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Ho avuto il piacere di ri-conoscere Tano Giuffrida in un'estate nel cuore del Chianti. Aveva curato la parte grafica dell'esposizione che riguardava donne protagoniste del Risorgimento. Ho scritto ri-conoscere perché avevo avuto modo, molti anni prima, quando ero vice-presidente del consiglio di Circoscrizione di un frammento di Firenze, di ammirare quello che un altro frammento della città era stato capace di organizzare per la tradizionale festa settembrina che chiamiamo “Rificolona”. Chi aveva immaginato, progettato e costruito affascinanti macchine, quelle che suscitavano la più grande ammirazione, era Tano ma solo dopo più di tre lustri mi è stato possibile ri-conoscerlo, appunto. Così ho scoperto una personalità dotata di una carica rara di “tensione estetica”: la capacità di saper vedere e di operare senza alcuna preoccupazione dell'essere entro tendenze o mode. Una “sincerità” frutto di grande consapevolezza ho capito che sostiene un vero autentico artista, nel senso più pieno quanto etimologico del termine. La fenomenologia mediale che affronta è a tutto campo, va dal disegno, al fumetto animato, alle tecniche pittoriche, alla scenografia, alla scultura, all'incisione, alla fotografia, alla cinematografia. E' proprio l'uso del processo mentale del disegno che gli permette di
essere ironico osservatore delle cose, dei segni, del vissuto, dell'umano, poeta che sa far leggere e cantare le case, i paesaggi, le ombre e l'enigma dell'esistere. Sempre attento alla qualità del fare, Tano è agli antipodi della chiaccherologia e del terrorismo ideologico sotteso, sostengo io, all'attuale “accademia”- nell'accezione di mummificato sistema di potere e non in quella dell'istituzione formativa - della retroguardia della neo-avanguardia che ha trovato nel “concettuale” e dintorni la chiave critica per imporre qualsivoglia banalità o sfrenata sciatteria. Il rapporto con le immagini risulta quindi “a tutto campo” ancora ove la razionalità siciliana si è incontrata con quella toscana, antica. E quella di Tano è la razionalità della storia, risponde a una “geometria” che non è più “euclidea”, è “ esprit de finesse” pascaliano. Le invenzioni di Tano sono molte e non sono “ trovatine” ma metodi come oggetti, tecniche o progetti editoriali. Fotografare è per Tano un disegnare l'impatto dell'immagine, con quel che suscita consciamente o inconsciamente, con una nuova protesi, quella della macchina. Ho scritto protesi per suggerire una continuità funzionale fisica, creaturale, quasi fisiologica. L'indagine sul colore, la stesura stessa della materia cromatica, il ductus del pennello o delle matite sono dominati da una cultura che ha filtrato e reso essenziali i segni dell'umano e li può restituire con ogni medialità.
Così il bianco e nero di una fotografia vive di luci e colori che sono oltre la stessa stampa in bianco e nero. Tano Giuffrida non cita, non ha bisogno di “appoggiarsi”, è di un'onestà intellettuale preziosa quanto non pretenziosa, e sono profondamente convinto che aver modo di vederne l'opera non sia solo un'esperienza estetica importante o significativa o gratificante quanto anche salutare e salutifera e quindi etica. So che non va bene mettere insieme estetica ed etica eppure quando questo aspetto non sia oratorio “o” propagandistico, l'arte acquisisce un valore di civiltà. Ecco, Tano determina proprio questo: la sua opera, intesa come l'insieme della sua produzione, recupera il senso della civiltà dell'umanesimo guardando al futuro, dalle solide, poetiche radici di un'adeguata sensibilità che costituisce al tempo stesso un modello per le nuove generazioni. Ugo Barlozzetti Firenze, 2010
Ugo Barlozzetti, critico d’arte, storico, esperto in battaglie e armi, è promotore di innumerevoli iniziative, tra cui il Museo del figurino storico di Calenzano in provincia di Firenze.
Tano Giuffrida: un pittore moderno
La pluralitĂ oltre ad aver caratterizzato in modo significativo le manifestazioni artistiche di questi ultimi anni, implica per l'individuo una preziosa prerogativa in quanto, paradossalmente, ne determina la singolaritĂ . L'arte allarga la coscienza dell'oggetto visivo, l'esame stesso dell'opera, scevro da condizionamenti, amplifica la prospettiva di analisi, affidando alla percezione una maggiore comprensione di sensazioni e contenuti. Con una tale predisposizione, bisognerebbe forse avvicinarsi alle opere dei pittori odierni sia per quanto concerne il loro carattere polimorfo che il campo di sperimentazione e di ricerca. Espressioni mutuate nel corso di viaggi di andata e ritorno tra le tendenze formalizzate dalle componenti piĂš reiterate dell'arte moderna; esplorazione di nuovi spazi, allargamento e riconoscimento rinnovato del territorio estetico, talvolta in un amalgama di quelle radici che provocarono il risveglio delle prime definizioni dei predecessori. Un approccio simultaneo della superficie, dello spazio, della materia e del vuoto. Un modo come un altro di esprimere la realtĂ del mondo e l'impeto
instancabile di appropriarsene. In questo contesto ci si stupisce di imbattersi faccia a faccia con l'opera di Tano Giuffrida, con il suo sguardo così particolare di fronte agli esseri e alle cose; quello sguardo che dietro un’ apparenza calma, interroga la superficie di una realtà che al suo intenso approccio si rivela troppo cruda, troppo indefinita per le sue esigenze, troppo compiuta per la sua volontà di eterna reinvenzione. E' l'ironia del ritorno che trova posto, l'ironia di colui che ha visto, che è andato nell'indicibile, di colui che esprime talvolta un po' divertito la sua rivolta, spesso agra, e il suo rifiuto. Un rifiuto naturale e laconico ai limiti del possibile, che sfiora la derisione di ciò che ha visto nel corso del suo incessante pellegrinaggio tra la Toscana e una Sicilia abitata da personaggi-testimoni muti, o da sentimenti che hanno assunto sembianze umane e che ci guardano decisi a non svelare niente di più. I suoi materiali e strumenti sono quelli dei pittori di sempre: pennelli, olio, trementina e talvolta come gli antichi, tempera al bianco d'uovo su superfici preparate con polvere di gesso, secondo una pratica ancestrale, accompagnata dalla cura rigorosa del tratto e delle sfumature; sfondo e forme lavorati come su una sinopia immaginaria dove la pittura emerge lentamente, senza cedere alla tentazione di improvvisare. In possesso di tutti i requisiti di un pittore moderno, antimagistrale per eccellenza, la sua pittura è un segnale di cui si deve tener conto in termini di rischi e di evidenze.
Posso comunque dire che le sue opere dell'atelier fiorentino emettono segretamente - come una freccia sensibile - una luminosità ineffabile simile a quella che anticamente, in qualche punto della città, e mantenendo le dovute distanze, sprigionarono indubbiamente altri artisti eminenti che ancora oggi abitano in noi. Ringrazio Tano Giuffrida per tutto ciò che è capace di evocare, per la sua opera, per quello che lui stesso è. Danilo Romero Parigi, 1991
Danilo Romero è pittore, poeta e storico dell’arte. Nato nella Mesopotamia argentina, vive e lavora a Parigi.
Immagini e testo di Tano Giuffrida Revisione di Alberta Dionisi Collaborazione di Elisabetta Rosati, Pia Scornavacca 2010 - edizioni minime Stampato presso: RUNNER Via Canfora, 4 - Catania
Prima stampa, giugno 2010. N째. . . . . . . . . . . Su n째 100 copie Firma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . .
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Molti anni fa ho visto una mostra dal titolo “Combattimento per una immagine” che trattava del conflitto/scambio tra pittura e fotografia. Questa mostra l’ho veramente vista? Oppure è frutto della mia fantasia? Credevo di aver conservato il manifesto, ma quando sono andato a cercarlo, tra mille fogli e tanti luoghi, ritrovandolo ho scoperto che era il manifesto di di un’altra mostra tenutasi a Bologna nel 1972 “TRA RIVOLTA E RIVOLUZIONE”: ...e allora? evidentemente faccio una gran confusione! Non distinguo più tra realtà e fantasia! La memoria vacilla, si ingarbuglia... fatico a discernere tra realtà e e fantasia? È proprio questo il bello dell’inventare una nuova immagine, fare un collage di cose viste, sognate, inventate, vissute. Cerco su internet, per appurare se la mia demenza senile è in stato avanzato; e no!, “COMBATTIMENTO PER UN’IMMAGINE” esiste, è un’espressione coniata da Carluccio e Palazzoli in occasione della mostra da loro allestita a Torino nel 1973. Che titoli avevano queste mostre! Sembravamo in guerra.. E in effetti c’era un vero conflitto, non quello degli anni di piombo, ma un importante conflitto per la supremazia culturale , della libertà creativa ed espressiva. Uno scontro ancora aperto, anzi al suo apice! C'è un momento in cui diventa indispensabile esporre le proprie opere, abbandonarle al loro destino di oggetti inutili, fatti per la necessità di raccontare quello che si è visto oltre la superfice della tela. 4
Inutili in quanto superflui per espletare i bisogni primari della sopravvivenza, ma fondamentali per trasformare l'esistenza in qualcosa che valga la pena affrontare. La necessità di mostrare nasce nel momento in cui si comincia ad avere la sufficente estraneità con le opere che sono sempre una estensione del propio corpo, un pezzo della propria esistenza, e guai se così non fosse. La pittura è una forma di comunicazione, forse la più esplicita e sincera, tramite essa è impossibile imbrogliare e mentire, anche se molto spesso viene usata a tale scopo, ma solamente chi guarda con una visione sgombra da pregiudizi e preconcetti e si affida al proprio istinto del vedere, sa se apprezzare o denigrare una immagine. Un bel giorno si scopre che non c'è più nessun con cui stare seduto sull'uscio o al camino a sentire raccontare delle storie e che tutti quelli che ci hanno trasmesso quello che siamo, se ne sono andati. Non c'è nessuno a cui dire: - Che noia! Sempre le stesse cosa racconta!.. E continuare ad ascoltare. Un bel giorno ci si sente dire:
PASSATO e FUTURO. Filippo nello studio. Tempera grassa e olio su tela di lino, cm 130 x 150.
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- Che palle! questa l'hai già raccontata! Restare interdetto e poi pensare: - Oddio! ora tocca a me... no, non è possibile che sia passato tutto questo tempo... sto a raccontare le cose di un tempo e non ricordo se già l'ho detto e non è la prima volta... Ma non importa, l’importante è che si continui a raccontare le storie che si sono vissute e che si volevano vivere, è fondamentale che si tramandi la memoria in prima persona, e se nessuno ci sta a sentire non importa ... usiamo i mezzi che abbiamo a disposizione, se non lo facciamo rischiamo d'essere sopraffatti da balle che annienteranno la memoria, il futuro e il nostro presente. Da giovane amavo la sera d'estate, seduto davanti all'uscio di casa, sentire i racconti degli anziani, qualsiasi racconto sapeva di vita, di vissuto e il quoditiano diventava, nella narrazione, straordinario… Oggi tocca a noi, a me che divento anziano raccontare fatti di vita e di cronaca, e non ho voglia di star zitto… E racconto!!! Esiste un luogo che è un insieme di frammenti di altri luoghi. Esiste nella nostra memoria e di sicuro sparirà con noi.
TELA. Tempera grassa e olio su tela di canapa, cm 130 x 150.
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Mia nonna viveva in una casa di campagna che in siciliano si chiamava “ u locu “ tradotto in italiano “ il luogo “. Un posto che si chiama il luogo è per antonomasia il Luogo: se la toponomastica ha una sua importanza, quel posto è stato chiamato così perché ha il significato che il suo nome rappresenta. Descriverlo a parole è impossibile e con la presentazione di questi dipinti incomincerò a narrare “ del luogo “. Però se ‘u loco fosse una parola di origine spagnola vorrebbe dire il matto, ed è il perfetto spunto per il soggetto del nuovo libro per immagini che sto scrivendo.
FOTO RICORDO. Tempera grassa e fusaggine su tela di lino, cm 110 x 150
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FUTURO. 1992. Fusaggine su tela di canapa, cm 80 x 100. ATTESA DI FILIPPO. 1992. Tempera grassa su tela di lino, cm 60 x 60. Collezione privata.
PRIGIONE DORATA. Olio su teladi lino, cm 130 x 150.
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Rifotografare
AETNA (trittico): NOTTE, TRAMONTO, SVINCOLO. 2001. Tempera grassa e sabbia vulcanica su tela di lino, cm 90 x 90.
I L LU O G O, P I OV E S A B B I A . 2001.Tempera grassa e fusaggine su tela di lino, cm 200 x 80.
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‘U LOCU. TRAMONTO. Acquerello su carta , cm 50 x 35. ‘U LOCU. NOTTURNO. Olio su tela, cm 50 x 35. ‘U LOCU. QUEL CHE RESTA. Olio su tela , cm 100 x 70.
F R A M M E N T O D I U NA C I T T À . Acquerello su carta , cm 60 x 60.
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CAPPELLO DI PAGLIA. Affresco su supporto mobile, cm 40 x 30. CROCE. Affresco su supporto mobile, cm 50 x 50. PENNELLESSA. Affresco su supporto mobile, cm 45 x 35. PERETA. Affresco su supporto mobile , cm 70 x 50. Opera erratica, Pereta (GR).
CASA E CIPRESSO. Serie di tre dipinti. Affresco su supporto mobile, cm 20 x 20. Collezione privata.
CASA E CIPRESSO. 2007. Colori industriali all’acqua su carta da pacchi foderata su tela di lino, cm 45 x 45.
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ISOLA. 1970. Acquaforte e acquatinta, cm 12 x 15. BUNKER A VADA ( LI ). 1995. Matita su carta, cm 10 x 15. CASAMATTA. 2000. Affresco su supporto mobile, cm 20 x 20.
CASAMATTA. Tempera grassa e olio su tela di lino, cm 40 x 40.
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Dipingere, come tante parole, oggi ha assunto molteplici significati e fare un dipinto ancora di più implica svariate azioni, spesso anacronistiche o sovraccariche e di conseguenza prive d'intrinseco valore. Forse è meglio sostituire dipingere con fare immagini. L'immagine comporta gli stessi problemi della pittura, ma almeno può essere realizzata con qualsiasi tecnica e processo di produzione. Quando si dipinge si realizzano immagini che raccontano un qualcosa, ed è su questo raccontare o non raccontare che si deve misurare il valore. La fine del dipinto e l'uso promiscuo di svariate tecnologie per la produzione dell'immagine sono i cardini su cui muovo la mia ricerca di racconti per immagini.
TRENO DEI RICORDI. Tempera grassa, olio ed encausto su tela di lino, cm 100 x 100.
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TOPPA. 2008. Olio su carta da pacchi foderata su tela di lino, cm 35 x 50. RUGGINE. 2007. Olio su tela di canapa, cm 41 x 61. BATTENTE. 2010. Olio su cartone, cm 30 x 21. PORTALE DELLA FORTUNA. 2007. Olio e tempera grassa su tela di canapa, cm 100 x 120.
DUE SEDIE CON “INTOSTA”. 2008. Tempera grassa ed olio su tela di canapa, cm 81 x 141.
SEDIA CON “ INTOSTA”. 2008. Grafite ed olio su tela di lino, cm 100 x 150.
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PITTORE. Grafite su carta, cm 35 x 50. IL GOBBETTO. OMAGGIO A PIERO CORPACI. Matita e fusaggine su carta , cm 100 x 70. PER SCARAMANZIA. Matita e fusaggine su carta , cm 100 x 70.
PITTORE. 1998. Tempera grassa, olio ed encausto su tela di canapa, cm 150 x 130.
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PERETA. Grafite e acquerello su carta, cm 70 x 100.
CENTRO DEL MONDO. Grafite e fusaggine su carta, cm 35 x 50. CENTRO DEL MONDO. 1998. Tempera grassa, olio ed encausto su tela di canapa, cm 130 x 150.
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SENTINELLE Coloro che si rifiutano sono rimasti in pochi, sparpagliati e dispersi, partecipano sempre al gioco e forse sono i migliori, ma non ci stanno alle regole precostituite e al momento opportuno si alzano con un sorriso ironico e ringraziando, laconicamente se ne vanno. Sono sempre presenti, sentinelle nel loro specifico campo e, presidiando, dovrebbero fungere da deterrente, da spaventapasseri non solo per i passeri ma anche per i corvi e gli avvoltoi, che sono quelli che più fanno man bassa. Le sentinelle sono orpelli inutili di cui se ne può fare benissimo a meno, pur non di meno esistono ancora, ma con il trascorrere degli anni sempre più spesso rischiano di perdere il gusto a partecipare, perché è intollerabile per un rifiutante essere scambiato per un rifiutato. A questi personaggi campioni del declinare è rimasto ben poco tra un rifiuto e un tentennamento, e sono dispersi ai quattro venti e scoraggiati sono incapaci di capire se sono stati loro ad escludersi o sono stati esclusi per incapacità: comunque oggi rappresentano il fallimento di non aver saputo esprimere il meglio di se stessi e con il loro rifiuto hanno permesso a mediocri personaggi di imporre la loro presunzione.
SENTINELLA. 1999. Tempera grassa, olio ed encausto su tela di canapa, cm 140 x 100.
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Questo è quasi un manifesto di coloro che si rifiutano, un appello alle sentinelle, agli spaventapasseri a non smettere di imporre il loro diniego, la loro presenza, il loro rifiuto; ma di insistere con l'entusiasmo dell'inventiva, con la fantasia che ancora gli permette di essere presenti, con la semplicità delle cose che sanno fare e che nessuno può impedire di fare: perché loro stessi hanno rifiutato il benestare, e non hanno bisogno del consenso perché del consenso hanno rifiutato le regole. Le sentinelle non hanno bisogno di niente perché niente sono e niente resteranno, perché niente possono perdere e quindi tutto possono guadagnare. TUTA DA PITTORE. Tempera grassa , olio ed encausto su tela di lino, cm 80 x 200.
SPAVENTAPASSERI DELLA CHIANA. Tempera grassa, olio ed encausto su tela di lino, cm 80 x 100. SIGNORA DI ALTRI TEMPI Tempera grassa, olio ed encausto su tela di canapa, cm 60 x 65.
IL CAFFÈ DEL PROFESSORE. Due stampe fotografiche ritoccate con matite colorate ed ecoline, (insieme) cm 30 x 80. Pellicola B.N. 24 x 36 mm. Fotocamera Asahi Pentax.
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PLAJA. Il lungo litorale sabbioso che va da Catania e finisce ad Agnone Bagni si chiama “la plaja�. Diacolor 6 x 6 mm. Fotocamera Yaschica biottica.
BELICE. Alcuni anni dopo il terremoto nella valle del Belice (AG). Diacolo 6 x 6 mm. Fotocamera Yaschica biottica.
SICILIA. Alcuni anni dopo il terremoto nella valle del Belice (AG). Diacolo 6 x 6 mm. Fotocamera Yaschica biottica.
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Ancora pensiamo che la fotografia sia frutto di uno “scatto”? Vogliamo ancora associarla al concetto romantico “…c'ero… e ho colto l'attimo fuggente…così per come si manifestava...senza nessun fotoritocco, taglio o trucco…”? Pura ipocrisia! La foto è trucco, manipolazione, selezione, rielaborazione, un taglia e incolla…un giuoco di prestidigitazione, se si capisce che c'è il trucco, l'immagine sarà deludente, altrimenti è una magia che ci prende e ci trascina in un'altra dimensione, là dove il manipolatore vuole che si vada. Chi manipola le immagini ha molte cose in comune con il mago, con il prestigiatore o meglio dire con l’illusionista, cioè colui che ti fa credere in qualcosa distraendoti da un’altra. Ancora si crede che oggi un'opera d'arte sia frutto dell'estro creativo? Anch’essa è manipolazione, un taglia e incolla di cose che altri ci hanno trasmesse, e che se indaghiamo oltre la superfice, scopriamo ovunque intorno a noi.
PCI. Immagine ricostruita dalla scansione da una stampa di cm 50 x 60. (Negativo disperso).1971. Pellicola B.N. 24 x 36 mm. Fotocamera Canon.
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Una immagine dopo che è stata esposta alla visione degli altri appartiene a tutti, anzi grazie a tutti essa può acquisire un ulteriore valore aggiunto. Si deve rispettare la paternità, grazie ad essa l'immagine esiste, ma averla concepita e fatta non vuol dire possederla: essa sarà soggetta alle modifiche che tutti gli utilizzatori vorranno fare, se l'immagine ha un suo spirito sincero sarà capace di mantenerlo anzi potrà acquisire altre anime… altrimenti si dissolverà nel nulla o in altre forme. Insomma credo che una buona immagine possa vivere di vita propria. Disquisire su taglio, composizione, contrasto ecc… è come parlare del sesso degli angeli, divertente, ma se una immagine è “buona” essa si imporrà su qualsiasi manipolazione, anzi per definirsi “buona”, deve superare ogni forma di strumentalizzazione. Quando si fa una immagine, succede alcune volte, non sempre, che intervengano altre entità estranee al soggetto, quasi delle “ presenze “ che elaborano componenti che vanno oltre le intenzioni conscie e che rendono significativa l'immagine. E' l’autore che scatena queste “ presenze “, e solamente quando dà libero
MARZAMEMI. Frazione di Pachino ( SR ) 1972. Pellicola B.N. 24 x 36 mm. Fotocamera Asahi Pentax.
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sfogo alla sua libera passione creativa le presenze intervengono. Più è genuina la passione, e più le presenze intervengono a dargli una mano e con lui si sbizzarriscono nella creatività…li o là, direbbe Luigi Pirandello: “È da tanti anni a servizio della mia arte (ma come fosse da jeri) una servetta sveltissima e non per tanto nuova sempre del mestiere. Si chiama Fantasia. Un po' dispettosa e beffarda, se ha il gusto di vestir di nero, nessuno vorrà negare che non sia spesso alla bizzarra, e nessuno credere che faccia sempre e tutto sul serio a un modo solo. Si ficca una mano in tasca; ne cava un berretto a sonagli; se lo caccia in capo, rosso come una cresta, e scappa via. Oggi qua; domani là…” Insomma ognuno le chiama come più gli aggrada. Le “presenze “ per me sono compagne di giuoco e con esse spesso litigo e faccio baruffa, ma di loro non so più farne a meno, spesso vado, faccio, chiudo gli occhi un attimo…e quando dopo un po’ di tempo riguardo quello che ho fatto, eccole lì incredibili sono di nuovo apparse… FANTASIA. Pastello ad olio, cm. 25 x 35.
OMAGGIO A BRAQUE. Vallelunga Pratameno (CL). 1972. Pellicola B.N. 24 x 36 mm. Fotocamera Asahi Pentax.
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OMAGGIO AD ESCHER. Paese non identificato. 1972. Pellicola B.N. 24 x 36 mm. Fotocamera Asahi Pentax. RESPIRO CIVITA. Catania via Biscari, convento san Placido. 2007. Foto digitale. Fotocamera Nikon.
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In italiano si chiamano fumetti , in inglese comics, in francese bandes dessinées o meglio graphic novel... il raccontare per immagini è la loro prerogativa. Col tempo hanno subito una forte trasformazione, prima spesso erano surrogati di films e di romanzi d’appendice, con forme narrative indirizzate ad un pubblico semplice, ma presto sono diventati esempi maestri da cui forme di narrazione più sofisticate hanno preso spunto . Non ha più senso chiamarli fumetti, oggi sono espressioni artistiche e narrative molto raffinate, bisognerebbe trovargli un nuovo nome.
IL SEGNO E L’AVVENTURA.1985. Logo e studio per l’insegna del negozio di fumetti, Il segno e l’avventura, in Catania. Inchiostro di china, acquerello ed ecoline all’ areografo, su carta cm 25 x 35.
ETTO. 2009. Un fumetto, un pupazzetto, un cuscinetto. Grafica computerizzata.
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BABAU. Foto di gruppo dei personaggi di un progetto per una storia ad episodi da realizzare in disegni animati. Inchiostro di china, collage, pennarelli ed ecoline all’ areografo su carta, cm 30 x 40.
ACI E GALATEA. Cartolina.Tempera su carta, cm 25 x 35.
ACI E GALATEA. Cortometraggio in disegni animati, 35 mm colore, sonoro,10 ‘. 1982. Soggetto, animazione, disegni: Tano Giuffrida. Produzione: Tano Giuffrida, con il contributo del Ministero dello Spettacolo. Montaggio: Vanna Paoli. Musica: Alfredo Muschietti. Distribuzione: Istituto Luce, Roma. Sviluppo e stampa: Cinecittà, Roma.
ACI E GALATEA. Fondale e disegni per l’animazione (découpage) montati insieme, cm 55 x 75.
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PROLOGO. Tav. 1 del fumetto di 16 tavole a colore.
PROLOGO. Cortometraggio in disegni animati, 35 mm colore, sonoro,11’. 1984. Soggetto, animazione: Tano Giuffrida. Disegn: Tano Giuffrida, Gesualdo Bilinceri, Lucia Paoli, Lucilla Carucci. Produzione: Carucci-Giuffrida s.n.c. Montaggio: Vanna Paoli, Tano Giuffrida. Musica: Tony Sidney, Gesualdo Bilinceri. Voce fuori campo: Cesare Barbetti. Sviluppo e stampa: Cinecittà, Roma.
PROLOGO. Fondale (découpage), cm 40 x 56.
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Esiste la produzione dei libri “ in rimanenza”, che invece sono ristampe di migliaia di testi con i diritti d’autore scaduti. Grossi tomi suddivisi in libri più sottili, il medesimo libro spesso viene editato con varie copertine... Realizzammo innumerevoli copertine che non furono mai pagate, in quanto troppo costose così ci veniva detto.... E negli anni la medesima copertina è servita per vari titoli di più autori. Il miglior sistema per spremere il più possibile un libro, svilire un disegno, ingannare il lettore. TRINACRIA. Tempera su carta, cm 25 x35. Medesimo disegno usato per la stampa di più libri. VOLO PINDARICO. Sovra-copertina con alette, per un libro. Tempera ed ecoline all’areografo, cm 35 x 75.
RE MAGHI.1983. Bozzetto per il manifesto dello spettacolo teatrale, e lungometraggio. Tempera, ecoline, collage e areografo, cm 35 x 50. Stampa cm 100 x 70.
DRAGHI e STREGHE.1981. Bozzetto per il manifesto della rassegna del teatro di Bali. Tempera, ecoline, collage ed areografo, cm 25 x 35.Stampa cm 100 x 70.
DRAGO.1984. Progetto per una struttura mobile di 4/5 mt di di lunghezza e 2 mt di altezza, da portare in 2 persone. Matite, inchiostri e collage su carta, cm 35 x 50. Elemento costruito per le attivitĂ relative al carnevale e alla festa della Rificolona. Comune di Firenze, circolo Boncinelli.
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P R O F. BU S T R I C ( S e r g i o B i n i ) . Illustrazione per “Buon viaggio e lustru di luna”. Acquerello su carta, cm 50 x 65.
A CAVADDU A PAPARA. Illustrazione per “Modi di dire”. Acquerello su carta, cm 50 x 65.
TORRE DEL FILOSOFO. Fondale per il film Prologo. Grafite, inchiostri ed ecoline all’areografo su carta, cm 100 x 70.
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LA REGISTA, (Vanna Paoli). 1989. Olio su tela di canapa , cm 60 x 80.
ACQUERELLO. 1987. Olio su multistrato ( 70 x 100 ) insieme 100 x 140.
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ALBERTA DIONISI. 1987. Tempera su tela di cotone, cm 60 x 80. Collezione privata. MIA MADRE. Agosto 1978 - febbraio 1979. Tempera su tela di cotone, quattro tele ( 2 di cm 50 x 50 e 2 di 60 x 50 ) unite insieme cm 100 x 110. Collezione privata.
ALL’ACCADEMIA. 1970. Acquaforte ed acquatinta, prova di stampa, cm 33 x 25.
NUDO. Agosto 1979. Tempera su tela, cm 100 x 80.
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AUTORITRATTO. 1966. Matita su carta, cm 20 x 30.
MODELLA. 1970. Inchiostro di china su carta cm 42 x 59.
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PRIMO AUTORITRATTO. 1967. Olio su tela di cotone, cm 60 x 90. Collezione privata.
Pastello IL DELFINO
VILLA IL DELFINO. San Vincenzo ( LI ). 2007. Gessetti su carta, cm 25 x 35.
Mi sembra che tra il mio primo dipinto e l’ultimo il tempo non sia trascorso, anche se son passati più di quaranta anni, e quella che dovrebbe chiamarsi maturità con il trascorrere del tempo diventa demenza senile e va a combaciare con la saggezza ludica del bambino. MODELLA. 1970. Inchiostro di china su carta cm 42 x 59.
COSTA SARACENA.1967 Olio su tela di cotone, cm 50 x 80.
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Tano Giuffrida è nato a Catania nel 1950. Diplomato al Liceo artistico e all’Istituto Statale d’Arte, nel 1968 si trasferisce a Firenze per studiare disegno presso la Scuola Libera del Nudo e pittura all’Accademia di Belle Arti. Frequenta il DAMS di Bologna e il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Lavora come grafico e illustratore, realizzando manifesti, copertine di libri, storie illustrate e oggetti promozionali. Produce e disegna vari spot e cortometraggi in disegni animati. Ha esposto i propri dipinti in fiere d’arte, gallerie e rassegne. Insegna disegno dal vero e tecniche pittoriche, in corsi privati e per istituzioni pubbliche.
Copertina: VERSO IL FUTURO. Immagine ricostruita dalla scansione di una stampa di cm 30 x 40. ( Negativo disperso) 1971. Pellicola B.N. 24 x 36 m m . Fo t o c a m e r a C a n o n . Elaborazione digitale.
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Retro copertina: PITTORE ALLA PLAJA. Gessetti su carta, cm 35 x 50.
Indice Presentazione Un pittore moderno Passato e futuro Tela Foto ricordo Attesa di Filippo Futuro Prigione dorata Aetna. Notte Aetna. Tramonto. Aetna. Svingolo Il luogo, piove sabbia ‘U locu. Tramonto ‘U locu. Notturno ‘U locu.Quel che resta Frammenti di una città Croce Cappello di paglia Pennellessa Pereta Casa e cipresso Casa e cipresso Isola Bunker a Vada Casamatta Casamatta Treno dei ricordi
pag.I pag. V pag. 6 pag. 8 pag. 10 pag. 11 pag. 11 pag. 12 pag. 13 pag. 13 pag. 13 pag. 14 pag. 15 pag. 15 pag. 15 pag. 16 pag. 17 pag 17 pag. 17 pag. 18 pag. 19 pag. 20 pag. 21 pag 21 pag. 21 pag. 22 pag. 24
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Toppa Ruggine Battente Portale della fortuna Due sedie con intosta Sedia con intosta Gobbetto. Omaggio a Piero Corpaci Pittore Per scaramanzia Pittore Pereta Centro del mondo Centro del mondo Sentinella Cubi Tuta da pittore Spaventapasseri della chiana Signora di altri tempi Il caffè del professore Plaja Belice Sicilia PCI Marzamemi Fantasia Omaggio a Braque Omaggio ad Escher Respiro civita
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pag. 25 pag. 25 pag. 25 pag.26 pag. 27 pag. 28 pag. 29 pag 29 pag. 29 pag. 30 pag.31 pag. 31 pag. 32 pag. 34 pag. 35 pag. 36 pag.37 pag.38 pag. 39 - 40 pag. 41 pag. 41 pag. 42 pag. 44 pag. 46 pag. 47 pag. 48 pag. 49 pag. 50
Etto Il segno e l’avventura Babau Aci e Galatea Prologo La trinacria Volo pindarico Re maghi Draghi e streghe Drago Prof. Bustric A cavaddu a papera Torre del filosofo Acquerello La regista Alberta Dionisi Mia madre Accademia Nudo Autoritratto Primo autoritratto Villa Il delfino Costa saracena Pittore alla plaja Verso il futuro
pag. 51 pag. 52 pag. 52 pag. 53 - 54 pag. 55 - 56 pag. 57 pag. 58 pag. 59 pag. 59 pag. 60 pag. 61 pag. 61 pag. 62 pag. 63 - 64 pag. 65 pag.65 pag. 66 pag.67 pag 68 pag. 69 pag. 70 pag. 71 pag. 72 retro copertina copertina
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Raccontare per immagini è sempre stata la mia fissazione. Da piccolo giocavo ai cowboy e indiani, le avventure le disegnavo nei quaderni di scuola; mio padre mi portava allo stadio a vedere la partita, io mi portavo i giornaletti; mentre tutti si accaloravano nel tifo, io viaggiavo nei territori dell’Intrepido e del Monello. Questo non è un catalogo di una mostra, ma una cartella di x-file, in cui si racconta per immagini. www.tanogiuffrida.it