LE DINAMICHE DEL MERCATO DEL LAVORO REGIONALE NELL’ULTIMO TRIMESTRE 2012
Nota Trimestrale n.2 a cura del Centro Studi UIL Basilicata Sede: Piazza Gorizia, 1 | 85100 Potenza | t. 0971 650496 f. 0971 51098 www.centrostudiuilbasilicata.it | cstudiuilbasilicata@tiscali.it
SOMMARIO
Considerazioni preliminari
4
1. Il dato occupazionale
5
1.1 Le forze di lavoro
7
1.2 Gli inattivi
7
1.3 La disoccupazione
8
Focus disoccupazione
8
2. La dinamica d’impresa nel terzo trimestre 2012
10
3. Un’altra vista sul Mercato del lavoro: le Comunicazioni Obbligatorie rilevate dai CPI
12
4. Il ricorso alla cassa integrazione guadagni, IV Trimestre 2012
14
BOX DI APPROFONDIMENTO
16
1. La nuova frontiera dell’auto e la ristrutturazione dello stabilimento Fiat a Melfi
16
2. Lavorare nella green economy
18
3. Caso Fenice: ora le riforme degli apparati pubblici di controllo
21
4. Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento
22
di Vincenzo Tortorelli, Segretario provinciale Uilm Potenza
(art.1 comma 34 della Legge 92/2012, Legge Fornero)
• Considerazioni preliminari
22
• I contenuti delle linee guida sui tirocini formativi
23
• Criticità applicative
23
5. Prime note e riflessioni in tema di Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi)
24
SPECIALE
27
RAPPORTO FISCALITÀ LOCALE REGIONE BASILICATA di Luigi Veltro, Servizio politiche territoriali Uil Nazionale
CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
Le tendenze interannuali del mercato del lavoro lucano nel III/2012 restituiscono un dato negativo di 1.000 occupati in meno, un decremento di 3.700 unità delle forze di lavoro, una riduzione di 2.300 inattivi, un incremento di 5.000 disoccupati. Sul versante dei dati di fonte Centri per l’impiego (v. 3) si evidenzia che nel 2011 risultano 24.381 avviamenti a tempo indeterminato e 4.149 a tempo determinato, nel 2012 questo dato è completamente ribaltato con soli 5.403 avviamenti a tempo indeterminato e ben 24.070 a tempo determinato. La crisi pertanto ha comportato una riduzione significativa di contratti senza scadenza privilegiando l’utilizzo di contratti a termine o di altre forme contrattuali meno stabili. Aumenta di circa un milione di ore nel IV trimestre 2012, rispetto al trimestre dell’anno precedente, il ricorso complessivo alla cassa integrazione e cresce in particolare il ricorso alla cassa integrazione straordinaria ed in deroga, dato allarmante poiché legato a situazioni aziendali di crisi strutturale aspetto dominante l’attuale contingenza economica della regione (v. 4).
Sul versante del lavoro si scaricano gli effetti di una crisi ‘in radice’ dell’economia regionale, a cui si aggiunge la perdurante gravita del ‘ciclo lungo’ della crisi internazionale. Pesano i fattori negativi del crollo della domanda interna ed ancora il dato calante della domanda estera che cessa di essere, come in altre parti del Paese, una componente di tenuta dell’economia in stato di recessione. Permangono insignificanti le previsioni di crescita del Pil regionale (+0,1 nel prossimo biennio, fonte Prometeia). La Basilicata ripete ed accentua, per le sue fragilità strutturali, i fenomeni e le emergenze segnalate per l’anno 2012 dagli Istituti meridionalisti promotori con la Svimez del recente DocumentoAgenda per il Sud: “l’emergenza è il lavoro, e in particolare quello dei giovani, delle donne e delle categorie più professionalizzate del Mezzogiorno,
è da lì che bisogna ripartire”. Negli ultimi 5 anni il Prodotto interno lordo italiano ha perso oltre il 7%: più del 6% al Nord, quasi il 10% nel Mezzogiorno. Questa è anche la conseguenza dell’effetto recessivo delle quattro manovre effettuate tra il 2010 e il 2011, che sul Pil del 2012 è stimabile in -2,1 punti percentuali, a fronte di -0,8 punti al Centro Nord. Le manovre di spending review, le precedenti e quelle che verranno, non possono non tener conto che negli ultimi anni la spesa in conto capitale della PA nel Mezzogiorno, a fronte dell’obiettivo programmatico del 45% della spesa sul totale nazionale, è drasticamente calata dal 40,4% del 2001 al 31,1% del 2011. Solo recuperando maggiori investimenti pubblici si può cominciare a invertire questa tendenza. Insieme e da subito occorrerà liberare risorse per far fronte all’emergenza welfare al Sud ed in Basilicata, verso coloro che devono ancora entrare sul mercato del lavoro, i lavoratori con contratto precario e a termine e gli occupati in micro imprese ed in generale il rafforzamento della rete dell’inclusione sociale. Bisogna ripartire dalla base produttiva e dall’assetto industriale: se in Italia, come dice Confindustria, bisogna riportare al 20% la quota del manifatturiero sul Pil, oggi ridotta al 16,6%, è dal Sud, fermo al 9,4% rispetto al 18,8% del Centro Nord, che bisogna ricominciare. Serve una politica attiva che punti sull’adeguamento strutturale del sistema produttivo meridionale, anche con interventi volti a rilanciare i poli interessati da crisi aziendali o territoriali, ritessendo ‘palmo a palmo’ i contorni delle politiche regionali di programma anche con una visione realmente innovativa e generativa di sviluppo territoriale con i nuovi Fondi europei 2014/2020. Così come serve una riqualificazione del modello di specializzazione che opponga al declino in atto il sostegno allo sviluppo delle attività a più alta produttività, aprendo anche la strada alla crescita di nuovi settori strategici per l’industria nazionale, all’innalzamento delle dimensioni medie d’impresa, all’aumento del grado di apertura verso l’estero e all’attrazione di investimenti. Gli elementi portanti per realizzare questa strategia trovano nel Sud opportunità - in essere e latenti - insostituibili come la logistica, l’energia, l’ambiente. In Basilicata urge un Piano del lavoro che abbia i connotati della vera emergenza e che anticipi un vero cambiamento di rotta nelle politiche regionali, convogliando, in primo luogo, le risorse della riprogrammazione dei Fondi europei verso pochi essenziali ed evidenti interventi mirati a: 1) sostenere il reddito dei titolari di ammortizzatori sociali ‘forti’ con l’integrazione salariale di lavoratori in C.d.s., 2) fornire sostegno economico ai lavoratori non altrimenti ‘coperti’ dal sistema come Co.Co.Co., lavoratori in somministrazione etc e che comunque manifestano interesse a stare nel mercato del lavoro, 3) offrire ausilio economico alle persone inattive non più inseribili in attività lavorative, 4) prospettare una dote per la formazione dei giovani, per l’arricchimento delle loro competenze e per l’accompagnamento ai percorsi di studio e di ricerca del lavoro, anche con il ricorso all’apprendistato
ed ai voucher–lavoro, 5) presentare una dote familiare che aiuti le persone in difficoltà, nei momenti di fragilità e di bisogno ed investa sulle famiglie come presidio demografico, una sorta di provvedimenti di ‘cittadinanza solidale’ più allargata, 6) creare un sistema semplice di strumenti regionali di sostegno diretto ed indiretto alla capitalizzazione d’impresa ed a progetti di crescita, con interventi mirati di taglio del cuneo fiscale, di integrazione degli investimenti in ricerca e sviluppo, di promozione delle società in spin-off universitarie nel campo delle Ict e della digitalizzazione.
• Tabella 1 Basilicata: numero di occupati e tasso di occupazione per genere. Anni 2010-III trimestre 2012
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
• Grafico 1
1. Il dato occupazionale
Basilicata: numero occupati (valori in migliaia). Anni 2010-III trimestre 2012
I dati relativi alle dinamiche occupazionali in Basilicata mostrano al terzo trimestre del 2012 un ammontare del numero di occupati pari a 188 mila unità, 1,5 mila in più rispetto al trimestre precedente, per un tasso di occupazione pari al 47,6 %. In particolare nell’ultimo trimestre aumenta la quota di occupati di genere maschile che passa dai 114 mila registrati nel II/2012 ai 119 mila, ma diminuisce il dato tendenziale sul III/2011 di circa 2.000 unità. La quota dell’occupazione di genere femminile diminuisce e passa da 72,44 mila del II/2012 ai circa 68 mila fatti registrare nel III/2012, ma aumenta il dato tendenziale sul corrispondente trimestre 2011 di circa 2.000 unità. La variazione tendenzialmente del numero degli occupati fatti registrare nel III/2012 sembra stabilizzarsi (+0,6% rispetto al III/2011) per la Basilicata, dopo aver registrato due segni negativi marcati nei primi trimestri 2012 rispetto ai corrispondenti del 2011 (-3,0% e 3,7%), a fronte di un lieve decremento, pari allo 0,4%, che caratterizza l’intero Mezzogiorno. In definitiva il saldo occupazionale dal I trimestre è di 4.000 occupati in meno, con un tasso occupazionale medio del 46,8%, contro un 47,6% del 2011 ed un 47% del 2010 per i trimestri corrispondenti. Stabile risulta, inoltre, anche la variazione
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
• Tabella 2 Occupati. Variazione percentuale rispetto al trimestre dell’anno precedente. Basilicata, Mezzogiorno, Italia
Semestri
Basilicata
Mezzogiorno
Italia
I/2011
2,6
0,3
0,5
II/2011 III/2011 IV/2011 I/2012 II/2012 III/2012
2,9 0,8 -0,9 -3,0 -3,7 0,6
0,5 0,5 -0,4 -0,2 -0,6 -0,4
0,4 0,7 0,1 -0,4 -0,2 0,01
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
tendenziale nazionale del numero degli occupati. In termini assoluti con 188 mila unità siamo ancora al di sotto del punto massimo dell’ultimo biennio di 194 mila circa del II/2011. Si osserva un andamento ciclico dell’occupazione nell’arco annuale con un calo degli occupati nel primo trimestre dell’anno sull’ultimo trimestre dell’anno precedente ed una crescita nel secondo e terzo trimestre, segno di una forte componente stagionale e precaria dell’occupazione lucana, una sorta di evidenza strutturale che denota il mercato del lavoro regionale. Relativamente alla variazione del numero di occupati per attività economica, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, i dati fatti registrare al III/2012 mostrano per la regione Basilicata un rilevante incremento del numero di occupati del settore agricolo pari al 12,5%. Al contrario il settore continua il suo trend decrescente facendo registrare una perdita pari a circa il 6% degli occupati. Stabile risulta invece l’occupazione nel settore terziario (+0,8%).
• Grafico 2 Occupati. Variazione percentuale rispetto al trimestre dell’anno precedente. Basilicata, Mezzogiorno, Italia
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
• Grafico 3 Basilicata. Occupati per settore economico. Variazioni percentuali III/2012 rispetto al trimestre dell’anno precedente
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
• Grafico 4 Occupati per attività economica. Variazioni percentuali III/2012 rispetto al trimestre dell’anno precedente. Basilicata, Mezzogiorno, Italia
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
1.1. Le forze di lavoro
Dalla lettura dei dati relativi alle forze di lavoro in Basilicata, ordinati nella Tabella 3, si evince nel terzo trimestre del 2012 un decremento di 3,7 unità rispetto al trimestre precedente. In particolare rimane costante il numero di forze di lavoro di sesso maschile, mentre si registra in leggera riduzione la componente femminile (-4,3%). Alla luce dei dati relativi alle dinamiche occupazionale che, come visto in precedenza, per lo stesso trimestre fanno registrare un leggero aumento, ne consegue che diminuisce, seppur in maniera non significativa, il numero di persone in cerca di lavoro. Tuttavia, positiva risulta la dinamica tendenziale: il numero di forze di lavoro cresce di circa tre punti percentuali rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.
• Tabella 3 Basilicata: numero di forze di lavoro e tasso di attività per sesso. Anni 2010-III trimestre 2012 Semestri I/2010 II/2010 III/2010 IV/2010 I/2011 II/2011 III/2011 IV/2011 I/2012 II/2012 III/2012
1.2. Gli inattivi
128,9 132,3 132,8 129,9 131,8 135,8 134,2 135,3 135,9 135,1 135,0
65,4 67,3 67,7 66,2 66,5 68,6 68,3 69,0 68,9 68,2 68,0
80,0 82,6 81,9 82,9 80,7 82,0 76,5 76,2 79,2 85,5 81,8
40,9 42,3 41,7 42,2 41,1 41,8 39,0 39,0 40,6 43,7 42,0
209,0 214,9 214,7 212,8 212,5 217,8 210,7 211,5 215,0 220,5 216,8
53,2 54,8 54,7 54,2 53,8 55,2 53,7 54,0 54,8 55,9 55,0
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
• Tabella 4 Basilicata: numero di inattivi e tasso di inattività per sesso. Anni 2010-III trimestre 2012
Semestri I/2010 II/2010 III/2010 IV/2010 I/2011 II/2011 III/2011 IV/2011 I/2012 II/2012 III/2012
Maschi Femmine Totale Tasso di Tasso di Tasso di Inattivi Inattivi Inattivi attività attività attività (in migliaia) (15-64 anni) (in migliaia) (15-64 anni) (in migliaia) (15-64 anni) 158,6 34,6 219,9 59,1 378,5 46,8 155,0 32,7 217,0 57,7 371,9 45,2 154,3 32,3 217,6 58,3 371,9 45,3 157,0 33,8 216,4 57,8 373,5 45,8 155,2 33,5 218,5 58,9 373,7 46,2 151,0 31,4 217,0 58,2 368,0 44,8 152,3 31,7 222,3 61,0 374,6 46,3 151,1 31,0 222,4 61,0 373,5 46,0 150,5 31,1 219,4 59,4 369,9 45,2 151,1 31,8 212,9 56,3 364,0 44,1 159,9 32,0 216,1 58,0 366,9 45,0
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
ma non sarebbero immediatamente disponibili a lavorare; da coloro che non cercano lavoro, ma che se sortisse un’offerta l’accetterebbero. Il Cnel ha registrato per il Mezzogiorno negli anni 2010-2011 il dato tendenziale del 13% della popolazione in età attiva come ‘attivi scoraggiati’. Se si applica alla Basilicata questa percentuale si può stimare che circa 23.000 unità sono le persone marginalmente attaccate al mercato del lavoro. Sommando il dato degli ‘scoraggiati’ al dato medio dei disoccupati ufficiali del 2011 di circa 26.000 unità si ottiene il dato di 49.000 unità che vale come una rappresentazione più allargata della disoccupazione, una sorta di propensione, di offerta amplificata di lavoro. Questo dato più ampio coglie meglio il fenomeno di quelle quote di inattivi che lasciano lo stato di non ricerca del lavoro e si presentano sul mercato come ‘lavoratori aggiuntivi”. Per gli effetti della recessione e della stretta fiscale sui redditi familiari si modificano le scelte di partecipazione: l’elasticità della domanda è difatti più alta al diminuire del reddito familiare. Allorché le entrate familiari attese si riducono, ad esempio perche si riduce il reddito o aumenta il rischio di disoccupazione del capofamiglia, è più probabile che i membri del nucleo familiare intensifichino gli sforzi di ricerca del lavoro abbandonando lo status di inattivo ed entrando quindi nelle forze di lavoro.
Relativamente al mercato del lavoro, l’Istat definisce inattivi ‘le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o disoccupate’. Di conseguenza sono inattive le persone che non fanno parte del mercato del lavoro. A tal riguardo i dati relativi al numero di inattivi per la regione Basilicata, mostrano al terzo trimestre del 2012 un tasso di inattività pari al 45%; un punto percentuale in più rispetto al trimestre precedente un punto percentuale in meno rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. In particolare similarmente a quando evidenziato per il numero di forze di lavoro il tasso di inattività risulta di gran lunga superiore, per la componente femminile pari al 58% rispetto al 32% fatto registrare dalla componente maschile. Nel fenomeno degli inattivi sono ricomprese le non forze di lavoro (i non disoccupati ed i non occupati). Il gran numero degli inattivi si può ripartire sotto formulazioni più colorite come quelle degli ‘scoraggiati e degli attivi potenziali’ che l’Istat individua come ‘zona grigia’, composta da coloro che pur non cercando attivamente lavoro, sarebbero disponibili a lavorare, se ne fosse loro offerta la possibilità; da coloro che cercano attivamente lavoro
Maschi Femmine Totale di Tasso di Tasso di Forze Lavoro Tasso Forze Lavoro Forze Lavoro attività attività attività (in migliaia) (15-64 anni) (in migliaia) (15-64 anni) (in migliaia) (15-64 anni)
1.3 La disoccupazione FOCUS DISOCCUPAZIONE
I dati relativi al numero di disoccupati, ordinati nelle Tabelle 5 e 6 mostrano una decrescita congiunturale del numero di disoccupati: al III/2012 la Basilicata fa registrare circa 29 mila disoccupati, ben il 15% in meno rispetto al trimestre precedente. Tuttavia, risulta ancora positiva la dinamica tendenziale del fenomeno che rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente segna un incremento di circa 5.000 disoccupati, con un incremento del 21,6% minore però sia alla media del Mezzogiorno (+29,8%) che alla media nazionale (30,6%). La Basilicata ha tuttavia fatto
registrare nel II/2012, semestre‘nero’ nella serie storica dal 2011, un record di incremento della disoccupazione rispetto al corrispondente trimestre del 41% (Tab.4) a fronte del dato medio meridionale del 35,8% e di quello nazionale del 38,9%. Il picco più alto del fenomeno nell’analisi tendenziale. Il tasso di disoccupazione si attesta al 13,3% crescendo del 2,1% sul dato del III trimestre dell’anno 2011. La disoccupazione femminile cresce di circa 1.900 unità sul trimestre precedente e di circa 3.000 unità rispetto al III trimestre dell’anno precedente, quella maschile diminuisce di circa 6.000 unità rispetto al II trimestre dell’anno in corso, con il I trimestre con punte record nel triennio della disoccupazione maschile. Aumenta invece di circa 2.000 unità sul trimestre corrispondente dell’anno 2011.
Si osservano alcuni cambiamenti nell’ultimo triennio. Nei trimestri del 2012 l’incremento della disoccupazione ha interessato entrambi i generi, ma è stato più intenso per le donne nel 2010 e 2011. Nel corso dell’ultima crisi, iniziata nel 2008, si era osservata un’evoluzione peculiare della disoccupazione tra i generi, con gli uomini che avevano superato le donne come peso sullo stock di disoccupati, risentendo delle difficoltà specifiche dell’industria e dell’edilizia, settori poco femminilizzati. Nel 2012 torna a crescere il peso della componente femminile sullo stock di disoccupati, eccetto il dato ‘clou’ del 18% di disoccupazione maschile del I trimestre e ciò nonostante la modesta crescita dell’occupazione si sia concentrata significativamente sulle donne (Tab.5): questo perché il recupero dell’offerta di lavoro, con il ritorno sul mercato degli scoraggiati che ne erano usciti, è stato maggiore per le donne. Il Rapporto sul Mercato del Lavoro Cnel 2012 ha ben focalizzato il fenomeno su scala Meridionale: “il Mezzogiorno, che ha un peso considerevole sullo stock esistente di disoccupati, ha registrato un peggioramento del tasso di uscita dalla disoccupazione verso l’occupazione”. Un’indicazione speculare è data dall’andamento del tasso di permanenza, ovvero della percentuale di disoccupati
che restano tali in due anni consecutivi di osservazione. Più di un disoccupato su tre (il 35 per cento) risulta restare tale nel corso degli anni; la difficoltà ad uscire dallo stato di disoccupazione ed a transitare verso l’occupazione, spiega l’incremento dello stock di disoccupati nel Mezzogiorno. L’esito più comune della disoccupazione resta comunque l’inattività, anche se la probabilità di tale passaggio è caduta notevolmente nell’ultimo anno (passando dal 56 al 44 per cento per il Sud). • Tabella 5 Basilicata: numero di disoccupati e tasso di disoccupazione per genere. Anni 2010-III trimestre 2012 Semestri I/2010 II/2010 III/2010 IV/2010 I/2011 II/2011 III/2011 IV/2011 I/2012 II/2012 III/2012
Maschi
Femmine
Disoccupati Tasso di (in migliaia) disoccupazione 15,30 13,14 16,09 14,60 16,51 13,64 13,88 16,35 24,64 21,02 15,82
11,9 9,9 12,1 11,2 12,5 10,0 10,3 12,1 18,1 15,6 11,7
Totale
Tasso di Tasso di Disoccupati Disoccupati (in migliaia) disoccupazione (in migliaia) disoccupazione 13,53 13,50 13,00 11,46 11,14 10,50 9,80 10,07 11,06 13,02 12,98
16,9 16,3 19,9 13,8 13,8 12,8 12,8 13,2 14,0 15,2 15,9
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
28,83 26,64 29,09 26,06 27,65 24,14 23,68 26,43 35,70 34,04 28,80
13,8 12,4 13,6 12,2 13,0 11,1 11,2 12,5 16,6 15,4 13,3
• Grafico 5 Basilicata: numero disoccupati (valori in migliaia). Anni 2010-III trimestre 2012
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
• Tabella 6 Disoccupati. Variazione percentuale rispetto al trimestre dell’anno precedente. Basilicata, Mezzogiorno, Italia
Semestri
Basilicata
Mezzogiorno
Italia
I/2011
-4,1
-1,9
-5,2
II/2011
-9,4
-2,6
-7,0
III/2011
-18,6
2,9
1,9
IV/2011 I/2012
1,4 29,1
10,0 31,4
11,4 30,0
II/2012
41,0
35,8
38,9
III/2012
21,6
29,8
30,6
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
• Grafico 6 Disoccupati. Variazione percentuale rispetto al trimestre dell’anno precedente. Basilicata, Mezzogiorno, Italia
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat
2. Le dinamiche d’impresa nel terzo trimestre 2012 10
In premessa si richiama la distinzione tra le imprese classificate secondo i codici Ateco 2007 e le imprese non classificate in ragione delle procedure proprie del registro delle imprese. La CCIAA definisce imprese non classificate quelle “a cui non è stato ancora attribuito il codice Ateco di codifica dell’attività economica al momento dell’estrazione dei dati”. Allo scopo di non influenzare le analisi settoriali relative alla dinamica d’impresa, in genere non sono conteggiate le imprese non classificate, le quali, al terzo trimestre del 2012 risultano pari a 3.170 unità, di cui attive solamente 72. Tuttavia, per avere un quadro più ampio, nello studio presente si è tenuto conto anche delle imprese non classificate. Nel terzo trimestre il totale delle imprese iscritte, comprese quelle agricole, è stato di 584 unità a fronte di un totale di cessazioni pari a 570 unità, evidenziando un saldo di poco positivo pari a 14 unità. Ciononostante, confrontando il dato con quello rilevato nel trimestre precedente, emerge un saldo negativo, sia per le iscrizioni, diminuite di ben 308 unità, che per le cessazioni ridotte anche queste di 89 unità. Di conseguenza, confrontando il saldo nati-mortalità con il corrispettivo rilevato nel trimestre precedente si evidenzia una riduzione di ben 219 unità. Questa riduzione può essere interpretata come un indicatore della complessiva tendenza negativa che caratterizza il tessuto produttivo regionale. Dall’analisi tendenziale rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, emerge un miglioramento del saldo di nati-mortalità; infatti, mentre le iscrizioni si sono ridotte di 46 unità, le cessazioni si sono ridotte di ben 272 unità. Il suddetto miglioramento, comunque, non è necessariamente indicativo di una evoluzione positiva del trend. In generale, se si escludono le imprese non classificate, tutte le principali divisioni settoriali fanno registrare saldi di nati-mortalità negativi, indicativi della condizione persistente di crisi economica che continuerà a protrarsi anche nei successivi trimestri. Nell’analisi dei singoli settori, per il
terzo trimestre 2012, si è assistito ad un saldo fortemente negativo per il settore agricolo, per il quale a fronte di un numero di iscrizioni pari a 64 unità, sono state registrate ben 184 cessazioni, per la quasi totalità ditte individuali. Il settore industriale continua ad essere caratterizzato da un trend negativo; infatti, il saldo di nati-mortalità, pari a -36 unità, risulta leggermente migliore di quello fatto registrare nel trimestre precedente (-46 unità). Tale saldo è il risultato di una riduzione delle imprese iscritte di 10 unità a fronte di una riduzione delle cessazioni, pari a 98 unità. Le tendenze sono simili se si scinde il settore industriale nei sotto-settori dell’industria in senso stretto e delle costruzioni. Nel primo aggregato, infatti, il saldo di nati-mortalità, pari a -20 unità, risulta leggermente migliore rispetto a quello fatto registrare nel trimestre precedente (-33 unità). Al contrario, per il settore delle costruzioni, si riscontra un peggioramento: si passa dalle -13 unità del secondo trimestre 2012 alle -16 del terzo trimestre 2012. Nello specifico, all’interno del settore industriale, è il comparto manifatturiero a contribuire in maniera rilevante al saldo negativo; infatti si registra per l’industria manifatturiera una riduzione di ben 20 unità, ad indicare la maggiore suscettibilità del comparto agli effetti della crisi, in ragione anche di una ormai sempre più accesa e consolidata concorrenza internazionale. Per quanto riguarda il settore dei servizi, il saldo di natimortalità continua a registrare una tendenza negativa, seppur caratterizzata da un leggero miglioramento. Infatti, il saldo fatto registrare nel terzo trimestre del 2012 è pari a -24 unità, rispetto alle -63 unità fatte registrare nel trimestre precedente e alle -154 unità fatte registrare nello stesso trimestre dell’anno precedente. Anche per il settore dei servizi si è assistito ad una riduzione del numero di imprese iscritte, che sono passate dalle 290 unità del trimestre precedente alle 235 unità del trimestre in oggetto. Contestualmente si è registrata una più marcata riduzione delle cessazioni, passando dalle 353 unità del secondo trimestre alle 259 di quello in oggetto. Nello specifico, il settore più colpito, come si può dedurre dal connotato reale di questa crisi, è quello del commercio, caratterizzato da una flessione del saldo di nati-mortalità di 18 unità, equivalente alla flessione del solo commercio al dettaglio; dalla lettura di questi dati si comprende come la crisi abbia ormai ampiamente investito i consumi, e come, d’altro canto, si evince anche che i competitors di maggiori dimensioni, quali la GD, resistano meglio alla crisi, come evidenziato dalla sostanziale invarianza del relativo saldo di nati-mortalità. All’interno del settore dei servizi, merita attenzione la divisione relativa al trasporto, che registra un saldo nati-mortalità negativo pari a 11 unità, probabilmente correlato alle dinamiche industriali sopra menzionate. Un altro aspetto rilevante riguarda la dinamica negativa della ristorazione che presenta un saldo nati-mortalità pari a -7 unità.
Tabella 7 Regione Basilicata: dinamica di impresa III trimestre 2012
Fonte Elaborazione Centro studi Uil Basilicata su dati Infocamere-Movimpresa
• Grafico 7 Regione Basilicata: dinamica di impresa anno 2011-I-II-III trimestre 2012
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Movimpresa
• Grafico 8 Regione Basilicata: saldo di nati-mortalità delle imprese anno 2011-I-II-III trimestre 2012
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Movimpresa
11
3. Un’altra vista sul Mercato del lavoro: le Comunicazioni Obbligatorie rilevate dai CPI 12
Cambiando scenario si può approcciare la dinamica assunzioni-cessazioni dei rapporti di lavoro attingendo ai dati disponibili dell’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro, Istruzione e Formazione mediante il sistema informativo utilizzato per le attività amministrative dei Centri per l’impiego della Basilicata. Tali informazioni assumono particolare rilievo perché a differenza dai dati ISTAT che rappresentano una elaborazione statistica su base campionaria, queste informazioni descrivono in concreto l’andamento del mercato del lavoro lucano attraverso il monitoraggio reale assicurato dai CPI tramite il sistema delle Comunicazioni Obbligatorie. Le Comunicazioni obbligatorie (CO) infatti, introdotte con la finanziaria 2007 Decreto Interministeriale del 30.10.2007, sono trasmesse da tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, in caso di assunzione, proroga, trasformazione e cessazione dei rapporti di lavoro a partire dal 1 gennaio 2008. Attraverso questo sistema, è possibile individuare il numero di avviamenti (nuovi rapporti di lavoro instaurati), il numero degli avviati (lavoratori interessati dai nuovi rapporti di lavoro), il numero delle cessazioni (rapporti di lavoro interrotti) ed il numero dei cessati (lavoratori interessati dalla interruzione di un rapporto di lavoro). Dai dati disponibili, è possibile effettuare un confronto in relazione al primo trimestre relativamente alle annualità 2010-2011-2012. Il quadro che emerge, senza rete e mediazioni, è l’impatto significativo e lacerante della crisi economica in termini occupazionali nell’anno 2012. Nella Tabella n. 8 si osserva che i rapporti di lavoro attivati sono complessivamente aumentati da 31.985 nel primo trimestre 2010 a 33.631 nel relativo trimestre 2012. Anche il numero dei lavoratori è aumentato nello stesso periodo di confronto passando da 25.605 unità del 2010 alle 27.007 del 2012. Tale dato tuttavia si rivela assai meno positivo se osserviamo la tipologia del rapporto di lavoro degli avviati. Si osserva infatti che mentre nel 2011 risultano 24.381 avviamenti a tempo indeterminato e 4.149 a tempo
determinato, nel 2012 questo dato è completamente ribaltato con soli 5.403 avviamenti a tempo indeterminato e ben 24.070 a tempo determinato. La crisi pertanto ha comportato una riduzione significativa di contratti senza scadenza privilegiando l’utilizzo di contratti a termine o di altre forme contrattuali meno stabili. L’utilizzo di tali strumenti contrattuali ha un impatto diretto sulla tipologia di lavoratori, laddove si registra un aumento di avviamenti nell’ultimo anno per le fasce di età 15-24 anni (+1.229 avviamenti) e 25-34 anni (+1.649 avviamenti) a fronte di una riduzione per le fascia 35-54 anni (-681 avviamenti) ed in quella 55 anni e oltre (-256 avviamenti). Il valore medio di attivazioni per lavoratore registra una sostanziale equiparazione, dovuto però ai differenti contributi delle due componenti uomini e donne: in aumento gli uomini e in diminuzione le donne. La lettura dei rapporti di lavoro attivati per provincia, mostra un aumento nel numero dei rapporti attivati per la provincia di Potenza e una lieve flessione nella provincia di Matera a fronte di un aumento complessivo nella Regione. I rapporti di lavoro attivati evidenziano una flessione nei settori: • agricoltura-alberghi e ristorazione-trasporti, • comunicazioni attività finanziarie e altri servizi alle imprese - P. A. istruzione e sanità, • altri servizi pubblici, sociali e personali. In crescita risultano i rapporti attivati nei settori: • Industria in senso stretto, • costruzioni-commercio, riparazioni, • attività svolte da famiglie e convivenze. Tuttavia tali dati, se incrociati con le rilevazioni delle cessazioni dimostrano semplicemente una maggiore flessibilità nei settori dell’industria e dell’edilizia in ragione degli altalenanti flussi della produzione industriale degli ultimi anni, specie se legati ad alcuni ambiti specifici (auto motive, agroalimentare) ed al crescente ricorso al lavoro somministrato per l’edilizia. Il dato delle cessazioni (Tab. n.10) evidenzia la straordinaria criticità del contesto locale. Si passa infatti dalle 18.748 cessazioni del primo trimestre 2011 alle 24.005 del 2012, con un aumento di lavoratori cessati di ben 2.053 unità (in un trimestre!) ed un numero medio di cessazioni per lavoratore di 1,51 (rispetto ad 1,35 del 2011) che indica una maggiore frammentazione dei rapporti lavoro. Tale indicazione emerge altresì dalla tipologia di contratti di lavoro esaminati rispetto ai soggetti che hanno visto l’interruzione del proprio rapporto di lavoro (Tab. n.11). Si rileva infatti, come sopra già esposto, una significativa evoluzione delle dinamiche del mercato del lavoro con una impennata delle cessazioni nel 2012 (+ 12.157 rispetto al 2011) per i contratti a tempo determintato. Le donne risultano maggiormente penalizzate, aumenta il numero di cessazioni fatte dal datore nei confronti dei lavoratori di sesso femminile con un indice medio di 1,65, rispetto a quello maschile che risulta pari a 1,41. I rapporti di lavoro cessati nel confronto dei tre anni in esame aumentano nei settori:
tessuto imprenditoriale, per il fine di favorire dinamiche occupazionali più stabili e durature ed arrestare il trend negativo dei dati descritti nel presente paragrafo. Tabella 8
Totale
Donne
Uomini
Regione Basilicata: rapporti di lavoro attivati per classe d’età e sesso I° trimestre 2010-2011-2012 1° Trimestre 2012 1° Trimestre 2011 Numero Numero Rapporti Rapporti medio di medio di Classe d'età di lavoro Lavoratori attivazioni di lavoro Lavoratori attivazioni attivati per per attivati lavoratore lavoratore fino a 24 anni 2988 2568 1,16 2187 1856 1,18 25-34 5433 4483 1,21 4358 3668 1,19 35-54 8344 6583 1,27 7991 6486 1,23 55 e oltre 1895 1507 1,26 2070 1749 1,18 18660 15141 1,23 16606 13759 1,21 Totale fino a 24 anni 1993 1576 1,26 1565 1240 1,26 25-34 4289 3468 1,24 3713 2880 1,29 35-54 7530 5880 1,28 8564 6090 1,41 55 e oltre 1159 942 1,23 1189 952 1,25 Totale 14971 11866 1,26 15031 11162 1,35 fino a 24 anni 4981 4144 1,20 3752 3096 1,21 25-34 9722 7951 1,22 8071 6548 1,23 35-54 15874 12463 1,27 16555 12576 1,32 55 e oltre 3054 2449 1,25 3259 2701 1,21 Totale 33631 27007 1,25 31637 24921 1,27
1° Trimestre 2010 Numero Rapporti medio di di lavoro Lavoratori attivazioni per attivati lavoratore 2227 1811 1,23 4344 3550 1,22 8282 6756 1,23 2213 1935 1,14 17066 14052 1,21 1461 1125 1,30 3595 2761 1,30 8484 6441 1,32 1379 1226 1,12 14919 11553 1,29 3688 2936 1,26 7939 6311 1,26 16766 13197 1,27 3592 3161 1,14 31985 25605 1,25
Fonte OML Regione Basilicata
Tabella 9 Regione Basilicata: rapporti di lavoro attivati per tipologia e sesso I° trimestre 2010-2011-2012
Fonte OML Regione Basilicata
Tabella 10 Regione Basilicata: rapporti di lavoro cessati per classe d’età e sesso I° trimestre 2010-2011-2012
Donne
Uomini
Classe d'età
Totale
• Industria in senso stretto; • Costruzioni-Trasporti e Comunicazioni; • In attività finanziarie e servizi alle imprese; • Attività svolte da famiglie e convivenze. Si riducono i rapporti nei settori: • Agricoltura; • Alberghi e Ristoranti; • P. A. istruzione e Sanità; • Negli altri servizi pubblici, sociali e personali. Considerando il saldo tra avviamenti e cessazioni in riferimento al primo trimestre delle annualità 2011 (12.889 unità) e 2012 (9.626 unità), osserviamo una riduzione di ben 3.263 rapporti nel singolo trimestre 2012; il saldo tra avviati e cessati nello stesso periodo di referimento è però sostanzialmente identico. Emerge ancora una volta con forza che il mercato del lavoro lucano è in una fase di precarizzazione dei rapporti di lavoro; l’offerta di lavoro si caratterizza sostanzialmente in contratti a termine e di durata breve. Questi aspetti incidono sulla stabilità economica delle famiglie lucane, sui consumi, sulla spesa procapite e denotano la grande difficoltà (trasversale) in cui versano gli operatori economici. Il saldo tra avviamenti e cessazioni per settori di attività, fa emergere un sostanziale saldo positivo esclusivamente per l’agricoltura ed il turismo, mentre anche alla luce delle riforme in materia di spending review, appare rilevante la riduzione di attivati legati direttamente ed indirettamente alla pubblica amministrazione, da sempre principale propagatore di ricchezza nel contesto lucano. In questo quadro, sarà importante monitorare l’andamento del mercato del lavoro in relazione ai contratti a termine ed all’apprendistato, istituti maggiormente interessati dalla legge n. 92/2012 e che suscita contestualmente molte aspettative e problematiche rispetto alla piena attuazione della riforma del mercato del lavoro. Lo scenario che emerge, in linea con la fotografia tracciata dall’Istat, richiede un’analisi approfondita sulle misure necessarie a sostenere il contesto economico locale, con particolare riferimento al
fino a 24 anni 25-34 35-54 55 e oltre Totale fino a 24 anni 25-34 35-54 55 e oltre Totale fino a 24 anni 25-34 35-54 55 e oltre Totale
Rapporti di lavoro cessati 2149 4215 5563 1182 13109 1368 3573 5363 592 10896 3517 7788 10926 1774 24005
1° Trimestre 2012 Numero medio di Lavoratori cessazioni per lavoratore 1948 1,10 2828 1,49 3781 1,47 747 1,58 9304 1,41 1167 1,17 2178 1,64 2954 1,82 312 1,90 6611 1,65 3115 1,13 5006 1,56 6735 1,62 1059 1,68 15915 1,51
Rapporti di lavoro cessati 1485 2690 4432 1231 9838 1063 2479 4809 559 8910 2548 5169 9241 1790 18748
1° Trimestre 2011 Numero medio di Lavoratori cessazioni per lavoratore 1196 1,24 2194 1,23 3468 1,28 1022 1,20 7880 1,25 770 1,38 1816 1,37 2990 1,61 406 1,38 5982 1,49 1966 1,30 4010 1,29 6458 1,43 1428 1,25 13862 1,35
1° Trimestre 2010 Rapporti di lavoro cessati
Lavoratori
1454 2791 4709 1252 10206 1001 2379 4444 459 8283 2455 5170 9153 1711 18489
1110 2175 3698 1082 8065 712 1689 2790 367 5558 1822 3864 6488 1449 13623
Numero medio di cessazioni per lavoratore 1,31 1,28 1,27 1,16 1,27 1,41 1,41 1,59 1,25 1,49 1,35 1,34 1,41 1,18 1,36
Fonte OML Regione Basilicata
Tabella 11 Regione Basilicata: rapporti di lavoro cessati per tipologia di contratto e sesso I° trimestre 2010-2011-2012 Tipologia di contratto Tempo indeterminato Tempo determinato Apprendistato Contratti di collaborazione Altro (*) Totale
Uomini 2371 8973 271
1° Trimestre 2012 Donne Totale 1455 3826 6980 15953 198 469
Uomini 6455 2315 273
1° Trimestre 2011 Donne Totale 5840 12295 1481 3796 70 343
Uomini 6566 2785 199
1° Trimestre 2010 Donne Totale 5456 12022 1407 4192 75 274
1135
1997
3132
753
1443
2196
574
1228
1802
244 12994
171 10801
415 23795
42 9838
76 8910
118 18748
82 10206
117 8283
199 18489
Fonte OML Regione Basilicata
13
4. Il ricorso alla cassa integrazione guadagni, IV Trimestre 2012 14
I dati sulle ore autorizzate di cassa integrazione guadagni segnalano anche per l’ultimo trimestre del 2012 un monte orario di interventi autorizzati in forte crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: complessivamente 4.673.426 ore tra il mese di ottobre ed il mese di dicembre contro le 3.664.959 ore complessive dello stesso periodo del 2011. Il Grafico 9 indica la situazione illustrata. Nel dettaglio, i dati relativi al mese di Ottobre 2012, evidenziano una diminuzione importante del ricorso alla Cassa integrazione rispetto al mese precedente del -19,6%, ovvero un –1.460 di lavoratori in cassa integrazione. Un dato allarmante si registra nel Novembre 2012 caratterizzato da un aumento vertiginoso del ricorso alla cassa integrazione: un +75,4% (pari a +4.509 lavoratori). Questo è il dato più elevato registrato in tutta Italia nel mese di riferimento. L’incremento più importante (+489,6%) si riscontra, in particolare, per il ricorso alla cassa integrazione straordinaria. Del resto, anche per il mese di Dicembre si riporta un aumento del +4,9% rispetto al mese precedente, con +518 lavoratori in cassa integrazione. E’ tuttavia rilevante notare che, mentre si registra una diminuzione del -31,5% per la Cig ordinaria, continua ad aumentare il dato della Cig straordinaria (+85,6%) e in deroga (+317,7%). Il continuo accrescimento del ricorso alla Cig straordinaria ed in deroga è il dato allarmante poiché ci troviamo di fronte ad un intervento che viene autorizzato non per far fronte a difficoltà di mercato ma per appianare problematiche strutturali più complesse quali crisi aziendali e procedure concorsuali. Valutiamo adesso i dati della Cig registrati per le due province lucane (Tab. 13). Tra il mese di Ottobre ed il mese di Novembre 2012, si registra nella sola Provincia di Potenza un aumento totale del ricorso alla Cig del +100%. Ancora una volta, il dato più ampio si riscontra per la Cig straordinaria, dove si calcola un aumento del +939,10%. Situazione similare anche nella Provincia di Matera, dove nello stesso intervallo temporale di
riferimento si riscontra un aumento della Cig straordinaria del +63,10% e della Cig in deroga del +184,10%. Tuttavia, in Provincia di Matera si riscontra una diminuzione della Cig ordinaria pari al -50,20%. La situazione risulta capovolta nel mese di Dicembre. Nello stesso intervallo di tempo, se nella Provincia di Potenza vi è una contrazione del -27,0%, nella Provincia di Matera, nonostante una diminuzione ulteriore della cassa ordinaria (-15,20%), si registra un aumento esponenziale della Cig straordinaria (+671,7%) ed in deroga (+496,1%) con un incremento generale del +318,1%. In ultima analisi, riportiamo i dati delle ore di cassa integrazione per settore produttivo. Tra il mese di Ottobre ed il mese di Novembre 2012, l’incremento più alto in percentuale si riscontra nel settore dell’industria con un +100,10%, mentre si può verificare una contrazione al ricorso negli altri settori produttivi. Anche tra il mese di Novembre ed il mese di Dicembre 2012 si riporta un aumento ulteriore di ore del 10% nel campo dell’industria assieme al mercato del commercio, (+13,20%) mentre una diminuzione è calcolata nel settore dell’edilizia (-56,4%). • Grafico 9 Andamento ore autorizzate CIG in Basilicata III trim. 2011-12
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Uil Nazionale
• Tabella 12 Andamento mensile ore autorizzate cassa integrazione. Anno 2012 Mese 2012
Cig straordinaria 2012 319.680 143.028 176.017 489.864 1.231.477 101.290 654.148 637.475 112.261 80.373 473.906 879.593
Cig deroga 2012 76.997 197.267 282.767 50.739 98.274 8.852 11.480 34.022 83.238 21.025 27.381 114.362
Totale 2012
Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
Cig ordinaria 2012 790.323 755.872 779.578 1.120.500 618.545 1.053.077 1.261.861 96.446 1.070.084 915.979 1.282.703 878.104
TOTALE 2012
10.623.072
5.299.112
1.006.404
16.928.588
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Uil Nazionale
1.187.000 1.096.167 1.238.362 1.661.103 1.948.296 1.163.219 1.927.489 767.943 1.265.583 1.017.377 1.783.990 1.872.059
Tabella 13 Ore autorizzate cassa integrazione. Potenza e Matera. IV trimestre 2012
OTTOBRE straor. deroga tot. ord. Potenza 754.077 39.136 14.914 808.127 Matera 161.902 41.237 6.111 209.250 NOVEMBRE straor. deroga tot ord. Potenza 1.202.051 406.644 10.021 1.618.716 Matera 80.652 67.262 17.360 165.274 DICEMBRE ord. straor. deroga tot Potenza 809.691 360.560 10.874 1.181.125 Matera 68.413 519.033 103.488 690.934 Fonte OML Regione Basilicata
Tabella 14 Ore autorizzate cassa integrazione per settore produttivo. IV trimestre 2012
Ottobre Novembre Dicembre
Industria 815.210 1.631.284 1.794.374
Edilizia 175.574 136.745 59.619
Artigianato 648 0 0
Comm.le 25.945 15.961 18.066
Settori vari 0 0 0
Totale 1.017.377 1.783.990 1.872.059
Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Uil Nazionale
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di Vincenzo Tortorelli Segretario provinciale Uilm Potenza
1. La nuova frontiera dell’auto e la ristrutturazione dello stabilimento Fiat a Melfi
BOX DI APPROFONDIMENTO 16
Dal 1993 a oggi dallo stabilimento di Melfi sono uscite oltre 5,5 milioni di vetture. Attualmente a Melfi si produce la terza serie della Punto, mentre in passato (fino al 2004) sono state realizzate anche le vetture a marchio Lancia Ypsilon. I dipendenti della fabbrica attualmente sono 5.541, nel 2012 hanno fatto 150 giorni di cassa integrazione ed una produzione di circa 150 mila vetture. Sono questi i dati che anche i vertici della Fiat, John Elkann e Sergio Marchionne, alla presenza del premier Mario Monti e delle autorità locali, il 20 dicembre scorso hanno illustrato il nuovo piano di investimento che prevede la produzione di nuovi modelli. Sergio Marchionne ha spiegato che Fiat è “un’azienda sana e forte, che ha chiuso il 2012 con un utile della gestione ordinaria di circa 3,8 miliardi e un utile netto sopra 1,2 miliardi”. L’A.d. di Fiat ha quindi confermato il raggiungimento degli obiettivi per quest’anno. Oggi a Melfi va in scena il primo passo di un piano coraggioso, non chiudiamo in Italia per il senso di responsabilità che l’Italia ha sempre dimostrato nei confronti del Paese. A Melfi nel 2013 saranno prodotti due nuovi modelli, un MINI-SUV a marchio Jeep e un nuovo SUV a marchio Fiat 500X. L’investimento sull’impianto è pari a 1 miliardo di euro, lo stabilimento lucano produrrà 1600 vetture al giorno, con una produzione organizzata su tre turni, lo stabilimento sarà all’avanguardia mondiale. Il programma di ristrutturazione sarà così articolato: - �������������������������������������� Interventi strutturali sui fabbricati di Montaggio e sugli impianti di Stampaggio, Lastratura, Verniciatura e Montaggio i predetti interventi già sono stati avviati dallo scorso 1 febbraio 2013; - Unità Stampaggio, lo stampaggio verrà dotato di una nuova sala metrologica in coerenza con i migliori standard di controllo qualità e saranno operati anche interventi specifici sulle linee per adeguare ai migliori standard di efficienza tecnologica e qualitativa; - Unità di Lastratura, in lastratura
saranno realizzate nuove linee di produzione per la saldatura dei nuovi modelli e sarà effettuato il potenziamento di una delle due linee automatiche di saldatura dell’autotelaio per la continuazione della produzione dell’attuale modello Fiat Grande Punto, le nuove istallazioni saranno progettate secondo i più avanzati standard tecnologici e garantiranno elevata flessibilità e qualità, anche i sistemi di trasporto saranno rinnovati per garantire la promiscuità tra l’attuale modello e i modelli futuri e l’attuale sala metrologica sarà ampliata con l’introduzione di nuove e più moderne macchine di misura; - Unità di Verniciatura, l’impianto sarà adattato alle esigenze di vetture più grandi rispetto all’attuale modello e saranno introdotte soluzioni tecnologiche volte al miglioramento della qualità del prodotto, dell’ergonomia e del rispetto dell’ambiente; - Unità di Montaggio, il reparto di Montaggio sarà ristrutturato in modo significativo con impianti totalmente nuovi, tecnologicamente all’avanguardia, per la produzione dei nuovi modelli, le postazioni di lavoro saranno realizzate secondo gli standard della metodologia ergo-Uas al fine di migliorare ulteriormente gli aspetti ergonomici, una linea di montaggio sarà dedicata alla prosecuzione della produzione della Fiat Grande Punto, i sistemi di controllo della qualità del prodotto e dei processi saranno sostituiti con impianti di ultima generazione. - Area Logistica, sarà realizzato un piano generale di miglioramento dei flussi logistici al fine di ottenere l’ottimizzazione dell’asseveramento dei materiali alle linee di produzione; - Formazione, il piano di formazione previsto costituisce un presupposto fondamentale per lo sviluppo futuro dello stabilimento in previsione delle nuove sfide che dovrà affrontare per competere nel mercato internazionale Per la Uilm, la considerazione è immediata: si ristruttura per produrre e quindi… Quindi è una buona notizia, perché su Melfi giravano da tempo preoccupanti voci di una imminente chiusura e così FIAT torna, un anno dopo Pomigliano d’Arco, ad investire nel nostro paese. L’annuncio è molto importante anche perché fatto proprio nella sede di uno degli stabilimenti principali della Fiat dove verrà ancora costruita la Punto, modello più che mai in sofferenza nell’asfittico mercato dell’auto nazionale. La riorganizzazione prevede, nel 2014, l’inizio della produzione di due nuovi modelli, che nasceranno dalla piattaforma Small Wide, una delle tre basi comuni all’interno dell’alleanza Fiat-Chrysler. Il primo avrà marchio Jeep e sarà una Mini-Suv, che verrà anche esportata negli USA, mentre la seconda sarà la 500X, ulteriore evoluzione della 500L. A metà gennaio abbiamo ricevuto la richiesta da parte di FIAT, di 22 mesi e mezzo di cassa integrazione a rotazione per tutti i lavoratori dello stabilimento, necessari per ristrutturare e adeguare i macchinari prima e le linee di
assemblaggio per le nuove vetture. Il provvedimento interesserà 5.541 dipendenti con inizio dall’11 febbraio 2013 per durare fino al 31 dicembre 2014 la CIGS necessita di fermare in sequenza una delle due linee di produzione, mentre una resta attiva con l’attuale modello Grande Punto con una produzione giornaliera su tre turni di circa 750 vetture, con l’obiettivo di mantenere almeno i livelli del 2012, con meno di 150 mila auto prodotte in Basilicata lo scorso anno. All’annuncio Fiat della CIGS però si è diffuso un allarmismo per motivi strumentali e persino elettoralistici. Difatti la cassa integrazione a rotazione per lo stabilimento di Melfi ha, come non mai una motivazione reale: anche i meno informati ben comprendono che i lavori di ristrutturazione di linee produttive così complesse tecnologicamente come quelle di Melfi non si possono eseguire con tutti gli operai in fabbrica. Siamo di fronte pertanto alla prima fase di avvio per la realizzazione di impegni annunciati solo il 20 dicembre scorso personalmente da Marchionne alla presenza del presidente Elkann e del Premier Monti per l’adeguamento di una linea destinata alla 500X e alla Mini Jeep. L’impegno della UILM ad essere responsabilmente rivolto a monitorare le varie fasi del programma industriale, per la SATA e l’indotto ACM, contestualmente alla garanzia della continuità produttiva, alla gestione della Cassa Integrazione e alla rotazione per il mantenimento dei livelli occupazionali. In questo momento abbiamo bisogno di buon senso, di responsabilità e non di cassandre e detrattori, tanto peggio tanto meglio. In questa fase per la Uilm è utile cercare di introdurre un dibattito su cosa serve davvero al nostro paese per rilanciare un’industria strategica che coinvolge migliaia di addetti e che pesa il 16% del PIL italiano. Tutto avviene dopo un periodo molto lungo dove FIAT ha allocato molte produzioni fuori dai confini del nostro paese, mentre oggi la Fiat del futuro,
pone grande attenzione all’internazionalizzazione del gruppo e dei modelli da costruire in Italia che dovranno essere pensati per l’esportazione, un cambio radicale di politica industriale che il Lingotto si presta a realizzare per gli stabilimenti Italiani. In questo quadro non dimentichiamoci cosa sta succedendo all’estero dove i grandi costruttori sono impegnati in difficili e dolorose ristrutturazioni con annunciate chiusure di fabbriche vedi Opel a Bochum, Ford a Genk, PSA a Aulnay e Volvo a Ghent e richieste di aiuti ai Governi. Tornando all’intesa siglata presso la sede della Regione Basilicata nella mattinata del 7 febbraio 2013 tra la Direzione dello Stabilimento lucano, le parti sociali e le Istituzioni sul Piano di Ristrutturazione per lo stabilimento FIAT-SATA di Melfi, il passaggio istituzionale rafforza la tutela dei lavoratori, conferma la produzione della Punto e dell’investimento Fiat. Per tutti gli operai dello stabilimento di Melfi sono previsti, in base all’accordo firmato, periodi di formazione “on the job” all’interno della struttura stessa e, se necessario, negli stabilimenti del gruppo torinese dove sono già utilizzati macchinari di ultima generazione. Siamo consapevoli che la cassa integrazione straordinaria, a rotazione, avrà effetti pesanti sui redditi dei lavoratori e per questo continueremo a vigilare e a monitorare la situazione con la massima attenzione sino alla definitiva conclusione. Intanto, lo stabilimento lucano torna a essere centrale nella strategia della Fiat. Tuttavia si avverte una preoccupazione per il quadro generale del mercato italiano ed europeo. A gennaio crolla il mercato in Europa ,mai così male dal 1990, il nuovo anno apre col peggior dato da oltre 20 anni: il calo è stato dell’8,7% rispetto allo stesso mese del 2012. I dati diffusi dall’Acea indicano che le nuove immatricolazioni sono state poco meno di 900mila l’Italia ,maglia nera tra i big con una flessione di -17,6%. Male anche la Germania e la Francia. In controtendenza la Gran Bretagna +11,5%. A fronte di tanta negatività riluce il fatto che i nuovi modelli che saranno prodotti dagli operai lucani puntano al mercato internazionale e che allo stabilimento di Melfi si assegna una sorta di compito speciale nel riposizionamento dell’Azienda sui mercati esteri. Infine per la Uilm l’investimento per il rilancio dello stabilimento FIAT di Melfi, è ritenuto un passo necessario, finalizzato al rilancio del polo dell’auto lucano, con l’obbiettivo di rasserenare il clima tra i lavoratori, un’ulteriore garanzia sulla validità e l’efficacia del percorso individuato dai sindacati riformisti e dal gruppo Fiat-Chrysler. Il rinvio al 2015 di una programmazione della nuova Punto, la riduzione di 500 milioni di euro di investimenti decisi da FIAT a livello europeo erano condizioni che hanno generato allarme nelle Istituzioni,tra i Sindacati, e negli ambienti più responsabili e sensibili in questa regione. L’allarme e la vigile preoccupazione della Uilm di Basilicata 17
2. Lavorare nella green economy 18
rispetto alla tenuta ed alla stabilità dei siti produttivi della FIAT in Italia, visto il drammatico andamento del mercato dell’auto è servito ad aprire nel corpo dell’azienda una breccia di attenzione e di novità, con l’affermarsi di una strategia che va oltre la recessione e guarda ad un futuro economico e sociale più positivo. In questo scenario di crisi la posizione della Uilm è stata basata sulla salvaguardia e lo sviluppo del sito produttivo della Sata di Melfi, sapendo che esso sconta, più degli altri stabilimenti italiani, la fragilità della propria posizione geografica nel mercato globale. La Uilm ha registrato e denunciato una certa sordità ed ‘insensibilità’ del territorio o meglio di taluni pezzi delle classi dirigenti locali che ha nociuto al riconoscimento e rafforzamento a Melfi ed in Basilicata del ruolo manifatturiero nell’automotive conquistato nel tempo e sul campo: è evidente il sostrato di conoscenze, di abilita e di trasferimento tecnologico che il blocco lavoro ed impresa dell’auto hanno riportato nell’ambito locale, mancando invece una forza agglomerativa che saldasse i
segmenti produttivi dal versante dell’indotto sul posto fino a definire una sorta di distretto dell’auto lucano. È augurabile che la sordità e separatezza delle ‘responsabilità politicoamministrative’ locali sia superata altrimenti tornerebbe in mente il pensiero di Martin Luther King il quale diceva che “alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici”. Ma nel momento contingente abbiamo anche vissuto un senso di debolezza determinato non tanto dalle nostre capacità ed ambizioni per una missione produttiva, ma per la “conventio ad excludendum” che biecamente poteva caratterizzare le sorti dello stabilimento lucano rispetto agli altri di Fiat sul territorio nazionale Sempre la Uilm proponeva nell’estate del 2102 di intervenire in fretta per lanciare un messaggio chiaro e determinato al mondo della produzione industriale che la Basilicata è pronta a giocarsi tutte le carte possibili, come fece nel lontano 1993 cogliendo la sfida della fabbrica modulare, puntando sulle “convenienze localizzative”, legate alle risorse presenti in Regione, e alla condivisione, tra tutti i soggetti interessati, della costruzione di un “Progetto di prossimità territoriale”. Solo per questo senso di prospettiva, derivante da merito e capacità acquisite, riteniamo che il gruppo guidato da Marchionne ed Elkann non possa fare a meno del sito lucano.
Sempre più spesso si sente parlare di green economy e delle importanti opportunità lavorative che è in grado di offrire: entro il 2020 sono previste addirittura 110 mila nuove assunzioni. Tuttavia non sempre è chiaro cosa significhi green economy e quali opportunità occupazionali possa offrire. Innanzitutto il nome italiano più corretto è quello di economia ecologica e consiste, in breve, nel modello teorico di uno sviluppo economico che prenda in considerazione l’impatto ambientale delle materie prime utilizzate e del loro ciclo di trasformazione. Nel 2008 l’Unep, l’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella tutela dell’ambiente, li ha definiti come “quelle occupazioni nei settori dell’agricoltura, del manifatturiero, nell’ambito della ricerca e sviluppo, dell’amministrazione e dei servizi che contribuiscono in maniera incisiva a preservare o restaurare
la qualità ambientale”, “decent work in a sustainable low-carbon world”. È pertanto ormai acquisito e condiviso dagli operatori di settore che i Green Jobs sono tutti quei ‘mestieri’ che rientrano nei sei settori economici per i quali si ipotizza un impatto occupazionale rilevante, quali la produzione di energia alternativa da fonti rinnovabili, il settore edile, i trasporti, il settore industriale in senso lato, il settore alimentare, l’agricoltura e la silvicoltura. Secondo Althesys – società professionale indipendente specializzata nella ricerca economica e consulenza strategica – le posizioni di lavoro della green economy saranno in specifici microsettori: • fotovoltaico �������������������������������������������������� (che impiegherà ben 41.612 operatori) • eolico ��������������� (28.259) • biomasse ������������������ (26.214); • ������������������������������������������������������ geotermico (per il quale, però si prevedono circa 800 addetti). In concreto la green economy ricerca diverse professionalità all’interno del mercato delle energie rinnovabili. Proprio tale mercato, nei due anni appena trascorsi, è stato il solo in Italia a crescere, più precisamente a raddoppiare
il giro d’affari raggiungendo i 13 miliardi di euro, all’incirca 1,07% del Pil (Prodotto Interno Lordo). Aziende green, imprese tradizionali che cercano nuove competenze per diversificarsi, tutto il settore è in movimento. “Il fotovoltaico, ad esempio, dopo l’entrata in vigore del quarto conto energia vive una nuova vita oltre i grandi impianti a terra e si incammina velocemente verso il mercato ‘business to consumer’ ovvero retail e domestico – spiega Emilio Luongo, responsabile divisione green economy di Gi Group – Parte, quindi, la corsa alle figure commerciali in grado di procacciare nuovi ‘tetti’ sui quali installare”. Anche se più lentamente, decolla anche l’eolico dove c’è grande richiesta di tecnici manutentori esperti. “Si tratta di due settori molto diversi tra loro, in cui diversa è la tipologia delle aziende che vi operano – continua Luongo –. Nell’eolico ci sono le grandi nazionali e multinazionali, mentre nel fotovoltaico abbondano le Pmi e gli installatori locali e si stanno affermando realtà italiane sia per la produzione di pannelli che per la loro commercializzazione e per la realizzazione degli impianti”. Non va dimenticato, inoltre, che l’eolico è stato fortemente penalizzato dalla crisi finanziaria. Come ricorda Luongo, infatti, “gli impianti eolici richiedono ingenti investimenti e processi autorizzativi molto complessi, con iter cinque o sei volte più lunghi rispetto al fotovoltaico”. A questo va aggiunto che le competenze richieste sono diverse e diversa è l’offerta del mercato verde in Italia, “più specifiche e meno disponibili per l’eolico, più diffuse per il fotovoltaico ma, evidentemente, con un’offerta retributiva più bassa e, spesso, non appetibile”. Secondo una classifica stilata dall’Osservatorio Gi Group Green economy tra le professioni green più ricercate si collocano gli installatori di impianti fotovoltaici (che si occupano dell’installazione di stringhe, inverter, quadri e canaline, oltre che del cablaggio elettrico dell’impianto) e di impianti per il solare-termico (che si occupano dell’installazione dell’impianto e del
collegamento con le caldaie). In crescita anche le richieste per gli energy manager, incaricati di raccogliere i dati relativi ai consumi di energia, del loro studio e dell’individuazione di misure di efficienza e risparmio energetico per conto dei Comuni con più di 15 mila abitanti e degli Enti pubblici e delle imprese che consumano più di mille Tep (tonnellate equivalenti petrolio) di energia. Buone prospettive anche per i mobility manager, figura obbligatoria per le aziende e gli Enti con più di 300 dipendenti nella stessa sede oppure 800 in più strutture: il loro compito è ottimizzare gli spostamenti da casa al lavoro e viceversa, con strategie di riduzione dei costi, dell’energia e delle emissioni. Stabile, invece, la domanda di certificatori energetici (per i quali è richiesta l’iscrizione in un apposito albo regionale; si occupano di certificare gli edifici dal punto di vista energetico) e per esperti dell’area normativa relativa alle fonti rinnovabili, che monitorano e analizzano l’evoluzione normativa e la regolazione di settore (mercato dell’energia rinnovabile, sistemi di incentivazione, connessione alla rete elettrica nazionale, impatto della fiscalità energetica). Secondo le previsioni pare che il futuro sarà degli ingegneri ambientali, civili, elettrici e delle telecomunicazioni (per la pianificazione, lo sviluppo e la gestione di opere, impianti e centrali in grado di impattare sul territorio e sull’ambiente), dei tecnici del ciclo dei rifiuti, delle bonifiche e dei materiali, degli ingegneri energetici e meccanici. Tra le professioni che offrono le maggiori opportunità ci sono, infatti, gli esperti nella gestione di impianti di rifiuti urbani, gli esperti di recupero dei materiali e di sistemi di accumulo del gas dai rifiuti, i tecnici commerciali dei prodotti da riciclo e i “green marketer”, comunicatori delle attività ecosostenibili delle aziende, green e non. Tutte professioni che, se riescono a ‘pensare sostenibile’, sono in grado di apportare innovazione e competitività in chiave green all’impresa, sviluppando tecnologie ed efficienza lungo la fase di processo e promozione unita alla diffusione della sensibilità ambientale nel momento in cui si collocano i prodotti sui mercati. È indubbio che la green economy necessiterà sempre più di ingegneri ed economisti in grado di sviluppare l’efficientamento energetico (si pensi ad esempio alla nuova figura dell’energy manager, piuttosto che a quella di esperto economico finanziario di interventi energetici) ma anche di sviluppare l’attenzione dell’azienda nei confronti dell’ambiente a 360 gradi, grazie all’impiego di altre nuove figure emergenti come il risk manager ambientale, così come, nel campo della promozione e marketing, il ricercatore di mercato sostenibile e il green copywriter. Ciò perché non è solo indispensabile innovare, ma anche comunicare, visto che la sostenibilità ambientale rappresenta sempre più un elemento distintivo della comunicazione aziendale. Per riconvertire l’intera economia in chiave green sono necessarie anche professioni dal minor contenuto di conoscenza. La rivoluziona ‘verde’ richiede quindi professionalità tradizionali, ma certamente rinnovate nel 19
modo di pensare ‘sostenibile’, che implica aggiornamento e competenze anche avanzate nel campo della tecnologia. Ma in che modo si può dare impulso allo sviluppo della ‘giovane’ green economy italiana, in un modo organico così come già accade in altri Paesi? “Credo che l’economia verde si faccia attraverso la cultura verde e con una diffusione di valori e principi ovvero educazione, formazione, valori, condivisione, responsabilità ambientale. – chiarisce Luongo – È difficilmente ipotizzabile che ciò possa essere imposto per legge e sanzionato in caso di violazione: perché l’economia verde italiana esprima tutto il suo potenziale, deve crescere la richiesta di green in modo diffuso”. Questa crescita deve passare anche attraverso una maggiore attenzione da parte degli enti di formazione che, comunque, in questi anni è notevolmente aumentata. “Cresce sia l’offerta pubblica, nelle università, che quella privata, con master dai contenuti in linea con le richieste delle aziende. – conclude Luongo – Più problematica, lenta e spesso inadeguata è invece la risposta della scuola secondaria: in Italia reclutare un perito meccanico o elettrico con conoscenza dell’inglese e buona scolarità, in alcune regioni del centro-sud è operazione ardua”.
• Tabella 1 Le prime 15 figure professionali dei green job secondo le preferenze delle imprese ad assumere giovani under 30 nel 2012 Assunzioni under 30 Professioni
Valori Incidenza % su totale assunzioni assoluti
Pavimentatori e posatori rivestimenti Tecnici dell'esercizio di reti idriche ed energetiche Specialisti in scienze economiche Meccanici e montatori appar. indus. termici, idraulici e condizion. Ingegneri elettronici e in telecomunicazioni Analisti e progettisti di software Tecnici esperti in applicazioni Ingegneri energetici e meccanici Lastroferratori Elettricisti nelle costruzioni civili e professioni assimilate Ingegneri civili e professioni assimilate Chimici e professioni assimilate Idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas Tecnici del marketing Tecnici della sicurezza sul lavoro
* Valori assoluti arrotondati alle decine
84,5 69,0 61,5 59,3 56,2 54,8 45,9 45,2 41,9 39,2 37,7 37,1 35,9 35,8 35,4
Fonte Rapporto GreenItaly 2012 Fondazione Symbola e Unioncamere
• Tabella 2 Le prime 15 figure professionali dei green job per difficoltà di reperimento secondo le assunzioni non stagionali delle imprese nel 2012. Professioni
Analisti e progettisti di software Idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas Ingegneri energetici e meccanici Muratori in cemento armato Tecnici meccanici Ingegneri industriali e gestionali Ingegneri civili e professioni assimilate Meccanici e montatori di macchinari industriali ed assimilati Ingegneri elettrotecnici Lastroferratori Ingegneri elettrotecnici e in telecomunicazioni Specialisti nei rapporti con il mercato Tecnici della sicurezza sul lavoro Tecnici esperti in applicazioni Specialisti gestione e sviluppo del pers.le e organizz. del lavoro
Assunzioni difficili da reperire (% su tot. ass.)
di cui: ass. diff. rep. = 100 Assunzioni difficili da Ridotto Inadeguatezza reperire (v.a.)* numero di dei candidati candidati
39,1 38,1
64,6 21,3
35,4 78,7
2.060 2090
34,1 31,9 29,8 28,4 28,1 26
65,7 8,1 46,3 53,1 29,5 47,6
34,3 91,9 53,7 46,9 70,5 52,4
860 160 300 270 230 790
25,3 24,4 23,8
84,8 37,0 48,1
15,2 63,0 51,9
160 190 220
22,3 20,9 20,0 16,8
56,8 32,3 40,9 59,5
43,2 67,7 59,1 40,5
570 90 600
* Valori assoluti arrotondati alle decine
Fonte Rapporto GreenItaly 2012 Fondazione Symbola e Unioncamere
20
420 320 740 400 510 2.890 1.380 1.150 320 910 310 320 1.970 790 160
70
3. Caso Fenice: ora le riforme degli apparati pubblici di controllo
Il caso Fenice, il settore idrocarburi e prima ancora le conseguenze ambientali della chimica di stato a Tito ed in Valbasento, riportano all’attualità i temi intrecciati delle funzioni pubbliche di autorizzazione e controllo. Per effetto del combinato disposto fra le riforme costituzionali ex Titolo V, e la profonda modificazione dei modi di produzione e di consumo, si è innegabilmente prodotto un diverso approccio, una diversa relazione, fra gli stabilimenti più rilevanti ed impattanti e le problematiche dei territori che li ospitano. In sostanza, lo Stato, inteso come Governo Centrale, ha dismesso, nei modi più diversi, molte competenze in importanti settori: mentre si dismettevano pezzi di apparato produttivo in mano pubblica, lo Stato cedeva anche le competenze sul monitoraggio ambientale e sugli iter autorizzativi, anche per la proroga all’esercizio degli impianti. Il d.lgs. 372/1999 introduce a livello nazionale la procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), che impone un procedimento per l’esercizio degli impianti tipo discariche, centrali di produzione di energia, ricerca idrocarburi, etc. La Regione, anche in attuazione del d.lgs. 112/1998, emanava la legge regionale n. 7 del 1999 trasferendo competenze autorizzatorie alle Province. Con L.r. n.6 del 2001 si disciplinavano le attività di gestione dei rifiuti, istituendo gli Ambiti Territoriali Ottimali (Ato). Il dato di fatto è che non si è realizzata la funzione di gestione regionale dei rifiuti con tariffa unica; cosicché in attesa che fossero operativi i Piani regionali dei rifiuti si è instaurato una sorta di paradosso di una piccola Regione che smaltisce pochi RSU, in siti a volte obsoleti, e con alti costi economici ed ambientali. Le Ato in questo quadro si sono limitate ad offrire consulenza a Regione e Province, per la redazione ed il monitoraggio di piani rifiuti di difficile
esecuzione. In definitiva si è modificata la qualità delle norme nel settore, senza grandi novità sul piano pratico: dalle leggi quadro si passa alle proroghe in sede di legge finanziaria o nei decreti omnibus, fino all’uso abnorme delle ordinanze e delle determine dirigenziali. Si è così frammentato l’esercizio dei controlli e delle responsabilità nello svolgimento di qualsiasi attività economica nel campo ambientale e nella gestione dei rifiuti, generando una sorta d’incertezza delle regole e travolgendo le aspirazioni più rilevanti di un quadro di crescita sostenibile. Anche nel settore delle energie rinnovabili, in attesa dell’adozione del Piano energetico regionale, è stato necessario un emendamento alla legge finanziaria regionale del 2008 per liberalizzare impianti fotovoltaici ed eolici sotto 1Mw. Del tutto peculiare al “modello Basilicata” è la vicenda relativa alla gestione degli idrocarburi. Il settore registra una forte volontà da parte degli operatori internazionali d’implementazione degli impianti in essere, ed assicura ancora un grande insediamento produttivo gestito da un azienda partecipata dallo Stato (Eni e sue collegate). Per la Val d’Agri vi è un accordo del 1998, fra Regione ed ENI per ca 110 mila barili giornalieri, estensibile come previsto dal memorandum con lo Stato a circa 150mila (attualmente siamo a 95mila barili ca). In materia di idrocarburi nel 2008 è stato esperito un modello di regionalizzazione istituendo la Società Energetica Lucana SPA. La società a totale partecipazione pubblica nella fase di start up si è sostanzialmente impegnata in attività di supporto tecnico agli enti locali per la definizione di piani energetici. Completando il quadro della “regionalizzazione” di compiti e servizi, nel settore primario sono state istituite l’ARBEA nel 2001 e l’ALSIA nel 1996, entrambe agenzie regionali sorte anche sulla spinta della normativa comunitaria. In questo ambito nel tempo si dimostra necessario un intervento di razionalizzazione ed accorpamento dei compiti anche seguendo il modello proposto dal Centro Studi Uil Basilicata all’interno del documento di “Note per una Spending review regionale”. Nel settore “secondario” non vi è dubbio che occorrono misure di riordino e riforma degli attuali strumenti (Consorzi industriali) per evitare disfunzioni e “sviamenti” in campi di diversa competenza. Infine la regionalizzazione del monitoraggio ambientale. La legge regionale n. 27 del 1997 istituisce l’ARPAB (Agenzia regionale per la protezione ambientale di Basilicata). Nel tempo l’Agenzia, essendo più complessi i fenomeni da osservare e controllare, ha ritenuto di acquisire collaborazioni dalla AGROBIOS SPA, con competenze nel campo della ricerca agricola ed ambientale, società posta di recente in liquidazione. Nell’incertezza regolatoria ed operativa riconducibile al settore ambientale, la Fenice e le sue funzioni smaltitorie in ambito regionale sono state previste nei Piani dei rifiuti, risultandone la parte più concretizzata. Ad ogni modo secondo gli atti della Commissione regionale 21
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4. Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento (art.1 comma 34 della Legge 92/2012, Legge Fornero)
d’inchiesta su Fenice l’Arpab ha iniziato ad archiviare dati sul caso a partire dal 2003. In conclusione, anche seguendo la traccia di lavoro sui temi di riforma della Regione elaborata dal Centro Studi Uil Basilicata, è possibile ipotizzare un disegno di accorpamento e di ridistribuzione, secondo i principi di sussidiarietà ed adeguatezza di molte delle funzioni citate. Ad esempio in campo ambientale, ridisegnare le competenze fra Dipartimento Ambiente, ARPAB ed una novella società delle risorse idriche ed energetiche (AL+AQSPA+SEL). Coordinare le politiche di sviluppo attraverso un Dipartimento regionale della competitività dei settori unito “al lavoro ed alla formazione” in grado di aziendalizzare realmente “istruzione, alta formazione, ricerca, strumenti di promozione”. In ambito “rifiuti” è evidente la necessità di sviluppare un terzo settore in grado di trarre il valore aggiunto dal rifiuto stesso. Occorre aprire cosi il varco all’esplicazione della sussidiarietà: nel caso di specie la gestione del servizio nell’ambito dei bacini ottimali nei campi: sanitario, amministrativo, trasporti, scuole, forestazione, rifiuti, attività produttive, servizi per l’impiego, etc. Ad ogni modo per mettere ordine nell’intricato tessuto regolatorio ed economico sopra esposto, si ritiene utile partire con l’adozione di un nuovo Statuto regionale, che in qualche modo aggiorni il testo attuale del 1971.
Considerazioni preliminari Il 24 gennaio 2013, in attuazione dell’art. 1 comma 34 della Legge 92/2012 (Riforma Fornero), è stato approvato un documento recante le linee guida in materia di tirocini. La Legge Fornero, ha affidato al Governo, alle Regioni e alle Province autonome il compito di elaborare nella materia dei tirocini formativi e di orientamento (c.d. stage) - un documento condiviso contenente un quadro legale di riferimento applicabile in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale. Si tratta di un documento - cornice nazionale che non gode di alcuna forza vincolante (e ciò è in linea con la recente sentenza n. 287 del 2012 della Corte Costituzionale che ha ribadito la competenza esclusiva delle Regioni nella regolamentazione dei tirocini). Esso è un riferimento all’impegno assunto da Regioni e Province autonome di recepire il contenuto delle linee guida nelle rispettive normative, entro sei mesi dalla data dell’accordo de quo. Pertanto scopo “nobile” della Legge Fornero è stato quello di evitare la creazione di un quadro giuridico-istituzionale a “geografia variabile” - attraverso la enunciazione di principi e criteri omogenei - che avrebbe comportato disparità di trattamento e di tutela nella promozione e realizzazione dei tirocini formativi e di orientamento. Per quanto poco discussa e oggetto di esame, la materia dei tirocini non è marginale se solo si considera che la Commissione Europea, nell’ambito della strategia “Europa 2020”, affida anche al tirocinio (oltre che all’apprendistato) il ruolo di strumento privilegiato di inserimento occupazionale dei giovani. Prima di entrare nel dettaglio del contenuto delle linee-guida, è opportuno dare conto del caos normativo generato dal recente arresto della Corte Costituzionale (sentenza del 19 dicembre 2012, n. 287) che ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell’art. 11 del D.L. 138/2011 (convertito con modificazione dalla Legge 148/2011), per indebita invasione dello Stato nella materia di competenza residuale delle regioni: istruzione e formazione professionale. La disposizione abrogata, dopo aver fissato standard minimi ai quali dovevano attenersi le Regioni nella regolamentazione della materia dei tirocini, al comma 2, rinviava alla normativa nazionale, ossia all’art. 18 della Legge 196/1997 c.d. Legge Treu e al relativo regolamento di attuazione, nelle ipotesi di assenza di una specifica regolamentazione regionale. La verità è che la indebita invadenza dello Stato nella materia di competenza residuale delle Regioni è da ricondurre proprio alla inerzia delle Regioni: siamo nel 2013 e ben tredici Regioni non dispongono di una normativa autosufficiente nella materia de qua (tra cui la Regione Basilicata Fonte ADAPT aggiornata al 2012). Per effetto dell’intervento abrogativo della Corte Costituzionale e in attesa di recepimento da parte delle Regioni nelle rispettive normative delle linee guida di
recente approvazione, probabilmente si deve ritenere che la materia in esame sia tuttora disciplinata dalla Legge Treu del 1997. Ma vi è di più. Legittimi sono i dubbi interpretativi di chi ritiene che in questa fase di transizione dal vecchio al nuovo regime non si possa applicare la Legge Treu poiché la Corte Costituzionale, come si è detto, ha abrogato anche il comma 2 dell’art. 11 del D.L. 138/2011 che per l’appunto applicava la Legge nazionale 196/1997 in via residuale in assenza di disciplina di settore a livello regionale. In definitiva, il Giudice di Legittimità, sancendo la competenza esclusiva delle Regioni in materia di regolazione dei tirocini, ha chiaramente escluso l’applicazione di qualsiasi normativa nazionale. Anche della Legge Treu sia pure in via residuale. Il caos normativo è di tutta evidenza e la mancanza di punti normativi certi finirà per depotenziare il rilancio di questo strumento occupazionale e ciò in controtendenza alle ambizioni della Commissione Europea. È, pertanto, opportuno che le Regioni meno virtuose accelerino i tempi di emanazione della disciplina in materia di tirocini formativi. I contenuti delle linee guida sui tirocini formativi Ciò posto, è utile passare ad una breve analisi degli aspetti caratterizzanti lo strumento giuridico in esame. L’accordo ha ristretto l’ambito di applicazione ai: • ��������������������������������������� tirocini formativi e di orientamento i cui destinatari sono coloro che hanno conseguito un titolo di studio entro 12 mesi e la durata del tirocinio non può superare i 12 mesi; • tirocini �������������������������������������� di inserimento/reinserimento al lavoro i cui destinatari sono i disoccupati, gli inoccupati e i lavoratori sospesi in regime di CI e la durata non può superare i 12 mesi; • tirocini ���������������������������������������� di orientamento e formazione o di inserimento/reinserimento di disabili (la cui durata del tirocinio può arrivare a 24 mesi) e di persone svantaggiate, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale (la cui durata del tirocinio non può superare i 12 mesi). Rimangono fuori dalla operatività dell’accordo, tra
gli altri, i tirocini curriculari, inclusi nei piani di studio delle Università e i periodi di pratica professionale. Per poter attivare il tirocinio occorrono tre soggetti: il tirocinante, il promotore e il soggetto ospitante (che può essere un soggetto pubblico o privato) che dovranno sottoscrivere una convenzione. L’accordo precisa che il tirocinio, pur non configurando un rapporto di lavoro (a differenza dell’apprendistato) è comunque soggetto alla comunicazione obbligatoria da parte del soggetto ospitante ex art. 9 bis comma 2 del D.L. 1.10.1996, n. 510. Altra disposizione degna di nota è quella che garantisce al tirocinante il diritto alla sospensione del tirocinio per maternità o malattia lunga. Criticità applicative Rimandando alla lettura delle linee guida per la definizione del tirocinio e della sua funzione e per tutte le regole di dettaglio il cui dato letterale appare inequivoco per consentire letture diverse, è opportuno, in questa sede dare conto di due criticità. La prima attiene al profilo delle imprese multilocalizzate, vale a dire imprese aventi più sedi operative e/o produttive dislocate in varie Regioni. La questione attiene alla individuazione della normativa regionale da applicare, questione risolta dall’accordo facendo prevalere la normativa della Regione nel cui territorio il tirocinio è realizzato. La disposizione prosegue, chiarendo che in caso di tirocini attivati in una Regione, ma che prevedono il compimento di attività formative in più Regioni, la disciplina di riferimento non è quella della Regione luogo di svolgimento del tirocinio, bensì quella della Regione dove si trova il soggetto promotore. Pertanto, un datore di lavoro multilocalizzato che intenda ospitare tirocinanti nelle sue diverse sedi di lavoro ubicate in regioni diverse, sarà tenuto ad applicare tante normative quante sono le Regioni nel cui territorio il tirocinio è realizzato. In questo caso, molto più semplicemente si sarebbe potuto fare riferimento alla sede legale del soggetto datoriale plurilocalizzato. Tale previsione è sicuramente in linea con la sentenza della Corte Costituzionale e quindi con la competenza esclusiva delle Regioni, ma, indubbiamente irrigidisce l’operatività dello strumento scoraggiando, di fatto, le imprese plurilocalizzate all’utilizzo degli stage. L’altra criticità alla quale si faceva cenno, concerne il profilo della indennità di partecipazione da erogare al tirocinante che non può essere inferiore ai 300 Euro lordi mensili. Secondo autorevoli osservatori, si sarebbe dovuto vietare ogni forma di remunerazione, salva l’ipotesi dei rimborsi spese ben documentati, per non svilire la funzione precipua del tirocinio che non è l’esperienza di lavoro, ma la formazione, mentre le esperienze di lavoro meritano una remunerazione ben superiore alla indennità di partecipazione. Infine, ulteriore elemento che di fatto scoraggerà l’utilizzo di questo strumento da parte della PA è la previsione secondo la quale il tirocinio potrà essere attivato solo da quelle PA che prima del 2012 avevano dedicato ai tirocini un apposito fondo. 23
5. Prime note e riflessioni in tema di Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) 24
L’art. 2 della legge n. 92/2012 è finalizzato a riformare “parzialmente” il sistema degli ammortizzatori sociali, articolandolo su 3 punti fondamentali ed essenziali, per garantire una copertura adeguata dal rischio di disoccupazione totale o parziale: 1. Assicurazione ������������������������������������ Sociale per l’Impiego – ASPI- a cui si aggiunge una ulteriore fattispecie, da questa derivata, definita “ mini-ASpI” 2. ���������������������������������� Tutele in costanza di rapporto di lavoro (Cigo, Cigs, fondi di solidarietà) 3. Strumenti ������������������������������������ di gestione degli esuberi strutturali ASpI e mini ASpI avranno la funzione dal 2013 di garantire un sostegno al reddito, a favore di chi perde “involontariamente” il proprio lavoro, attraverso la corresponsione di una indennità mensile di disoccupazione, che sostituirà l’attuale trattamento di disoccupazione. Sono inclusi nella nuova assicurazione tutti i lavoratori dipendenti, compresi gli apprendisti e i soci lavoratori di cooperativa che abbiano stabilito, con la propria adesione o successivamente all’instaurazione del rapporto associativo, un rapporto di lavoro in forma subordinata, con esclusione dei dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni. Poiché nella legge non vi è una esplicita esclusione dei dirigenti, già destinatari dell’indennità di disoccupazione, rimane da chiarire se gli stessi rientrino tra i beneficiari dell’ASpI. Avrebbero potuto beneficiare dell’ASpI anche i lavoratori, con contratto part-time di tipo verticale, per i periodi di sospensione del lavoro previsti dal contratto, per favorire indirettamente la stipula di contratti a tempo indeterminato in luogo della reiterazione di contratti a termine. Come è noto il lavoro part-time si basa su di un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato, stipulato in forma scritta ai fini della prova e deve contenere puntuale indicazione della durata della prestazione lavorativa e dell’orario di lavoro, con riferimento al giorno, alla settimana, al mese
e all’anno. Il lavoratore part-time, ha diritto alla stessa retribuzione oraria del lavoratore a tempo pieno, anche se la retribuzione, l’importo dei trattamenti economici per malattia, infortunio e maternità vengono calcolati in maniera proporzionale al numero di ore lavorate, salvo che i contratti collettivi non stabiliscano che il calcolo avvenga in maniera più che proporzionale. Ha inoltre diritto allo stesso trattamento normativo dei lavoratori assunti a tempo pieno sotto tutti gli aspetti quali la durata del periodo di ferie annuali, la durata del congedo di maternità e del congedo parentale, il trattamento della malattia e infortunio ecc. Tuttavia nel caso specifico della stipulazione di un contratto di lavoro “a tempo parziale verticale”, esso dipende dalla libera volontà del lavoratore e pertanto non sussistono i presupposti per considerare lo stato di inattività come stato di disoccupazione involontaria e dunque indennizzabile. Tale principio trova conferma nella sentenza n. 1732 /03 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, ripresa successivamente da molte altre pronunzie della Sezione lavoro: “ai lavoratori impiegati a tempo parziale secondo il tipo cosiddetto verticale a base annua non spetta l’indennità di disoccupazione per i periodi di inattività, posto che la stipulazione di tale tipo di contratto, dipendendo dalla libera volontà del lavoratore contraente, non dà luogo a disoccupazione involontaria nei periodi di pausa, con la conseguenza che a tali lavoratori neanche può estendersi in via analogica, in mancanza di una eadem ratio, la disciplina della disoccupazione involontaria vigente per i contratti stagionali, la cui stipulazione è invece resa necessaria dalle oggettive caratteristiche della prestazione”. La riforma non si applica inoltre all’indennità di disoccupazione prevista per il settore agricolo, che continuerà ad essere gestita dalle regole consuete. A tale proposito, potrebbero essere mantenute alcune interpretazioni fornite dalla prassi o dalla stessa giurisprudenza, che seppure emanate con riferimento a fattispecie non più vigenti presentano profili di compatibilità con la novellata disciplina in materia di ASpI. Condizione necessaria perché il soggetto percettore non decada dal diritto di riscossione dell’Aspi (o mini- Aspi) è la conservazione dello “stato di disoccupazione”. Prima della riforma, ai sensi di quanto disponeva l’art. 4 del D.Lgl 181/2000, lo stato di disoccupazione poteva essere conservato in presenza di un reddito sotto-soglia, cioè inferiore al limite minimo da cui scatta l’imposizione fiscale, oggi tale possibilità non sembra più essere prevista, atteso che la lettera a) dell’art. 4 D. Lgl. 181/2000 comma 1è stata abrogata dall’art.4 comma 33 della Riforma medesima. Lo stato di disoccupazione risulta, come definito dall’art.1, comma 2 lett. c) del D.Lgl. 181/00 modificato dal D.Lgl. n.297/02: “la condizione del soggetto privo di lavoro” che sia immediatamente disponibile allo svolgimento ed alla ricerca di una attività lavorativa, secondo modalità definite
con i Servizi competenti. Non consentire il mantenimento dello status di disoccupazione, anche in presenza di redditi minimi, spingerebbe i lavoratori disoccupati ad accettare occasioni di lavoro nero, per non perdere lo status di disoccupato, oltre a perdere gli strumenti di sostegno al reddito ed alla rioccupazione che lo status garantisce. Lo stato di disoccupazione, presupposto indispensabile per il godimento dell’indennità, deve essere “involontario”, non essendo riconosciuto il diritto alla prestazione nel caso di dimissioni volontarie o di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Le dimissioni volontarie, tuttavia, non precludono il diritto all’ASpI/Mini ASpI in caso di lavoratrici madri, che si dimettono durante il periodo in cui esiste il divieto di licenziamento o di padri lavoratori che si dimettono durante la durata del congedo di paternità e fino al compimento del 1° anno di età del bambino, in presenza di alcuni requisiti. Altra eccezione per godere dell’indennità, in caso di dimissioni volontarie, sono i lavoratori che si dimettono per “giusta causa”. A tale proposito, l’Inps ha accolto l’orientamento indicato nella sentenza 269/2002 della Corte Costituzionale, che prevede il pagamento dell’indennità ordinaria di disoccupazione anche quando vi siano state dimissioni per giusta causa, consolidate in giurisprudenza (mancato pagamento della retribuzioni; molestie sessuali nei luoghi di lavoro; mobbing; modificazioni peggiorative delle mansioni lavorative…). Nel caso in cui, a seguito dell’instaurazione di un giudizio, il Giudice non riconosce la giusta causa delle dimissioni, l’Inps recupererà l’indennità di disoccupazione eventualmente corrisposta. La risoluzione consensuale non preclude il diritto all’ASpI/Mini ASpI nei casi di trasferimento del lavoratore in altra sede distante più di 50 Km dalla residenza e/o mediamente raggiungibile in 80 minuti o più con mezzi pubblici (Circolare Inps 108/2006).
È altresì prevista l’indennità, in caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, nell’ambito della procedura di conciliazione presso la DTL di cui all’art.7 legge 604\1966 come modificato dall’art. 40 della Legge 92/12. Trattasi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, ovvero determinato da ragioni inerenti l’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento della stessa disposto da datori di lavoro aventi il requisito di cui all’art. 18 co.8 L.300/70. Nel caso in cui si ottenga una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro presso la DTL, si applicano le disposizioni in materia di ASpI. Poiché la procedura di conciliazione presso la DTL è vigente dalla data di entrata in vigore della Legge 92/12 (18 luglio 2012) mentre l’ASpI è entrata in vigore dal 1° gennaio 2013,rimane da chiarire quale trattamento possa essere riservato alle domande di indennità di disoccupazione ordinaria, relative a casi di risoluzione del rapporto avvenuti entro il 2012, in presenza di una procedura conciliativa che nel 2013 potrebbe riconoscere una indennità di disoccupazione collegata all’ASpI. La sospensione della prestazione è prevista al comma 15 dell’art. 2 L.92/12, con il quale si dispone che la nuova occupazione sospende d’ufficio l’ASpI fino ad un massimo di sei mesi. Si dovrebbe dedurre che se il contratto di lavoro si protrae per più di sei mesi essa non debba essere più erogata, salva l’eventuale possibilità di presentare istanza per una erogazione ex novo a seguito di cessazione di nuovo rapporto. Si stabilisce inoltre che “al termine di un periodo di sospensione di durata inferiore a sei mesi l’indennità riprende a decorrere dal momento in cui era rimasta sospesa”, lasciando intendere che decorre ex tunc dal giorno dell’inizio del nuovo lavoro, sovrapponendosi alla retribuzione del periodo. Sarebbe stato più semplice dire che l’ASpI riprende dalla cessazione del rapporto di lavoro. Va precisato, comunque, che i periodi di contribuzione maturati, nel caso si siano presentate nuove occasioni di lavoro, saranno utili ai fini del raggiungimento dei requisiti necessari per un ulteriore trattamento di ASpI. Alla luce delle modifiche apportate dalla legge n. 92/12, riguardo all’abrogazione del “minimo di reddito personale” esente da imposizione fiscale, e conseguentemente alla possibilità di conservazione dello stato di disoccupazione, ci si chiede se i prestatori autonomi siano destinatari delle disposizioni concernenti i dipendenti, ai fini dell’iscrizione negli elenchi dei disoccupati e della conservazione/perdita dello stato di disoccupazione. Il comma 17 dell’art. 2 dispone che “In caso di svolgimento di attività lavorativa in forma autonoma, dalla quale derivi un reddito inferiore al limite utile ai fini della conservazione dello stato di disoccupazione” è possibile continuare a 25
26
percepire l’ASpI, pur con decurtazione dei proventi preventivati, rapportati al tempo intercorrente tra la data di inizio dell’attività e la data di fine dell’indennità, se antecedente e previa comunicazione all’INPS. Tale previsione entra in contraddizione con il principio di “conservazione dello stato di disoccupazione” in caso di svolgimento di attività lavorativa, abrogato dall’art. 4 comma 33 L.92/12, sollevando non poche perplessità. Pertanto, non resta che attendere che la questione trovi specifica interpretazione ed indicazione da parte dei competenti organi istituzionali ovvero di specifica normativa regionale, che disponga in merito. Si auspica un intervento legislativo che reintroduca i precedenti criteri e, comunque, la reintroduzione tra i soggetti che hanno diritto al riconoscimento dello stato di disoccupazione dei lavoratori autonomi e parasubordinati e la fissazione di un tetto di reddito annuo. Il contributo delle Regioni in tema di accertamento dello stato di disoccupazione e di servizi per l’impiego, consente di sviluppare una riflessione conclusiva sulla valenza dei principi in materia enunciati nel decreto legislativo n. 181/2000 e, quindi, sui limiti in cui è consentito un intervento regionale, tenendo conto che il decreto legislativo n. 181/2000 e quello n. 297/2002, modificativo del primo, si collocano temporalmente a cavallo della riforma del Titolo V della Costituzione.
speciale a cura di Luigi Veltro | Servizio politiche territoriali UIL Nazionale
RAPPORTO FISCALITà LOCALE REGIONE BASILICATA
I MACRO DATI
Il peso dell’IMU e delle Addizionali Comunali IRPEF è del 13,1% sul totale del gettito dell’IRPEF nazionale,un dato significativo che riporta d’attualita il tema del federalismo fiascale e della rilevanza che ha a livello locale la partita per un fisco più equo. Oggi il territorio ha la facoltà concreta di attuare le misure coerenti con l’obiettivo di far pagare di più chi ha di più, attraverso un mix di interventi sulle imposte, sull’intensificazione della lotta all’irregolarità fiscale e lavorativa, con la riqualificazione della spesa pubblica degli Enti Locali.
I contribuenti in Basilicata sono oltre 246 mila e rappresentano il 42% della popolazione residente, dato questo, che riflette anche le dinamiche occupazionali della Regione. Il reddito imponibile fiscale ammonta a 4,8 miliardi di euro, mentre il reddito imponibile medio è di 19.598 euro, per un gettito medio pro capite di 3.500 euro l’anno. Complessivamente tra IMU e Addizionali Comunali IRPEF nel 2012, nella Regione Basilicata il gettito ammonta a 134,7 milioni di euro, di cui 116,7 milioni di euro per l’IMU e 28,1 milioni di euro per l’Addizionale Comu nale IRPEF. Mediamente, anche se il dato non è addizionabile, per queste due imposte si pagano 436 euro, che un’incidono per il 2,2% sul reddito imponibile. Nello specifico per l’IMU sulla prima casa la media è di 131 euro (lo 0,7% del reddito imponibile); per gli altri immobili 190 euro medi (l’1% del reddito imponibile), per l’Addizionale Comunale IRPEF 115 euro medi (lo 0,6% del reddito imponibile).
IMU
PREMESSA
RIEPILOGO REGIONALE: L’ANALISI
In particolare, per l’IMU il gettito in valori assoluti ammonta a 65,8 milioni di euro di competenza dei Comuni Lucani (14,9 milioni di euro per la prima casa e 50,9 milioni di euro per gli altri immobili), mentre 50,8 milioni di euro sono di competenza dello Stato centrale. I versamenti per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa sono stati 113.687; mentre per gli altri immobili sono stati 535.817. L’aliquota media applicata per le prime case in Basilicata ammonta al 4,14 per mille (più 3,5% rispetto all’aliquota base), più bassa della media nazionale (4,23 per mille). Mentre per gli altri immobili l’aliquota media applicata è dell’8,21 per mille ( più 8% in più sull’aliquota base), più bassa della media nazionale (8,78 per mille). Sono 24 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota dell’IMU sulla prima casa (il 18,4% del totale); 100 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 4 per mille (76,3% del totale), mentre soltanto 7 Comuni hanno diminuito l’aliquota (il 5,3% del totale). Per quanto riguarda gli altri immobili sono 44 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota (il 33,6% del totale); 85 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 7,6 per mille (64,9% del totale), mentre soltanto 2 Comuni hanno diminuito l’aliquota (il 1,5% del totale). Peculiarità è che soltanto 4 Comuni hanno previsto un’aliquota differenziata per gli immobili affittati con canone concordato rispetto alle seconde case, mentre la stragrande maggioranza dei Comuni ha applicato la stessa aliquota. Per quanto riguarda l’aliquota degli immobili rurali, in 56 Comuni non si paga l’imposta, in 8 Comuni si paga un’aliquota ridotta rispetto all’aliquota base del 2 per mille; nel resto dei Comuni (73), si paga l’aliquota di base.
ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF
Quasi tutti i Comuni hanno equiparato a prima casa le abitazioni dei ricoverati in lungodegenza e degli italiani residenti all’estero, mentre se si esclude 1 Comune che ha previsto maggiori detrazioni per disabili e over 65 anni, tutti gli altri hanno applicato le detrazioni previste dalla normativa nazionale (200 euro per tutti più 50 euro per ogni figlio minore di 26 anni).
Sono 106 i Comuni che hanno deliberato la maggiorazione dell’IRPEF (l’80,9% del totale), mentre soltanto 25 Comuni (il 19,1%), risparmiano ai propri concittadini questa maggiorazione. I contribuenti interessati dall’Addizionale sono 231.286 (il 93,7% del totale dei contribuenti lucani). Nello specifico 21 Comuni hanno deliberato delle soglie di esenzione per redditi, mentre soltanto 2 Comuni applicano la progressività delle aliquote per fasce di reddito. L’aliquota media applicata dai Comuni lucani è dello 0,58%, più alta della media nazionale (0,49%); mentre sono 21 i Comuni che applicano l’aliquota massima dello 0,8%, tra cui Potenza e Matera.
RIEPILOGO REGIONALE: LE TABELLE TABELLA 1 Popolazione residente, numero contribuenti, reddito Imponibile v.A. E pro capite
Numero residenti
Contribuenti
% Contribuenti su numero residenti
Reddito imponibile totale v.a.
Reddito medio imponibile pro capite
Gettito medio pro capite IRPEF nazionale
587.517
246.750
42%
4.833.544.085
19.598
3.500
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
TABELLA 2 IMU E ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF Imposta
Numero versamenti/ contribuenti*
Aliquota media applicata per il 2012
IMU PRIMA CASA
113.687
4,14 per mille (più 3,5% rispetto all’aliquota base)
IMU ALTRI IMMOBILI
535.817
8,21 per mille (più 8% rispetto all’aliquota base)
TOTALE IMU
ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF
231.286
28
TOTALE REGIONALE
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
0,58%
Gettito valori assoluti
Gettito medio annuo pro capite
Incidenza gettito sul reddito
14,9 milioni di euro
131 euro per versamento
0,7%
190 euro per versamento
1%
116,7 milioni di euro di cui 65,8 di competenza comuni e 50,8 competenza Stato
321 euro
1,6%
28,1 milioni di euro
115 euro per contribuente
0,6%
134,7 milioni di euro
436 euro
2,2%
101,8 milioni di euro
PROVINCIA DI MATERA
I contribuenti in Provincia di Matera sono oltre 85 mila e rappresentano il 42% della popolazione residente. Il reddito imponibile fiscale ammonta a 1,7 miliardi di euro, mentre il reddito imponibile medio è di 19.491 euro. Complessivamente tra IMU e Addizionali Comunali IRPEF nel 2012, nella Provincia di Matera il gettito ammonta a 54 milioni di euro, di cui 43,9 milioni di euro per l’IMU e 10,1 milioni di euro per l’Addizionale Comunale IRPEF. Mediamente, anche se il dato non è addizionabile, per queste due imposte si pagano 460 euro, che un’incidono per il 2,4% sul reddito imponibile. Nello specifico per l’IMU sulla prima casa la media è di 137 euro (lo 0,7% del reddito imponibile); per gli altri immobili 205 euro medi (l’1,1% del reddito imponibile), per l’Addizionale Comunale IRPEF 118 euro medi (lo 0,6% del reddito imponibile).
a Policoro 5,2 milioni di euro (3 milioni nelle casse comunali e 2,2 milioni di euro in quelle statali); a Pisticci 4,4 milioni di euro (2,2 milioni di euro nelle casse comunali e 2,2 milioni di euro in quelle statali); a Bernalda 3,3 milioni di euro (1,6 milioni di euro nelle casse comunali e 1,6 milioni di euro in quelle statali); a Ferrandina 2 milioni di euro (1,1 milioni di euro nelle casse comunali e 900 mila euro in quelle statali). Per la prima casa il gettito medio pro capite più alto si registra a Policoro con 193 euro; a Tursi 171 euro; a Matera 143 euro; ad Aliano 127 euro; ad Irsina 119 euro. Viceversa una prima casa a Pisticci costa mediamente 47 euro; ad Accettura 50 euro; a Gorgoglione 58 euro. Mentre per gli altri immobili a Craco mediamente sono costati 354 euro; a Matera 343 euro; a Policoro 299 euro; a Scanzano Jonico 268 euro; a Ferrandina 236 euro. Mentre ad Accettura e Oliveto Lucano 68 euro medi; a Calciano 69 euro.
In particolare, per l’IMU il gettito in valori assoluti ammonta a 24,8 milioni di euro di competenza dei Comuni Lucani (5,8 milioni di euro per la prima casa e 19 milioni di euro per gli altri immobili), mentre 19,1 milioni di euro sono di competenza dello Stato centrale. I versamenti per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa sono stati 42.441; mentre per gli altri immobili sono stati 185.533. L’aliquota media applicata per le prime case in Basilicata ammonta al 4,09 per mille (più 2,6% rispetto all’aliquota base). Mentre per gli altri immobili l’aliquota media applicata è dell’8,32 per mille ( più 9,5% in più sull’aliquota base). Sono 4 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota dell’IMU sulla prima casa; 26 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 4 per mille; mentre soltanto 1 Comune ha diminuito l’aliquota. Per quanto riguarda gli altri immobili sono 13 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota; 19 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 7,6 per mille. In valori assoluti a Matera l’IMU ha generato un gettito complessivo di 13,9 milioni di euro (8,4 milioni di euro nelle casse del Comune e 5,5 milioni di euro di competenza dello Stato;
Sono 29 i Comuni che hanno deliberato la maggiorazione dell’IRPEF, mentre soltanto 2 Comuni risparmiano ai propri concittadini questa maggiorazione. I contribuenti interessati dall’Addizionale sono 84.648 (il 99% del totale dei contribuenti materani). L’aliquota media applicata dai Comuni lucani è dello 0,6%; mentre sono 8 i Comuni che applicano l’aliquota massima dello 0,8%. In valori assoluti a Matera il gettito dell’Addizionale Comunale IRPEF ammonta a 4,5 milioni di euro; a Policoro 1 milione di euro; a Pisticci 652 mila euro; a Bernalda 438 mila euro; a Montalbano Jonico 436 mila euro. A livello pro capite a Policoro per l’Addizionale si pagano mediamente 156 euro; a Matera 151 euro; a Tricarico 149 euro; a Montalbano Jonico 147 euro; a Miglionico 140 euro.
ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF
IMU
I MACRO DATI
RIEPILOGO PROVINCIA DI MATERA: L’ANALISI
29
RIEPILOGO PROVINCIA MATERA: LE TABELLE TABELLA 3 POPOLAZIONE RESIDENTE, NUMERO CONTRIBUENTI, REDDITO IMPONIBILE V.A. E PRO CAPITE Numero residenti
Contribuenti
% Contribuenti su numero residenti
Reddito imponibile totale v.a.
Reddito medio imponibile pro capite
203.726
85.484
42%
1.666.191.375
19.491
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
TABELLA 4 IMU E ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF Numero versamenti/ contribuenti*
Imposta
IMU PRIMA CASA
IMU ALTRI IMMOBILI
Aliquota media applicata per il 2012
Gettito valori assoluti
42.441
4,09 per mille (più 2,6% rispetto all’aliquota base)
185.533
8,32 per mille (più 9,5% rispetto all’aliquota base)
TOTALE IMU
ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF
84.648
0,6%
TOTALE PROVINCIALE
5,8 milioni di euro
Gettito medio annuo pro capite
Incidenza gettito sul reddito
137 euro per versamento
0,7%
205 euro per versamento
1,1%
43,9 milioni di euro di cui 24,8 di competenza comuni e 19,1 competenza Stato
342 euro
1,8%
10,1 milioni di euro
118 euro per contribuente
0,6%
54 milioni di euro
460 euro
2,4%
38,1 milioni di euro
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
30
TABELLA 5 IMU E ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF ANNO 2012: GETTITO MEDIO PRO CAPITE E INCIDENZA SUL REDDITO IN PROVINCIA DI MATERA
Gettito medio pro capite
Totale gettito medio pro capite imu e addizionale irpef
Incidenza imu prima casa sul reddito medio
Incidenza imu altri immobili sul reddito medio
Incidenza addizionale comunale IRPEF sul reddito medio
Incidenza sul totale imu e addizionale irpef sul reddito medio
68
75
193
0,3
0,5
0,5
1,3
127
121
71
319
0,9
0,8
0,5
2,2
13
220
94
427
0,6
1,3
0,5
2,4
Calciano
79
69
29
177
0,5
0,4
0,2
1,1
Cirigliano
74
75
58
207
0,5
0,5
0,4
1,4
Colobraro
64
80
81
225
0,4
0,5
0,5
1,4
Craco
92
354
0
446
0,6
2,4
0,0
3,1
Ferrandina
108
236
83
427
0,6
1,3
0,5
2,3
Garaguso
86
100
83
269
0,5
0,6
0,5
1,6
Gorgoglione
58
96
25
179
0,4
0,7
0,2
1,3
Grassano
103
123
139
365
0,6
0,7
0,8
2,1
Grottole
65
129
48
242
0,4
0,8
0,3
1,5
Irsina
119
105
88
312
0,7
0,6
0,5
1,8
Matera
143
343
151
637
0,6
1,5
0,7
2,8
Miglionico
79
109
140
328
0,5
0,6
0,8
1,9
Montalbano Jonico
90
142
147
379
0,5
0,8
0,8
2,1
Comuni
Gettito medio pro capite imu prima casa
Gettito medio pro capite imu altri immobili
Accettura
50
Aliano Bernalda
Montescaglioso
105
156
83
344
0,6
0,9
0,5
2,0
Nova Siri
74
220
91
385
0,4
1,2
0,5
2,1
Oliveto Lucano
68
68
63
199
0,4
0,4
0,4
1,3
Pisticci
47
212
93
352
0,3
1,1
0,5
1,9
Policoro*
193
299
156
648
1,0
1,5
0,8
3,3
Pomarico
94
139
98
331
0,6
0,9
0,6
2,0
Rotondella
104
205
64
373
0,7
1,3
0,4
2,3
Salandra
79
133
72
284
0,4
0,7
0,4
1,6
San Giorgio Lucano
77
80
88
245
0,4
0,5
0,5
1,4
San Mauro Forte
70
87
0
157
0,4
0,6
0,0
1,0
Scanzano Jonico
103
268
126
497
0,7
1,7
0,8
3,2
Stigliano
91
103
35
229
0,5
0,6
0,2
1,3
Tricarico
95
153
149
397
0,5
0,8
0,8
2,1
Tursi
171
130
81
382
1,1
0,8
0,5
2,4
Valsinni
65
78
88
231
0,4
0,4
0,5
1,3
Media
137
205
118
460
0,7
1,1
0,6
2,4
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
TABELLA 6 IMU PROVINCIA MATERA: LE ALIQUOTE ANNO 2012 Comuni
Fabbricati rurali
Prima casa
Immobili affittati con canone libero
Immobili affittati a canone libero
Case a disposizione
Equiparazione a prima casa ricoverati in lungodegenza
Accettura
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Aliano
0
4
7,6
7,6
7,6
no
Bernalda
1
4
10,6
10,6
10,6
si
Calciano
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Cirigliano
0
5
8,6
8,6
8,6
si
Colobraro
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Craco
2
5,5
8,6
8,6
8,6
si
Ferrandina
0
4
9
9
9
si
Garaguso
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Gorgoglione
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Grassano
2
4
8,6
8,6
8,6
si
Grottole
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Irsina
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Matera
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Miglionico
2
4
9,6
9,6
9,6
si
Montalbano Jonico
1
4
9
9
9
si
Montescaglioso
0
4
9,6
9,6
9,6
si
Nova Siri
0
4
10,6
10,6
10,6
si
Oliveto Lucano
2
4
9
9
9
si
Pisticci
2
2
8,6
8,6
8,6
si
Policoro*
0
5
10
10
10
si
Pomarico
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Rotondella
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Salandra
1
4
7,6
7,6
7,6
si
San Giorgio Lucano
2
4
7,6
7,6
7,6
/
31
S. Mauro Forte
2
4
7,6
7,6
7,6
si
ScanzanoJonico
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Stigliano
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Tricarico
0
4
9,6
9,6
9,6
si
Tursi
0
5,5
7,6
7,6
7,6
si
Valsinni
2
4
7,6
7,6
7,6
/
Media
1,06
4,09
8,32
8,32
8,32
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali *Aliquota 2 per mille per disabili 100% reddito IRPEF 18 mila euro; over 65 anni reddito IRPEF 12 mila euro; persone ricoverate in strutture lungodegenza
TABELLA 7 IMU ANNO 2012: NUMERO VERSAMENTI, GETTITO ASSOLUTO E MEDIA PRO CAPITE IN PROVINCIA DI MATERA Imu prima casa Comuni
Numero versamenti
Gettito valori assoluti
Gettito medio pro capite
Numero versamenti
Gettito valori assoluti
Gettito medio pro capite
Accettura
188
9.438
50
3.574
244.659
68
Aliano
217
27.650
127
1.119
135.123
121
Bernalda
2.800
317.633
113
14.969
3.297.399
220
Calciano
83
6.558
79
1.353
93.132
69
Cirigliano
36
2.669
74
1.281
96.554
75
Colobraro
172
10.934
64
2.094
166.825
80
Craco
90
8.321
92
398
141.077
354
Ferrandina
2.294
248.220
108
7.623
1.800.445
236
Garaguso
96
8.261
86
1.179
117.474
100
Gorgoglione
140
8.055
58
1.639
156.770
96
Grassano
1.053
108.453
103
6.012
741.060
123
Grottole
284
18.506
65
3.298
425.085
129
Irsina
1.071
127.800
119
6.742
708.166
105
Matera
20.083
2.879.982
143
32.101
11.017.671
343
Miglionico
365
28.734
79
3.078
334.673
109
Montalbano Jonico
949
85.807
90
6.461
916.872
142
Montescaglioso
2.437
255.702
105
8.823
1.375.477
156
Nova Siri
1.193
87.841
74
5.626
1.235.916
220
Oliveto Lucano
41
2.785
68
1.234
83.472
68
Pisticci
861
40.453
47
20.396
4.313.980
212
Policoro
4.291
830.226
193
14.628
4.380.676
299
Pomarico
948
88.763
94
4.538
629.644
139
Rotondella
407
42.453
104
3.274
672.091
205
Salandra
410
32.581
79
3.296
437.853
133
S. Giorgio Lucano
135
10.360
77
2.014
160.338
80
San Mauro Forte
203
14.159
70
2.731
237.840
87
Scanzano Jonico
1.473
151.706
103
6.914
1.849.993
268
Stigliano
822
74.737
91
7.287
753.416
103
Tricarico
1.001
94.834
95
5.802
890.302
153
Tursi
963
164.504
171
4.385
568.570
130
Valsinni
135
8.839
65
1.664
129.395
78
Totale/media
42.441
5.796.964
137
185.533
38.111.948
205
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
32
Imu altri immobili
TABELLA 8 IMU ANNO 2012: GETTITO TOTALE RIPARTITO TRA STATO E COMUNI IN PROVINCIA DI MATERA Comuni
Totale gettito imu quota comune
Gettito imu quota stato
Gettito imu totale
Accettura
131.768
122.330
254.098
Aliano
95.212
67.562
162.774
Bernalda
1.648.701
1.648.700
3.297.401
Calciano
53.124
46.566
99.690
Cirigliano
50.946
48.277
99.223
Colobraro
94.347
83.413
177.760
Craco
78.860
70.539
149.399
Ferrandina
1.148.443
900.223
2.048.666
Garaguso
66.998
58.737
125.735
Gorgoglione
86.440
78.385
164.825
Grassano
478.983
370.530
849.513
Grottole
231.049
212.543
443.592
Irsina
481.883
354.083
835.966
Matera
8.388.818
5.508.836
13.897.654
Miglionico
196.071
167.337
363.408
Montalbano Jonico
544.243
458.436
1.002.679
Montescaglioso
943.441
687.739
1.631.180
Nova Siri
705.799
617.958
1.323.757
Oliveto Lucano
44.521
41.736
86.257
Pisticci
2.197.443
2.156.990
4.354.433
Policoro
3.020.564
2.190.338
5.210.902
Pomarico
403.585
314.822
718.407
Rotondella
378.499
336.046
714.545
Salandra
251.508
218.927
470.435
San Giorgio Lucano
90.529
80.169
170.698
San Mauro Forte
133.079
118.920
251.999
Scanzano Jonico
1.076.703
924.997
2.001.700
Stigliano
451.445
376.708
828.153
Tricarico
539.985
445.151
985.136
Tursi
448.789
284.285
733.074
Valsinni
73.537
64.698
138.235
Totale
24.852.938
19.055.974
43.908.912
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
TABELLA 9 ADDIZIONALI COMUNALI PROVINCIA DI MATERA: ALIQUOTE ANNO 2012 Comuni
Aliquote
Forme di agevolazione
Accettura
0,5
/
Aliano
0,5
/
Bernalda
0,6
Esenzione redditi fino a 10 mila euro
Calciano
0,2
Esenzione redditi fino a 10 mila euro
Cirigliano
0,4
/
Colobraro
0,5
/
Craco
0
/
Ferrandina
0,5
Esenzione redditi fino a 10 mila euro
Garaguso
0,5
/
33
Gorgoglione
0,2
Esenzione redditi fino a 10 mila euro
Grassano
0,8
/
Grottole
0,3
/
Irsina
0,5
/
Matera
0,8
Esenzione redditi fino a 15 mila euro
Miglionico
0,8
Aliquota unica
Montalbano Jonico
0,8
/
Montescaglioso
0,8
Esenzione redditi fino a 12.000
Nova Siri
0,5
/
Oliveto Lucano
0,4
/
Pisticci
0,5
/
Policoro
0,8
Esenzione redditi fino a 8 mila euro
Pomarico
0,6
/
Rotondella
0,4
/
Salandra
0,4
/
San Giorgio Lucano
0,5
/
San Mauro Forte
0
 /
Scanzano Jonico
0,8
Esenzione redditi fino a 8 mila euro
Stigliano
0,2
/
Tricarico
0,8
/
Tursi
0,5
/
Valsinni
0,5
/
Media
0,6
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
34
TABELLA 10 ADDIZIONALI COMUNALI PROVINCIA DI MATERA: GETTITO ASSOLUTO E PRO CAPITE Comuni
Contribuenti
Gettito totale v.a.
Gettito medio pro capite
Accettura
756
56.934
75
Aliano
433
30.928
71
Bernalda
4.659
437.946
94
Calciano
379
10.991
29
Cirigliano
183
10.539
58
Colobraro
512
41.633
81
Craco
262
0
0
Ferrandina
3.794
314.902
83
Garaguso
380
31.441
83
Gorgoglione
508
12.700
25
Grassano
2.111
294.369
139
Grottole
883
42.400
48
Irsina
1.884
165.696
88
Matera
29.982
4.529.500
151
Miglionico
1.079
151.508
140
Montalbano Jonico
2.965
436.229
147
Montescaglioso
3.641
304.377
83
Nova Siri
2.608
237.566
91
Oliveto Lucano
221
14.018
63
Pisticci
7.015
652.844
93
Policoro
6.562
1.023.436
156
Pomarico
1.618
158.237
98
Rotondella
976
62.444
64
Salandra
1.228
88.336
72
San Giorgio Lucano
487
42.615
88
San Mauro Forte
574
0
0
Scanzano Jonico
2.599
328.026
126
Stigliano
2.227
77.874
35
Tricarico
2.374
354.625
149
Tursi
1.951
157.917
81
Valsinni
633
55.961
88
Totale
85.484
10.125.992
118
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
TABELLA 11 CONTRIBUENTI, REDDITO IMPONIBILE TOTALE E PRO CAPITE ANNO 2011 PROVINCIA DI MATERA Comuni
Contribuenti
Reddito imponibile totale v.A.
Reddito medio imponibile pro capite
Accettura
756
11.386.834
15.062
Aliano
433
6.185.641
14.286
Bernalda
4.659
81.865.715
17.572
Calciano
379
6.346.739
16.746
Cirigliano
183
2.634.847
14.398
Colobraro
512
8.326.631
16.263
Craco
262
3.789.063
14.462
Ferrandina
3.794
69.786.386
18.394
Garaguso
380
6.288.165
16.548
Gorgoglione
508
7.217.410
14.208
Grassano
2.111
36.796.159
17.431
Grottole
883
14.133.252
16.006
Irsina
1.884
33.139.114
17.590
Matera
29.982
683.725.047
22.805
Miglionico
1.079
18.938.467
17.552
Montalbano Jonico
2.965
54.528.569
18.391
Montescaglioso
3.641
62.922.099
17.282
Nova Siri
2.608
47.513.134
18.218
Oliveto Lucano
221
3.504.402
15.857
Pisticci
7.015
130.568.704
18.613
Policoro
6.562
127.929.556
19.496
Pomarico
1.618
26.372.892
16.300
Rotondella
976
15.610.875
15.995
Salandra
1.228
22.084.035
17.984
San Giorgio Lucano
487
8.522.991
17.501
San Mauro Forte
574
9.030.436
15.732
Scanzano Jonico
2.599
41.003.268
15.777
Stigliano
2.227
38.937.055
17.484
Tricarico
2.374
44.328.116
18.672
Tursi
1.951
31.583.486
16.188
Valsinni
633
11.192.287
17.681
Totale
85.484
1.666.191.375
19.491
Elaborazione UIL Servizio politiche territorialia
35
PROVINCIA DI POTENZA
36
I contribuenti in Provincia di Potenza sono oltre 161 mila e rappresentano il 42% della popolazione residente. Il reddito imponibile fiscale ammonta a 3,2 miliardi di euro, mentre il reddito imponibile medio è di 19.641 euro. Complessivamente tra IMU e Addizionali Comunali IRPEF nel 2012, nella Provincia di Potenza il gettito ammonta a 90,7 milioni di euro, di cui: 43,9 milioni di euro per l’IMU, di cui 9,1 milioni di euro per la prima casa; mentre per l’Addizionale Comunale IRPEF il gettito ammonta 10,1 milioni di euro. Mediamente, anche se il dato non è addizionabile, per queste due imposte si pagano 422 euro, che un’incidono per il 2,2% sul reddito imponibile. Nello specifico per l’IMU sulla prima casa la media è di 128 euro (lo 0,7% del reddito imponibile); per gli altri immobili 182 euro medi (lo 0,9% del reddito imponibile), per l’Addizionale Comunale IRPEF 112 euro medi (lo 0,6% del reddito imponibile).
7,8 milioni di euro di competenza dello Stato); a Melfi 7,9 milioni di euro (4 milioni nelle casse comunali e 3,9 milioni di euro in quelle statali); a Tito 2,5 milioni di euro (1,3 milioni di euro nelle casse comunali e 1,2 milioni di euro in quelle statali); a Lavello 2,4 milioni di euro (1,5 milioni di euro nelle casse comunali e 894 mila euro in quelle statali); a Lauria 2,2 milioni di euro (1,3 milioni di euro nelle casse comunali e 869 mila euro in quelle statali). Per la prima casa il gettito medio pro capite più alto si registra a Lagonegro con 239 euro; a Pescopagano 184 euro; a Lavello 183 euro; a Potenza 172 euro; a Picerno 170 euro. Viceversa una prima casa a Calvello costa mediamente 37 euro; a Ruvo del Monte 40 euro; a Marsico Nuovo 46 euro; a Sasso di Castalda 48 euro. Mentre per gli altri immobili a Melfi mediamente sono costati 733 euro; a Tito 421 euro; a Potenza 386 euro; a Viggiano 382 euro; a Balvano 314 euro.
In particolare, per l’IMU il gettito in valori assoluti ammonta a 40,9 milioni di euro di competenza dei Comuni Lucani, mentre 31,8 milioni di euro sono di competenza dello Stato centrale. I versamenti per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa sono stati 71.246, mentre per gli altri immobili sono stati 350.284. L’aliquota media applicata per le prime case in Basilicata ammonta al 4,19 per mille (più 4,8% rispetto all’aliquota base). Mentre per gli altri immobili l’aliquota media applicata è dell’8,07 per mille (più 6,2% in più sull’aliquota base). Sono 20 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota dell’IMU sulla prima casa; 74 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 4 per mille; mentre soltanto 6 Comuni ha diminuito l’aliquota. Per quanto riguarda gli altri immobili sono 31 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota; 67 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 7,6 per mille; mentre 2 Comuni hanno l’hanno diminuita. In valori assoluti a Potenza l’IMU ha generato un gettito complessivo di 19 milioni di euro (11,2 milioni di euro nelle casse del Comune e
Sono 78 i Comuni che hanno deliberato la maggiorazione dell’IRPEF, mentre soltanto 22 Comuni risparmiano ai propri concittadini questa maggiorazione. I contribuenti interessati dall’Addizionale sono 146.638 (il 90,9% del totale dei contribuenti). L’aliquota media applicata dai Comuni lucani è dello 0,57%; mentre sono 13 i Comuni che applicano l’aliquota massima dello 0,8%. In valori assoluti a Potenza il gettito dell’Addizionale Comunale IRPEF ammonta a 6,4 milioni di euro; a Lauria 947 mila euro; a Rionero in Vulture 871 mila euro; a Melfi 832 mila euro; a Lavello 784 mila euro. A livello pro capite a Potenza per l’Addizionale si pagano mediamente 187 euro; a Lagonegro 184 euro; a Pignola 174 euro; a Maratea 159 euro; a Lauria 158 euro.
ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF
IMU
I MACRO DATI
RIEPILOGO PROVINCIA DI POTENZA: L’ANALISI
RIEPILOGO PROVINCIA DI POTENZA: LE TABELLE
TABELLA 12 POPOLAZIONE RESIDENTE, NUMERO CONTRIBUENTI, REDDITO IMPONIBILE V.A. E PRO CAPITE Numero residenti 383.791
% Contribuenti su numero residenti
Reddito imponibile totale v.a.
Reddito medio imponibile pro capite
42%
3.167.352.710
19.641
161.266
Fonte Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
TABELLA 13 IMU E ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF Imposta
Numero versamenti/ contribuenti*
Aliquota media applicata per il 2012
IMU PRIMA CASA
71.246
4,19 per mille (più 4,8% rispetto all’aliquota base)
IMU ALTRI IMMOBILI
350.284
8,07 per mille (più 6,18% rispetto all’aliquota base)
TOTALE IMU
ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF
146.638
0,57%
TOTALE PROVINCIALE
Gettito valori assoluti
Gettito medio annuo pro capite
Incidenza gettito sul reddito
9,1 milioni di euro
128 euro per versamento
0,7%
182 euro per versamento
0,9%
72,7 milioni di euro di cui 40,9 competenza comuni e 31,8 competenza Stato
310 euro
1,6%
18 milioni di euro
112 euro per contribuente
0,6%
90,7 milioni di euro
422 euro
2,2%
63,6 milioni di euro
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
TABELLA 14 IMU E ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF ANNO 2012: GETTITO MEDIO PRO CAPITE E INCIDENZA SUL REDDITO IN PROVINCIA DI POTENZA
Comuni
Gettito medio pro capite imu prima casa
Gettito medio pro capite imu altri immobili
Gettito medio pro capite addizionale comunale IRPEF
Totale gettito medio pro capite imu e addizionale irpef
Incidenza imu prima casa sul reddito medio
Incidenza imu altri immobili sul reddito medio
Incidenza
Incidenza sul totale imu e addizionale irpef sul reddito medio
Abriola
60
72
0
132
0,4
0,5
0
0,9
Acerenza
59
105
65
229
0,4
0,6
0,4
1,4
Albano di Lucania
52
64
114
230
0,3
0,4
0,6
1,3
Anzi
52
75
62
189
0,3
0,5
0,4
1,2
Armento
68
48
0
116
0,4
0,3
0,0
0,8
Atella
99
248
70
417
0,6
1,4
0,4
2,4
Avigliano
85
118
132
335
0,5
0,6
0,7
1,8
Balvano
49
314
84
447
0,3
1,9
0,5
2,7
Banzi
136
122
83
341
0,8
0,7
0,5
2,0
Baragiano
117
166
149
432
0,6
0,9
0,8
2,3
Barile
99
111
151
361
0,5
0,6
0,8
1,9
Bella
59
110
130
299
0,4
0,7
0,8
1,8
Brienza
80
134
90
304
0,4
0,7
0,5
1,7
Brindisi Montagna
66
243
16
325
0,4
1,5
0,1
2,0
Calvello
37
54
0
91
0,2
0,3
0,0
0,6
37
Calvera
61
55
29
145
0,4
0,4
0,2
1,0
Campomaggiore
67
127
140
334
0,4
0,7
0,8
1,9
Cancellara
53
74
69
196
0,3
0,4
0,4
1,1
Carbone
68
59
30
157
0,5
0,4
0,2
1,0
Castelgrande
84
90
91
265
0,5
0,5
0,6
1,6
95
139
118
352
0,5
0,7
0,6
1,8
58
91
51
200
0,3
0,5
0,3
1,2
Castelmezzano
49
49
0
98
0,3
0,3
0,0
0,7
Castelsaraceno
50
51
97
198
0,3
0,3
0,6
1,2
Castronuovo di Sant’Andrea
49
48
0
97
0,3
0,3
0
0,7
Cersosimo
82
68
0
150
0,5
0,4
0
0,9
Chiaromonte
83
106
68
257
0,5
0,6
0,4
1,5
Corleto Perticara
86
113
0
199
0,5
0,7
0,0
1,2
Episcopia
73
76
132
281
0,3
0,3
0,6
1,3
Fardella
82
78
52
212
0,5
0,5
0,3
1,2
Filiano
72
89
71
232
0,4
0,5
0,4
1,3
Forenza
141
152
75
368
0,9
1,0
0,5
2,5
Francavilla in Sinni
105
119
68
292
0,6
0,7
0,4
1,7
Gallicchio
52
146
36
234
0,3
0,8
0,2
1,3
Genzano di Lucania
157
128
77
362
0,9
0,7
0,4
2,1
Ginestra
66
61
80
207
0,4
0,4
0,5
1,3
50
133
0
183
0,3
0,8
0
1,0
68
70
0
138
0,4
0,5
0
0,9
Lagonegro
239
226
184
649
1,0
1,0
0,8
2,8
Latronico
72
100
110
282
0,4
0,5
0,6
1,5
Laurenzana
76
71
0
147
0,4
0,4
0,0
0,8
Lauria
146
185
158
489
0,7
0,9
0,8
2,5
Lavello
183
177
140
500
1,0
1,0
0,8
2,9
Maratea
162
223
159
544
0,8
1,1
0,8
2,7
Marsico Nuovo
46
95
74
215
0,2
0,5
0,4
1,2
Marsicovetere
112
222
82
416
0,5
1,1
0,4
2,0
Maschito
58
76
61
195
0,4
0,5
0,4
1,3
Melfi
57
733
110
900
0,3
3,8
0,6
4,7
Missanello
72
64
0
136
0,4
0,4
0,0
0,8
Moliterno
102
130
76
308
0,5
0,7
0,4
1,6
Montemilone
78
73
80
231
0,5
0,5
0,5
1,5
Montemurro
83
128
0
211
0,5
0,8
0
1,3
Muro Lucano
81
83
69
233
0,5
0,5
0,4
1,3
Nemoli
67
79
109
255
0,4
0,4
0,6
1,4
Noepoli
85
58
0
143
0,5
0,3
0
0,8
Oppido Lucano
159
104
35
298
0,9
0,6
0,2
1,7
Palazzo San Gervasio
120
118
87
325
0,7
0,7
0,5
1,9
Paterno
74
100
36
210
0,4
0,6
0,2
1,2
Pescopagano
184
123
110
417
0,8
0,6
0,5
1,9
Picerno
170
189
90
449
0,9
1,1
0,5
2,5
Pietragalla
75
123
56
254
0,4
0,7
0,3
1,3
Castelluccio Inferiore Castelluccio Superiore
38
Grumento Nova Guardia Perticara
Pietrapertosa
53
59
74
186
0,4
0,4
0,5
1,3
Pignola
96
158
174
428
0,4
0,7
0,8
2,0
Incidenza imu prima casa sul reddito medio
Incidenza imu altri immobili sul reddito medio
Incidenza
Incidenza sul totale imu e addizionale irpef sul reddito medio
Comuni
Gettito medio pro capite imu prima casa
Gettito medio pro capite imu altri immobili
Gettito medio pro capite
Totale gettito medio pro capite imu e addizionale irpef
Potenza
172
386
187
745
0,7
1,5
0,8
3,0
Rapolla
98
86
81
265
0,6
0,5
0,5
1,6
Rapone
73
78
0
151
0,4
0,5
0,0
0,9
Rionero in Vulture
88
178
143
409
0,4
0,9
0,7
2,0
Ripacandida
55
51
67
173
0,3
0,3
0,4
1,0
Rivello
90
106
113
309
0,5
0,6
0,6
1,6
Roccanova
54
65
0
119
0,3
0,4
0,0
0,7
Rotonda
87
124
90
301
0,5
0,7
0,5
1,7
Ruoti
119
110
77
306
0,8
0,7
0,5
2,0
Ruvo del Monte
44
63
0
107
0,3
0,4
0,0
0,7
59
74
102
235
0,3
0,4
0,6
1,4
49
58
64
171
0,3
0,4
0,4
1,1
63
78
0
141
0,4
0,5
0
0,9
San Fele
88
78
41
207
0,5
0,5
0,3
1,3
San Martino D’Agri
65
68
0
133
0,4
0,4
0
0,8
96
84
0
180
0,5
0,4
0
0,9
70
102
68
240
0,4
0,6
0,4
1,4
52
161
32
245
0,3
1,0
0,2
1,5
Sant’Arcangelo
122
127
0
249
0,7
0,7
0,0
1,5
Sarconi
96
96
34
226
0,6
0,6
0,2
1,3
48
70
36
154
0,3
0,4
0,2
0,9
75
205
90
370
0,4
1,1
0,5
2,1
Savoia di Lucania
60
87
66
213
0,4
0,5
0,4
1,3
Senise
60
130
150
340
0,3
0,7
0,8
1,8
Spinoso
62
88
66
216
0,4
0,5
0,4
1,3
Teana
117
66
32
215
0,7
0,4
0,2
1,3
Terranova del Pollino
66
87
0
153
0,4
0,6
0
1,0
Tito
85
421
93
599
0,5
2,3
0,5
3,2
Tolve
82
96
88
266
0,5
0,5
0,5
1,5
Tramutola
105
145
41
291
0,5
0,7
0,2
1,4
Trecchina
131
204
52
387
0,8
1,2
0,3
2,2
Trivigno
61
56
39
156
0,3
0,3
0,2
0,8
Vaglio di Basilicata
54
138
78
270
0,3
0,7
0,4
1,4
Venosa
105
176
76
357
0,6
0,9
0,4
1,9
Vietri di Potenza
50
110
109
269
0,3
0,6
0,6
1,5
Viggianello
66
90
0
156
0,4
0,6
0
1,0
Viggiano
53
382
0
435
0,3
2,1
0
2,3
Totale/Media
128
182
112
422
0,7
0,9
0,6
2,2
San Chirico Nuovo San Chirico Raparo San Costantino Albanese
San Paolo Albanese San Severino Lucano Sant’Angelo le Fratte
Sasso di Castalda Satriano di Lucania
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
39
TABELLA 15 IMU PROVINCIA POTENZA: LE ALIQUOTE ANNO 2012 Prima casa
Immobili affittati con canone libero
Immobili affittati a canone libero
Case a disposizione
Equiparazione a prima casa ricoverati in lungodegenza
2
4
7,6
7,6
7,6
no
Acerenza
2
4
10,6
10,6
10,6
si
Albano di Lucania
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Anzi
2
4
4
4
7,6
si
Armento
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Atella
2
3,5
7,6
7,6
7,6
no
Avigliano
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Balvano
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Banzi
0
5
8,6
8,6
8,6
si
Baragiano
1,25
5
9,6
9,6
9,6
si
Barile
0
4
10,6
10,6
10,6
si
Bella
0
5
9,6
9,6
9,6
/
Brienza
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Brindisi Montagna
1
4
8
8
8
/
Calvello
0
3,5
4,6
6
6
si
Calvera
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Campomaggiore
2
4
9,6
9,6
9,6
/
Cancellara
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Carbone
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Castelgrande
2
4
7,6
7,6
7,6
si
2
6
8,10
8,10
8,10
si
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Comuni
Fabbricati rurali
Abriola
Castelluccio Inferiore Castelluccio Superiore
40
Castelmezzano
4
7,6
7,6
7,6
/
Castelsaraceno
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Castronuovo di Sant’Andrea
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Cersosimo
2
4
7,6
7,6
7,6
/
Chiaromonte
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Corleto Perticara
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Episcopia
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Fardella
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Filiano
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Forenza
2
4
7,6
7,6
7,6
no
Francavilla in Sinni
0
6
9,6
7,6
no
Gallicchio
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Genzano di Lucania
0
5
8,6
8,6
8,6
si
Ginestra
2
4
9,6
9,6
9,6
no
Grumento Nova
0
2
5
5
5
si
Guardia Perticara
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Lagonegro
2
6
10,6
10,6
10,6
si
Latronico
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Laurenzana
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Lauria
0
6
10,6
10,6
10,6
no
Lavello
2
5
8,6
8,6
8,6
/
Maratea
1
4,8
8
10,2
10,2
si
Marsico Nuovo
2
2
7,6
7,6
7,6
si
Marsicovetere
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Maschito
2
5
8,6
8,6
8,6
si
Melfi
0
2
7,6
7,6
7,6
si
Missanello
2
4
7,6
7,6
7,6
/
Moliterno
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Montemilone
2
5,5
9
9
9
si
Montemurro
2
4
7,6
7,6
7,6
no
Muro Lucano
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Nemoli
0
4
7,6
7,6
7,6
no
Noepoli
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Oppido Lucano
0
6
8,6
8,6
8,6
si
Palazzo San Gervasio
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Paterno
0
4
10,6
10,6
10,6
si
Pescopagano
0
6
9,6
9,6
9,6
si
Picerno
0
5
8,8
8,8
8,8
no
Pietragalla
2
4
4
7,6
7,6
si
Pietrapertosa
2
4
7,6
7,6
7,6
/
Pignola
0
4
9,9
9,9
9,9
si
Potenza
0
5
7,6
10,6
10,6
si
Rapolla
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Rapone
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Rionero in Vulture
0
4
9,6
9,6
9,6
Si*
Ripacandida
2
4
7,6
7,6
7,6
no
Rivello
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Roccanova
0
4
8,6
8,6
8,6
si
Rotonda
2
4
7,6
7,6
7,6
/
Ruoti
2
5,5
10
10
10
si
Ruvo del Monte
2
4
7,6
7,6
7,6
/
0
4
7,6
7,6
7,6
si
2
4
7,6
7,6
7,6
si
1
4
8,5
8,5
8,5
/
0
6
9,8
9,8
9,8
si
2
4
7,6
7,6
7,6
/
0
4
7,6
7,6
7,6
/
0
4
7,6
7,6
7,6
si
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Sant’Arcangelo
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Sarconi
0
4
7,6
7,6
7,6
si
2
4
7,6
7,6
7,6
no
2
4
7,6
7,6
7,6
si
0
4
9
9
9
si
0
4
8,6
8,6
8,6
si
San Chirico Nuovo San Chirico Raparo San Costantino Albanese San Fele San Martino D’Agri San Paolo Albanese San Severino Lucano Sant’Angelo le Fratte
Sasso di Castalda Satriano di Lucania Savoia di Lucania Senise
41
Spinoso
0
4
8,6
8,6
8,6
no
Teana
2
6
7,6
7,6
7,6
/
Terranova di Pollino
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Tito
1
4
7,6
7,6
7,6
si
Tolve
2
4
7,6
7,6
7,6
no
Tramutola
2
4
7,6
7,6
7,6
/
Trecchina
2
4
7,6
7,6
7,6
si
Trivigno
2
4
7,6
7,6
7,6
no
Vaglio Basilicata
2
4
7,6
7,6
7,6
/
Venosa Vietri di Potenza Viggianello
0
4,5
8,5
8,5
8,5
si
2
4
7,6
7,6
7,6
si
0
4
7,6
7,6
7,6
si
Viggiano
0
2
7,6
7,6
7,6
si
Media
1,09
4,19
7,98
7,99
8,10
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
TABELLA 16 IMU ANNO 2012: NUMERO VERSAMENTI, GETTITO ASSOLUTO E MEDIA PRO CAPITE IN PROVINCIA DI POTENZA IMU PRIMA CASA Numero versamenti
Gettito valori assoluti
Gettito medio pro capite
Numero versamenti
Gettito valori assoluti
Gettito medio pro capite
Abriola
85
5.093
60
2.093
151.099
72
Acerenza
340
20.199
59
3.084
324.851
105
Albano di Lucania 100
5.164
52
1.697
109.158
64
Anzi
75
3.885
52
2.686
200.445
75
Armento
45
3.065
68
1.363
65.554
48
Atella
821
81.473
99
3.172
785.919
248
Avigliano
1.822
154.807
85
10.401
1.224.273
118
Balvano
101
4.902
49
1.803
566.587
314
Banzi
338
45.969
136
1.617
197.615
122
Baragiano
511
59.627
117
2.439
405.875
166
Barile
637
62.846
99
2.927
323.519
111
Bella
707
41.931
59
4.328
474.137
110
Brienza
659
52.474
80
3.683
492.108
134
Brindisi Montagna
25
1.660
66
1.379
334.950
243
Calvello
91
3.352
37
2.594
139.789
54
Calvera
32
1.963
61
665
36.424
55
Campomaggiore
84
5.624
67
1.341
169.824
127
Cancellara
98
5.212
53
1.936
142.817
74
Carbone
85
5.755
68
1.274
75.192
59
Castelgrande
131
11.049
84
2.337
209.500
90
534
50.931
95
1.974
275.303
139
88
5.095
58
1.029
93.343
91
Castelmezzano
42
2.069
49
1.331
65.483
49
Castelsaraceno
129
6.508
50
2.060
104.672
51
Castronuovo di Sant’Andrea
31
1.516
49
1.031
49.448
48
Cersosimo
74
6.071
82
751
50.989
68
Castelluccio Inferiore Castelluccio Superiore
42
IMU ALTRI IMMOBILI
COMUNI
Chiaromonte
261
21.574
83
1.965
209.045
106
Corleto Perticara
385
33.093
86
3.883
440.527
113
Episcopia
150
10.933
73
1.038
79.222
76
Fardella
95
7.836
82
778
60.321
78
Filiano
347
25.093
72
3.619
321.924
89
Forenza
548
77.446
141
3.581
545.894
152
Francavilla in Sinni
711
74.683
105
3.502
416.814
119
Gallicchio
43
2.221
52
1.180
172.125
146
Genzano di Lucania
1.515
237.848
157
5.789
743.606
128
Ginestra
79
5.221
66
1.419
86.449
61
Grumento Nova
88
4.388
50
2.024
268.512
133
Guardia Perticara
22
1.494
68
1.120
78.247
70
Lagonegro
1.714
409.120
239
4.922
1.112.773
226
Latronico
709
50.861
72
4.865
484.828
100
Laurenzana
289
21.853
76
3.710
263.050
71
Lauria
3.226
469.629
146
9.381
1.739.432
185
Lavello
3.323
609.507
183
10.079
1.788.847
177
Maratea
1.292
208.841
162
8.495
1.893.039
223
Marsico Nuovo
433
19.961
46
4.386
418.220
95
Marsicovetere
1.301
145.895
112
4.124
916.023
222
Maschito
102
5.942
58
2.144
163.501
76
Melfi
936
53.081
57
10.806
7.924.374
733
Missanello
54
3.869
72
890
56.903
64
Moliterno
881
89.815
102
4.449
576.662
130
Montemilone
274
21.355
78
2.766
201.494
73
Montemurro
107
8.840
83
1.678
215.349
128
Muro Lucano
914
73.761
81
7.368
609.696
83
Nemoli
171
11.392
67
1.751
138.244
79
Noepoli
84
7.101
85
1.429
83.199
58
Oppido Lucano
847
134.689
159
4.185
434.316
104
Palazzo San Gervasio
994
118.960
120
5.295
624.270
118
Paterno
763
56.483
74
2.974
296.788
100
Pescopagano
574
105.485
184
3.209
394.004
123
Picerno
1.458
247.978
170
4.540
857.765
189
Pietragalla
626
46.815
75
4.776
586.148
123
Pietrapertosa
101
5.345
53
1.641
96.170
59
Pignola
1.075
103.660
96
4.961
786.001
158
Potenza
19.633
3.381.817
172
40.508
15.624.050
386
Rapolla
725
71.002
98
4.365
375.058
86
Rapone
95
6.967
73
1.775
139.316
78
Rionero in Vulture
2.709
237.465
88
10.737
1.914.811
178
Ripacandida
173
9.491
55
3.510
179.240
51
Rivello
513
46.163
90
3.279
346.202
106
Roccanova
122
6.636
54
2.245
145.788
65
Rotonda
739
64.163
87
2.702
334.516
124
Ruoti
561
66.746
119
2.925
323.644
110
Ruvo Del Monte
113
4.934
44
2.124
133.156
63
San Chirico Nuovo
151
8.921
59
1.911
141.148
74
43
San Chirico Raparo San Costantino Albanese
92
4.502
49
2.504
144.671
58
45
2.847
63
916
71.282
78
687
60.184
88
3.914
304.694
78
83
5.391
65
1.150
77.957
68
36
3.442
96
566
47.780
84
91
6.377
70
1.298
132.597
102
18
927
52
1.277
206.007
161
Sant’Arcangelo
1.404
170.983
122
6.292
801.924
127
Sarconi
234
22.369
96
1.591
152.658
96
Sasso di Castalda 105
5.054
48
1.601
111.447
70
Satriano di Lucania
30.495
75
2.329
478.224
205
Savoia di Lucania 139
8.318
60
1.502
131.075
87
Senise
645
38.938
60
6.031
782.800
130
Spinoso
193
11.943
62
2.586
226.591
88
Teana
134
15.560
117
816
53.927
66
Terranova del Pollino
90
5.962
66
1.420
122.934
87
Tito
1.509
128.807
85
5.533
2.328.086
421
Tolve
516
42.584
82
4.002
384.257
96
Tramutola
711
74.423
105
3.059
442.224
145
Trecchina
426
55.899
131
2.611
531.373
204
Trivigno
45
2.759
61
1.371
76.635
56
Vaglio Basilicata
164
8.826
54
2.247
309.271
138
Venosa
2.914
304.944
105
8.282
1.459.783
176
Vietri Di Potenza
228
11.450
50
572
3.777
110
Viggianello
217
14.326
66
1.582
142.063
90
Viggiano
405
21.306
53
3.434
1.310.238
382
Totale/Media
71.246
9.143.229
128
350.284
63.643.860
182
San Fele San Martino D’Agri San Paolo Albanese San Severino Lucano Sant’Angelo le Fratte
404
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
44
TABELLA 17 IMU ANNO 2012: GETTITO TOTALE RIPARTITO TRA STATO E COMUNI IN PROVINCIA DI POTENZA Comuni
Totale Gettito Imu quota Comune
Gettito Imu quota Stato
Gettito Imu Totale
Abriola
80.643
75.550
156.193
Acerenza
182.625
162.426
345.051
Albano di Lucania
59.743
54.579
114.322
Anzi
104.108
100.223
204.331
Armento
35.842
32.777
68.619
Atella
474.433
392.960
867.393
Avigliano
766.944
612.137
1.379.081
Balvano
288.196
283.294
571.490
Banzi
144.777
98.808
243.585
Baragiano
262.565
202.938
465.503
Barile
224.606
161.760
386.366
Bella
279.000
237.069
516.069
Brienza
298.528
246.054
544.582
Brindisi Montagna
169.135
167.475
336.610
Calvello
73.247
69.895
143.142
Calvera
20.175
18.212
38.387
Campomaggiore
90.536
84.912
175.448
Cancellara
76.621
71.409
148.030
Carbone
43.351
37.596
80.947
Castelgrande
115.799
104.750
220.549
Castelluccio Inferiore
188.583
137.652
326.235
Castelluccio Superiore
51.767
46.672
98.439
Castelmezzano
34.811
32.742
67.553
Castelsaraceno
58.844
52.336
111.180
Castronuovo di Sant’Andrea
26.240
24.724
50.964
Cersosimo
31.566
25.495
57.061
Chiaromonte
126.097
104.523
230.620
Corleto Perticara
253.357
220.264
473.621
Episcopia
50.544
39.611
90.155
Fardella
37.997
30.161
68.158
Filiano
186.055
160.962
347.017
Forenza
350.393
272.947
623.340
Francavilla in Sinni
283.090
208.407
491.497
Gallicchio
88.284
86.063
174.347
Genzano di Lucania
609.651
371.803
981.454
Ginestra
48.446
43.225
91.671
Grumento Nova
138.644
134.256
272.900
Guardia Perticara
40.618
39.124
79.742
Lagonegro
965.507
556.387
1.521.894
Latronico
293.275
242.414
535.689
Laurenzana
153.378
131.525
284.903
Lauria
1.339.345
869.716
2.209.061
Lavello
1.503.931
894.424
2.398.355
Maratea
1.155.361
946.520
2.101.881
Marsico Nuovo
229.071
209.110
438.181
Marsicovetere
603.907
458.012
1.061.919
Maschito
87.693
81.751
169.444
Melfi
4.015.268
3.962.187
7.977.455
Missanello
32.321
28.452
60.773
Moliterno
378.146
288.331
666.477
Montemilone
122.102
100.747
222.849
Montemurro
116.515
107.675
224.190
Muro Lucano
378.609
304.848
683.457
Nemoli
80.514
69.122
149.636
Noepoli
48.701
41.600
90.301
Oppido Lucano
351.847
217.158
569.005
Palazzo San Gervasio
431.095
312.135
743.230
Paterno
204.877
148.394
353.271
Pescopagano
302.487
197.002
499.489
Picerno
676.861
428.883
1.105.744
Pietragalla
339.889
293.074
632.963
Pietrapertosa
53.430
48.085
101.515
Pignola
496.661
393.001
889.662
45
Potenza
11.193.842
7.812.025
19.005.867
Rapolla
258.531
187.529
446.060
Rapone
76.625
69.658
146.283
Rionero In Vulture
1.194.871
957.406
2.152.277
Ripacandida
99.111
89.620
188.731
Rivello
219.264
173.101
392.365
Roccanova
79.530
72.894
152.424
Rotonda
231.421
167.258
398.679
Ruoti
228.568
161.822
390.390
Ruvo Del Monte
71.512
66.578
138.090
San Chirico Nuovo
79.495
70.574
150.069
San Chirico Raparo
76.838
72.336
149.174
San Costantino Albanese
38.488
35.641
74.129
San Fele
212.531
152.347
364.878
San Martino D’Agri
44.370
38.979
83.349
San Paolo Albanese
27.332
23.890
51.222
San Severino Lucano
72.676
66.299
138.975
Sant’Angelo le Fratte
103.931
103.004
206.935
Sant’Arcangelo
571.945
400.962
972.907
Sarconi
98.698
76.329
175.027
Sasso Di Castalda
60.778
55.724
116.502
Satriano Di Lucania
269.607
239.112
508.719
Savoia Di Lucania
73.856
65.538
139.394
Senise
430.338
391.400
821.738
Spinoso
125.239
113.296
238.535
Teana
42.524
26.964
69.488
Terranova di Pollino
67.429
61.467
128.896
Tito
1.292.850
1.164.043
2.456.893
Tolve
234.713
192.129
426.842
Tramutola
295.535
221.112
516.647
Trecchina
321.586
265.687
587.273
Trivigno
41.077
38.318
79.395
Vaglio Basilicata
163.462
154.636
318.098
Venosa
1.034.836
729.892
1.764.728
Vietri di Potenza
13.339
1.889
15.228
Viggianello
85.358
71.032
156.390
Viggiano
676.425
655.119
1.331.544
Totale
40.965.159
31.821.930
72.787.089
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
46
TABELLA 18 ADDIZIONALI COMUNALI PROVINCIA DI POTENZA: ALIQUOTE ANNO 2012 Comuni
Aliquote
Abriola
0
Acerenza
0,4
Albano Di Lucania
0,65
Anzi
0,4
Armento
0
Atella
0,4
Forme di agevolazione
Avigliano
0,7
Esenzione redditi fino a 8 mila euro
Balvano
0,5
Aliquota unica
Banzi
0,5
Esenzione redditi fino a 7 mila euro
Baragiano
0,8
Barile
0,8
Bella
0,8
Brienza
0,5
Brindisi Montagna
0,1
Calvello
0
Calvera
0,2
Campomaggiore
0,8
Cancellara
0,4
Carbone
0,2
Castelgrande
0,4 redditi fino a 15 mila euro; 0,6 reddito fino a 28 mila euro; 0,65 redditi fino a 55 mila euro; 0,7 redditi fino a 75 mila euro 0,8 redditi oltre 75 mila euro
Castelluccio Inferiore
0,6
Castelluccio Superiore
0,3
Castelmezzano
0
Castelsaraceno
0,6
Castronuovo di Sant’Andrea
0
Cersosimo
0
Chiaromonte
0,4
Corleto Perticara
0
Episcopia
0,6
Fardella
0,3
Filiano
0,4
Forenza
0,5
Francavilla in Sinni
0,4
Gallicchio
0,2
Genzano di Lucania
0,44
Ginestra
0,5
Grumento Nova
0
Guardia Perticara
0
Lagonegro
0,8
Latronico
0,6
Laurenzana
0
Lauria
0,8
Lavello
0,8
Esenzione redditi fino a 7,5 mila euro
Maratea
0,8
Esenzione redditi fino a 10 mila euro
Marsico Nuovo
0,4
Aliquota unica
Marsicovetere
0,4
Esenzione redditi fino a 10 mila euro
Maschito
0,4
Melfi
0,8
Missanello
0
Moliterno
0,4
Montemilone
0,5
Montemurro
0
Muro Lucano
0,4
Nemoli
0,6
Esenzione redditi fino a 9 mila euro
Esenzione redditi fino a 15 mila euro
47
Noepoli
0
Oppido Lucano
0,2
Palazzo San Gervasio
0,5
Paterno
0,2
Pescopagano
0,5
Picerno
0,5
Pietragalla
0,3
Pietrapertosa
0,5
Pignola
0,8
Potenza
0,8
Rapolla
0,5
Rapone
0
Rionero in Vulture
0,8
Ripacandida
0,4
Rivello
0,6
Roccanova
0
Rotonda
0,5
Ruoti
0,5
Ruvo del Monte
0
San Chirico Nuovo
0,6
San Chirico Raparo
0,4
San Costantino Albanese
0
San Fele
0,2 fino a 15 mila euro; 0,3 fino a 28 mila euro; 0,4 fino a 55 mila euro; 0,6 sopra i 55 mila euro
San Martino D’Agri
0
San Paolo Albanese
0
San Severino Lucano
0,4
Sant’Angelo le Fratte
0,2
Sant’Arcangelo
0
Sarconi
0,2
Sasso di Castalda
0,2
Satriano di Lucania
0,5
Savoia di Lucania
0,4
Senise
0,8
Spinoso
0,4
Teana
0,2
Terranova del Pollino
0
Tito
0,5
Tolve
0,5
Tramutola
0,2
Trecchina
0,3
Trivigno
0,2
Vaglio Basilicata
0,4
Venosa
0,4
Vietri di Potenza
0,6
Viggianello
0
Viggiano
0
Media
0,57
48
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
Esenzione redditi fino a 10 mila euro
Esenzione redditi fino a 8 mila euro
Esenzione redditi fino a 8 mila euro
Esenzione redditi fino a 12 mila euro
Esenzione redditi fino a 7,5 mila euro
Esenzione redditi fino a 10 mila euro
TABELLA 19 ADDIZIONALI COMUNALI PROVINCIA DI POTENZA: GETTITO ASSOLUTO E PRO CAPITE Comuni
Contribuenti
Gettito totale v.a.
Gettito medio pro capite
Abriola
613
0
0
Acerenza
1.158
74.897
65
Albano di Lucania
634
72.555
114
Anzi
637
39.580
62
Armento
277
0
0
Atella
1.591
111.211
70
Avigliano
5.230
688.091
132
Balvano
638
53.770
84
Banzi
638
53.209
83
Baragiano
1.045
155.648
149
Barile
1.198
181.208
151
Bella
1.831
238.209
130
Brienza
1.385
124.462
90
Brindisi Montagna
361
5.861
16
Calvello
766
0
0
Calvera
175
4.990
29
Campomaggiore
384
53.571
140
Cancellara
605
42.019
69
Carbone
230
6.907
30
Castelgrande
367
33.352
91
Castelluccio Inferiore
1.008
118.516
118
Castelluccio Superiore
381
19.255
51
Castelmezzano
437
0
0
Castelsaraceno
625
60.929
97
Castronuovo di Sant’Andrea
479
0
0
Cersosimo
309
0
0
Chiaromonte
875
59.840
68
Corleto Perticara
1.111
0
0
Episcopia
550
72.579
132
Fardella
273
14.156
52
Filiano
1.335
94.456
71
Forenza
912
68.248
75
Francavilla in Sinni
1.513
103.043
68
Gallicchio
391
13.950
36
Genzano di Lucania
2.339
179.695
77
Ginestra
312
24.956
80
Grumento Nova
719
0
0
Guardia Perticara
255
0
0
Lagonegro
2.801
515.330
184
Latronico
2.025
222.459
110
Laurenzana
794
0
0
Lauria
6.003
947.158
158
Lavello
5.588
784.161
140
Maratea
2.365
377.096
159
Marsico Nuovo
1.528
113.099
74
Marsicovetere
2.170
179.005
82
Maschito
605
36.698
61
Melfi
7.557
831.678
110
Missanello
245
0
0
49
50
Moliterno
1.669
126.570
76
Montemilone
635
50.521
80
Montemurro
530
0
0
Muro Lucano
1.961
136.153
69
Nemoli
677
73.601
109
Noepoli
419
0
0
Oppido Lucano
1.460
51.122
35
Palazzo San Gervasio
1.974
172.720
87
Paterno
1.148
40.907
36
Pescopagano
934
103.025
110
Picerno
2.366
212.700
90
Pietragalla
1.982
111.878
56
Pietrapertosa
458
33.838
74
Pignola
2.655
462.624
174
Potenza
34.129
6.406.060
187
Rapolla
1.734
140.638
81
Rapone
360
0
0
Rionero in Vulture
6.077
870.993
143
Ripacandida
745
49.881
67
Rivello
1.260
142.187
113
Roccanova
652
0
0
Rotonda
1.441
129.648
90
Ruoti
1.401
108.069
77
Ruvo Del Monte
403
0
0
San Chirico Nuovo
598
61.097
102
San Chirico Raparo
466
29.925
64
San Costantino Albanese
342
0
0
San Fele
1.173
47.670
41
San Martino D’Agri
321
0
0
San Paolo Albanese
147
0
0
San Severino Lucano
687
47.046
68
Sant’Angelo le Fratte
524
16.645
32
Sant’Arcangelo
2.312
0
0
Sarconi
528
17.837
34
Sasso di Castalda
310
11.122
36
Satriano di Lucania
868
78.019
90
Savoia di Lucania
425
27.844
66
Senise
2.506
374.826
150
Spinoso
663
43.719
66
Teana
235
7.523
32
Terranova Di Pollino
587
0
0
Tito
2.979
276.542
93
Tolve
1.407
124.339
88
Tramutola
1.177
47.961
41
Trecchina
1.000
52.042
52
Trivigno
291
11.303
39
Vaglio Basilicata
960
74.949
78
Venosa
4.872
370.416
76
Vietri di Potenza
1.000
109.245
109
Viggianello
1.257
0
0
Viggiano
1.293
0
0
Totale
161.266
18.029.052
112
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
TABELLA 20 CONTRIBUENTI, REDDITO IMPONIBILE TOTALE E PRO CAPITE ANNO 2011 COMUNI PROVINCIA DI POTENZA Comuni
Contribuenti
Reddito imponibile totale v.a.
Reddito medio imponibile pro capite
Abriola
613
9.346.291
15.247
Acerenza
1.158
18.724.367
16.170
Albano di Lucania
634
11.162.268
17.606
Anzi
637
9.895.084
15.534
Armento
277
4.217.742
15.227
Atella
1.591
27.802.870
17.475
Avigliano
5.230
98.298.736
18.795
Balvano
638
10.753.914
16.856
Banzi
638
10.641.842
16.680
Baragiano
1.045
19.456.028
18.618
Barile
1.198
22.651.056
18.907
Bella
1.831
29.776.096
16.262
Brienza
1.385
24.892.475
17.973
Brindisi Montagna
361
5.861.203
16.236
Calvello
766
12.129.413
15.835
Calvera
175
2.495.083
14.258
Campomaggiore
384
6.696.416
17.439
Cancellara
605
10.504.738
17.363
Carbone
230
3.453.306
15.014
Castelgrande
367
6.064.010
16.523
Castelluccio Inferiore
1.008
19.752.742
19.596
Castelluccio Superiore
381
6.418.496
16.846
Castelmezzano
437
6.424.762
14.702
Castelsaraceno
625
10.154.890
16.248
Castronuovo di Sant’Andrea
479
6.896.371
14.397
Cersosimo
309
5.018.783
16.242
Chiaromonte
875
14.960.070
17.097
Corleto Perticara
1.111
18.877.648
16.992
Episcopia
550
12.096.435
21.994
Fardella
273
4.718.717
17.285
Filiano
1.335
23.614.023
17.688
Forenza
912
13.649.638
14.967
Francavilla in Sinni
1.513
25.760.637
17.026
Gallicchio
391
6.975.180
17.839
Genzano di Lucania
2.339
40.839.663
17.460
Ginestra
312
4.991.257
15.998
Grumento Nova
719
12.692.598
17.653
Guardia Perticara
255
3.910.855
15.337
Lagonegro
2.801
64.416.298
22.998
Latronico
2.025
37.076.437
18.309
Laurenzana
794
14.536.165
18.308
Lauria
6.003
118.394.723
19.723
Lavello
5.588
98.020.076
17.541
Maratea
2.365
47.137.048
19.931
Marsico Nuovo
1.528
28.274.656
18.504
Marsicovetere
2.170
44.751.286
20.623
Maschito
605
9.174.510
15.164
Melfi
7.557
145.209.770
19.215
Missanello
245
4.204.596
17.162
51
Moliterno
1.669
31.642.535
18.959
Montemilone
635
10.104.245
15.912
Montemurro
530
8.709.441
16.433
Muro Lucano
1.961
34.038.322
17.358
Nemoli
677
12.266.897
18.119
Noepoli
419
7.171.834
17.117
Oppido Lucano
1.460
25.561.217
17.508
Palazzo San Gervasio
1.974
34.544.046
17.500
Paterno
1.148
20.453.646
17.817
Pescopagano
934
20.605.075
22.061
Picerno
2.366
42.539.995
17.980
Pietragalla
1.982
37.292.679
18.816
Pietrapertosa
458
6.767.525
14.776
Pignola
2.655
57.827.978
21.781
Potenza
34.129
850.757.441
24.928
Rapolla
1.734
28.127.673
16.221
Rapone
360
5.952.403
16.534
Rionero In Vulture
6.077
121.374.183
19.973
Ripacandida
745
12.470.364
16.739
Rivello
1.260
23.697.798
18.808
Roccanova
652
10.722.832
16.446
Rotonda
1.441
25.929.658
17.994
Ruoti
1.401
21.613.784
15.427
Ruvo Del Monte
403
6.042.875
14.995
San Chirico Nuovo
598
10.182.864
17.028
San Chirico Raparo
466
7.481.332
16.054
San Costantino Albanese
342
5.296.750
15.488
San Fele
1.173
19.032.742
16.226
San Martino D’Agri
321
5.126.569
15.971
San Paolo Albanese
147
2.885.222
19.627
San Severino Lucano
687
11.761.447
17.120
Sant’Angelo le Fratte
524
8.322.514
15.883
Sant’Arcangelo
2.312
39.219.335
16.963
Sarconi
528
8.918.554
16.891
Sasso di Castalda
310
5.560.792
17.938
Satriano di Lucania
868
15.603.819
17.977
Savoia di Lucania
425
6.960.939
16.379
Senise
2.506
46.853.250
18.696
Spinoso
663
10.929.775
16.485
Teana
235
3.761.536
16.007
Terranova di Pollino
587
9.173.627
15.628
Tito
2.979
55.308.312
18.566
Tolve
1.407
24.867.709
17.674
Tramutola
1.177
23.980.478
20.374
Trecchina
1.000
17.347.423
17.347
Trivigno
291
5.651.541
19.421
Vaglio Basilicata
960
18.737.252
19.518
Venosa
4.872
92.604.118
19.007
Vietri di Potenza
1.000
18.207.498
18.207
Viggianello
1.257
19.549.009
15.552
Viggiano
1.293
24.042.589
18.594
Totale
161.266
3.167.352.710
19.641
52
Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali
Hanno contribuito alla elaborazione della Nota tutti i componenti del Centro Studi Uil di Basilicata con un apporto diretto di: Antonella Albano Giusy Lucido Maria Lucia Pace Cristina Pietrantuono Raffaele Tantone Gianpiero Tetta Laura Tullipano Giancarlo Vainieri Vincenzo Venezia Con un apporto significativo di: Vincenzo Tortorelli Segretario provinciale Uilm Potenza
Luigi Veltro Servizio politiche territoriali UIL Nazionale