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Inclusione Sociale Per informazioni e contatti: Associazione Banca del Tempo “Vola in Tempo-Bari” Indirizzo della sede di sportello: Bari, 70121 - Via Giandomenico Petroni, 33 Tel. 080/558.1919 - cell. 333.572.7996 - info@bancadeltempobari.it Il nostro sportello (da settembre) Martedì - dalle ore 10,00 alle ore 12,00 - dalle 18,00 alle 19,00 Giovedì - dalle ore 17,30 alle ore 19,00


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Da alcuni anni si parla di “inclusione sociale”, un termine politicamente corretto per indicare tutte le attività di una società - che si dichiara civile - messe in atto per (re) integrare le persone in difficoltà. L’intenzione è lodevole, ma sembra una foglia di fico sulla nostra cattiva coscienza: una società che si dichiara civile non può generare l’esclusione, l’emarginazione, l’espulsione dei suoi componenti che siano o meno nati sul suo territorio.

Il patto fondante del nostro stare in comunità, sancito nella nostra Costituzione – e nella carta dei Diritti dell’Uomo redatta dall’Onu - è la parità dei diritti e dei doveri fondamentali. Venendo meno questi, vengono a mancare assistenza sanitaria, istruzione, lavoro… Quando si passa alle dotte analisi sociologiche dei flussi e delle dinamiche che li generano - come se le persone fossero meri numeri di un grafico – si omette solitamente il punto di partenza : e cioè che gli altri, i potenziali esclusi, siamo noi.

2010: anno della inclusione sociale

Ma cosa significa? INCLUSIONE SOCIALE

assumere l’obiettivo di favorire una migliore e piena integrazione della persona nel contesto sociale ed economico nel quale si svolge la sua esistenza.

L’appuntamento PUTIGNANO

Venerdì 12 novembre 2010 ore 18.00 - Sala Margherita

La progressiva diminuzione di reddito per disoccupazione o pensionamento,

l’invecchiamento, le malattie e altro ci trasformano naturalmente in soggetti deboli – altro eufemismo – candidati all’emarginazione accomunati dalla ridotta capacità di spesa e quindi meno interessanti per la società dei consumi. E ciò vale anche per gli immigrati perché c’è sempre qualcuno “più a nord di te“ e da meridionali dovremmo ben sapere cosa significa.

Le periodiche crisi economiche e con-

seguenti politiche economiche di spesa pubblica, riducono le risorse a disposizione che, seppur filantropicamente, sono destinate ad aiutare gli esclusi. Peraltro anche avendo a disposizione risorse non si potrà mai dare ciò di cui abbiamo veramente bisogno: Empatia e Solidarietà. L’Empatia è la capacità di mettersi nei “panni altrui”, di capirne l’eventuale disagio e conseguentemente di far nascere in noi la Solidarietà sincera e concreta.

Solo se rifiutiamo la logica di una società basata sull’egoismo e la competizione spietata possiamo combattere le cause della emarginazione: le limitate risorse a disposizione devono essere distribuite equamente secondo i bisogni per garantire una esistenza dignitosa e non incagliarsi ottusamente nei patrimoni di pochi. Se questa è la visione non possiamo aspettare che si compia perché la Società siamo sempre

Incontro-conferenza con

Serge Latouche dal titolo

"L'utopia concreta della decrescita"

Redazionale

noi e dobbiamo costruirci intorno, ora e subito, la rete di relazioni necessaria a vivere con empatia e solidarietà che ci potranno garantire di rimanervi e non essere gli esclusi di domani. Un esempio concreto è il sistema delle Banche del Tempo proprio perché riunisce le persone, le fa tornare a guardarsi in faccia, a parlarsi, a fare le cose insieme scambiando ciò che si può offrire per ciò di cui si può aver bisogno. Non si richiede un grande impegno di spirito o di tempo per ritrovare relazioni umane non competitive ma cooperative - nel significato più umano che si possa intendere - ma può essere l’inizio di un percorso da fare per non avere più bisogno domani di inclusione sociale, perché in fondo avremo inclusi gli altri in noi stessi. Il 2010 è l’Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale e confidiamo che quanto andrete a leggere in queste pagine possa far crescere in voi consapevolezza e solidarietà. Le Redazione. Per info: www.2010againstpoverty.eu


Intervista

Quali sono le iniziative per favorire l’inclusione sociale che ha condotto in qualità di vicepresidente e assessore alla cultura della Provincia? “Stiamo organizzando, ormai da un anno, diverse iniziative paraculturali nei luoghi più disagiati, per esempio le periferie e le Circoscrizioni di Bari dove solitamente non si tenevano eventi e spettacoli che per lo più avevano svolgimento in centro. Japigia, il quartiere San Paolo, Carbonara, Enziteto, Palese sono stati scelti quali sedi per diverse rappresentazioni. Spettacoli teatrali si sono tenuti nell’Istituto Penitenziario di Turi, Altamura e Bari. Grazie alla collaborazione con alcune Associazioni teatrali abbiamo portato il teatro e la musica nei Centri sociali e nelle Case di riposo per anziani. Riteniamo che far arrivare la cultura dove c’è un cono d’ombra significa davvero creare uno spiraglio di luce e di speranza”.

Cosa si può fare, a suo avviso, per migliorare le condizioni delle fasce più deboli della popolazione, gli anziani, i disabili, i giovani e meno giovani disoccupati...? “È necessaria una sinergia su tutti i fronti, dall’ambito delle politiche sociali, ai trasporti, alla cultura, alla politica del lavoro… Bisogna avere a cuore i servizi davvero utili e indispensabili per questi cittadini, ad esempio creare una migliore rete di trasporti che parta dalle periferie. Ci siamo battuti con la Regione per ottenere il trasporto dei disabili nelle scuole, dove la carenza di fondi aveva messo a rischio il servizio”.

Anche sulle barriere architettoniche c’è molto da fare… “Sì, ed è una questione di senso civico che ancora manca. Si procede a passi piuttosto lenti nei Comuni, soprattutto a causa della mancanza di risorse. Ritengo che non ci dovrebbe essere alcun nuovo progetto che non preveda un vero e proprio abbattimento delle barriere architettoniche. Un aneddoto curioso è avvenuto in occasione della Fiera del Levante di quest’anno. Il padiglione della Provincia ha ospitato una mostra dedicata ad Andy Warhol, il nostro stand aveva lo scivolo per l’accesso ai disabili, ma il marciapiede della Fiera no, dunque eravamo chiamati ad aiutare di volta in volta coloro che ne avevano bisogno per dare la possibilità a tutti di visitare le opere. È necessario mettere a norma tutto”.

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Nuccio Altieri:

E gli anziani? “Anche per gli anziani c’è bisogno di creare servizi, rendere più fluido e immediato il loro approccio con le Amministrazioni, i loro diritti non vengono tutelati perché farne richiesta presenta delle difficoltà. Magari non ne sono a conoscenza, oppure non riescono ad arrivare negli uffici… Andrebbe creato in ogni Amministrazione uno sportello per gli anziani, un numero verde, a cui possano rivolgersi per avere la cognizione dei loro diritti e aiuto nel disbrigo delle pratiche”.

Questa è una proposta davvero innovativa, visto che la popolazione anziana è in continuo aumento, e costituisce in molti casi una parte molto attiva della società. Che ruolo possono svolgere in questo senso le Associazioni? “Tanto di quello che oggi si sta facendo è reso possibile grazie all’intervento delle Associazioni che rappresentano il valore aggiunto al lavoro delle Istituzioni. Tanti sono i volontari che si danno da fare, in sinergia con gli Enti locali, per la realizzazione di progetti innovativi e ben riusciti. Va riconosciuto alle Associazioni come la Banca del Tempo un grande merito, senza la loro presenza si riuscirebbe a fare davvero molto poco, anche nella gestione degli aspetti più banali… Per esempio, quando abbiamo realizzato la prima edizione del ‘Costa dei Trulli Summer Festival’, abbiamo dato ai disabili l’accesso gratuito, si sono potuti accomodare sotto il palco, a diretto contatto con gli artisti. Le Associazioni ci hanno fornito un elenco con i nominativi, abbiamo avuto gli accompagnatori all’ingresso, ecc… ”.

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“Il merito delle Associazioni” Il vicepresidente della Provincia di Bari sottolinea il ruolo delle Associazioni “nel favorire l’inclusione sociale, l’accesso alla cultura e la solidarietà”. Ecco come il teatro e la musica sono entrati nei Centri sociali, negli Istituti Penitenziari e nelle Case di riposo per anziani…

Parliamo di immigrati, della loro integrazione nel nostro territorio. “Esistono i mediatori culturali che favoriscono la comunicazione tra immigrati e istituzioni pubbliche, creano un collegamento tra servizi pubblici e utenti stranieri. Questo, però, naturalmente non basta. Favorire l’inclusione e l’integrazione degli immigrati significa combattere la crisi, la disoccupazione, i rischi legati alla perdita del posto di lavoro, la precarietà… Le politiche economiche, sociali e del lavoro sono complementari. La sfida che ci attende è di superare l’attuale stallo economico realizzando lo sviluppo e impegnandoci allo stesso tempo per la riduzione della povertà e del disagio sociale”. I.C.

Impatto Locale - Periodico della Banca del Tempo “Vola in tempo Bari” Anno II - n. 3 ottobre 2010 - Reg. Trib. di Bari n. 43 del 6/11/2009 Iscrizione R.O.C. 19058 Direttore Responsabile Isabella Carone Distribuzione gratuita

EDITORE Banca del Tempo "Vola in Tempo-Bari"

Il Comitato di redazione Serafina Gelao Evelina Giordano Maria Giovanna Losito Giovanna Mancini

FOTO Francesco Blasi Nicola Cipriani Sergio Scarcelli Imagic Archivio Flicker

Progetto grafico Imagic Bari Tel. 080.557.51.22

Stampa Martano Editrice srl Lecce - Bari Tel. 0832.240.989

Gli articoli inviati rimangono di proprietà dell’autore


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La sostenibilità ecologica e socio-economica

Ognuno può fare la differenza!

L’ ambiente in cui viviamo ci

invita a cercare nuove risposte ai bisogni collettivi. Anche per combattere la povertà e l’esclusione sociale. Negli ultimi cento anni la popolazione mondiale è aumentata di ben quattro volte ed esponenzialmente è esploso un dissennato sfruttamento delle risorse del pianeta che ha provocato l’allargamento della forbice tra nord e sud del mondo, tra ricchi e poveri. Ogni aumento della popolazione ha prodotto un aumento medio di 15 volte nell’utilizzo dei metalli; di 40 volte della carta; di 20 volte del prodotto interno lordo mondiale. Circa la metà della popolazione mondiale sopravvive con poche possibilità di scelta,

con scarse opportunità: uomini e donne condannati a condurre una vita segnata da fame, malattia, analfabetismo, disoccupazione e assenza di speranza; senza cibo, acqua potabile, servizi sanitari di base, istruzione, assistenza sanitaria e moderni servizi energetici (tabella 1). Il presente deve preoccuparci per diversi motivi: per la drammatica disomogeneità nella distribuzione delle risorse e degli usi delle stesse, per l’assenza di qualsiasi idea di perequazione e per il drammatico avvicinarsi del limite nel consumo di molte risorse planetarie e della raggiunta capacità di carico per i diversi ecosistemi. Possiamo dire, con convinzione, che non siamo nel migliore dei mondi possibili; il mito della crescita illimitata non può esistere, su un pianeta finito; il capitalismo e la globalizzazione sono gravidi di pericolose contraddizioni ecologiche e sociali. I Paesi più sviluppati devono assolutamente ridurre il proprio impatto sulla biosfera, modificando i propri stili di vita, in modo ragionevole e ragionato, per permettere agli altri Paesi semplicemente di sopravvivere. Qualsiasi strategia in ambito sociologico ed economico che miri a combattere la povertà e l’esclusione sociale non può prescindere dal considerare che l’ambiente in cui si vive invita a cercare nuove risposte, non solo tecnologiche, ai bisogni collettivi e non solo alle esigenze individuali. Per fare questo è necessario un passaggio da una condizione che vede l’uomo come soggetto economico e sfruttatore a un’altra in cui l’uomo è custode e usufruttuario del pianeta, che abbiamo ricevuto in prestito dalle future generazioni piuttosto che ereditato da quelle passate. » Necessaria una progettualità per una

Innovativo progetto di educazione alla sostenibilità dell’ Ecoistituto Puglia, con la collaborazione della delegazione provinciale di Bari dell’Ordine dei Biologi, dell’Abap e dell’Agabat

ecocittadinanza attiva: formazione permanente per adottare nuovi stili di vita e migliorare la qualità della vita dell’intera biosfera; una sinergia tra istituzioni/scuole/associazioni per una vera democrazia partecipativa e cognitiva. Difficile immaginare nuovi comportamenti individuali e collettivi, senza un cambiamento culturale nella società, senza responsabilizzare e coinvolgere direttamente i cittadini.

In diversi istituti scolastici della provincia di Barletta-Andria-Trani, l’associazione onlus Ecoistituto Puglia, con la collaborazione della delegazione provinciale di Bari dell’Ordine dei Biologi, dell’Abap (Associazione biologi ambientalisti pugliesi) e dell’Agabat (Associazione giovani architetti Barletta-Andria-Trani), ha realizzato un progetto di educazione ecologica, attraverso la creazione di un laboratorio per la sostenibilità ecologica e socio-economica dello sviluppo antropico nella VI Provincia pugliese. Un progetto innovativo, ambizioso e complesso, collegato alle normative che da più di 20 anni chiedono al mondo della scuola di uniformare i propri principi verso un nuovo paradigma filosofico, scientifico, etico e accettare la cosiddetta “sfida della complessità”. Il progetto sperimentale di laboratorio territoriale ha visto la partecipazione di quattro scuole: tre scuole primarie ed una secondaria superiore ed è stato presentato presso la Sala Rossa del Castello Svevo a Barletta. Il progetto è stato patrocinato dalla Regione Puglia, dalla Direzione scolastica regionale, dalla Provincia di Bari, dal Comune di Barletta e dalla Commissione cultura dell’Arcidiocesi Barletta, Trani, Bisceglie e Nazareth. L’obiettivo è stato quello di redigere un Piano di azione locale per rendere scuola e territorio più ecocompatibili, cercando di ridurre impatti ed implementare “buone pratiche”; nello stesso tempo attivare quel processo di eco-coscientizzazione, di eco-consapevolezza, di empatia tra i partecipanti e l’ambiente stesso che è alla base dell’altro importante processo: incrementare la partecipazione del cittadino, bambino od

adulto che sia, allo sviluppo del proprio territorio, attivando l’idea di democrazia partecipativa, di cui si sente un’esigenza sempre più pressante, per superare l’oramai obsoleta ed autoreferenziale “democrazia rap-presentativa”. Riappropriarsi dei propri “luoghi”, evitare i “non luoghi”, “pensare all’aria aperta” in una scuola “allievocentrica”, in cui gli studenti non siano contenitori da riempire (Paulo Freire), ma coscienze critiche da supportare. Attraverso questo progetto si è voluto offrire alle scuole della VI Provincia ed alle comunità della stessa, l’opportunità di percorrerne gli aspetti storici, economici, scientifici e ambientali, per imparare a utilizzare al meglio le risorse, per impegnarsi a costruirne altre, per operare per un futuro in cui sia piacevole e importante vivere. Stimolati ad apprezzare i modi in cui si snoda la vita di una società, educati a vivere il loro ambiente come una componente essenziale alla stessa esistenza, i giovani che partecipano alla vita collettiva sviluppano competenze, cultura, interessi e flessibilità mentale e diventano a loro volta risorsa e patrimonio della loro città.

È un campo di elaborazione e di esperienza, quello dell’educazione

ambientale, che è presente in tutti i Paesi europei e che negli ultimi decenni ha dato un importante contributo non solo alla costruzione di una educazione alla sostenibilità (ecologica, globale-locale, interculturale, solidale, civica), ma anche alla soluzione dei problemi ambientali del nostro tempo. Difficile immaginare nuovi comportamenti individuali e collettivi, senza un cambiamento culturale e di valori di fondo nelle nostre società e senza responsabilizzare e coinvolgere direttamente i cittadini. Nel nostro piccolo, con questo progetto, che ha avuto come motto “ognuno può fare la differenza”, slogan ufficiale dell’Ecoistituto Puglia, anche noi cerchiamo, attraverso le nostre attività, di fare la nostra parte, per migliorare la qualità della vita sul nostro pianeta. Elvira Tarsitano Alma Sinibaldi Francesco Ciccone


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L’accoglienza vera ha creato un substrato di solidarietà che protegge dalla crisi e rende meno soli tutti

Bari oggi è una città diversa Abdil è partito per l’Etiopia.

Incontrerà la madre dopo otto lunghi anni. Si avverte la sua assenza al Mercato Occupato, luogo in cui si intrecciano e si moltiplicano le storie di riscatto che hanno caratterizzato gli ultimi dodici mesi nella nostra città.

Il 18 ottobre 2009, Abdil e i suoi compagni Somali, di ritorno

dalla manifestazione contro il razzismo a Roma, scelsero di occupare il Ferrhotel di Bari. Vivevano per strada, estromessi dal Cara dopo aver ottenuto il Diritto d’Asilo, camminavano nella notte in cerca di una panchina da cui essere scacciati malamente dal primo vigile urbano che li scopriva.

Oggi, dopo quasi un anno, hanno una casa. Il Ferrhotel è

adesso vissuto da oltre quaranta cittadini somali che, dopo esser sfuggiti dalla drammatica guerra che ha distrutto le loro vite e quelle dei loro parenti e amici, hanno trovato finalmente la pace, in un paese che comunque stentava ad accoglierli. Ciò perché l’assurda situazione legislativa prevede che una volta ottenuto il diritto di restare in Italia si viene a perdere quello, altrettanto fondamentale, di avere un tetto sopra la testa. Sono infatti completamente assenti le politiche per la seconda accoglienza nella città di Bari (le tende rappresentano posti letto buoni solo per la propaganda elettorale), e i profughi - provenienti dai paesi rovinati dallo sfruttamento neo liberista - trovano solo sistemazioni arrangiate per superare il freddo della notte. Il Ferrhotel, per questi motivi, rappresenta qualcosa di più di una casa. Rappresenta la vittoria di persone che hanno saputo autorganizzarsi e lottare per i propri diritti. Rappresenta un concetto vero di inclusione, una comunità proveniente dalla lontana Africa che vive nel centro della città e non in una

diroccata periferia. Rappresenta, infine, la parte migliore di Bari, un luogo dove numerosi attivisti, solidali alle difficoltà di quella gente, dal primo minuto si sono messi a disposizione per far capire che oggi esiste uno scarto incredibile tra le istituzioni e le persone in materia di accoglienza.

Mentre infatti le retoriche e le leggi razziste imperversano nei

palazzi governativi come vessilli con cui veicolare il consenso sul tema della sicurezza, mentre i media e le televisioni promuovono una xenofobia forsennata e ingiustificata per rafforzare le politiche di cui sopra, le donne e gli uomini, in Italia, dimostrano quotidianamente di conoscere alla perfezione il significato della parola “accoglienza”. Uno scarto, questo, destinato a diventare conflitto nel momento in cui le istituzioni calano dall’alto decisioni senza tener conto delle storie che sono state scritte e delle vite che hanno attraversato i lunghi corridoi del Ferrhotel. Dopo l’occupazione della Comunità So-

mala, sempre a Bari un gruppo di Eritrei e Sudanesi ha aperto le porte di un ex liceo, emulando quell’esperienza di riappropriazione degli spazi e moltiplicando quindi i nessi che intercorrono tra l’abbandono dei beni pubblici e le politiche di accoglienza. Successivamente è nato il Centro Sociale Mercato Occupato, costruito da molti degli stessi attivis ti che hanno so s t en u t o l’occupazione del Ferrhotel, ed oggi centro di ritrovo per italiani e migranti che hanno condiviso quel percorso di lotta.

La città di Bari ha ripreso a tessere i suoi legami, a

ricucire quel tessuto urbano che gli abomini edilizi ed economici stavano inevitabilmente distruggendo, l’accoglienza vera ha creato un substrato di solidarietà che protegge dalla crisi e dalle crisi, e rende meno soli tutti. L’amministrazione comunale sembra non capirlo. In un anno che ha cambiato il volto di una città ed ha gettato le basi per la costruzione di una vera alternativa al modello di sfruttamento proposto dalle attuali classi dirigenti, i burocrati che affollano il Palazzo di Città non hanno saputo far altro che chiudere un occhio sulle occupazioni fatte dai migranti (senza però con-

cedere acqua e luce) e far partire le denunce per gli occupanti del mercato coperto di Poggiofranco. Infatti nella loro fredda interpretazione dell’apparato normativo, l’occupazione fatta per acclarate situazioni di emergenza è ammessa. Ma non a tempo indeterminato (e quando mai questa parola può ritrovare cittadinanza! Sic!) mentre le altre occupazioni vanno perseguite penalmente. Così eccoli oggi, chiusi nei loro uffici e pronti a far firmare carte bollate per distruggere in poco tempo quello che in dodici mesi è stato costruito. Occupare sì, occupare no, legale sì, legale no, come tanti robottini ripetono ossessivamente questi quattro concetti e pretendono di far girare in questo modo la città.

Non funziona proprio così.

Perché il percorso iniziato dodici mesi fa è un percorso fatto da donne e uomini che si sono ritrovati “sorelle” e “fratelli” nella pratica della lotta e “compagne” e “compagni” nella rivendicazione dei propri diritti. Un percorso che prevede come unico traguardo possibile il riscatto collettivo, e per questo immune ai continui tentativi di frammentazione operati dall’alto e dal basso. Figuriamoci a qualche carta bollata. Bari oggi è una città diversa. Se lassù non se ne sono ancora accorti, se ne accorgeranno. Andrea Strippoli


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Le Banche del Tempo promuovono iniziative finalizzate alla socializzazione e alla crescita comune

Affinità da ricercare

Nella piena convinzione dell’appartenenza ad un unico mondo.

Quest’anno ricorre l’Anno europeo della “lotta alla povertà e all’esclusione sociale”, una

realtà ancora troppo pressante nei Paesi in via di sviluppo, ma che si rileva spesso nell’attuale società accanto ad un altro male comune, quello dell’emarginazione.

Siamo tanti e, apparentemente, diversi per colore della pelle, forma degli occhi, lingua e via dicendo e nella nostra cultura, purtroppo, sono ancora molto presenti atteggiamenti discriminanti che tendono a evidenziare le differenze e, non da meno, le posizioni economiche più agiate che influiscono a creare divari. Di che colore sei? Dove sei nato? Cosa fa tuo padre? Quanti soldi hai?... Queste sono le domande formulate da chi è vittima di retaggi e di credenze sull’esistenza di sottospecie umane imposte dalla diversità genetica, senza soffermarsi a considerare e riflettere sui tanti aspetti ed affinità, apparentemente meno importanti, ma che invece ci accomunano e non ci fanno poi così diversi. Tutti, infatti, esterniamo la felicità attraverso il riso, esprimiamo il dolore con il lamento, le reazioni di affetto con un caldo abbraccio o di paura con il pianto, tutti atteggiamenti dettati dal proprio carattere, dalla potenza dei sentimenti, dalla religione o dalla cultura. Sono emozioni forti, spontanee e naturali in ogni essere, in grado di influenzare e trasportare impulsivamente.

È il caso delle passioni, conna-

turate, che esplodono all’improvviso senza conoscerne la provenienza, che sviluppando forza ed energia, alimentano simpatie, amore e valori comuni. Partendo da questi presupposti, sembra essere questa la strada da percorrere per contrastare comportamenti antisociali e di intolleranza, facendo sì che le forze si uniscano, interagiscano fra loro in un’ottica di rete invisibile, esplorino e sperimentino le tante potenzialità formative e di percorsi educativi e di buon esempio.

È questa la strada che stanno seguendo le Banche del Tempo, promuovendo attività sociali, culturali e sportive che aiutino la ricerca di affinità e passioni, in grado di trasmettere emozioni positive,

nella piena convinzione dell’appartenenza ad un unico mondo. Le Banche del Tempo, molto sensibili a questi problemi, operano nell’ambito di un’ampia disponibilità, finalizzata alla cultura, ma anche alla socializzazione e alla comune crescita. Dunque quest’anno si presenta l’occasione per rinnovare l’impegno che portano avanti da sempre, sollecitando l’aiuto reciproco nella vita di tutti giorni, oggi più di ieri, in virtù del particolare e difficile momento di crisi economica, ma anche crisi di rapporti umani, del rispetto e degli affetti in generale, a causa di superficialità, assenza di valori e di etica.

L’Associazione Bdt “Vola in Tempo Bari”, che intende farsi porta-

voce di testimonianze concrete sul territorio, in occasione della Giornata nazionale sull’inclusione sociale, ha puntato sullo sport, come mezzo unificante, in grado da sempre di chiamare le diverse culture al confronto e favorirne l’amicizia, la fiducia, la condivisione di emozioni, la pace e il dialogo tra popoli, nell’ambito di una sana competizione. Da sempre lo sport è un ottimo veicolo, elemento aggregante per eccellenza, in grado di favorire le relazioni, di cementare i rapporti interpersonali, rendendoli autentici, in grado di abbattere i pregiudizi educando al rispetto per gli altri esseri umani, in quanto tali, alla tolleranza, alla condivisione, all’accoglienza e all’indiscriminazione. Lo si può considerare una scorciatoia alla confidenzialità, utile in quegli ambiti dove la comunicazione, l’intesa e la stessa empatia vengono sabotate da evidenti differenze culturali, dall’influenza negativa di preconcetti, dove il tempo non è mai troppo e diventa particolarmente importante la capacità di creare un impatto immediato, efficace ed assolutamente positivo.

Oggi tutti vorremmo vivere nel posto migliore al mondo!

Ma, in fondo, il posto migliore è quello in cui si rispettano i valori umani, la libertà dei diritti, l’accoglienza, le pari opportunità di accesso allo studio e al lavoro, l’uguaglianza. E perché allora non provarci? Evelina Giordano

ERGO Srl Via Imbriani, 67 - 70121 Bari Tel. 080.5586748 - 080.558.67.75 Fax 080.553.07.43 - 080.550.11.43


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Politiche Sociali

Il punto su immigrazione da lavoro e inclusione sociale

A Bari circa 9.000 immigrati di oltre 100 nazionalità Immigrazione = P esclusione socia overtà ed le, un paradigma insuperab ile? No, soprat

tutto se pa in risposta ad un rliamo di immigrazione a ric dove, a differenz hiesta di manodopera a dell’immigrazio ne-fu siamo in presenza di una movimento ga, sempre sereno e programmato, de quasi siderato da ll o st at o ac co gl ie nt e qu an to dall’immigrato, anche se ciò no n basta a garantire ordine e Dossier Statistico legalità. Dai dati del Caritas Migrantes a dicembre 2008, in Pugl ia sono censiti cir ca 74.000 immigrati comun ita residenti e con la ri ed extracomuniari, voro più o meno stabile. Di questi circa la m denti a Bari. Sono età, 31.000, sono residivisi in ben 104 cittadinanze diverse, di cui 85 provenient i da paesi extraeuropei e 19 da paesi dell’UE numerosi sono gl . I più i seguono i mauriz albanesi, circa il 24%, iani i greci 5%, beng 18% circa, i cinesi 7%, alesi 4%, filippini 3% seguire etiopi 2,6% , eritrei 2,4%, mar e a 2,3%. occhini

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ecco chi favorisce la convivenza e la conoscenza tra Baresi e immigrati L’istituto di Inte rc Ladante, il Grup ultura, l’associazione po Erasmus e la Banc Tempo Bari stan no mettendo a a del punto i prossimi corsi di It finalizzati al supe aliano per stranieri ra la certificazione mento dell’esame per dell’italiano, indi spensabile anche ai fin i del lavoro.

E’ superfluo dirlo ,m canza di lavoro a la mane nero continuano ad es il lavoro se

Infine, ci sono qu occupano di co elli che si mmercio: i cinesi con i loro negozi e

hanno portato all’apertura di uno spor tello di re gli ostacoli Banca Etica e più grandi al di due negozi di commercio equo sono quas l’inclusione sociale. Le donne i sempre occupa e solidale come te re gestite anche da altà produttive grazie al rassicurante ef , soprattutto fetto di essere “ex immigrati”. spesso “c ollocate” at Più diff icile l’ins traverso le parrocchie. Il 22 settembre er scorso nella chie sa di San persino, nel lavo imento degli uomini, Marcello, a Bari, ro nero. Ancor pi il parroco, Padre ù difficile Gianni, capire i numeri di ha accolto l’ann uale riunione pr ogettuale fortuna di partec quanti, avendo avuto la del gruppo Migra ipare ntes sembrava quello . L’obiettivo apparente professionale per a corsi di formazione stranieri, siano di organizzare le fe tt iv am en te po at di volontariato, in favore degli im tività ri us ci ti a tr i efov ar e migrati, un’occupazione. ma alla fine dell’ M a incontro ho capi to anche L’Arci è impegn torniamo a chi fa cosa, il proposito sott at eso: fornire un sostegno favorire il ricongi a concretamente per alla “comprensio ungimento delle ne famiglie. baresi che di fatto ” soprattutto a noi ai , volenti o nolent i, siamo L’ quelli che accolg Is tituto di In ono.

i marocchini con le bancarel le. A Bari, rapprese ntan lazione resident o il 10% della popoe etnie e citt adin e benché diversi per anze stumi, hanno qu , per religione e coalcosa in comun loro: vivono in un mondo para e tra lle nostro, sono qu i, nella nostra ci lo al Ci siamo abituati ttà, abitano le nostre alla loro precase scuola con i nost , i loro figli vanno senza e li riconosc ri, iamo e idene sono un “altro” ma, alla fine, vivono un tifichiamo per le con il nostro solo iverso che comunica caratteristipe te r stretti fini di ne che somatiche, sità, e noi raram cesdell’Università rcultura ente, in quanto le abitudini ch L’ in a d condividono in di m se i Bari st a vi ntiamo la respon piezza di vedute du e qu sabilità o nutria i, se g u e e d n attività/lavori ch anto gruppo e per le se d il m o m o pl il 9 ic e desiderio di ragazzi venuti a clima intercultu e pr fare qualcosa di no. Gli Albanesi, evalentemente svolgorale li ho re- studiare qui a Bari per un concreto per co anno da ben noscerli meglio per esempio, ar pa spirati fin dalle p esi diversi. La Ba e aiutarli rivat qualità di profughi ad integrarsi. nca del Tempo Vo 9 ri Non è af far no negli anni ’90, so i in m e p Te ro m la in p po o Bari, in occasion stro, no oggi del tutto natura queste cose ci so e dalla Giornata lizzati e spesso no le istituzioni per ste: I padri Comboniani stanno Na zi on al svolgono e professioni delic de , so le as- un corso su ciazioni, la chie ate, ll’Islamismo per preparando ganizzato, lle Banche del Tempo ha orsa. sfatare fermieri. Rumene, molti infatti sono inil 10 ot baresi l’equazio Russe, Moldave, Po ne Islam=fonda in noi tra studenti ita tobre, una gara di nuoto ed Ucraine, quas lacche m liani e stranieri. en sm ta o= liter-rorismo. A no Proviamo, allora i es Lo spazio disponibile non vembre, frutto de sono qui per fare clusivamente donne, , ci consentiva se co a lla co lla bo n ra o zi sc le badanti; sono on e e tr non una a ra pi Di da oc re qualche p esi e comune di carrellata, ma su fondibili i loro ra in Bari, usci ffici duni in via Spar concoloro che concre rotagonista tra dei se rà, in opuscolo, una mappatura che esiste un desiderio ente per capire ano nei giovedì pomerig rviz ta in espansio gio. Mauriziani e conoscenza recip per favorire la co mente fanno qualcosa poters i per gli stranieri, una guida pe Filippini sono noti per pu roca, una volont ne di r ta di nvivenza paritar i orientare tra le lizia e garbo e so à concreia vi e , ta ta sana spesso sc produttiva tr a no quasi nt comune. Ho inco tutti impiegati in oordinate tra loro e iniziative, impieg ntrato studenti, qu Già prima che l’i baresi e immigrati. è un at . i, Qu nostre case. Cing alità di domestici nelle pr es ofesso to, infatti limite del lavoro mm ales sacerdoti e suor ri universitari, medici, puramente volont se a Bari, l’attua igrazione raggiunges- rio: le a pulizie nei cond i ed Etiopi sono addetti e, persone di tu ale consistenza, in iz omini e negli uffic ia tiv tte le età, e ci sono, ma og etnie e religioni più di 20 esse anni fa, i padri i o come lavapiatti nei ris nu ac na di è Co un m toranti. derio molto sem comunate da un desiviato quei prog boniani avevano av- render mondo, riuscire a coordinarle plice: vivere meg e me, etti di intercul lio, insietura che cher le parte di un universo ne ampl in questa città. ifiebbe gli ef fetti. Maria Giovanna Losito


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Lettera all’avvocato Mi spiano! Salve avvocato, le scrivo per porle una domanda che di primo acchito le parrà strana. È giusto che il mio datore di lavoro possa per mezzo di una webcam controllare tutto quello che faccio? È da circa sei mesi che il mio datore, titolare di un esercizio commerciale, ha predisposto due webcam nel negozio, una che punta al bancone dietro il quale mi trovo allorquando mostro la merce e l’altra in direzione del corridoio che finisce alla porta del bagno. Il motivo del mio disagio sta nel fatto che sento i suoi occhi continuamente addosso, mi sento osservata in tutto quello che faccio anche quando vado in bagno. Ho provato a rimostrare, ma lui mi ha riferito che è assolutamente necessario per evitare i furti nel negozio che da un po’ di tempo, a suo dire, stanno diventando numerosi. Ora io non metto in discussione il fatto che la prevenzione dei furti costituisca una priorità per il mio datore di lavoro, ma è giusto che questo debba ripercuotesi sulla mia privacy? Mi creda, avvocato, la mia contrarietà alle telecamere non nasce dalla necessità di nascondere qualcosa, ho sempre svolto il mio lavoro con diligenza e onestà, anche se il mio datore di lavoro crede che io quando posso approfitto delle sue assenze per non fare nulla. Sento un disagio continuo e non sono serena perché ho paura continuamente di sbagliare…. e penso che non vorrei essere guardata in ogni momento. Questo mi imbarazza non poco. Grazie per la risposta che vorrà eventualmente darmi!

Riciclarte

Opere d'arte partendo da materiali di riciclo

Lettera all’avvocato A cura dell’avv. Laura Lieggi

Gentile signora, il Garante per la Protezione dei dati personali, con un provvedimento del 10 giugno 2010, è tornato a disporre sulla problematica della videosorveglianza nei luoghi di lavoro. Questa necessità è nata dal fatto che l’argomento relativo alla videosorveglianza è divenuto un assillo per molti lavoratori che come lei dicono di sentire “gli occhi del datore di lavoro addosso”. Emblematico il caso di una dipendente che ha denunciato l’installazione di una webcam presso due distinti punti della ditta presso la quale lavorava, intravedendone la violazione del principio della protezione dei dati personali e della normativa che dispone circa i di controlli a distanza sull’attività dei lavoratori (art. 4, Legge n. 300/1970). Il titolare della ditta ha voluto sottolineare che “l’impianto di videosorveglianza era stato posto in essere esclusivamente ai fini della sicurezza, affinché operasse da deterrente contro eventuali furti” e che “era stato mostrato dal titolare ai lavoratori i quali avrebbero espresso un consenso orale” e che “l’impianto sarebbe stato fatto funzionare sporadicamente ed ad ogni modo nei giorni in cui il datore di lavoro non era presente presso il punto vendita”. Il Garante, ancora una volta, ha ritenuto illegittimo il trattamento dei dati personali effettuato a mezzo videosorveglianza all’interno della ditta e ne ha disposto il blocco in quanto dagli accertamenti effettuati non è stata provata la conformità alla procedura di cui all’art. 4, Legge n. 300/1970 e dei principi riconosciuti nel

Martedì 26 ottobre dalle 17.00 alle 19.00 presso la Feltrinelli di Bari un gruppo di artisti capitanata da Sergio Scarcelli creerà opere d'arte partendo da materiali di riciclo. Bicchieri e piatti di plastica, vecchi libri strappati e tutto ciò che normalmente finerebbe nel cestino dei rifiuti si trasformerà in maniera imprevedibile.

provvedimento generale del Garante del 29 aprile 2004 in materia di trattamento di dati personali effettuati tramite sistemi di videosorveglianza, sostituito dal provvedimento generale dell’8 aprile 2010. Difatti, l’informativa ai lavoratori interessati non era stata completata e addirittura non era presente all’esterno dei locali, per cui tutti coloro che accedevano in quell’aria (clienti, o altri soggetti) non erano a conoscenza del fatto che stavano accedendo in una zona videosorvegliata. Il Garante si è più volte soffermato sancendo il diritto per tutti i cittadini che transitano nelle aree sorvegliate di essere informati della rilevazione dei dati, anche con modelli semplificati, quali un cartello con un simbolo ben visibile, con l’indicazione di chi effettua la rilevazione delle immagini e per quali scopi. Dunque il tuo datore di lavoro dovrebbe prima di tutto uniformarsi alla normativa, perché a quanto tu riferisci non l’ha fatto e poi dovrebbe regolarizzare l’uso delle telecamere in modo chiaro e pacifico da non rappresentare un nocumento alla tua privacy. Per esempio, non vi è alcuna ragione di puntare la telecamera in direzione del bancone dietro il quale tu lavori, dovrebbe collocarla in direzione dell’area che viene occupata dai clienti, se sospetta che qualcuno di essi possa sottrarre illegittimamente qualcosa. Inoltre, se nel corridoio in direzione del bagno non vi è della merce, il datore di lavoro non ha nessun diritto di sottoporre a videosorveglianza quella zona, in quanto appare chiaro che in quel modo vuole controllare chi si reca in bagno e non chi si rende autore di furti o appropriazioni indebite. Spero di esserti stata utile. Avv. Laura Lieggi


Progetto Città

La crescita della nostra società in termini di integrazione sociale

rilancia la formazione e la ricerca di strumenti ineludibili per uscire da problematiche legate all’isolamento, all’abbandono e alla discriminazione. Occorre un rinnovamento delle politiche di welfare e promuovere condizioni di benessere generalizzato.

Le iniziative dell’Associazione “Le Contrade” di Locorotondo, guidate

dal dinamico Raffaele De Mitri, si propongono di favorire legami sociali, interazioni tra soggetti e partecipazione attiva delle reti sociali. L’Associazione suddetta ha dato vita in diversi anni a progetti rilevanti, tra cui il più recente, la creazione della Banca del tempo, libera associazione di persone che si auto-organizzano e si scambiano il loro tempo per venirsi incontro in quelle che sono le necessità quotidiane. La Btcl si avvale di un sistema non monetario, basato su prestazioni aventi natura di beni, di servizi e di saperi, incoraggiando e valorizzando l’incontro tra persone prima sconosciute, con l’obiettivo di lottare contro la solitudine.

Notevole l’esperienza realizzata durante il periodo estivo dall’Associazione “Le Contrade” presso la Residenza per anziani “Casa Neemia” di Locorotondo, la quale ha aderito con entusiasmo al progetto della Banca del tempo, coordinato dall’assistente sociale Rosanna Carbotti, che ha voluto avvalorare le potenzialità degli anziani attraverso il recupero delle tradizioni (non dimentichiamoci che presso i latini il senex era colui che rappresentava la saggezza, l’esperienza, l’eccezionale dignità dell’uomo, oltre la sua età adulta). Diversi incontri, tenutesi presso

la Struttura, hanno visto a confronto bambini e anziani, dove questi ultimi hanno rievocato usi e costumi del passato e dove gli stessi bambini hanno messo gli anziani di fronte ad un modernissimo presente, sorretto da un lessico completamento mutato. Certamente la tecnologia ha fornito congegni e giocattoli elettronici che le generazioni del passato non si sognavano nemmeno.

Diversi i temi trattati, dalle

abitudini culinarie al lavaggio del vestiario, ai mezzi di trasporto all’organizzazione di matrimoni e non ultimo un laboratorio di orecchiette, dove alcuni anziani, gareggiando tra di loro, hanno insegnato ai piccoli l’arte della pasta fatta in casa.

Gli anziani hanno sottolineato il repentino cambiamento nella struttura

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familiare e nel sistema di valori, il diverso tipo di rapporto che nell’attuale società c’è tra genitori e figli, rapporto che un tempo era soggetto ad un severo rispetto dei ruoli e alla subalternità dei figli alle decisioni dei genitori.

Sentito anche l’argomento legato all’agricoltura, dove un

tempo gli uomini ne praticavano una di sussistenza, cioè vivevano dei prodotti che essi stessi coltivavano, a differenza di oggi dove predominano le grandi aziende. Insomma, non sono mancati gli argomenti, i ricordi e le riflessioni, così come non sono mancati neanche canti, balli e musiche popolari, grazie alla fisarmonica di Martino Albanese e alla voce di sua moglie Giovanna Capitaneo. I due hanno rievocato canti conservati nella memoria degli anziani, i quali hanno avuto la possibilità di condividerli con i più piccoli, lasciando questi ultimi affascinati dalla bellezza di melodie rammentate con sicurezza dagli anziani.

Un progetto che si è concluso il 9 settembre, tra dolcetti, applausi e parole di ringraziamento da parte degli ospiti nei confronti dei rappresentanti dell’Associazione “Le Contrade”. La dott.ssa Rosanna Carbotti ha ribadito l’importanza di restituire a questa istituzione tutta la dignità, che è socialmente riconosciuta, tutta la forza di coesione sociale, che le è connaturale. Una comunità è concepita in modo completo se comprende tutte le fasce possibili di individui, che la possono correttamente rappresentare e che tra di loro si rapportano

Ritorno

al Passato con interazioni di reciprocità circolare. Non è necessario la condivisione dei valori per la ripresa del dialogo intergenerazionale, quanto piuttosto la spinta determinata dalla rispettiva autostima dei tesori culturali, che ogni stagione della vita possiede come espressione della propria tipicità.

Significativo il discorso del

presidente Raffaele De Mitri, il quale si è rivolto agli anziani con queste parole: “Il nostro non è un addio, ma solo un arrivederci, perché non vi lasceremo mai soli, continueremo ad essere con voi”. Raffaele De Mitri

Tra le tante iniziative dell’Associazione “Le Contrade” di Locorotondo, guidata da Raffaele De Mitri, quella sul recupero delle tradizioni ha messo a confronto con entusiasmo bambini e anziani. PUNTI DI DISTRIBUZIONE

ISTITUTO TECNICO PANETTI Via Re David 186 - Bari BANCA DEL TEMPO - BARI Via G. Petroni 33 - Bari BARATTO/ADIRT + GRUPPO POST Via Abbrescia 45/47 - Bari CONSIGLIERA DI PARITÀ Via Gobetti 26 - Bari RUOTALIBERA Via de Nittis 46 - Bari PUB “IL PELLICANO” Via Quarto nc - Bari LEGACOOP PUGLIA Via Capruzzi 228 - Bari

EDICOLE

EDICOLA MORETTI Via Buccari, 110 SASSANELLI G. C.so Benedetto Croce, 132 GREGORIO P. L.go Adua (Ang. Via Abbrescia) PER - EDICOLA Via Trav.sa Camillo Rosalba, 49 NEW EXPRESS DI LINETTI C. – C.so Cavour Ang. P.zza 4 Novembre SARA SEBASTIANI - Rivendita giornali e libri - Via A. Gimma,96

LIBRERIE

FELTRINELLI Via Melo DELPHI di Maselli Maria C.so Sonnino, 167 LATERZA Via Sparano QUINTILIANO Via Arcidiacono Giovanni ROMA P.zza Moro


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Una risposta al processo Un autobus bipiano d’impoverimento “vintage” diventa un centro culturale mobile per Bari culturale Nasce un progetto che ha un senso

compiuto di quella visione delle risorse che sono destinate a rifiuto per volere di una economia ufficiale. Un progetto che guarda al recupero di vecchi materiali e a quella possibilità di occupazione che offre la possibilità di integrazione a quanti sempre più poveri…hanno nel proprio codice il riconoscere le risorse a costo zero e farne una economia di sopravvivenza…ma anche di giustizia…

Bari ha tante possibilità per

riconoscersi in un percorso di integrazione degli ultimi… perché ha tante risorse... perché ha in molti giovani la voglia del riscatto…perché ha nei tanti extracomunitari e nei tanti che lasciandosi alle spalle una vita di dolore sono qui per ritrovarsi in quella dignità che è un diritto di ogni essere umano… Nell’indefinibile mondo del “bene comune” sono state recintate tante belle intenzioni da un mondo politico che sa bene come usare le belle parole tenendo solo per se la concretezza dell’utilizzo di ciò che appartiene a tutti.

vincoli fiscali ed economici i cui obblighi riducono le potenzialità aggregative costringendo a cercare nuove potenzialità e certezze…sviluppando così un senso di ricerca in una dimensione più concreta rispetto alle tante filosofie di accoglienza e di integrazione che da sempre hanno costituito un cavallo di battaglia contro le ingiustizie…

Il riuso dei materiali e il riciclo comincia ad essere una pratica

diffusa anche fra i giovani…pratica che voglio ricordare è da sempre una normalità nelle piccole comunità, soprattutto qui al sud…e fra i più poveri. Questo è il pensiero che sta facendo

Prossima fermata!

Abbiamo accumulato esperienze importanti in questi anni…il

mondo associativo ha dovuto sviluppare un senso di protezione da un sistema che non gli consente più di avere quella libertà da

crescere esperienze importanti un po’ dappertutto con particolare attenzione a tutte quelle risorse abbandonate di proprietà delle tante amministrazioni, che ignare delle potenzialità che, queste risorse possono costituire in termini di occupazione, e soprattutto possibilità di integrazione come nella nostra esperienza del progetto “prossima fermata”.

da Osservatorio Sud Questo il senso che motiva il progetto:

oggi… il recupero di un vecchio bus bipiano è diventato un sogno che si realizza, rimasto l’ultimo recuperabile era in servizio nella città di Bari tra gli anni ‘70 e ’80. Il progetto prevede nella parte superiore la realizzazione di una galleria didattica ed artistica sul riuso e riciclo. Nella parte

inferiore uno spazio per la produzione di eventi culturali e un museo sulla storia veicolare urbana… Si vorrebbe farlo stazionare a periodi alterni in tutti i quartieri della città, coprendo così quel vuoto socio educativo che oramai da troppo tempo fa delle giovani generazioni le vittime preferite, ma soprattutto costruendo un nuovo modo di fare progetti, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Bari e l’ A.m.t.a.b. spa, l’indirizzo è quello della auto sostenibilità.

Il progetto “prossima fermata” è una risposta a quel

processo d’impoverimento che tutto sottrae indebitamente senza pietà per i più deboli… e che hanno come unica possibilità la loro forza di adattamento e lo spirito di rielaborazione di nuovi e possibili equilibri… trasformando quello che a dispetto del consumo sembra non poter avere più una funzione…

Questo progetto ha avuto nella collaborazione con la

L’Autobus prima del recupero

cooperativa Artezian la soluzione per Velebija Adzovic 33 anni bosniaco di Stolac 10 figli che ha trovato occupazione nel recupero di un rifiuto che ora diventa patrimonio educativo e processo di integrazione per i più deboli…e per un’intera città che potrebbe cambiare il suo punto di vista… contro l’emarginazione e le ingiustizie… Sergio Scarcelli, Osservatorio Sud


Attualità

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Dinamiche e prassi di educazione interculturale nel territorio pugliese

Da: “Un tacco a colori” L’identità multi/interculturale della Puglia

In questi ultimi anni l’Europa ha vissuto eventi straordinari che hanno rotto gli equilibri consolidati ed hanno fatto crollare muri di ogni tipo. La libera circolazione di persone, risorse e capitali e le esperienze delle migrazioni hanno ulteriormente stimolato contatti e rapporti nuovi tra etnie, culture e religioni diverse. I confini nazionali sembrano essersi dissolti. Parallelamente a questo processo di rimescolamento tra le popolazioni della nostra società sono sempre più ricorrenti termini quali razzismo, xenofobia, intolleranza, integralismo,etnocentrismo. I mezzi di comunicazione di massa ci presentano quotidianamente casi di violazione dei diritti umani e di atteggiamenti dettati da pregiudizi, discriminazioni, ostilità verso persone, tradizioni, credenze, culture diverse dalla propria.

E tra le regioni del Mezzogiorno

d’Italia la Puglia è sicuramente quella più attenta e protesa verso l’Oriente, il Medio Oriente ed il Mediterraneo: un ruolo di cerniera e di raccordo tra diversi Mondi che è scritto nella sua storia. Questi nuovi scenari e quest nuova realtà sociale pongono problemi nuovi e complessi alle istituzioni e all’intero sistema formativo nazionale: la famiglia, la scuola, enti locali, le università, le associazioni. Penso si debba sottolineare quella che mi pare un’acquisizione storicamente fondata del pensiero umano ovvero che i valori positivi che danno

senso alla vita non siano patrimonio esclusivo di una sola cultura o di una sola confessione religiosa.

Da queste considerazioni discende automaticamente l’opportunità e, direi, la necessità di un confronto tra popoli, religioni e culture diverse, al quale accostarsi con la consapevolezza della propria identità e delle proprie radici , ma anche con la disponibilità ad accettare la diversità come valore e come occasione di crescita personale. Solo così si potrà concretamente realizzare il passaggio dalla multiculturalità, intesa come fredda e asettica coesistenza di più culture,all’interculturalità , che

postula e realizza l’incontro interattivo tra le stesse dal quale possono sprigionarsi stimoli, energie, impulsi. Il dialogo tra culture e religioni diverse infatti consente di scoprirne ascendenze comuni, seppur lontane nel tempo e stratificate nella storia : l’intercultura diventa così anche occasione per approfondire, talora, riscoprire le proprie radici.

La Puglia, nello specifico, ha risentito in modo particolare delle diverse confessioni e concezioni religiose che vi si sono diffuse nel corso dei secoli. E la scuola, che per sua natura,è chiamata

ad interpretare il presente della storia e a costruire il futuro, deve essere in grado di valorizzare il fatto religioso, in una prospettiva dinamicamente interculturale e deve ricercare e realizzare strategie educative e didattiche adeguate. Con l’insegnamento delle religioni la scuola ha la grande occasione di aiutare a superare pregiudizi e stereotipi; di far maturare negli allievi la distinzione, irrinunciabile, tra conoscenza e fede; di contribuire a far comprendere le difficoltà che si registrano, a livello di aggregazione sociale, in una comunità multietnica; di superare la tentazione, molto pericolosa per l’identità delle religioni, di cadere in una sorta di relativismo, di sincretismo e di agnosticismo.

La scuola con l’insegnamento delle religioni può offrire una chiave di lettura e di interpretazione di determinati fatti, ma può anche contribuire alla costruzione di una Europa più ricca, aperta e pluralista, nella quale le alterità non si annullino né si impoveriscano né si assimilino, ma si stabilizzino e si fissino in una dimensione circolare di scambio reciproco. Alberto Fornasari Esperto in Comunicazione e Processi Multi/Interculturali - Università degli Studi di Bari, Docente (a contratto) in Pedagogia Generale e Sociale e Pedagogia Sociale e Interculturale. Consulente per l’intercultura di “Teca del Mediterraneo”-Biblioteca e centro di Documentazione del Consiglio della Regione Puglia. - Consulente esterno per il Consiglio d’Europa sui programmi “Culture” e “Europe for Citizens”

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Dalla spiaggia ai campi la Posidonia si trasforma da rifiuto in risorsa LA POSIDONIA OCEANICA è una pianta acquatica, endemica del Mar Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Posidoniacee (Angiosperme Monocotiledoni). Ha caratteristiche simili alle piante terrestri, ha radici, un fusto rizomatoso e foglie nastriformi lunghe fino ad un metro e unite in ciuffi di 6-7. Fiorisce in autunno e in primavera produce frutti galleggianti volgarmente chiamati "olive di mare". Forma delle praterie sottomarine che hanno una notevole importanza ecologica, costituendo la comunità climax del mar Mediterraneo ed esercitando una notevole azione nella protezione della linea di costa dall'erosione. Al suo interno vivono molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione. Il posidonieto è considerato un buon bioindicatore della qualità delle acque marine costiere.

Da questo numero ospiteremo i contributi del giornalista Rai Pino Bruno, autore di numerosi libri come divulgatore del mondo digitale tratti dal suo blog www.pinobruno.it Come tutte le piante, anche quelle marine perdono le foglie, e la Posidonia non fa eccezione. I residui finiscono sulle spiagge, insieme con le alghe, e diventano rifiuti, che – per di più – puzzano quando marciscono sotto il sole. Un problema che può trasformarsi in risorsa, per l’ambiente e l’agricoltura, grazie al progetto dell' Istituto di scienze delle produzioni alimentari di Bari del Consiglio nazionale delle ricerche (IspaCnr) e dal comune di Mola di Bari, f inanziato dal programma europeo Life+. L’obiettivo è sviluppare un modello di gestione ecosostenibile dei residui, per il riutilizzo come fertilizzante dei residui di foglie e fusti che finiscono sulle rive. “Oltre che al compostaggio e all’utilizzazione agronomica del compost - spiega Angelo Parente, ricercatore dell’ISPA-CNR - si interverrà anche per minimizzare l’impatto sull’ecosistema costiero, mettendo a punto una strategia di pre-trattamento del materiale raccolto che ne migliori l’attitudine al riutilizzo in agricoltura”. “Le ricerche sul possibile utilizzo della Posidonia oceanica spiaggiata nel compostaggio sono svolte da anni – aggiunge il ricercatore - e grazie anche a questi studi, è stata recentemente rivista la disciplina in materia di fertilizzanti e fissata la quantità di posidonia che può essere aggiunta alle biomasse compostabili, sottraendola allo smaltimento in discarica che provoca produzione di percolato, inquinamento delle falde acquifere e aumento dei gas serra”.

Si aprono così nuove prospettive per l’impiego in agricoltura di queste

biomasse spiaggiate. “La posidonia, comunemente ed erroneamente considerata un’alga, è una pianta acquatica superiore che con le sue praterie svolge importanti funzioni: ossigenazione dell’acqua, fissazione dei fondali e protezione delle spiagge dall’erosione, riparo e zona di riproduzione per la fauna marina, nutrimento per pesci, cefalopodi e cordati”, prosegue Parente. “Periodicamente, però, essa perde le foglie e, soprattutto in concomitanza della bella stagione, si ripresenta il problema della gestione dei residui spiaggiati lungo le coste”.

Il progetto Posidonia residues

integrated management for ecosustainability (Prime) – svolto in collaborazione con il Comune di Mola di Bari (ente coordinatore beneficiario), la società di ingegneria, consulenza e servizi ambientali Eco-Logica srl, l’azienda di compostaggio dell’Acquedotto pugliese Aseco srl, l’azienda di macchine per la deumidificazione Tecoma – è stato selezionato dal programma europeo Life+ nell’ambito della sezione ‘Politica ambientale e governance, priorità risorse naturali e rifiuti’, tra oltre 600 proposte presentate da organismi pubblici e privati dei 27 paesi membri. Dei progetti che beneficeranno del fondo europeo ben 56 sono italiani e riceveranno complessivamente 94,2 milioni di euro. Pino Bruno


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Domenica 10 ottobre a Bari,

come in altra città italiane, è stata celebrata la Giornata nazionale delle Banche del tempo, ispirata al tema dell’inclusione sociale. Ancora una volta, l’anno 2010, designato dal Parlamento Europeo “L’anno per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale”, ha visto le Banche del tempo affrontare il problema attraverso la ricerca e la sperimentazione di nuovi strumenti utili a favorire la partecipazione e la fiducia tra individui, l’amicizia, a sconfiggere le incertezze di questo momen-

sigliera delle Pari Opportunità della Regione, Teresa Zaccaria, il Presidente della Fin regionale, Nicola Pantaleo, ed altri rappresentanti di Associazioni impegnate nel sociale.

Il Magnifico Rettore, durante il suo intervento, ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa in virtù del valore sociale e del messaggio positivo che si intende far passare, ovvero “lo sport per tutti”.Ha poi manifestato la sua personale soddisfazione nel vedere sempre più impegnata la Bdt “Vola in tempo Bari”, che ama mettersi in gioco, incoraggiandola a proseguire nel ruolo di promotrice di questa prima edizione dell’evento. Gr ande apprezzamento e interesse ha suscitato poi la lezione teorica di “Elementi di salvamento”, egregiamente tenuta da Istruttori federali.

Ma che domenica! Altro che domenica! Studenti italiani e stranieri si sono incontrati al Cus di Bari per la gara di nuoto organizzata dalla Banca del tempo.

to storico, che non sarà solo ricordato per la crisi economica a livello mondiale, ma anche per le difficoltà riscontrate nei rapporti umani. In occasione di questa giornata, la Banca del tempo “Vola in tempo-Bari” ha collaudato una nuova pratica di inclusione, nuova solo per le Bdt poiché, da sempre si sa, lo sport è riconosciuto lo strumento aggregante per eccellenza, fondato sulla sana competizione, in grado di creare delle relazioni autentiche, dialoghi interculturali, che opera in ambiti liberi da pregiudizi e discriminazioni, nel rispetto delle diversità e della dignità umana.

Nell’impianto natatorio del Centro universitario sportivo di Bari si è svolta la

Un momento delle premiazioni

Tra gioia e spensieratezza, emerge la voglia di stare insieme, condividere emozioni, dialogare e confrontarsi.

prima Gara di nuoto non competitiva/amatoriale, per studenti italiani e stranieri, organizzata con la collaborazione del Comitato regionale pugliese Fin (Federazione italiana nuoto) e con il patrocinio del Comune di Bari, della Provincia di Bari, della Regione Puglia e dell’Università degli Studi di Bari.

Una piacevolissima giornata

svoltasi all’insegna della “Festa dello Sport” che ha visto, nel pomeriggio, numerosi giovani di diversa età cimentarsi in una gara di nuoto amatoriale, immersi contestualmente in acqua e in un clima di totale armonia, senza la pretesa di essere dei campioni, ma per il semplice piacere di partecipare e condividere quel momento fatto di gioia e spensieratezza, molto rari di questi tempi.

La manifestazione sportiva

Foto di gruppo degli organizzatori

è stata preceduta, nel corso della mattinata, dalla conferenza di lancio a cui hanno preso parte, tra gli ospiti: il Magnifico Rettore dell’Università di Bari, prof. Cor r ado Petroce l l i , l’Assessore allo sport del Comune di Bari, Elio Sannicandro, il Consigliere provinciale Leonardo Lorusso, la Con-

Identificandolo uno strumento innovativo per il territorio, il Prof. Petrocelli ha posto l’attenzione sull’influenza positiva che tale disciplina potrebbe avere nell’ambito della didattica universitaria e non solo, garantendo così il suo appoggio per la realizzazione di questo progetto, nel prossimo futuro. Serafina Gelao, presidente della Banca del tempo “Vola in tempo-Bari”, nel suo intervento ha sottolineato l’importanza delle relazioni umane: “L’esigenza di stare con gli altri, di confrontarsi, di accogliere e donare è un’esigenza che fa parte della nostra cultura, ma spesso viene offuscata dal tempo in cui viviamo. Un tempo veloce,

faticoso, complesso, a volte addirittura incomprensibile. Occorre allora riacciuffarlo, il nostro tempo, non solo per aumentare il nostro reddito e impossessarci di beni materiali, ma anche per aumentare la qualità delle relazioni con gli altri, il confronto con chi è diverso da noi, con diverse e nuove esperienze di vita e culture.

Gli avvenimenti, le nostre vite,

ci parlano di un mondo che sta cambiando. C’è molto lavoro da fare- ha evidenziato Serafina Gelao - per costruire un nuovo modo di vivere. Bisogna prima di tutto imparare a stare insieme. Non è facile... La diffidenza, lo scetticismo, la paura sono sentimenti molto diffusi e prevalgono”.

Ci auguriamo dunque che inizia-

tive come questa giornata dedicata allo sport e al nuoto siano sempre più frequenti e condivise, perché, come dice l’architetto Michelangelo Pistoletto, “nuotare in una società in cui tutti nuotano bene è una cosa che si può imparare”. Evelina Giordano


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La parola Rom signif ica “uomo”.

Con il termine “Roma” (plurale di Rom in lingua romanì) è più corretto definire una parte della popolazione - comunemente chiamata “zingari” - i cui membri provengono, in prevalenza, dall’Europa dell’est. Storicamente la genericità, l’approssimazione e il luogo comune, facili da assimilare e da usare, sono vizi drammatici che non solo hanno prodotto distorsioni d’identità e culture ma che hanno provocato - e provocano ancora oggi, come è successo in passato per altre minoranze, facili capri espiatori degli stati di malessere della società - soprattutto in Europa l’insorgere profondo di atteggiamenti discriminatori e di politiche oppositive a qualsiasi rispetto dei diritti umani. Bari da questo punto di vista sembra muoversi in controtendenza con ciò che i vari Sarkozy e Berlusconi teorizzano e realizzano per accontentare e rassicurare in periodo di crisi globale il corpo molle della piccola borghesia benpensante. L’esperienza del Campo Rom al quartiere Japigia, una comunità che è riuscita faticosamente – grazie anche al concorso di associazioni e operatori locali fortemente impegnate in ambito educativo e interculturale - a farsi riconoscere e rispettare e a produrre azioni propositive (persino una cooperativa di lavoro:“Artezian”), è diventata, pur con tutti i problemi e i limiti ancora presenti, un esempio di politica di inclusione sociale. Cresce, inoltre, pur tra mille contraddizioni e ritardi, anche una sensibilità istituzionale che fa ben sperare.

Arrivederci Roma!

Per una comunità Rom che a Bari ha imboccato la strada di una

possibile condizione per rivendicare diritti di cittadinanza, un’altra nella stessa città, in un altro quartiere –Poggiofranco - non riesce ancora del tutto a trovare le medesime coordinate di percorso. Da tre anni, infatti, nel territorio di S. Candida si sono insediati alcuni nuclei familiari di Rom rumeni, stessa provenienza di quelli di Japigia. Per la loro situazione, assai più problematica a causa della mancanza di acqua corrente e di servizi igienici attrezzati nel campo - la luce è fornita da generatori - sulla base dell’azione assistenziale promossa dal Servizio Sociale della Terza Circoscrizione, si è provato a dare qualche risposta nella chiave del processo

Le diverse esperienze di due comunità Rom a Bari. Quella del quartiere Japigia e quella di Poggiofranco. Testimonianze di una città che sembra muoversi in controtendenza.

Incontro con Angela Martiradonna autrice di:

Frontiere e confini un approfondimento delle questioni aperte sull’immigrazione in Italia e in Puglia.

L’immagine dell’immigrazione in Puglia non è

facilmente definibile sia per le percentuali ancora molto basse rispetto alle altre regioni italiane sia perché la sua stessa posizione geografica la fa oscillare tra periodi in cui emerge il desiderio di

inserirsi e integrarsi nel territorio e periodi in cui viene utilizzata solo come terra di transito o di momentanea sistemazione per raggiungere altri luoghi. A distanza di 20 anni dal 1ϒ grande sbarco di rifugiati albanesi del 1991, la Puglia è oggi caratterizzata dal prevalere delle diverse etnie per province, per esempio, nella provincia di Bari, è prevalente la presenza di albanesi e nordafricani, mentre nella provincia di Foggia è più forte la presenza di persone provenienti dall’Europa dell’Est. I comuni a maggiore immigrazione risultano quelli del comparto salottiero di Altamura, mentre nella provincia di Foggia emerge il caporalato, dove spesso l’immigrato non lavora a nero, ma sottopagato fino anche al 50%. In questo libro, Angela Martiradonna cerca di esplorare i problemi reali dei popoli migranti con le relative risposte offerte e le conseguenti trasformazioni sociali ed economiche: oggi, per esempio, l’Albania è il paese che assorbe la maggiore percentuale di prodotti di esportazione che dalla Puglia raggiungono i Balcani.

di inclusione, soprattutto per quanto riguarda i loro bambini, ragazzi e adolescenti. Iscrizione dei ragazzi alle scuole presenti nella Circoscrizione (dieci, attualmente), sostegno ai processi di inserimento nei gruppi classe attraverso laboratori ludicodidattici interculturali e alla frequenza scolastica (uno dei fattori più difficili da risolvere a causa anche della scarsa collaborazione delle famiglie Rom), assistenza igienico-sanitaria per la periodica pulizia e cura del corpo, sono alcune delle azioni che si sono intraprese attraverso l’azione combinata svolta dalle Direzioni Didattiche della “T. Fiore”, della “Montello”, della “Tauro”, dalla Coop. Soc. Progetto Città, dalla Parrocchia “SS. Addolorata”.

Ai sei nuclei familiari, che formano una comunità di circa 30-35 unità, viene inoltre garantita l’assistenza medicosanitaria (vaccinazioni, accesso al medico di base e pediatra) e quella alimentare tramite il progetto “Brutti ma Buoni” di Ipercoop, con la distribuzione gratuita di prodotti ancora edibili, non più commerciabili per difetti di confezione o prossimità di scadenza. Ma il problema più grande è quello socio-culturale. Esso riguarda certo il rapporto della comunità romanì con il suo territorio, ma anche con le altre comunità Rom residenti in città e la difficoltà a motivare partecipazione, collaborazione e reciprocità nel rispetto di regole e tradizioni, usi e costumi non sempre comprensibili e accettabili (es. l’utilizzo delle donne e dei bambini anche piccolissimi nella pratica dell’elemosina ai semafori). La discriminazione interna al mondo Rom ha cause complesse ancora tutte da inquadrare e risolvere e pone ulteriori sfide a chi opera – fuori e dentro le istituzioni - per l’educazione e la promozione dei diritti umani e di cittadinanza. Andrea Mori

Chi è l’autrice Angela Martiradonna è nata a Bari nel 1977. Laureata presso l’Università di Bari in Scienze dell’educazione è dottore di ricerca in Dinamiche formative ed educazione alla politica. Si occupa di immigrazione e interculturalità curando per la Puglia il Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Collabora con la casa editrice Stilo curando la Collana Multiculturale e con la regione Puglia curando l’allestimento e l’aggiornamento degli scaffali multiculturali della Teca del Mediterraneo. Oltre a Frontiere e confini, nel 2005 ha pubblicato Donne, Interculturalità e pace (ediz. Levante). A richiesta offre la propria consulenza anche a privati e librerie. Maria Giovanna Losito


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In settembre, a Bari,la IENET ha presentato il progetto:

In un’economia spesso in-

l’eco-treno

per fare la spesa bio

cline al raggiungimento di obiettivi finanziari e commerciali immediati, incurante dell’impatto che impone alla comunità, non più intesa come collettività ma ridotta a un ruolo clientelare che non le si addice, dà grande speranza riscontrare che nelle realtà locali ci sono professionisti che si adoperano per controvertire questa tendenza, proponendo percorsi virtuosi che attendono solo di essere conosciuti ed apprezzati dal pubblico. Una di queste proposte è stata presentata giovedì 16 settembre 2010 in occasione del convegno “Obiettivi energia 2020: quali protagonisti? La campagna SEE e il Patto dei sindaci per l’energia sostenibile”, tenutosi presso lo Spazio 10 della Fiera del Levante di Bari. In tale occasione, l’associazione Insieme Europa Network (IENET) di Bari, presieduta dall’Avv. Cinzia De Marzo, ha presentato il progetto “Locomotiva, prendi l’eco-treno per fare la spesa bio”, realizzato nell’ambito della campagna SEE (Sustainable Energy Europe) promossa dalla Commissione Europea nel 2005 per garantire la diffusione di una nuova cultura incentrata sullo sviluppo dell’energia sostenibile, in linea con gli obiettivi energetici comunitari fissati dall’UE per il 2020.

Obiettivo di questo progetto su scala locale è quello di poter riscoprire il proprio territorio, attraverso la valorizzazione delle risorse naturali,

Tra Sarkozy

culturali, agricole e gastronomiche; nello specifico, l’associazione IENET organizzerà per il mese di novembre (con la ragionevole possibilità che l’evento possa protrarsi nel tempo) degli itinerari di viaggio lungo tre direttive differenti, durante i quali si avrà la possibilità di partecipare ad escursioni, degustazioni gastronomiche, visite a mercati biologici allestiti per l’occasione ed eventi musicali folkloristici. La volontà di stimolare comportamenti collettivi virtuosi di risparmio energetico (infatti gli spostamenti avverranno rigorosamente in treno), la possibilità per i produttori locali di sentirsi protagonisti della filiera produttiva proponendo prodotti biologici certificati, sono solo alcune delle straordinarie possibilità che tale progetto offre alla comunità locale.

Gli organizzatori dell’evento mirano alla ripetibilità dell’esperienza nel tempo, ma tutto dipenderà dalla capacità del pubblico di lasciarsi coinvolgere e contagiare dall’entusiasmo degli organizzatori: le premesse sono più che positive, ora starà a noi cogliere queste straordinarie opportunità. Per maggiori e più dettagliate informazioni circa le date, i luoghi e le modalità di adesione al progetto, suggerisco di visitare il sito www.insiemeuropanet.eu, in cui sarà possibile soddisfare tutte le proprie curiosità. Germano Torkan

e Barroso…

Imbriani

Scuola Media

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L’esclusione sociale è un problema molto più vasto del razzismo, perché tocca non solo individui di diversa etnia, ma anche della stessa nazionalità. L’esclusione sociale si può manifestare in diversi modi e in tutti gli strati sociali, fino all’esclusione e alla discriminazione nei confronti delle popolazioni di diversa etnia che abitano nel nostro Paese. Ciò va contro l’art. 6 della nostra Costituzione, che tutela le minoranze etnico – linguistiche.

degli individui e delle merci. In Italia il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha appoggiato pienamente la decisione di Sarkozy. Altro esempio di esclusione sociale, di cui tanto si discute ultimamente, è rappresentato dall’uso del burqa, imposto alle donne musulmane dai loro uomini, in nome del Corano.

In questi giorni stiamo seguendo l’accesa polemica tra il

Presidente francese, Nicolas Sarkozy, e

il Presidente della Commissione UE, Miguel Manuel Barroso, circa la decisione del Presidente francese di smantellare i campi nomadi, che ha scatenato la reazione di gran parte dell’opinione pubblica europea e dello stesso Barroso, come rappresentante della Comunità europea. La Carta europea dei diritti fondamentali prevede, infatti, la libera circolazione

In Francia una legge ne vieta l’uso nei luoghi pubblici, mentre in Italia il dibattito è molto animato sia per i problemi di sicurezza che l’uso del burqa comporta, che per la nostra tradizione di rispetto verso le donne. Invitiamo, quindi, tutti a riflettere su ciò che si prova ad essere esclusi dal gruppo, esclusi in famiglia, esclusi da quella società che dovrebbe invece cercare di integrare e aiutare i più deboli, quelli che non hanno avuto la fortuna di possedere i “requisiti giusti”. Forse un giorno potremmo ritrovarci anche noi a far parte, per una ragione qualsiasi, di una minoranza. Stefano Petruzzelli, III B


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PERIODICODELLABANCADELTEMPO

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