Edilizia bio
Energia
Ecologia
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Trimestrale di EDILIZIA BIO - ENERGIA - ECOLOGIA Anno IV, Numero 15 | 2014 www.tekneco.it 4,90 euro
speciale fiere
Come sfruttare i mille chilometri quadrati che coprono le nostre teste
Il 2014 potrebbe essere l’anno del fotovoltaico di piccolo taglio
Il futuro dell’e-mobility fra auto elettriche, smart city e persino funivie
Klimahouse da Bolzano a Firenze e Bari
P. 23
P. 37
P. 51
P. 71
PRIMO PIANO
UN PAESE SEMPRE PIù EFFICIENTE Come cresce in Italia il risparmio energetico. In un anno “salvati” 73.000 GW
TEKNECO TI PORTA IN FIERA Dirette web dalle Fiere Videointerviste e Talk tematici Speciali web www.tekneco.it/eventi
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Tekneco Numero 15 | 2014
Editoriale
Il fuoco nuovo di Marco Gisotti
Ultim’ora: mentre le fucine della redazione mandano avanti e indietro le bozze di questo numero fra Lecce, Roma e Milano (e non si dica che il nostro giornale non ha un taglio nazionale), l’Eurostat ci informa che, sia pure lentamente, l’uso delle fonti rinnovabili in Europa continua a crescere, avendo raggiunto nel 2012 il 14,1%, a fronte dell’impegno di arrivare a quota 20% entro il 2020. Non solo, ma l’Italia è uno dei paesi dove questa crescita, dal 2004 ad oggi, è stata più vertiginosa, partendo da un 5,7% per arrivare al 12,3% nel 2011. L’obiettivo che l’Europa ci ha assegnato è del 17%. Certo, la Svezia ha toccato quota 51% (era al 38,7% nel 2004) e ha raggiunto e superato l’obiettivo che le era stato fissato (il 49%) con ben otto anni di anticipo. Sorprende, invece, ma solo per un pregiudizio culturale, il fatto che la Lettonia sia già al 35,8% o che l’Estonia sia stata la prima, con addirittura nove anni di anticipo, a raggiungere le quote assegnatele e avere oggi un quarto della sua energia proveniente da rinnovabili. Fra i peggiori – altro pregiudizio culturale – non ci aspetteremmo Gran Bretagna (4,2%) e Olanda (4,5%): a dimostrare che i processi di transizione energetica dipendono da molti fattori, non tutti facilmente interpretabili. Per alcuni la storia dell’umanità è interpretabile attraverso il possesso dell’energia: chi detiene il fuoco è sempre stato il capo, dai tempi dell’Homo erectus alla Roma di Mario e Silla dove le vestali ne erano le custodi, fino a Napoleone o la corsa verso l’atomo nel Novecento. Il boom delle rinnovabili cambia gli scenari. I moderni padroni del fuoco – che possiedono gas, petrolio e carbone – sono quelli che più si sentono minacciati dalla rivoluzione verde. E sono quelli che nei governi di tutto il mondo, non solo da noi, fanno di tutto per tirare il freno a mano. Dispiace per loro ma efficienza, rinnovabili e intelligenza (smart) sono già fra noi e i loro tentativi non saranno meno vani di quegli uomini dell’antichità che vedevano nell’invenzione della scrittura un pericolo. Sappiamo com’è andata a finire.
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Sommario
PRIMO PIANO
Un Paese sempre più efficiente di Andrea Ballocchi a pagina 6
Edilizia Bio 24 28 30 32 34
Un tesoro sopra le nostre teste di Sergio Ferraris La frontiera del caldo e del freddo di Sergio Ferraris Sotto un cielo di risorse di Sergio Ferraris La battaglia energetica passa sui tetti di Sergio Ferraris Il verde che crescerà sulle nostre case di Sergio Ferraris
Overview 4
News 11 12 13
Energia 38 42 44
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Una nuova mappa per il solare mondiale di Gianluigi Torchiani Il Paese del Sole punta all’estero e sull’efficienza di Gianluigi Torchiani Largo ai “nuovi”, ma la prima generazione resiste ancora di Gianluigi Torchiani Gli strateghi dei grandi impianti di Gianluigi Torchiani L’anello debole della manifattura italiana di Gianluigi Torchiani
Ecologia 52 58 60 62 64
In copertina: Illustrazione di Matteo Astolfi e Pietro Buffa
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La mossa dell’elettrico di Veronica Caciagli e Letizia Palmisano Una partenza lenta per un futuro a tutto sprint di Gianluigi Torchiani Il futuro è già arrivato di Veronica Caciagli Green Land Mobility di Veronica Caciagli e Letizia Palmisano Tutti i numeri del Piano nazionale di Gianluigi Torchiani A lezione di Smart City di Letizia Palmisano La Capitale vista dall’alto di Letizia Palmisano
Le filiere dimenticate del successo verde di Marco Gisotti
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50 anni tutti in legno di Gianni Parti Verdura sotto i riflettori di Sergio Ferraris Quei fanghi che possono diventare energia di Andrea Ballocchi Fototherm: fotovoltaico e solare termico in un’unica soluzione di Gianluigi Torchiani Il sole per battere il degrado di Sergio Ferraris Guaritori di edifici di Gianluigi Torchiani Rivalue, il check up 2.0 della casa efficiente di Andrea Ballocchi Il primato della Lombardia di Sergio Ferraris
Speciale Klimahouse 71
Fermata Leopolda per un successo che corre dalle Alpi ai trulli di Andrea Ballocchi
Rubriche 1 20 67 76 78 79 80
Editoriale — di Marco Gisotti Vedogreen — di Gianni Parti Progetto — di Gianni Parti Shop Internet e Apps Libri Aziende
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Overview
Le filiere dimenticate del successo verde Agricoltura e turismo rappresentano un quarto dell’economia nazionale, ma c’è ancora chi fatica a interpretarli in chiave “green”
foto: antonio cinotti, flickr
di Marco Gisotti
P
iù del 25% del Pil nazionale è rappresentato da due filiere che tendiamo spesso a dimenticare: turismo e agricoltura. Secondo l’Enea, ma potremmo citare analisi analoghe della Banca d’Italia come dell’Isnart, «il settore del turismo in Italia rappresenta, in termini economici, circa il 9,5% del PIL nazionale, con una occupazione pari a circa 2,5 milioni di addetti. Mentre il rapporto PIL(turismo)/ PIL(nazionale) è diminuito nell’ultimo decennio: a livello mondiale la quota di turismo che interessa l’Italia è scesa dal 5,6% del 1990 al 4,1% del 2010, con una tendenza ad un’ulteriore decrescita fino ad una stima del 3,7% nel 2020, in assenza di interventi strategici e strutturali per un serio rilancio del settore turistico in Italia». Un trend negativo che riguarda tutta l’economia italiana. Tutta? No, non tutta. «Il valore nel 2013 ha registrato un calo in volume in tutti i principali comparti – spiega Coldiretti –, ad eccezione dell’agricoltura, silvicoltura e pesca che fanno segnare un, seppur debole, aumento dello 0,3%». Secondo i dati Inea, estrapolati da quelli
nazionali dell’Istat, l’agricoltura italiana veleggia intorno ad un valore di 266 miliardi di euro, vale a dire quasi il 17% del Pil nazionale. Due settori, insomma, che hanno un peso rilevante nell’economia italiana e che possono trarre grande giovamento dalla rivoluzione green che sta investendo, in maniera trasversale, tutti i settori produttivi e dei servizi del Paese. «Proprio nel settore del turismo – si legge nell’ultima edizione del Rapporto GreenItaly di Unioncamere e Symbola – sembrano esserci ampi margini di miglioramento (nella direzione del “turismo sostenibile”, gradualmente più diffuso anche nel mondo del no profit), visto che solo il 19% (poco più di 32mila unità) delle imprese dei servizi di alloggio e ristorazione ha investito in tecnologie green negli ultimi cinque anni e/o ha programmato di farlo nel 2013». Per Marcello Peronaci di Enea la strada, in questo senso, è chiara: «Molti studi recenti di settore individuano alcune linee d’intervento prioritarie per il nostro Paese,
miranti a raddoppiare l’incidenza del turismo sul PIL nazionale da circa il 10% attuale al 18%, con un raddoppio degli addetti attualmente impegnati». In che modo? Miglioramento strutturale dei servizi offerti, ma certificabili con marchi, per lo più di qualità ambientale, riconosciuti a livello internazionale come Emas, Bandiere blu ecc. Un’altra strada è quella della valorizzazione delle caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche, culturali, gastronomiche locali. E, ovviamente, la destagionalizzazione dell’offerta turistica. «Un turismo basato sui principi dello sviluppo sostenibile – continua Peronaci – implica la necessità di studiare, progettare e implementare tecnologie e metodologie eco-compatibili in molteplici settori,
25% ▶ Il Pil nazionale rappresentato da turismo e agricoltura
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foto: marcosox, flickr
Tekneco Numero 15 | 2014
«Il concetto di green economy – si legge stimolando strategie di impresa e di governance innovative». Quindi, da un uso più in GreenItaly –, in agricoltura, è sinonisostenibile delle risorse idriche al ciclo dei mo innanzitutto di produzioni di qualità. rifiuti, dal risparmio energetico all’efficien- La leadership italiana alimentare vale 12 za, dallo sviluppo di tecnologie di eco-bu- miliardi, che rappresentano il fatturato al consumo generato sui mercati ilding all’utilizzo di analisi sul nazionale ed esteri dalle prociclo di vita dei prodotti nella Da soli gli NH Hoteles, la grande duzioni a denominazione di eco-progettazione. origine (Dop/Igp). Il primato D’altronde che la rivoluzione catena spagnola ben nazionale si è ulteriormente nel settore sia in corso non è presente anche nel nostro Paese, grazie al consolidato, raggiungendo un solo evidenziata dai cento mi- risparmio energetico totale di 255 riconoscimenti lioni di turisti che nel 2012 ha hanno evitato costi (156 Dop, 97 Igp e 2 Stg)». transitato per le nostre aree per 15 milioni di euro «L’agricoltura sostenibile protette, ma anche dall’ef- in tre anni. – continua il Rapporto – è anficientamento che piccoli e grandi alberghi, o intere catene, stanno che legata alla diffusione di nuovi modelgià attivamente praticando. Da soli gli NH li di sviluppo e di consumo fondati su alHoteles, la grande catena spagnola ben pre- cuni principi cardine, quali, ad esempio, la sente anche nel nostro Paese, grazie al ri- difesa del territorio, la valorizzazione della sparmio energetico hanno evitato costi per biodiversità, la promozione delle tradizioni produttive e della cultura locale: elementi 15 milioni di euro in tre anni. Una rivoluzione, tecnologica e concet- associati a forme, anche innovative, d’intuale, che riguarda, appunto, anche l’altro formazione e di scambio di beni e servizi. grande settore di cui si parla poco, ma sen- Ne è una dimostrazione la crescita della za il quale non avremmo nulla da portare spesa a chilometro zero, che ha raggiunto il fatturato record di 3 miliardi di euro, grazie sulle nostre tavole.
ai mercati degli agricoltori dove fanno regolarmente la spesa 7 milioni di italiani, mentre altri 14 lo hanno fatto almeno una volta durante l’anno». Anche perché il comparto alimentare non si esaurisce con l’attività dei campi. L’intera industria della trasformazione, della distribuzione o della ristorazione (che fatalmente si congiunge col comparto turistico) rappresenta oggi uno traordinario passaporto verso la modernità e la globalizzazione. Fra pochi mesi si aprirà l’esposizione mondiale di Milano, l’Expo 2015, dedicato proprio all’alimentazione. Sostenibilità e sicurezza sono le parole d’ordine che si frappongono fra la crisi e la creazione di una nuova economia. ◆
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Raee 2012
Presentato il nuovo Rapporto annuale dell’Enea sull’efficienza energetica: il nostro Paese risparmia energia e centra gli obiettivi. Il settore residenziale fa la parte del leone, ma i tempi sembrano maturi perché l’Italia faccia il salto definitivo
Un Paese sempre più efficiente di Andrea Ballocchi
Primo Piano
È
un’ Italia “risparmiosa” ed efficiente energeticamente quella che emerge dalle pagine del Rapporto annuale sull’efficienza energetica dell’Enea “Raee 2012”. Un dato su tutti: i risparmi energetici complessivi conseguiti al 2012 grazie agli interventi previsti dal Piano nazionale per la efficienza energetica del 2011 ammontano a più di 73.000 GWh/anno, quasi il 30% in più rispetto al 2011. Prima, però, di guardare ai traguardi centrati dall’Italia, è bene comprendere quale sia lo scenario internazionale che sta spingendo sempre più i Paesi industrializzati e l’Europa, in particolare, a promuovere politiche e investimenti finalizzati all’efficienza energetica.
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Lo scenario mondiale
Il principale motivo che spinge verso l’efficienza energetica è il costo sempre più elevato dell’energia. Il “World Energy Outlook” dell’Agenzia internazionale per l’Energia mostra l’aumento sempre più deciso dei prezzi del petrolio: per il terzo anno consecutivo i prezzi hanno superato i 100 dollari al barile. Gli alti prezzi, insieme al miglioramento dell’efficienza energetica, hanno contribuito alla relativa riduzione dell’intensità energetica mondiale dell’1,5%. “Il rinnovato interesse per le politiche di efficientamento degli ultimi anni è un fenomeno globale, – si legge nel Rapporto –. Da un lato la Cina si è posta l’obiettivo di ridurre l’intensità energetica del 16% entro il 2015; dall’altro gli Usa hanno adottato nuovi standard di efficienza volti ad ottimizzare il consumo di carburanti nei veicoli; l’Ue si è impegnata nella riduzione del 20% della sua domanda di energia entro il 2020; il Giappone mira a ridurre del 10% i suoi consumi elettrici entro il 2030. Anche i Paesi produttori di petrolio nel Medio Oriente, storicamente poco interessati
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Primo Piano
10% ▶ i costi delle famiglie per spese energetiche e trasporti
al risparmio energetico, hanno iniziato a introdurre misure di efficienza negli impianti di condizionamento per porre freno ad una domanda crescente a livelli insostenibili per l’offerta. Tuttavia, le politiche sono ancora lontane dall’attuare il pieno utilizzo del potenziale economico dell’efficienza energetica globale”. Come evidenzia il documento, partendo sempre dallo scenario del World Energy Outlook, i due terzi di tale potenziale economico rimangono ancora inutilizzati. Peccato, perché una “azione di successo nello sfruttamento del potenziale dell’efficienza energetica” avrebbe importanti implicazioni sui trend energetici e climatici mondiali. Il contesto europeo
Da questi presupposti si comprende quanto l’efficienza energetica sia cruciale a livello globale.
In particolare per l’Europa e l’Italia, “visti i costi attuali del suo sistema di approvvigionamento energetico” come sottolineato dal report Enea: nel 2012 il valore delle importazioni di combustibili fossili in Europa è stato equivalente al 3,2% del Pil e oltre il 10% della spesa delle famiglie è stata indirizzata a spese energetiche per trasporto e abitazione. Nello stesso anno l’Italia ha speso 57,9 miliardi di euro in importazioni di petrolio e gas, un aumento di 2,2 miliardi di euro rispetto al 2011. “In mancanza di grandi quantità di risorse energetiche nazionali, l’efficienza energetica è una priorità assoluta per contenere le crescenti importazioni e aumentare la competitività”. L’Ue pone sempre maggiore attenzione a questo aspetto: a livello legislativo, l’entrata in vigore della Direttiva 2012/27/EU in materia ha proprio lo scopo di focalizzare gli sforzi congiunti nel
Unioncamere-Cresme
L’edilizia sostenibile è la leva per il rilancio del settore Riservato agli abbonati.
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La differenza dello stato di salute tra edilizia convenzionale ed edilizia sostenibile è ben rappresentata dai dati del rapporto “Il partenariato pubblico e privato e l'edilizia sostenibile in Italia nel 2013” curato da Unioncamere e realizzato in collaborazione con Cresme Europa Servizi. Nel 2013 il mercato del partenariato pubblico e privato è rappresentato da 2.901 gare per un volume d’affari di circa 5,2 miliardi di euro riferito a 1.564 gare di importo noto. Rispetto al 2012 il numero di gare si riduce del 5% e l’importo del 34%. All’origine di questa flessione vi è innanzitutto il crollo degli importi delle grandi opere, superiori a 50 milioni di euro, che si riducono alla metà, passando da 5,8 miliardi a 2,8 miliardi, facendo quindi segnare un sonante -52%. Le buone notizie vengono dalla seconda parte del rapporto di Unioncamere e Cresme, ossia, quella dedicata all’edilizia green o, più precisamente, quella dedicata a come si coniugano sostenibilità edilizia e procedure di partenariato pubblico e privato (ppp). In particolare, sono state analizzate le operazioni di ppp riconducibili a 13 dei 18 settori individuati dall’Osservatorio: beni culturali, centri polivalenti, cimiteri, commercio e artigianato, direzionale, impianti sportivi, parcheggi, riassetto di comparti urbani, sanità, scolastico e sociale, tempo libero, turismo, altri interventi di edilizia residenziale e non. Si tratta di un mercato che nel 2013 rappresenta quote del 72% per numero e del 45% per importo dell’intero mercato del ppp contro quote del 52% per numero e del 41% per importo del resto del mercato delle opere pubbliche. Complessivamente nel 2013 le operazioni di ppp per l’edilizia sostenibile sono 2.084 per un importo di 2,1 miliardi. Rispetto al 2012 questo mercato registra un bilancio complessivamente positivo: +8% il numero di opportunità,
+30% gli importi in gara. Nell’ambito dell’edilizia sostenibile, tra il 2002 e il 2013, sono state censite 149 mila gare per l’affidamento di interventi di nuova costruzione o di rinnovo di edifici residenziali e non residenziali, per un importo di circa 131 miliardi. Dai dati sopra citati è legittimo pensare che sia proprio l’edilizia green un volano importante per l’intero settore, come ha sottolineato il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello: «In un mercato come quello delle opere pubbliche, ancora fortemente in crisi, lo sviluppo sostenibile e la tutela dell'ambiente sono leve importanti per rimettere in moto investimenti e occupazione».
Gare e affari
l mercato del partenariato pubblico e privato numero gare
importo (mln di Euro) 2515 1938
1725 1766
222
317
465
422
1780 1527 1390
1228 861
1606
1919
391
545
1393
1779
2084 2100
1621
1185 800
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Fonte: Unioncamere / Cresme
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La spesa in R&S in Europa Le uscite di alcuni Paesi della UE in milioni di Euro Francia Germania Regno Unito Italia Finlandia Spagna Danimarca Svezia Paesi Bassi Austria
molto diversi tra le varie economie. – si legge nel Rapporto –. Questa evoluzione si è verificata parallelamente a un aumento della spesa pubblica destinata alla ricerca energetica a livello aggregato che ha interessato quasi tutti i Paesi considerati. Nel 2011, i due terzi della spesa pubblica nella ricerca energetica in Ue sono stati finanziati direttamente dagli Stati membri attraverso le rispettive politiche nazionali, mentre la restante parte è stata sovvenzionata dai programmi di finanziamento della Commissione europea: Francia, Germania, Regno Unito e Italia sono i Paesi europei che hanno erogato in termini assoluti i maggiori finanziamenti di ricerca nel settore energia”.
Portogallo
I risultati raggiunti dall’Italia 200
400
600
800 1.000 1.200
Fonte: Agenzia Internazionale per l'Energia
centrare gli obiettivi comunitari concordati in tema di efficienza energetica. D’altronde, afferma Claudia Canevari, direttore generale Energia della Commissione europea, «l’Europa non può permettersi di sprecare energia. La realizzazione di un’Europa efficiente sotto il profilo energetico è un obiettivo dell'Ue da diverso tempo, concretizzato in modo chiaro nella Strategia Europa 2020. Questa strategia, condivisa da istituzioni europee, Stati membri e parti sociali, richiede che l’Ue adotti tutte le misure necessarie per raggiungerne gli obiettivi».Il grande impegno assunto dall’Ue sul fronte dell’efficienza energetica è ben rappresentato dal trend positivo della relativa spesa pubblica in ricerca e sviluppo. “Nel corso del passato decennio si è assistito a una tendenziale crescita della spesa dedicata al settore dell’efficienza energetica, peraltro a fronte di livelli di partenza anche
L’Italia ha mostrato un impegno significativo in questo senso, testimoniato dal finanziamento pubblico per la ricerca e sviluppo nel settore energetico pari a circa 400 milioni di euro, con una crescita del 36% rispetto al 2005. Da notare, come si legge tra le righe del “Raee 2012”, che in Italia la spesa in R&S nel settore dell’efficienza energetica ha superato quella destinata alle tecnologie del nucleare, che sino al 2001 assorbiva la quota più cospicua dei finanziamenti in ricerca nel settore energia (intorno al 40%), evidenziando sostanziali cambiamenti strutturali nella composizione percentuale della spesa per tecnologie energetiche. È aumentato anche il peso percentuale delle energie rinnovabili (17,3%) e delle tecnologie per lo stoccaggio (oltre il 25%). Per quanto riguarda l’efficienza energetica, i maggiori finanziamenti sono stati destinati soprattutto al settore residenziale (59 milioni di euro contro i 18 milioni del 2005), circa il 62% del totale delle spese per l’efficienza energetica. “L’Italia si trova quindi ad occupare il primo posto per le spese
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Risparmi energetici conseguiti al 2012 e attesi al 2016 (GWh/anno) TIPOLOGIA
Decreto legislativo 192/05
Certificati Bianchi
Detrazioni fiscali del 55%
Ecoincentivi e regolamento 443/2009
Risparmio conseguito al 2012
Risparmio atteso al 2016
Obiettivo raggiunto (%)
Residenziale
24.450
15.237
8.246
-
44.129
60.027
73.5
Terziario
728
1.278
214
-
2.220
24.590
9
Industria
1.773
18.283
439
-
20.507
20.140
101.8
Trasporti
/
/
.
6.443
6.443
21.783
29.6
Totale
26.951
8.899
0,78
6.443
73.279
126.540
57.9
Fonte: Elaborazione Enea
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Primo Piano
Il grande impegno assunto dall’Ue sul fronte dell’efficienza energetica è ben rappresentato dal trend positivo della relativa spesa pubblica in ricerca e sviluppo.
sostenute in questo settore rispetto agli altri Paesi europei” segnala l’Enea. Inoltre, negli ultimi 16 anni si è notevolmente ridotto l’apporto del petrolio all’interno del mix energetico italiano, passando dai circa 95 Mtep osservati nel 1997 (oltre il 54% della domanda totale di allora) a circa 62,8 Mtep nel 2012: una riduzione di quasi il 20% compensata, in particolare, dal gas naturale e dalle fonti rinnovabiliSotto l’aspetto della intensità energetica primaria, l’Italia presenta valori ben al di sotto della media dei 27 Paesi Ue, nonché di quelli appartenenti alla cosiddetta Eurozona. Capitolo risparmi conseguiti: la valutazione dell’Enea è stata effettuata riferendosi sia agli obiettivi del Piano d’azione per l’efficienza energetica (Paee) del 2011, relativi al periodo 2005-2016, sia a quelli definiti dalla Strategia energetica nazionale (Sen), relativi al 2011-2020. Esaminiamo, in sintesi, i risultati ottenuti: —— 27.000 GWh/anno: è il risparmio complessivo ottenuto dal recepimento della Direttiva 2002/91/CE e dall’attuazione del d.lgs. 192/05 con riferimento alla prescrizione di Standard Minimi di Prestazione Energetica degli edifici (SMPE). —— 9.000 GWh/anno: è il risparmio complessivo ottenuto dal riconoscimento delle detrazioni fiscali (55%) per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti. —— 35.000 GWh/anno di risparmio energetico li fornisce il meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica o Certificati Bianchi. Facendo riferimento all’orizzonte temporale 20052016 previsto nel Paee, “il risparmio energetico complessivo derivante dalle misure analizzate
ammonta ad oltre 73.000 GWh/anno, pari a circa il 58% dell’obiettivo previsto al 2016, derivanti, in particolare, dal settore residenziale e da quello dell’industria: quest’ultimo ha superato con quattro anni di anticipo l’obiettivo prefissato” afferma l’Enea.Rispetto all’obiettivo posto al 2020 dalla Sen per il periodo 2011-2020, i risparmi energetici conseguiti nel 2011 e 2012 sono pari a circa 25.000 GWh/anno, equivalenti a circa il 14% dell’obiettivo finale.I grandi “protagonisti” che hanno maggiormente contribuito a questo risultato, soprattutto negli ultimi anni, sono l’industria e il residenziale: insieme rappresentano l’80% del risparmio totale conseguito. In particolare, nel residenziale è stato raggiunto il 75% degli obiettivi del Paee, grazie alla proroga delle detrazioni fiscali del 55%. “Il settore dell’edilizia ha subìto una radicale trasformazione grazie alle nuove tecnologie per l’efficienza energetica, come: caldaie a condensazione e nuovi materiali ad alte prestazioni, come quelli per l’involucro edilizio. Questo settore sta diventando per il nostro Paese un volano per l’economia e per l’occupazione, con la creazione di nuove professionalità opportunamente formate e dei green jobs è la conclusione dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile. ◆
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Assoelettrica
L’efficienza energetica passa anche dalle pompe di calore
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L’efficienza energetica è stato un tema ben presente anche nel convegno organizzato da Assoelettrica “Elettricità Futura“ sulla crescita sostenibile e sullo sviluppo del settore elettrico. In particolare, al centro della discussione sono state le pompe di calore elettriche, la tecnologia forse più matura e più a portata di mano che permetterebbe nel brevissimo termine di conseguire importanti risultati, come una maggiore efficienza energetica nel settore domestico e terziario e un risparmio economico per i
consumatori. Come ha evidenziato, in particolare, lo studio di Ecba Project sul valore economico del merito ambientale delle pompe di calore elettriche, con la proroga delle detrazioni fiscali del 65% e l'eliminazione delle penalizzazioni tariffarie per le tecnologie elettriche ad alta efficienza, i benefici ambientali e sanitari della loro diffusione per il riscaldamento delle abitazioni potrebbero ammontare a 1,7 miliardi di euro nel periodo 2014-2020.
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News
www.haus.rubner.com Per seguire da vicino tutte le tappe del Rubner Home Tour
ANNIVERSARI
50 anni tutti in legno di Gianni Parti
Mezzo secolo di storia nelle case in legno della Rubner, che adesso parte anche per un tour per farle conoscere in tutta Italia
di Gianni Parti
N
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el 1964 a Chienes la storica impresa di case in legno (ma non solo) Rubner inizia la sua storia. Non che prima non esistesse nulla, anzi. La vecchia segheria di Chienes era stata creata da Josef Rubner addirittura nel 1926, ma è negli anni Sessanta che l’impresa fa il salto di qualità ed entra prepotentemente nel mondo del business delle porte e delle case prefabbricate. Il Gruppo Rubner oggi vanta un fatturato di 361,2 milioni di euro, maturato nel 2012, e sedi in Italia, Germania, Austria, Francia, Polonia e Slovenia. Al processo produttivo partecipano 1.550 collaboratori accomunati da una vera e propria passione per il legno. E questa stessa passione anima ancora oggi la famiglia dei proprietari rappresentata da Stefan, Peter, Joachim e Alfred Rubner. Sotto la guida di Stefan Rubner, Presidente del Gruppo, oggi Rubner gestisce un’attività suddivisa in cinque settori strategici: industria del legno, strutture in legno, grandi progetti chiavi in mano, case in legno e porte in legno. Per festeggiare i 50 anni del Gruppo, da marzo a giugno, un truck personalizzato Rubner viaggerà lungo l’Italia, per un totale
di 3.500 km, 40 tappe e 80 giorni di viaggio, offrendo un ampio ventaglio di iniziative formative e informative rivolte ad architetti, ingegneri, geometri, progettisti, ma anche al pubblico interessato ad approfondire i temi legati all’edilizia in legno. Proprio come una vera casa, il Rubner truck include uno spazio coperto di circa 80 mq all’interno del quale verranno organizzate le attività di formazione professionale e di consulenza gratuita e personalizzata per il pubblico, grazie anche alla partecipazione di esperti e affermati architetti, e dove saranno allestite vere e proprie piccole mostre sulle costruzioni in legno. Tra i partner di primo piano, per la parte convegnistica dell’Home Tour, Norbert Lantschner, fondatore e Presidente di ClimAbita, Associazione no profit la cui missione è quella di sviluppare e promuovere una nuova cultura del vivere e costruire sostenibile. Contemporaneamente al tour, saranno allestiti due spazi espositivi dedicati a due importanti progetti che vedono Rubner Haus in un ruolo da protagonista. Il primo è “Rhome for dencity”, a cura dell’Università RomaTre e dell’architetto Chiara Tonelli, che parteciperà alla
competizione internazionale del Solar Decathlon Europe 2014, l’award ideato dal Department of Energy del governo americano, che si propone di valorizzare i migliori progetti architettonici in termini di densità, convenienza economica, trasportabilità e sobrietà. Il secondo spazio espositivo offrirà, invece, un estratto della mostra sensoriale “Prospettive Legno”, la nuova esposizione permanente recentemente inaugurata nella sede di Chienes di Rubner Haus, che invita a scoprire da vicino la filosofia e il percorso naturale alla base della costruzione di una casa in legno: dal bosco all’albero, dal legno alla casa.
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News
efficienza
Verdura sotto i riflettori A Reggio Emilia la nuova illuminazione rifà il look al supermercato e migliora la bolletta
di Sergio Ferraris
I
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? (Energy www.tekneco.it/ricevi-tekneco Service sull’illuminotecnica ha riguardato un si- gestione flessibile dei flussi luminosi. Il re-
l modello delle ESCo Company) arriva nella grande distribuzione organizzata. Questo è il senso di un’esperienza che arriva dall’Emilia Romagna e che ha riguardato il punto vendita Conad “Le Vele” di Reggio Emilia, dove l’azienda PlanGreen ha realizzato un intervento d’efficientamento energetico che vanta numeri importanti e che è stato compiuto con spese zero per il supermercato. Allo stato attuale l’intervento ha riguardato l’impianto d’illuminazione, mentre sono in fase d’attivazione il controllo da remoto sui consumi, sui sistemi di refrigerazione, sulle unità di trattamento aria (Uta) e quindi su riscaldamento e condizionamento e su altre aree critiche. Intervenire sull’impianto d’illuminazione di un punto vendita appartenente alla grande distribuzione organizzata non è solo un problema di hardware, come il montaggio e il cablaggio, ma è, soprattutto, una questione di illuminazione e cromatismi che possono esaltare caratteristiche (come freschezza o lucentezza) e mantenere più a lungo le caratteristiche organolettiche del prodotto. Nella luce emessa dai Led sono, infatti, assenti raggi dannosi per il cibo, come gli ultravioletti. L’intervento
stema illuminante composto da 30 lampade alogene, 40 lampade a ioduri metallici e 1.544 neon, che sono stati sostituiti con vari corpi illuminanti a Led. Durante la fase di studio delle soluzioni sono state realizzate delle mappe a colori sfalsati, al fine di rappresentare in maniera diretta e intuitiva l’illuminamento dei vari reparti del punto vendita. La gestione dell’illuminazione dei locali è, in realtà, simile alla direzione della fotografia di un film. È necessario, infatti, dare una base d’illuminazione generale, che in questo caso è stata realizzata grazie a delle grandi plafoniere a Led, in grado di assicurare una luce diffusa e brillante, poste a circa tre metri d’altezza, per ottimizzare il consumo energetico e la diffusione del flusso luminoso. Per frutta e verdura, invece, si utilizzano faretti posti nella stessa posizione di quelli alogeni dalla temperatura di colore di bianco neutro, che è quella ottimale per esaltare i colori dei vegetali e la stessa scelta è stata fatta per il banco del pesce fresco. Per la carne è stata utilizzata una tonalità più “calda” che consente di enfatizzare il carattere vivo e scarlatto dei prodotti, con faretti orientabili a incasso, che consentono una
trofit illuminotecnico dei banchi refrigeranti è avvenuto attraverso la sostituzione dei tubi al neon con altri di uguali dimensioni a Led, facendo attenzione alla temperatura di colore che è differente per formaggi, gastronomia e surgelati. Non è da sottovalutare il fatto che l’uso dei Led, comportando un riscaldamento molto inferiore del corpo illuminante, aumenta la durata dei prodotti e diminuisce la necessità di frigorie, con minori consumi. In totale, con il solo intervento illuminotecnico, si abbattono i consumi, relativi all’illuminazione, di oltre due terzi. Con questo modello, il punto vendita ottiene, senza investire nulla, tre obiettivi: un risparmio energetico; una riqualificazione estetica dell’area vendita, frutto del lavoro di esperti di piani e progetti illuminotecnici; un miglioramento dell’immagine di responsabilità sociale e ambientale dell’impresa.
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depurazione
Quei fanghi che possono diventare energia Un seminario tecnico ha evidenziato la crescente mole dei fanghi di depurazione e le strategie per la loro gestione, compreso l’uso per produrre energia di Andrea Ballocchi
circa la loro destinazione, dal punto di vista normativo a livello comunitario, nazionale e anche regionale. alternative ed esempi concreti
Come gestire allora la massa crescente? L’Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR ha presentato, in occasione del seminario, una ricerca intitolata “Fanghi di depurazione: Una strategia di gestione a medio termine e orientamenti futuri”. Dopo aver fatto un quadro della situazione, anche a livello normativo, la ricerca ha illustrato, tra l’altro, le alternative di medio termine all’uso diretto in agricoltura, valutando caratteristiche, pregi e limiti: si va dalla produzione di ammendanti compostati misti all’essiccamento termico on-site e successivo smaltimento/recupero, dalla produzione di CSS all’incenerimento off-site in forni di smaltimento rifiuti, fino a comprendere il co-incenerimento off-site in forni di recupero d’energia in centrali di potenza o in cementifici, il recupero di energia come pure l’incenerimento on-site in forni dedicati. In quest’ultimo caso sono compresi: i processi integrati di essiccamento-incenerimento in forni a letto fluido di fango digerito o non digerito; i processi di ossidazione a umido; i processi di pirolisi e di gassificazione. Nel corso del seminario si è, inoltre, sottolineato che oggi al settore agricolo è destinato in Lombardia il 55% dei fanghi prodotti (per il resto, il 23% finisce in discarica e il 22% è impiegato in termovalorizzatori). La percentuale destinata al settore agricolo, debitamente trattata, potrebbe aumentare, ha affermato Gian Maria Visconti di Evergreen: «Si potrebbe arrivare, previo trattamento, all’impiego in agricoltura dell’80% dei fanghi». Va detto che, per essere utilizzati in agricoltura, non devono contenere sostanze tossiche, nocive, persistenti o bioaccumulabili in concentrazioni dannose per il terreno, per le colture, per gli animali, per l’uomo e per l’ambiente in generale. Ma non mancano altre strade percorribili mirate alla produzione di energia. Allo scopo sono stati presentati alcuni esempi: l’essicazione e la termoriutilizzazione (presentata da Vomm), la tecnologia a letto fluido (Siba), o ancora la tecnologia tedesca della termodistruzione (Passavant) o la termodistruzione in impianti per RSU (A2a).
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na marea di fanghi di depurazione ci sommergerà. Fatti i debiti ridimensionamenti, la questione è sensibile: in Lombardia, per rendere meglio l’idea, ne sono prodotti più del doppio del volume del Duomo di Milano. Proprio così. All’anno ne vengono prodotti circa un milione di tonnellate, in media, quasi 100 chilogrammi a persona (dati Irer 2010). Poco più della metà, dopo adeguato trattamento nelle specifiche piattaforme, è destinato al riutilizzo in agricoltura, la restante metà è conferita in discarica o destinata all’incenerimento. Il caso della Lombardia e, in generale, il tema dei fanghi di depurazione e le strategie di medio termine da adottare per riutilizzarli
in modo sostenibile sono stati al centro di un seminario tecnico a Milano, organizzato da Federutility e Confservizi Cispel Lombardia presso la sede di Amiacque. Presenti anche Regione Lombardia e Ministero dell’Ambiente. Nell’occasione si è rilevato che le decine di milioni di euro stanziati – anche in Lombardia – per ingenti interventi in risposta alla procedura di infrazione comunitaria 2034/09, che prevede pesanti sanzioni per i depuratori e le reti fognarie che non saranno a norma entro il 2015, porteranno sì ad un miglioramento qualitativo delle acque dei fiumi e dell’ambiente, ma contemporaneamente anche ad un incremento quantitativo dei fanghi di depurazione.E non aiuta certo la situazione di incertezza esistente,
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News
rinnovabili
Fototherm: fotovoltaico e solare termico in un’unica soluzione L’azienda, nata nel 2006, ha ideato un prodotto unico per i due tipi di impianti. Una soluzione che potrebbe essere spinta dagli obblighi sulle rinnovabili in edilizia
di Gianluigi Torchiani
“
La tecnologia termo-fotovoltaica l solare termico e il fotovoltaico possono poiché si risparmia in termini di costo dei andare a braccetto, in un’unica soluzione. collettori (fotovoltaico e solare termico) con nasce dall’idea di Lo dimostra l’esperienza di Fototherm, so- le relative strutture di sostegno, nonché in voler recuperare il cietà nata nel 2006 ad opera dell’Ing. Eros termini di manodopera, grazie alla posa siMiani e dell’Ing. Luca Maresia, raccogliendo multanea dei due sistemi solari. Fare due calore dal modulo Riservato impianti in uno agli richiede, abbonati. infine, meno sul’esperienza di uno staff di ingegneri opefotovoltaico rante già nel campo del fotovoltaico e della perficie (metri quadri) e, quindi, Fototherm come adatto a situazioni dove vi è ilriceverlo? problema di cogenerazione dall’anno 2000. TuttoVuoi ciò ha èsapere durante il suo portato l’azienda a produrre e commercializ- non avere sufficiente spazio. La tecnologia funzionamento. zare i propri moduli termo-fotovoltaici con di impianto da utilizzare è quella standard www.tekneco.it/ricevi-tekneco tecnologia brevettata Fototherm in tutto il dell’impianto solare termico a circolazioNel caso Fototherm, mondo e a diventare, nel 2014, una Società ne forzata con il vantaggio che, asportando il recupero avviene per azioni. Tekneco ne ha parlato con Luca calore al modulo fotovoltaico, si ha come conseguenza l’aumento della sua produzioMaresia, vice presidente del Gruppo. per scambio ne di energia elettrica annua. Inoltre, dato che la massima temperatura nel collettore termico tramite un Che cos’è e come funziona la tecnologia termo-fotovoltaica? Quali sono i vantaggi è inferiore agli 80 °C, non esiste il problecollettore in rame. rispetto all’utilizzo del solo fotovoltaico o ma dell’ebollizione estiva (stagnazione ter-
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del solo solare termico? La tecnologia termo-fotovoltaica nasce dall’idea di voler recuperare il calore dal modulo fotovoltaico durante il suo funzionamento. Nel caso Fototherm, il recupero avviene per scambio termico tramite un collettore in rame, implementato sul backsheet del modulo fotovoltaico, così da poter cogenerare energia termica ed elettrica simultaneamente. Il modulo fotovoltaico ha, generalmente, un rendimento di circa il 15%, mentre la tecnologia Fototherm consente di implementare un collettore che recupera l’energia termica prodotta con un rendimento del 58%, arrivando ad avere così un modulo termo-fotovoltaico con una resa totale pari al 73%. Fare due impianti in uno, inoltre, ha una convenienza economica,
mica), classico problema del solare termico tradizionale.
È necessaria o, comunque, possibile un’integrazione con gli impianti di riscaldamento tradizionali? Come per tutti gli impianti solari termici, anche nel caso dei moduli Fototherm è possibile l’integrazione di generatori termici quali caldaie alimentate a gas metano, gasolio da riscaldamento, GPL, nonché una vasta gamma di pompe di calore quali quelle ariaacqua e quelle geotermiche, che alimentano, ad esempio, impianti di riscaldamento radiante a pavimento, fan-coil; in generale, quindi, impianti di riscaldamento a bassa temperatura. Il focus energetico di tipo termico da impianti con moduli Fototherm si
”
identifica, soprattutto, per quanto concerne la produzione di acqua calda sanitaria e acqua di processo entro 80 °C. Il vostro mercato è prevalentemente all’estero. Pensate che le norme sugli obblighi delle rinnovabili in edilizia possano favorire le vostre vendite anche in Italia? Dal 2006 il nostro mercato è stato, nostro malgrado, prevalentemente nei Paesi europei, e solo per una quota parte in Italia. Con la fine degli incentivi per il fotovoltaico, con
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73%
▶ il rendimento che si ottiene con la tecnologia Fototherm
Fototherm Serie CS - 250Wpe e 888Wpt - Collettore in rame
i nostri prodotti Fototherm vedono una crescente richiesta da parte dei player realizzatori di impianti solari, sia nel settore residenziale che terziario e industriale.
Riservato agli abbonati. Avete riscontrato attenzione da parte del mondo dell’ingegneria/architettura? Vuoi sapere come riceverlo? L’attenzione sino ad ora non è stata di rilievo ed è anche per questo che stiamo organizwww.tekneco.it/ricevi-tekneco zando convegni, al fine di informare magl’introduzione degli obblighi previsti dal D. Lgs 28/2011 per le nuove costruzioni e i vantaggi fiscali noti, quali 50% e 65%, d’ora in avanti la realizzazione di un impianto solare sarà dimensionato solo per far fronte ai fabbisogni di energia elettrica e termica per autoconsumo. Quindi, per l’anno 2014 e il futuro, siamo certi che il “Termo-fotovoltaico”, quale naturale evoluzione del fotovoltaico, può essere il prodotto più idoneo a soddisfare le molteplici esigenze elettriche e termiche, oltre che dei suddetti obblighi di legge, posto che questi “non possono essere assolti tramite impianti da fonti rinnovabili che producano esclusivamente energia elettrica la quale alimenti, a sua volta, dispositivi o impianti per la produzione di acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento”. Chi utilizza la tecnologia termo-fotovoltaica può, dunque, beneficiare delle detrazioni fiscali del 65% e del 50%? Gli impianti termo-fotovoltaici possono
beneficiare: della detrazione di imposta Irpef del 50% (rif. art. 16 bis del TUIR, e Risoluzione n.22/E-2013 dell’Agenzia delle Entrate) per la quota economica relativa all’impianto fotovoltaico; della detrazione di imposta del 65% (rif. D.L. 63/2013) per la quota economica relativa all’impianto solare-termico. Ciò è operativamente possibile tramite fatturazione disgiunta per impianto fotovoltaico e impianto solare termico: le percentuali relative sono individuate dalla nostra dichiarazione sul costo industriale dei moduli Fototherm. Il Conto energia è stato sinora un ostacolo alla diffusione della tecnologia termo fotovoltaica? Il “Termo-fotovoltaico” e i moduli Fototherm hanno pagato il prezzo di una politica di incentivi che ha distratto il mercato dallo scegliere prodotti tecnologici e competitivi che fossero diversi dal modulo fotovoltaico. Oggi, però, la necessità di differenziazione dell’offerta tecnico-commerciale scaturisce nella ricerca di prodotti alternativi, quindi,
giormente i professionisti sull’utilizzo della tecnologia termo-fotovoltaica. Giusto il 12 marzo scorso abbiamo organizzato a Roma un convegno per gli ingegneri, con il patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri di Roma.
Prevedete che questa tecnologia possa incontrare più successo in ambito commerciale o residenziale? La tecnologia termo-fotovoltaica può riscontrare un successo immediato in ambito residenziale, ma è sicuramente nella realizzazione di impianti in ambito commerciale, terziario e industriale che può trovare il migliore riscontro. L’impianto termo-fotovoltaico è ideale per piscine, centri sportivi, hotel, residenze per anziani e aziende con elevati consumi termici e di acqua calda sanitaria (lavanderie, caseifici, industrie alimentari, macelli, serre, ecc.). ◆
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FOTOVOLTAICO
Il Sole per battere il degrado Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? Il primo campo fotovoltaico di potenza pari polveriera nella quale, secondo il principio Come le energie rinnovabiliwww.tekneco.it/ricevi-tekneco di Sergio Ferraris
possono tutelare al meglio il territorio
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ccoppiare fotovoltaico e ripristino, o quantomeno tutela ambientale, è stata una delle pratiche più azzeccate, dal punto di vista della sostenibilità, degli ultimi anni. Si tratta della classica azione win-win, nella quale tutti vincono. Vince l’utente che riesce a risolvere il problema con una spesa molto inferiore, vince la Pubblica Amministrazione che si trova a non dover contabilizzare danni ambientali e vince la popolazione che si ritrova un ambiente più salutare e meno inquinato. Discariche, terreni inquinati e coperture realizzate in amianto sono stati bonificati o messi in sicurezza grazie al Conto energia per il fotovoltaico. Spesso si è trattato di vere e proprie sfide tecniche, come quelle dei due impianti fotovoltaici che sono entrati in funzione di recente a Goro, in provincia di Ferrara, e a Solignano, in provincia di Parma, entrambi realizzati da Marano Solar.
a 992,92 kWp è installato su una ex discarica per inerti, all’interno di un’area protetta come il “Parco Regionale del Delta del Po”. Si tratta di installazioni nelle quali è necessaria, più che mai, una certa “sartoria energetica”, tipica delle rinnovabili diffuse, perché ogni situazione possiede delle peculiarità specifiche nelle quali la standardizzazione non è possibile. Nel caso di Goro, dove il terreno della discarica era altamente instabile, in quanto utilizzato da decenni per lo smaltimento degli inerti, è stata necessaria una prima bonifica a cui è seguito un drenaggio e la stesura di terreno di riporto che ha reso possibile una buona mimesi, necessaria per rispettare il paesaggio di quello che, nel frattempo, era diventato un parco. Per ridurre al minimo l’impatto, si è scelto di non utilizzare per i pannelli supporti impattanti, come quelli realizzati in cemento armato, ma strutture in tecnopolimeri riciclabili zavorrati con inerti riciclati. L’impianto di Solignano, della potenza di 999,92 kWp, invece, è un esempio di riconversione di terreni utilizzati per fini militari, poiché sorge su un’area precedentemente usata come
di precauzione, non era possibile fare escavazioni in profondità. Anche in questo caso, si è utilizzata la soluzione “galleggiante”, solo che questa volta, al contrario di Goro, non c’erano problemi con la stabilità dei terreni e sono state utilizzate delle piastre di cemento armato appoggiate al suolo su cui sono fissati i moduli in monofile orizzontali e ad altezza contenuta per contenere al minimo l’impatto paesaggistico. Queste soluzioni rilevano che terreni marginali, inquinati e problematici possono diventare un’opportunità anziché un problema. Per gli enti locali, infatti, si trasformano da costo a reddito, mentre la messa in sicurezza del suolo garantisce che siano disinnescate quelle che sono delle vere e proprie “bombe ecologiche ad orologeria” disseminate sul territorio, mentre nel frattempo si produce energia pulita, senza emissioni di CO2 e altri inquinanti.
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geometri a convegno
Guaritori di edifici Maurizio Savoncelli, Presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati dall’ottobre 2013, ci parla della nuova iniziativa della categoria che affronta la “Sindrome da edificio malato”, descrivendoci quali sono le prospettive future per l’edilizia.
di Sergio Ferraris
“ Siete tra i primi a occuparvi, come categoria professionale, della “Sindrome da edificio malato”. Come mai? «La categoria dei geometri, tramite l’associazione Donne Geometri, che è un’emanazione del Consiglio Nazionale dei Geometri, si occupa in maniera fattiva di questa nuova materia chiamata “Sindrome da edificio malato”. Si tratta di una nuova tematica che dovrà andare a implementare tutte quelle che sono le conoscenze del mondo delle costruzioni e, quindi, non solo la parte della progettazione, ma anche la scelta dei materiali e l’intero segmento costruttivo, per completare il tutto, poi, con le analisi finali che sono correlate all’abitabilità dell’edificio». Quali sono le motivazioni dell’iniziativa? «Le motivazioni sono basate su un concetto nuovo, secondo il quale le metodologie che dobbiamo utilizzare in un prossimo futuro per la ricostruzione, la riconversione e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, che è indubbio vada riqualificato, ruotano attorno al riuso e dovranno tenere ben presente quelle che sono le nuove frontiere. Non solo, quindi, il problema dell’inquinamento acustico, di quello atmosferico
e della prestazione energetica, ma anche quello della salubrità negli edifici e negli spazi confinati, per dare la maggiore garanzia possibile a tutti coloro che dovranno abitare in questi fabbricati». Identificate queste tematiche come una leva di mercato per la vostra professione? «Si tratta di sicuro di un ragionamento che dovrà accompagnare, da qui in avanti, anche quelle che sono le valutazioni sul valore degli immobili. Ovviamente, per i tecnici ci saranno nuove occasioni di lavoro, di specializzazione e approfondimento. La categoria dei geometri, quindi, è naturale che si proponga in prima fila per svolgere questa attività». Quindi, oltre la certificazione energetica, anche quella di salubrità all’orizzonte della categoria? «Ora noi faremo tutte le verifiche giuridiche e metteremo in piedi una serie d’incontri con gli organi competenti e con i ministeri per capire come veicolare questo ragionamento, che in altre nazioni è già in fase avanzata. Esiste già oggi un certo
Le metodologie che dobbiamo utilizzare in un prossimo futuro per la ricostruzione, la riconversione e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente ruotano attorno al riuso.
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orientamento giurisprudenziale sull’argomento, che deve mettere in allarme tutte le categorie dei tecnici, ma anche i costruttori e gli immobiliaristi per mettere in sicurezza le operazioni immobiliari».
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Maurizio Savoncelli, Presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati
La crisi dell’edilizia ha messo in luce un’inedita alleanza tra ambientalisti e costruttori, come per esempio la collaborazione tra Ance e Legambiente. Sono mondi che in passato si sono scontrati. Come avviene secondo lei questa dialettica? «Questo fenomeno è assolutamente vero. Le professioni tecniche, come noi e gli architetti, hanno intrapreso un percorso comune con Legambiente, che è l’associazione più importante che si occupa di ambiente e territorio, proprio perché c’è la convinzione che si debba andare verso una strada che non sia quella dell’antropizzazione del suolo agricolo, ma in direzione del recupero di aree, magari abbandonate, dove ci sono situazioni di disuso, oppure non confacenti a quelle che sono le esigenze della vita di oggi. Occorre, quindi, unire le conoscenze sia dei professionisti, sia di coloro i quali hanno studiato in tutti questi anni gli eventi di carattere ambientale, per dare un contributo effettivo e concreto. Devo dire che in tutti i disegni di legge che sono stati presentati, anche durante l’ultima legislatura, c’è un’unità d’intenti per arrivare a misure corrette e che tengano conto anche delle tematiche ambientali». Nel suo recente discorso d’insediamento al Senato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha messo come primo punto l’edilizia scolastica. Oltre a ciò, quali sono le vostre richieste al nuovo esecutivo? «Noi siamo di fronte ad una grande responsabilità. Tutti noi, e in special modo la nostra generazione, dobbiamo prendere come riferimento le necessità dei nostri territori in un prossimo futuro. Di sicuro ciò che ha detto il Presidente del Consiglio è una necessità, perché il luogo principale dove mandiamo i nostri bambini deve essere assolutamente sicuro e molti edifici scolastici non lo sono. Bisogna riconoscere che molte amministrazioni locali, con grandi sforzi, stanno mettendo a norma, sotto il profilo antisismico,
tutti gli edifici scolastici. Abbiamo davanti a noi tre frontiere. La prima è quella del dissesto idrogeologico, per il quale lo sforzo di tutte le amministrazioni e di tutti i professionisti è quello di capire, monitorare e progettare interventi per mettere in sicurezza i territori che oggi non reggono più, anche perché sono cambiate le condizioni climatiche. La seconda è quella delle “incompiute”. Si tratta di una discrasia che il nostro Paese non può più sopportare. Devono essere fatte delle scelte chiare: o si recupera o si demolisce. Le risorse devono essere mirate a questi interventi. La terza è quella che ha il maggiore impatto collaborativo con i soggetti privati, ossia quella del riuso, con la riqualificazione di siti abbandonati, opifici non più in produzione da molti anni, dove si deve intervenire per recuperare e rigenerare alcune porzioni di territorio».
In Italia abbiamo una normativa tra le più complesse del mondo. Quali sono le vostre richieste? «Oltre alla complessità normativa, c’è anche l’evoluzione quotidiana. Assistiamo all’inserimento di norme che riguardano l’edilizia nei provvedimenti più disparati. Chiediamo che si vada verso l’emanazione di testi unici che diano indicazioni chiare, esaustive e che non si creino più le condizioni di una sovrapposizione legislativa che porta solo a delle difficoltà interpretative».
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www.rivalue.it L’indirizzo del portale web dedicato alla riqualificazione energetica degli edifici
SOFTWARE
Rivalue, il check up 2.0 della casa efficiente
di Andrea Ballocchi
Riservato agli abbonati. Vuoisensosapere come è uno strumento, promossoriceverlo? da Hoval, —— stampare il report riassuntivo degli inAl via la nuova release del terventi previsti. Rockwool e ALPI Fenster, chiamato Rivalue portale web, arricchito anche di www.tekneco.it/ricevi-tekneco Al resto ci pensa il software, molto ricco (www.rivalue.it). Si tratta di un portale web uno spazio notizie, e del software di calcolo costi/benefici del risanamento in edilizia. Uno strumento utile a privati, professionisti ed enti pubblici di Andrea Ballocchi
R
isparmiare in bolletta è un obiettivo caro a tutti ed anche motivo di crescente interesse e seguito, specie in edilizia. I dati forniti dall’Enea confermano che in Italia l’efficienza energetica passa prevalentemente dal settore residenziale (e ancor più da quello industriale) dove è stato raggiunto il 75% degli obiettivi del Piano d’azione nazionale per l’efficienza energetica (Paee) 2011, con un risparmio di circa 9.000 GWh/anno. Per rendere la propria casa efficiente, si deve intervenire in maniera mirata e prevedendo un certo budget da stanziare. Ma quali sono i passi da fare e, soprattutto, dove e come intervenire? Di grande aiuto in questo
dedicato alla riqualificazione energetica degli edifici, dove trova ampio spazio un software gratuito che aiuta a valutare la riduzione dei costi energetici in poche, semplici mosse. Esso, infatti, permette di calcolare: i costi d’investimento per la sostituzione dei vecchi impianti, dell’isolamento e degli infissi; la classe energetica di riferimento; il potenziale risparmio e gli eventuali incentivi. In occasione dell’edizione 2014 di Klimahouse è stata lanciata la nuova versione del portale, caratterizzato da una veste grafica rinnovata e da una parte contenutistica arricchita anche da news aggiornate sui temi della riqualificazione e dell’efficienza energetica. Oltre allo strumento di calcolo per il risanamento completamente rinnovato, più intuitivo e funzionale. Tutto è impostato sulla base di indicazioni semplici che guidano passo passo gli utenti per ottenere le informazioni utili sulla base di poche, semplici azioni: —— impostare la località e inserire i parametri del proprio edificio —— selezionare gli interventi da effettuare e stabilire un budget —— valutare il ritorno degli investimenti
di applicazioni utili come quella del calcolo dei costi per la riqualificazione, ottenendo informazioni come il tempo necessario per l’ammortamento delle spese, la classe energetica ricalcolata del proprio edificio e le possibilità di detrazione fiscale. Oppure, impostando località e parametri dell’edificio, senza sapere dove intervenire, è possibile stabilire un budget con il quale il software calcola le proposte di interventi mirati e più sensati per contare su un effettivo ritorno in termini di efficienza. Un’altra novità è l’attenzione dedicata alle esigenze di diverse tipologie di utenti: suddiviso in tre sezioni (privati, professionisti ed enti pubblici), si propone come uno strumento utile non solo al privato, ma anche al progettista, che può preparare un progetto completo da presentare al cliente e anche a un ente pubblico, quale l’ufficio tecnico di un Comune con diversi edifici da sottoporre a riqualificazione.
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VedoGreen
L’investimento migliore? Nella green economy Le IPO Green rappresentano il 40% delle nuove quotazioni di Borsa, in ascesa anche nel 2014
a cura di Gianni Parti
L
a Borsa rappresenta una vera opportunità di crescita e capitale per le PMI della green economy. Dall’analisi effettuata dall’Osservatorio VedoGreen – la società del Gruppo IR TOP che aiuta le aziende green nella ricerca di capitale e nella visibilità sul mercato nazionale e internazionale e che monitora i trend di settore all’interno del comparto verde - è emerso che le principali motivazioni individuate dalle società “verdi” per intraprendere il percorso di quotazione in Borsa riguardano la possibilità di reperire nuove risorse finanziarie attraverso un canale alternativo rispetto al tradizionale credito bancario e i maggiori benefici in termini di visibilità e reputazione che derivano dallo status di azienda quotata. Attraverso l’IPO (initial public offering) le società green rafforzano il proprio posizionamento competitivo sui mercati nazionali e internazionali, approdano e crescono rapidamente su nuovi mercati e finanziano progetti innovativi.
La raccolta complessiva delle società green sull’AIM è pari a 95 milioni di euro, dei quali 35 raccolti da GreenItaly1. Il mercato AIM Italia si è rivelato il mercato azionario più adatto per finanziare i progetti di espansione delle PMI green in un settore di grande interesse per gli investitori strategici. In particolare, le società green quotate sul mercato AIM Italia sono ad oggi 10 su un totale di 41. Come si può vedere dalla tabella 1, il fatturato medio di queste società è di 23
milioni di euro, e il flottante medio raggiunge il 27%. La market cap totale delle 10 società quotate sull’AIM di settore è di 532 milioni di euro. VedoGreen, attraverso il proprio database di 3000 aziende green, intende creare e perfezionare un modello di valutazione per identificare le eccellenze green che rispondono ai requisiti di “quotabilità”, al fine di supportarle nella differenziazione delle fonti di finanziamento e proporre la quotazione
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Nel 2013 le società della green economy sono state protagoniste sul mercato dei capitali con 6 quotazioni di successo su 18 IPO complessive, un trend in ascesa anche nel 2014. Le IPO hanno interessato: Enertronica, attiva nel settore Smart Energy, Sacom nell’Agribusiness, True Energy Wind nel Mini-Eolico, Ki Group con focus sul mercato del biologico, GreenItaly1 la prima SPAC italiana tematica specializzata sulle imprese della green economy, di cui VedoGreen è promotore e investitore assieme a Idea Capital fund SGR e Matteo Carlotti. Nel 2014 si sono quotate Green Power e Gala, entrambe attive nel settore Smart Energy, a prova del trend positivo per le società green.
Società
Settore
Nomad
Data IPO
Enertronica
Energia Rinnovabile
EnVent
mar-13
Fintel Energia Group
Energia Rinnovabile
Intermonte
mar-10
Frendy Energy
Mini idroelettrico
Integrae SIM
giu-12
Gala
Smart Energy
EnVent
mar-14
Greenitaly1
SPAC - Green Finance
Intermonte
dic-13
Gruppo Green Power
Energia Rinnovabile
EnVent
gen-14
Innovatec *
Smart Energy - Efficienza Energetica
EnVent
dic-13
Ki Group
Agribusiness (prodotti bio)
EnVent
nov-13
Sacom
Agribusiness
Envent
apr-13
True Energy Wind **
Mini Eolico
Integrae SIM
ott-13
MEDIA SOMMA * Totale ricavi Pro Forma al 31.12.12 — ** Raccolti anche 4,36 milioni di euro mediante emissione di un POC
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in Borsa come un’interessante opportunità per la propria crescita. «Assistiamo ad un grande fermento all’interno del settore, segnale recepito anche dagli investitori che stanno dimostrando un interesse sempre più concreto per gli investimenti sostenibili – spiega Anna Lambiase, amministratore delegato di VedoGreen –. Guardando al core business delle società green quotate notiamo una crescente diversificazione del paniere; infatti, se in passato le attività delle aziende erano soprattutto legate alle energie rinnovabili, ora si affermano business innovativi come l’Efficienza energetica, l’Agribusiness o la specializzazione nella finanza green, come nel caso di GreenItaly1. La rappresentatività della green economy si consolida anche nei capital markets, fornendo una chiara dimensione della rilevanza di una nuova economia che, a livello industriale, si sta indirizzando verso la sostenibilità, il rispetto delle normative sull’efficienza energetica e la qualità dell’ambiente. Il database VedoGreen sta valutando la quotabilità di aziende italiane green eccellenti per aiutarle a considerare il mercato dei capitali come importante alternativa ai canali finanziari tradizionali
per la propria crescita. La dimensione media delle aziende green quotate, inoltre, dimostra come l’AIM Italia sia un mercato azionario ad hoc per le PMI italiane in cerca di capitale per finanziare ambiziosi progetti di crescita in un settore di grande interesse per investitori e Family Office nazionali e internazionali». Attraverso i capitali raccolti in IPO e la visibilità acquisita nel processo di quotazione, le matricole green intendono consolidare e rafforzare il proprio posizionamento competitivo sui mercati nazionali ed internazionali, approdare e crescere su nuovi mercati e incrementare il proprio portafoglio clienti e le commesse. La SPAC GreenItaly1 ha raccolto le risorse finanziarie necessarie per acquisire come società target un’azienda italiana con Equity Value superiore ai 100 milioni di euro, appartenente al settore green, con solidi risultati economici, generazione di cassa, elevata propensione all’innovazione, vocazione internazionale e un’attività non legata ad incentivi. True Energy Wind ed Enertronica intendono incrementare il portafoglio di
commesse per consolidare la propria leadership nei mercati di riferimento: la prima rivolgendosi, strategicamente, soprattutto al mercato italiano, la seconda con l’obiettivo di crescere anche sui mercati internazionali (Sudafrica, Medio Oriente). Per Innovatec, infine, la quotazione è lo strumento per portare avanti il “Progetto Smart”, dedicato all’innovazione energetica, volto a sviluppare tecnologia, prodotti e servizi energetici per la clientela corporate e retail tramite tecnologie innovative e continua attività di ricerca e sviluppo. L’IPO per Green Power ha segnato l’avvio di un percorso di crescita e consolidamento del proprio posizionamento competitivo per affermarsi quale leader di mercato nella commercializzazione di prodotti e soluzioni per l’efficienza energetica per il segmento domestico. Anche la recente matricola Gala intende rafforzarsi nelle 3 principali aree di business: rinnovabili, gas ed engineering per l’efficienza energetica. ◆
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Fatturato pre-IPO
Fatturato 2012
Market Cap IPO
Flottante
Raccolta
AUC
Vendita
Market Cap ***
16,6
5,5
8,7
10%
0,9
0,9
0,0
10,7
33,4
33,0
52,9
11%
5,6
5,6
0,0
119,0
0,5
0,9
17,7
15%
2,7
2,7
0,0
48,0
n.d.
n.d.
200
12%
24,9
24,9
0,0
214,6
n.s.
n.d.
35,0
100%
35,0
35,0
0,0
35,9
32,8
32,8
30,3
11%
3,3
3,3
0,0
30,6
38,6
38,6
17,6
30%
5,3
5,3
0,0
16,2
42,0
42,0
35,8
14%
5,0
3,3
1,7
31,7
33,2
33,2
41,4
20%
8,5
8,5
0,0
18,1
0,0
0,0
8,9
42%
3,7
3,7
0,0
7,6
24,6
23,2
44,8
27%
9,5
9,3
0,2
53,2
186,0
448,4
94,9
93,2
1,7
532,3
*** al 10.03.2014
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News
AGROENERGIE
di Sergio Ferraris
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Presentata a Bioenergy, il salone delle rinnovabili in agricoltura, la situazione del biogas lombardo
L
a Lombardia è prima nel settore del biogas. Sono 361, infatti, gli impianti presenti nella regione per una potenza installata di 282 MWe. Gli impianti lombardi sono alimentati per il 50% da reflui zootecnici, che altrimenti dovrebbero essere avviati a depurazione, per il 20% da scarti della lavorazione agricola o sottoprodotti, in alternativa destinati alle discariche, per il 26% da colture energetiche estive come il mais e la parte rimanente da colture di integrazione. Per quanto riguarda l’utilizzo del suolo a fini energetici, la Sau (superficie agricola utilizzata), destinata a mais e triticale per l’alimentazione degli impianti a biogas, è di circa 35mila ettari, al di sotto del 4% della Sau complessiva della regione. I dati, che smentiscono il cosiddetto assalto al suolo agricolo, sono stati illustrati a Cremona nel
corso di Bioenergy, il salone delle rinnovabili in agricoltura, e sono il risultato del progetto scientifico Ecobiogas, finanziato dalla Regione Lombardia e realizzato dal Gruppo Ricicla Disaa dell’Università di Milano, sullo sviluppo del settore del biogas in regione. «L’elaborazione dei dati raccolti nel corso del progetto - spiega Fabrizio Adani, coordinatore del progetto e docente della facoltà di Agraria dell’Università di Milano - ci ha permesso di stabilire che in Lombardia il biogas ha avuto uno sviluppo equilibrato e che il ricorso alla coltura energetica si è dimostrato proporzionato e legato più a situazioni territoriali che non a eventuali speculazioni”. La quota di Sau utilizzata per le agroenergie è considerata, dai curatori del progetto, accettabile e in via di diminuzione per effetto del nuovo sistema incentivante che favorisce l’utilizzo dei sottoprodotti. Il biogas agricolo ha consentito un’integrazione del reddito dell’azienda, di produrre energia rinnovabile e di migliorare, al contempo, l’impatto ambientale dei reflui zootecnici, frenando, oltretutto, il vistoso calo dei terreni agricoli dismessi causato della mancanza
di competitività delle aziende agricole. La Sau lombarda, infatti, è calata del 14% dal 1990. «I dati raccolti - prosegue Adani - dimostrano che, nell’alimentazione dei digestori presenti in regione, la quantità di mais è inversamente proporzionale alla quantità di effluente zootecnico impiegato. Adesso disponiamo di informazioni che ci consentono una conoscenza della realtà e non più solo una sensazione della realtà». Il rapporto tra gli ettari di mais per biogas/Sau totale nella provincia di Cremona è pari all’11%, in quella di Brescia al 4%, in quella di Mantova all’1%, in quella di Lodi al 9%, a Pavia 4%, Milano 2%, Bergamo 1% e ancora meno nelle altre province. Si tratta di dati che potrebbero finalmente fare un poco di chiarezza verso questa tecnologia che in realtà potrebbe, se gestita da un’accurata politica industriale/energetica, dare un contributo importante, consentendo l’approvvigionamento energetico su scala locale. LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/1511
foto: mgrenner57, flickr
Il primato della Lombardia
Edilizia Bio Sistema tetto
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Edilizia Bio | Sistema tetto
ENERGIA E CONSUMI
Un tesoro sopra le nostre teste di Sergio Ferraris
In Italia ci sono più di mille chilometri quadrati di tetti che se fossero “coltivati” a solare produrrebbero il 45% di tutto il consumo elettrico nazionale. Ma i nostri tetti possono fare molto più di questo.
invece, al tetto è stato reso il proprio ruolo di “bene comune” poiché, ormai, è uno standard porre sulle coperture i sistemi per la climatizzazione sia estiva, sia invernale e sempre più spesso anche i sistemi di produzione d’energia rinnovabili, quali il fotovoltaico, il solare termico e negli tempi anche il solare a concentrazione che è particolarmente adatto alla refrigerazione estiva, viste le alte temperature che si raggiungono specialmente nei momenti di picco solare.
Il potenziale energetico dei tetti italiani è enorme. Qualche anno fa, durante un’aul tetto è una parte delle abitazioni mol- dizione in Commissione Ambiente della to presente negli aforismi. “Avere un tet- Camera dei Deputati, Confedilizia rese noti to sopra la testa” equivale al possesso di dei dati, citando alcune analisi dell’Agenzia un’abitazione e Giovanni Verga ne deno- internazionale per l’energia, decisamentava l’aspetto collaborativo, dicendo che “i te interessanti. A disposizione delle rinnovicini devono fare come le tegole del tetto, a vabili, infatti, ci sono ben 1.050 chilometri quadrati di superfici, 764 di tetti e 286 di facdarsi l’acqua l’un l’altro”. ciate che se fossero “coltivate”, per esempio, L’aumento della densità abitativa, come con il fotovoltaico potrebbero consentire la conseguenza dell’esplosione dell’urbaniz- produzione di 126 TWh di elettricità l’anno, pari al 45% dei consumi italiazazione avvenuta a cavallo ni. Il tutto senza consumare della seconda guerra monun solo metro quadro di suodiale, ha causato una drastica Nel caso si riscontrino lo. Le potenzialità potrebbero diminuzione degli spazi nelle condizioni ottimali, sul essere ancora più grandi se si città, con la “scoperta” che i proprio tetto si può utilizzassero gli ex lavatoi e le tetti, rendendoli praticabi- optare anche per una turbina eolica verticale, soffitte non utilizzate come li, potevano essere utilizzati tenendo conto che serve locali tecnici per l’accumulo, come parti comuni. una ventosità media di nell’ottica dell’integrazione Ecco, quindi, che le città si 5,5 metri al secondo. energetica degli edifici nelle sono letteralmente ricopersmart grid e dando agli stessi te di superfici utili per lo più utilizzate come lavatoi e stenditoi, che oggi una robusta autonomia energetica. Per non spesso giacciono inutilizzati a causa del- parlare delle superfici a copertura delle attila diffusione delle tecnologie per il lavag- vità manifatturiere e del terziario sulle quagio domestico. Negli edifici più moderni, li possono trovare spazio sistemi energetici
I
la cui produzione sarebbe utilizzata dall’attività sottostante, come nel caso del Caab di Bologna (vedi box a pag. 26). Non altrettanto conveniente come il solare, invece, è l’eolico sui tetti. In ambienti urbani, infatti, è complicato trovare condizioni ideali di buona ventosità al fine di sfruttare al meglio la fonte eolica, anche per il fatto che in Italia difficilmente abbiamo edifici che superano i trenta metri d’altezza. Se si è convinti d’avere una buona ventosità sul proprio tetto è sempre possibile realizzare delle misure anemometriche in maniera abbastanza economica, visto che non è necessario realizzare alcuna torre, tenendo ben presente
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Una vista dall’alto dei tetti di Venezia (foto: —, Flickr)
valore aggiunto sia a livello ambientale, sia architettonico. Sull’utilizzo delle coperture nei condomini, che sono la maggioranza, c’è una grande incertezza. Il primo problema per il loro “sfruttamento” energetico è rappresentato dal fatto che, essendo parti comuni, sono soggette alle decisioni delle assemblee condominiali per ogni questione: dall’installazione degli impianti all’eventuale cessione a soggetti terzi che a loro volta li realizzerebbero; così come c’è il problema di quale sia il soggetto che cede l’energia alla rete e che comunque sia titolare del rapporto con il gestore del sistema elettrico nel caso del fotovoltaico. La prospettiva potrebbe cambiare, però, con l’introduzione dell’accumulo e con il conseguente aumento dell’autoconsumo, poiché a valle del contatore - a meno che non siano introdotti balzelli di varia natura, oppure delle e vere e proprie accise - gli utenti sono liberi di organizzarsi come vogliono. Discorso analogo riguarda il solare termico, tecnologia orientata completamente all’autoconsumo con accumulo, che può essere utilizzato per la produzione di acqua calda sanitaria e come importante fonte aggiuntiva per la climatizzazione invernale, nelle versioni più semplici, mentre se si dimensiona maggiormente l’impianto è possibile utilizzare l’energia termica prodotta anche per la refrigerazione estiva.
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che bisogna rilevare il vento per almeno un anno, al fine di avere dati sufficientemente affidabili circa la produttività. Nel caso si riscontrino condizioni ottimali di ventosità, si può optare anche per una turbina eolica verticale, tenendo conto che iniziano a essere interessanti in presenza di una ventosità media di 5,5 metri al secondo. L’utilizzo sui tetti, però, è e rimane problematico. Per esempio, nei centri storici sempre più spesso regolamenti comunali e sopraintendenze mettono lacci e laccioli anche a piccoli impianti solari fotovoltaici e termici, impedendone l’installazione a una
grande fetta dei cittadini. Alcune aziende hanno sviluppato soluzioni ad hoc per tentare di risolvere questi problemi. Diverse aziende del fotovoltaico hanno sviluppato delle “tegole solari”, mentre, per dissimulare i serbatoi d’accumulo per il solare termico, sono stati realizzati dei “finti camini” all’interno dei quali inserirli. La necessità di simili artifizi anche per impianti domestici che di speculativo non hanno nulla, la dice lunga sulla distanza sia della legislazione, sia della logica della Pubblica Amministrazione da altri Paesi, come lo Stato della Città del Vaticano (box a pag.33) nei quali le rinnovabili sono viste come un
Altro aspetto che potrebbe essere preso in considerazione, quello dell’utilizzo di locali comuni non più utilizzati come: soffitte e lavatoi per la cogenerazione, visto che praticamente tutte le zone d’Italia sono
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Edilizia Bio | Sistema tetto
L’impianto fotovoltaico del Caab Centro AgroAlimentare Bolognese (Foto di Roberto Serra / Iguana Press, da Flickr de Il fatto quotidiano)
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco Bologna: il megaimpianto sul tetto best practice
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È l’impianto su tetti più grande d’Europa, quello del Caab di Bologna, dove, la copertura del centro agroalimentare è stata interamente utilizzata. Sono 43.750 i pannelli solari installati su una superficie di 100mila metri quadri, pari a quattordici campi da calcio, tutti su copertura. L’impianto, è un progetto realizzato da Unendo Energia e vanta una potenza di undici megawatt, per una produzione annua di 11.350.000 kwh e 22,5 milioni di investimento. L’energia rinnovabile prodotta servirà, a breve, anche per attivare la logistica sostenibile dell’ultimo miglio, utilizzando mezzi elettrici per raggiungere il centro della città, in modo da abbattere l’inquinamento sia atmosferico, sia acustico del centro di Bologna. «Ad ogni grossista del Centro sarà proposto in comodato d’uso un veicolo elettrico, nel contesto del progetto di logistica sostenibile dell’ultimo miglio - afferma il presidente del Caab Andrea Segrè - Il Caab Bologna è oggi impostato sulla sostenibilità come elemento cardine di sviluppo nella visione Spreco Zero, ovvero riduzione degli sprechi di energia, acqua, alimenti, rifiuti, mobilità e aumento dell’eco-efficienza e del risparmio. Un sistema di smart grid dove ogni utente finale ha a disposizione, gratuitamente, un proprio impianto di produzione di energia da fonte rinnovabile, un impianto di accumulo di energia e la possibilità di rimanere collegato alla
rete elettrica nazionale per far fronte ad eventuali gap di produzione fotovoltaica o a picchi di consumo». Dell’energia elettrica prodotta dall’impianto, circa tre milioni di KWh sono consumati per alimentare le aziende insediate al Caab e le parti comuni. Si tratta di un utilizzo che non riguarda l’illuminazione poiché l’attività si svolge di notte quando il fotovoltaico non produce, ma la ricarica dei muletti elettrici sì, visto che sono fermi durante il giorno, mentre l’uso nella refrigerazione è più limitato visto che questo utilizzo necessita di elettricità 24 ore su 24. Prendendo la media annuale di produzione elettrica il Caab è ampiamente autosufficiente e, i restanti 7,3 milioni di KWh prodotti l’anno, potranno alimentare veicoli elettrici per il trasporto di merci nell’ambito del progetto di mobilità metropolitana recentemente elaborato dal Caab stesso, quale capofila del progetto per la City Logistic in collaborazione con l’Università di Bologna, il Cnr e alcune aziende private. La somma dei risparmi ottenuti in bolletta da parte di tutti gli operatori sulla quota di energia elettrica prodotta dall’impianto e consumata è del 15%, per circa 75.000 euro. L’impianto fotovoltaico del Caab, infine, ha una valenza ambientale talmente forte che è stato inserito come un punto cardine del Paes della città di Bologna.
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raggiunte dalla rete del metano. Oggi sono disponibili cogeneratori a partire da 10 kW elettrici - 20 kW termici - delle dimensioni di quattro metri cubi, che possono tranquillamente trovare posto nei locali non utilizzati in prossimità dei tetti. Un aspetto da non trascurare, quando si parla di tetti, è il loro isolamento a prescindere dal fatto che si operi anche sul resto dell’involucro. Il tetto, infatti, è la parte dell’edificio che subisce maggiormente il carico termico. Spesso il suo isolamento è semplice e relativamente poco costoso nel caso dei tetti a falde, dove non si modifica la sagoma dell’edificio. Il futuro potrebbe riservarci delle sorprese circa l’utilizzo dei tetti. Le ultime tendenze dell’architettura, infatti, ne prevedono l’utilizzo, trasformando quelle che sono delle coperture passive in attive sul fronte della vegetazione. Le coperture vegetali “vive” in passato erano usate solo nelle piccole abitazioni, oggi l’uso si è esteso anche ai grandi edifici, come ad esempio i condomini, offrendo soluzioni architettoniche di rilievo estetico e contribuendo, così, a mitigare il fenomeno delle isole di calore in ambito urbano.
Siena, vista sud da Torre del Mangia (Foto: windypizza, Flickr)
Una distesa uniforme di tetti (Foto: Carlo Columba, Flickr)
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Edilizia Bio | Sistema tetto
ISOLAMENTO
La frontiera del caldo e del freddo di Sergio Ferraris
foto: edgar zuniga jr., flickr
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I
tetti, data la loro posizione, sono la parte dell’edificio che è più esposta sia ai carichi termici estivi, sia agli agenti atmosferici invernali ed è chiaro che sono un punto critico sotto il profilo dell’efficientamento energetico. Bisogna aggiungere il fatto che nella maggior parte degli edifici il ruolo delle coperture è quello di protezione dalle piogge e non d’isolamento termico, ragione per la quale, molto spesso, tetti efficienti sul fronte delle acque meteoriche possono essere dei veri e propri colabrodo energetici. Quando parliamo dell’isolamento dei tetti è necessario distinguere tra le diverse tipologie degli stessi: quelli inclinati e quelli piani. I primi possono essere ventilati o no, mentre i secondi si dividono tra tetto caldo e tetto freddo. Nel caso di quelli inclinati ventilati, di solito è presente un’intercapedine d’aria, nella quale è posto anche dell’isolante. Si tratta di una tecnica realizzativa che
TECNOLOGIE
E per tetto uno strato d’acqua
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La funzione principale del tetto è quella di proteggere dall’acqua, ma potrebbe essere una buona idea quella di mettercela, invece, l’acqua. Il tetto d’acqua, in inglese roof pond, usa, infatti, l’inerzia termica dell’acqua per raffrescare o riscaldare l’ambiente sottostante. Il sistema è semplice. Si tratta di uno strato d’acqua non molto spesso disposto in una cisterna che funge da copertura del tetto, la quale durante l’estate, di giorno, viene coperta da pannelli termoisolanti che impediscono all’acqua di riscaldarsi e mantenere la temperatura acquisita la notte, quando i pannelli non la coprono. D’inverno il funzionamento è invertito. Il tetto d’acqua funziona solo su edifici che si sviluppano su un unico livello, anche di notevoli dimensioni, in quanto la trasmissione termica avviene solo attraverso la copertura. In alcuni casi la cisterna è coperta da un materiale trasparente per aumentarne l’efficienza e può essere utilizzata per l’accumulo dell’acqua piovana.
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In entrambe le foto due tetti a New York, USA
foto: greenforall.org, flickr
colorazione è efficace solo d’estate, in quanto il suo potere isolante d’inverno, quando il problema è quello di non cedere il calore dall’interno all’ambiente esterno, è praticamente nullo. ◆ LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/1513
USA
Studiati dall’alto
_ Riservato agli abbonati.
permette all’aria di uscire e di smaltire una certa quantità di calore estivo, riducendo la temperatura dell’isolante. Quelli non ventilati nei quali, quindi, non è presente l’intercapedine d’aria, possono raggiungere temperature, con il Sole allo zenit, anche di 90 °C e cedere enormi quantità di calore all’isolante. Nel caso del tetto orizzontale caldo, l’isolante è posto sotto la guaina impermeabile, mentre nel caso di quello freddo l’impermeabilizzante è posto al di sotto di quello isolante. Le possibilità d’aumento, oppure d’applicazione ex novo dell’isolamento e della sua efficienza sono legati, spesso, al momento del rifacimento della copertura, ma è possibile intervenire anche nel caso si disponga un solaio su un ambiente non riscaldato, applicando l’isolante, che può essere di vario genere e più o meno ecologico, sul pavimento del solaio, consentendo di raggiungere gli stessi livelli d’efficienza di un cappotto termico, con una grande semplicità d’intervento e senza ridurre l’altezza dei vani abitati sottostanti. Lo spessore e la qualità dell’isolamento da scegliere varia a seconda della zona climatica nella quale sorge l’edificio e a seconda che si tratti di una copertura a falda o piana. Tenendo conto di entrambi i parametri, lo spessore dell’isolante oscilla tra i dieci e sedici centimetri. Se il sottotetto è una mansarda abitata, invece, non è praticabile la realizzazione di un isolamento sul pavimento,
perché in questo caso si sacrificherebbe lo spazio per l’abitabilità. In questo caso è indispensabile realizzare un isolamento interno alle falde, possibilmente tra una trave e l’altra del tetto, proprio per non perdere spazio utile. Il materiale ottimale può essere la lana di roccia, quella di vetro, oppure, se vogliamo utilizzare un isolante assolutamente naturale, la fibra di canapa, mentre per il tamponamento si possono utilizzare perline in legno, cartongesso, oppure, se si vuole aumentare l’inerzia termica, del fibrogesso o, ancora meglio, dei pannelli d’argilla. Utilizzando queste tipologie d’applicazione dell’isolante, se è possibile, è auspicabile la realizzazione di una camera d’aria tra il tetto e l’isolante, affinché si aumenti il potere d’isolamento del sistema nel suo complesso, specialmente d’estate per avere temperature accettabili anche in assenza di impiantistica per il raffrescamento. Altro intervento possibile per l’isolamento delle coperture è quello di ricorrere alla vegetazione, realizzando un tetto verde (ne parliamo ampiamente a pagg. 3435), oppure quello di utilizzare, per le coperture orizzontali, strati di ghiaia, l’ideale sono i sassi di fiume di piccole dimensioni, al fine di realizzare uno strato ventilato e drenante con poca spesa. La ghiaia è meglio che sia di colore bianco, per non accumulare calore in eccesso d’estate, ma è anche possibile dipingere di bianco la copertura. Certo, la semplice
New York bolle a causa dei tetti. È questa la conclusione alla quale sono giunti alcuni studi sulle isole di calore che affliggono la Grande Mela effettuati dalla Nasa. Grazie al telerilevamento satellitare, l’ente astronautico statunitense ha rilevato gli andamenti di temperatura dei singoli tetti, evidenziando che quelli coperti con materiali scuri raggiungono, nel mese di luglio, la temperatura di 77 °C, mentre quelli dipinti di bianco arrivano a 52 °C. La differenza di 25 °C di giorno non è solo un problema degli ambienti confinati degli edifici, e quindi del maggior consumo energetico per il raffrescamento, ma anche dell’ambiente urbano. La Nasa, infatti, ha calcolato che nelle zone dove si concentrano i tetti scuri si possono formare isole di calore nelle quali la temperatura può essere di 7 °C superiore, anche nelle ore notturne. La soluzione, per la Nasa, è semplice ed economica: usare vernice bianca. Ma New York è in ritardo. In California, infatti, i tetti bianchi sono obbligatori da anni e si sta pensando di andare oltre, inserendo l’obbligo di utilizzo di materiali riflettenti.
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IL TERMICO PER CASE E IMPRESE
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Sotto un cielo di risorse L’utilizzo del solare termico sui tetti domestici è consolidato e noto, molto meno da parte delle imprese. Le aziende che possono utilizzare il solare termico sono tutte quelle che necessitano di calore di processo a bassa e media temperatura, con una copertura adeguata e locali tecnici idonei per i sistemi d’accumulo di Sergio Ferraris
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gradi centigradi. Questa è la temperatura alla quale può arrivare un tetto nelle ore di maggiore insolazione d’estate. Ed è naturale, quindi, che questa energia che ci arriva dal Sole, chiamata per l’appunto solare termico, si provi da anni a sfruttarla. Il principio è semplice. Si pone sulla copertura dell’edificio un dispositivo in grado di captare, con la
maggiore efficienza possibile, la radiazione termica proveniente dal Sole, trasferendola a un liquido vettore per produrre acqua calda sanitaria, calore per il riscaldamento, per il raffrescamento e, come vedremo più avanti, anche per alcuni processi industriali. Sotto la definizione “solare termico” vengono considerate diverse tecnologie che vanno dalle più semplici, come tubi di plastica neri posti sul tetto per riscaldare
una piccola piscina (soluzione, per esempio, utilizzata negli stabilimenti balneari che non necessitano di grande efficienza), ai più complessi captatori a concentrazione, in grado di arrivare a temperature di oltre 160 °C, passando per i captatori lineari a vuoto che sono in grado di garantire buone temperature anche in inverno. Le regole per una buona installazione del solare termico sono le stesse del fotovoltaico,
foto: ichristian ostrosky, flickr
Edilizia Bio | Sistema tetto
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l’acqua che si consuma è la stessa che circola nel sistema pannello-serbatoio d’accumulo - oppure chiuso, dove il fluido termovettore cede il calore all’acqua tramite uno scambiatore di calore posto all’interno del serbatoio d’accumulo. ▶ le agevolazioni fiscali per il risparmio La terza tipologia è quella, per ora meno energetico diffusa, che si basa su un concentratore patetto esposto a Sud e falda inclinata di circa rabolico che insegue il Sole e concentra la 20 gradi sull’orizzonte, ma è possibile uti- radiazione solare su un tubo captatore nel lizzare anche altre soluzioni nel caso d’in- quale si raggiungono temperature tra i 160 stallazione su coperture orizzontali. Per e i 250 °C e il cui calore viene scambiato con quanto riguarda i sistemi domestici, oggi l’acqua all’interno del serbatoio. Si tratta di sono collaudati sia nelle tecnologie sia nel- soluzioni che, per ora, non hanno ancora le prestazioni e consentono d’ottenere tra il una grande diffusione per ragioni essen60 e l’80% dell’acqua calda sanitaria e tra il zialmente di costi e verso le quali c’è anco25 e il 50% del fabbisogno termico per il ri- ra diffidenza da parte degli utenti finali, in scaldamento, il tutto su base annuale. Ma quanto non si conoscono né la durata né il se l’utilizzo domestico è consolidato e noto, mantenimento del grado d’efficienza nel non lo è altrettanto l’utilizzo da parte delle tempo e anche i costi di manutenzione, che sono indubbiamente più alti viste le temimprese. Le aziende che possono utilizzare il so- perature in gioco e la presenza di parti in lare termico sono tutte quelle che necessi- movimento. Però si tratta di sistemi che garantiscono tano di calore di processo a bassa e media temperatura, dispongono di una copertura un’efficienza più elevata e che potrebbero adeguata e di locali tecnici idonei nei qua- trovare sicure applicazioni nei settori inli predisporre dei sistemi d’accumulo. I ca- dustriali e nel terziario. Per quanto riguarda gli inseifici, per esempio, possono centivi, il solare termico può utilizzare il solare termico usufruirne in connessione per la pastorizzazione, il la- Le regole per una buona con gli interventi di risparvaggio e il preriscaldamento installazione del solare mio ed efficienza energetica dell’acqua, mentre gli auto- termico sono le stesse che sono: gli incentivi prelavaggi possono eliminare del fotovoltaico, tetto esposto a Sud e falda visti dal DM 28 dicembre quasi del tutto l’utilizzo del- inclinata di circa 20 gradi 2012 che introduce il “Conto le caldaie. L’essicazione delle sull’orizzonte. energia termico”, i Titoli di derrate agricole e dei foraggi Efficienza Energetica (TEE), può avvenire grazie ai pannelli ad aria nei quali non è utilizzata l’acqua, più conosciuti come Certificati Bianchi e le come vettore energetico, ma l’aria, mentre agevolazioni fiscali per il risparmio energeil settore enologico può utilizzare il calo- tico che oggi sono al 65%. Si tratta di incenre per il lavaggio e la sterilizzazione, oppu- tivi e agevolazioni che spesso non si possore per ricavarne energia frigorifera per il no sommare tra di loro, per cui è necessario scegliere quelli più consoni alla tipologia raffrescamento. Il lavaggio industriale che utilizza tem- d’impianto che si vuole installare. E non si pensi che il solare termico sia perature inferiori ai 100 °C può impiegare il solare termico così come tutto il settore una tecnologia sulla quale non siano posterziario che ha grandi esigenze di riscalda- sibili miglioramenti. Prima di tutto un mento e raffrescamento, come del resto gli grande lavoro è stato fatto sulle economie di scala, come per esempio con il solare a edifici industriali. concentrazione, i cui costi sono scesi in poLe tipologie di sistemi solari termici sono chi anni del 50%, ma oltre a ciò si può fare tre. Due sono quelle classiche nelle quali i ancora molto sul fronte dell’efficienza nella pannelli solari sono di tipo tradizionale, captazione della radiazione solare, sul froncon tubazioni più o meno efficienti a se- te della durata e dell’accumulo. Nuovi materiali e maggiore ingegnerizzaconda anche del costo. Si differenziano tra di loro sulla modalità di circolazione del zione degli impianti, uniti a una standarfluido che può essere forzata o naturale, dizzazione sempre più spinta della commentre il sistema può essere aperto - ossia ponentistica, saranno i punti cardine sui
2050
Una riserva di energia
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Il solare termico sarà in grado nel 2050 di fornire oltre il 20% del calore per utilizzi industriali al di sotto dei 120 °C nel mondo. Questa la stima fatta dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea) all’interno della sua Road Map sulle tecnologie per il riscaldamento e il raffreddamento. Se la percentuale dice poco, sappiate che parliamo di 3.200 GW termici, ossia di una potenza termica pari a quella di oltre 500 reattori nucleari EPR, più di tutta la potenza installata oggi. E il tutto senza produrre né radiazioni, né anidride carbonica. Si tratta di una tecnologia nella quale l’Europa potrebbe farla da padrona visto che possiede tecnologie per il calore di processo mature e che esporta, come nel caso dell’Arabia Saudita e del Cile, dove i sistemi europei sono essenziali per due impianti, rispettivamente da 25 e 26 MWth, in costruzione. Tutto ciò nonostante nel Settimo programma quadro europeo, sezione energia, in via di chiusura visto che sta partendo l’Ottavo programma quadro, sia stato dedicato al solare termico solo l’8% dei fondi per la ricerca.
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quali si giocherà la partita del solare termico nei prossimi anni. Un esempio per tutti: un considerevole aumento nell’efficienza dei tubi per la captazione della radiazione solare nei sistemi a concentrazione si è avuto grazie a un brevetto per la deposizione dei film sottili per il fotovoltaico. Ciò la dice lunga su come l’innovazione sui nuovi materiali e sulle tecnologie sia in realtà trasversale, specialmente quando si parla di energie rinnovabili. ◆
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Edilizia Bio | Sistema tetto
fotovoltaico
La battaglia energetica passa sui tetti
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Il fotovoltaico installato sui nostri tetti non solo è più in auge che mai, ma per il futuro persino i grandi operatori finanziari pensano possa mettere in crisi le grandi compagnie energetiche di Sergio Ferraris
È
stato il principe dei tetti e, nonostante la fine degli incentivi, lo sarà ancora per parecchio tempo. Parliamo del fotovoltaico, che per un lungo periodo è stato il dominatore assoluto della produzione energetica e dell’ecologia sopra le nostre teste e che ha delle potenzialità non indifferenti, come abbiamo già esplicitato in queste pagine. Anche se non dovessero esserci più incentivi, che in alcuni casi, come in quello della rimozione dell’amianto, sarebbero doverosi, in realtà il fotovoltaico sui tetti ha comunque un grande futuro, specialmente in una prospettiva di diffusione dell’accumulo. Vediamo quali sono le questioni che in futuro saranno
determinanti per l’applicazione di questa tecnologia sulle coperture. Prima tra tutte, c’è la riduzione dei prezzi dei pannelli che negli ultimi periodi è stata ribaltata anche sui piccoli impianti, cosa che non avveniva fino a poco tempo addietro, visto che esistevano gli incentivi. Oggi un impianto fotovoltaico da 3 kWp costa finito 5-6.000 euro e la previsione è di un ulteriore calo del 35% entro il 2017, che dovrebbe consentire un’ulteriore diffusione di questa tecnologia anche in assenza di incentivi. Un altro aspetto importante riguarda l’introduzione dei sistemi d’accumulo, che potrebbero inquadrare il fotovoltaico sulle coperture sotto un’altra prospettiva, ma
devono calare anche i prezzi di questi sistemi, mentre l’introduzione dei Seu, Sistemi efficienti d’utenza, consentirebbe di istituire una diversa dialettica all’interno dello scenario elettrico, particolarmente favorevole alle Pmi. In pratica, le aziende potrebbero cedere le loro coperture ad un altro soggetto che si occuperebbe di gestire la produzione
35% ▶ Il calo del costo di un impianto fotovoltaico nei prossimi 3 anni
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Il fotovoltaico, visto il prezzo marginale inesistente, è in grado di far scendere il prezzo dell’elettricità nel mercato elettrico, mettendo fuori combattimento il termoelettrico.
elettrica, vendendo poi l’elettricità alla Pmi vista come un potenziale nemico dalla genestessa. Ciò consentirebbe all’azienda di non razione fossile. Il fotovoltaico, visto il prezanticipare grandi cifre per l’impianto, cosa zo marginale inesistente, è in grado di far sempre più complessa vista la situazione scendere il prezzo dell’elettricità nel mercacreditizia italiana, a fronte di un minor gua- to elettrico, mettendo fuori combattimento dagno sul lungo periodo, liberandosi, però, di il termoelettrico. Anche il piccolo fotovoltaiuna gestione che non appartiene al proprio co sui tetti delle abitazioni e delle piccole e core business. I Seu, però, si scontrano con medie imprese, quindi, viste oltretutto le sue la logica delle aziende attive nel settore del- grandi potenzialità sul fronte delle superfici la produzione elettrica che, avendo investito utilizzabili, può mettere in pericolo un sistenegli ultimi dieci anni nella generazione a ma energetico che già oggi si regge su equigas-ciclo combinato (siamo a circa 22 GW libri precari e di breve periodo. Ma c’è di più. La prossimità tra produzione e consumo installati), vedono nel fotovoltaico un temibile concorrente che sta già mettendo fuori mette in pericolo anche il sistema distribugioco, non solo in Italia, la produzione ter- tivo, che potrebbe diventare rapidamente moelettrica, che nel nostro Paese vede un obsoleto quando si raggiungerà, tra pochi utilizzo per circa 2.500 ore l’anno di media: anni, la maturità tecnologica e commerciale molto al di sotto del punto di pareggio che dei sistemi d’accumulo. E ancora, in un’otsarebbe, per questi impianti, intorno alle tica di diffusione delle smart grid, i piccoli sistemi possono avere un ruolo da protago4.500 ore l’anno. Chiaro, quindi, che il fotovoltaico sia nel nisti nella produzione elettrica da utilizzare mirino, compreso quello già installato sul- nelle reti locali, magari per la ricarica delle le coperture delle famiglie e delle piccole e auto elettriche, l’unico grande business possibile per chi produce elettricimedie imprese. Vediamo i nutà. Ad aggravare tutto ciò conmeri del “pericolo”. Dei 550.123 Oggi un impianto impianti per 17,63 GWp di fo- fotovoltaico da 3 kWp tribuisce il fatto che l’allarme non arriva, come ci si potrebbe tovoltaico attivo in Italia a fine costa finito 5-6.000 aspettare, dagli ecologisti, ma febbraio 2014 - dati Atlasole Gse euro e la previsione è di un ulteriore calo - quelli di potenza inferiore a del 35% entro il 2017. da operatori finanziari del calibro di Ubs e Citigroup, che più 200 kWp sono 537.928 per 6,68 di una volta hanno consigliato GWp, mentre quelli superiori sono 12.192 per 10,94 GWp. Il “piccolo” foto- i propri clienti di disfarsi delle azioni delle voltaico, quindi, è grande come numerosità, utilities, specialmente quelle europee, che ma non come potenza installata, visto che hanno già visto intaccare il proprio merrappresenta circa il 37% della potenza fo- cato dalle rinnovabili, mentre per ora regtovoltaica totale in produzione: una quota gono quelle statunitensi supportate dal molto bassa se la si confronta con il parco basso prezzo del gas naturale prodotto dal di generazione italiano che è di 124,23 GWe fracking. Insomma, c’è una battaglia enernetti, dei quali 77,1 GWe di solo termoelet- getica in atto e, sembra incredibile, si comtrico (dati Terna dicembre 2012). Prima di batterà anche e soprattutto sui nostri tetti. ◆ proseguire il discorso, è necessario fare una precisazione. I dati relativi al parco elettrico italiano devono essere confrontati con la potenza di picco, che si raggiunge durante l’estate, che si aggira intorno ai 51 GWe di richiesta di carico. Quindi, anche prendendo solo la potenza termoelettrica, in Italia siamo ampiamente in oversupply e qualsia- LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: si produzione aggiuntiva a quella odierna è www.tekneco.it/1515
Vaticano
Fotoni divini
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Non tutti i tetti sono uguali, e alcuni sono, in questo caso idealmente, molto, ma molto in alto. Parliamo del tetto della Sala Nervi in Vaticano, sul quale è stato installato, da alcuni anni, un impianto fotovoltaico che, benché realizzato in un luogo che più storico non si può, ha sfruttato la progettazione innovativa dell’Architetto Pier Luigi Nervi. Per raffrescare uno spazio nel quale, durante le udienze papali, si radunano fino a 12mila persone, infatti, l’Architetto ha dotato l’edificio di un tetto ventilato, utilizzando, già all’epoca, i principi dell’architettura bioclimatica. Il progetto è del 1964. È bastato, nel 2008, sostituire i pannelli di cemento con quelli fotovoltaici ed ecco che il tetto, pur conservando la propria funzione di raffrescamento passivo, è diventato una centrale elettrica da fonte fotovoltaica da 221,59 kWp. Una volta liberato il tetto dai tegolini in calcestruzzo, si è proceduto ad applicare sui supporti orientati a Sud i pannelli fotovoltaici e su quelli orientati a Nord dei pannelli in alluminio che apportano un incremento della produzione elettrica di circa il 5%. L’impianto, nel dettaglio, è composto da 2.394 pannelli organizzati in cinque stringhe per ogni inverter, sono 22 in totale, e le stringhe sono composte ognuna da un numero variabile tra i 19 e i 24 pannelli, mentre il sistema di conversione conta 22 inverter.
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Edilizia Bio | Sistema tetto
GIARDINI PENSILI
Il verde che crescerà sulle nostre case di Sergio Ferraris
Q
uando parliamo di tetti, e quindi di coperture, possiamo dire, guardando un poco al passato e un poco al presente, che la fantasia di sicuro non è mancata agli architetti che di recente hanno rivalutato il verde: mettendolo sui tetti. Il giardino pensile non è di sicuro una novità, ma negli ultimi tempi c’è stata una riscoperta delle coperture verdi, e anche vive nel senso vegetale, dopo un lungo periodo di oblio dovuto alla standardizzazione e all’industrializzazione delle edificazioni, specialmente nel nostro Paese, dal dopoguerra ad oggi. La “novità” delle coperture verdi oggi, oltrettutto, non si deve solo a questioni estetiche o di decoro, ma anche e soprattutto ambientali poiché, ormai, è un fatto consolidato l’utilità della vegetazione in città. Mentre fino
La California Academy of Science, negli USA (foto: Roger Ward, Flickr)
alla fine dell’800 la funzione del verde nelle città era esclusivamente decorativa, oggi si è consapevoli di quanti benefici all’ambiente urbano siano portati dalla vegetazione, considerando che ormai il 50% della popolazione mondiale vive nelle metropoli, che rappresentano solo il 3% della superficie utilizzabile dall’uomo. Sostanzialmente, i vantaggi delle coperture vegetali sono di carattere ambientale, economico e sociale. Le coperture vegetali sui tetti assorbono calore, riducendo l’esigenza di raffreddamento degli edifici e, inoltre, la vegetazione filtra l’aria dagli inquinanti. Altro aspetto ambientale poco noto dei tetti verdi è quello del drenaggio delle acque meteoriche, che può alleviare il lavoro della rete fognaria messo a dura prova sia dall’aumento dell’intensità delle piogge, sia dalla sempre
maggiore impermeabilizzazione del suolo. La vegetazione sulle coperture può svolgere anche un ruolo notevole nella riduzione delle cosiddette “bolle di calore urbane”, riducendo le temperature e, quindi, il carico energetico per il condizionamento. Sul fronte economico abbiamo la diminuzione del consumo di energia elettrica per il raffrescamento - un grado in meno di temperatura ottenuto naturalmente fa risparmiare il 5% d’elettricità – e, secondo alcuni architetti, le coperture vegetali hanno una durata maggiore di quelle ordinarie e si possono coltivare. A Toronto, in Canada, città dove dal 2009 è in vigore una legge comunale che impone la realizzazione di tetti verdi per i nuovi edifici con una superficie maggiore di 2.000 metri quadri, l’hotel Royal York coltiva sul tetto piante aromatiche che utilizza nel
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foto: rachael tomster, flickr
foto: sarah_ackerman, flickr
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proprio ristorante. L’utilizzo agricolo dei tetti si sta diffondendo anche per l’aumento d’interesse verso gli orti urbani, coniugando così l’aspetto economico a quello sociale, visto che l’utilizzo delle verdure può avvenire a chilometro zero. Per quanto riguarda la realizzazione di un tetto verde, un buon professionista è in grado di progettarlo sia nel caso di nuove costruzioni, sia nel caso di edifici già esistenti. È sconsigliato il fai da te, poiché è necessario fare dei calcoli strutturali in base alla tipologia dell’edificio e al peso della copertura che può arrivare anche ad alcune decine di tonnellate per soli cento metri quadrati, massa alla quale si deve aggiungere il peso dell’acqua e, in alcuni casi, della neve. Una soluzione per “alleggerire” il tutto, che non evita il ricorso a un professionista, può essere quella di non usare solo terra, ma un mix di elementi che alleggeriscono la copertura e ne aumentano l’efficienza energetica. Il tetto vegetale è composto da quattro elementi: la membrana d’isolamento che impedisce l’infiltrazione dell’acqua e che deve essere di ottima qualità, in quanto prima o poi si troverà ad affrontare le tenaci radici dei vegetali; lo strato di drenaggio di argilla espansa per la sua stabilità e leggerezza; lo strato di crescita, dello spessore tra i 15 e i 30 centimetri a seconda dell’utilizzo del tetto, che può essere un misto leggero di terriccio d’origine vegetale e di compost e il cosiddetto strato vegetale, ossia la vegetazione. Su quest’ultimo punto, è necessario scegliere piante locali tra le più resistenti alle alte temperature e che abbiano caratteristiche tali da coprire rapidamente il suolo, per evitare la crescita degli infestanti e quindi ridurre la manutenzione. Nel caso si punti solo all’isolamento, la scelta deve ricadere su piante che abbiano una scarsa necessità d’acqua, mentre se si opta per la coltivazione è necessario
un sistema d’irrigazione. La scelta migliore è quella di recuperare l’acqua meteorica in eccesso in una cisterna, facendo sempre molta attenzione al peso, dalla quale si preleverà l’acqua da inviare a un sistema d’irrigazione a goccia, usando la rete idrica solo nel caso di siccità prolungata.Volendo rendere il tutto assolutamente sostenibile, si può alimentare la
pompa d’irrigazione con un piccolo sistema fotovoltaico da poche decine di watt accoppiato a una batteria. In questo caso l’impatto delle verdure “da tetto” sarà uguale a zero. ◆
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CALIFORNIA ACADEMY OF SCIENCES
Integrazione con il verde al massimo
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Uno degli edifici più green al mondo, non solo per la certificazione energetica, è la sede della “California Academy of Sciences” a San Francisco, negli Usa, progettata da Renzo Piano, dove si è compiuto, con ogni probabilità, uno degli esperimenti più radicali fino ad ora in fatto di integrazione tra verde ed edilizia sostenibile. Le strutture esistenti erano state notevolmente danneggiate da un sisma nel 1989, al punto che alcuni edifici sono stati demoliti e i materiali riciclati in quelli nuovi. I tre vecchi edifici sopravvissuti sono stati uniti attraverso una copertura verde che, a sua volta, si salda con il parco circostante, il Golden Gate Park. La terra e la vegetazione sul tetto accumulano l’umidità nelle ore notturne e diventano un isolante termico durante il giorno e a questo scopo sono state piantate 1,5 milioni di graminacee autoctone che non richiedono irrigazione. Le variazioni del clima, come nebbie estive e venti dall’oceano, sono sfruttate attraverso i lucernai sul tetto e le finestre, mentre l’ondulazione del tetto consente l’accumulo dell’aria calda che, però, può essere espulsa. Risultato? L’abolizione dei sistemi di condizionamento d’aria. E non basta. Sul contorno del tetto sono stati messi dei pannelli fotovoltaici che forniscono il 5% dell’elettricità necessaria al museo, mentre per l’isolamento termico sono stati utilizzati dei cascami di tessuto dei jeans offerti dalla Levi’s. E, ancora, il 95% dell’acciaio proviene dal riciclo. Il tetto, inoltre, provvede alla canalizzazione in un sistema di recupero dell’acqua pluviale e alla gestione della ventilazione e dell’illuminazione naturali. Tutto ciò è stato essenziale per fargli ottenere la certificazione LEED (Leed in Energy and Environmental Design) ‘Platinum’. Se qualcuno pensa che bioarchitettura sia sinonimo di fragilità dovrà ricredersi: l’edificio, infatti, è progettato per resistere ai devastanti terremoti della famigerata faglia di Sant’ Andrea.
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Energia
Il futuro del fotovoltaico
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Energia | Il nuovo fotovoltaico
mercato
Una nuova mappa per il solare mondiale di Gianluigi Torchiani
Dopo le turbolenze degli scorsi anni, il 2014 dovrebbe essere l’anno della stabilizzazione di questa tecnologia. In Italia l’attenzione è ora concentrata sulle piccole taglie
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I
l fotovoltaico è senza dubbio il simbolo dell’avanzata delle nuove energie rinnovabili di questi ultimi anni, per svariati motivi: innanzitutto questa fonte, intimamente legata al sole, beneficia oggettivamente di un netto vantaggio di immagine rispetto alle altre risorse. Inoltre, questa tecnologia appare più a portata di persona comune che non i grandi parchi eolici o il biogas, non fosse altro per la possibilità di installazione anche sui tetti delle abitazioni private. Infine, la crescita è stata davvero impressionante, soprattutto nel mercato del Vecchio Continente. Eppure, di fotovoltaico si è parlato tantissimo in questi anni anche in termini non esattamente positivi: oltre alle polemiche sul costo del sostegno pubblico, particolarmente accese soprattutto in Italia, le turbolenze che hanno interessato la filiera industriale del settore hanno suscitato più di un interrogativo tra economisti e opinione pubblica. In effetti, molte aziende del settore, soprattutto
europee, non hanno retto alla aggressiva (e secondo la Commissione Ue sostanzialmente scorretta) politica di prezzo portata avanti dalle società cinesi, che ha avuto sì l’effetto positivo di trascinare verso il basso i prezzi dei pannelli, ma ha anche scatenato enormi tensioni commerciali e fallimenti a catena. Già dagli ultimi mesi del 2013, però, il fotovoltaico sembra aver cambiato passo, tanto che qualcuno si è già spinto a parlare di “nuova età dell’oro”, e persino i produttori industriali – dopo una lunga serie di bilanci negativi – hanno iniziato a rivedere i tanto sospirati utili. Che cosa sta succedendo al settore? Di fatto, il tanto atteso ribaltone della geografia del fotovoltaico ha iniziato finalmente a prendere piede, ossia il calo del mercato europeo, sempre più asfittico per via del ridimensionamento dei sistemi incentivanti, sembra ormai essere più che compensato dalla corsa dei Paesi emergenti verso il solare. Già l’ultimo trimestre del 2013 è stato,
49 GW ▶ la nuova capacità installata che sarà raggiunta nel corso del 2014
infatti, un anno record, con oltre 12 GW installati, perlopiù nel nuovo tridente del fotovoltaico: Cina, Giappone e Stati Uniti. Paesi che, per motivi diversi, hanno deciso di investire in questa tecnologia: la Repubblica popolare soprattutto per soddisfare la sua crescente fame di energia, gli Usa nell’ottica di contenere le emissioni e il Sol Levante per sopperire al sostanziale stop al nucleare seguito alla catastrofe di Fukushima. Il 2014 dovrebbe essere l’anno del definitivo consolidamento: secondo Solarbuzz, il fotovoltaico dovrebbe raggiungere i 49 GW globali di nuova capacità installata, in netta crescita rispetto ai 36 GW del 2013. Buone
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nuove sono in arrivo anche per i produttori dell’industria solare mondiale: il 2014, grazie alla sostanziale stabilità dei prezzi e a tassi di utilizzo della produzione superiori al 90%, dovrebbe confermarsi come un anno positivo per la filiera industriale. Più o meno la metà delle nuove installazioni arriverà dalla regione dell’Asia-Pacifico, grazie al ruolo trainante della Cina, capace di superare i 12 GW di capacità installata nel 2013. In particolare, la potenza installata lo scorso anno ha superato le previsioni iniziali anche grazie al fatto che molti sviluppatori cinesi si sono precipitati a completare i progetti entro la fine dell’anno; dal primo gennaio 2014, infatti, l’incentivo di 1 yuan (17 centesimi di dollaro) al chilowattora per i grandi impianti installati a terra è stato abbassato a 0,9-0,95 yuan. Il 60% circa delle installazioni è stato effettuato nelle soleggiate province dell’Ovest (Gansu, Xinjiang e Qinghai), dove gli impianti sono di proprietà dalle imprese elettriche locali. Nel 2014
il ritmo delle installazioni non dovrebbe conoscere rallentamenti, tanto che alcune stime prospettano 14 GW di nuova capacità. L’obiettivo di Pechino, d’altronde, è dichiarato, ossia raggiungere i 35 GW di potenza cumulata entro il 2015. Lo sviluppo del mercato interno è spinto soprattutto da ragioni di indipendenza energetica, ma ai dirigenti della Repubblica popolare non è indifferente neppure lo stato di salute delle aziende della filiera industriale del fotovoltaico. Suntech, ex numero uno al mondo, è stata sostanzialmente tenuta in piedi da un intervento pubblico e anche molte altre aziende del settore erano esposte con i principali istituti di credito cinesi. Qualche problema, sottotraccia, non manca: si è stimato che, per raggiungere i 35 GW di potenza, il Governo cinese spenderà almeno 50 miliardi di dollari. Considerato che oltre 100 milioni di persone nel Paese vivono in una situazione di povertà, è lecito aspettarsi che il regime comunista non possa continuare a incentivare
Il 2014 sarà il primo anno in cui il fotovoltaico nazionale farà a meno del sostegno del Conto energia (ormai definitivamente estinto), dunque occorrerà verificare il grado di maturità raggiunto dal comparto.
il solare in questa maniera ancora per molti anni. Senza dimenticare gli investimenti di rete necessari a convogliare l’elettricità prodotta dagli impianti solari verso il Sud e l’Est della Repubblica popolare, ossia le aree a maggior fabbisogno. Molto atteso è anche l’andamento del Giappone, dopo un anno record che l’ha catapultato improvvisamente nella top 3 mondiale: le politiche solari nipponiche non sono certo come quelle degli Stati Uniti o della Cina, ma la presenza delle tariffe feed-in e il desiderio popolare di passare a fonti di energia rinnovabili il più velocemente possibile, dovrebbero favorire una florida crescita anche nel 2014, con circa 7 GW di nuova capacità installati (ossia poco meno del 2014), nonostante alcuni
foto: steevithak, flickr
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segnali di un possibile rallentamento. Resterà poi da vedere se anche gli operatori esteri del fotovoltaico riusciranno ad accaparrarsi una fetta del mercato nipponico, per ora di appannaggio quasi esclusivo delle imprese locali (anche per via di alcune barriere all’ingresso). Dovrebbero invece migliorare i risultati del 2013 (4,5 GW) gli Usa, che sono attesi nel 2014 ad almeno 6,5 GW di nuova capacità. Le ragioni che spingono il solare a stelle e strisce sono tante: gli incentivi a livello federale, una normativa che consente alle utility di utilizzare senza troppe complicazioni l’energia prodotta dai grandi impianti solari (tanto da attirare l’attenzione di attori esterni all’energia del calibro di Google), vere e proprie campagne che spingono i cittadini a puntare sui piccoli impianti. Oltre al trio da record, destinato a rimanere tale anche nel 2014, ci sono, però, tanti altri Paesi che stanno scommettendo su celle e moduli: l’America del Sud, che dovrebbe superare il GW di nuova potenza installata nell’anno in corso, l’India che dovrebbe replicare i buoni risultati del 2013, il Sudafrica, la Thailandia, ecc. La geografia del solare, insomma, già oggi
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? nonwww.tekneco.it/ricevi-tekneco è più quella del passato e anche per que- estere. Building energy, invece, sta provansto le polemiche sul dumping (di cui diamo conto in un successivo articolo a pagina 44) riguardano ormai un mercato marginale, quello europeo. Ecco perché anche i big italiani del solare hanno ormai cambiato obiettivi: TerniEnergia, ad esempio, dopo tanti parchi solari installati e gestiti direttamente nel Sud Italia, ormai “riciclata” come Epc contractor, sta costruendo per conto terzi impianti solari un po’ ovunque nel mondo, in particolare in Grecia e Sudafrica (vedi intervista a pagina 42). Non manca all’appello, ovviamente, Enel Green Power, che ha avviato iniziative fotovoltaiche soprattutto in Sudafrica e Romania, ma il cui interesse però è concentrato soprattutto su altre fonti (eolico, geotermia, idroelettrico). Attiva sul fronte dell’internalizzazione è anche Enerray che, grazie alla joint venture con Tekno, si pone l’obiettivo, entro fine anno, di realizzare impianti solari per un totale di 10 MW sul mercato turco. Altro nome, stavolta attivo nella produzione vera e propria di moduli fotovoltaici, è la siciliana Moncada, che riesce a destinare buona parte dei propri prodotti fotovoltaici verso grandi commesse
do a inserirsi nel fiorente mercato del solare statunitense, nonché in quello sudafricano. I capitali italiani sono poi pronti a veri e propri investimenti finanziari: Quercus, società legalmente stanziata a Londra ma con diversi nomi nazionali alle spalle, si sta segnalando per numerosi investimenti nel solare di grande taglia, da ultimo un parco da 27,7 MW in Galles, costato 35 milioni di euro. L’attenzione delle migliaia di figure professionali che negli anni scorsi hanno beneficiato del boom del fotovoltaico (installatori, progettisti, elettricisti, ecc) resta però, ovviamente, concentrata sul mercato nazionale. Tra l’altro, il 2014 sarà il primo anno in cui il fotovoltaico nazionale farà a meno del sostegno del Conto energia (ormai definitivamente estinto), dunque occorrerà verificare il grado di maturità raggiunto dal comparto. Anche se probabilmente le nuove installazioni saranno intorno agli 1,5 GW, dunque un numero lontano da quello degli anni d’oro del solare, alcuni elementi normativi inducono a un sostanziale ottimismo. In particolare, la proroga delle detrazioni fiscali del 50% e, soprattutto, la nuova legislazione
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Energia | Il nuovo fotovoltaico
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Dato il grado di penetrazione delle rinnovabili – e in particolar modo del fotovoltaico -, nel nostro Paese sussistono oggi tutte le condizioni per cui possa rappresentare un banco di prova per best practice e sperimentazioni di soluzioni tecnologiche, nonché di modelli di adozione, superando le barriere di natura economica e organizzativo/ legislativo.
varata sui Sistemi efficienti d’utenza. Dopo anni di attesa, infatti, nel dicembre del 2013 l’Autorità per l’energia ha finalmente disciplinato questa tipologia, stabilendo le modalità con cui un produttore può installare un impianto alimentato da fonti rinnovabili (o di cogenerazione) sulla proprietà di un certo utente e vendere direttamente a questo l’energia elettrica che l’impianto produce. L’Aeeg ha limitato questo sistema di vendita diretta al rapporto tra un singolo produttore e un singolo cliente (anche se dotato di più punti di prelievo), imponendo che produzione e consumo debbano avvenire nello stesso sito. La questione forse più importante da regolare con questa deliberazione era, però, quella del pagamento degli oneri di rete e degli oneri generali di sistema. In particolare,
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? l’Aeeg ha stabilito che i Seu pagheranno di stoccaggio, ossia speciali batterie in graoneri di rete e di sistema solo sull’energia do di accumulare l’energia prodotta dal fowww.tekneco.it/ricevi-tekneco prelevata dalla rete pubblica. Una soluzio- tovoltaico e rilasciarla anche nei momenti
ne di compromesso che, secondo gli osservatori, assicura un futuro all’autoproduzione fotovoltaica, perché non abolisce il vero vantaggio competitivo dei Seu sull’energia tradizionale; il pagamento per intero degli oneri di sistema avrebbe invece comportato un sostanziale affossamento di questo meccanismo di autoproduzione. Considerato il costo di tali oneri, che per un’azienda in bassa tensione oggi pesano per quasi 6 centesimi di euro al kWh, è probabile che si assisterà a un buon sviluppo dei Seu in ambito commerciale, proprio perché in buona parte esenti dal pagamento. Altro capitolo importante per la sopravvivenza del fotovoltaico nella Penisola, soprattutto nel settore residenziale, è riuscire a sfruttare al massimo l’autoconsumo. Perché l’investimento nel solare sia profittevole, infatti, è necessario configurare al meglio l’impianto in base al fabbisogno di energia elettrica, così da utilizzare in loco quanta più energia prodotta possibile. Un aiuto potrebbe arrivare dalla tecnologia, grazie alla diffusione dei sistemi
di assenza di generazione (come la notte). Attualmente questa soluzione è frenata dal costo di acquisto iniziale, che resta ancora elevato, ma l’attesa per i prossimi anni è di una riduzione di circa il 40-50%, ottenibile grazie alle economie di scala. I sistemi di accumulo domestico, tra l’altro, permetterebbero di sfruttare completamente la generazione fotovoltaica, consentendo di spostare una quota dei consumi dal gas verso l’elettricità (la cosiddetta elettrificazione), con significativo beneficio in termini di efficienza energetica. ◆
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Energia | Il nuovo fotovoltaico
imprese
Il Paese del Sole punta all’estero e sull’efficienza
L’amministratore delegato di TerniEnergia, Stefano Neri, evidenzia la nuova strategia del Gruppo, che punta soprattutto sui mercati esteri emergenti a cura di Gianluigi Torchiani
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inito il boom dei grandi impianti installati a terra, la grande maggioranza delle società che aveva fatto affari proprio nell’installazione di impianti è scomparsa rapidamente di scena. Poche sono rimaste in piedi: una di queste è sicuramente TerniEnergia che, però, aveva fiutato il vento in anticipo, puntando su mercati alternativi a quello italiano (ne è un esempio la quotazione alla Borsa di Londra) e anche su altre tecnologie della green economy. Tekneco ne ha parlato con l’amministratore delegato del Gruppo, Stefano Neri.
scelta di forte internazionalizzazione dei business di TerniEnergia nasce da queste considerazioni e dalla necessità di costituire una piattaforma di aggregazione che rappresenti, al tempo stesso, un’opportunità per gli investitori istituzionali.
Siete stati per anni uno dei maggiori operatori attivi nel fotovoltaico nazionale. Ora la vostra attenzione è rivolta soprattutto ai mercati esteri e ad altre tecnologie. Potete riassumerci i perché di questa svolta? Le continue modifiche al quadro normativo e l’instabilità del mercato interno hanno reso molto difficile operare e investire in Italia. Questo arretramento nazionale sul versante dello sviluppo della filiera delle rinnovabili e del cleantech fa da contraltare alla tendenza di rapida crescita all’estero, particolarmente in Paesi dove il settore sta acquisendo profili di rilevanza industriale. A fronte dei nuovi bisogni legati alla sostenibilità, che sono il nuovo driver di sviluppo del comparto mondiale, c’è spazio per nuovi soggetti industriali integrati operanti esclusivamente nel settore green. In particolare per quanto riguarda la produzione energetica pulita, il risparmio e l’efficienza energetica, il riciclo, il recupero di materia ed energia da risorse marginali. La
mazione e di gestione delle politiche di settore. Questo ha disorientato gli investitori, ha tolto credibilità al contesto nazionale e ha messo in crisi un settore industriale che stava nascendo e si stava consolidando. Un settore, vale la pena ricordarlo, che negli anni tra il 2008 e il 2013 ha creato posti di lavoro, reddito, ricchezza e valore in maniera anticiclica. I continui attacchi alle rinnovabili, spesso pretestuosi e di parte, hanno invece creato un clima di incertezza e di scarsa visibilità sulle prospettive del settore. Clima che ha finito col ridurre l’appeal anche di quei soggetti che hanno saputo reagire con dinamismo, efficienza e flessibilità alle mutazioni di contesto. Potrei ribaltare la domanda: l’Italia crede nella green economy come risorsa per lo sviluppo? C’è bisogno di green economy per far crescere il Paese?
“
Le continue modifiche al quadro normativo In Italia, invece, ilagli mondo delle rinnovabili e l’instabilità del Riservato abbonati. (fotovoltaico in particolare) langue. Gli inmercato interno hanno sono finiti come troppo presto? Vuoicentivi sapere riceverlo? Io non farei un discorso di incentivi, ma di reso molto difficile strategia del Sistema Paese. Ci sono stati www.tekneco.it/ricevi-tekneco operare e investire in troppi cambi normativi concentrati in pochissimi anni, a causa di errori di programItalia.
Che opportunità vedete oggi per il mercato italiano del fotovoltaico? Un nuovo mercato potrebbe aprirsi attraverso
”
Stefano Neri
i “sistemi efficienti di utenza”, con impianti connessi all’unità di consumo e realizzati in aree del cliente. Si tratta di una opportunità in più per l’efficientamento energetico. Ma ancora non c’è piena visibilità normativa e, soprattutto, sarà necessario capire se nasceranno strumenti finanziari dedicati. Quali sono i segmenti di mercato solare su cui potreste ancora puntare? A livello globale, sicuramente quei segmenti che permettono di rispondere positivamente alle aspettative della comunità finanziaria, e in particolare dei grandi investitori istituzionali, di allocare una parte dei loro investimenti. Il nostro focus strategico è sulla realizzazione di impianti di dimensione
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forte crescita, in mercati caratterizzati da domanda di sostituzione delle fonti di approvvigionamento energetico e di efficienza dei sistemi elettrici e, infine, in aree geografiche prossime al raggiungimento della grid parity o, in alternativa, regioni nelle quali è possibile operare attraverso PPA (power purchase agreement). Quanto è forte la concorrenza internazionale? Siete supportati adeguatamente a livello politico-economico-finanziario? La concorrenza è molto attrezzata. Vi sono filiere consolidate di altri Paesi che possono contare su strumenti finanziari dedicati, attivi già da anni, che l’Italia sta cominciando a costruire in questa fase. Direi, però, che quando le industrie del nostro Paese si presentano in maniera coordinata, con una visione strategica condivisa e riescono a dispiegare pienamente il proprio bagaglio di competenze e fattori competitivi, possono giocarsi la partita alla pari con chiunque. Il terzo bid del governo sudafricano per la realizzazione di grandi centrali fotovoltaiche, dove la filiera nazionale ha registrato un risultato prestigiosissimo, ne è la riprova concreta.
Stefano Neri, amministratore delegato di TerniEnergia
Riservato agli abbonati. Che futuro immaginate per il fotovoltaico da un punto di vista tecnologico? Vuoi sapere come riceverlo? Sulle opportunità di sinergia con l’efficientamento energetico cominciano a delinearsi www.tekneco.it/ricevi-tekneco modelli di business anche a livello interna-
industriale e sul consolidamento di partnership e sinergie con operatori industriali e finanziari caratterizzati da elevato merito creditizio. È il caso, ad esempio, degli interventi che abbiamo realizzato in Grecia, Romania e in Sudafrica, dove abbiamo conseguito contratti di Epc per complessivi 160 MW. Inoltre, abbiamo progettato con Prelios SGR e l’advisor Power Capital un Fondo immobiliare chiuso denominato RA (Renewable Assets), destinato a investire sulla nuova asset class costituita dagli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. I grandi impianti sul territorio nazionale potrebbero rappresentare ancora un possibile investimento per voi? Escludiamo al momento nuovi sviluppi in Italia. Per quanto riguarda, invece, il parco delle centrali di proprietà della società, abbiamo completato la ripartizione dei parchi fotovoltaici di taglia industriale sviluppati con Edf En Italia, nell’ambito di un processo di valorizzazione degli asset rappresentati dagli impianti destinati all’attività di power generation. TerniEnergia manterrà la proprietà (piena o in JV) della maggior parte degli asset, al fine di assicurare ricavi stabili e ricorrenti nel lungo periodo.
Tutti adesso parlano di piccoli impianti. Come mai per voi non rappresentano invece una possibilità di investimento? Non è il nostro focus strategico, non lo è mai stato. Il nostro obiettivo è che TerniEnergia si affermi, dopo la leadership italiana, tra i maggiori player a livello internazionale nel settore di riferimento grazie al nuovo modello di business e all’integrazione della struttura finanziaria. Il nuovo piano industriale punta ad accelerare la strategia di focalizzazione internazionale, attraverso l’innovativo modello di accesso al capitale, il rafforzamento della produzione di cassa e la stabilità dei margini nel periodo di piano. La geografia del fotovoltaico mondiale ormai è profondamente mutata rispetto a qualche anno fa. Che aspetti positivi vedete in questo cambiamento e quali, invece, sono quelli negativi? Tra gli aspetti positivi c’è sicuramente quello dell’emersione di mercati impensabili fino a pochi anni fa. Si aprono finestre interessanti nei Paesi in via di sviluppo in vari continenti, consentendo agli operatori anche la diversificazione del rischio Paese. In particolare, vediamo opportunità nei Paesi emergenti caratterizzati da domanda di energia in
zionale.Altre opportunità nasceranno probabilmente dall’integrazione con le tecnologie digitali di gestione, monitoraggio e controllo della programmabilità della produzione energetica. Infine, i sistemi di accumulo o l’integrazione con altre tecnologie (ad esempio l’abbinamento del fotovoltaico con centrali cogenerative) possono rappresentare uno scenario di sviluppo nei prossimi anni. Finora vi sono state diverse barriere all’affermazione di standard vincenti: dall’incertezza normativa ai costi, passando per la gestione delle reti. A mio avviso, però, dal punto di vista industriale non si potrà prescindere dalla necessità di individuare dei modelli in grado di garantire ai grandi clienti dei ritorni visibili e certi degli investimenti e ridurre, contemporaneamente, i rischi per gli stessi investitori. ◆
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Energia | Il nuovo fotovoltaico
Innovazione
di Gianluigi Torchiani
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l fotovoltaico è cresciuto molto in questi ultimi anni, ma non ha ancora risolto il suo gap storico da un punto di vista tecnologico con le altre forme di generazione fossile. Il problema riguarda la resa dei pannelli o, meglio, il loro rendimento: con questo termine si fa riferimento alla efficienza di conversione dei moduli, intesa come il rapporto tra energia complessivamente incidente sulla superficie del modulo ed energia elettrica che viene resa disponibile per essere inviata all’inverter, a livello del quale esistono, poi, ulteriori perdite di conversione dell’energia elettrica. Dunque, un modulo con una maggiore efficienza è quello che riesce a produrre un maggiore quantitativo di energia elettrica a parità di superficie; quindi, maggiore efficienza vuol dire anche meno superficie necessaria per i moduli e minore materia prima di partenza. Proprio con l’obiettivo di aumentare questi rendimenti, laboratori e scienziati di mezzo mondo sono da tempo al lavoro. Infatti, praticamente ogni giorno, con una rapida occhiata sul web, è possibile imbattersi in una miriade di ricerche scientifiche e sperimentazioni che
riguardano i pannelli: materiali innovativi, semiconduttori alternativi, ecc, la varietà è tale da perdersi, anche perché le “bufale” abbondano. Inoltre, al momento, i tradizionali moduli di prima generazione, in silicio poli e mono cristallino, si fanno ancora preferire proprio come rendimenti rispetto a quelli di seconda (film sottile, al Silicio amorfo, tellururo di Cadmio) e terza generazione (materiali organici). È dunque necessario fare un po’ di chiarezza sulle reali prospettive future di questa tecnologia, chiamata a dare un significativo apporto allo sviluppo delle rinnovabili su scala globale anche nei prossimi decenni. Come spiega Lorenzo Colasanti, ricercatore dell’Energy & Strategy group del Politecnico di Milano, sono in realtà due le grandi famiglie di fotovoltaico oggi presenti sul mercato: il fotovoltaico vero e proprio e quello a concentrazione. Il principio base di funzionamento è il medesimo, ossia lo sfruttamento dell’effetto fotovoltaico che consente, tramite la sovrapposizione di strati di materiale semiconduttore, di convertire la radiazione solare in elettricità. L’onda elettromagnetica favorisce lo sviluppo di
corrente elettrica tra gli strati, che viene raccolta tramite un opportuno sistema di contatti elettrici e convogliata, tramite junction box, all’inverter che provvede alla trasformazione in corrente alternata, finalizzata all’utilizzo o all’immissione in rete. Nel primo caso la radiazione solare investe direttamente la superficie del modulo e dunque delle celle di silicio, con una determinata frequenza d’onda, dipendente dalla giornata (nuvolosa o meno), dalla latitudine specifica e dalla posizione del sole in una determinata ora. Nel fotovoltaico a concentrazione, invece, vengono utilizzate ottiche (lenti) per la concentrazione della radiazione luminosa su una determinata superficie, con il duplice scopo di amplificare l’effetto della luce
90% ▶ e più è la diffusione delle tecnologie tradizionali che resistono per via della loro affidabilità
foto: pnnl
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco
I tradizionali pannelli in silicio dominano ancora la scena per ragioni economiche. Ma la strada verso il solare del futuro è già tracciata
- pacific northwest national laboratory, flickr
Largo ai “nuovi”, ma la prima generazione resiste ancora
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Produzione di silicio di grado solare nel 2012 per Paese di provenienza
Evoluzione della domanda di fotovoltaico mondiale GW
60 4% Altri Paesi
40% Cina
14% Corea del Sud
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15% Europa
7% Giappone
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Riservato agli abbonati. 20% USA Vuoi sapere come riceverlo? 2009 2010 2008 0 www.tekneco.it/ricevi-tekneco
Fonte: Solar energy report Polimi
diretta e di concentrare la stessa quantità di energia su una minore superficie, risparmiando così sulla materia prima di base, costituita dal materiale semiconduttore. “Data la complessità, il costo e l’affidabilità dimostrata nel tempo, la tecnologia tradizionale risulta ad oggi la più diffusa a livello globale, con un’incidenza sulle installazioni complessive superiore al 90%. Per contro, la tecnologia a concentrazione, potendo sfruttare celle multigiunzione, cioè sovrapposizione di più strati di materiale semiconduttore (fino a 4 strati), consente di ottenere efficienze molto maggiori per i moduli, fino a circa il 37% (dato di fine 2013) contro un valore di circa il 21% per i moduli tradizionali. Sono necessarie, però, zone a elevata radiazione diretta durante molte ore all’anno (per intenderci, in Italia, solo la Regione Sicilia presenta, a conti fatti, le condizioni soddisfacenti per l’applicazione), nonché opportuni sistemi di raffreddamento dedicati”, spiega il ricercatore del Politecnico di Milano. Due sono le linee di ricerca principali che al momento interessano il mondo del fotovoltaico. Innanzitutto, l’individuazione
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Fonte: Solarbuzz
di materiali semiconduttori alternativi al silicio, che consentano una produzione su scala industriale sostenibile da un punto di vista di continuità della fornitura e dei costi di produzione, al fine di abbattere il costo di produzione dell’energia da fonte fotovoltaica, principalmente legata al costo di installazione. Da qui hanno origine tutti i vari progetti di ricerca sulle celle organiche, tra cui ultimamente una ricerca dell’università di Roma Tor Vergata (vedi box successivo). L’altra strada è quella dell’ottimizzazione delle performance delle tecnologie esistenti, tramite innovazioni incrementali in termini di performance e costi di produzione dei moduli di prima, seconda e terza generazione e il miglioramento del rapporto costi/performance delle tecnologie produttive avanzate quali quelle del fotovoltaico a concentrazione (HCPV). Chi investe di più nel solare del futuro? “Storicamente la Germania, il Giappone e gli Stati Uniti sono quelli che hanno investito in maniera più consistente sugli aspetti di natura tecnologica. Più recentemente anche le nuove potenze dell’economia asiatica, India,
Cina, Corea, hanno approcciato in maniera strutturale la tecnologia del fotovoltaico, focalizzandosi, però, prevalentemente sulle ottimizzazioni del processo produttivo, con l’obiettivo di abbattere i costi di produzione e rendere a tutti gli effetti la tecnologia più competitiva. In questo senso questi nuovi Paesi stanno investendo molto sulle tecnologie di produzione, quali il taglio dei wafer per la realizzazione delle celle e l’assemblaggio automatico dei moduli, cercando di limare ulteriormente i costi industriali, peraltro estremamente più competitivi rispetto alle imprese americane ed europee grazie agli ingenti risparmi sul costo del lavoro”, spiega Colasanti. Eppure il fotovoltaico tradizionale per ora resta dominante sui mercati. Neppure il film sottile, considerato alcuni anni fa la tecnologia emergente per eccellenza, sembra per ora aver avuto molta fortuna. L’ampia disponibilità di moduli di prima generazione, con una catena di fornitura molto più sviluppata, ha finito per mettere a dura prova la sopravvivenza di gran parte dei produttori che avevano investito su questa tecnologia di seconda
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Energia | Il nuovo fotovoltaico
generazione, meno matura e costretta a confrontarsi nel corso del 2011 e del 2012 con un ribasso di prezzo a dir poco drastico. Pochi grandi produttori di film sottile sono “sopravvissuti” a livello globale: tra questi c’è l’americana First Solar, uno degli operatori numero uno al mondo che però, oltre alla produzione dei moduli, si occupa anche della fase di installazione dell’impianto finito. Per il futuro, secondo Colasanti, con la stabilizzazione dei prezzi, conseguente anche alle misure anti-dumping adottate a livello internazionale da diversi Paesi, come Usa o Europa, ci potrà comunque essere ancora spazio per la tecnologia thin film, che potrà avere il tempo di raggiungere una maggiore maturazione dal punto di vista dei costi di produzione. Anche il fotovoltaico di prima generazione è però ancora impegnato nel raggiungimento della grid parity, ossia la piena competitività di costo con le fonti energetiche tradizionali. Secondo diversi studi, il 2030 potrebbe essere l’anno in cui le rinnovabili come eolico e fotovoltaico saranno effettivamente più convenienti delle fossili. Tuttavia, secondo la visione dell’Energy & Strategy Group, il confronto non va fatto tra le singole tecnologie di generazione, quanto invece con il costo per l’acquisto della stessa dalla rete (che comprende anche tasse e imposte statali), che rappresenta il vero parametro benchmark per la definizione del raggiungimento della grid parity. Soprattutto nelle regioni del Sud Italia una condizione del genere può dirsi raggiunta, poiché la produzione annua presenta un costo inferiore rispetto all’acquisto della stessa dalla rete; diverso il caso di alcune zone del Centro e del Nord, per le quali risulteranno necessarie e prossime, ma non necessariamente immediate, riduzioni nel costo stesso della tecnologia. Inoltre, per alcuni mercati, quali quello europeo, il fotovoltaico non potrà prescindere da una reale integrazione con le reti esistenti. “Ovviamente per rendere percorribile un reale e sostenibile (dal punto di vista economico e infrastrutturale al contempo) sviluppo di un paradigma di produzione (e consumo) di energia a livello locale e distribuito, risulta imprescindibile per la fonte fotovoltaica sapersi interfacciare non più soltanto con la rete di trasmissione, ma con apparati di consumo (carichi domestici o industriali) e sistemi di misura e stoccaggio dell’energia. Indubbiamente, dato il grado di penetrazione delle rinnovabili – e
HCPV Quale sarà il futuro del fotovoltaico a concentrazione?
organico
A Roma si sperimenta il fotovoltaico ibrido
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Anche nel nostro Paese la ricerca sul fotovoltaico è molto attiva. Lo dimostra una ricerca svolta dal team del Polo Solare Organico-Regione Lazio (Chose), che ha realizzato il primo modulo al mondo, in scala reale, di fotovoltaico con perovskiti ibride organiche/inorganiche. Le perovskiti sono dei composti con una struttura cristallina particolare, che può ospitare molti elementi diversi; questa flessibilità le rende utilizzabili per una varietà di applicazioni. “Il fotovoltaico con perovskiti ibride – ha spiegato Aldo Di Carlo del Dipartimento di ingegneria elettronica dell’Università Tor Vergata – rivoluzionerà il modo con cui verranno prodotte celle e moduli fotovoltaici nei prossimi anni. Queste perovskiti ibride si presentano come degli inchiostri che possono essere facilmente depositati tramite le convenzionali tecniche di stampa. Dunque una tecnologia molto semplice che permetterà una sostanziale riduzione del costo dell’energia prodotta dal fotovoltaico”. Mentre sinora questo minerale era servito soltanto a realizzare celle di piccolissime dimensioni, il Chose è recentemente riuscito a costruire un modulo fotovoltaico funzionante con dimensioni paragonabili alle convenzionali celle al silicio. Sostanzialmente, il lavoro dei ricercatori laziali è stato quello di trovare soluzioni ingegneristiche per passare da una cella di piccolissima area a un modulo reale di dimensioni di oltre 20 cm2, dove le celle sono connesse tra di loro per aumentare la tensione prodotta. Il modulo fotovoltaico prodotto è stato realizzato “stampando” i vari strati di materiale, semplificando notevolmente il processo di fabbricazione. Ovviamente, questo primo prototipo non garantisce risultati clamorosi in termini di rendimenti: l’efficienza è del 5,1%, ossia più o meno un quarto dei migliori pannelli al silicio oggi in commercio. Eppure, secondo i ricercatori romani, il margine di miglioramento dei perovskiti ibridi è notevole, considerato che le celle di piccolissima area possono arrivare anche al 16% di efficienza. Dunque il traguardo del 20% (ottenuto dai tradizionali moduli in silicio dopo anni di sviluppo) sembra a portata di mano.
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in particolar modo del fotovoltaico -, nel nostro Paese sussistono oggi tutte le condizioni per cui possa rappresentare un banco di prova per best practice e sperimentazioni di soluzioni tecnologiche (ad esempio sistemi di storage elettrico e smart meter), nonché di modelli di adozione (vedi S3u), superando le barriere di natura economica (quali ad esempio il costo degli accumuli elettrici) e organizzativo/legislativo, in termini di sistemi di condivisione e consumo di energia”, spiega Colasanti. In conclusione, la ricerca nel fotovoltaico è attiva e sviluppata ma, al momento, grandi rivoluzioni all’orizzonte non se ne vedono. Tutti i soldi investiti nell’incentivazione pubblica del fotovoltaico, che avrebbero dovuto aiutare lo sviluppo di questa tecnologia, sono stati allora inutili? “Nel caso dell’Italia, molte risorse economiche avrebbero potuto essere calmierate su un orizzonte temporale maggiore, in maniera più oculata e regolare, tale da favorire sia un più graduale
sviluppo tecnologico che la definizione di una consolidata filiera industriale, in grado di raggiungere, eventualmente, anche le sfide del mercato internazionale, che è stata e rimane una delle principali barriere per la nostra industria fotovoltaica. Per contro, senza l’esperienza italiana e tedesca molte imprese (anche e soprattutto colossi internazionali) non avrebbero potuto comprendere e interpretare in maniera oculata il mercato internazionale e disporre delle competenze e conoscenze chiave per sviluppare al meglio una tecnologia estremamente semplice, ma al tempo stesso fortemente immatura solo fino a 4 anni fa, come quella fotovoltaica”, conclude Colasanti. ◆
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Analisi
Gli strateghi dei grandi impianti
foto: active solar, flickr
Le installazioni intorno al MW di capacità, in assenza di incentivi, non risultano convenienti per gli investitori
a cura di Gianluigi Torchiani
I
l fotovoltaico italiano è stato caratterizzato nei suoi tempi di massima espansione da un boom di grandi impianti, ossia pannelli installati a terra su enormi superfici. Con la fine del Conto energia, ormai, questo genere di installazioni non si vedono più, o meglio, in questi mesi si stanno concludendo gli ultimi allacci alla rete dei parchi solari rientrati nel Registro Grandi impianti del quinto Conto energia. Finita questa ultima fase, però, l’interesse degli investitori sembra destinato a svanire del tutto, insieme agli incentivi. Qual è la ragione? Oltre alla mancanza di sussidi in sé e alla presenza di mercati esteri più allettanti, ci sono vere e proprie ragioni di carattere economico-finanziario. Come spiega un’analisi di Giuseppe Artizzu, managing director di Cautha, il fotovoltaico su scala industriale, ormai, presenta un costo di generazione competitivo con quello del nucleare e dei cicli combinati a gas. Il problema è che, però, il prezzo all’ingrosso del MWh (grazie anche all’apporto decisivo dei tanti impianti da fonti rinnovabili costruiti negli ultimi anni) è decisamente al di sotto di questi valori. In altre parole: al momento non è
conveniente costruire né impianti fotovoltaici di grande taglia né da fonti fossili. Come precisa anche l’ultimo Solar Energy Report del Politecnico di Milano, infatti, per le grandi centrali solari non è possibile raggiungere il livello considerato minimo di rendimento (8% annuo), anche con costi molto bassi di realizzazione (nell’ordine di 500 euro per kW, un valore attualmente ancora lontano). La sostenibilità delle grandi centrali solari, in assenza di incentivazione, può essere raggiunta soltanto in Regioni come Sicilia e Sardegna. A fare la differenza non è tanto il maggiore irraggiamento delle nostre due isole maggiori, quanto, piuttosto, il valore del prezzo medio zonale dell’energia elettrica, che in effetti nelle due regioni – per ragioni di carattere infrastrutturale – è storicamente più alto del resto d’Italia. Se questa differenza fosse nell’ordine di 10 euro al MWh e il costo degli impianti chiavi in mano restasse al di sotto degli 800 euro al kW, potrebbe esserci una convenienza teorica. Tuttavia, a causa degli sviluppi normativi e strutturali, è molto probabile che lo storico gap tra l’Italia e le due isole maggiori si riduca nel tempo, piuttosto che aumentare. Anche l’altro assunto su cui si basa la prospettiva di una convenienza futura di queste installazioni nel Sud
Italia, ossia la crescita del prezzo dell’energia elettrica, appare al momento difficile (contrario tra l’altro all’obiettivo dichiarato dei vari Governi) e comunque legata a eventi su scala globale e poco facilmente controllabili. Eppure, secondo Artizzu, esistono delle possibilità future di sviluppo nel nostro Paese, in particolare legate alle grandi coperture industriali, magari puntando sul possibile accesso di questi impianti alla remunerazione prevista dal futuro capacity market (ossia il meccanismo che dal 2017 dovrebbe premiare il contributo dei grandi impianti alla stabilità delle rete elettrica nazionale). Più fattibili, tutto sommato, appaiono installazioni comunque grandi ma di più ridotte dimensioni. Sempre secondo il Politecnico di Milano, infatti, livelli di autoconsumo del 50% consentirebbero a impianti da 400 kW localizzati nel Sud Italia di raggiungere una condizione di grid parity già con gli attuali costi di installazione. Per impianti situati nel Centro Italia sarebbe invece necessaria un’ulteriore riduzione di costo, comunque non insormontabile. ◆ LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/1520
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Energia | Il nuovo fotovoltaico
Filiera
L’anello debole della manifattura italiana
Il compromesso sui dazi non risolleva l’industria italiana. Il presidente del Comitato Ifi, Alessandro Cremonesi, auspica il varo di misure più incisive da parte di Bruxelles
di Gianluigi Torchiani
L
’esistenza di pratiche commerciali scorrette messe in atto dalle aziende cinesi per conquistare il mercato europeo del fotovoltaico è ormai stata accertata dall’Unione europea da diversi mesi. Come noto, dopo una prima fase di contrapposizione frontale con Pechino, nell’estate del 2013 Bruxelles ha optato per un compromesso, il cosiddetto accordo sui prezzi minimi, che di fatto ha imposto un valore certo ai pannelli importati dalla Repubblica popolare. Secondo l’analisi comune, questa intesa ha favorito la stabilizzazione dei prezzi dei pannelli fotovoltaici. Come, però, racconta a Tekneco Alessandro Cremonesi, presidente del Comitato Ifi (Industrie fotovoltaiche italiane), l’associazione di rappresentanza dell’industria del solare italiana, non è semplice valutare l’impatto di queste misure sul mercato nazionale. “In realtà è difficile considerare da sole le misure antidumping, al netto di altre variabili determinanti, quali la crescita o meno del mercato e quindi la minor o maggior pressione della domanda sull’offerta. Ad oggi, il mercato risente molto della fine degli incentivi e quindi procede molto a rilento. In aggiunta, le misure di detrazione fiscale solo sulle persone fisiche sono tese a un mercato domestico e non industriale. Questo ha fatto sì che molte delle aziende cinesi che erano interessate all’Italia per lo sviluppo di impianti di larga scala abbiano cambiato orizzonti, rivolgendosi a mercati extra-europei più appetibili per la loro dimensione di business”. Logico, dunque, che
1,5Riservato GWagli abbonati.
determinazione del prezzo soglia. Cosa che non ha eliminato alcun pregiudizio all’industria, ove invece espressamente previsto dal Regolamento del Consiglio Ue, quando si interviene in materia di antidumping”, spiega Cremonesi. L’Ifi non teme che l’adozione di misure più dure possa bloccare la corsa del fotovoltaico verso la piena competitività con le fonti fossili: “Il concetto di grid parity, come si è detto più volte, non è semplicisticamente il prezzo a watt equivalente acquistato dal mercato tra fonti alternative diverse; comprende anche costi di smantellamento e di inquinamento ambientale. La grid parity è sicuramente ottenibile, soprattutto se nel corso del tempo si inciderà sulle tecnologie di accumulo, riducendone i prezzi e rendendola competitiva sul mercato. Quello sarà il momento in cui anche l’operatore domestico potrà rendersi totalmente autonomo dalla rete e, quindi, avere un prezzo fisso dell’energia per sempre, senza dover rimanere ancorato alla volatilità dei prezzi del petrolio o del gas”. ◆
Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco la filiera del settore sia ancora in sofferenza, ▶ la potenza commercializzata nel 2013, quasi la metà dell’anno precedente
nonostante il compromesso antidumping. Secondo il presidente del Comitato Ifi, l’industria è sicuramente l’anello più debole, con margini al minimo e pesanti situazioni finanziarie, anche per effetto dei vari stop and go delle normative succedutesi nel tempo. Questo ha comportato una netta riduzione della base manifatturiera nazionale del solare, tanto che, nel solo ultimo anno, almeno sei industrie sono state poste in liquidazione o in misure di concordato. Insomma, anche se probabilmente ci sono un po’ meno moduli cinesi in circolazione sul mercato nazionale, le imprese industriali non hanno troppo di che gioire, considerato che le commercializzazioni di pannelli non sono andate oltre gli 1,5 GW nel 2013, contro almeno il doppio dell’anno precedente. Una speranza cullata dall’Ifi e dal resto dell’industria europea è che il fragile compromesso raggiunto tra Bruxelles e Pechino vada in frantumi, con il varo di sanzioni antidumping più dure rispetto ad oggi: “È aperto un ricorso presso la Corte di Giustizia europea da parte di alcune manifatture europee contro la Commissione Ue e i suoi modi arbitrari di accettazione dell’accordo con i cinesi e di
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foto: richard masoner
/ cyclelicious, flickr
Tekneco Numero 15 | 2014
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco Tra Usa e Cina resta alta la tensione sul solare COMMERCIO
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Un aspetto positivo del compromesso raggiunto tra Bruxelles e Pechino riguarda senza dubbio la fine delle tensioni commerciali tra i due, che rischiava di estendersi pericolosamente anche ad altri campi estranei al fotovoltaico. Il livello di scontro, invece, resta pericolosamente alto tra Cina e Usa, poiché quest’ultima non ha certo rinunciato ai dazi antidumping varati nel maggio del 2012 per proteggere l’industria del solare a stelle e strisce. Anzi: lo scorso 23 gennaio, il Dipartimento del commercio americano, su pressione della lobby industriale americana del solare, ha annunciato l’apertura di ulteriori dazi antidumping sull’importazione di alcuni prodotti fotovoltaici (non interamente assemblati) in silicio cristallino dalla Repubblica popolare cinese e Taiwan, nonché la contemporanea introduzione di un dazio compensativo. Le industrie americane, in questo modo, sperano di evitare e punire il classico comportamento anti misure restrittive: pannelli costruiti quasi del tutto in Cina, ma poi assemblati e rimarchiati sul suolo americano, così da scampare ai dazi. La risposta dall’altra parte del Pacifico non si è fatta attendere: pochi giorni dopo, infatti, la Cina ha annunciato l’introduzione di dazi del 57% sull’importazione di polisilicio statunitense, con impatto
negativo su aziende del calibro di AE Polysilicon Corp e REC Solar Grade Silicon. Una decisione che ha comportato l’insurrezione della lobby del solare americana, che parla esplicitamente di rappresaglia per la politica “protezionista” di Washington, effettuata attraverso una procedura arbitraria e sommaria. C’è da rilevare, però, come questo ultimo capitolo abbia dato voce a chi, negli Usa, spera nella fine della guerra commerciale. La filiera degli installatori, in particolare, teme che la battaglia tra i due Paesi possa compromettere lo sviluppo del fotovoltaico americano, innescando, magari, tensioni sui prezzi. Come spiega la Seia, la Solar Energy industry association, se è vero che negli States esistono circa 30.000 posti di lavoro legati alla realizzazione industriale dei pannelli, ce ne sono almeno altri 90.000 legati alle altre fasi (distribuzione, installazione, ecc), che sono legati alla crescita continua delle installazioni. Una crescita che, rileva opportunamente la Seia, è stata principalmente favorita dalla caduta del prezzo dei moduli fotovoltaici degli scorsi anni, a sua volta innescata dall’aggressiva concorrenza cinese. Insomma, non è escluso che, per ragioni di convenienza economica, prima o poi la pace nel solare possa esplodere persino tra Usa e Cina.
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Ecologia E-mobility
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Europa
La mossa dell’elettrico
foto: håkan dahlström
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco Per rendere realtà un nuovo modello di mobilità sostenibile la strategia più efficace sarà l’electromobility, o e-mobility. Mezzi di trasporto tradizionali (auto, scooter, biciclette, ecc.) alimentati con corrente elettrica. Ecco come le città d’Europa e d’Italia si preparano al grande salto
di Veronica Caciagli e Letizia Palmisano
«
Il problema di Palermo è il traffico», diceva Roberto Benigni ne Il Mostro. Quella che nel celebre film era una battuta, è la triste realtà di molti pendolari cittadini, costretti a sprecare molte ore del proprio tempo in code e viaggi ai limiti della pazienza umana. Per non parlare delle conseguenti emissioni inquinanti, dannose per la salute e per l’ambiente. Certo chi vive in una città come Roma o Napoli conosce molto bene le difficoltà di spostarsi, ma questa non è una difficoltà solo italiana: molte città europee soffrono di congestione cronica del traffico urbano, tanto che la Commissione europea ha stimato il costo di questa inefficienza in ben 80 miliardi di euro annui. Anche una ricerca dell’Eurobarometro sull’attitudine degli europei nella mobilità urbana (Special Eurobarometer 406, dicembre 2013) ha confermato che la gran
maggioranza dei cittadini europei considera il traffico un grave problema, di cui non vedono una soluzione a breve termine: molti rispondenti all’indagine mostrano pessimismo circa le prospettive di miglioramento della mobilità urbana nelle loro città. Le città europee ospitano il 70% della popolazione europea e sono connesse tra loro da reti ferroviarie, stradali, aeree e, in sviluppo, anche per le biciclette; nonostante questo, la mobilità intracittadina è spesso difficoltosa e affidata per larga misura all’uso dell’auto privata, con poche eccezioni. Infatti, la ricerca Eurobarometro mostra anche le grandi differenze in Europa: secondo la Commissione europea, c’è un “urban mobility gap” tra alcune, poche, città europee avanzate nelle politiche sulla mobilità e le altre, che costituiscono la maggioranza.
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Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco Mobilità sostenibile = ambiente, salute, sicurezza
Grazie all’alta densità di popolazione e alla maggioranza di tragitti di breve distanza, la mobilità cittadina offre un grande potenziale da esplorare per sviluppare un low-carbon trasport, e contribuire in modo decisivo all’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 60% nei trasporti entro il 2050, previsto dal Libro Bianco della Commissione europea sui Trasporti “Roadmap to a Single European Transport Area – Towards a competitive and resource efficient transport system”. Infatti, le aree urbane contribuiscono per una fetta consistente alle emissioni totali del settore: ben il 23% nel 2010. Nel Libro Bianco i suggerimenti per i centri urbani per contribuire a raggiungere il target riguardano in primo luogo l’utilizzo di mezzi di trasporto tradizionali, ma sviluppati secondo modalità moderne:
innanzitutto il trasporto a piedi, in bicicletta e tramite mezzi pubblici; poi anche tramite l’introduzione di nuovi veicoli alimentati a carburanti alternativi, oppure sistemi innovativi nelle modalità di utilizzo dei mezzi di trasporto, come il carsharing, il carpooling, il bikesharing o il piedibus. La trasformazione nel trasporto urbano è di cruciale importanza perchè accende la speranza che finalmente anche in città si possa respirare aria più pulita: la legislazione europea in materia di controllo della qualità dell’aria (Direttiva 2008/50/EC del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 maggio 2008) non è, al momento, sufficiente per proteggere i cittadini da una esposizione pericolosa agli inquinanti dell’aria. Le città di quasi tutti gli Stati membri, comprese le aree metropolitane italiane, faticano a rispettare i limiti di legge su PM10 e altri inquinanti, tanto che le notizie sui puntuali
sforamenti non fanno più notizia. Ultimo, ma non meno importante, a volte non si pensa quanto le nostre abitudini quotidiane di spostamento incidano sulla sicurezza stradale. Il numero degli incidenti stradali mortali è decisamente alto, circa 28.000 in Europa nel 2012, di cui il 38% avviene in aree urbane e riguardano soprattutto pedoni. Negli ultimi anni ci sono stati dei progressi che hanno portato a una riduzione degli incidenti mortali sulle strade, ma in città questo effetto è stato meno evidente che fuori dei centri urbani; sintomo di un cambiamento che si lascia attendere. Electromobility: plug and go!
Tra le misure per rendere effettivo un nuovo modello di mobilità sostenibile, una delle più conosciute è sicuramente l’electromobility, o e-mobility: si tratta di mezzi di trasporro tradizionali (auto, scooter,
foto: ambernectar 1 3
2050
▶ entro questa data dovranno sparire dalle strade le auto alimentate con carburanti tradizionali
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Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco biciclette, ecc) alimentati con corrente elettrica. La tecnologia è matura, per cui in alcune città si vedono già da tempo i primi veicoli elettrici, anche grazie agli ecoincentivi: il maggior ostacolo alla loro diffusione è la necessità di nuove infrastrutture per la ricarica. I mezzi elettrici, infatti, hanno bisogno di un punto di ricarica elettrica, che può avvenire attraverso una presa tradizionale casalinga oppure da una colonnina di ricarica: la differenza consiste nei tempi con cui ridare energia al veicolo, che varia da 6-8 ore in caso di ricarica tramite una presa elettrica casalinga, a soli 20 minuti per le nuove colonnine di ricarica. Sarà quindi necessaria l’estensione della rete di colonnine, inoltre si stanno sperimentando tecnologie che permettono tempi di ricarica sempre più rapidi. La transizione verso le auto elettriche potrebbe essere molto più veloce di quanto ci aspettiamo: il Libro Bianco sui Trasporti fissa l’obiettivo di dimezzare il numero di auto alimentate con carburante tradizionale entro il 2030 e toglierle completamente dalla strada entro il 2050. Come ha spiegato il vice presidente della Commissione europea e commissario per i trasporti Siim Kallas, “al centro
della strategia europea per i trasporti c’è un cambiamento decisivo nelle città: dal trasporto con motori a carburante tradizionale a veicoli elettrici. Il livello di supporto finanziario dall’Unione europea per questi progetti mostra quanto l’Europa prenda seriamente il raggiungimento di questi obiettivi.” Una delle iniziative più importanti per la sperimentazione dell’e-mobility è il progetto “Green eMotion”, di un valore di 41,8 milioni di euro, di cui 24,2 cofinanziati dall’Unione europea attraverso il fondo Seventh Research and Development Framework Programme; come dichiarato da Kallas, “affronta alcuni problemi pratici e colli di bottiglia per le città e per le aziende che vogliono portare i veicoli elettrici sul mercato. Questo Al fine di soddisfare le necessità di mobilità familiare si diffondono iniziative per offrire servizi con auto a ridotto impatto ambientale che possano, da un lato, inquinare meno e, dall’altro, beneficiare delle agevolazioni spesso concesse ai mezzi elettrici, quali la possibilità di entrare nelle ZTL, utilizzare le corsie preferenziali, parcheggiare gratuitamente in fascia blu e percorrere 100 km con un solo euro o addirittura gratis.
è esattamente il tipo di iniziative in cui la cooperazione europea può costituire un valore aggiunto e un’iniziativa promettente per il futuro.” Lo scopo dell’iniziativa è di scambiare e sviluppare know-how ed esperienze in alcune selezionate regioni d’Europa, con dodici progetti pilota sviluppati: una partnership che coinvolge 42 partner tra industrie, utility, produttori di auto elettriche, municipalità, università e istituti di ricerca. Il progetto è partito nel 2011 e si concluderà nel 2015. Il progetto copre diversi tipi di veicoli elettrici, soluzioni innovative di Information and Communication Technologies e concetti di mobilità urbana. Permetterà il confronto di diversi approcci tecnologici, per contribuire all’identificazione delle migliori soluzioni per il mercato europeo. I risultati di Green eMotion porranno le basi per una replicazione di queste esperienze e una loro celere diffusione in Europa. Infatti, l’implementazione e il testing sono un passo cruciale per creare un network di punti di ricarica e servizi di elettromobilità in Europa, affinché i guidatori di veicoli elettrici possano viaggiare e ricaricare le proprie auto dove
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vogliono. Uno degli obiettivi di Green eMotion è di sviluppare una piattaforma aperta IT che procuri i necessari requisiti, come gli standard di interfaccia IT, per i vari servizi di elettromobilità per dimostrare l’usabilità e la flessibilità in Europa. L’Italia partecipa al Green eMotion attraverso il progetto dimostrativo sviluppato da una collaborazione che vede come capofila l’Enel, il Centro di Ricerca per il Trasporto e la Logistica dell’Università La Sapienza e Roma Capitale: oggetto di studio sono le abitudini degli utilizzatori e test per l’integrazione con la rete elettrica. Il numero di vetture immesse in strada è di circa 150, mentre i punti di colonnine di ricarica installati sono circa 250, con prime città di installazione Roma, Milano e Pisa. Il progetto si sviluppa in parallelo ad altre iniziative sull’elettromobilità, come e-Moving (A2A, Renault) e PRIME (finanziato dal Ministero dell’Ambiente).
Complici, da un lato, la crisi economica e, dall’altro, l’adozione di stili di vita più sostenibili, è sempre maggiore il numero delle famiglie che rinuncia al “lusso” della seconda auto e, in alcuni casi, anche a quello della prima ed unica vettura. Al fine di soddisfare le necessità di mobilità familiare, fra gli italiani si sta quindi diffondendo il ricorso a servizi che mettono a disposizione un veicolo “su misura”, ovverosia per il tempo necessario: mesi, settimane o addirittura qualche ora. Dall’altro lato si diffondono iniziative per offrire servizi davvero green, con auto a ridotto impatto ambientale che possano, da un lato, inquinare meno e, dall’altro, beneficiare delle agevolazioni spesso concesse ai mezzi elettrici, quali la possibilità di entrare nelle ZTL, utilizzare le corsie preferenziali, parcheggiare gratuitamente in fascia blu e percorrere 100 km con un solo euro o addirittura gratis. A Roma, dall’idea di tre amici, è nato, ad esempio, GreenMobilityRental.it che consente a privati, a professionisti e alle aziende di noleggiare il veicolo più adatto alle proprie esigenze e a minor impatto ambientale, potendo scegliere veicoli elettrici (installazione della colonnina a domicilio inclusa), ibridi e alimentati a GPL. Oltre ai benefici tipici delle auto “green”, sottolinea il servizio di econoleggio, i vantaggi inclusi sono quelli propri di un servizio di nolo come, ad esempio, la disponibilità di un ampio parco auto e
l’inclusione, all’interno del canone mensile, di tutte le spese legate ai servizi di gestione (assicurazione, bollo, manutenzione ordinaria e straordinaria, ecc.). A Napoli, città prigioniera di un traffico fortemente congestionato, nell’aprile del 2013 è nato Bee, il primo servizio di car sharing elettrico d’Italia che, a differenza di quel che normalmente accade in questo settore, è realizzato da un soggetto privato, ovvero da NHP ESCo (Energy Service Company). Attualmente la flotta di Bee è composta da 40 Twizy e presto dovrebbe essere arricchita dalla presenza di auto a 5 posti. Il servizio è distribuito su tutta l’area della città partenopea grazie a 32 Bee point, parcheggi attrezzati con colonnine di ricarica che consentono ai fruitori di prendere il veicolo in un punto e poi di lasciarlo in un altro, con la massima flessibilità.
Riservato agli abbonati. Elettrica e condivisa: questi sono gli aggetVuoi sapere come riceverlo? tivi che contraddistinguono la nuova generazione di mobilità ecosostenibile che, è www.tekneco.it/ricevi-tekneco proprio il caso di dirlo, si sta facendo strada, La nuova mobilità: elettrica e condivisa
negli ultimi anni, nelle metropoli italiane anche grazie alla diffusione di servizi di noleggio di auto ecologiche e al car sharing di veicoli elettrici. La questione del parcheggio è assolutamente centrale nelle scelte di trasporto, tanto che c’è anche chi della mancanza di parcheggi ne fa un vanto: “l’ideale è rendere difficile parcheggiare”, spiega il professor Greg J. Ashworth dell’Università di Groninga.
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Elettrica e condivisa: questi sono gli aggettivi che contraddistinguono la nuova generazione di mobilità ecosostenibile che, è proprio il caso di dirlo, si sta facendo strada, negli ultimi anni, nelle metropoli italiane.
foto: bertknot
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Partendo dal presupposto che, in Europa, il tempo medio per gli spostamenti su scala urbana raramente è superiore a 30 minuti, la tariffa al minuto di questo servizio è deliberatamente più bassa nei primi 60 proprio al fine di incentivarne l’uso solamente per il tempo strettamente necessario e quindi di modificare la mentalità e le abitudini di chi utilizza le automobili all’interno delle città. “Quando la Bee ti serve mediamente di più – ci spiegano i titolari del servizio - nei primi 60 minuti la paghi meno. Superata, invece, questa fascia di tempo, c’è la probabilità che tu stia “sprecando” il veicolo, lasciandolo forse in sosta, mentre l’auto, in quel frangente, potrebbe essere utilizzata da altri utenti, migliorando traffico e ambiente”. Per venire incontro agli utenti in maniera più flessibile, sono stati, inoltre, previsti abbonamenti low cost annuali, ma anche per brevi periodi (anche per soli 3 giorni). Le prenotazioni, poi, possono essere
effettuate anche solamente cinque minuti prima del noleggio. Secondo i dati diffusi da Bee, i risultati si stimano in crescita con l’ampliamento del servizio: gli abbonati sono 2.000 di cui il 70% utilizzano il servizio abitualmente, con una media di 30 minuti a corsa, equivalenti a 4,50 euro e, ci tengono a sottolineare i titolari, “ovviamente con il rilascio nel Bee Point il parcheggio è gratuito”. Auto in città: ne abbiamo veramente bisogno?
La mobilità sostenibile del futuro prossimo non riguarda solo la trasformazione del parco auto ad alimentazione elettrica: è una nuova concezione del trasporto, soprattutto urbano, che sposta l’attenzione dal modello classico autocentrico a una visione di mobilità intermodale. Proprio in questa direzione, ci sono già delle esperienze di interi quartieri o anche di città che non
prevedono l’uso, o addirittura l’ingresso, di auto private. Questo nuovo paradigma presenta una moltitudine di effetti positivi (ambiente, salute, ecc) e incide sulla qualità della vita, in quanto diminuire la dipendenza dalle auto significa liberare nuovi spazi fisici precedentemente occupati dalle auto in transito e in sosta. Il quartiere Vauban è un “modello di quartiere sostenibile”: è stato costruito dalla metà degli anni ’90 a 4 Km a Sud del centro di Friburgo, in Germania, sui resti di una base militare francese dismessa. Oltre agli edifici realizzati con i criteri della bioedilizia, la mobilità delle persone avviene quasi totalmente a piedi, in bicicletta o tramite mezzi pubblici. Il collegamento con il centro di Friburgo è assicurato da una tramvia, pianificata in modo da raggiungere ogni blocco di case e con fermata a breve distanza dai portoni. Nel 2000 circa il 50% ha scelto di vivere senza auto, mentre nel 2010 questa
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70%
▶ è la percentuale degli abitanti del quartiere di Vauban a Friburgo che hanno deciso di vivere senz’auto.
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percentuale è salita al 70%: perché a Vauban, semplicemente, non c’è bisogno di un’auto e anche la geometria dell’agglomerato urbano è pianificata in modo da favorire gli spostamenti a piedi e in bicicletta. Il principio si chiama “permeabilità filtrante”; significa che la rete di spazi tra le case è predisposta in modo da favorire i mezzi di trasporto attivi, “filtrando via” le auto: il numero di strade percorribili con le auto è ridotto rispetto ai tragitti a piedi e le piste ciclabili, che si collegano con tragitti più brevi e piacevoli, passando attraverso i parchi. Inoltre, le strade
41,8 mln ▶ di euro messi a disposizione dal progetto “Green eMotion” per far decollare le auto elettriche
residenziali sono “stellplatzfrei”, ovvero “libere da parcheggi”: le auto devono essere parcheggiate alla fine della strada, a distanza facilmente raggiungibile a piedi. Anche i parcheggi sono spazi pubblici, per cui per essere occupati, devono essere acquistati o pagati. La questione del parcheggio è assolutamente centrale nelle scelte di trasporto, tanto che c’è anche chi della mancanza di parcheggi ne fa un vanto: “l’ideale è rendere difficile parcheggiare”, spiega il professor Greg J. Ashworth dell’Università di Groninga. E a Groninga, cittadina di 190mila abitanti nel Nord dei Paesi Bassi, hanno messo in azione questo piano: a partire dagli anni Settanta, l’amministrazione cittadina ha realizzato una serie di progetti che hanno scoraggiato l’uso dell’auto a favore della bici. Il risultato? A Groninga il 50% degli spostamenti in città avviene in bicicletta. Anche nelle città più popolate e dipendenti dalle auto è possibile mettere in azione gli
stessi princìpi: Amburgo e i suoi quasi 2 milioni di abitanti hanno deciso di attuare un piano per liberarsi della necessità delle automobili, anche a causa di una particolare sensibilità della città rispetto ai cambiamenti climatici (con un innalzamento del livello del mare ad oggi di 20 centimetri, il porto di Amburgo è, infatti, a rischio). Il progetto prevede la costruzione di una rete di strade per pedoni e ciclisti, il “Gruenes Netz”, ovvero “rete verde”, che colleghi tutti i parchi, le piste ciclabili e i percorsi pedonali della seconda città della Germania. Sarà ancora possibile guidare un’auto, ma alla maggioranza delle persone le auto non serviranno. ◆
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mercato dell’auto elettrica
Una partenza lenta per un futuro a tutto sprint
Una Nissan Leaf, l’auto elettrica più venduta in Europa. In basso il modello Zoe della Renault
Nel nostro Paese nel 2013 sono stati venduti meno di mille veicoli a batterie. Le prospettive di lungo periodo sono però favorevoli
di Gianluigi Torchiani
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Riservato agli abbonati. ad acquisti più sostenibili sul fronte dei tra- sono effettivamente molto ridotti: secondo Vuoi sapere riceverlo? sporti ha dovuto farecome i conti con budget più le stime Unrae sono state vendute complesristretti rispetto al passato. A livello europeo, sivamente appena 864 vetture elettriche nel www.tekneco.it/ricevi-tekneco comunque, si iniziano a intravedere numeri 2013. I nuovi incentivi hanno sì prodotto
uanti di voi possiedono un’auto elettrica o ci sono mai saliti sopra? Le probabilità che la risposta sia affermativa è bassa e statisticamente poco è cambiato negli ultimi anni, considerato che su un parco auto di circa 36 milioni di unità solo poche migliaia viaggiano grazie alle batterie. Qualche anno fa, però, a nessuno sarebbe venuto in mente di fare una domanda di questo tipo, perché i veicoli elettrici, fondamentalmente, stavano rinchiusi nei laboratori e si vedevano soltanto in qualche puntata di Quark. Oggi, obiettivamente, le cose sono profondamente cambiate: l’interesse dell’industria verso veicoli più efficienti è ripreso a partire dal 2007-2008, soprattutto nel Vecchio Continente. I target fissati dalla Commissione europea si sono dimostrati uno strumento per dare certezze al settore e tra i costruttori di autoveicoli si è diffusa l’opinione che investire in tecnologie a bassa produzione di CO₂ è una scelta che nel tempo può essere ripagata. I tempi, probabilmente, saranno un po’ più lunghi delle aspettative, visto che sono stati prematuramente annunciati almeno due o tre anni “decisivi” per il futuro dell’auto elettrica. La crisi economica da cui faticosamente cerchiamo di riprenderci, invece, ha fatto da freno, poiché la maggiore propensione dei consumatori europei
di una certa consistenza: nel 2013 sono state vendute in Europa circa 42.000 auto completamente elettriche. In testa c’è la Nissan Leaf, con quasi 11.000 esemplari, seguita dalla Renault Zoe a quota 8.800 e dalla Mitsubishi Outlander Phev (8.440 esemplari).A seguire la Volvo V60 (7.400), la Renault Kangoo ZE (5.840) e la Toyota Prius PHEv (4.300). La Leaf, in particolare, (in commercio a partire da 24.000 euro) ha venduto oltre 5.600 unità in più nel 2013 rispetto al 2012, rafforzando la sua posizione come veicolo 100% elettrico più venduto al mondo. In Italia questa automobile è leader incontrastato anche nel 2013 nel mercato delle vetture 100% elettriche, con un incremento del 121% rispetto allo stesso periodo del 2012, registrando oltre 320 unità vendute e attestandosi a una quota di mercato di oltre il 37%. I numeri del mercato italiano, dunque,
42.000 ▶ auto elettriche vendute in Europa nel 2013
una crescita del 64% rispetto al 2012, ma c’è poco da essere soddisfatti, considerato che le auto elettriche valgono meno dello 0,07% dell’intero mercato automobilistico italiano, peraltro declinante nel 2013. Tutt’altro passo e, soprattutto, numeri hanno, invece, le motorizzazioni ibride (quasi 15.000 esemplari venduti nel 2013), che ormai sono diventate una vera alternativa nella scelta di prodotti a basso livello di consumi ed emissioni grazie soprattutto a una più adeguata disponibilità di prodotto. Gli incentivi, in particolare, non sembrano aver prodotto i risultati sperati: la legge n. 134 del 7 agosto 2012 aveva inserito delle “disposizioni per favorire lo sviluppo della mobilità mediante veicoli a basse emissioni complessive”, stanziando per il 2013 un totale di 50 milioni di euro. In particolare 15 milioni di euro erano destinati a veicoli con emissioni minori di 95 gCO₂/km; di questi, 5 milioni di euro erano riservati ai veicoli elettrici puri. Gli altri 35 milioni di euro erano, invece, riservati esclusivamente alla sostituzione di veicoli pubblici e privati per uso di terzi o utilizzati nell’esercizio di imprese, arti e professioni. Così nel 2013 si è assistito, di
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Vendita auto elettriche Italia 2013 quota %
864
0,06 0,05 0,04 524
0,03 0,02
307
0,01 0,0
116 2010
2011
2012
2013
Fonte: Unrae
possibile la diffusione di 10 milioni di veicoli dalla mancanza di batterie con prestazioni Riservato agli abbonati. elettrici in tutta Italia (su un parco comples- adeguate, oggi sono disponibili batterie al lidi circa 40 milioni di auto); riceverlo? nelle grandi tio in grado di ricaricarsi in meno di un’ora Vuoisivo sapere come città, addirittura, quasi il 50 per cento dei vei- fino all’80 per cento della capacità massima coli sarebbero a batteria. Eppure questo svi- (10 minuti nel caso delle batterie con anodo www.tekneco.it/ricevi-tekneco luppo non comporterà particolari pressioni al titanato). Per la fine di questo decennio si
fatto, a un rapidissimo esaurimento dei pochi incentivi destinati a privati (senza vincolo di rottamazione), mentre, invece, sono rimasti quasi intaccati quelli per imprese e professionisti. Cosa accadrà nel 2014? In teoria per il 2014 e 2015 sono previsti finanziamenti per 45 milioni di euro/anno, ma in realtà al momento in cui scriviamo (febbraio 2014) gli incentivi sono sospesi, proprio per permettere una valutazione degli incentivi effettivamente erogati e delle risorse non spese nel corso del 2013. Questa valutazione dovrebbe consentire di allocare in modo migliore le risorse disponibili per il 2014. Insomma, l’auto elettrica non è ancora decollata, soprattutto in Italia. Eppure, come riferisce “E... muoviti!”, la monografia sui veicoli elettrici a cura del Rse, le prospettive a lungo termine non sono affatto negative: lo scenario prospettato considera
per il sistema elettrico nazionale: l’aumento annuale dei consumi di energia elettrica al 2030 dovuto alla mobilità sarebbe, infatti, inferiore al 5 per cento. Il fattore principale che spiega questo scenario ottimistico è quello ambientale: a livello europeo è in fase di approvazione un limite massimo di 95 gCO₂/ km al 2020 (rispetto agli attuali 135 gCO₂/ km medi). Per il rispetto di tale vincolo non sarà probabilmente più sufficiente affinare la tecnologia dei motori odierni e ridurne il consumo di combustibile, ma si renderà necessario aprirsi a nuovi paradigmi. In particolare, passi avanti radicali sul fronte della riduzione delle emissioni di CO₂ potranno essere compiuti soltanto facendo ricorso a veicoli elettrici puri, che sono gli unici a garantire un cambiamento fondamentale rispetto ai sistemi di propulsione convenzionali e offrono le maggiori potenzialità di riduzione delle emissioni. Altro punto a favore delle auto a batteria è l’atteso miglioramento delle prestazioni tecnologiche: se in passato lo sviluppo dei veicoli elettrici è stato ostacolato
prevede, inoltre. un aumento, all’incirca doppio, delle prestazioni (energia e potenza specifica anche maggiori di 300 Wh/kg e 5.000 W/kg e vita superiore a 5.000 cicli), oltre a una forte riduzione dei costi (dagli attuali 500-600 euro/kWh a 150-200 euro/kWh), che di fatto porteranno il costo di una piccola utilitaria elettrica al livello di un’omologa con motore a combustione interna. ◆
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Intelligent Transport System
II futuro è già arrivato Le nuove tecnologie per la mobilità sono già fra noi, solo che non ce ne rendiamo conto. Sono nelle nostre auto, come i navigatori integrati negli smartphone, o anche in piena città, quali centraline per la ricarica elettrica che però sono anche stazioni wi-fi e rilevatori di traffico. È l’inizio dell’ITS, l’Intelligent Transport System
di Veronica Caciagli
Chi si immagina la città del futuro come un’avveniristica struttura urbana con torrette e auto teleguidate resterà deluso: la trasformazione dei centri urbani verso la smart city è meno appariscente, anche se più profonda. Riguarda, infatti, un cambiamento radicale delle nostre abitudini, in cui il mondo dell’Information Technology rende possibili nuove comodità di vivere l’urbe antica. In particolar modo nel settore della mobilità, alcune piccole novità stanno già modificando il modo di viaggiare: le mappe stradali sono rimpiazzate dalle applicazioni per smartphone che consentono la funzione di “navigatore”, ormai utilizzate dalla maggior parte degli italiani. L’esperienza di viaggio risulta radicalmente trasformata: l’app Waze, ad esempio, è in grado di informarci non solo sul percorso più breve per raggiungere la propria destinazione, ma anche dove ci sono incidenti o ingorghi stradali, grazie alle segnalazioni degli altri utenti. Se si viaggia con altri amici su più auto, si può vedere dove sono gli altri, segnalati sulla mappa virtuale con avatar personalizzati. Se invece sogniamo di partire per un viaggio intorno al mondo, la nostra app di riferimento sarà invece Skyscanner, in grado di calcolare il percorso aereo più economico tra due aeroporti qualsiasi del Pianeta. È l’inizio dell’Intelligent Trasport System (ITS): con questa espressione si indica l’insieme delle informazioni e tecnologie della comunicazione applicate ai trasporti, come computer, apparecchi elettronici, satelliti, sensori, software a applicazioni che stanno
assumendo un ruolo sempre più importante nei sistemi di gestione della mobilità. L’ITS può essere applicato a qualsiasi modalità di trasporto (stradale, ferroviario, marittimo e aereo), sia per i passeggeri che per le merci. L’innovazione tramite ITS può contribuire significativamente a rendere la mobilità più sostenibile (vedi box sotto), che significa più efficiente, pulita e sicura, contribuendo a risolvere tutti i problemi legati a congestioni del traffico ed emissioni di CO₂ e di inquinanti urbani. Altro dato interessante, l’introduzione di sistemi ITS richiede, generalmente, un investimento economico relativamente modesto o comunque molto
inferiore a quello necessario per la costruzione di nuove infrastrutture di trasporti come strade o ferrovie. Per accelerare lo sviluppo e la diffusione integrata delle tecnologie ITS in Europa, la Comunità europea ha stabilito il framework legale per l’ITC, costituito dal Piano di Azione ITS del dicembre 2008 e dalla Direttiva 2010/40/EU del 7 luglio 2010 (recepita in Italia con il Decreto-Legge “Sviluppo Bis” n. 179/2012, convertito con legge n. 221/2012). Questi strumenti normativi definiscono il quadro comune di priorità per l’implementazione coordinata dell’ITS in Europa: l’obiettivo è spingere gli Stati
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Piano di azione nazionale
I nostri punti migliori
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Secondo il Piano di Azione Nazionale dell’Italia sui Sistemi Intelligenti di Trasporto del 2013, le esperienze condotte negli Stati Uniti e in Europa riportano risultati di miglioramento nei seguenti ambiti: - Diminuzione dei tempi di spostamento nell’ordine del 20%; - Aumento della capacità della rete del 5÷10%; - Riduzione del numero di incidenti del 10÷15%; - Diminuzione delle congestioni del traffico del 15%; - Taglio delle emissioni inquinanti del 10%; - Taglio dei consumi energetici del 12%.
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Tekneco Numero 15 | 2014
L’app Waze è in grado di informarci non solo sul percorso più breve per raggiungere la propria destinazione, ma anche dove ci sono incidenti o ingorghi stradali, grazie alle segnalazioni degli altri utenti.
membri verso lo sviluppo di reti di trasporto intelligente intermodali e senza soluzione di continuità tra i confini europei, lasciando comunque agli Stati la possibilità di decidere quali sistemi siano più opportuni per la specificità locale. I settori prioritari di intervento riguardano l’utilizzo ottimale dei dati stradali e dei servizi ITS per la gestione del traffico, la sicurezza stradale e l’ITS applicato al trasporto merci. All’interno dei settori, il Piano d’Azione individua anche le azioni basilari da implementare (v. box a lato). Inoltre, un ruolo centrale nell’implementazione dell’ITS è costituito dall’integrazione della politica sui trasporti con la Digital Agenda europea, la strategia europea per le tecnologie digitali: un punto chiave della Digital Agenda è, infatti, la promozione dell’accesso agli open data, ovvero set di dati liberamente accessibili e utilizzabili. Nel breve termine, gli open data sui trasporti permetteranno innanzitutto un miglioramento dell’accesso al servizio di trasporto, specialmente del pubblico e collettivo: ad esempio, alcune applicazioni per smartphone permettono già di visualizzare sul proprio cellulare gli orari di arrivo degli autobus alle fermate in tempo reale, migliorando sensibilmente l’”esperienza di viaggio” sui mezzi pubblici. Presto saranno creati nuovi servizi di gestione del trasporto, più efficienti, affidabili e intermodali. A livello europeo, si lavora per la costruzione di un portale di dati di trasporto paneuropeo, con integrazione dei journey planner intermodali e biglietteria integrata: sarà possibile in pochi
click sapere come arrivare a Copenhagen usando, ad esempio, bicicletta e treno, oppure acquistare il biglietto per Atene, comprensivo di traghetto e passaggi autostradali. Per l’acquisizione e l’utilizzo dei nuovi data set sono già stati sviluppati alcuni software dedicati, che permettono alle Amministrazioni Pubbliche di indirizzarli verso un centro di gestione unico, con la visualizzazione attraverso un dashboard di gestione. Ad esempio, il software Maximo della IBM prevede l’acquisizione di dati sul traffico stradale tramite centraline installate e mimetizzate in vari punti del tessuto urbano, come sui pali della luce: un sensore in grado di contare automaticamente le macchine transitate per il monitoraggio del traffico, sostituendo le telecamere, più invasive nella privacy. I dati vengono inviati in maniera istantanea alla dashboard di controllo, in modo da poter allertare gli automobilisti in tempi rapidi; si costruisce così anche un database di informazioni sul quale programmare i trasporti cittadini, per gestire in modo efficiente le strade già esistenti, invece di doverne realizzare di nuove. Le centraline potrebbero avere anche altre funzionalità, come ad esempio punti wi-fi, o centraline di ricarica di bici o auto elettriche: la smart city diventa, così, semplice da gestire. ◆
ITS
5 punti per fare in fretta
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Riservato agli abbonati. Information Transport System - le azioni prioritarie dell’Unione Europea Vuoi sapere come riceverlo? riguardano la predisposizione di: 1. servizi di informazione sulla mobilità www.tekneco.it/ricevi-tekneco intermodale;
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2. servizi di informazione sul traffico in tempo reale; 3. dati e procedure per la comunicazione gratuita agli utenti di informazioni minime universali sul traffico connesse alla sicurezza stradale; 4. eCall: è il servizio paneuropeo di chiamata di emergenza veicolare che, in caso di grave incidente, viene identificato dall’apparecchio eCall all’interno del veicolo ed effettua automaticamente una chiamata di emergenza al centro di soccorso PSAP (Public Safety Answering Point) più vicino; la chiamata può essere attivata anche in modo manuale, tramite apposito pulsante; 5. servizi d’informazione e di prenotazione per aree di parcheggio sicure per gli automezzi pesanti e i veicoli commerciali.
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Ecologia | E-mobility
progetto ricariche
Green Land Mobility Nasce il progetto Green Land Mobility, con la collaborazione del Ministero dell’Ambiente e delle Regioni Lombardia, Umbria, Abruzzo, Lazio, Veneto, Puglia e della Provincia di Monza e Brianza, per la mobilità elettrica e i sistemi di ricarica e sperimentazioni. Lo spiega Camillo Piazza
a cura di Letizia Palmisano e Veronica Caciagli
Quale sarà il sistema di ricarica elettrica dei veicoli privati nei prossimi anni? Per rispondere a questa domanda in Italia, dal 2011, sono in corso cinque progetti pilota selezionati dall’Autorità garante per l’energia elettrica con il compito di sperimentare tre possibili soluzioni operative: il modello distributore, il modello service provider in esclusiva ed il modello service provider in concorrenza. Camillo Piazza - “storico” ambientalista, esperto di questioni energetiche, mobilità sostenibile e rifiuti - sta portando avanti assieme a Class Onlus il terzo modello attraverso il progetto Green Land Mobility. Gli abbiamo chiesto di spiegarci finalità ed obiettivi del progetto e le innovazioni nel settore.
vendita Iper di Monza, Rozzano (MI), Portello (MI), Brambate (BG), Varese, Grandate (CO) e presso il Centro Commerciale Globo di Busnago (BG). A queste vanno aggiunti altri dodici punti nella sola provincia di Bergamo. Entro il 2015 le colonnine saranno centosessantadue. Tutti i sistemi installati utilizzano tecnologie e materiali provenienti dal nostro Paese. Grazie ad una collaborazione con il CiAl (Consorzio imballaggi Alluminio), le colonnine sono realizzate con alluminio riciclato. La dotazione studiata prevede sistemi di identificazione (lettore ottico – banda magnetica – RFID – lettore bancomat) che permettono un facile accesso agli utenti. Le colonnine, poi, dovranno poter essere prenotabili, interagire con tutte le altre colonne installate in Italia ed essere utilizzabili con tutti i tre modelli di prese normate nel nostro Paese per le ricarica dei veicoli in luoghi pubblici.
sperimentazione, l’Autorità deciderà lo schema di gestione dei sistemi di ricarica. Ritengo che in Italia il modello preferibile sia il nostro, ovvero quello adottato dagli attuali distributori di benzina, dove l’utente può scegliere tra le diverse offerte dei tanti gestori.
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? La mobilità elettrica può davvero contriwww.tekneco.it/ricevi-tekneco buire a raggiungere gli obiettivi comuni-
Come e perché nasce il progetto Green Land Mobility? Quali sono gli obiettivi? Il progetto – nato con la collaborazione del Ministero dell’Ambiente e le Regioni Lombardia, Umbria, Abruzzo, Lazio, Veneto, Puglia e della Provincia di Monza e Brianza, oltre a partner privati – è una risposta a Strategia Europa 2020 della Commissione europea, che promuove i veicoli verdi per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. La direttiva fissa, per ciascun Stato membro, un numero minimo di infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici per favorirne la diffusione. Il progetto, selezionato dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas, ha come oggetto la creazione di colonne per la ricarica dei veicoli elettrici presso alcune catene della GDO in otto aree metropolitane italiane. Sono già operative diverse stazioni presso i punti
Quanti tipi di ricarica elettrica si stanno sperimentando in Italia? Cosa accadrà dopo il 2015? Sono tre i modelli di gestione di sistema selezionati dall’Autorità per la sperimentazione. Le differenze sono relative al soggetto che gestisce le infrastrutture: nel modello “distributore” è l’impresa di distribuzione locale dell’energia elettrica, nel modello “service provider in esclusiva” l’impresa industriale con concessione locale dopo una gara e nel modello “in concorrenza” l’impresa industriale senza concessione locale, secondo le regole del libero mercato. Sulla base delle indicazioni fornite dai soggetti che stanno partecipando alla
tari di riduzione delle emissioni? Certamente è un valido contributo per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni nocive nell’aria. Nella tabella vengono presi in esame alcuni modelli di veicoli e il calcolo delle emissioni indirette previste per la generazione elettrica. Si è utilizzato un Fattore di emissione di CO₂ col mix Italia 2009: 410,3 gCO₂/kWh lordo (Fonte: ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Se si utilizzasse solamente energia rinnovabile il dato sarebbe solo quello della tabella 6 sulle emissioni indirette WTT. Tra i problemi spesso lamentati vi è la lentezza di un pieno di kilowatt. Qual è l’attuale situazione? Il tempo di ricarica dipende dal caricabatterie presente sul veicolo. Presso le nostre colonne, i modelli che si alimentano a circa 20 kW in corrente alternata, possono fare una ricarica completa in un’ora. I veicoli, invece, che si ricaricano in corrente continua possono alimentarsi in circa 20 minuti. Quali sono i maggiori ostacoli del
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Tekneco Numero 15 | 2014
Camillo PIazza
Analisi comparativa di autovetture elettriche, ibride, a benzina, diesel, metano bi-fuel Tipologia
Modello autovettura
Consumo (ciclo misto NEDC)
Emissioni complessive (gCO2eq/km)
Emissioni generazione elettrica (gCO2eq/km)
Emissioni complessive (gCO2eq/km)
Elettrica
Renault Fluence
120 Wh/km
0
48,1
54,6
Ibrida benzina
Benzina
Mitsubishi Miev
135 Wh/km
0
54,1
61,4
Citroen C-Zero
135 Wh/km
0
54,1
61,4
MicroVett Fiat 500
130 Wh/km
0
52,1
59,2
Toyota Prius
3.9 lt/l00 km
92
0
107,6
Toyota Auris
3,8 lt/100 km
89
0
104,1
Lexus CT200h
3,7 lt/100 km
87
0
101,8
Honda Jazz
4,5 lt/100 km
104
0
121,7
Honda Civic
4,6 lt/00 km
109
0
127,5
Honda Insight
4,4 lt/100 km
101
0
118,2
Citroen Ci 1.0
4,5 lt/100 km
103
0
120,5
Daihatsu Cuore 1,0
4,4 lt/100 km
104
0
111,2
Flat 500 0,9
4,1 lt/100 km
95
0
121,7
Fiat Grande Punto
5,2 lt/100 km
123
0
143,9
Smart Fortwo
4,2 lt/100 km
97
0
113,5
Opel Corsa 1,0 SuzukiAlto 1,0 Diesel
115
0
134,6
103
0
120,5
4,1 lt/100 km
108
0
126,4
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Fiat Grande Punto Audi Al 1,6 -
4,8 lt/100 km
4,4lt/100km
Daimler Fortwo 0.8
3,8 lt/100 km
99
0
115,8
3,3 lt/l00 km
86
0
100,6
Fonte: CEI CIVES a cura di Pietro Menga (Confronto delle emissioni di gas climalteranti di diverse tecnologie veicolari, 2009)
mercato e quali delle PA che secondo lei si potrebbero / dovrebbero risolvere? Il prezzo dei veicoli, nonché i costi e l’affidabilità delle batterie. La ricerca sta però compiendo passi enormi, sperimentando batterie più economiche con un alto livello di efficienza rispetto al loro peso. Per quanto riguarda, invece, l’infrastruttura di ricarica, a differenza degli altri combustibili, il costo del distributore è assai ridotto. La PA dovrebbe agevolare l’autoconsumo di elettricità nelle nostre case con le fonti rinnovabili anche attraverso la creazione di sistemi di accumulo di energia domestica. Si dovrebbe seguire, poi, l’esempio del Comune di Milano, che ha previsto il permesso d’entrata gratuita nella zona ZTL e la possibilità di parcheggiare gratuitamente sulle strisce blu e gialle. Ritiene sia meglio un sistema premiante e incentivante per la mobilità elettrica o penalizzante per i veicoli alimentati da derivati del petrolio?
Penso che, in questo periodo di crisi economica, sia più opportuno ricorrere ad un sistema premiante che favorisca la mobilità elettrica, permettendo di ridurre sensibilmente i costi esterni dovuti alla mobilità endotermica. Si tratta di soluzioni già attuate in molti Paesi europei, come l’annullamento dell’IVA (previsto anche in Italia) o l’esenzione dal bollo auto, oltre ad una sensibile riduzione del premio assicurativo che, sommati ai vantaggi già esposti (accesso libero alle zone ztl e parcheggi gratuiti), permettono di conseguire benefici concreti sia da un punto di vista economico che ambientale. La mobilità elettrica è davvero ecosostenibile? Anche quando, in parte, continua a giungere da fonti fossili? L’elettricità, purtroppo, è prodotta da fonti non rinnovabili e dunque anche la mobilità elettrica produce inquinamento, ma si deve riflettere su un punto: le aree urbane sono le più inquinate a causa della mobilità tradizionale,
del riscaldamento e degli scarichi industriali. I veicoli elettrici non producono nessun tipo d’inquinamento locale e quindi assicurano un modello di mobilità più sostenibile. Una curiosità... le auto elettriche regalerebbero anche città più silenziose. Secondo alcuni anche troppo e c’è chi propone di inserire dei rumori. Che ne pensa? Ciò è vero soprattutto in un mondo in cui siamo abituati a percepire il pericolo più con l’udito che con la vista. Ovviamente deve trattarsi di suoni compatibili con le esigenze dei pedoni e che possano essere disattivati quando si decide di trascorrere momenti all’aria aperta fuori dai centri abitati... ◆
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Ecologia | E-mobility
RICARICHE
Tutti i numeri del Piano nazionale
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco di Gianluigi Torchiani
L
a ricarica delle batterie delle auto elettriche non costituisce più un problema insormontabile. Ad oggi, la gran parte delle ricariche delle auto elettriche avviene di notte, nei posti auto privati e condominiali, e si prevede che anche in futuro circa il 70 per cento delle auto continuerà a utilizzare questa modalità, richiedendo, pertanto, due o tre ricariche lente la settimana. Tuttavia, per raggiungere la parità di modi d’utilizzo con le auto con motore a combustione interna, sarà necessario, oltre che aumentare l’autonomia delle vetture elettriche, attrezzare le attuali stazioni di servizio con sistemi di ricarica veloce, ossia ricarica trifase a 43 kW in AC oppure ricarica in corrente continua maggiore di 50 kW. In questo modo, le odierne stazioni di servizio diventerebbero stazioni “ibride”, cioè dotate sia di pompe per carburanti per veicoli convenzionali che di punti di ricarica veloce per veicoli elettrici.
Il Piano nazionale per ricarica dei veicoli elettrici, sulle indicazioni di Bruxelles, dà priorità all’infrastrutturazione delle aree urbane e metropolitane nel breve periodo (1-2 anni), per ampliare l’attenzione sulle aree extraurbane e autostradali nel medio-lungo periodo (3-5 anni) anche con la dotazione di punti di ricarica elettrica tipo “fast” (ossia in grado di garantire una ricarica in 10-20 minuti) presso i distributori di carburante. Il programma, inoltre, prevede l’istituzione di una Piattaforma Unica Nazionale sulla quale convogliare le informazioni delle infrastrutture pubbliche presenti a livello nazionale. Quest’ultima, più concretamente, avrà l’obiettivo di garantire, in tutto il territorio nazionale, uniformità e omogeneità delle informazioni afferenti ai contenuti oggetto del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica. Un punto cruciale, ad esempio, è che l’accesso alle infrastrutture di ricarica pubbliche dovrà essere garantito tramite l’utilizzo di Smart Card a qualsiasi utente senza soluzione di continuità su tutto il territorio nazionale. Le Smart Card adottate
dovranno, in futuro, essere compatibili con le card già in uso per i servizi di trasporto pubblico e di mobilità in funzione nelle aree urbane e metropolitane, così da arrivare a utilizzare un unico supporto per accedere ai diversi servizi di mobilità. Altro punto importante affrontato dal Piano è chi dovrà installare le colonnine pubbliche: il Piano, in realtà, non dà una risposta definitiva, ma esprime la preferenza per il cosiddetto “modello distributore”. Di fatto, dunque, le infrastrutture di ricarica dovrebbero essere installate e gestite dal distributore terrioriale di energia elettrica, così da procedere in maniera rapida e capillare. Il rischio di questo modello è quello di una “infrastrutturazione selvaggia” e non funzionale alle reali esigenze del territorio e di mobilità, se non supportata da apposite analisi di traffico/ mobilità a giustificazione delle localizzazioni prescelte. ◆
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foto: john eckman, flickr
La grande maggioranza delle ricariche avviene nei posti auto privati, ma per lo sviluppo della mobilità elettrica sarà fondamentale una rete nazionale
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Tekneco Numero 15 | 2014
università
A lezione di Smart City A Firenze si studia come progettare le città del futuro. L’obiettivo del master del dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze è quello di rispondere alle esigenze di avere figure professionali formate e capaci di rispondere a questa sfida di Letizia Palmisano
I
l 15 febbraio scorso ha preso il via la prima edizione de “Il progetto della Smart City”, master di secondo livello organizzato dal dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze con l’obiettivo di formare i professionisti di città del futuro più intelligenti, aperte e vivibili. Secondo i piani di sviluppo comunitari, nei prossimi anni l’Europa investirà ingenti risorse per programmi e progetti per trasformare progressivamente le città in Smart City. L’obiettivo del master, perciò, è quello di rispondere alle esigenze di avere figure professionali formate e capaci di rispondere a questa sfida. Il master è aperto a tutti coloro che hanno una laurea magistrale o specialistica e, soprattutto, a ingegneri, architetti, agronomi, urbanisti, esperti di politiche di gestione del paesaggio e in generale a coloro che si occupano di gestione e organizzazione di progetti urbani. Articolato in otto insegnamenti, il corso si avvale anche della collaborazione di aziende ed esperti esterni, quali Pagano Ascolillo, Siemens, Selex ed Ance Toscana, nonché di Anci Toscana e Cittalia. Gli argomenti che vengono sviluppati sono quelli propri della Smart City del futuro: acqua, rifiuti, energia e trasporti, tecnologie e sistemi di gestione più innovativi, interventi infrastrutturali e scelte sostenibili.
Analizzando il dettaglio dei corsi, il master dà ampio spazio all’approfondimento del contesto pianificatorio e normativo delle Smart City, ponendo in luce le nuove politiche urbanistiche che valorizzano il contenimento del consumo del suolo, la riqualificazione in chiave eco-sostenibile degli insediamenti già realizzati, la struttura urbana e la mobilità sostenibile. Il modulo dedicato a tale ultimo cruciale aspetto approfondisce le innovazioni tecnologiche per veicoli ed infrastrutture funzionali a quadri di sviluppo urbano sostenibili, piattaforme smart per la gestione dei trasporti urbani, integrazione e coordinamento tra scelte urbanistiche e trasportistiche, complementarietà tra le diverse forme di mobilità pubblica e privata ed inserimento delle infrastrutture necessarie all’interno del paesaggio urbano. Altri step del percorso formativo riguardano le politiche di salvaguardia del paesaggio, la valorizzazione del sistema agroambientale, in particolar modo all’interno degli strumenti di pianificazione e progetto del territorio e della valorizzazione in chiave di sviluppo locale, turismo ed economia rurale. Trova, poi, ampio spazio lo studio della sociologia degli spazi pubblici. Nell’ottica di “ridisegnare” le città, sono ricompresi i focus
su architettura, rigenerazione urbana e design partecipativo. Dal punto di vista della gestione urbana e dell’amministrazione, un altro dei punti chiave del master riguarda il management della città, gli strumenti di governance e il partenariato pubblico- privato. Non mancano, poi, i moduli dedicati all’approfondimento sulle politiche comunitarie e nazionali dirette alla dimensione urbana e sulle opportunità offerte in questo senso, con un occhio di riguardo alla spinta verso l’innovazione e alla specializzazione intelligente delle città, già definita in sede europea, e ai modelli di realizzazione delle Smart City nel contesto istituzionale italiano a livello nazionale, regionale e cittadino. ◆
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Ecologia | E-mobility
Funivie urbane
La Capitale vista dall’alto Una funivia che passi sopra la testa dei romani. Un sistema di trasporti che consentirebbe di unire diverse aree della città altrimenti troppo lontane. Impossibile? New York, Rio de Janeiro, Londra e Medellin già lo fanno
I
Riservato agli abbonati. ultime Olimpiadi, offre alla città una linea l’esperto, sarebbe il caso di definire alcune - totalmente elettrica – che nel primo anno linee guida - anche per coadiuvare il difficiVuoi sapere come riceverlo? di vita è stata utilizzata da 2 milioni di per- le compito della Soprintendenza - secondo sone. Nelle stazioni della City, peraltro, sono tre principi di cautela e buonsenso. I tragitti www.tekneco.it/ricevi-tekneco stati installati impianti fotovoltaici per pro- dovrebbero seguire le sedi stradali e le aree
n materia di e-mobility, spesso, le riflessioni si limitano ai veicoli elettrici privati, ai tram e alle metropolitane. Esiste però una terza via: quella aerea. Stefano Panunzi, architetto e professore associato di Progettazione Architettonica e Urbana presso l’Università del Molise, esperto in progetti di collegamenti intermodali quali le funivie urbane, è da anni promotore di un piano di intermodalità “aerea” per la Capitale. Il sistema di funivie consentirebbe di unire diverse infrastrutture del trasporto collettivo preesistente. La possibilità di raggiungere dall’alto aree densamente abitate e difficilmente penetrabili da metro, tramvie e bus permetterebbe di completare l’intermodalità, allargando, quindi, il bacino di utenza dei mezzi pubblici. Già oggi, in varie capitali del mondo come New York, Rio de Janeiro, Londra e Medellin, fra i sistemi di mobilità urbana si annoverano proprio le funivie. L’esempio londinese, divenuto noto al mondo in occasione delle
4.000 ▶ passeggeri l'ora nel progetto della funivia urbana di Genova
durre energia elettrica. Dando uno sguardo a quel che accade nella capitale colombiana, gli impianti, inaugurati nel 2006, riescono a trasportare 6.000 persone all’ora. Le funivie, ci ha spiegato il Prof. Panunzi, funzionano attraverso la motrice a trazione elettrica posta all’interno della stazione, mentre le cabine sono passivamente trasportate dalla fune. Per quanto concerne invece le infrastrutture, l’impatto al suolo e sottosuolo è molto più contenuto di una metropolitana, limitandosi essenzialmente alle fondazioni per i piloni ed ai volumi delle stazioni. L’agile cantierabilità delle infrastrutture richieste contiene vistosamente i costi – sottolinea Panunzi – che oscillerebbero da un decimo a un ventesimo rispetto a quelli di una metropolitana e i tempi di realizzazione potrebbero limitarsi tra i 6 mesi e 1’anno. Allo stato degli studi e delle interlocuzioni con il territorio, le prime tratte possibili potrebbero essere almeno due: Casalotti - Metro Battistini e Metro Eur Magliana Villa Bonelli Fr1. A Roma da ormai 10 anni se ne parla seriamente e forse, evidenzia
verdi con pochi, ma alti piloni; le stazioni dovrebbero essere installate in luoghi strategici per soddisfare la domanda di mobilità; si dovrebbero assicurare flussi di utenza accettabili per una gestione integrata e non fallimentare. Come accade per le pale eoliche, la salvaguardia del paesaggio ha rappresentato, fino ad oggi, uno degli ostacoli che hanno bloccato i progetti capitolini, ma, sottolinea il Prof. Panunzi, in assenza di limiti tecnico-economici ed in presenza di reali benefici di funzionalità e salute pubblica, il problema sarebbe “solo quello di una progressiva maturazione culturale attraverso la divulgazione e la condivisione”. Ad oggi, in generale in Italia, le funivie urbane scarseggiano, anche se proliferano i progetti e uno ambizioso sta andando avanti a Genova, per collegare la città all’aeroporto in appena 90 secondi e con una portata di 4.000 passeggeri l’ora. ◆
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foto: truth82, flickr
di Letizia Palmisano
Progetto
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Tekneco Numero 15 | 2014
Nasce la più grande “città” di legno d’Europa Progetto: Fabrizio Rossi Prodi
È sorto a Milano “Cenni di cambiamento”, progetto residenziale che si estende su 17.000 metri quadrati ed ospita 124 alloggi in classe A. La novità principale è che si tratta di palazzi realizzati in legno. Un’edilizia popolare di qualità e totalmente sostenibile
I dati del progetto LOMBARDIA
Bergamo
Milano di Gianni Parti
Cremona
Un intero condominio, anzi quasi un intero quartiere, tutto in classe A. E il tutto non in una cittadina svedese o in qualche capoluogo della Germania, ma nell’italianissima Milano. Il progetto, avviato da qualche tempo, si chiama “Cenni di cambiamento” e si tratta di una delle più grandi opere realizzate in Europa ad utilizzare un sistema di strutture portanti in legno. I destinatari di questo intervento – si legge nel progetto – sono principalmente i giovani, intesi sia come nuovi nuclei familiari che come single in uscita dalla famiglia d’origine. 124 alloggi in classe energetica A di diverse dimensioni, proposti in affitto a canone calmierato e in affitto con patto di futuro acquisto. Il progetto prevede, inoltre, l’inserimento di una serie di servizi collettivi, spazi ricreativi e culturali ed attività dedicate ai giovani, con l’obiettivo di creare le condizioni ottimali per la formazione di una rete di rapporti di buon vicinato solidale. L’intervento si sviluppa su un’area complessiva di 17.000 metri quadrati, secondo il progetto dell’architetto Fabrizio Rossi Prodi di Firenze che è risultato vincitore del concorso internazionale di progettazione indetto da Polaris e promosso da FHS (Fondazione Housing Sociale) nel 2009: “via Cenni, una comunità per crescere”. L’idea alla base del progetto è quella del concetto di comunità e di come questa possa crescere e consolidarsi in un contesto urbanistico monofunzionale e con una presenza limitata di poli aggreganti. Si basa, spiegano
i documenti che raccontano la nascita di questa realtà, su un’idea di mixed development e sulla considerazione che ad una varietà da un punto di vista tipologico degli alloggi corrisponde una varietà da un punto di vista sociale. Il valore dello spazio pubblico, come terreno su cui costruire delle relazioni, è alla base della proposta per via Cenni: uno spazio verde, simbolo della sostenibilità intesa non solo come obiettivo da perseguire, ma anche come valore culturale da condividere ed elemento di aggregazione e sviluppo. L’intento specifico è il rafforzamento di un luogo posto tra la città e la campagna, compreso tra densità e rarefazione. Il punto di partenza è stato individuato proprio nell’area stessa dove “Cenni di cambiamento” (tra l’altro, il nome fa esplicito riferimento al fatto che l’opera abbia sede in via Cenni): si tratta di una cascina oramai storicizzata nel posto, così come le regole compositive di generazione e di articolazione del volume, l’impianto a corte e il tema dell’incastellamento arrivano da tradizioni edilizie e sociali locali. Solo l’espressione, dicono i progettisti, “è contemporanea”. Elemento generatore del progetto è lo spazio aperto concepito come flusso di attività non solo tra i due margini costruiti adiacenti, della caserma e del deposito ATM, ma anche tra la città costruita e il sistema di città di transizione dove sono presenti gli elementi principali del verde metropolitano. La continuità tra la dimensione privata
PROMOTORE Fondazione Housing Sociale
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GESTORE Polaris PARTENERSHIP PUBBLICO PRIVATA Comune di Milano PROGETTO FINANZIATO DA Fondo Immobiliare di Lombardia Investitori Fondazione Cariplo, Regione Lombardia, CDP, CDP Investimenti Sgr, Intesa Sanpaolo, Banca Popolare di Milano, Generali, Cassa Italiana di previdenza ed assistenza dei Geometri, Prelios, Telecom Italia UBICAZIONE via Cenni – Località San Siro, Milano TIPOLOGIA INTERVENTO Nuova costruzione DESTINAZIONE D’USO Edilizia abitativa ANNO DI REALIZZAZIONE 2009-2013 CONTATTI Numero verde 800174276 email: info@cennidicambiamento.it www.cennidicambiamento.it
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Alcune viste del condominio
dell’alloggio e quella pubblica degli spazi aperti è ben espressa dai temi architettonici delle terrazze e delle logge, elementi di caratterizzazione plastica del volume ma, soprattutto, espressione di una relazione tra il dentro e il fuori, tra la vita del singolo cittadino e quella dell’intera comunità. Il legno come tecnologia
Il sistema costruttivo di “Cenni di cambiamento” è a pannelli portanti in legno a strati incrociati, scelto per motivi di carattere
17.000 m
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▶ L’ampiezza dell’area interessata dal progetto
ecologico-ambientale, per garantire elevate prestazioni in termini di sicurezza strutturale, di comfort abitativo e per ottenere un edificio in classe energetica A per il risparmio nella conduzione degli edifici. La flessibilità proposta nella distribuzione degli spazi interni dell’alloggio, garantita dallo stesso sistema costruttivo, consente una personalizzazione dell’ambiente della casa secondo una modalità partecipata. L’uso del legno in un progetto di queste dimensioni e, in particolare nel nostro Paese, sembra quasi un’eresia – ma non per i lettori di Tekneco. In effetti, si tratta dell’elemento di maggiore rottura con una tradizione di edilizia, e di edilizia pubblica in particolare, pensata per decenni in termini di mattone, cemento e acciaio. «Il dibattito – si legge nel Progetto – si svolge tra due poli: tradizione ed innovazione,
Progetto
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Tekneco Numero 14 | 2014
Il nuovo condominio da 124 alloggi in via Cenni a San Siro
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L’elemento generatore del progetto è lo spazio aperto concepito come flusso di attività non solo tra i due margini costruiti adiacenti, della caserma e del deposito ATM, ma anche tra la città costruita e il sistema di città di transizione dove sono presenti gli elementi principali del verde metropolitano.
laddove la prima conforta perché ampiamente sperimentata, la seconda muove al miglioramento. In realtà non ci occupiamo affatto della tecnologia delle case che già abitiamo, in pochi saprebbero dire con certezza di che cosa sono fatte le pareti della propria abitazione, “sappiamo” solo quel che vediamo (intonaco, ceramica, marmi, ecc)». Infatti, il legno c’è, ma non si vede: svolge una funzione portante al pari delle murature o dei setti in cemento armato e dei solai con tecnologia mista. Quel che si vede sono le finiture interne ed esterne del tutto simili a quelle di qualsiasi altro edificio. I pannelli portanti a strati incrociati di tavole di legno rappresentano una delle tecnologie più all’avanguardia nel settore edilizio, ma non costituiscono un sistema per il quale non ci sia esperienza consolidata: è a partire dagli anni ‘90 che la tecnologia XLAM
ha consentito di realizzare edifici di grandi dimensioni e a più piani. La sfida di un’edilizia popolare di qualità e sostenibile in via Cenni, a San Siro, sembra vinta. ◆
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Speciale Klimahouse
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Speciale Fiere | Klimahouse 2014
Fermata Leopolda per un successo che corre dalle Alpi ai trulli dii Andrea Ballocchi
La fiera di riferimento dell’efficienza energetica e della sostenibilità nell’edilizia, andata in scena a Bolzano con la nona edizione, si conferma in ottima salute. E rilancia la sua formula di successo in Toscana
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Su Klimahouse splende sempre il sole». La battuta del direttore generale di Fiera Bolzano Reinhold Marsoner ai microfoni della web tv di Tekneco durante la nona edizione di Klimahouse, fiera di riferimento in Italia nel settore dell’efficienza energetica e della sostenibilità nell’edilizia, è lo specchio di un modo di pensare e di agire propositivo e innovativo. Propositivo perché questa fiera, primo evento dell’anno, ha lanciato più di un messaggio, il primo dei quali è reagire. Reagire a una crisi generalizzata del settore dell’edilizia tradizionale con idee nuove e, soprattutto, credere nelle potenzialità della green economy, che passano attraverso la bioedilizia e l’efficienza energetica. Innovativo perché l’appuntamento di Bolzano all’inizio dell’anno propone sempre novità di prodotto autentiche, frutto di investimenti continui in ricerca e sviluppo, che fanno attenzione anche alla sostenibilità. I numeri di una crescita
Partiamo dal bilancio di Klimahouse 2014: sono state oltre 400 le aziende espositrici (si parla di 465) e 39.000 i visitatori, in crescita rispetto ai 38.000 del 2013. Al vivo interesse da parte del pubblico, arrivato da ogni parte d’Italia e che ha apprezzato idee, prodotti e soluzioni, c’è da registrare anche l’interesse dimostrato via web, in particolare sui canali social della fiera: sono
stati, infatti, più di 11.000 i followers per la pagina Klimahouse su Facebook, con 2.000 “mi piace” in più nei soli 4 giorni di fiera. Se non bastassero queste cifre per comprendere il successo della formula di Klimahouse, ci sono altri numeri a supporto: l’indagine condotta da Fiera Bolzano per tracciare l’identikit dei visitatori e analizzare i motivi di gradimento della fiera. Innanzitutto la loro provenienza: l’84% dei visitatori è giunto da fuori provincia, per la maggior parte dal Veneto (24,2%), Lombardia (17,6%) e Trentino (14,4%); seguono Emilia Romagna, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Toscana; numerose presenze anche dal Centro-Sud Italia e dall’estero. La presenza degli addetti ai lavori (67%) è stata significativa: architetti, ingegneri, geometri (34,7%), imprese edili (40,8%), giunti in fiera per informarsi sulle soluzioni più all’avanguardia da proporre a un committente sempre più preparato, ma anche molti privati (un terzo del totale) che si sono recati a Klimahouse per ricevere informazioni direttamente dai produttori.
39.000 ▶ visitatori all'edizione di Bolzano 2014
La maggioranza (76,9%) dei visitatori è giunta in fiera perché sta costruendo casa o ha intenzione di farlo, oppure perché vuole risanare energeticamente la propria abitazione. Il gradimento, infine, è stato molto alto poiché il 98,6% ha valutato positivamente la manifestazione: il 42,5 % l’ha giudicata buona e il 51,9% molto buona. L’81,7% dei visitatori ha dichiarato che tornerà alla prossima edizione. Informare bene paga
A partire da appuntamenti di spicco, quale il congresso internazionale “Costruire con Intelligenza”, in cui hanno parlato personaggi quali il Prof. Werner Sobek, Studio di architettura Werner Sobek di Stoccarda, l’Arch. Martin Rauch, Lehm Ton Erde Baukunst di Schlins e l’Arch. Boris Podrecca – tutti personaggi che da sempre credono nelle potenzialità di costruire secondo logiche green – alle visite guidate a edifici modello nell’ambito dell’efficienza energetica, con una partecipazione di oltre 450 persone, il seguito di pubblico è stato sempre sensibile. È il segnale, l’ennesimo, che sempre più persone, da chi ha intenzione di ristrutturare la casa agli addetti ai lavori, puntano a costruire o mettere mano al costruito secondo logiche diverse da quelle tradizionali. Puntano, innanzitutto, alla qualità e fanno sempre più riferimento alla sostenibilità delle soluzioni e dei materiali, guardando a un ritorno sugli
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www.fierabolzano.it/klimahouse/ Il sito della manifestazione che da Bolzano arriverà a Bari, passando per Firenze
L'ingresso di Klimahouse 2014 a Bolzano (Foto: Fiera Bolzano Spa)
investimenti tangibile negli anni. La riprova di questo crescente interesse verso i temi dell’efficienza e della riqualificazione energetica, oltre che della bioedilizia, la si può notare, per esempio, nella giornata di consulenza gratuita con esperti, aperta a chi vuole avere info e consigli specifici. Oltre al seguito di quest’iniziativa promossa da Klimahouse, è da registrare la soddisfazione trapelata da chi ha partecipato. L’affluenza agli stand, il clima di dialogo, di curiosità, di interesse per quanto mostrato è la migliore cartina di tornasole per comprendere se una fiera funziona oppure no. E Klimahouse dimostra la sua capacità attrattiva: «è come un magnete» (copyright, ancora una volta, di Reinhold Marsoner).
Innovazione, ricerca e Trend
Un altro aspetto emerso da Klimahouse è la forte vocazione a guardare avanti. Malgrado la crisi in atto, a Bolzano si è vista la voglia di proporre novità frutto di studio, investimenti in ricerca e sviluppo. In poche parole, innovazione. Gli esempi sono tanti, a cominciare dalla macchina di frammentazione elettrodinamica per la disgiunzione di materiali compositi edili dell’istituto tedesco Fraunhofer Istitut für Bauphysik, presentato in fiera dall’Istituto di Holzkirchen di Monaco di Baviera. L’Italia della ricerca e dell’edilizia “intelligente”, che significa sostenibilità e sguardo al futuro, è presente e ben rappresentata da RhOME for denCITY, il progetto di
bioedilizia del team dell’Università Roma Tre, diretto da Chiara Tonelli, che concorrerà alla prossima edizione del Solar Decathlon, le olimpiadi della casa ecologica. Lo stesso team già nel 2013 con MED in Italy è giunto primo in sostenibilità e terzo sul podio olimpico generale. Il progetto di Roma Tre ha ottenuto il consenso di enti importanti (l’agenzia CasaClima per la certificazione e il Cefmectp per la sicurezza nei cantieri), oltre che di aziende quali Rubner Haus e tutto il Gruppo, ma anche Daikin per l’impiantistica, Solbian per il fotovoltaico e altre importanti realtà. Parlando di aziende, sono tante le novità in esposizione. Alcuni esempi? Wienerberger ha colto l’occasione di Klimahouse per
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Speciale Fiere | Klimahouse 2014
Immagini di Klimahouse 2014 (Foto: Fiera Bolzano Spa)
lanciare Porotherm Bio-Plan ETICS, soluzione sviluppata applicabile in tutti i progetti dove è previsto un isolamento termico a cappotto, per garantire al progettista un miglioramento delle prestazioni rispetto all’impiego di soluzioni tradizionali e, soprattutto, risultati certi e certificati per edifici in Classe A. LOEX, invece, ha dato ampio spazio nel proprio stand alle regolazioni, che giocano un ruolo fondamentale in quanto governano l’intero impianto. Per questo ha concentrato l’attenzione sull’efficienza degli impianti radianti attraverso l’esposizione delle regolazioni in due diverse configurazioni, che portano i sistemi radianti, rispettivamente, nelle classi AAA e AA definite da Qrad (Consorzio Italiano Produttori Sistemi Radianti di Qualità). Hoval ha presentato soluzioni tecnologicamente avanzate per il riscaldamento e il benessere in ambiente, come i sistemi di ventilazione meccanica controllata, puntando
anche sul loro abbinamento con le pompe di calore, con attenzione quindi a un nuovo modo di fare edilizia efficiente e all’utilizzo di energie rinnovabili. L’innovazione passa anche da nuovi strumenti a sostegno del lavoro dei professionisti del settore edile e di chi si trova a ristrutturare la propria casa. Così Hoval, Rockwool e ALPI Fenster hanno presentato la nuova versione di Rivalue (www.rivalue.it), portale della riqualificazione energetica degli edifici. Proporre novità è anche un fattore premiante, non solo per quanto riguarda i riscontri di mercato, certamente determinanti, ma anche l’occasione per dare un
5.000 m2 ▶ lo spazio espositivo che apre per la prima volta in Toscana
riconoscimento alle idee più significative. Da qui il senso di un’iniziativa quale Klimahouse Trend Award, riconoscimento assegnato ad alcune aziende per la loro capacità di proporre materiali o sistemi costruttivi in grado di coniugare la tecnologia alla necessità di garantire elevate caratteristiche di risparmio energetico. Le sei categorie in esame nel 2014 sono state: • sistemi per l’architettura (materiali per l’involucro opaco, isolanti) • sistemi per la trasparenza e la protezione solare (finestre, involucro, vetri, protezione solare) • integrazione energia-architettura (impianti elettrici, meccanici e speciali) • ristrutturare per abitare meglio (soluzioni specifiche per il riuso) • comfort e architettura degli interni (finiture, pavimenti, pitture, porte) • tecnologie costruttive (strutture, soluzioni industrializzate, processi costruttivi,
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klimahouse
Tekneco è Media partner e Web TV ufficiale di Klimahouse
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Tekneco ha raccontato in streaming le novità dalla fiera e dato voce ai protagonisti, dallo studio televisivo allestito a Fiera Bolzano, a partire dal primo giorno, con gli interventi di Gernot Rössler, Presidente di Fiera Bolzano, Reinhold Marsoner, direttore di Fiera Bolzano e Ulrich Santa, direttore dell’agenzia CasaClima. Tante le interviste a personaggi di spicco e a svariati protagonisti del settore, come l’architetto Boris Podrecca e l’architetto Lorenzo Bellicini, direttore tecnico del Cresme, oppure Chiara Tonelli e Gabriele Bellingeri, docenti dell’università di Roma Tre, coordinatori del già citato progetto RhOME. Tra le aziende e le realtà che hanno mostrato soluzioni particolarmente interessanti segnaliamo, solo per citare qualche nome, Rubner Haus, Industrie Cotto Possagno e Naturalia BAU, Polyglass, Roto Frank Italia, Hoval, Rockwool e ALPI Fenster. Per poter vedere le diverse interviste e filmati vi rimandiamo al canale Tekneco YouTube, oppure al sito www.tekneco.it.
In studio: Marco Gisotti intervista Gabriele Bellingeri e Chiara Tonelli, responsabili del progetto RhOME
materie prime, filiera di settore) Sei i premi e sei le menzioni speciali che ricordiamo in sintesi, partendo in ordine di categoria: STO Italia / Fischer Italia; Fanzola Serramenti / Internorm Italia; Clivet / Schiedel; Eurotherm / Naturalia Bau; Hormann Italia / De Faveri; Cogefrin / Siniat. Tanti gli elementi, dunque, che fanno di Klimahouse una fiera di successo. «Anche il fatto di avere stabilito un ponte fra Nord, Centro e Sud Italia, particolarmente con le edizioni itineranti, che rispecchiano ciò che si svolge e si organizza qui – spiega Marsoner –. Un valore importante è certamente rappresentato dalla comunicazione: proprio grazie ai vari eventi che si susseguono nel corso dell’anno (e quest’anno si arricchisce con Klimahouse Toscana – ndr) si riesce a mantenere sempre alta l’attenzione su Klimahouse». Klimahouse sbarca in Toscana
Ecco, dunque, un altro aspetto premiante la
fiera di Bolzano: la capacità di portare in altre parti d’Italia la sua filosofia, esprimendola con rassegne itineranti tese a sviluppare nuovi mercati e ad affrontare la crisi economica. Klimahouse Toscana, dal 28 al 30 marzo 2014 alla Stazione Leopolda di Firenze, va in scena in una regione dal grande potenziale nell’ambito dell’edilizia sostenibile. “New entry” nella famiglia delle fiere “Klima”, la manifestazione completa l’offerta delle precedenti edizioni itineranti nel Centro e nel Sud Italia, che hanno fatto visita nel Lazio, in Puglia e in Umbria. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Firenze, dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Firenze, da Confindustria Toscana, dall’Ordine degli Architetti, dall’Ordine degli Ingegneri, dal Collegio dei Geometri e dei Periti Industriali, da Confartigianato e CNA Firenze, da ANCI Toscana, da ARPAT, da FNA Federamministratori, da EALP e FORMEDIL Toscana. Ruolo di primo piano per l’Agenzia Fiorentina per l’Energia che rappresenta
l’Agenzia CasaClima a livello regionale. Klimahouse Toscana ripropone la strategia vincente della formula altoatesina, offrendo un ricco programma di eventi formativi e informativi con convegni specializzati, presentazioni, workshop e mostre. Tra gli appuntamenti in calendario, le visite tecniche guidate agli edifici CasaClima, per mostrare agli operatori del settore e al pubblico esempi di realizzazioni energeticamente efficienti nel territorio. La superficie che Fiera Bolzano punta a occupare presso la Stazione Leopolda è di circa 5.000 metri quadri e sono svariate decine le aziende che hanno manifestato da subito vivo interesse a partecipare. ◆
LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/1530
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Moduli Formazione dalle alte solare efficienze Proseguono nel 2014 gli appuntamenti con la formazione per Panasonic e l’aggiornamento sul mondo
L’energia solare per aprire i cancelli L’energia del Sole può servire ad aprire i cancelli della propria abitazione, evitando cavi e spese inutili in bolletta. Il Gruppo Bft ha recentemente presentato Ecosol, un sistema completo di alimentazione ad energia solare per installazioni in bassa tensione. La soluzione – pensata per l’uso residenziale – è compatibile con tutti gli impianti a 24V e consente di alimentare fino a due motori, come ad esempio su un’installazione con cancello battente a due ante, soprattutto quando è complicato servirsi di cavi e alimentazione tradizionale. Il sistema è composto da un pannello solare, installabile su colonna, in grado di produrre 10 Watt di potenza e da una centrale che ospita le batterie. Le batterie accumulano l’energia, che può essere così utilizzata anche durante le ore notturne o in assenza di luce. gt
Panasonic ha recentemente presentato i nuovi moduli fotovoltaici HIT, nella variante da 245 e da 240 watt. Con un’efficienza del modulo del 19,4% e un’efficienza di conversione di cella del 22%, questo modulo è, secondo l’azienda, uno dei più performanti presenti sul mercato. Le linee di drenaggio presenti nel telaio del modulo consentono un costante scarico dell’acqua accumulata. In questo modo l’acqua non asciuga sul modulo, lasciando macchie di essiccazione, e si evita la formazione di qualsiasi accumulo di umidità. Le linee di drenaggio, inoltre, aiutano a mantenere puliti i moduli anche in impianti con un angolo di inclinazione basso. gt
del fotovoltaico organizzati dalla Solar Academy, la scuola di formazione di SMA rivolta ai professionisti del settore. L’offerta formativa di quest’anno propone corsi e seminari volti ad approfondire da un lato le principali dinamiche del mercato e dall’altro i principali aspetti della tecnologia fotovoltaica, consigliando al tempo stesso le soluzioni ideali per impianti di tipo residenziale, di tipo commerciale e industriale e off-grid. Detrazioni fiscali, scambio sul posto, autoconsumo in ambito residenziale, SEU e accumulo sono alcune delle tematiche trattate durante i corsi. Gli appuntamenti sono consultabili sul sito di SMA Italia. sf
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? SMA ITALIA PANASONIC www.tekneco.it/ricevi-tekneco eu-solar.panasonic.net/it/ prodotti/tecnologia-hit-doubler
www.sma-italia.com
Gruppo Bft www.bft.it/it/automazione-residenziale/energia-solare
Un regolatore automatico per la climatizzazione Emmeti ha presentato RCE, un regolatore elettronico per sistemi di miscelazione, che consente il controllo automatico delle funzioni di riscaldamento e climatizzazione di piccoli e medi impianti. Applicabile sia per ambienti a uso residenziale che commerciale, Rce può regolare sia sistemi con pannelli radianti (a pavimento e a soffitto) che ad alta temperatura (radiatori e fancoil). Inoltre, questo termoregolatore è capace di gestire la temperatura di mandata in base a tre diverse modalità: a punto fisso, modulante e climatica. Con la prima la temperatura di mandata rimane fissa, sia in riscaldamento che in raffrescamento. Con la seconda, invece, la temperatura resta fissa in riscaldamento ed è variabile in raffrescamento. Con la modalità climatica, infine, la temperatura di mandata viene calcolata in base alla temperatura esterna. gt EMMETI www.emmeti.com
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Maggiore efficienza per Panasonic Panasonic ha annunciato che la nuova pompa di calore Etherea QKE raggiunge lo SCOP di 4.80 e un SEER di 7.60 entrambi maggiori di quanto richiesto dalla classe A++. L’intera gamma è conforme ai requisiti della direttiva ErP: il compressore R2 garantisce una maggiore efficienza; il sistema ECONAVI offre fino al 38% di risparmio energetico in raffreddamento; il purificatore d’aria Nanoe-G elimina il 99% dei batteri, virus e muffe; funziona fino a -15 °C in modalità riscaldamento e -10 °C in modalità raffreddamento; riutilizza la tubazione esistente R22 per la nuova R410A. Maggiori informazioni sul sito di Panasonic. sf
PANASONIC www.aircon.panasonic.eu
Conergy punta sulla micro cogenerazione di AsjaGen
Car-sharing al Colosseo
Conergy ha recentemente inserito tra i suoi prodotti una soluzione di micro-cogenerazione, sviluppata dalla torinese AsjaGen. Si tratta di TandEM (Thermal and Electrical Machine), un microcogeneratore che permette di produrre contemporaneamente energia elettrica e termica. TandEM, assimilabile ad una caldaia, sia nell’aspetto che nell’ingombro, è composto da un motore a combustione interna accoppiato a un alternatore per la produzione dell’energia elettrica. Il dispositivo può essere installato ovunque vi sia la contemporanea necessità di energia elettrica e calore. Dunque, questa soluzione è adatta particolarmente a strutture per la ricettività turistica e alberghiera; centri benessere, termali e piscine; ristorazione; presidi sanitari e case di riposo; condomini, residence e ville; scuole, caserme e uffici; aziende agroalimentari; supermercati e centri commerciali. gt
Il servizio di car-sharing one way di car2go arriva nella Capitale. È entrato in servizio a Roma il car-sharing free floating car2go, con una flotta composta da 500 smart e che saranno operativi in un’area di circa 100 chilometri quadrati. Il costo del noleggio è di 0,29 euro al minuto, incluse tasse, assicurazione, carburante, costi di parcheggio, i primi 50 km e IVA. I veicoli di car2go possono essere noleggiati in qualunque momento e il sistema opera senza stazioni di noleggio dedicate. Le automobili possono essere utilizzate quando necessario e possono essere posteggiate in qualsiasi parcheggio pubblico all’interno dell’area operativa. sf
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco
Conergy www.conergy.it
Caffè solidale Dal 7 al 13 aprile si svolgerà la campagna “Caffè Fairtrade, buono davvero” per promuovere il caffè del commercio equo certificato che assicura il rispetto delle condizioni di lavoro degli agricoltori nei Paesi in via di sviluppo e la salvaguardia dell’ambiente. Con la certificazione Fairtrade del commercio equo agli agricoltori vengono assicurate condizioni di impiego dignitose, il pagamento di un prezzo equo per il lavoro e un margine di guadagno aggiuntivo. Sono oltre 100 i bar italianie che offrono la possibilità di bere il caffè Fairtrade, dal Veneto alla Liguria, dal Trentino-Alto-Adige alla Sicilia e che sono rintracciabili sul sito di Fairtrade Italia. sf Caffè Fairtrade www.fairtradeitalia.it
CAR2GO www.car2go.com
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Internet & Apps
a cura di Veronica Caciagli e Letizia Palmisano
Il servizio informazioni sullo smartphone App: Pronto Treno
Il social network degli automobilisti App: Waze
Finalmente sai quanto aspetti App: Autobus Roma
tinyurl.com/pefqtd2
tinyurl.com/nfla9ku
tinyurl.com/o2u4fhw
ProntoTreno è l’applicazione ufficiale di Trenitalia: dopo l’uscita nel 2012 molte funzionalità sono state aggiunte e alcuni bug risolti. Adesso è possibile consultare l’orario dei treni in tempo reale, con informazioni anche sull’orario di arrivo e l’intera gestione del viaggio, dall’acquisto del biglietto al cambio di prenotazione ed eventuale richiesta di rimborso. Si possono acquistare anche tratte regionali in modalità Biglietto Elettronico Regionale (BER).
Come permettere a chi sta in fila di avvisare gli altri automobilisti di non prendere quella strada? La risposta è Waze, il navigatore con social network integrato: una comunità in crescita, che conta attualmente 70 milioni di utenti, pronta a segnalare dove si trovano i distributori di benzina più economici, incidenti e qualsiasi intoppo stradale… compresi autovelox e posti di controllo stradale.
Fino a poco tempo fa a Roma la mancanza degli orari degli autobus alle fermate rendeva l’esperienza di trasporto sui mezzi pubblici una sfida alla pazienza umana: aspettavi e speravi che l’autobus sarebbe passato. Oggi l’alternativa è una comoda app con orari dei bus in arrivo, gestione delle fermate preferite, calcoli del percorso e possibilità di invio di tweet a @InfoAtac con richieste di informazioni.
Dai un punteggio ai tuoi percorsi App: GreenSteps
Zappata Romana
Animali senza casa
www.zappataromana.net/mappa
www.animalisenzacasa.org
tinyurl.com/opurtrq
Zappata Romana si occupa di recensire e localizzare in una mappa interattiva orti, giardini condivisi e “giardini spot” della Capitale realizzati ad opera di cittadini e associazioni che in prima persona ne curano la realizzazione e/o la gestione. Chi, poi, volesse partire da zero potrà scaricare una guida utile per realizzare orti e giardini, possibilmente da condividere con le comunità locali.
Volete adottare un animale e non sapete da dove cominciare? Siete un’associazione che ha molti cuccioli che aspettano solo di essere amati? Su Animali senza casa, autonomamente, chi ha un animale da dare in adozione può caricare foto, descrizione e luogo e chi cerca può utilizzare i filtri per scegliere tipologia, genere, luogo, età e la razza dell’animale che vorrebbe adottare.
Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco
Green Steps è un’app che permette di tracciare i propri percorsi informandoci sull’impatto ambientale degli stessi. All’inizio si inseriscono informazioni quali il mezzo di trasporto usato (pubblico o privato e in tal caso anche di che tipologia), il tipo di percorso (urbano, extraurbano o autostrada) e la distanza. Una volta arrivati a destinazione, l’app darà un punteggio al nostro viaggio che potremo condividere sui nostri social.
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Libri Guarda tutti i nostri libri su Anobii: www.anobii.com/ tekneco/books
a cura di Marco Gisotti
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Riservato agli abbonati. Mantova, ci offre ottimi esempi di quello che per chi si affida completamente nelle mani Vuoi sapere riceverlo? il paesaggio è e dicome come potrebbe essere sfrut- di un professionista, ma per chi invece vuole tato senza metterlo a rischio. Per paesaggisti, rimettere casa – o il proprio ufficio – a nuovo www.tekneco.it/ricevi-tekneco ma anche per tutti gli altri che in questo Bel e vuole farlo con certezza di usare prodotti
❶ La villa James S. Ackerman Einaudi Euro 38,00 – Pagine 402 - XXII Questo saggio di Ackerman è un classico degli anni Novanta che oggi, per nostra fortuna, Einaudi ripropone in un’ottima edizione. Si tratta di un viaggio nei secoli per conoscere l’evoluzione della villa, dai tempi degli antichi romani fino alla modernità. Conoscere la struttura di questa particolare abitazione significa, per Ackerman, conoscere le abitudini e la cultura di un popolo. Un libro che oggi può essere letto in una nuova chiave, rivolta a quelli che propongono nuovi modelli di costruzione, non solo sostenibile, ma vicina alla cultura e alla tradizione dei territori. ❷Attraverso paesaggi complessi Lanzoni Chiara - Marzorati Paola Peraboni Carlo Maggioli Editore Euro 35,00 – Pagine 290 Sempre più spesso sentiamo dire “salviamo il paesaggio!”. In realtà è dai tempi di Cederna, quando scriveva sul Mondo, che i “barbari” fanno scempio del paesaggio italiano, fra i più belli del mondo e risorsa da preservare. Questo libro, che tratta del territorio della Provincia di
Paese ci vivono e ci vorrebbero vivere meglio.
❸ Obiettivo comune a cura di Parmigiani Marisa, Vaccari Alessandra Edizioni Ambiente Euro 18,00 – Pagine 160 L’obiettivo comune a cui fa riferimento il titolo è quello delle partnership pubblicoprivate sempre più importanti, soprattutto in ambito locale. Queste realtà sono in grado di stimolare l’innovazione, grazie all’utilizzo delle reti e delle nuove tecnologie e al diverso ruolo che cittadini e imprese hanno assunto nel generare valore sul territorio. Questo libro ne approfondisce gli aspetti “tecnici” e giuridici, ma racconta, in appendice, una serie di casi, di buone pratiche, per dimostrare che si può fare. ❹Fare in casa vernici naturali Bruno Gouttry, Terra Nuova edizioni Euro 14,00 – Pagine 104 Questo libro non va bene (forse) per chi deve tinteggiare un condominio nuovo di zecca,
naturali, ecco questo manuale dove trovare tante ricette e consigli utili per proteggere e abbellire il legno senza inquinare. Le migliori ricette per fare: oli, cere, vernici, velature, smalti e diventare maghi dell’ecobricolage. ❺Solare termico Manuale tecnico per progettisti, installatori, esperti di energie rinnovabili Roberto Salustri Dario Flaccovio editore Euro 48,00 – Pagine 376 Questo, invece, è un manuale per esperti e professionisti. Roberto Salustri, partendo dalle competenze dei più importanti esperti europei in fatto di impianti termici, aggiunge la propria esperienza pratica maturata in oltre venti anni di attività. Quel che ne risulta è un libro di grande efficacia e utilità per tutti quelli che vogliano fare dell’energia solare una risorsa non solo per l’acqua calda sanitaria, ma anche per alimentare industrie, grandi utenze o sistemi complessi come il solarcooling, la produzione di calore di processo, il riscaldamento degli ambienti.
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Aziende citate
A2A — www.a2a.eu 13, 55 AE Polysilicon Corp www.aepolysilicon.com 49 ALPI Fenster — www.alpifenster.it 19, 74, 75 Ance Toscana — www.toscana.ance.it 65 Anci Toscana — www.ancitoscana.it 65, 75 Assoelettrica — www.assoelettrica.it 10 Banca Popolare di Milano — www.bpm.it
67
Car2go — www.car2go.com 77 Cassa Italiana di previdenza ed assistenza dei Geometri — www.cassageometri.it 67 Cittalia — www.cittalia.it 65 Class Onlus — http://classonlus.it 62 Coldiretti — www.coldiretti.it 4 Conad — www.conad.it 12 Conergy — www.conergy.it 77 Cresme — www.cresme.it 8, 75
PlanGreen — www.plangreen.it Polo Solare Organico - Regione Lazio Chose — www.chose.uniroma2.it Prelios — www.prelios.com Prelios SGR — www.preliossgr.com REC Solar Grade Silicon www.recgroup.com Renault — www.renault.it Rockwool — www.rockwool.it Rubner — www.haus.rubner.com
13 12 46 67
43 49 55, 58 19, 74, 75 11, 73, 75
Selex — www.selexgc.it Siba — www.sibaspa.it Siemens — www.siemens.com SMA Italia — www.sma-italia.com Solar Energy industry association www.seia.org SPAC GreenItaly1 — www.greenitaly1.it
65 13 65 76
Edilizia Bio - Energia - Ecologia aprile maggio giugno 2014 Tekneco è una testata giornalistica trimestrale registrata presso il Tribunale di Lecce con n. 1061 del 9 Giugno 2010 EDIRE S.r.l. Sede: via E. Estrafallaces 16, 73100 Lecce Tel. e fax 0832 396996 Società editrice iscritta al ROC con n. 14747 DIRETTORE RESPONSABILE
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Fabrizio Alfredo Virgilio Bocconcelli DIRETTORE EDITORIALE
Marco Gisotti Emmeti — www.emmeti.com Enea — www.enea.it Enel — www.enelenergia.it Enel Green Power www.enelgreenpower.com Enerray — www.enerray.com Enertronica — www.enertronica.it
76 4, 7, 19 55 40 40 20
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Pagano — www.pagano.it Panasonic — www.aircon.panasonic.eu Panasonic — eu-solar.panasonic.net/it Passavant — www.passavantimpianti.com
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Trimestrale di EDILIZIA BIO-ENERGIA ALTERNATIVA-ECOLOGIA Anno II, Numero 8 | 2012 www.tekneco.it 4,90 euro
EDILIZIA BIO
L’obiettivo è realizzare edifici efficienti, ma sempre low-cost P. 22
ENERGIA ALTERNATIVA
PRIMO PIANO Solare termico:
ECOLOGIA
PROGETTI
Anche le marine
un mercato i porti puntano sulla LAancora NUOVA VITA esostenibilità tra luci e ombre ambientale P. 46 BORGHI ANTICHI P. 64 DEI
Cafè Architettura Francesco Pagnello Alfio Zappalà P. 34 / 60 / 72
Trimestrale di EDILIZIA BIO-ENERGIA ALTERNATIVA-ECOLOGIA Anno II, Numero 9 | 2012 www.tekneco.it 4,90 euro
EDILIZIA BIO
ENERGIA ALTERNATIVA
ECOLOGIA
PROGETTI
Gli spazi collettivi realizzati grazie a menti e materiali autoctoni
Il solare entra nell’era del quinto conto energia: la riforma
Rio +20: appuntamento al verde. Il futuro è nell’economia green
Manuel Benedikter Spark Energy Mario Cuccinella
P. 14
P. 32
P. 64
P. 24 - 44 -58
EDILIZIA BIO
ENERGIA ALTERNATIVA
ECOLOGIA
PROGETTI
Edifici in rosso e l’importanza della termografia
La riforma degli incentivi non spingerà l’eolico italiano
Le nuove professioni verdi per l’ecologia
Med in Italy Renit Group Galassi, Mingozzi e Ass.
P. 16
P. 32
P. 50
P. 26 - 46 - 65
PRImO PIANO
PRIMO PIANO
LE CITTÀ CITT IL SOLE SOSTENIBILI PROBLEmATICO
Con Tekneco segui le principali fiere di settore e le anteprime dei prodotti innovativi, scopri le novità delle aziende e le soluzioni progettuali ai tuoi problemi, condividi i progetti e le prospettive di settore.
PRIMO PIANO
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Centro per la formazione professionale nei settori della Green Economy Teknedu si occupa di formazione e alta formazione, in particolare nella modalità FAD e/o e-learning, legate all’efficienza energetica, in genere, e alle fonti energetiche rinnovabili. L'attenzione è prestata a diverse categorie professionali: progettisti, impiantisti, dirigenti tecnici, Ingegneri, Architetti, Geometri e diplomati tecnici. L'obiettivo è di informare e formare tutti gli operatori dei diversi settori, utilizzando i mezzi più aggiornati per diffondere contenuti e saperi, in ottemperanza della normativa prevista per le libere professioni. Learn different è lo slogan con cui Teknedu veicola una nuova idea di energia e del suo impiego attraverso lo scambio di esperienze e competenze in ambito comunicativo, tecnologico e applicativo lungo un percorso finalizzato a informare e formare gli operatori del settore. Non a caso il nome Teknedu proviene dalla parola greca “techne”, che sta per tecnica nel senso di perizia, abilità, saper fare, e da educazione, dal latino “educere”, trarre forma di apprendimento.