di mia moglie sono riuscito a essere padre e chirurgo. Nel 2008/2009 ero medico capoclinica a San Gallo, poiché a Zurigo non c’era un posto fisso. Allora per mia moglie le cose si sono fatte vera mente dure. Poi ho preferito rinunciare al rappor to, in modo da poter andare a prendere i bambini all’asilo almeno una volta alla settimana. Due anni fa ho ridotto il grado di occupazione all’80 %. Va bene, perché ho un buon team e naturalmente è un aiuto il fatto che altri abbiano già preparato il terreno. Anche da noi in chirurgia lavorano sempre più mamme. Ora riusciamo praticamente a cenare sempre insieme e Dan e Finn sanno che mia moglie e io facciamo molto volentieri il nostro lavoro. La no stra soddisfazione va anche a loro beneficio. Non sono abilitato e in senso accademico non ho fatto alcuna carriera. Ma osservando il tutto dall’esterno, si può dire che ho fatto una super carriera: lavoro nel reparto chirurgico di una rino mata clinica pediatrica universitaria, istituzione che ha vissuto uno sviluppo sensazionale di cui io sono parte. Ho trovato il luogo e i pazienti con cui mi in tendo a meraviglia. I bambini sono semplicemen te positivi e per me è motivante lavorare con loro. La loro gratitudine, il loro spirito e la loro forza sono diversi. Sono felice quando un bambino a cui ho sistemato e ingessato un braccio rotto tor na a trovarmi e mi porta un disegno. Ci sono molte sfide da affrontare ogni giorno, ma a me piace anche la quotidianità. Le ferite alla testa che devo suturare, ad esempio. Non si sa mai come andrà la giornata. Ieri è iniziata con un’operazione su un bambino nato prematuro due settimane prima, poi c’è stata una riunione sulla riorganizzazione dei colloqui, quindi un’as semblea sulla protezione dei bambini. Non so se si può programmare una carriera. Ho avuto la fortuna che in primo luogo mi sia piaciuto subito lavorare in chirurgia pediatrica. Molto dipende dalle persone che si incontrano in questi momenti. Dall’atmosfera presente, dal feedback che si riceve. Ma non è la carriera a fare la felicità, bensì il piacere che si ha a fare qualcosa. Il fatto che al mattino ci si alzi deside rosi di iniziare e alla sera si pensi: è stata una buo na giornata.
Budget sotto controllo Sapete quanto spendete ogni mese e quanto potete rispar miare? Conoscere il proprio budget è la condizione fonda mentale per la piani ficazione previdenzia le e finanziaria personale. In parti colare se i piani dovessero essere sconvolti da qualche imprevisto come un infortunio o una malattia. Un primo aiuto ce lo fornisce il nostro calcolatore del budget. Che tuttavia non potrà mai sostituire una consulenza personale da parte di uno dei nostri esperti previ denziali.
@ Domande sulla pianificazione finanziaria? Scrivete ad Annette Behringer, esperta finanziaria presso Swiss Life: annette.behringer@swisslife.ch. Inviateci la cartolina nella copertina della rivista o visitate il sito www.swisslife.ch/it/privati/ prodotti/consulenza.html
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Ogni pezzo è unico
Questa vetreria sul Lago dei Quattro Cantoni esiste dal 1817, ma nel 1975 ha rischiato di chiudere. L’azienda è stata salvata da Roberto Niederer, designer svizzero che vive all’estero. Oggi è diretta dal figlio e conta oltre 100 collaboratrici e collaboratori. Si tratta della più antica vetreria svizzera, un’impresa tradizionale che coniuga forme moderne e artigianato antico.
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Come ci si arriva Il modo più scenografico è in battello da Lucerna, dall’imbarcadero ci vogliono poi cinque minuti a piedi. Le FFS offrono biglietti scontati.
Orari di apertura La Glasi è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 09.00 alle 18.00, il sabato dalle ore 09.00 alle 16.00. Manifattura e soffiatura fino alle ore 17.00, il sabato fino alle ore 16.00. Nei prefestivi la Glasi chiude alle ore 17.00.
Cosa vi aspetta La spettacolare fornace di fusione del vetro, del valore di tre milioni di franchi, in funzione a 1500° C ininterrottamente dal 7 febbraio 2012, è alimentata a gas e a energia elettrica e fonde 4 tonnellate di vetro al giorno. Dalla galleria i visitatori godono di un punto di vista privilegiato sul lavoro degli artigiani. E c’è anche il museo, premiato dal Consiglio d’Europa come «uno dei più bei musei d’Europa», illustra l’evoluzione di questa attività artigianale e le alterne fortune economiche dell’azienda. Infine il labirinto di vetro, formato da 77 lastre, che consente ai visitatori di divertirsi nella magica atmosfera creata da effetti sonori e luminosi.
i Buono a sapersi Sulla tribuna per gli spettatori, per 20 franchi, si può creare la propria sfera di vetro personale con l’aiuto di un vetraio. Dopo un raffreddamento di circa 15 minuti, la sfera è pronta da portare a casa. Su richiesta è disponibile anche una foto ricordo e un video su YouTube.
È ora di mangiare Per bere e mangiare non si deve fare molta strada: annesso alla fabbrica troviamo il Ristorante Adler Glasi, che serve ottimi piatti di stagione per tutte le tasche. Un’esperienza assolutamente da provare è il «Menù Glasi» servito in diversi piatti di vetro.
© Mario di Marco
Altro da esplorare
SWISSLIFE Primavera 2017
A poca distanza da Hergiswil, nel Bürgenstock di Obbürgen, fervono i lavori: la riapertura del più grande resort della Svizzera è prevista per l’estate prossima. Da qui si gode una fantastica vista sulla Svizzera centrale.
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Testo: Michael Bahnerth, Foto: Tom Haller
La ragazza che pescava con la mosca Ci sono ragazze in cui batte un cuore da maschiaccio. Non sognano di diventare principesse, non amano i bei vestitini e hanno sempre i capelli corti. Roba da femminucce, come dice Erna Honegger. Erna era una ragazza che non ha mai vissuto come tale, ha però vissuto la vita che voleva.
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rna è originaria di Mollis, che oggi fa parte del nuovo Comune di Glarona Nord. All’epoca Mollis significava industrie tessili in crisi, aerodromo militare, filiale del produttore di Hi-Fi Revox. Oggi la gente ci vive e ci lavora, è un paese dormitorio neanche brutto del tranquillo Cantone Glarona. Il cimitero riserva un pizzico di fama mondiale, dato che vi è sepolto il fisico Fritz Zwicky, a tutt’oggi l’uomo che ha scoperto il maggior numero di supernovae: 123. Due anni prima che Erna nascesse, nel 1938, Zwicky presentò negli USA la teoria che collegava le esplosioni delle supernovae ai collassi gravitazionali, teorizzò le stelle di neutroni e la materia oscura. Un giorno anche Erna finirà in questo cimitero, ma lei non ha paura di morire. A lei importa solo non morire prima del suo cane, non vuole abbandonare la sua Colleen, che ha ormai 13 anni. Quindi Colleen sarà anche il suo ultimo cane, prima di lei ne ha avuti altri sette. Come sarà la vita senza un cane? Non risponde e si stringe nelle spalle. Ha vissuto una vita intera senza uomini, ma come sarà senza cani? Le trote invece le resteranno; da 70 anni Erna pesca sempre nelle stesse acque intorno a Mollis, nei torrenti, nel canale della Linth, nel lago di Walenstadt. Quante fossero le trote, non lo sa. Fino a 20 anni fa erano sicuramente di più, 200 a stagione, ma 20 anni fa il mondo è peggiorato, perlomeno per le trote: «Eh già, i concimi, i prodotti chimici», dice Erna. Inoltre l’ambiente delle rive si è impoverito, «ad esempio non si vedono quasi più cavallette, e le trote adorano le cavallette». Come se non bastasse, qualcuno ha pensato di essere più furbo della natura e ha introdotto le sanguinerole nei laghi, in modo che le trote avessero più cibo. Ma poi i piccoli persici sono stati mangiati dalle sanguinerole. Allora nel lago hanno messo i lucci, perché mangiassero le sanguinerole, ma a quel punto i lucci hanno mangiato le trote. Erna si stringe nelle spalle, ci sono stati periodi migliori per i pesci e per il mondo. Mentre le altre bambine facevano cose da femminucce, lei andava a pescare con il padre. Partenza alle quattro del mattino, in bicicletta, verso un mondo che è diventato l’energia oscura della vita di Erna. Pescavano con la mosca, trote e lucci. Gli Honegger erano una famiglia di pescatori di campagna. Sua madre 70 anni fa possedeva la prima patente
di pesca di tutto il Cantone, suo padre, tornitore di manici di pennelli, portava a casa contenitori piene di trote vive. Dopo il lavoro portava i pesci in paese, li rovesciava in tinozze o nella fontana e li vendeva. Compiuti dieci anni, Erna ebbe per la prima volta il permesso di remare in piedi nel lago di Walenstadt. «Remare in piedi», racconta, significava entrare in un mondo maschile, «era un onore». All’epoca, quando le trote vivevano felici, in Svizzera le donne non avevano diritto di voto, si vedevano le prime televisioni, gli uomini portavano il cappello e le donne il corsetto, tutti sapevano cosa si poteva fare e cosa no, chi erano i buoni e chi i cattivi, il mondo delle donne era circoscritto alle tre «K»: Kinder, Küche, Kirche (figli, cucina, chiesa). Cose da femminucce per donne adulte, pensava Erna. Da grande voleva fare il maniscalco, un mestiere da uomini, come si diceva allora. Magari forse decoratrice, ma all’epoca si diceva che una ragazza non avesse abbastanza forza, e il fatto che Erna riuscisse a tirare fuori dall’acqua una trota di sei chili lunga mezzo metro non contava. Maniscalco? Continua a sognare, le diceva il padre, che intanto stava trasferendo il suo negozio di pesca dalla stube alla cantina ristrutturata. In aiuto le venne l’addetto alla lettura del gas: «Lascia che provi, se non ce la fa tornerà a casa». Erna andò quindi in una fattoria e lasciò la mentalità ristretta del paese, che era pieno di «persone che non erano mai uscite dal paese». La fattoria era a Elgg, 65 chilometri più a nord, e lì ci trovò Paul Weier, all’epoca sicuramente il miglior cavaliere di concorsi ippici. La madre di Weier era una delle prime donne a concorrere nelle corse di cavalli. Erna era entrata in un piccolo mondo in cui la parità era data per scontata, dove a contare era la capacità di fare e non il sesso. Erna voleva diventare maestra di equitazione, cosa che all’epoca era praticamente proibita per una donna. Per cominciare divenne quindi cavallerizza, poi seguì la sua strada e andò in Italia, dove poteva diventare maestra. Lì non importava a nessuno se era una donna, è stato un bel periodo, racconta. Ma poi hanno deciso di far passare un’autostrada in mezzo alla scuola di equitazione, e quindi è finito tutto. Cavalli vapore al posto di cavalli veri, Erna fa le valigie. Erna ha l’aspetto di una donna senza legami, è un mix ben riuscito di modestia e di coraggio, il coraggio indispensabile per nuotare contro corrente e per restare fedeli al pro-
«Ad esempio non si vedono quasi più cavallette, e le trote adorano le cavallette».
Nel campo delle esche finte, come lo «streamer», Erna è riuscita a copiare perfettamente la natura. SWISSLIFE Primavera 2017
La vecchia Signora e il lago: fin da piccola Erna Honegger ha sempre amato pescare dalle rive del lago di Walenstadt e dalla barca.
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prio progetto di vita. Era già una donna emancipata quando il termine non faceva ancora parte della coscienza collettiva. È rimasta fedele a se stessa, ha sempre preferito la libertà a una gabbia dorata. Per gli uomini è rimasta un pesce impossibile da prendere all’amo. Si è innamorata volentieri, molte volte, forse proprio perché quando si è innamorati sembra che i limiti non esistano, come una galoppata infinita. Ma quando le cose stavano diventando serie, Erna è scappata al galoppo: «Non avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse cosa fare e cosa no». Erna tornò indietro, voleva andare a Davos ma restò a Mollis, per sempre. Fu una delle prime donne a diventare pittore e imbianchino, era una piccola attrazione, la gente si fermava a guardarla mentre pitturava, stupiti che una donna fosse in grado di farlo. Lei raccoglieva entrambi, i sorrisi e il rispetto. Se da un lato aveva perso i cavalli, e non fu facile, dall’altro aveva ritrovato i pesci, in più aveva i finesettimana liberi e le ferie pagate. Di giorno pitturava facciate, di sera dipingeva cavalli, il primo si chiamava Colleen. Dipingeva anche pesci, una galleria di Küssnacht espose i suoi quadri. «400 franchi per un quadro», racconta stringendosi nelle spalle, era «orgogliosissima», anche perché l’attrice Anne-Marie Blanc ne acquistò uno, quello con Colleen. Quell’attività durò dodici anni, dopodiché subentrò a suo padre nel negozio di articoli da pesca. Da allora sono passati 35 anni, Erna aveva trovato il fiume dove scorreva la sua vita. Forse non è stata una gran vita, ma nel suo piccolo è stata una vita formidabile. Probabilmente la pesca ha insegnato a Erna quello che conta: la pazienza, il saper aspettare, l’istinto di essere nel posto giusto al momento giusto, il sapere che se oggi il pesce non abbocca lo farà domani, che prima o poi abboccherà sicuramente. Erna è una persona che può dire di avere vissuto i propri sogni. Il suo negozio di articoli da pesca si trova nel centro di Mollis. C’è una fontana, il cane è sdraiato su una stuoia lì davanti, si scendono dei gradini e si entra nel piccolo regno di Erna, un negozio che l’anno prossimo festeggerà 70 anni di attività. Ci sono canne da pesca, mulinelli, non molti, ma non è per questo che la gente va da Erna, da lei si va per le
mosche. Alcuni pensano che le mosche costruite da Erna siano le migliori al mondo. Le faceva già suo padre, e quando il padre dovette smettere, subentrò lei. Era sempre la stessa storia, le mosche erano una cosa da uomini e tutti le dicevano: «Con quelle non prenderai niente». Ma Erna tornava sempre a casa con delle trote e il suo successo ebbe la meglio sui pregiudizi; i primi pescatori cominciarono a chiederle consigli e a provare le sue mosche: erano perfette. «Le trote vedono solo la sagoma, quindi la mosca finta deve solo sembrare vera. Per farla sembrare vera bisogna osservare la natura e copiarla». La pesca con la mosca, ci dice, ha anche un altro vantaggio, del resto conoscerete lo slogan: «Salvate i vermi, pescate con la mosca». Negli ambienti della pesca con la mosca locali, nazionali e anche un po’ internazionali, nella Champions League dei pescatori, Erna è diventata un’istituzione, una che merita rispetto. Le trote adorano le mosche di Erna, i pescatori con la mosca adorano le trote e così via. Nella pesca alla mosca la combinazione perfetta è una mosca di Erna e la canna nelle mani di Erna, quello che lei chiama «un momento magico»: gettare la mosca costruita la sera prima in un lago di montagna dove pensi che ci sia una trota, proprio in quel punto, e la trota c’è davvero e abbocca al primo colpo. Quella volta la trota era lunga 54 centimetri. Più tardi, esce in strada davanti al negozio e fa oscillare la canna, un movimento perfetto, potente e aggraziato, quasi un’arte. In effetti ogni tanto tiene dei corsi, in passato la gente era più interessata, ma del resto c’erano anche più pesci. Un paio di ragazzi del paese stanno imparando da lei «e quando uno arriva con la sua prima trota è davvero bello». Non sa quante mosche ha costruito nella sua piccola stube con la cucina quasi inutilizzata, perché Erna cena fuori ogni sera, dato che «cucinare non mi è mai piaciuto». Il suo piatto preferito al ristorante sono le «Hacktätschli», delle polpette di carne. Tre volte alla settimana gioca a Jass, e a volte si prende un «giorno di stacco», come lo chiama lei, va fino al lago di Walenstadt, sale in barca e pesca. «Sto bene da sola», dice, e viene da pensare che al posto suo starebbe bene chiunque.
«Le trote vedono solo la sagoma, quindi la mosca finta deve solo sembrare vera. Bisogna osservare la natura e copiarla».
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Un mazzolin di fiori // 49
Il fiore che annuncia la primavera Primula odorosa (Primula veris) 1
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Il fiore è formato da cinque petali gialli.
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Dall’ovario si sviluppa una capsula ovale, lunga da 5 a 10 mm.
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Le foglie verde scuro hanno una struttura crespata.
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Illustrazione: Alexander Schmidt
Quando nei prati non troppo secchi o nei boschi di latifoglie iniziano a sbocciare le primule odorose, di solito in marzo, non ci sono più dubbi: è primavera! È una delle specie più antiche di Primulacee, alta da 10 a 20 centimetri, e dato che la forma ricorda le chiavi di San Pietro, in tedesco viene anche chiamata Himmelsschlüssel (chiave del Paradiso). I fiori senza il calice hanno un’azione diuretica e antinfiammatoria e sono consigliati in caso di disturbi alla vescica e ai reni. Gli oli essenziali derivati dai fiori hanno un effetto calmante e rilassante, si dice che curino anche la depressione. Può essere d’aiuto ad esempio un liquore alla primula. Per prepararlo, mescolare 100 grammi di fiori di primula, 300 grammi di zucchero candito e 1 litro di acquavite di cereali, sigillare e far invecchiare al caldo e alla luce. Agitare una volta al giorno per sei settimane, poi filtrare e imbottigliare.
Specialità culinaria Una zuppa perfetta come antipasto prima di un piatto a base di vitello o di manzo. Per 4 persone: far appassire nel burro 300 grammi di petali di primula lavati e tagliati a striscioline con un mazzo di cipolline tritate finemente e 250 grammi di patate grattugiate, aggiungere 1 decilitro di vino bianco non troppo acido e 9 decilitri di brodo vegetale e portare a ebollizione. Frullare e condire con panna, un pizzico di anice e di noce moscata, sedano di monte e sale. Servire guarnita con fiori di primula.
Il famoso violoncello «Mara»: immagine e suono. Ora su www.swisslife.ch/rivista o nell’app di SWISSLIFE su Google Play e nell’App Store.
Prototipi // 51
Chi lo ha inventato? La Svizzera è piena di persone con idee straordinarie che lanciano prodotti di successo. Alcuni esempi di pezzi «unici nel loro genere». Il sofà gigante
Il designer svizzero Alfredo Häberli ha realizzato un prototipo davvero speciale per il mobilificio Girsberger: un sofà da due tonnellate a tutta altezza, con Spazio multimediale nel complesso «Haussicht» per Baufritz, quattro livelli di seprogettato da Alfredo Häberli. Fotografia: Jonas Kuhn Zurigo duta e uno schienale esageratamente alto. Questo pezzo unico del valore di circa 30 000 franchi, realizzato per il costruttore di case prefabbricate Baufritz, poggia su una base a rotelle nascosta e può essere spostato nella stanza a seconda delle esigenze grazie ai cuscinetti a sfera. alfredo-haeberli.com
Freitag? Sempre!
Sembrano uguali, invece ognuna è unica: nessuna delle borse dei fratelli Freitag, diffusissime in tutto il mondo, è uguale all’altra. I due ex grafici progettarono oltre 20 anni fa una borsa impermeabile e funzionale realizzata con teloni per camion usati, camere d’aria di biciclette e cinghie di automobili dismesse. Alla prima borsa da postino sono seguiti fino ad oggi oltre 40 modelli diversi: dalla custodia per smartphone allo shopper, passando per la borsa per laptop. Inoltre, nel 2014 i fratelli Freitag hanno introdotto con F-ABRIC una nuova materia prima sviluppata internamente: tessuti realizzati interamente con fibre vegetali liberiane. freitag.ch SWISSLIFE Primavera 2017
Direttamente dalla fattoria
Nel 1991, mentre i genitori erano in vacanza, l’allora 17enne apprendista lattoniere Thomas Binggeli vendette le ultime pecore della fattoria per comprare gli attrezzi che in seguito avrebbe usato con il nome «Thömus» per riparare le bici di vicini e compagni di scuola. Oggi questa azienda alle porte di Köniz fornisce solo biciclette su misura. Il modello «Thömus» più versatile è il «Twinner». City bike o bici sportiva per pendolari: il prezzo va da 1290 a 3890 franchi, ogni pezzo è unico, costruito in base alle specifiche esigenze del proprietario. thoemus.ch
Un pezzo unico in tasca
Da oltre 30 anni Jan Zimmermann trasforma i comuni coltellini Victorinox in pezzi unici. È in Ticino che Zimmermann realizza le idee dei clienti. Semplici iniziali, intarsi, ritratti o loghi, si può riprodurre tutto, anche su materiali speciali come osso, bosso o avorio (ricavato da vecchi tasti di pianoforte). E ogni coltellino è coperto da una garanzia di 20 anni! janzimmermann.ch
isposta tolina-r rtina r a c la Inviare ta nella cope ipare (linguet oppure partec ch/ re ) life. posterio www.swiss o im su on-line ta. Termine ult : e n io rivis z a cip di parte 2017. 6 . 5 1 .
Per lei Un capo di moda firmato Irene Studer del valore di 2500 franchi, su misura e proprio come lo volete voi. Vi basta rispondere a questa domanda: quante ore sono necessarie per realizzare un completo da uomo su misura (lavoro manuale e a macchina)? Scegliete la risposta giusta! La vincitrice sarà informata personalmente, trascorso il termine ultimo di partecipazione. Ci congratuliamo con le fortunate vincitrici dell’ultimo concorso SWISSLIFE, Irene Cereghetti, Bottmingen; Marion Schmid, Zurigo; Anne-Marie Belussi, Horn; Silvia Stähli, Büren; Monika Baumann, Winterthur; Karin Vauthier, Oberwil b. Zug; Karina Schäfer, Thalwil; Susanne Schwarz, Brugg; Susanna Petroccia-Lieberherr, Kreuzlingen; Marina Leroy, Ginevra.
Concorso // 53
Per lui Un completo su misura firmato Alferano del valore di 2500 franchi, tagliato su misura per voi. Vi basta rispondere a questa domanda: quante ore sono necessarie per realizzare un completo da uomo su misura (lavoro manuale e a macchina)? Buona fortuna! Il vincitore sarà informato personalmente, trascorso il termine ultimo di partecipazione. Ci congratuliamo con i fortunati vincitori dell’ultimo concorso SWISSLIFE, Richard Lenz, Coira; Grégory David, Rueyres; Bernhard Thomann, Thun; Georg Schafer, Wünnewil; Jean-Yves Perruchoud, Lens; Kurt Brechbühl, Coira; Walter Zurlinden, Bad Zurzach; Armin Hauser, Aesch; Bernhard Schneider, Frauenfeld; Fabio Baiardi, Magliaso; Hans-Martin Kasper, Felsberg.
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Illustrazione: Luca Schenardi
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All’inizio del XXI secolo è finita l’era della produzione di massa. I rapidi progressi delle stampanti 3D avevano fatto sì che a breve termine sarebbero stati prodotti solo pezzi unici, ma le possibilità di personalizzazione erano ancora limitate. I clienti potevano ad esempio definire la vestibilità, il materiale e il colore dei capi di abbigliamento oppure configurare da soli mobili e veicoli a partire da singoli pezzi. Ma una rete sempre più fitta di dati corporei e comportamentali, raccolti da una serie di oggetti smart come orologi, occhiali, lenti a contatto e vestiti, ha consentito di rilevare in modo sempre più preciso le caratteristiche peculiari di ogni singola persona, permettendo quindi di adattare in modo individuale i singoli prodotti. L’introduzione della medicina personalizzata ha rinforzato questa tendenza ottimizzando sempre di più i prodotti anche in base alle condizioni di salute del singolo: dalle calze allo spazzolino da denti, passando per il divano. L’alimentazione personalizzata ha assunto un ruolo fondamentale. Ogni pasto viene preparato singolarmente con ingredienti scelti e dosati in base alla disposizione genetica, al fabbisogno di calorie e alla condizione fisica del momento; le panetterie ad esempio cuociono ogni panino su misura. Rispetto al passato, quando un pezzo unico si distingueva dal prodotto di massa solo per alcuni elementi, oggi le differenze riguardano anche i minimi dettagli, a tal punto che nessuno è più in grado di individuarle tutte. In un certo senso oggi il prodotto personalizzato è come la retina di ogni singola persona. Ma c’è di più, l’internet delle cose ha consentito ai prodotti di adeguarsi alle situazioni in modo dinamico e in tempo reale, quindi non si tratta più di oggetti personalizzati solo all’origine. Un pezzo unico «intelligente» impara con flessibilità, adattandosi al contesto o alle esigenze di chi lo
usa. Ad esempio, i vestiti cambiano colore e struttura del tessuto a seconda della temperatura e dell’umore di chi li porta, le sedie adeguano la propria ergonomia alla statura della persona che vi si siede sopra. I pezzi unici erano preziosi fino a quando sono stati rari e costosi, il loro valore diminuisce, ora che ogni prodotto è un originale. Le tecnologie 3D applicate a stampa, scansione e design aprono nuove prospettive per chi vuole copiare: ogni cosa che vediamo e che ci piace può essere scansionata e digitalizzata. E se una cosa si può digitalizzare, si può anche riprodurre con una stampante 3D o una copia 1:1. Ad esempio, la maggior parte dei musei ha digitalizzato le opere e riprodotto i pezzi da collezione del passato in modo così fedele all’originale che anche per gli esperti è quasi impossibile scovare le differenze senza la strumentazione adatta. Attualmente la ricerca sta lavorando alla prossima generazione di stampanti 3D, che sono in grado non soltanto di fare copie perfette, ma anche di creare nuovi capolavori. Grazie a un algoritmo, il progetto «The Next Rembrandt» ha realizzato un dipinto che ha tutte le caratteristiche di un quadro di Rembrandt, e presto con questo procedimento verranno creati milioni di opere d’arte uniche. Karin Frick getta uno sguardo al futuro per SWISSLIFE. Da vari anni ormai l’economista osserva e analizza le tendenze e le controtendenze nel campo dell’economia, della società e dei consumi. È responsabile della ricerca e membro della direzione del Gottlieb Duttweiler Institute.
www.swisslife.ch/rivista
Illustrazione: Stephan Liechti