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Alcuni strumenti possibili di comunicazione ecologica nella pratica scolastica: ascolto attivo
(rif. Carl Rogers, Thomas Gordon, Marshall Rosenberg) circle time messaggio io (autentico, non manipolatorio, come «io mi aspettavo che tu avresti dovuto ecc.») riformulare/ricapitolare
(uso di prafarasi/parole chiave/metafore) domande aperte/favorire la circolarità della comunicazione (non interrompere l’altro/non giudicare) prossemica e cura del setting essere equiprossimo, non equidistante
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(diventare agente di cambiamento per rigenerare il legame tra scuola e famiglia)
In una scuola-comunità di pratiche che desidera sperimentarsi dialogica, un buon inizio potrebbe basarsi su:
1) ascolto
2) accoglienza
3) sospensione del giudizio e dell’interpretazione
4) tollerare l’incertezza, so-stare nel conflitto, dubitare dubitare vs. credere disobbedire vs. obbedire trattare vs. combattere
5) cura
(parola-marsupio: ne contiene tante altre e le tiene al caldo e al sicuro)
…perché sei un essere speciale e io avrò cura di te
Franco Battiato
Un facilitatore dialogico invece no: non risolve problemi, aiuta ad affrontare preoccupazioni
«Avevo un pianoforte a cui i miei nipoti avevano rotto parecchi tasti. Ho provato a suonare quelli che erano rimasti. Così è nata la canzone Con i tasti che ci abbiamo, vuole dire provare ad attrezzarsi, a mettere in salvo le cose, a stabilire quali siano i benirifugio. […] Una melodia si può ottenere anche solo usando i tasti ancora rimasti. Una melodia semplice, sdentata, ma anche forte, che riafferma il potere dell’immaginazione. E allora, per estensione, ogni cosa si dovrà fare con quello che si ha, non con quello che si desidererebbe avere. Da quello che c’è in cucina al pianeta che abbiamo a disposizione, sempre dovremo confrontarci con la finitezza delle cose e nei limiti abituarci a vedere una possibilità.»
Vinicio Capossela
Un buon facilitatore sta con quello che emerge nella sessione dialogica, non è alla ricerca di quello che desidera fare emergere dal gruppo
Un facilitatore dialogico non fornisce consigli, suggerimenti, soluzioni a problemi.
Un facilitatore dialogico in una organizzazione complessa accompagna le persone a mettere a fuoco le loro preoccupazioni, ad averne consapevolezza, a considerarle da altri punti di vista.
Un facilitatore dialogico può porre domande (se non ha capito) ma non fornisce risposte.
Un facilitatore dialogico consente alle persone di percepire che è necessario concedersi del tempo per trovare la strada:
Non domandarmi dove porta la strada, seguila e cammina soltanto
Franco Battiato
Un accenno ad altre pratiche dialogiche:
Pratiche filosofiche (Pierre Hadot)
Filosofia con i bambini/Philosophy for children – P4C (Matthew Lipman)
Mediazione comunitaria
Mediazione umanistica (Jacqueline Morineau) esempio di regole dialogicamente efficaci:
Le cinque regole della comunicazione biografico-solidale nelle Pratiche filosofiche:
1) Il riferimento all’esperienza biografica è sempre presente, indipendentemente dal tipo di discorso.
2) Le affermazioni dell’altro vengono accolte come espressione del suo sé e delle sue credenze. Ciò significa che la comunicazione si discosta dall’opposizione di tesi in competizione per una verità che escluda la verità dell’altro.
3) L’ascolto dell’altro è aperto, il che significa che tende a sospendere il giudizio e ogni interpretazione sostitutiva del tipo Quel che ho sentito è solo una copertura di qualcos’altro oppure Tu hai detto… ma in verità volevi dire…
4) Il contributo e la restituzione di chi ascolta tendono a esprimersi come un’offerta anamorfica, il che significa la possibilità che il diverso punto di vista scopra altri aspetti di ciò che si è detto, e che questi altri aspetti possano essere liberamente presi in considerazione, o trascurati, da chi guida l’incontro.
5) La tentazione della distruttività nella contrapposizione confutativa è sospesa e riesaminata autoanaliticamente e in silenzio.
Sono regole semplici e possibili da applicare in gruppo (circle time) anche in un contesto dove ci sono ragazze/i con disabilità