Tekneco - n. 1

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edilizia sostenibile

tecnologia ecologia

772038 930000 9

ISSN 2038-­9302

00001

Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, S1/LE

n. 1 settembre 2010 trimestrale di informazione per l'edilizia, l'innovazione e la tecnologia applicata all'ambiente

PUGLIA: SOLE E VENTO VINCONO SULLE CARTE BOLLATE


Saint-Gobain costruisce l’Habitat del futuro

Il Gruppo Saint-Gobain, attraverso i suoi marchi, sviluppa e produce nuove generazioni di materiali per realizzare le abitazioni del futuro. Un approccio moderno e completo al mercato delle costruzioni: vetro piano, sistemi costruttivi a secco, canalizzazioni in ghisa, materiali isolanti, malte tecniche, colle e intonaci, controsoffitti e pannelli murari acustici, utensili per il taglio e l’asporto di materiali, impianti fotovoltaici perfet-tamente integrati negli edifici.

www.saint-gobain.it

www.saint-gobain.com


Indice primo piano Rinnovabili: la Puglia dei primati, nonostante la burocrazia Luigi Dell’Olio

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architettura C’è vita dopo l’amianto Luca dello Iacovo

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ambiente/ ecologia Rovine sostenibili Fabio Fornasari

Brevetti per l’edilizia sostenibile a quota 148, ma la Puglia è indietro Luigi Dell’Olio

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speciale università Sperimentazione e sviluppo di impianti di refrigerazione ecosostenibili L. A. Catalano, F. De Bellis, R. Amirante, U. Ayr

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Conglomerati cementizi ottenuti con materiale riciclato da pneumatici fuori uso (PFU) Maria Antonietta Aiello, Alfonso Maffezzoli

Onies: collaborazione nell’edilizia sostenibile da Nord a Sud Liliana Bossi

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normative Nuovo conto energia, il taglio non stupisce il mercato Luigi Dell’Olio

energia Com’è verde la città Tiziana Moriconi

pubblicazioni Freschi di stampa Luigi Dell’Olio

N. 1 SETTEMBRE 2010

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Spazio realizzato con il contributo dell’editore

WWF ITALIA

Ridurre drasticamente la CO2, conviene ed e’ possibile rio per evitare pericolosi cambiamenti climatici e porterebbe enormi benefici alla popolazione e all’economia dell’Europa, offrendo un reale impulso all’innovazione tecnologica. Ci auguriamo che l’Italia colga questa opportunità, anche industriale: è ora che la nuova economia low carbon assuma un ruolo trainante anche da noi” .

L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato nelle scorse settimane le stime sulla riduzione di CO2, indicando come la UE abbia ridotto le sue emissioni di CO2 di circa il 17,3% rispetto al 1990 e quindi quasi raggiunto il suo obiettivo per il 2020 (ovvero una riduzione del 20%). Secondo Mariagrazia Midulla responsabile clima e energia WWF Italia “Con riduzioni già ora del 17,3% l’idea che l’Europa tagli le emissioni solo del 20% per il 2020 è ridicola, vorrebbe dire smettere di ridurre le emissioni e aspettare il 2020 a braccia conserte. Occorre innalzare l’obiettivo europeo al 40%: questo è in linea con quanto necessa-

L’importanza del taglio delle emissioni di gas serra è sottolineata anche da un recentissimo studio pubblicato da Health and Environment Alliance (HEAL) e Health Care Without Harm Europe (HCWH E). Lo studio quantifica i consistenti vantaggi economici che ci sarebbero innalzando l’obiettivo europeo di riduzione al 30% delle emissioni di gas a effetto serra e per la prima volta fornisce le stime sulle prestazioni sanitarie per i singoli Stati membri dell’UE. Per l’Italia si stima che, con un obiettivo di riduzione delle emissioni del 30% rispetto al 1990, i benefici per la salute pubblica sarebbero un risparmio tra € 1,2 miliardi e € 3,4 miliardi di euro/anno dal 2020. La riduzione drastica della CO2 non è un’utopia. Il “Piano B” di Lester Brown, uno dei più grandi ed autorevoli esperti ed analisti internazionali delle problematiche am-

Sei una Piccola e Media Impresa? t JM UVP CVTJOFTT P J UVPJ QSPEPUUJ TPOP BNJDJ EFMMB OBUVSB t EFTJEFSJ QSPNVPWFSF QSFTTP J UVPJ QVCCMJDJ JM UVP JNQFHOP B GBWPSF EFMM BNCJFOUF t WVPJ JOUSBQSFOEFSF VO QFSDPSTP EJ NBHHJPSF TPTUFOJCJMJUË FE FTTFSF Bó BODBUP EBM 88' t WVPJ GBSUJ QSPNPUPSF JOTJFNF BM 88' EJ B[JPOJ EJ TFOTJCJMJ[[B[JPOF TVJ UFNJ EFMM Fó DJFO[B FOFSHFUJDB

ENTRA NEL CLUB WWF IMPRESE PER LA NATURA. www.wwf.it/clubimprese

bientali, economiche e sociali, delinea una transizione da un’economia fondata sul petrolio, il carbone ed il gas naturale a una basata sull’energia eolica, solare e geotermica ( “Piano B 4.0. Mobilitarsi per salvare la civiltà” edito in Italia da Edizioni Ambiente). Il Piano B è molto più ambizioso di qualunque altra cosa l’umanità abbia fatto fino ad oggi, un’iniziativa senza precedenti né per dimensione, né per urgenza ed importanza. Si divide in quattro obiettivi: abbassare le emissioni nette di CO2 dell’80% entro il 2020, stabilizzare la popolazione mondiale al di sotto degli 8 miliardi, sconfiggere la povertà e ripristinare lo stato di salute degli ecosistemi, includendo in questa definizione terreni, falde acquifere, foreste, praterie e zone di pesca. Questo piano è ambizioso perché non è basato su ciò che è politicamente realizzabile, ma sulla realtà scientifica. Il progetto di tagliare drasticamente le emissioni ad esempio implica un radicale miglioramento dell’efficienza energetica a livello globale, investimenti massicci nello sviluppo delle energie rinnovabili, il blocco della deforestazione e miliardi di nuovi alberi da piantare. L’intera azione quotidiana del WWF contribuisce concretamente, di fatto, alla realizzazione di un Piano B per il mondo intero e per il nostro paese.


N. 1 SETTEMBRE 2010

Tekneco è una testata giornalistica trimestrale registrata presso ilTribunale di Lecce con n. 1061 del 9 giugno 2010 EDIRE S.r.l. Sede: 73100 Lecce - via E. Estrafallaces 16, tel. e fax 0832.396996 Società editrice iscritta al ROC con n. 14747

Editoriale di Alessandro Longo

Le fondamenta, prima di tutto. Dalle fondamenta cominciare a costruire un palazzo: è vero per una regione, per un nuovo mercato, come per una rivista. Se conosci le tue basi, le puoi rafforzare e poi intraprendere l’ascesa: ecco perché abbiamo voluto studiare la vera situazione del mercato pugliese nelle rinnovabili. “Il primato della Puglia nel fotovoltaico”, si legge spesso. Ma fino a che punto è verità o proclama QPMJUJDP 4JBNP JO UFTUB OFM GPUPWPMUBJDP è vero, ma abbiamo appurato anche il primato pugliese nell’eolico, mercato più maturo e quindi, nell’immediato, più interessante. Nelle biomasse potremmo fare di più. Ma soprattutto potrebbero fare di più le istituzioni.

“Leggi e burocrazia ostacolano lo sviluppo”: questa è stata la voce comune degli imprenditori pugliesi. Le fondamenta sono buone, insomma. Ma serve qualche puntello qua e là per andare avanti e in alto. C’è di buono che il dibattito politico ha i riflettori puntati sulla questione: Tekneco ha potuto raccogliere repliche e reazioni bipartizan a quanto lamentato dagli imprenditori. Speriamo che la vita di questa rivista sia abbastanza lunga per salutare il giorno in cui le istituzioni e le imprese pugliesi raggiungeranno un rapporto meno conflittuale. Nel frattempo, noi proseguiamo l’avventura: parlando di mercato, di innovazioni, di idee. Servono anche queste, per disegnare il futuro.

Direttore Responsabile ALESSANDRO LONGO (direttore@tekneco.it)

Comitato Scientifico

Prof. Pasquale Colonna (Presidente) prof. Enzo Siviero prof. Lorenzo Attolico prof.ssa Maria Antonietta Ajello prof. Luciano Catalano prof. Michele Dassisti prof. Francesco Ruggiero Il Comitato Scientifico esprime la sua approvazione unicamente agli articoli pubblicati all’interno della “sezione università”.

Collaboratori

Dario Bonacina Liliana Bossi Luigi Dell’Olio Luca Dello Iacovo Fabio Fornasari

Paola Guidi Gabriella Longo Tiziana Moriconi Dario Salvelli Caterina Visco

Coordinamento redazionale Realizzazione piattaforma web Ingegni Multimediali, Lecce

Social media and Digital PR Emmealcubo, Termoli

Copertina

Illustrazione Mirco Tangherlini

blog special guest Luca Conti

per entrare in contatto con la redazione di Tekneco: via Estrafallaces, 16 - 73100 Lecce tel 0832 396996 email: redazione@tekneco.it Pubblicità: EDIRE srl - 0832 396996

Progettazione e Impaginazione Grafica Quorum Italia srl, Bari

Prestampa e Ricerca Fotografica Fotolito 38 srl, Bari

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Mediagraf SpA - Servizi integrati per l’editoria, Padova

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80.000 copie

Distribuzione

free-press: 20.000 copie postalizzate ingegneri/ architetti (albi prof.li Puglia e studi di progettazione nazionali); 30.000 copie edicole di Puglia; 5.000 copie postalizzate ad un portafoglio di aziende nazionali di settore; 25.000 copie distribuite all’interno di fiere di settore. Servizio Abbonamenti - Il Servizio Clienti è a vostra disposizione al n. 0832 396996

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Primo Piano

N. 1 SETTEMBRE 2010

Rinnovabili: la Puglia dei primati, nonostante la burocr


Primo Piano

N. 1 SETTEMBRE 2010

azia

Primi in Italia per fotovoltaico ed eolico: lo confermano i dati di mercato. Ma la lentezza della P.A. frena i progetti di Luigi Dell’Olio

P

rima nel fotovoltaico e nell’eolico e terza nella produzione di energia da biomasse. Assente nell’idroelet-­ trico e nella geotermia. L’im-­ magine della Puglia che arriva dalle ultime statistiche riguar-­ danti le fonti rinnovabili è so-­ stanzialmente positiva. Il com-­ binato disposto tra condizioni climatiche e geologiche da una SDUWH H LQWHUYHQWL GL VHPSOL¿-­ cazione normativa dall’altro ha spinto negli ultimi anni nume-­ rose aziende italiane e investi-­ tori internazionali a investire centinaia di milioni di euro in regione. Non tutto, comunque, funzio-­ na a pieno regime. Soprattutto in campo eolico, il settore che oggi sviluppa i volumi mag-­ giori, numerosi operatori la-­

Eric Gevaert@fotolia

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PHQWDQR OH LQHI¿FLHQ]H GHOOD macchina amministrativa, con la burocrazia che si trascina anche per diversi anni prima di decidere per il via libera o meno dei progetti presenta-­ ti. Una situazione che rischia – nel medio periodo – di raf-­ freddare l’entusiasmo degli in-­ vestitori verso il Tavoliere, an-­ che perché il quadro normativo negli ultimi mesi si va compli-­ cando, tra contrasti che coin-­ volgono la Regione e il Gover-­ no nazionale e pronunce della Giurisprudenza che cambiano le regole in corsa. Mentre sullo sfondo resta una partita aperta: come far sì che gli investimenti di soggetti extrare-­ gionali inneschino un circolo virtuoso a livello locale, pro-­ muovendo mandati, sviluppo di know-­how e di competenze in-­ dustriali tra le aziende pugliesi che a vario titolo sono attive nel business delle rinnovabili.


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Primo Piano

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Moduli fotovoltaici Inverter

Contatore di produzione

Contatore di immissione/prelievo

M2

Corrente continua

Corrente alternata

Trasformatore

M1

Rete

Utenze (autoconsumo)

Per il fotovoltaico una crescita senza soste I  dati  sul  fotovoltaico  non  lasciano  spa-­ zio  a  dubbi:  la  Puglia  ha  il  primato  na-­ zionale  staccando  nettamente  le  altre  regioni.  Secondo  le  ultime  rilevazioni  del  Gse  (Gestore  dei  Servizi  Energe-­ tici),  relativi  al  consuntivo  del  primo  VHPHVWUH LO &RQWR (QHUJLD KD Âż-­ nanziato  in  Italia  impianti  (il  calcolo  ri-­ guarda  quelli  giĂ Â in  esercizio)  per  1.319  MW,  con  la  Puglia  a  quota  256  MW.  Il  secondo  posto  spetta  alla  Lombardia  (145  MW),  seguita  da  Emilia-­Romagna  (109),  Lazio  (96)  e  Veneto  (93).  Per  tro-­ vare  altre  regioni  meridionali  occorre  scendere  al  decimo  posto,  dove  si  in-­ contra  la  Sicilia,  con  58MW.  Tornando  al  Tavoliere,  il  primato  è  frutto  soprat-­ tutto  dei  passi  in  avanti  compiuti  ne-­ gli  ultimi  anni,  che  hanno  permesso  di  VFDODUH OD FODVVLÂżFD GDOOÂś HVLPR SRVWR GHO DO WHU]R GHO ÂżQR DO SUL-­ mato  raggiunto  nel  2008  e  consolidato  nell’ultimo  periodo.  Restringendo  l’a-­ nalisi  solo  al  primo  semestre,  la  Puglia  è  prima  con  43MW,  davanti  a  Lombar-­ dia  e  Veneto,  rispettivamente  a  quota  15  e  12  megawatt.  â€œLa  Puglia  è  la  Regione  che  ha  agito  con  maggiore  convinzio-­ ne  per  la  promozione  del  fotovoltaico  e  oggi  rappresenta  un  benchmark  per  le  altre  realtĂ Â del  Mezzogiorno,  che  pure  hanno  grandi  potenzialitĂ Â del  settore, Â

PD ÂżQ TXL KDQQR GLPRVWUDWR GL FUHGHUFL menoâ€?,  osserva  Francesco  Fiore,  di-­ rettore  marketing  e  sviluppo  di  Conergy,  societĂ Â che  a  metĂ Â luglio  ha  inaugurato  a  San  Marzano  di  San  Giuseppe  (Taranto)  due  impianti  per  la  Plain  Energy  GmbH  UHDOL]]DWL FRQ XQ ÂżQDQ]LDPHQWR GHOOD Cassa  di  Risparmio  di  Bolzano  e  della  Cassa  Centrale  Raiffeisen)  in  grado  di  produrre  circa  2.800  MWh,  equivalen-­ ti  al  consumo  annuo  di  energia  di  560  famiglie.

Fine corsa vicina? Gli  impianti  regionali  sono  prevalente-­ mente  concentrati  nella  fascia  che  va  da  0,2  a  1  MW  (202  MW  totali),  complici  le  facilitazioni  amministrative  â€“  previsto  il  rilascio  della  sola  Dia  (Dichiarazione  di  Inizio  AttivitĂ )  al  posto   della  piĂš  com-­ plessa  procedura  di  autorizzazione  uni-­ ca  â€“  per  la  realizzazione  di   impianti  al  di  sotto  del  MW  di  potenza  (contro  i  200  KW  della  legge  nazionale)  che  hanno  spinto  gli  operatori  a  contrarsi  su  realiz-­ zazioni  da  999  W.  Un  boom  che  ora  ri-­ schia  di  essere  frenato  da  una  pronuncia  della  Corte  Costituzionale  della  scorsa  SULPDYHUD FKH KD DEROLWR Âą FRQ HIÂżFD-­ FLD UHWURDWWLYD Âą TXHVWD VHPSOLÂżFD]LRQH Nelle  settimane  immediatamente  suc-­ cessive  a  questa  pronuncia  sul  mercato  si  è  diffuso  il  panico,  con  le  banche  che  KDQQR EORFFDWR L ÂżQDQ]LDPHQWL H JOL LQ-­


Primo Piano

N. 1 SETTEMBRE 2010

YHVWLWRUL DOOD Âż QHVWUD LQ DWWHVD GL FDSLUFL di  piĂš.  Successivamente  la  situazione  è,  almeno  in  parte,  rientrata,  con  i  titolari  di  impianti  in  via  di  costruzione  o  solo  autorizzati  che  si  sono  rimessi  al  lavoro  sperando  in  un  atteggiamento  clemen-­ te  delle  autoritĂ ,  mentre  gli  altri  si  sono  dovuti  adeguare  alla  procedura  ordina-­ ria  (e  ben  piĂš  macchinosa)  dell’autoriz-­ zazione  unica.  Intanto  la  situazione  non  q GHO WXWWR GHÂż QLWD SHUFKp D PHWj OXJOLR sono  state  pubblicate  le  nuove  linee  gui-­ da  nel  campo  delle  rinnovabili,  che  sono  poi  passate  al  vaglio  delle  Regioni,  con  la  prospettiva  di  arrivare  al  recepimen-­ WR HQWUR Âż QH DQQR Âł3HU WRUQDUH DG DYHUH un  quadro  chiaro  occorrerĂ Â attendere  l’inizio  del  2011â€?,  spiega  Fiore,  â€œe  questa  situazione  non  fa  certo  bene  al  mondo  dell’impresa,  che  ha  bisogno  di  sapere  in  anticipo  qual  è  il  quadro  normativo  con  cui  deve  confrontarsiâ€?.  Il  timore  maggio-­

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re  è  che  le  aziende  di  medie  e  grandi  dimen-­ sioni  orientino  le  loro  scelte  di  investimento  su  altri  territori,  con  le  imprese  locali  che  si  vedrebbero  private  dei  mandati  su  cui  conta-­ vano.  Eugenio  Tran-­ chino,  managing  partner  dello  studio  legale  Watson  Farley  &  Williams,  vede  comun-­ que  spiragli  positivi:  â€œDa  un  punto  di  vista  Eugenio Tranchino, strettamente  giuridico  managing partner dello studio legale la  sentenza  pronun-­ Watson Farley & Williams ciata  dalla  Consulta  è  ineccepibile  e  non  poteva  che  sancire  l’incostituzionalitĂ Â della  normativa  re-­ gionale  per  palese  contrasto  con  la  nor-­ mativa  nazionale.  Tuttavia,  ha  prodotto Â

1200 300 1000

250

800

200 150

600

100

400

50 200 0

Puglia

2. Eolico

Lombardia

1.152 MW Puglia in vetta alla graduatoria di energia eolica prodotta. La Sicilia è seconda con 1.148 MW

1. Fotovoltaico

Puglia al primo posto con 256 MW, Lombardia seconda con 145 MW.

0

Puglia

Sicilia

Puglia

Toscana

Dati 2009

Dati giugno 2010

megawatt (MW) di potenza installata 500 400

Puglia al terzo posto con 139 MW, Lombardia al primo con 409 MW.

300

Dati 2008

800

4. Geotermia

In Puglia nessun impianto presente. Quelli italiani sono tutti in Toscana (810,5 MW).

200 100 0

1000

3. Biomasse

Dati 2009

Puglia

Lombardia

600 400 200 0


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Primo Piano

N. 1 SETTEMBRE 2010

TOTALE Impianti in esercizio ai sensi del Conto Energia - PRIMO E NUOVO CONTO ENERGIA RIPARTIZIONE PER REGIONE E CLASSE DI POTENZA DEGLI IMPIANTI IN ESERCIZIO (impianti entrati in esercizio dal 01/01/2005 al 09/06/2010 - aggiornato al 09/06/2010)

REGIONE

CLASSE 1: CLASSE 2: CLASSE 3: CLASSE 4: CLASSE 5: TOTALE 1<= P <=3 3< P <=20 20< P <=200 200< P <=1000 P >1000 Potenza Potenza Potenza Potenza Potenza Potenza Numero Numero Numero Numero Numero Numero (kW) (kW) (kW) (kW) (kW) (kW)

PUGLIA

2242

5998

3032

22527

417

22713

219

193205

1

1661

5911

246103

LOMBARDIA

5943

15666

5651

45408

736

47718

52

21098

9

11818

12391

141707

EMILIA ROMAGNA

3619

9377

3212

26215

613

38480

52

24745

3

6464

7499

105279

LAZIO

2375

6229

2475

18222

194

11800

27

15973

7

41312

5078

93536

PIEMONTE

3010

7979

3059

25238

386

26523

45

20393

5

9050

6505

89183

VENETO

3532

9323

3963

29294

410

26797

47

20955

2

2687

7954

89056

TRENTINO ALTO ADIGE

1642

4501

1976

18151

415

24215

51

21740

-

-

4084

68607

MARCHE

1457

3814

1315

10628

263

17919

47

24055

4

10275

3086

66691

TOSCANA

2707

7041

2592

21680

198

12720

23

11674

3

6014

5523

59129

SICILIA

2096

5719

2166

15739

151

9161

17

11219

4

11419

4434

53258

SARDEGNA

2655

7333

2141

15387

70

4421

18

13722

4

5264

4888

46128

UMBRIA

814

2242

944

7849

201

10978

24

14156

2

4779

1985

40005

BASILICATA

327

911

359

3020

389

18936

15

10714

-

-

1090

33580

1520

4163

2350

15999

118

7785

11

5225

-

-

3999

33173

CAMPANIA

839

2295

1056

8384

137

7750

21

13756

-

-

2053

32185

CALABRIA

688

1889

1061

8066

125

7346

15

10148

1

3298

1890

30746

ABRUZZO

478

1265

889

6917

126

8944

12

6838

1

2469

1506

26433

MOLISE

90

247

155

1296

19

1239

4

1553

2

4707

270

9042

LIGURIA

624

1557

396

3044

35

2356

4

1802

-

-

1059

8759

45

110

51

481

9

518

-

-

-

-

105

1109

36703

97658

38843

303545

5012

308321

704

442971

48

121216

FRIULI VENEZIA GIULIA

VALLE D’AOSTA TOTALE ITALIA

dei risultati estremamente sfavorevoli per tutti gli investimenti nella regione”. A minimizzare l’impatto di questa pro-­ nuncia sono comunque intervenute due recenti ordinanze del Tar di Lecce che “hanno chiarito come il rapporto tra il proponente e la pubblica amministra-­ zione è da considerarsi esaurito (o con-­ solidato), ai sensi della giurisprudenza costituzionale, allo spirare del termine di 30 giorni dalla presentazione della di-­ chiarazioni di inizio attività”.

81310 1273711

Il nuovo Conto Energia fa chiarezza nel mercato Non suscita, invece, particolari preoccu-­ pazioni il nuovo Conto Energia, appro-­ vato a luglio dalla Conferenza Stato-­Re-­ gioni e valido per il triennio 2011-­2013: se da una parte infatti gli incentivi pub-­ blici caleranno mediamente – e in ma-­ niera progressiva – del 20%, è pur vero che nell’ultimo periodo c’è stato un bru-­ sco calo nel costo della materia prima.


Primo Piano

N. 1 SETTEMBRE 2010

Per  altro,  la  penalizzazione  riguarderà  maggiormente  i  grandi  impianti,  che  non  costituiscono  il  target  di  riferimen-­ to  per  gli  investimenti  pugliesi.  Il  fatto  positivo  è  che  questa  decisione  ha  posto  ¿QH D XQ OXQJR SHULRGR GL LQFHUWH]]D FRQ ER]]H GL UHYLVLRQH SL R PHQR DI¿-­ dabili  che  giravano  tra  gli  operatori  sen-­ za  offrire  un  quadro  di  riferimento.

Eolico, il nodo della burocrazia La  Puglia  primeggia  anche  nell’eolico.  Secondo  il  consuntivo  2009  realizzato  da  Terna,  la  potenza  eolica  installata  stimata  nella  regione  ammonta  a  1.158  Mva  (MegaVoltAmpere),  poco  meno  di  un  quarto  del  totale  nazionale  (4.880  Mva)   e  in  crescita  del  32%  nel  confron-­ to  anno  su  anno.  Per  ciò  che  riguarda,  invece,  il  numero  degli  impianti  eolici,  il  Gse  ne  ha  censiti  72  (contro  i  58  del  2008).  Anche  su  questo  fronte,  comun-­ que,  non  mancano  i  problemi:  sui  tavo-­ li  dell’assessorato  regionale  alle  AttivitĂ Â produttive  ci  sono  pile  di  richieste  per  realizzare  nuovi  impianti.  â€œLe  poten-­ zialitĂ Â della  regione  sono  enormi,  ma  i  tempi  lunghi  della  Pubblica  Ammini-­ strazione  rischiano  di  frenare  il  boomâ€?,  ULĂ€HWWH Alessandro  Casale,  ammi-­ nistratore  di  Asja  Ambiente,  azienda  piemontese  che  in  Puglia  ha  in  corso  diversi  iter  autorizzativi  per  piĂš  parchi  eolici  per  una  potenza  complessiva  di  oltre  150  MW  tra  Cerignola,  Castelluc-­ cio,  Laterza  e  Manfredonia  e  sta  realiz-­ zando  tre  impianti  fotovoltaici.  â€œOggi  spesso  passano  alcuni  anni  dall’avvio  dell’iter  autorizzativo  al  via  libera  per  l’inizio  dei  lavori:  un  tempo  troppo  lun-­ go  per  il  mondo  del  business,  che  ha  ELVRJQR GL SLDQLÂżFDUH L SURSUL LQYHVWL-­ menti  sapendo  di  poter  contare  su  ri-­ sposte  rapideâ€?.  Il  problema  non  è  dovu-­ to  a  una  mancanza  di  competenze:  â€œIn Â

PARTICOLARE DELLA NAVICELLA Moltiplicatore di giri

Pale

Generatore

Navicella Vento

9

Motore

Trasformatore Torre Rete

Cavidotto

Regione  ci  sono  livelli  di  conoscenza  elevatissimi,  ma  il  grande  numero  di  richieste  necessiterebbero  di  un  poten-­ ziamento  degli  organiciâ€?.  Obiettivo  non  facile  da  conseguire  in  un  periodo  di  tagli  ai  trasferimenti  locali.   Per  altro,  la  lentezza  della  macchina  burocratica  non  riguarda  solo  il  settore  eolico.  â€œNel  fotovoltaico  abbiamo  calcolato  una  me-­ dia  di  555  giorni  tra  domanda  e  auto-­ rizzazioneâ€?,  osserva  Andrea  Monti  Guarnieri,  presidente  di  ErgycaSun  e  dirigente   di  Ergy  Capital,  gruppo  che  ha  sette  impianti  solari  in  Puglia  e  al-­ tri  otto  in  corso  di  approvazione.  â€œUna  lungaggine  frutto  del  carico  di  lavoro  prodotto  proprio  dal  boom  di  richieste, Â

Alessandro Casale, amministratore di Asja Ambiente


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Primo Piano

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Distribuzione di potenza e numerosità degli impianti eolici al 2008 Potenza Lorda (MW)

MW 900

Numero Impianti

N° 90

861,7

850

85 794,6

800

80

750

75

700

70 652,5

650

65

600

60

550

55

500

50

453,3

450

45

400

40

350

35

300 191,3

25

47

3

Veneto

1,5 1

0,1

Valle d'Aosta

3,0 2

Umbria

Toscana

Sicilia

Sardegna

3

Puglia

Liguria

28,1

Piemonte

7

Molise

4

Lazio

Friuli-Venezia Giulia

Campania

Emilia Romagna

3,5 2

7

10

16

9,0

Trentino-Alto Adige

11,3

Calabria

12

Basilicata

16

Abruzzo

0

15

25

100 50

20

39

163,5

154,8

Marche

150

209,5

Lombardia

200

30

58

250

5 0

Futuro incerto per gli operatori locali

G

SBOEJ JOWFTUJNFOUJ NB DPO RVBMF SJUPSOP QFS HMJ PQFSBUPSJ MPDBMJ µ JM EJMFNNB QSJODJQBMF DIF TJ QPSUB dietro il boom regionale delle rinnovabili. “Oltre alle regole e alle norme per implementare le rinnovabili vogliamo anche pensare alla possibilità di realizzare in Puglia la filiera produttiva e tecnologica”, ha dichiarato il presidente Nichi Vendola qualche mese fa. “La Puglia può diventare non soltanto il luogo dove principalmente si installano impianti, ma anche la sede di produzione componentistica e tecnologica, visto che siamo ancora troppo dipendenti dall’estero. Dobbiamo chiederci perché ciò che è stato possibile in Germania non possa esserlo qui”. Interrogativi che al momento si confrontano con una situazione particolare: se i tedeschi hanno maturato una crescita tecnologica e di riconversione nella produzione di energia da fonti rinnovabili che ha permesso una crescita generale del sistema delle imprese e dell’occupazione giovanile, lo stesso non è ancora avvenuto da noi. Il business delle aziende locali è fortemente legato ai mandati che arrivano dai grandi investitori nazionali e internazionali: può bastare un rallentamento degli investimenti o un cambio di rotta normativo per mandare in crisi le aziende – per lo più piccole o micro imprese – del settore, con pesanti ricadute occupazionali, considerato che le ultime stime parlano di circa 10mila occupati pugliesi nelle rinnovabili. Un aiuto in tal senso potrebbe arrivare dalla recente istituzione del Distretto Tecnologico Nazionale sull’Energia (Ditne), che punta proprio a far crescere le conoscenze scientifiche, con un rapporto più stretto tra mondo universitario e imprese. Alla struttura aderiscono tutte le università pugliesi pubbliche, da Roma Tre e da una serie di imprese locali attive nelle rinnovabili. Si tratta del quarto distretto tecnologico della regione, dopo il Dhitech di Lecce (per l’hitech), il Distretto della Meccatronica di Bari e il Dare di Foggia per l’agroalimentare.


Primo Piano

N. 1 SETTEMBRE 2010

a  fronte  di  piante  organiche  che  non  si  ma  di  cambiare  business,  passando   da  sono  rafforzate  adeguatamenteâ€?. un’impresa  agricola  a  una  di  produzione  dell’energiaâ€?.  Cosa  che  richiede  investi-­ menti  per  centinaia  di  migliaia  di  euro  Sul podio per le biomasse e  know-­how  specialistico.  â€œIn  termini  di  resa  questo  sforzo  rendeâ€?,  aggiunge  Pic-­ Sul  fronte  delle  biomasse,  nel  2008  cinni,  â€œvisto  che  un  impianto  a  biomasse  la  Puglia  ha  toccato  quota  139  MW  di  lavora  mediamente  8mila  ore  all’anno,  SRWHQ]D HIÂż FLHQWH FKH YDOJRQR LO WHU contro  le  1.400  di  un  impianto  fotovol-­ zo  posto  dopo  Lombardia  (409  MW),  taico  e  le  circa  2mila  di  uno  eolicoâ€?.  Câ€™è  Emilia-­Romagna  (299  MW).  â€œIl  settore  poi  un  limite  dovuto  alla  disponibilitĂ Â di  costituisce  un  segmento  particolare  nel  panorama  delle  fonti  rinnovabili,  con-­ WHUUHQR Âł1HO FDVR VSHFLÂż FR GHO ELRJDV FL siderato  che  richiede  un  investimento  vogliono  non  meno  di  150-­200  ettari  a  di  tipo  industrialeâ€?,  spiega  Marcello  disposizioneâ€?,  aggiunge  Monti  Guarnie-­ Piccinni,  amministratore  di  Fiusis,  ri,  â€œe  grandi  quantitĂ Â di  acqua  per  colti-­ azienda  salentina  che  sta  realizzando  vare  il  mais,  che  spingono  generalmen-­ a  Calimera  (Lecce)  un  impianto  per  la  te  a  preferire  localitĂ Â settentrionaliâ€?.  produzione  di  energia  da  legno  d’ulivo.  ,QÂż QH VXO IURQWH GHOOÂśLGURHOHWWULFR H GHO “Non  si  tratta  solo  di  installare  pannelli  geotermico  la  Puglia  non  ha  impianti  di  sul  tetto  o  di  impiantare  una  pala  eolica,  produzione.

CALENDARIO

11-14 nov 2010 Roma Expo-edilizia Fiera professionale per l’edilizia e le costruzioni: 13 aree tematiche per potersi confrontare e misurare con l’intera offerta del mondo produttivo e distributivo del comparto delle costruzioni.

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Tekneco Web

Eventi da ricordare 17-19 nov 2010 Milano Greenergy expo

8-10 ott 2010 Bastia Umbra Klimahouse umbria 2010

Produrre energia risparmiando il Pianeta – è il grande salone dedicato alle energie rinnovabili

Fiera specializzata per l’efficienza energetica e la sostenibilità in edilizia

17-19 nov 2010 Milano Enersolar Il Salone Internazionale interamente dedicato all’energia solare fotovoltaica e termica

27-30 ott 2010 Bologna SAIE Integrare per costruire. Il salone internazionale delle costruzioni.


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Primo Piano

Intervista

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“La crescita proseguirĂ , ma senza stravolgere il territorioâ€?

Lorenzo Nicastro Assessore all’Ambiente

“Sbaglia  chi  pensa  che  la  Puglia  possa  diventare  il  Far  West  delle  rinnovabili,  in  cui  il  via  libera  a  tutti  i  progetti  è  au-­ tomatico,  senza  alcuna  considerazione  degli  aspetti  ambientali  e  territorialiâ€?.  Lorenzo  Nicastro,  una  lunga  esperien-­ za  da  magistrato  alle  spalle  e  Asses-­ sore  all’Ambiente  della  nuova  giunta  Vendola,  è  deciso  nel  rispondere  a  quanti  temono  che  la  Regione  Puglia  abbia  innestato  la  retromarcia  dopo  aver  raggiunto  il  primato  nazionale  sul  fronte  del  fotovoltaico  e  dell’eolico. D:  Le  imprese  temono  una  frenata Â

nello  sviluppo  delle  rinnovabili  in  Re-­ gione.  Ăˆ  un  rischio  reale? R:  Niente  affatto.  Basta  vedere  i  dati:  i  primati  conquistati  negli  anni  sono  stati  rafforzati  e  la  crescita  prosegui-­ rĂ Â ancora,  ma  senza  violare  i  principi  che  ci  siamo  dati.  L’articolo  11  dello  Statuto  Regionale  è  chiaro  in  questo  senso:  lo  sviluppo  deve  essere  com-­ patibile  con  le  caratteristiche  del  territorio,  che  è  un  gradiente  sociale  primario. ' 3HUz OD Âż OD GHOOH D]LHQGH LQWHUHV sate  a  investire  si  allunga  sempre  piĂš,  mentre  l’organico  dell’assesso-­ rato  è  rimasto  immutato  a  prima  del  boom  delle  rinnovabili. R:  Non  câ€™è  carenza  di  personale:  le  pratiche  continuano  a  crescere  perchĂŠ  il  nostro  territorio  offre  condizioni  straordinarie  per  i  nuovi  insediamen-­ ti,  ma  noi  dobbiamo  pensare  soprat-­

tutto  all’ambiente  che  lasceremo  alle  generazioni  future.  Per  questo  motivo  puntiamo  soprattutto  sul  fotovoltai-­ co  strutturale,  dai  tetti  di  abitazioni  pubbliche  e  private  agli  insediamenti  industriali,  al  micro  eolico,  piĂš  che  sui  grandi  impianti  a  terra. D:  Condivide,  dunque,  la  campagna  di  Michele  Placido  â€œcontro  il  dilaga-­ re  di  pale  in  Pugliaâ€?? R:  La  sua  è  una  preoccupazione  reale:  oggi  molta  energia  prodotta  dagli  im-­ pianti  eolici  non  viene  venduta.  ' /D VWHVVD SUXGHQ]D YLHQH VHJXLWD sul  fronte  delle  biomasse?  R:  Questo  settore  richiede  un  supple-­ mento  di  attenzione  perchĂŠ  parliamo  di  investimenti  di  natura  industria-­ le.  Siamo  favorevoli  allo  sviluppo  di  FHQWUDOL D Âż OLHUD FRUWD R PHGLD PHQ tre  i  lunghi  tragitti  tradiscono  lo  spi-­ rito  dello  stesso  Protocollo  di  Kyoto.

“Mettere ordine a livello normativo per non fermare lo sviluppoâ€? “Il  territorio  pugliese  offre  le  migliori  condizioni  per  lo  sviluppo  delle  ener-­ gie  pulite,  ma  occorre  mettere  ordine  a  livello  normativo  per  evitare  che  i  potenziali  investitori  scappino  via  dalla  regioneâ€?.  Rocco  Palese  è  stato  il  candidato  governatore  del  Centro-­ destra  alle  ultime  elezioni  e  oggi  è  capogruppo  del  Pdl  in  Consiglio  Re-­ gionale. D:  Come  giudica  lo  sviluppo  delle  rin-­ novabili  in  regione? R:  In  questi  anni  abbiamo  raggiunto  ULVXOWDWL VWUDRUGLQDUL WUDHQGR EHQHÂż ci  dalle  condizioni  di  un  territorio  che  offre  le  condizioni  ideali  per  sfruttare  il  sole  e  il  vento.  Oggi,  tuttavia,  vedo  il  rischio  di  una  frenata  nel  processo  di  sviluppo. D:  A  cosa  si  riferisce?

R:  Come  ha  dimostrato  la  bocciatura  della  Corte  Costituzionale,  la  legisla-­ ]LRQH UHJLRQDOH Âż Q TXL SURGRWWD QRQ segue  le  direttive  nazionali.  Negli  ul-­ timi  anni  sono  state  emanate  leggi  e  regolamenti  che  in  alcuni  casi  creano  confusione,  con  il  rischio  concreto  di  scoraggiare  chi  è  interessato  a  investire  nella  nostra  terra.  A  questo  si  aggiunge  una  macchina  burocratica  troppo  lenta  rispetto  alle  esigenze  del  mercato. ' 3URSRQH TXLQGL GL UDIIRU]DUH JOL organici  del  settore? R:  Non  è  solo  un  problema  di  numeri,  ma  di  metodo  da  seguire  nel  lavoro:  occorre  che  ogni  funzionario  sia  mes-­ so  nelle  condizioni  di  operare  al  me-­ glio.  La  stessa  confusione  si  rileva  su  un  altro  aspetto:  nonostante  la  cresci-­ ta  nella  produzione  di  energia  pulita,  ci  sono  aree  della  regione  â€“  mi  riferi-­

Rocco Palese Capogruppo Pdl

sco  in  particolare  al  tarantino  â€“  che  hanno  livelli  di  Co2  allarmanti.  Quindi  il  risultato  di  combattere  l’inquina-­ mento  grazie  a  fotovoltaico  ed  eolico  non  è  stato  centrato. ' ,O *RYHUQR QD]LRQDOH ODYRUD DOOD UHLQWURGX]LRQH GHO QXFOHDUH QHO QR stro  paese:  concorda  su  questo  pun-­ to? R:  Mi  attengo  ai  numeri.  Oggi  la  Pu-­ glia  produce  l’80%  di  energia  in  piĂš  rispetto  a  quella  che  consuma:  da  noi  non  câ€™è  spazio  per  impianti  nucleari.


Architettura

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C’è vita dopo l’amianto Cede il posto a pannelli fotovoltaici. Viene trasformato in materia 32 milioni a basso impatto ambientale. di tonnellate di asbesto da bonificare e stoccare Progetti e sperimentazioni in discariche per rifiuti speciali in tutta Italia. sono invece circa Lecce in prima fila l'amianto 100 milioni

di Luca Dello Iacovo

L

D ERQLÂż FD GHOOÂśD mianto  si  allea  con  le  energie  rin-­ novabili.  Si  mol-­ tiplicano  in  Italia  i  progetti  per  ri-­ muovere  le  coperture  in  eter-­ nit  di  capannoni  industriali  e  LQVWDOODUH VXL WHWWL ERQLÂż FDWL XQ campo  di  pannelli  fotovoltai-­ ci,  grazie  agli  incentivi  previsti  dal  Conto  Energia.  E  si  speri-­ mentano  giĂ Â tecniche  per  riu-­ tilizzare  l’amianto  dopo  averlo  trasformato  in  materiale  green. Lecce,  per  esempio,  è  la  prima  provincia  ad  aderire  all’inizia-­ tiva  â€œEternit  freeâ€?,  coordinata  da  Legambiente  e  AzzeroCO2,  LQ FROODERUD]LRQH FRQ &RQÂż Q

i metri quadrati di strutture in fibrocemento

dustria  e  Con-­ f a r t i g i a n a t o  locali.  I  proprie-­ tari  di  capannoni  industriali  possono  rimuovere  le  onduline  in  cemento-­amianto  senza  spese:  attraverso  l’accordo  con  part-­ QHU Âż QDQ]LDUL DG HVHPSLR VR cietĂ Â di  investimento  private),  AzzeroCO2  gestisce  la  rimozio-­ ne  dell’eternit  e  l’installazione  GL PRGXOL VRODUL VXOOH VXSHUÂż FL recuperate.  L’intera  operazio-­ ne  è  ripagata  nel  tempo  dall’e-­ nergia  prodotta  con  i  moduli  fotovoltaici  e  rivenduta  al  ge-­ store  elettrico  nazionale  con  le  tariffe  incentivanti  del  Conto  Energia.  In  alternativa,  i  pro-­ SULHWDUL GHJOL HGLÂż FL LQGXVWULD li  possono  pagare  in  proprio  il  passaggio  al  fotovoltaico. Â

è presente in circa

50 mila

edifici pubblici e privati

“Nella  prima  settima-­ na  dall’annuncio  del  progetto  â€˜Eternit  Free’  sono  arrivate  domande  per  30mila  metri  TXDGUDWL GL VXSHUÂż FL´ RVVHUYD Sergio  Scollato,  responsabile  di  AzzeroCO2.  Secondo  le  sti-­ me  delle  associazioni  ambien-­ taliste  nella  provincia  di  Lecce  sono  250mila  i  metri  quadrati  che  potrebbero  essere  rimos-­ si:  sono  in  grado  di  generare  25  Megawatt.  Per  adesso  l’i-­ niziativa  coinvolge  altre  due  province  pugliesi,  Bari  e  Bar-­ letta-­Andria-­Trani.  E  raccoglie  consensi  altrove  lungo  la  peni-­


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Architettura

I pannelli fotovoltaici che hanno sostituito le coperture in eternit nelle abitazioni gestite da Casa Spa

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sola, nelle province piemontesi sull’indotto di aziende locali (Torino, Alessandria, Vercelli), impegnate nella sostenibilità. A a Roma e Grosseto. Firenze e provincia, per esem-­ pio, Casa Spa gestisce 12mila HGL¿ FL UHVLGHQ]LDOL SXEEOLFL Grazie a un accordo con gli enti locali, ha rimosso 10mila metri 3Xz IXQ]LRQDUH" /D ERQL¿ quadrati di eternit, senza costi ca dell’asbesto associata con per gli abitanti degli apparta-­ l’installazione dei pannelli so-­ menti. Poi ha installato i mo-­ lari è già stata sperimentata duli fotovoltaici: in un anno ha dopo l’introduzione del Conto prodotto circa un Megawatt. Il Energia, con ricadute positive risparmio in termini di emis-­

Prova sul campo

nella provincia di Lecce sono

sono in grado di generare

i metri quadrati che potrebbero essere rimossi

25 Megawatt

250 mila

sioni di anidride carbonica ha raggiunto 520 milioni di ton-­ nellate di Co2 (che altrimenti sarebbe stata immessa nell’am-­ biente). L’energia generata vie-­ ne venduta interamente al ge-­ store della rete elettrica: ripaga XQ PXWXR YHQWHQQDOH FKH KD ¿ nanziato l’intervento ecologico. “La parte più complessa è stata il coordinamento delle azien-­ de intervenute per i lavori”, spiega Dimitri Celli, ingegne-­ re di Casa Spa che ha seguito il progetto. Alcuni enti locali adesso premono sull’accelera-­ tore. La Regione Lombardia ha stretto un accordo con la provincia di Cremona per uno stanziamento da 200mila euro destinato allo “scambio” eter-­ nit-­fotovoltaico. Entro il 2015 la Lombardia vuole diventare una Regione “Amianto free”. La strada da fare è lunga. Se-­ condo le stime più caute del Cnr e dell’Ispesl in Italia sono


Architettura

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Fase 1: segnalato su www.emergenzarifiuti.org Fase 2: segnalato da Ente preposto Fase 3: ricevuto feedback dall’Ente Fase 4: problema risolto

Rifiuti abbandonati, coperture in eternit sul territorio italiano presenti sul territorio alme-­ no 32 milioni di tonnellate di DVEHVWR GD ERQL¿ FDUH H VWRFFDUH LQ GLVFDULFKH SHU UL¿ XWL VSHFLDOL

Secondo i dati raccolti in undi-­ ci Regioni l’amianto è presente LQ FLUFD PLOD HGL¿ FL SXEEOL ci e privati: sono invece circa

100 milioni i metri quadrati GL VWUXWWXUH LQ ¿ EURFHPHQWR Finora tredici Regioni hanno censito direttamente sul terri-­


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Architettura

Moduli solari installati da Casa Spa per il progetto “OUT Amianto, IN Fotovoltaico�

torio  i  luoghi  a  rischio.  E  nove  hanno  impianti  attrezzate  per  OR VWRFFDJJLR GHO ULÂż XWR SHULFR loso,  ma  sono  in  via  di  esauri-­ mento:  Friuli  Venezia  Giulia,  Lombardia  (riempita  l’anno  scorso),  Abruzzo  (in  istrutto-­ ria  per  la  riapertura),  Emilia-­ Romagna,  Liguria,  Basilicata,  Piemonte,  Toscana,  Sardegna.

Riutilizzo ecologico dell’amianto

Tekneco Web

Ma  il  conferimento  in  discarica  non  è  l’ultimo  passo.  Sotterrare  sacchi  colmi  di  materiali  peri-­ colosi  è  una  scelta  provvisoria  in  attesa  di  sviluppare  soluzio-­ ni  tecnologiche  per  il  recupero  ecologico.  Sono  in  corso  spe-­ rimentazioni  per  inertizzare  l’asbesto  in  modo  da  eliminare  OD YRODWLOLWj GHOOH Âż EUH GDQQR se  per  la  salute:  di  conseguen-­ za,  può  essere  reintrodotto  in  processi  produttivi  per  la  bioedilizia,  senza  aggiungere  ulteriori  emissioni  di  anidride Â

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carbonica  equivalente.  La  ri-­ FHUFD VFLHQWLÂż FD GHL ODERUD tori  e  delle  aziende  prosegue,  ma  incontra  l’opposizione  dei  gruppi  di  abitanti  sul  territorio  locale,  sulla  scia  delle  proteste  â€˜nimby’  (dall’inglese  â€œnot  in  my  backyardâ€?,  â€œnon  nel  mio  corti-­ leâ€?).  A  Brescia,  per  esempio,  la  Aspireco  ha  brevettato  un  pro-­ cesso  per  trasformare  l’amian-­

WR FULVRWLOR Âż EURVR GL JUDQ OXQ ga  il  piĂš  utilizzato  nel  settore  HGLOL]LR LQ VLOLFDWL QRQ Âż EURVL e  inerti  (come  la  fosterite).  La  procedura  prevede  che  l’asbe-­ sto  sia  sottoposto  ad  azione  termica  all’interno  di  un  forno  FRQ WHPSHUDWXUH Âż QR D FLQTXH cento  gradi.  Aspireco  prevede-­ va  di  aprire  un  impianto  per  il  trattamento  di  240mila  ton-­ nellate  annue,  ma  di  recente  la  comunitĂ Â locale  attraverso  as-­ sociazioni  civiche  ha  espresso  un  parere  negativo  e  l’azienda  ha  fatto  marcia  indietro.  A  Va-­ rese  la  Zetadi  sta  studiando  in  collaborazione  con  l’universi-­ tĂ Â di  Modena  e  Reggio  Emilia  un  progetto  per  produrre  pia-­ strelle  a  partire  dai  residui  di  amianto  con  un  trattamento  ad  alta  temperatura  (circa  900  gradi).  Ma  i  residenti  dell’area  interessata  alla  costruzione  dello  stabilimento  hanno  sol-­ levato  perplessitĂ .  Il  percorso  per  il  recupero  dell’asbesto  nella  bioedilizia  deve  supe-­ rare  ostacoli  tecnologici  ma,  soprattutto,  il  dialogo  con  le  comunitĂ Â locali.

proprietari di capannoni 1) Iindustriali possono rimuovere le onduline in cemento-amianto senza spese

solari vengono poi 2) Pannelli installati sulle superfici ottenute

grazie alla rimozione dell’amianto

rimosso viene utilizzato 3) L’amianto in modo da eliminare la volatilità delle fibre, dannose per la salute

essere poi reintrodotto in 4) Può processi produttivi per la bioedilizia, senza ulteriori emissioni di Co2


Architettura

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Brevetti per l’edilizia sostenibile a quota 148, ma la Puglia è indietro Gli uffici regionali hanno raccolto soltanto quattro registrazioni, di cui tre a Bari e una a Lecce. Parlano i protagonisti delle invenzioni di Luigi Dell’Olio

I

nvenzioni da tutelare per farsi strada nel promet-­ tente mer-­ cato dell’edilizia sostenibile. Secondo una ricerca realizzata dalla Camera di Commercio di Milano sono 148 i brevetti re-­ gistrati in Italia in questo set-­ tore e pertanto validi in tutto il mercato europeo. La casistica è variegata: va dal sistema di controllo della pubblica illu-­ minazione, che grazie all’uso di moderne tecnologie, riduce gli sprechi ottimizzando la luce in base all’utenza, al sollevato-­ re per ascensori che garantisce SDUL HI¿FLHQ]D ULVSHWWR D TXHOOL tradizionali pur consumando la metà. Altri due casi sono il

davanzale antismog attrezzato per il condizionamento, che migliora la qualità dell’aria in casa e il risparmio energe-­ tico;; e il sistema di controllo della luce naturale applicabile DOO¶HVWHUQR GHOOH ¿QHVWUH SHU UL-­ sparmio energetico e il comfort visivo. “Il futuro dell’edilizia si gioca in buona parte sulla chia-­ ve della sostenibilità”, spiega a Tekneco Claudio De Alber-­ tis, presidente di Assimpredil Ance, “e i brevetti sono fonda-­ mentali per garantire questo sviluppo”. De Albertis auspica, poi, che la diffusione di queste forme di tutela delle invenzioni sia accompagnata “dall’indi-­ cazione della loro prestazione ambientale, in modo che sia possibile compararli. Senza di questo, i produttori non avreb-­ bero interesse a mettere sul mercato prodotti con presta-­ Nicola Vernacchia


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Architettura

N. 1 SETTEMBRE 2010

zioni  superiori  a  quelle  necessarie  per  l’otte-­ nimento  del  semplice  status  di  eco-­prodottoâ€?. A  guidare  la  graduatoria  per  regioni  è  la  Lom-­ bardia,  che  registra  un  totale  di  30  brevetti  (in  pratica  uno  su  cinque),  seguita  dal  Lazio  (14,9%),  la  Toscana  (10,1%),  il  Veneto  (9,5%)  e  l’Emilia-­Romagna  (8,8%).  Tra  le  regioni  meridionali  il  primato  va  alla  Si-­ cilia  con  sei  brevetti  (pari  al  4,1%  del  totale),  uno  in  piĂš  della  Campania  (3,4%)  e  due  in  piĂš  della  Puglia  (2,7%).  La  Regione  del  Tavoliere  q HVDWWDPHQWH D PHWj FODVVLÂżFD LQ FRPSDJQLD delle  Marche,  mentre  in  coda  si  trova  la  Ca-­ labria  (un  solo  brevetto,  lo  0,7%  del  totale). Â

Il  primato  lombardo  è  dovuto  al  traino  della  provincia  di  Milano,  che  da  sola  totalizza  19  invenzioni  (12,8%  del  totale  italiano).  Lo  spac-­ cato  pugliese  vede,  invece,  il  dominio  di  Bari,  con  tre  brevetti,  di  cui  due  invenzioni  e  un  mo-­ dello  di  utilitĂ .  L’altro  brevetto  è  appannaggio  di  Lecce  (un’invenzione). Nicola  Vernacchia  con  la  sua  Vet  srl  (sy-­ stem  integrator  di  prodotti  e  servizi)  ha  bre-­ vettato  un  sistema  di  telecontrollo  per  pub-­ EOLFD LOOXPLQD]LRQH ÂżQDOL]]DWR DO ULVSDUPLR energetico,  alla  riduzione  dell’inquinamento  illuminotecnico  e  alla  creazione  di  un’infra-­ struttura  di  telecomunicazione.  Spiega  cosĂŹ  la Â

Numero invenzioni nel risparmio energetico INVENZIONI

PESO SUL TOTALE

INVENZIONI

PESO SUL TOTALE

Milano

17

16,7%

Caltanissetta

1

1,0%

Roma

12

11,8%

Cosenza

1

1,0%

Modena

5

4,9%

Catania

1

1,0%

Torino

5

4,9%

Ferrara

1

1,0%

Vicenza

5

4,9%

Genova

1

1,0%

Bologna

3

2,9%

Isernia

1

1,0%

Bolzano

3

2,9%

Lecce

1

1,0%

Napoli

3

2,9%

Lucca

1

1,0%

Padova

3

2,9%

Messina

1

1,0%

Udine

3

2,9%

Palermo

1

1,0%

Arezzo

2

2,0%

Pescara

1

1,0%

Bari

2

2,0%

Pordenone

1

1,0%

Bergamo

2

2,0%

Prato

1

1,0%

Brescia

2

2,0%

Parma

1

1,0%

Firenze

2

2,0%

Ragusa

1

1,0%

Grosseto

2

2,0%

Rovigo

1

1,0%

Pisa

2

2,0%

Siena

1

1,0%

Pesaro

2

2,0%

Savona

1

1,0%

Rimini

2

2,0%

Treviso

1

1,0%

Viterbo

2

2,0%

Varese

1

1,0%

Ancona

1

1,0%

Verona

1

1,0%

Chieti

1

1,0%

102

100,0%

Elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati UIBM a febbraio 2010

Totale Italia


Architettura

N. 1 SETTEMBRE 2010

Numero invenzioni e modelli di utilitĂ nel risparmio energetico per regione italiana INVENZIONI E MODELLI DI UTILITĂ€

% SU TOTALE ITALIA

Lombardia

30

20,3%

Lazio

22

14,9%

Toscana

15

10,1%

Veneto

14

9,5%

Emilia-Romagna

13

8,8%

Friuli Venezia Giulia

11

7,4%

Piemonte

11

7,4%

Sicilia

6

4,1%

Campania

5

3,4%

Marche

4

2,7%

Puglia

4

2,7%

Abruzzo

3

2,0%

Trentino

3

2,0%

Liguria

2

1,4%

Molise

2

1,4%

Umbria

2

1,4%

Calabria

1

0,7%

148

100,0%

Italia

Elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati UIBM

sua  scelta:  â€œIl  brevetto  serve  a  tutelare  il  lavoro  di  ricerca  che  ha  portato  a  questo  risultato,  an-­ che  se  a  fare  la  differenza  sul  mercato  è  soprat-­ tutto  la  capacitĂ Â commerciale  di  far  conoscere  LO SURGRWWR IXRUL H GHQWUR L FRQÂżQL QD]LRQDOL´ Partito  nel  2005,  il  progetto  di  Vet  prevede  un  dispositivo  di  telecontrollo  piazzato  su  ogni  sin-­ golo  palo,  â€œche  consente  di  adattarsi  alle  con-­ dizioni  ambientali,  aumentando  la  luminositĂ Â in  caso  di  nebbia  e  riducendola  quando  ci  sono  altre  fonti  luminose  nell’ambienteâ€?,  spiega  Ver-­ nacchia.  Una  soluzione  che  garantisce  dal  20  al  50%  di  minori  consumi.  â€œIl  sistema  è  integrato  con  una  piattaforma  di  comunicazioneâ€?,  prose-­ gue  l’imprenditore  di  Monopoli,  â€œper  cui  può  essere  utilizzato  dalla  Pubblica  Amministrazio-­ ne  anche  come  access  point  per  far  navigare  su  Internet.  Oppure  lo  stesso  ente  pubblico  può  piazzare  sui  pali  il  proprio  sistema  di  fonia  per  dialogare  con  le  sedi  distaccateâ€?. Il  solo  brevetto  leccese  fa  capo  a  Enzo  Ga-­ ballo,  energy  manager  per  una  sessantina  di  comuni  italiani.  Per  lui  il  riconoscimento  del  EUHYHWWR QRQ KD ÂżQDOLWj FRPPHUFLDOL Âł/R XWLOL]-­ zo  come  parte  del  pacchetto  che  offro  alle  Pub-­ bliche  Amministrazioniâ€?,  spiega.  Nella  sostanza  VL WUDWWD GL XQ UHJRODWRUH GL Ă€XVVR OXPLQRVR GL-­ namico  che  ottimizza  i  sistemi  di  pubblica  illu-­ minazione.  â€œBasta  guardare  le  poste  di  bilancio  dei  Comuni  per  accorgersi  che  questa  è  la  voce  piĂš  costosaâ€?.  CosĂŹ  il  sistema  messo  a  punto  da  Gaballo,  denominato  Watt  Stop,  adatta  la  lu-­ PLQRVLWj DOOH FRQGL]LRQL GHO WUDIÂżFR JDUDQWHQ-­ do  risparmi  superiori  a  un  terzo  della  bolletta. Â

Molise Liguria Trentino Abruzzo

Umbria Calabria Lombardia

Puglia

Lazio

Marche Campania

Sicilia

Toscana

Piemonte Friuli Venezia Giulia Emilia-Romagna

19

Veneto


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Architettura

N. 1 SETTEMBRE 2010

Passi in avanti per il distretto del Legno e Arredo

“Punto  a  far  conoscere  questa  soluzione  anche  DO GL IXRUL GHL FRQÂż QL QD]LRQDOL´ DJJLXQJH *D ballo,  che  ha  una  lunga  esperienza  interna-­ zionale:  per  due  volte,  nel  2004  e  nel  2006,  la  Commissione  Europea  gli  ha  assegnato  il  pre-­ mio  Greenlight  come  maggior  divulgatore  di  HIÂż FLHQ]D HQHUJHWLFD LQ (XURSD *OL DOWUL GXH titolari  baresi  di  brevetti  non  hanno  voluto  co-­ municare  le  proprie  generalitĂ .

Numero modelli di utilitĂ nel risparmio energetico MODELLI DI UTILITĂ€ % SU TOT. Alessandria

1

2,2%

Arezzo

1

2,2%

Avellino

1

2,2%

Bari

1

2,2%

Bergamo

2

4,3%

Bologna

1

2,2%

Firenze

1

2,2%

Frosinone

3

6,5%

Isernia

1

2,2%

Milano

2

4,3%

Perugia

2

4,3%

Pescara

1

2,2%

Pisa

1

2,2%

Pordenone

3

6,5%

Prato

1

2,2%

Pesaro

1

2,2%

Ragusa

1

2,2%

Roma

5

10,9%

Rovigo

1

2,2%

Salerno

1

2,2%

Torino

5

10,9%

Trieste

2

4,3%

Treviso

2

4,3%

Udine

2

4,3%

Varese

4

8,7%

Italia

46

100,0%

La Regione Puglia ha approvato il Programma strategico di sviluppo del distretto produttivo Legno e Arredo per il 2010-2012. Tre anni dopo la legge che istituiva il distretto si passa, quindi, dalle parole ai fatti: il lavoro del nucleo di indagine regionale è stato molto laborioso, ma il via libera apre nuovi scenari per un settore che negli ultimi anni è stato falcidiato dalla crisi. “Il distretto è uno strumento operativo per accrescere la competitivitĂ delle aziende regionali che operano nel compartoâ€?, spiega Antonietta Majellaro, presidente del comitato di distretto. “Il via libera regionale consente agli aderenti di accedere al co-finanziamento al 50% per i progetti di sviluppo messi a punto in forma consortileâ€?. Majellaro indica due possibili ambiti di intervento a breve: “Guardiamo con grande interesse alla crescita nel mercato russo, che potrĂ essere esplorato unendo le forze del sistema produttivo e della Regione e puntiamo a crescere sul fronte delle competenze professionali attraverso una serie di corsi di formazioneâ€?.

Tekneco Web

Elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati UIBM Antonietta Majellaro


SPECIALE UNIVERSITÀ

21

Settembre 2010

Sperimentazione e sviluppo di impianti di refrigerazione ecosostenibili L. A. CATALANO, F. DE BELLIS, R. AMIRANTE Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Gestionale, Politecnico di Bari Sebastian Duda@fotolia

U. AYR Dipartimento di Architettura e Urbanistica, Politecnico di Bari

Introduzione Cenni storici Il calore rappresenta un ingrediente fondamentale nello sviluppo sociale e tecnologico dell’uomo. La possibilità di produrre calore ha infatti permesso al genere umano di riscaldarsi in condizioni ambientali avverse nonché di migliorare la propria alimentazione mediante la cottura dei cibi. Successivamente, la combustione ha consentito la locomozione non animale, l’industrializzazione e la produzione di energia elettrica fino a tutti gli sviluppi tecnologici ormai entrati a far parte della vita quotidiana.

Se la generazione controllata di calore da parte dell’uomo si può far risalire a tempi molto antichi (Preistoria), il contrario, cioè la sottrazione di calore, è una tecnologia scoperta ed utilizzata in tempi notevolmente più recenti. Storicamente infatti, non si conoscevano tecniche in grado di produrre il freddo a piacimento a partire da qualsiasi condizione, ma ci si limitava a preservare il freddo “naturale” isolandolo il più possibile dalle fonti di calore. La conservazione dei cibi a basse temperature avveniva in luoghi riparati dalla radiazione solare e ad alto isolamento termico come cantine o cisterne oppure adoperando ghiaccio o neve prelevati

ad alta quota e trasportati a caro prezzo dove necessario. Le prime “macchine del freddo” furono brevettate verso la metà del 1800 e sfruttavano l’evaporazione a pressione costante di gas ad alta volatilità come ammoniaca, biossido di zolfo ed etere etilico; tali gas tuttavia presentavano il notevole svantaggio di non essere sicuri in quanto infiammabili e tossici. Un’altra possibilità esplorata fin dalla seconda metà del XIX secolo si basava sulla riduzione di temperatura conseguente all’espansione di aria in una macchina alternativa, sulla base del funzionamenn. 1 settembre 2010


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SPECIALE UNIVERSITÀ

to delle macchine a vapore (Fig. 1). Tali nel contribuire all’effetto serra, ossia al di anidride carbonica ogni cinque anni macchine erano caratterizzate da ottima riscaldamento del pianeta in termini di (l’emissione avviene sia alla dismissione sicurezza ed affidabilità (vennero infatti GWP, Global Warming Potential, [1] degli impianti sia attraverso perdite e impiegate sulle navi da trasporto), ma trafilamenti stimati su base annua, inanche da rendimenti bassi nonché da In aggiunta, la permanenza di questi fatti gli impianti necessitano di “ricarialcuni problemi tecnici quali ingombro gas nell’atmosfera è di alcune decine che” periodiche di gas). Tale incremento e manutenzione. Di conseguenza, nel di anni; ad esempio il refrigerante noto è dovuto principalmente all’aumento di tempo furono preferite le macchine ad come HFC-143a, uno dei più usati, ha impianti operanti su scala globale, soevaporazione (vapor-compression re- un GWP di 3800 ed una permanenza prattutto nei paesi in via di sviluppo. frigerators) e fino agli anni ’30 del 1900 nell’atmosfera di 52 anni [2]. Si capisce la gran parte della macchine frigorifere quindi come il problema di mitigare Il già citato rapporto dell’IPCC [2] fornisce conteneva ammoniaca quale fluido di o addirittura eliminare l’emissione di una stima più precisa ed aggiornata delle processo. Una serie di incidenti mortali gas ad alto GWP sia di grande rilevan- emissioni, dividendole per classi di inquidovute all’esplosione del gas nanti (Fig. 2) e confrontando lo spinse la ricerca ad individuare scenario reale del 2002 con le una nuova classe di gas non peprevisioni relative al 2015 nell’iricolosi per l’uomo in grado di potesi di livello tecnologico desostituire l’ammoniaca. La scelgli impianti costante (Business ta ricadde sul Freon, nome comAs Usual, BAU). Il grafico fornimerciale (brevetto DuPont) di sce una serie di informazioni un gas che all’epoca sembrava interessanti: la prima è che comla soluzione perfetta al probleplessivamente le emissioni si rima, vista la sua bassa tossicità, ducono leggermente, ma ciò è infiammabilità e reattività chidovuto alla riduzione della quomica. Fu solo a partire dagli anni ta parte dei CFC che, sebbene al ’70 del XX secolo che fu sollevabando da tempo, continuano ad Fig. 1 – La macchina per la refrigerazione ad aria, a bordo di navi passeggeri, costruita all’incirca nel 1890 dalla “J.& E. Hall”. to il problema dell’interazione essere emessi dagli impianti già di questo gas con l’ozono atmoin funzione nel 1987 e dai paesi sferico, provocandone il rapido che non hanno aderito al protoassottigliamento. I componenti collo. La seconda consideraziodel Freon, i cloro-fluoro-carburi ne che emerge dalla Fig. 2 è che, (CFC) assieme alla sottoclasse pur diminuendo le emissioni degli idro-cloro-fluoro-carburi di CFC dannosi per l’ozono, au(HCFC) furono messi al bando mentano significativamente gli con il protocollo di Montreal HFC, cioè la nuova generazione nel 1987 in quanto sostanze di gas usati negli attuali impianti Tab. 1 – Emissioni di gas ad alto GWP previste dall’EPA, responsabili dell’impoverimendi refrigerazione che non danin Million Metric Tons of Carbon Equivalent (MMTCE), divise per settore, to dell’ozono (ODP, Ozone Deneggiano l’ozono ma che increla produzione del freddo è di gran lunga il principale responsabile. pleting Substances) e sostituiti mentano l’effetto serra. negli impianti frigoriferi dagli idro-fluoro-carburi (HFC) e dagli per- za ed attualità, soprattutto considerata In sintesi, gli impianti di refrigerazione fluoro-carburi (PFC), tuttora utilizzati. la quantità di emissioni previste dall’a- moderni pur non danneggiando l’ozono genzia statunitense EPA (Environmental atmosferico emettono gas ad alto poContesto attuale: problemi relativi Protection Agency) e riportate in Tab. 1 tenziale di riscaldamento globale (fino ai refrigeranti di comune impiego [3]. Come chiaramente riportato nella a migliaia di volte il valore dell’anidride tabella, il settore della refrigerazione e carbonica), sono da soli responsabili di Sembrerebbe tutto risolto, ma non del condizionamento (genericamente: circa l’80% delle emissioni di tali gas e le è così: anche questi ultimi gas sono produzione del freddo) è responsabi- previsioni stimano un forte incremento dannosi per l’atmosfera, precisamente le da solo di circa l’80% dell’emissione delle emissioni responsabili dell’aumento sono considerati dall’Intergovernmen- totale di gas ad alto potenziale di riscal- dell’effetto serra del nostro pianeta. tal Panel on Climate Change, IPCC, da damento globale, per giunta in forte centinaia a migliaia di volte più peri- crescita: l’EPA stima infatti un aumento Esistono quindi una serie di ragioni amcolosi del biossido di carbonio (CO2) di 30 milioni di tonnellate equivalenti bientali e di sostenibilità che giustificano n. 1 settembre 2010


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Annual Emissions (GtCO2-eq yr-1

2.5 HFCs 2.0 HCFCs 1.5

CFCs

1.0 0.5 0.0

2002

BAU-2015

Emissions by Group of Substances

Fig. 2 – Emissione di gas dannosi per l’atmosfera da impianti di refrigerazione secondo l’IPCC: dati 2002 e previsioni 2015 nello scenario Business-As-Usual (BAU).

lo sforzo continuo della ricerca scientifica per fornire valide alternative (anche dal punto di vista economico) alla tecnologia alla base degli impianti esistenti.

Il ciclo ad aria, una possibile alternativa Alla luce delle problematiche ambientali precedentemente esposte, lo studio di cicli e di impianti di refrigerazione “sostenibili” differenti dai tradizionali vapor-compression è molto attuale. Una disamina completa delle varie tec-

nologie disponibili, di quelle oggetto di ricerca, delle problematiche e dei vantaggi di ognuna è al di fuori dello scopo del presente lavoro, ma è disponibile consultando la referenza [4]. In questa sede invece si analizza il ciclo ad aria, vale a dire la tecnologia che per prima fu pensata come alternativa per la produzione artificiale del freddo (cfr. il paragrafo “Cenni Storici”). Il ciclo ad aria infatti, come suggerito dal nome stesso, adopera esclusivamente aria come fluido operante e non emette nessun altro gas inquinante o dannoso per l’ambiente; qualora estensivamente utilizzato, permetterebbe quindi una drastica riduzione dei gas serra emessi dagli impianti attuali. Esso si basa sull’espansione dell’aria preceduta da una compressione e può essere a ciclo aperto (aria prelevata, processata e poi scaricata) o a ciclo chiuso (la stessa quantità di aria opera in continuo subendo trasformazioni cicliche); a seguito dell’espansione, la temperatura diminuisce fino a valori molto bassi. In questo modo, l’aria può essere utilizzata per refrigerare un ambiente mentre il lavoro prodotto durante l’espansione è di solito adoperato per sostenere parte della compressione.

Fig. 3 – Impianto di refrigerazione ad aria per il congelamento testato presso i laboratori della TNO [8].

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Dopo gli esordi nella seconda metà del XIX secolo, il ciclo ad aria è stato utilizzato in tempi moderni per la refrigerazione dell’aria destinata ai passeggeri degli aerei (in particolar modo militari) per ragioni di peso ridotto e semplicità costruttiva. Pur essendo stato riconosciuta la tecnologia più promettente a lungo termine per sostituire gli impianti tradizionali [4], non si è diffuso su larga scala ad impianti stazionari a causa dell’incertezza sulle sue prestazioni (sebbene esistano ditte che ne commercializzino alcune versioni). Nel 1998, Fleming ed altri autori [5,6] hanno studiato l’applicazione del ciclo ad aria per scopi di riscaldamento e refrigerazione contemporaneamente, giungendo alla conclusione che tale ciclo deve essere accuratamente progettato vista la sua bassa efficienza. Due anni più tardi l’istituto olandese TNO (Institute of Environmental Sciences, Energy Research and Process Innovation) ha presentato un rapporto molto dettagliato riguardante la sperimentazione e lo studio di un proprio prototipo di ciclo ad aria [7]. Gli autori del report hanno dapprima analizzato le potenzialità del ciclo ad aria (includendo anche le soluzioni commerciali già esistenti) per poi costruire e testare un impianto pilota progettato per il riscaldamento, la ventilazione ed il condizionamento degli edifici. Nel loro studio essi dimostrano la fattibilità pratica di tale ciclo così come la sua semplicità, che si traduce da un lato in affidabilità e dall’altro in economia e facilità di manutenzione. Lo stesso istituto ha anche realizzato un impianto di congelamento rappresentato schematicamente in Fig. 3 e funzionante secondo un ciclo aperto recuperativo. Una compressione bistadio interrefrigerata produce un flusso di aria a circa due bar assoluti che arriva nella turbina di un turbogruppo dopo essere stata ulteriormente raffreddata attraverso il passaggio in un recuperatore. L’aria a bassa temperatura in uscita dalla turbina è convogliata nella cella di congelamento, da cui poi passa n. 1 settembre 2010


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della termodinamica. Infine, alcune conclusioni sul lavoro svolto sono presentate nell’ultima sezione.

Impianto Sperimentale e Risultati Preliminari

Fig. 4 – Layout dell’impianto sperimentale testato presso i Laboratori della Sezione di Macchine ed Energetica del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Gestionale.

al recuperatore prima di essere scaricata nell’ambiente. Il prototipo può produrre aria a -50°C con un COP (Coefficient of Performance) di 0.72 [7,8]; tuttavia, gli autori hanno calcolato che il ciclo ad aria può essere realmente competitivo con i cicli di tipo vapour compression con l’utilizzo di componenti costitutivi a più alta efficienza (specialmente la turbina). Anche il recuperatore ha una grande influenza sulla performance generale del ciclo e deve essere progettato “ad hoc”. Le potenzialità del ciclo ad aria sono state studiate anche per il trasporto su strada (specialmente alimentare) [9], e giudicato di nuovo promettente, pur con una bassa efficienza dovuta alle specifiche delle macchine utilizzate. Spence ed altri autori [10, 11] hanno sperimentato un impianto con all’incirca lo stesso layout proposto dalla TNO

Fig. 5 – Impianto sperimentale: turbogruppo e scambiatori aria-aria

n. 1 settembre 2010

ma di dimensioni sufficientemente ridotte da essere contenuto nell’unità di refrigerazione di un comune autocarro per il trasporto di alimenti deperibili. Il risultato della sperimentazione è stato una efficace refrigerazione ma al prezzo di un consumo di combustibile troppo elevato. Sulla base dei rilievi sperimentali tuttavia, gli autori sono stati in grado di identificare le maggiori carenze (nello specifico: le efficienze delle turbomacchine e degli scambiatori di calore) e quindi di prevedere numericamente che un ciclo ad aria ottimizzato ha le capacità per “equiparare il consumo di combustibile di un’unità di refrigerazione per autotrasporto, fornendo però il beneficio di emissioni di gas refrigerante pari a zero” [11], specialmente a carico parziale di esercizio. Scopo di questo lavoro è aumentare lo stato dell’arte riguardo la tecnologia del ciclo ad aria con la proposta di un nuovo layout in grado di aumentare l’efficienza dei componenti, ossia migliorando il fattore limitante nelle progettazioni citate precedentemente. La prossima sezione descrive l’apparato di test impiegato per condurre una campagna sperimentale volta alla comprensione dei principali punti critici riscontrati negli studi passati. A partire da questa analisi preliminare, nella sezione successiva è descritto il nuovo layout proposto, assieme alla stima delle sue prestazioni per mezzo di simulazioni numeriche basate sulle equazioni

Il ciclo ad aria impiegato per la sperimentazione è rappresentato in Fig. 4: l’aria prelevata dall’ambiente è inizialmente compressa da una soffiante di tipo Roots (scelta per via della sua disponibilità presso il Laboratorio di Macchine ed Energetica del Politecnico di Bari); successivamente, uno scambiatore aria-aria (cooler) ripristina la temperatura ambiente prima che il flusso sia ulteriormente compresso dal turbocompressore centrifugo di un turbogruppo automobilistico. La compressione è interrefrigerata per due ragioni: per ridurre il lavoro di compressione richiesto dal compressore centrifugo e per mantenere una temperatura relativamente bassa anche al termine della seconda compressione. Prima dell’ingresso in turbina il flusso di aria è nuovamente raffreddato fino alle condizioni ambiente; l’espansione seguente è quindi in grado di produrre un flusso di aria a bassa temperatura. Questo tipo di soluzione impiantistica è più semplice rispetto a quelle analizzate dagli autori su menzionati in quanto non è presente il recuperatore. Sebbene questa configurazione limiti la temperatura dell’aria in uscita dalla turbina a valori non troppo bassi, va ricordato che lo scopo di questa analisi preliminare è quello di rilevare le principali problematiche del ciclo in generale e non di sviluppare un impianto di refrigerazione ottimale. Di conseguenza, anche la configurazione scelta può essere considerata adatta alla scopo e preferita a layout più complessi considerata la sua semplicità. La Fig. 5 mostra il cuore dell’apparato sperimentale, il turbogruppo (in grigio nel quadrante in basso a sinistra), assieme a parte della strumentazione impiegata. Il turbogruppo impiegato nel pre-


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sente studio è il Garrett GT1541 dotato di valvola Wastegate (bloccata), montato di solito su motori automobilistici di piccola cilindrata (1300 cm3). Praticamente tutti gli autori che hanno studiato il ciclo ad aria in passato hanno rilevato che le efficienze delle turbomacchine sono il fattore limitante per l’efficienza del ciclo stesso [5-11]. Uno dei principali obiettivi del presente studio è quello di misurare le efficienze del compressore centrifugo e della turbina centripeta del turbogruppo. L’apparato sperimentale è composto da termocoppie di tipo K e T, trasduttori di pressione e un misuratore di portata della Elster Instromet. Le misure rappresentate in Fig. 6 mostrano chiaramente che la turbina espande l’aria con una bassa efficienza operativa (compresa tra 0.3 e 0.4), mentre il compressore dimostra un comportamento migliore, soprattutto alle alte portate. Un’efficienza della turbina così bassa non è accettabile in quanto si traduce in un minor lavoro estratto, con la conseguenza di una temperatura più alta alla fine dell’espansione ed un basso rapporto di compressione nel centrifugo. In aggiunta, la turbina opera in condizioni distanti dal suo punto di massima efficienza, che il costruttore dichiara essere pari a 0.65 circa. La Fig. 7 fornisce un’idea precisa degli effetti di una bassa efficienza di espansione: la temperatura in uscita turbina (Turbine Exit Temperature, TET, in blu) è sempre al di sopra di -10° C, anche ad alte portate, ed il rapporto di espansione totale (in rosso) è relativamente basso a causa del ridotto incremento di pressione nel compressore centrifugo. Queste considerazioni indicano che per aumentare l’efficienza del ciclo ad aria dovrebbero essere selezionate migliori condizioni operative di funzionamento delle turbomacchine. In altri termini, non basta impiegare turbogruppi con un’efficienza costruttiva più alta, è necessario anche far operare il turbogruppo in

condizioni di alto rendimento. Per far ciò, bisogna imporre un accoppiamento ottimale tra il turbocompressore centrifugo e la turbina già in sede di progettazione dell’impianto. Si tratta di una procedura alquanto diversa dal semplice “innesto” nell’impianto di un turbogruppo automobilistico prodotto per elaborare la stessa portata, a causa delle differenti condizioni termodinamiche in gioco nei due sistemi. Infatti, poiché le pressioni e le temperature di esercizio della turbina in un impianto di refrigerazione differiscono da quelle tipiche motoristiche, la condizione di equilibrio del turbogruppo cadrà molto probabilmente ben lontana dall’ottimo programmato dal costruttore per tutt’altra applicazione. Non sono disponibili sul mercato turbogruppi specificatamente prodotti per l’impiego in impianti di refrigerazione; tuttavia, piuttosto che progettare e produrre una nuova macchina (con costi notevoli), conviene adattare il più possibile l’impianto in modo da avvicinarsi alle condizioni di massimo rendimento del gruppo di sovralimentazione. In questo modo, si trae vantaggio dall’adoperare un componente a basso costo e di ampia disponibilità commerciale poiché di larghissimo impiego nel settore automobilistico. Infine, va sottolineato come i cuscinetti impiegati nei turbogruppi automobilistici non garantiscano aria completamente oil-free; ciò suggerisce di abbandonare l’idea di impiegare l’aria a bassa temperatura direttamente per il congelamento o la conservazione degli alimenti, così come per tutte le altre applicazioni in cui l’aria deve essere respirata.

Miglioramenti progettuali

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Fig. 6 – Efficienze politropiche del compressore centrifugo e della turbina centripeta misurate nell’impianto sperimentale.

Fig. 7 – Temperatura in uscita turbina (blu) e rapporto totale di espansione (rosso) misurati sull’impianto.

t l’impiego di turbogruppi di dimensioni maggiori a parità di portata: l’efficienza infatti cresce al crescere delle dimensioni geometriche delle macchine per ragioni principalmente costruttive. Il primo criterio mira a garantire che il turbogruppo scelto lavori effettivamente al massimo delle sue potenzialità. Date le mappe dei componenti, in sede di progetto dell’impianto è possibile imporre la portata ed i rapporti di pressione tali da soddisfare questo criterio. Un esempio di questa procedura è visibile in Fig. 8, in cui è riportata la mappa del compressore centrifugo del turbogruppo GT1544.

Il ciclo ad aria può essere migliorato seguendo due criteri progettuali:

La linea di massima efficienza, in rosso, indica quali coppie ordinate di valori portata/rapporto di compressione è necessario scegliere per far operare il centrifugo ad alto rendimento.

t l’imposizione di un abbinamento ottimale tra le condizioni di funzionamento dell’impianto e l’equilibrio meccanico del turbogruppo;

Il secondo criterio punta alla selezione di un turbogruppo adatto allo scopo ma con efficienze le più alte possibili: a causa delle tolleranze dimensionali di n. 1 settembre 2010


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produzione, infatti, i turbogruppi più grandi raggiungono facilmente efficienze di compressione oltre l’80%, e di espansione oltre il 70%. La limitazione è che turbogruppi più grandi richiedono anche portate corrette più grandi, e ciò comporta a sua volta impianti più grandi e costosi. In questo lavoro si propone una soluzione alternativa per ottenere grandi portate corrette: essa consiste principalmente nell’uso indiretto del

Fig. 8 – Mappa di un turbocompressore centrifugo e linea di massima efficienza.

flusso di aria fredda, che espande fino ad una pressione minima inferiore al valore ambiente. Sulla scorta dei due criteri progettuali descritti precedentemente si propone un nuovo layout di ciclo ad aria (Fig. 9): una prima leggera compressione aumenta la pressione dell’aria prelevata dall’ambiente di pochi decimi di bar; successivamente, il flusso si raffredda passando attraverso uno scambiatore aria-aria ed un recuperatore. All’uscita del recuperatore, l’aria espande in turbina fino ad una pressione inferiore a quella ambiente e temperatura molto bassa, in modo da poter essere impiegata per scopi di refrigerazione (indicati genericamente come “heat transfer” in Fig. 9) e poi per abbassare la temperatura in ingresso turbina all’interno del recuperatore. Infine, si raggiunge nuovamente la pressione atmosferica attraverso un’altra compressione: poiché però il compressore centrifugo non è in grado contemporaneamente di elaborare tutta la portata in uscita dalla turbina e di lavorare ad alto rendimento, si rende necessario l’uso di un secondo compressore

in parallelo al turbocompressore. Tale compressore, indicato genericamente come Roots 2 in Fig. 9, può essere in realtà un compressore volumetrico a compressione per riduzione di volume per migliorare ulteriormente le prestazioni dell’impianto. Con l’ausilio del secondo compressore volumetrico quindi, il centrifugo elabora una portata corretta inferiore e con rapporto di compressione maggiore, in condizione di massima efficienza. Il layout proposto permette quindi di usare turbogruppi di grandi dimensioni (con i vantaggi citati) in impianti di grandezza contenuta e con compressori di potenza ridotta. In più, tale ciclo può essere progettato per ottimizzare l’abbinamento tra le condizioni di efficienza delle turbomacchine e le condizioni operative tipiche di un impianto di refrigerazione ad aria. Il ciclo descritto è stato modellizzato per mezzo delle equazioni della termodinamica ed implementato in routine numeriche elaborate al calcolatore ed i risultati ottenuti sono descritti di seguito.

Risultati numerici Il funzionamento dell’impianto proposto è stato simulato mediante semplici modellizzazioni zero-dimensionali delle trasformazioni termodinamiche e con l’ausilio delle mappe del turbogruppo, v. Fig. 10. Il turbogruppo impiegato nelle simulazioni è il Garrett GT22 e l’efficienza frigorifera (COP) è definita dall’espressione seguente:

Fig. 9 – Nuovo layout di ciclo ad aria proposto.

n. 1 settembre 2010

̣ dove m è la portata di aria, Cp è il calore specifico a pressione costante dell’aria, TU è la temperatura costante richiesta dall’utilizzatore, e PBC1 + PBC2 rappresenta la potenza meccanica richiesta dai due compressori volumetrici. Le prestazioni del nuovo impianto sono soddisfacenti: alla fine dell’espansione si può raggiungere una temperatura molto bassa (al di sotto dei -60°C per le alte portate), mentre l’efficienza è all’incirca


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costante nel range di portata considerato, tranne un leggera diminuzione alle alte portate dovuta all’aumento più che proporzionale del termine PBC2. Le simulazioni numeriche sono state utilizzate anche per analizzare l’effetto sull’impianto di due importanti parametri: la temperatura di ingresso turbina (Turbine Inlet Temperature, TIT) e la temperatura dell’ambiente in cui l’impianto si trova ad operare. La temperatura di ingresso turbina è strettamente legata alla temperatura richiesta dall’utilizzatore ed il suo effetto è evidenziato in Fig. 11: al crescere della TIT (a causa di una più bassa efficienza del recuperatore o per una maggiore potenza termica richiesta dall’utilizzatore) la minima temperatura raggiungibile nell’impianto (TET, in blu) aumenta, così come il COP (in rosso).

L’effetto del secondo parametro è presentato in Fig. 12: al crescere della temperatura ambiente il COP diminuisce leggermente, mentre la temperatura dell’aria in uscita dalla turbina è quasi costante (a parità di tutte le altre condizioni). Ciò è dovuto alla presenza del recuperatore che mantiene invariata la temperatura in ingresso turbina. Quest’ultimo risultato è di notevole rilevanza, perché dimostra come l’efficienza dell’impianto è poco dipendente dalle condizioni ambientali; in altre parole, contrariamente a quanto accade con i cicli tradizionali a compressione di vapore, il ciclo ad aria mantiene costante la minima temperatura raggiungibile anche in ambienti molto caldi con la stessa potenza fornita (allo stesso costo). Potrebbe sembrare che l’efficienza del ciclo ad aria fin qui presentato sia più basso di un comune ciclo di tipo a compressione di vapore, ma valgono alcune considerazioni: t

Fig. 10 – Performance globale del nuovo ciclo proposto.

t

i rendimenti delle turbomacchine possono essere incrementati impiegando turbogruppi di dimensioni ancora maggiori, in modo da aumentare il COP e diminuire la TET;

t

la competitività del ciclo ad aria proposto rispetto agli impianti vapour-compression aumenta all’aumentare della potenza termica da estrarre (cooling capacity) ed al diminuire della temperatura minima da raggiungere. Sebbene un’analisi economica comparativa sia al di là degli scopi di questo lavoro, è possibile stimare che l’impianto ad aria proposto sia soggetto agli stessi

Fig. 11 – Effetto della temperatura in ingresso turbina (TIT) sulla performance globale dell’impianto.

Fig. 12 – Effetto della temperatura ambiente sulla performance globale dell’impianto.

le minime temperature raggiungibili con il ciclo ad aria proposto sono più basse di quelle raggiungibili con i tradizionali cicli a compressione di vapore. Per esempio, l’impianto descritto potrebbe essere usato per applicazioni di congelamento rapido, molto apprezzata nell’industria alimentare;

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consumi energetici di un impianto tradizionale per alte cooling capacities e temperature molto basse (ad esempio: impianti di congelamento industriali di grossa taglia); t

il ciclo ad aria non emette gas inquinanti ad alto potenziale di riscaldamento globale.

Studi futuri saranno condotti su questi aspetti, e particolarmente sull’analisi dei vantaggi ottenibili dall’uso del ciclo ad aria rispetto agli impianti tradizionali, soprattutto in termini economici.

Conclusioni Nel presente lavoro è stato studiato il ciclo Joule-Brayton inverso (ciclo ad aria) ed una possibile variante, per la realizzazione di impianti di refrigerazione basati sull’uso di turbogruppi di derivazione automobilistica. A partire da studi passati disponibili in letteratura, è stato realizzato e testato presso il Laboratorio di Macchine ed Energetica del Politecnico di Bari un impianto sperimentale al fine di analizzare le problematiche principali che limitano le prestazioni del ciclo ad aria. In particolare, è’ stato evidenziato l’abbinamento non ottimale tra le condizioni operative di un impianto di refrigerazione e quelle per cui sono stati progettati i turbogruppi automobilistici. E’ stato quindi proposto un nuovo layout basato su due criteri progettuali: 1) l’imposizione di un abbinamento ottimale tra il turbogruppo e l’impianto di refrigerazione, e 2) l’utilizzo di gruppi di sovralimentazione più grandi, in grado di raggiungere efficienze maggiori. In accordo con questi due criteri progettuali è stato simulato al calcolatore un ciclo recuperativo con una pressione minima alla fine dell’espansione inferiore a quella atmosferica. I risultati ottenuti mostrano che il nuovo impianto è in grado di fornire aria a temperatura molto bassa (-60°C ed oltre), rendendolo ideale per applicazioni di congelamento. Inoltre, la presenza del recuperatore renn. 1 settembre 2010


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de la temperatura in uscita turbina indipendente dalla temperatura ambiente: di conseguenza, il ciclo ad aria proposto può operare anche in ambienti molto caldi (al contrario degli impianti tradizionali di tipo vapour-compression).

Ringraziamenti Il presente lavoro è stato finanziato dal MIUR, nell’ambito del PRIN 07 “Impianti di refrigerazione ad aria ad elevato COP”.

Riferimenti Bibliografici [1] U.S. Environmental Protection Agency (EPA), Direct HFC and PFC Emissions from Use of Refrigeration and Air Conditioning Equipment, EPA430K-03-004, May 2008. [2] International Panel on Climate Change (IPCC), Special Report on Safeguarding the Ozone Layer and the Global Climate System, IPCC/TEAP, 2005, Cambridge University Press, UK. [3] U.S. Environmental Protection Agency (EPA), Analysis of Costs to Aba-

te International Ozone-Depleting Substance Substitute Emissions, EPA 430-R04-006, June 2004. [4] J. S. Lewis, I. Chaer and S. A. Tassou, Reviews of Alternative Refrigeration Technologies, Centre for Energy and Built Environment Research, School of Engineering and Design, Brunel University, July 2007, available at www.grimsby.ac.uk/documents/defra/tech-newrefrigetechs.pdf. [5] J.S. Fleming, B.J.C. van der Wekken, J.A. McGovern, R.J.M. van Gerwen, Air cycle cooling and heating – Part 1: A realistic appraisal and a chosen application, International Journal of Energy Research 22 (1998), 7, 639–655. [6] J.S. Fleming, B.J.C. van der Wekken, J.A. McGovern, R.J.M. van Gerwen, Air cycle cooling and heating – Part 2: A mathematical model for the transient behaviour of fixed matrix regenerators, International Journal of Energy Research 22 (1998), 5, 463–476. [7] J. E. Verschoor (editor), Guidelines for the Application and Design of Air Cycle Systems for Heating, Ventilating

and Air Conditioning in Buildings, TNOMEP, Appeldorn, The Netherlands, 2001. [8] TNO, Cooling, Freezing and Heating with the Air Cycle, Documentation Sheet, TNO Environment, Energy and Process Innovation, Department of Refrigeration and Heat Pump Technology, 2003, available at: www.mep.tno.nl/Informatiebladen_eng/002e.pdf/ [9] S. A. Tassau, G. De-Lille, Y.T. Ge, Food transport refrigeration – Approaches to reduce energy consumption and environmental impacts of road transport, Applied Thermal Engineering 29 (2009) 1467–1477. [10] S.W.T. Spence, W.J. Doran, D.W. Artt, Design, construction and testing of an air cycle refrigeration system for road transport, International Journal of Refrigeration 27 (2004) 503–510. [11] S.W.T. Spence, W.J. Doran, D.W. Artt, G. McCullough, Performance analysis of a feasible air-cycle refrigeration system for road transport, International Journal of Refrigeration 27 (2005) 381–388.

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n. 1 settembre 2010


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Settembre 2010

Conglomerati cementizi ottenuti con materiale riciclato da pneumatici fuori uso (PFU) MARIA ANTONIETTA AIELLO ALFONSO MAFFEZZOLI

flickr.com - michael_swan

Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione, Università del Salento

Introduzione Con il termine Pneumatici Fuori Uso (PFU) si fa riferimento a quella parte dei pneumatici usati (PU) giunti alla fine del loro ciclo di vita che, non potendo più essere riutilizzati, costituiscono un rifiuto. Sino a qualche anno fa un’elevata percentuale di PFU veniva smaltita in discarica (circa il 50% in Europa sino al 1998). Successivamente alla Direttiva Europea sulle discariche (European Union Landfill, 1999) molti stati dell’UE hanno emanato leggi ed istruzioni per l’applicazione della stessa, miranti sia a ridurre la formazione di PFU sia ad ottimizzarne il recupero. Ciò ha condotto, negli ultimi anni, alla drastica riduzione dei PFU destinati a discarica,

che risultava pari al 6% nel 2008 contro il 35% circa del 2002. Nel contempo si registrava un notevole aumento dei PFU destinati sia a recupero energetico sia a recupero di materiale. A livello nazionale, il principale riferimento legislativo è costituito dal D.L. n. 152 del 2006; tuttavia i dati italiani sulla destinazione dei PFU risultano meno confortanti rispetto a quelli Europei. Appare ancora elevata la percentuale di PFU smaltita nelle discariche (più del 20% contro il 6% in Europa), il recupero energetico costituisce circa il 25% dei PFU (più del 35% in Europa) ed il recupero in termini di materiale, che si attesta intorno al 20%, è ancora troppo basso rispetto alla percentuale Europea, prossima al 40%. In tale contesto risulta

quanto mai necessario focalizzare la ricerca allo studio di soluzioni efficaci per il recupero dei PFU in modo da contribuire a rendere quello dei pneumatici un mercato sostenibile. Il riciclo dei PFU si traduce fondamentalmente nel recupero di energia (eseguito principalmente nelle cementerie) e nel recupero di materia prima [01], [02]. Infatti, attraverso processi di triturazione, pirolisi e riduzione criogenica [03], [04], è possibile ricavare dai PFU particelle di gomma e fibre d’acciaio potenzialmente riutilizzabili in svariate applicazioni. Le particelle ed il polverino di gomma possono trovare impiego nell’ambito dell’arredo urbano e stradale, per la realizzazion. 1 settembre 2010


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ne di dossi artificiali, cordoli, barriere new jersey, rotonde spartitraffico, pavimentazioni in conglomerato resino-gommoso, sottofondi drenanti, rilevati per opere stradali, barriere antirumore e fonoassorbenti. Fra le altre applicazioni della gomma si annoverano argini, scogliere artificiali, balle per il controllo dell’erosione costiera, gabbioni per il controllo della stabilità dei pendii [03], [04], [05], [06], [07], [08], [09]. La ricerca relativa all’utilizzo di particelle di gomma ricavate da PFU nel calcestruzzo si è particolarmente sviluppata

Fig. 1 – Particelle di gomma da PFU

Fig. 2 – Miscela di Rubcrete

Fig. 3 – Set-up prova di flessione

n. 1 settembre 2010

negli ultimi anni. In tale contesto, si è valutata la possibilità di impiego del calcestruzzo con aggiunta di gomma riciclata (Rubcrete), al fine di realizzare barriere fonoassorbenti per applicazioni stradali oppure smorzatori sismici negli edifici. Più recentemente è stata considerata la possibilità di utilizzare le particelle di gomma riciclata nelle miscele di calcestruzzo, in sostituzione degli aggregati, per ottenere un calcestruzzo leggero. L’aggiunta di particelle di gomma al conglomerato cementizio riduce, fra l’altro, l’assorbimento di acqua conferendo una migliore protezione alle barre di armatura nei confronti della corrosione. Si è rilevato, inoltre, come nel Rubcrete sia possibile ottenere un abbattimento del rumore ed una migliore prestazione in termini di resistenza al fuoco. D’altra parte, recenti ricerche sviluppate presso l’Università di Sheffield [03], [10], [11], [12], hanno dimostrato che anche le fibre d’acciaio riciclate dai PFU possono essere riutilizzate con successo per la preparazione di conglomerati cementizi fibrorinforzati. In particolare, dette ricerche sono state principalmente indirizzate allo studio delle proprietà meccaniche dei calcestruzzi rinforzati con RSF (Recycled Steel Fibres), ISF (Industrial Steel Fibres) e PRSF (Pyrolysed RSF). Sulla base dei promettenti risultati ottenuti e in considerazione dell’impatto ambientale che lo smaltimento dei pneumatici pone ancora in Italia, la Regione Puglia ha finanziato un Progetto di Ricerca dal titolo “Impiego di particelle di gomma e fibre d’acciaio provenienti da pneumatici fuori uso in conglomerati cementizi” sviluppato dall’Università del Salento in collaborazione con aziende locali. Nell’ambito di detto Progetto è stata condotta un’indagine sperimentale finalizzata alla valutazione delle proprietà meccaniche di calcestruzzi rinforzati con fibre di acciaio provenienti da PFU, (RSFRC -Recycled Steel Fiber Reinforced Concrete) e di calcestruzzi ottenuti con l’aggiunta di particelle di gomma in sostituzione di parte dell’inerte (Rubcrete).

Sono stati, pertanto, condotti studi preliminari [13], [14] al fine di determinare le caratteristiche geometriche e meccaniche delle particelle di gomma e delle fibre di acciaio riciclate (RSF), nonché dell’aderenza tra le fibre in acciaio e la matrice cementizia. In particolare, le prove di trazione eseguite su RSF con varie classi di diametro di RSF hanno evidenziato che le proprietà meccaniche di tali fibre sono paragonabili a quelle delle fibre di acciaio industriali. Anche per quanto riguarda lo studio dell’aderenza fibra-matrice cementizia i risultati si sono rivelati piuttosto soddisfacenti [13]. Infatti, i valori della tensione massima di aderenza ottenuta mediante prove di pull-out appositamente progettate, si sono dimostrati paragonabili a quelli registrati per fibre industriali. L’indagine sperimentale in tale ambito ha consentito di osservare come le ondulazioni irregolari caratterizzanti le RSF forniscono un contributo meccanico efficace all’aderenza con la matrice cementizia. Allo studio sulle caratteristiche dei materiali riciclati e dell’interfaccia con la matrice cementizia, è seguita una campagna sperimentale, mirata alla valutazione delle prestazioni delle miscele di calcestruzzo ottenute con l’aggiunta di detti materiali. In particolare, per quanto riguarda l’impiego di particelle di gomma sono state approfondite le proprietà allo stato fresco ed indurito di calcestruzzi realizzati sostituendo dette particelle a parte dell’aggregato medio o grosso. Riguardo alle fibre d’acciaio è stato analizzato il dosaggio idoneo di fibre riciclate da aggiungere alle miscele di calcestruzzo, la metodologia migliore di miscelazione dell’impasto e le proprietà dell’RSFRC allo stato fresco ed indurito. A tale scopo sono state confezionate molteplici miscele di calcestruzzo fibrorinforzato con diverse percentuali di fibre d’acciaio riciclate ed attraverso metodi differenti di miscelazione. I risultati ottenuti, riportati in dettaglio in [15] e [16], e nel seguito riassunti, evidenziano le potenzialità di applicazione sia delle particelle di gomma sia delle fi-


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bre riciclate nel confezionamento di conglomerati cementizi, suggerendo l’opportunità di ulteriori studi sia teorici sia sperimentali allo scopo di ottimizzarne e regolarne l’impiego.

Proprietà allo stato fresco di miscele di calcestruzzo con l’aggiunta di particelle di gomma: lavorabilità Per valutare l’influenza delle particelle di gomma sulla lavorabilità dell’impasto di conglomerato allo stato fresco sono state effettuate prove di slump test, secondo quanto specificato nella Norma UNI EN 12350-2 “Testing fresh concrete – Slump test” (UNI, 2003), su varie miscele di Rubcrete. Nelle Fig. 1 e 2 si possono osservare le particelle di gomma ottenute in seguito a triturazione dei pneumatici e successiva separazione dalle fibre di acciaio, e la fase di preparazione delle miscele di calcestruzzo. Le prove sono state svolte in due fasi. Nella prima fase, definito un mix di controllo di calcestruzzo privo di gomma, MC1 (cemento: 335 kg/m3, acqua:174 l/ m3,pietrisco: 465 kg/m3, graniglia: 279 kg/m3, additivo fluidificante:3.35 l/m3), sono stati preparati altri 3 mix in cui l’aggregato grosso (15÷25 mm) è stato parzialmente sostituito con particelle di MIX

Pietri- Gomsco ma (15(%) 25mm) (kg/m3)

Slump (mm)

Classe di consistenza

gomma di analoghe dimensioni, secondo le percentuali in volume pari a 25%, 50% e 75%. Nella Tab. 1 sono riportati i risultati ottenuti per ciascuna miscela di calcestruzzo. Nella seconda fase, a partire dalla miscela di controllo, MC2 (cemento: 335 kg/m3, acqua:200 l/m3,pietrisco: 465 kg/ m3, graniglia: 279 kg/m3, sabbia: 1116 kg/m3, additivo fluidificante:3.35 l/m3), sono stati preparati ulteriori 4 mix, in cui l’aggregato medio (10÷15 mm) è stato parzialmente sostituito con particelle di gomma di analoghe dimensioni, secondo le percentuali in volume pari a 15%, 30%, 50% e 75%. I risultati ottenuti sono sintetizzati in Tab. 2.

a

b

Fig. 4 – a) Campione di controllo; b) Rubcrete

tà meccaniche in termini di resistenza a compressione e a trazione, analizzando µ QPTTJCJMF OPUBSF DIF MB TPTUJUV[JPOF anche il comportamento post-fessuraparziale del pietrisco o della graniglia tivo del calcestruzzo indurito al fine di con le particelle di gomma produce ef- cogliere eventuali effetti della gomma fetti benefici sulla lavorabilità dell’im- sulla tenacità delle miscele realizzate. pasto. Infatti, partendo da un mix di controllo di tipo fluido (classe di consi- I risultati delle prove di compressione stenza S4), tutte le altre miscele con pre- sono riportati nelle Tab. 3 e 4, rispettivasenza di gomma, hanno presentato un mente per i campioni in cui è stato sostiabbassamento al cono più elevato, mi- tuito parte dell’aggregato grosso o parte gliorando la classe di consistenza ad S5. dell’aggregato medio.

Proprietà del Rubcrete allo stato indurito Con riferimento alle miscele di calcestruzzo ottenute sostituendo parte dell’inerte con particelle di gomma riciclate, sono state determinate le proprieMIX

Grani- Gomglia ma (10-15 (%v) mm) (kg/m3)

Slump (mm)

Classe di consistenza

MC2

279

0

180

S4

MC1

465

0

180

S4

Mix D

237

15

220

S5

Mix A

350

25

220

S5

Mix E

195

30

220

S5

Mix B

233

50

215

S5

Mix F

140

50

215

S5

Mix C

115

75

215

S5

Mix G

70

75

225

S5

Tab. 1 – Risultati slump test prima fase

31

Tab. 2 – Risultati slump test seconda fase

Come atteso, la sostituzione di parte dell’aggregato lapideo con le particelle di gomma ha provocato una riduzione della resistenza a compressione, per entrambe le tipologie di mix realizzate. In particolare, la resistenza a compressione si riduce in tutti i casi all’aumentare della percentuale di particelle di gomma e tale riduzione risulta più accentuata nei casi in cui le miscele di Rubcrete sono ottenute sostituendo l’inerte grosso. Il comportamento a trazione delle miscele di Rubcrete è stato indagato mediante prove di flessione (Fig. 3). Nelle Tab. 5 e 6 sono riassunti i risultati delle prove in termini di resistenza a flessione media; nella Fig. 4 (a,b) è possibile osservare un campione con il 75% in volume di gomma ed uno privo di gomma dopo la rottura a flessione. Come era prevedibile, si è osservata una maggiore diminuzione della resistenza a n. 1 settembre 2010


32 No.

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ResiC.O.V. stenza (%) a compressione (MPa)

MC1 Mix A Mix B Mix C

45.80 23,90 20,87 17,42

5,20 12,90 12,79 17,42

Dev. St. Riduz. (MPa) (%)

±2,38 ±2,93 ±2,67 ±2,25

No.

MC2 Mix D Mix E Mix F Mix G

___ 47,8 54,4 61,9

Tab. 3 – Risultati test di compressione- miscele prima fase

ResiC.O.V. Dev. Riduz. stenza (%) St. (%) a fles(MPa) sione* (MPa) MC1 3.51 10,35 ± 0,36 ___ Mix A 2,93 7,67 ± 0,22 16,6 Mix B 2,52 18,22 ± 0,46 28,2 Mix C 2,52 8,73 ± 0,22 28,2 * valori medi di 3 campioni

Aggregato grosso (8-20 mm) (kg/ m3)

5,78 1,90 1,97 6,48 3,93

±1,57 ±0,46 ±0,40 ±1,26 ±0,67

Riduz. (%)

___ 11,6 24,7 28,3 37,1

No.

ResiC.O.V. Dev. Riduz. stenza (%) St. (%) a fles(MPa) sione* (MPa) MC2 5,34 11,15 ± 0,60 ___ Mix D 5,10 4,57 ± 0,23 4,49 Mix E 5,03 6,10 ± 0,31 5,81 Mix F 4,95 9,94 ± 0,49 7,30 * valori medi di 4 campioni

Tab. 5 – Risultati test di flessione prima fase

Cemento Acqua (l/ 32.5R m3) II/A-LL (kg/m3)

27,11 23,97 20,41 19,45 17,06

Dev. St. (MPa)

Tab. 4 – Risultati test di compressione- miscele seconda fase

No.

No.

ResiC.O.V. stenza (%) a compressione (MPa)

Tab. 6 – Risultati test di flessione seconda fase

Aggrega- Sabbia to fine (kg/m3) (4-10 mm) (kg/ m3)

Fibre (%v) Fluidif. (%)

MC-1

511

304

941

0

± 1.1

RSF-1

510

303

938

0.23

± 1.2

508

302

935

0.46

± 1.3

508

303

935

0.46

± 1.1

RSF-2 ISF

350

188

Tab. 7 – Mix-design utilizzati

flessione per i campioni realizzati sostituendo parte dell’aggregato grosso, confermando quanto già riscontrato per la resistenza a compressione. Infatti, la riduzione di resistenza a flessione per i campioni in cui si è sostituito il 50 % ed il 75 % di aggregato grosso è pari circa al 28%; mentre per i campioni in cui è stato sostituito, nella stessa percentuale, l’aggregato medio la caduta percentuale di resistenza a flessione è compresa tra il 5,8 % ed il 7,3 %. n. 1 settembre 2010

Dall’esecuzione di tali prove si è anche valutato il comportamento post-fessurativo dei campioni, attraverso l’analisi delle curve carico-freccia in mezzeria. Per i campioni realizzati in calcestruzzo ordinario e quelli in Rubcrete contenenti la percentuale minima (25% in volume) di particelle di gomma, il comportamento è stato tipicamente fragile (Fig. 5). Nel caso della miscela ottenuta con l’aggiunta del 75% in volume di gomma in sostituzione dell’aggregato

medio, i campioni hanno mostrato una limitata resistenza residua in fase postfessurativa (Fig. 7). Infine, per le miscele con percentuali pari al 50% e 75% di particelle di gomma in sostituzione dell’inerte grosso, si può osservare un miglioramento della capacità postfessurativa (Fig.6), dovuta proprio alla presenza delle particelle grossolane di gomma che inibiscono l’evolversi della fessurazione (Fig. 8). Per le miscele utilizzate è stato, inoltre, determinato il peso specifico, i risultati ottenuti sono riportati in Fig. 9, dove si evidenzia una progressiva riduzione della densità del materiale all’aumentare della percentuale delle particelle di gomma. In conclusione, si può asserire che l’impiego di particelle di gomma nel calcestruzzo, in sostituzione di parte dell’inerte, può risultare efficace nella realizzazione di elementi non strutturali, per i quali è richiesta una più elevata capacità dissipativa, quali pavimentazioni o barriere stradali. Inoltre, la riduzione del peso specifico del materiale, suggerisce l’utilizzo dello stesso anche per elementi di facciata o tramezzature negli edifici. Infine,si ritengono necessari ulteriori studi per valutare la possibilità di utilizzo del Rubcrete per applicazioni in cui le proprietà di isolamento termico ed acustico costituiscono importanti requisiti prestazionali.

Proprietà meccaniche di calcestruzzi ottenuti con fibre di acciaio riciclate (RSFRC) Sulla base di prove preliminari realizzate su RSFRC (calcestruzzo rinforzato con fibre di acciaio riciclate) è emersa la necessità di migliorare la distribuzione delle fibre all’interno della matrice cementizia, in quanto la tendenza delle fibre a formare grovigli durante la fase di miscelazione aveva rappresentato una limitazione notevole per le caratteristi-


SPECIALE UNIVERSITĂ€

che finali del conglomerato. Per tale ragione si è ritenuto opportuno ricorrere all’utilizzo di un miscelatore intensivo in luogo delle normali betoniere da cantiere. L’utilizzo della miscelazione forzata ha consentito di introdurre una percentuale massima in volume di fibre d’acciaio riciclate, all’interno dell’impasto, pari a 0.46%, ottenendo comunque una buona omogeneitĂ della miscela. Al fine di determinare le proprietĂ meccaniche di calcestruzzi fibrorinforzati con RSF sono state realizzate quattro miscele, di cui in Tab. 7 si riporta il mixdesign. Otre alle due miscele con fibre riciclate (Fig. 10), ne sono state realizzate due di riferimento: la prima di calcestruzzo senza fibre e la seconda di calcestruzzo rinforzato con fibre di acciaio industriali- ISF (Fibre d’acciaio LaGramigna con ÎŚ = 0.6 mm ed L = 40 mm).

Proprietà allo stato fresco di RSFRC Per valutare l’influenza della presenza delle fibre sulla lavorabilità dell’impasto [17], sono stati eseguiti tre slump test per ogni miscela di calcestruzzo fresco [16]. I valori medi degli slump misurati sono riportati in Tab. 8. Come indicato nel documento ACI 544.2R-89, le prove di slump sui calcestruzzi fibrorinforzati non sono adeguate per una misurazione quantitativa della lavorabilità , tuttavia esse possono essere usate come test di controllo di qualità della consistenza del calcestruzzo in termini comparativi. E’ possibile osservare che la presenza delle fibre ha influenzato leggermente la lavorabilità dell’impasto solo per la miscela con il piÚ alto dosaggio di ISF. Si evidenzia, quindi, come la miscelazione forzata consenta di ottenere impasti contenenti una percentuale di fibre abbastanza elevata, senza compromettere la lavorabilità del calcestruzzo.

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ProprietĂ meccaniche di RSFRC I risultati delle prove eseguite per determinare la resistenza a compressione delle miscele di calcestruzzo sono riportati in Tab. 9. Si può osservare che la resistenza a compressione per i campioni realizzati con fibre riciclate è piĂš alta rispetto al mix di controllo, privo di fibre, tuttavia si è riscontrata una caduta di resistenza nel caso dei campioni realizzati con fibre industriali. In generale, si può affermare che la presenza delle fibre riciclate, caratterizzate da una certa irregolaritĂ geometrica, contribuisce ad aumentarne la capacitĂ ultima, grazie all’effetto di cucitura delle fibre in grado di ridurre la fragilitĂ del materiale. Âľ CFO OPUP DIF MB QSFTFO[B EJ Ăś CSF EJ SJO forzo nei conglomerati cementizi produce un incremento di alcune caratteristiche meccaniche. In particolare, si riscontra un evidente miglioramento del comportamento a flessione dovuto all’azione di contrasto esercitata dalle fibre nei confronti della propagazione delle fessure, a cui si associa una resistenza post-fessurativa del calcestruzzo ed un notevole incremento di tenacitĂ [20]. Partendo da tale considerazione è stata condotta un’indagine sperimentale con l’obiettivo di studiare l’influenza della percentuale di fibre di rinforzo sul comportamento postfessurativo della miscela di calcestruzzo. Inoltre, il comportamento dei campioni realizzati con fibre riciclate da pneumatici fuori uso è stato confrontato con quello di campioni simili, realizzati con fibre di rinforzo commerciali, al fine di valutare le reali potenzialitĂ delle RSF come rinforzo per conglomerati cementizi. A tale scopo sono state effettuate prove di flessione con intaglio in mezzeria (nella configurazione a quattro punti di carico) in controllo di spostamento, in conformitĂ con la norma UNI 11039 [21] (Fig. 12). I campioni testati sono quelli realizzati con le miscele riportate in Tab. 7. In Fig. 11 si riportano le curve Carico applicato – CTOD (apertura della fessura all’apice dell’intaglio) per ogni campione testato.

Fig. 5 – Test di flessione - Curve carico-freccia in mezzeria (25% dell’aggregato )

Fig. 6 – Test di flessione - Curve carico-freccia in mezzeria (75% aggregato grosso)

Fig. 7 – Test di flessione - Curve carico-freccia in mezzeria (75% aggregato medio)

Fig. 8 – Densità della miscela di calcestruzzo al variare della percentuale di particelle di gomma

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Fig. 9 – Azione di bridging della gomma in corrispondenza della fessura

Fig. 10 – RSF utilizzate nella sperimentazione

Le curve in Fig. 11.a si riferiscono ai provini in calcestruzzo privi di fibre: essi esibiscono il tipico comportamento fragile del calcestruzzo soggetto a trazione. Le curve in Fig. 11.b sono relative ai campioni RSF-1, realizzati con lo 0.23% in volume di fibre riciclate; si può osservare un comportamento tipicamente “softening” [20], con una bassa resistenza residua evidenziata dal plateau che segue il ramo discendente della curva dopo il picco. In Fig. 11.c, relativa ai campioni RSF-2 (0.46% in volume di RSF), si nota invece un notevole incremento della resistenza residua post-fessurativa, dovuta all’incremento del dosaggio di fibre. Infine, in Fig. 11.d si riportano le curve dei campioni realizzati con fibre commerciali. In quest’ultimo caso si osserva un ulteriore miglioramento del comportamento postfessurativo, che diventa in alcuni casi di tipo “hardening”. La Fig. 13 mostra la distribuzione delle fibre nella sezione dei campioni subito dopo la rottura per flessione. Si può notare che nel campione RSF-2, realizzato con lo 0.46% di fibre di riciclo, detta distribu-

zione è abbastanza omogenea (Fig. 13.a) ed è simile a quella osservata nel campione ISF, realizzato con le fibre commerciali (Fig.a 13..b). Inoltre, è da osservare che le fibre d’acciaio non risultano rotte, bensì sfilate dalla matrice. Ciò contribuisce al comportamento più duttile del materiale, che giunge a rottura in seguito ad uno sfilamento progressivo delle fibre.

Prove su elementi bidimensionali µ OPUP DIF M JNQJFHP EJ ö CSF NFUBMMJDIF in elementi bidirezionali realizzati con calcestruzzi rinforzati può trovare una interessante applicazione nell’ambito della produzione di pavimentazioni industriali o di elementi prefabbricati. Infatti, nel caso di elementi bidimensionali ci si aspetta un incremento dell’efficacia del rinforzo conferito dalla presenza delle fibre e dovuto alla possibile ridistribuzione delle sollecitazioni nelle due direzioni dell’elemento. Per valutare il comportamento postfessurativo di elementi bidimensionali, realizzati con fibre metalliche proveNo.

Slump (mm)

Classe di consistenza

MC-1

215

S5

RSF-1

220

S5

RSF-2

210

S5

ISF

205

S4

Tab. 8 – Risultati dei test di comprensione

No.

Fig. 11 – Curve Carico applicato vs. CTOD per le quattro miscele realizzate

n. 1 settembre 2010

ResiCOV stenza (%) a compressione (N/ mm2)

Devia- Δ zione (%) standard (N/ mm2)

MC-1

31.63

0.99

± 0.31

___

RSF-1

39.00

0.65

± 0.25

23.3

RSF-2

39.68

1.61

± 0.64

25.5

ISF

29.01

2.85

± 0.86

-8.28

Tab. 9 – Caratterizzazione allo stato fresco


SPECIALE UNIVERSITÀ

nienti da pneumatici fuori uso, è stata effettuata una campagna sperimentale su piastre rinforzate con lo 0.46% in volume di RSF, seguendo le indicazioni riportate nelle specifiche EFNARC (1999). Inoltre, sono state realizzate piastre con il medesimo quantitativo di fibre industriali per poter avere un termine di paragone riguardo alla risposta meccanica del calcestruzzo proposto. Fig. 12 – Set-up prova di flessione

a

b

Fig. 13 – Distribuzione delle fibre nella sezione del campione portato a rottura

Complessivamente sono state confezionate 7 piastre, aventi dimensioni 600 mm x 600 mm x 100 mm, di cui 3 per il mix contenente fibre di acciaio industriali e 4 per il mix di calcestruzzo confezionato con l’aggiunta di RSF (Fig. 14). Dalla Fig. 15, che riporta il grafico carico applicato – freccia in mezzeria, è possibile analizzare il comportamento delle piastre rinforzate con RSF e con ISF. Si può osservare che tutti i campioni hanno un comportamento di tipo softening, con una risposta post-fessurativa più duttile rispetto a quella di un calcestruzzo ordinario. Dall’analisi delle curve, si evidenzia che, come atteso, il comportamento delle piastre rinforzate con fibre industriali risulta migliore rispetto a quello delle piastre rinforzate con fibre riciclate, sia in relazione al carico di picco sia in relazione ai valori di tenacità. I dati relativi ai valori delle frecce sono, invece, molto simili.

Mid-displacement transducer Hydraulic piston

Steel frame

Mid-side transducer

Slab

Fig. 14 – Schema di prova su piastra

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Considerazioni conclusive Nel presente lavoro sono stati riassunti i risultati di un’attività di Ricerca finalizzata a valutare la possibilità di recupero di materiale da PFU (pneumatici fuori uso) per la realizzazione di conglomerati cementizi. I risultati ottenuti hanno messo in rilievo come sia le particelle di gomma sia le fibre di acciaio possano essere efficacemente impiegate nel conglomerato per specifiche finalità appli-cative. Il prosieguo della ricerca teorica e sperimentale in tale ambito si ritiene fondamentale allo scopo di pervenire a soluzioni progettuali con adeguati livelli di affidabilità.

Riferimenti Bibliografici [01] FISE UNIRE, “L’Italia del recupero – 8° edizione”, 2007. [02] ETRA, “Tyre technology International – Trends in Tyre Recycling”, Internet: http://www.etra-eu.org, 2006. [03] R. SIDDIQUE, T.R. NAIK, “Properties of concrete con-taining scrap tire-rubber, an overview”, Waste Manage-ment, Elsevier, n° 24, pp. 563-569, 2004. [04] K. NEOCLEOUS, H. PI-LAKOUTAS, P. WALDRON, “From used tyres to concrete reinforcement”, Proceedings of the 2nd International FIB Congress, 2006. [05] H.A. TOUTANJI, “The use of rubber tire particles in concrete to replace mineral aggregates”, Cement & Concrete Composites, Else-vier, n°18, pp. 135-139, 1996. [06] N. SEGRE, I. JOEJES, “Use of tire rubber particles as addition to cement paste”, Cement and Concrete re-search, Pergamon, Vol. 30, pp. 1421-1425, 2000. [07] N.I. FATTUHI, L.A. CLARK, “Cement based materials containing shredded scrap truck tyre rubber”, Construc-tion and Building Materials, Elsevier, Vol. 10, n° 4, pp. 229-236, 1996. n. 1 settembre 2010


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SPECIALE UNIVERSITÀ

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Liguori Ed., pp. 172-185, 2004. [12] H. TLEMAT, K. PILAKOU-TAS, K. NEOCLEOUS, “Stress strain characteristic of SFRC using recycled fibre”, Materials and Struc-tures, 39, pp. 365-377, 2006. [13] M. A. AIELLO, F. LEUZZI, A. MAFFEZZOLI, A. TAR-ZIA, “Utilizzo di materiale ri-cavato da pneumatici dismessi nel calcestruzzo”, L’Edilizia, De Lettera Editore, n°149/2007, pp. 14-20. [14] M. A. AIELLO, A. MAFFEZZOLI, A. TARZIA, “Impiego di materiale riciclato derivante da pneumatici fuori uso nel calcestruzzo”, Atti del 15° congresso CTE, vol. 1, 2004. [15] M.A. AIELLO, F. LEUZZI, G. CENTONZE, A. MAFFEZZOLI, “Use of steel fibres recovered from waste tyres as re-inforcement in concrete: pull-out behaviour, com-pressive and flexural strength”,Waste Man-agement, 2009, ISSN: 0956-053X, Vol. 29, pp. 1960-1970 [16] M.A. AIELLO, F. LEUZZI, G. CENTONZE, “Waste Tyre Rubberized Concrete: Properties at Fresh and Hardened

State”, ,Waste Management, 2010, ISSN: 0956-053X, Vol. 30, pp. 1696-1704 [17] F. DEHN, “Influence of pro-duction and processing on the properties of fibre re-inforced concrete (FRC).” International Workshop on Advances in Fiber Re-inforced Concrete, Starrylink Ed., 107-111, 2004. [18] S. YAZICI, G. INAN, V. TA-BAK, “Effect of aspect ratio and volume fraction of steel fiber on the mechanical properties of SFRC”. Con-struction and Building Materials 21, 1250-1253, 2007. [19] Y. MOHAMMADI, S. P. SINGH, S. K. KAUSHIK, “Properties of steel fibrous concrete containing mixed fibres in fresh and hardened state” Construction and Building Materials, doi: 10.1016/j. conbuildmat.2006.12.004, 2007. [20] CNR-DT 204/2006, “Istruzioni per la Progettazione, l’esecuzione ed il controllo di strutture di calcestruzzo fibrorinforzato”, 2007. [21] UNI 11039, “Calcestruzzo rinforzato con fibre d’acciaio”, 2003.

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Architettura

N. 1 SETTEMBRE 2010

Onies: collaborazione nell’edilizia sostenibile da Nord a Sud

Il neonato Osservatorio Nazionale mira a creare le basi perchĂŠ i professionisti scoprano le potenzialitĂ dei nuovi materiali ecocompatibili. Soprattutto a Sud. Parlano i protagonisti delle invenzioni. di Liliana Bossi

Q

uarantacinque  anni,  imprenditore  da  ol-­ tre  dodici  ad  Arcore  nello  spirito  della  piĂš  pura  Brianza  operosa,  Davide  Maccari-­ nelli  ha  le  idee  chiare  su  come  deve  agire  Onies  e  su  quali  siano  gli  obiettivi  primari  dell’Osservatorio  Nazionale  per  l’Innova-­ zione  nell’Edilizia  Sostenibile  presentato  a  Napoli  lo  scorso  OXJOLR QHO )RUXP ÂłOÂś(GLÂż FLR FDPELD SHOOH´ DOOD SUHVHQ]D GHO sindaco  Rosa  Russo  Jervolino. Il  primo  obiettivo  è  creare  una  cultura  ecosostenibile,  che  coinvolga  tutti  gli  attori  dell’edilizia,  non  solo  i  costruttori,  ma  anche  i  progettisti  -­  gli  architetti  soprattutto  -­  e  gli  im-­ mobiliaristi.  Gli  uni  responsabili  della  creazione  di  nuove  strutture,  gli  altri  della  domanda  di  acquisto  delle  stesse.  â€œUna  cultura  è  necessaria  â€“  dichiara  con  forza  Maccari-­ nelli–  perchĂŠ,  soprattutto  al  Sud,  non  ci  sono  molti  legami  LQWHUQD]LRQDOL H VSHVVR OD ULFHUFD H OR VYLOXSSR GL QXRYL materiali  in  grado  di  migliorare  la  qualitĂ Â della  vita  di  un  HGLÂż FLR H GHL VXRL DELWDQWL VRQR SRFR FRQRVFLXWL H SHU QLHQ te  applicatiâ€?   L’Osservatorio,  di  cui  la  costituzione  di  un  &RPLWDWR 7HFQLFR 6FLHQWLÂż FR D UHVSLUR LQWHUQD]LRQDOH q LO primo  punto  all’ordine  del  giorno,  pensa  di  poter   raggiun-­ gere  questo  traguardo  grazie  ad  un  road-­show  che  prende-­ rĂ Â il  via  all’inizio  del  2011  e  toccherĂ Â le  principali  cittĂ Â del  Sud  e  i  comuni  che  hanno  maggior  interesse  nello  sviluppo  delle  tecnologie  verdi.  E  qui,  scatta  il  secondo  obiettivo:  mettere  in  contatto  diretto  operatori  dell’edilizia  e  amministratori  locali,  che  giocano  un  ruolo  vincolante  di  primo  piano  nella  creazione  di  incen-­ tivi  in  grado  di  impattare  sulla  domanda  di  certe  tipologie  GL HGLÂż FL H TXLQGL GL ULĂ€ HVVR VXO SUH]]R GL FRVWUX]LRQH H vendita  degli  stessi). Â

A  questo  punto,  però,  è  lecito  farsi  alcune  domande  sul  per-­ chĂŠ  di  quella  che  parrebbe  quasi  una  scelta  di  posizione  di  architetti  e   progettisti.  Infatti,  pur  esistendo  Internet  a  qua-­ lunque  latitudine  d’Italia,  questi   professionisti  paiono  non  sentire  l’esigenza  di  formarsi  e  informarsi  direttamente  in  prima  persona  sulle  nuove  tecnologie  ecosostenibili  neces-­ sitando,  invece,  di  un  Osservatorio  Nazionale.  Potremmo  quindi  pensare  a  Onies  da  un  altro  punto  di  vista?  Potrem-­ mo  vederlo  con  gli  occhi  dell’imprenditore  del  Nord,  per  sua  natura  concreto  e  attivo,  che  ha  individuato  una  nicchia  di  mercato  e  la  sta  opportunamente  sfruttando?  Infatti,  la  na-­ scita  di  Onies  potrebbe  essere  paragonata  a  un’operazione  di  posizionamento  strategico  su  mercati  nuovi  poco  sfrutta-­ WL SDUWHQGR GDOOD ULTXDOLÂż FD]LRQH GL %DJQROL FRQ LO SURJHW to  della  cittĂ Â della  scienza  (annosa  questione  napoletana  in  auge  giĂ Â negli  anni  80  del  secolo  scorso)  si  è  individuato  una  â€œnicchia  di  debolezzaâ€?  (la  mancanza  di  cultura  e  aggiorna-­ mento  della  maggior  parte  degli  attori  dell’edilizia  al  Sud)  e  VL q SHQVDWR GL ODYRUDUH SHU FROPDUH TXHVWR JDS D Âż QL GL EX siness.  Non  dimentichiamoci,  infatti,  che  la  maggior  parte  delle  aziende  produttrici  di  materiali  e  tecnologie  ecososte-­ nibili  è  al  Nord.  Un  vero  e  proprio  incontro  tra  le  due  anime  d’Italia,  quindi,  per  costruire  un  modello  di  business  fun-­ zionante  in  grado  di  produrre  risultati  a  medio  e  lungo  termine.  E’  il  sogno  di  tutte  le  Pmi  italiane  che  si  avvera:  Tekneco avere  un  organismo  apolitico  e  aparti-­ Web tico  che,  ragionando  con  la  loro  stessa  praticitĂ Â e  concretezza,  riesce  a  creare  opportunitĂ Â reali  di  business  indiriz-­ zando  la  domanda.   Senza  clamori,  senza  chiasso,  senza  proclami,  in  uno  stile  semplice  e  misurato.  Come  sono  i  nostri  migliori  imprenditori. Â


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Rovine sostenibili Distruggere per ricostruire da zero. Quando la demolizione genera valore. Le nuove tendenze teorico-pratiche Frammenti incoerenti minimi: il contrario della storia, creatrice di rovine, dalle tue rovine hai ricavato un’opera Octavio Paz “Objects and Apparitions” for Joseph Cornell di Fabio Fornasari

L

a poesia di Octavio Paz introduce bene il discorso riguardante un cambio di sguardo necessario nella nostra relazione con al-­ cune cose particolari che popolano il nostro ambiente: le ro-­ vine;; quelle che arrivano dalle storie passate ma anche le rovine quotidia-­ ne, la spazzatura, ciò che buttiamo. È possibile pensare ad un progetto delle rovine, non in chiave settecen-­ tesca e quindi romantica ma in una chiave di sostenibilità? Parlando degli spazi che abitiamo ci stiamo occupando di cose e in quanto cose, ci stiamo occupando di materia. Le cose non sono eterne. Con il tempo le cose perdono il loro centro a causa di un nostro mancato rinnovamento di interesse o a causa del fatto che le cose deperiscono in quanto si guasta-­ flickr.com - 43st


N. 1 SETTEMBRE 2010

no,  si  consumano  o  si  rompo-­ no. Un  tempo  c’era  un  â€œposto  per  ogni  cosa  e  ogni  cosa  andava  al  suo  postoâ€?.  C’era  un  tempo  e  uno  spazio  per  le  cose.  Una  vol-­ ta  rotte  le  cose  andavano  al  loro  cimitero  come  i  corpi. Oggi  le  cose  che  abbandonia-­ mo  ci  tornano  indietro  come  boomerang  occupando  il  no-­ stro  stesso  spazio  vitale,  con-­ fondendosi  con  esso.  Questa  convivenza  con  gli  scar-­ ti  ha  portato  ad  un  territorio  che  ha  perso  il  suo  carattere  di  unitĂ Â e  ad  un  ripensamento  dell’idea  di  rovina.  Le  cittĂ Â storiche  europee  ad  esempio  producono  â€œrovineâ€?  per  poter  procedere  nella  loro  storia. Ma  lasciano  dietro  di  sĂŠ  un  si-­ stema  puntiforme  di  residui  che  per  dimensione  non  rie-­ scono  a  rientrare  in  una  nuova  economia  che  vede  nel  riuso  delle  rovine  contemporanee  un  elemento  di  valore.

Due tendenze Innanzitutto  di  quali  rovine  stiamo  parlando?  E  in  che  sen-­ so  ne  parliamo? Stiamo  parlando  di  ciò  che  re-­ sta,  di  ciò  che  all’interno  di  un  processo  di  trasformazione  ter-­ ULWRULDOH VL FRQÂżJXUD FRPH UHVL-­ duo,  come  resto,  sia  che  sia  una  maceria  sia  che  si  tratti  di  scar-­ ti  di  produzione  per  arrivare  a  considerare  quei  manufatti  che  escono  dall’attenzione  e  dalla  vita  stessa  della  cittĂ . Cosa  si  può  fare  di  tutto  que-­ sto? 3HU VHPSOLÂżFDUH FL VRQR DOPH-­ no  due  tendenze  in  corso  sul  territorio:  la  prima  tendenza  è  quella  della  riconversione,  del  riciclo  e  del  riuso  che  stanno Â

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alla  base  di  una  sostenibilitĂ Â del  progetto.  Usando  le  parole  di  Paz,  si  tratta  di  quelle  attivitĂ Â che  producono  valore  partendo  SURSULR GDJOL VFDUWL GDL ULÂżXWL H dalle  varie  materie  abbando-­ nate  e  ottenuto  in  un  processo  virtuoso  di  trasformazione.  Ci  sono  poi  le  rovine  che  restano  negli  interstizi  di  queste  at-­ tivitĂ ,  che  sono  meno  visibili  che  vengono  poi  dimenticate.  Sono  gli  scarti  quelle  parti  di  territorio  marginali  spesso  abi-­ tati  dalle  fasce  piĂš  povere  della  popolazione,  spazi  allontanati,  rimossi  e  svalutati  dalla  cittĂ Â produttiva. Questi  territori  sono  la  testi-­ monianza  della  nostra  attitu-­ dine  di  costruire  valore  attra-­ verso  la  capacitĂ Â di  separare,  di  riconoscere  ciò  che  è  buono  da  ciò  che  non  lo  è.  Non  riuscen-­ do  a  non  produrre  scarti  questi  vengono  allontanati,  differen-­ ziati  e  stivati. Sembra  impossibile  di  non  poter  vivere  luoghi  nei  quali  spazzatura,  rovine,  ruderi  non  ci  contaminano  o  non  ci  som-­ mergono. Il  percorso  della  sostenibilitĂ Â di  un  progetto  parte  proprio  da  questa  idea  di  non  produrre  scarti  dietro  di  sĂŠ  o  di  ridurre  al  minimo  questa  produzione.  La  trasformazione  dei  beni,  che  sia  no  territoriali  nel  senso  di  urbanistici  o  prodotti  di  al-­ tro  tipo  se  riesce  a  non  produr-­ re  scarti  o  se  riesce  a  direzio-­ nare  questi  all’interno  di  una  altra  attivitĂ Â produttiva  che  li  ULFLFOD VL GHÂżQLVFH FHUWDPHQWH sostenibile.  , ULÂżXWL H JOL VFDUWL QRQ VL SUR-­ ducono  naturalmente:  alla  base  câ€™è  un  vero  progetto  di  dif-­ ferenziazione,  di  attribuzione  di  valore  e  di  appropriazione  delle  parti  buone  a  spregio  di  ciò  che  non  consideriamo  piĂš  come  tali.

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Fabio Fornasari

In  questo  ragionamento  si  è  fatta  luce  un  nuovo  modo  di  vedere  in  questi  ultimi  anni:  ci  sono  persone  che  non  af-­ frontano  piĂš  il  problema  del-­ la  demolizione  in  un  senso  GL SURGX]LRQH GL ULÂżXWL H QRQ solo  in  una  chiave  di  dismis-­ sione  o  di  semplice  riciclo  ma  proprio  in  una  chiave  di  progetto  di  demolizione  dove  l’attivitĂ ,  per  una  volta,  non  è  la  riproduzione  dello  spazio  abitato  ma  la  sua  cancellazio-­ ne.  Un  caso  molto  italiano  è  ad  esempio  la  politica  program-­ mata  di  demolizione  delle  case  dovute  all’abusivismo  che  dopo  aver  prodotto  la  ro-­ vina  del  territorio  ne  tenta  un  recupero  attraverso  la  cancel-­ lazione  della  causa. Altri  esempi  sono  i  casi  delle  demolizioni  della  Courneu-­ ve  in  Francia,  un  modello  di  Ville  Nouvelle  che  se  nel  1986  era  stato  pensato  come  il  me-­ glio  da  offrire  alle  popolazioni  che  entravano  nell’economia   della  metropoli  francese  con  il  tempo  si  trova  a  dover  af-­ frontare  un  insostenibile  co-­ sto  di  esercizio  per  la  societĂ . L’insieme  di  questi  territori,  di  questi  spazi  semi-­abbando-­ nati  seppur  popolati,  di  spazi  residuali  e  di  cose  buttate  ha  prodotto.

41 L’autore alterna la pratica professionale con la didattica presso la NABA Nuova Accademia di Belle Arti - di Milano e la FacoltĂ di Sociologia di dell’UniversitĂ di Urbino “Carlo Boâ€?. Suo il progetto per il museo del Novecento a Milanoâ€?


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Studio dello stato di fatto: 1

La conoscenza strutturale

Per potere abbattere un edificio lo si deve conoscere nelle sue parti costitutive più elementari: conoscere come sta su per poterne indebolire le basi per farlo crollare senza colpire le parti che si desidera conservare e per contenere le macerie. E’ necessario simulare gli interventi statici da effettuare preventivamente sulle strutture (gli indebolimenti) e le future dinamiche, i cinematismi che si creano in base ai crolli provocati dalle esplosioni. La direzione di caduta, l’intensità delle vibrazioni in seguito alla caduta delle grosse masse e le vibrazioni provocate dai repentini spostamenti di volumi d’aria seguiti alle esplosioni sono elementi fondamentali da conoscere.

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Prima pulizia e recupero di materiali

Una volta completato il progetto, si procede con la prima fase di preparazione dell’edificio che viene “pulito” da tutti quegli elementi edilizi che non fanno parte della struttura vera e propria e che non influiscono sulla sua statica. La demolizione e asportazione di eventuali impianti, serramenti o setti divisori permette, già in questa fase, di ridurre la varietà di rifiuti edilizi. Inizia una selezione che potremmo definire di “raccolta differenziata”.

Ricostruire da zero Non è quindi il problema di riciclare parti del territorio e la materia che la compongono ma proprio una ricostruzione di un nuovo valore all’interno di una attività di demolizio-­ ne, abbattendo il frutto di una originaria differenziazione di valori che ha prodotti dei veri cancri urbani. È una massa indifferenziata FKH VL FRQ¿ JXUD VHPSUH SL spesso come una sorta di natu-­ ra aberrante che stiamo oppo-­ nendo alla natura naturale: è pervasiva, la troviamo ovunque e sembriamo compiacercene.

È la massa che esprime il con-­ temporaneo nello Junkspace di Rem Koolhass. Il Junkspace, è nominato ed evocato dall’au-­ tore come una massa talmente totalizzante da far disperare che esistano forme alternative possibili: “Il Junkspace prospe-­ ra nel progetto, ma il progetto muore nel Junkspace. Non c’è forma, solo proliferazione... Il rigurgito è la nuova creatività;; invece della creazione, onoria-­ mo, apprezziamo e abbraccia-­ mo la manipolazione”. E qui torna Octavio Paz, la sua poe-­ sia dedicata all’artista John

Cornell: rileggendolo possiamo pensare ad una soluzione che va oltre l’accettazione di que-­ sta massa totalizzante;; questa natura contiene le forme future che possiamo pensare, l’amorfo dal quale trarre nuove origini. La lettura cinica e provocatoria di Rem Koolhass fa i conti con il contemporaneo ma non con il tempo. In questi spazi il tempo non è il grande scultore della Yource-­ nar, non produce grandi rovine a ricordare una grande civiltà o un grande personaggio. Il tempo produce solo polvere


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Indebolimento dell’edificio

Completata questa fase è necessario procedere con il primo “indebolimentoâ€? della struttura in vista della demolizione finale con l’esplosivo. Maggiore sarĂ l’instabilitĂ statica e minore sarĂ la quantitĂ di esplosivo necessaria. Si effettuano, a tal scopo, una serie di tagli che permettono di togliere intere parti di pareti con macchine che segano il cemento armato per mezzo di dischi diamantati, simili a quelli che si usano in cava o nelle segherie per il marmo.

e  alla  polvere  le  cittĂ Â dovranno  tornare  per  ripartire  da  zero. L’architettura  deve  avere  il  co-­ raggio  di  lasciarsi  cadere,  di  la-­ sciarsi  demolire  ogni  qualvolta  la  sua  vita  ha  raggiunto  il  ter-­ mine. L’architettura  ha  uno  strano  destino:  pensata  per  durare  in  eterno,  nel  momento  preciso  in  cui  costruisce  la  sua  prima  grandiosa  opera  costruisce  pure  la  sua  prima  grande  rovi-­ na  che  la  storia  ricordi,  e  que-­ sto  non  solo   nella  tradizione  giudaico  cristiana:  la  torre  di  Babele.

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Collocazione dell’esplosivo

L’esplosivo viene programmato con tempi differenti per avere la possibilitĂ di governare le direzioni di caduta e le fasi di caduta delle varie parti di edificio: prima le anteriori poi le altre parti. Preventivamente l’edificio viene rivestito spesso di reti paramassi per evitare che la deflagrazione scagli a distanza detriti. Dei letti di sabbia attutiscono la caduta per evitare rimbalzi di materiali. Lo smaltimento dei rifiuti edilizi. Una volta demolito l’edificio si passa alla fase “smaltimento rifiutiâ€?. I rifiuti vengono ridotti di dimensioni e differenziati tra cemento,ferro e da laterizio e danno, infine, luogo a una materia prima secondaria.

Una  rovina  che  ha  partorito  un  grandissimo  immaginario. Ma  pure  nel  rinascimento,  Roma  si  costruisce  riutilizzan-­ do  la  materia  della  Roma  an-­ tica  e  copiandone  le  forme.  Il  progetto  in  questo  caso  passa  dalla  demolizione  di  una  cul-­ tura  che  allo  stesso  tempo  è  il  modello  della  stessa  città  che  la  consuma.  Una  volta  ancora:  una  civiltà  per  poter  ripartire  da  zero  deve  polverizzare  la  ci-­ viltà  precedente,  farne  rudere  e  compiacersene  in  una  dimen-­ sione  antiquaria.  Nel  settecen-­ to  le  rovine  vengono  progetta-­

te  per  il  loro  valore  evocativo.  I  terremoti  producono  rovine  e  le  demolizioni  conseguente-­ mente  ne  sono  il  conseguente  progetto  che  darĂ Â inizio  al  nuo-­ vo  territorio. Sino  a  quando  l’architettura  contemporanea  non  smette-­ rĂ Â di  mirare   all’eternitĂ Â e  non  sarĂ Â Â piĂš  prodotta  in  un  presen-­ WH VRVWLWXLELOH DOOÂśLQÂż QLWR FKH la  rende  eterna,  non  smetterĂ Â di  produrre  scarti  e  residui  in  quanto  non  abbandonerĂ Â mai  quel  modello  di  pensiero  che  produce  differenziazione  sul  territorio.

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Esempio di mappa concettuale disegnata dall’autore dell’articolo per Tekneco

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Rovine da riutilizzare Che  peso  ha  tutto  questo  sul  territorio?  All’inizio  si  è  par-­ lato  di  materia,  ma  quanta  materia  è  coinvolta  in  tutto  questo? Le  attivitĂ Â di  costruzione  e  de-­ molizione  producono  in  Italia  oltre  40  milioni  di  tonnella-­ te  all’anno  di  scarti  e  residui.  8QD TXDQWLWj HQRUPH GL ULÂż XWL da  smaltire  che  per  merito  del-­ le  nuove  politiche  in  materia  può  invece  trasformarsi  in  uno  straordinario  giacimento  di  manufatti  da  riutilizzare  e  di  materiali  da  riciclare,  con  evi-­ denti  vantaggi  per  l’ambiente.  Il  progetto  della  demolizione,  per  come  lo  si  intende  qui,  lavora  in  questa  direzione  e  nella  direzione  di  pilotare  gli  scarti,  i  materiali  di  recupe-­ ro  procedendo  in  una  nuova  formula  di  differenziazione  all’interno  della  stessa  attivitĂ Â di  demolizione:  una  riprodu-­ zione  di  valore  operata  sulle  frazioni  di  residui,  sui  â€œfram-­ menti  incoerenti  minimiâ€?,  da  offrire  alle  attivitĂ Â produttive  operanti  sul  territorio. E  che  sia  una  produzione  di  valore  lo  testimoniano  le  eco-­ nomie  che  si  generano  intorno  a  questa  dimensione  di  recu-­ pero  dei  materiali. Come  si  legge  sul  sito  del  pro-­ getto  Vamp  (Valorizzazione  Materiali  e  Prodotti  da  demo-­ lizione),  sostenuto  dall’Unio-­ ne  Europea  nell’ambito  del  programma  LIFE-­Ambiente  e  coordinato  dalla  Regione  Emilia-­Romagna:  sfruttare  questo  giacimento  è  possibile,  se  si  riesce  ad  organizzare  e  UHQGHUH HIÂż FLHQWH XQ ÂłPHUFD to  dell’usatoâ€?  di  componenti  e  materiali  da  costruzione,  am-­

Commenti & Idee bientalmente  conveniente  ed  economicamente  sostenibile,  a  cui  i  produttori  di  scarti  e  i  potenziali  riutilizzatori  e  ri-­ ciclatori  possano  accedere  in  modo  facile  e  rapido. In  qualche  modo  si  parla  di  XQD UDIÂż QD]LRQH GHJOL VFDUWL in  quanto  mette  in  campo  una  differenziazione  non  per  scar-­ tare  ma  per  ricollegare  parti  scollegate,  che  hanno  perso  senso. In  questa  corrente  di  progetto  che  lavora  sulla  demolizione  dell’architettura,  câ€™è  una  ri-­ lettura  in  chiave  moderna  del  progetto  della  rovina  roman-­ tica  settecentesca  operata  da  Gordon  Matta  Clark  che  come  scrive  Wikipedia‌  â€œE’  famo-­ VR SHU LO VXR ÂľWDJOLR GL HGLÂż FLÂś una  serie  di  lavori  eseguiti  su  HGLÂż FL DEEDQGRQDWL QHL TXD li  rimosse  artisticamente  se-­ ]LRQL GL SDYLPHQWL VRIÂż WWL H muriâ€?.  Lavora  materialmente  su  oggetti  edilizi  abbandonati  trasformandoli  in  vere  scultu-­ re  in  attesa  della  permanente  demolizione.  L’estetica  della  Demolizione  in  chiave  di  riciclo  è  alla  base  di  molti  designer  e  architetti:  tra  questi  gli  olandesi  2012  Archi-­ tecten  che  utilizzano  parti  di  HGLÂż FL HOHPHQWL GL VFDUWR YDUL

La demolizione genera valore Si  sarĂ Â colto  che  in  questa  idea  di  progetto  di  demolizione  è  il  processo  che  viene  chiamato  in  causa,  il  processo  che  gene-­ ra  valore:  delle  aree  urbanisti-­ che,  dei  materiali  da  riciclare  e  degli  operatori  stessi  che  eser-­ citano  il  loro  lavoro.  Il  progetto  di  demolizione  è  inoltre  un  progetto  che  viene Â

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pensato  a  monte,  all’atto  del-­ OD VXD HGLÂż FD]LRQH LQ TXDQWR sempre  piĂš  prenderĂ Â corpo  un  dimensione  piĂš  sosteni-­ bile  dell’architettura:  la  sua  temporalitĂ ,  la  sua  durata.  Ma  cosa  è  un  progetto  di  demoli-­ zione  sostenibile  e  che  carat-­ teristiche  ha  un  cantiere  di  demolizione?  Una  societĂ Â di  demolizione  o  di  decostruzione  è  paragona-­ bile  ad  una  societĂ Â che  fa  ri-­ cerche  minerarie:  usa  l’esplo-­ sivo,  ricerca  tra  le  rovine  che  produce  materia  nobile  non  da  smaltire  ma  da  vendere,  da  riproporre  al  mercato  della  trasformazione. Â

La sostenibilitĂ della demolizione chiude il cerchio Quando  si  parla  di  sostenibi-­ OLWj GL XQ HGLÂż FLR q QHFHVVDULR pensare  al  suo  intero  ciclo  di  vita.  Si  parte  dalla  sostenibili-­ tĂ Â dei  materiali  da  costruzione  (cioè  quanto  questi  consumino  risorse  naturali  non  rinnova-­ bili),  per  trattare  poi  dell’im-­ patto  dei  metodi  di  costruzio-­ ne  sull’ambiente,  sino  ai  costi  GL PDQWHQLPHQWR GHOOÂśHGLÂż FLR H LQÂż QH DOOD VXD GHPROL]LRQH e  quindi  alla  possibilitĂ Â che  questo  si  riproduca  attraverso  il  riciclo  dei  prodotti  di  smal-­ timento.

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SETAC srl

Servizi & Engineering - Trasporti - Ambiente - Costruzioni

SETAC S.r.l. è una società di ingegneria che opera da quasi un ventennio nel settore dell’ingegneria dei trasporti, geotecnica e dell’ambiente, al servizio di pubbliche amministrazioni e importanti imprese di costruzione. In questi anni di attività SETAC, avvalendosi sia del contributo multidisciplinare del proprio organico interno (ingegneri e tecnici) che di qualificate collaborazioni esterne (docenti universitari, ingegneri, architetti, geologi ed esperti specifici), si è specializzata nell’ambito dei seguenti settori: Progettazione di infrastrutture, consulenze x Appalti integrati; Studi di fattibilità, studi di impatto ambientale, Analisi costi benefici, Progetti di mitigazione ambientale, Studi paesaggistici e di valorizzazione estetica e visuale, Architettura; Progettazione di consolidamenti, fondazioni speciali; Geologia, geotecnica, idrogeologia ed idraulica Progettazione di ponti, viadotti e gallerie Studi di mobilità e trasporti, piani urbani del traffico. Studi di viabilità e di opere di urbanizzazione per nuove lottizzazioni, insediamenti direzionali, turistici e commerciali. SETAC S.r.l. ha lavorato e sta lavorando su importanti progetti di trasporto su tutto il territorio nazionale, a tal proposito si sottolineano recenti progetti realizzati per importanti amministrazioni quali ANAS S.p.a., Comune di Bari, Amministrazioni provinciali ecc..

Progetto urbanistico su cui effettuare le verifiche di viabilità e traffico Modello di microsimulazione di traffico sul progetto urbanistico

SETAC srl Uffici Via don Guanella 15/B Tel/Fax 080 5027679 E-mail: setac.srl@tiscalinet.it 70124 Bari Technical Director Prof. Ing. Luigi MONTERISI tel. +39 329 3173213 Majority Partner Prof. Ing. Pasquale COLONNA tel. +39 337 832927

SETAC S.r.l. è in grado di effettuare piani urbani del traffico, nonché accurati studi sulla mobilità e sul traffico, utilizzando le più moderne tecniche di simulazione software, pervenendo in tal modo alla ottimizzazione della funzionalità delle intersezioni della viabilità e dei sensi di circolazione nella rete viaria qualora interessata da nuove strade e da insediamenti direzionali, turistici commerciali.


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Nuovo conto energia, il taglio non stupisce il mercato

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twixx@fotolia

Nel triennio 2011-2013 gli incentivi al fotovoltaico caleranno mediamente del 20%, ma l’industria ha le carte in regola per continuare a crescere di Luigi dell’Olio

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una  delle  rare  occasioni  in  cui  gli  operatori  del  mer-­ cato  plaudono  al  taglio  degli  incentivi  pubbli-­ ci.  Succede  con  il  nuovo  Conto  Energia,  approva-­ to  nella  Conferenza  Stato-­Regioni  di  metĂ Â luglio:  nel  triennio  2011-­2013  il  sostegno  pubblico  allo  sviluppo  del  fotovoltaico  verrĂ Â tagliato  media-­ mente  del  20%,  con  interventi  sca-­ glionati  nel  tempo.  La  durata  effettiva  degli  incentivi  viene  ancora  garantita  per  20  anni  ma,  rispetto  alla  prece-­ dente  versione  (2007),  cambiano  le  suddivisioni  delle  tipologie  degli  im-­ pianti  in  diverse  classi  di  potenza  con Â

incentivi  piĂš  generosi  per  le  piccole  taglie  rispetto  ai  parchi  fotovoltaici.  Una  mossa  obbligata  per  spingere  il  mercato  a  muoversi  sempre  piĂš  con  le  proprie  gambe  ed  evitare  che  l’in-­ tervento  pubblico  si  trasformi  in  una  droga  che  va  a  falsare  le  dinamiche  della  domanda  e  dell’offerta.  L’ap-­ provazione  degli  operatori  è  dovuta  VRSUDWWXWWR DOOD Âż QH GHOOÂśLQFHUWH]]D da  oltre  un  anno  si  rincorrevano  voci  â€“  piĂš  o  meno  accreditate  â€“  sui  conte-­ nuti  del  nuovo  Conto  e  questo  aveva  creato  qualche  tensione  sui  prezzi.  Oggi,  invece,  câ€™è  maggiore  chiarezza  e  le  aziende  interessate  a  investire  nel  settore  possono  fare  i  loro  calco-­ li  sapendo  a  cosa  vanno  incontro  in  termini  di  esborso  e  tempistiche  del  ritorno  sull’investimento.

“Il  calo  non  impatterĂ Â sulla  sostenibi-­ OLWj Âż QDQ]LDULD GHJOL LPSLDQWL´ DVVL cura  Carlo  Arlotta,  senior  manager  di  Consilia  business  management,  societĂ Â di  consulenza  specializzata  QHOOÂśDUHD GHO FRUSRUDWH Âż QDQFH H GH JOL LQWHUPHGLDUL Âż QDQ]LDUL Âł6HFRQGR una  simulazione  che  abbiamo  effet-­ tuato  sui  business  plan  di  quattro  im-­ pianti  da  1MW  ciascuno,  è  emerso  un  calo  della  redditivitĂ Â (il  cosiddetto  Irr  progetto)  di  un  punto  percentuale,  dal  9,5  all’8,5%â€?.  Non  certo  uno  scosso-­ ne,  peraltro,  calcolato  a  bocce  ferme:  â€œVerosimilmente  il  costo  della  materia  prima  tenderĂ Â a  calare,  per  cui  a  conti  fatti  i  margini  non  dovrebbero  esse-­ re  penalizzatiâ€?.  Inoltre  va  ricordato  che  negli  ultimi  mesi  c’era  stato  un  au-­ mento  nei  costi  delle  principali  com-­


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Carlo Arlotta, senior manager di Consilia business management

Normativa SRQHQWL GHOOD Âż OLHUD JHQHUDWR dalla  corsa  all’allacciamento  alla  rete  degli  impianti  entro  ¿ QH DQQR SHU EHQHÂż FLDUH GHOOH WDULIIH JDUDQWLWH Âż QR DO “Una  situazione  di  tensione  FKH VL DIÂż HYROLUj SURJUHVVLYD mente  solo  dopo  l’estateâ€?,  con-­ clude  Arlotta,  â€œriportando  il  mercato  alla  normalitĂ â€?. Dello  stesso  avviso  è  Joel  Zu-­ nato,  responsabile  fotovol-­ taico  dell’Aper  (Associazione  Produttori  Energia  da  fonti  Rinnovabili):  â€œLa  revisione  de-­ gli  incentivi  è  un  fatto  positivo  perchĂŠ  aiuta  a  fare  chiarezza  ed  è  basata  su  valori  di  buon  sensoâ€?,  commenta,  rilevando  però  l’eccessiva  prudenza  nelle  stime  governative  che  accom-­ pagnano  il  nuovo  Conto.  â€œSi  parla  di  8mila  MW  cumulati  di  potenza  installata  entro  il  TXDQGR JLj D Âż QH JLXJQR è  stata  superata  quota  1.200  MW  e  il  Conto  prevede  di  ar-­

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Joel Zunato, responsabile fotovoltaico dell’Aper

rivare  a  5,5mila  MW  entro  il  2013â€?.  In  sostanza,  la  previsio-­ ne  per  i  sette  anni  successivi  sarebbe  di  una  crescita  mode-­ sta,  nell’ordine  di  2,5mila  MW.  Una  prudenza  che  può  rivelar-­ si  deleteria  nel  medio  periodo:  â€œOccorre  effettuare  una  stima  piĂš  aderente  al  ritmo  di  svilup-­ po  del  mercato  per  evitare  di  pentirsene  domaniâ€?,  avverte.  â€œL’energia  elettrica  non  è  un Â

bene  che  può  essere  stoccato:  tutto  quello  che  viene  immes-­ so  in  rete  deve  poi  essere  con-­ sumato,  altrimenti  si  rischia  di  mandare  in  tilt  il  sistema.  Stiamo  passando  da  una  rete  passiva  che  trasmette  dall’im-­ pianto  ai  luoghi  di  consumo  a  una  rete  distribuita  sul  territo-­ rio:  occorre  tenerne  conto  per  effettuare  i  dovuti  interventi  infrastrutturaliâ€?.

Come si nota dalla tabella, nel primo anno le tariffe subiscono una decurtazione in tre momenti. Tra il 2012e il 2013 il calo prosegue nell’ordine del 6%. Sono previste maggiorazioni per gli incentivi nei casi di: impianti realizzati su edifici presenti in zone classificate come industriali, commerciali, cave o discariche, e per quelli operanti in regime di scambio sul posto realizzati su edifici da Comuni con popolazione inferiore a 5mila abitanti (+5%); impianti che sostituiscono coperture in eternit o contenenti amianto (+10%); ciascun giorno in cui un impianto è parte di un sistema con profilo di scambio prevedibile (+20%); se vengono effettuali lavori che migliorano la prestazione energetica di un TARIFFE INCENTIVANTI CONTO ENERGIA 2011 edificio (fino al +30%) IMPIANTI ENTRANTI IMPIANTI ENTRANTI IMPIANTI ENTRANTI IN ESERCIZIO IN DATA SUCCESSIVA AL 31/12/2010 ENTRO IL 30/4/2011

IN ESERCIZIO IN DATA SUCCESSIVA AL 30/4/2011 ENTRO IL 31/8/2011

IN ESERCIZIO IN DATA SUCCESSIVA AL 31/8/2011 ENTRO IL 31/12/2011

IMPIANTI FV REALIZZATI SUGLI EDIFICI

ALTRI IMPIANTI FV

IMPIANTI FV REALIZZATI SUGLI EDIFICI â‚Ź/kW

ALTRI IMPIANTI FV

IMPIANTI FV REALIZZATI SUGLI EDIFICI

ALTRI IMPIANTI FV

1-3

0,402

0,362

0,391

0,347

0,380

0,333

3 - 20

0,377

0,339

0,360

0,322

0,342

0,304

20 - 200

0,358

0,321

0,341

0,309

0,323

0,285

200 - 1000

0,355

0,314

0,335

0,303

0,314

0,266

1000 - 5000

0,351

0,313

0,327

0,289

0,302

0,264

> 5000

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0,251

INTERVALLO DI POTENZA

kW

Tekneco Web


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INTEGRARE PER COSTRUIRE 5VUUF MF OPWJUË EJ 4"*&

Anno di svolta, il 2010, per SAIE. Nuovo formato, nuovi contenuti e nuove proposte che la prossima edizione, la 46esima, del Salone Internazionale per l’Edilizia, in programma a Bologna dal 27 al 30 ottobre 2010, offre a tutti gli operatori del mondo delle costruzioni. Molte le novità riunite dallo slogan Integrare per costruire. Obiettivo di SAIE 2010 è fornire un contributo di eccellenza per arrivare a una piena ed efficace integrazione di saperi, competenze e tecnologie, supportando l’edilizia verso quel salto di qualità tanto atteso da tutti gli operatori di settore.

I TRE PILASTRI DI SAIE 2010 Tre le principali aree tematiche attraverso le quali si snoda SAIE 2010: sostenibilità, produzione e servizi. Tre aspetti complementari e integrati di un’unica attività che delineano tre macro-aree: t 4"*&/&3(*" 4045&/*#*-*5" t 4"*&$"/5*&3& 130%6;*0/& t 4"*&4&37*;* 1&3 130(&55"3& $04536*3& & ."/65&/&3& nelle quali si inseriscono i saloni tematici già esistenti. In ogni area, un programma articolato di iniziative garantisce a visitatori/espositori un quadro globale ed esaustivo delle tendenze più attuali. SAIENERGIA & SOSTENIBILITÀ: integrare con energia Dopo le edizioni di successo del 2008 e 2009, anche SAIENERGIA cresce e di-

venta SAIENERGIA & SOSTENIBILITÀ, riunendo gli spazi dedicati alle energie rinnovabili con quelli dedicati ai materiali, sistemi e componenti finalizzati a un costruire sostenibile e sicuro. t SAIELegno – l’area dedicata all’edilizia in legno, alle strutture e ai componenti in Legno t SAIECet – dedicato alle chiusure edili tecniche patrocinato da UCCT (Unione Costruttori Chiusure Tecniche). SAIECet presenta quest’anno il Primo Rapporto sull’andamento del Mercato delle Chiusure Tecniche elaborato da CRESME, per conto di UCT e SAIE, che propone una stima dei potenziali di mercato, del valore del comparto sull’economia italiana e della definizione delle dinamiche congiunturali e previsionali. t SAIE New Stone Age Design – l’iniziativa, nata dalla collaborazione di SAIE, Confindustria Marmomacchine e il Consorzio Pietra Autenticamente /BUVSBMF, vuole evidenziare in questa edizione - con la mostra Green & Stone: una nuova visione per l’urban design - come la pietra si integra col verde per fornire nuove forme di urban design. Curatore della mostra e progettista dei prodotti in Pietra Naturale di Saie New Stone Age Design è lo Studio Lucchese Design. Rapporto SAIENERGIA 2010 by Cresme Mercoledì 27 ottobre è prevista la presentazione del Rapporto SAIENERGIA, redatto da Cresme per SAIE, che illustra situazione di mercato e dei prodotti e componenti per l’edilizia energeticamente efficiente con gli scenari al 2011

SAIECANTIERE & PRODUZIONE: Il cantiere evoluto La consueta e consolidata attenzione che SAIE, unico nel panorama nazionale, offre ai produttori di attrezzature da cantiere, si evolve in SAIECANTIERE, salone tematico dedicato alla produzione in-site e off-site, arricchito da una serie di eventi, iniziative e spazi dimostrativi pensati appositamente per presentare nel modo migliore la produzione nazionale e internazionale. Collegata all’area SAIECENTIERE & PRODUZIONE anche l’iniziativa FORMOTER per gli operatori del settore macchine movimento terra, organizzata da SAIE in collaborazione con Unacea. I corsi organizzati in collaborazione con IIPLE, prevedono lezioni di teoria e pratica con macchine messe a disposizione da aziende leader del settore quali Komatsu, Cnh e Ihimer. SAIESERVIZI: l’edilizia immateriale Con i suoi 20.000 metri quadri dedicati ai servizi tecnici per le costruzioni e l’architettura, SAIESERVIZI rappresenta il più grande salone tematico in Europa di software e hardware tecnico e di strumenti finalizzati al progettare, costruire e manutenere. Il salone è il luogo ideale per reperire e scambiare le informazioni più aggiornate in materia e si completa con una serie di spazi finalizzati al confronto fra operatori. Integra l’area tematica il salone SAIEBit, dedicato ai Sistemi informatici e alle Società di servizi (padiglioni 32 e 33), una piattaforma espositiva in cui SoftwareHouses e Società di Servizi per imprese di costruzione/architettura propongono le ultimissime novità in campo informatico.


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I PANNELLI SOLARI PUGLIESI ANCHE SULL‘ ACQUA *O QSPWJODJB EJ 5BSBOUP TBSĂ‹ DPTUSVJUP JM TFDPOEP JNQJBOUP fotovoltaico galleggiante d’Europa Se è vero che sono state le piante a dare ispirazione ai pionieri dell’energia fotovoltaica, i progetti di Daiet non possono che rafforzare una simile convinzione. Infatti, illuminata dall’idea delle piante acquatiche, che si sviluppano naturalmente negli acquiferi superficiali, Daiet - azienda di Cisternino (BR) specializzata nel settore dell’ impiantistica civile e industriale, e degli impianti fotovoltaici, solare - termici, eolici, minieolici e geotermici - ha studiato un nuovo sistema per l’integrazione ambientale dei pannelli fotovoltaici, nell’ambito degli specchi d’acqua interni.

fere, ecc.) poichÊ presenta un elevato grado di integrazione ambientale, non toglie spazio alle coltivazioni e riduce l’evaporazione dei bacini. Questo progetto ha commentato Vita Donnaloia, amministratore di Daiet s.r.l che in una prospettiva futura potrebbe essere realizzato anche in mare aperto, rappresenta il fiore all’occhiello di una ricerca tecnologica nell’ottica di una sempre maggiore tutela e salvaguardia del territorio, con un impatto ambientale molto lieve e in perfetta armonia con il paesaggio naturale.

Il nuovo sistema di impianto fotovoltaico ‘galleggiante’ modulato è stato giĂ sperimentato dall’azienda brindisina - che ne detiene il brevetto - nel 2008 in un grande bacino del Consorzio di Bonifica della Romagna occidentale a Solarolo (RA). Questo impianto, che è di circa 20 KWP, è stato il primo ‘galleggiante’ mai costruito in Europa. Questi giorni saranno avviati i lavori per la realizzazione di un altro sistema dello stesso tipo in provincia di Taranto, il cui completamento è previsto entro il 2010.

IMPIANTO IN PROVINCIA DI TARANTO

Il nuovo sistema integrato, denominato Progetto Loto - ricollegandosi al galleggiamento delle piante acquatiche, ninfee e fiori di loto -, è indicato per l’installazione presso bacini d’acqua o mare aperto dove vi è fabbisogno di energia (aziende agricole, piattaforme petroli-

L’impianto nel tarantino si articola in due sotto-strutture: un’area galleggiante su cui è posto il generatore fotovoltaico e una passerella di accesso alla stessa, per consentire le operazioni di manutenzione. L’isola, di forma quadrata, copre una superficie pari a circa 263 mq sulla quale

sono disposti 90 moduli in silicio monocristallino per una potenza di picco di 19,80 KW. La piattaforma galleggiante è costituita da elementi modulari realizzati in materiale plastico. $0.& '6/;*0/" L’impianto in provincia di Taranto sarĂ costruito presso un particolare bacino d’acqua. Si tratta infatti di un sito di smaltimento delle eccedenze idriche. In poche parole l’acqua non utilizzata per i campi agricoli circostanti la zona viene fatta defluire all’interno di questo lago artificiale. Ciò fa sĂŹ che l’altezza del livello delle acque non sia quasi mai costante. A seconda infatti dell’impiego piĂš o meno oneroso delle risorse idriche vi è la corrispondente variazione della quantitĂ d’acqua nel bacino. Ovviamente un impianto fotovoltaico galleggiante potrebbe vedere compromesse le proprie prestazioni o addirittura danneggiata la propria struttura da cosĂŹ repentini cambi di marea. Per questo motivo gli ingegneri e gli operatori addetti alla realizzazione hanno pensato di realizzare l’impianto con il sostegno di quattro piloni di acciaio lungo i quali, grazie a quattro appositi anelli, anche questi d’acciaio, posti alle estremitĂ della struttura quadrangolare, può scorrere l’intera piattaforma. Per informazioni: (JVTZ -PHMJTDJ 4&$ .FEJUFSSBOFB TSM 7JB / %F (JPTB #BSJ 5FM


&OFSHJB

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Com’è verde la città Si moltiplicano i progetti di smart cities in Italia. Ecosistemi integrati che fondono ecologia e vivibilità. È anche un nuovo business.

Uffici

centrale elettrica principale

Case

Storage micro turbine

CHP (Combined heat and power) celle a combustibile

complesso industriale

centrale elettrica virtuale

pale eoliche

di Tiziana Moriconi

Un

palazzo che produ-­ ce energia che fun-­ ziona da “stazione di servizio” per veicoli elettrici;; i pali e le banchine

di attracco del molo che ricaricano le imbarcazioni sfruttando il movimento delle onde e distribuiscono l’energia, quando e dove serve, grazie a contatori intelligenti;; le fogne che si trasforma-­ no in una risorsa (quella geotermi-­ ca) per i luoghi più freddi. Benvenuti in una Smart City, un luogo in cui si

considera la città per quello che è: un ecosistema in cui ogni elemento è “in rete”, connesso a tutti gli altri. Il con-­ cetto è antico, ma i progetti di meta-­ morfosi sono nuovi. Tanto che il mer-­ cato delle consulenze ai centri urbani si sta facendo sempre più interessan-­ te. Tra le grandi aziende che puntano


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&OFSHJB su  questo  settore  câ€™è  Ibm,  che  ha  lanciato  un  programma  a  livello  mondiale  chiamato  Smarter  City  -­  per  l’appunto  DSSURGDWR XIÂż FLDOPHQWH DG aprile  anche  in  Italia  (sebbe-­ ne  alcuni  accordi  fossero  stati  siglati  anche  in  precedenza).  Sono  giĂ Â otto  le  cittĂ Â che  han-­ QR Âż UPDWR SURWRFROOL GÂśLQWHVD con  Ibm.  L’ultima  in  ordine  di  tempo,  a  giugno  scorso,  è  stata  Firenze  che  si  av-­

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varrĂ Â del  know-­how  del  colos-­ so  informatico  e,  soprattutto,  ospiterĂ Â sul  suo  territorio  un  centro  di  ricerca  di  eccellenza  internazionale  proprio  sulle  cittĂ Â intelligenti.  Ibm  punta  soprattutto  sull’informatizza-­ zione  e  la  gestione  dei  dati  in  un’ottica  sociale,  per  migliora-­ re  i  servizi  al Â

cittadino  sotto  tutti  gli  aspetti.  â€œParliamo  per  esempio  di  mo-­ bilitĂ â€?,  spiega  Cristina  Farioli,  responsabile  per  Ibm  Italia:  â€œĂˆ  un  tema  che  di  solito  viene  affrontato  separatamente  da  tutto  il  resto,  ma  che  è  in  real-­ tĂ Â correlato  a  tutti  gli  aspetti  di  una  cittĂ :  dall’inquinamento  e  quindi  la  salute,  al  turismo.  Un’informazione  che  riguar-­ da  una Â

QR code utilizzati da IBM nel progetto pilota TagMyLagoon a Venezia per offrire contenuti in mobilitĂ ai visitatori. Fotografando con uno smartphone il codice, i turisti hanno informazioni interattive sul luogo in cui si trovano e su altri punti di un percorso segnalato.

Progetto pilota sviluppato da IBM per la città di Nettuno. ¾ VO BQQMJDB[JPOF QFS TNBSUQIPOF che indica quali strutture consentono l’accesso alle persone disabili. Attraverso il Gps il sistema funziona anche da guida.

L’Ue e le Smart Cities


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sola  area  può  portare  valore  a  molte  altreâ€?.  A  Parma,  per  esempio,  stan-­ no  cercando  di  far  sĂŹ  che  non  sia  piĂš  il  cittadino  a  doversi  recare  presso  l’amministrazione,  ma  che  sia  questa  a  raggiungerlo.  Attraverso  una  serie  di  postazioni  automatiche  dislocate,  q SRVVLELOH RWWHQHUH WXWWL L FHUWLÂż FD ti  rilasciati  dal  Comune,  con  tanto  di  bollo  digitale.  â€œNoi  ci  occupiamo  del  disegno  di  insieme  e,  soprattutto,  del-­ la  raccolta  e  dell’analisi  dei  dati,  cosa  che  ci  permette  di  capire  al  meglio  di  cosa  si  ha  bisognoâ€?,  continua  Fario-­ li:  â€œAbbiamo  modelli  intelligenti  di  governance  per  capire  che  decisioni  prendere,  e  sistemi  predittivi  che  ci  di-­ FRQR FRVD FDPELHUj VH PRGLÂż FKLDPR una  certa  variabileâ€?. Anche  Accenture  progetta  metamor-­ fosi  integrate,  immaginando  le  me-­ tropoli  come  fossero  cerchi  concentri-­ ci.  La  cittĂ ,  cioè,  è  una  rete  che  a  sua  volta  comprende  un’altra  rete,  quella  elettrica.  Che,  di  nuovo,  per  essere  gestita  al  meglio,  deve  compren-­ dere  la  rete Â

delle  telecomunicazioni  relative  alle  utenze:  tutti  i  punti  di  generazione  di  potenza  e  di  fabbisogno  energetico  devono  essere  collegati,  la  cittĂ Â deve  â€œsapereâ€?  dove  e  quando  câ€™è  piĂš  biso-­ JQR GL HQHUJLD H PRGLÂż FDUH OD JHVWLR ne  del  servizio  di  conseguenza.  â€œGli  elementi  delle  cittĂ ,  abitazioni  e  veicoli  per  esempio,  possono  essere  messi  in  sinergia  tra  loroâ€?,  dice  Danilo  Troncarelli,  senior  manager  di  Accen-­ ture  Management  Consulting.  Come  è  stato  fatto  ad  Amsterdam,  dove  l’am-­ ministrazione  ha  deciso  di  rivedere  tutto  il  sistema  di  distribuzione  elet-­ trica.  Qui,  per  esempio,  nell’area  por-­ tuale  sono  state  installate  colonnine  di  plug-­in  intelligenti  che  registrano  le  informazioni  su  quanto  vengono  utilizzate,  e  bilanciano  la  corrente  erogata  in  base  sia  alla  richiesta  sia  all’energia  disponibile  nella  rete.  â€œLe  soluzioni  tecnologiche  esistono  giĂ .  I  palazzi  a  impatto  zero  non  sono  fanta-­ scienza,  e  basta  uno  smartphone  per  gestire  il  consumo  elettrico  di  casa  D GLVWDQ]D OD VÂż GD RUD q GL PHWWHUH tutti  gli  elementi  a  sistema  e  non  pen-­ sarli  piĂš  come  singoli  silosâ€?.

morganimation@fotolia

Circa 11 miliardi di euro per trenta cittĂ con progetti smart. A metterli in palio è la Commissione europea che, in seno al Piano strategico europeo per le tecnologie energetiche, punta a creare un network di esempi mirabili entro il 2020. Le smart cities dovranno impegnarsi in progetti a tutto tondo per ridurre drasticamente le emissioni di CO2 e aiutare cosĂŹ l’Ue a tagliare i gas serra dell’80 per cento entro il 2050. Centrale anche l’obiettivo di migliorare la vita dei cittadini. Le candidate italiane sono Genova, Catania, Palermo, Torino e Firenze.

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Alexey Khlobystov@fotolia

Incontriamoci sul web Questa rivista ha una vita anche sul web, con il sito www.tekneco.it. E’ una porta aperta alla voce dei lettori, ai loro commenti e contributi, con collegamenti ai principali social network. C’è uno spazio per le notizie, curate dalla nostra redazione, con le quali continueremo a tenere il passo con gli ultimi sviluppi del settore. Alle notizie sono affiancati approfondimenti, con contenuti testuali e multimediali a volte piĂš estesi rispetto a quanto sarebbe possibile pubblicare su carta. Occupa uno spazio particolare un blog d’autore: di Luca Conti, un nome tra i piĂš noti sul web, esperto di sostenibilitĂ e di social media. Anche il sito, come la rivista cartacea, ha una doppia anima, scientifica e giornalistica. Ci sono quindi articoli tecnici, di docenti universitari, e contributi dagli studenti che si occupano di questi temi. Incontriamoci, davvero. Ogni tre mesi nelle edicole. Sempre, sul web.


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Dall’11 al 14 novembre 2010 Fiera Roma Tra le iniziative in programma: Classi a confronto: certificazione energetica e classificazione acustica come strumenti per una corretta progettazione " DVSB EJ "/*5 La rete per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti " DVSB EJ "/*5 F 5&1 4SM La complessità del progetto contemporaneo per un’architettura responsabile " DVSB EJ */#"3 o 4F[JPOF 3PNB 3 anni di detrazioni. Situazione del mercato (esiti in termini di risparmio di energia primaria e Co2) quali condizioni per accedere alle detrazioni " DVSB EJ &/&" Capitalizzare le superfici attraverso il sole " DVSB EJ &OFSHZ 1SPGFTTJPOBM /FUXPSL Impianti solari termici: soluzioni operative e normativa sulla certificazione energetica nel Lazio " DVSB EJ $/" Sostenibilità energetica - nuove opportunità di lavoro A cura di Federarchitetti

Accreditati on-line. Evita le code!

Ingresso gratuito riservato agli operatori del settore

Sarà declinata in ottica green la quarta edizione di Expoedilizia, la Fiera professionale per l’edilizia e l’architettura organizzata da ROS – società partecipata da Senaf e Fiera Roma, che si terrà dall’11 al 14 novembre 2010 presso il polo fieristico della capitale. La manifestazione, una vetrina completa sul comparto delle costruzioni con ben 13 aree tematiche, si pone al servizio di aziende, operatori professionali e associazioni di categoria. Un’occasione di incontro e confronto, di scambio economico e aggiornamento professionale specialmente per il mercato del Centro-Sud Italia. Nell’ambito della sezione espositiva e convegnistica sarà dedicata particolare attenzione al tema dell’eco-sostenibilità: si parlerà di bioedilizia, di risparmio energetico e delle soluzioni eco-compatibili rivolte al recupero del patrimonio artistico. Ad Expoedilizia si discuterà anche di energie rinnovabili ed in particolare di fotovoltaico integrato, un mercato quest’ultimo, che ha segnato nel 2009 un aumento del 25% delle installazioni rispetto al 2008 (dati Gse). A questa industria in forte crescita, che coniuga l’estetica con la funzionalità utilizzando parti strutturali dell’edificio per la produzione di energia, verrà dedicato un focus tematico, dove le aziende leader esporranno in anteprima i propri prodotti.

Tutti gli incontri in programma sono realizzati in collaborazione con importanti istituzioni e associazioni di categoria, ricordiamo tra questi il progetto Edilverde – Working with nature, una vera e propria “piazza” dove gli addetti ai lavori avranno la possibilità di condividere esperienze di successo in tema di verde urbano tecnologico, una materia che in Italia sta muovendo i primi passi, ma che ha grandi prospettive di sviluppo, in particolare al Centro Sud, dove il clima mite e le caratteristiche del territorio sono particolarmente favorevoli. Expoedilizia premia la sostenibilità anche con il concorso Architettura Sostenibile, istituito in onore di Raffaella Alibrandi che ha ricoperto la carica di Amministratore Delegato di Fiera Roma e che si è sempre distinta nella valorizzazione delle donne nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Il concorso, giunto alla seconda edizione, si rivolge a giovani laureate in architettura o ingegneria chiamate a confrontarsi sul tema della sostenibilità ambientale, uno dei principali driver che guidano gli sviluppi dell’architettura ed edilizia moderne. Le partecipanti dovranno presentare progetti elaborati come Tesi di Laurea o Dottorato di Ricerca in data non antecedente al 1° gennaio 2007: una giuria presieduta dal Prof. Arch. Tommaso Valle, decreterà le tre vincitrici, che si aggiudicheranno tre borse di studio (montepremi complessivo 6.000 euro). Maggiori informazioni su www.expo-edilizia.it

Nel sito www.expo-edilizia.it il calendario aggiornato di eventi e workshop.


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Freschi di stampa

6OB TFMF[JPOF EFJ MJCSJ QVCCMJDBUJ OFHMJ VMUJNJ NFTJ TVJ UFNJ dell’energia e dell’edilizia eco-sostenibile

utemov@fotolia

di Luigi Dell’Olio

Tornare al nucleare?

Abitare Sostenibile Autore: Giuliano Dall’O’ Annalisa Galante Editore: Il Mulino Prezzo: 9,80 euro Pagine: 138

Inserito  nella  collana  â€œFarsi  un’ideaâ€?,  il  testo  realizzato  dai  due  docenti  del  Poli-­ tecnico  di  Milano  offre  una  panoramica  delle  ultime  novitĂ Â in  campo  di  edili-­ zia  sostenibile,  dalle  case  bioclimatiche  alle  nuove  tecnologie  per  garantire  un  abbattimento  nei  consumi  HQHUJHWLFL Âż QR DJOL LQWHU venti  di  ristrutturazione  che  possono  contribuire  a  mettere  in  sicurezza  gli  HGLÂż FL HVLVWHQWL FRQ ULWRUQL importanti  per  la  bolletta  dei  privati.  Un  tema  che  FRLQYROJH OÂśLQWHUD Âż OLHUD GHO settore  edilizio,  offrendo  una  spinta  alla  ripresa  del  settore  reduce  da  due  anni  SDUWLFRODUPHQWH GLIÂż FLOL PD anche  la  politica  impegnata  a  ripensare  strategie  e  in-­ centivi  per  un’edilizia  capa-­ ce  di  minimizzare  l’impatto  sull’ambiente  circostante

Chicco  Testa  è  stato  tra  i  promotori  del  referendum  FKH QHO KD PHVVR Âż QH alla  stagione  del  nucleare  italiano.  La  sua  svolta  è  sta-­ ta,  perciò,  â€œrumorosaâ€?.  Il  li-­ bro  scritto  con  la  giornalista  Patrizia  Feletig  passa  al  se-­ taccio  le  problematiche  che  oggi  attanagliano  il  mondo  occidentale,  stretto  tra  le  nuove  esigenze  di  conteni-­ mento  della  spesa  energeti-­ ca  e  la  necessitĂ Â di  trovare  alternative  pulite  alle  fonti  fossili.  Nel  testo  vengono  ri-­ percorsi  20  anni  di  dibattito  politico  sul  tema,  ci  sono  gli  esiti  degli  studi  piĂš  recenti  sulla  sicurezza  degli  impian-­ ti  e  un  focus  sui  possibili  risparmi  ottenibili  con  un  ritorno  all’atomo.  Il  tutto  in  una  logica  che  considera  il  nucleare  in  aggiunta  e  non  in  alternativa  allo  sviluppo  delle  fonti  rinnovabili.

Autore: Chicco Testa e Patrizia Feletig Editore: Einaudi Prezzo: 13,50 euro Pagine: 113

Quale energia per il futuro?

Risparmiare energia è possibile

Secondo  le  stime  piĂš  recenti,  le  scorte  di  petro-­ lio  si  esauriranno  entro  un  secolo  e  giĂ Â provocano  tensioni  geopolitiche.  Aldo  Buonasera,  ricercatore  dei  Laboratori  Nazionali  del  Sud  dell’Istituto  Nazionale  di  Fisica  Nucleare  (Infn)  di  Catania,  parte  da  queste  considerazioni  per   indaga-­ re  le  politiche  energetiche  nazionali  e  internazionali. Â

Autore: Antonio Dalla Editore: Franco Angeli Prezzo: 29,00 euro Pagine: 240

I  consumi  energetici  delle  aziende  sono  oggetto  di  questo  testo  indirizzato  a  progettisti,  imprenditori,  direttori  di  produzione  ed  energy  manager  che  ogni  giorni  si  chiedono  quali  siano  le  possibili  soluzioni  di  intervento.   Dopo  una  breve  presentazione  del  fenome-­ QR Âż VLFR GHOOD WUDVPLVVLRQH del  calore  e  delle  unitĂ Â di  misura,  utili  per  comprende-­ re  meglio  gli  interventi  che  possono  essere  realizzati,  vengono  analizzate  le  attivitĂ Â H L IDWWRUL VLJQLÂż FDWLYL FKH LQ Ă€ XHQ]DQR L FRQVXPL H L FRVWL energetici  in  ambiti  come  OÂśDXGLW HQHUJHWLFR OÂśHGLÂż FLR le  attrezzature  e  gli  impian-­ ti.  Il  testo,  che  si  avvale  di  GLYHUVL FRQWULEXWL VFLHQWLÂż FL parte  dai  principali  proble-­ mi  rilevati  sul  campo  per  suggerire  possibili  interventi  a  basso  costo.

Autore: Aldo Buonasera Editore: Springer-Verlag Italia Prezzo: 18 euro Pagine: 110

Passa  in  rassegna  le  prin-­ cipali  modalitĂ Â di  produ-­ zione  dell’energia,  ana-­ lizzandone  pregi,  difetti  e  soprattutto  potenzialitĂ Â di  sviluppo,  dal  gas  al  solare,  dalla  geotermia  alla  nuova  frontiera  del  mare.  La  FRQFOXVLRQH q DIÂż GDWD DOOH prospettive  della  fusione  nucleare,  attualmente  in  fase  di  sperimentazione  in  vari  laboratori  del  mondo.


Come utilizzare il Qr-code per visualizzare gli approfondimenti sulla piattaforma web www.tekneco.it Tekneco permette di approfondire, sul web, i contenuti presenti nella rivista grazie alla tecnologia Qr-code. Usarla è molto semplice, basta avere un cellulare con fotocamera provvisto di connessione a internet e su cui sia installato uno dei software (molti dei quali gratuiti) che permettono di leggere i codici e di convertirli in indirizzi web.

Segui questi 3 passaggi: 1. cliccare sull’ icona del programma installato 2. inquadrare il Qr-code stampato sulla rivista. 3. il software riconosce il codice e collega il cellulare al sito www. tekneco.it in cui si possono visualizzare i contenuti multimediali e di approfondimento.

n. 0 giugno 2010


Costruire per il futuro

General Contractor - Engineering - Real Estate Idee, progetti, innovazione nel costruire.

www.gruppovona.com info@gruppovona.com

Ideare, pianificare e costruire progetti innovativi rispettando l’ambiente e migliorando il benessere delle persone.



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