LE MONOGRAFIE MULTIMEDIALI DEL
L’ORATORIO DELLA “VIA CRUCIS” DI LONGOBUCCO UNA TRADIZIONE LUNGA TRE SECOLI
MAPPA DELLE “TERRE JONICOSILANE” NELLA SILA GRECA
> Giotto Cappella degli Scrovegni - Padova Particolare della Deposizione
PRESENTAZIONE
INTRODUCTION
Le “Terre Jonicosilane” della Sila Greca, oltre a essere caratterizzate dall’azzurro cristallino del loro mare e dalle mille tonalità di verde dei loro boschi, dei loro uliveti e dei loro agrumeti, sono un territorio ricco di storia, di cultura e di tradizioni enogastronomiche, che fino ai nostri giorni non ha trovato un racconto complessivo e unico che potesse rappresentarne lo spaccato sia presso le istituzioni culturali locali, sia presso i maggiori punti di riferimento culturali e turistici nazionali e internazionali.
The “Ionian-Silan Lands” of Greek Sila, in addition to being characterized by crystal clear blue waters and by a thousand shades of green for their woods, olive tree and citrus groves, represents a territory rich in history, culture and eno-gastronomic traditions that, so far, couldn’t find a comprehensive and unique account able to portray a slice of it, both in any local cultural association and in the main national and international cultural and tourist information points. Thanks to Measure 413.313/2 of the RDP Calabria and its LDP 2007/13, the LAG “Greek Sila” decided to realize a series of educational tools, in print and/ or multimedia, through which trying to define, from the cultural point of view, the historical background of this territory, by supporting its tourist promotion as well. The present work is affectionately dedicated to a particularly precious and important historical-cultural rite of popular pity that, because of the risk of extinction due to a dangerous decline of the historical memory as well as to a poor turnover of the main characters, we’ve considered useful and dutiful to make a record on permanent back-ups in order to fix the event from the historical point of view and give a suitable means of reference for its reiteration. The “Via Crucis”, which takes place in Longobucco and that is being “sung” for more than three centuries basing on the texts by Pietro Metastasio and music by unknown nuns and monks living in the local monastery of the followers of St. Francis of Assisi and St. Francis of Paola, is today performed thanks to the engagement of the cultural association “Anima Longobucchese” (literally Soul of Longobucco). However, because of several reasons, it is most likely doomed to extinction and so the imperative to “save” it is the main aim of the LAG that produces this work so that, together with being used for cultural and tourist promotion, it can be preserved in local libraries, parishes, schools and Institutional Agencies functioning as historical proof of an important period for the Community of our territory.
Con la misura 413.313/2 del PSR Calabria e del suo PSL 2007/13, il Gal “Sila Greca” ha deciso di realizzare una serie di strumenti divulgativi, a stampa e/o multimediatici, tramite i quali fissare “culturalmente” il quadro storico di questo territorio, anche a sostegno della sua promozione turistica. L’opera che presentiamo è amorevolmente dedicata a un rito storico-culturale di pietà popolare di particolare valore e importanza che, rischiando l’estinzione per un pericoloso degrado della memoria storica e per un insufficiente ricambio dei protagonisti, abbiamo ritenuto utile e doveroso registrare su supporti stabili per fissare storicamente l’evento e offrire un idoneo mezzo di riferimento per la sua reiterazione. La “Via Crucis” di Longobucco, che da oltre tre secoli viene “cantata” su testi di Pietro Metastasio e musiche di anonimi monache e monaci del locale convento dei seguaci di Francesco d’Assisi e di Francesco di Paola, è oggi ancora eseguita per l’impegno dell’Associazione Culturale “Anima longobucchese”. Per svariati motivi, però, rischia, abbastanza verosimilmente, l’estinzione e, dunque, l’imperativo di “salvarla” viene fatto proprio dal Gal che produce quest’opera perché, oltre ad essere utilizzata per la promozione culturale e turistica, possa rimanere nelle biblioteche, nelle parrocchie, nelle scuole, negli Enti istituzionali a testimonianza storica di un’epoca di un’importante Comunità del nostro territorio.
Bruno da Longobucco
Ranieri Filippelli, Presidente Francesco Rizzo, Direttore
Ranieri Filippelli, President Francesco Rizzo, Director
L’ORATORIO DELLA VIA CRUCIS DI LONGOBUCCO: UNA TRADIZIONE LUNGA TRE SECOLI. CENNI STORICI SULLA CITTADINA SILANA Longobucco è uno dei maggiori centri silani della provincia di Cosenza. E’ situato a 780 m. slm, in una delle più suggestive vallate della Sila Greca, o “Terre Jonicosilane”, percorsa dal fiume Trionto. Comunità di economia storicamente solida per via dello sfruttamento, fino agli inizi del ‘700, delle locali miniere d’argento, delle attività legate al legname, dell’ imprenditoria zootecnica, fra il 1921 ed il 1961 contava ancora intorno agli 8.000 residenti. Queste presenze, a seguito della forte emigrazione degli anni 60/70 verso il nord Europa e verso le località litoranee, dovuta alla grave crisi delle attività prima ricordate e a drammatici fenomeni di instabilità idrogeologica, sono oggi “ridotte” a circa 3.500. Dopo il 1861 il paese fu tra i principali centri interessati dal fenomeno del Brigantaggio. Nel secondo dopoguerra i longobucchesi parteciparono in massa alle lotte bracciantili. Per alleviare il problema della disoccupazione dell’immediato dopoguerra si progettarono e costruirono varie e importanti opere pubbliche e furono avviati i primi cantieri scuola di rimboschimento e bonifica. Fino agli anni ’80 l’attività di forestazione ha offerto larghi sbocchi occupazionali. Il ridimensionamento di tale attività, dovuto a un ridimensionamento della spesa pubblica, e la mancanza di nuovi sbocchi occupazionali, hanno determinato una forte ripresa dell’emigrazione, con le conseguenza già prima accennate,
La storia documentata di Longobucco inizia nell’XI sec. con l’arrivo dei Normanni. Longobucco ha dato i natali al celebre medico medievale “BRUNO DA LONGOBUCCO” (XIII sec.), fondatore, presso l’Università di Padova, della moderna chirurgia come branca della medicina. LONGOBUCCO, ARTE E CULTURA Massime evidenze artistiche del Centro Storico sono la Chiesa Matrice e l’annessa torre campanaria, realizzata in stile normanno in blocchi di tufo, che, costruita con funzione difensiva, nel 1700 fu riconvertita in campanile. All’interno della Chiesa Matrice è possibile ammirare opere di notevole pregio artistico tra cui: una preziosa icona lignea, denominata “Madonnina dei Carbonai”; le pile acquasantiere in pietra verde di Calabria; il fonte battesimale, poggiato su tre leoni, di stile romanico-normanno. L’altare maggiore è di stile barocco napoletano, in marmi policromi, con balaustra a colonne in blocchi di pietra nera. I due affreschi principali l’“Adorazione dei Magi” e la “Natività” e la tela raffigurante la “Madonna del Carmine” sono firmati da Cristoforo Santanna. L’artigianato tessile è una delle attività che ha sostenuto l’economia del centro silano e lo ha reso famoso nel mondo. E’ basato sull’uso del telaio verticale con cui si realizzano, a mano, vere e proprie opere d’arte come coperte in lana e seta naturale, arazzi, tovaglie, tappeti. Questi prodotti, conosciuti in Italia e all’estero, sono impreziositi con bellissimi disegni (“nziambri”) di origine antichissima che raffigurano paesaggi, composizioni floreali, figure astratte.
LA “VIA CRUCIS” DI LONGOBUCCO CENNI STORICI Il rito cristiano della Via Crucis ebbe, a Longobucco, il suo massimo splendore nel secolo XVIII, per opera dei PP. Francescani Minori di stretta osservanza, chiamati Riformati. Il rito longobucchese è di particolare interesse perché le meditazioni, che normalmente vengono recitate lungo il percorso che, con 14 “stazioni”, rievoca la salita di Gesù al Calvario, sono quelle scritte nel 1730 da Pietro Metastasio (vedi nota a seguito) e ancor più perché tali meditazioni sono cantate, da coro e solisti, su sei struggenti melodie, di cui tre quasi certamente composte, sempre nel 1700, da alcuni Padri Francescani del locale Convento dei Riformati (1615-1867). Una quarta aria, detta del Giovedì Santo o “Marcia Funebre”, di autore ignoto, è la più solenne e con essa si suole cantare la dodicesima stazione che ricorda la morte di Gesù. Completano il “racconto della passione” altre due melodie: la prima, chiamata delle “Monachelle”, composta, si dice, da alcune suore probabilmente longobucchesi; l’altra quasi certamente proveniente da Castrovillari, cittadina del Pollino cosentino, e perciò chiamata dal popolo “A Castrovillari”. Le “cantate” vengono eseguite a più voci, con arte e calore, e sono tutte appassionate e molto commoventi.
Pietro Sapia
LA GRANDE TRADIZIONE Dopo la chiusura del Convento dei Riformati (1867), non vi sono riferimenti certi sul mantenimento della tradizione metastasiana. Le certezze riprendono negli anni 20 del ‘900, quando Pietro Carmine Maria Sapia, nato il 24/10/1879 morto 19/10/1957, laico devotissimo della “Madonna Addolorata”, riorganizza, in sintonia con i Parroci della Chiesa Matrice e della Chiesa dell’Addolorata, fra i quali ricordiamo don Angelo Bennardis e don Ciccio Godino, l’intera cerimonia dei riti quaresimali e della Settimana Santa e fra questi la “nostra” Via Crucis, impegno poi portato avanti dal figlio Francesco fino agli anni 80. Per il devoto, volontario impegno di generazioni di cantori, molti dei quali sono stati e sono membri
dell’antica “Confraternita del Santissimo Sacramento”, e di organisti, fra quali da menzionare è il “cieco” Francesco Madeo, rivive così la “Via Crucis”, insieme alla tradizione dei Sette Venerdì’ dell’Addolorata “cantati” nell’omonima Chiesa alle prime luci dell’alba e affidati ad altrettante famiglie di cantori (Adorisio, Gagliardi, Madeo, Pranteda, Rizzo, Russo, Sapia e Vittipaldi). Fra i coristi, notevole è stata la presenza dell’artista e maestro Pietro Scigliano. I riti cantati della Quaresima e della Settimana Santa trovano, in paese, il loro naturale epilogo nella suggestiva processione del Venerdì Santo, che si svolge, percorrendo le vie dell’intero centro storico, al suono assordante delle “tòcchite” (“campanacci di legno con martello in legno). AI GIORNI NOSTRI La tradizione di questa storica “Via Crucis” rivive ancora oggi a Longobucco grazie all’impegno dei cantori dell’Associazione Culturale “Anima Longobucchese”, che animano il dvd presentato in quest’opera, e grazie, anche, al lavoro di Cenzino Madeo, il quale ha realizzato la ricerca che ha prodotto il libretto, oggi in uso, delle strofe, dei canti e delle preghiere del sacro rito. Il gruppo, formato da 16 coristi, fra i quali 5 solisti, accompagnato dall’organista Pino Cruceli e guidato da Francesco Madeo, porta questo rito liturgico, durante la Quaresima e la Settimana Santa, anche nelle Parrocchie di altre cittadine delle “Terre Jonicosilane” e, in quest’anno 2013, lo ha fatto ascoltare pure nella Chiesa Cattedrale di Cosenza, a dimostrazione della grande valenza religiosa e culturale dell’evento. In ognuno di questi luoghi, altissima è la partecipazione dei fedeli che seguono i canti e le strofe meditative del Metastasio con grande coinvolgimento e in intensa concentrazione orante. L’evento rappresenta poi un momento d’intensa commozione per i tanti longobucchesi migrati verso i paesi limitrofi che così hanno modo di riascoltare le “loro” antiche melodie che idealmente li ricongiungono al loro “Campanaru”, come viene chiamata la torre campanaria e, per estensione, la stessa piazza principale di Longobucco.
Longobucco Chiesa S. Maria Maddalena
PIETRO METASTASIO (Roma1698 – Vienna 1782)
LE “STANZE” DI PIETRO METASTASIO
E’ stato un poeta, librettista, drammaturgo e sacerdote italiano. È considerato il riformatore del melodramma italiano. Nel 1709 ebbe modo di ascoltarlo Gian Vincenzo Gravina, noto letterato e giurista, nonché fondatore dell’Accademia dell’Arcadia, il quale, attratto dal talento poetico del ragazzo, ne fece il suo protetto. Egli coltivò il suo talento letterario e mise in mostra il giovane prodigio nella sua casa e presso varie congreghe romane. Nel 1714 Metastasio prese i voti minori di abate, senza i quali era impossibile intraprendere una carriera a Roma. La sua storia romantica, il fascino personale, le maniere incantevoli fecero di lui una figura ben distinta. Nel 1722 Metastasio produsse il melodramma “Gli orti esperidi” e conobbe il soprano Marianna Bulgarelli, detta “La Romanina”, che gli promise di assicurargli fama e autonomia, qualora avesse voluto dedicare il proprio talento al dramma musicale. Metastasio conobbe così i più grandi compositori del tempo, tra i quali Giovan Battista Pergolesi, Alessandro Scarlatti e Benedetto Marcello, che metteranno in musica i suoi lavori. Nel settembre del 1729 ricevette ed accettò l’offerta per il posto di poeta di corte al teatro di Vienna. Qui il poeta restò fino alla fine dei suoi giorni. Tra gli anni 1730 e 1740 i suoi drammi più belli vennero prodotti per il teatro imperiale. Nel 1730 venne alla luce La Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, che divenne uno degli oratori più musicati del XVIII secolo e dal quale originano i versi della “nostra” Via Crucis. Il 3 settembre 1768 fu eletto accademico della Crusca. Morì nel 1782 e fu sepolto nella cripta della chiesa di San Michele a Vienna.
La “Via Crucis” del Metastasio, ovviamente formata da 14 stanze (1) per le 14 stazioni, ha un carattere fortemente unitario sia per la composizione che per lo stile. Questo è segnatamente barocco. Difatti è nell’epoca ancora segnata dall’arte barocca che Metastasio scrive (1730). I suoi caratteri li ritroviamo nell’aulicità del verso, nell’aggettivazione classicheggiante, nella fastosa descrizione delle situazioni narrate. L’unitarietà delle 14 stanze la ritroviamo nel ripetersi dell’ “ottava rima” (2) formata da due quartine con versi settenari a rima baciata fra il 2° e il 3° e il 6° e il 7° e a rima richiamata fra il 4° e l’8°. L’“ottava rima” costituisce la forma discorsiva più diffusa della tradizione italiana ed è tipica della poesia narrativa. Il suo schema è per sua natura “chiuso” e ben si adatta quindi all’”isolamento” compiuto della singola stanza e, nel nostro caso, di ogni singola “Stazione”, che dal Metastasio viene così, in soli 8 versi, 4 più 4, compiutamente descritta e anche commentata con una capacità di concisione veramente stupefacente. Notazioni particolari meritano il sentimento d’amore verso il Cristo che distilla da ogni verso; la pietà verso la disperazione di Maria che impregna la IV; la fede nella Resurrezione che viene “cantata” nella XIV. In conclusione si può osservare come le 14 “ottave” del Metastasio costituiscono un vero e proprio poemetto d’arte sacra, caratterizzato da una trama di grande poesia e sostenuto da un commovente alito di struggente spiritualità. E’ la condizione oggettivamente ideale colta dai Padri Francescani Riformati che nel ‘700, nel loro convento longobucchese, diedero vita, con le loro musiche e le loro armonie al meraviglioso “oratorio sacro” (3) che è la “Via Crucis” di Longobucco.
(1) In poesia, una stanza è una porzione di una grande composizione come un poema. Il termine è spesso equivalente a strofa, ovvero ad un gruppo di versi che sono associati da un preciso schema di rime. Dopo il contributo di Dante Alighieri, si comincia a considerare stanza anche una strofa di otto versi che rappresenta l’unità ritmica della rima finale. Una delle forme più comuni di stanza, nella poesia delle lingue europee è rappresentata dai testi di musica sacra e da quelli degli inni.
(2) L’ottava rima è il metro usato nei “cantari trecenteschi”, componimenti poetici di argomento vario: epico, cavalleresco, avventuroso, sacro oppure storico-politico. Non è certo chi l’abbia inventato, ma il suo uso può essere rintracciato fin dal XIV sec.. L’Ariosto e il Tasso lo elevarono alle più alte cime. La popolarità dell’ottava riuscì in questo modo a sostituire la terzina dantesca
(3) L’oratorio è una composizione musicale d’ispirazione religiosa, con trama compiuta, presentata in forma narrativa ma senza rappresentazione scenica. Viene fatto derivare dalla Lauda cinquecentesca. Più ancora che in quella, qui la musica ha lo stesso carattere e il medesimo stile di quelle che saranno, da lì a poco, le opere teatrali puramente intese. Viene definito in diversi modi: historia, melodramma, cantata e dialogo.
L’ “ORATORIO” DEL PADRI FRANCESCANI (4) In campo musicale per aria si intende un brano, quasi sempre per voce solista, articolato in strofe o sezioni. Essa si contrappone al recitativo e rappresenta, sin dalle origini, un momento in cui la forma musicale, con le sue simmetrie e regole interne, prende il sopravvento sull’azione e sul dialogo. Essa, quindi, coincide normalmente con un momento di sospensione del tempo durante il quale lo spettatore ha accesso all’intimo sentimento del personaggio
(5) La cantata è una forma musicale vocale di origine italiana tipica della musica barocca, formata da una sequenza di brani come arie, recitativi, duetti, cori e brani strumentali. Ha una certa affinità con l’opera barocca, ma l’esecuzione avviene senza apparato scenico e lo spettacolo è di dimensioni minori. Le cantate possono essere profane oppure sacre, ispirate perlopiù a vicende tratte dalla Sacra Scrittura, in latino o in lingue moderne. Uno dei maggiori compositori di cantate fu Johann Sebastian Bach.
Il contesto. Come già accennato, nel loro convento di Longobucco i Padri Francescani Riformati sublimarono le stanze in “ottava rima”, che Pietro Metastasio aveva dedicato alla passione e morte del Cristo, in “oratorio sacro”. Le melodie francescane delle 14 stazioni della Via Crucis” sono formate da 5 “arie” (4) e 5 “cantate” (5). Sono state tramandate e si tramandano tuttora per tradizione orale da organista a organista, da cantori a cantori, non essendo mai esistito uno spartito musicale. Le arie e le cantate prendono, spesso, il nome o dal loro primo tessitore e interprete o dalla loro provenienza. La tessitura melodica delle 5 “cantate”, di chiaro timbro romantico, si è conservata uguale nel tempo, mentre il ritmo, le cadenze, l’estensione vocale, le tonalità, l’articolazione musicale costituiscono volta per volta un “unicum” nel quale e con il quale l’organista, in simbiosi con il cantore solista e lo stesso coro, li “segue” adattando la “voce” dello strumento allo stato d’animo, alle capacità vocali e alla stessa condizione fisica del momento. La prestazione dell’organista, il quale contemporaneamente guida e si fa guidare dal cantore, assume così una vera e propria superiore valenza artistica. La tecnica musicale. Tutte le “cantate” vengono eseguite con accordi in “minore” per evidenziare i sentimenti di dolore e di tristezza che accompagnano la narrazione della Passione di Cristo. L’oratorio si apre con il rito introduttivo penitenziale del “Canto antico del Miserere” (Salmo 51/50), in do min. La tradizione racconta che il “Miserere” era cantato dai Confratelli della “Congregazione del SS. Sacramento”
durante la visita ai cosiddetti “sepolcri” delle quattro Chiese parrocchiali del paese, all’alba del Venerdì Santo. Dopo un periodo di offuscamento, “Anima longobucchese” ha ripreso la “cantata”, facendone il canto d’introduzione penitenziale dell’oratorio. L’origine del motivo non è nota. Alla voce solista sono affidati il primo verso della prima quartina e il primo distico della seconda. Il coro canta il resto. Si parte con un sussurrato per passare alla solennità e tornare alla fine al sussurrato sul quale si inserisce un acuto della seconda voce del coro. L’organo accompagna il solista con il registro “medio-forte” e il coro, che canta a due voci, col registro “ripieno” (6). Stazioni 1^ (Castrovillari, in sol min), 2^ (aria e Franciscu, in fa min), 3^ (padre Linardu, in mi min), 7^ (Aria della Passione, in sol min) e 11^ (Marcia funebre, in sol min). Vengono cantate con cinque diversi motivi tutti affidati al coro, tranne un’introduzione a due voci soliste nella 3^. Il coro canta a due voci e sempre con grande solennità. L’organo accompagna con il registro “medio-forte” la prima quartina e con il registro “ripieno” la seconda. Particolare attenzione merita l’11^ cantata, nota come “marcia funebre”, che con solenne cadenza onomatopeica ritma i colpi di martello con i quali Gesù è crocifisso. La “Padre Peppe”, in mi min. E’ l’aria, bellissima, con la quale vengono cantate le stazioni 4^ e 8^. Il solista attacca con toni grevi i primi due versi sui quali subentra il coro con toni di grande solennità. Lo schema si ripete sulla seconda quartina. Il solista viene accompagnato dall’organo con molta delicatezza sul registro “piano” (contrabbasso e principale). All’attacco del coro, poi, l’organo prorompe con il registro “ripieno” (contrabbasso, viola, violoncello,
(6) Il ripieno è un registro organistico consistente in diverse file di canne di Principale, accordate ai vari armonici. Costituisce il tipico timbro organistico. Come dice il nome, serve proprio a “riempire” il suono.
trombe, tremulo, ottava di contrabbasso, voce umana e voce celeste). L’aria prende il nome dal suo primo tessitore e interprete. La “Monachelle”, in do min. E’ l’aria con la quale vengono cantate le stazioni 5^, 9^ e 12^. L’aria, di timbro pietoso e commovente, è totalmente affidata alla voce solista. L’organo accompagna con sussurrante rispetto, supportando la voce con registri medio-forti quali contrabbasso, principale e voce umana. Il coro interviene solo a margine. Il nome deriva dalla tradizione che vuole fosse cantata dalle monache conventuali. La “Peppino”, in la min. E’ l’aria con la quale vengono cantate le stazioni 6^, 10^ e 13^. L’aria, affidata a un solista, è caratterizzata da una melodia struggente che sbocca in un acuto lacerante sul quale s’inserisce il coro con un delicato controcanto di sottofondo. L’organo si limita a un soave accompagnamento con registri di “contrabbasso”, “voce celeste” e “voce umana”, per prorompere, sugli acuti finali, con il registro “ripieno”. Anche quest’aria prende il nome dal suo primo tessitore e interprete. L’aria della XIV stazione ha nome “Giovedì Santo”, in fa min. E’ musicalmente la più solenne e la più elaborata e perciò la più difficile da eseguire sia per le voci che per l’organista. E’ caratterizzata da un’articolazione fortemente variata; da un complesso intreccio fra canto e musica; da una tecnica di canto, per i due solisti (1° distico 1^ quartina e 1° distico 2^ quartina), di grande impegno a causa della lievitazione musicale dai bassi profondi agli acuti cristallini e per un susseguirsi di impegnativi gorgheggi. Il coro canta a due voci i secondi distici delle due quartine e segue, nota per nota, le evoluzioni del solista e dell’organo, fino al “ripieno”
conclusivo che, sulla ripetizione del secondo distico della seconda quartina, osanna, con lo sfolgorio delle voci e dei suoni, la gloria della Resurrezione. La cantata è di autore anonimo. “Stabat Mater”, in re min. E’ la “cantata” con cui si conclude l’ ”oratorio” di “Anima longobucchese”. Il testo, com’è noto, è di Iacopone da Todi (Todi, 1233 – Collazzone, 1306), religioso e poeta italiano venerato come beato dalla Chiesa cattolica, che i critici considerano uno dei più importanti poeti italiani del Medioevo, certamente fra i più celebri autori di laudi religiose della letteratura italiana. Popolarissimo perché ha sempre accompagnato il rito della Via Crucis e la processione del Venerdì Santo e amatissimo dai fedeli, lo “Stabat” è stato musicato da celebri musicisti colti, quali Scarlatti, Vivaldi, Pergolesi, Rossini e Liszt. Non conosciamo l’origine del motivo che si canta a Longobucco. Qui ritroviamo la prima e l’ultima terzina cantate da solista e coro e un ritornello conclusivo, intarsiato con alcune parole dialettali, cantato dall’assemblea liturgica. L’organo segue la “cantata” del solista con un delicato accompagnamento di “contrabbassi” e “voce umana” e la parte corale con il registro del “ripieno solenne”.
Longobucco, Chiesa Matrice
Canto di chiusura: “Gesù mio con dure funi”. E’ un canto della tradizione popolare cristiana eseguito da coro e assemblea liturgica. L’organista suona con il registro “medio-forte” con ritmica di marcia funebre.
Mirto - Crosia Chiesa Divino Cuore di Gesù
IL CORO DEI CANTORI DELL’ “ASSOCIAZIONE CULTURALE ANIMA LONGOBUCCHESE”
Longobucco Organo Chiesa Matrice
Francesco Maria Madeo (direttore e solista); Pino Cruceli (organista e solista); Giovanni De Simone (organista e solista); Vincenzo Licciardi (solista); Filippo Celestino (solista); Pino Madeo; Domenico Martino Federico; Domenico Bevacqua; Cataldo Muraca; Nino Sapia; Pietro Gammuto; Antonio Gagliardi; Mario Arcidiacone; Luigi Madeo; Giovanni Tedesco; Sesto Bevacqua.
I CANTI DELLA VIA CRUCIS RITO INTRODUTTIVO PENITENZIALE CANTO ANTICO DEL MISERERE (Salmo 51) Prima e ultima strofa Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam. (si ripete) MISERERE, MISERERE Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion: ut aedificentur muri Jerusalem. MISERERE, MISERERE
LE RIPRESE AUDIO-VIDEO Da un’attenta ricognizione dello stato dei luoghi e della logistica possibile, si è dovuto prendere atto del precario stato di funzionalità dell’organo a canne della Chiesa Matrice di Longobucco. Stante poi l’urgenza di pervenire alla registrazione in diretta della “Via Crucis”, sia in relazione alla programmazione delle attività del Gal, sia in relazione al sempre incombente e/o temuto allentamento dei vincoli associativi dei componenti del coro, onde non rinviare tutto al 2014, si è deciso di provvedere alla registrazione audio-video nella Chiesa del Divino Cuore di Mirto-Crosia, ove è attivo un ottimo organo elettronico, per poi implementarla con immagini dei luoghi all’uopo più significativi di Longobucco.
CANTO DI INTRODUZIONE Teco vorrei signore Musica di Michele De Nigris su versi di Pietro Metastasio
1. Teco vorrei signore oggi portar la croce nella tua doglia atroce io ti vorrei seguir.
2. Ma troppo infermo e lasso donami tu coraggio accio’ nel mesto viaggio non m’abbia da smarrir
3. Tu col prezioso sangue vammi segnando i passi ch’io lavero’ quei sassi col molto lacrimar
4. Ne temerò smarrirmi nel mondo del dolore quando il tuo santo amore mi insegna a camminar
Longobucco, Chiesa Matrice
LE STANZE DELLE 14 STAZIONI (Pietro Metastasio) 1^ stazione. Gesù è condannato a morte Se il mio Signor diletto a morte hai condannato spiegami almen Pilato qual fosse il suo fallir Che se poi l’innocenza error da te si appella per colpa così bella potessi anch’io morir 2^ stazione. Gesù è caricato della croce Chi porta il suo supplizio so che ne appar ben degno so che la pena è segno di già commesso error Ma se Gesù si vede di croce caricato paga l’altrui peccato per solo immenso amor 3^ stazione. Gesù cade la prima volta Chi porta in pugno il mondo a terra è già caduto ne’ gli si porge aiuto oh ciel che crudeltà Se cade l’uomo ingrato Gesù tosto il conforta e per lui solo è morta al mondo ogni pietà 4^ stazione. Gesù incontra sua madre Sento l’amaro pianto della dolente Madre che gira fra le squadre in traccia del suo ben Sento l’amato Figlio che dice Madre addio più fier del dolor mio il tuo mi passa il sen
5^ stazione. l Cireneo aiuta Gesù a portare la croce Se di tue crude pene sono io Signore il reo non deve il Cireneo la croce tua portar S’io sol potei per tutti di croce tal gravarti per uno in aiutarti non dovrò poi bastar 6^ stazione. La Veronica asciuga il volto di Gesù Si vago è nel tormento il volto del mio bene che quasi in me diviene amabile il dolor In cielo che farai se in rozzo velo impresso di tante pene oppresso spiri sì dolce amor 7^ stazione. Gesù cade la seconda volta sotto la croce Sotto i pesanti colpi della ribalda scorta un nuovo inciampo porta a terra il mio Signor Più teneri dei cuori siate voi duri sassi né più ingombrate i passi al vostro Creator 8^ stazione. Gesù incontra le donne di Gerusalemme Figlie non più su queste piaghe che porto impresse sui figli e su voi stesse v’invito a lacrimar Serbate il vostro pianto o sconsolate donne quando l’empia Sionne vedrete rovinar
9^ stazione. Gesù cade la terza volta sotto la croce L’ispido monte mira il Redentor languente e sa che inutilmente per molto ha da salir Quest’orrido pensiero sì al vivo il cuor gli tocca che languido trabocca e sentesi morir 10^ stazione. Gesù è spogliato delle vesti L’arca di Dio non mai del vel si vide scarca e ignudo il Dio dell’arca vedrassi e senza vel Se nudità si sacra or ricoprir non sanno dite mio Dio che fanno i Serafini in ciel 11^ stazione. Gesù è inchiodato in croce Veggo sul duro tronco già steso il mio diletto e il primo colpo aspetta dall’empia crudeltà Quelle vezzose mani che al tornio sembran fatte fiero il martello batte senz’ombra di pietà 12^ stazione. Gesù muore in croce Veder l’orrenda morte del suo Signor non vuole onde si copre il sole e mostra il suo dolor Trema commosso il mondo il sacro vel si spezza piangon per tenerezza i duri sassi ancor
13^ stazione. Gesù è deposto nelle braccia della madre Tolto di croce il Figlio l’avide braccia stende l’afflitta Madre e prende in grembo il morto ben Versa per gli occhi cuore in lacrime disciolto bacia quel freddo volto e se lo stringe al sen 14^ stazione. Gesù viene posto nel sepolcro Tomba che chiudi in seno il mio Signor già morto finché non sia risorto non me ne andrò da te Alla spietata morte allor dirò con gloria dov’è la tua vittoria dov’è dimmi dov’è
CANTO FINALE: STABAT MATER (Iacopone da Todi) 1- Stabat Mater dolorosa Juxta crucem lacrimosa Dum pendebat Filius (per 3 volte) 2 - Quando corpus morietur Fac ut animae donetur Paradisi gloria. Amen (per 3 volte) Ritornello conclusivo (tutti): Santa Madre addolorata a ru carbariu fosti assulata E Gesù mio caro bene, fa ch’io pensi alle tue pene Le tue pene i tuoi dolori siano impresse ai nostri cuori
CANTO CONCLUSIVO: GESU’ MIO CON DURE FUNI 1 - Gesù mio con dure funi come reo chi ti legò? RIT. Sono stato io l’ingrato Gesù mio perdon pietà (per 2 volte) 2 - Oh Maria quel tuo bel Figlio chi l’uccise, chi t’el rubò? RIT. Sono stato io l’ingrato Oh Maria perdon, pietà (per 2 volte)
Piero della Francesca < Museo Civico - Sansepolcro Resurrezione (1450-1463)
GAL – Gruppo d’Azione Locale “Sila Greca Basso Jonio Cosentino” Sede: Viale Jonio, 96 - 87060 Mirto-Crosia (CS) Tel/fax: 0983-42062 - www.galsilagreca.it – www.terrejonicosilane.it Le monografie multimediali del GAL “Sila Greca Basso Jonio Cosentino” L’ORATORIO DELLA “VIA CRUCIS” DI LONGOBUCCO: UNA TRADIZIONE LUNGA TRE SECOLI Ideazione e coordinazione: Francesco Rizzo Ricerca storica: Francesco Madeo Testi: Francesco Madeo e Francesco Rizzo Le “Stanze” della Via Crucis sono di Pietro Metastasio Direttore del coro: Francesco Madeo Organista: Pino Cruceli Riprese audio-video, composizione grafica e produzione: ORSA Srl - Cosenza Foto: Giovanni Stefano Rodia Art Director: Alessandro Sardone Le Stazioni della Via Crucis sono illustrate con le immagini dei quadri della “Chiesa Matrice di Longobucco” Si ringraziano: L‘Arcidiocesi di Rossano-Cariati La Parrocchia della Chiesa Matrice di Longobucco La Parrocchia del Divino Cuore di Gesù di Mirto Crosia per aver autorizzato le riprese audio-video dell’opera Iniziativa realizzata con il finanziamento della Programmazione Comunitaria 2007/13, Approccio Leader, a valere sulla Misura 413-313 az.2 del PSR Calabria – PSL Gal “Sila Greca Basso Jonio Cosentino” COPYRIGHT: Gal “Sila Greca Basso Jonio Cosentino”
Mi.P.A.A.F.
Regione Calabria
Unione Europea
Approccio LEADER
Autorità di Gestione