Seconda Nota Trimestrale / Marzo 2013

Page 1

LE DINAMICHE DEL MERCATO DEL LAVORO REGIONALE NELL’ULTIMO TRIMESTRE 2012

Nota Trimestrale n.2 a cura del Centro Studi UIL Basilicata Sede: Piazza Gorizia, 1 | 85100 Potenza | t. 0971 650496 f. 0971 51098 www.centrostudiuilbasilicata.it | cstudiuilbasilicata@tiscali.it





SOMMARIO

Considerazioni preliminari

4

1. Il dato occupazionale

5

1.1 Le forze di lavoro

7

1.2 Gli inattivi

7

1.3 La disoccupazione

8

Focus disoccupazione

8

2. La dinamica d’impresa nel terzo trimestre 2012

10

3. Un’altra vista sul Mercato del lavoro: le Comunicazioni Obbligatorie rilevate dai CPI

12

4. Il ricorso alla cassa integrazione guadagni, IV Trimestre 2012

14

BOX DI APPROFONDIMENTO

16

1. La nuova frontiera dell’auto e la ristrutturazione dello stabilimento Fiat a Melfi

16

2. Lavorare nella green economy

18

3. Caso Fenice: ora le riforme degli apparati pubblici di controllo

21

4. Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento

22

di Vincenzo Tortorelli, Segretario provinciale Uilm Potenza

(art.1 comma 34 della Legge 92/2012, Legge Fornero)

• Considerazioni preliminari

22

• I contenuti delle linee guida sui tirocini formativi

23

• Criticità applicative

23

5. Prime note e riflessioni in tema di Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi)

24

SPECIALE

27

RAPPORTO FISCALITÀ LOCALE REGIONE BASILICATA di Luigi Veltro, Servizio politiche territoriali Uil Nazionale


CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

Le tendenze interannuali del mercato del lavoro lucano nel III/2012 restituiscono un dato negativo di 1.000 occupati in meno, un decremento di 3.700 unità delle forze di lavoro, una riduzione di 2.300 inattivi, un incremento di 5.000 disoccupati. Sul versante dei dati di fonte Centri per l’impiego (v. 3) si evidenzia che nel 2011 risultano 24.381 avviamenti a tempo indeterminato e 4.149 a tempo determinato, nel 2012 questo dato è completamente ribaltato con soli 5.403 avviamenti a tempo indeterminato e ben 24.070 a tempo determinato. La crisi pertanto ha comportato una riduzione significativa di contratti senza scadenza privilegiando l’utilizzo di contratti a termine o di altre forme contrattuali meno stabili. Aumenta di circa un milione di ore nel IV trimestre 2012, rispetto al trimestre dell’anno precedente, il ricorso complessivo alla cassa integrazione e cresce in particolare il ricorso alla cassa integrazione straordinaria ed in deroga, dato allarmante poiché legato a situazioni aziendali di crisi strutturale aspetto dominante l’attuale contingenza economica della regione (v. 4).

Sul versante del lavoro si scaricano gli effetti di una crisi ‘in radice’ dell’economia regionale, a cui si aggiunge la perdurante gravita del ‘ciclo lungo’ della crisi internazionale. Pesano i fattori negativi del crollo della domanda interna ed ancora il dato calante della domanda estera che cessa di essere, come in altre parti del Paese, una componente di tenuta dell’economia in stato di recessione. Permangono insignificanti le previsioni di crescita del Pil regionale (+0,1 nel prossimo biennio, fonte Prometeia). La Basilicata ripete ed accentua, per le sue fragilità strutturali, i fenomeni e le emergenze segnalate per l’anno 2012 dagli Istituti meridionalisti promotori con la Svimez del recente DocumentoAgenda per il Sud: “l’emergenza è il lavoro, e in particolare quello dei giovani, delle donne e delle categorie più professionalizzate del Mezzogiorno,

è da lì che bisogna ripartire”. Negli ultimi 5 anni il Prodotto interno lordo italiano ha perso oltre il 7%: più del 6% al Nord, quasi il 10% nel Mezzogiorno. Questa è anche la conseguenza dell’effetto recessivo delle quattro manovre effettuate tra il 2010 e il 2011, che sul Pil del 2012 è stimabile in -2,1 punti percentuali, a fronte di -0,8 punti al Centro Nord. Le manovre di spending review, le precedenti e quelle che verranno, non possono non tener conto che negli ultimi anni la spesa in conto capitale della PA nel Mezzogiorno, a fronte dell’obiettivo programmatico del 45% della spesa sul totale nazionale, è drasticamente calata dal 40,4% del 2001 al 31,1% del 2011. Solo recuperando maggiori investimenti pubblici si può cominciare a invertire questa tendenza. Insieme e da subito occorrerà liberare risorse per far fronte all’emergenza welfare al Sud ed in Basilicata, verso coloro che devono ancora entrare sul mercato del lavoro, i lavoratori con contratto precario e a termine e gli occupati in micro imprese ed in generale il rafforzamento della rete dell’inclusione sociale. Bisogna ripartire dalla base produttiva e dall’assetto industriale: se in Italia, come dice Confindustria, bisogna riportare al 20% la quota del manifatturiero sul Pil, oggi ridotta al 16,6%, è dal Sud, fermo al 9,4% rispetto al 18,8% del Centro Nord, che bisogna ricominciare. Serve una politica attiva che punti sull’adeguamento strutturale del sistema produttivo meridionale, anche con interventi volti a rilanciare i poli interessati da crisi aziendali o territoriali, ritessendo ‘palmo a palmo’ i contorni delle politiche regionali di programma anche con una visione realmente innovativa e generativa di sviluppo territoriale con i nuovi Fondi europei 2014/2020. Così come serve una riqualificazione del modello di specializzazione che opponga al declino in atto il sostegno allo sviluppo delle attività a più alta produttività, aprendo anche la strada alla crescita di nuovi settori strategici per l’industria nazionale, all’innalzamento delle dimensioni medie d’impresa, all’aumento del grado di apertura verso l’estero e all’attrazione di investimenti. Gli elementi portanti per realizzare questa strategia trovano nel Sud opportunità - in essere e latenti - insostituibili come la logistica, l’energia, l’ambiente. In Basilicata urge un Piano del lavoro che abbia i connotati della vera emergenza e che anticipi un vero cambiamento di rotta nelle politiche regionali, convogliando, in primo luogo, le risorse della riprogrammazione dei Fondi europei verso pochi essenziali ed evidenti interventi mirati a: 1) sostenere il reddito dei titolari di ammortizzatori sociali ‘forti’ con l’integrazione salariale di lavoratori in C.d.s., 2) fornire sostegno economico ai lavoratori non altrimenti ‘coperti’ dal sistema come Co.Co.Co., lavoratori in somministrazione etc e che comunque manifestano interesse a stare nel mercato del lavoro, 3) offrire ausilio economico alle persone inattive non più inseribili in attività lavorative, 4) prospettare una dote per la formazione dei giovani, per l’arricchimento delle loro competenze e per l’accompagnamento ai percorsi di studio e di ricerca del lavoro, anche con il ricorso all’apprendistato


ed ai voucher–lavoro, 5) presentare una dote familiare che aiuti le persone in difficoltà, nei momenti di fragilità e di bisogno ed investa sulle famiglie come presidio demografico, una sorta di provvedimenti di ‘cittadinanza solidale’ più allargata, 6) creare un sistema semplice di strumenti regionali di sostegno diretto ed indiretto alla capitalizzazione d’impresa ed a progetti di crescita, con interventi mirati di taglio del cuneo fiscale, di integrazione degli investimenti in ricerca e sviluppo, di promozione delle società in spin-off universitarie nel campo delle Ict e della digitalizzazione.

• Tabella 1 Basilicata: numero di occupati e tasso di occupazione per genere. Anni 2010-III trimestre 2012

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat

• Grafico 1

1. Il dato occupazionale

Basilicata: numero occupati (valori in migliaia). Anni 2010-III trimestre 2012

I dati relativi alle dinamiche occupazionali in Basilicata mostrano al terzo trimestre del 2012 un ammontare del numero di occupati pari a 188 mila unità, 1,5 mila in più rispetto al trimestre precedente, per un tasso di occupazione pari al 47,6 %. In particolare nell’ultimo trimestre aumenta la quota di occupati di genere maschile che passa dai 114 mila registrati nel II/2012 ai 119 mila, ma diminuisce il dato tendenziale sul III/2011 di circa 2.000 unità. La quota dell’occupazione di genere femminile diminuisce e passa da 72,44 mila del II/2012 ai circa 68 mila fatti registrare nel III/2012, ma aumenta il dato tendenziale sul corrispondente trimestre 2011 di circa 2.000 unità. La variazione tendenzialmente del numero degli occupati fatti registrare nel III/2012 sembra stabilizzarsi (+0,6% rispetto al III/2011) per la Basilicata, dopo aver registrato due segni negativi marcati nei primi trimestri 2012 rispetto ai corrispondenti del 2011 (-3,0% e 3,7%), a fronte di un lieve decremento, pari allo 0,4%, che caratterizza l’intero Mezzogiorno. In definitiva il saldo occupazionale dal I trimestre è di 4.000 occupati in meno, con un tasso occupazionale medio del 46,8%, contro un 47,6% del 2011 ed un 47% del 2010 per i trimestri corrispondenti. Stabile risulta, inoltre, anche la variazione

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat

• Tabella 2 Occupati. Variazione percentuale rispetto al trimestre dell’anno precedente. Basilicata, Mezzogiorno, Italia

Semestri

Basilicata

Mezzogiorno

Italia

I/2011

2,6

0,3

0,5

II/2011 III/2011 IV/2011 I/2012 II/2012 III/2012

2,9 0,8 -0,9 -3,0 -3,7 0,6

0,5 0,5 -0,4 -0,2 -0,6 -0,4

0,4 0,7 0,1 -0,4 -0,2 0,01

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat


tendenziale nazionale del numero degli occupati. In termini assoluti con 188 mila unità siamo ancora al di sotto del punto massimo dell’ultimo biennio di 194 mila circa del II/2011. Si osserva un andamento ciclico dell’occupazione nell’arco annuale con un calo degli occupati nel primo trimestre dell’anno sull’ultimo trimestre dell’anno precedente ed una crescita nel secondo e terzo trimestre, segno di una forte componente stagionale e precaria dell’occupazione lucana, una sorta di evidenza strutturale che denota il mercato del lavoro regionale. Relativamente alla variazione del numero di occupati per attività economica, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, i dati fatti registrare al III/2012 mostrano per la regione Basilicata un rilevante incremento del numero di occupati del settore agricolo pari al 12,5%. Al contrario il settore continua il suo trend decrescente facendo registrare una perdita pari a circa il 6% degli occupati. Stabile risulta invece l’occupazione nel settore terziario (+0,8%).

• Grafico 2 Occupati. Variazione percentuale rispetto al trimestre dell’anno precedente. Basilicata, Mezzogiorno, Italia

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat

• Grafico 3 Basilicata. Occupati per settore economico. Variazioni percentuali III/2012 rispetto al trimestre dell’anno precedente

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat

• Grafico 4 Occupati per attività economica. Variazioni percentuali III/2012 rispetto al trimestre dell’anno precedente. Basilicata, Mezzogiorno, Italia

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat


1.1. Le forze di lavoro

Dalla lettura dei dati relativi alle forze di lavoro in Basilicata, ordinati nella Tabella 3, si evince nel terzo trimestre del 2012 un decremento di 3,7 unità rispetto al trimestre precedente. In particolare rimane costante il numero di forze di lavoro di sesso maschile, mentre si registra in leggera riduzione la componente femminile (-4,3%). Alla luce dei dati relativi alle dinamiche occupazionale che, come visto in precedenza, per lo stesso trimestre fanno registrare un leggero aumento, ne consegue che diminuisce, seppur in maniera non significativa, il numero di persone in cerca di lavoro. Tuttavia, positiva risulta la dinamica tendenziale: il numero di forze di lavoro cresce di circa tre punti percentuali rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

• Tabella 3 Basilicata: numero di forze di lavoro e tasso di attività per sesso. Anni 2010-III trimestre 2012 Semestri I/2010 II/2010 III/2010 IV/2010 I/2011 II/2011 III/2011 IV/2011 I/2012 II/2012 III/2012

1.2. Gli inattivi

128,9 132,3 132,8 129,9 131,8 135,8 134,2 135,3 135,9 135,1 135,0

65,4 67,3 67,7 66,2 66,5 68,6 68,3 69,0 68,9 68,2 68,0

80,0 82,6 81,9 82,9 80,7 82,0 76,5 76,2 79,2 85,5 81,8

40,9 42,3 41,7 42,2 41,1 41,8 39,0 39,0 40,6 43,7 42,0

209,0 214,9 214,7 212,8 212,5 217,8 210,7 211,5 215,0 220,5 216,8

53,2 54,8 54,7 54,2 53,8 55,2 53,7 54,0 54,8 55,9 55,0

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat

• Tabella 4 Basilicata: numero di inattivi e tasso di inattività per sesso. Anni 2010-III trimestre 2012

Semestri I/2010 II/2010 III/2010 IV/2010 I/2011 II/2011 III/2011 IV/2011 I/2012 II/2012 III/2012

Maschi Femmine Totale Tasso di Tasso di Tasso di Inattivi Inattivi Inattivi attività attività attività (in migliaia) (15-64 anni) (in migliaia) (15-64 anni) (in migliaia) (15-64 anni) 158,6 34,6 219,9 59,1 378,5 46,8 155,0 32,7 217,0 57,7 371,9 45,2 154,3 32,3 217,6 58,3 371,9 45,3 157,0 33,8 216,4 57,8 373,5 45,8 155,2 33,5 218,5 58,9 373,7 46,2 151,0 31,4 217,0 58,2 368,0 44,8 152,3 31,7 222,3 61,0 374,6 46,3 151,1 31,0 222,4 61,0 373,5 46,0 150,5 31,1 219,4 59,4 369,9 45,2 151,1 31,8 212,9 56,3 364,0 44,1 159,9 32,0 216,1 58,0 366,9 45,0

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat

ma non sarebbero immediatamente disponibili a lavorare; da coloro che non cercano lavoro, ma che se sortisse un’offerta l’accetterebbero. Il Cnel ha registrato per il Mezzogiorno negli anni 2010-2011 il dato tendenziale del 13% della popolazione in età attiva come ‘attivi scoraggiati’. Se si applica alla Basilicata questa percentuale si può stimare che circa 23.000 unità sono le persone marginalmente attaccate al mercato del lavoro. Sommando il dato degli ‘scoraggiati’ al dato medio dei disoccupati ufficiali del 2011 di circa 26.000 unità si ottiene il dato di 49.000 unità che vale come una rappresentazione più allargata della disoccupazione, una sorta di propensione, di offerta amplificata di lavoro. Questo dato più ampio coglie meglio il fenomeno di quelle quote di inattivi che lasciano lo stato di non ricerca del lavoro e si presentano sul mercato come ‘lavoratori aggiuntivi”. Per gli effetti della recessione e della stretta fiscale sui redditi familiari si modificano le scelte di partecipazione: l’elasticità della domanda è difatti più alta al diminuire del reddito familiare. Allorché le entrate familiari attese si riducono, ad esempio perche si riduce il reddito o aumenta il rischio di disoccupazione del capofamiglia, è più probabile che i membri del nucleo familiare intensifichino gli sforzi di ricerca del lavoro abbandonando lo status di inattivo ed entrando quindi nelle forze di lavoro.

Relativamente al mercato del lavoro, l’Istat definisce inattivi ‘le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o disoccupate’. Di conseguenza sono inattive le persone che non fanno parte del mercato del lavoro. A tal riguardo i dati relativi al numero di inattivi per la regione Basilicata, mostrano al terzo trimestre del 2012 un tasso di inattività pari al 45%; un punto percentuale in più rispetto al trimestre precedente un punto percentuale in meno rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. In particolare similarmente a quando evidenziato per il numero di forze di lavoro il tasso di inattività risulta di gran lunga superiore, per la componente femminile pari al 58% rispetto al 32% fatto registrare dalla componente maschile. Nel fenomeno degli inattivi sono ricomprese le non forze di lavoro (i non disoccupati ed i non occupati). Il gran numero degli inattivi si può ripartire sotto formulazioni più colorite come quelle degli ‘scoraggiati e degli attivi potenziali’ che l’Istat individua come ‘zona grigia’, composta da coloro che pur non cercando attivamente lavoro, sarebbero disponibili a lavorare, se ne fosse loro offerta la possibilità; da coloro che cercano attivamente lavoro

Maschi Femmine Totale di Tasso di Tasso di Forze Lavoro Tasso Forze Lavoro Forze Lavoro attività attività attività (in migliaia) (15-64 anni) (in migliaia) (15-64 anni) (in migliaia) (15-64 anni)


1.3 La disoccupazione FOCUS DISOCCUPAZIONE

I dati relativi al numero di disoccupati, ordinati nelle Tabelle 5 e 6 mostrano una decrescita congiunturale del numero di disoccupati: al III/2012 la Basilicata fa registrare circa 29 mila disoccupati, ben il 15% in meno rispetto al trimestre precedente. Tuttavia, risulta ancora positiva la dinamica tendenziale del fenomeno che rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente segna un incremento di circa 5.000 disoccupati, con un incremento del 21,6% minore però sia alla media del Mezzogiorno (+29,8%) che alla media nazionale (30,6%). La Basilicata ha tuttavia fatto

registrare nel II/2012, semestre‘nero’ nella serie storica dal 2011, un record di incremento della disoccupazione rispetto al corrispondente trimestre del 41% (Tab.4) a fronte del dato medio meridionale del 35,8% e di quello nazionale del 38,9%. Il picco più alto del fenomeno nell’analisi tendenziale. Il tasso di disoccupazione si attesta al 13,3% crescendo del 2,1% sul dato del III trimestre dell’anno 2011. La disoccupazione femminile cresce di circa 1.900 unità sul trimestre precedente e di circa 3.000 unità rispetto al III trimestre dell’anno precedente, quella maschile diminuisce di circa 6.000 unità rispetto al II trimestre dell’anno in corso, con il I trimestre con punte record nel triennio della disoccupazione maschile. Aumenta invece di circa 2.000 unità sul trimestre corrispondente dell’anno 2011.

Si osservano alcuni cambiamenti nell’ultimo triennio. Nei trimestri del 2012 l’incremento della disoccupazione ha interessato entrambi i generi, ma è stato più intenso per le donne nel 2010 e 2011. Nel corso dell’ultima crisi, iniziata nel 2008, si era osservata un’evoluzione peculiare della disoccupazione tra i generi, con gli uomini che avevano superato le donne come peso sullo stock di disoccupati, risentendo delle difficoltà specifiche dell’industria e dell’edilizia, settori poco femminilizzati. Nel 2012 torna a crescere il peso della componente femminile sullo stock di disoccupati, eccetto il dato ‘clou’ del 18% di disoccupazione maschile del I trimestre e ciò nonostante la modesta crescita dell’occupazione si sia concentrata significativamente sulle donne (Tab.5): questo perché il recupero dell’offerta di lavoro, con il ritorno sul mercato degli scoraggiati che ne erano usciti, è stato maggiore per le donne. Il Rapporto sul Mercato del Lavoro Cnel 2012 ha ben focalizzato il fenomeno su scala Meridionale: “il Mezzogiorno, che ha un peso considerevole sullo stock esistente di disoccupati, ha registrato un peggioramento del tasso di uscita dalla disoccupazione verso l’occupazione”. Un’indicazione speculare è data dall’andamento del tasso di permanenza, ovvero della percentuale di disoccupati

che restano tali in due anni consecutivi di osservazione. Più di un disoccupato su tre (il 35 per cento) risulta restare tale nel corso degli anni; la difficoltà ad uscire dallo stato di disoccupazione ed a transitare verso l’occupazione, spiega l’incremento dello stock di disoccupati nel Mezzogiorno. L’esito più comune della disoccupazione resta comunque l’inattività, anche se la probabilità di tale passaggio è caduta notevolmente nell’ultimo anno (passando dal 56 al 44 per cento per il Sud). • Tabella 5 Basilicata: numero di disoccupati e tasso di disoccupazione per genere. Anni 2010-III trimestre 2012 Semestri I/2010 II/2010 III/2010 IV/2010 I/2011 II/2011 III/2011 IV/2011 I/2012 II/2012 III/2012

Maschi

Femmine

Disoccupati Tasso di (in migliaia) disoccupazione 15,30 13,14 16,09 14,60 16,51 13,64 13,88 16,35 24,64 21,02 15,82

11,9 9,9 12,1 11,2 12,5 10,0 10,3 12,1 18,1 15,6 11,7

Totale

Tasso di Tasso di Disoccupati Disoccupati (in migliaia) disoccupazione (in migliaia) disoccupazione 13,53 13,50 13,00 11,46 11,14 10,50 9,80 10,07 11,06 13,02 12,98

16,9 16,3 19,9 13,8 13,8 12,8 12,8 13,2 14,0 15,2 15,9

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat

28,83 26,64 29,09 26,06 27,65 24,14 23,68 26,43 35,70 34,04 28,80

13,8 12,4 13,6 12,2 13,0 11,1 11,2 12,5 16,6 15,4 13,3


• Grafico 5 Basilicata: numero disoccupati (valori in migliaia). Anni 2010-III trimestre 2012

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat

• Tabella 6 Disoccupati. Variazione percentuale rispetto al trimestre dell’anno precedente. Basilicata, Mezzogiorno, Italia

Semestri

Basilicata

Mezzogiorno

Italia

I/2011

-4,1

-1,9

-5,2

II/2011

-9,4

-2,6

-7,0

III/2011

-18,6

2,9

1,9

IV/2011 I/2012

1,4 29,1

10,0 31,4

11,4 30,0

II/2012

41,0

35,8

38,9

III/2012

21,6

29,8

30,6

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat

• Grafico 6 Disoccupati. Variazione percentuale rispetto al trimestre dell’anno precedente. Basilicata, Mezzogiorno, Italia

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Istat


2. Le dinamiche d’impresa nel terzo trimestre 2012 10

In premessa si richiama la distinzione tra le imprese classificate secondo i codici Ateco 2007 e le imprese non classificate in ragione delle procedure proprie del registro delle imprese. La CCIAA definisce imprese non classificate quelle “a cui non è stato ancora attribuito il codice Ateco di codifica dell’attività economica al momento dell’estrazione dei dati”. Allo scopo di non influenzare le analisi settoriali relative alla dinamica d’impresa, in genere non sono conteggiate le imprese non classificate, le quali, al terzo trimestre del 2012 risultano pari a 3.170 unità, di cui attive solamente 72. Tuttavia, per avere un quadro più ampio, nello studio presente si è tenuto conto anche delle imprese non classificate. Nel terzo trimestre il totale delle imprese iscritte, comprese quelle agricole, è stato di 584 unità a fronte di un totale di cessazioni pari a 570 unità, evidenziando un saldo di poco positivo pari a 14 unità. Ciononostante, confrontando il dato con quello rilevato nel trimestre precedente, emerge un saldo negativo, sia per le iscrizioni, diminuite di ben 308 unità, che per le cessazioni ridotte anche queste di 89 unità. Di conseguenza, confrontando il saldo nati-mortalità con il corrispettivo rilevato nel trimestre precedente si evidenzia una riduzione di ben 219 unità. Questa riduzione può essere interpretata come un indicatore della complessiva tendenza negativa che caratterizza il tessuto produttivo regionale. Dall’analisi tendenziale rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, emerge un miglioramento del saldo di nati-mortalità; infatti, mentre le iscrizioni si sono ridotte di 46 unità, le cessazioni si sono ridotte di ben 272 unità. Il suddetto miglioramento, comunque, non è necessariamente indicativo di una evoluzione positiva del trend. In generale, se si escludono le imprese non classificate, tutte le principali divisioni settoriali fanno registrare saldi di nati-mortalità negativi, indicativi della condizione persistente di crisi economica che continuerà a protrarsi anche nei successivi trimestri. Nell’analisi dei singoli settori, per il

terzo trimestre 2012, si è assistito ad un saldo fortemente negativo per il settore agricolo, per il quale a fronte di un numero di iscrizioni pari a 64 unità, sono state registrate ben 184 cessazioni, per la quasi totalità ditte individuali. Il settore industriale continua ad essere caratterizzato da un trend negativo; infatti, il saldo di nati-mortalità, pari a -36 unità, risulta leggermente migliore di quello fatto registrare nel trimestre precedente (-46 unità). Tale saldo è il risultato di una riduzione delle imprese iscritte di 10 unità a fronte di una riduzione delle cessazioni, pari a 98 unità. Le tendenze sono simili se si scinde il settore industriale nei sotto-settori dell’industria in senso stretto e delle costruzioni. Nel primo aggregato, infatti, il saldo di nati-mortalità, pari a -20 unità, risulta leggermente migliore rispetto a quello fatto registrare nel trimestre precedente (-33 unità). Al contrario, per il settore delle costruzioni, si riscontra un peggioramento: si passa dalle -13 unità del secondo trimestre 2012 alle -16 del terzo trimestre 2012. Nello specifico, all’interno del settore industriale, è il comparto manifatturiero a contribuire in maniera rilevante al saldo negativo; infatti si registra per l’industria manifatturiera una riduzione di ben 20 unità, ad indicare la maggiore suscettibilità del comparto agli effetti della crisi, in ragione anche di una ormai sempre più accesa e consolidata concorrenza internazionale. Per quanto riguarda il settore dei servizi, il saldo di natimortalità continua a registrare una tendenza negativa, seppur caratterizzata da un leggero miglioramento. Infatti, il saldo fatto registrare nel terzo trimestre del 2012 è pari a -24 unità, rispetto alle -63 unità fatte registrare nel trimestre precedente e alle -154 unità fatte registrare nello stesso trimestre dell’anno precedente. Anche per il settore dei servizi si è assistito ad una riduzione del numero di imprese iscritte, che sono passate dalle 290 unità del trimestre precedente alle 235 unità del trimestre in oggetto. Contestualmente si è registrata una più marcata riduzione delle cessazioni, passando dalle 353 unità del secondo trimestre alle 259 di quello in oggetto. Nello specifico, il settore più colpito, come si può dedurre dal connotato reale di questa crisi, è quello del commercio, caratterizzato da una flessione del saldo di nati-mortalità di 18 unità, equivalente alla flessione del solo commercio al dettaglio; dalla lettura di questi dati si comprende come la crisi abbia ormai ampiamente investito i consumi, e come, d’altro canto, si evince anche che i competitors di maggiori dimensioni, quali la GD, resistano meglio alla crisi, come evidenziato dalla sostanziale invarianza del relativo saldo di nati-mortalità. All’interno del settore dei servizi, merita attenzione la divisione relativa al trasporto, che registra un saldo nati-mortalità negativo pari a 11 unità, probabilmente correlato alle dinamiche industriali sopra menzionate. Un altro aspetto rilevante riguarda la dinamica negativa della ristorazione che presenta un saldo nati-mortalità pari a -7 unità.


Tabella 7 Regione Basilicata: dinamica di impresa III trimestre 2012

Fonte Elaborazione Centro studi Uil Basilicata su dati Infocamere-Movimpresa

• Grafico 7 Regione Basilicata: dinamica di impresa anno 2011-I-II-III trimestre 2012

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Movimpresa

• Grafico 8 Regione Basilicata: saldo di nati-mortalità delle imprese anno 2011-I-II-III trimestre 2012

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Movimpresa

11


3. Un’altra vista sul Mercato del lavoro: le Comunicazioni Obbligatorie rilevate dai CPI 12

Cambiando scenario si può approcciare la dinamica assunzioni-cessazioni dei rapporti di lavoro attingendo ai dati disponibili dell’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro, Istruzione e Formazione mediante il sistema informativo utilizzato per le attività amministrative dei Centri per l’impiego della Basilicata. Tali informazioni assumono particolare rilievo perché a differenza dai dati ISTAT che rappresentano una elaborazione statistica su base campionaria, queste informazioni descrivono in concreto l’andamento del mercato del lavoro lucano attraverso il monitoraggio reale assicurato dai CPI tramite il sistema delle Comunicazioni Obbligatorie. Le Comunicazioni obbligatorie (CO) infatti, introdotte con la finanziaria 2007 Decreto Interministeriale del 30.10.2007, sono trasmesse da tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, in caso di assunzione, proroga, trasformazione e cessazione dei rapporti di lavoro a partire dal 1 gennaio 2008. Attraverso questo sistema, è possibile individuare il numero di avviamenti (nuovi rapporti di lavoro instaurati), il numero degli avviati (lavoratori interessati dai nuovi rapporti di lavoro), il numero delle cessazioni (rapporti di lavoro interrotti) ed il numero dei cessati (lavoratori interessati dalla interruzione di un rapporto di lavoro). Dai dati disponibili, è possibile effettuare un confronto in relazione al primo trimestre relativamente alle annualità 2010-2011-2012. Il quadro che emerge, senza rete e mediazioni, è l’impatto significativo e lacerante della crisi economica in termini occupazionali nell’anno 2012. Nella Tabella n. 8 si osserva che i rapporti di lavoro attivati sono complessivamente aumentati da 31.985 nel primo trimestre 2010 a 33.631 nel relativo trimestre 2012. Anche il numero dei lavoratori è aumentato nello stesso periodo di confronto passando da 25.605 unità del 2010 alle 27.007 del 2012. Tale dato tuttavia si rivela assai meno positivo se osserviamo la tipologia del rapporto di lavoro degli avviati. Si osserva infatti che mentre nel 2011 risultano 24.381 avviamenti a tempo indeterminato e 4.149 a tempo

determinato, nel 2012 questo dato è completamente ribaltato con soli 5.403 avviamenti a tempo indeterminato e ben 24.070 a tempo determinato. La crisi pertanto ha comportato una riduzione significativa di contratti senza scadenza privilegiando l’utilizzo di contratti a termine o di altre forme contrattuali meno stabili. L’utilizzo di tali strumenti contrattuali ha un impatto diretto sulla tipologia di lavoratori, laddove si registra un aumento di avviamenti nell’ultimo anno per le fasce di età 15-24 anni (+1.229 avviamenti) e 25-34 anni (+1.649 avviamenti) a fronte di una riduzione per le fascia 35-54 anni (-681 avviamenti) ed in quella 55 anni e oltre (-256 avviamenti). Il valore medio di attivazioni per lavoratore registra una sostanziale equiparazione, dovuto però ai differenti contributi delle due componenti uomini e donne: in aumento gli uomini e in diminuzione le donne. La lettura dei rapporti di lavoro attivati per provincia, mostra un aumento nel numero dei rapporti attivati per la provincia di Potenza e una lieve flessione nella provincia di Matera a fronte di un aumento complessivo nella Regione. I rapporti di lavoro attivati evidenziano una flessione nei settori: • agricoltura-alberghi e ristorazione-trasporti, • comunicazioni attività finanziarie e altri servizi alle imprese - P. A. istruzione e sanità, • altri servizi pubblici, sociali e personali. In crescita risultano i rapporti attivati nei settori: • Industria in senso stretto, • costruzioni-commercio, riparazioni, • attività svolte da famiglie e convivenze. Tuttavia tali dati, se incrociati con le rilevazioni delle cessazioni dimostrano semplicemente una maggiore flessibilità nei settori dell’industria e dell’edilizia in ragione degli altalenanti flussi della produzione industriale degli ultimi anni, specie se legati ad alcuni ambiti specifici (auto motive, agroalimentare) ed al crescente ricorso al lavoro somministrato per l’edilizia. Il dato delle cessazioni (Tab. n.10) evidenzia la straordinaria criticità del contesto locale. Si passa infatti dalle 18.748 cessazioni del primo trimestre 2011 alle 24.005 del 2012, con un aumento di lavoratori cessati di ben 2.053 unità (in un trimestre!) ed un numero medio di cessazioni per lavoratore di 1,51 (rispetto ad 1,35 del 2011) che indica una maggiore frammentazione dei rapporti lavoro. Tale indicazione emerge altresì dalla tipologia di contratti di lavoro esaminati rispetto ai soggetti che hanno visto l’interruzione del proprio rapporto di lavoro (Tab. n.11). Si rileva infatti, come sopra già esposto, una significativa evoluzione delle dinamiche del mercato del lavoro con una impennata delle cessazioni nel 2012 (+ 12.157 rispetto al 2011) per i contratti a tempo determintato. Le donne risultano maggiormente penalizzate, aumenta il numero di cessazioni fatte dal datore nei confronti dei lavoratori di sesso femminile con un indice medio di 1,65, rispetto a quello maschile che risulta pari a 1,41. I rapporti di lavoro cessati nel confronto dei tre anni in esame aumentano nei settori:


tessuto imprenditoriale, per il fine di favorire dinamiche occupazionali più stabili e durature ed arrestare il trend negativo dei dati descritti nel presente paragrafo. Tabella 8

Totale

Donne

Uomini

Regione Basilicata: rapporti di lavoro attivati per classe d’età e sesso I° trimestre 2010-2011-2012 1° Trimestre 2012 1° Trimestre 2011 Numero Numero Rapporti Rapporti medio di medio di Classe d'età di lavoro Lavoratori attivazioni di lavoro Lavoratori attivazioni attivati per per attivati lavoratore lavoratore fino a 24 anni 2988 2568 1,16 2187 1856 1,18 25-34 5433 4483 1,21 4358 3668 1,19 35-54 8344 6583 1,27 7991 6486 1,23 55 e oltre 1895 1507 1,26 2070 1749 1,18 18660 15141 1,23 16606 13759 1,21 Totale fino a 24 anni 1993 1576 1,26 1565 1240 1,26 25-34 4289 3468 1,24 3713 2880 1,29 35-54 7530 5880 1,28 8564 6090 1,41 55 e oltre 1159 942 1,23 1189 952 1,25 Totale 14971 11866 1,26 15031 11162 1,35 fino a 24 anni 4981 4144 1,20 3752 3096 1,21 25-34 9722 7951 1,22 8071 6548 1,23 35-54 15874 12463 1,27 16555 12576 1,32 55 e oltre 3054 2449 1,25 3259 2701 1,21 Totale 33631 27007 1,25 31637 24921 1,27

1° Trimestre 2010 Numero Rapporti medio di di lavoro Lavoratori attivazioni per attivati lavoratore 2227 1811 1,23 4344 3550 1,22 8282 6756 1,23 2213 1935 1,14 17066 14052 1,21 1461 1125 1,30 3595 2761 1,30 8484 6441 1,32 1379 1226 1,12 14919 11553 1,29 3688 2936 1,26 7939 6311 1,26 16766 13197 1,27 3592 3161 1,14 31985 25605 1,25

Fonte OML Regione Basilicata

Tabella 9 Regione Basilicata: rapporti di lavoro attivati per tipologia e sesso I° trimestre 2010-2011-2012

Fonte OML Regione Basilicata

Tabella 10 Regione Basilicata: rapporti di lavoro cessati per classe d’età e sesso I° trimestre 2010-2011-2012

Donne

Uomini

Classe d'età

Totale

• Industria in senso stretto; • Costruzioni-Trasporti e Comunicazioni; • In attività finanziarie e servizi alle imprese; • Attività svolte da famiglie e convivenze. Si riducono i rapporti nei settori: • Agricoltura; • Alberghi e Ristoranti; • P. A. istruzione e Sanità; • Negli altri servizi pubblici, sociali e personali. Considerando il saldo tra avviamenti e cessazioni in riferimento al primo trimestre delle annualità 2011 (12.889 unità) e 2012 (9.626 unità), osserviamo una riduzione di ben 3.263 rapporti nel singolo trimestre 2012; il saldo tra avviati e cessati nello stesso periodo di referimento è però sostanzialmente identico. Emerge ancora una volta con forza che il mercato del lavoro lucano è in una fase di precarizzazione dei rapporti di lavoro; l’offerta di lavoro si caratterizza sostanzialmente in contratti a termine e di durata breve. Questi aspetti incidono sulla stabilità economica delle famiglie lucane, sui consumi, sulla spesa procapite e denotano la grande difficoltà (trasversale) in cui versano gli operatori economici. Il saldo tra avviamenti e cessazioni per settori di attività, fa emergere un sostanziale saldo positivo esclusivamente per l’agricoltura ed il turismo, mentre anche alla luce delle riforme in materia di spending review, appare rilevante la riduzione di attivati legati direttamente ed indirettamente alla pubblica amministrazione, da sempre principale propagatore di ricchezza nel contesto lucano. In questo quadro, sarà importante monitorare l’andamento del mercato del lavoro in relazione ai contratti a termine ed all’apprendistato, istituti maggiormente interessati dalla legge n. 92/2012 e che suscita contestualmente molte aspettative e problematiche rispetto alla piena attuazione della riforma del mercato del lavoro. Lo scenario che emerge, in linea con la fotografia tracciata dall’Istat, richiede un’analisi approfondita sulle misure necessarie a sostenere il contesto economico locale, con particolare riferimento al

fino a 24 anni 25-34 35-54 55 e oltre Totale fino a 24 anni 25-34 35-54 55 e oltre Totale fino a 24 anni 25-34 35-54 55 e oltre Totale

Rapporti di lavoro cessati 2149 4215 5563 1182 13109 1368 3573 5363 592 10896 3517 7788 10926 1774 24005

1° Trimestre 2012 Numero medio di Lavoratori cessazioni per lavoratore 1948 1,10 2828 1,49 3781 1,47 747 1,58 9304 1,41 1167 1,17 2178 1,64 2954 1,82 312 1,90 6611 1,65 3115 1,13 5006 1,56 6735 1,62 1059 1,68 15915 1,51

Rapporti di lavoro cessati 1485 2690 4432 1231 9838 1063 2479 4809 559 8910 2548 5169 9241 1790 18748

1° Trimestre 2011 Numero medio di Lavoratori cessazioni per lavoratore 1196 1,24 2194 1,23 3468 1,28 1022 1,20 7880 1,25 770 1,38 1816 1,37 2990 1,61 406 1,38 5982 1,49 1966 1,30 4010 1,29 6458 1,43 1428 1,25 13862 1,35

1° Trimestre 2010 Rapporti di lavoro cessati

Lavoratori

1454 2791 4709 1252 10206 1001 2379 4444 459 8283 2455 5170 9153 1711 18489

1110 2175 3698 1082 8065 712 1689 2790 367 5558 1822 3864 6488 1449 13623

Numero medio di cessazioni per lavoratore 1,31 1,28 1,27 1,16 1,27 1,41 1,41 1,59 1,25 1,49 1,35 1,34 1,41 1,18 1,36

Fonte OML Regione Basilicata

Tabella 11 Regione Basilicata: rapporti di lavoro cessati per tipologia di contratto e sesso I° trimestre 2010-2011-2012 Tipologia di contratto Tempo indeterminato Tempo determinato Apprendistato Contratti di collaborazione Altro (*) Totale

Uomini 2371 8973 271

1° Trimestre 2012 Donne Totale 1455 3826 6980 15953 198 469

Uomini 6455 2315 273

1° Trimestre 2011 Donne Totale 5840 12295 1481 3796 70 343

Uomini 6566 2785 199

1° Trimestre 2010 Donne Totale 5456 12022 1407 4192 75 274

1135

1997

3132

753

1443

2196

574

1228

1802

244 12994

171 10801

415 23795

42 9838

76 8910

118 18748

82 10206

117 8283

199 18489

Fonte OML Regione Basilicata

13


4. Il ricorso alla cassa integrazione guadagni, IV Trimestre 2012 14

I dati sulle ore autorizzate di cassa integrazione guadagni segnalano anche per l’ultimo trimestre del 2012 un monte orario di interventi autorizzati in forte crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: complessivamente 4.673.426 ore tra il mese di ottobre ed il mese di dicembre contro le 3.664.959 ore complessive dello stesso periodo del 2011. Il Grafico 9 indica la situazione illustrata. Nel dettaglio, i dati relativi al mese di Ottobre 2012, evidenziano una diminuzione importante del ricorso alla Cassa integrazione rispetto al mese precedente del -19,6%, ovvero un –1.460 di lavoratori in cassa integrazione. Un dato allarmante si registra nel Novembre 2012 caratterizzato da un aumento vertiginoso del ricorso alla cassa integrazione: un +75,4% (pari a +4.509 lavoratori). Questo è il dato più elevato registrato in tutta Italia nel mese di riferimento. L’incremento più importante (+489,6%) si riscontra, in particolare, per il ricorso alla cassa integrazione straordinaria. Del resto, anche per il mese di Dicembre si riporta un aumento del +4,9% rispetto al mese precedente, con +518 lavoratori in cassa integrazione. E’ tuttavia rilevante notare che, mentre si registra una diminuzione del -31,5% per la Cig ordinaria, continua ad aumentare il dato della Cig straordinaria (+85,6%) e in deroga (+317,7%). Il continuo accrescimento del ricorso alla Cig straordinaria ed in deroga è il dato allarmante poiché ci troviamo di fronte ad un intervento che viene autorizzato non per far fronte a difficoltà di mercato ma per appianare problematiche strutturali più complesse quali crisi aziendali e procedure concorsuali. Valutiamo adesso i dati della Cig registrati per le due province lucane (Tab. 13). Tra il mese di Ottobre ed il mese di Novembre 2012, si registra nella sola Provincia di Potenza un aumento totale del ricorso alla Cig del +100%. Ancora una volta, il dato più ampio si riscontra per la Cig straordinaria, dove si calcola un aumento del +939,10%. Situazione similare anche nella Provincia di Matera, dove nello stesso intervallo temporale di

riferimento si riscontra un aumento della Cig straordinaria del +63,10% e della Cig in deroga del +184,10%. Tuttavia, in Provincia di Matera si riscontra una diminuzione della Cig ordinaria pari al -50,20%. La situazione risulta capovolta nel mese di Dicembre. Nello stesso intervallo di tempo, se nella Provincia di Potenza vi è una contrazione del -27,0%, nella Provincia di Matera, nonostante una diminuzione ulteriore della cassa ordinaria (-15,20%), si registra un aumento esponenziale della Cig straordinaria (+671,7%) ed in deroga (+496,1%) con un incremento generale del +318,1%. In ultima analisi, riportiamo i dati delle ore di cassa integrazione per settore produttivo. Tra il mese di Ottobre ed il mese di Novembre 2012, l’incremento più alto in percentuale si riscontra nel settore dell’industria con un +100,10%, mentre si può verificare una contrazione al ricorso negli altri settori produttivi. Anche tra il mese di Novembre ed il mese di Dicembre 2012 si riporta un aumento ulteriore di ore del 10% nel campo dell’industria assieme al mercato del commercio, (+13,20%) mentre una diminuzione è calcolata nel settore dell’edilizia (-56,4%). • Grafico 9 Andamento ore autorizzate CIG in Basilicata III trim. 2011-12

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Uil Nazionale

• Tabella 12 Andamento mensile ore autorizzate cassa integrazione. Anno 2012 Mese 2012

Cig straordinaria 2012 319.680 143.028 176.017 489.864 1.231.477 101.290 654.148 637.475 112.261 80.373 473.906 879.593

Cig deroga 2012 76.997 197.267 282.767 50.739 98.274 8.852 11.480 34.022 83.238 21.025 27.381 114.362

Totale 2012

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

Cig ordinaria 2012 790.323 755.872 779.578 1.120.500 618.545 1.053.077 1.261.861 96.446 1.070.084 915.979 1.282.703 878.104

TOTALE 2012

10.623.072

5.299.112

1.006.404

16.928.588

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Uil Nazionale

1.187.000 1.096.167 1.238.362 1.661.103 1.948.296 1.163.219 1.927.489 767.943 1.265.583 1.017.377 1.783.990 1.872.059


Tabella 13 Ore autorizzate cassa integrazione. Potenza e Matera. IV trimestre 2012

OTTOBRE straor. deroga tot. ord. Potenza 754.077 39.136 14.914 808.127 Matera 161.902 41.237 6.111 209.250 NOVEMBRE straor. deroga tot ord. Potenza 1.202.051 406.644 10.021 1.618.716 Matera 80.652 67.262 17.360 165.274 DICEMBRE ord. straor. deroga tot Potenza 809.691 360.560 10.874 1.181.125 Matera 68.413 519.033 103.488 690.934 Fonte OML Regione Basilicata

Tabella 14 Ore autorizzate cassa integrazione per settore produttivo. IV trimestre 2012

Ottobre Novembre Dicembre

Industria 815.210 1.631.284 1.794.374

Edilizia 175.574 136.745 59.619

Artigianato 648 0 0

Comm.le 25.945 15.961 18.066

Settori vari 0 0 0

Totale 1.017.377 1.783.990 1.872.059

Fonte Elaborazione Centro Studi Uil Basilicata su dati Uil Nazionale

15


di Vincenzo Tortorelli Segretario provinciale Uilm Potenza

1. La nuova frontiera dell’auto e la ristrutturazione dello stabilimento Fiat a Melfi

BOX DI APPROFONDIMENTO 16

Dal 1993 a oggi dallo stabilimento di Melfi sono uscite oltre 5,5 milioni di vetture. Attualmente a Melfi si produce la terza serie della Punto, mentre in passato (fino al 2004) sono state realizzate anche le vetture a marchio Lancia Ypsilon. I dipendenti della fabbrica attualmente sono 5.541, nel 2012 hanno fatto 150 giorni di cassa integrazione ed una produzione di circa 150 mila vetture. Sono questi i dati che anche i vertici della Fiat, John Elkann e Sergio Marchionne, alla presenza del premier Mario Monti e delle autorità locali, il 20 dicembre scorso hanno illustrato il nuovo piano di investimento che prevede la produzione di nuovi modelli. Sergio Marchionne ha spiegato che Fiat è “un’azienda sana e forte, che ha chiuso il 2012 con un utile della gestione ordinaria di circa 3,8 miliardi e un utile netto sopra 1,2 miliardi”. L’A.d. di Fiat ha quindi confermato il raggiungimento degli obiettivi per quest’anno. Oggi a Melfi va in scena il primo passo di un piano coraggioso, non chiudiamo in Italia per il senso di responsabilità che l’Italia ha sempre dimostrato nei confronti del Paese. A Melfi nel 2013 saranno prodotti due nuovi modelli, un MINI-SUV a marchio Jeep e un nuovo SUV a marchio Fiat 500X. L’investimento sull’impianto è pari a 1 miliardo di euro, lo stabilimento lucano produrrà 1600 vetture al giorno, con una produzione organizzata su tre turni, lo stabilimento sarà all’avanguardia mondiale. Il programma di ristrutturazione sarà così articolato: - �������������������������������������� Interventi strutturali sui fabbricati di Montaggio e sugli impianti di Stampaggio, Lastratura, Verniciatura e Montaggio i predetti interventi già sono stati avviati dallo scorso 1 febbraio 2013; - Unità Stampaggio, lo stampaggio verrà dotato di una nuova sala metrologica in coerenza con i migliori standard di controllo qualità e saranno operati anche interventi specifici sulle linee per adeguare ai migliori standard di efficienza tecnologica e qualitativa; - Unità di Lastratura, in lastratura

saranno realizzate nuove linee di produzione per la saldatura dei nuovi modelli e sarà effettuato il potenziamento di una delle due linee automatiche di saldatura dell’autotelaio per la continuazione della produzione dell’attuale modello Fiat Grande Punto, le nuove istallazioni saranno progettate secondo i più avanzati standard tecnologici e garantiranno elevata flessibilità e qualità, anche i sistemi di trasporto saranno rinnovati per garantire la promiscuità tra l’attuale modello e i modelli futuri e l’attuale sala metrologica sarà ampliata con l’introduzione di nuove e più moderne macchine di misura; - Unità di Verniciatura, l’impianto sarà adattato alle esigenze di vetture più grandi rispetto all’attuale modello e saranno introdotte soluzioni tecnologiche volte al miglioramento della qualità del prodotto, dell’ergonomia e del rispetto dell’ambiente; - Unità di Montaggio, il reparto di Montaggio sarà ristrutturato in modo significativo con impianti totalmente nuovi, tecnologicamente all’avanguardia, per la produzione dei nuovi modelli, le postazioni di lavoro saranno realizzate secondo gli standard della metodologia ergo-Uas al fine di migliorare ulteriormente gli aspetti ergonomici, una linea di montaggio sarà dedicata alla prosecuzione della produzione della Fiat Grande Punto, i sistemi di controllo della qualità del prodotto e dei processi saranno sostituiti con impianti di ultima generazione. - Area Logistica, sarà realizzato un piano generale di miglioramento dei flussi logistici al fine di ottenere l’ottimizzazione dell’asseveramento dei materiali alle linee di produzione; - Formazione, il piano di formazione previsto costituisce un presupposto fondamentale per lo sviluppo futuro dello stabilimento in previsione delle nuove sfide che dovrà affrontare per competere nel mercato internazionale Per la Uilm, la considerazione è immediata: si ristruttura per produrre e quindi… Quindi è una buona notizia, perché su Melfi giravano da tempo preoccupanti voci di una imminente chiusura e così FIAT torna, un anno dopo Pomigliano d’Arco, ad investire nel nostro paese. L’annuncio è molto importante anche perché fatto proprio nella sede di uno degli stabilimenti principali della Fiat dove verrà ancora costruita la Punto, modello più che mai in sofferenza nell’asfittico mercato dell’auto nazionale. La riorganizzazione prevede, nel 2014, l’inizio della produzione di due nuovi modelli, che nasceranno dalla piattaforma Small Wide, una delle tre basi comuni all’interno dell’alleanza Fiat-Chrysler. Il primo avrà marchio Jeep e sarà una Mini-Suv, che verrà anche esportata negli USA, mentre la seconda sarà la 500X, ulteriore evoluzione della 500L. A metà gennaio abbiamo ricevuto la richiesta da parte di FIAT, di 22 mesi e mezzo di cassa integrazione a rotazione per tutti i lavoratori dello stabilimento, necessari per ristrutturare e adeguare i macchinari prima e le linee di


assemblaggio per le nuove vetture. Il provvedimento interesserà 5.541 dipendenti con inizio dall’11 febbraio 2013 per durare fino al 31 dicembre 2014 la CIGS necessita di fermare in sequenza una delle due linee di produzione, mentre una resta attiva con l’attuale modello Grande Punto con una produzione giornaliera su tre turni di circa 750 vetture, con l’obiettivo di mantenere almeno i livelli del 2012, con meno di 150 mila auto prodotte in Basilicata lo scorso anno. All’annuncio Fiat della CIGS però si è diffuso un allarmismo per motivi strumentali e persino elettoralistici. Difatti la cassa integrazione a rotazione per lo stabilimento di Melfi ha, come non mai una motivazione reale: anche i meno informati ben comprendono che i lavori di ristrutturazione di linee produttive così complesse tecnologicamente come quelle di Melfi non si possono eseguire con tutti gli operai in fabbrica. Siamo di fronte pertanto alla prima fase di avvio per la realizzazione di impegni annunciati solo il 20 dicembre scorso personalmente da Marchionne alla presenza del presidente Elkann e del Premier Monti per l’adeguamento di una linea destinata alla 500X e alla Mini Jeep. L’impegno della UILM ad essere responsabilmente rivolto a monitorare le varie fasi del programma industriale, per la SATA e l’indotto ACM, contestualmente alla garanzia della continuità produttiva, alla gestione della Cassa Integrazione e alla rotazione per il mantenimento dei livelli occupazionali. In questo momento abbiamo bisogno di buon senso, di responsabilità e non di cassandre e detrattori, tanto peggio tanto meglio. In questa fase per la Uilm è utile cercare di introdurre un dibattito su cosa serve davvero al nostro paese per rilanciare un’industria strategica che coinvolge migliaia di addetti e che pesa il 16% del PIL italiano. Tutto avviene dopo un periodo molto lungo dove FIAT ha allocato molte produzioni fuori dai confini del nostro paese, mentre oggi la Fiat del futuro,

pone grande attenzione all’internazionalizzazione del gruppo e dei modelli da costruire in Italia che dovranno essere pensati per l’esportazione, un cambio radicale di politica industriale che il Lingotto si presta a realizzare per gli stabilimenti Italiani. In questo quadro non dimentichiamoci cosa sta succedendo all’estero dove i grandi costruttori sono impegnati in difficili e dolorose ristrutturazioni con annunciate chiusure di fabbriche vedi Opel a Bochum, Ford a Genk, PSA a Aulnay e Volvo a Ghent e richieste di aiuti ai Governi. Tornando all’intesa siglata presso la sede della Regione Basilicata nella mattinata del 7 febbraio 2013 tra la Direzione dello Stabilimento lucano, le parti sociali e le Istituzioni sul Piano di Ristrutturazione per lo stabilimento FIAT-SATA di Melfi, il passaggio istituzionale rafforza la tutela dei lavoratori, conferma la produzione della Punto e dell’investimento Fiat. Per tutti gli operai dello stabilimento di Melfi sono previsti, in base all’accordo firmato, periodi di formazione “on the job” all’interno della struttura stessa e, se necessario, negli stabilimenti del gruppo torinese dove sono già utilizzati macchinari di ultima generazione. Siamo consapevoli che la cassa integrazione straordinaria, a rotazione, avrà effetti pesanti sui redditi dei lavoratori e per questo continueremo a vigilare e a monitorare la situazione con la massima attenzione sino alla definitiva conclusione. Intanto, lo stabilimento lucano torna a essere centrale nella strategia della Fiat. Tuttavia si avverte una preoccupazione per il quadro generale del mercato italiano ed europeo. A gennaio crolla il mercato in Europa ,mai così male dal 1990, il nuovo anno apre col peggior dato da oltre 20 anni: il calo è stato dell’8,7% rispetto allo stesso mese del 2012. I dati diffusi dall’Acea indicano che le nuove immatricolazioni sono state poco meno di 900mila l’Italia ,maglia nera tra i big con una flessione di -17,6%. Male anche la Germania e la Francia. In controtendenza la Gran Bretagna +11,5%. A fronte di tanta negatività riluce il fatto che i nuovi modelli che saranno prodotti dagli operai lucani puntano al mercato internazionale e che allo stabilimento di Melfi si assegna una sorta di compito speciale nel riposizionamento dell’Azienda sui mercati esteri. Infine per la Uilm l’investimento per il rilancio dello stabilimento FIAT di Melfi, è ritenuto un passo necessario, finalizzato al rilancio del polo dell’auto lucano, con l’obbiettivo di rasserenare il clima tra i lavoratori, un’ulteriore garanzia sulla validità e l’efficacia del percorso individuato dai sindacati riformisti e dal gruppo Fiat-Chrysler. Il rinvio al 2015 di una programmazione della nuova Punto, la riduzione di 500 milioni di euro di investimenti decisi da FIAT a livello europeo erano condizioni che hanno generato allarme nelle Istituzioni,tra i Sindacati, e negli ambienti più responsabili e sensibili in questa regione. L’allarme e la vigile preoccupazione della Uilm di Basilicata 17


2. Lavorare nella green economy 18

rispetto alla tenuta ed alla stabilità dei siti produttivi della FIAT in Italia, visto il drammatico andamento del mercato dell’auto è servito ad aprire nel corpo dell’azienda una breccia di attenzione e di novità, con l’affermarsi di una strategia che va oltre la recessione e guarda ad un futuro economico e sociale più positivo. In questo scenario di crisi la posizione della Uilm è stata basata sulla salvaguardia e lo sviluppo del sito produttivo della Sata di Melfi, sapendo che esso sconta, più degli altri stabilimenti italiani, la fragilità della propria posizione geografica nel mercato globale. La Uilm ha registrato e denunciato una certa sordità ed ‘insensibilità’ del territorio o meglio di taluni pezzi delle classi dirigenti locali che ha nociuto al riconoscimento e rafforzamento a Melfi ed in Basilicata del ruolo manifatturiero nell’automotive conquistato nel tempo e sul campo: è evidente il sostrato di conoscenze, di abilita e di trasferimento tecnologico che il blocco lavoro ed impresa dell’auto hanno riportato nell’ambito locale, mancando invece una forza agglomerativa che saldasse i

segmenti produttivi dal versante dell’indotto sul posto fino a definire una sorta di distretto dell’auto lucano. È augurabile che la sordità e separatezza delle ‘responsabilità politicoamministrative’ locali sia superata altrimenti tornerebbe in mente il pensiero di Martin Luther King il quale diceva che “alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici”. Ma nel momento contingente abbiamo anche vissuto un senso di debolezza determinato non tanto dalle nostre capacità ed ambizioni per una missione produttiva, ma per la “conventio ad excludendum” che biecamente poteva caratterizzare le sorti dello stabilimento lucano rispetto agli altri di Fiat sul territorio nazionale Sempre la Uilm proponeva nell’estate del 2102 di intervenire in fretta per lanciare un messaggio chiaro e determinato al mondo della produzione industriale che la Basilicata è pronta a giocarsi tutte le carte possibili, come fece nel lontano 1993 cogliendo la sfida della fabbrica modulare, puntando sulle “convenienze localizzative”, legate alle risorse presenti in Regione, e alla condivisione, tra tutti i soggetti interessati, della costruzione di un “Progetto di prossimità territoriale”. Solo per questo senso di prospettiva, derivante da merito e capacità acquisite, riteniamo che il gruppo guidato da Marchionne ed Elkann non possa fare a meno del sito lucano.

Sempre più spesso si sente parlare di green economy e delle importanti opportunità lavorative che è in grado di offrire: entro il 2020 sono previste addirittura 110 mila nuove assunzioni. Tuttavia non sempre è chiaro cosa significhi green economy e quali opportunità occupazionali possa offrire. Innanzitutto il nome italiano più corretto è quello di economia ecologica e consiste, in breve, nel modello teorico di uno sviluppo economico che prenda in considerazione l’impatto ambientale delle materie prime utilizzate e del loro ciclo di trasformazione. Nel 2008 l’Unep, l’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella tutela dell’ambiente, li ha definiti come “quelle occupazioni nei settori dell’agricoltura, del manifatturiero, nell’ambito della ricerca e sviluppo, dell’amministrazione e dei servizi che contribuiscono in maniera incisiva a preservare o restaurare

la qualità ambientale”, “decent work in a sustainable low-carbon world”. È pertanto ormai acquisito e condiviso dagli operatori di settore che i Green Jobs sono tutti quei ‘mestieri’ che rientrano nei sei settori economici per i quali si ipotizza un impatto occupazionale rilevante, quali la produzione di energia alternativa da fonti rinnovabili, il settore edile, i trasporti, il settore industriale in senso lato, il settore alimentare, l’agricoltura e la silvicoltura. Secondo Althesys – società professionale indipendente specializzata nella ricerca economica e consulenza strategica – le posizioni di lavoro della green economy saranno in specifici microsettori: • fotovoltaico �������������������������������������������������� (che impiegherà ben 41.612 operatori) • eolico ��������������� (28.259) • biomasse ������������������ (26.214); • ������������������������������������������������������ geotermico (per il quale, però si prevedono circa 800 addetti). In concreto la green economy ricerca diverse professionalità all’interno del mercato delle energie rinnovabili. Proprio tale mercato, nei due anni appena trascorsi, è stato il solo in Italia a crescere, più precisamente a raddoppiare


il giro d’affari raggiungendo i 13 miliardi di euro, all’incirca 1,07% del Pil (Prodotto Interno Lordo). Aziende green, imprese tradizionali che cercano nuove competenze per diversificarsi, tutto il settore è in movimento. “Il fotovoltaico, ad esempio, dopo l’entrata in vigore del quarto conto energia vive una nuova vita oltre i grandi impianti a terra e si incammina velocemente verso il mercato ‘business to consumer’ ovvero retail e domestico – spiega Emilio Luongo, responsabile divisione green economy di Gi Group – Parte, quindi, la corsa alle figure commerciali in grado di procacciare nuovi ‘tetti’ sui quali installare”. Anche se più lentamente, decolla anche l’eolico dove c’è grande richiesta di tecnici manutentori esperti. “Si tratta di due settori molto diversi tra loro, in cui diversa è la tipologia delle aziende che vi operano – continua Luongo –. Nell’eolico ci sono le grandi nazionali e multinazionali, mentre nel fotovoltaico abbondano le Pmi e gli installatori locali e si stanno affermando realtà italiane sia per la produzione di pannelli che per la loro commercializzazione e per la realizzazione degli impianti”. Non va dimenticato, inoltre, che l’eolico è stato fortemente penalizzato dalla crisi finanziaria. Come ricorda Luongo, infatti, “gli impianti eolici richiedono ingenti investimenti e processi autorizzativi molto complessi, con iter cinque o sei volte più lunghi rispetto al fotovoltaico”. A questo va aggiunto che le competenze richieste sono diverse e diversa è l’offerta del mercato verde in Italia, “più specifiche e meno disponibili per l’eolico, più diffuse per il fotovoltaico ma, evidentemente, con un’offerta retributiva più bassa e, spesso, non appetibile”. Secondo una classifica stilata dall’Osservatorio Gi Group Green economy tra le professioni green più ricercate si collocano gli installatori di impianti fotovoltaici (che si occupano dell’installazione di stringhe, inverter, quadri e canaline, oltre che del cablaggio elettrico dell’impianto) e di impianti per il solare-termico (che si occupano dell’installazione dell’impianto e del

collegamento con le caldaie). In crescita anche le richieste per gli energy manager, incaricati di raccogliere i dati relativi ai consumi di energia, del loro studio e dell’individuazione di misure di efficienza e risparmio energetico per conto dei Comuni con più di 15 mila abitanti e degli Enti pubblici e delle imprese che consumano più di mille Tep (tonnellate equivalenti petrolio) di energia. Buone prospettive anche per i mobility manager, figura obbligatoria per le aziende e gli Enti con più di 300 dipendenti nella stessa sede oppure 800 in più strutture: il loro compito è ottimizzare gli spostamenti da casa al lavoro e viceversa, con strategie di riduzione dei costi, dell’energia e delle emissioni. Stabile, invece, la domanda di certificatori energetici (per i quali è richiesta l’iscrizione in un apposito albo regionale; si occupano di certificare gli edifici dal punto di vista energetico) e per esperti dell’area normativa relativa alle fonti rinnovabili, che monitorano e analizzano l’evoluzione normativa e la regolazione di settore (mercato dell’energia rinnovabile, sistemi di incentivazione, connessione alla rete elettrica nazionale, impatto della fiscalità energetica). Secondo le previsioni pare che il futuro sarà degli ingegneri ambientali, civili, elettrici e delle telecomunicazioni (per la pianificazione, lo sviluppo e la gestione di opere, impianti e centrali in grado di impattare sul territorio e sull’ambiente), dei tecnici del ciclo dei rifiuti, delle bonifiche e dei materiali, degli ingegneri energetici e meccanici. Tra le professioni che offrono le maggiori opportunità ci sono, infatti, gli esperti nella gestione di impianti di rifiuti urbani, gli esperti di recupero dei materiali e di sistemi di accumulo del gas dai rifiuti, i tecnici commerciali dei prodotti da riciclo e i “green marketer”, comunicatori delle attività ecosostenibili delle aziende, green e non. Tutte professioni che, se riescono a ‘pensare sostenibile’, sono in grado di apportare innovazione e competitività in chiave green all’impresa, sviluppando tecnologie ed efficienza lungo la fase di processo e promozione unita alla diffusione della sensibilità ambientale nel momento in cui si collocano i prodotti sui mercati. È indubbio che la green economy necessiterà sempre più di ingegneri ed economisti in grado di sviluppare l’efficientamento energetico (si pensi ad esempio alla nuova figura dell’energy manager, piuttosto che a quella di esperto economico finanziario di interventi energetici) ma anche di sviluppare l’attenzione dell’azienda nei confronti dell’ambiente a 360 gradi, grazie all’impiego di altre nuove figure emergenti come il risk manager ambientale, così come, nel campo della promozione e marketing, il ricercatore di mercato sostenibile e il green copywriter. Ciò perché non è solo indispensabile innovare, ma anche comunicare, visto che la sostenibilità ambientale rappresenta sempre più un elemento distintivo della comunicazione aziendale. Per riconvertire l’intera economia in chiave green sono necessarie anche professioni dal minor contenuto di conoscenza. La rivoluziona ‘verde’ richiede quindi professionalità tradizionali, ma certamente rinnovate nel 19


modo di pensare ‘sostenibile’, che implica aggiornamento e competenze anche avanzate nel campo della tecnologia. Ma in che modo si può dare impulso allo sviluppo della ‘giovane’ green economy italiana, in un modo organico così come già accade in altri Paesi? “Credo che l’economia verde si faccia attraverso la cultura verde e con una diffusione di valori e principi ovvero educazione, formazione, valori, condivisione, responsabilità ambientale. – chiarisce Luongo – È difficilmente ipotizzabile che ciò possa essere imposto per legge e sanzionato in caso di violazione: perché l’economia verde italiana esprima tutto il suo potenziale, deve crescere la richiesta di green in modo diffuso”. Questa crescita deve passare anche attraverso una maggiore attenzione da parte degli enti di formazione che, comunque, in questi anni è notevolmente aumentata. “Cresce sia l’offerta pubblica, nelle università, che quella privata, con master dai contenuti in linea con le richieste delle aziende. – conclude Luongo – Più problematica, lenta e spesso inadeguata è invece la risposta della scuola secondaria: in Italia reclutare un perito meccanico o elettrico con conoscenza dell’inglese e buona scolarità, in alcune regioni del centro-sud è operazione ardua”.

• Tabella 1 Le prime 15 figure professionali dei green job secondo le preferenze delle imprese ad assumere giovani under 30 nel 2012 Assunzioni under 30 Professioni

Valori Incidenza % su totale assunzioni assoluti

Pavimentatori e posatori rivestimenti Tecnici dell'esercizio di reti idriche ed energetiche Specialisti in scienze economiche Meccanici e montatori appar. indus. termici, idraulici e condizion. Ingegneri elettronici e in telecomunicazioni Analisti e progettisti di software Tecnici esperti in applicazioni Ingegneri energetici e meccanici Lastroferratori Elettricisti nelle costruzioni civili e professioni assimilate Ingegneri civili e professioni assimilate Chimici e professioni assimilate Idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas Tecnici del marketing Tecnici della sicurezza sul lavoro

* Valori assoluti arrotondati alle decine

84,5 69,0 61,5 59,3 56,2 54,8 45,9 45,2 41,9 39,2 37,7 37,1 35,9 35,8 35,4

Fonte Rapporto GreenItaly 2012 Fondazione Symbola e Unioncamere

• Tabella 2 Le prime 15 figure professionali dei green job per difficoltà di reperimento secondo le assunzioni non stagionali delle imprese nel 2012. Professioni

Analisti e progettisti di software Idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas Ingegneri energetici e meccanici Muratori in cemento armato Tecnici meccanici Ingegneri industriali e gestionali Ingegneri civili e professioni assimilate Meccanici e montatori di macchinari industriali ed assimilati Ingegneri elettrotecnici Lastroferratori Ingegneri elettrotecnici e in telecomunicazioni Specialisti nei rapporti con il mercato Tecnici della sicurezza sul lavoro Tecnici esperti in applicazioni Specialisti gestione e sviluppo del pers.le e organizz. del lavoro

Assunzioni difficili da reperire (% su tot. ass.)

di cui: ass. diff. rep. = 100 Assunzioni difficili da Ridotto Inadeguatezza reperire (v.a.)* numero di dei candidati candidati

39,1 38,1

64,6 21,3

35,4 78,7

2.060 2090

34,1 31,9 29,8 28,4 28,1 26

65,7 8,1 46,3 53,1 29,5 47,6

34,3 91,9 53,7 46,9 70,5 52,4

860 160 300 270 230 790

25,3 24,4 23,8

84,8 37,0 48,1

15,2 63,0 51,9

160 190 220

22,3 20,9 20,0 16,8

56,8 32,3 40,9 59,5

43,2 67,7 59,1 40,5

570 90 600

* Valori assoluti arrotondati alle decine

Fonte Rapporto GreenItaly 2012 Fondazione Symbola e Unioncamere

20

420 320 740 400 510 2.890 1.380 1.150 320 910 310 320 1.970 790 160

70


3. Caso Fenice: ora le riforme degli apparati pubblici di controllo

Il caso Fenice, il settore idrocarburi e prima ancora le conseguenze ambientali della chimica di stato a Tito ed in Valbasento, riportano all’attualità i temi intrecciati delle funzioni pubbliche di autorizzazione e controllo. Per effetto del combinato disposto fra le riforme costituzionali ex Titolo V, e la profonda modificazione dei modi di produzione e di consumo, si è innegabilmente prodotto un diverso approccio, una diversa relazione, fra gli stabilimenti più rilevanti ed impattanti e le problematiche dei territori che li ospitano. In sostanza, lo Stato, inteso come Governo Centrale, ha dismesso, nei modi più diversi, molte competenze in importanti settori: mentre si dismettevano pezzi di apparato produttivo in mano pubblica, lo Stato cedeva anche le competenze sul monitoraggio ambientale e sugli iter autorizzativi, anche per la proroga all’esercizio degli impianti. Il d.lgs. 372/1999 introduce a livello nazionale la procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), che impone un procedimento per l’esercizio degli impianti tipo discariche, centrali di produzione di energia, ricerca idrocarburi, etc. La Regione, anche in attuazione del d.lgs. 112/1998, emanava la legge regionale n. 7 del 1999 trasferendo competenze autorizzatorie alle Province. Con L.r. n.6 del 2001 si disciplinavano le attività di gestione dei rifiuti, istituendo gli Ambiti Territoriali Ottimali (Ato). Il dato di fatto è che non si è realizzata la funzione di gestione regionale dei rifiuti con tariffa unica; cosicché in attesa che fossero operativi i Piani regionali dei rifiuti si è instaurato una sorta di paradosso di una piccola Regione che smaltisce pochi RSU, in siti a volte obsoleti, e con alti costi economici ed ambientali. Le Ato in questo quadro si sono limitate ad offrire consulenza a Regione e Province, per la redazione ed il monitoraggio di piani rifiuti di difficile

esecuzione. In definitiva si è modificata la qualità delle norme nel settore, senza grandi novità sul piano pratico: dalle leggi quadro si passa alle proroghe in sede di legge finanziaria o nei decreti omnibus, fino all’uso abnorme delle ordinanze e delle determine dirigenziali. Si è così frammentato l’esercizio dei controlli e delle responsabilità nello svolgimento di qualsiasi attività economica nel campo ambientale e nella gestione dei rifiuti, generando una sorta d’incertezza delle regole e travolgendo le aspirazioni più rilevanti di un quadro di crescita sostenibile. Anche nel settore delle energie rinnovabili, in attesa dell’adozione del Piano energetico regionale, è stato necessario un emendamento alla legge finanziaria regionale del 2008 per liberalizzare impianti fotovoltaici ed eolici sotto 1Mw. Del tutto peculiare al “modello Basilicata” è la vicenda relativa alla gestione degli idrocarburi. Il settore registra una forte volontà da parte degli operatori internazionali d’implementazione degli impianti in essere, ed assicura ancora un grande insediamento produttivo gestito da un azienda partecipata dallo Stato (Eni e sue collegate). Per la Val d’Agri vi è un accordo del 1998, fra Regione ed ENI per ca 110 mila barili giornalieri, estensibile come previsto dal memorandum con lo Stato a circa 150mila (attualmente siamo a 95mila barili ca). In materia di idrocarburi nel 2008 è stato esperito un modello di regionalizzazione istituendo la Società Energetica Lucana SPA. La società a totale partecipazione pubblica nella fase di start up si è sostanzialmente impegnata in attività di supporto tecnico agli enti locali per la definizione di piani energetici. Completando il quadro della “regionalizzazione” di compiti e servizi, nel settore primario sono state istituite l’ARBEA nel 2001 e l’ALSIA nel 1996, entrambe agenzie regionali sorte anche sulla spinta della normativa comunitaria. In questo ambito nel tempo si dimostra necessario un intervento di razionalizzazione ed accorpamento dei compiti anche seguendo il modello proposto dal Centro Studi Uil Basilicata all’interno del documento di “Note per una Spending review regionale”. Nel settore “secondario” non vi è dubbio che occorrono misure di riordino e riforma degli attuali strumenti (Consorzi industriali) per evitare disfunzioni e “sviamenti” in campi di diversa competenza. Infine la regionalizzazione del monitoraggio ambientale. La legge regionale n. 27 del 1997 istituisce l’ARPAB (Agenzia regionale per la protezione ambientale di Basilicata). Nel tempo l’Agenzia, essendo più complessi i fenomeni da osservare e controllare, ha ritenuto di acquisire collaborazioni dalla AGROBIOS SPA, con competenze nel campo della ricerca agricola ed ambientale, società posta di recente in liquidazione. Nell’incertezza regolatoria ed operativa riconducibile al settore ambientale, la Fenice e le sue funzioni smaltitorie in ambito regionale sono state previste nei Piani dei rifiuti, risultandone la parte più concretizzata. Ad ogni modo secondo gli atti della Commissione regionale 21


22

4. Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento (art.1 comma 34 della Legge 92/2012, Legge Fornero)

d’inchiesta su Fenice l’Arpab ha iniziato ad archiviare dati sul caso a partire dal 2003. In conclusione, anche seguendo la traccia di lavoro sui temi di riforma della Regione elaborata dal Centro Studi Uil Basilicata, è possibile ipotizzare un disegno di accorpamento e di ridistribuzione, secondo i principi di sussidiarietà ed adeguatezza di molte delle funzioni citate. Ad esempio in campo ambientale, ridisegnare le competenze fra Dipartimento Ambiente, ARPAB ed una novella società delle risorse idriche ed energetiche (AL+AQSPA+SEL). Coordinare le politiche di sviluppo attraverso un Dipartimento regionale della competitività dei settori unito “al lavoro ed alla formazione” in grado di aziendalizzare realmente “istruzione, alta formazione, ricerca, strumenti di promozione”. In ambito “rifiuti” è evidente la necessità di sviluppare un terzo settore in grado di trarre il valore aggiunto dal rifiuto stesso. Occorre aprire cosi il varco all’esplicazione della sussidiarietà: nel caso di specie la gestione del servizio nell’ambito dei bacini ottimali nei campi: sanitario, amministrativo, trasporti, scuole, forestazione, rifiuti, attività produttive, servizi per l’impiego, etc. Ad ogni modo per mettere ordine nell’intricato tessuto regolatorio ed economico sopra esposto, si ritiene utile partire con l’adozione di un nuovo Statuto regionale, che in qualche modo aggiorni il testo attuale del 1971.

Considerazioni preliminari Il 24 gennaio 2013, in attuazione dell’art. 1 comma 34 della Legge 92/2012 (Riforma Fornero), è stato approvato un documento recante le linee guida in materia di tirocini. La Legge Fornero, ha affidato al Governo, alle Regioni e alle Province autonome il compito di elaborare nella materia dei tirocini formativi e di orientamento (c.d. stage) - un documento condiviso contenente un quadro legale di riferimento applicabile in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale. Si tratta di un documento - cornice nazionale che non gode di alcuna forza vincolante (e ciò è in linea con la recente sentenza n. 287 del 2012 della Corte Costituzionale che ha ribadito la competenza esclusiva delle Regioni nella regolamentazione dei tirocini). Esso è un riferimento all’impegno assunto da Regioni e Province autonome di recepire il contenuto delle linee guida nelle rispettive normative, entro sei mesi dalla data dell’accordo de quo. Pertanto scopo “nobile” della Legge Fornero è stato quello di evitare la creazione di un quadro giuridico-istituzionale a “geografia variabile” - attraverso la enunciazione di principi e criteri omogenei - che avrebbe comportato disparità di trattamento e di tutela nella promozione e realizzazione dei tirocini formativi e di orientamento. Per quanto poco discussa e oggetto di esame, la materia dei tirocini non è marginale se solo si considera che la Commissione Europea, nell’ambito della strategia “Europa 2020”, affida anche al tirocinio (oltre che all’apprendistato) il ruolo di strumento privilegiato di inserimento occupazionale dei giovani. Prima di entrare nel dettaglio del contenuto delle linee-guida, è opportuno dare conto del caos normativo generato dal recente arresto della Corte Costituzionale (sentenza del 19 dicembre 2012, n. 287) che ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell’art. 11 del D.L. 138/2011 (convertito con modificazione dalla Legge 148/2011), per indebita invasione dello Stato nella materia di competenza residuale delle regioni: istruzione e formazione professionale. La disposizione abrogata, dopo aver fissato standard minimi ai quali dovevano attenersi le Regioni nella regolamentazione della materia dei tirocini, al comma 2, rinviava alla normativa nazionale, ossia all’art. 18 della Legge 196/1997 c.d. Legge Treu e al relativo regolamento di attuazione, nelle ipotesi di assenza di una specifica regolamentazione regionale. La verità è che la indebita invadenza dello Stato nella materia di competenza residuale delle Regioni è da ricondurre proprio alla inerzia delle Regioni: siamo nel 2013 e ben tredici Regioni non dispongono di una normativa autosufficiente nella materia de qua (tra cui la Regione Basilicata Fonte ADAPT aggiornata al 2012). Per effetto dell’intervento abrogativo della Corte Costituzionale e in attesa di recepimento da parte delle Regioni nelle rispettive normative delle linee guida di


recente approvazione, probabilmente si deve ritenere che la materia in esame sia tuttora disciplinata dalla Legge Treu del 1997. Ma vi è di più. Legittimi sono i dubbi interpretativi di chi ritiene che in questa fase di transizione dal vecchio al nuovo regime non si possa applicare la Legge Treu poiché la Corte Costituzionale, come si è detto, ha abrogato anche il comma 2 dell’art. 11 del D.L. 138/2011 che per l’appunto applicava la Legge nazionale 196/1997 in via residuale in assenza di disciplina di settore a livello regionale. In definitiva, il Giudice di Legittimità, sancendo la competenza esclusiva delle Regioni in materia di regolazione dei tirocini, ha chiaramente escluso l’applicazione di qualsiasi normativa nazionale. Anche della Legge Treu sia pure in via residuale. Il caos normativo è di tutta evidenza e la mancanza di punti normativi certi finirà per depotenziare il rilancio di questo strumento occupazionale e ciò in controtendenza alle ambizioni della Commissione Europea. È, pertanto, opportuno che le Regioni meno virtuose accelerino i tempi di emanazione della disciplina in materia di tirocini formativi. I contenuti delle linee guida sui tirocini formativi Ciò posto, è utile passare ad una breve analisi degli aspetti caratterizzanti lo strumento giuridico in esame. L’accordo ha ristretto l’ambito di applicazione ai: • ��������������������������������������� tirocini formativi e di orientamento i cui destinatari sono coloro che hanno conseguito un titolo di studio entro 12 mesi e la durata del tirocinio non può superare i 12 mesi; • tirocini �������������������������������������� di inserimento/reinserimento al lavoro i cui destinatari sono i disoccupati, gli inoccupati e i lavoratori sospesi in regime di CI e la durata non può superare i 12 mesi; • tirocini ���������������������������������������� di orientamento e formazione o di inserimento/reinserimento di disabili (la cui durata del tirocinio può arrivare a 24 mesi) e di persone svantaggiate, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale (la cui durata del tirocinio non può superare i 12 mesi). Rimangono fuori dalla operatività dell’accordo, tra

gli altri, i tirocini curriculari, inclusi nei piani di studio delle Università e i periodi di pratica professionale. Per poter attivare il tirocinio occorrono tre soggetti: il tirocinante, il promotore e il soggetto ospitante (che può essere un soggetto pubblico o privato) che dovranno sottoscrivere una convenzione. L’accordo precisa che il tirocinio, pur non configurando un rapporto di lavoro (a differenza dell’apprendistato) è comunque soggetto alla comunicazione obbligatoria da parte del soggetto ospitante ex art. 9 bis comma 2 del D.L. 1.10.1996, n. 510. Altra disposizione degna di nota è quella che garantisce al tirocinante il diritto alla sospensione del tirocinio per maternità o malattia lunga. Criticità applicative Rimandando alla lettura delle linee guida per la definizione del tirocinio e della sua funzione e per tutte le regole di dettaglio il cui dato letterale appare inequivoco per consentire letture diverse, è opportuno, in questa sede dare conto di due criticità. La prima attiene al profilo delle imprese multilocalizzate, vale a dire imprese aventi più sedi operative e/o produttive dislocate in varie Regioni. La questione attiene alla individuazione della normativa regionale da applicare, questione risolta dall’accordo facendo prevalere la normativa della Regione nel cui territorio il tirocinio è realizzato. La disposizione prosegue, chiarendo che in caso di tirocini attivati in una Regione, ma che prevedono il compimento di attività formative in più Regioni, la disciplina di riferimento non è quella della Regione luogo di svolgimento del tirocinio, bensì quella della Regione dove si trova il soggetto promotore. Pertanto, un datore di lavoro multilocalizzato che intenda ospitare tirocinanti nelle sue diverse sedi di lavoro ubicate in regioni diverse, sarà tenuto ad applicare tante normative quante sono le Regioni nel cui territorio il tirocinio è realizzato. In questo caso, molto più semplicemente si sarebbe potuto fare riferimento alla sede legale del soggetto datoriale plurilocalizzato. Tale previsione è sicuramente in linea con la sentenza della Corte Costituzionale e quindi con la competenza esclusiva delle Regioni, ma, indubbiamente irrigidisce l’operatività dello strumento scoraggiando, di fatto, le imprese plurilocalizzate all’utilizzo degli stage. L’altra criticità alla quale si faceva cenno, concerne il profilo della indennità di partecipazione da erogare al tirocinante che non può essere inferiore ai 300 Euro lordi mensili. Secondo autorevoli osservatori, si sarebbe dovuto vietare ogni forma di remunerazione, salva l’ipotesi dei rimborsi spese ben documentati, per non svilire la funzione precipua del tirocinio che non è l’esperienza di lavoro, ma la formazione, mentre le esperienze di lavoro meritano una remunerazione ben superiore alla indennità di partecipazione. Infine, ulteriore elemento che di fatto scoraggerà l’utilizzo di questo strumento da parte della PA è la previsione secondo la quale il tirocinio potrà essere attivato solo da quelle PA che prima del 2012 avevano dedicato ai tirocini un apposito fondo. 23


5. Prime note e riflessioni in tema di Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) 24

L’art. 2 della legge n. 92/2012 è finalizzato a riformare “parzialmente” il sistema degli ammortizzatori sociali, articolandolo su 3 punti fondamentali ed essenziali, per garantire una copertura adeguata dal rischio di disoccupazione totale o parziale: 1. Assicurazione ������������������������������������ Sociale per l’Impiego – ASPI- a cui si aggiunge una ulteriore fattispecie, da questa derivata, definita “ mini-ASpI” 2. ���������������������������������� Tutele in costanza di rapporto di lavoro (Cigo, Cigs, fondi di solidarietà) 3. Strumenti ������������������������������������ di gestione degli esuberi strutturali ASpI e mini ASpI avranno la funzione dal 2013 di garantire un sostegno al reddito, a favore di chi perde “involontariamente” il proprio lavoro, attraverso la corresponsione di una indennità mensile di disoccupazione, che sostituirà l’attuale trattamento di disoccupazione. Sono inclusi nella nuova assicurazione tutti i lavoratori dipendenti, compresi gli apprendisti e i soci lavoratori di cooperativa che abbiano stabilito, con la propria adesione o successivamente all’instaurazione del rapporto associativo, un rapporto di lavoro in forma subordinata, con esclusione dei dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni. Poiché nella legge non vi è una esplicita esclusione dei dirigenti, già destinatari dell’indennità di disoccupazione, rimane da chiarire se gli stessi rientrino tra i beneficiari dell’ASpI. Avrebbero potuto beneficiare dell’ASpI anche i lavoratori, con contratto part-time di tipo verticale, per i periodi di sospensione del lavoro previsti dal contratto, per favorire indirettamente la stipula di contratti a tempo indeterminato in luogo della reiterazione di contratti a termine. Come è noto il lavoro part-time si basa su di un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato, stipulato in forma scritta ai fini della prova e deve contenere puntuale indicazione della durata della prestazione lavorativa e dell’orario di lavoro, con riferimento al giorno, alla settimana, al mese

e all’anno. Il lavoratore part-time, ha diritto alla stessa retribuzione oraria del lavoratore a tempo pieno, anche se la retribuzione, l’importo dei trattamenti economici per malattia, infortunio e maternità vengono calcolati in maniera proporzionale al numero di ore lavorate, salvo che i contratti collettivi non stabiliscano che il calcolo avvenga in maniera più che proporzionale. Ha inoltre diritto allo stesso trattamento normativo dei lavoratori assunti a tempo pieno sotto tutti gli aspetti quali la durata del periodo di ferie annuali, la durata del congedo di maternità e del congedo parentale, il trattamento della malattia e infortunio ecc. Tuttavia nel caso specifico della stipulazione di un contratto di lavoro “a tempo parziale verticale”, esso dipende dalla libera volontà del lavoratore e pertanto non sussistono i presupposti per considerare lo stato di inattività come stato di disoccupazione involontaria e dunque indennizzabile. Tale principio trova conferma nella sentenza n. 1732 /03 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, ripresa successivamente da molte altre pronunzie della Sezione lavoro: “ai lavoratori impiegati a tempo parziale secondo il tipo cosiddetto verticale a base annua non spetta l’indennità di disoccupazione per i periodi di inattività, posto che la stipulazione di tale tipo di contratto, dipendendo dalla libera volontà del lavoratore contraente, non dà luogo a disoccupazione involontaria nei periodi di pausa, con la conseguenza che a tali lavoratori neanche può estendersi in via analogica, in mancanza di una eadem ratio, la disciplina della disoccupazione involontaria vigente per i contratti stagionali, la cui stipulazione è invece resa necessaria dalle oggettive caratteristiche della prestazione”. La riforma non si applica inoltre all’indennità di disoccupazione prevista per il settore agricolo, che continuerà ad essere gestita dalle regole consuete. A tale proposito, potrebbero essere mantenute alcune interpretazioni fornite dalla prassi o dalla stessa giurisprudenza, che seppure emanate con riferimento a fattispecie non più vigenti presentano profili di compatibilità con la novellata disciplina in materia di ASpI. Condizione necessaria perché il soggetto percettore non decada dal diritto di riscossione dell’Aspi (o mini- Aspi) è la conservazione dello “stato di disoccupazione”. Prima della riforma, ai sensi di quanto disponeva l’art. 4 del D.Lgl 181/2000, lo stato di disoccupazione poteva essere conservato in presenza di un reddito sotto-soglia, cioè inferiore al limite minimo da cui scatta l’imposizione fiscale, oggi tale possibilità non sembra più essere prevista, atteso che la lettera a) dell’art. 4 D. Lgl. 181/2000 comma 1è stata abrogata dall’art.4 comma 33 della Riforma medesima. Lo stato di disoccupazione risulta, come definito dall’art.1, comma 2 lett. c) del D.Lgl. 181/00 modificato dal D.Lgl. n.297/02: “la condizione del soggetto privo di lavoro” che sia immediatamente disponibile allo svolgimento ed alla ricerca di una attività lavorativa, secondo modalità definite


con i Servizi competenti. Non consentire il mantenimento dello status di disoccupazione, anche in presenza di redditi minimi, spingerebbe i lavoratori disoccupati ad accettare occasioni di lavoro nero, per non perdere lo status di disoccupato, oltre a perdere gli strumenti di sostegno al reddito ed alla rioccupazione che lo status garantisce. Lo stato di disoccupazione, presupposto indispensabile per il godimento dell’indennità, deve essere “involontario”, non essendo riconosciuto il diritto alla prestazione nel caso di dimissioni volontarie o di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Le dimissioni volontarie, tuttavia, non precludono il diritto all’ASpI/Mini ASpI in caso di lavoratrici madri, che si dimettono durante il periodo in cui esiste il divieto di licenziamento o di padri lavoratori che si dimettono durante la durata del congedo di paternità e fino al compimento del 1° anno di età del bambino, in presenza di alcuni requisiti. Altra eccezione per godere dell’indennità, in caso di dimissioni volontarie, sono i lavoratori che si dimettono per “giusta causa”. A tale proposito, l’Inps ha accolto l’orientamento indicato nella sentenza 269/2002 della Corte Costituzionale, che prevede il pagamento dell’indennità ordinaria di disoccupazione anche quando vi siano state dimissioni per giusta causa, consolidate in giurisprudenza (mancato pagamento della retribuzioni; molestie sessuali nei luoghi di lavoro; mobbing; modificazioni peggiorative delle mansioni lavorative…). Nel caso in cui, a seguito dell’instaurazione di un giudizio, il Giudice non riconosce la giusta causa delle dimissioni, l’Inps recupererà l’indennità di disoccupazione eventualmente corrisposta. La risoluzione consensuale non preclude il diritto all’ASpI/Mini ASpI nei casi di trasferimento del lavoratore in altra sede distante più di 50 Km dalla residenza e/o mediamente raggiungibile in 80 minuti o più con mezzi pubblici (Circolare Inps 108/2006).

È altresì prevista l’indennità, in caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, nell’ambito della procedura di conciliazione presso la DTL di cui all’art.7 legge 604\1966 come modificato dall’art. 40 della Legge 92/12. Trattasi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, ovvero determinato da ragioni inerenti l’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento della stessa disposto da datori di lavoro aventi il requisito di cui all’art. 18 co.8 L.300/70. Nel caso in cui si ottenga una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro presso la DTL, si applicano le disposizioni in materia di ASpI. Poiché la procedura di conciliazione presso la DTL è vigente dalla data di entrata in vigore della Legge 92/12 (18 luglio 2012) mentre l’ASpI è entrata in vigore dal 1° gennaio 2013,rimane da chiarire quale trattamento possa essere riservato alle domande di indennità di disoccupazione ordinaria, relative a casi di risoluzione del rapporto avvenuti entro il 2012, in presenza di una procedura conciliativa che nel 2013 potrebbe riconoscere una indennità di disoccupazione collegata all’ASpI. La sospensione della prestazione è prevista al comma 15 dell’art. 2 L.92/12, con il quale si dispone che la nuova occupazione sospende d’ufficio l’ASpI fino ad un massimo di sei mesi. Si dovrebbe dedurre che se il contratto di lavoro si protrae per più di sei mesi essa non debba essere più erogata, salva l’eventuale possibilità di presentare istanza per una erogazione ex novo a seguito di cessazione di nuovo rapporto. Si stabilisce inoltre che “al termine di un periodo di sospensione di durata inferiore a sei mesi l’indennità riprende a decorrere dal momento in cui era rimasta sospesa”, lasciando intendere che decorre ex tunc dal giorno dell’inizio del nuovo lavoro, sovrapponendosi alla retribuzione del periodo. Sarebbe stato più semplice dire che l’ASpI riprende dalla cessazione del rapporto di lavoro. Va precisato, comunque, che i periodi di contribuzione maturati, nel caso si siano presentate nuove occasioni di lavoro, saranno utili ai fini del raggiungimento dei requisiti necessari per un ulteriore trattamento di ASpI. Alla luce delle modifiche apportate dalla legge n. 92/12, riguardo all’abrogazione del “minimo di reddito personale” esente da imposizione fiscale, e conseguentemente alla possibilità di conservazione dello stato di disoccupazione, ci si chiede se i prestatori autonomi siano destinatari delle disposizioni concernenti i dipendenti, ai fini dell’iscrizione negli elenchi dei disoccupati e della conservazione/perdita dello stato di disoccupazione. Il comma 17 dell’art. 2 dispone che “In caso di svolgimento di attività lavorativa in forma autonoma, dalla quale derivi un reddito inferiore al limite utile ai fini della conservazione dello stato di disoccupazione” è possibile continuare a 25


26

percepire l’ASpI, pur con decurtazione dei proventi preventivati, rapportati al tempo intercorrente tra la data di inizio dell’attività e la data di fine dell’indennità, se antecedente e previa comunicazione all’INPS. Tale previsione entra in contraddizione con il principio di “conservazione dello stato di disoccupazione” in caso di svolgimento di attività lavorativa, abrogato dall’art. 4 comma 33 L.92/12, sollevando non poche perplessità. Pertanto, non resta che attendere che la questione trovi specifica interpretazione ed indicazione da parte dei competenti organi istituzionali ovvero di specifica normativa regionale, che disponga in merito. Si auspica un intervento legislativo che reintroduca i precedenti criteri e, comunque, la reintroduzione tra i soggetti che hanno diritto al riconoscimento dello stato di disoccupazione dei lavoratori autonomi e parasubordinati e la fissazione di un tetto di reddito annuo. Il contributo delle Regioni in tema di accertamento dello stato di disoccupazione e di servizi per l’impiego, consente di sviluppare una riflessione conclusiva sulla valenza dei principi in materia enunciati nel decreto legislativo n. 181/2000 e, quindi, sui limiti in cui è consentito un intervento regionale, tenendo conto che il decreto legislativo n. 181/2000 e quello n. 297/2002, modificativo del primo, si collocano temporalmente a cavallo della riforma del Titolo V della Costituzione.


speciale a cura di Luigi Veltro | Servizio politiche territoriali UIL Nazionale

RAPPORTO FISCALITà LOCALE REGIONE BASILICATA

I MACRO DATI

Il peso dell’IMU e delle Addizionali Comunali IRPEF è del 13,1% sul totale del gettito dell’IRPEF nazionale,un dato significativo che riporta d’attualita il tema del federalismo fiascale e della rilevanza che ha a livello locale la partita per un fisco più equo. Oggi il territorio ha la facoltà concreta di attuare le misure coerenti con l’obiettivo di far pagare di più chi ha di più, attraverso un mix di interventi sulle imposte, sull’intensificazione della lotta all’irregolarità fiscale e lavorativa, con la riqualificazione della spesa pubblica degli Enti Locali.

I contribuenti in Basilicata sono oltre 246 mila e rappresentano il 42% della popolazione residente, dato questo, che riflette anche le dinamiche occupazionali della Regione. Il reddito imponibile fiscale ammonta a 4,8 miliardi di euro, mentre il reddito imponibile medio è di 19.598 euro, per un gettito medio pro capite di 3.500 euro l’anno. Complessivamente tra IMU e Addizionali Comunali IRPEF nel 2012, nella Regione Basilicata il gettito ammonta a 134,7 milioni di euro, di cui 116,7 milioni di euro per l’IMU e 28,1 milioni di euro per l’Addizionale Comu nale IRPEF. Mediamente, anche se il dato non è addizionabile, per queste due imposte si pagano 436 euro, che un’incidono per il 2,2% sul reddito imponibile. Nello specifico per l’IMU sulla prima casa la media è di 131 euro (lo 0,7% del reddito imponibile); per gli altri immobili 190 euro medi (l’1% del reddito imponibile), per l’Addizionale Comunale IRPEF 115 euro medi (lo 0,6% del reddito imponibile).

IMU

PREMESSA

RIEPILOGO REGIONALE: L’ANALISI

In particolare, per l’IMU il gettito in valori assoluti ammonta a 65,8 milioni di euro di competenza dei Comuni Lucani (14,9 milioni di euro per la prima casa e 50,9 milioni di euro per gli altri immobili), mentre 50,8 milioni di euro sono di competenza dello Stato centrale. I versamenti per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa sono stati 113.687; mentre per gli altri immobili sono stati 535.817. L’aliquota media applicata per le prime case in Basilicata ammonta al 4,14 per mille (più 3,5% rispetto all’aliquota base), più bassa della media nazionale (4,23 per mille). Mentre per gli altri immobili l’aliquota media applicata è dell’8,21 per mille ( più 8% in più sull’aliquota base), più bassa della media nazionale (8,78 per mille). Sono 24 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota dell’IMU sulla prima casa (il 18,4% del totale); 100 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 4 per mille (76,3% del totale), mentre soltanto 7 Comuni hanno diminuito l’aliquota (il 5,3% del totale). Per quanto riguarda gli altri immobili sono 44 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota (il 33,6% del totale); 85 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 7,6 per mille (64,9% del totale), mentre soltanto 2 Comuni hanno diminuito l’aliquota (il 1,5% del totale). Peculiarità è che soltanto 4 Comuni hanno previsto un’aliquota differenziata per gli immobili affittati con canone concordato rispetto alle seconde case, mentre la stragrande maggioranza dei Comuni ha applicato la stessa aliquota. Per quanto riguarda l’aliquota degli immobili rurali, in 56 Comuni non si paga l’imposta, in 8 Comuni si paga un’aliquota ridotta rispetto all’aliquota base del 2 per mille; nel resto dei Comuni (73), si paga l’aliquota di base.


ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF

Quasi tutti i Comuni hanno equiparato a prima casa le abitazioni dei ricoverati in lungodegenza e degli italiani residenti all’estero, mentre se si esclude 1 Comune che ha previsto maggiori detrazioni per disabili e over 65 anni, tutti gli altri hanno applicato le detrazioni previste dalla normativa nazionale (200 euro per tutti più 50 euro per ogni figlio minore di 26 anni).

Sono 106 i Comuni che hanno deliberato la maggiorazione dell’IRPEF (l’80,9% del totale), mentre soltanto 25 Comuni (il 19,1%), risparmiano ai propri concittadini questa maggiorazione. I contribuenti interessati dall’Addizionale sono 231.286 (il 93,7% del totale dei contribuenti lucani). Nello specifico 21 Comuni hanno deliberato delle soglie di esenzione per redditi, mentre soltanto 2 Comuni applicano la progressività delle aliquote per fasce di reddito. L’aliquota media applicata dai Comuni lucani è dello 0,58%, più alta della media nazionale (0,49%); mentre sono 21 i Comuni che applicano l’aliquota massima dello 0,8%, tra cui Potenza e Matera.

RIEPILOGO REGIONALE: LE TABELLE TABELLA 1 Popolazione residente, numero contribuenti, reddito Imponibile v.A. E pro capite

Numero residenti

Contribuenti

% Contribuenti su numero residenti

Reddito imponibile totale v.a.

Reddito medio imponibile pro capite

Gettito medio pro capite IRPEF nazionale

587.517

246.750

42%

4.833.544.085

19.598

3.500

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

TABELLA 2 IMU E ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF Imposta

Numero versamenti/ contribuenti*

Aliquota media applicata per il 2012

IMU PRIMA CASA

113.687

4,14 per mille (più 3,5% rispetto all’aliquota base)

IMU ALTRI IMMOBILI

535.817

8,21 per mille (più 8% rispetto all’aliquota base)

TOTALE IMU

ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF

231.286

28

TOTALE REGIONALE

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

0,58%

Gettito valori assoluti

Gettito medio annuo pro capite

Incidenza gettito sul reddito

14,9 milioni di euro

131 euro per versamento

0,7%

190 euro per versamento

1%

116,7 milioni di euro di cui 65,8 di competenza comuni e 50,8 competenza Stato

321 euro

1,6%

28,1 milioni di euro

115 euro per contribuente

0,6%

134,7 milioni di euro

436 euro

2,2%

101,8 milioni di euro


PROVINCIA DI MATERA

I contribuenti in Provincia di Matera sono oltre 85 mila e rappresentano il 42% della popolazione residente. Il reddito imponibile fiscale ammonta a 1,7 miliardi di euro, mentre il reddito imponibile medio è di 19.491 euro. Complessivamente tra IMU e Addizionali Comunali IRPEF nel 2012, nella Provincia di Matera il gettito ammonta a 54 milioni di euro, di cui 43,9 milioni di euro per l’IMU e 10,1 milioni di euro per l’Addizionale Comunale IRPEF. Mediamente, anche se il dato non è addizionabile, per queste due imposte si pagano 460 euro, che un’incidono per il 2,4% sul reddito imponibile. Nello specifico per l’IMU sulla prima casa la media è di 137 euro (lo 0,7% del reddito imponibile); per gli altri immobili 205 euro medi (l’1,1% del reddito imponibile), per l’Addizionale Comunale IRPEF 118 euro medi (lo 0,6% del reddito imponibile).

a Policoro 5,2 milioni di euro (3 milioni nelle casse comunali e 2,2 milioni di euro in quelle statali); a Pisticci 4,4 milioni di euro (2,2 milioni di euro nelle casse comunali e 2,2 milioni di euro in quelle statali); a Bernalda 3,3 milioni di euro (1,6 milioni di euro nelle casse comunali e 1,6 milioni di euro in quelle statali); a Ferrandina 2 milioni di euro (1,1 milioni di euro nelle casse comunali e 900 mila euro in quelle statali). Per la prima casa il gettito medio pro capite più alto si registra a Policoro con 193 euro; a Tursi 171 euro; a Matera 143 euro; ad Aliano 127 euro; ad Irsina 119 euro. Viceversa una prima casa a Pisticci costa mediamente 47 euro; ad Accettura 50 euro; a Gorgoglione 58 euro. Mentre per gli altri immobili a Craco mediamente sono costati 354 euro; a Matera 343 euro; a Policoro 299 euro; a Scanzano Jonico 268 euro; a Ferrandina 236 euro. Mentre ad Accettura e Oliveto Lucano 68 euro medi; a Calciano 69 euro.

In particolare, per l’IMU il gettito in valori assoluti ammonta a 24,8 milioni di euro di competenza dei Comuni Lucani (5,8 milioni di euro per la prima casa e 19 milioni di euro per gli altri immobili), mentre 19,1 milioni di euro sono di competenza dello Stato centrale. I versamenti per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa sono stati 42.441; mentre per gli altri immobili sono stati 185.533. L’aliquota media applicata per le prime case in Basilicata ammonta al 4,09 per mille (più 2,6% rispetto all’aliquota base). Mentre per gli altri immobili l’aliquota media applicata è dell’8,32 per mille ( più 9,5% in più sull’aliquota base). Sono 4 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota dell’IMU sulla prima casa; 26 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 4 per mille; mentre soltanto 1 Comune ha diminuito l’aliquota. Per quanto riguarda gli altri immobili sono 13 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota; 19 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 7,6 per mille. In valori assoluti a Matera l’IMU ha generato un gettito complessivo di 13,9 milioni di euro (8,4 milioni di euro nelle casse del Comune e 5,5 milioni di euro di competenza dello Stato;

Sono 29 i Comuni che hanno deliberato la maggiorazione dell’IRPEF, mentre soltanto 2 Comuni risparmiano ai propri concittadini questa maggiorazione. I contribuenti interessati dall’Addizionale sono 84.648 (il 99% del totale dei contribuenti materani). L’aliquota media applicata dai Comuni lucani è dello 0,6%; mentre sono 8 i Comuni che applicano l’aliquota massima dello 0,8%. In valori assoluti a Matera il gettito dell’Addizionale Comunale IRPEF ammonta a 4,5 milioni di euro; a Policoro 1 milione di euro; a Pisticci 652 mila euro; a Bernalda 438 mila euro; a Montalbano Jonico 436 mila euro. A livello pro capite a Policoro per l’Addizionale si pagano mediamente 156 euro; a Matera 151 euro; a Tricarico 149 euro; a Montalbano Jonico 147 euro; a Miglionico 140 euro.

ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF

IMU

I MACRO DATI

RIEPILOGO PROVINCIA DI MATERA: L’ANALISI

29


RIEPILOGO PROVINCIA MATERA: LE TABELLE TABELLA 3 POPOLAZIONE RESIDENTE, NUMERO CONTRIBUENTI, REDDITO IMPONIBILE V.A. E PRO CAPITE Numero residenti

Contribuenti

% Contribuenti su numero residenti

Reddito imponibile totale v.a.

Reddito medio imponibile pro capite

203.726

85.484

42%

1.666.191.375

19.491

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

TABELLA 4 IMU E ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF Numero versamenti/ contribuenti*

Imposta

IMU PRIMA CASA

IMU ALTRI IMMOBILI

Aliquota media applicata per il 2012

Gettito valori assoluti

42.441

4,09 per mille (più 2,6% rispetto all’aliquota base)

185.533

8,32 per mille (più 9,5% rispetto all’aliquota base)

TOTALE IMU

ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF

84.648

0,6%

TOTALE PROVINCIALE

5,8 milioni di euro

Gettito medio annuo pro capite

Incidenza gettito sul reddito

137 euro per versamento

0,7%

205 euro per versamento

1,1%

43,9 milioni di euro di cui 24,8 di competenza comuni e 19,1 competenza Stato

342 euro

1,8%

10,1 milioni di euro

118 euro per contribuente

0,6%

54 milioni di euro

460 euro

2,4%

38,1 milioni di euro

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

30

TABELLA 5 IMU E ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF ANNO 2012: GETTITO MEDIO PRO CAPITE E INCIDENZA SUL REDDITO IN PROVINCIA DI MATERA

Gettito medio pro capite

Totale gettito medio pro capite imu e addizionale irpef

Incidenza imu prima casa sul reddito medio

Incidenza imu altri immobili sul reddito medio

Incidenza addizionale comunale IRPEF sul reddito medio

Incidenza sul totale imu e addizionale irpef sul reddito medio

68

75

193

0,3

0,5

0,5

1,3

127

121

71

319

0,9

0,8

0,5

2,2

13

220

94

427

0,6

1,3

0,5

2,4

Calciano

79

69

29

177

0,5

0,4

0,2

1,1

Cirigliano

74

75

58

207

0,5

0,5

0,4

1,4

Colobraro

64

80

81

225

0,4

0,5

0,5

1,4

Craco

92

354

0

446

0,6

2,4

0,0

3,1

Ferrandina

108

236

83

427

0,6

1,3

0,5

2,3

Garaguso

86

100

83

269

0,5

0,6

0,5

1,6

Gorgoglione

58

96

25

179

0,4

0,7

0,2

1,3

Grassano

103

123

139

365

0,6

0,7

0,8

2,1

Grottole

65

129

48

242

0,4

0,8

0,3

1,5

Irsina

119

105

88

312

0,7

0,6

0,5

1,8

Matera

143

343

151

637

0,6

1,5

0,7

2,8

Miglionico

79

109

140

328

0,5

0,6

0,8

1,9

Montalbano Jonico

90

142

147

379

0,5

0,8

0,8

2,1

Comuni

Gettito medio pro capite imu prima casa

Gettito medio pro capite imu altri immobili

Accettura

50

Aliano Bernalda


Montescaglioso

105

156

83

344

0,6

0,9

0,5

2,0

Nova Siri

74

220

91

385

0,4

1,2

0,5

2,1

Oliveto Lucano

68

68

63

199

0,4

0,4

0,4

1,3

Pisticci

47

212

93

352

0,3

1,1

0,5

1,9

Policoro*

193

299

156

648

1,0

1,5

0,8

3,3

Pomarico

94

139

98

331

0,6

0,9

0,6

2,0

Rotondella

104

205

64

373

0,7

1,3

0,4

2,3

Salandra

79

133

72

284

0,4

0,7

0,4

1,6

San Giorgio Lucano

77

80

88

245

0,4

0,5

0,5

1,4

San Mauro Forte

70

87

0

157

0,4

0,6

0,0

1,0

Scanzano Jonico

103

268

126

497

0,7

1,7

0,8

3,2

Stigliano

91

103

35

229

0,5

0,6

0,2

1,3

Tricarico

95

153

149

397

0,5

0,8

0,8

2,1

Tursi

171

130

81

382

1,1

0,8

0,5

2,4

Valsinni

65

78

88

231

0,4

0,4

0,5

1,3

Media

137

205

118

460

0,7

1,1

0,6

2,4

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

TABELLA 6 IMU PROVINCIA MATERA: LE ALIQUOTE ANNO 2012 Comuni

Fabbricati rurali

Prima casa

Immobili affittati con canone libero

Immobili affittati a canone libero

Case a disposizione

Equiparazione a prima casa ricoverati in lungodegenza

Accettura

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Aliano

0

4

7,6

7,6

7,6

no

Bernalda

1

4

10,6

10,6

10,6

si

Calciano

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Cirigliano

0

5

8,6

8,6

8,6

si

Colobraro

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Craco

2

5,5

8,6

8,6

8,6

si

Ferrandina

0

4

9

9

9

si

Garaguso

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Gorgoglione

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Grassano

2

4

8,6

8,6

8,6

si

Grottole

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Irsina

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Matera

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Miglionico

2

4

9,6

9,6

9,6

si

Montalbano Jonico

1

4

9

9

9

si

Montescaglioso

0

4

9,6

9,6

9,6

si

Nova Siri

0

4

10,6

10,6

10,6

si

Oliveto Lucano

2

4

9

9

9

si

Pisticci

2

2

8,6

8,6

8,6

si

Policoro*

0

5

10

10

10

si

Pomarico

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Rotondella

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Salandra

1

4

7,6

7,6

7,6

si

San Giorgio Lucano

2

4

7,6

7,6

7,6

/

31


S. Mauro Forte

2

4

7,6

7,6

7,6

si

ScanzanoJonico

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Stigliano

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Tricarico

0

4

9,6

9,6

9,6

si

Tursi

0

5,5

7,6

7,6

7,6

si

Valsinni

2

4

7,6

7,6

7,6

/

Media

1,06

4,09

8,32

8,32

8,32

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali *Aliquota 2 per mille per disabili 100% reddito IRPEF 18 mila euro; over 65 anni reddito IRPEF 12 mila euro; persone ricoverate in strutture lungodegenza

TABELLA 7 IMU ANNO 2012: NUMERO VERSAMENTI, GETTITO ASSOLUTO E MEDIA PRO CAPITE IN PROVINCIA DI MATERA Imu prima casa Comuni

Numero versamenti

Gettito valori assoluti

Gettito medio pro capite

Numero versamenti

Gettito valori assoluti

Gettito medio pro capite

Accettura

188

9.438

50

3.574

244.659

68

Aliano

217

27.650

127

1.119

135.123

121

Bernalda

2.800

317.633

113

14.969

3.297.399

220

Calciano

83

6.558

79

1.353

93.132

69

Cirigliano

36

2.669

74

1.281

96.554

75

Colobraro

172

10.934

64

2.094

166.825

80

Craco

90

8.321

92

398

141.077

354

Ferrandina

2.294

248.220

108

7.623

1.800.445

236

Garaguso

96

8.261

86

1.179

117.474

100

Gorgoglione

140

8.055

58

1.639

156.770

96

Grassano

1.053

108.453

103

6.012

741.060

123

Grottole

284

18.506

65

3.298

425.085

129

Irsina

1.071

127.800

119

6.742

708.166

105

Matera

20.083

2.879.982

143

32.101

11.017.671

343

Miglionico

365

28.734

79

3.078

334.673

109

Montalbano Jonico

949

85.807

90

6.461

916.872

142

Montescaglioso

2.437

255.702

105

8.823

1.375.477

156

Nova Siri

1.193

87.841

74

5.626

1.235.916

220

Oliveto Lucano

41

2.785

68

1.234

83.472

68

Pisticci

861

40.453

47

20.396

4.313.980

212

Policoro

4.291

830.226

193

14.628

4.380.676

299

Pomarico

948

88.763

94

4.538

629.644

139

Rotondella

407

42.453

104

3.274

672.091

205

Salandra

410

32.581

79

3.296

437.853

133

S. Giorgio Lucano

135

10.360

77

2.014

160.338

80

San Mauro Forte

203

14.159

70

2.731

237.840

87

Scanzano Jonico

1.473

151.706

103

6.914

1.849.993

268

Stigliano

822

74.737

91

7.287

753.416

103

Tricarico

1.001

94.834

95

5.802

890.302

153

Tursi

963

164.504

171

4.385

568.570

130

Valsinni

135

8.839

65

1.664

129.395

78

Totale/media

42.441

5.796.964

137

185.533

38.111.948

205

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

32

Imu altri immobili


TABELLA 8 IMU ANNO 2012: GETTITO TOTALE RIPARTITO TRA STATO E COMUNI IN PROVINCIA DI MATERA Comuni

Totale gettito imu quota comune

Gettito imu quota stato

Gettito imu totale

Accettura

131.768

122.330

254.098

Aliano

95.212

67.562

162.774

Bernalda

1.648.701

1.648.700

3.297.401

Calciano

53.124

46.566

99.690

Cirigliano

50.946

48.277

99.223

Colobraro

94.347

83.413

177.760

Craco

78.860

70.539

149.399

Ferrandina

1.148.443

900.223

2.048.666

Garaguso

66.998

58.737

125.735

Gorgoglione

86.440

78.385

164.825

Grassano

478.983

370.530

849.513

Grottole

231.049

212.543

443.592

Irsina

481.883

354.083

835.966

Matera

8.388.818

5.508.836

13.897.654

Miglionico

196.071

167.337

363.408

Montalbano Jonico

544.243

458.436

1.002.679

Montescaglioso

943.441

687.739

1.631.180

Nova Siri

705.799

617.958

1.323.757

Oliveto Lucano

44.521

41.736

86.257

Pisticci

2.197.443

2.156.990

4.354.433

Policoro

3.020.564

2.190.338

5.210.902

Pomarico

403.585

314.822

718.407

Rotondella

378.499

336.046

714.545

Salandra

251.508

218.927

470.435

San Giorgio Lucano

90.529

80.169

170.698

San Mauro Forte

133.079

118.920

251.999

Scanzano Jonico

1.076.703

924.997

2.001.700

Stigliano

451.445

376.708

828.153

Tricarico

539.985

445.151

985.136

Tursi

448.789

284.285

733.074

Valsinni

73.537

64.698

138.235

Totale

24.852.938

19.055.974

43.908.912

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

TABELLA 9 ADDIZIONALI COMUNALI PROVINCIA DI MATERA: ALIQUOTE ANNO 2012 Comuni

Aliquote

Forme di agevolazione

Accettura

0,5

/

Aliano

0,5

/

Bernalda

0,6

Esenzione redditi fino a 10 mila euro

Calciano

0,2

Esenzione redditi fino a 10 mila euro

Cirigliano

0,4

/

Colobraro

0,5

/

Craco

0

/

Ferrandina

0,5

Esenzione redditi fino a 10 mila euro

Garaguso

0,5

/

33


Gorgoglione

0,2

Esenzione redditi fino a 10 mila euro

Grassano

0,8

/

Grottole

0,3

/

Irsina

0,5

/

Matera

0,8

Esenzione redditi fino a 15 mila euro

Miglionico

0,8

Aliquota unica

Montalbano Jonico

0,8

/

Montescaglioso

0,8

Esenzione redditi fino a 12.000

Nova Siri

0,5

/

Oliveto Lucano

0,4

/

Pisticci

0,5

/

Policoro

0,8

Esenzione redditi fino a 8 mila euro

Pomarico

0,6

/

Rotondella

0,4

/

Salandra

0,4

/

San Giorgio Lucano

0,5

/

San Mauro Forte

0

 /

Scanzano Jonico

0,8

Esenzione redditi fino a 8 mila euro

Stigliano

0,2

/

Tricarico

0,8

/

Tursi

0,5

/

Valsinni

0,5

/

Media

0,6

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

34

TABELLA 10 ADDIZIONALI COMUNALI PROVINCIA DI MATERA: GETTITO ASSOLUTO E PRO CAPITE Comuni

Contribuenti

Gettito totale v.a.

Gettito medio pro capite

Accettura

756

56.934

75

Aliano

433

30.928

71

Bernalda

4.659

437.946

94

Calciano

379

10.991

29

Cirigliano

183

10.539

58

Colobraro

512

41.633

81

Craco

262

0

0

Ferrandina

3.794

314.902

83

Garaguso

380

31.441

83

Gorgoglione

508

12.700

25

Grassano

2.111

294.369

139

Grottole

883

42.400

48

Irsina

1.884

165.696

88

Matera

29.982

4.529.500

151

Miglionico

1.079

151.508

140

Montalbano Jonico

2.965

436.229

147

Montescaglioso

3.641

304.377

83

Nova Siri

2.608

237.566

91

Oliveto Lucano

221

14.018

63

Pisticci

7.015

652.844

93

Policoro

6.562

1.023.436

156

Pomarico

1.618

158.237

98


Rotondella

976

62.444

64

Salandra

1.228

88.336

72

San Giorgio Lucano

487

42.615

88

San Mauro Forte

574

0

0

Scanzano Jonico

2.599

328.026

126

Stigliano

2.227

77.874

35

Tricarico

2.374

354.625

149

Tursi

1.951

157.917

81

Valsinni

633

55.961

88

Totale

85.484

10.125.992

118

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

TABELLA 11 CONTRIBUENTI, REDDITO IMPONIBILE TOTALE E PRO CAPITE ANNO 2011 PROVINCIA DI MATERA Comuni

Contribuenti

Reddito imponibile totale v.A.

Reddito medio imponibile pro capite

Accettura

756

11.386.834

15.062

Aliano

433

6.185.641

14.286

Bernalda

4.659

81.865.715

17.572

Calciano

379

6.346.739

16.746

Cirigliano

183

2.634.847

14.398

Colobraro

512

8.326.631

16.263

Craco

262

3.789.063

14.462

Ferrandina

3.794

69.786.386

18.394

Garaguso

380

6.288.165

16.548

Gorgoglione

508

7.217.410

14.208

Grassano

2.111

36.796.159

17.431

Grottole

883

14.133.252

16.006

Irsina

1.884

33.139.114

17.590

Matera

29.982

683.725.047

22.805

Miglionico

1.079

18.938.467

17.552

Montalbano Jonico

2.965

54.528.569

18.391

Montescaglioso

3.641

62.922.099

17.282

Nova Siri

2.608

47.513.134

18.218

Oliveto Lucano

221

3.504.402

15.857

Pisticci

7.015

130.568.704

18.613

Policoro

6.562

127.929.556

19.496

Pomarico

1.618

26.372.892

16.300

Rotondella

976

15.610.875

15.995

Salandra

1.228

22.084.035

17.984

San Giorgio Lucano

487

8.522.991

17.501

San Mauro Forte

574

9.030.436

15.732

Scanzano Jonico

2.599

41.003.268

15.777

Stigliano

2.227

38.937.055

17.484

Tricarico

2.374

44.328.116

18.672

Tursi

1.951

31.583.486

16.188

Valsinni

633

11.192.287

17.681

Totale

85.484

1.666.191.375

19.491

Elaborazione UIL Servizio politiche territorialia

35


PROVINCIA DI POTENZA

36

I contribuenti in Provincia di Potenza sono oltre 161 mila e rappresentano il 42% della popolazione residente. Il reddito imponibile fiscale ammonta a 3,2 miliardi di euro, mentre il reddito imponibile medio è di 19.641 euro. Complessivamente tra IMU e Addizionali Comunali IRPEF nel 2012, nella Provincia di Potenza il gettito ammonta a 90,7 milioni di euro, di cui: 43,9 milioni di euro per l’IMU, di cui 9,1 milioni di euro per la prima casa; mentre per l’Addizionale Comunale IRPEF il gettito ammonta 10,1 milioni di euro. Mediamente, anche se il dato non è addizionabile, per queste due imposte si pagano 422 euro, che un’incidono per il 2,2% sul reddito imponibile. Nello specifico per l’IMU sulla prima casa la media è di 128 euro (lo 0,7% del reddito imponibile); per gli altri immobili 182 euro medi (lo 0,9% del reddito imponibile), per l’Addizionale Comunale IRPEF 112 euro medi (lo 0,6% del reddito imponibile).

7,8 milioni di euro di competenza dello Stato); a Melfi 7,9 milioni di euro (4 milioni nelle casse comunali e 3,9 milioni di euro in quelle statali); a Tito 2,5 milioni di euro (1,3 milioni di euro nelle casse comunali e 1,2 milioni di euro in quelle statali); a Lavello 2,4 milioni di euro (1,5 milioni di euro nelle casse comunali e 894 mila euro in quelle statali); a Lauria 2,2 milioni di euro (1,3 milioni di euro nelle casse comunali e 869 mila euro in quelle statali). Per la prima casa il gettito medio pro capite più alto si registra a Lagonegro con 239 euro; a Pescopagano 184 euro; a Lavello 183 euro; a Potenza 172 euro; a Picerno 170 euro. Viceversa una prima casa a Calvello costa mediamente 37 euro; a Ruvo del Monte 40 euro; a Marsico Nuovo 46 euro; a Sasso di Castalda 48 euro. Mentre per gli altri immobili a Melfi mediamente sono costati 733 euro; a Tito 421 euro; a Potenza 386 euro; a Viggiano 382 euro; a Balvano 314 euro.

In particolare, per l’IMU il gettito in valori assoluti ammonta a 40,9 milioni di euro di competenza dei Comuni Lucani, mentre 31,8 milioni di euro sono di competenza dello Stato centrale. I versamenti per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa sono stati 71.246, mentre per gli altri immobili sono stati 350.284. L’aliquota media applicata per le prime case in Basilicata ammonta al 4,19 per mille (più 4,8% rispetto all’aliquota base). Mentre per gli altri immobili l’aliquota media applicata è dell’8,07 per mille (più 6,2% in più sull’aliquota base). Sono 20 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota dell’IMU sulla prima casa; 74 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 4 per mille; mentre soltanto 6 Comuni ha diminuito l’aliquota. Per quanto riguarda gli altri immobili sono 31 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota; 67 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 7,6 per mille; mentre 2 Comuni hanno l’hanno diminuita. In valori assoluti a Potenza l’IMU ha generato un gettito complessivo di 19 milioni di euro (11,2 milioni di euro nelle casse del Comune e

Sono 78 i Comuni che hanno deliberato la maggiorazione dell’IRPEF, mentre soltanto 22 Comuni risparmiano ai propri concittadini questa maggiorazione. I contribuenti interessati dall’Addizionale sono 146.638 (il 90,9% del totale dei contribuenti). L’aliquota media applicata dai Comuni lucani è dello 0,57%; mentre sono 13 i Comuni che applicano l’aliquota massima dello 0,8%. In valori assoluti a Potenza il gettito dell’Addizionale Comunale IRPEF ammonta a 6,4 milioni di euro; a Lauria 947 mila euro; a Rionero in Vulture 871 mila euro; a Melfi 832 mila euro; a Lavello 784 mila euro. A livello pro capite a Potenza per l’Addizionale si pagano mediamente 187 euro; a Lagonegro 184 euro; a Pignola 174 euro; a Maratea 159 euro; a Lauria 158 euro.

ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF

IMU

I MACRO DATI

RIEPILOGO PROVINCIA DI POTENZA: L’ANALISI


RIEPILOGO PROVINCIA DI POTENZA: LE TABELLE

TABELLA 12 POPOLAZIONE RESIDENTE, NUMERO CONTRIBUENTI, REDDITO IMPONIBILE V.A. E PRO CAPITE Numero residenti 383.791

% Contribuenti su numero residenti

Reddito imponibile totale v.a.

Reddito medio imponibile pro capite

42%

3.167.352.710

19.641

161.266

Fonte Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

TABELLA 13 IMU E ADDIZIONALI COMUNALI IRPEF Imposta

Numero versamenti/ contribuenti*

Aliquota media applicata per il 2012

IMU PRIMA CASA

71.246

4,19 per mille (più 4,8% rispetto all’aliquota base)

IMU ALTRI IMMOBILI

350.284

8,07 per mille (più 6,18% rispetto all’aliquota base)

TOTALE IMU

ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF

146.638

0,57%

TOTALE PROVINCIALE

Gettito valori assoluti

Gettito medio annuo pro capite

Incidenza gettito sul reddito

9,1 milioni di euro

128 euro per versamento

0,7%

182 euro per versamento

0,9%

72,7 milioni di euro di cui 40,9 competenza comuni e 31,8 competenza Stato

310 euro

1,6%

18 milioni di euro

112 euro per contribuente

0,6%

90,7 milioni di euro

422 euro

2,2%

63,6 milioni di euro

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

TABELLA 14 IMU E ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF ANNO 2012: GETTITO MEDIO PRO CAPITE E INCIDENZA SUL REDDITO IN PROVINCIA DI POTENZA

Comuni

Gettito medio pro capite imu prima casa

Gettito medio pro capite imu altri immobili

Gettito medio pro capite addizionale comunale IRPEF

Totale gettito medio pro capite imu e addizionale irpef

Incidenza imu prima casa sul reddito medio

Incidenza imu altri immobili sul reddito medio

Incidenza

Incidenza sul totale imu e addizionale irpef sul reddito medio

Abriola

60

72

0

132

0,4

0,5

0

0,9

Acerenza

59

105

65

229

0,4

0,6

0,4

1,4

Albano di Lucania

52

64

114

230

0,3

0,4

0,6

1,3

Anzi

52

75

62

189

0,3

0,5

0,4

1,2

Armento

68

48

0

116

0,4

0,3

0,0

0,8

Atella

99

248

70

417

0,6

1,4

0,4

2,4

Avigliano

85

118

132

335

0,5

0,6

0,7

1,8

Balvano

49

314

84

447

0,3

1,9

0,5

2,7

Banzi

136

122

83

341

0,8

0,7

0,5

2,0

Baragiano

117

166

149

432

0,6

0,9

0,8

2,3

Barile

99

111

151

361

0,5

0,6

0,8

1,9

Bella

59

110

130

299

0,4

0,7

0,8

1,8

Brienza

80

134

90

304

0,4

0,7

0,5

1,7

Brindisi Montagna

66

243

16

325

0,4

1,5

0,1

2,0

Calvello

37

54

0

91

0,2

0,3

0,0

0,6

37


Calvera

61

55

29

145

0,4

0,4

0,2

1,0

Campomaggiore

67

127

140

334

0,4

0,7

0,8

1,9

Cancellara

53

74

69

196

0,3

0,4

0,4

1,1

Carbone

68

59

30

157

0,5

0,4

0,2

1,0

Castelgrande

84

90

91

265

0,5

0,5

0,6

1,6

95

139

118

352

0,5

0,7

0,6

1,8

58

91

51

200

0,3

0,5

0,3

1,2

Castelmezzano

49

49

0

98

0,3

0,3

0,0

0,7

Castelsaraceno

50

51

97

198

0,3

0,3

0,6

1,2

Castronuovo di Sant’Andrea

49

48

0

97

0,3

0,3

0

0,7

Cersosimo

82

68

0

150

0,5

0,4

0

0,9

Chiaromonte

83

106

68

257

0,5

0,6

0,4

1,5

Corleto Perticara

86

113

0

199

0,5

0,7

0,0

1,2

Episcopia

73

76

132

281

0,3

0,3

0,6

1,3

Fardella

82

78

52

212

0,5

0,5

0,3

1,2

Filiano

72

89

71

232

0,4

0,5

0,4

1,3

Forenza

141

152

75

368

0,9

1,0

0,5

2,5

Francavilla in Sinni

105

119

68

292

0,6

0,7

0,4

1,7

Gallicchio

52

146

36

234

0,3

0,8

0,2

1,3

Genzano di Lucania

157

128

77

362

0,9

0,7

0,4

2,1

Ginestra

66

61

80

207

0,4

0,4

0,5

1,3

50

133

0

183

0,3

0,8

0

1,0

68

70

0

138

0,4

0,5

0

0,9

Lagonegro

239

226

184

649

1,0

1,0

0,8

2,8

Latronico

72

100

110

282

0,4

0,5

0,6

1,5

Laurenzana

76

71

0

147

0,4

0,4

0,0

0,8

Lauria

146

185

158

489

0,7

0,9

0,8

2,5

Lavello

183

177

140

500

1,0

1,0

0,8

2,9

Maratea

162

223

159

544

0,8

1,1

0,8

2,7

Marsico Nuovo

46

95

74

215

0,2

0,5

0,4

1,2

Marsicovetere

112

222

82

416

0,5

1,1

0,4

2,0

Maschito

58

76

61

195

0,4

0,5

0,4

1,3

Melfi

57

733

110

900

0,3

3,8

0,6

4,7

Missanello

72

64

0

136

0,4

0,4

0,0

0,8

Moliterno

102

130

76

308

0,5

0,7

0,4

1,6

Montemilone

78

73

80

231

0,5

0,5

0,5

1,5

Montemurro

83

128

0

211

0,5

0,8

0

1,3

Muro Lucano

81

83

69

233

0,5

0,5

0,4

1,3

Nemoli

67

79

109

255

0,4

0,4

0,6

1,4

Noepoli

85

58

0

143

0,5

0,3

0

0,8

Oppido Lucano

159

104

35

298

0,9

0,6

0,2

1,7

Palazzo San Gervasio

120

118

87

325

0,7

0,7

0,5

1,9

Paterno

74

100

36

210

0,4

0,6

0,2

1,2

Pescopagano

184

123

110

417

0,8

0,6

0,5

1,9

Picerno

170

189

90

449

0,9

1,1

0,5

2,5

Pietragalla

75

123

56

254

0,4

0,7

0,3

1,3

Castelluccio Inferiore Castelluccio Superiore

38

Grumento Nova Guardia Perticara


Pietrapertosa

53

59

74

186

0,4

0,4

0,5

1,3

Pignola

96

158

174

428

0,4

0,7

0,8

2,0

Incidenza imu prima casa sul reddito medio

Incidenza imu altri immobili sul reddito medio

Incidenza

Incidenza sul totale imu e addizionale irpef sul reddito medio

Comuni

Gettito medio pro capite imu prima casa

Gettito medio pro capite imu altri immobili

Gettito medio pro capite

Totale gettito medio pro capite imu e addizionale irpef

Potenza

172

386

187

745

0,7

1,5

0,8

3,0

Rapolla

98

86

81

265

0,6

0,5

0,5

1,6

Rapone

73

78

0

151

0,4

0,5

0,0

0,9

Rionero in Vulture

88

178

143

409

0,4

0,9

0,7

2,0

Ripacandida

55

51

67

173

0,3

0,3

0,4

1,0

Rivello

90

106

113

309

0,5

0,6

0,6

1,6

Roccanova

54

65

0

119

0,3

0,4

0,0

0,7

Rotonda

87

124

90

301

0,5

0,7

0,5

1,7

Ruoti

119

110

77

306

0,8

0,7

0,5

2,0

Ruvo del Monte

44

63

0

107

0,3

0,4

0,0

0,7

59

74

102

235

0,3

0,4

0,6

1,4

49

58

64

171

0,3

0,4

0,4

1,1

63

78

0

141

0,4

0,5

0

0,9

San Fele

88

78

41

207

0,5

0,5

0,3

1,3

San Martino D’Agri

65

68

0

133

0,4

0,4

0

0,8

96

84

0

180

0,5

0,4

0

0,9

70

102

68

240

0,4

0,6

0,4

1,4

52

161

32

245

0,3

1,0

0,2

1,5

Sant’Arcangelo

122

127

0

249

0,7

0,7

0,0

1,5

Sarconi

96

96

34

226

0,6

0,6

0,2

1,3

48

70

36

154

0,3

0,4

0,2

0,9

75

205

90

370

0,4

1,1

0,5

2,1

Savoia di Lucania

60

87

66

213

0,4

0,5

0,4

1,3

Senise

60

130

150

340

0,3

0,7

0,8

1,8

Spinoso

62

88

66

216

0,4

0,5

0,4

1,3

Teana

117

66

32

215

0,7

0,4

0,2

1,3

Terranova del Pollino

66

87

0

153

0,4

0,6

0

1,0

Tito

85

421

93

599

0,5

2,3

0,5

3,2

Tolve

82

96

88

266

0,5

0,5

0,5

1,5

Tramutola

105

145

41

291

0,5

0,7

0,2

1,4

Trecchina

131

204

52

387

0,8

1,2

0,3

2,2

Trivigno

61

56

39

156

0,3

0,3

0,2

0,8

Vaglio di Basilicata

54

138

78

270

0,3

0,7

0,4

1,4

Venosa

105

176

76

357

0,6

0,9

0,4

1,9

Vietri di Potenza

50

110

109

269

0,3

0,6

0,6

1,5

Viggianello

66

90

0

156

0,4

0,6

0

1,0

Viggiano

53

382

0

435

0,3

2,1

0

2,3

Totale/Media

128

182

112

422

0,7

0,9

0,6

2,2

San Chirico Nuovo San Chirico Raparo San Costantino Albanese

San Paolo Albanese San Severino Lucano Sant’Angelo le Fratte

Sasso di Castalda Satriano di Lucania

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

39


TABELLA 15 IMU PROVINCIA POTENZA: LE ALIQUOTE ANNO 2012 Prima casa

Immobili affittati con canone libero

Immobili affittati a canone libero

Case a disposizione

Equiparazione a prima casa ricoverati in lungodegenza

2

4

7,6

7,6

7,6

no

Acerenza

2

4

10,6

10,6

10,6

si

Albano di Lucania

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Anzi

2

4

4

4

7,6

si

Armento

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Atella

2

3,5

7,6

7,6

7,6

no

Avigliano

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Balvano

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Banzi

0

5

8,6

8,6

8,6

si

Baragiano

1,25

5

9,6

9,6

9,6

si

Barile

0

4

10,6

10,6

10,6

si

Bella

0

5

9,6

9,6

9,6

/

Brienza

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Brindisi Montagna

1

4

8

8

8

/

Calvello

0

3,5

4,6

6

6

si

Calvera

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Campomaggiore

2

4

9,6

9,6

9,6

/

Cancellara

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Carbone

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Castelgrande

2

4

7,6

7,6

7,6

si

2

6

8,10

8,10

8,10

si

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Comuni

Fabbricati rurali

Abriola

Castelluccio Inferiore Castelluccio Superiore

40

Castelmezzano

4

7,6

7,6

7,6

/

Castelsaraceno

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Castronuovo di Sant’Andrea

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Cersosimo

2

4

7,6

7,6

7,6

/

Chiaromonte

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Corleto Perticara

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Episcopia

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Fardella

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Filiano

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Forenza

2

4

7,6

7,6

7,6

no

Francavilla in Sinni

0

6

9,6

7,6

no

Gallicchio

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Genzano di Lucania

0

5

8,6

8,6

8,6

si

Ginestra

2

4

9,6

9,6

9,6

no

Grumento Nova

0

2

5

5

5

si

Guardia Perticara

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Lagonegro

2

6

10,6

10,6

10,6

si

Latronico

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Laurenzana

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Lauria

0

6

10,6

10,6

10,6

no


Lavello

2

5

8,6

8,6

8,6

/

Maratea

1

4,8

8

10,2

10,2

si

Marsico Nuovo

2

2

7,6

7,6

7,6

si

Marsicovetere

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Maschito

2

5

8,6

8,6

8,6

si

Melfi

0

2

7,6

7,6

7,6

si

Missanello

2

4

7,6

7,6

7,6

/

Moliterno

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Montemilone

2

5,5

9

9

9

si

Montemurro

2

4

7,6

7,6

7,6

no

Muro Lucano

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Nemoli

0

4

7,6

7,6

7,6

no

Noepoli

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Oppido Lucano

0

6

8,6

8,6

8,6

si

Palazzo San Gervasio

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Paterno

0

4

10,6

10,6

10,6

si

Pescopagano

0

6

9,6

9,6

9,6

si

Picerno

0

5

8,8

8,8

8,8

no

Pietragalla

2

4

4

7,6

7,6

si

Pietrapertosa

2

4

7,6

7,6

7,6

/

Pignola

0

4

9,9

9,9

9,9

si

Potenza

0

5

7,6

10,6

10,6

si

Rapolla

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Rapone

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Rionero in Vulture

0

4

9,6

9,6

9,6

Si*

Ripacandida

2

4

7,6

7,6

7,6

no

Rivello

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Roccanova

0

4

8,6

8,6

8,6

si

Rotonda

2

4

7,6

7,6

7,6

/

Ruoti

2

5,5

10

10

10

si

Ruvo del Monte

2

4

7,6

7,6

7,6

/

0

4

7,6

7,6

7,6

si

2

4

7,6

7,6

7,6

si

1

4

8,5

8,5

8,5

/

0

6

9,8

9,8

9,8

si

2

4

7,6

7,6

7,6

/

0

4

7,6

7,6

7,6

/

0

4

7,6

7,6

7,6

si

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Sant’Arcangelo

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Sarconi

0

4

7,6

7,6

7,6

si

2

4

7,6

7,6

7,6

no

2

4

7,6

7,6

7,6

si

0

4

9

9

9

si

0

4

8,6

8,6

8,6

si

San Chirico Nuovo San Chirico Raparo San Costantino Albanese San Fele San Martino D’Agri San Paolo Albanese San Severino Lucano Sant’Angelo le Fratte

Sasso di Castalda Satriano di Lucania Savoia di Lucania Senise

41


Spinoso

0

4

8,6

8,6

8,6

no

Teana

2

6

7,6

7,6

7,6

/

Terranova di Pollino

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Tito

1

4

7,6

7,6

7,6

si

Tolve

2

4

7,6

7,6

7,6

no

Tramutola

2

4

7,6

7,6

7,6

/

Trecchina

2

4

7,6

7,6

7,6

si

Trivigno

2

4

7,6

7,6

7,6

no

Vaglio Basilicata

2

4

7,6

7,6

7,6

/

Venosa Vietri di Potenza Viggianello

0

4,5

8,5

8,5

8,5

si

2

4

7,6

7,6

7,6

si

0

4

7,6

7,6

7,6

si

Viggiano

0

2

7,6

7,6

7,6

si

Media

1,09

4,19

7,98

7,99

8,10

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

TABELLA 16 IMU ANNO 2012: NUMERO VERSAMENTI, GETTITO ASSOLUTO E MEDIA PRO CAPITE IN PROVINCIA DI POTENZA IMU PRIMA CASA Numero versamenti

Gettito valori assoluti

Gettito medio pro capite

Numero versamenti

Gettito valori assoluti

Gettito medio pro capite

Abriola

85

5.093

60

2.093

151.099

72

Acerenza

340

20.199

59

3.084

324.851

105

Albano di Lucania 100

5.164

52

1.697

109.158

64

Anzi

75

3.885

52

2.686

200.445

75

Armento

45

3.065

68

1.363

65.554

48

Atella

821

81.473

99

3.172

785.919

248

Avigliano

1.822

154.807

85

10.401

1.224.273

118

Balvano

101

4.902

49

1.803

566.587

314

Banzi

338

45.969

136

1.617

197.615

122

Baragiano

511

59.627

117

2.439

405.875

166

Barile

637

62.846

99

2.927

323.519

111

Bella

707

41.931

59

4.328

474.137

110

Brienza

659

52.474

80

3.683

492.108

134

Brindisi Montagna

25

1.660

66

1.379

334.950

243

Calvello

91

3.352

37

2.594

139.789

54

Calvera

32

1.963

61

665

36.424

55

Campomaggiore

84

5.624

67

1.341

169.824

127

Cancellara

98

5.212

53

1.936

142.817

74

Carbone

85

5.755

68

1.274

75.192

59

Castelgrande

131

11.049

84

2.337

209.500

90

534

50.931

95

1.974

275.303

139

88

5.095

58

1.029

93.343

91

Castelmezzano

42

2.069

49

1.331

65.483

49

Castelsaraceno

129

6.508

50

2.060

104.672

51

Castronuovo di Sant’Andrea

31

1.516

49

1.031

49.448

48

Cersosimo

74

6.071

82

751

50.989

68

Castelluccio Inferiore Castelluccio Superiore

42

IMU ALTRI IMMOBILI

COMUNI


Chiaromonte

261

21.574

83

1.965

209.045

106

Corleto Perticara

385

33.093

86

3.883

440.527

113

Episcopia

150

10.933

73

1.038

79.222

76

Fardella

95

7.836

82

778

60.321

78

Filiano

347

25.093

72

3.619

321.924

89

Forenza

548

77.446

141

3.581

545.894

152

Francavilla in Sinni

711

74.683

105

3.502

416.814

119

Gallicchio

43

2.221

52

1.180

172.125

146

Genzano di Lucania

1.515

237.848

157

5.789

743.606

128

Ginestra

79

5.221

66

1.419

86.449

61

Grumento Nova

88

4.388

50

2.024

268.512

133

Guardia Perticara

22

1.494

68

1.120

78.247

70

Lagonegro

1.714

409.120

239

4.922

1.112.773

226

Latronico

709

50.861

72

4.865

484.828

100

Laurenzana

289

21.853

76

3.710

263.050

71

Lauria

3.226

469.629

146

9.381

1.739.432

185

Lavello

3.323

609.507

183

10.079

1.788.847

177

Maratea

1.292

208.841

162

8.495

1.893.039

223

Marsico Nuovo

433

19.961

46

4.386

418.220

95

Marsicovetere

1.301

145.895

112

4.124

916.023

222

Maschito

102

5.942

58

2.144

163.501

76

Melfi

936

53.081

57

10.806

7.924.374

733

Missanello

54

3.869

72

890

56.903

64

Moliterno

881

89.815

102

4.449

576.662

130

Montemilone

274

21.355

78

2.766

201.494

73

Montemurro

107

8.840

83

1.678

215.349

128

Muro Lucano

914

73.761

81

7.368

609.696

83

Nemoli

171

11.392

67

1.751

138.244

79

Noepoli

84

7.101

85

1.429

83.199

58

Oppido Lucano

847

134.689

159

4.185

434.316

104

Palazzo San Gervasio

994

118.960

120

5.295

624.270

118

Paterno

763

56.483

74

2.974

296.788

100

Pescopagano

574

105.485

184

3.209

394.004

123

Picerno

1.458

247.978

170

4.540

857.765

189

Pietragalla

626

46.815

75

4.776

586.148

123

Pietrapertosa

101

5.345

53

1.641

96.170

59

Pignola

1.075

103.660

96

4.961

786.001

158

Potenza

19.633

3.381.817

172

40.508

15.624.050

386

Rapolla

725

71.002

98

4.365

375.058

86

Rapone

95

6.967

73

1.775

139.316

78

Rionero in Vulture

2.709

237.465

88

10.737

1.914.811

178

Ripacandida

173

9.491

55

3.510

179.240

51

Rivello

513

46.163

90

3.279

346.202

106

Roccanova

122

6.636

54

2.245

145.788

65

Rotonda

739

64.163

87

2.702

334.516

124

Ruoti

561

66.746

119

2.925

323.644

110

Ruvo Del Monte

113

4.934

44

2.124

133.156

63

San Chirico Nuovo

151

8.921

59

1.911

141.148

74

43


San Chirico Raparo San Costantino Albanese

92

4.502

49

2.504

144.671

58

45

2.847

63

916

71.282

78

687

60.184

88

3.914

304.694

78

83

5.391

65

1.150

77.957

68

36

3.442

96

566

47.780

84

91

6.377

70

1.298

132.597

102

18

927

52

1.277

206.007

161

Sant’Arcangelo

1.404

170.983

122

6.292

801.924

127

Sarconi

234

22.369

96

1.591

152.658

96

Sasso di Castalda 105

5.054

48

1.601

111.447

70

Satriano di Lucania

30.495

75

2.329

478.224

205

Savoia di Lucania 139

8.318

60

1.502

131.075

87

Senise

645

38.938

60

6.031

782.800

130

Spinoso

193

11.943

62

2.586

226.591

88

Teana

134

15.560

117

816

53.927

66

Terranova del Pollino

90

5.962

66

1.420

122.934

87

Tito

1.509

128.807

85

5.533

2.328.086

421

Tolve

516

42.584

82

4.002

384.257

96

Tramutola

711

74.423

105

3.059

442.224

145

Trecchina

426

55.899

131

2.611

531.373

204

Trivigno

45

2.759

61

1.371

76.635

56

Vaglio Basilicata

164

8.826

54

2.247

309.271

138

Venosa

2.914

304.944

105

8.282

1.459.783

176

Vietri Di Potenza

228

11.450

50

572

3.777

110

Viggianello

217

14.326

66

1.582

142.063

90

Viggiano

405

21.306

53

3.434

1.310.238

382

Totale/Media

71.246

9.143.229

128

350.284

63.643.860

182

San Fele San Martino D’Agri San Paolo Albanese San Severino Lucano Sant’Angelo le Fratte

404

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

44

TABELLA 17 IMU ANNO 2012: GETTITO TOTALE RIPARTITO TRA STATO E COMUNI IN PROVINCIA DI POTENZA Comuni

Totale Gettito Imu quota Comune

Gettito Imu quota Stato

Gettito Imu Totale

Abriola

80.643

75.550

156.193

Acerenza

182.625

162.426

345.051

Albano di Lucania

59.743

54.579

114.322

Anzi

104.108

100.223

204.331

Armento

35.842

32.777

68.619

Atella

474.433

392.960

867.393

Avigliano

766.944

612.137

1.379.081

Balvano

288.196

283.294

571.490

Banzi

144.777

98.808

243.585

Baragiano

262.565

202.938

465.503

Barile

224.606

161.760

386.366

Bella

279.000

237.069

516.069

Brienza

298.528

246.054

544.582


Brindisi Montagna

169.135

167.475

336.610

Calvello

73.247

69.895

143.142

Calvera

20.175

18.212

38.387

Campomaggiore

90.536

84.912

175.448

Cancellara

76.621

71.409

148.030

Carbone

43.351

37.596

80.947

Castelgrande

115.799

104.750

220.549

Castelluccio Inferiore

188.583

137.652

326.235

Castelluccio Superiore

51.767

46.672

98.439

Castelmezzano

34.811

32.742

67.553

Castelsaraceno

58.844

52.336

111.180

Castronuovo di Sant’Andrea

26.240

24.724

50.964

Cersosimo

31.566

25.495

57.061

Chiaromonte

126.097

104.523

230.620

Corleto Perticara

253.357

220.264

473.621

Episcopia

50.544

39.611

90.155

Fardella

37.997

30.161

68.158

Filiano

186.055

160.962

347.017

Forenza

350.393

272.947

623.340

Francavilla in Sinni

283.090

208.407

491.497

Gallicchio

88.284

86.063

174.347

Genzano di Lucania

609.651

371.803

981.454

Ginestra

48.446

43.225

91.671

Grumento Nova

138.644

134.256

272.900

Guardia Perticara

40.618

39.124

79.742

Lagonegro

965.507

556.387

1.521.894

Latronico

293.275

242.414

535.689

Laurenzana

153.378

131.525

284.903

Lauria

1.339.345

869.716

2.209.061

Lavello

1.503.931

894.424

2.398.355

Maratea

1.155.361

946.520

2.101.881

Marsico Nuovo

229.071

209.110

438.181

Marsicovetere

603.907

458.012

1.061.919

Maschito

87.693

81.751

169.444

Melfi

4.015.268

3.962.187

7.977.455

Missanello

32.321

28.452

60.773

Moliterno

378.146

288.331

666.477

Montemilone

122.102

100.747

222.849

Montemurro

116.515

107.675

224.190

Muro Lucano

378.609

304.848

683.457

Nemoli

80.514

69.122

149.636

Noepoli

48.701

41.600

90.301

Oppido Lucano

351.847

217.158

569.005

Palazzo San Gervasio

431.095

312.135

743.230

Paterno

204.877

148.394

353.271

Pescopagano

302.487

197.002

499.489

Picerno

676.861

428.883

1.105.744

Pietragalla

339.889

293.074

632.963

Pietrapertosa

53.430

48.085

101.515

Pignola

496.661

393.001

889.662

45


Potenza

11.193.842

7.812.025

19.005.867

Rapolla

258.531

187.529

446.060

Rapone

76.625

69.658

146.283

Rionero In Vulture

1.194.871

957.406

2.152.277

Ripacandida

99.111

89.620

188.731

Rivello

219.264

173.101

392.365

Roccanova

79.530

72.894

152.424

Rotonda

231.421

167.258

398.679

Ruoti

228.568

161.822

390.390

Ruvo Del Monte

71.512

66.578

138.090

San Chirico Nuovo

79.495

70.574

150.069

San Chirico Raparo

76.838

72.336

149.174

San Costantino Albanese

38.488

35.641

74.129

San Fele

212.531

152.347

364.878

San Martino D’Agri

44.370

38.979

83.349

San Paolo Albanese

27.332

23.890

51.222

San Severino Lucano

72.676

66.299

138.975

Sant’Angelo le Fratte

103.931

103.004

206.935

Sant’Arcangelo

571.945

400.962

972.907

Sarconi

98.698

76.329

175.027

Sasso Di Castalda

60.778

55.724

116.502

Satriano Di Lucania

269.607

239.112

508.719

Savoia Di Lucania

73.856

65.538

139.394

Senise

430.338

391.400

821.738

Spinoso

125.239

113.296

238.535

Teana

42.524

26.964

69.488

Terranova di Pollino

67.429

61.467

128.896

Tito

1.292.850

1.164.043

2.456.893

Tolve

234.713

192.129

426.842

Tramutola

295.535

221.112

516.647

Trecchina

321.586

265.687

587.273

Trivigno

41.077

38.318

79.395

Vaglio Basilicata

163.462

154.636

318.098

Venosa

1.034.836

729.892

1.764.728

Vietri di Potenza

13.339

1.889

15.228

Viggianello

85.358

71.032

156.390

Viggiano

676.425

655.119

1.331.544

Totale

40.965.159

31.821.930

72.787.089

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

46

TABELLA 18 ADDIZIONALI COMUNALI PROVINCIA DI POTENZA: ALIQUOTE ANNO 2012 Comuni

Aliquote

Abriola

0

Acerenza

0,4

Albano Di Lucania

0,65

Anzi

0,4

Armento

0

Atella

0,4

Forme di agevolazione


Avigliano

0,7

Esenzione redditi fino a 8 mila euro

Balvano

0,5

Aliquota unica

Banzi

0,5

Esenzione redditi fino a 7 mila euro

Baragiano

0,8

Barile

0,8

Bella

0,8

Brienza

0,5

Brindisi Montagna

0,1

Calvello

0

Calvera

0,2

Campomaggiore

0,8

Cancellara

0,4

Carbone

0,2

Castelgrande

0,4 redditi fino a 15 mila euro; 0,6 reddito fino a 28 mila euro; 0,65 redditi fino a 55 mila euro; 0,7 redditi fino a 75 mila euro 0,8 redditi oltre 75 mila euro

Castelluccio Inferiore

0,6

Castelluccio Superiore

0,3

Castelmezzano

0

Castelsaraceno

0,6

Castronuovo di Sant’Andrea

0

Cersosimo

0

Chiaromonte

0,4

Corleto Perticara

0

Episcopia

0,6

Fardella

0,3

Filiano

0,4

Forenza

0,5

Francavilla in Sinni

0,4

Gallicchio

0,2

Genzano di Lucania

0,44

Ginestra

0,5

Grumento Nova

0

Guardia Perticara

0

Lagonegro

0,8

Latronico

0,6

Laurenzana

0

Lauria

0,8

Lavello

0,8

Esenzione redditi fino a 7,5 mila euro

Maratea

0,8

Esenzione redditi fino a 10 mila euro

Marsico Nuovo

0,4

Aliquota unica

Marsicovetere

0,4

Esenzione redditi fino a 10 mila euro

Maschito

0,4

Melfi

0,8

Missanello

0

Moliterno

0,4

Montemilone

0,5

Montemurro

0

Muro Lucano

0,4

Nemoli

0,6

Esenzione redditi fino a 9 mila euro

Esenzione redditi fino a 15 mila euro

47


Noepoli

0

Oppido Lucano

0,2

Palazzo San Gervasio

0,5

Paterno

0,2

Pescopagano

0,5

Picerno

0,5

Pietragalla

0,3

Pietrapertosa

0,5

Pignola

0,8

Potenza

0,8

Rapolla

0,5

Rapone

0

Rionero in Vulture

0,8

Ripacandida

0,4

Rivello

0,6

Roccanova

0

Rotonda

0,5

Ruoti

0,5

Ruvo del Monte

0

San Chirico Nuovo

0,6

San Chirico Raparo

0,4

San Costantino Albanese

0

San Fele

0,2 fino a 15 mila euro; 0,3 fino a 28 mila euro; 0,4 fino a 55 mila euro; 0,6 sopra i 55 mila euro

San Martino D’Agri

0

San Paolo Albanese

0

San Severino Lucano

0,4

Sant’Angelo le Fratte

0,2

Sant’Arcangelo

0

Sarconi

0,2

Sasso di Castalda

0,2

Satriano di Lucania

0,5

Savoia di Lucania

0,4

Senise

0,8

Spinoso

0,4

Teana

0,2

Terranova del Pollino

0

Tito

0,5

Tolve

0,5

Tramutola

0,2

Trecchina

0,3

Trivigno

0,2

Vaglio Basilicata

0,4

Venosa

0,4

Vietri di Potenza

0,6

Viggianello

0

Viggiano

0

Media

0,57

48

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali

Esenzione redditi fino a 10 mila euro

Esenzione redditi fino a 8 mila euro

Esenzione redditi fino a 8 mila euro

Esenzione redditi fino a 12 mila euro

Esenzione redditi fino a 7,5 mila euro

Esenzione redditi fino a 10 mila euro


TABELLA 19 ADDIZIONALI COMUNALI PROVINCIA DI POTENZA: GETTITO ASSOLUTO E PRO CAPITE Comuni

Contribuenti

Gettito totale v.a.

Gettito medio pro capite

Abriola

613

0

0

Acerenza

1.158

74.897

65

Albano di Lucania

634

72.555

114

Anzi

637

39.580

62

Armento

277

0

0

Atella

1.591

111.211

70

Avigliano

5.230

688.091

132

Balvano

638

53.770

84

Banzi

638

53.209

83

Baragiano

1.045

155.648

149

Barile

1.198

181.208

151

Bella

1.831

238.209

130

Brienza

1.385

124.462

90

Brindisi Montagna

361

5.861

16

Calvello

766

0

0

Calvera

175

4.990

29

Campomaggiore

384

53.571

140

Cancellara

605

42.019

69

Carbone

230

6.907

30

Castelgrande

367

33.352

91

Castelluccio Inferiore

1.008

118.516

118

Castelluccio Superiore

381

19.255

51

Castelmezzano

437

0

0

Castelsaraceno

625

60.929

97

Castronuovo di Sant’Andrea

479

0

0

Cersosimo

309

0

0

Chiaromonte

875

59.840

68

Corleto Perticara

1.111

0

0

Episcopia

550

72.579

132

Fardella

273

14.156

52

Filiano

1.335

94.456

71

Forenza

912

68.248

75

Francavilla in Sinni

1.513

103.043

68

Gallicchio

391

13.950

36

Genzano di Lucania

2.339

179.695

77

Ginestra

312

24.956

80

Grumento Nova

719

0

0

Guardia Perticara

255

0

0

Lagonegro

2.801

515.330

184

Latronico

2.025

222.459

110

Laurenzana

794

0

0

Lauria

6.003

947.158

158

Lavello

5.588

784.161

140

Maratea

2.365

377.096

159

Marsico Nuovo

1.528

113.099

74

Marsicovetere

2.170

179.005

82

Maschito

605

36.698

61

Melfi

7.557

831.678

110

Missanello

245

0

0

49


50

Moliterno

1.669

126.570

76

Montemilone

635

50.521

80

Montemurro

530

0

0

Muro Lucano

1.961

136.153

69

Nemoli

677

73.601

109

Noepoli

419

0

0

Oppido Lucano

1.460

51.122

35

Palazzo San Gervasio

1.974

172.720

87

Paterno

1.148

40.907

36

Pescopagano

934

103.025

110

Picerno

2.366

212.700

90

Pietragalla

1.982

111.878

56

Pietrapertosa

458

33.838

74

Pignola

2.655

462.624

174

Potenza

34.129

6.406.060

187

Rapolla

1.734

140.638

81

Rapone

360

0

0

Rionero in Vulture

6.077

870.993

143

Ripacandida

745

49.881

67

Rivello

1.260

142.187

113

Roccanova

652

0

0

Rotonda

1.441

129.648

90

Ruoti

1.401

108.069

77

Ruvo Del Monte

403

0

0

San Chirico Nuovo

598

61.097

102

San Chirico Raparo

466

29.925

64

San Costantino Albanese

342

0

0

San Fele

1.173

47.670

41

San Martino D’Agri

321

0

0

San Paolo Albanese

147

0

0

San Severino Lucano

687

47.046

68

Sant’Angelo le Fratte

524

16.645

32

Sant’Arcangelo

2.312

0

0

Sarconi

528

17.837

34

Sasso di Castalda

310

11.122

36

Satriano di Lucania

868

78.019

90

Savoia di Lucania

425

27.844

66

Senise

2.506

374.826

150

Spinoso

663

43.719

66

Teana

235

7.523

32

Terranova Di Pollino

587

0

0

Tito

2.979

276.542

93

Tolve

1.407

124.339

88

Tramutola

1.177

47.961

41

Trecchina

1.000

52.042

52

Trivigno

291

11.303

39

Vaglio Basilicata

960

74.949

78

Venosa

4.872

370.416

76

Vietri di Potenza

1.000

109.245

109

Viggianello

1.257

0

0

Viggiano

1.293

0

0

Totale

161.266

18.029.052

112

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali


TABELLA 20 CONTRIBUENTI, REDDITO IMPONIBILE TOTALE E PRO CAPITE ANNO 2011 COMUNI PROVINCIA DI POTENZA Comuni

Contribuenti

Reddito imponibile totale v.a.

Reddito medio imponibile pro capite

Abriola

613

9.346.291

15.247

Acerenza

1.158

18.724.367

16.170

Albano di Lucania

634

11.162.268

17.606

Anzi

637

9.895.084

15.534

Armento

277

4.217.742

15.227

Atella

1.591

27.802.870

17.475

Avigliano

5.230

98.298.736

18.795

Balvano

638

10.753.914

16.856

Banzi

638

10.641.842

16.680

Baragiano

1.045

19.456.028

18.618

Barile

1.198

22.651.056

18.907

Bella

1.831

29.776.096

16.262

Brienza

1.385

24.892.475

17.973

Brindisi Montagna

361

5.861.203

16.236

Calvello

766

12.129.413

15.835

Calvera

175

2.495.083

14.258

Campomaggiore

384

6.696.416

17.439

Cancellara

605

10.504.738

17.363

Carbone

230

3.453.306

15.014

Castelgrande

367

6.064.010

16.523

Castelluccio Inferiore

1.008

19.752.742

19.596

Castelluccio Superiore

381

6.418.496

16.846

Castelmezzano

437

6.424.762

14.702

Castelsaraceno

625

10.154.890

16.248

Castronuovo di Sant’Andrea

479

6.896.371

14.397

Cersosimo

309

5.018.783

16.242

Chiaromonte

875

14.960.070

17.097

Corleto Perticara

1.111

18.877.648

16.992

Episcopia

550

12.096.435

21.994

Fardella

273

4.718.717

17.285

Filiano

1.335

23.614.023

17.688

Forenza

912

13.649.638

14.967

Francavilla in Sinni

1.513

25.760.637

17.026

Gallicchio

391

6.975.180

17.839

Genzano di Lucania

2.339

40.839.663

17.460

Ginestra

312

4.991.257

15.998

Grumento Nova

719

12.692.598

17.653

Guardia Perticara

255

3.910.855

15.337

Lagonegro

2.801

64.416.298

22.998

Latronico

2.025

37.076.437

18.309

Laurenzana

794

14.536.165

18.308

Lauria

6.003

118.394.723

19.723

Lavello

5.588

98.020.076

17.541

Maratea

2.365

47.137.048

19.931

Marsico Nuovo

1.528

28.274.656

18.504

Marsicovetere

2.170

44.751.286

20.623

Maschito

605

9.174.510

15.164

Melfi

7.557

145.209.770

19.215

Missanello

245

4.204.596

17.162

51


Moliterno

1.669

31.642.535

18.959

Montemilone

635

10.104.245

15.912

Montemurro

530

8.709.441

16.433

Muro Lucano

1.961

34.038.322

17.358

Nemoli

677

12.266.897

18.119

Noepoli

419

7.171.834

17.117

Oppido Lucano

1.460

25.561.217

17.508

Palazzo San Gervasio

1.974

34.544.046

17.500

Paterno

1.148

20.453.646

17.817

Pescopagano

934

20.605.075

22.061

Picerno

2.366

42.539.995

17.980

Pietragalla

1.982

37.292.679

18.816

Pietrapertosa

458

6.767.525

14.776

Pignola

2.655

57.827.978

21.781

Potenza

34.129

850.757.441

24.928

Rapolla

1.734

28.127.673

16.221

Rapone

360

5.952.403

16.534

Rionero In Vulture

6.077

121.374.183

19.973

Ripacandida

745

12.470.364

16.739

Rivello

1.260

23.697.798

18.808

Roccanova

652

10.722.832

16.446

Rotonda

1.441

25.929.658

17.994

Ruoti

1.401

21.613.784

15.427

Ruvo Del Monte

403

6.042.875

14.995

San Chirico Nuovo

598

10.182.864

17.028

San Chirico Raparo

466

7.481.332

16.054

San Costantino Albanese

342

5.296.750

15.488

San Fele

1.173

19.032.742

16.226

San Martino D’Agri

321

5.126.569

15.971

San Paolo Albanese

147

2.885.222

19.627

San Severino Lucano

687

11.761.447

17.120

Sant’Angelo le Fratte

524

8.322.514

15.883

Sant’Arcangelo

2.312

39.219.335

16.963

Sarconi

528

8.918.554

16.891

Sasso di Castalda

310

5.560.792

17.938

Satriano di Lucania

868

15.603.819

17.977

Savoia di Lucania

425

6.960.939

16.379

Senise

2.506

46.853.250

18.696

Spinoso

663

10.929.775

16.485

Teana

235

3.761.536

16.007

Terranova di Pollino

587

9.173.627

15.628

Tito

2.979

55.308.312

18.566

Tolve

1.407

24.867.709

17.674

Tramutola

1.177

23.980.478

20.374

Trecchina

1.000

17.347.423

17.347

Trivigno

291

5.651.541

19.421

Vaglio Basilicata

960

18.737.252

19.518

Venosa

4.872

92.604.118

19.007

Vietri di Potenza

1.000

18.207.498

18.207

Viggianello

1.257

19.549.009

15.552

Viggiano

1.293

24.042.589

18.594

Totale

161.266

3.167.352.710

19.641

52

Elaborazione UIL Servizio politiche territoriali



Hanno contribuito alla elaborazione della Nota tutti i componenti del Centro Studi Uil di Basilicata con un apporto diretto di: Antonella Albano Giusy Lucido Maria Lucia Pace Cristina Pietrantuono Raffaele Tantone Gianpiero Tetta Laura Tullipano Giancarlo Vainieri Vincenzo Venezia Con un apporto significativo di: Vincenzo Tortorelli Segretario provinciale Uilm Potenza

Luigi Veltro Servizio politiche territoriali UIL Nazionale


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.