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Idee e notizie da
A.B.A.P. Banca del Tempo Bari Baratto-ADIRT Ecopolis Istituto Imbriani Istituto Panetti La Discarica del Re Osservatorio Sud Post Progetto Citta Spazio legale Sviluppo Sostenibile Universita di Bari
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“IMPATTO locale” Le
Le caratteristiche distintive della banca del tempo sono la reciprocità e la relazionalità. La tendenza delle persone ad associarsi e a socializzare diventa fondamentale in un momento di grande crisi come quello che stiamo vivendo. Attraverso le banche del tempo è possibile stimolare nuovi comportamenti e costumi, creare nuove risorse per le città, spazi per l’incontro, l’aggregazione e lo scambio culturale. Ma quello che può attivarsi all’interno di un sistema locale di scambi è davvero imprevedibile. Dalla nostra esperienza è nato, infatti, qualcosa di nuovo. Qualcosa che aggiunge ulteriori significati e valori a questa particolare realtà associazionistica. È nato il nostro Magazine! Un’idea che fino a poco tempo fa sembrava un sogno è oggi qualcosa di concreto, tangibile, che ci stimola, attiva la nostra creatività e voglia di comunicare, informare e condividere. Si chiama “Impatto locale”. Abbiamo scelto questo nome perché l’impatto, le conseguenze delle nostre azioni sull’ambiente e sulle nostre vite sono spesso rimosse arrecando inevitabili conseguenze che non ci possiamo più permettere. “Locale” perché la nostra attenzione deve essere rivolta proprio al nostro quotidiano, alla città e al territorio che viviamo, all’aria che respiriamo: non solo analisi teoriche, bensì buone pratiche, consigli, cose utili e praticabili ogni giorno e da tutti. Offriremo notizie ed informazioni per una maggiore attenzione ai cambiamenti in atto nella società
Da
quali esigenze è partita l’idea di costituire l’Associazione nazionale delle Banche del tempo? “Dalla necessità di valorizzare e generalizzare in tutte le città d’Italia l’esperienza delle Banche del tempo, con l’obiettivo di dare un supporto organizzativo alle nuove aperture, di scambiare le varie esperienze (anche per un aiuto reciproco) e le attività. E quindi di monitorare le realtà anche per condividere l’analisi del cambiamento che sta avvenendo nella società”.
La forza di un’idea e
l’individuazione di nuovi percorsi da intraprendere. Quello che ci proponiamo è una riflessione sul benessere sociale, sui nuovi modelli di economia, le nuove produzioni, i consumi e i saperi. Tratteremo temi tra cui ecologia e ambiente, cooperazione, solidarietà e terzo settore, politica del territorio, energie alternative, immigrazione, diritti civili e pari opportunità. I nostri principi sono la sostenibilità, la responsabilità sociale, la tolleranza, un’idea di benessere che dipenda meno dalle proprietà e dai consumi, un nuovo modo di pensare allo sviluppo e l’apertura di nuove prospettive sul mondo in cui viviamo. Il concetto di scambio locale, insito nelle banche del tempo, lo abbiamo applicato alla nostra rivista. I contenuti sono, infatti, redatti dalle Associazioni, dagli Istituti e dagli Enti che condividono il nostro progetto. Sono tra i nostri partner e hanno già offerto con entu-
Il valore aggiunto delle relazioni” Lo afferma Maria Luisa Petrucci, presidente della Associazione Nazionale delle Banche del Tempo. La sua esperienza in campi come la cultura della reciprocità e la partecipazione solidale in questo primo illuminante incontro.
Perché nascono le Banche del tempo? “Essenzialmente per rispondere ad una prioritaria necessità: dare una risposta ai problemi sociali sulla base di un criterio di reciprocità e di relazione”. Ci sono legami con l’Europa? “In questi ultimi due anni si sono intensificati i rapporti tra le Banche del tempo italiane e quelle dei Paesi europei. Un anno fa abbiamo firmato un protocollo d’intesa tra l’Associazione nazionale banche del tempo e la rete delle Banche del tempo spagnole. Siamo in contatto con le Banche francesi, inglesi e si stanno avviando con questi Paesi anche interessanti scambi di ospitalità”. Quale ruolo può svolgere una Banca del tempo all’interno della comunità? “Promuovere ed attivare la cultura della reciprocità che riconosce e stimola l’altro come soggetto compartecipe di relazione e partecipazione solidale. Poiché le
siasmo la loro collaborazione, attraverso articoli e testimonianze: l’Università di Bari, l’Associazione nazionale delle banche del tempo, l’Istituto Imbriani, l’Istituto tecnico Panetti, l’Associazione biologi ambientalisti pugliesi, Progetto città, Sviluppo Sostenibile, l’Osservatorio Sud, il Baratto/Adirt, Ecopolis, il Gruppo creativo del Post, Ribelle, la Discarica del Re e Io mangio Bio. di redazione è esclusivamente al femminile, e ciò corrisponde ad una scelta precisa. Viviamo infatti un momento in cui, soprattutto in alcuni settori, c’è ancora troppo poco spazio per le donne. Siamo convinte che il lavoro delle donne vada valorizzato per la sua ricchezza creativa e la qualità. Prevediamo una tiratura iniziale di 5.000 copie, ma valuteremo in corso d’opera la necessità di aumentarla. Lo stesso vale per la periodicità: “Impatto locale” nasce come bimestrale, ma sulla base delle adesioni, può diventare un mensile. La distribuzione è gratuita, con prezzo nominale per abbonamenti sostenitori e la diffusione avviene attraverso una rete di edicole e librerie selezionate, associazioni, enti, punti di interesse e abbonamenti. Essendo un free press, il solo contributo che chiediamo ai nostri lettori è la sua diffusione, la condivisione e magari una collaborazione editoriale. Ogni numero della Rivista offrirà ai lettori una serie di rubriche fisse: “Mobilità Sostenibile” sarà curata da Lello Sforza; Germano Torkan si occuperà di “Ecologia ed Innovazione”; la “Lettera al Legale” raccoglierà i suggerimenti della avvocatessa Laura Lieggi attinenti le dinamiche,
assegna il 20 per cento dello stanziamento all’Associazione nazionale per azioni di coordinamento, formazione e comunicazione destinato a fornire assistenza tecnica ai comuni”. Banche sono radicate nei territori in cui operano, possono interagire con le amministrazioni locali come soggetti del welfare di comunità. Questo ruolo (tra l’altro riconosciuto dalla legge nazionale 53) ci è anche attribuito in un protocollo d’intesa che varie amministrazioni - comuni, province e regioni - italiane hanno firmato proprio per sostenere e valorizzare il nostro operato. Ad ottobre un altro tassello importante nel riconoscimento del nostro ruolo c’è stato con la delibera della Regione Lazio che stanzia dei fondi per l’apertura e il sostegno di Banche del tempo. Inoltre
L’usanza dello scambio è sempre esistita. A suo parere, cosa sta cambiando oggi? “La concezione del tempo vissuto come un bene che tutti abbiamo e che possiamo valorizzare come moneta di scambio e di trasmissione di valori”. In tempi di disoccupazione e recessione economica, che funzione possono svolgere le Reti locali di scambio? “In tempo di crisi si accelerano tutti i fenomeni di malessere sociale, che danno luogo a processi di esclusione, di emarginazione, di solitudine, di insicurezza. L’esclusione sociale non ap-
a volte sofferte, nell’ambiente di lavoro. Ci saranno poi rubriche che potranno variare in base al tema scelto. Saranno, inoltre, sempre presenti “Le interviste da donna a donna” ai grandi nomi del nostro territorio attivi nella vita politica, nel mondo della cultura e del lavoro, per dare voce ad “uno s tr aordinario potenziale”, come ci ha detto, in questo numero, l’assessore regionale alla Solidarietà, Elena Gentile. Ogni numero avrà un tema e quello della prima uscita è il riciclo e riuso. A questo proposito c’è tanto da raccontare… Sono due pratiche che possono applicarsi in ogni campo dell’attività umana, come il riuso di antichi saperi e mestieri. Ma non solo. Il riciclo e riuso creativo dei materiali di scarto può rappresentare una nuova tecnica produttiva, in quanto lo scarto non va inteso come qualcosa da eliminare, ma come la materia prima del nuovo ed emergente mercato sostenibile. Ecco che da un rifiuto, o per così dire un “problema”, nasce un’opportunità. È questo lo spirito della nostra rivista e con il quale dobbiamo sostenere e rilanciare il cambiamento: con ottimismo, reciprocità, solidarietà, qualità e innovazione. Isabella Carone
partiene soltanto agli ambiti della marginalità, ma anche ai cosiddetti circuiti della normalità. Il benessere, la felicità, la qualità della vita non si riducono al Pil, come hanno recentemente sottolineato grandi economisti. La depressione, la solitudine, la difficoltà del vivere quotidiano possono anche sfociare in rabbia, in isolamento che si trasforma in grave disagio. Allora, offrire un luogo dove trovare risposta ai propri bisogni e necessità è fondamentale, soprattutto per quel rapporto di fiducia che si instaura tra le persone. La modalità con cui avviene lo scambio rafforza e mette in luce le potenzialità di ciascuno, anche attivando processi di autostima. Le Banche del tempo, proprio di fronte alla constatazione che lo star bene implica sempre più lo sviluppo organizzato dei bisogni relazionali, oltre che di quelli materiali, pongono tale questione al centro della propria azione e della propria modalità di intervento”. Con quali città d’Italia collaborate? “Con la maggior parte delle città italiane. Lo stesso gruppo promotore dell’Associazione nazionale rappresenta importanti città di regioni come il Lazio, la Lombardia, la Liguria, il Piemonte, l’Emilia-Romagna, la Sicilia e il Veneto. Naturalmente anche con Bari. Per l’elenco completo si può visitare il nostro sito www.bdtitalia.altervista.it”. A noi tutti, quindi, un buon lavoro e soprattutto… ottimi scambi! I.C.
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Uno scambio naturale Banca del tempo, istituzioni e società civile Una proposta comune per una concezione diversa dell’esistenza e dello stile di vita che coinvolga e aggreghi.
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tutte le città italiane il 3 ottobre si è tenuta la Giornata nazionale delle banche del tempo. L’evento, organizzato dalla Banca del tempo “Vola in Tempo”, ha offerto a Bari un’occasione per dare spazio alle idee, alla creatività, e soprattutto per far emergere proposte utili e innovative che hanno visto coinvolte istituzioni e società civile. Hanno aderito l’Università di Bari, la Scuola Imbriani, l’Istituto Tecnico Panetti e le Associazioni Progetto Città, Abap (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi), Sviluppo Sostenibile, Osservatorio Sud, il Baratto/Adirt, La Discarica del Re, Ecopolis e Io Mangio Bio. Il Gruppo Creativo del Post, gli amici del Baratto /Adirt e le opere degli studenti e degli artisti presenti create con materiale di recupero hanno contribuito a “riscaldare” l’atmosfera della Sala Fortino. Sono intervenuti: Serafina Gelao, Presidente della Banca del tempo “Vola in tempo – Bari”; il Rettore dell’Università di Bari, Corrado Petrocelli; Antonio Uricchio, Preside della Facoltà di Giurisprudenza di Taranto; Sergio Scarcelli, Responsabile dell’Osservatorio Sud e Isabella Carone, Direttore responsabile della nostra rivista. Il tema, “Tempo: se recupero non spreco”, ha dato lo spunto per un dibattito stimolante e sentito nel corso del quale i relatori hanno sottolineato l’importanza delle relazioni e della reciprocità. “La solidarietà tra le persone - ha affermato il Rettore dell’Università di Bari, Corrado Petrocelli - costituisce la base fondamentale per lo sviluppo del territorio, lo sviluppo culturale, sociale e civile. La ragione per la quale la nostra Università ha aderito al progetto della Banca del tempo è data da quello che i nostri ragazzi già fanno da sempre. Gli studenti hanno già trovato dei terreni possibili di scambio, hanno capito che si può essere aiutati nella vita di tutti i giorni, per esempio per quel che riguarda gli aspetti burocratici, giuridici e amministrativi, come si prepara un esame, come si prepara una tesi… La solidarietà tra le persone è fondamentale per un’istituzione come l’Università. Siamo la giusta realtà che deve dare un sostegno a queste iniziative perché attraverso la solidarietà, il volontariato e la cooperazione noi compiamo una parte della nostra missione. Vi facciamo i nostri auguri per il vostro lavoro!”. Serafina Gelao ha Redattori G
Anno I - n. 0 Ottobre 2009 Reg. Trib. di Bari n. 1509 del 2/3/2001 Direttore Editoriale Giuseppe Luca Basso Coordinamento redazione Betty Oreste
sottolineato l’importanza della funzione e del compito della Banca del tempo “in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo le persone tendono sempre più ad associarsi e ad autorganizzarsi. La Banca del tempo vede potenziate le proprie caratteristiche distintive che sono la relazionalità e la reciprocità e risponde alle problematiche Letizia Lamartire in arte Lamì, musicista, compositrice e fotografa. Antonio D’Arminio, batterista e percussionista. Hanno interpretato tre brani inediti composti da Lamì: Amnésia, Curriendo e un brano che non ha ancora un titolo … e forse non lo avrà mai … Omaggio alle “note del tempo” .
che la modernità esprime. Le problematiche legate alla necessità di relazioni tra diversi, tra persone diverse, tra organizzazioni diverse. Le persone che vi aderiscono scoprono di possedere risorse che non immaginavano”. Antonio Uricchio, preside della Facoltà di Giurisprudenza di Taranto, ha descritto nell’occasione il Progetto Pilota di una Banca del tempo universitaria che sarà sperimentata nella sede di Taranto. La messa a punto del modello organizzativo consentirà, in seguito, di poter estendere l’iniziativa ad altre Facoltà. “L’idea – ha detto Uricchio - di costruire un percorso di solidarietà strutturato attraverso una Banca del tempo è nata nella mia Facoltà ed è stata immediatamente accolta dal Magnifico Rettore Petrocelli. La novità assoluta che il nostro progetto pilota propone è data dal fatto che abbiamo un regolamento. Le altre Banche del tempo delle Università sono all’interno di associazioni studentesche che si formano nella Facoltà. L’Università di Bari è stata la prima ad aver adottato un regolamento disciplinando le modalità di partecipazione
alla banca del tempo, definendo i passaggi di carattere giuridico per poter individuare modalità e tutto ciò che attiene agli aspetti organizzativi”. Sergio Scarcelli, Responsabile dell’Osservatorio Sud, ha descritto l’attività dell’Associazione che promuove “un rapporto di rispetto verso la Terra, per il principio secondo il quale non è la Terra che appartiene all’uomo, ma l’uomo che appartiene alla Terra”. Nell’intervento di Isabella Carone è stata ricordata la concomitante manifestazione per la libertà di stampa a Roma e la vicinanza al tema della libertà nei principi stessi della rivista. Nel pomeriggio si è tenuta la proiezione del cortometraggio prodotto dall’Abap “X-Nature Bestiari del Terzo Millennio”. Anche la seconda parte della Giornata ha visto una partecipazione numerosa e coinvolta dai temi proposti. Insomma, il messaggio è stato lanciato e in tanti lo hanno accolto dimostrando una profonda e nuova sensibilità. L’Università, le scuole, le Associazioni sono convinte insieme a noi che qualcosa di nuovo si può immaginare e forse, come afferma l’amico Sergio Scarcelli, “un mondo diverso è possibile” I.C.
Redazioni V
Direttore Responsabile S
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L’Intervista del Mese
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sse svolgono un ruolo fondamentale nella promozione sociale”. Lo ha detto l’assessore regionale alla Solidarietà. Che ha parlato anche di qualità della vita delle donne, dello stretto rapporto tra opportunità di lavoro, infrastrutture e aumento di maternità, della sua esperienza personale e… ci ha fatto gli auguri “per il vostro sorprendente progetto che mette in campo uno straordinario patrimonio di intelligenze, sensibilità ed energie”. Lei ha lavorato molto per l’integrazione sociale e i diritti delle donne nella nostra regione. quali difficoltà ha incontrato all’inizio? “Noi abbiamo ereditato nel 2005, anno del nostro insediamento, una situazione che assolutamente disconosceva il tema delle politiche di genere e il tema importante, che interessa migliaia di donne, della conciliazione tra vita, famiglia e lavoro. Una regione che è tra quelle con il più basso indice di occupazione femminile, una regione che conta nel suo patrimonio migliaia e migliaia di ragazze e di giovani donne formate e laureate, una regione che ha uno straordinario potenziale in termini di promozione dell’occupazione
femminile è una regione che non aveva mai pensato di creare le precondizioni perché questo patrimonio potesse finalmente trovare le condizioni per poter costruire il proprio progetto di vita. Un progetto di vita che significa lavoro, occupazione e famiglia. La nostra regione aveva il più alto indice di interruzioni volontarie di gravidanza e uno dei più bassi indici di natalità. Tutto questo confligge con la nostra idea culturale che parte da un altro presupposto: più opportunità di lavoro, più infrastrutture realizziamo e più aumenta la voglia di maternità delle donne. Questo lo dicono i dati statistici, per esempio dell’Emilia Romagna, dove vi è una infrastruttura sociale socio educativa degna di questo nome, dove lavorano più donne e aumenta anche il prodotto interno lordo, perché il lavoro delle donne ha una marcia in più, nel senso che è più creativo, di qualità. Insomma in Puglia ci sono tutti gli ingredienti, per cui era davvero arrivato il momento che la politica e
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Intervista a Elena Gentile: Le Associazioni catalizzano l’innovazione”
le istituzioni si rendessero conto della necessità di questo cambio di marcia nell’idea di una società che non privilegiasse le donne, ma che mettesse le donne nelle condizioni di avere pari opportunità con il resto del mondo”. Cosa è stato fatto per migliorare la qualità della loro vita e garantire una buona conciliazione tra vita e lavoro? “Abbiamo innanzitutto costruito un percorso normativo che si è rivelato alla luce degli eventi successivi uno dei percorsi legislativi più innovativi, tanto che la Puglia oggi guarda negli occhi senza vergognarsi alle regioni sto-
ricamente impegnate nelle politiche di welfare di pari opportunità. Ad esempio la legge 19 sul sistema integrato dei servizi che pone il tema delle pari opportunità e della conciliazione al centro delle scelte e delle dinamiche. Tali leggi sono state approvate l’8 marzo del 2007, affinché fosse chiaro il messaggio non solo politico, ma anche culturale che volevamo lanciare alle pugliesi e ai pugliesi e oggi stanno cominciando a dare i primi contributi e i segnali di inversione di tendenza. Il tema delle politiche di genere e della conciliazione attraversa tutte le scelte politiche che il governo regionale ha compiuto per la programmazione 2007-2013 prevedendo addirittura nell’asse 3 una misura proprio sui temi della conciliazione”. E gli asili nido? “Utilizzando in maniera opportuna ed intelligente il Piano famiglia del Ministro Bindi e quindi le politiche del governo Prodi abbiamo già finanziato 58 nuovi asili nido sull’intero territorio regionale creando anche le condizioni per una perequazione territoriale, quindi non sono privilegiate le grandi città, ma anche i piccoli comuni. Una rete infra-
strutturale nuova, moderna e flessibile negli orari con una qualità delle strutture degna delle migliori in Italia e in molti Paesi europei oggi comincia a nascere. 58 milioni di euro il primo investimento, 118 nuovi asili nido, alcuni assolutamente innovativi, come l’asilo nido che Aeroporti di Puglia realizzerà nell’ambito degli spazi consentiti. Aeroporti di Puglia ha già pubblicato il bando di gara, per cui siamo nell’imminenza dell’inaugurazione che sarà un evento: il primo aeroporto al mondo avrà una struttura non solo per le dipendenti, ma aperta anche al territorio. Avremo gli asili nido
in politica, come nel lavoro, in ambienti che sono prevalentemente maschili, all’inizio possono esserci delle difficoltà. Qui si gioca una partita importante e io sono stata sempre convinta che se si possiedono le capacità di affermare il proprio Know how e il carattere, non c’è resistenza che tenga, prima o poi il muro lo sfondi. Certo, devi essere molto brava e tenace. Nella mia esperienza i sacrifici sono enormi. Non ho una mia vita privata, non parliamo solo di quella della famiglia, che comunque ne ha risentito… Non so cosa significa andare a bere un caffè a casa di un’amica o andare al cinema. Devo recuperare quel tempo che potrebbe essere dedicato a me e dedicarlo alla famiglia, se sono fuori casa otto ore al giorno, quando va bene, non posso poi la sera uscire con gli amici e con le amiche. Ho i miei figli, ai quali devo le dovute attenzioni. Devo dire però che sono stati educati in modo moderno e quindi sono complici e alleati, primi supporter, della mia attività lavorativa e del mio impegno. La mia esperienza professionale è servita anche ad accelerare il loro percorso di acquisizione dell’autonomia”. Che ruolo possono svolgere le associazioni nel contesto sociale? “Un ruolo importante, decisivo perché costituiscono il valore aggiunto al lavoro delle Istituzioni e del Sindacato. Noi abbiamo costruito tutte le leggi partendo appunto dal presupposto del ruolo fondamentale e insostituibile che le Associazioni possono e devono svolgere quali catalizzatori anche dell’innovazione. La sfida nella società attuale non è solo delle Istituzioni, è del sistema nel suo complesso. Le politiche le abbiamo costruite con le Associazioni e a loro affidiamo il compito di essere appunto promotrici dell’evoluzione. Non lo facciamo solo chiamandole ad un appello generico, ma dando loro strumenti, bandi, finanziamenti, che non sono più a pioggia, come avveniva nel passato, ma che sono costruiti con criteri che privilegiano la qualità. Vogliamo che le Associazioni siano messe nelle condizioni di poter lavorare e imprimere il meglio delle loro capacità di progettare e di realizzare”.
negli ospedali, uno a Lecce ed uno a Cerignola, nelle università, come l’Università di Lecce, di Bari e di Foggia, dove il numero di donne, tra le docenti e le ragazze iscritte è notevolissimo. Avremo il primo Agrinido di Puglia, cioè l’asilo nido che nasce in un’antica masseria che è stata ristrutturata e dove i giocattoli saranno le galline, i piccoli animali, la pianta dell’ulivo, la vite, ecc... Il bambino impatterà in maniera nuova la campagna e l’ambiente”. Nella sua carriera si è fatta strada in un mondo a prevalenza costituito da uomini. come è andata? “Come per tutte le donne che si cimentano
La Banca del tempo “vola in tempo – Bari” ha creduto fortemente nella realizzazione della presente rivista. un organo d’informazione utile non solo sulle nostre attività, ma anche su quello che fanno tante altre organizzazioni che condividono le nostre finalità. Cosa ne pensa? “Non posso che farvi i miei più sentiti auguri e i complimenti, il vostro sorprendente progetto mette in campo uno straordinario patrimonio di intelligenze, sensibilità ed energie. Inoltre si avvale di un Comitato di redazione tutto al femminile. E poi, come diceva Gramsci: fare cultura significa socializzare, socializzare i propri percorsi e quindi condividere, creare la rete per far crescere l’idea!”. I.C.
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Scuola Imbriani “piccoli gesti” ….crescono rgulti, primi teneri vi Vediamo già i bianche, qualche ci le piccole radi avvolta, incerta, su ra co an a lin io gl fo eranno iamo che divent lla pp sa E se stessa. e forti radici da un albero dalle a. chioma maestos anno crescendo e, st i zz ga ra I nostri civica tura coscienza fu la , ro lo n co e. del nostro Paes omento è prezioso, m ni og e ch dere à e sa ta responsabilit alla cittadinanza”, per diffon nti es qu e nt se la ie or re e ca La scuo ch du o “e iv r at so partecip a è utile pe or nz rc rie pe po, pe m es un te ni ad da og o à siamo mossi gi rma e significat valori e dare fo evoli. In questa direzione ci e ambientale e l’adozione on nsap verso scelte co svariate iniziative per l’educazi enibile. n co , o sost pp ilu sv retamente llo come Scuola de ire, possano conc ti all’insegna di comportamen tti, che i giovani, con il loro ag onendo un’alternativa infa orse, prop tivo Siamo convinti, utilizzo delle ris tata al consumismo: l’obiet to et rr co il re vo ità al ù pi qu e di pr promuove i m in in term una società se del a virtuosa - sia e ic i at ch pr agli sprechi di re la sp e i ar gl iv ento de di incent questa - del contenim ultimo è quello ini economici ti dai ragazzi in ento rm ta te en es in pr e i ch ut rib nt tim al co di vita i sm da lo che rif iuti. Anche o consapevoli uire riciclaggio dei come essi sian che, per dimin a e zi en rio id se ev o st si to ut e pi ch a io m occasione, le ar ss resenta un prob materiale di scar to, è nece ono ss po i” dei rif iuti rapp l st de ge e li con “picco iuti urbani e rif ch i de e, no e on an rs ol m so pe or la le sc dini delle singo ta tematica lo l de e on zi cambino le abitu più vivibile. Proprio su ques za iz al visto la re do ha on e m e ch il lic o e fe ut er rend in un d’Istit rante il quale, o un progetto abbiamo attuat idiano “Io riciclo con arte”, du ca ed abilità ideativoer ntifi laboratorio pom scenze dell’area tecnico-scie oggetti apparentemente no e ar co rv a se tr os io ub ad nn co li e donare nno imparato ha i ia per rianimar zz as nt ga fa ra i la ertà e ar us creative, ad de , l piano lla lib i all’abbandono così positiva su scienze, ci ha a, nz ie inutili, destinat er sp L’e da vita”. giovani co loro una “secon sensibilizzazione delle loro io creativo”, rio di “riciclagg i con il lla to de ra e bo la va un e rr at espressi po zi ro an est’anno a rip i progetti fin indotti anche qu è imminente nell’ambito de ne la cui attuazio ropeo 2009/10. Eu e al ci So Fondo
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L’unione fa… la differenza C
ome si sa, la situazione ambientale e climatica del nostro pianeta va peggiorando rapidamente. In primo luogo, l’aumento della popolazione ha portato ad un incremento nella produzione dei rifiuti, che in genere sono destinati alle discariche o agli inceneritori. Le prime, oltre ad occupare molto spazio, si saturano rapidamente; gli inceneritori, invece, bruciano i rifiuti, recuperando solo un minimo di energia e di calore, ma causano l’emissione di sostanze tossiche come la diossina. Alcune soluzioni sono però alla portata di tutti, una fra tutte la raccolta differenziata, che permette di riutilizzare i materiali riciclati, riducendo notevolmente il consumo di materie prime, di energia e di conseguenza l’emissione di gas serra, cause dell’innalzamento della temperatura del Pianeta. Molti paesi oggi applicano serie politiche di riciclaggio, specie nel nord Europa. Viene da chiedersi se la resistenza di noi Italiani sia frutto di ignoranza, di superficialità o di pigrizia. E’ pur vero che alcune obiezioni potrebbero essere fondate: la ridotta quantità di materia prima dei prodotti riciclati, la loro bassa qualità o ancora, che il riciclaggio diventi un alibi per perpetrare la nostra condotta consumistica. Noi però crediamo che ci voglia informazione e qualche piccolo incentivo. Con alcuni semplici accorgimenti si potrebbero premiare i cittadini più meritevoli, riducendo loro le tasse o regalando simpatici e utili oggetti…rigorosamente riciclati. Anche perché è difficile resistere al richiamo di una “RACCOLTA …punti” ! 3^B - Lavoro di gruppo
i Anna Lea Mazze o tic as ol Sc te en Dirig
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Racconto Una magia di nome riciclaggio
una casa di città viveva una famiglia come tante, composta dalla mamma, papà e due figli. In questa casa avevano trovato ospitalità diversi oggetti: il giovane Bicchiere, l’anziano signor Libro, la cicciottella Bottiglietta e la bella Lattina. Appena la porta di casa si chiudeva e loro restavano soli, si svegliavano e passavano tutto il giorno insieme. Il signor Libro raccontava tante storie meravigliose che lasciavano senza fiato. Un giorno parlò di uno specchio che creava arcobaleni. Bicchiere sospirò: - Ah, quanto mi piacerebbe essere uno specchio! Potrei vedere il mondo da un’altezza diversa, osservare da vicino la gente e, soprattutto, proiettare splendidi arcobaleni! -. Il giorno successivo il signor Libro narrò la storia di un fiore immortale, fatto di plastica. - Oh! – immaginava Bottiglietta – Sarebbe meraviglioso essere un fiore di plastica! Oltre a essere bella e amata da tutti, non morirei come gli altri fiori! -. La storia che raccontò poi Libro narrava di una nave che girava il mondo e conosceva a menadito i nomi di tutte
le città portuali e di tutti i monumenti che ospitavano. Divenne la favola preferita da Lattina che, da allora, non fece altro che fantasticare: -Vorrei essere la chiglia di una nave! Conoscerei tanta gente e potrei attraversare il mondo in lungo e in largo! Il racconto dell’ultima pagina di Libro parlava di un volume che aveva sempre storie nuove da raccontare. A Libro sarebbe davvero piaciuto essere infinito. Così, ognuno aveva un desiderio: a Bicchiere sarebbe piaciuto essere uno specchio, a Bottiglietta un fiore immortale, a Lattina la chiglia di una nave e a Libro un tomo dalle pagine infinite. Tutti però sapevano che i loro desideri erano irrealizzabili e per questo erano un po’ tristi. Una notte un fortissimo terremoto colpì la città. Molte case crollarono e molte persone non sopravvissero. La casa dove vivevano Bicchiere, Bottiglietta, Libro e Lattina crollò, ma la famiglia che l’abitava si salvò. Andarono tutti a vivere in una tenda; accanto a quella ce n’erano moltissime altre, popolate da altrettante famiglie.
Per lungo tempo nessuno potè avvicinarsi alla zona dove era crollata la casa, poi, un giorno, fu vista una ruspa che doveva togliere le macerie dal terreno. I Vigili del Fuoco, però, precedettero il macchinone giallo. Ispezionarono i resti delle case, alla ricerca di oggetti ancora intatti da restituire alle famiglie che li avevano persi. Sommersi dai calcinacci, un Vigile trovò i frantumi di Bicchiere, le pagine sgualcite di Libro e Bottiglietta e Lattina schiacciate. Accanto alle macerie di un antico edificio lì vicino, c’era un enorme cassonetto bianco coperto da un tetto blu. Il Vigile aveva già sollevato il tetto e stava gettando nel cassonetto tutti gli oggetti. I quattro pensarono ai loro sogni mancati. Ora desideravano realizzarli più che mai! Un altro Vigile fermò il collega e gli tolse gli oggetti di mano. Gettò Bicchiere in una campana verde, Libro in un cassonetto blu, Bottiglietta in uno giallo e Lattina in un contenitore basso e grigio. I quattro oggetti, tristi perché erano stati separati, cullati da tanto
dolore, si addormentarono. Dormirono tantissimo, giorni, forse mesi o addirittura anni. Ma un giorno si svegliarono. Lattina si trovò trasformata nella lamiera della chiglia di una grande nave. Era un bellissimo transatlantico. Al suo interno c’era anche una biblioteca nella quale viveva un libro al quale venivano aggiunte ogni giorno delle nuove storie. Altri non era che l’anziano signor Libro. Nel salone della nave c’era uno specchio di fronte ad un oblò; ogni sera, al tramonto, produceva stupefacenti arcobaleni grazie al riflesso del sole. Quello specchio era Bicchiere. Nel ristorante della nave c’era un grande tavolo sul quale faceva bella mostra di sé Bottiglietta tramutata in una meravigliosa rosa di plastica. Così tutti i desideri furono esauditi, anche se sembravano impossibili. Grazie ad una magia di nome Riciclaggio. 3^E – Francesca Ravallese
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ABAP L’A.B.A.P. – Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi - è un’associazione scientifico-culturale, senza fini di lucro, nata a Bari nel settembre 1995, con il sostegno e la collaborazione dell’Ordine Nazionale dei Biologi, con l’obiettivo di divulgare un approccio olistico nei confronti dell’ambiente. Oggi, l’Associazione rappresenta un centro di elaborazione e promozione di una nuova cultura biologica del vivere. Conta più di cento soci fra liberi professionisti, docenti, ricercatori, tecnici e giovani Biologi, laureati in altre materie scientifiche e in umanistiche, consapevole della necessità di operare in team multidisciplinari. In questi anni, infatti, l’A.B.A.P. ha svolto un’intensa attività in campo ambientale, sociale e culturale per valorizzare e promuovere lo sviluppo sostenibile e consapevole del territorio, impegnandosi a tutela del patrimonio naturalistico e ambientale particolarmente riguardo ai problemi ecologici pugliesi, e offrendo un contributo concreto alla comunità scientifica, civile ed imprenditoriale pugliese in tema di tutela, recupero e fruibilità ambientale, fornendo analisi, programmi e progetti di carattere biologico sui principali aspetti dell’ecosistema regionale.
Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi
Grazie ai diversi interessi professionali dei suoi soci e al carattere di multidisciplinarietà, l’A.B.A.P. svolge anche un’intensa attività di formazione – corsi di aggiornamento e master - che spazia negli ambiti della nutrizione, della sicurezza alimentare, della comunicazione ecologica, dell’ecoalfabetizzazione, dell’informatica, matematica e statistica applicate al settore sanitario, della legislazione, economia e politica ambientale, della valorizzazione del territorio rurale, della pet therapy. L’associazione ha promosso la realizzazione di congressi, seminari, convegni - in collaborazione con ordini professionali, istituti di ricerca pubblici e privati, università - nel corso sono state affrontate dei quali le tematiche della tutela, recupero e fruibilità ambientale in un’ottica scientifico-culturale mirata alla divulgazione dei rapporti fra i modelli attuali di interazione uomo-ambiente (economici, politici, sociali, culturali, di consumo), l’incidenza sull’ecosistema e le inevitabili reazioni sull’uomo. Ciò allo scopo di favorire, attraverso l’indicazione di modelli di sostenibilità,
su argomenti di respiro più ampio.
la nascita di una nuova consapevolezza ambientale. Inoltre sono edite pubblicazioni che sintetizzano le esperienze scientif iche maturate nell’ambito dei seminari oltre alla rivista ufficiale “Biologando”, destinata all’aggiornamento dei soci e degli enti pubblici e privati interessati, utilizzabile anche per il confronto scientifico e programmatico sulle tematiche ambientali, ospitando interventi di illustri rappresentanti del mondo scientifico nazionale e internazionale
L’ A.B.A.P. ha organizzato - anche grazie alla collaborazione con enti pubblici - campagne di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata e mostre fotografiche ed eventi culturali insieme con altre associazioni operanti in Puglia. Il cortometraggio “X-Nature Bestiari del Terzo Millennio”, una pungente satira sui mutamenti climatici e ambientali, invita il pubblico ad una riflessione sul destino del pianeta. La sede operativa dell’A.B.A.P., in via Luigi Milella 59-61 a Bari, è aperta tutti i mercoledì e giovedì, dalle ore 15.00 alle ore 18.00, il venerdì e il sabato dalle ore 10.00 alle 13.00. Il programma dei seminari, dei corsi e degli eventi, nonché la pubblicazione “Biologando” in format pdf, sono visionabili sul sito all’indirizzo www.infoabap.it.
Meno Sale più Salute salute è un bene prezioso, una risorsa che non si deve sprecare, lo sappiamo tutti. Troppe volte, però, adottiamo comportamenti alimentari che rischiano di comprometterla. Consideriamo, ad esempio, il caso del sale. Le statistiche ci indicano che siamo abituati a mangiare in modo decisamente saporito: in Italia, il consumo medio di sale pro-capite è stimato pari a circa 10-15 grammi giornalieri. Questo apporto è da due a tre volte superiore a quello fisiologicamente necessario, secondo quanto suggerito
La
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che fissa in 5-6 grammi al giorno la dose consigliata per un adulto. Sia il sapore sia le proprietà del sale comune, il cloruro di sodio, sono legate principalmente al sodio. In condizioni normali, il nostro organismo elimina giornalmente da 0,1 a 0,6 g di sodio; 0,6 grammi di sodio sono uguali a un grammo e mezzo di sale al giorno (1 g di sale corrisponde a circa 0,4 g di sodio). Questa è, dunque, la quantità minima che dovremmo da reintegrare con la dieta, consumando i cibi senza dover aggiungere il sale, in quanto il sodio contenuto naturalmente negli alimenti è sufficiente a coprire le necessità dell’organismo. I fabbisogni di sodio, e quindi un maggior consumo di sale, possono aumentare solo nei casi in cui si è esposti a prolungata ed estrema sudorazione. Ridurre il sale non fa male a nessuno, anzi può far bene a tutti. Può sembrare ripetitivo, ma tutto il sale di cui abbiamo bisogno è già contenuto negli alimenti allo stato naturale. Certo, alcuni ne sono più ricchi di altri, ma nessuno raggiunge livelli preoccupanti. La nostra alimentazione fornisce all’organismo un
eccesso di sale. Si pensi che durante le trasformazioni che gli alimenti subiscono da parte dell’industria (per ragioni di conservazione, di gusto o tecnologiche) il contenuto di sale aumenta di circa il 50%. In cucina, si aggiunge ai cibi una ulteriore buona dose di sale; a tavola i commensali, a loro volta, aggiungono spesso sale ai piatti già cucinati. Questo rappresenta un ulteriore incremento di circa il 35%. Infine, il sale naturalmente presente negli alimenti apporta il restante 15% in più rispetto al fabbisogno raccomandato. Un consumo eccessivo di sale può favorire l’instaurarsi di numerose patologie, alcune delle quali anche gravi. Innanzitutto l’ipertensione arteriosa che, soprattutto nelle persone predisposte, favorisce l’aumento della ritenzione idrica e quindi della massa sanguigna. Elevati apporti di sodio aumentano il rischio di alcune malattie riguardanti il cuore, i vasi sanguigni e i reni, sia attraverso l’aumento della pressione arteriosa sia agendo indipendentemente da questo meccanismo. Ancora, un elevato consumo di sodio è associato a un rischio più elevato di tumori dello stomaco, a maggiori perdite urinarie di calcio e quindi, probabilmente, a un maggiore rischio di osteoporosi. Infine, la ritenzione idrica, provocata dal sodio in eccesso, svolge un ruolo rilevante nella cellulite. Di conseguenza, ridurre gli apporti di sale può essere un’importante misura sia preventiva che curativa per molte persone. Per concludere possiamo dire che studi
recenti hanno confermato che un consumo medio di sale al di sotto di 6 g al giorno, corrispondente ad una assunzione di circa 2,4 g di sodio, rappresenta un buon compromesso tra il soddisfacimento del gusto e la prevenzione dei rischi legati ad un consumo eccessivo di sodio. La riduzione graduale del consumo di sale migliora la nostra sensibilità gustativa consentendoci di apprezzare nuovamente il sapore naturale dei cibi. Ecco, alcuni semplici consigli: limitare, nella preparazione casalinga dei cibi, la quantità di sale aggiunto come condimento; limitare l’uso del sale in tavola arrivando anche ad escludere la saliera dalla mensa; contenere il consumo di tutti quei prodotti confezionati (quali insaccati, cibi in scatola ecc.) nei quali il contenuto di sale è più elevato; utilizzare come condimenti, per “avvertire meno la mancanza di sale”, aromi, erbe, spezie, olio, aceto, succo di limone. Maria Campanile Responsabile Formazione Settore Nutrizione e Alimentazione Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi
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Rubrica Ecologia ed innovazione RICICLO E RIUSO: responsabilità e vantaggi
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empre più spesso la nostra società viene etichettata come una “società usa e getta”, in cui la durata dei beni tende a ridursi perché il consumatore non sceglie più solo per il grado di utilizzo del prodotto e il suo livello di usura, ma anche per la moda e il prestigio sociale: non è raro, infatti, sostituire un pezzo di un’automobile piuttosto che farlo riparare! Emerge, dunque, che l’impatto ambientale dei nostri comportamenti, nonché il costo che ne deriva per la collettività, non siano tenuti in debita considerazione: è necessario che i singoli acquisiscano maggiore consapevolezza dei propri stili di consumo e delle conseguenze che ne derivano. Risulta necessaria una ridefinizione delle metodologie di produzione e di consumo per evitare che tali comportamenti possano generare conseguenze negative, quali ad esempio le recenti problematiche della gestione e smaltimento dei rifiuti. Proprio tale emergenza rappresenta l’ideale campo di applicazione di tecniche incentrate sul riciclo e sul riuso: il nostro fine ultimo è abbandonare la
concezione per cui il rifiuto sia solo uno scarto di cui liberarci, e ripensarlo come un’opportunità per avviare nuove forme sostenibili di mercato. Quando ci riferiamo al riciclo intendiamo in generale le operazioni necessarie per realizzare la separazione di materiali o elementi, che potenzialmente possono essere rimessi in un ulteriore processo produttivo (recupero), e per creare prodotti estraibili dalle singole componenti dei rifiuti (riciclo in senso stretto). L’impatto derivante dall’applicazione di questo principio è molto positivo: si previene lo spreco di materiali utili, si riduce il consumo di materie prime (molte delle quali sono risorse scarse) e di energia, con la conseguente diminuzione delle emissioni inquinanti.Riciclare ha senso, però, solamente se tale operazione rientra in un circuito più ampio (come del resto previsto dalle norme comunitarie) comprendente la riduzione dei rifiuti e il loro riuso, in cui, ultimato l’utilizzo del bene, esso viene indirizzato ad un processo di “pulizia”, senza che i suoi componenti subiscano ulteriori trasformazioni.
Mobilità Sostenibile di Lello Sforza
Q
uanto tempo impiegano ogni giorno i baresi in auto per andare da casa in ufficio o al supermercato, rimanendo imbottigliati nel traffico, in coda ai semafori o alla ricerca del parcheggio? Forse nessuno l’ha mai calcolato. Ma si conoscono i dati nazionali elaborati a seguito di un’indagine dell’ACI, condotta all’inizio dell’anno in quattro città campione (Roma, Milano, Torino e Genova). Gli italiani in media trascorrono in auto dalle 400 alle 500 ore all'anno, vale a dire due ore al giorno. Nelle altre 22 ore l’auto è ferma. Il valore economico del tempo trascorso in auto è calcolato in 1000-1300 all'anno, per un costo totale di 40 miliardi di euro. Ma per ciascuno di noi il tempo perso in coda al semaforo invece che in famiglia, con gli amici ha un valore probabilmente maggiore di quello stimato da fredde valutazioni economiche. In Italia circolano ormai 35 milioni di auto e non sembra che la costruzione di nuove strade o il loro allargamento – come invece spesso si chiede a gran voce - possa essere una soluzione ragionevole a ridurre questo e tanti altri effetti negativi
A conti fatti, tanto il microriciclaggio (che interessa i residui di produzione e si svolge all’interno della produzione) quanto il macroriciclaggio (che coinvolge i beni di consumo) impongono una nuova filosofia di produzione: già nel momento in cui soddisfiamo una richiesta del mercato e quindi realizziamo un prodotto, dobbiamo pensare al modo più eco-sostenibile per produrlo, il che significa conciliare l’esigenza del consumatore con l’impatto che il ciclo combinato produzione/consumo può avere sull’ambiente. Questo mutamento di concezione propone, dunque, non solo degli indubbi vantaggi a livello ambientale (riduzione delle emissioni inquinanti, sostenibilità nella gestione delle risorse scarse), ma anche a livello economico, con risvolti positivi per l’occupazione e in termini di contrazione di costi variabili (ad esempio, quelli delle materie prime). E’ naturale che parallelamente ad un impegno economico e commerciale delle imprese, e al riequilibrio delle dinamiche che coinvolgono i consumatori, si invoca un sostegno tangibile da parte delle Istituzioni: è necessaria una politica
fortemente basata su incentivi in favore del riuso, per colmare il gap, in termini di redditività ed economicità, nei confronti di soluzioni produttive tradizionali e meno orientate alla tanto auspicata sostenibilità ambientale. Il nostro fine è, quindi, quello di rilanciare quei comportamenti virtuosi, che rendano, la nostra, una società consumistica sana, in cui la crescita economica sia profondamente rispettosa del nostro diritto ad una condotta di vita salubre e qualitativamente sostenibile. E se proviamo ad estendere questo approccio a tutte le attività umane (servizi, tempo libero, rapporti sociali, mobilità e altri ancora) ci possiamo rendere conto della portata di questa innovazione del pensiero. Inevitabilmente questi nuovi modelli comportamentali ci condurranno verso l’adozione di forme di organizzazione (comprese quelle di mercato) alternative a quelle oggi dominanti, ispirate da nuove priorità, e in cui ogni cosa che ci circonda può fungere da stimolo verso l’innovazione, così che “da un rifiuto, o per così dire un problema, nasca un’opportunità”. Germano Torkan
Tempo perso in auto. meglio utilizzare mezzi pubblici o le bici. Che fare? Sarebbe Ma alla fine si preferiscono le vetture “ecologiche”
di un sistema di trasporto basato quasi esclusivamente sul mezzo privato a motore. Eppure il 40% degli spostamenti urbani degli italiani non supera i 2 Km e il 10% il solo Km (dati ISFORT). Allora non potremmo utilizzare mezzi di trasporto più efficienti, più veloci e meno
impattanti sullo stato di salute individuale, urbano e del pianeta? E’ possibile che ci debbano essere tante automobili quanti sono gli italiani maggiorenni visto che in media ogni auto trasporta il solo conducente? Siamo consapevoli di vivere in un Paese dove la cultura e l’economia si basano sull’industria automobilistica che da anni beneficia di ingenti aiuti di stato per fare modo che ciascuno acquisti la propria auto “ecologica”. Ma è possibile pensare di vivere senz’auto ed essere felici? Sono tanti i casi di successo in Europa, dove si è meno schiavi dell’auto. Ecco alcuni esempi: Nottingham, UK dal 1995: è stato ridotto il trasporto veicolare privato e privilegiato il trasporto pubblico, inclusi i nuovi servizi di mobilità come car-sharing e car pooling, e mobilità ciclistica; Ghent, Belgio, dal 1997: sono stati eliminati i parcheggi e l’accesso delle auto private, ampliate zone a traffico limitato e aree pedonali, sviluppati sistemi di trasporto pubblico e cicli-
stico; Amsterdam, Olanda: da trent’anni ha assunto le politiche di mobility management come modello organizzativo dei trasporti urbani e della pianificazione territoriale, sensibilizzando cittadini, imprese ed enti in tal senso; Erlangen (Germania): la parola d’ordine è l’intermodalità bici e mezzi pubblici. La mobilità ciclistica fa parte della pianificazione urbanistica che ha recepito i principi della “moderazione del traffico”. Dal 1974 al 2000 si è avuto un incremento del 33% dell’uso della bicicletta. La stazione ferroviaria è dotata di 1.200 posti bici; Monaco di Baviera (Germania): il 30% delle famiglie non possiede l’auto. Ciò è possibile grazie ad un servizio di trasporto pubblico quasi impeccabile. Il 60% dei pendolari che giungono in città utilizza treni, metropolitane e tram. Capillare anche il sistema di viabilità dedicata alle biciclette; Colonia, Friburgo, Brema, Edimburgo, Vienna. Sono solo alcune delle città in Europa tra le più “demotorizzate”. Sono stati infatti costruiti interi quartieri senz’auto, dove mancano strade (salvo quelle per i mezzi di soccorso), parcheggi o posti auto negli edifici. Di contro esiste un efficiente sistema di trasporto pubblico e ciclopedonale. Qui è possibile vivere senz’auto.
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“Book in progress” All’Istituto Majorana la scuola meno cara Il
caro libri è una delle spese più cospicue per le famiglie italiane che all’inizio di ogni anno scolastico sono costrette a pagare cifre importanti per lo studio dei loro ragazzi. Analizzando il problema, il Dirigente dell’Istituto tecnico industriale e Liceo scientifico tecnologico Ettore Majorana di Brindisi ha promosso un’iniziativa che segna la strada verso nuove forme di risparmio ponderate e intelligenti nel mondo della scuola. I telegiornali de La7, di Canale 5 e di Telenorba hanno presentato l’innovativo progetto, denominato “Book in progress”. Scopriamo esattamente di cosa si tratta a colloquio con Salvatore Giuliano. Dell’iniziativa “Book in progress” si è sentito molto parlare. Ha ottenuto anche il riconoscimento da parte del Ministero dell’Istruzione. Potrebbe descriverci di cosa si tratta? “Il progetto Book in progress consiste nella scrittura di libri di testo di matematica, diritto, economia, chimica, italiano, storia e geografia per il primo anno di industriale e liceo scientifico tecnologico. I libri sono scritti dai docenti dell’Itis Majorana. Ogni argomento è trattato in modo compiuto, con approfondimenti ed
Lettera all’avvocato A cura dell’avv. Laura Lieggi
esercizi. Sono consegnati agli alunni in forma di fascicoli e soprattutto sono scritti con un linguaggio più vicino ai ragazzi per migliorarne l’apprendimento. Le famiglie hanno collaborato con un contributo di 25 euro ed in cambio hanno ricevuto i testi delle suddette discipline e lo zaino d’istituto”. A quanto ammonta il risparmio per le famiglie? “Rispetto ai tetti di spesa previsti dal Ministero ogni famiglia risparmia oltre 200 euro”.
Come hanno reagito i ragazzi della sua scuola? “I ragazzi sono entusiasti. Dal monitoraggio delle prime settimane di lezione gli alunni hanno dichiarato che il Book in progress facilita l’apprendimento e incentiva la motivazione allo studio”. Quanti sono i professori che hanno contribuito alla realizzazione dei fascicoli? “Il Book in progress è stato approvato dal collegio dei docenti. Il lavoro è suddiviso in dipartimenti e comitati
G
Aiuto soffoco!
entile avvocato le scrivo per chiederle un parere legale relativo alla incresciosa situazione che si è venuta a creare nell’azienda in cui lavoro. Premetto che sono diversi anni che lavoro per una piccola azienda di materiale edile. Sin dall’inizio dell’attività lavorativa, i rapporti di lavoro sono sempre stati buoni, difatti la correttezza
Umiliazioni e vessazioni nell’ambiente di lavoro e la cordialità erano i cardini fondamentali su cui le relazione poggiavano. Non sono stata mai raggiunta da una contestazione o da un rimprovero anche solo verbale. Tale situazione si è protratta fino a quando un terribile giorno di due anni fa, il mio titolare ha avuto un infarto che gli ha stroncato la vita. Nel giro di poco tempo l’azienda è stata venduta dalla famiglia e nell’arco di pochi mesi ho cambiato datori di lavoro. Per un motivo che non saprei precisamente identificare, ho cominciato ad avvertire una strana sensazione. Non mi sentivo più ben accetta, notavo che ogni occasione, seppur futile, era motivo di rimprovero. Mi sentivo perennemente sotto controllo e allorquando sbagliavo divenivo mira di ingiurie e ingiuste vessazioni. Giornalmente, i miei superiori, mi dicevano che non ero più adatta a svolgere il lavoro che da anni svolgevo, che ero la causa dei numerosi dissesti all’interno dell’organizzazione aziendale, che rubavo lo stipendio e che avrei fatto bene a rimanere a casa. Fino a quando il mio superiore mi ha
scientifici. Tutti i docenti, secondo le proprie disponibilità, partecipano alla realizzazione dei fascicoli”. Quali sono i vantaggi dal punto di vista didattico? “In questi primi giorni, grazie al linguaggio utilizzato, gli apprendimenti risultano facilitati e i ragazzi si approcciano più volentieri allo studio. Il vantaggio è anche dato dal notevole risparmio di tempo, non ci sono file in libreria e tempi di attesa lunghi”. Sarà possibile diffondere il progetto alle altre scuole e farlo approvare dalle Amministrazioni scolastiche di altri Istituti in Italia? “Nel mese di ottobre è previsto un incontro fra dirigenti scolastici di diverse scuole appartenenti ad ogni regione d’Italia per la condivisione dei contenuti del Book in progress. Mettiamo a disposizione, gratuitamente, delle scuole che ne avanzeranno richiesta il nostro lavoro con l’intento di creare dei testi condivisi dove è possibile apportare miglioramenti continui”. Come è stato accolto il progetto dalle Amministrazioni locali? “Molto bene. Il comune e la provincia di Brindisi hanno fornito il loro gratuito patrocino all’iniziativa”.
convocata nel suo ufficio per propormi del danaro (di importo esiguo) affinché rassegnassi le dimissioni. Io rifiutai, non accettavo che anni di sacrificio venissero calpestati in questa maniera, non potevo credere di non valere assolutamente più nulla. Il mio diniego fu la mia condanna. Mi levarono la scrivania dove fino ad allora avevo lavorato, poi mi munirono di un timbro pesantissimo e mi ordinarono di timbrare innumerevoli fogli di carta ed infine mi tolsero il lavoro (passavo intere giornate a guardare il soffitto). Mi sento profondamente frustrata, sono tanto sconvolta che ho cominciato ad assumere dei farmaci per dormire, ma ciò non basta. Ho ripetuti capogiri che mi fanno cadere in terra, un senso di oppressione mi schiaccia il torace e una fame d’aria mi soffoca. Non posso più ritornare a lavoro. Con questa è la terza settimana che sono in malattia, penso che cercherò di fare quanta più malattia mi è possibile. Non so cosa fare, mi aiuti lei, sono disperata. Gentile signora quello di cui lei mi ha parlato nella sua lettera giuridicamente si chiama mobbing. Il mobbing nel mondo del lavoro può senz’altro essere ricondotto a sistematiche e ripetute angherie e pratiche di vessazione poste in essere dal datore di lavoro o da un superiore gerarchico, oppure da colleghi di lavoro di pari livello o subalterni nei confronti di un determinato lavoratore (che potremo chiamare mobbizzato) con l’evidente scopo di emarginarlo, isolarlo ed indurlo, infine, alle dimissioni. Le forme che il mobbing può assumere
sul posto di lavoro nei confronti di un lavoratore sono diverse e vanno dall’emarginazione alla diffusione di maldicenze, dalle continue critiche alla persecuzione sistematica, dalla dequalificazione professionale alle ritorsioni sulle possibilità di carriera, al fine di mettere il mobbizzato in difficoltà. Tale comportamento è condannato da più fronti: la costituzione, il codice civile, il codice penale e lo statuto dei lavoratori. Cosa può fare: continui la malattia (stia attenta a non superare il periodo di comporto) e si rechi presso un legale affinché le faccia la richiesta all’Inail al fine del risarcimento del danno biologico e le consigli il nome di uno psichiatra che le faccia una perizia sul suo stato di salute. Tale modus procedendi è molto importante al fine della quantificazione dell’eventuale risarcimento del danno a cui l’azienda potrebbe essere chiamata a rispondere. Difatti i comportamenti perpetuati in suo danno non solo rappresentano un illecito contrattuale, ma prefigurano una ipotesi di reato quale quella di maltrattamenti in famiglia. Da qui discende la configurazione di diverse ipotesi di danno, quale quella esistenziale e morale a cui deve fare seguito un equo risarcimento. Per tutto quanto può riguardarla, stia più serena. Prima che la situazione le sfugga dalle mani e si ritrovi a casa senza nessun riconoscimento, azioni la macchina della giustizia che sicuramente non le restituirà quell’ambiente di lavoro sereno e pacifico in cui lei un tempo viveva, ma almeno non permetterà a questa gente di farle del male ulteriore.
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dall’Osservatorio Sud
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indignazione Indignazione... è il motivo del nostro stare insieme in un percorso collettivo condiviso, per rimarcare ancora e ancora l'importanza, il senso della presenza sempre e dovunque, in un mondo che continua a travolgere la vita con noncuranza per ciò che prendiamo in prestito dai nostri figli, senza cura…
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La politica è condivisione profonda di concetti tra “le genti”, tra i popoli, nel rispetto di quello che ci viene concesso dalla vita, nel bene e nel male, nulla a che f are con l'interpretazione costruita da modelli di profitto capaci di appropriazioni indebite e colpevoli di impoverire gran parte del pianeta in tutte le sue espressioni. Siamo indignati non perché abbiamo la presunzione di non sentirci corresponsabili di quanto accade, ma perché rifiutiamo la complicità e prendiamo le distanze da concetti che portano all'assenza di rispetto ad ogni livello. Il nostro dissenso si sta trasformando in capacità di proporci, in tentativi di costruzione di percorsi eticamente corretti, non con l'arroganza del giudizio ma con l'umiltà di chi alla vita “deve” per il senso che questo rappresenta per tutti gli esseri viventi. Abbiamo abbandonato l'idea di battaglie simboliche volte a demolire coloro che costruiscono ciò che secondo noi non va. Siamo stati “recintati” in modelli che provengono da molto lontano, il cui percorso può non essere condiviso ma è storia. Vorremmo lasciarla sui libri, con tutte le lezioni e le letture che molti,ancora oggi, continuano a trasformare secondo nuovi modelli più o meno in linea con le più moderne “esigenze” consumistiche votate al massimo profitto e al continuo processo di impoverimento vergognosamente crescente. Siamo un piccolo seme ma di una grande pianta che sta crescendo dappertutto composto da coloro che condividono l'essere custodi di ciò che non appartiene solo a noi ma a tutti e sopratutto alle future generazioni. Ci siamo dati una sigla “ Osservatoriosud “ per meglio farci individuare da quanti con noi vorranno fare un percorso condiviso e responsabile. I grandi temi ci interessano per comprendere le dinamiche causa-ef fetto-causa, passaggio indispensabile per poter poi riconoscere gli stessi processi nel nostro territorio e co-
struire il nostro percorso che vuole contrastare le logiche di impoverimento a noi vicine e simili a quelle più lontane. Le dinamiche sono identiche, le letture e le attenzioni diverse: sentiamo il “bisogno” di lavorare per restituire dignità a coloro – tanti – che ne sono stati derubati. La dignità di esseri viventi … dignità di esseri umani in una visione rispettosa dell’esistenza di tutti. Siamo convinti che “le” povertà sono il frutto di sistemi costruiti per mantenere inalterato il livello di profitto di pochi, e la lettura è nella sproporzionata ricchezza di quei pochi, che non ha ragioni se non nella “storia costruita” e nell'appropriazione indebita. Abbiamo cominciato a fare scelte precise per fare “dell'insieme” una condizione di rispetto, abbiamo voluto e dovuto rimettere in discussione la nostra convinzione di “associazione” nella sua lettura più contemporanea e abbiamo compreso quanto sia importante che questo impegno continui ad esserci. Le associazioni non sono immuni dai tentativi di impoverimento che quotidianamente ne mettono a dura prova l'esistenza. Abbiamo capito che siamo
in una fase storica dove è necessario “monitorarsi” costantemente cercando di non disperdere il patrimonio umano che la storia associativa, attraverso le proprie dinamiche, è capace di mettere insieme. Non cerchiamo consensi, ma partecipazione attiva e responsabile nella costruzione di un percorso condiviso.
breve e recente storia del nostro impegno eKoiné Ri-pub (dal greco koiné, “comunità”) è ormai una realtà[,] gestita da una società di quindici persone che fa perno sulle risorse umane e creative che sono emerse all’interno del “gruppo” stesso, il cui obiettivo è operare responsabilmente facendo scelte proiettate alla socializzazione e integrazione di quanti vogliono darsi e dare nuove opportunità.
Fiera Del Levante […] quando un giorno arriva una telefonata. Era Sergio che ci proponeva un laboratorio sulla costruzione di strumenti musicali con materiale di recupero; il copri water è finito in macchina insieme ad altra “immondizia” più nobile per un probabile riuso. Destinazione: Fiera del levante. Pino ed Eufemia
laboratorio: ri...costumi teatrali […] E’ stato curioso vedere un “omone” come lui maneggiare con tanta cura e delicatezza ago e filo, forse perché prima d’ora, l'avevo visto fare solo a mia nonna... Antonello Michele al lavoro
laboratorio: ri…improvviso […] capisco subito che questa più che una semplice esperienza lavorativa sarà un'esperienza personale di cui fare tesoro. Così è stato […]
laboratorio ri...suono – strumenti musicali […] lo strumento che più mi ha incuriosito è stata la Cupacupa o, per dirlo tecnicamente, il tamburo a frizione. Per la creazione di questo strumento sono bastati un pezzo di stoffa, un tubo idraulico e una canna di bambù. Pino mi ha spiegato che questo strumento ha una storia che risale a centinaia di anni fa e che ancora oggi nel suo paese, Altamura, c'è ancora qualche vecchietto che lo suona. Antonello Eufemia al lavoro
[…] Sono rimasto incantato nel vedere la maestria con cui Sergio modellava, trasformava e quindi riciclava qualsiasi cosa, sempre a mani nude, senza utilizzare guanti o mascherine, forse per avere un contatto diretto con le sue creazioni, per viverle e quindi per farle rinascere... Antonello L’albero di Sergio laboratorio: ri...scarpe […] Gianluca mi raccontava della sua esperienza artistica e di come l’abbia maturata in strada, “nascendo” come “writer”. In molti li chiamano “imbrattatori di muri”, secondo me perché non riescono a vedere che dietro quelle scritte si nascondono vere e proprie opere d'arte. Antonello Gianluca al lavoro
laboratorio: ri...improvviso: ”e mo' ti rikreo una libreria” […] e poi lei ha cominciato ad incollare le sue amiche cassette! Io (come al solito) tagliavo foglioline, ma il mio sguardo tornava spesso alle sue mani che spennellavano colla, eliminavano schegge di legno, con una velocità concentrata e silenziosa che emanava LUCE. Stefania Jolanda al lavoro
[Il] Il progetto Riuso&Riciclo nasce da un percorso all’interno del “tavolo povertà e pace” dell'Osservatoriosud nel quale il coinvolgimento di esperti e di artisti sta attivando laboratori informativi e formativi sul riuso e riciclo di materiali vari provenienti da scarti urbani e industriali. Ricreare, da ciò che è stato “scar tato”, non solo suggestive installazioni artistiche ma prospettive di lavoro. Dalla collaborazione con la Cooperativa di lavoro “artezian”, della comunità Rom di Bari, nasce [apre] il primo sportello di unità locale. Garantiamo una sede a diverse realtà associative per gli incontri necessari allo svolgimento delle loro attività.
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la finestra sui cortili Spazi diffusi Spazi di riuso
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Non c’è dubbio che se c’è qualcosa che in una città valga la pena di essere recuperata in maniera prioritaria sono i tempi e gli spazi. I primi, legati alle vite dei suoi cittadini e in particolare di donne, bambini, anziani, giovani, disabili (soggetti spesso considerati di “serie B” rispetto alla tipologia di maschio adulto, sano, consumatore e automobilista, su cui si basano i modelli di vita urbani) dovrebbero determinare un “modus vivendi” ed un’organizzazione dei servizi più rispettosa ed efficiente; i secondi, invece, dovrebbero mettere in condizione i suoi abitanti di usufruirne nel loro massimo potenziale per poterne trarre una qualità di vita superiore per quanto riguarda relazione sociale, salute, sicurezza, gioco.
sono presenti, una tipologia di luogo che può essere oggetto di una azione di recupero è quella dei cortili scolastici e condominiali. I cortili scolastici sono dei potenziali spazi di gioco per bambini e ragazzi, che restano chiusi, inutilizzati per lunghi periodi dell’anno e che invece possono diventare “piazze” accoglienti con semplici soluzioni operative. E’ una risorsa strutturale per cui in varie parti d’Italia (anche in Puglia, a Lucera, Modugno, Foggia, Manfredonia) si sono sperimentate attività di coinvolgimento della cittadinanza, attraverso
Restando sul tema degli spazi (all’aperto e al coperto) in una città come Bari essi sono oggetto di evidenti problemi. Ce ne sono ancora di tantissimi abbandonati, residuali, degradati,
sotto-utilizzati. Su di essi, ad esempio quelli meno percepibili (aree interstiziali situate fra più edifici, o occupate solo in alcune fasce orarie, rimanenze della griglia urbana, tratti di marciapiede sotto-sfruttati, aeree urbane non strutturate) si sono immaginati sperimentali azioni di ripristino e riqualificazione e rifunzionalizzazioni temporanee di tipo creativo quali, ad esempio, i micro progetti elaborati e realizzati nell’ambito del progetto “A bassa risoluzione” dall’associazione “Radice Quadrata” composta da un gruppo di giovani performers ambientalisti finanziati dai fondi regionali di “Bollenti Spiriti” nei quartieri Madonnella, San Pasquale, Carassi, Picone, e Libertà e che sono stati presentati a Bari dall’8 al 10 ottobre. Ma ci sono altri casi più clamorosi e macroscopici. Basti pensare agli spazi pubblici a vocazione culturale tuttora chiusi e inutilizzati che attendono di essere reintegrati nel circolo di utilizzo cittadino (il Teatro Margherita, l’Auditorium “N. Rota”, il complesso di Santa Scolastica, la Masseria Frammarino) o quelli ambientali in via di riqualificazione (Parco di Punta Perotti, Torre Quetta, il lungomare di Fesca/ S. Girolamo) recuperati faticosamente alla città. Tra gli spazi residuali che in ogni quartiere
la metodologia educativa della progettazione partecipata, che hanno coinvolto attivamente e responsabilmente attori sociali tra cui, ovviamente, i bambini e i ragazzi delle scuole aiutati da adulti e educatori,
competenti e interessati a fornire alle giovani generazioni sani percorsi di crescita e di socializzazione. E’ una straordinaria pratica che è realizzata con limitati impegni economici, strutturali e temporali dalle notevoli ricadute sociali, urbanistiche, ecologiche, culturali che non produce solo il recupero fisico di uno spazio ma che lascia una testimonianza sensibile e duratura di un effettivo e condiviso esercizio del diritto di cittadinanza. Per quanto riguarda i cortili condominiali è interessante conoscere un’originale esperienza tenutasi a Bari tra il 1998 e il 1999 in cui un intervento di recupero di questo tipo di spazio urbano è stato inserito in un progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo, denominato “Home”, finalizzato alla riqualificazione strutturale e sociale di un gruppo di palazzine dell’Istituto Autonomo Case Popolari (IACP).
progetto prevedeva l’implementazione accanto alla riqualificazione ambientale di un intervento di animazione sociale del territorio. Ciò era necessario per risolvere alcune problematiche tra cui, per prima, quella del rapporto e del coinvolgimento ittà
La Cooperativa Sociale Progetto Città, che nel marzo del 2010 festeggerà il suo trentesimo anno di vita, è una struttura produttiva che opera professionalmente con i propri soci e collaboratori nel settore dei servizi socio-educativi, socioassistenziali e ludico-culturali rivolti alle famiglie, all’infanzia e all’adolescenza. Dopo una prima intensa esperienza formativa, a carattere volontario, di animazione sociale con un gruppo di ex-pazienti dell'Ospedale Psichiatrico di Bisceglie, ha rivolto dal 1981 le sue attenzioni al mondo dell'infanzia e dell'adolescenza con la realizzazione di innumerevoli interventi di animazione in ambito scolastico ed extrascolastico in forma di laboratori, mostre, spettacoli, teatro per ragazzi, attività di gioco itinerante con i Ludobus per conto di Enti pubblici e privati. Tra i servizi attualmente affidati alla Cooperativa, essa gestisce dal 1991 a Bari il Centro per la Cultura Ludica di Parco 2 Giugno e dal 1999, in rete con altre associazioni, i servizi della Città dei Ragazzi presso l’Arena della Vittoria, esempi di un paziente lavoro, svolto da Progetto Città nel tempo, di recupero di spazi urbani abbandonati oggi diventati luoghi qualificati permanenti di socializzazione, gioco e animazione, intensamente frequentati da famiglie, ragazzi e anziani senza distinzioni. Progetto Città è socia fondatrice e aderente a numerose reti associative e consorzi quali la Lega Nazionale delle Cooperative, il Consorzio tra le Coop. Sociali "Elpendu'", il Consorzio “Costellazione Apulia”, l'Ass. Italiana dei Ludobus e delle Ludoteche /ALI per Giocare, il Forum Cittadino del Terzo Settore, la Fondazione “Città Bambino”.
degli inquilini che abitavano le palazzine, in prevalenza anziani, morosi e abusivi, con forti conflittualità - consolidate nel tempo - in atto con lo stesso IACP. L’intervento sociale s’è articolato con varie attività, alcune delle quali ebbero il carattere di sperimentalità; ad esempio l’azione di un Ludobus, un furgone attrezzato per azioni ludiche itineranti. Tramite il gioco e l’animazione furono, stabilite relazioni con gli abitanti; creati micro-eventi festosi e rituali; modificata la percezione dello spazio del cortile con la proposizione di giochi semplici, tradizionali e di movimento destinati a bambini e ragazzi; realizzata la redazione di un giornalino condominiale su cui raccogliere la voce, le memorie, le immagini degli inquilini; facilitata l’integrazione tra diverse età e generazioni nella discussione sull’identificazione della migliore soluzione per la riqualificazione degli spazi abitativi; attivati laboratori di pro-
gettazione e creatività. Un lavoro prezioso che integrò in modo sostanziale il lavoro degli ingegneri, dei bio-architetti e dei sociologi chiamati a risolvere la parte più prettamente tecnica di “Home”. Attraverso la progressiva azione del laboratorio sociale attivato sul campo, la maggior parte degli inquilini furono man mano convinti della positività delle intenzioni della proposta e successivamente coinvolti in un percorso che li portò a percepirsi come comunità capace di esercitare in modo completo i propri diritti di cittadinanza, a condividere in maniera organizzata e soddisfacente gli spazi e le aree comuni che erano state utilizzate nel corso degli anni secondo la legge del più forte e per necessità estranee alla vita degli abitanti (ad esempio, come parcheggio per chi frequentava il Tribunale), a recuperare una serenità e una qualità della vita da tempo smarrita. Questa esperienza ha proposto una filosofia e una metodologia di partecipazione che è guardata, con interesse da parte delle istituzioni pubbliche come modello per la realizzazione di interventi di riqualificazione partecipata dei quartieri periferici delle città.
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Il mercatino del baratto a Bari
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ata nel dicembre 2007, l’iniziativa del mercatino del baratto è ispirata dalla volontà di testimoniare con gesti concreti la possibilità di incidere sulla qualità dell’ambiente e dei rapporti umani. I promotori hanno il comune desiderio di creare spazi di vita e di condivisione di idee, di pratiche e conoscenze. L’iniziativa si è sviluppata grazie alla collaborazione della Circoscrizione Carrassi—S. Pasquale della città di Bari, che ha ospitato, nel 2008, il mercatino negli spazi della Chiesa Russa. Attualmente il mercatino del baratto si svolge presso la Ludoteca di Parco 2 Giugno, l’ultima domenica di ogni mese dalle 10.00 alle 13.00.
La partecipazione al mercatino del baratto è aperta a tutti ed è gratuita, basta portare gli oggetti che si intendono scambiare, insieme ad un tavolino o un telo per esporli. Ai partecipanti si chiede solo di rispettare poche semplici regole: - Non è ammesso l’uso del denaro per vendere o acquistare oggetti destinati al baratto; - Non è ammesso il baratto di animali;
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Riuso creativo e cultura rom a Bari Vecchia
Per informazioni e contatti: ADIRT Laboratorio:riconosco, ciclo, ricreo, riuso Via Abbrescia 45/47 70121 BARI barattobari@adirt.it
all’associazione “Ri-belle, la nuova vita delle cose”. Alla base delle motivazioni che uniscono questi ragazzi vi è la concezione del riuso creativo come pratica ecologica e quotidiana e l’importanza della libertà di espressione delle proprie capacità creative. L’associazione si oppone alla cultura del consumo che dilaga sempre più nei paesi del nord del mondo e non solo, scendendo in campo come movimento
PERCHE’ BARATTARE? Non è ammesso esporre o barattare oggetti che violano la legge. E' buona norma inoltre portare con se solo oggetti funzionanti e in buono stato di conservazione. IL BARATTO in generale Il baratto è stato la prima forma di scambio commerciale di beni, ed è dunque anteriore alle forme di scambio monetario; ancora oggi, è la forma predominante di scambio in molti luoghi del pianeta. Per noi, scambiare un oggetto significa restituirgli il suo valore: della potenzialità d’uso, delle materie prime usate e del rispetto dei lavoratori che si sono avvicendati per la sua realizzazione.
1. Perché la prima forma di riduzione dei rifiuti è il non produrli grazie al loro riutilizzo 2. Perché invece di rimanere passivi di fronte al degrado delle nostre città possiamo concretamente dare un esempio di civiltà ridando vita agli oggetti; 3. Perché il mercatino è una grande piazza nella quale scambiare anche idee e pareri; 4. Perché il baratto è un modo economico di acquisto; 5. Perché le nostre case sono piene di oggetti inutili che invadono i nostri spazi e quegli stessi oggetti possono invece essere utili ad altri; 6. Perché abbiamo capito che quando un oggetto diventa rifiuto, non sparisce, ma, prima o poi ritorna; ed è allora che cominciano i problemi
3 – Riscoprire l’arte antica del sapersi arrangiare propria dei mestieri tradizionali; 4 – Riutilizzare oggetti e materiali destinati alla discarica secondo la logica del rifiuto come risorsa creativa; 5 – Portare in una dimensione di stupore e meraviglia adulti e bambini sperimentando le potenzialità dei materiali. Il laboratorio “sArte della ri-creazione” si offre come luogo di scambio e conoscenza reciproca tra sei donne della comunità rom di Bari-Japigia e sei donne pugliesi, per un arricchimento sul piano creativo, culturale e relazionale. Per le donne rom è inoltre il banco di prova per un’attività sartoriale, stabile ed autonoma, che esse intendono avviare con la loro cooperativa Artezian, per la produzione di abiti tradizionali.
L’arte della ri-creazione”
Le
“sArte della ri-creazione” sono dodici donne che per tre mesi, a partire dal 12 settembre, si incontrano ogni sabato mattina presso Strada Incuria n. 1, a Bari Vecchia, per collaborare in un laboratorio di sartoria utilizzando materiali di scarto. L’idea nasce da un gruppo di amici che, grazie al finanziamento regionale “Principi Attivi, giovani idee per una Puglia migliore”, danno vita
di controtendenza, e offrendo come alternativa l’autoproduzione ed il recupero dei beni, partendo da ciò che solitamente è considerato scarto e rifiuto. Ri-belle si pone dunque cinque obiettivi principali: 1 – Superare l’ossessione dell’obsolescenza e la continua tendenza al nuovo; 2 – Attribuire valore a ciò che sembra non avere più alcuna utilità;
La caratteristica degli abiti e degli accessori moda che verranno creati durante i tre mesi di laboratorio è l’esclusivo utilizzo di stoffe e materiali di scarto e riuso. Le creazioni del laboratorio sono guidate dalle capacità professionali del sarto Antonio Longobardi e dell’artigiana Giuseppina Palumbo per la parte degli accessori. Entrambi i maestri metteranno a disposizione la loro solida esperienza nei rispettivi settori durante questo percorso che condurrà ad una sfilata finale che si terrà nel mese di dicembre. Attraverso l’evento verrà presentato tutto il lavoro realizzato durante i tre mesi di incontri e saranno proprio le dodici ragazze a sfilare indossando gli abiti e gli accessori da loro confezionati. Per maggiori informazioni visitate il blog di Ribelle sul sito www.bollentispiriti.regione.puglia.it o contattate l’associazione all’indirizzo ribelle@libero.it
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Dalle biomasse il futuro del territorio
Sviluppo del territorio attraverso le sue stesse potenzialità e la sua suscettibilità alle agroenergie, valorizzazione dei prodotti secondari dell’attività agricola, forestale e di trasformazione alimentare. È la “mission” del progetto denominato Tesangen, affidato a uno staff di ricercatori pugliesi del CRA (il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura che fa capo al Ministero), in collaborazione con tecnici dell’Università, del CNR, dell’ENEA e dello IAMB. Il progetto sarà formulato e successivamente presentato nell’ambito del PON della Regione Puglia 2007-2013. L’occasione per parlarne è stata un incontro organizzato durante l’ultima Fiera del Levante da Legacoop Puglia nell’àmbito di Agrimed, la rassegna dedicata all’agroalimentare. Tesangen si propone come un progetto “corale” che sarà elaborato da tutti gli istituti di ricerca pugliesi insieme a un gruppo di partner privati, coordinati da Legacoop agroalimentare: Sienergie srl, O.P. Oliveti terra di Bari e il Consorzio Enerland. “La sfida posta dalle cooperative al mondo della ricerca – ha spiegato il presidente di Legacoop Puglia, Carmelo Rollo – è quella di dare una risposta sostenibile dal punto di vista economico e ambientale ai sottoprodotti delle strutture di lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli (in prevalenza cooperative) e alle
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realtà associate a queste strutture (decine di migliaia di aziende agricole)”. La valorizzazione di questi sottoprodotti, come è stato sottolineato, è oggi condizionata da aspetti logistici legati alla loro produzione puntiforme sul territorio (piccole e medie strutture di lavorazione sparse su quasi tutti i Comuni della Puglia), a un elevato rapporto massa/valore unitario che rende economicamente difficile il loro spostamento (oltre ai problemi di impatto ambientale di questo eventuale trasporto), alle diverse caratteristiche di questi prodotti (sanse, acque di vegetazione, vinacce, residui della potatura, scarti ortofrutticoli, ecc.), all’utilizzazione dei prodotti e dell’energia prodotta, anch’essa diversificata (coogenerazione di gas, elettricità, calore), alla necessità di avere impianti tecnologici di piccole dimensioni (microgenerazioni), per ridurre l’impatto ambientale. È un progetto complesso, dunque, che per massimizzare l’efficienza degli impianti di utilizzo deve tener conto dell’eventualità di integrare l’attuale produzione di biomasse con quelle provenienti dalle cosiddette “colture dedicate”, cioè coltivazioni agricole già
o urbano Il laboratori to colen è un movim teram” lit te n lettivo “a ar tisti, a d o compost et chit ti, ardesigner, ar gliesi che tivi. Talenti pu tigiani e crea ttivo comune: la valoie hanno un ob lo spazio pubblico e el d e n io az zz ri e dei suoi à dell’uomo it al tr della cen bisogni. creatività, bbrica della pugliese fa la , ST PO Il vo ento colletti è un movim ogettazione, azione e pr 08. “La di pensiero, a Bari nel 20 torio o at n e on zi crea labora POST” è un fabbrica del vo, sperimentale che ti urbano collet designer, architetti, i, st ti ar ce i in un riunis eativi puglies erraneo cr e i n ia g ti ar edit concentrato m unico grande nno vita ad un capillare da di talenti che creativo” di cittadini oci so k or w della va“net no l’obiettivo lico in do vi di n co e ch pubb dello spazio lorizzazione persona, convinti che funzione della di una città sia neto il cambiamen frutto di un impulso il te imento cessariamen sociale. Un mov lia di lo el liv a g vo organico a ”, che h “ante litteram e di immaginare il re guardare olt
destinate all’uso come biomasse. Deve considerare, quindi, aspetti legati all’individuazione dei territori e delle colture che si prestano a questo tipo di produzione in molteplici aspetti (economici, agronomici, ambientali).“L'iniziativa – ha sottolineato l'Assessore regionale all'Agricoltura Dario Stefàno,– merita l’interesse e l’attenzione delle istituzioni. Sin da ora, possiamo pensare a una concreta partecipazione della Regione Puglia a questo progetto”. Nella stessa occasione è stato presentato il progetto industriale della società SiEnergie, costituita da un gruppo di cooperative agricole con l’obiettivo di offrire valore ai sottoprodotti dell’attività agricola e di trasformazione agroalimentare: una realtà che quindi, quasi fisiologicamente, è diventata uno dei principali partner del progetto Tesangen. Come ha ricordato Luigi Rizzo di Sienergie, la società, costituita lo scorso luglio, ha avviato il progetto industriale aggregando le biomasse prodotte dalle cooperative aderenti e ponendole sul mercato dei sottoprodotti oggi esistente, in una logica di massimizzazione della loro remunerazione. Offrire una notevole quantità di prodotto già organizzata e assicurare una maggiore continuità di conferimento dà un valore aggiunto all’intero progetto. “L'iniziativa – ha sottolineato l'Assessore regionale all'Agricoltura Dario Stefàno,– merita l’interesse e l’attenzione delle istituzioni. Sin da ora, possiamo pensare a una concreta partecipazione della Regione Puglia a questo progetto”.
tolleranza, la città come luogo di aggregazione, la responsabilità sociale, la partecipazione allargata sono i principi del POST. Il fattore “tempo” è uno dei fondamenti della filosofia del POST che promuoverà un sistema sociale non più basato solo sul lavoro, ma anche sul tempo libero. Un sistema in cui lavoro, gioco e apprendimento siano sempre presenti al centro di tutte le attività produttive. Nel suo periodo di attività il POST ha attivato percorsi collettivi di sperimentazione nel campo del design, del riciclo, della eco-moda, del verde pubblico, dell’arredo urbano ecologico e sta creando collaborazioni
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POST
la fabbrica della creatività
domani; che rivendica il proprio “diritto al futuro” in una delicata ma entusiasmante fase di transizione, in un’epoca segnata dal passaggio dall’era industriale a quella post-industriale. Finalmente il tempo si umanizza e tutto gradualmente rallenta, le macchine industriali si riducono e si rimpiccioliscono fino a raggiungere nano-dimensioni. L’economia torna a far rima con ecologia, ed il mercato comincia a non basarsi più esclusivamente sul capitale economico ma su quello umano e relazionale. In questo panorama il collettivo del POST aspira a divenire un nuovo
modello di fabbrica creativa, capace di elaborare nuove “strategie produttive” che mettano al centro la comunità e i suoi bisogni e che promuova un modello in cui economia, ambiente e giustizia sociale siano connessi tra loro. Si tratta di unire settori diversi ma potenzialmente alleati tra loro quali l’industria culturale, la moda, il design, l’arte e l’architettura al fine di sostenere e rilanciare il cambiamento con ottimismo, qualità e innovazione. La socializzazione, la sostenibilità, lo scambio culturale, la
con aziende, enti e gruppi simili per il riuso creativo dei materiali di scarto, convinti che lo stesso deve diventare la materia prima del nuovo ed emergente mercato sostenibile perché “nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si ricicla”. Vittorio Palumbo
vittoriopalumbo@post-ba.it
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La
notizia riportata dalla stampa in merito ai tempi brevi, 2 anni, previsti dall’amministrazione comunale per completare la bonifica del sito Fibronit e realizzare sul suo sito un grande parco, non può che soddisfare l’intera cittadinanza barese e con essa tutte quelle associazioni, movimenti e comitati che in tutti questi anni hanno partecipato alla lunga battaglia per la messa in sicurezza del sito e realizzare un parco urbano, a parziale risarcimento della ineliminabile ferita che per oltre mezzo secolo la città ha subito per la presenza della fabbrica di amianto. Tra le associazioni ambientaliste che hanno contribuito alla battaglia per la bonifica del sito Fibronit vi è Sviluppo Sostenibile, fondata nel 2004 da ambientalisti e addetti alla ricerca e alla formazione dell’Università, del Politecnico e del CNR che hanno inteso rendere disponibili le proprie competenze e sensibilità, per contribuire alla realizzazione del progetto di “democrazia partecipata” per il governo della città attraverso la partecipazione della cittadinanza attiva alla costruzione di un progetto strategico volto a migliorare la qualità della vita e dello sviluppo del territorio, mediante l’elaborazione di contributi programmatici e interventi sistemici a garanzia dello sviluppo sostenibile, affrontando temi di interesse pubblico come l’ambiente urbano, la produzione di cultura e la formazione, il diritto alla salute, ecc. Sino ad oggi l’associazione Sviluppo Sostenibile ha prodotto diverse proposte progettuali che ha messo a disposizione della cittadinanza, come lo studio di fattibilità per il progetto “Parco sulla
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Sviluppo Sostenibile La bonifica Fibronit, una lezione di democrazia e partecipazione Fibronit” , il Progetto “di riqualificazione urbana del quartiere Libertà per la sede per l’amministrazione della Giustizia (Arcipelago della giustizia”), il progetto “Bari e il suo Porto” con il Comitato Fronte del Porto e il progetto “Policlinico verso il 2015”. L’associazione ha inoltre aderito a numerose iniziative volte alla tutela dell’ambiente tra cui ricordiamo in particolare dal 2007 l’adesione al Comitato pugliese per la Legge "Acqua bene comune" per la campagna di racolta delle firme per la legge di iniziativa popolare sulla ripublicizzazione dell’acqua. Dallo stesso anno ha aderito al Comitato contro il rigassificatore di Taranto, ha partecipato inoltre nel 2006 al forum "L'impresa di un'economia diversa" IV edizione, "Sbilanciamoci" e al “Secondo incontro nazionale delle persone in povertà. Inclusione e sviluppo, partecipazione risorse collettive e dialogo per la lotta contro la povertà”, a Bari. In tal modo l’Associazione ha inteso
contribuire alla “governance” dello sviluppo sostenibile, intesa come interazione tra istituzioni, soggetti economici e società civile nel favorire l’economia, la professionalità e l’impiego, nell’implementazione delle politiche di sostenibilità considera la gestione delle risorse ambientali cruciali per la sostenibilità dello sviluppo dell’area mediterranea e, in particolare nella valorizzazione delle risorse locali ambientali nel rispetto delle norme internazionali per lo sviluppo sostenibile. Riteniamo che non sia più tempo di dibattiti sterili e ambigui, bensì di idee e di strumenti di informazione e conoscenza, perciò si siamo impegnati principalmente alla realizzazione e cessione gratuita di studi di fattibilità urbana riguardanti problemi emergenti della nostra città. Con questo spirito e con questi obiettivi è nato lo studio di fattibilità per il progetto Parco sulla Fibronit che l’associazione Sviluppo Sostenibile ha donato all’Amministrazione Comunale di Bari, nel 2005. La soluzione di problemi complessi quale quelli ambientali, si può trovare solo con il contributo di competenze multiple che contribuiscono alla formazione di una intelligenza collettiva, anziché ricorrere all’apporto di espe-
rienze individuali qualificate come “massimamente esperte”. Pertanto il metodo utilizzato è quello dell’approccio multidisciplinare attraverso il quale professionalità diverse offrono competenze e sensibilità al servizio della cittadinanza per contribuire al miglioramento della qualità della vita. Lo studio del progetto Parco sulla Fibronit è stato condotto con il contributo di soci e simpatizzanti coordinati da Prof. Dino Borri, direttore del dipartimento di Architettura e Urbanistica del Politecnico di Bari. Con questa proposta l’associazione ha colto l’occasione per trasformare un simbolo del fallimento e degrado urbanistico in un modello di città sostenibile per il futuro. Il progetto analizza e propone la risoluzione del recupero ambientale con interventi urbanistici, naturalistici, architettonici, geologici e delle reti tecnologiche. La scelta di destinare l’area della Fibronit a parco urbano si presenta oggi, per tante circostanze, come l’unica e necessaria soluzione, anche a parziale risarcimento del danno che per oltre mezzo secolo la città ha subito dalla presenza della Fibronit. Il verde urbano assume importanza anche più ampia di quella a cui usualmente si pensa: in relazione alla sua quantità, ad esempio perché modifica la permeabilità dei terreni urbani od in relazione alla forma ed alla continuità, perché possa condurre alla rigenerazione di una biodiversità che si è drasticamente ridotta a causa degli insediamenti attuati in passato.
Una innovativa esperienza L’Università di Bari apre la Banca del Tempo presso la Facoltà di Giurisprudenza di Taranto
L’
esperienza delle banche del tempo presenti sul territorio nazionale è particolarmente diversificata, risentendo dei contesti ambientali di appartenenza, delle competenze e degli interessi dei singoli associati E’ noto, infatti che i bisogni e i saperi depositati nella Banca del Tempo, appartenendo alla sfera delle relazioni umane, possono essere valorizzati attraverso tale struttura associativa ovvero orientati verso fini etici. La banca del tempo promossa dall’Università di Bari, nella seconda
facoltà di giurisprudenza (sede di Taranto), si presenta come istituzione solidaristica che pone l’etica come fine essenziale in quanto diretta a produrre e scambiare valori ed esperienze attraverso il conferimento di unità di tempo data. Essa, in primo luogo, vuole ricostruire una rete di solidarietà tra persone del mondo accademico (docenti, personale non docente, studenti con le loro famiglie), offrendo una soluzione alle esigenze della vita universitaria. Allo stesso tempo, la banca del tempo universitaria, tra le tante tipologie di servizi che offre, pone al centro quelle che interessano gli studenti ovvero che sono collegate alle attività dell’ente universitario.
In particolare in una nuova facoltà come quella di Giurisprudenza con sede a Taranto, la Banca del tempo, oltre a contribuire nel creare un clima positivo nel rapporto tra i diversi attori della vita universitaria, può concorrere a soddisfare esigenze ampiamente avvertite. Attraverso il tempo scambiato, si offre, ad esempio, sostegno e collaborazione agli studenti disabili o in condizione di disagio sociale, o si assicura un più lungo orario di apertura delle biblioteca e dell’aula informatica.
mondo universitario in merito al valore delle risorse ambientali, offre un valido supporto alle attività del centro di esperienza e di educazione ambientale, da poco nato nell’Ateneo barese.
In un contesto come quello tarantino, particolare interesse presentano poi le tematiche dell’educazione ambientale. La Banca del Tempo, contribuendo a sviluppare una sensibilità anche nel
Prof. Antonio Uricchio Preside della II Facoltà di Giurisprudenza Università degli Studi di Bari
L’adesione al progetto resta volontaria e il tempo viene usato e valutato in modo diverso a partire dalla disponibilità dei singoli e questo può essere deciso attraverso le regole interne che gli aderenti alla banca si danno. Ciò viene fatto attraverso uno “statuto”, periodicamente aggiornabile.
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“L'essenza più profonda della tecnica non è nulla di tecnico” (M. Heidegger, La questione della tecnica) L’Istituto tecnico pone al centro della propria azione formativa l’educazione ad una mentalità ecologica. Di particolare interesse i progetti sul riuso e nel settore delle energie alternative. L’Istituto tecnico M. Panetti, con i suoi indirizzi di Chimica, Elettronica e Telecomunicazioni, Elettrotecnica ed Automazione e Informatica, ha come finalità prioritaria lo sviluppo armonico della personalità dei propri alunni. In tal senso lo studente del Panetti, alla fine del corso di studi, possiede le competenze per inserirsi in modo flessibile in un contesto europeo tecnologicamente avanzato. Questo risultato è assicurato da un’azione formativa che fornisce allo studente in uscita lo sviluppo della capacità critica, un più alto livello di conoscenza e l’acquisizione di una metodologia di studio spendibili sia in ambito universitario sia in un contesto lavorativo. Ma l’evoluzione della tecnica fine a se stessa è veramente il futuro del mondo? Come istituzione scolastica abbiamo, sì, l’obbligo di formare “tecnici”, ma con una coscienza sensibile e attenta. Più volte, insieme a docenti e studenti, ci siamo interrogati sulla possibilità di consegnare nelle mani
Un progetto didattico dell’Istituto tecnico Panetti di Bari ha portato alla realizzazione di un’insegna ecologica fatta con materiale riciclato e alimentata con celle fotovoltaiche. Il problema dello smaltimento dei rifiuti e dello sfruttamento razionale delle risorse del Pianeta costituisce una delle sfide che impegna attualmente e soprattutto impegnerà in futuro l’intera società. Al fine di sensibilizzare gli alunni alle tematiche ambientali e alla cultura del recupero, di promuovere il concetto del rifiuto come risorsa e l’utilizzo di fonti energetiche alternative indispensabile per preservare le risorse del Pianeta, l’Istituto Tecnico Industriale M. Panetti di Bari ha aderito nell’A.S. 2008-09 a varie iniziative in campo ecologico. In particolare, la I D ha partecipato al concorso “Cercasi eco-idee per la tua città”. Si è partiti dalla constatazione che nel nostro Istituto si producono ogni anno grandi quantità di rifiuti derivanti dalle attività didattiche e da quelle relative all’uso dei numerosi laboratori presenti: informatica, elettronica, elettrotecnica, chimica, oltre che dalle azioni quotidiane (momenti di ricreazione). Dando libera espressione alla creatività degli alunni e applicando le competenze specifiche di alcuni di essi, abbiamo progettato e realizzato una insegna ecologica alimentata con celle fotovoltaiche, che è stata molto apprezzata dalla giuria regionale del concorso e scelta
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Panetti Istruzione tecnica e ambiente: al ”Panetti” è una questione di co-scienze
“L’Albero Tecnologico”, realizzato dagli studenti del Panetti con materiale di scarto di vecchi computer ed elettrodomestici delle generazioni future un mondo migliore; non come alcune volte, in passato, quando, in nome della scienza e del progresso, si è perseguito lo sfruttamento indiscriminato e scellerato delle risorse del pianeta. Quindi, a partire dallo scorso anno scolastico, il nostro Istituto ha ampliato il Piano dell’offerta formativa (Pof) attraverso
alcuni progetti orientati alla sensibilizzazione dei nostri alunni circa le tematiche ambientali. A Natale la docente di laboratorio di chimica, Antonella Di Lillo, e gli alunni di varie classi hanno scatenato la propria creatività per calibrare sulla mission della scuola il più comune simbolo del Natale: è nato, così, l’“Albero
Panetti: il progetto Cercasi eco-idee per la tua città
per partecipare alle selezioni nazionali dei progetti. L’insegna ecologica è stata realizzata nella parte strutturale con materiale riciclato (lattine di bibite, policarbonato espanso, plexiglass trasparente, tappi di plastica colorata, tappi di plastica trasparente). La base, invece, con lattine di bibite consumate dagli alunni durante l’anno scolastico. Questo strato di lattine è stato poggiato su due fogli rigidi di policarbonato espanso per evitare la deformazione dell’insegna. Su di un foglio di plexiglass trasparente sono stati posti tappi di plastica colorata che formavano una cornice
L’insegna ecologica realizzata dai ragazzi dell’Istituto Panetti con materiale riciclato: lattine di bibite, policarbonato espanso, plexiglass trasparente, tappi di plastica colorata, tappi di plastica trasparente.
rossa e allo stesso tempo avevano la funzione di distanziare il plexiglass dalle lattine per favorire l’inserimento del circuito di illuminazione. Sul lato superiore con i tappi di plastica trasparente abbiamo realizzato le lettere che formano la scritta “Panetti” illuminata da 21 led; come elementi illuminanti sono stati scelti dei diodi led bianchi perché, rispetto alle tradizionali lampadine ad incandescenza, hanno una efficienza energetica superiore. Il circuito era collegato ad un pannellino fotovoltaico costituito da due celle in silicio amorfo ciascuna in grado di fornire una tensione di
Tecnologico”, realizzato con materiale di scarto di vecchi computer ed elettrodomestici. Il lavoro è stato molto apprezzato ed ha meritato la menzione da parte di Missione Ambiente – Salone della comunicazione ambientale – febbraio 2009. Nelle classi del biennio un’altra occasione è stata fornita dalla partecipazione al concorso “Playenergy”, promosso dall’Enel e realizzato dalle docenti di scienze Antonella Pulito e Annamaria Scionti. Infine, nelle classi del triennio i docenti di elettronica Salvatore Russo Rossi e Giuseppe Spalierno hanno realizzato un progetto Pon (Piano operativo nazionale) finanziato dal Fondo sociale europeo dal titolo: “Simuliamo uno sviluppo tecnologico sostenibile”, che ha fornito ai nostri alunni delle classi quarte e quinte competenze nel settore delle energie alternative, come approfondimento di quanto già previsto nelle programmazioni didattiche. Il piacere di donare una carezza alla natura, da progetto educativo diventa, così, essenza stessa della vita di ognuno di noi. Questa è la nostra mission. Il Panetti, con i suoi indirizzi tecnologici, consegna alla società i tecnici del futuro. Ma quale futuro attende i giovani? Ancora una volta le chiavi della storia sono nelle mani dell’uomo, sta a lui scegliere. Eleonora Matteo Dirigente Scolastico dell’ITIS M. Panetti di Bari
circa 4,5V se investito con la massima incidenza della luce solare. Questo tipo di insegna, aliment at a dall’inesauribile energia solare, si può utilizzare in ambienti interni ed esterni: scuole, ospedali, musei, biblioteche, cinema. I materiali usati per la costruzione dell’insegna sono stati scelti anche per i potenziali danni ambientali dovuti al loro accumulo; per ricavare l’alluminio necessario a costruire una lattina da 33 cl del peso di 16 grammi vengono inquinati: aria quanto una stanza, 18 litri di acqua (53 volte la capienza della lattina) e 30 cm cubi di suolo. Inoltre, le materie plastiche, come i tappi delle bottiglie, rappresentano circa il 7 per cento dei rifiuti e poiché la maggior parte dei materiali plastici non è biodegradabile è molto importante non disperderli nell’ambiente. La lezione che dobbiamo imparare dalla natura è che il concetto di rifiuto non esiste: tutto ciò che viene scartato, se ha caratteristiche naturali, viene assorbito dall’ambiente e rimesso in circolo. Dobbiamo abituarci a valorizzare, anziché gettare, i rifiuti che produciamo: creare oggetti e beni che possano essere assorbiti dall’ambiente una volta terminato il loro utilizzo è un messaggio fondamentale da trasmettere alle nuove generazioni. Prof.ssa Antonella Pulito ITIS Panetti - Bari
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Franco Chiarello Il turismo in Puglia è sostenibile”
Con il presidente dell´Azienda di promozione turistica della provincia di Bari parliamo di ecoturismo e come sociologo anche di riciclo e riuso dei saperi e delle tradizioni e del ruolo delle banche del tempo nella valorizzazione dell´ospitalità. Cosa significa riciclo e riuso nella società attuale e perché è un tema di cui si sente tanto parlare oggi? “Noi viviamo nella società dell’usa e getta, una pratica che riguarda non solo le cose materiali, i beni, ma anche le competenze, i saperi e le tradizioni. Contemporaneamente, però, oggi si sta avviando un processo inverso, si sta diffondendo una sensibilità nuova, una cultura che tende ad allungare la vita dei prodotti e a riutilizzarli, come si faceva una volta, inserendoli in nuovi cicli produttivi. Si tratta di una cultura che valorizza anche le competenze e i saperi. Il riciclo e il riuso comportano la riscoperta che un prodotto o una competenza possono essere riutilizzati per un periodo di tempo molto più lungo di quanto siamo abituati a pensare. Questo ha anche a che fare con il recupero di una prospettiva storica, quella dei nostri avi. La società attuale è caratterizzata da uno schiacciamento della prospettiva temporale sul tempo presente. Lo vediamo anche nel rapporto tra generazioni. L’idea della vecchiaia è associat a all’inservibilità. Se una persona anziana vuole star dentro al presente deve in qualche modo mimetizzarsi da giovane, perché non è più accettato. Questo vale per il corpo, ma anche per le competenze. Il Riciclo e riuso sono due pratiche che portano ad allungare la vita dei prodotti e anche la vita delle competenze. Recuperare una memoria e proiettarla nel futuro”. In Puglia, grazie ai diffusi agriturismi, alle antiche masserie, al paesaggio
rurale e alla cucina genuina, si può parlare di una forte caratterizzazione del turismo verso la sostenibilità? “Il turismo in Puglia, in generale, ha come caratteristica eminente quella della sostenibilità. L’appeal della nostra regione è legato principalmente a questo. C’è una notevole diffusione di piccole strutture a conduzione familiare e, come si sa, il piccolo ha un impatto minore sull’ambiente naturale. Questa è una caratteristica intrinseca dell’offerta turistica della nostra regione. Inoltre la Puglia ha incrementato negli ultimi anni in maniera sostanziale la quantità di Aree protette: abbiamo due parchi nazionali, una decina di parchi regionali e numerose riserve umide. L’atmosfera generale che il turista percepisce è di essere accolto in un paesaggio che conserva forti elementi di equilibrio. Ci sono poi strutture, e stanno aumentando molto, che si orientano specificatamente ad offrire un servizio che abbia le caratteristiche della sostenibilità. Entrambi gli aspetti vanno valorizzati. La Puglia da qualche anno, rispetto a tutte le altre regioni d’Italia, dal punto di vista dei flussi turistici è in controtendenza. I turisti aumen-
tano, mentre l’Italia sta regredendo. La nostra regione attrae perché riesce ad integrare bene tutte le risorse naturali che ha con il recupero e la vivacità delle tradizioni, degli usi e dei costumi. C’è ancora un forte rapporto col passato, col territorio, che è un rapporto non meramente strumentale. C’è peraltro nella nostra offerta turistica una ricchezza culturale enorme, abbiamo il romanico pugliese, il barocco leccese, i castelli federiciani, i trulli, Castel del Monte… Insomma, i beni culturali disseminati nella regione sono tanti. E così anche le attività culturali, dalla notte della Taranta, ai vari Festival, come quello di Martina Franca, e a tutti gli eventi che punteggiano la regione”. Quali sono gli aspetti del turismo nella nostra regione che possono essere ancora migliorati? “Abbiamo in Puglia un turismo in crescita, un turismo che è un miracoloso risultato della congiunzione di diversi fattori. I limiti esistono e su di essi stiamo lavorando con attenzione. Uno di essi è che il turismo è ancora troppo concentrato in un periodo di
tempo breve, cioè soprattutto nei mesi estivi”. Siete impegnati nel processo di destagionalizzare l’offerta turistica in Puglia? “Sì, la destagionalizzazione è un aspetto a cui guardiamo con molta attenzione. In questa direzione stiamo ottenendo dei risultati, che però non sono veloci come desidereremmo. Il processo è in corso. L’altro problema rispetto al quale abbiamo costruito una strategia mirata è quello di internazionalizzare di più i flussi turistici. Anche questo è un processo in crescita”. C’è differenza nella qualità del turismo italiano e straniero? “Sì. Il turista straniero è una risorsa perché, a differenza degli italiani, viaggia in tutti i mesi dell’anno. È un flusso che gioca a favore della sostenibilità. Gli stranieri, soprattutto quelli che vengono dal Nord Europa, sono molto più attenti alla qualità ambientale del settore turistico. Una struttura che sia dotata dell’Ecolabel, marchio europeo di qualità ecologica, attrae molto i turisti stranieri. Quindi più ne arrivano in Puglia e più la domanda di un turismo sostenibile è ampia”. Qual è l’immagine della nostra regione a livello nazionale? “Nell’attuale situazione di crisi la Puglia sta rispondendo bene e ciò significa che riesce a veicolare un’immagine di sé complessivamente buona. La Puglia da qualche anno si colloca sistematicamente ai primi posti nelle preferenze dei turisti italiani, è una meta ambita. Chi ha lavorato per questo ha lavorato bene. Ma per la promozione della nostra regione le istituzioni pubbliche hanno, a mio avviso, ancora molto da fare. La comunicazione e la promozione del territorio non sono ancora all’altezza della ricchezza della Puglia. Le potenzialità sono enormi e i margini di miglioramento in questo campo sono alti”. L’atmosfera di convivialità e di ospitalità che il visitatore trova in Puglia ha a che fare con l’idea della socialità. Che ruolo svolgono le banche del tempo? “Le banche del tempo rappresentano in questo senso un fenomeno molto significativo. In Puglia le banche del tempo valorizzano qualcosa che già esiste ed è radicato nella vita sociale. Servono a ripristinare qualcosa che si sta perdendo, ma che ancora c’è. Il visitatore che gira per un territorio non è attratto solo dalle cose fisiche, dai monumenti… In realtà ciò che ci lega ad un territorio e che più rimane è dato da tutti quegli aspetti intangibili, come la cortesia delle persone, la solarità, l’ospitalità innata. Da noi si conserva un livello di socialità molto elevato”. I.C.
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Associazione Eco-Culturale La Discarica del Re Associazione Eco-Culturale non a scopo di lucro, nasce nel 1999, come gruppo socio-ambientale in cui confluiscono individui provenienti da realtà artistiche, dall attivismo ambientalista e sociale, dal giornalismo, dal mondo della cultura, dalla vita quotidiana e dal mondo professionistico. LA DISCARICA DEL RE, ha deciso di fondare, se pur per gioco, il Comune di Riciclandia. Riciclandia scARTinprogress è un vero e proprio Comune Virtuale, è cioè la città del riciclo. (E il mood di una città eco-possibile. Un sentimento non solo per ecofili, ma suffragabile e globalizzabile senza veti. Riciclandia
Ë un ambasciata da asporto, nomade, in transito per originare culture ecoambientali e consolidarle laddove già esistono. Il suo messaggio è stratificato, comunicato da una esperienza accessibile: l’estemporanea. (Residuati industriali, domestici, appendici tubolari, indumenti, consunti si rigenerano nobilitati da una manipolazione positiva-propositiva e non meramente artistica. Oggetti alienati dalla loro originaria funzione si esprimono nuovamente inaspettati. (Il Centro Storico come dispositivo-espositivo a cielo aperto non è casuale: perchè immediatamente vissuto dall esperienza urbana dell individuo e perchè subordinato o ordinatore della gestialità
artistica apparentemente caotica, violenta e imprevedibile per gli effetti generabili dall impatto con l’habitat. L'iniziativa propone, oltre alla mostra vera e propria di oggetti, una serie di situazioni parallele, come laboratori per adulti e bambini dalla forte impronta eco-dinamica. (L'intento è di sensibilizzare, formare ed informare l opinione pubblica, e di approfondire tecniche ed argomenti con appassionati ai temi dell'ecologia, dell arte e della creatività. L'utilità di tale progetto consiste nell avvicinare grandi e piccoli al corretto comportamento da adottare rispetto alla differenziazione dei rifiuti attraverso il gioco dell arte. www.riciclandia.com
GAS Gruppi di acquisto solidale Il miglior modo di comprare bio
Tra eticità, risparmio e ambientalismo, vari G.a.s. attivi anche a Bari. Con in più una rete di servizio: “Io Mangio Bio”. La sigla G.a.s. è ormai nota nel mondo del biologico. E’ l’acronimo di Gruppi di Acquisto Solidali: persone che si organizzano per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari biologici o ecologici da piccoli produttori locali. I vantaggi sono: un rapporto diretto produttore/consumatore e l’abbattimento dei costi economici e ambientali derivanti dal trasporto. Occorre pianificare i propri consumi per realizzare una filiera corta che leghi risparmio, ambientalismo e rispetto delle condizioni di lavoro. I Gas, dunque, nascono dalla necessità di un cambiamento nello stile di vita.
Come tutte le esperienze di consumo critico, anche questa vuole immettere una “domanda di eticità” nel mercato, per indirizzarlo verso un’economia che metta al centro le persone e le relazioni. Molti gruppi di acquisto sono collegati fra loro in una rete che serve a diffondere questa esperienza attraverso lo scambio di informazioni. Attualmente in Italia sono censiti oltre 600 Gas, in gran parte rintracciabili su www.retegas.org. Sempre sul web, da segnalare anche la community www.zoes.it, una sorta di Facebook dell’equo-sostenibile. I Gas a Bari A Bari i primi gruppi già si formano 10 anni fa. Oggi, a parte piccoli gruppi ancora non in rete (come quello che fa capo al negozio Murales di via
Nicolai), la città annovera alcuni Gas strutturati e autonomi, incentrati quasi esclusivamente sull’ortofrutta: da GASmarxiano gasmarxiano@gmail.com; 0805422875 a i GASati igasati@gmail.com 0805302037) al GASdotto Bari a.boghetich@poliba.it. Il gruppo più strutturato è “Io Mangio Bio”, decisamente un punto di riferimento con i suoi 200 iscritti. Nato nell’ambito dell’associazione EcoBioEquo del circuito Arci, “Io Mangio Bio” si offre anche come rete di Gas e piattaforma di servizio. Inoltre, offre la possibilità anche di acquisti extra-
regionali (è possibile, ad esempio, acquistare anche 200 chili di parmigiano reggiano) ed è l’unico che nella sua sede di via Mameli 5 (dal lunedì al venerdì, ore 9-19; iomangiobio@hotmail.it; 0805530049) ha una esposizione permanente di prodotti, dove è possibile scegliere tra tutte le tipologie di beni bio : carni, formaggi, salumi, pasta , conserve, vini, olio, prodotti per celiaci, arrivando fino alla propoli. Tutti provenienti da una trentina di fornitori, del Barese e regionali. Per chi acquista, i risparmi oscillano, a seconda anche dei prodotti stagionali, dal 10 al 60 per cento rispetto ai supermercati bio. Degno di nota è che l’esposto invenduto rifornisce le mense dei poveri, chiudendo il cerchio della valenza etica del progetto.
70126 Bari (BA) Via Troisi Michele, 1 Tel 080.549.43.72 www.ecopolis.bari.it