Magazine BCC dicembre 2008

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InformaSocio Periodico di informazione ai propri soci della BCC Terra d’Otranto

Anno 1 Numero 3

Dicembre 2008

Le iniziative

del credito cooperativo a tutela del risparmio.

I vostri risparmi sono differenti.



Periodico di informazione ai propri soci della BCC Terra d’Otranto

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Sommario 3 4 7 9 14 16 17 18 20

Differente per forza Adeguatezza patrimoniale e solidità della banca... Le iniziative del Credito Cooperativo a tutela del risparmio Il vademecum del risparmiatore La BCC al servizio del socio per lo sviluppo del territorio Una donna in carriera… o no! La nuova campagna di comunicazione delle BCC per il 2008 Nuovo servizio di versamento e prelevamento automatico L’angolo della solidarietà globale della BCC di Terra d’Otranto La 23ª Stracittadina Novolese con la BCC di Terra d’Otranto

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Essere soci significa… Il Bene Comune La nuova Energia La nuova Energia Esercizi e attività convenzionati con la Banca del Credito Cooperativo di Terra d’Otranto Periodico di informazione Anno 1° - N. 3 - Dicembre 2008 Registrato il 01-04-2008 N. 984 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce Committente Responsabile

BCC di Terra d’Otranto Direttore Editoriale

Dott. Pasquale Caione Presidente BCC di Terra d’Otranto Direttore Responsabile

Lino Tafuro Prestampa e Stampa

Martano Editrice s.r.l. - Lecce

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Saluto del Presidente Pasquale Caione

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Differente per forza

Cari soci, nel mio precedente intervento su queste pagine avevo rimarcato la nostra peculiarità nell’ambito del quadro bancario e finanziario nazionale, il nostro essere appunto “banca differente “. Ed ecco che più delle parole valgono i fatti!

Mentre a livello mondiale i grossi colossi finanziari barcollano, si riscopre il valore di essere piccoli e radicati sul territorio. Sembra quasi che il mondo così come lo conoscevamo, o come ci avevano indotti a pensare che fosse, non esista più, che le regole, propinateci come dogma indiscutibile e che hanno mandato in fumo miliardi di euro di risparmi, improvvisamente non valgano più. Dove sono finiti i guru dell’alta finanza che pubblicizzavano soluzioni con rendimenti mirabolanti e che “ spingevano” i risparmiatori ad acquistare prodotti con caratteristiche talmente complesse da rendere difficile una semplice descrizione degli stessi. Dove sono finiti i grossi manager, pagati fior di quattrini dalle istituzioni finanziarie internazionali, che deridevano il nostro modo di fare banca fin troppo semplice, nell’epoca della globalizzazione; semplice attività di intermediazione finanziare tra chi ha l’esigenza di vedere tutelati i propri sudati risparmi di una vita e chi li richiede per soddisfare le proprie esigenze familiari o imprenditoriali. Un’attività f in troppo semplice, così come risulta semplice descriverla e che si traduce in cose concrete ed interventi sul territorio, senza spostamento di ricchezza altrove. Occorre infatti ricordare che nel credito cooperativo, la banca locale per eccellenza, spesso i soldi depositati dai clienti non superano i confini del comune in cui ha sede la filiale. Tutto è stato travolto dal cataclisma generato dall’esplosione della bolla speculativa, l’ennesima, innescata questa volta dalla crisi degli ormai famigerati mutui sub

prime americani, che partendo dagli Stati Uniti, si è propagata come un cancro al sistema finanziario ed economico mondiale. Nessuno più si fida di nessuno, le stesse banche tra di loro si guardano con diffidenza ed hanno iniziato a chiudere i cordoni della borsa, riducendo i finanziamenti alle famiglie ed alle imprese: ed ancora una volta a farne le spese saranno i piccoli risparmiatori ed imprenditori trattati come carne da macello dai sanguinari esponenti della finanza internazionale. Il tutto, tuttavia, con le dovute eccezioni. Dunque non tutte le banche e non tutti i risparmiatori. Non la Nostra banca ,ed il nostro sistema del credito cooperativo. Non i nostri clienti ed i nostri soci. In periodi come questi la banca locale torna alla ribalta. Il credito cooperativo è per definizione la banca anticiclica per eccellenza, nel senso che indipendentemente dal contesto economico e dai periodi di crisi, continua ad erogare credito, e credito di qualità, anche e soprattutto nei momenti come quello che stiamo vivendo; momenti in cui lo stesso risulta essere contingentato da parte delle grandi banche. In altre parole come già detto in precedenza, le BCC non fanno “finanza per la finanza”, ma “finanza per lo sviluppo”, favorite in questo ruolo da una migliore qualità della relazione con soci e clienti e da una conoscenza diretta del territorio su cui operano. Non i nostri clienti e soci, quelli che si sono saputi accontentare dei tassi offerti dai nostri semplici prodotti (conti correnti, depositi a risparmio, certificati di deposito, pronti contro termine, obbligazioni), capendo che l’importante è assicurare l’etico obiettivo di vedere tutelato e garantito il proprio risparmio. A coloro che ci hanno voltato le spalle portando via i loro risparmi, attirati dal miraggio di facili guadagni, e dalla speranza di arricchirsi rincorrendo la strada della speculazione fine a se stessa, auguriamo che non siano stati travolti dalla bufera, ma ricordiamo loro che la Nostra banca è differente, e come tale non coincide con il loro ideale operativo. Noi vogliamo continuare ad essere la banca di chi decide di affidare la gestione dei propri risparmi a coloro che si impegnano a considerarli sacri, garantendo la giusta remunerazione senza promettere illusori guadagni che, come la storia ci insegna, spesso si trasformano in perdite in grado di cancellare anni di duro lavoro e sacrificio. Dunque alla domanda di chi chiede se ci si può ancora fidare delle banche, la risposta che mi sento di dare è: della Terra d’Otranto sì, della Nostra piccola banca locale si.

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Adeguatezza patrimoniale e solidità della banca… con un occhio alla reputazione

Il

30 settembre è stata una data importante per il sistema bancario italiano. In quell’occasione, tutti gli istituti di credito hanno proceduto ad effettuare un’autoanalisi della propria adeguatezza patrimoniale rispetto all’attività svolta. Ogni banca, infatti, si è relazionata all’organo di vigilanza nazionale, la Banca d’Italia, e facendo un’accurata valutazione della propria struttura e della propria operatività, ha cercato di quantificare i rischi cui risulta essere esposta con lo scopo ultimo di valutare se gli stessi trovano adeguata copertura nei mezzi di cui la banca dispone. Questo processo di autovalutazione, denominato ICAAP dalla normativa che lo ha introdotto, presenta due importanti novità rispetto al passato. La prima è costituita dal fatto che per la prima volta le banche sono chiamate a confrontarsi con l’organo di vigilanza con un continuo scambio di informazioni, che prende iniziativa dal vigilato stesso e che trova i suoi momenti principali nell’invio annuale del resoconto e nella sua valutazione da parte dell’organo di vigilanza. La seconda è rappresentata dal fatto che le banche sono chiamate a considerare tutti i rischi che impattano sull’attività bancaria, fino a simulare situazioni limite, di particolare diffi-

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coltà operativa, con conduzione di stress test, allo scopo di valutare la capacità dei singoli istituti di reagire a situazioni di crisi. Ma quali sono in concreto i rischi sottoposti a valutazione e come procedere ad una loro valutazione oggettiva? Innanzitutto, prima di procedere ad una loro elencazione, occorre sottolineare che, a causa delle differenti peculiarità, alcuni possono essere misurati qualitativamente e quantitativamente, e quindi risulta facile definire la quota di patrimonio da destinare alla loro copertura, o meglio al loro presidio; mentre per gli altri che invece non sono facilmente valutabili, la banca, qualora no fosse in grado di “sterilizzarli”, deve dimostrare di predisporre adeguati presidi organizattivi, rivolti al loro monitoraggio. Il primo rischio preso in considerazione è quello di credito, inteso come rischio di controparte, cioè come il rischio che la controparte di una data operazione risulti inadempiente prima del regolamento definitivo dei flussi finanziari di una data operazione. In pratica è il caso del mutuo accordato e non onorato da parte del debitore. Questo tipo di rischio rappresenta possiamo dire il rischio tipico dell’attività bancaria, e come la cronaca di questi tempi ci insegna , leggi crisi dei mutui sub prime, rappresenta un rischio elevato


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in grado di compromettere l’attività del singolo istituto ma anche dell’intero sistema. Altro rischio considerato, passato anch’esso alla ribalta a causa dell’attuale crisi finanziaria è il rischio di liquidità inteso come il rischio che la banca non sia in grado di adempiere alle proprie obbligazioni alla naturale scadenza. In pratica la banca nell’ambito della propria attività gestisce dei flussi in entrata ed uscita che devono essere mantenuti in sostanziale equilibrio, attraverso risorse proprie o da reperire sul mercato. Un’errata gestione della liquidità potrebbe portare la banca in una situazione di default compromettendo la propria immagine sia verso la clientela ma anche con un occhio alla reputazione verso il sistema bancario. Sempre tra i rischi facilmente valutabili troviamo il rischio di concentrazione, inteso come il rischio derivante dalla concentrazione di esposizioni verso talune controparti, gruppi di controparti connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o ancora appartenenti alla medesima area geografica. Questo rischio di fatto è commisurabile a quello in cui incorre l’investitore quando, nel definire la tipologia dei propri investimenti, non procede ad una corretta diversificazione. Per la banca come per il privato differenziare gli impieghi corrisponde di fatto ad una tecnica di gestione del rischio, ed è proprio la polverizzazione degli impieghi che fa si che le BCC possano essere considerate immuni rispetto al rischio di concentrazione. Appartengono ancora alla categoria dei rischi facilmente valutabili quello di mercato, inteso come gli effetti generabili sulla gestione bancaria da repentine variazioni nelle condizioni del mercato in cui lo stesso istituto è chiamato ad operare; il rischio tasso di interesse, rappresentato dagli effetti che possono essere generati sugli utili e/o sul patrimonio da variazioni del livello dei tassi; il rischio operativo, legato alle normali problematiche connesse allo svolgimento dell’ordinaria attività bancaria. Infine altri rischi segnalati dalla Banca d’Italia, tra quelli da sottoporre a valutazione sono il rischio strategico rappresentato dagli eventuali effetti negativi sui redditi e/o sul patrimonio connessi ad errate scelte aziendali o a scarsa reattività da parte della gestione della banca rispetto a mutamenti nel contesto economico in cui il soggetto bancario è chiamato ad operare; il rischio residuale, inteso come il rischio che le tecniche applicate dalla banca in attenuazione del rischio di credito, le cosiddette politiche di gestione delle garanzie, siano meno efficaci del previsto ed il rischio reputazionale, inteso come il rischio di una flessione negli utili

Adeguatezza patrimoniale e solidità della banca…

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e nel capitale a seguito di una percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti, soci e autorità di vigilanza. L’attuale scenario di crisi del sistema finanziario e bancario ha portato alla ribalta in modo particolare il rischio reputazionale e quello di liquidità, ne consegue che occorre fare delle concrete valutazioni in merito all’incidenza di tali rischi nel mondo del credito cooperativo. Per quanto attiene il rischio reputazionale che ha travolto numerosi istituti bancari in Europa e nel mondo, possiamo dire che la reputazione deve essere gestita alla stregua di un asset, investendo per mantenerla e farla crescere, intensificando i controlli e perseguendo obiettivi di qualità. Fortunatamente, nel mondo del credito cooperativo, dove il cliente è molto spesso anche socio ed avvia relazioni stabili e durature con la propria banca con vantaggi reciproci, si ravvisa una grande forza reputazionale. L’attività della banca locale è sotto l’occhio di tutti e spesso si conoscono personalmente non solo i dipendenti, ma anche i quadri direttivi, i membri del consiglio e lo stesso Presidente del CdA. Ne consegue che la reputazione dell’istituto bancario è influenzata da quella dei suoi operatori ed esponenti, e spesso giunge quasi a coincidere. In merito al rischio di liquidità sono in uso presso le BCC, e da tempo, strumenti di controllo ALM (Asset Liability Management), che hanno messo in luce una situazione di tranquillità dal punto di vista della liquidità e della solidità patrimoniale. Inoltre, secondo un recente studio effettuato da Mediobanca, sulle principali società italiane, le Banche di Credito Cooperativo sono quelle con il miglior rapporto tra patrimonio di vigilanza ed attività di rischio ponderato, pari al 15,20% contro una media del sistema del 10,40%, e contro il 10,20% delle popolari ed 9,70% dei gruppi bancari maggiori. La spiegazione di tale primato va ricercata nelle peculiarità delle BCC che hanno una più bassa esposizione al rischio, poiché hanno scelto di rimanere legate alle attività tradizionali, ed una maggiore dotazione di patrimonio, legata al fenomeno dei continui accantonamenti a riserva degli utili maturati nel tempo, che occorre ricordare vengono redistribuiti ai soci come dividendi nel limite massimo dell’interesse legale. Infine, per quanto attiene alla Terra d’Otranto in particolare, secondo l’atlante 2008 delle banche, la nostra BCC si colloca al 12° posto tra i 28 istituti di credito pugliesi, ed al 6° posto tra la banche di credito cooperativo della nostra regione. La classifica è stata stilata tenendo conto dell’indice MF INDEX, vale a dire l’indice elaborato da Milano Finanza che coniuga la dimensione degli istituti ed i relativi risultati, individuando le banche che hanno saputo abbinare allo sviluppo della massa amministrata la capacità di fare cassa e generare profitti. Maurizio Ippolito

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Le iniziative del Credito Cooperativo a tutela del risparmio I vostri risparmi sono differenti. Non

tutti sanno che nell’ambito del panorama creditizio italiano, i clienti e soci del credito cooperativo godono di una doppia tutela. Infatti, mentre le altre banche garantiscono solo i depositi per importo massimo di 103.291 euro, nelle BCC da tempo, esiste anche un fondo di garanzia che copre il rischio connesso alle emissioni di obbligazioni. In verità, la necessità di avviare una forma di tutela sui depositi possiamo dire che sia stata avvertita per la prima volta, fin dal lontano 1978, presso le BCC, allora ancora denominate Casse Rurali. Risale infatti a quella data, quando occorre sottolineare non esisteva alcun obbligo di legge in tal senso a carico delle banche, la costituzione del Fondo Centrale di Garanzia delle Casse Rurali ed Artigiane. L’adesione a tale strumento di garanzia al tempo era puramente volontaria, e nasceva come espressione dei valori di solidarietà e mutua assistenza che uniformano il movimento cooperativo e ne costituiscono la principale peculiarità. Per quanto ovvio l’aver conseguito un tale importante traguardo, generava a carico delle banche “tradizionali” una situazione di “inferiorità concorrenziale“, per colmare la quale venne creato nel 1987 il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Tale strumento, tuttavia svolgeva una funzione meno ampia dell’analogo strumento operativo presso le casse rurali,

che data la natura solidaristica dell’iniziativa poteva intervenire non solo in occasione di crisi conclamate in occasione di procedure concorsuali, ma anche fornire mezzi finanziari e patrimoniali e alle Casse in situazione di temporanea difficoltà Con il recepimento della direttiva n. 19 del 1994 della comunità europea, che sancendo il criterio della tutela del depositante invece del deposito bancario, poneva le basi per l’armonizzazione della disciplina europea in materia di tutela del risparmio e stabilità del sistema bancario, nel 1997 nasce il Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo (FGD), attualmente operante. Come si è già detto però le BCC sono le uniche a garantire una duplice garanzia rappresentata dal Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti del Credito Cooperativo (FGO) ,che nato nel 2005 offre un’ulteriore garanzia individuale di 103.291 euro a favore dei possessori di obbligazioni emesse da banche di credito cooperativo. In pratica l’acquisto di “Obbligazioni Garantite”, contrassegnate da un apposito marchio, consente ai risparmiatori clienti delle BCC, senza alcun aggravio di costo, di ottenere garanzia del loro rimborso, entro i limiti sopra specificati, in caso di insolvenza della banca emittente, non essendo rilevante l’acquisto in fase di sottoscrizione o successivamente. Per avere un’idea dello sforzo compiuto dal fondo basti pensare che al 31 agosto lo stesso aveva garantito oltre 7.000 emissioni per un valore superiore ai 31 miliardi di euro.

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Tuttavia, ciò che deve impressionare non sono tanto i numeri, quanto il fatto che il credito cooperativo con iniziative spontanee precorre i tempi anteponendo alla logica del profitto a tutti i costi la tutela del risparmiatore. Sempre sul solco segnato dell’esigenza della tutela della clientela a tutto campo, lo scorso 25 luglio è stato costituito il Fondo di Garanzia Istituzionale del Credito Cooperativo (FGI). Il Fondo realizza uno dei progetti più rilevanti definiti nell’ambito dell’ultimo convegno nazionale del credito cooperativo. Si affiancherà al fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo, del quale assumerà la funzione di prevenzione delle crisi, e gestirà con apposita sezione e fino ad esaurimento degli impegni in essere, il Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti. Obiettivo del fondo, che sarà operativo

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a partire dal 2009, sarà quello di tutelare la clientela delle BCC, salvaguardando la solvibilità e la liquidità delle banche aderenti attraverso azioni correttive ed interventi di sostegno e prevenzione delle crisi. Il Fondo offre dunque una garanzia globale per i risparmiatori clienti delle BCC in relazione a tutti i crediti che questi vantano nei confronti della propria banca; tutela aggiuntiva e ben più ampia, come si è detto, rispetto a quella prevista per legge per i depositanti fino a 103.291 euro. Il FGI per obiettivi, caratteristiche e funzionalità rappresenta una novità assoluta per il sistema bancario italiano. Rappresenta la più alta e coerente, anche in senso mutualistico, forma di integrazione tra banche locali autonome ma inserite in un sistema a rete, in linea con le indicazione della normativa europea (Basilea 2) che prevede la nascita di forme di garanzia incrociate per i network bancari, a beneficio dei risparmiatori e del mercato. La costituzione del fondo la cui dotazione iniziale ammonta a 40 milioni di euro rafforza la solidità ed affidabilità del credito cooperativo e concretizza quella solidità di sistema che da sempre guida l’azione del credito cooperativo italiano, a tutela degli interessi della clientela e dello sviluppo della cooperazione mutualistica di credito nel nostro Paese. E’ infine da segnalare la partecipazione avvenuta in questi giorni del gruppo bancario Iccrea all’iniziativa varata dal consorzio europeo che riunisce le banche di credito cooperativo del continente, per garantire il sostegno reciproco sul mercato interbancario. Grazie a questa intesa i membri potranno beneficiare della reciproca concessione di linee di credito non garantite potendo contare su di una dotazione di somme liquide fino a 15 miliardi di euro. Questa iniziativa, che occorre ricordare, rappresenta la prima ed unica iniziativa posta in essere dagli operatori bancari privati europei a fronte della crisi internazionale sarà rivolta a beneficio dei clienti e dei soci del Credito Cooperativo. Ancora una volta primi alla meta… ancora una volta differenti per forza. Maurizio Ippolito


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Il vademecum del risparmiatore Cosa è necessario sapere prima di effettuare un investimento finanziario

La

La Bcc di Terra d’Otranto, al fine di agevolare il servizio e la consulenza alla propria clientela, propone un manuale sintetico di utilità per tutti i risparmiatori che sottoscrivono o acquistano prodotti finanziari. E’ aumentata negli ultimi anni la presenza sui mercati finanziari di prodotti dalle caratteristiche complesse ed innovative con conseguente relativo aumento dei rischi connessi. La recente casistica di fallimenti di primarie società o il caso di un intero paese in default sul proprio debito estero, rendono sempre più difficoltoso per un risparmiatore scegliere come investire con “sicurezza” il proprio denaro. Il problema della sicurezza e della trasparenza è oggi più che mai al centro dell’attenzione delle autorità che vigilano e regolamentano il settore e, nello stesso tempo, è fonte di preoccupazioni da parte delle famiglie, dei privati, degli enti, di tutti i soggetti che investono quotidianamente le proprie disponibilità nei mercati mobiliari. Alla base di ogni investimento, vi è l’esigenza fondamentale di conoscere le

caratteristiche principali per effettuare consapevolmente le proprie scelte. Senza l’idonea conoscenza non si hanno elementi oggettivi per valutare il prodotto ed i rischi da esso derivanti. I requisiti essenziali rispondono a 5 domande Ogni risparmiatore in occasione di un acquisto di un titolo o di un servizio finanziario deve porsi alcune domande. Solo a fronte delle risposte a queste domande, concernenti i requisiti essenziali dell’operazione, questi potrà decidere se l’investimento risponde effettivamente alle sue esigenze ed è adeguato alla sua propensione al rischio. 1) IL MERITO DI CREDITO Chi è l’emittente? L’emittente ovvero colui che emette il titolo obbligazionario (o azionario) è il DEBITORE di ultima istanza. La sua solvibilità è fattore essenziale per la sicurezza dell’investimento. Il merito di credito o rating rappresenta la garanzia di restituzione del capitale alla scadenza nel caso si tratti di obbligazione e la garanzia di non fallimento nel caso si tratti di un azione. Vi sono società specializzate nell’attribuzione del rating a chi raccoglie capitali sui mercati internazionali. Le più famose sono tre: l’americana Standard & Poor’s, l’inglese Moody’s e la

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più recente Fitch. Queste società, attraverso approfondite analisi dell’andamento e dei conti societari, rilasciano una valutazione del merito di credito che si estrinseca nel rating, soggetto a continue revisioni nel tempo. Il rating è espresso in diversi livelli: il più elevato è AAA (tripla A) che rappresenta la massima sicurezza, il più basso è C (singola C) che precede il default (fallimento). Un grado di sicurezza sufficiente è rappresentato da quegli investimenti che sono almeno BBB (tripla B); sotto questo livello si passa dalla categoria “investimento” alla categoria “speculativa” che contraddistingue i titoli con caratteristiche di rischio elevate. Un esempio di alto rating è rappresentato da titoli emessi dalla Banca Mondiale e dalla Banca Europea degli Investimenti che sono AAA, come pure i titoli di Stato emessi da USA, Francia e Germania. I titoli emessi dallo Stato Italiano hanno rating AA. 2) LIQUIDITÀ Il titolo può essere venduto/acquistato in qualsiasi momento? Altro requisito importante per un prodotto finanziario è la sua liquidità, ovvero la possibilità di trovare prezzi sui mercati che ne permettano la negoziabilità (acquisto/vendita) in ogni momento ed in qualsiasi fase congiunturale. La liquidità di un titolo è in relazione ad alcune variabili: - quantità emessa;

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- quotazione su mercati regolamentati - esistenza di un mercato secondario da parte di alcuni intermediari qualificati (banche e sim). Quantità emessa: i titoli più liquidi sono quelli emessi da stati sovrani, i cosiddetti titoli di stato o governativi. I titoli di stato raggiungono quantità molto elevate pari a qualche migliaio di miliardi di euro, emessi anche in più tranches. Trovare un prezzo in acquisto o in vendita è estremamente agevole per qualsiasi importo e con differenze di pochi centesimi: il titolo offre grosse garanzie di negoziabilità. Per i corporate (titoli obbligazionari emessi da società private, non di stato) la quantità in emissione sono più basse, perché le esigenze di finanziamento delle aziende sono minori rispetto alle esigenze di indebitamento pubblico. La piccola quantità in emissione rappresenta uno svantaggio per l’acquirente perché garantisce una minore liquidabilità. Quotazione Mercati Regolamentati I mercati si suddividono tra mercati regolamentati e non. I mercati regolamentati sono regolati da appositi organismi che ne controllano il funzionamento e la regolarità e garantiscono trasparenza e pubblicità alla formazione dei prezzi dei titoli ad essi ammessi. In Italia esistono diversi mercati regolamentati: - MTS – mercato telematico dei titoli di stato all’ingrosso, dove gli intermediari autorizzati (banche, sim) negoziano titoli di stato in lotti minimi di 5 milioni di euro. - MOT – mercato secondario obbligazionario, ovvero il mercato al dettaglio ove si negoziano titoli per conto dei risparmiatori. - MTA – mercato telematico azionario, ove avvengono gli scambi sui titoli azionari (borsa). - MCW – mercato telematico dei covered warrant. - IDEM – mercato degli strumenti derivati. La quotazione in un mercato regolamentato è indice di buona liquidità. Mercato secondario da parte di intermediari qualificati: Il mercato obbligazionario ha avuto, nell’ultimo decennio, una forte evoluzione sia in termini di volumi che di numero di società che ricorrono a tale comparto per reperire capitali. Molte obbligazioni anche di enti soprannazionali e di importanti società non sono quotate in mercati regolamentati. Una parte viene trattata da importanti istituzioni finanziarie, da banche, da sim su un mercato “privato” che ha ormai raggiunto ingenti volumi giornalieri: il cosiddetto over the counter. In sostanza, gli operatori istituzionali possono negoziare titoli di aziende perché intermediari qualificati espongono giornalmente le quotazioni di tali titoli su apposite pagine telematiche di Bloomberg e Reuters. Gli scambi effettuati (volumi e prezzi) sono visibili per tutti gli operatori di mercato che operano nel settore. Evidentemente la liquidità è minore e la forbice dei prezzi su tali è molto più ampia rispetto ai titoli quotati.

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variabile) vengono indicizzati ai bot. I bot sono espressione dei rendimenti monetari perché la loro scadenza varia da 1 mese ad 1 anno e perché emessi con periodicità frequente.

3)RISCHIO DI TASSO I rendimenti cambiano nel tempo? Un altro rischio rilevante da considerare è quello inerente alla variabilità dei tassi che regolano il mercato. I principali tassi di riferimento dei mercati monetari e finanziari sono: - tasso di sconto; - euribor o libor - bot - irs o swap Tasso di sconto E’ il tasso che le banche centrali di un paese (nel caso degli USA e dell’Europa vi è un’unica banca centrale per tutti i paesi aderenti: FED e BCE) muovono ai fini di politica monetaria. E’ il tasso principale che influenza i rendimenti dei mercati monetari. Euribor E’ il tasso in base al quale le banche si scambiano il denaro derivante dai flussi di pagamento e da esigenze di tesoreria (interbancario). I volumi di questo mercato sono rilevanti e gli investimenti variano da poche ore (overnight) a qualche giorno, a qualche mese. Molti titoli obbligazionari a tasso variabile sono indicizzati a tale parametro perché è fortemente rappresentativo dell’andamento dei mercati monetari. Bot E’ il più consolidato strumento di reperimento delle risorse da parte dello Stato per finanziare il proprio debito pubblico e nel contempo rappresenta la forma più semplice e sicura d’investimento per un risparmiatore. I CCT (titoli di stato con cedola semestrale a tasso

Irs o swap Per Irs (Interest Rate Swap) s’intende la curva dei tassi, da 1 a 30 anni, che esprime i tassi esistenti in un determinato momento in un sistema economico. La curva dei tassi swap sintetizza, pertanto, i rendimenti esistenti sulle varie durate. In finanza è nota la regola che maggiore è la durata dell’investimento maggiore è il rischio che il sottoscrittore si accolla, per cui all’aumentare della scadenza dei titoli è più alto il rendimento richiesto per far fronte al rischio. Il rischio dovuto alla variabilità dei tassi e dei rendimenti si estrinseca in un indice che tecnicamente si definisce volatilità. La volatilità si riferisce alla durata finanziaria di un investimento. La durata finanziaria è il tempo che occorre per rientrare dalla spesa effettuata per l’acquisto ed è in funzione della durata, delle cedole e del rimborso del titolo a scadenza. La volatilità esprime la variazione del prezzo di un titolo al variare dei tassi di riferimento di mercato. Nei titoli a tasso fisso (con cedola costante fino alla scadenza) la volatilità è maggiore rispetto ad un titolo a tasso variabile e un titolo a tasso fisso più lungo avrà una volatilità superiore rispetto a un titolo a tasso fisso più breve. Pertanto si può dire che.: VOLATILITA’ = RISCHIOSITA’ e si può desumere la seguente regola: - più un titolo obbligazionario è lungo più è rischioso (il suo prezzo può variare molto) - a parità di durata è più rischioso un titolo con cedole più basse. 4) RISCHIO DI CAMBIO In quale divisa è espresso il titolo? In mercati globalizzati e aperti attuali è sempre maggiore il numero di titoli espressi in divisa estera. Nella performance del titolo occorre considerare il rischio derivante dal cambio. Solo per i titoli espressi in euro non esistono possibilità di perdite derivanti dalle oscillazioni delle valute. Per le coperture in cambi esistono particolari operazioni, le più semplici sono la vendita a termine di divisa e il currency swap, con le quali si determina un cambio a termine. Titoli espressi in valute poco rappresentative sul mercato dei cambi possono creare problemi in termini di tranquillità dell’investimento. L’investimento è effettuato in prodotti diversificati? La tendenza alla riduzione dei tassi in questi anni ha spinto molti emittenti ad offrire titoli maggiormente sofisticati per poter staccare cedole più alte. Molti di questi titoli hanno determinato delle minusvalenze ai

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sottoscrittori, soprattutto se hanno rappresentato l’unico investimento su cui hanno puntato. La regola aurea del risparmio vorrebbe che a fronte di un capitale di 100 un avveduto risparmiatore investisse in maniera diversificata: - per tipologia di titoli, - per settore, - per durata, - per rischio, - per liquidità, per paese. Questo con l’obiettivo di frazionare e limitare i rischi. Un portafoglio ben diversificato non solo attenua i rischi, ma permette di ottenere una migliore redditività perché vi e sovente un’inversa correlazione tra le varie forme d’investimento nelle diverse fasi congiunturali. L’investitore che diversifica il proprio risparmio su più servizi e prodotti ha sicuramente più probabilità, nel medio periodo, di ottenere risultati economici migliori di chi si lega ad un solo prodotto ed inoltre si assicura flussi finanziari meglio distribuiti nel tempo per fronteggiare ogni evenienza. La prima regola per ogni operatore professionale sui mercati finanziari è quindi quella di diversificare: anche gli speculatori più accaniti lo fanno per attenuare le probabilità di perdita, ma soprattutto gli investitori istituzionali diversificano i loro investimenti su settori, mercati, prodotti estremamente compositi e variegati. A maggiore ragione tale regola vale per chi li affronta saltuariamente e non si affida ad un gestore professionale: i privati e le famiglie. In sostanza diversificare vuol dire: + sicurezza + probabilità di guadagno – rischi. IL MERCATO AZIONARIO I mercati azionari di Borsa Italiana si dividono in: Mercato Telematico Azionario (definito comunemente Borsa), Nuovo Mercato e Mercato Ristretto. Il Mercato Telematico Azionario (MTA) si suddivide in: - Blue Chips, è il segmento che racchiude le azioni con capitalizzazione superiore agli 800 milioni di euro; - Star, è il segmento che racchiude le azioni con capitalizzazione medio-piccola, inferiore agli 800 milioni di euro; - Segmento di Borsa Ordinario; - Nuovo mercato nato nel 1999, è dedicato alle imprese ad alto potenziale di crescita, operanti sia in settori innovativi che tradizionali, purchè caratterizzate da innovazione di prodotto. AZIONI Ogni volta che decidiamo di investire il nostro capitale in azioni, ci assumiamo dei rischi, perché si

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partecipa al capitale di una società, condividendone le sorti economiche e l’evoluzione aziendale. Per ridurre i rischi connessi all’investimento azionario si possono utilizzare alcuni indicatori, che ci aiutano meglio a valutare un titolo: PREZZO/UTILE PER AZIONE (price/earning) Rapporto tra la quotazione di Borsa delle azioni di una società e gli utili per azione. Indica quante volte il prezzo dell’azione incorpora gli utili attesi e quindi quante volte l’utile di una società è contenuto nel valore che il mercato le attribuisce. RITORNO SUL CAPITALE (roe) Misura del rendimento contabile di un’azienda. E’ dato dal rapporto tra il reddito netto e il patrimonio netto di una società, risultanti dal bilancio di esercizio. Misura la redditività del patrimonio netto e quindi la capacità di remunerazione del capitale di rischio. DIVIDENDO/PREZZO Rapporto tra l’ultimo dividendo per azione pagato (o di prossimo pagamento) e l’ultimo prezzo dell’azione. E’ utilizzato come indicatore del rendimento immediato del titolo azionario. COVERED WARRANT I covered warrant fanno parte della categoria derivati, con i quali si acquisisce il diritto, ma non l’obbligo, di acquistare (call), o vendere (put), un’azione (sottostante), ad un prezzo stabilito (strike), entro un determinato periodo di tempo o ad una certa data. Sono strumenti finanziari emessi, non dalla società ma da un terzo (banche o sim), che si impegna a creare un mercato secondario. Investire in Covered Warrant può portare a perdite percentuali maggiori rispetto all’investimento azionario per un effetto leva maggiore di 1. Pertanto la volatilità di un Covered Warrant è maggiore rispetto ad un titolo azionario o ad un fondo comune d’investimento azionario. FIB 30 Il Fib 30 è un “contratto derivato” appartenente alla categoria dei “futures”. Con tale contratto si può acquistare o vendere l’indice azionario del Mib 30 (cioè i principali 30 titoli più trattati nella borsa azionaria italiana). Il contratto ha un valore nozionale di circa 125.000 euro, all’attuale valore del Mib 30 (25.000) e


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permette di essere ribassisti quando si vende il Fib 30 ed assumere una posizione rialzista, sull’andamento della borsa, quando si acquista. Il Fib 30 è regolarmente quotato sull’IDEM (mercato italiano dei titoli derivati), secondo specifici standard contrattuali regolati da Borsa Italiana Spa, con scadenze trimestrali: marzo, giugno, settembre, dicembre. L’investimento in tale future provoca un effetto moltiplicatore in quanto l’esposizione al mercato (borsa) è 50 volte superiore al capitale investito e quindi il guadagno o la perdita che si può ottenere con tale future è 50 volte superiore al rialzo o ribasso registrato dall’indice sottostante. Il Fib 30 è pertanto da considerarsi come uno strumento altamente rischioso perché alimenta un effetto leva rispetto al capitale investito: è un tipico strumento per operatori professionali o molto esperti. MINI FIB 30 Il mini Fib 30 rappresenta un valore d’investimento 5 volte più contenuto del Fib 30 (circa 25.000 euro) ed è quindi un prodotto più adatto agli investitori privati. Il mini Fib 30 è anch’esso quotato sull’IDEM. Anche l’utilizzo di tale prodotto, essendo un derivato, richiede conoscenze approfondite ed una propensione al rischio molto elevata. INDEX – UNIT LINKED Le Index Linked fanno parte della categoria dei prodotti banca-assicurazione, sono cioè dei prodotti finanziari con una matrice assicurativa. Hanno durata poliennale e si basano su degli indici azionari, valutari, obbligazionari o un paniere di titoli o fondi. Le Index, sono polizze assicurative rivestite da prodotto finanziario agganciate a uno o più indici di borsa oppure ad un paniere di titoli azionari. Il rendimento di questa polizze, ed il relativo rischio, dipende dal sottostante a cui fanno riferimento, se sono indici o azioni il rischio è quello di perdite in conto capitale. Le Unit sono polizze vita il cui rendimento è agganciato a fondi comuni di riferimento azionari, obbligazionari, monetari. Spesso le Unit sono agganciate ad un mix di fondi per ripartire il rischio derivante dai diversi comparti di mercato ed usualmente l’investitore che sottoscrive il contratto può scegliere l’investimento che meglio corrisponde al suo livello di rischio, e successivamente modificare (con operazioni di switch) la propria esposizione passando da una categoria di fondi ad un’altra. La Unit è uno strumento più flessibile, rispetto alle

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Index, con caricamenti solitamente più bassi e più elevate prospettive di rendimento, anche se spesso il rischio è maggiore perché le più recenti emissioni di Index garantiscono la salvaguardia del capitale investito.

OSSERVAZIONI FINALI I mercati globalizzati offrono una quantità sempre maggiore di prodotti con strutture particolari ed innovative. Tali prodotti hanno maggiore volatilità che comporta rischi e pericoli maggiori rispetto ad un normale investimento in titoli di stato. Per cogliere le nuove opportunità offerte dal mondo finanziario occorre un approccio più consapevole all’acquisto che permetta di valutare i rischi insiti nel prodotto. Le domande sopra evidenziate rappresentano le informazioni imprescindibili dell’investitore. La Bcc di Terra d’Otranto consiglia tutti i risparmiatori, prima di effettuare qualsiasi investimento, di informarsi sempre ed essere pienamente consapevoli di: - rating - durata - liquidità - struttura di un titolo (come si forma la cedola ed il rimborso) e soprattutto consiglia di: - diversificare il risparmio su più titoli differenti tra loro allo scopo di ridurre i rischi finanziari. LA SCALA DEL RISCHIO Molto basso: Pronti contro termine, Bot e Cct; Basso: Ctz, Fondi monetari, Obbligazioni Bcc; Medio: Btp, Fondi Obbligazionari, Corporate, IndexUnit Medio alto: Obbligazioni strutturate, Fondi Bilanciati Alto: Fondi azionari, Azioni, Etf, Covered warrant, Derivati. Eugenio Miglietta

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La BCC al servizio del socio per lo sviluppo del territorio Il Presidente Nazionale ICCREA Dott. Augusto Dell’Erba a Lecce

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occasione del ventennale della Facoltà di Economia “Antonio De Viti De Marco” di Lecce,

c’è stata una tavola rotonda avente come tema “Il ruolo delle Istituzioni per lo sviluppo socio-economico del territorio”, con la partecipazione del Presidente Nazionale ICCREA Banca Avv. Augusto Dell’Erba. Il suo intervento ha evidenziato il contributo delle BCC allo sviluppo socioeconomico del nostro paese. Le BCC, nate 125 anni fa, hanno permesso ai piccoli risparmiatori e ai “piccoli operatori economici” di partecipare all’economia del nostro territorio. Il Presidente ribadisce il ruolo fondamentale delle BCC, che “ sono per eccellenza le banche del territorio, ovvero le banche espressione del territorio a partire dalla proprietà dell’ impresa e legate ad esso da una relazione totale e permanente”. L’attività delle BCC è regolata da princìpi fondamentali sanciti da un articolo dello statuto nel quale è scritto: - che la banca si ispira ai princìpi cooperativi della mutualità, senza fini di speculazione privata, ovvero che non hanno

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come fine la massimizzazione del profitto; - che hanno lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca; - che perseguono il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche; - che hanno l’obiettivo di promuovere la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile dei territori puntando sulla fiducia e l’inclusione; - che si impegnano a costruire il bene comune. Questi sono i valori ai quali si ispirano le BCC, e che necessariamente ne devono condizionare le strategie e le politiche. Le BCC, per esempio, sono state e sono i partner privilegiati delle micro e piccole imprese che possono contare su operatori finanziari “di prossimità e di comunità” i quali grazie alla conoscenza diretta degli affidati consentono un più agevole accesso al credito: cioè il rapporto tra banca e piccola impresa è fondato sulla fiducia tra impresa e operatore bancario. Le nostre banche sono diventate e sono punto di riferimento per milioni di

famiglie e anche per i nuovi soggetti bancarizzati come per esempio gli immigrati, i giovani, le imprese femminili. Tutto ciò grazie al rapporto reale che si riesce a stabilire tra socio e operatore bancario. Inoltre, le BCC sono state e sono i primi interlocutori delle imprese sociali, del mondo del volontariato e del nonprofit. In conclusione, il Presidente ha sottolineato la differenza che c’è tra il fare “finanza per la finanza” e il fare “finanza per lo sviluppo”. Ovviamente, le BCC non possono che intraprendere la seconda strada, “quella della finanza al servizio dell’economia produttiva, dello sviluppo”. La nostra banca sfruttando la conoscenza diretta del territorio può investire in quei settori più produttivi dove il coinvolgimento degli operatori è maggiore. L’impegno deve essere sempre quello di costruire il bene comune, e non un bene “autoreferenziale”; cosi l’azione della banca deve essere di ordine qualitativo e non solo quantitativo, tendente quindi a formare la futura classe dirigente in grado di contribuire ad aumentare lo sviluppo del territorio “comune”. A.M.


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Il saluto del Presidente della consulta ai soci

Ringrazio tutti gli amici del Consiglio di Amministrazione della BCC di Terra d’Otranto e i colleghi della Consulta Soci per la mia nomina a Presidente. La Consulta Soci, come si sa, è un team, un gruppo di 10 Consiglieri, primo canale di comunicazione tra Banca e Corpo Sociale, con il compito solo di consigliare o di esprimere il proprio parere propositivo. Non ha alcun potere decisionale. Non sono previsti compensi o rimborsi spese. Perciò il nostro vero ruolo, svolto a livello di volontariato e che ci impegnerà sempre di più, sarà quello di “stimolo per gli Amministratori ad interpretare la cooperazione del credito come formula viva e vitale nell’interesse dei soci e del territorio”, cioè ci sforzeremo di essere l’anello di congiunzione tra le parti. Il nostro impegno sarà proprio quello di stabilire un rapporto reale tra soci, correntisti, imprese sociali e organismi bancari. Pur sapendo che il ruolo della Consulta rimane quello di essere consultata per espri-

La nuova composizione della consulta soci

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mere il proprio parere, per dare un consiglio che non è individuale ma collettivo, sappiamo anche di avere la fiducia e la stima di tutto il Consiglio di Amministrazione della Banca. E quando si lavora in un ambiente sereno si sente ancora di più il piacere di lavorare e di impegnarsi cercando di dare il meglio di sé, per guadagnarsi la fiducia e la stima anche dei soci, dei correntisti, del sociale economico e di tutto il personale dirigente e amministrativo della BCC, proprio nell’interesse della nostra Banca e della nostra comunità. Questo è il nostro “piccolo progetto” che cercheremo di concretizzare con pareri e consigli validi non a livello individuale ma dell’intera Consulta Soci. Vogliamo essere veramente un gruppo di lavoro unito disposto a dare il proprio contributo per la crescita della nostra BCC di Terra d’Otranto. Colgo, infine, l’occasione per porgere gli auguri di un Santo Natale e un sereno anno nuovo a nome di tutti i colleghi della Consulta e miei personali. Arcangelo Martena

Presidente Bruno Arcangelo Membri Attanasio Giovanni, Colonna Antonio, Coluccia Agostino, Marino Oronzo, Bruno Arcangelo, Petrachi Antonio, Potenza Lorenzo, Pascali Vincenzo, Quarta Giuseppe

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Una donna in carriera… o no! Presente e prospettive in BCC

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uesto articolo (anche se è presuntuoso chiamarlo così) ha l’intento di dare origine ad una discussione costruttiva e matura, nonché di sollevare un pizzico di interesse su di un tema di cui si “parla“ tanto e troppo, ma che resta pur sempre attuale e vivo: la donna ed il mondo del lavoro. Come giovane donna impegnata, anzi direi fieramente impegnata nel proprio lavoro, assisto spesso o mi vengono riportate situazioni e o dialoghi che delle volte mi demoralizzano! Chi sa perché persiste l’idea che la donna possa essere carina, bellina, bravina, ma sul posto di lavoro tali riscontri che valore hanno?… Sicuramente i complimenti fanno piacere a tutti, tanto agli uomini quanto alle donne, ma anche i riconoscimenti, gli incarichi ed i ruoli di responsabilità. Ed è proprio qui non trovo una valida risposta ai miei perché. Mi guardo intorno e noto con rammarico, non soltanto nella mia realtà ma anche in altri contesti lavorativi che purtroppo sebbene il numero di assunzioni di giovani lavoratrici sia aumentato notevolmente, regna ancora la figura del Capo uomo. Che nel tempo le selezioni di personale non siano state adeguate portando all’inserimento di personale femminile non in grado di ricoprire ruoli di rilievo? Infatti, è ancora difficile vedere delle donne ricoprire ruoli di un certo livello. Quando poi ciò accade si verifica che, da un lato quanto ottenuto sia l’epilogo di un lungo percorso di sacrifici (sicuramente molto

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più lungo ed arduo rispetto a quello di tanti altri colleghi uomini), dall’altro occorre dimostrare nella quotidianità le proprie capacità e giustificare la propria posizione nell’ambito della struttura aziendale con maggiore fatica rispetto ai colleghi uomini. Sicuramente ogni persona che presta la propria attività lavorativa inserita in un organigramma più o meno complesso, è tenuta ad impegnarsi ogni giorno per dimostrare di meritare la fiducia riposta nei suoi confronti dalla propria azienda, ma ciò dovrebbe valere per tutti, senza sconti per nessuno. Io spero che tutto ciò che tutto ciò cha ha caratterizzato il passato e che testimonia la problematica oggetto di queste semplici considerazioni, diventi veramente un ricordo e che tutti (donne e uomini, nuovi o vecchi assunti) vengano premiati solo qualora ne ricorrano i presupposti e soprattutto sulla base di un giudizio obiettivo e giusto, nell’ambito, sarebbe auspicabile, di percorsi di carriera ben definiti. Ed è anche per questo che esprimo contentezza a nome mio e di tutte le mie colleghe, per l’ingresso nel C.d.A. della Banca di un’altra figura femminile (la dott.ssa Carolina Perlangeli) e colgo l’occasione per ribadire la necessità di impegnarci con responsabilità nel nostro lavoro al fine di essere ritenute delle valide risorse e non soltanto delle brave future mammine. Ilaria Rizzello


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La nuova campagna di comunicazione delle BCC per il 2008

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alla fine di settembre è in fase di svolgimento la nuova campagna pubblicitaria del Credito Cooperativo per l’anno 2008 che vede la programmazione di spot pubblicitari sulle reti televisive Rai, Mediaset, La 7 e su alcuni canali della piattaforma di Sky ma anche l’utilizzo del mezzo stampa, della radio, del cinema e di alcuni siti internet con un’offerta rivolta per lo più al pubblico giovanile. I nuovi filmati, i poster e tutto il materiale di comunicazione intendono testimoniare, in continuità e con coerenza con quanto espresso in passato, come il credito cooperativo sia caratterizzato da una “differenza” di vocazione e di funzione rispetto alle altre banche. messaggio lanciato è sempre lo stesso,“ differente per forza“, ma questa volta si carica di nuovi significati, a causa del contesto di crisi economica e finanziaria e della ripresa del dibattito sulla relazione tra finanza ed economia reale. Tuttavia occorre notare che mentre le altre banche hanno sospeso le campagne pubblicitarie in attesa di tempi migliori, ma anche per trovare nuovi messaggi accattivanti ed adeguati al momento particolare che stiamo

vivendo ed in conclusione ritagliarsi un nuovo abito che celi il loro reale modo di essere, il Credito Cooperativo continua a ripetere ciò che ha sempre detto. Essere diversi è un valore concreto e non un semplice spot pubblicitario. Una differenza che la campagna di quest’anno vuole sottolineare con determinazione, con riferimento a questioni concrete, sentite e vicine alle persone, alle famiglie ed agli imprenditori. Occorre ribadire che le 442 Banche di Credito Cooperativo, con la propria rete di 3.900 sportelli, l’11,98% del totale degli sportelli italiani, alcuni dei quali in piazze in cui non sono presenti altri istituti bancari, forti della loro funzione anticiclica, continuano a finanziare l’economia reale, a sostenere lo sviluppo dell’occupazione e del reddito, a dedicare crescente spazio ai giovani clienti e soci e ad impegnarsi nell’orientare la crescita dei territori e delle comunità in cui operano verso percorsi sostenibili e rispettosi delle ricchezze naturali, storiche ed ambientali. Per rafforzare quanto sopra esposto ricordiamo che nel 2007 le banche di credito cooperativo hanno prodotto un valore globale aggiunto pari a 4.900 milioni di euro a vantaggio di soci, collaboratori, della comunità locale e della collettività in genere.

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Nuovo servizio di versamento e prelevamento automatico. Nasce la Cassa Veloce

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al mese di ottobre è disponibile presso le filiali di Carmiano e Lecce, un nuovo servizio di versamento/prelevamento automatico, grazie ai nuovi bancomat (ATM) posizionati in via sperimentale all’interno delle sale delle dipendenze citate. Si tratta di nuove macchine che consentono al cliente della BCC di concludere operazioni di cassa in tutta sicurezza senza necessariamente fare la fila allo sportello. Il requisito essenziale per la fruizione del servizio è rappresentato dal possesso di una tessera bancomat di nuova generazione, la tessera dotata di microchip. Con tale tessera e presso i nuovi sportelli veloci, non solo saranno possibili le normali operazioni già a disposizione dell’utente presso gli ordinari sportelli automatici, e quindi prelevamento, ricariche telefoniche ed interrogazione degli ultimi 10 movimenti, ma sarà possibile richiedere l’estratto conto con maggiore profondità temporale, attraverso la funzione “Interrogazione rapporti“, e soprattutto versare direttamente sul conto corrente assegni e contante. Ed è proprio

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quest’ultimo elemento la novità del servizio. Infatti, l’operazione, rispetto al servizio di cassa continua, viene contabilizzata immediatamente sul conto del cliente, senza richiedere un’ulteriore lavorazione da parte del personale della banca. La sicurezza dell’operazione è garantita infine dal rilascio di uno scontrino con il dettaglio della stessa; tale dettaglio, nell’ipotesi di versamento di contante, riporterà il taglio delle banconote ed il numero di pezzi versati, mentre nell’ipotesi di versamento di assegni, riporterà l’immagine dell’assegno versato. In ogni momento della transazione al cliente viene in ogni caso riconosciuta la facoltà di interrompere la stessa, ricevendo la restituzione del contante e/o dei documenti introdotti. I nuovi servizi, affiancando i bancomat tradizionali, la cassa continua ed il relax banking, l’internet banking del credito cooperativo, di fatto implementano, completandola, l’offerta operativa in modalità self service della BCC di Terra d’Otranto.


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L’angolo della solidarietà globale della BCC di Terra d’Otranto Il 15 novembre al teatro Politeama di Lecce si è tenuto uno spettacolo musicale di elevato livello artistico, della durata di almeno tre ore, tenuto da AL BANO e i suoi orchestrali a beneficio dei ragazzi africani del Kenya. Il concerto per la vita è stato organizzato dall’associazione onlus “ForLife“ (fondata da un nostro conterraneo prof. Alessandro Carriero) avente come oggetto sociale l’impegno di sostenere la costruzione di centri medici ed istituti scolastici in Africa. Il teatro Politeama ha registrato il pienone: presenti salentini provenienti dalla province di Lecce, Brindisi e Taranto, nonché il presidente della BCC di Terra d’Otranto, dott. Pasquale Caione e numerosi componenti della compagine sociale che hanno aderito con entusiasmo alla manifestazione di solidarietà. La serata si è svolta all’insegna della grande musica e dell’intrattenimento, con pezzi storici del repertorio dell’artista salentino intervallati da momenti di danza e di folklore. Nell’intervallo dello spettacolo il prof Alessandro Carriero ha ringraziato sentitamente

La 23ª Stracittadina Novolese con la BCC di Terra d’Otranto

Il 26 ottobre 2008 si è svolta la Gara Podistica Nazionale “ CORRIPUGLIA 2008” di 11,100 chilometri, organizzata dall’associazione Sportiva “AVIS SPORT“ in collaborazione con l’AVIS di Villa Convento – pro loco di Novoli, su mandato FIDAL. Lo sponsor ufficiale della manifestazione è stata la BCC di Terra d’Otranto.

tutti i presenti e gli sponsor, in modo particolare la BCC di Terra d’Otranto. Il presidente della radiology for life ha, poi, fatto proiettare un video dei progetti realizzati con le offerte precedentemente ricevute in chiara collaborazione con i missionari ed i vescovi locali.

Alla realizzazione della maratona hanno contribuito gli organizzatori volontari della Associazione AVIS SPORT residenti a Novoli, Carmiano e Villa Convento; determinante è stato poi il patrocinio delle amministrazioni Comunali dei rispettivi paesi, unitamente alla Regione Puglia, alla Provincia di Lecce, alla FIDAL, al CONI ed alla Pro-Loco di Novoli. Hanno partecipato alla gara 1.000 atleti tesserati FIDAL Settore Assoluti e Amatori/Master-Allievi-Juniores-Promesse-Seniores maschili e femminili provenienti da tutte le regioni ed alcuni atleti stranieri tesserati con società sportive Italiane. Il marocchino Mehdi Khelfi si è aggiudicata la 23^ stracittadina Novolese, secondo l’atleta assoluto dell’esercito italiano Giammarco Buttazzo di Trepuzzi; prima delle donne Faustina Bianco di Cosenza e seconda Anna De Leo di Catanzaro. Al di la degli aspetti tecnici è da sottolineare il messaggio di solidarietà lanciato in questa giornata di festa e di sport, che quest’anno ha unito nei suoi undici chilometri di percorso i tre paesi nello slogan “AVIS uguale Vita”.

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Essere soci significa… Usufruire dei vantaggi, delle opportunità e delle agevolazioni che la banca riserva alla compagine sociale, nell’ambito dei prodotti e servizi bancari; Partecipare alle iniziative sociali organizzate dalla banca; Essere informati attraverso il bilancio e la rivista “Informasocio” su quelli che sono gli obiettivi, i programmi e le iniziative predisposte dalla banca per i propri soci; Avere un canale privilegiato per dialogare con la propria banca, avendo la certezza di ricevere un trattamento esclusivo ed una consulenza professionale e personalizzata, che diano luogo a soluzioni ritagliate su misura rispetto alle specifiche esigenze manifestate;

I soci del Credito Cooperativo …differenti per forza

Il Credito Cooperativo visto da fuori.

Sentirsi parte di un’istituzione fortemente radicata sul territorio, che opera a favore

dello sviluppo del tessuto socio–economico locale da più di 50 anni; Partecipare attivamente da protagonista alla vita sociale mediante l’intervento nell’annuale assemblea in cui si definiscono gli obiettivi e le strategie aziendali; Investire in una banca che, attraverso interventi mirati verso le realtà economiche del territorio, opera nel contesto dell’economia reale, e non effettua operazioni finanziarie fine a se stesse; Condividere i valori della solidarietà e della mutualità grazie una banca che non ha come scopo ultimo della propria gestione il perseguimento del profitto e che destina annualmente una quota del proprio utile a favore di iniziative ed interventi rivolti a beneficio delle comunità locali; Sentirsi parte attiva di una banca che per caratteristiche di gestione e finalità si differenzia dal contesto bancario nazionale e trova la forza proprio in tali peculiarità.

Il Credito Cooperativo visto da dentro.

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Il Bene Comune L’

umanità è come un essere vivente che progredisce grazie alle opere delle sue cellule: gli uomini. Compito di questi ultimi è quello di comprendere i suoi bisogni lungo il cammino evolutivo e agire di conseguenza. L’uomo trova la sua ragione di esistere solo nella misura in cui è inserito in questo organismo ed è utile al suo progresso. Pensare solo a noi stessi, alla nostra realizzazione, al nostro bene individuale vuol dire eludere i nostri doveri. Solo se facciamo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per contribuire al miglioramento dei nostri fratelli realizziamo il nostro compito. Donare il sangue vuol dire passare dal solo bene individuale al bene comune. La donazione, in generale, è un atto col quale uno si spoglia liberamente e spontaneamente di qualche suo bene in favore degli altri. Ricercatori e tecnici sono impegnati da decenni a trovare organi e sangue artificiale da trapiantare in creature che ne abbiano la necessità per sopravvivere. Molti sono i progressi fatti. Nel cuore umano si possono applicare, con successo, valvole artificiali. Chi deve affrontare un intervento chirurgico programmabile, può ricorrere all’auto-infusione ed al recupero intraoperatorio ed il chirurgo, con l’emodiluizione, cerca di intervenire con il minore consumo possibile di sangue del paziente. Ma chi giunge in gravi condizioni ad un pronto soccorso, per incidente della strada o sul lavoro ed ha subito gravi perdite di sangue, chi deve subire un trapianto d’organo e chi è ammalato di tumore come può essere aiutato? E chi nasce colpito da talassemia (anemia mediterranea) ed ha per sua costituzione i globuli rossi più piccoli dei normali, tanto che non riescono ad ossigenare regolarmente le cellule del suo organismo, come può sopravvivere? In tutti questi ed in altri casi la vita è assicurata da generose trasfusioni di sangue compatibile. Per questo l’Avis di Carmiano è impegnata in progetti di divulgazione che confermano, inoltre, la vocazione della nostra associazione a dare il proprio contributo all’educazione alla salute e alla convivenza civile. Educare al dono del sangue significa, infatti, educare alla salute e creare una coscienza solidaristica che non può che far bene in una società sempre più chiusa in

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se stessa, egoista e votata al soddisfacimento esclusivo dei propri bisogni. Prendere coscienza che attraverso un semplice gesto si compie un atto di grande altruismo, prima ancora che di grande civiltà, è occasione di crescita sociale e umana. E’ questo l’obiettivo che da sempre si pone l’Avis. Pertanto, educare i giovani alla donazione rappresenta un indubbio investimento, duraturo nel tempo, rivolto ad una popolazione sostanzialmente sana, che si impegna a non far mai mancare nelle emoteche dei nostri Centri Trasfusionali questo bene insostituibile che è il sangue, ma anche a formare, di volta in volta, generazioni di giovani tesi alla solidarietà, allo spirito civile, all’etica. La donazione di sangue, infatti, è volontaria, anonima, periodica, gratuita, ma soprattutto è un atto responsabile. Il donatore deve essere consapevole che attraverso un gesto encomiabile, ammirevole, carico di significati etici, può tuttavia recar danno a chi riceverà il suo sangue, se non avrà osservato corretti stili di vita. Che non vuol dire evitare i rapporti sessuali a rischio o l’uso di sostanze stupefacenti, ma anche evitare abitudini che possono sembrare meno condannabili eppure sono altrettanto pericolose, come l’abudo di alcolici e il fumo di sigaretta. Pericoli ai quali i giovani sono molto spesso esposti. Autoescludersi dalla donazione è prova di grande responsabilità se si è incorsi in atteggiamenti a rischio. Allora donare sangue offre sicuramente due vantaggi: il primo, compiere un atto di grande altruismo, il secondo, controllare il proprio stato di salute periodicamente e gratuitamente. In una società che sempre più spesso propone modelli di vita che inducono più allo sballo totale che ai virtuosismi, il modello del donatore di sangue è quello di una persona davvero speciale, che è orientata all’offerta, ovvero al dare come dovere morale e civile, che precede il pretendere, comunque mai da perseguire; alla demercificazione, sia per la gratuità della donazione in sé che per l’assunzione diretta delle responsabilità personali e associative nel donare il sangue; all’universalismo, sia per il carattere anomino della stessa donazione che per la disponibilità ad intervenire in tutte le situazioni di bisogno, senza eccezioni. Per tutto ciò, appare evidente che l’Avis costituisca realmente “un giacimento umano e valoriale” indispensabile per la rinascita civile, oltre che solidale, della nostra comunità, in palese crisi di integrazione e di solidarietà. Un giacimento che tutti, politici e semplici cittadini, dovrebbero concorrere ad accrescere, senza sottovalutarne mai l’importanza. Giuseppe D’Agostino Presidente sez. AVIS Carmiano


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La nuova Energia

Il prezzo bollente del petrolio fa innalzare la febbre delle energie rinnovabili

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ttualmente circa l’88% dell’energia che consumiamo è prodotta utilizzando combustibili fossili (gas, carbone e soprattutto petrolio). Tali fonti, che possiamo definire tradizionali, oltre ad essere dannose perché causa di inquinamento diretto, aumento delle emissioni nocive di anidride carbonica e zolfo, ed indiretto, effetto serra ed innalzamento globale della temperatura, sono destinate con il tempo ad esaurirsi. Inoltre, a causa dell’incremento della domanda energetica da parte di Paesi emergenti quali Cina ed India, il costo di tali materie prime è destinato progressivamente a crescere. Il prezzo del petrolio anche se attualmente si è posizionato intorno ai 40 dollari al barile dopo aver superato i 120, secondo gli esperti raggiungerà 200 dollari al barile nel giro di pochi anni. Grazie a tale insieme di concause si è riacceso l’interesse per le nuove fonti energetiche, le cosiddette fonti alternative. Infatti, se in passato, nonostante puntassero alla salvaguardia dell’ambiente, i richiami volti a favorire lo sviluppo

delle fonti rinnovabili, così definite perché potenzialmente inesauribili come il sole, il vento, il moto ondoso ed il geotermico del sottosuolo, oppure perché rigenerabili come le biomasse (olii vegetali, scarti dell’agricoltura, ecc.), spesso cadevano nel nulla; ora che ad essere intaccato è il nostro portafoglio, sembra che qualcosa si stia iniziando a muovere . Occorre infatti ricordare che ogni piccolo aumento del prezzo del greggio è causa di forti perdite, nell’ordine di milioni di euro, per le nostre economie. Nel 2007 il Consiglio Europeo ha stabilito che entro il 2020 il consumo energetico totale dovrà essere soddisfatto per almeno il 20% da elettricità prodotta utilizzando fonti rinnovabili. Per rispettare l’impegno, il nostro Paese, che sconta un notevole ritardo in tale ambito ha predisposto una serie di incentivi (dall’IVA ridotta al 10% sugli acquisti degli impianti, alla detrazione fiscale del 55% per iniziative rivolte a migliorare l’efficienza energetica degli edifici, al cosiddetto “conto energia“), che hanno reso partico-

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larmente conveniente il ricorso alle nuove fonti energetiche, anche in un’ottica di investimento, attirando in alcuni casi operatori stranieri. Tuttavia occorre ricordare che a priori non è possibile esprimere un giudizio sulla convenienza o meno ad investire su di un dato business e quindi anche in quello delle tecnologie rinnovabili; occorre considerare infatti le differenti variabili che influenzano la redditività e la fattibilità dell’investimento. Ne consegue che è opportuno effettuare uno studio di fattibilità che tenga conto di tali variabili e del loro impatto sul progetto. In particolare, le variabili da considerare nell’ambito del settore delle energie rinnovabili sono: - il potenziale energetico disponibile per unità di tempo (velocità del vento per l’eolico, irraggiamento solare, per il fotovoltaico, ecc.); - la tecnologia da utilizzare, ed il relativo rapporto tra costo ed efficienza; - la struttura delle fonti di finanziamento e le agevolazioni disponibili; - le procedure amministrative ed i tempi necessari per l’avvio dei progetti;

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- il prezzo di cessione dell’energia prodotta; - le condizioni sociali ed il contesto di riferimento, in particolare il rischio che gli impianti se in linea teorica sono accettati da tutti, molti li vorrebbero realizzati altrove, al di fuori del proprio territorio di riferimento. Alla luce di quanto sopra esposto, considerando gli aspetti che rendono tale investimento particolarmente interessante, e valutata la complessità di variabili che influenzano l’analisi di fattibilità economica e finanziaria, risulta evidente la necessità di avvalersi di esperti specializzati che supportino il soggetto (famiglia consumatrice o imprenditore che sia) nel processo di valutazione e realizzazione del progetto. In tale ambito la BCC di Terra d’Otranto, accogliendo anche l’invito di Legambiente, ha dato vita ad un prodotto in grado di soddisfare le esigenze di finanziamento di chi intende fare “un passo“ verso un nuovo concetto di energia e di sviluppo sostenibile, candidandosi sempre di più a ricoprire il ruolo di banca dell’energia pulita. Maurizio Ippolito


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La nuova Energia Lo scenario attuale: le varie fonti disponibili ed in particolare il fotovoltaico.

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ttualmente tra le fonti rinnovabili quelle che rappresentano una maggiore opportunità di investimento, anche grazie alla politica di incentivi varata dal nostro Paese, sono quella eolica, quella da biomasse e quella fotovoltaica.

Altri settori come quello idroelettrico, che sfrutta la forza di caduta dell’acqua o del moto ondoso e quello geotermico, che sfrutta il calore del sottosuolo, poiché fanno riferimento a tecnologie che richiedono ingenti investimenti, sono riservati ad operatori pubblici o privati in possesso di ingenti capitali e dunque non saranno oggetto di trattazione in queste pagine. Le BIOMASSE. Per biomassa si intende ogni materiale di origine animale o vegetale; ne consegue che gli impianti a biomasse sono quelli che utilizzano tali prodotti per produrre energia termica ed elettrica (cogenerazione). L’energia da biomasse, partendo da prodotti vegetali appositamente coltivati o derivanti da scarti di produzioni agricole o da combustibili di origine vegetale come biogas, biodiesel e bioetanolo, ha il vantaggio di essere ad impatto ambientale nullo. Infatti, è legittimo ipotizzare che le la quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera durante il processo di combustione con

impiego di biomasse finalizzato ala produzione di energia elettrica sia pari a quella che i vegetali assorbono dall’ambiente per produrre la stessa quantità di biomassa durante i normali processi vegetali di accrescimento. Ovviamente perché il bilancio locale delle emissioni di anidride carbonica non si squilibri è necessario che il combustibile provenga da zone limitrofe 10\20 chilometri, rispetto alla zona in cui viene localizzato l’impianto. A favore degli impianti a biomassa con capacità produttiva fino ad 1 MW è previsto come sistema incentivante quello dei certificati verdi per 15 anni o in alternativa una tariffa incentivante per lo stesso periodo del tipo di quella prevista per il fotovoltaico; oltre 1 MW sono previsti solo i certificati verdi. I certificati verdi sono titoli che attestano la produzione di energia partendo fonti rinnovabili che devono obbligatoriamente essere acquistati da produttori ed importatori di energia elettrica prodotta da fonti non rinnovabili. I certificati verdi in Italia sono rilasciati dal GSE (Gestore Servizi Elettrici) e sono scambiabili sul mercato elettrico. Il loro valore negli ultimi anni è stato sempre in crescita. Altri incentivi economici sono rappresentati dall’IVA al 10% e dalla detrazione IRPEF per un valore pari al 36% dell’impianto, da distribuire in 10 anni.

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L’EOLICO. Il vento possiede una “forza” che può essere utilizzata per compiere un lavoro, come muovere un macchinario. Ciò era stato intuito da tempo e ne sono esempio i mulini a vento. Con il tempo la tecnologia ha consentito l’utilizzo di tale “forza” per produrre energia elettrica tramite degli aerogeneratori. Affinché si possa procedere alla realizzazione di impianti eolici è necessario che nell’arco dell’anno ci siano almeno 2.000 ore utili di vento; infatti, non conta quanto forte spiri il vento, anche perché oltre una certa velocità gli aerogeneratori si fermano per sicurezza, ma per quanto tempo. In assenza di vento, le pale restano ferme e non si ha alcuna produzione di energia. Anche per l’eolico sono disponibili incentivi economici rappresentati da certificati verdi. Inoltre, in ipotesi di generatori più piccoli, il cosiddetto “minieolico“ è possibile farli rientrare negli interventi di risparmio energetico che danno diritto alla detrazione IRPEF del 36 %. IL SOLARE. L’energia solare può essere utilizzata per riscaldare, attraverso i cosiddetti impianti solari termici, che hanno lo scopo di produrre acqua calda, oppure può essere utilizzata per produrre energia elettrica, attraverso pannelli solari fotovoltaici. Il solare fotovoltaico, grazie agli incentivi previsti dal conto energia, in questi ultimi tempi è quello che sta avendo la maggiore diffusione. Gli impianti fotovoltaici sono costituiti da pannelli realizzati in silicio o in altri materiali in fase di sperimentazione da collocare sui tetti o direttamente sul terreno e da un inverter che trasforma la corrente ottenuta da continua in alternata pronta ad un utilizzo diretto o all’immissione in rete. Per valutare la convenienza a realizzare un impianto fotovoltaico occorre verificare l’irraggiamento solare

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previsto per la zona in cui si procederà all’installazione dei pannelli. Tale coefficiente è minore al Nord d’Italia, sale al Centro e raggiunge i maggiori livelli al Sud. Molto importante è la qualità dei pannelli e la loro capacità di mantenere costante la produzione nel corso della vita media prevista per gli impianti, circa 20 anni. Infine, occorre valutare il risparmio derivante dal mancato prelievo di energia dalla rete, poiché si consuma ciò che si produce, lo scomputo dalle bollette successive dell’energia fotovoltaica immessa in rete, in ipotesi di contratto di scambio sul posto, e la vendita dei kilowat fotovoltaici non utilizzati, al prezzo definito dal GSE, in ipotesi di contratto di cessione diretta. Ma di gran lunga ciò che ha reso particolarmente conveniente l’investimento fotovoltaico è rappresentato dalla quota conto energia. Questa è rappresentata dal ricavo derivante dalla remunerazione dell’energia prodotta secondo una tariffa che varia in funzione della dimensione dell’impianto ed al tipo di integrazione. Tale tariffa risulta essere garantita per 20 anni. Sono previsti inoltre premi tariffari per chi realizza contestualmente interventi di riqualificazione energetica degli edifici e per gli enti pubblici.Per ottenere l’incentivo occorre presentare domanda al GSE di connessione dell’impianto e successivamente comunicare al Gestore della rete, l’entrata in produzione dello stesso. Nei 60 giorni successivi si avrà la notifica da parte del GSE del riconoscimento della tariffa incentivante. Tali somme, con apposto contratto, possono essere “girate” a titolo di garanzia a favore di istituti di credito, per ottenere i fondi necessari alla realizzazione dell’impianto. Sarà premura della banca definire le rate del piano di ammortamento del prestito in modo tale che siano inferiori o uguali a quanto erogato dal GSE. I tempi di ritorno dell’investimento sono da considerarsi compresi tra gli 8 ed i 15 anni. Infine, ulteriore incentivo è rappresentato dall’IVA ridotta al 10%. Maurizio Ippolito


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Esercizi e attività convenzionati con la Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto Continua con successo l’iniziativa voluta dal Credito Cooperativo di Terra d’Otranto per la difesa del potere d’acquisto dei propri soci.

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