ISSN 2499-6688
numero 2 • marzo-aprile 2017 L’intervista del mese
ESTRA Paolo Abati
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2017 - MARZO - APRILE NUMERO 2
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Iren per un futuro sostenibile
di Paolo Peveraro – Presidente Iren S.p.A.
Iren S.p.A. è una delle più importanti multiutility italiane e opera nei settori dell’energia elettrica, dell’energia termica per teleriscaldamento (di cui è il primo operatore nazionale), del gas, della gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali e dei servizi tecnologici per le Pubbliche Amministrazioni. Nella nostra azione quotidiana, perseguiamo i valori dello sviluppo sostenibile, della salvaguardia ambientale, dell’uso razionale dell’energia, del miglioramento continuo e dell’efficienza dei servizi erogati, cooperando allo sviluppo dei territori in cui operiamo. In particolare, la nostra azienda ha come obiettivo prioritario la gestione dei processi produttivi e l’investimento per la sostenibilità ambientale, concetto sempre più al centro delle nuove sfide mondiali. Chi, come Iren, gestisce risorse di primaria importanza, quali l’acqua, l’energia e la materia derivante dai rifiuti, deve giocare un ruolo attivo per contribuire a queste sfide. Il nostro Gruppo si muove proprio in questa direzione: nel solo 2016 abbiamo gestito circa 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti, raggiungendo risultati di grande rilievo nella raccolta differenziata con punte superiori al 76%, e quasi azzerato il ricorso allo smaltimento in discarica che riguarda solo l’1% dei rifiuti gestiti. Non solo. La nostra azienda persegue attivamente la sfida della sostenibilità anche attraverso l’impiego di ingenti risorse umane ed economiche, tant’è che nell’anno appena passato sono state effettuate spese e investimenti per la protezione ambientale per circa 195 milioni di euro. In quest’ottica, vantiamo un impegno costante nella riduzione delle emissioni attraverso una imponente produzione energetica da fonti eco-compatibili (rinnovabili o assimilate) che si attesta al 78%, contro una media nazionale del 33%.
Grazie al mix impiantistico innovativo, all’attenzione ai processi gestionali e ai costanti progetti di risparmio energetico, nel 2016 abbiamo ottenuto un risparmio di 634.885 tonnellate di petrolio equivalente, evitando l’emissione in atmosfera di oltre 2,6 milioni di tonnellate di CO2. A ciò, si aggiunge l’importante apporto legato al teleriscaldamento – di cui siamo leader nazionali – che, grazie a oltre 900 km di reti interrate, offre calore pulito con una volumetria di circa 85 milioni di metri cubi, pari a una popolazione di circa 850 mila abitanti. Registriamo in tal senso un continuo incremento di volumetrie servite, con un +3,6% solo nell’ultimo anno. Ma la sostenibilità di Iren ha tante sfaccettature. Relativamente alla gestione dei rifiuti, ad esempio, siamo tra i primi tre operatori nazionali con oltre 2,1 milioni di abitanti serviti sui diversi territori di riferimento e una media di raccolta differenziata, nel bacino di riferimento, che per il 2016 si attesta al 59,2% a fronte di una media nazionale pari al 47,5%. Relativamente all’ambito idrico, attraverso 1.136 impianti e oltre 200.000 parametri annui analizzati abbiamo garantito efficienti sistemi di depurazione delle acque reflue per la tutela della salute di fiumi e mari. Infine, nell’ultimo anno abbiamo realizzato e sostenuto più di 220 progetti a favore delle comunità locali per l’innovazione, la promozione culturale e sportiva e la tutela ambientale per circa 8 milioni di euro. Tramite questo orientamento strategico legato alla sostenibilità ambientale, sociale e finanziaria e all’ulteriore efficientamento dei nostri processi, puntiamo per il 2021 all’ambizioso obiettivo di diventare polo aggregatore e motore di sviluppo del Nord-Ovest d’Italia.
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Sommario
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Con il patrocinio di
Pag.8 Espansione e consolidamento territoriale nel piano investimenti
2015
Intervista a Paolo Abati
Pag.12 Biometano: immissione nelle reti gas e sicurezza Marcello Bondesan ed Eugenio Salati
Pag.17 VETRINA Pag.19 3a Innovativo sistema veicolare per la rilevazione e la mappatura di perdite di gas naturale
2a ISSN 2499-6688
t r e n c h l e s s d i v i s i o n
J. Brian Leen, John Savee, Manish Gupta, Aaron Gardner, Douglas Baer e Nunzio Bonavita
# CIPP LINING numero 2 • marzo-aprile 2017
# SLIPLINING
# PIPE BURSTING
L’intervista del mese
# CLOSE FIT LINING # CML
Pag.23 Futuro è condividere il patrimonio delle conoscenze
# SPRAY LINING
# MECHANICAL REPAIR
# MANUAL REHABILITATION # POINT REPAIR
ESTRA Paolo Abati
Intervista ad Alessandro Russo
# WATER JETTING
# CCTV + MILLING ROBOT
[
Pag.27 Contaminanti emergenti
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PRIMA | DOPO
Riabilitazione idraulica e strutturale in tempi record
Alberto Sala
Pag.31 I sistemi di depurazione nelle città italiane
Odorizzazione Gas Depurazione Acque Telecontrollo Reti Elettriche
Anno XVI - n. 2
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Marzo-Aprile 2017
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Credit immagine di copertina: Foto di copertina: Plastitalia S.p.A.
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G. Andreottola, R. Ferrentino e M. Langone
Registrazione del Tribunale di Milano n. 509 del 10/9/01 Casa editrice TECNEDIT S.r.l. - www.tecneditedizioni.it
Pag.38 Essiccamento termico Gianandrea Pavoni
Pubblicità e Marketing Via delle Foppette, 6 - Tel. +39 0236517115 Fax +39 0236517116 - 20144 Milano Claudio Frazzetto - c.frazzetto@tecneditedizioni.it Federica Leto - f.leto@tecneditedizioni.it
Pag.41 Impianti di depurazione, ripristino a nuovo in tempi record
Direttore responsabile Liliana Pedercini - l.pedercini@tecneditedizioni.it
Pag.45 VETRINA
Ufficio commerciale Sara Sturla - commerciale@tecneditedizioni.it
Pag.51 Impianti di dissalazione per le Isole Pontine
Matteo Lusuardi
Ennio Cima e Andrea Saivano
Ufficio stampa Sandra Sisinni - sandra@tecneditedizioni.it
Pag.54 Nuovo codice degli appalti
Coordinamento di redazione Anna Schwarz - redazione@tecneditedizioni.it
Donato Berardi e Francesca Signori
Amministrazione Alessandra Salice - amministrazione@tecneditedizioni.it
Pag.58 VETRINA
Progetto grafico impaginazione e fotolito Grafteam - Brescia
Pag.60 Strumenti di misura Georg Fischer Signet
Stampa Grafteam - Brescia
Pag.62 VETRINA
Una copia - One copy Abbonamento - Subscription Italia - Italy Estero - Abroad È vietata la riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione della casa editrice.
Reproduction even partial, is forbidden, without the permission of the Publisher
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Pag.35 Ridurre i fanghi di depurazione con il processo UTN
€5 € 30 € 60
Pag.63 Telecontrollo e gestione della rete idraulica del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale Paola Zanetti e Roberto Pinotti
Pag.69 IoT e digitalizzazione Il futuro del telecontrollo è 4.0 Intervista ad Antonio De Bellis
Pag.71 VETRINA
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Pag.76 La qualità del servizio idrico Vincenzo Mauro Cannizzo e Roberta Netti
Pag.79 Analisi dei rischi strutturali e di servizio delle reti fognarie urbane ed intercomunali Ferdinando Marigo, Tiziana Cesaretto e Ambra Banfi
Pag.82 Un anno di REDTOP – Anche Amiacque sceglie l’affidabilità del REDTOP e i vantaggi dell’innovazione Intervista a Enrico Polledri e a Giovanni Vargiu
– In cantiere con il REDTOP Intervista a Pituello Impianti
Pag.84 Tubi in ghisa sferoidale per la centrale idroelettrica di Costeana Luca Frasson
Pag.86 VETRINA Pag.90 Tempo di raffreddamento e temperatura ambiente Intervista ad Antonino Lo Vercio
Pag.91 Progetto Smart City Vizze Maurizio Delfanti, Davide Falabretti, Le Anh Dao, Luca Ferrarini e Luigi Piroddi
Pag.95 Il Progetto Palermo Gianluigi Fioriti
Pag.97 La rete elettrica al centro del cambiamento Pag.101 Risultati e prospettive della Ricerca del Sistema Elettrico Giuseppe Tribuzi
Pag.103 Top Utility 2017, la sfida tra le aziende è sull’innovazione Alessandro Marangoni
Pag.107 Milano e la Metropolitana Linea 4 Francesco Venza, Enrico Noce e Isabella Sarcinella
A questo numero hanno collaborato Paolo Peveraro – Iren Paolo Abati – Estra Marcello Bondesan – InRete Distribuzione Energia (Gruppo Hera) Eugenio Salati – Italgas Reti (Gruppo Italgas) J. Brian Leen, John Savee, Manish Gupta, Aaron Gardner, Douglas Baer e Nunzio Bonavita – ABB Alessandro Russo – Gruppo CAP Alberto Sala – Brianzacque Silvana Salvati – ISPRA G. Andreottola, R. Ferrentino, M. Langone – Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica - Università di Trento Gianandrea Pavoni – VOMM Impianti e Processi Matteo Lusuardi – HELIOS – Trenchless Division Benassi Ennio Cima e Andrea Saivano – Acqualatina Donato Berardi e Francesca Signori – Laboratorio Servizi Pubblici Locali, REF Ricerche Paola Zanetti e Roberto Pinotti – Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale Antonio De Bellis – ANIE Automazione Vincenzo Mauro Cannizzo – APCE Roberta Netti – SNAM Ferdinando Marigo, Tiziana Cesaretto, Ambra Banfi – BrianzAcque Enrico Polledri e Giovanni Vargiu – Amiacque Andrea Pituello – Pituello Impianti Luca Frasson – TRM – TIROLER ROHRE Antonino Lo Vercio – Plastitalia Maurizio Delfanti e Davide Falabretti – Politecnico di Milano – Dip. di Energia Le Anh Dao, Luca Ferrarini e Luigi Piroddi – Politecnico di Milano Dip. di Elettronica, Informazione e Bioingegneria Gianluigi Fioriti – e-distribuzione Giuseppe Tribuzi – Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA) Alessandro Marangoni – Althesys Francesco Venza, Enrico Noce e Isabella Sarcinella – MM Comitato scientifico: Francesco Albasser – In3act Energy Baldassare Bacchi – Università di Brescia, C.S.D.U. (Centro Studi Idraulica Urbana) Lorenzo Bardelli – AEEGSI (Autorità Energia Elettrica Gas Sistema Idrico) Marcello Benedini – AII (Associazione Idrotecnica Italiana) Ilaria Bottio – AIRU (Associazione Italiana Riscaldamento Urbano) Armando Brath – AII (Associazione Idrotecnica Italiana) Bruno Brunone – Università di Perugia Furio Cascetta – Seconda Università di Napoli Pierluigi Claps – Politecnico di Torino, G.I.I. (Gruppo Italiano Idraulica) Mauro Fasano – Regione Lombardia Alberto Grossi – AEEGSI (Autorità Energia Elettrica Gas Sistema Idrico) Luca Guffanti – Studio Legale SZA Franco Guzzetti – Politecnico di Milano Antonio Massarutto – Università di Udine e Università Bocconi Italia Pepe – Ufficio d’Ambito della Città Metropolitana di Milano Bruno Tani – Anigas (Associazione Nazionale Industriali GAS) Raffaele Tiscar – Presidenza del Consiglio dei Ministri Rita Maria Ugarelli – RSINTEF, NTNU (Norwegian University of Science and Technologies) Andrea Zelioli – Comune di Milano DC MTAE Comitato tecnico: Aldo Coccolo – ASPI Marco Fantozzi – Studio Marco Fantozzi Mauro Salvemini – AMFM GIS Italia Paolo Trombetti – IATT Gianluca Spitella – Utilitalia Marco Vecchio – ANIE Vincenzo Mauro Cannizzo – APCE Giuseppe Scanu – ASITA
ERRATA CORRIGE Precisiamo che il nome corretto del Presidente di Uniacque è Paolo Franco, contrariamente a quanto apparso sulla copertina del numero di gennaio-febbraio 2017. Ci scusiamo per l’errore con l’interessato e i lettori.
Catalogo stampato su carta proveniente da fonti gestite in maniera responsabile
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TORINO 17-18 MAGGIO 2017 Centrale IREN Torino Nord - Strada del Pansa
Teleriscaldamento . Depurazione . No-dig sfide ed opportunità per uno sviluppo sostenibile Con il patrocinio di:
Con il patrocinio dell’Autorità d’ambito n. 3 “Torinese”
Partecipanti
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Duty Cycle Company S.p.A. Via Tintoretto 8 - 20090 Trezzano s/Naviglio (MI) Tel.+39 02 4450321 fax 48403000
PROGRAMMA CONVEGNO Prima Giornata • 17 MAGGIO
Seconda Giornata • 18 MAGGIO
9.00 Registrazioni
9.00 Registrazioni
9.30 Saluti Istituzionali
9.30 Saluti
Giuseppina De Santis - Assessore alle Attività produttive, Energia, Innovazione e Ricerca della Regione Piemonte Stefania Giannuzzi – Assessore all’Ambiente della Città di Torino Roberto Maroni * – Presidente della Regione Lombardia Davide Corritore – Presidente MM Comune di Milano Alberto Avetta - Presidente ANCI Piemonte Paolo Peveraro – Presidente IREN Massimiliano Bianco – Amministratore Delegato IREN Alessandro Russo - Presidente Gruppo CAP Michele Falcone – Direttore Generale Gruppo CAP Stefano Cetti – Direttore Generale MM Spa Apertura dei lavori 10.45 Giuseppe Bergesio - Amministratore Delegato IREN Energia “Piano di sviluppo del teleriscaldamento” 11.15 Luca Donelli – Presidente di LE2C “La progettazione cleantech e la circular economy. L’esperienza del cluster lombardo per l’energia e l’ambiente” Davide Damosso – Cluster Piemonte “L’innovazione nel settore Cleantech: l’esperienza di Cluster piemontese Clever” Coffee Break 12.15 Riccardo Angelini – Presidente AIRU “Ruolo e futuro del teleriscaldamento: policy europee ed applicazione in Italia” 12.30 Alessandra Zamagni – Ecoinnovazione spin off ENEA “L’approccio ciclo di vita del DL 50/2016” 12.45 Mariachiara Zanetti – Politecnico di Torino “Teleriscaldamento ed emissioni locali” 13.00/14.00 Light Lunch
Fabio Giuseppini – Amministratore Delegato IRETI Giuseppe Bergesio – Amministratore Delegato IREN Energia Apertura dei lavori 9.40 Emilio Attilio Lanfranchi – MM SpA “L’esperienza di MM sulla Misura e sullo Smart Metering” 10.00 Brigitte Pellei - SECAM “Telecontrollo, telegestione e smart metering nel territorio Valtellinese: sostenibilità e sviluppi futuri” 10.20 Ing. Carcioffo – ACEA PINEROLESE “Il teleriscaldamento e l’integrazione con le fonti rinnovabili - BIOGAS” 10.40 Antonio Allocca – ACMO; Francesco Tieghi – ServiTecno “Cyber security IT e OT nelle utility” 11.00 Ing. Lorenzo Spadoni – A2A “Il teleriscaldamento in Europa: situazione e prospettive” 11.20 Alessandro Cecchi – IREN “L’introduzione della regolazione sul teleriscaldamento e lo sviluppo del settore” Coffee Break 11.40 TAVOLA ROTONDA “Il teleriscaldamento tra sfide e opportunità” Moderatore – Roberto Veronesi – IREN Roberto Ronco – Direttore Ambiente, Governo e Tutela del territorio della Regione Piemonte Paola Molina – Direttore Area Sviluppo sostenibile e pianificazione ambientale della Città Metropolitana di Torino
14.00 Andrea Ponta – IREN “La diagnosi energetica delle reti. Applicazione a reti di teleriscaldamento, elettriche e gas”
Remo Giulio Vaudano – Consiglio Nazionale Ingegneri
14.20 Enrico Pochettino – IREN “Nuovi modelli di interazione tra reti e vettori energetici”
Marcella Pavan – Direttore Servizi Ambientali (Calore AEEGSI)
14.40 Ing. Fausto Ferraresi - HERA “L’esperienza del teleriscaldamento di Ferrara” 15.00 Vincenzo Mauro Cannizzo – APCE, Marco Cattalini – Corrosion Engineering “La protezione delle reti idriche” 15.20 Andrea Aliscioni – MM Spa “Tecnologie satellitari per il monitoraggio delle infrastrutture di MM SpA” 15.40 Luigi Guarrera - UNARETI “Interventi No-Dig nel territorio cittadino di Milano” 16.00 Sara Sangiorgi - HERA “Il gruppo Hera, la gestione delle perdite a 360° 16.20 Costantino Bellantuono – AQP “Rifunzionalizzazione delle reti idriche su tutti i Comuni gestiti da AQP” 16.40/17.10 Coffee break e possibilità di visita guidata alla centrale (su prenotazione) 17.10 Stefano Tani – MM SpA “Il Web GIS: l’esperienza di MM nella Città di Milano” 17.30 Andrea Lanuzza – GRUPPO CAP – FIAT – CNR “La trasformazione dei depuratori in bioraffinerie: l’esempio di Bresso” 17.50 Giovanni Gnocchi - IRETI “Il nuovo Depuratore Comprensoriale di Recco: realizzazione, tecnologia e risultati” 18.10 Fine dei lavori
Fabio Santini – Direttore Area Mercato Energia Utilitalia
Cesare Boffa – Presidente FIRE Riccardo Angelini – Presidente AIRU 13.00/14.00 Light Lunch 14.00 Vittorio Verda – Politecnico di Torino “Il teleriscaldamento di nuova generazione” 14.20 Nicola Calabrese – ENEA “La diagnosi energetica degli edifici: il primo strumento per l’efficienza energetica” 14.40 Marco Masoero – Politecnico Torino “INRIM Impianto di simulazione termo-fluidodinamica” 15.00 Giacomo Carletti – C.A.D.F. “Una nuova soluzione di efficientamento negli acquedotti italiani” 15.20 Marco Andrea Muzzatti – Gruppo CAP “Progetto industria 4.0 del Gruppo CAP - Lo Smart Metering idrico” 15.40 Carlo Torre – IRETI “Tra ricerca tecnologica ed applicazioni operative nel settore no-dig” 16.00 Luigi Solofrizzo – LIBRA “La costruzione di un laboratorio. La verifica delle misure” 16.20 Visita guidata alla centrale (su prenotazione) 17.00 Fine dei lavori aperitivo e saluti * richiesta presenza
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Espansione e consolidamento territoriale nel piano investimenti Intervista a Paolo Abati – Direttore Generale di Estra
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Estra è una multiutility a partecipazione pubblica nel settore dell’energia. Nata nel 2010 e costituita da realtà quali Consiag di Prato, Intesa di Siena e Coingas di Arezzo, l’impresa fornisce diversi servizi tramite le proprie società: fornitura di gas metano, GPL ed energia elettrica, telecomunicazioni, distribuzione del gas naturale e servizi energetici. Nel corso del terzo trimestre 2016, l’andamento del Gruppo ha registrato una crescita dei ricavi, grazie ad un’importante attività di espansione incentrata su investimenti, fusioni e acquisizioni, con l’ambizioso obiettivo della quotazione in Borsa. L’intervista con il Direttore Generale Paolo Abati entra subito nel vivo con la presentazione del nuovo piano industriale.
un concetto che va oltre il risparmio energetico tradizionale: l’ESP è una mentalità, un’educazione all’uso consapevole dell’energia. Noi lo faremo diventare uno dei punti di maggiore qualificazione della nostra attività, assieme alla ricerca e alle applicazioni. Stiamo lavorando sulla domotica e sulla mobilità elettrica: negli store Estra commercializziamo i nostri prodotti che fanno parte del kit sul risparmio energetico, la bicicletta a pedalata assistita, e stiamo installando le colonnine elettriche per la ricarica delle auto. È un settore in crescita. Tutte le grandi case automobilistiche stanno investendo nel mercato dei veicoli elettrici”.
“Per il 2017 il piano industriale prevede una concentrazione degli investimenti nel gas, in particolare nel settore della distribuzione, in vista delle gare. Una scelta che nasce dalla volontà di mantenere le attuali reti di proprietà e incentivare la politica di espansione aziendale. Negli scorsi anni, abbiamo investito nelle energie rinnovabili, in particolare nel fotovoltaico, nella cogenerazione e nell’eolico. In prospettiva, andremo ad investire nel risparmio energetico e nell’Energy Service Provider (ESP): si tratta di una serie di iniziative che possono portare a un’ulteriore capacità di risparmio e a un uso sempre più consapevole dell’energia. È
Sono previsti sviluppi nelle telecomunicazioni? Riteniamo che il settore delle telecomunicazioni, in particolare della trasmissione dei dati grazie alla banda ultralarga, sia un tema di grande interesse e con maggiori possibilità di crescita. Nell’area metropolitana di Firenze, Prato, Pistoia, siamo il primo operatore per chilometri di reti di fibra ottica attive, di nostra proprietà, e il punto di riferimento per tutto il sistema delle imprese. Stiamo cominciando ad estendere la banda ultralarga anche nei centri abitati e storici, perché una rete diffusa e capillare potrà garantire una serie di servizi interessanti.
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Investimenti anche nelle acquisizioni: da tempo Estra ha avviato un percorso di consolidamento e aggregazione In futuro, come in passato, continueremo ad investire nelle acquisizioni di aziende nel settore della commercializzazione del gas e dell’energia elettrica. Estra non è solo la prima azienda dell’energia in Toscana ma è anche il primo operatore del Centro Italia. Abbiamo fatto acquisizioni soprattutto nelle zone di Marche, Abruzzo, Umbria e Molise. Qualche anno fa abbiamo realizzato un’importante newco con Multiservizi Ancona che ci ha portato ad essere il primo operatore nelle Marche. Abbiamo iniziato nel 2009, poi è stato un crescendo. Lo scorso anno abbiamo chiuso il maggior numero di operazioni, con l’importante acquisizione di Coopgas, un’azienda di 45.000 clienti del gas e 5.000 clienti elettrici situati nelle regioni di Campania, Calabria e Sicilia. Abbiamo concluso nuove acquisizioni anche attraverso gare: ad esempio, ci siamo aggiudicati il 90% di Piceno Gas Vendita nel comune di Ascoli e Sangroservizi, un’azienda che gestisce la vendita di gas ed energia elettrica di alcuni comuni nella provincia di Chieti. Nell’ultimo anno abbiamo investito oltre 60 milioni di euro e nel 2017 prevediamo di investire la stessa cifra. È una mole di investimenti significativa, perché puntiamo molto sulla crescita sia sui settori tradizionali, come quello della commercializzazione e distribuzione di gas e di energia elettrica, sia sui settori innovativi come quello del risparmio energetico e dell’ESP. Come vengono finanziate le attività del gruppo? In parte con l’autofinanziamento e in parte con l’emissione di bond, uno strumento finanziario riconosciuto anche dalla legge Madia come salto di qualità dell’azienda. Tre anni fa c’è stata la prima emissione da 50 milioni, due anni fa la seconda da 100 milioni. Lo scorso anno abbiamo emesso un bond da 80 milioni sul mercato della borsa di Dublino che, essendo un campo regolamentato, ha fatto diventare Estra un soggetto definito di interesse pubblico. In questo caso, si tratta di una sostanziale equiparazione con chi ha fatto una quotazione di azioni. La raccolta con i bond serve soprattutto per le gare dei prossimi mesi e anni. Qual è l’importanza del fattore tecnologico nell’erogazione dei servizi? Il nostro può sembrare un settore tradizionale ma di fatto non lo è. Negli ultimi anni c’è stato un impulso molto forte verso il cambiamento. La nostra lettura del mercato è di cercare di fornire i migliori servizi innovativi a forte apporto tecnologico in ambito commerciale e nella distribuzione gas. Ad esempio, la sostituzione dei contatori con gli smart meters ha comportato un salto di qualità tecnologico molto importante: a livello di progettazione di reti, di impianti di distribuzione, nella ricerca di forme di incentivo al risparmio energetico. Le aziende di distribuzione sopra una certa dimensione, e noi siamo fra queste, hanno l’obbligo di produrre certificati bianchi, di risparmio energetico. Si possono comprare sul mercato regolamentato dall’Autorità per l’Energia Elettrica oppure è possibile ottenerli attraverso progetti di miglioramento ed efficientamento energetico, oppure tramite iniziative di sensibilizzazione, con campagne
educative e informative. Su questo argomento resta ancora molto da fare, perché per produrre certificati bianchi si ha bisogno di nuove tecnologie, nuove idee e nuovi progetti da mettere in campo. A questo proposito, per il 2017-2018, abbiamo riservato una somma del nostro plafond di investimenti per iniziare un’attività di capital venturing sulle startup innovative, da orientare nei settori di maggiore interesse, quali l’energia e le telecomunicazioni. Fonti rinnovabili: come si pone il gruppo nei confronti della salvaguardia dell’ambiente e della sostenibilità delle risorse? Estra è interessata al settore delle rinnovabili, dove abbiamo investito in passato grazie agli incentivi, che continua ad investire. Siamo proprietari dell’impianto fotovoltaico di Cavriglia e Tegolaia, il più grande in Toscana, con circa 17 megawatt di produzione da fonti rinnovabili, e dell’impianto più grande del Centro Italia da fonti a biomasse nel comune di Calenzano: è un impianto a cippato di circa un megawatt - acqua calda d’inverno e refrigerazione d’estate - e produce anche energia elettrica che giriamo direttamente al gestore di rete. Abbiamo altre strutture di proprietà: sono appena terminati i lavori per un impianto idroelettrico nella provincia di Arezzo. Abbiamo avviato investimenti rilevanti, incentrati sulla riconversione degli impianti industriali energivori presenti sul territorio, ad esempio tessile, calzaturiero e lavorazione delle pelli. Le attività sono portate avanti anche nei confronti dei privati, con la riconversione delle centrali termiche dei condomini, abitazioni civili e dei grandi agglomerati urbani. Obiettivi futuri? Uno dei più importanti è quello di essere quotati in Borsa. Ci stiamo lavorando per renderlo possibile entro la fine dell’anno, al più tardi la primavera prossima. La quotazione in borsa è segno di maturità di un’azienda, significa la capacità di essere una realtà sana, attenta all’evoluzione del mercato e agli investimenti. Si tratta di una crescita di qualità e di quantità, ma anche di risorse, che ci potrebbe consentire di essere una delle aziende di riferimento in Italia nel settore dell’energia.
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Biometano: immissione nelle reti gas e sicurezza La ricerca condotta dal Gruppo Hera e da Italgas Reti ha portato a indagare le interferenze olfattive di alcuni composti, la cui presenza è possibile nel biometano, con gli odorizzanti utilizzati in molte reti di distribuzione del gas naturale Marcello Bondesan – Responsabile Sviluppo Asset Energia InRete Distribuzione Energia S.p.A. (Gruppo Hera) Eugenio Salati – Responsabile Laboratorio Italgas Reti (Gruppo Italgas) Il nuovo panorama normativo conseguente all’UNI/TR 11537 ha portato elementi di novità in merito all’immissione del biometano nelle reti di gas naturale, tra cui l’introduzione di concetti di rinnovabilità validi anche per le risorse energetiche distribuite attraverso le reti del gas. Al tempo stesso è aumentata la complessità della gestione che, affinché possa avvenire in modo sicuro, deve consideCampione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Composizione (oltre a CH4 97%, CO2 2%, N2 1%;): 2-butanone 3,08 2-butanone 5,94 2-butanone 8,89 alfa pinene 2,97 alfa pinene 5,76 alfa pinene 9,49 limonene 2,95 limonene 5,92 limonene 8,94 2-butanone 3,06 alfa pinene 2,95 limonene 2,99
Tab.1: Elenco e descrizione dei campioni scelti
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rare le diverse matrici organiche alla base della produzione di biometano, capaci di influire sull’odorizzazione. Occorre, quindi, indagare se eventuali composti presenti nel biometano possano interferire con gli odorizzanti di uso più comune (THT, TBM), dal momento che la percezione olfattiva da parte dell’utente deve risultare paragonabile a quella comunemente associata al gas d’origine fossile. Unità ppmmol ppmmol ppmmol ppmmol ppmmol ppmmol ppmmol ppmmol ppmmol ppmmol ppmmol ppmmol
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Proprio su questi temi il Gruppo Hera e Italgas Reti, due tra le principali aziende di distribuzione del gas in Italia, hanno avviato una collaborazione sulla base delle rispettive competenze, integrando le reciproche specificità aziendali con l’obiettivo di investigare gli effetti dell’introduzione di alcune tipologie di biometano nelle reti di distribuzione del gas naturale. Il Gruppo Hera, in particolare, possiede alcuni siti produttivi e ha potuto caratterizzare le matrici di provenienza, confezionando una serie di campioni di biogas raffinato che potesse essere rappresentativa della filiera di produzione di biometano da biogas di origine biologica. Italgas Reti possiede, invece, l’unico laboratorio attualmente accreditato a livello nazionale, nell’esecuzione di prove olfattive sul gas distribuito in base alla norma UNI 7133.
I primi risultati della collaborazione, relativi all’odorizzante THT (Tetraidrotiofene), sono stati presentati al Forum CIG 2016.
Il contesto normativo della ricerca L’indagine svolta da Hera e Italgas si è collocata nel nuovo contesto normativo. L’approccio del nuovo UNI/TR 11537 è, infatti, di tipo pragmatico e permette di rispondere in modo sicuro alla richiesta della delibera AEEGSI in merito all’odorizzabilità del biometano. È tuttavia auspicabile poter ottenere indicazioni generali che permettano di valutare, per le diverse matrici di biometano, se l’odorizzabilità possa costituire o meno un problema. L’esito della collaborazione Hera/Italgas Reti è utile anche in vista dell’aggiornamento della norma UNI 7133 e rappresenta un contributo dei
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017 Intensità di Odore (gradi olfattivi della scala di Sales)
Incertezza (gradi olfattivi della scala di Sales)
Giudizio
MATRICE (METANO al 99,95%)
2,0
0,2
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 3 ppm
2,0
0,2
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 6 ppm
1,9
0,2
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 9 ppm
1,8
0,2
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE 3 ppm
1,9
0,2
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE 6 ppm
1,9
0,2
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE 9 ppm
1,9
0,2
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 3 ppm
1,9
0,2
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 6 ppm
1,9
0,2
Conforme
DESCRIZIONE CAMPIONI
Intensità di Odore (gradi olfattivi della scala di Sales)
BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 9 ppm
2,0
0,2
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 3 ppm + LIMONENE 3 ppm + METILETILCHETONE 3 ppm
1,8
0,2
Conforme
2
1,5
1
0,5
0
Tab.2: Risultati ottenuti in base all’intensità di odore ottenuta aggiungendo ai campioni 32 mg/m3 di THT
DESCRIZIONE CAMPIONI DESCRIZIONE CAMPIONI MATRICE (METANO al 99,95%)
Fig.1: Risultati ottenuti in base all’intensità di odore ottenuta aggiungendo ai campioni 32 mg/m3 di THT
Intensità Incertezza di Odore (gradi SI olfattivi /% NO / % olfattivi GiudizioGiudizio (gradi della scala della scala di Sales) 24 100 0 0 Conforme di Sales)
MATRICE (METANO al 99,95%)
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 3 ppm BIOMETANO SINTETICO + PINENE 3 ppm
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 6 ppm BIOMETANO SINTETICO + PINENE 6 ppm
2,0
22
0,2
91,7
2
8,3
2,0
24
Conforme
Conforme 0,2
100
0
0
1,9
0,2
Conforme
24
100
0
0
BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE 3 ppm 3 ppm BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE
231,9 95,8
1
4,2 0,2 Conforme Conforme
BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE 6 ppm 6 ppm BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE
221,9 91,7
2
8,3 0,2 Conforme Conforme
BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE 9 ppm 9 ppm
211,9 87,5
3
12,5 0,2 Conforme Conforme
1
4,2
BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 3 ppm
BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 3 ppm
BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 6 ppm
BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 6 ppm BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 9 ppm
BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 9 ppm BIOMETANO SINTETICO + PINENE 3 ppm + LIMONENE 3 ppm + METILETILCHETONE 3 ppm
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 3 ppm + LIMONENE 3 ppm + METILETILCHETONE 3 ppm
1,8
1,9
23
95,8
1,9
26
100
0
0
Conforme
100
0
0
95,8
1
4,2
NO %
100
Conforme
Conforme
80 60 40 20 0
Conforme
Conforme 0,2
1,8
23
0,2
Conforme
0,2
2,0
24
0,2
SI % 120
Conforme
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 9 ppm
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 9 ppm
Incertezza (gradi olfattivi della scala di Sales)
2,5
Conforme
Conforme 0,2
Conforme
Conforme
Tab.3: Risultati ottenuti in base alla tipologia di odore ottenuta aggiungendo ai campioni 32 mg/m3 di THT
distributori gas nazionali al completamento del framework della normativa tecnica per lo sviluppo di questo settore. Per quanto riguarda il requisito di odorizzabilità del biometano, l’UNI/TR 11537 2016, al punto 12 “Odorizzazione”, prevede che un campione di biometano sia addizionato di odorizzante nelle concentrazioni previste dalla norma UNI 7133 e poi sottoposto a due prove: una per verificare l’intensità di odore ottenuta, l’altra per valutare il tipo di odore risultante. Affinché il campione venga giudicato conforme, devono pertanto essere verificati questi due requisiti: che il valore di intensità di odore del campione addizionato sia almeno uguale a due gradi olfattivi della scala di Sales (tenendo conto del valore di incertezza correlato al risultato ottenuto) e che il giudizio sul tipo di odore del campione, in confronto all’odore fornito dall’odorizzante, sia, di similitudine, in almeno l’85% delle singole prove condotte.
I risultati della sperimentazione Le prove sono state effettuate aggiungendo le sostanze interferenti a campioni di gas naturale odorizzato con 32 mg/m3 di THT (concentrazione minima di riferimento prevista dalla norma UNI 7133) e con 8 mg/m3 di THT (ricavata dalle minime concentrazioni di questo odorizzante
Fig.2: Risultati ottenuti in base alla tipologia di odore ottenuta aggiungendo ai campioni 32 mg/m3 di THT
utilizzate a livello europeo e usata per esaltare i possibili effetti interferenti delle sostanze presenti nel biometano). Per quanto concerne l’intensità di odore, le prove sono state effettuate secondo il punto 4.4.4.8 della norma UNI 7133-3:2012. Per la tipologia di odore, invece, le prove sono state effettuate secondo il punto 12 dell’UNI/TR 11537:2016. I risultati sono riportati nelle tabelle dalla 2 alla 5 e nelle figure dalla 1 alla 4. Riguardo ai campioni di biometano addizionati con 32 mg/mc di THT, la concentrazione di THT prevista dalla norma UNI 7133, in presenza degli interferenti indagati, sembra garantire l’odorizzabilità (secondo l’UNI/TR 11537) del biometano, che può essere ricondotta ai campioni analizzati, sia per quanto riguarda l’intensità di odore, sia per quanto riguarda il tipo di odore conferito al gas combustibile. Tutti i risultati si collocano entro i limiti di accettabilità. Ai campioni di biometano addizionati con 8 mg/mc di THT, l’addizione non fornisce, invece, una garanzia di odorizzabilità secondo l’UNI/TR 11537; solo il campione addizionato di Metiletilchetone ha superato sia il test sull’intensità di odore, sia quello sul tipo di odore. Il campione addizionato di Limonene ha superato unicamente il test sull’intensità di odore, risul-
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
DESCRIZIONE CAMPIONI
Intensità di Odore (gradi olfattivi della scala di Sales)
Intensità di Odore (gradi olfattivi della scala di Sales)
Incertezza (gradi olfattivi della scala di Sales)
Giudizio
1,7
0,3
Conforme
MATRICE (METANO al 99,95%)
Incertezza (gradi olfattivi della scala di Sales)
2,5
2
1,5
BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE 6 ppm (SENZA AGGIUNTA di THT)
0,6
0,3
Non Conforme
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 9 ppm
1,6
0,3
Non Conforme
BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE 9 ppm
1,8
0,2
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 9 ppm
1,7
0,3
Conforme
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 3 ppm + LIMONENE 3 ppm + METILETILCHETONE 3 ppm
1,6
0,3
Non Conforme
1
Tab.4: Risultati ottenuti in base all’intensità di odore ottenuta aggiungendo ai campioni 8 mg/m3 di THT
DESCRIZIONE CAMPIONI
SI / %
NO / %
0,5
0
METANO
LIMONENE 6 ppm (SENZA AGGIUNTA di THT)
PINENE 9 ppm
LIMONENE 9 ppm METILETILCHETONE PINENE 3 ppm + 9 ppm LIMONENE 3 ppm + METILETILCHETONE 3 ppm
Fig.3: Risultati ottenuti in base all’intensità di odore ottenuta aggiungendo ai campioni 8 mg/m3 di THT SI %
Giudizio
NO %
120
MATRICE (METANO al 99,95%)
18 100 0
BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE 6 ppm (SENZA AGGIUNTA di THT)
1
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 9 ppm
15 83 3
0
Conforme
100 80
6
17 94
BIOMETANO SINTETICO + LIMONENE 9 ppm
9
50 9
BIOMETANO SINTETICO + METILETILCHETONE 9 ppm
18 100 0
BIOMETANO SINTETICO + PINENE 3 ppm + LIMONENE 3 ppm + 16 89 2 METILETILCHETONE 3 ppm
Non Conforme
17
Non Conforme
50
Non Conforme
0
Conforme
11
Conforme
40 20 0
Tab.5: Risultati ottenuti in base alla tipologia di odore ottenuta aggiungendo ai campioni 8 mg/m3 di THT
Fig.4: Risultati ottenuti in base alla tipologia di odore ottenuta aggiungendo ai campioni 8 mg/m3 di THT
tando lontano dall’odorizzabilità secondo UNI/TR 11537 per quanto riguarda il tipo di odore. Il campione contenente Pinene, invece, non ha superato entrambi i test di odorizzabilità secondo l’UNI/TR 11537. Si può quindi ipotizzare che il Metiletilchetone non abbia un sensibile impatto sull’odorizzazione del gas. Il Limonene, invece, risulta essere il composto che più facilmente può interferire con il THT per quanto riguarda il tipo di odore; il Pinene si trova, invece, in una situazione intermedia rispetto agli altri due. La ricerca dovrà essere completata analizzando anche le interferenze con il TBM (Terz-Butil-Mercaptano), che è l'altro odorizzante ampiamente utilizzato in Italia. Per questo motivo si prevede di continuare la ricerca e di arricchirla di dati, investigando anche eventuali concentrazioni maggiori degli interferenti, che possono essere presenti nel biometano. Il motivo finale è definire una soglia indicativa dell’insorgere dei problemi rispetto alle sostanze che possono essere contenute nel biometano.
sati alla produzione di biometano è che vi sia una graduale sostituzione di parte del metano di origine fossile con quello prodotto dalla fermentazione di biomasse. Per consentire ciò, le reti di distribuzione del gas potrebbero passare da reti monogenerate (con flussi unidirezionali dalle cabine di riduzione e misura verso le utenze e altamente prevedibili nei vari regimi di rete) a reti plurigenerate, con centri di produzione distribuiti lungo la rete, che sarà così caratterizzata da flussi meno prevedibili, capaci anche di invertirsi in base al regime di esercizio della rete (invernale/estivo). Per certi versi, potrà verificarsi un’analogia a quanto è già avvenuto negli scorsi anni per le reti elettriche. Sono molteplici gli aspetti tecnici che richiedono, quindi, un approfondimento delle procedure operative oggi utilizzate e a cui i distributori devono prepararsi già da ora: la necessità di un coordinamento operativo tra produttore e distributore (ad esempio in caso di manutenzione delle reti di distribuzione e/o degli impianti di produzione), la qualità del biometano prodotto e gli effetti a lungo termine sugli apparecchi utilizzatori, l’indagine sugli effetti dei composti presenti nel biometano rispetto all’odorizzabilità.
Nuove prospettive nella distribuzione del gas
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Con il sostegno delle politiche nazionali di incentivazione del settore, infatti, l’auspicio degli operatori interes-
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
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gato viene persa a causa di fughe nelle condutture e nei servizi, con un impatto che incide significativamente su margini operativi. Inoltre, la rivelazione delle perdite e la registrazione dei dati sono fondamentali per la pianificazione del potenziamento o della sostituzione delle infrastrutture. Infine l’aspetto ambientale: come è noto, il metano (CH4), se disperso in atmosfera, ha un effetto serra circa 20 volte superiore a quello causato dalla stessa quantità di anidride carbonica. Quindi, individuare e contenere le fughe di gas naturale contribuisce alla riduzione del cosiddetto “carbon footprint”.
Limiti delle tecnologie esistenti Il processo di rivelazione delle perdite si è evoluto nel tempo, passando dall’impiego di cani da fiuto e acque saponate a strumenti elettrici e ottici. Tuttavia, anche se alcune tecniche riescono a soddisfare gli standard minimi di funzionamento, i metodi tradizionali presentano evidenti aspetti negativi e limiti in termini di costi, tempi e tassi di rivelazione. Il primo problema è la scarsa sensibilità, che si traduce nella possibilità di rilevare una perdita di Grado 1 a circa 3 metri di distanza con aria ambiente immobile. Tale bassa sensibilità si traduce in una ridotta velocità di ispezione (eseguita necessariamente camminando lentamente), permettendo una supervisione scrupolosa di un limitato numero di rami al giorno. Ciò comporta
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Fig.1: Schema descrittivo della tecnologia Off-Axis ICOS
rumore. Nella spettroscopia open-path di assorbimento, un diodo laser sintonizzabile viene indirizzato verso un foto-rivelatore a basso rumore attraverso uno spazio aperto o un retrodiffusore [1]. Il metano presente nello spazio attraversato dal fascio laser produce un debole assorbimento della luce, misurato come un piccolo calo nella potenza che raggiunge il foto-rivelatore. Questo approccio funziona con percorsi lunghi (circa 100 metri) e può essere utilizzato per il monitoraggio di vasti siti all’aperto come teste di pozzi e giacimenti esauriti, nonostante l’effetto del tempo atmosferico, di polvere e vento. I sistemi di prima generazione di spettroscopia in cavità ringdown (CRDS) risolvono il problema del basso assorbimento utilizzando specchi ad alta riflettività che permettono alla cella campione di agire come una cavità laser: la luce rimbalza ripetutamente tra gli specchi dando origine a un percorso ottico effettivo di alcuni km. In questo modo, la tecnologia CRDS permette di raggiungere eccezionali livelli di sensibilità, che nel caso del metano raggiunge le parti per miliardo (ppb). Tuttavia, le prestazioni di tali sistemi dipendono fortemente dall’allineamento ottico, che deve essere preciso fino al milionesimo di millimetro. Pertanto, si rendono necessarie frequenti manutenzioni e calibrazioni periodiche che devono essere svolte da personale esperto e in laboratori attrezzati. Un ulteriore problema è costituito dai falsi positivi. La tecnologia CRDS è infatti così sensibile da permettere la rilevazione di tracce di metano così esigue da poter essere prodotte anche da altre fonti, come ad esempio fogne o discariche nelle vicinanze.
Off-Axis Integrated Cavity Output Spectroscopy
Fig.2: Nuovo analizzatore di metano/etano LGR per applicazioni di monitoraggio in movimento
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costi elevati per ogni unità di tubazione o per servizio. Inoltre, il report di questi strumenti è cartaceo, e come tale, deve essere correlato manualmente con i corrispondenti dati del GPS per la localizzazione cartografica esatta, procedura dispendiosa, noiosa e suscettibile di banali errori di trascrizione. I metodi ottici di prima generazione basati sull’assorbimento della luce sono molto utilizzati in diversi settori industriali e ben si adattano alla detezione del metano, che è caratterizzato da un preciso spettro di assorbimento nel vicino infrarosso. Purtroppo questi metodi presentano normalmente un basso rapporto segnale/
Gli inconvenienti principali dei metodi tradizionali e ottici vengono eliminati grazie alla soluzione Off-Axis ICOS [1], una tecnica spettroscopica di assorbimento in cavità di quarta generazione che è già stata ampiamente testata in laboratorio, in misurazioni in ambienti remoti e/o difficili (ghiacciai, foreste, etc.) e nel monitoraggio di processo in ambito industriale. Anche il sistema OA-ICOS utilizza degli specchi per ottenere un cammino ottico effettivo tra i 20 e i 100 km di lunghezza, ma, a differenza del sistema CRDS di prima generazione, in questo caso il fascio viene iniettato in cavità fuori asse rendendo l’allineamento ottico molto meno critico. Questo permette agli strumenti di essere molto più robusti e meglio adattabili ad applicazioni mobili o in ambienti remoti [2], semplificando le operazioni di pulizia e manutenzione che sono eseguibili sul campo. Un altro vantaggio della tecnologia OA-ICOS è la possibilità di analizzare simultaneamente più gas, caratteristica particolarmente importante nella rivelazione di perdite di gas naturale. Nel nostro caso, due sorgenti laser vengono installate su un’unica cavità per indentificare sia il metano che l’etano, entrambi presenti nei gas naturali di origine fossile. Poiché, l’etano è assente dalle fonti biogeniche di metano (fogne, discariche), la
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
misura contemporanea dei due idrocarburi permette di eliminare i falsi positivi in maniera semplice e diretta. Da molti anni ABB-LGR fornisce rivelatori di perdite di gas naturale basati sulla tecnologia OA-ICOS, che è diventata ora il cuore di MobileGuard™, un sistema completamente integrato e ottimizzato per un’incorporazione semi-permanente su un’automobile. L’analizzatore di metano/etano (mostrato in figura 2) è alloggiato in un rack da 19’’ alto 4U, è alimentato a 12V CC e ha bisogno di soli 180W di potenza, permettendo così l’alimentazione diretta dalla batteria dell’automobile. Inoltre, è dotato di una pompa di fast flow integrata, ricevitore GPS ed un separatore d’acqua per evitare l’accidentale introduzione di liquidi nella cavità. È infine completato da uno speciale imbocco realizzato da stampante 3D che ottimizza l’efficienza del sistema di ingresso dell’aria offrendo allo stesso tempo un ottimo tempo di risposta. L’analizzatore fornisce una misurazione molto precisa di metano ed etano al meglio di 2 ppb e 10 ppb rispettivamente con frequenza di misura fino a 5 Hz su un range dinamico molto ampio (concentrazione >1%). Inoltre, la tecnologia Off-Axis ICOS non ha bisogno di calibrazione e permette misurazioni molto più selettive senza interferenze provenienti da altri composti atmosferici o idrocarburi. Infine, l’analizzatore è pronto per l’esercizio molto velocemente (<2 minuti) e riesce ad operare su range di temperatura molto ampi (-5 to +50 °C), permettendone l’applicazione in moltissimi ambienti. Il sistema è completato da GPS, anemometro acustico e sistema di acquisizione e trattamento dati (fig.3) e consente di misurare e registrare simultaneamente la concentrazione di metano e di etano, nonché posizione, velocità e direzione del vento. I dati sono processati dal SW installato sul computer di bordo e condivisi con la centrale operativa utilizzando una piattaforma di Cloud Computing. L’analisi fornisce dati simili a quelli riportati in figura 4. La strada percorsa è indicata con una linea colorata secondo un codice che indica la concentrazione di metano misurata. La parte ombreggiata dell’area di indagine individua la zona dove era possibile rivelare le perdite di gas naturale durante la guida, secondo un calcolo basato sulla dimensione minima delle perdite, velocità e direzione del vento. Le perdite vengono identificate a partire dalla traccia temporale di metano e la loro posizione viene calcolata attraverso un’analisi a ritroso della traiettoria. La concentrazione di etano rilevata viene usata per discriminare se le tracce di metano derivino da gas naturale (origine termogenica), o da fonti di origine biogenica, permettendo di minimizzare i falsi positivi e le conseguenti attività di ricerca dettagliata e riparazione/sostituzione in realtà non necessari. Il software di visualizzazione mostra, tramite le barre laterali indicate in figura 5, la concentrazione di metano in rapporto al tempo (trend storico del metano rilevato), misurazioni in real-time e una lista di perdite identificate nell’insieme dei dati raccolti.
Fig.3: L’analizzatore è integrato in un veicolo dotato di altri accessori periferici
Fig.4: Mappa risultante dall’analisi dei dati
Fig.5: Dati supplementari nelle barre laterali della mappa
Bibliografia [1] Baer, D. S., J. B. Paul, M. Gupta, e A. O’Keefe. "Sensitive absorption measurements in the near-infrared region using off-axis integrated-cavity-output spectroscopy." Applied Physics B: Lasers & Optics 75 (2002). [2] Leen, J. Brian, Xiao-Ying Yu, Manish Gupta, Douglas S. Baer, John M. Hubbe, Celine D. Kluzek, Jason M. Tomlinson, e Mike R. Hubbell. "Fast in situ airborne measurement of ammonia using a mid-infrared off-axis ICOS spectrometer." Environmental science & technology 47, no. 18 (2013): 10446-10453
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
INTERVISTA
Futuro è condividere il patrimonio delle conoscenze I sistemi di Big Data per condividere le informazioni a livello regionale, l’attuazione del Water Safety Plan e la qualità dell’acqua, la depurazione in ottica di economia circolare, le città resilienti, l’importanza dell’informazione e i rapporti con il territorio, anche in ambito europeo. Sono i principali temi trattati con Alessandro Russo, Presidente di Gruppo CAP Gruppo CAP ha siglato significative collaborazioni durante il 2016, fra cui quella con Città Metropolitana per la pubblicazione dei dati relativi al sistema idrico. Su cosa si concentrerà l’attività futura del gruppo? Immaginiamo un futuro fatto di sistemi di dati che parlino sempre di più fra loro. Dove le aziende facciano della conoscenza il loro punto di forza ma in un’ottica di condivisione. Il lavoro da fare è molto, perché arriviamo da un passato in cui ogni azienda ha i propri documenti e dati, i propri percorsi. E ogni azienda li considera e li tratta come il proprio patrimonio. Bisogna cambiare radicalmente ottica, e progressivamente spogliarci di una ricchezza che consideriamo nostra affinché sia fruibile da più soggetti possibili. È da questa visione che nasce l’accordo con Città Metropolitana, ma anche quello con Regione Lombardia, che ci porterà a costruire un grande soggetto di big data e
un unico database a livello regionale per tutte le aziende interessate. Già negli scorsi anni abbiamo iniziato questo percorso di condivisione aprendo il nostro WebGis a diversi soggetti, siamo partiti dai tecnici comunali, per ampliare poi ai professionisti, alla prefettura e ad altre aziende idriche. Dati georeferenziati e condivisi leggibili a livelli diversi da parte di soggetti diversi. All’interno di Water Alliance - la rete di aziende idriche pubbliche della Lombardia - questo progetto è già a un buon punto, e le aziende più grandi come Uniacque di Bergamo e Brianzacque hanno costruito insieme a noi questo processo. I percorsi dell’acqua non seguono i confini provinciali: flussi e movimenti sia delle risorse che di eventuali inquinanti travalicano le distinzioni amministrative secondo le quali organizziamo le gestioni e hanno bisogno di un sistema condiviso con un unico linguaggio comprensibile, con dati trasparenti e utilizzabili
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Progetto WebGis
su scala di bacino. Stiamo costruendo un futuro di grandi luoghi di conoscenza all’interno dei quali tutti porteranno il loro contributo: Gruppo CAP si candida a essere il catalizzatore di questo processo. Sono numerose le relazioni internazionali di Gruppo CAP Abbiamo costruito la nostra forza sulla vicinanza ai cittadini e sul legame forte con il territorio, e questa è una dimensione che non vogliamo né dobbiamo perdere, ma le dimensioni che Gruppo CAP ha assunto sono tali per cui non possiamo sottrarci oggi a maggiori responsabilità. Vogliamo dare il nostro contributo al dibattito complessivo sulla gestione dell’acqua, in uno scenario quantomeno comunitario. Siamo presenti a tutti i tavoli di maggior prestigio dell’Unione europea, perché è proprio da qui che arriveranno le prossime normative e direttive, sulla base delle quali costruiremo il futuro della gestione del servizio idrico. I due macropilastri su cui stiamo lavorando anche attraverso i tavoli della Commissione Europea sono l’allargamento dei confini del servizio idrico verso la gestione delle acque meteoriche e le nuove modalità di monitoraggio dell’acqua potabile attraverso il Water Safety Plan: due grandi questioni che vanno declinate in proposte concrete. Sono molteplici anche le soluzioni innovative Sì sono molteplici, ma secondo me sono anche abbastanza sintetizzabili. Perché in fondo il nostro lavoro consiste nell’offrire due tipi di acqua: l’acqua potabile e l’acqua che riportiamo ai fiumi, depurata dopo l’uso. Per l’acqua potabile, il futuro si chiama Water Safety Plan. Noi per primi abbiamo firmato un accordo con l’Istituto Superiore di Sanità e abbiamo sperimentato l’attuazione del Water Safety Plan sul primo sistema acquedottistico chiuso nell’area del Legnanese. Stiamo investendo molto per utilizzare questa nuova metodologia di monitoraggio della qualità dell’acqua potabile, con tutto quello che significa in termini di organizzazione del lavoro, di nuovi strumenti e di comunicazione. Il secondo tema riguarda l’acqua depurata:
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dobbiamo preoccuparci di ottenere una sempre maggiore qualità dell’acqua in uscita dagli impianti di depurazione, ma investiamo anche nella capacità di trasformare quello che oggi è un rifiuto – i fanghi – in un prodotto. Le tecnologie e gli strumenti ci sono già, e in Europa c’è già chi affronta questi temi e applica soluzioni innovative, ma manca lo sguardo d’insieme. Stiamo lavorando a un grande masterplan che progressivamente trasformi i nostri 59 depuratori in esempi di economia circolare, dove gli scarti diventino risorse e dai fanghi si recuperino nutrienti, fosforo, biometano e fertilizzanti. In Italia si fa ancora fatica a declinare questi temi in progetti concreti e iniziative di ricerca, noi ci candidiamo ad assumere un ruolo di leadership sul mercato nazionale. Quali settori e soprattutto quali territori hanno maggiore necessità di investimenti? Gli investimenti non hanno una specificità territoriale. Con il superamento delle infrazioni comunitarie sulle reti fognarie e sui depuratori di fatto abbiamo portato a regime tutto il nostro sistema del ciclo delle acque. La vera novità del Piano d’Ambito è una forte richiesta che è arrivata dall’Autorità, quindi dai soci, dai sindaci ed è stata poi riconosciuta dal sistema tariffario, di investimento sulle acque meteoriche. Credo che Gruppo CAP sia la prima azienda che, in maniera così importante, decide di affrontare un tema di questa natura. Parliamo di cifre importanti, 50 milioni nei prossimi anni, investiti per il recupero delle vasche volano ma anche per progetti innovativi come la volanizzazione diffusa delle acque meteoriche attraverso i canali del reticolo idrico minore non utilizzato, e in generale per l’utilizzo di strumenti all’avanguardia per trattenere le acque nei momenti di eccesso dovuti ad abbondanti piogge. Nella sostanza, il percorso è trasformare le nostre metropoli in città resilienti, in città-spugna, in grado di fare i conti col clima che cambia la qualità delle precipitazioni, e quindi di assorbire l’acqua nei momenti di piena e poi rilasciarla progressivamente.
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Evitare gli sprechi e investire: le acque piovane andranno sempre meno in depurazione. Se la voce è presente in bolletta, significa avere più spazio per gli investimenti Questa è esattamente la nostra tesi. Noi sosteniamo che le acque meteoriche sono un pezzo del sistema tariffario: gli interventi di intercettazione delle acque meteoriche permettono di migliorare il servizio idrico, riducendo l’apporto di acque improprie nel sistema di depurazione. È paradossale ma se entrano nel sistema della depurazione le acque pulite, cioè le acque piovane, sono le peggiori inquinanti, perché diluiscono i reflui e impediscono ai batteri di proliferare, e i batteri sono importanti nel processo di depurazione perché è grazie alla loro azione che è possibile separare le acque dai fanghi. Come gestite il dialogo e il rapporto con la cittadinanza? La comunicazione e il dialogo coi cittadini sono una parte affascinante e al contempo difficile del nostro lavoro. La gente tende a dare per scontato quello che gli offriamo perché aprire il rubinetto e veder sgorgare acqua buona è parte della nostra quotidianità. Difficile raccontare che dietro a quel gesto scontato c’è il lavoro di centinaia di persone che ogni giorno si impegnano per offrire il miglior servizio possibile. Pensiamo a quando si apre un cantiere: per noi significa che abbiamo investito per scavare un nuovo pozzo, ampliare una rete di acquedotto o potenziare una fognatura che non era più sufficiente per i nuovi bisogni del territorio. Il primo pensiero del cittadino è che deve cambiare strada e ci sarà più traffico! Abbiamo cercato di trasformare questo paradigma in una forza, aprendo una narrativa in cui, nell’ottica della massima trasparenza, cerchiamo di rendicontare il più possibile quello che facciamo, spiegando i motivi e gli obiettivi delle nostre attività. Un approccio culturale che ci vede concentrati soprattutto sui ragazzi, che sono il futuro. Nel 97% delle mense
scolastiche del nostro territorio si beve acqua del rubinetto, cosa impensabile solo 5-6 anni fa, sintomo di come stiamo ricostruendo la fiducia nella qualità dell’acqua di rete. Lavoriamo molto a fianco delle istituzioni, nello spirito dell’in-house: la vicinanza al territorio è uno dei nostri valori cardine. Stiamo cercando di utilizzare gli strumenti di comunicazione che siano i più aderenti possibili alla società in cui viviamo. Ma il dialogo coi cittadini migliora anche perché migliora la qualità del servizio, su questo gli indicatori di qualità ci danno ragione: in questi anni siamo sensibilmente cresciuti, i nuovi allacciamenti vengono eseguiti in meno giorni, le risposte al pronto intervento sono puntuali e le emergenze vengono risolte in pochissimo tempo. La nostra Carta dei Servizi è migliorativa rispetto a quella approvata dall’Autorità, e credo che la gente ci misuri proprio dalla qualità del servizio. Quindi il nostro successo è il frutto del lavoro di tutte le persone che ci sono in azienda e del loro impegno quotidiano e non solo dalla nostra ottima capacità di comunicazione, che è solo la punta dell’iceberg. Uno dei temi della comunicazione è la creazione di fiducia Il Water Safety Plan parla della creazione di fiducia da parte del consumatore nella qualità dell’acqua e quindi nella sua gestione. Nei luoghi dove sperimentiamo il WSP, facciamo prelievi e analisi dell’acqua direttamente al punto di erogazione, a partire dalle scuole, che sono i luoghi più sensibili. In futuro, prevedo che faremo ancora più controlli ai punti finali di erogazione, quantomeno quelli pubblici. Pensiamo a che evento rivoluzionario sarebbe chiedere al gestore di garantire l’acqua del rubinetto negli ospedali, assicurando che è controllata e verificata fino al punto finale di erogazione. Nell’ospedale, nel luogo di cura, l’acqua distribuita è quella del rubinetto, sicura e controllata fino all’ultimo tratto: pensiamo che volano si potrebbe creare per dare il giusto valore all’acqua di rete!
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Contaminanti emergenti Analisi e riconoscimento Alberto Sala – Brianzacque s.r.l. Agli albori del 2000, i metalli pesanti e gli inquinanti organici persistenti sono stati il punto focale di chi si occupava di inquinamento delle acque, oggetto di estesi programmi di controllo. Oggi questi inquinanti sono meno rilevanti per i Paesi industrializzati grazie all’adozione di adeguate misure di prevenzione, come la restrizione della possibilità di utilizzo o l'eliminazione delle loro sorgenti. Ciò nonostante è emerso un nuovo problema ambientale connesso al doversi confrontare con i cosiddetti contaminanti "emergenti", sostanze al momento non ancora regolamentate o in fase di integrazione legislativa. Gli "Inquinanti emergenti" possono essere definiti come sostanze inquinanti non ancora incluse negli attuali programmi di monitoraggio a livello europeo ma che potranno rientrare nella futura normativa in funzione della loro eco tossicità, degli effetti sulla salute umana e dei livelli riscontrati nei diversi comparti ambientali. Questo gruppo di sostanze è costituito principalmente da prodotti utilizzati in modo massivo nella vita quotidiana: farmaci ad uso umano e veterinario, prodotti per la cura personale, detergenti e loro prodotti di degradazione, plastificanti, additivi industriali e nano-particelle. La peculiarità di questi contaminanti deriva dalla non necessità di persistenza nell'ambiente per causare effetti negativi se consideriamo che l’elevata velocità di trasformazione/rimozione può essere vanificata dalla loro continua introduzione nell'ecosistema. Tra le fonti principali di contaminanti emergenti vanno annoverati i reflui urbani non sottoposti a trattamento e gli effluenti degli impianti di depurazione. Proprio a causa dell’atipicità di queste molecole, la maggior parte degli odierni impianti di trattamento non sono progettati per eliminare questo tipo di sostanze: ne deriva che gran parte di questi composti e dei metaboliti pertinenti non sono abbattuti (o lo sono solo parzialmente) durante il trattamento delle acque reflue, potendo quindi raggiungere l'ambiente acquatico attraverso gli scarichi depurati. L’esposizione a queste sostanze che contaminano l’acqua e il suolo si verifica principalmente attraverso due vie: l’as-
Inquinante
sunzione diretta di acqua potabile oppure l’assunzione di alimenti che le hanno “accumulate” durante il loro ciclo di vita. Come già evidenziato, l’immissione nell’ambiente di molti nuovi microinquinanti non è ancora soggetta a regolamentazione: ne consegue che non esistono ancora piani di monitoraggio standardizzati per il controllo e la quantificazione della loro presenza a livello ambientale. Per un’efficace valutazione del rischio sulla salute è necessario quindi l’implementazione di nuovi approcci per attribuire priorità alla ricerca di inquinanti dei quali si sospetti la presenza negli acquiferi. A livello di indagine, le soluzioni percorribili richiedono strumentazione analitica ad elevate sensibilità: GC-MS, LC-HRMS-MS; le tecniche studiate prevedono, con vantaggi e svantaggi connessi alla scelta, la possibilità di operare tramite analisi multiresiduale, oppure con preconcentrazione e purificazione on-line del campione o infine con rivelazione ad alta risoluzione (HRMS). Prima di procedere con la più complessa attività di analisi “untarget” può già essere molto importante un’indagine di screening “target”, ovvero basata su ampie liste di sostanze potenzialmente presenti e che potrebbero comportare problemi dal punto di vista tossicologico. In collaborazione con il CNR-IRSA, si è partiti con l’identificare una lista di inquinanti emergenti comunemente riscontrati, in diversi Paesi europei, nelle acque di falda e superficiali, per proseguire con una prima fase di prioritizzazione delle sostanze da indagare, fondata su database nazionali ed internazionali, in funzione della probabilità di riscontro nelle acque sotterranee e del profilo tossicologico, ove disponibile.
Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) Sono composti organici formati da una catena alchilica di lunghezza variabile, parzialmente o totalmente fluorurata, e da un gruppo funzionale idrofilico. Per fare un esempio il PTFE è la sigla del teflon, materiale polimerico molto utilizzato in tantissimi campi. Come molti altri materiali industriali, il teflon ha sicuramente residui di PFAS. È uno dei Valore Soglia acque sotterranee in interazione con acque superficiali (ng/l)
SQA-MA acque superficiali Valore Soglia interne (ng/l) acque sotterranee (ng/l)
PFBA
7000
-
-
PFBS
3000
3000
3000
PFPeA
3000
3000
3000
PFHxA
1000
1000
1000
PFOA
100
500
100
PFOS (sost. prioritaria)
0,65
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motivi per cui queste sostanze, a livello di tracce, si trovano un po’ dappertutto; sono sostanze industrialmente molto interessanti, perché resistenti chimicamente e fisicamente (resistono alle alte temperature e all’ossidazione) e in più hanno caratteristiche sia lipofile, sia idrofile. Questo significa che sono molto versatili per tutti gli utilizzi, da idrorepellenti o antigrasso (Goretex, rivestimenti dei cartoni per la pizza, isolanti, ecc). Sono spesso impiegati nell’industria dei circuiti elettrici, delle schiume antincendio e dei sensori, per fare solo qualche esempio. Ci sono indicazioni da tempo per eliminare gradualmente PFOS e PFOA (i due più conosciuti), ma il PFOS attualmente non ha un’alternativa valida per tutte le applicazioni industriali. Per questi motivi tali sostanze sono state introdotte quali inquinanti da monitorare in acque superficiali e di falda con il DLgs 172/2015 e il Decreto 6 luglio 2016 di recepimento della direttiva 2014/80/UE sulle acque sotterranee, con i limiti riportati nella tabella.
Sostanze farmaceutiche e prodotti per la cura personale È noto da tempo che le sostanze di uso farmaceutico o per la cura della persona di uso quotidiano possono raggiungere e contaminare le falde acquifere. Questi composti sono generalmente polari e solubili in acqua: essendo biologicamente molto attivi possono presentare un rischio potenziale per il consumatore attraverso l’assunzione di acqua potabile. Le categorie di farmaci e le molecole in uso sono numerose, ed è perciò utile proporne una selezione come possibili inquinanti da monitorare nelle acque di falda. Uno studio di Zuccato et al. (2005) ha proposto una lista di farmaci, selezionata mediante l’approccio fondato sul calcolo dei “carichi ambientali teorici”, relativo ai dati di vendita in Italia nel 2005. Ai farmaci selezionati in questo modo se ne sono poi aggiunti altri, scelti in base all’attività biologica. Si è così ottenuta una lista di farmaci “prioritari” per la loro potenziale tossicità ambientale: antibiotici umani e ad uso veterinario, antinfiammatori, chemioterapici, broncodilatatori, estrogeni, oppiacei ed i metaboliti pertinenti di queste categorie. Lo studio di confronto tra le concentrazioni rilevate negli scarichi di depurazione urbani e nelle acque superficiali ha portato, in effetti, a evidenziare molte delle sostanze citate come potenziale pericolo per le acque italiane. È necessario però valutare come questi composti si comportino negli impianti di depurazione. Da una indagine condotta sull’impianto di Milano Nosedo dall’Istituto Negri è emerso che le molecole presentano diverse percentuali di rimozione. Un approccio possibile, come primo screening sulle acque sotterranee utilizzate a scopo potabile, è perciò quello di selezionare una lista ridotta di composti farmaceutici che siano sufficientemente persistenti per poter essere ritrovate in falda (nessuna rimozione o rimozione < 30%).
Pesticidi di nuova generazione Come nel caso dei composti farmaceutici, vi è un numero elevato di classi e di molecole di fitofarmaci utilizzati e
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perciò potenzialmente presenti nelle acque. La lista dei fitofarmaci da ricercare nelle acque secondo la legislazione europea e nazionale vigente è notevolmente estesa. È molto più difficile prioritizzare una lista di pesticidi perché questo comporterebbe la conoscenza delle colture e dei quantitativi usati a livello locale. Un primo approccio può essere quello di verificare, utilizzando il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 20132014, Rapporti ISPRA 244/2016, quali sono i principi attivi più frequentemente ritrovati nelle acque sotterranee, regione per regione. Il monitoraggio è tuttora concentrato soprattutto su alcuni erbicidi e sui loro principali metaboliti. Fra le 15 sostanze più cercate, ci sono 12 erbicidi e 3 insetticidi. Fra le 15 sostanze più trovate gli erbicidi sono solo 5, le altre sono insetticidi e fungicidi. Dal Rapporto ISPRA deriva la necessità impellente di inserire nei protocolli di monitoraggio le sostanze più rinvenute e che sono spesso responsabili del maggior numero di casi di non conformità della qualità delle acque (Glifosate e AMPA, per fare un esempio) oltre ad una serie di nicotinoidi che sono stati inseriti recentemente nella Watch List dei candidati come sostanze prioritarie UE (Decision 2015/495). Bibliografia - Carere M., Polesello S., Sollazzo C., Gawlik B.M. (2012), Chemical monitoring and emerging pollutants in the Common Implementation Strategy of the Water Framework Directive, Trends in Analytical Chemistry, 36, 12-14. - ISPRA (2016). Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 20132014, Rapporti ISPRA 244/2016. - Joint Research Center of European Commission, (2016). Development of minimum quality requirements for water reuse in agricultural irrigation and aquifer recharge. Draft V.3.1, October 2016 - Valsecchi S., Mazzoni M. e Polesello S., (2013). Analisi multiresiduale LC-MS mediante arricchimento in linea del campione (on-line SPE/UHPLC-ESI-MS/MS) per la determinazione di acidi perfluoroalchilcarbossilati e perfluoroalchilsolfonati nelle acque dolci naturali, Notiziario dei Metodi Analitici dell’Istituto di Ricerca sulle Acque, 1:2-12 - Zuccato, E; Castiglioni, S; Fanelli, R (2005). Identification of the pharmaceuticals for human use contaminating the Italian aquatic environment, Journal Hazardous Materials, 122: 205-209. L’autore Alberto Sala alberto.sala@brianzacque.it Laureato in Chimica presso l’Università degli Studi di Milano, dal ‘85 al ‘90 ha lavorato nel Laboratorio Ricerche di SIR Industriale. Continuata la formazione presso Schering, divisione fitofarmaci, alla fine del 1990 ha allestito per l'Azienda Municipale Servizi Pubblici di Seregno un laboratorio per il controllo della qualità delle acque destinate al consumo umano: struttura sulla quale si è poi fondato l'attuale Settore Laboratori Analisi di Brianzacque srl. È membro del tavolo permanente costituito tra i laboratori degli Enti Gestori del SII Lombardi. Responsabile del Servizio Analitico di Brianzacque, costituito da 3 laboratori analisi, accreditati secondo la UNI EN ISO 17025: Laboratorio Acque Potabili, Laboratorio Reflui e Rifiuti e Laboratorio Microbiologia.
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I sistemi di depurazione nelle città italiane Silvana Salvati – ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
Fig.1: Acque reflue convogliate in rete fognaria
Gli insediamenti urbani assorbono ed utilizzano una grande quantità di acqua per lo svolgimento delle proprie attività sociali, produttive e ricreative. La conseguenza diretta dell’utilizzo dell’acqua è la produzione di scarichi che, per poter essere restituiti all’ambiente, devono necessariamente essere sottoposti ad un trattamento di depurazione. Nelle aree urbanizzate il trattamento delle acque reflue riveste grande importanza, anche in considerazione di tutte le problematiche ad esso associate quali, ad esempio, il corretto funzionamento degli impianti di depurazione, la gestione della rete fognaria e di distribuzione, lo smaltimento delle acque di dilavamento delle strade, i fabbisogni idrici per i diversi usi. Nella dodicesima edizione del rapporto sulla Qualità dell’ambiente urbano, pubblicato dall’ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - nel dicembre 2016, è stato delineato il quadro di sintesi dei sistemi fognario-depurativi a servizio delle 116 città
capoluogo di provincia presenti sul territorio nazionale, aggiornato al 31.12.2014. La normativa comunitaria di riferimento - Direttiva 91/271/ CEE, concernente il trattamento delle acque reflue urbane -, prevede che gli Stati membri assicurino la raccolta ed il trattamento adeguato delle acque reflue prodotte dalle città, dai centri urbani e da altri insediamenti. In particolare, la Direttiva, prevede per tutti gli agglomerati urbani (nota 1), con oltre 2.000 abitanti equivalenti (a.e.) (nota 2) la realizzazione di reti fognarie per convogliare i reflui ad impianti di trattamento, con requisiti tecnici adeguati alle dimensioni dell’utenza ed alla sensibilità dei recapiti finali. L’agglomerato rappresenta l’unità territoriale di riferimento per l’applicazione delle disposizioni normative riguardanti le reti fognarie e gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane ed è indipendente dall’esistenza o meno di un sistema di raccolta e collettamento delle acque reflue ma si identifica con un centro urbano con una sufficiente concentrazione della popolazione, per cui è ammissibile la realizzazione di un sistema di condotte per la raccolta e il convogliamento delle acque reflue. La classificazione di una località come “agglomerato” risulta essenziale per poter programmare gli interventi di fognatura e depurazione. L’individuazione e la delimitazione degli agglomerati sono strettamente legate allo sviluppo dell’urbanizzazione del territorio, ai programmi di interconnessione dei sistemi fognario-depurativi effettuati dagli enti competenti, nonché a specifiche esigenze territoriali e conseguentemente soggette a modifiche a fronte di una pianificazione dinamica. Dalla caratterizzazione territoriale e dalla consistenza degli agglomerati (in termini di abitanti equivalenti) dipende infatti il corretto dimensionamento dei sistemi di trattamento adeguati a garantire il rispetto delle norme di emissione previste dalla normativa di riferimento, nonché delle caratteristiche qualitative degli scarichi. Gli ambienti urbani presentano differenti schemi fognario-depurativi, che riflettono le caratteristiche del tessuto urbano e che non possono prescindere dalla consistenza del carico organico prodotto all’interno degli agglomerati e dal grado di sensibilità delle aree recipienti. Il grado di copertura territoriale delle reti fognarie è risultato nel complesso piuttosto elevato in gran parte delle città considerate. In particolare, nel 2014, in 51 città la percentuale di acque reflue convogliate in fognatura è risultata pari al 100%, compresa tra il 90% e il 99% in 56 città, compresa tra il 70% e il 90% in 6 città, mentre i valori più bassi sono stati rilevati a Catania (41%), Venezia (45%) e Pordenone (66%). La figura 1 illustra, in termini percentuali, la frazione di acque reflue convogliate in rete fognaria.
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Fig.2: Percentuale delle acque reflue depurate
La normativa di riferimento prevede, altresì, che una piccola frazione delle acque reflue prodotte dall’agglomerato possa essere convogliata in sistemi individuali o altri sistemi appropriati. I sistemi individuali o altri sistemi appropriati, indicati con la sigla IAS (Individual Appropriate Systems), devono rappresentare una valida alternativa ai tradizionali sistemi di collettamento delle acque reflue urbane quando non sono presenti le condizioni ambientali ed economiche idonee all’installazione delle reti fognarie. Il ricorso ai sistemi individuali o altri sistemi appropriati deve essere limitato a situazioni in cui “la realizzazione di una rete fognaria non sia giustificata o perché non presenterebbe vantaggi dal punto di vista ambientale o perché comporterebbe costi eccessivi...”. In tali condizioni gli IAS devono essere in grado di garantire lo stesso livello di protezione ambientale che si potrebbe ottenere attraverso la rete fognaria che convoglia i reflui ad un depuratore. In talune delle città capoluogo sono risultate presenti frazioni non trascurabili del carico organico indirizzate nei cosiddetti sistemi individuali. In particolare, la percentuale di reflui convogliata in sistemi individuali è risultata superiore al 2% in 29 delle 116 città, fino a raggiungere il 10% circa nelle città di Crotone, Reggio Calabria e Venezia, il 12% a Taranto, il 13% a Lecce, il 15% circa a Treviso, il 20% a Palermo e Messina, il 34% circa a Pordenone ed il 50% a Catania. In alcune delle città capoluogo sono risultate ancora presenti frazioni di acque
reflue non convogliate in rete fognaria e, pertanto, non depurate. In particolare, sono state riscontrate percentuali di acque reflue non depurate comprese tra il 2% ed il 3% nelle città di Catanzaro, Lodi, Mantova e Como, mentre valori più elevati sono stati rilevati nelle città di Catania (con il 9%, pari a 54.434 a.e.), Cosenza (con il 15%, pari a 44.045 a.e.) e Crotone (con il 10%, pari a 9.000 a.e.). La normativa di riferimento stabilisce, altresì, che acque reflue urbane provenienti da agglomerati con oltre 2.000 a.e. devono essere sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario (biologico) (nota 3) o ad un trattamento equivalente. Per agglomerati con un numero di abitanti equivalenti maggiore di 15.000 a.e. la scadenza entro cui conformarsi ai requisiti della Direttiva era quella del 31.12.2000. Per agglomerati con numero di abitanti equivalenti compreso tra 10.000 e 15.000 la data di scadenza stabilita era il 31.12.2005, così come per gli scarichi in acque dolci e in acque di transizione, provenienti da agglomerati con un numero di abitanti equivalenti compreso tra 2.000 e 10.000. Come per le reti fognarie, anche la percentuale di acque reflue depurate risulta quasi sempre elevata nelle città selezionate (fig.2). La percentuale di reflui depurati è risultata maggiore o uguale al 95% in 81 delle città considerate (con valori pari al 100% in 63 città), in 14 città compresa tra il 90% e il 95%. Valori compresi tra il 70% e il 90% sono stati riscontrati in 16 delle città selezionate, mentre valori inferiori al 70% sono stati riscontrati per le città di Benevento (17%), Catania (21%), Agrigento (47%), Lecce (62%) e Pordenone (66%) per la quale, tuttavia, rispetto al 2012 è stato rilevato un incremento (+2%) della percentuale di reflui depurati. In conclusione, nel 2014, sia pure in presenza di città con percentuali ancora elevate di reflui non depurati, è stato riscontrato un generale incremento delle acque reflue sottoposte a trattamento di depurazione rispetto a quanto riscontrato nel 2012. Nota 1: Agglomerato: area in cui la popolazione e/o le attività economiche sono sufficientemente concentrate così da rendere possibile la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un impianto di trattamento di acque reflue urbane o verso un punto di scarico finale. Nota 2: Abitante Equivalente: il carico organico biodegradabile avente una richiesta biochimica di ossigeno a 5 giorni (BOD5) pari a 60 grammi di ossigeno al giorno. Nota 3: “Trattamento secondario”: trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo che in genere comporta il trattamento biologico con sedimentazioni secondarie o in altro processo in cui vengano rispettati i requisiti stabiliti nella tabella I dell’Allegato I alla Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane. L’autore Silvana Salvati silvana.salvati@isprambiente.it Responsabile dell’Area per il monitoraggio della qualità ambientale delle acque interne e per l’idrologia operativa dell’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, laureata in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Bari.
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RETE IDRICA - R ETE FOG NAR IA - R ET E D EL G A S - R ET I I N S I T I I N D U ST R I A L I
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Ridurre i fanghi di depurazione con il processo UTN G. Andreottola, R. Ferrentino, M. Langone – Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica – Università di Trento L’attuazione di una Direttiva Europea sul trattamento delle acque reflue (86/278/EEC, 91/271/EEC) ha migliorato la qualità delle stesse ma ha generato anche un problema complesso nella gestione e nello smaltimento dei fanghi di supero prodotti nei trattamenti biologici a fanghi attivi. Secondo una recente stima, più di 10 milioni di tonnellate di fanghi essiccati vengono prodotti ogni anno nei 26 Stati membri [1]. Le problematiche connesse all’elevata produzione di fango sono molteplici e interessano sia aspetti di carattere ambientale, come l’impatto associato allo smaltimento in discarica con produzione di percolato ed emissioni di CO2 in atmosfera, sia aspetti di carattere economico data l’elevata incidenza (in alcuni casi fino al 50%) sul costo totale dell’intero trattamento delle acque. In questo scenario, lo sviluppo di uno schema di trattamento delle acque reflue che consenta di ridurre la produzione di fango di supero rientra tra i principali obiettivi della ricerca scientifica promossa sia a livello nazionale che internazionale. A tale scopo, negli ultimi anni sono state proposte e sviluppate molte tecnologie. Tuttavia, alcune di esse hanno dimostrato di non essere tecnologie convenienti dal punto di vista energetico, mentre altre potrebbero influire negativamente sulla qualità dell'effluente a causa della formazione di sottoprodotti [2]. Diversi studi hanno dimostrato che l’inserimento di un bioreattore anaerobico sulla linea di ricircolo dei fanghi del trattamento di depurazione convenzionale a fanghi attivi può contribuire alla riduzione della produzione dei fanghi. Oggi, questa configurazione è conosciuta come processo con reattore anaerobico side-stream (Anaerobic Side-Stream Reactor - ASSR) (fig.1). Diverse applicazioni di laboratorio hanno evidenziato che l’utilizzo di un reattore ASSR potrebbe ridurre la produzione di fango fino al 60% rispetto ad un processo convenzionale a fanghi attivi [3]. Tuttavia il processo ASSR è ancora poco applicato in scala reale a
Fig.1: Schema di inserimento dell’ASSR in un processo a fanghi attivi
causa di una non completa e chiara conoscenza dei meccanismi che regolano la riduzione dei fanghi, che rendono incerti i parametri di processo e operativi. Negli ultimi anni, il processo ASSR è stato oggetto di uno studio condotto da parte del gruppo di Ingegneria Sanitaria dell’Università di Trento, coordinato dal prof. Gianni Andreottola. Obiettivo dello studio è stato verificare l’efficacia del processo ASSR identificando i meccanismi di riduzione della produzione di fango e la struttura microbica della biomassa presente all’interno del reattore anaerobico. Lo studio ha previsto la realizzazione di un impianto a scala di laboratorio che, a differenza della maggior parte degli studi scientifici di letteratura, è stato alimentato con un refluo derivante da un reale impianto di depurazione di reflui municipali. È stata individuata l'influenza di due importanti parametri operativi correlati tra loro, quali il tempo di ritenzione dei solidi (SRT) del reattore ASSR e il tasso di interscambio (IR), che indica la percentuale di biomassa ricircolata dalla linea acque (SBR) all’ASSR. Il sistema sperimentale a scala di laboratorio è stato testato in tre configurazioni: IR 10% e SRT nell’ ASSR di 10 giorni; IR 20% e SRT nell’ASSR di 5 giorni e IR 40% e SRT nell’ASSR di 2,5 giorni. Incrementando la percentuale di biomassa ricircolata dalla linea acque all’ASSR, la produzione di fango (Yobs) ottenuta in ciascuna configurazione (fig.2) è risultata essere pari a 0.21, a 0.14 e a 0.12 gTSS/ gCOD rimosso. I risultati ottenuti hanno confermato che il processo può consentire una diminuzione significativa della produzione di fango ottenendo una riduzione fino al 62% minore rispetto ad un trattamento convenzionale di depurazione. È stato dimostrato inoltre che sottoponendo tutta la biomassa presente nel sistema a fanghi attivi in condizioni strettamente anaerobiche, sono sufficienti bassi tempi di ritenzione dei solidi nell’ASSR, nell’ordine di 2.5 d, per ottenere ottimi risultati in termini di riduzione di produzione dei fanghi. Il rilascio di COD solubile e ammoniaca nell’ASSR hanno messo in evidenza che all’interno del reattore ASSR si verificano i meccanismi di decadimento endogeno e di lisi cellulare. Inoltre, l’estrazione di EPS (sostanze extra-polimeriche) ha evidenziato un rilascio di proteine e polisaccaridi in soluzione che aumentano incrementando l’IR. Grazie ad analisi microbiologiche e test condotti per valutare l’attività batterica è stato possibile osservare una selezione progressiva di diversi gruppi di batteri caratterizzati da bassi tassi di crescita, quali i batteri solfato riduttori (SRB), e gli organismi denitrificanti fosforo accumulanti (DPAO). Tale risultato è di grande interesse perché è stato possibile individuare un meccanismo di azione suddiviso in diversi steps: i batteri SRB nel reattore ASSR sono in grado di idrolizzare composti organici complessi in acetato, substrato che viene preso e
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Fig.2: Produzione di fango in funzione dell’IR e del corrispondente SRTASSR
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conservato dagli organismi DPAO nell’ASSR rilasciando ortofosfati; successivamente i batteri DPAO in linea acque, in condizioni anossiche, sono in grado di utilizzare la sostanza organica accumulata per rimuovere i nitrati (denitrificare) al contempo consumando ortofosfati. Sia i batteri SRB che DPAO hanno bassi tassi di crescita; in particolare, gli organismi DPAO hanno una minore resa cellulare rispetto ai comuni organismi eterotrofi denitrificanti che si trovano nei processi a fanghi attivi tradizionali, favorendo, quindi, una minore produzione di fango. Tuttavia, è emersa l’importanza di assicurare condizioni strettamente anaerobiche nel reattore ASSR, evitando la presenza di nitrati residui provenienti da una linea acque non ottimizzata. Dalle ricerche condotte presso l’Università degli Studi di Trento risulta chiaro che il processo ASSR è una soluzione sostenibile per la riduzione dei fanghi di depurazione, consentendo di ottenere una bassa produzione di fanghi di supero garantendo nel contempo percentuali elevate di rimozione sia della sostanza organica che dei nutrienti. Dalla ricerca è emerso che la riduzione della produzione di fango è il risultato di una combinazione di meccanismi, quali la lisi cellulare, la crescita criptica, la destrutturazione di EPS e la selezione di microorganismi a basso tasso di crescita coinvolti nella rimozione dei nutrienti. Le analisi microbiologiche hanno confermato la presenza di numerosi batteri, per lo più eterotrofi, responsabili dei processi di idrolisi e di fermentazione della sostanza organica. Sono stati individuati diversi batteri con basso tasso di crescita [4], tra cui DPAO e SRB. Lo studio condotto ha infine evidenziato che l’IR e l’SRT possono essere considerati i due principali parametri operativi del processo, e che una loro variazione può influenzare significativamente le prestazioni del processo. Sulla base di questi risultati, è stata presentata una domanda di brevetto. L'invenzione, denominata UTN (Università di Trento) System, comprende uno schema di trattamento delle acque reflue che consiste in un reattore per la nitrificazione e denitrificazione in linea acque, configurato per eseguire fasi alterne aerobiche e anossiche, e include l’ASSR nella linea di ricircolo dei fanghi configurato per trattare in condizioni strettamente anaerobiche una porzione del fango attivo sedimentato o addensato. L’innovazione risiede nell’unione di un processo di nitrificazione e denitrificazione performante con l’ASSR e nelle logiche di
gestione che regolano le fasi alterne nella linea acque e le fasi di interscambio del fango. Ad oggi, l’individuazione di parametri di dimensionamento e di gestione rende questa tecnologia applicabile in scala reale. Riferimenti [1] O. Lepez, Final Report Summary - PYROCHAR (PYROlysis based process to convert small WWTP sewage sludge into useful bio CHAR), 2016. http://cordis.europa.eu/result/rcn/184927_en.html. [2] Y. Wei, R.T. Van Houten, A.R. Borger, D.H. Eikelboom, Y. Fan, Minimization of excess sludge production for biological wastewater treatment., Water Res. 37 (2003) 4453–67. doi:10.1016/ S0043-1354(03)00441-X. [3] R. Ferrentino, M. Langone, F. Merzari, L. Tramonte, G. Andreottola, A review of Anaerobic Side-Stream Reactor for excess sludge reduction: configurations, mechanisms and efficiency, Crit. Rev. Environ. Sci. Technol. 46 (2016) 382–405. doi:10.1080/1064338 9.2015.1096879. [4] R. Ferrentino, M. Langone, I. Gandolfi, V. Bertolini, A. Franzetti, G. Andreottola, Shift in microbial community structure of anaerobic side-stream reactor in response to changes to solid retention time and interchange ratio, PhD Thesis. Chapter 4 (2016).
Riassunto dell’intervento tenuto lo scorso settembre al Convegno “Recupero di risorse negli impianti di depurazione”, presso il Depuratore di Milano San Rocco gestito dalla società MM SpA. Gli autori Gianni Andreottola - gianni.andreottola@unitn.it Professore Ordinario di Ingegneria Sanitaria Ambientale presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università degli Studi di Trento. Ha partecipato a progetti di ricerca nazionali ed internazionali su tecnologie innovative di trattamento delle matrici inquinate. Roberta Ferrentino - roberta.ferrentino@unitn.it Dottore di ricerca in Ingegneria Ambientale, attualmente assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Michela Langone - langone.michela@unitn.it Dottore di ricerca in Ingegneria Ambientale, attualmente assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Trento.
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Essiccamento termico Recupero materie ed energia a cura di Gianandrea Pavoni
Nel 2004 al Depuratore di Milano San Rocco sono state installate due linee di trattamento fanghi per una portata complessiva di 5540 Kg/h al fine di riutilizzare il fango essiccato in cementeria. Le peculiarità dell’impianto di trattamento fanghi di Milano San Rocco di Vomm Impianti e Processi spa sono: • la possibilità di essiccare dal 75% al 90% di sostanza secca • il recuperare energia termica sotto forma di acqua calda a 85° C • la restituzione di un fango microgranulare o pellettato (mediante eventuale sezione di pellettatura del fango essiccato) • i consumi specifici ridotti • la gestione in sicurezza del circuito chiuso (basso contenuto di ossigeno). L’impianto può gestire fanghi a diverso tenore di secco iniziale e restituire fango essiccato a diverso contenuto di secco. Tipicamente: • 90% riutilizzo in cementeria • 75÷90% riuso agricolo (igienizzato e stabilizzato) • 75% co-strutturante in filiere di compostaggio • 75%÷85% riuso come combustibile in caldaie dedicate • 60÷70% riutilizzo come combustibile di co-combustione in forni RSU. Per quanto concerne il bilancio di esercizio, l’impianto di essiccamento ha costi gestionali (comprensivi dell’incidenza degli ammortamenti) nell’ordine dei 55÷60 €/ton in ingresso; i livelli di costo attuali dello smaltimento diretto (senza essiccamento) in agricoltura, si attestano sui 75÷85 €/ton. Per quanto riguarda il caso di Milano San Rocco, la gestione dell’essiccatore è ancor più interessante essendo in presenza di un impianto già sostanzialmente ammortizzato. Se si guarda al futuro, gli orientamenti normativi europei e italiani sono indirizzati al riutilizzo del fango essiccato in caldaie dedicate, capaci di consentire l’azzeramento del costo termico di essiccamento (di gran lunga la voce di costo maggiore nel bilancio di esercizio), e la riduzione di 2/3 del costo di smaltimento dei residui (ceneri), il tutto potendo disporre di tecnologie che consentono la gestione in totale sicurezza delle caldaie e l’abbattimento degli inquinanti ben al di sotto dei limiti di legge. Il completamento della sezione di essiccamento termico con una sezione di recupero energetico dei fanghi essiccati, ha enormi vantaggi: • indipendenza dal gestore della filiera di smaltimento • certezza dei bilanci di esercizio (indipendenza dalle fluttuazioni del mercato energetico e degli smaltimenti)
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• azzeramento del costo termico di essiccamento • disponibilità di un sistema modulare (essiccamento + caldaia) che consente una gestione flessibile dei fanghi lungo tutta la vita utile dell’impianto • creazione di un sistema virtuoso che consente il recupero di materia ed energia. Completando la filiera di trattamento fanghi con una sezione di recupero termico, il bilancio di esercizio migliora sensibilmente. Si ottiene una riduzione del costo di esercizio (comprensivo dell’ammortamento) al di sotto di 45 €/ton (circa 25 €/ton al netto degli ammortamenti). Computando i recuperi termici in acqua calda (stimabili in circa 2 MWh termici a circa 85°C) per utilizzatori terzi (reti di teleriscaldamento o usi industriali) il costo di esercizio scende a 12 €/ton. Si ha un azzeramento del costo termico e quindi un risparmio (ai costi di oggi) di circa 700.000 €/anno. Il costo di smaltimento finale si riduce di oltre 400.000 €/anno e si ottengono dei recuperi termici nella misura potenziale di 1.200.000 €/anno (comprensivi dei correlati titoli di efficienza energetica erogati per 5 anni). Il futuro della gestione dei fanghi va nella direzione di un recupero di materia ed energia differenziando l’utilizzo finale dei fanghi mediante l’installazione di una sezione di essiccamento. Nello specifico, si possono ipotizzare le seguenti filiere: • utilizzo dei fanghi essiccati (igienizzati e stabilizzati) in agricoltura • utilizzo dei fanghi essiccati in caldaie dedicate all’autosostentamento termico dell’essiccamento • utilizzo dei fanghi essiccati presso utilizzatori terzi (cementerie, forni RSU, etc.) • ricorso residuale all’agricoltura dei fanghi tal quali (non essiccati).
Riassunto dell’intervento tenuto lo scorso settembre al Convegno “Recupero di risorse negli impianti di depurazione”, presso il Depuratore di Milano San Rocco gestito dalla società MM SpA.
L’autore Gianandrea Pavoni - commerciale@vomm.it Laureato in Ingegneria Meccanica ad indirizzo impiantistico presso il Politecnico di Milano. Svolge l’attività di tecnico-commerciale nel settore impiantistico industriale come Proposal e Project Manager. Nel 2006 inizia presso VOMM Impianti e Processi S.p.A. come Direttore Vendite Ecologia Italia.
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Impianti di depurazione Ripristino a nuovo in tempi record
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Impianti di depurazione, ripristino a nuovo in tempi record Ing. Matteo Lusuardi – Technical Sales Engineer presso HELIOS – Trenchless Division Benassi Srl
Durante il triennio 2014-2016 uno dei principali impianti di depurazione delle acque reflue, civili e industriali provenienti dal Distretto Conciario Toscano sceglie di risanare il proprio patrimonio tecnologico adottando tecniche non invasive. In aggiunta al progressivo aumento della potenzialità depurativa, l’impianto su cui si sono riversati gli interventi è stato affiancato, negli anni, da un ampliamento proporzionale del bacino di utenze allacciate al sistema di raccolta del depuratore; già nei primi anni ‘90 furono costruite internamente due differenti linee di trattamento: Linea Domestica (o civile) e Linea Industriale.
Fig.1: Impianto di depurazione oggetto degli interventi situato nel Distretto Conciario Toscano
Interventi eseguiti Nei tre anni diverse sono state le tipologie di intervento che si sono susseguite all’interno dell’impianto, sebbene tutte contraddistinte dalla comune caratteristica di essere state eseguite con una rapidità senza precedenti. L’eccezionale velocità di esecuzione è stata ottenuta da una parte attraverso l’impiego di tecnologie trenchless per la riabilitazione senza scavo di condotte asservite all’impianto, dall’altra utilizzando nuove tecniche di pulizia quali il water jetting per l’esecuzione delle fasi preliminari all’intervento di ampiamento e impermeabilizzazione di una vasca per la sedimentazione dei reflui domestici. Di seguito gli interventi che si sono succeduti: • idropulizia, ampiamento ed impermeabilizzazione di vasca per la sedimentazione dei reflui domestici • riabilitazione trenchless di 1.560 m di condotta in PVC DN355 con tecnologia Hose-Lining • riabilitazione trenchless di 70 m di condotta di scarico in acciaio DN800 con tecnologia CIPP. Vasca di sedimentazione Richiesta della committente: aumento capienza vasca di sedimentazione per i reflui domestici. Modalità d’intervento: l’incremento volumetrico della vasca richiedeva, oltre all’innalzamento delle pareti in calcestruzzo armato, il ripristino della struttura interna esistente nonché l’impermeabilizzazione dell’intera struttura contenitrice. La riabilitazione è stata organizzata in tre fasi successive: innalzamento del bordo, riqualifica della parte esistente, impermeabilizzazione. La riqualificazione della parte esistente ha interessato una superfice pari a circa 760 mq, inizialmente attraverso l’asportazione del rivestimento della parete mediante idrolavaggio delle superfici con getto ad alta pressione (fino 2000
bar) seguito da intervento di passivazione dei ferri sporgenti, mediante stesura a pennello di malta cementizia anticorrosiva per la protezione d’armatura. Nella fase successiva, si è ottenuta la regolarizzazione delle superfici mediante stesura di malta cementizia fibrorinforzata ad elevata duttilità, a base di leganti a reattività pozzolanica per il rinforzo strutturale “armato” e la regolarizzazione di supporti in calcestruzzo, materiale con alte caratteristiche di tenuta alla controspinta ed elevato potere aggrappante. L’impermeabilizzazione è infine avvenuta ricoprendo una superfice pari a circa 970 mq. Questa fase ha previsto le seguenti attività: stesura a rullo di primer epossicementizio per sottofondi umidi (prodotto a contrasto dell'umidità in contro spinta), applicazione di primer epossidico trasparente in dispersione acquosa, applicazione mediante stesura a spruzzo con pompa bi-mixer ad alta pressione di membrana bicomponente a base di poliurea pura, priva di solventi, per la realizzazione in situ di un rivestimento impermeabile per opere idrauliche. La corretta organizzazione delle fasi descritte ha permesso di portare a compimento l’opera nell’arco di appena 11 giornate lavorative consecutive. Riabilitazione trenchless di 1.560 m di condotta in PVC DN355 con tecnologia Hose-Lining Richiesta della committente: riabilitazione senza scavo di condotta in PVC DN355 precedentemente adibita allo scarico fognario convertita in condotta forzata a servizio dell’impianto di depurazione. Modalità d’intervento: la riabilitazione in oggetto riguardava due condotte in PVC DN355 che, a partire dall’impianto di sollevamento sito in corrispondenza del Distretto Conciario Toscano, correvano in parallelo in direzione dell’impianto di depurazione per una distanza di circa 800 m. Le due
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Fig.2: Fase di idrolavaggio con getto ad alta pressione
Fig.3: Tracciato della riabilitazione con tecnologia Hose Lining
condotte, precedentemente adibite allo scarico dei reflui, erano state convertite in condotta forzata a servizio dell’impianto, garantendo il recapito verso lo stesso dei reflui risultanti dai processi industriali. Ulteriori criticità del risanamento risultavano legate alla non possibilità di creare punti di accesso intermedi alla condotta, trovandosi al di sotto di lotti di proprietà privata. La necessità di riabilitare una condotta in pressione, unita alle grandi distanze in gioco e alla mancata presenza di allacci, ha portato alla scelta progettuale di procedere alla riabilitazione delle condotte attraverso l’impiego della tecnologia Hose Lining. L’Hose Lining è una tecnologia trenchless che sfrutta l’utilizzo di una manichetta armata: un tubolare sintetico molto flessibile costituito da tre strati, generalmente una spalmatura esterna in materia plastica, un rinforzo mediano in fibra di natura sintetica ed una spalmatura interna in PE. I vantaggi legati al suo utilizzo risultano molteplici, tra questi: capacità di resistere a pressioni elevate, possibilità di installare lunghezze superiori a 1.000 m in un’unica soluzione, velocità di installazione di 600 m/h, aree di cantiere ridotte al minimo grazie alla natura flessibile del liner e alla possibilità che esso venga consegnato avvolto in bobina. Dopo avere sezionato alle due estremità il ramo di condotta da riabilitare, previa un’accurata attività di videoispezione seguita da un’adeguata attività di pulizia della condotta,
la messa in opera del tubolare avviene posizionando, in corrispondenza degli scavi o dei pozzetti precedentemente predisposti per l’inserimento, la bobina di tubolare. Un argano idraulico munito di cavo in acciaio viene posizionato in corrispondenza dello scavo situato dalla parte opposta. A seguito della predisposizione degli appositi rulli guida in corrispondenza delle due estremità della tubazione, il cavo in acciaio viene inserito all’interno della condotta da riabilitare e portato fino all’altra estremità. Qui si procede al collegamento della testa di tiro del tubolare con il cavo in acciaio e quindi all’inserimento. L’Hose Liner viene trainato all’interno della tubazione ospitante dall’argano idraulico fino al completamento dell’intera distanza. A questo punto si procede al taglio della testa di tiro del liner e al montaggio di apposite flange (connettori) con speciale sistema di raccordo anti strappo che permettono di isolare totalmente il nuovo sistema dal vecchio tratto di condotta ospitante, realizzando un sistema indipendente. Le specifiche del Hose Liner impiegato per le due condotte oggetto di intervento risultano le seguenti: • diametro esterno 352 mm • spessore 6 mm • massima pressione di scoppio a breve termine > 60 bar • massima pressione nominale ammissibile nei 50 anni 20 bar. L’impego della tecnologia Hose Liner ha consentito di ri-
Fig.4: Fase di inserimento dell’Hose Liner
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Fig.5: Tracciato della riabilitazione con tecnologia CIPP Lining
spondere al meglio alle richieste progettuali permettendo di effettuare l’intervento di riabilitazione in appena 2 giornate lavorative consecutive. Riabilitazione trenchless di 70 m di condotta di scarico in acciaio DN800 con tecnologia CIPP Richiesta della committente: riabilitazione senza scavo di condotta sotterranea di scarico dell’impianto. Modalità d’intervento: oggetto della riabilitazione una condotta in acciaio DN800 che, partendo dal bacino di disinfezione della vasca di chiariflocculazione, arrivava ad un manufatto in calcestruzzo armato per lo scarico, per una lunghezza totale pari a circa 70 m. L’elevato grado di corrosione presente all’interno della condotta rendeva necessaria la sua sostituzione, ma tenendo conto delle problematiche connesse ad un eventuale intervento di tipo tradizionale in trincea, si è deciso di intervenire attraverso una riabilitazione trenchless con tecnica CIPP: Cured In Place Pipe. Il risanamento con tecnica CIPP ha previsto, sfruttando il tiro di un argano idraulico, la messa in posizione all’interno della condotta ospitante di una guaina fotoindurente (liner) in fibra di vetro, impregnata in stabilimento con resina poliestere, avente diametro di 800 mm e spessore pari a 8 mm. Dopo l’inserimento la guaina viene gonfiata ad una determinata pressione di lavoro e, a seguire, polimerizzata.
Fig.6: Stato dell’arte condotta in acciaio DN800
In questo caso il processo di polimerizzazione sul posto avviene per mezzo di un treno di luci ultraviolette trainato all’interno della guaina in pressione, con una velocità di tiro e una potenza delle luci tali da consentire un adeguato processo di “curing”. La resina contiene al suo interno un catalizzatore chimico che durante la fase di polimerizzazione consente il processo di indurimento del liner. Una volta polimerizzata, la guaina assume forma e sezione del tubo ospitante e viene fatta raffreddare mantenendola in pressione. Successivamente, le estremità sono state tagliate a lunghezza del tratto da ripristinare. Prevedendo in questo caso un funzionamento a pressione della condotta, le estremità sono state opportunamente sigillate attraverso l’utilizzo di terminali di estremità in gomma EPDM con nastri tenditori in acciaio inossidabile, garantendo che il nuovo sistema risulti totalmente indipendente dal vecchio tubo e che non si realizzino infiltrazioni in testa e coda. L’intero intervento è stato portato completamente a termine nell’arco di sole 2 giornate lavorative consecutive. La rapidità che ha contraddistinto tutti e tre gli interventi eseguiti ha permesso di garantire l’esecuzione entro agosto, favorendo minori disagi all’impianto durante il periodo di minore attività delle industrie appartenenti al Distretto Conciario Toscano.
Fig.7: Stato condotta DN800 dopo risanamento con tecnologia CIPP Lining
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oscar your partner in process control RISPETTARE I LIMITI NON È MAI STATO COSÌ FACILE Il software di automazione e supervisione OSCAR® è stato sviluppato da ETC Sustainable Solutions con l’obiettivo di ottimizzare le performance depurative ed i consumi energetici degli impianti di depurazione. Il sistema è frutto della collaborazione di più società appartenenti alla rete d’imprese IWS (Integrated Watercare Solutions), nata per fornire servizi e prodotti adatti a tutti i clienti del ciclo idrico integrato.
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Dal controllo delle macchine al controllo del processo La configurazione impiantistica dei processi convenzionali di rimozione dei macro inquinanti dalle acque reflue si suddivide prevalentemente in impianti di ossidazione / nitrificazione e di pre-denitrificazione / nitrificazione con ricircolo di miscela aerata (MLE). Tali schemi risultano penalizzati da elevati consumi energetici, basse rese di abbattimento dell’azoto e da una notevole rigidità in fase di gestione, dovuta alla scarsa capacità di adattamento alle fluttuazioni dei carichi inquinanti in ingresso. Negli schemi di processo tradizionali, inoltre, le logiche di controllo dei sistemi di aerazione risultano spesso rivolte esclusivamente al controllo delle apparecchiature elettromeccaniche, senza assecondare la variabilità e dinamicità che caratterizza i processi biologici. Il software di automazione e supervisione OSCAR® (Optimal Solutions for Cost Abatment in nutrients Removal), sviluppato da ETC Sustainable Solutions srl, permette di effettuare nitrificazione e denitrificazione nella stessa vasca, attuando una logica ad aerazione intermittente che alterna, su scala temporale, fasi aerobiche ed anossiche sulla base del controllo della concentrazione di ammoniaca in vasca biologica. Tale approccio consente di far fronte in maniera automatica ed efficace alle variazioni di carico di azoto influente: quando questo risulta elevato, l’aerazione è attiva per più tempo, garantendo il controllo della concentrazione di ammonica in vasca; viceversa, quando il carico è modesto, le fasi di aerazione si fanno più distanziate e brevi, incrementando notevolmente l’efficienza di abbattimento dell’azoto totale in uscita e favorendo un consistente risparmio di energia elettrica. I vantaggi ottenibili grazie all’implementazione di OSCAR® sono così riassumibili:
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• incremento dell’efficienza di rimozione dell’azoto • incremento della flessibilità operativa dell’impianto, che risulta in grado di adattarsi dinamicamente alle esigenze del gestore • riduzione dei consumi energetici dell’impianto • riduzione della produzione dei fanghi, determinata dall’alternanza di condizioni aerate ed anossiche • aumento della defosfatazione biologica e riduzione dei consumi di reattivi chimici per l’abbattimento del fosforo, grazie allo sviluppo di condizioni favorevoli alla proliferazione di batteri fosforo-accumulanti • controllo diretto dei parametri oggetto dei limiti allo scarico imposti dalle normative vigenti. ETC Sustainable Solutions ha sviluppato diverse versioni di OSCAR®, rendendo possibile la sua installazione su qualsiasi tipologia di impianto di depurazione: • OSCAR® STD: versione più ampia e flessibile del controllore di processo, pensata per impianti di grandi dimensioni (> 20.000 AE) • OSCAR® LT: sistema plug&play di facile installazione pensato per impianti di depurazione di piccola-media taglia (< 20.000 AE) che devono rispettare stringenti limiti allo scarico sull’azoto totale • OSCAR® ZERO: controllore di processo plug&play basato su un’innovativa logica ad aerazione intermittente che necessita della sola lettura della misura di ossigeno disciolto in vasca. Il prodotto è rivolto a gestori di impianti di piccola taglia (< 10.000 AE) per migliorare la qualità dell’effluente e ridurre il numero di interventi del personale di gestione per il mantenimento in funzione dell’impianto.
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Misuratore di portata ad ultrasuoni Krohne, azienda specializzata nella strumentazione di processo, fornisce soluzioni di misura per le applicazioni in tutte le industrie. In questo caso approfondiamo la misura del biogas negli impianti di depurazione civili e industriali. La misura di biogas, attraverso il misuratore di portata ad ultrasuoni Optisonic 7300, offre vantaggi come l’assenza di perdite di carico, ampio range di misura e l’assenza di interferenze dovute a sporcamento. Vantaggi che si traducono in valore aggiunto per il cliente, rendendo la misura affidabile, precisa e riproducibile nel tempo. Bisogna precisare che la misura del biogas è veramente complessa a causa dell’alto contenuto di CO2, la bassa pressione, la formazione di condensa e di sostanze corrosive come l’H2S. Optisonic 7300 attraverso la misura della velocità del suono e utilizzando una misura di temperatura supplementare è in grado, attraverso la sua elettronica, di determinare con notevole accuratezza il contenuto di metano nel biogas. La concentrazione di metano è un parametro importante per monitorare le reali prestazioni di un impianto di produzione di biogas, questo valore viene utilizzato come discriminante per quegli impianti che utilizzano il biogas per alimentare generatori idonei per la produzione di energia elettrica, energia che viene successivamente consumata per il fabbisogno dell’impianto stesso, con un notevole risparmio economico. Lo strumento Optisonic 7300 è idoneo per l’installazione direttamente all’uscita del digestore e non è suscettibile a disturbi grazie all’assenza di elementi direttamente a contatto con il campione. Lo strumento e i componenti aggiuntivi dispongono di tutte le certificazioni per l’installazione in aree confinate/atex.
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GRUNDFOS
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Monitoraggio dei batteri in tempo reale Oggi il monitoraggio della qualità batterica dell’acqua richiede molto tempo o metodi di misura indiretti. I risultati arrivano con ritardi che non consentono di supportare azioni proattive. GRUNDFOS BACMON è una soluzione completamente automatizzata per il monitoraggio online dei batteri e della qualità dell’acqua, basata su una tecnologia ottica esclusiva e brevettata. La soluzione è costituita da un’unità sensore per la misurazione dei batteri e un sistema online che consente di monitorare i batteri e la qualità dell’acqua in tempo reale da un dispositivo mobile o PC. L’unità sensore di GRUNDFOS BACMON possiede un microscopio automatico intelligente. Attraverso una scansione ottica 3D brevettata, è in grado di classificare tutte le particelle come batteri o non batteri, analizzando la cella di flusso su cui scorre l’acqua. Le particelle vengono fotografate e analizzate. Vengono salvati fino a mille scatti per punto analizzato, a differenti profondità di campo. La particella viene identificata e valutata in base ai 59 diversi parametri. I parametri vengono utilizzati per confrontare la particella rispetto al database preinstallato e successivamente catalogata "batterio" o "non-batterio". Sono stati realizzati diversi test di laboratorio per confermare la bontà dei risultati ottenuti con BACMON, tra cui la correlazione dei risultati con la colorazione DAPI presso la Technical University of Denmark (DTU). Le diverse installazioni in campo hanno dimostrato che questa tecnologia è in grado di monitorare i cambiamenti nella concentrazione e nella distribuzione dei batteri e non batteri, e questo rende BACMON particolarmente adatto al monitoraggio delle reti acquedottistiche al fine di rendere proattivo il gestore in merito alle azioni che potrebbero necessitare. Inoltre, BACMON ha benefici per tutte le utilities che si occupano anche delle acque reflue in quanto utile al monitoraggio del funzionamento dei depuratori e nell’efficientamento della disinfezione con notevoli risparmi economici.
GRUNDFOS BACMON
MONITORAGGIO DEI BATTERI IN TEMPO REALE
GRUNDFOS BACMON è una soluzione completamente automatizzata per il monitoraggio online dei batteri e della qualità dell’acqua, basata su una tecnologia ottica esclusiva e brevettata. La soluzione è costituita da unità sensore per la misurazione dei batteri e un sistema online che consente di monitorare i batteri e la qualità dell’acqua in tempo reale da un dispositivo mobile o PC.
Monitoraggio dei batteri online • Consente un’azione proattiva e una risposta rapida
Funzionamento completamente automatizzato
Privo di reagenti e facile da usare
• Campionamento automatico
• Privo di sostanze chimiche
• Notifiche di avviso e allarme avanzate
• Risultati in pochi minuti
• Plug and play - basta collegare ad alimentazione idrica ed elettrica
• Accessibile da tutte le piattaforme
• Correzione dinamica della contaminazione
• Non necessita di calibrazione
BATTERI E NON BATTERI
CAMPIONAMENTO COMPLETAMENTE AUTOMATICO
PRIVO DI REAGENTI
RISULTATI MINUTO PER MINUTO, 24 ORE SU 24
DATI SU TUTTE LE PIATTAFORME
COMUNICAZIONI WIRELESS
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SWAN ANALITICA
Sistema di analisi per la misura di ortofosfati
Monitor AMI Phosphate-II
Swan Analitica srl da più di dieci anni è la filiale italiana dell’azienda svizzera Swan Analytische Instrumente AG, esperta nella produzione di strumenti on-line per l’analisi di diversi parametri delle acque, tra i quali pH, conducibilità, ammoniaca, nitrati, fosfati, ossigeno disciolto, cloro, in molteplici settori strategici, quali la produzione di energia elettrica, il settore farmaceutico, il controllo delle acque potabili ed il trattamento delle acque reflue civili e industriali. La legislazione vigente, attraverso il D.Lgs. n. 152/2006 e successive modifiche, nonché i diversi regolamenti regionali, impone il controllo di una variegata serie di parametri sulle acque reflue, tra i quali il fosforo, che, nella sua parte largamente predominante, è presente sotto forma di ortofosfati disciolti. L’analizzatore Monitor AMI Phosphate-II di Swan effettua la determinazione colorimetrica degli ortofosfati con il metodo del blu di molibdeno, in accordo con la normativa ISO 6878: la colorazione della soluzione è proporzionale, secondo la nota legge di Lambert-Beer, alla concentrazione degli ortofosfati disciolti, che può quindi essere determinata per via fotometrica alla lunghezza d’onda di 815 nm. Per eliminare le interferenze dovute alla torbidità del campione, lo strumento effettua una determinazione dello zero fotometrico (autocalibrazione di zero) prima di ogni misura. La geometria “a caduta libera” della cella a deflusso garantisce un continuo ricambio del campione contribuendo a minimizzare eventuali sporcamenti; inoltre, è possibile aumentare i periodi di attività esenti da manutenzione utilizzando uno specifico modulo di lavaggio opzionale, che effettua automaticamente la pulizia chimica dell’analizzatore a intervalli programmabili. Concludendo, la determinazione colorimetrica degli ortofosfati, effettuata attraverso un sistema on-line come il Monitor AMI Phosphate-II, rappresenta un metodo adeguato sia per il controllo della quantità di fosfato in acqua sia per la regolazione in tempo reale dei reagenti dedicati al suo abbattimento, consentendo una ottimizzazione del loro dosaggio con un conseguente risparmio di risorse. Tutti gli analizzatori Swan sono dotati di uscite analogiche (4/20 mA HART), contatti relè e, in opzione, schede di comunicazione Profibus/Modbus; inoltre dispongono di un data-logger interno, per registrare fino a 1.500 dati, espandibile e facilmente scaricabile tramite chiavetta usb.
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VEGA
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Misura di livello su canale aperto I canali aperti sono i più comuni metodi di trasporto delle acque di scarico, che includono il trasporto: • delle acque reflue urbane o scarichi civili, che comprendono le acque di rifiuto domestiche e, se la fogna è di tipo unitario, anche le acque cosiddette di ruscellamento • di alcune tipologie di acque di rifiuto industriale • delle acque all’interno degli impianti di trattamento • delle acque trattate, per l’immissione nell’ambiente. I problemi più comuni nella misura di portata su canali aperti sono: • la presenza di solidi, che rendono inaffidabile tutte le misure a contatto • le condizioni metereologiche (sole, vento e nebbia), che introducono errori importanti quando si usano sistemi di misura a ultrasuoni • schiuma, fenomeno sempre presente nelle acque nere • accuratezza, piccoli cambiamenti di livelli introducono infatti grandi variazioni sulla misura di portata del canale. La tecnologia più diffusa per questo tipo di misura è quella a ultrasuoni. Una scelta che spesso viene considerata economicamente vantaggiosa ma che forse non è più adeguata alle aspettative e alle esigenze del mercato. Ecco perché. Qual è l’effetto sulla misura di portata in una giornata soleggiata? Un giorno di sole può comportare un errore di misura fino a 5 centimetri, se il sistema di misura scelto è basato su tecnologia ad ultrasuoni, questo a causa delle false letture dovute ai sistemi di compensazione termica. Su un canale Parshall largo 1,2 metri, 5 centimetri di errore sul livello equivalgono a un’incertezza di misura da 3.000 a 11.000 litri/minuto a seconda del livello di partenza. La misura della portata è una misura critica nel trattamento delle acque per tante ragioni, molte di natura economica. Quella principale è che un’accurata misura della portata in ingresso all’impianto garantisce che il sistema sia ben ossigenato e la corretta presenza degli organismi biologici, condizioni essenziali al corretto funzionamento dell’intero sistema di depurazione. Il radar VEGAPULS WL S 61 rappresenta la soluzione per questo tipo di misura: permette una misura non a contatto, con un’alta precisione; non è suscettibile a disturbi ambientali come schiuma o agenti atmosferici. Il radar VEGAPULS WLS61 implementa nativamente gli algoritmi per il calcolo della portata su canale aperto e ha un costo pari a quello di un sensore a ultrasuoni.
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Misura di livello conveniente. Misura di livello Misura di livello conveniente. conveniente. Sensore per ilil settore delle acque. Sensore per settore delle Sensore per il settore delle acque. acque. Misura di livello affidabile in impianti di depurazione, stazioni di pompaggio e nei bacini Misura di livello affidabile in impianti di depurazione, stazioni di pompaggio e nei bacini di raccolta per acqua piovana. Misuradididepurazione, portata in canali aperti e sorveglianza di bacini altezza. Misura di livello affidabile in impianti stazioni di pompaggio e nei di raccolta per acqua piovana. Misura di portata in canali aperti e sorveglianza di altezza. di raccolta per acqua piovana. Misura di portata in canali aperti e sorveglianza di altezza.
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Impianti di dissalazione per le Isole Pontine
Ennio Cima e Andrea Saivano – Acqualatina S.p.A. Acqualatina S.p.A. è il gestore unico del servizio idrico integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale n. 4 – Lazio Meridionale – Latina, ove ricade gran parte della provincia di Latina e altri comuni della periferia romana e del frusinate. Recentemente, per effetto di un protocollo d’intesa di iniziativa Regionale, ha acquisito anche il governo del ciclo delle acque delle due maggiori isole del Lazio: Ponza e Ventotene. Nel programma organico degli interventi, stabilito tra i firmatari del protocollo, vi è, tra l’altro, la realizzazione degli impianti di dissalazione per la produzione di acqua potabile, a beneficio di entrambe le isole, entro il 2019, per un costo complessivo nell’ordine dei 15,8 Mln€.
Il processo di dissalazione Entrambi i dissalatori si avvalgono della tecnologia dell’osmosi inversa per la produzione del permeato (acqua dissalata) da immettere in rete. Il processo dell’osmosi, come noto, fa sì che, quando due soluzioni a concentrazioni saline diverse vengono messe in contatto da una membrana semipermeabile (che filtra solo molecole di acqua) si crea un gradienFoto sopra: Collocazione Skid
te di pressione osmotica e un conseguente flusso di solvente (più una piccolissima parte di soluto) dalla soluzione più diluita verso quella più concentrata. Nel processo dell’osmosi inversa, la direzione del flusso del solvente viene invertito, applicando, sulla soluzione più concentrata (acqua di mare), una pressione che vinca la differenza di pressione osmotica tra le due soluzioni. Un impianto a osmosi inversa, dunque, consiste, essenzialmente, in una serie di membrane sistemate in una o più comparti a pressione, un sistema di pompe ad alta pressione, una turbina per il recupero dell’energia di pressione contenuta nella salamoia scaricata dall’impianto e un sistema di trattamento dell’acqua grezza e di quella dissalata. Nel dettaglio, l’acqua di mare prelevata da un’apposita opera di presa entra in un sistema di pretrattamento che contiene anche filtri a sabbia e microfiltri da 5 micron. Lo scopo di questo pretrattamento è quello di preservare l’integrità delle membrane, proteggendole dal deposito di sporcizia e da depositi chimici o biologici. Nel successivo comparto di trattamento, le pompe generano pressioni di 55-80 atmosfere attraverso il sistema di membrane, producendo il permeato e il concentrato scaricato (salamoia) da restituire al mare.
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Componenti dell’impianto
Componenti dell’impianto
L’acqua dissalata subisce, quindi, un trattamento finale di remineralizzazione che consente di correggerne durezza, pH e contenuti in Sali, per consentirne il consumo umano in conformità ai parametri indicati dal D. Lgs. 31/2001. Il concentrato scaricato, infine, passa attraverso una turbina, che consente di recuperare il 30-40% dell’energia impiegata per le pompe ad alta pressione, e viene, quindi, convogliato a mare.
strutturali (opera di presa dell’acqua di mare). L’acqua potabile desalinizzata verrà immessa nell’esistente tubazione di adduzione a servizio della rete dei serbatoi dell’isola. Il modulo di dissalazione temporaneo sarà installato alla radice del porto nuovo di Ventotene, in un’area che risulta interclusa tra il muro frangiflutti e il moderno locale ospitante la Capitaneria di Porto. L’opera di presa a mare, già predisposta per il definitivo, sarà costituita da un manufatto in cemento armato, che ospiterà i sistemi di pompaggio dell’acqua di mare, alcuni apparati per la pulizia dei filtri di presa (con sistema ad aria insufflata) e un sistema per la disinfezione dell’acqua in ingresso. Infine, qualora all’atto dell’installazione del modulo di dissalazione temporaneo il gestore del servizio elettrico nazionale non avesse provveduto a rendere disponibile, nell’area portuale, un punto di allaccio in grado di fornire la potenza elettrica occorrente all’alimentazione delle installazioni previste, si procederebbe all’installazione di un gruppo elettrogeno. Sebbene il modulo temporaneo non sia in grado di sopperire all’intero fabbisogno idropotabile dell’isola, specie nel periodo estivo, in cui la popolazione residente aumenta per il considerevole contributo dei turisti, garantirà comunque una produzione massima attesa di 900 m3/giorno, con grado di durezza non inferiore a 5°F, indice di Langelier di segno positivo e indice di aggressività maggiore di 10. In ragione delle caratteristiche dell’acqua marina nel punto di prelievo, posto a circa 9 metri sotto il livello del mare, sarà assicurata una portata in ingresso all’impianto mobile di circa 90 m3/h a una pressione di circa 4,5 bar, per garantire la portata attesa in uscita. La soluzione del dissalatore mobile, pertanto, oltre al rispetto degli impegni assunti dal Gestore con le Amministrazioni sottoscrittrici del protocollo, consentirà una complessiva riduzione dei costi di approvvigionamento e trasporto (dagli attuali 13,18 €/m3 a circa 3 €/m3) e una riduzione dell’impatto prodotto sull’ambiente rispetto al rifornimento effettuato con navi cisterna, grazie alla realizzazione di un progetto raro nel suo genere e all’avanguardia in termini di qualità dei servizi:
Il dissalatore di Ventotene
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Attualmente, il rifornimento idrico sull’isola di Ventotene, di per sé priva di qualsiasi fonte, avviene attraverso l’utilizzo di navi cisterna che si spostano per un minimo di 40 miglia marine e scaricano, nella condotta di adduzione posizionata all’inizio del Porto Nuovo, l’acqua approvvigionata presso i porti di Gaeta e Napoli. Tale sistema, benché preveda alcune postazioni di stoccaggio con serbatoi di accumulo, risulta condizionato da numerosi fattori esogeni che condizionano la continuità del servizio all’utenza, quali condizioni metereologiche e meteomarine, guasti alle imbarcazioni, ecc. La soluzione del dissalatore localizzato sull’isola, pertanto, oltre ad adempiere al preciso atto d’indirizzo degli Organi di Governo, permette di massimizzare l’economicità della risorsa ed evitare che la popolazione subisca carenze idriche per il mancato apporto dell’acqua potabile. L’impianto di Ventotene, inoltre, si caratterizza per l’innovativa introduzione di un dissalatore temporaneo in moduli (skid entro container), utilizzato nel periodo transitorio occorrente per la realizzazione delle installazioni definitive, che verranno realizzate al di sotto dell’attuale campo sportivo dell’isola. Nelle previsioni progettuali, anche l’intervento per l’isola di Ponza si attuerà per mezzo dell’installazione di un dissalatore temporaneo, in attesa della costruzione del definitivo. Il dissalatore temporaneo di Ventotene, in avanzata fase di realizzazione, si integrerà nelle installazioni già previste per il definitivo, sfruttandone sia le opere a rete (corrugati elettrici e tubazioni di presa dell’acqua di mare, o restituzione della salamoia) che quelle infra-
Skid in 3D
l’intero processo di dissalazione sarà completamente telegestito nell’ottica dell’implementazione di nuove tecnologie di Smart Technology e Innovation. Gli studi effettuati in tal senso in collaborazione con l’Università “La Sapienza” di Roma dimostrano un abbattimento medio delle emissioni di CO2 in atmosfera, su base annua, pari a circa il 55 %. Infine, coerentemente con la mission del Gestore nell’ambito della gestione degli impianti di Ponza e Ventotene, Acqualatina S.p.A. ha sottoscritto con l’Istituto Superiore di Sanità un contratto di supporto tecnico-scientifico avente a oggetto la “Valutazione dei rischi correlati alle risorse idriche da destinare al consumo umano nell’ambito dell’implementazione del Piano di Sicurezza dell’Acqua per gli impianti di dissalazione delle Isole Pontine” per lo sviluppo di un Piano di Sicurezza dell’Acqua rispetto alle specifiche comunitarie (direttiva UE 2015/1787). Tale attività, oltre a fornire adeguata garanzia sulla qualità del processo di erogazione del servizio idro-potabile in tutti i suoi passaggi, potrà costituire un modello in grado di stabilire criteri igienico-sanitari per gli impianti di dissalazione applicabile su scala nazionale.
Gli autori Ennio Cima Lavora nella Società Acqualatina S.p.A., dal novembre 2003, dove attualmente ricopre l’incarico di Direttore Ingegneria, responsabile del coordinamento e della direzione delle risorse preposte alla gestione di tutti gli aspetti tecnico-ingegneristici della Società e dei nuovi investimenti. Prima di lavorare per Acqualatina, ha ricoperto il ruolo di Direttore Tecnico e Responsabile della sicurezza presso la Grandi Lavori Fincosit Spa, società operante nel settore dell’edilizia industriale, opere pubbliche. Andrea Saivano Ingegnere specializzato in Progettazione e Investimenti. Lavora in Acqualatina e si occupa di progettazione, direzione lavori e coordinamento per la Sicurezza.
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Nuovo codice degli appalti Per i bandi dell’idrico il tracollo sfiora il 40% Donato Berardi, Francesca Signori – Laboratorio Servizi Pubblici Locali, REF Ricerche, Milano
Il nuovo codice degli appalti aveva l’ambizione di semplificare e snellire i procedimenti, ma ad oggi ha frenato l’avvio di nuovi cantieri: nell’idrico il valore delle gare è crollato Nell’aprile 2016 è entrato in vigore il nuovo codice degli appalti, in recepimento della direttiva europea 2014/25/ UE, che ha l’obiettivo di semplificare e snellire i procedimenti e aumentarne il grado di trasparenza, anche al fine di contrastare la corruzione. La necessità di rispettare il termine per il recepimento delle Direttive ha portato all’emanazione di un Codice “impreciso”, come documentato dall’intervento correttivo che si è reso necessario subito dopo la sua adozione, e “incompleto” che rimanda a provvedimenti successivi, quali decreti attuativi, oltre quindici quelli previsti a carico del Ministero delle Infrastrutture e di altri Ministeri (Beni culturali, Difesa, Giustizia, Economia e Finanze), e Linee Guida a cura dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) sia vincolanti che “consultive”. Ad oggi solo una minima parte è stata emanata e ciò ha rallentato l’applicabilità della nuova disciplina e di conseguenza ha determinato una battuta d’arresto nella pubblicazione dei bandi di gara.
Novità e criticità Il nuovo codice ha stabilito (art.37) una centralizzazione delle stazioni appaltanti, confermando alcuni soggetti aggregatori già previsti da precedenti normative: la CONSIP, le centrali di committenza regionali e altri soggetti iscritti all’Elenco nazionale dei soggetti aggregatori presso l’ANAC. L’obiettivo è ridurre il numero di stazioni appaltanti, oggi più di 30 mila, e il numero delle procedure di gara avviate in modo autonomo dai singoli Comuni. A rafforzare il ruolo delle stazioni appaltanti è previsto l’obbligo di qualificazione (art.38), sulla base di criteri e procedure che devono essere fissate dall’ANAC (qualità, efficienza e professionalità). Le stazioni appaltanti “minori”, cioè non qualificate, possono appaltare direttamente e autonomamente forniture e servizi fino a 40 mila euro e lavori fino a 150 mila euro, le stazioni appaltanti qualificate invece possono procedere direttamente, mediante ricorso autonomo agli strumenti telematici di negoziazione messi a disposizione dalle centrali di committenza, per acquisti di forniture e servizi fino a 418.000 (soglia comunitaria) e per lavori di manutenzione ordinaria fino a 1 milione di euro. Per le imprese appaltatrici la qualificazione, come stabilito nelle Linee guida
La richiesta dei correttivi Importi a base di gara Progetto di fattibilità
Documentazione Subappalto
Criterio di aggiudicazione
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Fissare parametri per calcolo (e quindi scegliere la procedura di affidamento idonea), perchè quelli attualmente previsti sono considerati facoltativi Redatto quando le amministrazioni non sono ancora in possesso di alcun finanziamento; rischio di un blocco generale dei progetti a meno che non sia possibile accesso ad appositi fondi di rotazione che coprano i costi della progettazione di fattibilità Definire quella a carico della stazione appaltante e quella a carico dei concorrenti Difficile indicare la terna di subappaltatori alla presentazione delle offerte, meglio rinviare l’indicazione alla stipula del contratto. Chiarire se l’indicazione delle imprese subappaltatrici crea un vincolo che impedisce la collaborazione con altri soggetti Sempre possibile, non solo a discrezione della Stazione appaltante obbligatoria a partire dalle gare di importo pari o superiore a 2 milioni di euro elevare a 2,5 milioni di euro la soglia al di sotto della quale poter aggiudicare le gare col criterio del prezzo più basso Utilizzo dell’esclusione automatica delle offerte anomale col metodo antiturbativa fino a 2,5 milioni di euro (fino a 5 milioni in assenza di interesse transfrontaliero dell’opera)
Conferenza delle Regioni, Audizione al Senato ANCE Conferenza delle Regioni ANCE ANCE
Rating di legalità
Estendere il rating di legalità anche alle aziende con un fatturato inferiore a 2 mln di euro
ANCE
Commissari per valutazione offerte Qualificazione società partecipanti
Nominati direttamente dall’Anac
ANCE
Tab. 1
Riportare a dieci anni il periodo di riferimento per ottenere la qualificazione SOA
IFX clamp-on
IFX per calcolo energia
Misuratori in linea per acqua a singola o doppia corda, da DN 40 a DN 800 Misuratori non intrusivi (clamp-on) portatili o fissi da DN 10 a DN 3000 Misuratori in linea da DN 10 a DN 200 con calcolatore di energia termica integrato o remoto. IFICA
IFICA
MID
MI004
The ultrasonic meter
O
ISOIL INDUSTRIA SPA Cinisello B. (MI) tel. +39 0266027.1 vendite@isoil.it www.isoil.com
O
MID
MI001
RT
T
RT
CE
Alimentazione da rete o a batteria
T
Già all’indomani dell’emanazione del nuovo codice in molti auspicavano decreti correttivi che modificassero gli aspetti più critici della disciplina, come sintetizzato nella tabella 1. Il 1° dicembre si è insediata a Palazzo Chigi una cabina di regia che ha l’intento di individuare, grazie ad una consultazione con i Responsabili del procedimento, le maggiori criticità della disciplina. L’intento era arrivare alla presentazione del provvedimento in Consiglio dei Ministri entro il mese di febbraio 2017. Un primo decreto correttivo è stato di recente approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri e sottoposto a parere parlamentare. Riguarda tra gli altri il tema dell’appalto integrato, ammesso per un periodo transitorio se i
IFX per acqua
CE
Le correzioni al codice
L’evoluzione degli ultrasuoni per la misura di acqua ed energia. gandini-rendina.com
approvate dall’ANAC, prevede il requisito del fatturato minimo, da calcolare sui cinque anni (non più dieci) precedenti il bando. I diretti interessati lamentano che la norma esclude numerose imprese, soprattutto per la contrazione dei fatturati dovuta alla crisi: l’associazione dei costruttori della capitale stima che solo un’impresa su tre riuscirà a mantenere “la posizione di classifica” precedente, una su cinque potrebbe uscire dal mercato e una su due potrebbe dover limitare il raggio d’azione, partecipando a meno gare o a gare di importo inferiore. A scapito delle imprese di piccole dimensioni opera anche il limite per il subappalto: l’obbligo per l’impresa aggiudicatrice di eseguire in prima persona almeno il 70% dei lavori ostacola la partecipazione sicuramente delle piccole e medie imprese, ma crea problemi anche alle imprese più grandi. Poche sono infatti le realtà in grado di gestire direttamente il 70% di un appalto di grandi dimensioni. Inoltre, l’indicazione anticipata dei soggetti subappaltatori, anche qualora venisse spostato al momento della stipula del contratto e non più a quello della presentazione delle offerte, rappresenterebbe un ostacolo organizzativo ed un inutile appesantimento burocratico. Altro limite è quello all’appalto integrato, ovvero la realizzazione del progetto e l’esecuzione dei lavori. La stazione appaltante dovrà redigere il progetto esecutivo direttamente, compito al quale non è spesso in grado di adempiere in quanto priva di adeguate competenze e risorse economiche, o attraverso professionisti esterni, con un aggravio dei costi, un allungamento dei tempi delle procedure e una limitazione della capacità innovativa, sterilizzando di fatto il beneficio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, poiché non potendo intervenire sul progetto, le offerte migliorative non saranno altro che riduzioni di prezzo. Con riferimento all’aggiudicazione, il nuovo codice prevede infatti il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, relegando l’opzione del massimo ribasso ad un ruolo residuale, per appalti di importo inferiore al milione di euro. Infine, per gli appalti che superano il milione di euro, le Linee guida dell’ANAC stabiliscono che la commissione di gara debba annoverare anche commissari esterni, nominati tra quelli presenti nell’elenco stilato dalla stessa Autorità.
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Bandi di gara per il settore idrico
Bandi Bandi di di gara gara per per ililil settore settore idrico idrico Bandi di gara per settore idrico Numero (unità) ee importo (milioni di euro) Numero (unità) importo Numero (unità) e importo (milioni (milioni di di euro) euro) 2.000 2.000 2.000 1.600 1.600 1.600 1.200 1.200 1.200
1.651 1.651 1.651
1.723 1.723 1.7231.679 1.679 1.679
1.162 1.162 1.162
Numero (unità)
-5% -5% -5% numero dei bandi numero dei dei bandi bandi numero var. % 2016/2015 var. var. % % 2016/2015 2016/2015 1.022 1.022 1.022
800 800 800 400 400 400 0 0 0
2014 2014 2014
2015 2015 2015
2016 2016 2016
-39% -39% -39% importo dei bandi importo importo dei dei bandi bandi var. % 2016/2015 var. % 2016/2015 var. % 2016/2015 Numero Numero Numero Importo (mln €) Importo (mln (mln €) €) Importo
Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche su banca dati ANAC Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche su banca dati ANAC Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche su banca dati ANAC
progetti sono stati approvati alla data di entrata in vigore del Codice e nei casi di urgenza, e del subappalto, per il quale viene chiarito che il limite del 30% è da riferirsi alla categoria prevalente per i lavori, e, solo nel caso di servizi e forniture, all'importo complessivo del contratto.
Il “blocco” degli appalti pubblici Per valutare l’effetto del nuovo codice sulla pubblicazione delle gare sono state utilizzate le informazioni contenute nel portale dell’ANAC per i bandi di lavori, sia attivi che scaduti, nei settori speciali con oggetto il servizio idrico o alcune fasi della filiera. I dati suggeriscono che, dopo la ripresa del 2015, gli appalti pubblici segnano una battuta d’arresto nel 2016, con contrazioni annue del 5% nel numero dei bandi pubblicati e del 39% nell’importo a base d’asta. Il dettaglio mensile mostra ad aprile un significativo incremento degli appalti banditi (+55% nel numero, +90% nel valore), riconducibile alla volontà delle stazioni appaltanti di anticipare l’emanazione del nuovo codice e, specularmente, una forte contrazione a maggio (-56% nel numero, -77% nel valore) che è proseguita, soprattutto per i bandi di maggiori dimensioni. Complessivamente, nei mesi da maggio a dicembre, il crollo dei bandi è pari a più del 18% in termini numerici (da oltre 1.100 a circa 950) e al 48% in termini di importo (da oltre 950 milioni a circa 500 milioni di euro).
I bandi di gara per il servizio idrico nel 2016 L’analisi di seguito sviluppata si basa su 35 procedure competitive nel servizio idrico aventi ad oggetto l’acquisizione di lavori ed opere, selezionate casualmente sul territorio nazionale tra quelle di almeno 500 mila euro. L’importo complessivo messo a gara è di oltre 130 milioni di euro, pari a più del 5% degli investimenti previsti nel settore idrico in Italia, e l’importo a base d’asta è assai variegato: si va infatti da un minimo di 500 mila euro, cioè il minimo previsto, ad un massimo di 32 milioni. Gli appalti hanno ad oggetto quasi esclusivamente l’esecuzione dei lavori, conseguenza del limite posto all’appalto integrato,
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1.168
1.200 1.639 1.639 1.639
954
1.000 800 600
Importo (mln €) € 1.200
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€ 400
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e prevedono prevalentemente (più della metà dei bandi e oltre il 90% in termini di importo messo a gara) procedure aperte. Per l’aggiudicazione, cresce il ricorso all’offerta economicamente più vantaggiosa, con un peso della componente economica di circa il 33% sul punteggio finale, criterio utilizzato nel 40% dei casi, soprattutto per importi più elevati: l’importo medio nei casi di offerta economicamente più vantaggiosa è circa 7 milioni di euro, mentre scende a circa 1,5 milioni di euro per gli appalti assegnati sulla base del prezzo più basso, criterio utilizzato per lo più nelle procedure negoziate, dove la pre-selezione garantisce sulla qualità dell’esecuzione. Sulla partecipazione si riscontra, a fronte di un valore medio di 23 offerte per ciascun bando, un valore molto più contenuto (8) nel caso del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e più elevato (32) per gli appalti aggiudicati al massimo ribasso. Non sembra invece riscontrabile una correlazione significativa con la tipologia di procedura bandita, né tanto meno con l’importo a base d’asta. L’aggiudicatario dell’appalto è in 4 casi su 10, corrispondente a quasi l’80% dell’importo complessivo messo a bando, un raggruppamento temporaneo di imprese, soprattutto nei bandi di importo più elevato (7 milioni l’importo medio, contro un valore di 1,5 milioni per aggiudicazione a imprese singole). Si tratta di una tendenza recente, nel 2015 l’aggiudicazione a raggruppamenti temporanei è infatti avvenuta in meno di 2 casi su 10, probabilmente conseguenza dei limiti posti al subappalto. Venendo meno la possibilità di subappaltare il lavoro, gli operatori economici preferiscono giocare d’anticipo, “associandosi” già in fase di partecipazione. Infine, l’importo di aggiudicazione vede un ribasso medio del 23%, con valori molto eterogenei, da un minimo del 10% ad un massimo del 46%, differenze che non sembrano però riconducibili né al tipo di procedura (23% per la procedura aperta e 25% per la procedura negoziata) né al criterio di aggiudicazione (22% per l’offerta economicamente più vantaggiosa e 26% per il prezzo più basso).
2016
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
ASA potenzia il depuratore di Rosignano
Procedono secondo programma i lavori di potenziamento del depuratore di Rosignano, in provincia di Livorno. L’intervento messo in campo da ASA (Azienda Servizi Ambientali), che ha preso il via la scorsa primavera, prevede di raddoppiare l’impianto con due linee di trattamento liquami calibrate per 45.000 abitanti equivalenti e in grado di accogliere 6 milioni di metri cubi l’anno, oltre a una serie di migliorie alle strutture esistenti, grazie a opere di manutenzione e all’introduzione di nuove tecnologie. Più nello specifico, il pozzo del vecchio impianto, che riceve le acque reflue con due tubazioni dalle frazioni di Castiglioncello e Vada, sarà collegato alle nuove vasche con un tubo di un metro di diametro, permettendo di sgombrare il vecchio sistema che sarà oggetto di manutenzione. L’impianto verrà dotato di una nuova centrifuga per sottrarre l’acqua dai fanghi in esubero e di un nuovo sedimentatore, gemello di quello esistente. Grazie a un trattamento ulteriore dopo la depurazione classica, l’acqua potrà essere usata a fini industriali determinando una diminuzione degli emungimenti e un risparmio di risorsa utile al consumo. Un edificio completamente nuovo sarà adibito alla quadristica elettrica, che servirà entrambi gli impianti ed è già predisposto per prevedere un successivo passaggio a 60.000 abitanti. Il nuovo impianto sarà anche dotato di un sistema di insufflazione d’aria, ottenendo la massima efficienza con compressori e posizionando sul fondo delle vasche dischi o tappeti porosi da cui si creano microbollicine che determinano il processo depurativo.
Dal Governo 4,5 miliardi per reti idriche e depurazione
Dal Governo 4,5 miliardi di euro per la riduzione delle perdite della rete idrica e per la depurazione. A fare l’annuncio il Ministro per la Coesione territoriale e del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, nel corso di un convegno svoltosi alla Camera dei Deputati. “L’acqua è un bene comune e per questo sono state stanziate risorse importanti, soprattutto con I patti per il Sud, di cui i primi interventi sono partiti” - ha puntualizzato il Ministro. Poi ha aggiunto che “al Sud serve però anche un’importante riorganizzazione delle gestioni, per superare le frammentazioni, presupposto per rilanciare gli investimenti. Il processo è partito con lo Sblocca Italia e sta faticosamente procedendo”. Dei 4,5 miliardi di euro stanziati, 3,5 miliardi sono destinati al trattamento delle acque reflue, collettamento e depurazione, mentre un miliardo alla riduzione delle perdite sulle reti acquedottistiche. E proprio la questione della depurazione dei reflui rappresenta una vicenda delicata, con tanto di multe da pagare all’Unione europea. In base alle attuali procedure di infrazione aperte sui depuratori, in tutto il Paese, l’Italia rischia di pagare 126 milioni di euro all’anno di sanzioni. Se questo è il rischio, la realtà non è meno amara, considerando che dallo scorso anno la somma che sborsano le Regioni per le sanzioni sempre in tema di depurazione ammonta già a 60 milioni. “Un tema che ci trasciniamo da decenni, oramai cronico, soprattutto al Sud. Il Governo ha creato un Commissario Nazionale per la depurazione perché su questo tema dobbiamo correre. Queste sanzioni raggiungeranno cifre importanti e andranno avanti finché non avremo i depuratori”, ha spiegato nel suo intervento Erasmo D’Angelis, a capo di Italiasicura, la struttura del Governo su Dissesto, Acqua ed Edilizia scolastica. A questo proposito il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha annunciato la nomina a breve del Commissario straordinario per le opere di depurazione idrica, figura prevista dal decreto legge 243/2016, convertito dal Parlamento a metà marzo.
SMAT userà un satellite per controllare le perdite di rete
Prevenire o riparare tempestivamente le perdite sulle reti idriche. È con questo obiettivo che SMAT, gestore del servizio idrico integrato nell’area metropolitana di Torino per oltre 2,2 milioni di abitanti distribuiti in 292 comuni, ha deciso di avvalersi di un satellite spaziale per monitorare le sue infrastrutture di distribuzione. Il satellite si chiama Alos 2, appartiene all’Agenzia aerospaziale del Giappone ed è stato affittato da una società italiana, alla quale il gestore idrico si è rivolta per poter beneficiare dei suoi servizi. Alos 2 (Advanced land observing satellite-2) orbita a 650 chilometri di distanza dalla Terra, ma è in grado di “vedere” fino a una profondità di 12 metri sotto il livello del suolo. Il satellite, infatti, emette un segnale radar elettromagnetico con una lunghezza d’onda in grado di penetrare il terreno fino a quella profondità - che si riduce a 3 metri in ambiente urbano a causa della pavimentazione stradale - e di rilevare la presenza e il quantitativo di acqua presente, provocato da un’eventuale perdita. I dati raccolti vengono elaborati da un applicativo che individua i punti classificandoli in base all’entità della perdita. Una soluzione avanzatissima, della quale l’unico limite è rappresentato dagli ostacoli metallici, in primo luogo le automobili, che possono interferire con il segnale. Ma l’utilizzo del satellite è solo un elemento del progetto. Le rilevazioni di Alos 2 vanno a integrarsi al sistema cartografico avanzato già messo a punto dall’azienda, che assicura la geolocalizzazione delle condotte con una precisione altissima. La sovrapposizione dei punti individuati con il tracciato delle condotte permette di determinare la posizione della perdita con una tolleranza di 50 metri. Tale combinazione di tecnologie permetterà alle squadre del pronto intervento di agire subito e direttamente sulla condotta per riparare il danno o, addirittura, di prevenirlo. La sperimentazione verrà condotta in diverse fasi. La prima interesserà oltre 800 chilometri di condotte a Torino. Sulla base dei risultati ottenuti la ricerca sarà estesa ai restanti 1.000 chilometri di rete cittadina. La terza fase consisterà nell’estendere lo studio ai 10.000 chilometri di reti idriche gestite tramite un avanzato sistema di telecomando e telecontrollo centralizzato. Il progetto prenderà il via a breve, con l’obiettivo di passare dall’acquisizione dell’immagine radar del satellite all’applicazione sul campo dei risultati dell’analisi nel giro di 90 giorni.
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
PUBBLIREDAZIONALE
LOCLAIN
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Valvola di regolazione a recupero energetico LocPower®, valvola di regolazione a recupero energetico, permette di recuperare l’energia normalmente dissipata durante il servizio di controllo della pressione o della portata dei fluidi in ambito acquedottistico, industriale ed idroelettrico. È una soluzione che vanta più brevetti. Numerose sono le applicazioni: regolazione di pressione, alimentazione serbatoi pensili e vasche di compensazione in ambito acquedottistico, regolazione di portata dei deflussi minimi vitali in ambito idroelettrico, regolazione fluidi industriali. L’aspetto innovativo è quello di essere in grado di recuperare la potenza tradizionalmente dissipata e renderla disponibile sotto forma di energia elettrica fruibile da un utilizzatore diretto, dalla rete oppure accumulabile. Un alternatore sincrono, collegato all’albero di potenza della valvola, trasformerà la potenza meccanica “raccolta” dal trim in energia elettrica grazie al collegamento con un quadro Inverter-AFE che metterà a disposizione energia elettrica secondo CEI 0-21 o CEI 0-16. L’enorme vantaggio di questa innovazione sta nel fatto che, la turbomacchina, integrata all’interno del corpo valvola, sia una componente attiva del trim di regolazione e possa all’occorrenza essere by-passabile internamente. Infatti, in caso di eccesso di portata o nel caso si volesse interrompere il recupero energetico, non vi è la necessità di agire esternamente alla valvola, ma il tutto avviene in automatico sfruttando un “extra-canale” interno alla valvola stessa. A questa innovazione si aggiunge una regolazione efficiente, senza alcuna variazione di layout dell’impianto esistente. Infine, LocPower® è dotata di numerosi sistemi di diagnostica avanzata, nell’ottica dell’industria 4.0. In ambito acquedottistico, la riduzione di pressione o il controllo della pressione di monte per evitare rotture o perdite indesiderate nelle tubazioni sono solitamente affidate a valvole di regolazione di tipo autoazionato o autopilotato. Il sistema LocPower® è in grado di gestire la regolazione di portate che vanno dai 15 a oltre i 500 l/s. L’impiego di LocPower® permette sia di garantire il servizio primario installando una valvola di regolazione performante che di recuperare potenze utili che vanno dalle decine alle centinaia di kW. Un’applicazione, trattata di recente dall’azienda, deve ridurre la pressione di una linea d’adduzione da 22 a 18 bar-g proveniente dalla centrale di sollevamento. La portata d’acqua potabile è compresa tra i 100 ed i 150 l/s. L’installazione di una valvola LocPower da NPS10 (DN250) permette di controllare la pressione con estrema accuratezza al variare delle oscillazioni di rete grazie al doppio sistema di controllo Idraulico ed elettrico che prevede l’interazione della regolazione di pressione tramite inverter congiuntamente a quella ottenuta dall’otturatore della valvola. Oltre a garantire il servizio primario, si possono recuperare oltre 30 kW di potenza per un totale di 260 MWh di energia in un solo anno di funzionamento.
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Fig. 1
Strumenti di misura Georg Fischer Signet
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È dai primi anni ottanta che Georg Fischer con l’acquisizione della società Signet negli Stati Uniti propone sistemi completi per la misura dei fluidi, inizialmente orientati ad applicazioni industriali e marini. Con lo sviluppo di nuove tecnologie, nuovi strumenti e metodi d’installazione l’applicazione ha avuto impiego anche nel settore delle società di gestione delle reti idriche soprattutto grazie ai primi strumenti con inserzione diretta in linea senza interruzione del flusso mantenendo in pressione la rete. Oggi Georg Fischer ha un’ampia gamma di strumenti, analizzatori, misuratori e controllori di flusso e, precisamente, misuratori di portata meccanici con alimentazione autoindotta, misuratori di portata meccanici alimentati, misuratori di portata elettromagnetici, torbidimetri, analizzatori di ossigeno disciolto, misuratori di PH-ORP, conducibilità e resistività, analizzatori di cloro, misuratori di pressione e livello. Questi strumenti sono coadiuvati da indicatori, totalizzatori multiparametro in grado di gestire loop di dosaggi o regolazione delle portate stesse. Georg Fischer non adotta la tradizionale metodologia d’installazione a flangia ma, attraverso raccordi specifici o tradizionali, il montaggio direttamente in linea con inserimento in pressione. Questo metodo d’installazione rivoluzionario nei primi anni ottanta ha consentito un grande impiego in settori industriali ove l’interruzione del fluido da sempre rappresentava un problema. Oggi, con le reti sempre più magliate e la necessità di controlli capillari sulle perdite e sull’effettiva erogazione dell’acqua questo metodo assume aspetti tecnici ed eco-
nomici di grande rilievo e risparmio per l’utilizzatore, oltre che per l’impresa incaricata dell’installazione in termini di tempo e di sicurezza. Gli investimenti che la società ha apportato e continua ad apportare per ampliare sempre più la proposta di soluzioni per la gestione delle reti, dei serbatori e delle condotte di trasporto, oltre che per sistemi di potabilizzazione e trattamento acqua, pone il sistema Signet tra i più evoluti e confacenti alle necessità delle società di gestione dell’intero ciclo dell’acqua. Esempi di impieghi e applicazioni del sistema Signet li abbiamo in impianti di potabilizzazione con misuratori di portata a induzione elettromagnetica (fig.1 e 4) con lo strumento installato all’aperto direttamente in linea grazie a raccordi d’installazione in AISI. Lo stesso strumento invia il segnale all’indicatore (fig.3), che permette la gestione di apertura o chiusura valvole, regolazione, dosaggi o altri impieghi che possano avere i segnali di uscita (allarmi, eventuali ulteriori strumenti). Un ulteriore esempio è rappresentato dalla misurazione della portata di uno scarico, in un canale aperto. La soluzione proposta da GF è l’utilizzo del misuratore di livello tipo 2260. Nello specifico l’applicazione è su canale aperto tipo VENTURI e il calcolo della portata avviene mediante il sensore di livello 2260 Georg Fischer, con uscita 4- 20 mA diretta a PLC (fig.2). Notevoli i vantaggi di tale soluzione: bassi costi, misura precisa, sensore IP68 totalmente in plastica, nessun contatto col flusso, montaggio semplice e sicuro. Ultimo arrivato nella famiglia strumenti Signet è il misuratore di livello radar che, senza alcun contatto con il fluido
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Fig. 2
misurato, permette di gestirne il livello grazie all’emissione di segnale che può essere coadiuvato per esempio da eventuali aperture chiusure valvole per emissione o scarico serbatoio. Caratterizzati da elevati livelli di precisione, bassi consumi elettrici, possibili impieghi anche in situazione di mancanza di energia elettrica, la gamma di strumenti Signet Georg Fischer è orientata a proporre soluzioni innovative, agevolare i costi di montaggio e ridurre i tempi di posa. La modularità e l’integrazione a sistemi esistenti ne fanno un prodotto aperto anche a installazioni “pilota” per testare il prodotto e per farne poi un uso più massiccio. Georg Fischer propone soluzioni orientate al cliente per una crescita insieme ad esso per il raggiungimento di obiettivi comuni.
Soluzioni per l'intero ciclo dell'acqua Molti anni di esperienza e competenza, unitamente alla diversità dei prodotti e la costante spinta innovativa della società, fanno di GF Piping Systems un partner competente per i clienti di tutto il mondo. La presenza globale e la rete internazionale delle società di vendita, i siti produttivi e i centri di distribuzione in oltre 100 paesi, permettono anche una maggiore vicinanza ai clienti, la disponibilità più immediata, formazione in loco e un servizio globale.
Fig. 3
GF Piping Systems in breve (dati al 31 dicembre 2016) La sede è a Schaffhausen – Svizzera – dove è stata fondata nel 1802. 6.500 dipendenti in tutto il mondo Fatturato pari a 1.494 milioni di CHF Utile pari a 162 milioni di CHF (EBIT) Georg Fischer Spa Via Sondrio, 1 - 20063 Cernusco s/N (MI) Tel. +39 02 921861 - it.ps@georgfischer.com www.gfps.com/it
Fig. 4
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
PUBBLIREDAZIONALE
DAB PUMPS
Autoclavi integrate con elettronica a inverter DAB Pumps si conferma oggi protagonista nel settore delle tecnologie per la movimentazione e la gestione dell’acqua. Un’impresa dallo sguardo oltreconfine che non trascura le proprie origini italiane. La ricerca continua dell’innovazione, la capacità di crescere cambiando, con la forza di oltre 40 anni di esperienza, hanno permesso a DAB di realizzare una vasta gamma di tecnologie all’avanguardia, pronte a fornire soluzioni facili ed efficienti in applicazioni domestiche e residenziali, civili e commerciali, nei sistemi d’irrigazione per l’agricoltura e nell’industria leggera. Sette stabilimenti produttivi – 5 in Italia, uno in Ungheria e uno in Cina – 12 filiali di vendita, 2 rappresentanze commerciali e 150 Paesi all’attivo. Una corsa che non si ferma, integrando le migliori tecnologie produttive a un know-how made in Italy, esportato in tutto il mondo attraverso i suoi prodotti. Protagonista nel catalogo DAB è la gamma e.syline, la linea di autoclavi integrate con elettronica a inverter e accessori dedicati che garantiscono pressione idrica costante in applicazioni residenziali, singole e collettive. All’interno di questa innovativa line-up, e.sybox è il sistema facilmente adattabile a qualsiasi tipo di installazione. Dal design costruttivo ergonomico, compatto e dotato di pompa multistadio autoadescante con motore incamiciato raffreddato ad acqua, assicura il 30% in meno dell’ingombro rispetto ai sistemi tradizionali. Silenzioso e di semplice utilizzo garantisce il massimo comfort – il rumore percepito, così come le vibrazioni, sono ridotti al minimo con un livello di soli 45dB in uso standard. Se e.sybox è ideale per applicazioni residenziali collettive e condomini, e.sybox mini si distingue per dimensioni ancora più ridotte, vantando il record di soluzione più compatta al mondo e prestazioni ottimizzate per l’utilizzo in ambito domestico, perfetto per le piccole abitazioni. I sistemi integrati della linea e.syline potranno presto essere controllati da remoto attraverso la tecnologia Dconnect con cui accedere direttamente al Centro Servizi DAB. Un vantaggio concreto non solo per il cliente finale ma anche per installatori e manutentori grazie alla possibilità di verificare lo stato di funzionamento dei sistemi senza necessariamente recarsi in loco.
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Telecontrollo e gestione della rete idraulica del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale Paola Zanetti e Roberto Pinotti – Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale Il controllo del territorio, l’attivazione del personale e dei dispositivi idraulici, la conoscenza delle condizioni di impianti e canali e dei fiumi recettori, è condizione essenziale per il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale (CBEC) per poter svolgere i servizi di scolo e difesa del territorio delle acque meteoriche e di irrigazione. Per traguardare gli obiettivi di corretto esercizio e gestione della rete è infatti necessario che tutto il patrimonio di dati, sia storici che in tempo reale, venga integrato e reso accessibile ai centri decisionali nel minor tempo possibile e con la maggior sicurezza oggi concessa dalla tecnologia digitale, in modo da costituire un supporto decisionale nelle varie fasi di attività, consentire un ottimale esercizio e manutenzione delle reti e degli impianti e un tempestivo intervento durante le emergenze. Alcuni numeri posso rendere l’entità delle infrastrutture gestite dal Consorzio in pianura: 3500 km di canali e cavi; 72 impianti di sollevamento per la gestione delle acque di irrigazione e di scolo per una portata complessiva di 416 mc/sec; 12 casse di espansione per un totale di 5,47 kmq di estensione e capacità di stoccaggio di acqua di 14,3 Milioni di mc; 8 impianti fotovoltaici per complessivi 200 kW installati e 1 impianto idroelettrico con produzione media 6 milioni di kwh/anno. Per quanto attiene alle risorse naturali, sono derivate annualmente per l’irrigazione 140 Milioni di mc di acqua e recapitate nei fiumi per pioggia oltre 500 Milioni di mc mentre i consumi di energia elettrica per sollevamento delle acque irrigue e di scolo ammonta ad oltre 10 Milioni di kwh/anno. Per l’estensione e la complessità delle infrastrutture gestiste e considerato i servizi essenziali da assicurare al territorio, il Consorzio si è dotato già da tempi storici di sistemi di telecontrollo per la gestione delle proprie reti. L’acquisizione in tempo reale delle informazioni presso un centro di supervisione consente infatti: • il monitoraggio e controllo dello stato di canali, impianti e dei fiumi recettori • la tempestiva attivazione del personale addetto e delle risorse in caso di disservizi ed avarie e l’eliminazione degli inconvenienti e delle situazioni di potenziale pericolo • la conseguente ottimizzazione dell’esercizio e quindi il razionale utilizzo delle risorse
• il miglioramento della gestione in quanto il personale tecnico direttivo può disporre di un quadro complessivo della situazione a livello comprensoriale, indispensabile per decidere in tempi brevi eventuali modifiche dell’esercizio in relazione alle mutate condizioni ambientali • l’archiviazione dei dati, indispensabili per analisi ed elaborazioni successive. Le tappe effettuate, a partire dai Consorzi Parmigiana Moglia-Secchia (BPMS) e Bentivoglio Enza (BBE) che unificati dall’ottobre 2009 costituiscono oggi il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale (CBEC), sono così riassunte: • 1978: il consorzio BPMS realizza il primo sistema di telecontrollo • 1978: il consorzio BBE realizza il primo sistema di telecontrollo • 1995: rinnovo complessivo del sistema di supervisione e controllo del Consorzio Bonifica Parmigiana Moglia Secchia (BPMS) • 1998: rinnovo complessivo del sistema di supervisione e controllo del Consorzio Bentivoglio Enza (BBE) • 2002: upgrade del centro di telecontrollo del Consorzio Bonifica Parmigiana Moglia Secchia (BPMS), con aggiornamento software e hardware degli apparati centrali e sviluppo di interfaccia per pubblicazione. A fine 2009 con l’unificazione dei due Consorzi e la nascita del nuovo Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale (CBEC) si è manifestata da subito l’esigenza di integrare, unificare e uniformare i processi di gestione e controllo degli impianti, pertanto è stato dato avvio già nel 2010 alla realizzazione di un sistema integrato di telecontrollo con la realizzazione del nuovo centro operativo presso la sede di Reggio Emilia, avvalendosi della tecnologia di un produttore piacentino. Nel periodo 2011-2016 sono state sostituite sul territorio e implementate tutte le apparecchiature periferiche di ricezione dati dal campo e trasmissione al centro di telecontrollo. Infine all’inizio del 2017 è stata completata la sala operativa dotandola di tecnologia dedicata alla visualizzazione su sinottico della rete principale del Consorzio e per rendere disponibili le informazioni provenienti dall’esterno da altri enti per la gestione degli eventi di
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Il centro di telecontrollo e il protocollo di comunicazione
emergenza (Arpa, Aipo, Meteo, Protezione Civile regionale, provinciale e locale). L’unificazione e contestuale rinnovamento e adeguamento del sistema di telecontrollo del CBEC è stata effettuata progettando ogni fase di lavoro e attività in modo da assicurare il funzionamento e la continuità del servizio anche durante le fasi intermedie. L’attività si è svolta nelle seguenti fasi: • implementazione di una rete di server e workstation per la supervisione, interazione con la rete aziendale • upgrade alla versione eXPert della configurazione ex BPMS mantenendo invariate le funzionalità del sistema; successiva upgrade alla versione eXPert della configurazione ex BBE mantenendo invariate le funzionalità del sistema • creazione di un gateway di interfacciamento di tutte le periferiche ex BBE con funzionalità di monitoraggio e comando. Questo tipo di intervento ha consentito di mantenere inalterate alcune peculiarità del sistema: - utilizzo del ponte radio sul territorio ex BBE quale sistema di comunicazione con i nodi idraulici - integrazione delle periferiche di ogni tipologia/ marca presenti sul territorio nel nuovo centro di supervisione.
Il centro di telecontrollo è situato a Reggio Emilia e costituisce il punto di raccolta dati. È composto da un DBS real time contenente i dati provenienti dai rilievi della strumentazione posta sul territorio, un DBS ORACLE contenente i dati storici. Presso il centro sono state rese disponibili le nuove funzionalità del sistema eXPert per la gestione dei dati. Le pagine video sono state raggruppate in un unico DBS e rese accessibili agli operatori. La veste grafica è stata rivisitata in concomitanza della sostituzione degli apparati periferici. Per la comunicazione è stato adottato un sistema aperto di protocolli di comunicazione standard IEC, connettività IP fra tutte le funzioni centrali e/o le periferiche, in grado di consentire scambio di dati ed interfaccia con stazioni di archiviazione più sicure e di facile accesso e consultazione anche da soggetti terzi, quali enti e privati.
Le apparecchiature periferiche di telecontrollo La raccolta in campo dei dati e l’imposizione dei comandi operativi avviene per mezzo di unità periferiche di telecontrollo situate in corrispondenza dei principali impianti e nodi della rete idraulica. Ogni periferica raccoglie i segnali provenienti dal campo relativi alla
Struttura del nuovo sistema di telecontrollo
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
strumentazione di misura e controllo implementata in ciascun specifico sito (ad es.: livelli nei canali, stato funzionamento elettropompe, segnali di avaria/guasto, stato di apertura paratoie).
Il sistema di trasmissione dei dati Con il rinnovo del sistema di telecontrollo, per quanto attiene alla trasmissione dei dati dal centro alla periferia e viceversa, si è optato per la celerità delle comunicazioni visto quanto possibile sviluppare oggigiorno con apparecchiature di trasmissione dati e l’utilizzo di standard comunicativi ad altissima velocità. Si sono pertanto abbandonati la rete dedicata su cavo telefonico - costituita da un doppino, di proprietà del Consorzio, della lunghezza di circa 300 km - e il sistema di trasmissione radio, che servivano due diversi ambiti territoriali e ci si è rivolti a un sistema di trasmissione su rete fissa Telecom, ridondata nella maggioranza dei siti, per motivi di sicurezza e continuità del dato, anche da trasmissione su rete mobile. Tale scelta consentirà in futuro di implementare apparecchiature quali web-cam per il monitoraggio a distanza in tempo reale delle zone di lavoro e punti sensibili per la gestione delle emergenze.
Operatività da remoto Oltre che dal centro di telecontrollo, è possibile accedere con il sistema di supervisione da remoto: sono dispo-
nili 5 accessi HMI remoti che consentono ai tecnici di collegarsi “da ovunque nel mondo” (purché abbiano a disposizione una connessione internet) e agire con lo stesso livello di operatività che avrebbero se fossero presso la sala di telecontrollo. Ovviamente un protocollo operativo impone regole ben precise di accesso e gestione per garantire la sicurezza dei dati e delle attività. Sono inoltre disponibili ScadaWEB per PC, ScadaWEB Pda e applicativo per palmari.
Dati rilevati Il sistema consente la ricezione presso il centro di supervisione di tutti i seguenti dati: • per gli impianti di sollevamento: livelli nel bacino di arrivo e allo scarico, segnali sullo stato di funzionamento delle elettropompe, grado di apertura pale dove prevista la regolazione delle portate, segnalazioni di avarie di varie componenti di impianto, stato presenza tensione, presenza operatore, allarmi di funzionamento, telecomandi di blocco e sblocco pompa per comandare il fermo macchina e in alcuni casi anche l’avviamento. • Per le chiuse di regolazione principali: livello acqua a monte e a valle, grado di apertura paratoie, segnalazione di stato paratoia (aperta, chiusa, in movimento, intermedia), eventuali segnali di avaria, presenza tensione e presenza operatore e possibilità di comando da remoto di apertura o chiusura.
Saldatrici testa a testa per tubi dal d. 40 mm al d. 3000 mm Saldatrici per raccordi, lastre, semilavorati Più di 90 modelli standard Attrezzature speciali su richiesta 100% Made in Italy www.tecnodue.eu info@tecnodue.eu Tecnodue S.r.l. - via Bacchiglione 22/1 - 35030 Cervarese S. Croce (PD) ITALY - Tel. 049 9915677
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
• Per le stazioni di rilevamento dati pluvio-idrometrici: telemisura livello idrometrico dove presente, livello precipitazioni e stato di carica batterie. • Per le derivazioni sono stati implementati i dati di portata inserendo opportuni misuratori.
Il sistema di telecontrollo in numeri • 1 postazione centrale di telecontrollo e supervisione rete • 100 stazioni periferiche per la raccolta dei segnali dalla strumentazione di misura e trasmissione dati al centro di telecontrollo • 800 strumenti di misura in campo i cui segnali sono trasmessi alle unità periferiche • 150 punti di connessione con backup VPN dedicata al telecontrollo • 5 accessi contemporanei da remoto HMI per supervisione e comando della rete.
bonifica idraulica consistenti nella raccolta e collettamento delle acque meteoriche fino ai torrenti e fiumi (Enza, Crostolo, Secchia e Po) assicurando lo scolo e la difesa del territorio, e di derivazione, adduzione e distribuzione delle acque a prevalente uso irriguo. Gli autori Paola Zanetti pzanetti@emiliacentrale.it Dirigente tecnico del Consorzio, responsabile della gestione delle rete idraulica, degli impianti e della sicurezza aziendale, con particolare esperienza nella conservazione, tutela e valorizzazione delle risorse idriche e dell’ambiente. Roberto Pinotti rpinotti@emiliacentrale.it Collaboratore tecnico del Settore Impianti del Consorzio con particolare esperienza in campo elettrico e nei sistemi di telecontrollo.
Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale (CBEC) Ente di diritto pubblico nato il 1° ottobre 2009 dall’unione dei due preesistenti consorzi Parmigiana MogliaSecchia (BPMS) e Bentivoglio Enza (BBE) costituita da circa 200 dipendenti tra tecnici, impiegati e operai addetti alla manutenzione ed esercizio delle reti. Il comprensorio del CBEC si estende per 3.127,34 kmq su tre regioni (Emilia Romagna, Lombardia e Toscana), 5 province (Reggio Emilia, Modena, Parma e Massa Carrara) e 65 comuni. Circa il 60% del comprensorio è costituito da terreni collinari e montani formati in gran parte dalle pendici e dai versanti degli appennini Reggiano e Modenese dove il Consorzio svolge funzioni di sorveglianza e presidio del territorio e interventi di sistemazione delle pendici e dei versanti in frana, di controllo del dilavamento e dell’erosione dei terreni, di regimazione idraulica. Nel territorio di pianura, il Consorzio svolge funzioni di
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TELECONTROLLO SOFREL soluzioni per il ciclo idrico integrato ne per io z a v o n in i d i n an atismo m o t u a l’ , o ll o r t n il co idriche i t e r i d e n io t s e la ge RTU e data logger • Telelettura contatori di distrettualizzazione e rilevazione di perdite
• Pilotaggio valvola di regolazione della pressione
• Sorveglianza serbatoi
• Telelettura contatori clienti “grandi utenze”
• Controllo stazioni di trattamento
• Controllo stazioni di sollevamento
• Controllo pozzi e stazioni di pompaggio
• Sorveglianza collettori
• Controllo stazioni di depurazione • Sorveglianza scolmatori di prima pioggia
Posti centrali di telegestione (SCADA e Web server)
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Via Bombrini 11/7 16149 GENOVA Tel. +39-010.601911 - Fax : +39-010.60191216 E-mail : lacroix-sofrel.it@sofrel.com
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IoT e digitalizzazione Il futuro del telecontrollo è 4.0 Quali sono gli scenari e i trend che caratterizzano l’evoluzione del telecontrollo? Antonio De Bellis, Presidente del Gruppo Telecontrollo, Supervisione e Automazione delle Reti di ANIE Automazione, mette al primo posto la trasformazione digitale
di Franco Canna Qual è l’impatto delle nuove tecnologie digitali sul mondo del telecontrollo? La trasformazione digitale in atto anche nelle reti di pubblica utilità, nell’industria e nelle città è un ulteriore passo di un processo evolutivo già avviato. In questo caso, le nuove tecnologie e soluzioni digitali sono il fattore abilitante e il catalizzatore per accelerare la rivoluzione nel modo in cui lavoreremo e vivremo. Per questo abbiamo scelto come tema della prossima edizione del Forum Telecontrollo (24-25 ottobre, Verona) “Evoluzione IoT e digitalizzazione 4.0”: la trasformazione digitale fa convergere e sovrapporre mondi che finora hanno viaggiato in parallelo, i cui punti di contatto e regole di interazione erano ben definiti. Perché la trasformazione in atto è così importante? Un conto è gestire un processo dove un utente di un sistema di telecontrollo prendeva decisioni e azioni, interagendo con il campo grazie alla mediazione di interfacce uomo-macchina; altro discorso è disporre di macchine basate su intelligenza artificiale, che alimentate da tante ed utili informazioni, forniscono risposte utili per decidere ed agire, quando addirittura non sono delegate a farlo in autonomia. Il Forum Telecontrollo 2017 sarà l’occasione per condividere quanto si sta facendo in quest’ottica, ma soprattutto per discutere delle visioni sul futuro imminente e i diversi percorsi virtuosi da intraprendere. Il Forum Telecontrollo è sempre stato un momento in cui si è data una visione prospettica di problemi, rischi ed opportunità, anticipando di qualche anno quanto poi sarebbe accaduto. È stato così per le smart grid e anche per la convergenza tra Information Technology e Operational Technology. Quale sarà il ruolo del Cloud nello sviluppo dei servizi di pubblica utilità del futuro? Il Cloud sta acquisendo un ruolo sempre più da protagonista e diverrà un pilastro essenziale per cogliere tutte le opportunità e i benefici della trasformazione digitale in atto. Non si deve però cadere nell’errore di ritenere che basti adottare una determinata tecnologia o soluzione per essere digitali.
Antonio De Bellis
Qual è il fattore critico a cui occorre prestare maggiore attenzione? La condivisione dell’informazione. È fuor di dubbio che l’utilizzo di una soluzione in cloud computing deve necessariamente fornire garanzie riguardo la sicurezza sulle informazioni contenute. Ma le nuove frontiere della tecnologia aprono scenari in cui il vantaggio competitivo dato dal disporre delle proprie informazioni e saperle ben usare, come avveniva fino ad oggi, sarà prima o poi superato dal vantaggio di una giusta condivisione delle proprie informazioni con quelle di tanti altri. Quale sarà il ruolo delle tecnologie di telecomunicazione di nuova generazione per il futuro del telecontrollo? Senza un’adeguata infrastruttura di comunicazione la trasformazione digitale non si compie. L’infrastruttura di comunicazione deve essere flessibile, in termini di tipologia e capacità, trasversale rispetto ai vari livelli in cui la Utility opera, per cui disporre delle soluzioni che servono dall’impianto, fino all’interazione con gli stakeholder, adeguata alle differenti necessità e interoperabile nei confronti dei diversi contesti in cui deve fornire un servizio. Che cosa devono fare le Utility per cogliere queste opportunità? Le soluzioni adottate a qualsiasi livello dalla Utility (dal campo al controllo fino al livello enterprise) devono garantire compatibilità con le differenti reti e flessibilità nell’adeguarsi ai nuovi standard, con costi accettabili. Pertanto, mai come nel passato, interoperabilità e configurabilità delle soluzioni di cui disporrà una Utility diventano caratteristiche su cui investire. Negli acquisti le Utility dovranno considerare criteri di scelta che guardino al futuro, superando i limiti delle tecnologie attuali. Bisognerà acquisire la capacità di considerare gli scenari futuri negli investimenti in OPEX e CAPEX, al fine di minimizzare i costi di aggiornamento ed evoluzione, che necessariamente saranno più frequenti, rispetto al passato. La buona notizia è che se si parte con il piede giusto alla fine si spende meno, rispetto a quanto accadrebbe se non si considerasse questa prospettiva.
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Reti e città connesse saranno più esposte a rischi collegati alla sicurezza? Salute e sicurezza prima di tutto e sopra tutto: questo dovrà essere una linea guida da adottare senza compromessi. I rischi ci sono e non sono completamente noti, poiché stiamo realizzando qualche cosa di nuovo e mai provato prima. Posso sbagliarmi, ma ritengo che le nostre amministrazioni pubbliche non siano preparate ad affrontare questi scenari riguardo gli effetti sulla sicurezza. Ma questo non deve essere considerato un problema. La considererei piuttosto una opportunità per crescere nella qualità dei servizi erogati alla cittadinanza. Qualche proposta? Forse potrebbe aver senso valutare il lancio di un programma nazionale, con l’obiettivo di alfabetizzare e identificare dei “champion” che possano creare una rete di competenza ed essere il riferimento su queste questioni, per le amministrazioni locali. I “champion” potrebbero agire a livello regionale, o essere presso le grandi municipalità oppure dove vi fossero adeguate competenze e capacità. Una cosa però è importante: le linee guida dovrebbero essere a livello nazionale ed essere poi declinate a livello locale, tenendo conto di eventuali peculiarità. Non facciamo l’errore di lasciare che ciascuno faccia di testa sua e che un cittadino muovendosi tra città incontri paradigmi e situazioni differenti.
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GE DIGITAL & ServiTecno
Soluzioni SW e HW per SUPERVISIONE e TELECONTROLLO
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Perché la scelta della sede della prossima edizione del Forum Telecontrollo è ricaduta su Verona? Il Forum è un evento nazionale e itinerante. Una selezione accorta della location ha il pregio di complementare i temi di ogni edizione con quanto di meglio il luogo prescelto possa fornire in termini di arte, cultura, ma anche di natura economico e sociale. Verona porterà in dote al Forum Telecontrollo un contesto urbano che è un gioiello, tra i tesori del patrimonio storico e culturale italiano. Si discuteranno anche temi di interesse del territorio del Nord Est? Il filo conduttore del Forum sarà come utilizzare al meglio la trasformazione digitale. Si parlerà di tematiche legate alle smart city, ma anche delle sfide per valorizzare le eccellenze industriali di questo territorio e sfruttare al meglio la connettività e le potenzialità delle reti di pubblica utilità. Se espandiamo ulteriormente i confini, considerando le reti che interconnettono il Nord-Est al resto del paese e dell’Europa, le questioni per la realizzazione e l’uso delle reti ai fini del trasporto di persone, cose, servizi, informazioni, per raggiungere obiettivi di sostenibilità, ottimizzazione e miglioramento delle prestazioni, diventano un altro tassello importante da comprendere per decidere come meglio risolverli. Questa visione per livelli interconnessi tra loro dimostra che è importante la trasformazione digitale “locale”. Ma per raggiungere i benefici attesi, occorre inserire la strategia locale in un contesto “globale”, ovvero regionale, nazionale ed europeo.
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Accedere in tempo reale alle performance d’impianto È disponibile in Italia la versione 4.7.2 di Dream Report, la soluzione sviluppata da Ocean Data Systems, distribuita e supportata in Italia da ServiTecno, che consente la creazione di report completi e personalizzati in tempo reale. Chiunque desideri avere processi più veloci, maggiore qualità, meno scarti e più flessibilità – in una parola essere più competitivo – deve accedere in maniera semplice, immediata e intuitiva alle informazioni operative, integrando le informazioni nel proprio processo decisionale. Dream Report offre connettività real-time a Scada, HMI e controllori, si collega ai database relazionali (SQL, Oracle…) ed è in grado di interfacciarsi anche agli Historian proprietari grazie a driver opportunamente definiti. Questo software è quindi in grado di aggregare informazioni provenienti da tutti i sistemi, non solo da quelli che presiedono alla produzione o alla gestione aziendale. Per questo è lo strumento ideale per creare report e dashboard che offrano una visione d’insieme dei propri processi aziendali.
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SERVITECNO
Ideale per il mondo delle Acque
Il mondo delle Acque è uno dei mercati di riferimento di Dream Report: telecontrollo, distribuzione, depuratori e impianti fognari possono infatti essere sempre più efficienti grazie alle funzionalità offerte dalla nuova versione del software. Dream Report 4.7.2 consente alle aziende di rispettare il requisito della compliance, cioè offre documentazione pronta all’uso da fornire agli enti che verificano il rispetto delle normative; consente di generare report a intervalli regolari su tutti i parametri come ad esempio torbidità e cloro residuo. Dream Report offre inoltre una Dashboard semplice per realizzare il monitoraggio e l’analisi delle attività di tutti gli asset in tempo reale, inclusi report sull’energia, sulle attività di laboratorio e sulle stazioni di carico.
Il report diventa dinamico
Tra le novità della release 4.7.2 figurano un nuovo motore di calcolo, un’interfaccia web di semplice gestione e una serie di tool che consentono la creazione di report avanzati con pochi click. Ma la funzionalità più interessante è probabilmente quella dei report dinamici. La Dynamic Report Generation (DRG) consente di generare report manuali e aggiornati: molto semplicemente, basterà selezionare un qualsiasi report creato per ottenere on demand una nuova versione del rapporto con analisi aggiornate. La DRG è anche una “macchina del tempo” che consente di tornare indietro e ottenere rapporti relativi a qualsiasi momento o periodo di interesse.
Semplicità d'uso
Tra gli altri punti di forza di questa soluzione un posto di rilievo è occupato dalla semplicità d’uso dell’ambiente di sviluppo: persino chi non ha nozioni di programmazione è in grado, dopo un breve training, di sfruttare tutte le potenzialità di questa soluzione. Dream Report inoltre rende semplici anche operazioni estremamente complesse grazie a un Wizard che consente la creazione automatica di report a partire da complesse query SQL verso database relazionali. I report generati sono accessibili anche da un semplice web browser, con la possibilità di restringere l’accesso ai dati e di creare viste dedicate a diverse categorie di utenti. L’interfaccia web consente ulteriori personalizzazioni del report, grazie alla possibilità di utilizzare filtri dinamici. Il web portal di Dream Report è stato studiato per adattarsi perfettamente a tablet e telefonini con tutti i sistemi operativi: iOS, Android, Windows Mobile.
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ID&A
Piattaforma di telecontrollo con nuove funzionalità ID&A continua ad ampliare la propria offerta nel telecontrollo del ciclo idrico con particolare attenzione alla conduzione ed al risparmio energetico. Nel campo del monitoraggio energetico, ID&A propone ed integra nella propria piattaforma di telecontrollo il software ECWEB, progettato e prodotto dalla EC-ITALIA di Modena, una piattaforma software costruita sullo stile di lavoro previsto dalle norme ISO 50001. Grazie a questa piattaforma, CLOUD based, vengono integrati dati dal telecontrollo, da fonti esterne (Energy Meter e simili) nonché i dati provenienti dalla parte amministrava (lettura automatica dei dati di bollettazione dai distributori) in modo che il cliente ottiene piena coscienza dei propri consumi a livello aziendale; infatti, conoscere con precisione i dati energetici in relazione a tutti i fattori interni ed esterni che li influenzano significa avere una panoramica completa e dettagliata dell’attività energetica nel suo complesso. Ed è proprio questa consapevolezza acquisita che permette di individuare eventuali sprechi, di capire come ottimizzare i processi e, di conseguenza, risparmiare energia. Il tutto senza mai ridurre la capacità produttiva e migliorando, allo stesso tempo, l’impatto ambientale, l’impegno energetico e i costi delle proprie attività. Sempre nell’ottica di fornire strumenti di sintesi per il monitoraggio di impianti e processi (in questo caso di depurazione) ID&A adotta nelle proprie soluzioni Oscar Dashboard di ETC per una facile interpretazione dell’enorme mole di dati, elaborati in KPI (indici di performance) necessari per: • verificare coerenza e attendibilità dei dati del campo mediante analisi della loro reciproca interazione • interpretare in modo chiaro ed univoco l’andamento temporale dei parametri monitorati, restituendo indicazioni di processo utili alla conduzione dell’impianto • individuare anomalie in termini di prestazioni depurative ed energetiche, identificando le potenziali soluzioni adottabili. Oscar Dashboard raccoglie i dati, li elabora calcolando i KPI e li rende fruibili in tempo reale all’interno dello SCADA ID&A o di una piattaforma IoT per poi calcolare un unico parametro (iSg - Indice di Stabilità Globale) in grado di restituire un riscontro immediato sul corretto funzionamento dell’impianto. Il superamento da parte di iSg di soglie individuate specificatamente per ciascun impianto dà indicazione del fatto che questo sta operando in condizioni anomale. A questo punto l’analisi e l’interpretazione di altri KPI, mediante l’applicazione di innovativi algoritmi di pattern recognition, forniscono indicazioni all’operatore circa la probabile causa dell’anomalia. La Dashboard può essere completamente customizzata in funzione delle esigenze del cliente. Entrambe le piattaforme possono essere utilizzate come applicativi specifici sui sistemi SCADA ID&A o come servizi SaaS su piattaforme CLOUD.
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AUMA
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Oltre cento attuatori per un nuovo di impianto di depurazione in Germania AUMA ha fornito più di cento attuatori elettrici in un innovativo impianto di eliminazione di microinquinanti per Steinhäule, impianto di trattamento delle acque reflue di Ulm, in Germania. Gli attuatori elettrici consentono un controllo completamente automatizzato delle acque di scarico all'interno del sistema a carbone attivo di STP. L'obiettivo principale della nuova struttura è eliminare residui di farmaci, ormoni e biocidi delle acque di scarico della cittadina. Il nuovo impianto di depurazione di Stainhäule è il più grande stabilimento realizzato in Germania con un processo di assorbimento a carbone attivo. Il sistema comprende diversi bacini con reattori di contatto, nei quali il carbone attivo è mescolato ad acqua di scarico. La miscela viene quindi diretta ad un bacino di sedimentazione e ad un filtro a sabbia
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Integrazione ICT per il Sistema Idrico Urbano In qualità di integratore ICT impegnato da oltre 25 anni nel ciclo completo delle acque INTESIS focalizza da qualche anno le proprie attenzioni sul Sistema Idrico Urbano che costituisce il vero recapito finale dei sottosistemi di adduzione e sub-adduzione che lo precedono. Il gestore del Sistema Idrico Urbano, lo stesso che controlla i processi di adduzione e trasporto che lo alimentano, deve curare la gestione nel proprio territorio di competenza: • della rete idrica a partire dal serbatoio di stoccaggio e della/e propri/e ODU (Origine della Distribuzione Urbana) fino a tutte le utenze (domestiche, pubbliche, commerciali, agricole, industriali) • della rete fognaria e di allontanamento fino all’impianto depurativo con il suo trattamento primario e secondario • del conferimento a recapito finale della risorsa depurata secondo le norme in vigore, con eventuale Trattamento Terziario per l’affinamento ed il riutilizzo delle acque reflue depurate per scopi irrigui. In questo contesto lo spazio e la capacità di ridurre i costi di gestione e di migliorare le condizioni operative e gestionali delle reti idriche e fognarie, piuttosto che dei trattamenti secondari e terziari del refluo urbano, rappresentano le sfide più complesse ed a tutt’oggi gli obiettivi ancora da raggiungere, attraverso l’utilizzo sincrono ed integrato delle tecnologie avanzate ormai mature e disponibili. Le tecnologie del WEB e della larga banda hanno stimolato ed orientato gli sforzi di INTESIS ad implementare le proprie applicazioni per il ciclo dell’acqua nella piattaforma del proprio CLOUD, quale luogo deputato all’integrazione dei sistemi di telecontrollo dell’intero sistema idrico urbano con le varie e diversificate applicazioni di ottimizzazione tecnico-gestionale (MIS – ERP – SIT – GIS). Il CLOUD consente di supportare la gestione integrata di tutte le componenti del Sistema Idrico Urbano (serbatoio di stoccaggio, origine della distribuzione idrica, rete idrica, rete fognaria, impianto di depurazione ed eventuale affinamento terziario per il riuso), destinando a tutte le risorse umane coinvolte nell’esercizio e nella manutenzione degli impianti la fruizione fissa e mobile delle informazioni e decisioni gestite dal CLOUD. La piattaforma CLOUD per il Sistema Idrico Urbano favorisce anche l’integrazione del monitoraggio ambientale in grado di rilevare le variabili di innesco di fenomeni potenzialmente critici (provenienti ad esempio dalle previsioni metereologiche) “allertando” gli operatori in caso di eventi potenzialmente dannosi per l’impianto e l’ambiente esterno. L’obiettivo finale è di fornire un supporto decisionale alla gestione razionale e sostenibile del Sistema Acque Urbane, riducendo i consumi energetici e coniugando l’efficienza della produzione con la minimizzazione dell’impatto ambientale.
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INTESIS
con 20 camere. All'inaugurazione dello stabilimento, Franz Untersteller, ministro dell'ambiente del Baden-Württemberg ha confermato che il progetto è uno dei sistemi più avanzati nel suo genere in Germania. Oltre 400 milioni di metri cubi di acque reflue all'anno prodotte da circa 440.000 abitanti della regione di Ulm sono trattati dalla struttura. L'affidabilità e la solidità nell'utilizzo e i bassi costi di gestione sono stati i fattori chiave che hanno permesso ad AUMA di aggiudicarsi la fornitura per l'attuazione elettrica in questo importante progetto. Ma è soprattutto la moderna tecnologia di telecontrollo impiegata ad essere il principale fattore di scelta per il cliente, dato che gli attuatori sono facilmente integrati attraverso una rete a bus di campo PROFIBUS nel sistema di controllo del processo. Gli attuatori elettrici AUMA infatti hanno consentito il comando ed il controllo di tutte le valvole che compongono il sistema. Tramite le unità di controllo a microprocessore installate, agli operatori di manutenzione della società sono resi disponibili in tempo praticamente reale tutta una serie di parametri di processo e di manutenzione, che rendono possibile realizzare avanzate strategie di manutenzione preventiva. Tramite i sensori posti sui dispositivi AUMA è possibile, infatti, non solo monitorare lo stato di salute del dispositivo stesso, intervenendo in base ad anomalie o a derive di funzionamento, ma anche della valvola comandata, permettendo agli operatori di intervenire prima che un blocco o un malfunzionamento avvengano, causando danni maggiori. La consolidata esperienza trentennale nella fornitura di attuatori per Steinhäule STP conferma le qualifiche di AUMA in termini di qualità ed assistenza.
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PROGEA
Il workshop sul telecontrollo Progea ha organizzato presso la sua sede, in collaborazione con Lacroix-Sofrel, un convegno sul telecontrollo, basato su un’applicazione concreta, per illustrare l’utilizzo della tecnologia Scada/HMI di nuova generazione Movicon.NExT applicata ai dispositivi RTU S500 di Lacroix Sofrel, in particolare per il settore acque. L’Ing. Carletti, Responsabile Tecnico di C.A.D.F., Consorzio Acque Delta Ferrarese, ha illustrato il nuovo impianto di telegestione di tutto il ciclo idrico integrato gestito dall’azienda, basato sul centro di controllo utilizzante la tecnologia di supervisione di Movicon.NExT descrivendo dettagliatamente la notevole estensione della rete idrica gestita ed il progetto del sistema di telecontrollo, che l’ente sta sviluppando autonomamente. Il progetto deve garantire il controllo permanente a distanza delle installazioni, la gestione degli allarmi ed interventi di manutenzione più rapidi, la gestione automatica della portata e delle pressioni in funzione della domanda, l’automazione del sistema e la telegestione dei processi idraulici, utile ad individuare e ridurre le perdite e i costi di energia, gestione e manutenzione. Tutto questo grazie alla capacità di analisi e progettazione di C.A.D.F. che ha individuato in Progea e Sofrel i partners tecnologici ideali. Il workshop, aperto e concluso da Paolo Fiorani, General Manager di Progea, ha sottolineato l’impegno costante dell’azienda software modenese nello sviluppo innovativo delle migliori tecnologie software applicate ai moderni sistemi di automazione e telecontrollo. Inoltre Progea ha presentato le caratteristiche GeoScada di Movicon.NExT, dimostrando come le mappe geografiche possono geo-referenziare le informazioni dinamiche di un impianto distribuito sul territorio, non solo in riferimento al settore acque, ma ovunque necessiti gestire sistemi di telemetria e connettività remota, anche con protocolli diversi come IEC60870 o per altri tipi di RTU. Sono state illustrate le tecniche di utilizzo per realizzare un sistema di supervisione e telecontrollo connesso ad RTU S500 di Lacroix Sofrel, utilizzando nella comunicazione il driver nativo LACBUS PC disponibile in Movicon.NExT. Il tema del seminario è stato indicare come, per un gestore o un system integrator, sia una scelta vincente quella di utilizzare le eccellenze tecnologiche, rispettivamente nel settore software e nel settore hardware, ottenendo indubbi vantaggi in termini di soluzioni innovative, efficienti e ad alto valore aggiunto.
LACROIX SOFREL
Telecontrollo del ciclo idrico integrato LACROIX Sofrel appartiene al gruppo Lacroix insieme alle divisioni LACROIX Electronics e LACROIX City. L'azienda sviluppa e produce soluzioni per il telecontrollo del ciclo idrico integrato. I clienti principali sono Gestori di sistemi idrici, pubblici o privati (Hera, Acea, Secam, CAP Holding, Publiacqua …).
Il mercato del futuro
“Abbiamo una straordinaria opportunità - dice Catherine Failliet, General Manager di LACROIX Sofrel - in un mercato in crescita globale e con il nascere di soluzioni di comunicazione sempre più evolute come l'arrivo di Internet delle cose”. Con una riflessione sugli usi dell'acqua di domani e nel mondo, l'azienda vuole anticipare i cambiamenti e vincoli per il business dei propri clienti, studiando soluzioni per i Gestori sempre più affidabili ed efficienti. Negli ultimi cinque anni, Lacroix Sofrel ha investito 10M€ nello sviluppo di nuovi prodotti. "Siamo una società che non presenta prodotti nuovi ogni anno. Quando una nuova soluzione è sviluppata dai nostri team, una società di consulenza di 25 persone e altrettanti partner esperti, testano la soluzione per renderla estremamente affidabile e robusta – prosegue Catherine Failliet -. Siamo concentrati su applicazioni dove il controllo è importante, ambienti critici dove le comunicazioni sono difficili (sottosuolo, ambiente umido e corrosivo ...). Inoltre, i nostri prodotti sono progettati per essere semplici da integrare e utilizzare per gli operatori. Ogni anno la società reinveste più del 10% del suo fatturato in R & D”.
La mappa internazionale
Presente in 35 paesi con due filiali in Italia e Spagna, LACROIX Sofrel punta molto sui mercati internazionali. Circa il 25% delle vendite è all'estero con l’obiettivo di raddoppiare questa percentuale nei prossimi anni. Il team export, comprendente 30 persone, è supportato dal servizio tecnico, un call center di 20 persone, ingegneri e tecnici, multilingue in grado di supportare i clienti nel mondo tramite la diagnostica da remoto. Ad oggi, più di 150.000 installazioni in tutto il mondo sono dotati di soluzioni Sofrel per garantire la sicurezza e la gestione dell'intero ciclo dell'acqua.
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NETHIX
Sistema integrato per la telegestione e il telecontrollo di reti e impianti Il sistema integrato WE500 è molto più di una soluzione per il telecontrollo temperature ed il monitoraggio remoto: è un vero e proprio ecosistema di componenti sensor che interagiscono e comunicano tra loro utilizzando la tecnologia wireless. Sviluppato da Nethix nella sua interezza per offrire uno strumento compleultrasonic floater to ed affidabile nella gestione remota ed automatizzata di impianti e di siti level sensor non facilmente accessibili, l'ecosistema WE500 è la scelta ideale per la gestione ed il monitoraggio di impianti idrici, di sollevamento e reti fognarie. La centralina WE500 è il cuore del sistema e permette di controllare a distanza la performance dell'intero impianto, ed in base a questa automatizzare il funzionamento di pompe e valvole. Collegando gli appositi water pump fluxmeter tank sensori via seriale RS232 o RS485 o tramite gli ingressi digitali e/o analogici, disponibili a bordo, è possibile monitorare in tempo reale i livelli di serbatoi, le portate all'interno delle condotte o canalizzazioni e calcolare la portata totale dell'impianto. I dati così raccolti sul campo, saranno memorizzati localmente, all'interno del Datalogger integrato nella centralina, o inviati sul web tramite il Modem (2G-3G-4G) interno al dispositivo, utilizzando canali sicuri e criptati. Grazie alla piattaforma Nethix X-Cloud è inoltre possibile visualizzare e gestire centralmente più stazioni anche dislocate in zone remote e distanti, e tracciare i grafici relativi ai consumi e all'andamento dei livelli e delle portate. Tali dati potranno essere elaborati a fini statistici o per organizzare una manutenzione predittiva. La piattaforma Nethix X-Cloud permette infine di personalizzare la visualizzazione, inserendo sinottici o grafici riassuntivi, in base alle esigenze specifiche. Grazie all'interfaccia web della centralina WE500 è altresì possibile configurare le logiche di funzionamento di ciascun impianto, nonché un sofisticato sistema di gestione di allerte ed allarmi via SMS/Email da inviare alle eventuali squadre di tecnici reperibili. Utilizzando il servizio di VPN di Nethix è possibile infine avere un accesso remoto verso ciascuna stazione, permettendo una verifica in tempo reale dei dati di sistema, senza dover necessariamente transitare su Cloud. Completano l'Ecosistema WE500 le App sviluppate da Nethix per permettere agli utenti di essere sempre aggiornati e connessi al proprio impianto. Grazie ad esse infatti è possibile tenere monitorati i principali parametri di ciascuna stazione comodamente dal proprio Smartphone, in qualsiasi momento e da qualsiasi posto.
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ACQUA
GAS INDUSTRIA WE500 2G 3G 4G
Sistemi integrati per il telecontrollo - Monitoraggio impianti - Acquisizione dati - Gestione centralizzata
NETHIX TELECONTROLLO WIRELESS
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La qualità del servizio idrico Una sfida che passa dalla tecnologia Vincenzo Mauro Cannizzo – Presidente APCE Roberta Netti – SNAM Nella maggior parte dei settori industriali la concorrenza costituisce un meccanismo virtuoso per il quale le scelte operate dalle imprese, perseguendo i propri obiettivi privati, consentono di conseguire “l’ottimo” non solo da un punto di vista privato (massimizzazione del profitto per l’impresa) ma anche da un punto di vista pubblico (disponibilità per la collettività di beni e servizi al minor prezzo e con la migliore qualità). Questo articolo, prendendo spunto da quanto in vigore nel settore gas, cerca di tracciare un percorso che di fatto è già stato avviato anche nel settore idrico.
La regolazione della qualità del servizio L’intervento del regolatore diviene necessario quando il mercato non è in grado di giungere spontaneamente all’equilibrio concorrenziale per mitigare le inefficienze che ne derivano. La regolazione della qualità del servizio si basa sull’individuazione di indicatori peculiari per ciascuna area di interesse da presidiare, identificati e definiti in modo da essere significativi in relazione alle specificità dell’area stessa, cui vengono solitamente associati obblighi di servizio o livelli specifici e generali di qualità.
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Le aree di presidio Le aree da presidiare, tipicamente individuate dalla regolazione italiana, sono 3: • La sicurezza, che consiste nell’effettuazione del servizio minimizzando i rischi per persone o cose. Essa dipende innanzitutto dalla progettazione e realizzazione degli impianti nel rispetto della legislazione e della normativa vigente, nonché, una volta che gli impianti sono entrati in esercizio, da un servizio di pronto intervento in grado di intervenire tempestivamente in caso di chiamata, da un complesso di attività preventive quali il controllo e l’ispezione delle reti, la protezione catodica delle condotte in acciaio. • La continuità del servizio, che consiste nella minimizzazione di interruzioni nell’erogazione della fornitura ai clienti, che possono esporre i clienti stessi a danni economici e disagi. • La qualità commerciale o contrattuale, che consiste nella tempestiva e corretta esecuzione delle prestazioni richieste alle imprese dagli utenti del servizio e dai clienti finali, secondo le delibere emesse dall’Autorità (quali a titolo esemplificativo, preventivi, allacciamenti, verifiche tecniche, risposte a reclami e a richieste di informazioni, verifiche sui documenti di fatturazione).
Indicatori Gli indicatori individuati devono tenere conto dei seguenti criteri: • semplicità - la definizione degli indicatori parte da dati di cui già le imprese dispongono e che generalmente registrano per lo svolgimento della loro attività • controllabilità - gli indicatori sono formulati in modo tale da favorire la funzione di vigilanza da parte dell’Autorità sui dati che verranno comunicati dalle imprese • efficacia - gli indicatori prendono in considerazione le attività e gli aspetti rilevanti relativi alle aree da presidiare. Standard garantiti, specifici, generali Agli indicatori connessi a prestazioni o attività ritenute maggiormente rilevanti o irrinunciabili, soprattutto nell’ambito della sicurezza, sono associati standard garantiti (obblighi di servizio), il cui mancato rispetto è sanzionabile dall’Autorità ai sensi della legge n. 481/95; invece, per le prestazioni di maggiore interesse per gli utenti/clienti finali e/o più frequentemente richieste dagli stessi, la regolazione deve prevedere la definizione di indicatori ai quali abbinare standard uniformi che possono essere specifici, e quindi accompagnati da indennizzi in caso di mancato rispetto per causa dell’esercente, o generali. Più in particolare gli standard specifici di qualità si riferiscono alle singole prestazioni da garantire all’utente. Essi si esprimono di norma attraverso soglie massime o minime (livelli specifici), applicate agli indicatori di qualità, che devono essere rispettate per ogni singola prestazione. Ai livelli specifici di qualità sono solitamente associati rimborsi o indennizzi automatici agli utenti/clienti in caso di loro mancato rispetto, escludendo i casi in cui il mancato rispetto sia imputabile a cause non dipendenti dall’esercente il servizio. Gli standard generali di qualità, invece, si riferiscono al complesso delle prestazioni
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Sistema di protezione catodica per una tubazione interrata.
rese agli utenti. Essi sono meno stringenti dei livelli specifici dal momento che ammettono margini di mancato rispetto del livello fissato.
La qualità del servizio nel settore idrico: la strada è tracciata Le profonde trasformazioni a cui è soggetto il settore idrico sono sotto gli occhi di tutti: • la creazione degli ATO ha provocato una maggiore integrazione sia orizzontale (diminuzione degli operatori) che verticale (approvvigionamento, distribuzione, depurazione, smaltimento) • nel 2016 è iniziato il secondo periodo regolatorio che si concluderà nel 2019 • il sistema tariffario in vigore riconosce i costi di investimento (CAPEX) e operativi (OPEX), con un unico metodo omogeneo per tutto il Paese • gli investimenti annuali sono dell’ordine di 1.5 G€. Tutto questo è senza dubbio positivo ed incoraggiante, ma ancora insufficiente. Ad oggi il sistema idrico deve fare i conti con: • un consumo pro capite italiano di circa 57 m3/y, maggiore del 10% rispetto alla media europea • una morosità del 4%, contro l’1-2% dei settori elettrico e gas • alte perdite di rete del 37%, con punte del 55% nel sud, contro una media europea del 24% • un’eccessiva vetustà delle condotte (il 24% ha più di 50 anni). Tutto ciò discende anche da un’inefficienza operativa verso cui vanno indirizzati gli sforzi maggiori sia in termini di regole che di investimenti. Occorre rompere il circolo vizioso che rende maggiormente conveniente pompare più acqua nelle reti piuttosto che intervenire - anche per ridurre sprechi e prelievi illeciti - con investimenti e manutenzioni ordinarie e straordinarie, peraltro controproducenti in quest’ottica, generando invece un circolo virtuoso in cui investire risulti, oltre che obbligatorio, anche conveniente. Tutti hanno una parte in questo copione: il Governo ed il Parlamento devono legiferare, l’Autorità deve incentivare gli investimenti e la qualità del servizio, le aziende devono assicurare lo sviluppo tecnologico e le associazioni fornire la necessaria rappresentatività degli interessi e rendere disponibile il proprio know how. Il ruolo di questi attori è incentivare e migliorare la capacità di presidio delle infrastrutture con l’ausilio delle nuove
tecnologie, la cui adozione può far calare i costi operativi migliorando l’affidabilità e l’efficienza delle reti e, di conseguenza, la qualità contrattuale e tecnica del servizio. Come si accennava prima, regolare la qualità tecnica del servizio significa: • fissare indicatori di performance tecnica • stabilirne i livelli base • adottare un sistema di penalità e premi • verificare i livelli di servizio Un importante passo avanti in questo senso si è compiuto lo scorso 23 febbraio con l’emanazione della Delibera 90/2017/R/idr - “Avvio di procedimento per la regolazione della qualità tecnica del servizio idrico integrato, ovvero di ciascuno dei singoli servizi che lo compongono” la cui conclusione è prevista entro il 31/12/2017.
Il ruolo di APCE La protezione catodica (PC) è una tecnica che consente di ridurre la velocità di corrosione e di conseguenza il degradarsi di una tubazione metallica, rendendola il catodo di una cella elettrolitica. L’Associazione per la Protezione dalle Corrosioni Elettrolitiche (APCE) nasce nel 1981 con lo scopo di: • diffondere la cultura della cooperazione tra i gestori di reti e infrastrutture • promuovere la formazione certificata degli operatori • finanziare la ricerca mediante accordi con varie università • stimolare e sviluppare la normativa tecnica di settore (ISO, CEN, UNI, CIG, D.L.). Da qualche anno APCE è stata nominata organismo tecnico di riferimento per l’emissione delle Linee Guida AEEGSI sulla Protezione Catodica nelle reti gas. APCE, riunendo quindi le esperienze di molti operatori di rete nella protezione delle infrastrutture, si propone come punto di rifermento per tutti gli sviluppi tecnici e regolatori nella qualità del servizio di questo settore.
Un’Associazione aperta agli operatori del settore Possono divenire soci dell’APCE le società, gli enti e i soggetti pubblici o privati a carattere nazionale e locale, che eserciscono strutture metalliche interrate e immerse o che immettono nel terreno correnti continue (ad es. ferrovie), che operano nel settore della protezione dalle corrosioni elettrolitiche o dei rivestimenti. Soci di diritto: Ministero Infrastrutture e Trasporti; Ministero dello Sviluppo Economico; Anigas; Utilitalia. Soci nazionali: CIG (Comitato Italiano Gas); 2i Rete Gas; Italgas; Rete Ferroviaria Italiana; Snam Rete Gas. Soci locali: aziende ed enti di gestione gas e acqua; comuni; società petrolifere e gas; ferrovie in concessione; società di ricerca, di progettazione e di servizi; associazioni. www.apce.it
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Analisi dei rischi strutturali e di servizio delle reti fognarie urbane ed intercomunali Trattamento delle osservazioni eseguite mediante attrezzature CCTV secondo lo standard UNI EN 13508-2:2011 Ferdinando Marigo, Tiziana Cesaretto, Ambra Banfi – BrianzAcque s.r.l.
Il progetto
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Con il progetto CO.C.I.T.O. BrianzAcque dà avvio al processo sistematico di valutazione delle condizioni strutturali e di servizio dei condotti fognari attraverso la codifica ed il trattamento delle osservazioni rilevate dalle ispezioni televisive eseguite all'interno dei condotti, seguendo lo standard della UNI EN 13508-2:2011. Su questa base verrà effettuata l’analisi dei rischi ottenuta come combinazione della probabilità di superamento dello stato limite ultimo delle tubazioni e la gravità del danno potenziale causato. Lo stesso approccio era già stato sperimentato con successo nella gestione del Patrimonio Stradale di alcune amministrazioni locali ottenendo la Nomination al 6° Forum Nazionale “Patrimoni Immobiliari Urbani Territoriali Pubblici” – Premio “Best Practice Patrimoni Pubblici 2013” – Progetto PIQUAL – Gestione sovraccomunale strade Urbane – Idra Patrimonio s.p.a. (ex patrimoniale confluita in BrianzAcque). Questa attività sistematica verrà effettuata su tutta la rete fognaria di ciascun comune, a partire dai centri storici, per proseguire verso la periferia e fino alle zone più urbanizzate. Seguendo l’approccio individuato dalle norme UNI EN 752:2008, BrianzAcque completa la realizzazione di un Si-
stema di Gestione Integrato per l'elaborazione di strategie in grado di garantire le prestazioni idrauliche, ambientali, strutturali e operative delle proprie reti, allo stato attuale e sulla base degli sviluppi futuri, con elevata efficienza economica degli interventi.
Codifica condotti La codifica dei difetti dei condotti della UNI 13508 fornisce informazioni relative ai due aspetti significativi dell’analisi: la prima relativa alle condizioni strutturali dei condotti, la seconda relativa alla qualità del servizio, potendo censire e classificare ogni tipo di difetto: fessure, deformazioni, deterioramento dei materiali, connessioni difettose, sedimenti, infiltrazioni, ecc. Le reti in gestione a BrianzAcque coprono un territorio molto ampio: per questo motivo le videoispezioni sono state assegnate con un appalto di servizio, suddiviso in 4 lotti, a 4 aziende diverse, specializzate in questo tipo di indagine. L’adozione dello standard UNI consente di ricevere da soggetti differenti un dato completo, omogeneo e coerente da elaborare. La UNI 13508 prevede la codifica con triplette di lettere (es. BAB), denominate “Main Code”, che identificano univocamente uno specifico difetto delle condotte.
Fig.1: Esempio di Main Code, con caratterizzazioni e quantificazione
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Fig.2: Codice e relativa tabella di compilazione
Ogni difetto ha associato altri valori (“Caratterizzazione 1”, “Caratterizzazione 2”, “Quantificazione”, ecc.) che forniscono un maggior dettaglio nella descrizione dello stesso difetto. I dati rilevati devono essere restituiti al committente, al termine delle attività, come file in formato XML in cui le informazioni registrate sono organizzate in 3 sezioni di un semplice schema. • Sezione <ZA> informazioni riguardanti il formato utilizzato per la compilazione • Sezione <ZB> informazioni di testata (pozzetto iniziale, pozzetto finale, direzione della videoispezione, ecc.) • Sezione <ZC> codifica al singolo difetto. In particolare la sezione <ZC> registra i dati di rilievo come evidenziato nella figura 2. Al fine di poter gestire l’enorme quantità di dati che verrà generata dal servizio in tutte le successive fasi del processo di verifica, validazione ed elaborazione, BrianzAcque utilizzerà il software gestionale specifico per le reti idriche InfoNetTM che, a partire dall’importazione dei dati dallo standard XML, possiede tutte le funzionalità richieste per
il trattamento della complessa banca dati della codifica dei difetti, necessarie a BrianzAcque per il raggiungimento degli obiettivi del progetto.
Analisi del rischio L’analisi del rischio verrà effettuata seguendo il criterio internazionale denominato SRM (ed implementato in InfoNetTM) a partire dalla valutazione dei difetti rilevati. Ad ogni tratto viene attribuito un punteggio (SRMscore) per la valutazione sintetica dei due aspetti d’interesse condizioni strutturali e condizioni di servizio - mediante elaborazione dei singoli difetti presenti nel tratto ispezionato (ricerca del valore di picco e valore medio ponderato alla lunghezza della condotta). Attraverso i valori così ottenuti è possibile effettuare un’analisi del rischio applicando una matrice di probabilità che l’evento accada (P) e la gravità del danno (G), dove il rischio (R) è calcolato come il prodotto dei due fattori: R = P x G. La probabilità (P) è associata alla valutazione dello stato delle condotte (SRMscore), mentre la gravità del danno (G) è legata alle caratteristiche della rete fognaria e alle condizioni locali.
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Si avrà quindi per i valori di SRMscore da 1 a 5 una crescente probabilità di superamento della capacità strutturale allo stato limite ultimo SLU di collasso: 1, Bassa; 2, Medio - Bassa; 3, Media; 4, Medio - Alta; 5, Alta. Il grado di danno può assumere uno dei valori delle 3 classi definite, in relazione all’entità di danno potenziale, causato dal superamento della capacità strutturale dei condotti: Basso: danno di modesta entità; Medio: danno di media entità; Alto: danno di elevata entità.
Caso di studio
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Tab.1: Matrice di rischio
Analizzando un caso di studio, tratto dal vasto patrimonio di ispezioni di BrianzAcque, è possibile affermare che risulta determinante, per la corretta valutazione dello stato dei condotti fognari e di conseguenza per l’affidabilità dell’esito dell’analisi dei rischi, la corretta codifica dei difetti ottenuti dai rilievi CCTV. Occorre pertanto che l’operatore video abbia un livello adeguato di formazione ed esperienza, altrimenti il lavoro di revisione e validazione dei dati ricevuti dalle osservazioni sarebbe molto impegnativo, con conseguente calo di efficienza del sistema complessivo, sia in termini di tempo sia in termini economici.
Conclusioni Il Sistema Aziendale di Gestione Integrato, costruito da BrianzAcque come somma delle diverse attività di rilievo e trattamento dei dati caratteristici delle reti fognarie in gestione, sarà in grado di fornire metodi e strumenti per l’elaborazione delle strategie di pianificazione degli investimenti per raggiungere gli obiettivi di efficienza, economicità e qualità dei servizi. Sarà così possibile indirizzare i processi decisionali comparando lo stato delle reti per ogni aspetto: funzionale, ambientale, strutturale e di servizio. !
Fig.3: Rapporto videoispezione caso di studio Fig.4: Immagini difetti caso di studio
Gli autori Ferdinando Marigo ferdinando.marigo@brianzacque.it Ingegnere Civile, dal 2012 responsabile Ufficio Gestione Territorio di BrianzAcque s.r.l., già responsabile della ex patrimoniale Idra Patrimonio s.p.a. progetto P.I.QUAL. Global Service Strade Comunali - trentennale esperienza professionale lavori pubblici e urbanizzazioni primarie -. Tiziana Cesaretto tiziana.cesaretto@brianzacque.it Architetto, laureata al Politecnico di Milano, inizia a lavorare dal 2008 per aziende operanti nel Sistema Idrico Integrato occupandosi di P.U.G.S.S. e poi di Sistemi Informativi Territoriali e GIS. Dal gennaio 2016 fa parte dell’Ufficio Gestione del Territorio di BrianzAcque s.r.l. !
Ambra Banfi ambra.banfi@brianzacque.it Laureata in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio al Politecnico di Milano, è impiegato tecnico dell’Ufficio Gestione del Territorio di BrianzAcque s.r.l.
Fig.5: Revisione rapporto videoispezione - Attribuzione SRMscore Caso di studio
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Un anno di Ad un anno esatto dal lancio del REDTOP, dopo più di 15 cantieri a livello nazionale, si possono confermare ed affermare i vantaggi e le differenze di posa delle reti fognarie in piccoli diametri di quest’ultimo prodotto Saint-Gobain PAM. Molte realtà a livello nazionale hanno scelto di posare per la prima volta REDTOP, il nuovo tubo per fognatura per piccoli diametri, e hanno rilasciato le loro positive testimonianze circa l’affidabilità del prodotto e della ghisa sferoidale e della convenienza economica nelle loro scelte a breve e a lungo termine.
Anche Amiacque sceglie l’affidabilità del REDTOP e i vantaggi dell’innovazione A Basiglio, in provincia di Milano, Amiacque sta realizzando un’opera particolarmente interessante supportata dalla scelta del REDTOP: la nuova soluzione in ghisa sferoidale fornita da Saint-Gobain PAM Italia. Abbiamo fatto alcune domande all’Ing. Enrico Polledri, responsabile della manutenzione straordinaria e all’Ing. Giovanni Vargiu, responsabile gestione acque fognatura e vasche volano, entrambi di Amiacque. Ci volete parlare del progetto? Il cantiere riguarda una premente fognaria di circa 700 metri per il collettamento dei reflui di Basiglio. Per questo lavoro è stato scelto il tubo in ghisa sferoidale REDTOP, in sostituzione di una vecchia tubazione in PEAD, per le riconosciute garanzie che questa soluzione conferisce al sistema oltre a tutte quelle che ormai conosciamo come le prestazioni meccaniche, la tenuta idraulica e la sicurezza nel tempo garantita dalla nota longevità della ghisa sferoidale PAM. Inoltre, la novità REDTOP consente di realizzare una ecoposa con terreni di riporto naturali ed una ridotta altezza di interramento, consentendoci un risparmio in termini di acquisto sulle materie prime e soprattutto un risparmio energetico in termini di trasporti. Quali i risultati di questa scelta? Direi positivi sotto molti aspetti. Prima di tutto un miglioramento delle operazioni di posa, grazie alla combinazione tra gli innovativi sistemi di giunzione che permettono
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una grande facilità d’imbicchieramento ed una elevata deviazione angolare. In secondo luogo, la leggerezza del REDTOP che, grazie alla sostituzione della tradizionale malta cementizia con il nuovo rivestimento interno, rende il tubo più maneggevole e ci ha permesso di accorciare i tempi di cantiere abbattendo notevolmente i costi. Quanto è stato importante il supporto tecnico di Saint-Gobain PAM nell’avvio di cantiere e durante i lavori? L’assistenza tecnica è stata fondamentale, soprattutto trattandosi di un nuovo prodotto come il REDTOP, la cui facilità di posa aiuta anche gli addetti ai lavori mettendoli al riparo da problematiche future. Dati i numerosi vantaggi che avete riscontrato, pensate ad un possibile riutilizzo del REDTOP per la rete fognaria da voi gestita? Indubbiamente si, la velocità di posa - e quindi un tempo inferiore di insediamento dei cantieri - rappresenta un vantaggio nella rete fognaria gestita da Amiacque, che si colloca quasi esclusivamente in un territorio fortemente urbanizzato. Ridurre al minimo i disagi a vantaggio della collettività, minori costi sociali e la difesa dell’ambiente sono aspetti a cui stiamo sempre più attenti. Inoltre la vita utile di questo materiale garantito per 100 anni ci consentirà di ridurre molto sensibilmente gli interventi straordinari.
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In cantiere con il REDTOP La giusta scelta di una tubazione raccoglie la sua testimonianza anche in cantiere. Per questo motivo abbiamo voluto ascoltare la voce dell’impresa Pituello Impianti che, utilizzato il REDTOP per il cantiere di Basiglio, ci ha rilasciato le sue impressioni. “È proprio utilizzando direttamente il prodotto che se ne apprezzano i vantaggi”, dice Andrea Pituello, titolare dell’impresa. “Il trasporto in luoghi di difficile accesso, la discesa nelle trincee di scavo, l’assemblaggio in ambienti limitati sono situazioni che ci hanno fatto scegliere ed apprezzare il tubo REDTOP perché, essendo maneggevole e trasportabile a mano, ci ha permesso di ridurre i tempi di posa, che abbiamo constatato essere tra i 3 e 5 minuti massimo contro i 20 minuti standard delle altre tipologie di tubazioni, grazie ad un facile imbicchieramento che avviene tramite una semplice barramina. Con il REDTOP siamo stati più veloci, in quanto siamo riusciti a posare 150 metri lineari al giorno compreso scavo e reinterro. Abbiamo apprezzato durante la posa due apparecchiature che ci sono state fornite e che hanno reso particolarmente efficaci le operazioni annullando le possibilità di
errore nella fase di montaggio. Una macchina è in grado di tagliare in maniera perfettamente circolare il tubo e di effettuare contemporaneamente il cianfrino in modo rapido e con la massima precisione, la seconda invece è una macchina che abbiamo utilizzato per facilitare l’imbicchieramento dei raccordi. L’utilizzo di questi due tipi di attrezzature rendono praticamente nulle le possibilità di errore nelle fasi di montaggio e questo ci ha resi più sicuri nella posa”. In che modo ha inciso il supporto di Saint Gobain PAM? L’assistenza tecnica fornita dai tecnici nelle primissime fasi di cantiere è stata di grande utilità e per noi sapere di poter contare sempre su un supporto tecnico specializzato, nel caso insorga un qualsiasi imprevisto in cantiere, è una grande sicurezza. Vedete sviluppi interessanti per il REDTOP? Certamente, anche perché tutte le stazioni appaltanti oculate dovrebbero valutare costi e benefici, derivanti dall’ottima scelta di questo materiale, di alta qualità.
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Tubi in ghisa sferoidale per la centrale idroelettrica di Costeana Luca Frasson – TRM - TIROLER ROHRE GmbH
L’Italia oggi copre circa il 20% del suo fabbisogno energetico con energie rinnovabili provenienti da centrali idroelettriche. Per le centrali di grande impatto ambientale le prescrizioni sono però molto severe. Per questo motivo nascono sempre di più centraline di dimensioni minori, dette “mini-idro” che richiedono particolari soluzioni tecniche e costruttive. Così anche nelle Dolomiti di Cortina d’Ampezzo dove “Regole d’Ampezzo”, ente locale a partecipazione privata, ha sviluppato una centralina idroelettrica integrata nel territorio montano. La mini-idro di Costeana (fig.1) preleva acqua dall’omonimo torrente per alimentare due turbine Pelton con una produzione annuale pari a 4,5 GWh. Durante la fase di progettazione sono emerse delle criticità riguardanti il tracciato della condotta forzata, in particolare la presenza di terreni acquitrinosi, instabili e problematici soprattutto durante il periodo di disgelo. Dopo precisi rilievi cartografici il progettista ing. Roland Bernardi è riuscito ad individuare lo spostamento massimo del terreno sulla linea da posare: un fronte di frana di 200 m con spostamento fino a 4 cm al mese. Per questo motivo una condotta forzata in acciaio non poteva rappresentare la soluzione tecnica adatta. Il progettista, assieme all’ing. Massimiliano Fellin della “TRM Solutions” – reparto di consulenza tecnica all’avanguardia della “Tiroler Rohre GmbH” – ha così svilup-
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pato una soluzione innovativa incentrata sulla stabilità e durabilità della condotta forzata su terreni instabili. Questa consiste in un utilizzo combinato di tubo in acciaio a monte del tratto in frana e di tubi in ghisa sferoidale con sistema antisfilamento meccanico BLS® sul tratto in movimento. Il sistema brevettato della TRM consente sia dilatazioni assiali che scartamenti angolari, consentendo alla linea di adattarsi allo spostamento del terreno. Il passaggio tra acciaio e ghisa sferoidale in questa particolare situazione ha richiesto il massimo impegno in termini anche progettuali: è emersa la necessità di svincolare meccanicamente i due tratti della condotta perché il movimento del terreno previsto deve essere assorbito solamente dal tratto in ghisa antisfilamento, senza trasferire le tensioni al tratto in acciaio. Ulteriore difficoltà nella fase progettuale era data dalla necessità di avere pezzi speciali adatti che TRM con la sua gamma completa poteva offrire. Tre tratti di condotta, divisi tra di loro da due curve di 22°, coprono i 375 m di terreno in frana. Ma anche questa suddivisione non garantiva la flessibilità necessaria della condotta: per questo motivo la soluzione del problema si è trovata grazie all’utilizzo di giunti di dilatazione a scorrimento assiale che consentono una traslazione della linea fino a 50 cm. Per la mini-idro di Costeana il reparto sviluppo della TRM ha prodotto pezzi speciali fatti su misura che tollerano
Foto sopra: Fig.1: Centrale idroelettrica di Costeana – Cortina d’Ampezzo
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Fig.2: Posa di tubi e pezzi speciali VRS-T®
Fig.3: Posa in opera della condotta forzata
fino a 80 cm di dilatazione assiale su un manicotto della lunghezza di 150 cm. Sulla linea sono stati inseriti anche pozzetti di ispezione con sonde GPS per avere costante riscontro sullo spostamento effettivo della linea (fig.5). Il principio di funzionamento del manicotto di dilatazione si basa sul trasferimento delle tensioni create dall’attrito del terreno in movimento sul tubo assorbite dal giunto antisfilamento meccanico BLS®. Nella prima fase il sistema entra in trazione, trasferendo le forze da un tubo all’altro. Esaurita la capacità di scartamento del giunto, entra in funzione il manicotto di dilatazione che consente lo scorrimento assiale dell’intera linea senza pregiudicare la tenuta idraulica della condotta (fig.4). Condizioni ambientali favorevoli, combinate con la nota facilità e velocità di posa del sistema antisfilamento BLS® hanno richiesto solamente due settimane di lavoro per la posa dei 375 m di tubo in ghisa sferoidale DN 900 comprensivi dei tre manicotti di dilatazione. Non erano necessari né saldature e relativi controlli (radiografie) né blocchi di ancoraggio in cemento. Grazie al rivestimento esterno in
malta di cemento rinforzata (“ZMU”) il rinterro è stato eseguito con il materiale di scavo con granulometria fino a 100 mm, portando ulteriore risparmio di costi di posa. Ricapitolando, con questa soluzione costruttiva incentrata sul sistema antisfilamento BLS® e relativi pezzi speciali si può prevedere una funzionalità garantita di almeno 20 anni anche nel caso di attivazione della frana nella misura massima ipotizzata. Il progetto della centralina di Costeana dimostra il potenziale di soluzioni tecniche offerte dal sistema di condotte in ghisa sferoidale della TRM – Tiroler Rohre.
Fig.4: Manicotto di dilatazione con giunto antisfilamento
TRM - Tiroler Rohre luca.frasson@trm.at www.trm.at
Fig.5: Sonda GPS per monitoraggio dello spostamento
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PUBBLIREDAZIONALE
TRACTO-TECHNIK
Soluzioni intelligenti NO-DIG per costruzioni sotterranee In tempi di rapida crescita urbana e crescente interconnessione, la manutenzione e lo sviluppo di complesse infrastrutture sotterranee sono attività alquanto impegnative per quanto riguarda longevità e riduzione dei costi. In questo caso, i sistemi NO-DIG di TRACTO-TECHNIK offrono soluzioni senza scavo sostenibili ed economiche.
Collegamento e sviluppo di infrastrutture
La nuova installazione e il ripristino di tubazioni principali e di distribuzione che utilizzano la tecnologia senza scavo sono accettate ormai da lungo tempo. Nel frattempo, ulteriori sviluppi consentono l’installazione completamente sotterranea di allacciamenti di servizi di proprietà fino alle fondamenta o ai locali tecnici dei clienti. Con l’uso delle perforatrici “talpa” GRUNDOMAT è possibile effettuare installazioni e restauri senza scavi per l’intera gamma dei settori, dagli allacciamenti fognari alle connessioni FTTX. Gas, acqua, fogna, teleriscaldamento, elettricità e linee di telecomunicazioni/dati sono allacciati nei singoli edifici, caseggiati o centri commerciali e impianti industriali. I condotti murali a tenuta stagna per i tubi del gas e dell’acqua permettono l’installazione senza scavi dalle fondamenta dell’edificio senza ulteriori fosse di montaggio davanti al muro esterno. La pressione dei costi nell’ingegneria civile ha rappresentato il movente principale per lo sviluppo di un’altra innovazione TT: la premiata macchina direzionale GRUNDOPIT K che può essere utilizzata per installare, riparare e restaurare allacciamenti di servizi di proprietà per forature da un foro circolare (scavo) con un diametro massimo di soli 650 mm. Questa tecnologia mini-invasiva consente il ripristino sostenibile della superficie stradale e arreca un disturbo minimo allo scorrimento del traffico. Al termine del lavoro, la carota estratta in precedenza dal foro circolare viene reinserita in posizione senza la successiva formazione di fessure o danni alla superficie stradale. Inoltre, la tecnologia di foratura da un foro circolare può notevolmente contribuire allo sviluppo dell’infrastruttura di “e-mobility” e può essere utilizzata come fossa di montaggio per la stazione di “e-charging” ed/o come foro di partenza per la posa di cavi di collegamento, dalla stazione di carica nel foro circolare o dall’esterno del foro circolare alla stazione di carica o un sistema di carica induttivo.
Installazione di condotte
Il rapido sviluppo della tecnica di foratura direzionale rende possibili progetti di installazione senza scavi che sarebbero stati impensabili alcuni anni fa. Le perforatrici GRUNDODRILL guidano perfettamente questo sviluppo grazie alla loro versatilità e redditività. Sono possibili installazioni parallele lunghe fino a 500 m, con esecuzione di frequenti attraversamenti sotto fiumi e corpi idrici. La tecnologia di foratura direzionale permette anche di praticare fori sotto complessi industriali. Uno degli elementi di punta della famiglia di macchine direzionali HDD è la perforatrice GRUNDODRILL 18ACS che opera in modo molto efficiente su terreni misti come sulla roccia più dura, offrendo in modo peculiare costi operativi e tempi di costruzione ridotti rispetto a perforatrici simili. La nuova perforatrice GRUNDODRILL 11XP è stata progettata in risposta alla sfida dello sviluppo della rete sotterranea urbana. La sua struttura sottile la rende ideale per le applicazioni nelle zone all’interno delle città.
Salvaguardia sostenibile delle risorse
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Il numero di tubazioni di alimentazioni e scarico che necessitano di riparazione e/o sostituzione è in costante aumento in tutto il mondo. In particolare, riguardo ai problemi delle perdite d’acqua e/o dell’inadeguata capacità dei tubi con l’invecchiamento delle reti urbane di alimentazione e fognaria, il “pipe bursting” (o “spacca tubo”) con GRUNDOBURST è un metodo vantaggioso per la sostituzione senza scavi di tubazioni che presentano tipici danni quali fessurazioni, incrostazioni, sviluppo di radici, disallineamento, spostamento della posizione, manicotti spaccati ecc. I costi di ripristino relativi ad assestamento del terreno, interferenze con la falda acquifera e danni alle strade sono quasi inesistenti. Inoltre, la capacità della rete può essere adattata poiché è possibile installare nuove tubazioni di diametro minore, uguale o anche maggiore fino a 1 - 2 volte le dimensioni nominali. Le perforatrici GRUNDOBURST sono universalmente utilizzabili per il rinnovo delle tubazioni ma possono essere utilizzate anche per metodi di riparazione e restauro di tubazioni come “relining”, TIP o riduzione. In Italia, TRACTO-TECHNIK è rappresentata dalla società VOLTA MACCHINE di Bolzano che si occupa di vendite e offre consulenza su assistenza e progetti per tutti i sistemi no-dig di TT da oltre 25 anni.
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Tubazioni per il nuovo impianto di teleriscaldamento a Leccia Leccia è un piccolo borgo situato nel comune di Castelnuovo Val di Cecina, (PI). L'area è di notevole interesse per lo sfruttamento del calore endogeno per la produzione di energia elettrica. La disponibilità di cascami di vapore ad elevata entalpia, lungo la rete di tubazioni costruite dall'ente gestore della risorsa geotermica (Enel), ha permesso, come per altri centri limitrofi, la costruzione di un termodotto destinato al solo servizio di riscaldamento del centro abitato, oltre ad alcune utenze sparse situate in prossimità delle tubazioni. Per superare brillantemente gli ostacoli evidenziati già in fase progettuale, e per la difficoltà della posa in opera di tubazioni in acciaio al carbonio nell'area, derivante dalla necessità di eseguire numerose saldature in opera in condizioni non sempre ottimali, sono state impiegate tubazioni in acciaio inox flessibile. Le tubazioni Brugg del tipo CASAFLEX© presentano molte caratteristiche adatte a minimizzare, e talvolta annullare, i punti deboli degli impianti esistenti, in quanto: • la flessibilità garantisce una distribuzione ottimale delle tensioni termiche residue (tubazioni autocompensanti) • il profilo elicoidale permette un miglior drenaggio degli incondensabili
• l'acciaio inox evita parte dei problemi di corrosione riscontrati sulle tubazioni in acciaio, e limita la sensibilità della durata della tubazione all'integrità delle guaine della coibentazione • la disponibilità in rotoli di notevole lunghezza permette di diminuire drasticamente le saldature in opera, punto debole di ogni impianto similare, fino al 90%. Al fine di evitare le invasive opere di saldatura e di scavo, necessarie per le giunzioni e la deformazione termica delle tubature rigide in acciaio, si è scelto di utilizzare tubazioni flessibili in acciaio corrugato. La posa della tubazione in rotoli della linea principale, composta da tubazioni del tipo CASAFLEX© 98/162 DN 80, è stata generalmente agevole. La costruzione dell'impianto di teleriscaldamento a servizio della frazione Leccia è stata basata sull'utilizzo di tubazioni in acciaio inossidabile flessibili BRUGG del tipo CASAFLEX©. L'adozione di questa tecnologia ha permesso di contenere o eliminare le problematiche riscontrate da parte del committente nel corso della gestione di impianti similari, costruiti con tubazioni in acciaio al carbonio. La posa della tubazione è stata generalmente agevole e rapida, soprattutto nei lunghi tratti della dorsale principale.
Tecnici specializzati intenti a serrare un raccordo sulla tubazione CASAFLEX©
I rotoli di tubi pronti per essere installati nell’impianto
PUBBLIREDAZIONALE
BRUGG PIPE SYSTEMS
Il fissaggio delle condutture alle estremità laterali del ponte per poter attraversare il corso del fiume
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PUBBLIREDAZIONALE
COPREM
Tubazioni in calcestruzzo rivestite all’interno con liner di polietilene ad alta densità Coprem si presenta ai clienti come interlocutore unico per progettare, produrre, posare, saldare e certificare la tenuta delle condotte, offrendo tubazioni in calcestruzzo vibro compresso, prodotte anche nella versione per la spinta, caratterizzate da una forte innovazione per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente. Il sistema integrato di protezione e di tenuta della Coprem nella versione Tubo CPL (Concrete Protective Liner), consiste nell’applicazione di un liner di polietilene ad alta densità HDPE T-Grip su tutta la superficie interna del calcestruzzo direttamente nel getto durante la produzione, per garantire l’assoluta impermeabilità della condotta e la durata dei parametri di progetto oltre i 100 anni. Più di 300.000 metri quadrati di liner, con oltre 210 km di saldature a estrusione radiografata e certificata, qualificano importanti opere già realizzate dalla Coprem con queste tecnologie. Il Tubo Giunto Saldato è più economico rispetto al Tubo CPL e ben si adatta alle diverse richieste del progettista risultando particolarmente apprezzato per l’estrema flessibilità e per i grandi vantaggi relativamente alla garanzia di tenuta nel tempo rispetto alle altre soluzioni tradizionali, con costi assimilabili a quelli di una condotta con guarnizione incorporata. In questo caso a ogni elemento viene applicata in produzione una fascia di liner di dimensioni adeguate, in prossimità della parte maschio e della parte femmina, permettendo così, dopo l'assemblaggio degli elementi in cantiere, al personale specializzato della Coprem Servizi munito di patentino rilasciato dall'Istituto Italiano Saldatura di Genova per saldature eseguite secondo DVS 2212, Part 2 e UNI EN 13067, di eseguire a regola d’arte la saldatura del giunto.
A saldatura terminata, sia nel caso del Tubo Coprem CPL che nel Tubo Coprem Giunto Saldato, ogni giunzione viene verificata con la tecnica dello scintillografo per certificare la perfetta esecuzione ed integrità della saldatura, evidenziando anche le più piccole imperfezioni grazie al materiale di riscontro applicato in precedenza sotto la sovrapposizione dei 2 lembi. Dallo stabilimento in provincia di Bergamo i prodotti e i servizi della Coprem, disponibili in tutta Italia, Francia, Svizzera e Germania, sono sempre più apprezzati per il contenuto di innovazione e per gli alti standard di qualità, nonché per l’attività della Coprem Servizi, sempre in grado di garantire al cliente le fasi più delicate dell’avanzamento del cantiere.
I vantaggi del Tubo Coprem CPL e del Tubo Coprem Giunto Saldato • • • •
Tenuta idraulica anche con pressioni elevate Resistenza agli agenti chimici e all’abrasione Assenza di infiltrazioni nel corpo della condotta Elasticità del liner (allungamenti superiori al 500%) con deformazioni senza rottura e compensazione degli eventuali assestamenti della condotta che rimane intatta • Garanzia di tenuta della condotta anche con deviazioni angolari importanti • Elevata aderenza del liner al calcestruzzo con resistenza al distacco oltre i 38000 kg/m2 • Mantenimento delle caratteristiche di progetto per più di 100 anni • Autopulizia per il limitato attrito interno nella condotta • Verifica e certificazione delle saldature dei giunti con scintillografo per garantire la tenuta perfetta. Particolare del rivestimento interno con liner HDPE T-Grip di un Tubo Coprem CPL
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NUPI INDUSTRIE ITALIANE
NIRON β PP-RCT NIRON β PP-RCT è una gamma completa di tubi e raccordi prodotti da NUPI Industrie Italiane S.p.A. completamente realizzati in β PP-R grigio. Il sistema include tubi monostrato, tubi multistrato addizionati con fibra di vetro, che consente una minore dilatazione termica e una maggiore resistenza ai fenomeni di espansione e contrazione, e una vasta gamma di raccordi saldabili per elettrofusione o per polifusione. Il sistema NIRON β PP-RCT è eccellente in caso di applicazioni idroniche, sistemi di riscaldamento, installazioni idrotermosanitarie e applicazioni HVAC (riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria). I materiali plastici stanno sostituendo con sempre maggior frequenza le tubazioni e i raccordi in metallo negli impianti idrotermosanitari e negli impianti di riscaldamento in tutto il mondo. Alcuni anni fa un nuovo grado di PP-R è apparso sulla scena: il PP-RCT a cui appartiene il β PP-R. Questa nuova generazione di polipropilene si contraddistingue grazie a uno speciale processo di β-nucleazione che permette ai tubi prodotti con questo materiale di sostenere livelli di pressione più elevati, specialmente alle alte temperature. In aggiunta a queste caratteristiche, il particolare processo di β-nucleazione migliora la struttura cristallina del materiale, con una conseguente maggiore resistenza a determinate sostanze chimiche. NERO by NIRON NERO by NIRON è un nuovo tipo di tubazione che presenta uno strato esterno resistente ai raggi UV, prodotta da NUPI Industrie Italiane S.p.A. L’effetto che i raggi UV hanno sulle strutture organiche è ben noto. L’epidermide non è l’unica struttura organica a soffrire l’azione di questi raggi: anche i polimeri sono soggetti all’ossidazione provocata dall’esposizione alla luce solare e alle radiazioni ultraviolette. Tutti i tipi di raggi UV possono causare un effetto fotochimico all’interno della struttura polimerica, che incide negativamente sulla prestazione del sistema e favorisce la degradazione di alcuni dei suoi componenti. I principali effetti visibili sono un aspetto gessoso e una variazione di colore. NERO by NIRON rappresenta la soluzione ideale in installazioni dove è prevista l’esposizione alla luce solare e non si vuole ricorrere ad altre soluzioni come l’utilizzo di un sistema preisolato, di prodotti isolanti che coprono i tubi o di vernice che periodicamente deve essere ripristinata.
PUBBLIREDAZIONALE
Nuova gamma di tubazioni
NIRON β PP-RCT
NERO by NIRON
Dalle marcite ai bionutrienti Passato e futuro dell’utilizzo agricolo delle acque usate di Milano a cura di Maurizio Brown e Pietro Redondi Un’interessante pubblicazione su un argomento particolarmente “caldo”. La conoscenza che non deve essere perduta e l’esperienza di tanti anni in questo campo hanno permesso agli autori di cimentarsi in un libro colto, valido per tutti coloro che, parlando di acqua, dovrebbero conoscerne la storia. Oggi che la depurazione, l’economia circolare e il recupero hanno assunto una così grande importanza ci si domanda se, oltre alle tecnologie e all’approccio scientifico, possa trovar posto nelle valutazioni e nelle scelte progettuali anche una conoscenza più umanistica, che tiene conto delle sfumature che fanno da imprescindibile supporto alle scelte di buon senso e non dettate soltanto dal rigore scientifico. In questo libro c’è l’umano e si fa appello alla ragione in quanto non solo elaborazione di dati, ma anche di storia ed emozioni. Il computer più evoluto: l’uomo! Liliana Pedercini
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Tempo di raffreddamento e temperatura ambiente Prosegue la conoscenza del nuovo sistema di saldatura di Plastitalia PLASTfast con Antonino Lo Vercio, Responsabile Vendite Italia dell’azienda. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad investire oltre due anni in ricerca, prove e verifiche per questo nuovo prodotto? Il progetto, quando ci è stato presentato dal nostro reparto tecnico, ci è parso valido da subito perché sostanzialmente aiuta i nostri clienti a velocizzare la costruzione degli impianti e la velocità che, se unita alla qualità di esecuzione, gioca un ruolo determinante nell’intero sistema di economicità dei costi di produzione. Quindi, con PLASTfast intendete offrire un vantaggio temporale nella produzione degli impianti in polietilene in cui si utilizzano i vostri raccordi e le vostre saldatrici, o meglio, come le chiamate voi, le Unità di Controllo elettroniche della saldatura? Sì, è così. I nuovi raccordi, di cui inizierà la distribuzione al mercato secondo la regola di gestione del nostro magazzino, First In – First Out, hanno dei tempi di raffreddamento ridotti rispetto a quelli attuali e, se saldati dalle nostre macchine I Plast 105f – I Plast60f – I Plast30f, sono in grado di offrire un’ulteriore riduzione del tempo di raffreddamento. Inoltre, le nostre Unità di Controllo sono in grado di indicare all’operatore anche quanto tempo deve trascorrere dal termine della saldatura prima dello svolgimento del collaudo del raccordo saldato. È questa la novità? La novità sta nel fatto che Plastitalia, per prima al mondo, ha trovato il modo di unire il tempo di raffreddamento della saldatura alla temperatura ambiente e, per mezzo delle nuove Unità di Controllo (saldatrici ad elettrofusione), lo comunica ai saldatori. Per usufruire della novità i vostri clienti dovranno aspettare molto? Non proprio. Innanzitutto tutte le nostre macchine che sono già operative in qualsiasi parte del mondo possono essere aggiornate con il nuovo software che le trasforma di fatto in nuove “I Plast…fast”. Poi, una volta che le macchine sono aggiornate, esse, riconoscendo il nostro raccordo per mezzo del lettore ottico, sono in grado di applicare questa nuova tecnologia anche sulle vecchie produzioni di raccordi e già in deposito presso i magazzini dei nostri clienti.
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Il sistema PLASTfast è quindi applicabile anche su tutti i prodotti di Plastitalia già in circolazione? Il sistema PLASTfast riconosce tutti i prodotti di Plastitalia.
Certamente quando il cliente/utilizzatore si vedrà recapitato un raccordo PLASTfast i vantaggi, rispetto a quelli “vecchi”, saranno più evidenti, però il sistema funziona anche con i nostri prodotti che sono già in circolazione. Oggi, ad esempio, potremmo recarci in un cantiere qualsiasi, per mezzo di un collegamento internet accedere al nostro sito apposito, scaricare la versione aggiornata del software della macchina in uso ed iniziare a saldare i “vecchi” manicotti o i gomiti, ecc. Plastitalia, usufruendo già della riduzione dei tempi di raffreddamento ed ottenendo, contemporaneamente, l’indicazione del minimo tempo di collaudo dell’impianto. Cosa vi aspettate dal sistema PLASTfast? Il sistema offre una risposta alle necessità in cantiere di velocizzare le saldature eseguite con i nostri prodotti ed inoltre specifica il tempo in cui i raccordi devono essere mantenuti bloccati a garanzia del raggiungimento del giusto grado di resistenza della saldatura. Questo aspetto tecnico, unito alla fornitura dell’indicazione del tempo che deve trascorrere, ad una determinata temperatura ambiente, prima di poter fare il collaudo del giunto ad un valore di 1,5 il PN è senz’altro una novità tecnologica che può essere spesa dalle imprese che partecipano alle gare della Pubblica Amministrazione. Da questo punto di vista crediamo che il nuovo sistema possa essere un ulteriore elemento che ci faccia favorire nelle scelte commerciali. Un panorama dove la competizione è quindi molto serrata… Senz’altro sì. In Plastitalia riteniamo che oggi la competizione dovrebbe essere indirizzata più verso il confronto di gamma e di prestazioni che non solo verso il prezzo finale. La nostra trasformazione è iniziata da subito, già molti anni fa. È per questo motivo che oggi abbiamo un’offerta, certo non completa ma sicuramente molto ampia, di prodotti a partire dal PN 6 e fino al PN 25, sia ad elettrofusione che testa a testa e nei diametri fino a 1.400 mm. Il nuovo Pay Off del marchio Plastitalia, che abbiamo adottato già da oltre due anni, sta ad indicare proprio questa caratteristica: “High Performance Fittings”, raccordi dalle prestazioni eccellenti. Come definirebbe il nuovo sistema brevettato PLASTfast? Il nuovo sistema è integrato da tre parole che evocano in maniera chiara e inequivocabile le caratteristiche della nostra invenzione: Faster: riduce le attese per il collaudo; Better: aumenta l’efficienza in cantiere; Stronger: aumenta la produttività dei clienti.
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Progetto Smart City Vizze Sperimentazione di dispacciamento locale in Alto Adige Maurizio Delfanti, Davide Falabretti – Politecnico di Milano – Dip. di Energia Le Anh Dao, Luca Ferrarini, Luigi Piroddi – Politecnico di Milano – Dip. di Elettronica, Informazione e Bioingegneria
La diffusione della generazione da fonti rinnovabili, essenziale per far fronte alle crescenti problematiche ambientali, è causa di nuove sfide per i sistemi elettrici e per tutti gli attori in essi coinvolti. Le reti elettriche si trovano oggi in uno stato di rapido mutamento, che rende essenziale lo sviluppo di nuovi strumenti e nuovi approcci capaci di consentire la gestione efficace dell’equilibrio tra il carico e la generazione intermittente e scarsamente prevedibile. Nello scenario delineato, le risorse diffuse di produzione e consumo sono tenute a partecipare sempre più attivamente alla conduzione del sistema elettrico. Tuttavia, ciò è possibile solo a seguito di un profondo ripensamento del settore elettrico e del ruolo dei soggetti che vi operano. I gestori delle reti di distribuzione (DSO) sono tra quelli maggiormente impattati da tale evoluzione: in prospettiva, essi saranno infatti tenuti ad acquisire le competenze e gli strumenti necessari a dispacciare a livello locale le risorse di carico e generazione, ovvero ad inviare agli utenti opportuni comandi di regolazione, sulla base delle esigenze stimate per il sistema elettrico. Ai provider di energia è richiesta una rapida evoluzione, nella direzione di aggregare la capacità di regolazione dei piccoli utenti e offrirla, codificata in opportuni servizi ancillari, a livello di mercato. In questa prospettiva, ALPERIA e EDYNA (rispettivamente, provider di servizi energetici e azienda di distribuzione della Provincia Autonoma di Bolzano) hanno recentemente avviato una collaborazione con il Politecnico di Milano: è il progetto Smart City Vizze, finalizzato a sviluppare una piattaforma di dispacciamento per le reti di distribuzione. La collaborazione si prefigge di rendere disponibile uno strumento in grado di supportare il DSO (e, in prospettiva, nuovi attori del settore elettrico, come l’Aggregatore) nell’esercizio delle reti MT/BT. La sperimentazione è condotta sulla rete di distribuzione gestita da EDYNA della Val di Vizze e coinvolge, oltre alla stazione di trasformazione primaria che alimenta la rete MT e una serie di cabine secondarie del DSO, anche diversi utenti attivi. L’area dell’esperimento comprende i comuni di Brennero, Campo di Trens, Racines, Val di Vizze e Vipiteno.
La riforma del dispacciamento in atto L’Autorità per l’Energia Elettrica il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI) ha promosso negli ultimi anni un sempre maggiore coinvolgimento dei gestori delle reti di distribuzione e degli utenti finali nell’esercizio del sistema elettrico nazionale, sia supportando l’implementazione di funzionalità innovative (si vedano a tal proposito le sperimentazioni
Smart Grid condotte ai sensi della Del. ARG/elt 39/10), sia attraverso opportuni strumenti regolatori atti a promuovere la partecipazione degli utenti MT/BT ai meccanismi di gestione delle reti elettriche. Nel primo filone si inserisce la Del. 646/15/R/eel, provvedimento finalizzato a definire una regolazione output-based (ovvero basata sulle prestazioni effettive) dei servizi di distribuzione e misura dell’energia elettrica, che ha stabilito degli strumenti di promozione selettiva degli investimenti dei DSO per alcune prime funzionalità innovative, in particolare rivolte all’incremento dell’osservabilità dei flussi di potenza e dello stato delle risorse diffuse sulle reti di distribuzione, nonché alla regolazione di tensione delle reti MT. La seconda direzione di intervento ha riguardato invece la disciplina del dispacciamento in essere: attraverso il DCO 298/16/R/eel, l’AEEGSI ha infatti sottoposto a pubblico dibattito una prima proposta di riforma del servizio di dispacciamento nazionale. Tale provvedimento mira a consentire l’accesso al Mercato dei Servizi di Dispacciamento (MSD) a nuovi attori, abilitandoli a fornire servizi ancillari utili al sistema elettrico (riserva di frequenza secondaria/terziaria, bilanciamento, mitigazione delle congestioni, ecc.). In particolare, due sono le principali evoluzioni previste: la possibilità per gli impianti non programmabili di taglia rilevante (≥10 MVA) di vendere servizi sul MSD, e la rimozione della barriera esistente che impedisce alle unità di consumo e di produzione non rilevanti (<10 MVA) di partecipare allo stesso mercato. Il DCO attribuisce inoltre alla nuova figura dell’Aggregatore il compito di aggregare le capacità di regolazione dei piccoli utenti all’interno di un’area geografica definita (ad esempio, la rete sottesa ad una o più cabine primarie) ed esporle come una singola entità in una determinata area di mercato. Nello scenario descritto, la disponibilità di nuovi strumenti di monitoraggio e controllo risulta fondamentale: da un lato, l’Aggregatore ha l’esigenza di essere supportato nella raccolta delle risorse di regolazione dei piccoli utenti (quantificazione delle capacità di regolazione per i singoli servizi e dei relativi margini di incertezza, ecc.) e per soddisfare le prescrizioni a livello di mercato (ad esempio, circa i vincoli di programmabilità richiesti); dall’altro, il DSO richiede nuovi strumenti per individuare eventuali vincoli alla fornitura dei servizi di dispacciamento sul sistema di distribuzione e, in prospettiva, per valutare quali servizi ancillari siano necessari alla stessa rete MT/BT per un esercizio ottimale (ad es., per mitigare congestioni, regolare i livelli di tensione, ecc.).
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3000
2500
Potenza [kW]
2000 1500 1000 500 0
Fig.1: Architettura della piattaforma di dispacciamento
1 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29
Fig.2: Stima della produzione idroelettrica sottesa a una semisbarra di Cabina Primaria (potenza effettiva in blu; stimata in verde)
La piattaforma di dispacciamento sviluppata Il cuore del progetto Smart City Vizze è la piattaforma di dispacciamento installata presso il centro di controllo ALPERIA, costituita da una unità di elaborazione equipaggiata con opportuni software di calcolo e di archiviazione dati (fig.1). Le elaborazioni previste sono realizzate mediante i software Matlab e Digsilent PowerFactory. La piattaforma di dispacciamento richiede, al fine di operare correttamente, un vasto assortimento di dati relativi sia alla rete MT sia agli utenti ad essa connessi. A tale scopo, nel Progetto si sono installati apparecchi di misura presso 6 utenti MT (2 idroelettrici, 2 fotovoltaici e 2 cogeneratori), in grado di monitorare la potenza scambiata dagli utenti e la tensione nel punto di connessione, e di inviare in tempo reale le informazioni raccolte al centro di controllo. Per la trasmissione dei dati sono utilizzati la rete mobile 3G e standard di comunicazione non proprietari (IEC 60870-5-104). Per stimare meglio la produzione rinnovabile attuale e futura (fino a 24 ore di anticipo), la piattaforma fa uso anche di dati meteo, sia in tempo reale che previsionali, acquisiti da provider web. Nel prossimo futuro, nel Progetto è prevista l’installazione presso gli utenti attivi anche di un dispositivo di controllo/monitoraggio atto ad abilitare l’invio di ordini di dispacciamento ai generatori (versione prototipale del Controllore Centrale di Impianto previsto all’Allegato O alla norma CEI 0-16). La piattaforma di dispacciamento opera con le seguenti modalità. Dapprima la rete MT è modellizzata all’interno dell’ambiente PowerFactory. Quando la topologia di rete è soggetta ad una variazione (ad es., apertura/chiusura di un interruttore), il software acquisisce la nuova struttura di rete dallo SCADA e ne riproduce il modello elettrico corrispondente. La piattaforma stima quindi la potenza attiva e reattiva scambiate in tempo reale da ciascun generatore e carico con la rete (fig.2), in accordo alle prescrizioni della Del. 646/15/R/eel in merito all’osservabilità dei flussi di potenza e allo stato delle risorse diffuse sulle reti MT. La produzione degli impianti di ge-
nerazione non monitorati è stimata, attraverso opportuni coefficienti, come combinazione lineare dei valori di potenza prodotta, acquisita sugli impianti della stessa tecnologia sui quali sono raccolte misure in tempo reale. Il software, inoltre, effettua una previsione sulle prossime 24 ore del comportamento della rete. Valutando i flussi di potenza previsti istante per istante, la piattaforma verifica il rispetto dei vincoli tecnici del sistema elettrico (limiti di tensione e portata dei conduttori). Il calcolo di opportuni indicatori (quali le perdite di energia) fornisce risultati di interesse per il DSO per delineare le azioni di controllo più appropriate per ottimizzare il comportamento della rete. Infine, i risultati più significativi delle analisi effettuate sono memorizzati in un database locale, così da renderli disponibili in futuro alla stessa piattaforma di dispacciamento o ad altri servizi esterni, sempre nella direzione di supportare a livello decisionale il DSO.
Conclusioni I rapidi mutamenti che interessano i sistemi elettrici a livello mondiale, specie sulle reti a tensione minore, richiedono una rapida evoluzione dell’approccio con cui le reti di distribuzione sono progettate ed esercite. In Italia, la riforma della disciplina del dispacciamento recentemente avviata prospetta nel medio termine l’esigenza di nuove architetture di monitoraggio e controllo in grado di supportare le decisioni dei DSO e degli Aggregatori e di abilitare la partecipazione attiva dei piccoli utenti al mercato. Il progetto Smart City Vizze rappresenta un primo esempio in tale direzione, evidenziando lo sforzo congiunto di industria e accademia nello sviluppo di soluzioni atte a consentire il raggiungimento di livelli di qualità del servizio elettrico sempre più elevati. I risultati ottenuti nell’ambito del Progetto forniranno indicazioni ad ALPERIA ed EDYNA, e a tutti gli operatori del settore, utili ad estendere le funzionalità innovative sviluppate in Val di Vizze su altre porzioni del sistema elettrico nazionale.
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Il Progetto Palermo L’impegno di e-distribuzione Gianluigi Fioriti – Amministratore Delegato e-distribuzione SpA La ricerca della qualità e la necessità di migliorarsi ed evolversi è ciò che serve per rispettare le esigenze dei clienti introducendo costantemente innovazione tecnologica, operando sempre in sicurezza e migliorando la qualità del servizio, con grande attenzione alla sostenibilità ambientale. Il Progetto Palermo nasce proprio da questa esigenza e ha portato all’introduzione di innovazioni tecnologiche su oltre 170 cabine, alla sostituzione di oltre 3 chilometri di cavi di media tensione e di 1,4 chilometri di rete di bassa tensione, per un totale di oltre 8,5 milioni di euro investiti. Gli interventi fondamentali del Progetto Palermo hanno visto la realizzazione di due centri satellite, che fungono da emanazione diretta delle cabine primarie, snodo fondamentale del percorso dell’energia, permettendone la distribuzione sul territorio, dove viene poi nuovamente trasformata nelle cabine secondarie, per poter arrivare fino al singolo contatore. Il progetto ha interessato non solo la città di Palermo, ma anche le località di Mondello, Partanna Mondello e Pallavicino coinvolgendo un bacino di oltre 15.000 clienti tra i quali centri commerciali, imprese e attività turistiche. In particolare, proprio nell’area di Mondello sono stati realizzati i due nuovi centri satellite, Olimpo e Galatea. Tali impianti contribuiscono al miglioramento della qualità del servizio, grazie ad una migliore distribuzione dei carichi di rete e ad un innovativo sistema di telecontrollo e offrono maggiore flessibilità di esercizio nelle fasi di manutenzione programmata degli impianti, limitando il numero di clienti interessati dalle interruzioni. I lavori necessari alla realizzazione dei collegamenti tra i due centri satellite, sono stati realizzati con attività a ridotto impatto ambientale, tramite l’interramento di linee di media tensione con tecnologia no-dig che hanno evitato la costruzione di elettrodotti aerei e limitato i disagi sulla viabilità, non dovendo ricorrere alla realizzazione di scavi a cielo aperto. I cavi di media tensione, funzionali alla mutua rialimentazione in caso di guasto degli impianti, sono stati infatti interrati con la tecnologia a perforazione orizzontale controllata. È stata inoltre migliorata l’automazione della rete, intervenendo su oltre 170 cabine secondarie ma soprattutto con l’allestimento delle prime 48 cabine secondarie, su 9 linee MT, con l’innovativa tecnologia “Smart Fault Selection”. Tramite l’installazione di sensori integrati RGDM e smart termination, i nodi di rete interconnessi possono così comunicare l’eventualità di un guasto, selezionarlo e rialimentare in poche frazioni di secondo la porzione di rete “sana”. Il telecontrollo della rete è stato esteso anche alla bassa
tensione, che ha visto nel centro di Palermo la realizzazione di interventi di rilievo, quali la sostituzione di oltre un chilometro di linee di bassa tensione e l’attivazione di 465 interruttori BT telecomandati. Il miglioramento atteso dagli interventi così realizzati ha già portato nel 2016 benefici ai cittadini e alle imprese, abbassando la durata delle interruzioni per cliente da 46 minuti del 2015 a 29 minuti del 2016. Il progetto è stato realizzato con la costante e proficua collaborazione degli Enti territoriali, i quali hanno mostrato disponibilità nell’interesse dei cittadini. Un esempio lampante di questa collaborazione è rappresentato dalla cabina primaria Quattromandamenti nel centro di Palermo, ristrutturata seguendo le linee guida dell’ufficio del Centro Storico, mantenendo l’architettura di epoca ellenistica e preservando contemporaneamente un ipogeo che è possibile trovare al suo interno. Il connubio fondamentale tra innovazione e sostenibilità, dando spazio a nuove idee e tecnologie, serve dunque da stimolo per arrivare a traguardi sempre più ambiziosi, mantenendo sempre alta l’attenzione alla sicurezza e all’ambiente, non solo per gestire le esigenze della modernità ma in alcuni casi, addirittura anticipandole. L’autore Gianluigi Fioriti Laureato in Ingegneria presso l'Università di Pisa, è entrato in Enel nel 1989. Attualmente ricopre la carica di Amministratore Delegato della società e-distribuzione SpA (società del Gruppo Enel che gestisce la rete elettrica di distribuzione). In precedenza ha ricoperto diversi ruoli tra cui Responsabile territoriale Area Centro, Responsabile delle unità territoriali Campania, Puglia e Basilicata, Calabria e Sicilia e Responsabile Ingegneria.
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Servizi e soluzioni per la realizzazione e la modernizzazione di reti e infrastrutture utilizzando tecnologie innovative e allâ&#x20AC;&#x2122;avanguardia n trivellazioni T.O.C n scavi tradizionali e in minitrincea n indagini georadar n posa cavi e fibra ottica n urbanizzazione n giunzione
Ruspal srl - Via 11 Settembre 2001 n. 20/22 - 41037 Mirandola (MO) - Tel. e fax 0535/657620 g.russo@ruspal.it - preventivi@ruspal.it
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La rete elettrica al centro del cambiamento Quattro miliardi di euro di investimenti per lo sviluppo e l’ammodernamento della rete elettrica nazionale, con l’obiettivo di favorire la piena integrazione in sicurezza delle energie rinnovabili in rete, centrare i target imposti anche a livello europeo in tema di decarbonizzazione e miglior efficienza dei mercati, e generare sempre maggiori benefici per il sistema. Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica in alta e altissima tensione, punta a impegnarsi ancor più che in passato, proponendosi come protagonista della transizione energetica in atto: nel nuovo Piano Industriale al 2021, presentato a febbraio, il gestore di rete prevede uno sforzo economico superiore del 30% rispetto al precedente Piano.
La transizione energetica in atto Lo scenario di riferimento del settore elettrico in Italia e in Europa, che vede la crescita continua delle fonti di produzione rinnovabili non programmabili e la contemporanea progressiva dismissione degli impianti di generazione tradizionali, rende necessario un idoneo sviluppo delle reti elettriche. L’Unione Europea, in merito, ha definito precise linee guida con l’obiettivo di assicurare la disponibilità di energia sicura, economica e nel rispetto dell’ambiente. In particolare, ha identificato cinque aree
di priorità - efficienza energetica, riduzione delle emissioni, ricerca e sviluppo in tecnologie low-carbon, integrazione dei mercati e sicurezza dell’approvvigionamento - che potranno permettere lo sviluppo di un mercato più efficiente e la decarbonizzazione della produzione di energia. In quest’ottica, sono necessarie nuove interconnessioni elettriche con i Paesi confinanti e all’interno del territorio nazionale, con particolare attenzione alle soluzioni tecnologiche, smart e a basso impatto ambientale. Opportunità e sfide di un contesto in cui il Gruppo Terna diventa attore protagonista del cambiamento, aumentando l’impegno nello sviluppo della rete per favorire l’integrazione delle fonti rinnovabili e migliorare la sicurezza del sistema, potenziando le interconnessioni e riducendo le congestioni locali. Terna si pone al centro della transizione energetica in Italia e in Europa e conferma il suo impegno per una maggiore integrazione del sistema elettrico, grazie anche all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, con una sempre maggiore attenzione agli aspetti ambientali e di sostenibilità. Di conseguenza, nei prossimi 5 anni Terna prevede investimenti per lo sviluppo della rete elettrica che raggiungeranno circa 4 miliardi di euro, superiori del 30% rispetto a quanto previsto dal precedente Piano Industriale. Inoltre la società ha individuato specifiche iniziative di
Foto sopra: Tecnici di Terna a lavoro per demolire vecchie linee aeree
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innovazione che permetteranno all’azienda di investire in nuove tecnologie, con l’obiettivo di poter rispondere alle sfide derivanti sia da mercati sempre più interconnessi sia dalla necessità di gestire il sistema con un contributo sempre più rilevante di produzione da fonti pulite. Anticipando i cambiamenti che il nuovo paradigma elettrico sta vivendo, l’attività di Terna in questi anni si è già proiettata verso il futuro: tecnologia, reti smart, sostenibilità e risparmi, sono le parole chiave della nuova Terna.
I nuovi progetti di Terna Demolizione tralicci
Montaggio traliccio monostelo
Tra le principali infrastrutture elettriche inserite nel Piano Industriale quinquennale in corso di realizzazione figurano le interconnessioni con Montenegro (che rappresenta il primo ‘ponte elettrico’ con i Balcani) e Francia (progetto unico al mondo per innovazione e tecnologia), la cui entrata in esercizio è prevista per entrambe nel 2019. Nello specifico, l’interconnessione con la Francia, con i suoi 190 km totalmente interrati che collegano la stazione elettrica di Piossasco (Torino) a quella di Grand’Ile (Savoia francese), rappresenta il più lungo elettrodotto interrato al mondo e permetterà di incrementare la capacità di trasporto elettrico tra i due Paesi del 60%. Nell’arco di Piano saranno avviati anche il nuovo progetto SA.CO.I.3, collegamento tra Sardegna, Corsica e Italia, e l’interconnessione elettrica tra Italia e Austria. Oltre a questi, sono previsti diversi interventi finalizzati ad accrescere la capacità di scambio fra le diverse zone del mercato elettrico italiano. Tra i principali progetti si segnalano quelli per le linee “Colunga-Calenzano” (tra Bologna e Firenze), “FoggiaGissi” (tra Puglia e Abruzzo) e “Paternò-Pantano-Priolo” e “Chiaramonte Gulfi-Ciminna” (entrambe in Sicilia).
Le opere in esercizio
Montaggio traliccio monostelo
Posa cavi sottomarini
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Le nuove opere in corso di realizzazione e quelle programmate nei prossimi anni, saranno in grado di generare ulteriori benefici, sia elettrici che economici in termini di minori costi per il sistema e quindi per cittadini e imprese, al pari di quelle entrate in esercizio di recente. Su tutte, va ricordato che nel corso del 2016 è diventata operativa la linea “Sorgente-Rizziconi”, che unisce la Sicilia al resto della penisola e quindi all’Europa attraverso il sistema elettrico italiano ad alta tensione. Con la “Sorgente-Rizziconi”, Terna ha eliminato un importante collo di bottiglia esistente a livello zonale, annullato il differenziale di prezzo presente tra la Sicilia e il resto del Paese e consentito un risparmio che si stima in circa 600 milioni di euro. Opera tecnologicamente senza precedenti, che ha richiesto un investimento di 700 milioni di euro, la “Sorgente-Rizziconi” rappresenta un primato tutto italiano: è lunga complessivamente 105 km e utilizza il più lungo cavo sottomarino al mondo a corrente alternata a 380 kV (38 km posati sul fondo del mare a una profondità record di 376 metri). Sul fronte ambientale, inoltre, l’infrastruttura permette di abbattere 114 km di vecchie linee elettriche, liberare 228 ettari di territorio, ed evitare emissioni in atmosfera di anidride carbonica per 700 mila tonnellate ogni anno. A inizio 2016 è entrato in
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esercizio anche l’elettrodotto “Villanova-Gissi”, che contribuisce ad aumentare la sicurezza del sistema elettrico abruzzese e di tutta la dorsale adriatica, incrementando la capacità di trasporto per oltre 300 MW di energia e permettendo l’integrazione in rete di 700 MW di fonti rinnovabili, con conseguente riduzione delle emissioni di anidride carbonica per circa 165 mila tonnellate l’anno. Sempre nel 2016, Terna ha inaugurato il polo elettrico tecnologicamente più avanzato d’Europa a supporto e protezione delle reti elettriche: si trova a Codrongianos, in Sardegna e rappresenta un vero e proprio laboratorio dell’energia. Realizzato con un investimento superiore ai 70 milioni di euro, è attualmente un record mondiale nel settore degli accumuli elettrici (storage) per numero di differenti tecnologie utilizzate.
Il progetto Best Paths Best Paths è un’iniziativa volta a favorire l’integrazione su larga scala delle reti elettriche e delle fonti rinnovabili nel mix energetico europeo. Progetto di ricerca co-finanziato proprio dall’Ue, Best Paths è stato avviato a fine 2014 e si concentra sullo sviluppo di tecnologie innovative di trasporto a capacità elevata, necessarie per soddisfare gli obiettivi energetici a lungo termine dell’Europa. Terna coordina il più grande dei cinque filoni in cui il progetto è articolato, la ‘Demo3’, che realizza e collauda numerosi dispositivi e metodologie, caratterizzati da elevate prestazioni tecniche, economiche e ambientali, relativi ai sistemi
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di trasmissione in corrente continua (cosiddette Hvdc – high voltage direct current). Questi sistemi sono una delle componenti tecnologiche fondamentali per realizzare una rete di trasporto affidabile ed efficiente necessaria per trasferire grandi quantità di energia anche su lunghe distanze e consentire così una piena integrazione delle fonti di energia rinnovabile, solitamente dislocate lontane dai centri di consumo.
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Risultati e prospettive della Ricerca del Sistema Elettrico Giuseppe Tribuzi – Responsabile Area Ricerca di Sistema, Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA)
Il 16 febbraio 2017, presso l’auditorium di Via Veneto a Roma, si è tenuta la seconda edizione del convegno nazionale “Diffusione dei risultati e prospettive della Ricerca del Sistema Elettrico” organizzato dalla Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA). Il convegno ha avuto lo scopo principale di diffondere i risultati dei progetti di ricerca di base sviluppati nell’ambito del Piano Triennale 2012-2014 della Ricerca di Sistema e i risultati ottenuti con i progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, appena conclusi, finanziati mediante la prima edizione del cosiddetto “Bando di tipo B”. Il convegno è anche stato un utilissimo momento di incontro dei principali attori istituzionali coinvolti nei processi decisionali di questo settore della ricerca nazionale, che tra il 2006 e il 2014 ha stanziato più di 500 milioni di euro, finanziando oltre 200 progetti di ricerca di interesse diretto o indiretto per il sistema elettrico. Ma cos’è la Ricerca di Sistema? In poche parole, è l’attività che comprende ricerca di base, sviluppo sperimentale e ricerca industriale per il settore elettrico nazionale, finanziata tramite un fondo alimentato dal pagamento della componente A5 delle bollette elettriche. A ben guardare, quindi, è l’utente elettrico italiano che sostiene direttamente la ricerca e lo sviluppo in questo settore, per migliorarne l'economicità, la sicurezza e la compatibilità ambientale, creando le condizioni, nel nostro Paese, per uno sviluppo sostenibile. E proprio per questo, è direttamente l’utente elettrico italiano il beneficiario dei risultati di questa ricerca. Per tutte queste ragioni, è quindi necessario che la ricerca di sistema sia particolarmente ben strutturata, innovativa, concreta ed efficace. Attualmente, la componente A5 è fissata in circa 0,023 centesimi di euro a kWh, è determinata dall’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI) e alimenta, come da decreti ministeriali, il fondo istituito nel 2000 e gestito dalla CSEA. Il costo totale che grava sull’utente per finanziare la Ricerca di Sistema si può definire irrisorio: circa 70 centesimi l’anno a famiglia. Questo finanziamento genera, però, un gettito annuo medio di circa 60 milioni: questi fondi sono suddivisi tra bandi di concorso per la selezione dei progetti di ricerca e affidamenti diretti che prevedono la stipula di Accordi di Programma triennali (AdP) tra Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) e RSE S.p.A., ENEA e CNR. Le macro aree nelle quali si focalizzano i finanziamenti alla ricerca vanno
dalla gestione e sviluppo del sistema elettrico e l’integrazione con i mercati, alla generazione di energia elettrica a bassa emissione di carbonio, dalla trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica, all’efficienza energetica e il risparmio di energia sfruttando possibili sinergie con altri vettori energetici. Le attività operative di gestione della Ricerca di Sistema sono svolte da un comitato di esperti (chiamato CERSE – attività affidata in via transitoria all’AEEGSI) e dalla Segreteria Operativa istituita presso la CSEA, coadiuvati da professori, ricercatori e liberi professionisti legati ai vari settori della ricerca nel campo dell’energia e che, tramite un processo di selezione, sono entrati a far parte di un elenco di esperti dal quale AEEGSI e CSEA attingono per le valutazione dei progetti, in ammissibilità al finanziamento prima e di consuntivo poi. Il compito della CSEA, oltre che inerente alle verifiche sui progetti e alle erogazioni, è anche quello di diffondere i risultati della Ricerca di Sistema. Questa attività è svolta tramite pubblicazioni, eventi e attraverso il portale www.ricercadisistema.it e il news magazine RES (www.resmagazine.it), utili non solo per informare l’utente finale e rendere disponibili tutti i risultati raggiunti dagli affidatari, ma anche per permettere un dialogo continuo e costruttivo tra i vari attori della Ricerca di Sistema. Parlando dei progetti di ricerca, va sottolineato che la Ricerca di Sistema, in questi ultimi anni, ha visto la partecipazione di numerosi soggetti pubblici e privati nazionali e ha sostenuto e sostiene anche le realtà delle piccole e medie imprese, favorendone la partecipazione con meccanismi di incentivazione. Ad esempio, in risposta al nuovo Bando di tipo B, avviato alla fine del 2014 e destinato a finanziare imprese ed enti di ricerca, sono state presentate 67 proposte di progetto per un totale di 91 diversi attori. Il bando prevedeva dei meccanismi di maggiorazione dei contributi se i proponenti si fossero presentati in compagini nelle quali fossero presenti PMI e se fosse stata garantita la collaborazione tra imprese ed enti di ricerca. Tra i temi di ricerca proposti, il finanziamento per il “potenziale sviluppo delle energie rinnovabili” è quello che ha suscitato più attenzione, con un picco di domande presentate e risultate vincitrici nel settore delle biomasse. Altro punto di grande interesse è stato il tema dell’efficienza energetica nei settori civile, industria e servizi per il quale sono state presentate 22 domande, di cui però solo 7 ammesse al contributo.
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Top Utility 2017, la sfida tra le aziende è sull’innovazione Alessandro Marangoni – Ceo di Althesys e Direttore scientifico di Top Utility Analysis
Il sistema dei servizi pubblici locali gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo economico del Paese. Nel 2015 il fatturato totale delle 100 maggiori utility si è attestato a 108 miliardi di euro, pari a circa il 6,6% del prodotto interno lordo, occupando oltre 133.000 addetti (+1,5% rispetto all’anno precedente). Il rapporto Top Utility, giunto quest’anno alla sua quinta edizione, fornisce una fotografia articolata del settore utility, tracciandone l’evoluzione in atto. Il quadro d’insieme presenta una realtà complessa e articolata, che attraversa da anni una fase di profonda trasformazione. I processi di aggregazione e consolidamento, tuttora in corso, sono stati sin qui guidati principalmente dalle aziende del comparto energetico, mentre i servizi idrici e la gestione dei rifiuti restano ancora molto frammentati, nonostante i numerosi interventi verso la razionalizzazione tentati dal legislatore. Il campione analizzato comprende operatori pubblici e privati, che vanno dai maggiori gruppi energetici del Paese e dalle grandi multiutility quotate sino alle piccole realtà locali sia mono che multi servizio. Le aziende del campione coprono quote di mercato significative nei propri settori di attività. Le Top 100, infatti, nel 2015 hanno prodotto il 50,3% dell’energia elettrica generata in Italia (fonte AEEGSI), raccolto il 35% dei rifiuti urbani prodotti (fonte ISPRA) e distribuito il 52% dell’acqua complessivamente erogata (fonte ISTAT). Sono prevalenti le aziende di medie e piccole dimensioni; solo 18 imprese hanno ricavi superiori a 500 milioni di euro, con la metà di queste che supera il miliardo. Le multiutility sono la tipologia più rappresentata (34%), seguite da aziende del waste management (27%) e monoutility idriche (26%). Le imprese attive nei comparti energetici, meno numerose, sono caratterizzate da una dimensione media maggiore, con ben 8 player su 13 che hanno avuto ricavi superiori ai 500 milioni.
Le performance economico-finanziarie Nel 2015, per il secondo anno consecutivo, le Top Utility italiane hanno segnato una sensibile riduzione dei ricavi, passando dai 120 miliardi di euro del 2014 ai circa 108 miliardi del 2015 (-9,7%). Il calo è da imputare alla forte discesa dei prezzi di gas ed energia elettrica: se,
infatti, si escludono le aziende energetiche, la crescita dei ricavi del resto del campione si attesta al 3,2%. Dall’analisi dei principali indici di bilancio per tipologia di azienda emergono notevoli differenze tra i vari business. Il servizio idrico e la distribuzione del gas, data la loro natura capital intensive, hanno un livello di EBITDA sui ricavi superiore rispetto agli altri comparti (rispettivamente 27,7% e 20,8%), mentre nel settore ambientale l’alta incidenza dei costi per il personale ne riduce la marginalità. La redditività degli investimenti (ROI) non sembra però mostrare grandi differenze tra i vari settori. La situazione è più critica per gli operatori del waste management, che ha anche il ritorno sulle vendite (ROS) più basso. Per le altre categorie di aziende il quadro appare invece più stabile, con una riduzione del rapporto tra debito ed EBITDA nell’idrico, nell’elettrico e per le multiutility e con valori sostenibili, nonostante il peggioramento nell’ultimo biennio, per le utility del gas.
Sostenibilità Le public utility gestiscono risorse chiave come energia, ambiente e acqua, tutte con un forte impatto ambientale: le politiche di sostenibilità sono dunque parte integrante delle loro strategie. Responsabilità ambientale e sociale sono quindi valutate con crescente interesse, oltre che da istituzioni e regolatori, anche da clienti e investitori. L’attenzione di tutti gli stakeholder verso la Corporate Social Responsibility spinge anche a una maggior adozione di strumenti di rendicontazione sociale. In continuo aumento anche il ricorso al bilancio di sostenibilità: nel 2015 il 36% delle imprese ha pubblicato il report di sostenibilità, contro il 33% del 2014 e il 31% del 2013. In crescita anche la percentuale di aziende che adottano un codice etico (dall’89% del 2014 al 94% del 2015); pressoché costante, invece, il ricorso alla ISO 9001 e alla ISO 14001 che si mantengono rispettivamente all’88% e al 75%.
Comunicazione e customer satisfaction Strategie di comunicazione più mirate ed efficaci diventano necessarie con la crescita della competizione nel settore. D’altro canto, l’imposizione di vincoli di legge in materia di trasparenza ha avuto il duplice effetto di
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garantire maggiore uniformità nei contenuti informativi e di incentivare la pubblicazione di documenti societari. La quasi totalità degli indicatori è in effetti in netto miglioramento, confermando il trend positivo cominciato nella precedente edizione del rapporto. Cresce anche il ricorso delle utility ai social: il 53% (45% nel 2014) delle aziende se ne serve per interagire rapidamente con i clienti, mentre il 44% (contro il 31% del 2014) ha promosso il lancio di applicazioni e servizi su mobile. A fronte di un aumento della percentuale di reclami (1,1% nel 2015 contro lo 0,71% nel 2014), rimane pressoché invariato l’indice complessivo di soddisfazione del cliente, con una valutazione media di 85,07 punti su 100 nel 2015 rispetto agli 85,05 del 2014. In aumento il livello di servizio dei call center; per contro, si riducono i tempi medi di rettifica di fatturazione e quelli di attesa agli sportelli. L’impegno sociale trova, infine, conferma nella lieve crescita del valore delle sponsorizzazioni e nella maggiore attenzione all’education.
Le performance operative Il contesto sfidante richiede un approccio sempre più orientato all’efficienza operativa, per massimizzare la creazione di valore tramite il presidio efficace sia delle fasi upstream (approvvigionamento e/o generazione) sia di quelle downstream (distribuzione e vendita) della value chain. Le performance operative del servizio idrico integrato, che si declina nelle fasi di captazione, distribuzione, fognatura e depurazione, sono strettamente connesse all’efficienza e al livello di sviluppo delle infrastrutture. A tal proposito, le perdite lungo gli acquedotti, con un valore medio del 40% sul totale dell’immesso in rete (corrispondente a 21,7 metri cubi al giorno per km di rete), sono in linea con la media nazionale (38,3%, fonte ISTAT). Le perdite più consistenti rimangono quelle reali, che sono il 34,2% dell’immesso in rete. La percentuale di utenti collegati ai depuratori si attesta all’87% (a fronte di una media nazionale dell’88,9%, fonte ISTAT), mentre l’efficienza di depurazione, misurata dal grado di abbattimento del COD, è in media pari al 78%. Nel complesso le Top 100 non paiono dunque performare meglio del settore nel suo complesso. Le prestazioni delle imprese dei servizi ambientali, invece, risultano, anche nel 2015, superiori alla media nazionale. La percentuale di raccolta differenziata raggiunge il 52,3%, circa cinque punti sopra la media del Paese (47,5%, fonte ISPRA). Rimane ancora distante l’obiettivo del 65% previsto dal Decreto 152/2006, seppur il 26% delle imprese superi tale soglia e la best performer raggiunga l’85%.
Tecnologia e ricerca
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Gli investimenti delle Top Utility in impianti, infrastrutture e reti hanno segnato nel 2015 un aumento significativo rispetto all’anno precedente, passando da 4,1 a 4,6 miliardi di euro (+12,2%), ovvero lo 0,3% del PIL
e l’1,7% degli investimenti fissi lordi effettuati in Italia nell’ultimo anno (ISTAT). Le aziende con il più elevato rapporto tra investimenti e ricavi sono le monoutility idriche, con un valore pari al 20,4% nel 2015 (18,9% nel 2014). Il 47% degli investimenti degli operatori del servizio idrico (comprendendo anche le multiutility attive in questo comparto) ha riguardato la gestione degli acquedotti, mentre alla depurazione e alle fognature sono stati destinati gli investimenti sul fatturato, salendo dal 4,7% al 6,4%: la crescita è stata guidata soprattutto da quelle più grandi, con ricavi superiori a 500 milioni di euro. Le imprese che hanno come core business la distribuzione del gas hanno segnato il più forte incremento tra il 2014 e il 2015, passando dal 7,5% al 13,1%.
Innovazione sempre più strategica Un’area sempre più rilevante per le utility italiane – in particolar modo per quelle più grandi – è l’innovazione. Anche all’interno di un campione molto variegato come quello delle Top 100 è possibile individuare delle tematiche comuni alle diverse aziende e trasversali ai differenti business, sia per ciò che riguarda le modalità di sviluppo e gli ambiti della R&S, sia per quanto concerne le criticità. La maggior parte (87%) svolge attività di ricerca internamente; di queste, il 62% lo fa attraverso un’unità dedicata mentre il restante 38% in maniera meno strutturata. Le aziende che si rivolgono all’esterno per le attività di R&S – in toto o in parte – si attestano, invece, al 67%, scegliendo come partner società specializzate (53%), fornitori di tecnologia (50%) e università o centri di ricerca (47%). Un’altra tendenza emersa con forza è la convergenza in atto tra innovazione e sostenibilità. Per le utility italiane, infatti, i due temi sono sempre più legati e questa relazione si concretizza con interventi soprattutto in alcune aree: • Economia circolare, anche in business diversi da quello tipico del waste management. Un esempio arriva dal settore idrico, dove il problema dello smaltimento dei fanghi da depurazione si sta trasformando in opportunità, grazie alla nascente filiera del biometano e ad altre soluzioni all’avanguardia sperimentate dalle aziende; • Energy management ed efficienza energetica, sia dal lato dell’offerta che dal lato della domanda: nel primo caso attraverso l’integrazione tra diverse aree di business, come ad esempio nelle reti elettriche e nel calore; sul fronte della domanda, invece, con lo sviluppo di nuovi servizi per i clienti, tra cui rientrano le attività delle ESCO. Al monitoraggio dei consumi energetici è legato anche lo sviluppo della domotica; • Digitalizzazione e smart city, con le local utility che gestiscono le reti cittadine (distribuzione gas, energia elettrica, idrica e illuminazione pubblica) e i conseguenti flussi informativi, candidati a un ruolo di partner privilegiati degli enti locali nello sviluppo di nuovi servizi e applicazioni.
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I premi Top Utility 2017 Lo scorso 22 febbraio a Milano, alla quinta edizione di Top Utility, sono state premiate le eccellenze dei servizi di pubblica utilità come elettricità, gas, acqua e rifiuti, messe a confronto sulle performance economiche, sociali e di efficienza. La migliore azienda in assoluto è il Gruppo CAP (in finale con A2A, Acea, Hera e Iren). Prima per sostenibilità è Gruppo Società Gas Rimini (finalista con Acea, Acque, Estra e Gruppo CAP); prima per comunicazione è A2A (con Acea, Gruppo CAP, Hera e Iren); vincitrice per Tecnologia, Ricerca & Innovazione è Iren (con A2A, Acquedotto Pugliese, Edison, Gruppo CAP); prima per Formazione e risorse umane è Acea (con Acqua Latina, Acque del Chiampo, Edison e Hera).
Gruppo CAP: premio Top Utility Assoluto Dichiarazione di Alessandro Russo, Presidente di Gruppo CAP “Il percorso intrapreso in questi ultimi tre anni ci ha permesso di ottenere riconoscimenti che per noi, unica società a capitale interamente pubblico e sola monoutility nella rosa delle prime cinque finaliste, rappresentano la conferma dell’impegno e della passione che il Gruppo dedica alla propria mission, offrire un servizio di qualità eccellente. Oltre al primo premio assoluto, Gruppo CAP è stato finalista anche per le categorie Sostenibilità, Comunicazione, RSE Innovazione & Tecnologia, dopo i riconoscimenti alla Comunicazione e alla Sostenibilità ricevuti rispettivamente nell’edizione 2015 e 2016. Questo premio ha coronato un percorso che nell’ultimo anno ha visto la quota degli investimenti superare il tetto degli 80 milioni di euro destinati allo sviluppo e all’innovazione del servizio idrico. Un valore di 42 euro per abitante all’anno, contro la media di 33 euro del Nord Italia, garantendo 2mila posti di lavoro sul territorio, tra diretti e indiretti”.
Alessandro Russo a destra e Michele Falcone a sinistra
Gruppo SGR: premio Top Utility Sostenibilità Dichiarazione di Bruno Tani, Amministratore Delegato di Gruppo SGR “Per le utility come la nostra, la reputazione riveste notevole importanza, dal momento che entriamo nelle case dei clienti non solo con le bollette, ma anche fisicamente, in caso di guasti e manutenzioni. Per tale motivo per le nostre aziende, ancora più che per le altre, reputazione, fiducia, credibilità, serietà, attenzione al territorio e alle comunità locali sono fondamentali. È essenziale che il cliente si fidi di chi gli manda le fatture, gestisce impianti che possono essere pericolosi e gli garantisce, giorno dopo giorno, la continuità del servizio. Le nostre iniziative sono quindi volte a creare un legame sempre più solido con le comunità locali. Citiamo in particolare il notevole impegno riguardante l’Art Bonus, strumento grazie al quale abbiamo contribuito in maniera significativa alla ristrutturazione di importanti monumenti della città di Rimini. E poi, lo diciamo con soddisfazione, è sempre bello essere apprezzati per la qualità del proprio lavoro”.
A destra Bruno Tani
Gruppo A2A: premio Top Utility Comunicazione Dichiarazione di Valerio Camerano, Amministratore Delegato del Gruppo A2A Il Gruppo A2A ha ricevuto il premio Top Utility per la Comunicazione: la motivazione legata alla scelta di A2A è stata “Per la completezza e l’efficacia delle attività di comunicazione rivolte a tutte le categorie di stakeholder e per la capacità di ascoltare e rispondere in modo mirato alle aspettative delle comunità locali”. Il premio è stato consegnato all’Amministratore Delegato del Gruppo A2A, Valerio Camerano, che ha dichiarato: “Il nostro lavoro consiste nel mettere insieme l’evoluzione delle tecnologie con i servizi che offriamo e stiamo sviluppando uno story telling che prevede linguaggi adattabili ai diversi interlocutori. Vogliamo raccontare così il cambiamento del Gruppo, i risultati raggiunti e la nostra visione di città2a. Presentiamo un nuovo modello di multiutility, attraverso i diversi elementi che lo compongono: persone, energia, reti, ambiente e nuove tecnologie per disegnare il domani delle città”. Il riconoscimento come “miglior caso di comunicazione” ha tenuto conto dei diversi canali (advertising, online, stampa, ecc.) e delle varie aree di comunicazione, utilizzando indicatori relativi alla trasparenza ed esaustività della comunicazione finanziaria, istituzionale e ambientale, alla qualità del sito web (in termini di chiarezza, accessibilità e completezza dell’informazione) e alla qualità della comunicazione con i clienti e i diversi stakeholder.
Simona Giorgetti e Valerio Camerano
Iren: premio Top Utility Tecnologia, Ricerca & Innovazione Dichiarazione di Massimiliano Bianco, Amministratore Delegato Iren “Iren ha saputo cambiare tanto negli ultimi due anni. Ha cambiato il proprio modello di business, per renderlo flessibile e dinamico di fronte alle sfide del mercato. Si è resa più snella ed efficace, raggiungendo sinergie e recuperando reddittività su tutti i settori, con risultati visibili nel conto economico. Ha ascoltato i territori, promuovendo e realizzando importanti investimenti e programmando una forte crescita dei progetti nei prossimi anni. Ha saputo rinnovarsi ed innovare, sviluppando servizi nuovi in settori tradizionali. Ha saputo infine integrare nuovi territori, completare il portafoglio dei servizi offerti, partecipare e vincere gare per servizi e società, raggiungendo importanti soddisfazioni a livello economico finanziario, con una conseguente significativa crescita del titolo. Considero questo premio un riconoscimento a tutti i dipendenti di Iren che, ogni giorno, con passione, professionalità e determinazione lavorano per il futuro dell’Azienda”.
Massimiliano Bianco
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DATEO
M4
AEROPORTO
LINATE
M3
FORLANINI FS
M4
S. AMBROGIO
S. CRISTOFORO
M2
S. BABILA
M1
Milano e la Metropolitana Linea 4 Per confermarsi la più europea delle città italiane Francesco Venza – Direttore Lavori Linea 4 della Metropolitana della Città di Milano Lorenteggio - Linate Enrico Noce – Ufficio Direzione Lavori Linea 4 Isabella Sarcinella – Ufficio Direzione Lavori Linea 4 La Linea 4 della Metropolitana di Milano, la cui costruzione ha avuto inizio nel 2013 (consegna prevista nel 2022), creerà un collegamento pubblico veloce lungo la direttrice est-ovest/sud-ovest della città, sviluppandosi per 15 km interamente in galleria, dalla Stazione di San Cristoforo fino all’Aeroporto Linate, quarto hub aeroportuale italiano con un flusso annuo di circa 10.000.000 passeggeri. Composta di 21 stazioni e 30 manufatti, oltre al Deposito-Officina di San Cristoforo, svilupperà la fitta rete di trasporto esistente, incrociando la Linea M1 (Rossa) nella stazione San Babila e la M2 (Verde) nella stazione di Sant’Ambrogio ed è attualmente in fase di studio il collegamento con la M3 (Gialla) nella zona di Corso Porta Romana. Ci saranno poi 3 interscambi con le linee ferroviarie suburbane, in corrispondenza delle stazioni Forlanini FS, Dateo e San Cristoforo, dov’è presente anche la corrispondenza con la ferrovia Milano-Mortara. La M4 abbraccerà un quadro urbano più ampio di quello strettamente interessato dai lavori di costruzione. Dai quartieri più periferici a quelli centrali, fino all’aeroporto di Linate, la M4 metterà in moto dinamiche di cambiamento con ricadute positive che interesseranno l’intero Comune. Se lo scenario futuro generato dall’introduzione della Linea Blu è sicuramente incoraggiante, inevitabili sono, oggi, gli impatti dei cantieri sulla città e quindi direttamente sui cittadini: disagi legati alle modifiche viabilistiche, ai blocchi temporanei della circolazione, all’impatto degli stessi sul traffico, ma anche situazioni di criticità per realtà produttive, messe a dura prova dalla comunque
ingombrante presenza dei cantieri ed infine qualche area verde, che, inevitabilmente, ha dovuto far spazio ai lavori. D’altronde conciliare la presenza di un cantiere imponente come quello di una intera linea di metropolitana all’interno di una città come Milano non è affatto semplice e incide su una moltitudine di situazioni ed esigenze. Benché, infatti, il cantiere di una metropolitana abbia per la maggior parte del tempo uno sviluppo sotterraneo (nel caso specifico circa 13.400 m), lungo il suo tracciato trovano posto le stazioni ed i manufatti che, per definizione, collegano la città con l’infrastruttura sotterranea. Al fine di ridurre l’impatto sulla città si è scelto di operare in due direzioni: da una parte si è compiuto uno sforzo a livello di logistica, concordando con il Costruttore, per ognuno dei corpi d’opera, una cantierizzazione delle singole aree
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d’intervento per fasi, parzializzando le lavorazioni in modo da evitare l’occupazione di ampi spazi di città, soprattutto lungo la tratta centrale della linea, dove la densità del costruito è sensibilmente maggiore rispetto alle zone più periferiche e le strade meno ampie rispetto ai viali presenti sulle tratte più esterne. Dall’altra parte si è attivato un intenso lavoro di confronto con cittadinanza ed associazioni di categoria che ha portato alla revisione di parti anche importanti del progetto, al fine di mitigare l’impatto dei cantieri sul tessuto urbano, sulla cittadinanza, sul commercio e sulla viabilità. Ad esempio, sull’asse est della linea, una delle più significative migliorie ha consentito di ridurre l’interferenza tra l’opera e la viabilità circostante e di preservare un maggior numero di alberature all’esterno e all’interno dei cantieri. Sull’asse ovest, le migliorie più importanti hanno interessato il sito di Parco Solari e l’asse Lorenteggio–Foppa, che costituisce ambito di elevata densità abitativa e commerciale, per il quale si sono studiate soluzioni che, attraverso l’uso di diversi indirizzamenti del traffico e la riduzione delle aree di cantiere, consentirà di mantenere aperta una corsia per senso di marcia lungo via Lorenteggio e via Foppa per tutta la durata dei lavori, garantendo anche il trasporto pubblico locale. La tratta centrale della linea è stata invece ripensata inserendo in progetto una galleria di diametro maggiore in corrispondenza delle stazioni del centro storico (pari a 9,15 m, contro i 6,30 delle zone limitrofe), per consentire di allocare le banchine di stazione direttamente all’interno della sagoma della galleria, riducendo così l’estensione superficiale delle stazioni (e quindi delle aree necessarie), rispetto alle stazioni tradizionali. Ancora, lo scavo di una qualsiasi galleria comporta lo spostamento di enormi quantità di materiale scavato; questo verrà trasportato attraverso lunghissimi nastri trasportatori attraverso le gallerie già realizzate, diminuendo drasticamente l’utilizzo del trasporto su gomma, beneficiando, dal punto di vista ambientale, della riduzione di polveri, traffico e rumore. Le modifiche apportate al Progetto Definitivo non hanno comportato variazioni di spesa rispetto al costo complessivo dell’opera, pari a 1.850 milioni o di tempistiche di realizzazione della metropolitana. Esiste infine un tema ulteriore rispetto a quelli accennati prima e che riguarda i rischi legati a lavori di tali portate verso la popolazione; lo scavo di quasi 16 km di gallerie al di sotto di un sottosuolo fortemente urbanizzato non è esente da rischi; sopra di esse la vita cittadina prosegue, con le sue strade, i suoi edifici, i suoi parchi, ecc. Garantire la sicurezza della cittadinanza è ovviamente il primo obiettivo di chi si occupa di questi lavori, mettendo in atto un complesso sistema di verifiche che monitori costantemente l’avanzamento dei lavori ed attivi ogni tipo di verifica eventualmente necessaria in caso di segnalazioni di allerta.
Le evoluzioni tecnologiche previste in progetto La M4 è progettata per essere “metropolitana leggera ad automatismo integrale” con standard tecnici, prestazionali e di sicurezza più elevati e meno dispendiosi. Il sistema di guida automatica (driverless) adotta una tecnologia per il controllo intelligente e continuo del traf-
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
fico vagoni, oggi attivo solo sulla Metropolitana Ring di Copenaghen e sulle linee di alta velocità ferroviaria; con tale sistema, denominato Communicated Based Train Control, la distanza tra un treno ed il successivo viene legata alle effettive prestazioni del treno, al tracciato della linea ed alla posizione reciproca dei treni. Il CBTC introduce il concetto del distanziamento a blocco mobile, dove la distanza di sicurezza ed il movimento che ogni veicolo mantiene, nei confronti di quello che lo precede, è costantemente controllata dal sistema di segnalamento ATC (Automatic Train Control) attraverso continue comunicazioni radio bidirezionali ad alta velocità terra–treno, garantite attraverso una rete ad anello a Fibra ottica di ultima generazione. In questa maniera si riuscirà a fornire una maggiore capacità di trasporto, riducendo il distanziamento tra i vei-
coli con l'ottimizzazione delle funzioni di localizzazione degli stessi e di autorizzazione al movimento, sempre garantendo altissimi standard di sicurezza della circolazione. Quanto sopra permetterà di assicurare alla flotta dei 47 treni requisiti prestazionali dell’ordine di: • cadenzamento di esercizio nelle ore di punta pari a 90 sec, progettualmente capace di spingersi sino ad un treno ogni 75 secondi • convoglio n.1 unità di trazione bidirezionale da 50,5 m con n°8 motori per 128 kW di potenza • capacità convoglio normale di esercizio 480 passeggeri, con capacità massima di 600 passeggeri • capacità di trasporto massima oraria 24.000 • velocità commerciale di 30 km/h, massima di 80 km/h.
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2017
Le “talpe” della Linea 4 In totale, per la realizzazione dell’intera linea è previsto l’utilizzo di n. 6 TBM: • n. 2 TBM di diametro pari a 6,36 m da Stazione Linate a Stazione Tricolore; • n. 2 TBM di diametro pari a 9,15 m da Stazione Tricolore a Stazione Parco Solari; • n. 2 TBM di diametro pari a 6,70 m da Stazione Parco Solari a Manufatto Ronchetto. Il principio di funzionamento degli scudi di tipo “EPB” (Earth Pressure Balance) si basa sull’azione di spinta esercitata da un fluido contenuto nella camera di scavo in corrispondenza della testa della macchina sul materiale scavato, che viene mantenuto all’interno della camera di scavo ed estratto in maniera controllata attraverso un trasportatore a coclea. Una volta raggiunta la pressione interna di equilibrio, lo scavo avviene a volume costante, mantenendo uguali i volumi scavati e i volumi estratti dalla coclea. La pressione di confinamento esercitata al fronte per bilanciare la pressione dei terreni e dell’acqua viene controllata e modulata coordinando la spinta della macchina in avanzamento e la velocità di estrazione della coclea. Per conferire al terreno le necessarie caratteristiche di plasticità e fluidità si ricorre all’uso di additivi fluidificanti appropriati (schiume, polimeri): saranno iniettate schiume a base di tensioattivi polimerizzati, applicate al fronte mediante 6 ugelli omogeneamente distribuiti sulla configurazione della testa fresante.
Gli Autori Francesco Venza - f.venza@mmspa.eu Ingegnere civile, con indirizzo ergotecnico, è il Direttore Lavori dei cantieri della Linea M4 della metropolitana di Milano e, dal 2015, è il Direttore Tecnico di MM S.p.A.. Nel 1990 approda in MM S.p.A., divenendo uno dei Direttori Lavori di punta dell’azienda, oltre che, all’occorrenza, di Coordinatore Sicurezza. Dal 2010 è Responsabile del Procedimento delle opere riguardanti sistemi di trasporto su ferro sul territorio della città di Milano, per le quali MM S.p.A. ricopre il suolo di Stazione Appaltante. Enrico Noce - e.noce@mmspa.eu Ingegnere Edile, Architetto, dal 2012 lavora in MM S.p.A. presso il cantiere Expo Milano 2015, collaborando con il Coordinatore Sicurezza in fase di Esecuzione per la realizzazione di molteplici opere fra cui il Loop infrastrutturale del Sito, il complesso della Cascina Triulza ed il complesso di Padiglione Italia. Dal 2016 entra a far parte del team di Direzione Lavori per i cantieri della M4 della metropolitana di Milano, nel ruolo di Ispettore di cantiere. Isabella Sarcinella - i.sarcinella@mmspa.eu Architetto, dal 2014 lavora in MM S.p.A. collaborando con il Direttore dei Lavori, come Ispettore di cantiere, prima per la realizzazione delle passerelle pedonali di accesso al sito espositivo di Expo Milano 2015 e, attualmente, per i cantieri della M4 della metropolitana di Milano. Responsabile dell’Attività di Direzione Lavori per una società di ingegneria attiva nel settore dell'edilizia privata, pubblica e della pianificazione strategica del territorio. Da Direttore Operativo ha seguito la realizzazione di diversi interventi di recupero urbano finanziati da Programmi Comunitari, tra i quali i lavori di sistemazione del water front della città di Mola di Bari, in collaborazione con lo studio MBM Arquitectes di Oriol Bohigas.
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