SilaGreca

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TERRE

LA MONOGRAFIA

JONICOSILANE GAL SILA GRECA – BASSO JONIO COSENTINO

GAL SILA GRECA – BASSO JONIO COSENTINO

CLEMENTI EDITORE



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Terre Jonicosilane da scoprire Sila Greca - Basso Jonio Cosentino

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a misura 413.313 azione 2 - “Incentivazione di attività turistiche” - del nostro Piano di Sviluppo Locale (PSL), finanziato dal PSR Calabria 2007/2013, asse IV, “Approccio Leader”, ci ha consentito di realizzare questa bella monografia delle “Terre Jonicosilane”, che non è certamente un trattato esaustivo del nostro territorio, ma che è sicuramente qualcosa di più di una semplice guida turistica. La porzione della Sila Greca, che, con un marchio regolarmente depositato, è stata individuata come “Terre Jonicosilane”, va da Rossano a Cariati e dal litorale ai margini montani di Longobucco, Bocchigliero e Campana. È un territorio ricco di un patrimonio storico, culturale, ambientale ed enogastronomico di eccellenza, che è stato attraversato nei secoli dagli Enotri, dai Greci, dai Brettii ed ancora dai Romani, dai Bizantini, dai Normanni e dagli Svevi e che ha subito, più recentemente, anche le dominazioni degli spagnoli e dei francesi. Un territorio, dunque, storicamente complesso, ma complesso anche dal punto di vista geomorfologico con le sue fiumare, la sua stretta striscia marina ed il bosco più bello dell’intera Sila, “la Fossiata”, dove si respira una delle arie più pure del mondo; un territorio con i suoi graniti e le sue argille, le sue dune e le sue acque cristalline di saluberrima potabilità; un territorio che abbiamo cercato di “raccontare” percorrendolo per temi, intersecati dalle varie evidenze culturali ed enogastronomiche che lo caratterizzano; un territorio che, tramite questa monografia, potrà essere scoperto e riscoperto nelle sue parti più significative, ma anche nei suoi risvolti più “intimi”. La nostra monografia è accoppiata, in un unico cofanetto, con l’identica opera che ha per oggetto il territorio dell’Alto Jonio Cosentino di competenza del Gal “Alto Jonio Federico II”. È stata questa una scelta cercata e realizzata dai due Gal - che come Galajs hanno operato insieme nella programmazione comunitaria 2000/2006 -, con la condivisione del Responsabile di misura della Regione Calabria, Franco Pirrò, per dare visibilità unica e complessiva all’intero comprensorio che si affaccia sullo Jonio cosentino ed al quale fanno da corona i due Parchi Nazionali della Sila e del Pollino in un “unicum” che tutti riconosciamo con il nome di “Sibaritite”. Si ringraziano quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo lavoro, che trova un suo significativo completamento nella “Piccola rivista degli itinerari” che lo accompagna, ed in particolare la Clementi Editore s.r.l., vincitrice dell’apposita gara d’appalto, che nella stesura dei contenuti testuali e fotografici ha impiegato tutta la propria grande esperienza di settore, il Prof. Francesco Filareto, per i suggerimenti e le significative integrazioni dei testi, e Mimmo Forciniti, nostro Consigliere di Amministrazione, che, con la sua grande competenza e la sua puntuale conoscenza del territorio, ha sovrainteso su tutto il lavoro editoriale. Ci auguriamo, infine, che questo lavoro possa costituire un prezioso strumento non solo di conoscenza, ma anche di approfondimento degli aspetti più caratteristici delle “Terre Jonicosilane”, segnate da secolari tradizioni enogastronomiche ma anche, da monte a valle, da quella che è considerata come la più grande e fra le più interessanti fiumare del mondo: il Trionto. Ranieri Filippelli, Presidente del Gal “Sila Greca” Francesco Rizzo, Direttore del Gal “Sila Greca”


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4 Terre Jonicosilane e Basso Jonio Cosentino: come quando perché

Terre Jonicosilane e Basso Jonio Cosentino: come quando perché

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La civiltà della montagna: gli Enotrii e i Brettii

Testi di Domenico Forciniti e Laura Jelenkovic

ITINERARI DELLA CULTURA

10 La civiltà della montagna: gli Enotrii e i Brettii Testo di Angela Mauro

16 La civiltà del mare: i Bizantini, le grotte sacre Testo di Stefania Scappini

20 La civiltà del mare:

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La civiltà del mare: i Bizantini, le grotte sacre

i Bizantini, gli edifici sacri Testo di Stefania Scappini

26 Musei e centri storici Testo di Stefania Scappini

32 Rocche, castelli e masserie Testo di Angela Mauro

38 Arti e mestieri Testo di Gabriele Mastrilli

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ITINERARI DEL FOLCLORE

La civiltà del mare: i Bizantini, gli edifici sacri

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44 In un giorno di festa Testo di Davide Battaglia

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Musei e centri storici

Arti e mestieri

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Rocche, castelli e masserie

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In un giorno di festa


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ITINERARI DEI SAPORI

48 Liquirizia: il nero che seduce Testo di Laura Jelenkovic

52 Viaggio nel gusto Testo di Elisa Canepa

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58 Il pasto è servito Testo di Elisa Canepa

ITINERARI DELLA NATURA

62 Natura protagonista Testi di Domenico Forciniti, Enrico Bottino e Gabriele Mastrilli

68 Il disegno dell’acqua Testo di Laura Jelenkovic

ITINERARI OUTDOOR

72 Spirito outdoor

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Viaggio nel gusto

Liquirizia: il nero che seduce

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Natura protagonista

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il pasto è servito

Testo di Francesco Bevilacqua

ITINERARI IN VIAGGIO

78 In viaggio: sulle orme degli Enotrii e dei Brettii Testo di Gabriele Mastrilli

84 In viaggio: sulle orme dei Bizantini Testo di Gabriele Mastrilli

90 In viaggio: il paesaggio

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disegnato dal Trionto Testo di Gabriele Mastrilli

Il disegno dell’acqua

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Spirito outdoor

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In viaggio: il paeaggio disegnato dal Trionto

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In viaggio: sulle orme dei Bizantini

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In viaggio: sulle orme degli Enotrii e dei Brettii


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come quando perché

COME QUANDO PERCHÉ

TERRE JONICOSILANE E BASSO JONIO

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EDUTO SULLA SPIAGGIA, NEL SILENZIO DELL’ALBA E NEL LIBECCIO,

chi volesse porsi in ascolto potrebbe udire, in lontananza, il belare delle pecore e i campanacci delle mucche al pascolo. Così al tramonto, abbracciato alla cresta di un monte, a uno scalatore ardito basterebbe guardare in giù, e confondendo il blu del mare e del cielo, udire il canto dei gabbiani che salutano il giorno. Perché le terre Jonicosilane della Sila Greca sono due facce separate, ma sempre unite, della medaglia chiamata Calabria, orgogliosamente appuntata sul petto dell’Italia. Lungo le coste è ovviamente il mare ad essere protagonista, con le sue splendide spiagge e le città dotate di strutture ricettive moderne, piene di luci e di voglia di vivere la notte. Così un turista può scegliere se crogiolarsi al sole nei tanti centri balneari, o immergersi alla scoperta dei tesori del mare; aspettare il ritorno dei piccoli pescherecci, che portano sul molo il pesce appena pescato, da preparare sul barbecue vicino al fuoco, o provare ogni sera un ristorante diverso, dove gustare i deliziosi piatti locali. E mentre i gozzi vengono tirati in secca sui lidi di Cariati si può guardare il sole che sorge sul mare e ne incrosta di diamanti scintillanti la superficie. Appena dietro al mare però si aprono i lembi di pianure alluvionali delimitate dai primi rilievi collinari argillosi, con campi verdi, le terrazze, l‘agricoltura fiorente. Nelle piane si cammina ancora al fianco degli antichi popoli che si insediarono nell’entroterra e incespicando nei reperti del passato, tra scavi archeologici e piccoli musei, si arriva ai piedi della Sila.


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Dalle pendici ombrose dei monti alle verdi pianure, tra campi rigogliosi e spruzzi di mare si estendono le terre ricche di storia e bellezza della Sila Greca e del Basso Jonio Cosentino.

COSENTINO L’inverno nelle Terre Jonicosilane ’U mare è jancu ppe ra carmaria, ’u cielu azzurru è chijnu de gabbiani, ’i cotrareddi jocanu pp’ ’a via, ’nu sule rannu si toca ccu ’i mani. ’U jure ’e sudda, russu paparina, si mmisca all’acitedda, tutta gialla, si scotola li pinni ’na gaddina, tramente vula leggia ’na farfalla. ’N’aria ’e sciroccu, ’mprefumata ’e mare, mova ri frunne ccu ’nu jocu eternu, (si chiudu l’occhi para de sunnare): ma è primavera? No! Simu ’nt’ u vernu…! Ernesto Palopoli

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➜ LA COSTA DEGLI ACHEI

E LA PIANA DI SIBARI Si sviluppa per 150 chilometri, delimitata a nord dal fiume Ferro e a sud dal fiume Nicà. È incorniciata dai rilievi del massiccio del Pollino e dalle ultime pendici della Sila Greca, proprio al centro della Piana di Sibari, dove giunsero i Greci nel corso dell’VIII secolo a.C. fondando la città di Sibarys, da cui poi prese il nome. La piana è caratterizzata da numerosi scavi archeologici, in particolare quelli del Parco Archeologico della Sibaritide con il suo Museo.

Sulla doppia pagina, in senso orario: lungo il litorale di Centofontane a Mirto le acque del Mar Jonio bagnano spiagge e litorali suggestivi, dove le vecchie barche da pesca segnano il profilo di una terra legata a doppio filo alla tradizione marinara; la fine arte della cesellatura e dell’artigianato locale si può notare anche nei più piccoli particolari delle opere d’arte locali: in questo caso, un dettaglio della Chiesa Madre di Rossano; le celebri Pietre dell’Incavallicata, non lontane dall’abitato di Campana, sono tra le più significative e conosciute testimonianze naturali presenti sul territorio della Sila Greca; la pasta fatta a mano è una delle tante specialità della cucina locale, da non perdere per gli amanti della buona tavola.

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La vista, dall’alto L’Altopiano della Sila è il più grande d’Europa e si estende per 150.000 ettari, compreso tra un’altitudine di 1000 metri e i 1900 del monte Botte Donato. È una lingua di terra che declina tra il Mar Tirreno e lo Jonio, con un clima di montagna temperato dall’acqua di mare. Viene convenzionalmente diviso in Sila Greca, Sila Grande e Sila Piccola e costituisce il più vecchio Parco Nazionale calabrese, uno dei primi cinque d’Italia, fondato per la protezione dell’ambiente e della biodiversità già nel 1968 col nome di Parco Nazionale della Calabria. In particolare, la Sila Greca è compresa tra la piana di Sibari, la Sila Grande e il crotonese. È dominata dal massiccio della Sila e i monti Paleparto e Altare (m 1480), Serra della Castagna (m 1310) e la Colle d’Avri (m 1200) la cingono come corona. Dalla cima di questi monti lo sguardo corre libero fino al golfo di Corigliano, la Piana di Sibari e la catena del Pollino. Si può vedere monte Scuro, la costa tirrenica e l’alto crotonese. I molti corsi d’acqua forgiano il paesaggio creando canyon mozzafiato, cascate, laghi e spiagge da ammirare. Sono molti gli itinerari apprezzati dai torrentisti che si cimentano in discese oppure

risalite lungo l’alveo e l’intrico di cascate incassate, profondi laghetti naturali da attraversare a nuoto nelle acque verdi ed azzurre, blocchi e gradini di calcare, marne, graniti, filladi e travertino a volte sbiancati dal sole, a volte chiusi da folta vegetazione ricca di umidità come nelle foreste pluviali. I versanti geologicamente eterogenei della Sila Greca si sgretolano all’azione delle acque e delle intemperie creando il tipico paesaggio a fiumara, slavine di ghiaia e sedimenti detritici. Ma quelli boschivi sono ricchi di pini, cerri, castagni monumentali, dolci declivi e infinite distese verdi interrotte soltanto dai paesi arroccati sul fianco della montagna e sulle dorsali che degradano verso il mare. Qui la fauna prospera, grazie anche alla continua opera di conservazione e protezione dell’habitat. Al di là del tempo Anticamente la Sila ha ospitato per secoli soltanto i pastori con le loro greggi durante la stagione dei pascoli montani. Erano poche le famiglie che aspettavano l’arrivo del disgelo. La Sila veniva abbandonata a novembre e “riapriva” a maggio, quando i contadini andavano nei campi a piantare le patate e coltivare frumento, grano e segale (jer-


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PROTAGONISTI

manu). Lentamente si formarono paesi arroccati sui fianchi delle montagne, borghi storici a ridosso delle pareti di roccia. I primi insediamenti umani vengono fatti risalire agli Enotri, che intorno al 1700 a.C. colonizzarono le terre Jonicosilane, ricoprendo le sue valli e i fianchi montuosi di vigneti; successivamente si affermarono i Brettii o Bruzi, italici come gli Enotrii, un popolo dedito principalmente alla pastorizia e agricoltura. I siti archeologici di Terravecchia, Castiglione di Paludi e le muraglie di Annibale mostrano ancora oggi la loro perizia nel costruire fortificazioni. A Cariati, in località Cozzo del Salto, si può ammirare la Tomba del Guerriero, scoperta nel 1978, ancora custode di oggetti e ceramiche di grande valore. Altri ritrovamenti risalgono all’età del ferro (X-IX sec. a. C.), come testimonia la necropoli in località Agretto di Castiglione di Paludi, con circa 50 tombe a fossa, poi le pietre dell’Incavallicata di Campana ed il paese di Scala Coeli con i ritrovamenti in località Castelluccio. Ma l’avvenimento storico per questa terra fu lo sbarco dei greci nell’VIII secolo a.C. e la leggenda narra che furono addirittura i compagni di Enea, qualche secolo prima, a fondare la città di Crosia nel 1315 a.C. Le pianure vennero di-

In tanti secoli di storia, tra vicende e conflitti, da quest’area della Calabria emergono due illustri personaggi, fiore all’occhiello della storia di queste terre e cittadini del mondo. Il primo è San Nilo da Rossano, nato appunto a Rossano nel 910 e morto il 26 settembre del 1004 nei pressi di Tusculum vicino a Roma. Nato da famiglia nobile, si sposò ed ebbe una figlia, ma il richiamo della fede ebbe il sopravvento, si fece monaco e divenne eremita in una caverna dove c’era un’immagine dedicata a San Michele Arcangelo. Fu molto dedito alla carità, alla contemplazione e raccolse numerosi testi e codici. Lasciò l’eremitaggio per dedicarsi ad attività sociali e fondò un monastero basiliano a San Demetrio Corone, dove visse per 25 anni promulgando una dottrina di riunificazione tra la Chiesa di Occidente e quella di Oriente. Pare che San Nilo gettò un anatema sull’imperatore Ottone III e su Papa Gregorio V quando mandarono al martirio l’antipapa Giovanni XVI. Gregorio morì nel 999 e Ottone, convinto che la sua morte fosse dovuta alla maledizione del santo, si recò al Cenobio implorando il perdono di Nilo e confessandosi pentito. Il Santo lo perdonò. Purtroppo San Nilo non riuscì a vedere ultimati i lavori dell’abbazia di Grottaferrata, che fu costruita per suo volere su un terreno dove si trovavano i ruderi di una villa romana e dove la leggenda racconta che gli apparve la Madonna. L’abbazia infatti fu terminata nel 1004, successivamente alla sua morte. Nel 2004 ci sono state grandi celebrazioni per i mille anni dalla sua morte. L’abate Bartolomeo disse di lui: «San Nilo vedeva che tutti gli uomini, tutti gli animali, finanche ogni rettile che si muoveva sulla terra, erano in cecità e totalmente privi di luce e la terra stessa tutta quanta era circondata da una tenebra profonda e da un'immensa caligine»; infatti, usando le parole del santo «Non basta gridare contro le tenebre, bisogna accendere una luce». Diversi documenti e testimonianze materiali sulla sua vita sono presenti negli archivi diocesani e nella biblioteca comunale di Rossano. L’altro personaggio di grande importanza storica è Bruno da Longobucco, uno dei più grandi chirurghi del Medioevo. Nacque a Longobucco agli inizi del 1200 e morì nel 1286. La sua carriera si sviluppò inizialmente a Bologna, dove acquisì la conoscenza dei testi e della medicina araba, in cui divenne maestro. Proseguì poi a Padova, dove contribuì a creare l’Università e dove tenne una delle prime cattedre di medicina con il titolo di “Magister”. Scrisse due testi molto importanti: il primo è la Chirurgia Magna, composta da 2 libri di 20 capitoli ciascuno, in cui si affrontano le diverse e complesse tecniche chirurgiche. Il secondo è la Chirurgia Parva, una sorta di compendio didattico di soli 23 capitoli. Nonostante questo Bruno non è quasi mai citato nella storia dell’Università, forse perché spesso le sue teorie erano in aperto contrasto con la dottrina classica. Resta comunque, indiscutibilmente, uno dei precursori della medicina moderna e testimonianza del suo operato e dei suoi lavori sono attualmente presenti nella biblioteca di Longobucco. Con Bruno la chirurgia acquista dignità scientifica e diventa una branca della medicina; i suoi testi sono stati tradotti nelle principali lingue europee dell’epoca, riconosciuto universalmente come figura eminente della medicina del vecchio continente. L’università di Padova recentemente gli ha dedicato un busto collocato nell’atrio dell’ateneo, insieme a quelli dei grandi della scienza mondiale. 7


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➜ IL VALLONE

MACROCIOLI Da colle dell’Esca, con alle spalle il lago Cecita e la Fossiata, a circa 1500 metri di quota, inizia la vallata del torrente Macrocioli, che racchiude come in uno scrigno il paese di Longobucco. La sensazione è quella di immergersi in un viaggio a ritroso nel tempo, con il fragore delle acque sorgive che spuntano da ogni frattura del substrato granitico, i primi profumi marini che risalgono la valle, accompagnati dalla macchia mediterranea, dal Trionto, i forti colori soprattutto autunnali di faggi, castagni e alberi da frutto, le “baracche” appese agli angoli degli innumerevoli terrazzamenti delle aree golenali, su cui prosperano orti fiorenti che, come nel passato, arricchiscono con le loro delizie i banchetti dei longobucchesi e delle trattorie e cantine del centro. Un luogo incantevole, che ha visto l’impiantarsi dei primi arnesi medievali per l’estrazione dell’argento, che ha visto passare Norman Duoglas e, soprattutto, l’abate Gioacchino da Fiore.

sboscate e furono avviate le prime coltivazioni intensive di cereali, ulivi e viti. Le pianure della Magna Grecia furono poi conquistate dai Romani, che vi costruirono nuovi centri rurali e commerciali, come le ville e le fattorie di Rossano. I boschi della Sila vennero messi a dura prova dall’Impero, che tagliò gli alberi sconsideratamente per costruire navi e abitazioni. Con la caduta dell’Impero Romano furono i Bizantini a insediarsi nell’entroterra, contribuendo a creare vari centri abitati e la cui presenza si respira nelle tante testimonianze sparse sul territorio, grotte e angoli di meditazione, ruderi di chiesette e radure coltivate.

Su questa pagina, in alto: il Convento dei Riformati di Calopezzati, che segue gli stilemi architettonici dei classici monasteri benedettini. Sulla pagina a lato, da sinistra: l’arte sacra ha dato vita ad opere di rara bellezza su tutto il territorio della Sila Greca: nel dettaglio, un particolare della Chiesa di Santa Maria Assunta di Cropalati; tra i tanti prodotti stagionati locali della Sila Greca non mancano i salumi tipici come capicollo, salsiccia, soppressata e pancetta, spesso associati a formaggi quali provole e caciocavalli, e ai prodotti del forno, tra cui i tarallini di Longobucco; un’imbarcazione da pesca lungo il litorale di Centofontane a Mirto.

Soste di piacere L’arte e i mestieri antichi si sono conservati in quelle vecchie botteghe di paese al di là del tempo, forse grazie anche all’isolamento geografico. Uomini ormai anziani battono ancora il ferro sotto gli occhi dei figli apprendisti e curiosi, impagliatori stanno seduti sulle sedie all’aperto, davanti al negozio, a creare cestini e imbottiture, mentre gli intagliatori portano avanti la maestria nell’arte sacra con icone di legno d’acero, finemente lavorate. Sono poche le donne che ancora usano il telaio, e lo fanno per creare corredi nuziali e ricami secondo i disegni della tradizione. La gente che vive nei paesi della Presila attraversa le strade assolate, passando davanti a crocefissi ed edicole che proteggono i viaggiatori, e scompaiono nelle loro case a gustare un pasto fatto essenzialmente di piatti tipici. Le donne preparano ancora la pasta fatta in casa al ferretto con sugo di cacciagione, i maccheroni con le verdure, i cavatelli di patate

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conditi con sugo di salsiccia bolliti. Il capretto o l’agnello sono teneri per la lunga cottura, il maiale utilizzato in ogni suo pezzo. Le conserve, la frutta secca e i formaggi non possono mancare sulla tavola, insieme ad un buon vino. Scorre così la vita, ancora genuina come un tempo. Uno sguardo al futuro Ma tradizione non vuol dire negare il cambiamento, ma impregnarne il futuro. Questo è l’impegno principale del Gal Sila Greca – Basso Jonio Cosentino, ente costituitosi per "Lo sviluppo economico, sociale, culturale ed ambientale del territorio". Le attività del Gal pongono l’accento sulla riscoperta della ruralità mediterranea, grazie alla creazione di itinerari culturali e gastronomici che favoriscano uno sviluppo di carattere socio-economico. Una rete per portare alla ribalta europea le eccellenze locali, creare un turismo ad hoc che sia di sostegno alle popolazioni locali fornendo le condizioni ottimali per evitare lo spopolamento e mantenere quindi le comunità sul territorio. Di particolare importanza il progetto di realizzazione di un marchio per i prodotti gastronomici dell’area, denominato “Terre Jonicosilane”. Continua quindi la storia e la grandezza della Sila Greca, il cui respiro attraversa strade strette ed irte di ciottoli fluviali, eterogenei nella forma e nei colori, sotto tetti rossi di coppi, ripide scale e balconi in ferro battuto da cui ancora oggi si affacciano i fantasmi dei centri storici, illuminati dalla luce dei lampioni che stana dagli angoli dell’intricato labirinto di case la storia e la tradizione. ■


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appunti di viaggio CARTA D’IDENTITÀ DEL GAL SILA GRECA E BASSO JONIO COSENTINO

Regione: Calabria Provincia: Cosenza Istituzione: 28/11/2000 Sede: Viale Jonio di Mirto Crosia 96 89060 Mirto - Crosia (Cosenza) 0938/42062 www.galsilagreca.it segreteria@galsilagreca.it galsilagreca@alice.it Comuni: Bocchigliero, Calopezzati, Caloveto, Campana, Cariati, Cropalati, Crosia, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, Rossano, Scala Coeli, Terravecchia. ◗ Come arrivare La Sila Greca può essere facilmente raggiunta in automobile, in treno o in aereo. In auto. Per chi si mette in viaggio su quattro ruote il percorso da seguire è quello dell’autostrada A.3, con uscite a Sibari da Nord, mentre da sud a Tarsia, Spezzano e nuovamente Sibari. Le strade statali su cui proseguire sono la SS.106 dell’area ionica, mentre per inerpicarsi verso il cuore della Sila bisogna seguire la SS.107 silano-crotonese, eccellente percorso intermedio all'interno del comprensorio.

In treno. Chi volesse recarsi in Sila in treno può usufruire della rete ferroviaria Taranto-Reggio Calabria. In aereo. Al momento chi volesse viaggiare in aereo dovrà utilizzare gli scali di Lamezia Terme sul versante tirrenico e di quello di Crotone S. Anna sul versante ionico collegati rispettivamente con l’autostrada A.3 e la statale SS.106. I COMUNI DEL GAL ◗ BOCCHIGLIERO Municipio Piazza Arento - 87060 0983 92001 Fax 0983 92242 info@comune.bocchigliero.cs.it bocchigliero.asmenet.it Pro Loco prolocobocchigliero@unplicalabria.it ◗ CALOPEZZATI Municipio Via Sant’Antonio 10 - 87060 0983 47245 Fax 0983 47868 comune-calopezzati@libero.it www.comune.calopezzati.cs.it ◗ CALOVETO Municipio Piazza Dei Caduti - 87060 0983 63005 Fax 0983 63900 comunedicaloveto@virgilio.it www.comune.caloveto.cs.it ◗ CAMPANA Municipio Piazza Parlamento - 87061 0983 93022 Fax 0983 937694

info@comune.campana.cs.it www.comune.campana.cs.it Pro Loco Via N.Ausilio, 11 - 87061 0983 93191 tolavia1@virgilio.it ◗ CARIATI Municipio Piazza F. Friozzi - 87062 0983 94021 Fax 0983 968248 segreteria.cariati@asmecert.it www.comune.cariati.cs.it ◗ CROPALATI Municipio Via Roma 86 - 87060 0983 61261 Fax 0983 61877 comune.cropalati.cs@asmepec.it www.comune.cropalati.cs.it ◗ CROSIA Municipio Viale Sant'Andrea - 87060 0983 485016 Fax 0983 41052 crosia.cs@pec.comunedicrosia.it www.comunedicrosia.it ◗ LONGOBUCCO Municipio Via Mazzini 66 - 87066 0983 72505 Fax 098371071 affarigenerali@comune.longobucco.cs.it www.comune.longobucco.cs.it Pro Loco Via Boccuti 1 - 87066 Longobucco (CS) 0983 71048 ◗ MANDATORICCIO Municipio Piazza Del Popolo 1 - 87060 0983 994009 Fax 0983 994626 www.comunedimandatoriccio.eu

◗ PALUDI Municipio Via Giordano Bruno - 87060 0983 62029 Fax 0983 62873 protocollogenerale.paludi@asmepec.it www.comunepaludi.it Pro Loco Piazza Aldo Moro - 87060 prolocopaludi@virgilio.it ◗ PIETRAPAOLA Municipio Via Roma - 87060 0983 994013 Fax 0983 995873 protocollogenerale.pietrapaola@asmepec.it www.comunepietrapaola.it ◗ ROSSANO Municipio Piazza Santi Anargiri 87067 0983 529408 Fax 0983 522164 www.comune.rossano.cs.it segreteria@comune.rossano.cs.it Pro Loco Piazza Matteotti - 87067 0983 030760 prolocorossano@libero.it www.prolocorossano.it ◗ SCALA COELI Municipio Via Provinciale 24 - 87060 0983 95013 Fax 0983 95336 www.comune.scalacoeli.cs.it ◗ TERRAVECCHIA Municipio Via Garibaldi 18 - 87060 0983 97013 Fax 0983 97197 www.comune.terravecchia.cs.it


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LA CIVILTÀ DEL E LA PRESENZA ENOTRIO-

I T I N E R A R I D E L L A C U LT U R A

Per i Greci era ‘hyle’, per i Latini ‘silva’. Il territorio oggi indicato come Sila Greca Basso Jonio Cosentino è denso di tracce del passato: dalle testimonianze degli Enotrii e dei Brettii, al patrimonio bizantino, ai preziosi reperti conservati nei numerosi parchi archeologici della zona. Secondo Eliano, l’origine del nome risale a Silene, dio della foresta. Di questo territorio e dei suoi boschi scrissero Virgilio, Plinio e Cassiodoro. Visitarla è una promessa di meraviglie.

L’UOMO E LA NATURA: LA PIETRA RACCONTA 10


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LA MONTAGNA

BRETTIA

Le misteriose pietre dell’Incavallicata, poco lontano dall’abitato di Campana.

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E MONTAGNE JONICOSILANE FURONO LE TERRE DEGLI ENOTRII E DEI BRETTII. Questo territorio fu abitato, tra il XV e

il IV secolo a.C., da una popolazione italica autoctona nota con il nome di Enotrii, che in greco significa “produttori e consumatori di vino”, talora in conflitto, più spesso in rapporti commerciali con i Greci della vicina Sibari. A Sibari si unirono (o probabilmente sono gli stessi), dopo il 356 a.C., i Brettii (che, secondo Strabone, significa “ribelli”) o Bruzi o Brutti (così designati spregiativamente dai Romani), famosi per la loro fierezza e per avere difeso strenuamente la propria libertà dagli invasori romani. Contro Roma, i Brettii si allearono prima con Pirro d’Epiro intorno al 275 a.C., poi con Annibale durante le Guerre Puniche, e ancora con Spartaco, nel 71 a.C. Alla fine, furono sconfitti, decimati, umiliati dai conquistatori. Enotrii e Brettii elaborarono un’autonoma ed originale, ma ancora poco conosciuta, civiltà della montagna o Mesògaia, con una propria organizzazione politica ed economico-sociale (pastorizia, agricoltura, artigianato, commercio) e una propria lingua (quella osca). 11


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In alto in senso orario: resti dell’insediamento brettio nel parco Pruija di Terravecchia; paesaggio geologico sulle colline di Paludi; l’ingresso della tomba brettia a Cariati; testimonianze archeologiche a Castiglione di Paludi.

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Per l’impero di Roma, che ha lasciato tracce nei resti delle ville che si trovano sparse in tutto il Basso Jonio Cosentino, queste terre furono miniera di legname pregiato ma anche di pece, entrambi materiali usati nella costruzione di robuste navi. Dionigi di Alicarnasso scrisse che la foresta della Sila produceva “la pece migliore che si conosca, detta pece brettia” appunto. Questa resina vegetale, oltre che per le imbarcazioni, veniva usata per impermeabilizzare botti o contenitori, per realizzare i calchi per le statue, in oreficeria, nonché nella cosmesi, in campo medico e veterinario, come attestano Plinio il Vecchio, Teodoro Prisciano e Scribonio Largo. Le tracce del tempo Per esigenze di controllo del territorio e difesa dai nemici, Greci prima e poi Romani, gli Enotrii e i Brettii si insediarono soprattutto sulle colline a ridosso delle fiumare e a distanza di sicurezza an-

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che dagli insalubri stagni e piccole paludi presenti in modo molto diffuso nelle zone costiere. Siti enotrii e brettii sono stati individuati a Rossano (Colline di S. Antonio, di Basili, di S. Croce, Bucita, Ciminata, Petraro, ecc.), Cariati (Palumbo, Salto, Montagnola, ecc.), Bocchigliero (Basilicò), Cropalati (Bisciglia, Strange), Calopezzati (Orecchiuta di osco, Borea), Crosia (zona Castello, S.Tecla), Longobucco (Manche, Ortiano), Mandatoriccio (Cipodero, Procello, Torre Jaccata), Scala Coeli (S. Martino). A Pietrapaola si segnalano testimonianze enotrie a Monte Colonina, Brugliaturo e una testimonianza brettia è rappresentata dalle cosiddette “Muraglie di Annibale” (IV-III secolo a.C.), possente centro fortificato. Il nome forse non è legato davvero al condottiero cartaginese, sebbene abbia frequentato per lunghi periodi questi territori, ma di certo è testimonianza eloquente dell’architettura difensiva dei Brettii lungo il tratto


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jonico tra la piana di Sibari e Petelia (l’odierna Strongoli in provincia di Crotone). Anche a Caloveto, in località Cerasello, si trova una cinta muraria brettia, che, secondo alcuni studiosi, si può identificare con la quarta Sibari. Altri reperti sono stati rinvenuti a Campana, la vecchia ‘Kalasarna’ probabilmente fondata dall’eroe omerico Filottete fuggito dalla sua patria Melibea (come ci narra Strabone): precisamente in località Cozzo del Morto, possibile stazione di transumanza di epoca brettia, sono stati trovati resti di strutture murarie a secco e frammenti ceramici. Poco distante, sull’altura Terra dei Fossi, si trovano anche resti di abitazioni brettie. In località Rubillo troviamo le grotte di Ornarito, esempio di civiltà rupestre. Ma la terra jonicosilana è generosa con gli appassionati di archeologia anche lungo la costa. A Cariati, in località Cozzo del Salto, a nord del fiume Nicà (l’antico Hilyas), su una collina in mezzo agli ulivi si trova la Tomba del Guerriero brettio, del IV secolo a.C., rinvenuta nel 1978. Al suo interno furono trovati i resti del corpo del guerriero con il tipico corredo funerario, l’armatura in bronzo, un cinturone, l’elmo, una spada, anfore e piatti: oggetti oggi esposti nel Museo Ar-

cheologico di Sibari. Un’altra tomba di estremo interesse di periodo ellenistico si trova infine a Pietrapaola: viene chiamata Tomba del Gigante, in località Spinetta, su un versante del torrente Laurenzana, ipogea a pianta rettangolare, con corridoio di accesso, ed è ritenuta una delle tombe più importanti a livello regionale. Il modello insediativo dei Brettii era concepito con il centro fortificato su un pianoro in grado di accogliere e ospitare, anche per diversi mesi, tutti gli abitanti sparsi per le campagne e le fattorie in caso di attacchi nemici. Questo spiega l’imponenza delle mura di cinta, realizzate con macigni assemblati a secco, ma anche il vasto territorio che le mura racchiudevano, che arriva anche a qualche decina di ettari. Parco archeologico naturalistico di Pruija di Terravecchia-Cariati L’insediamento brettio di Pruija di Terravecchia dice molto delle funzionalità dei centri fortificati sulle alture del Basso Jonio Cosentino. Situato a 400 metri di quota, esso garantiva il controllo della costa e della vallata del fiume Nicà. Solo nel 1970 gli studiosi si sono occupati del sito. Particolarmente interessante è lo studio avviato a par-

➜ PIANO AGRETTO, LA NECROPOLI DELL’ETÀ DEL FERRO Gli Enotrii furono i primi abitanti della Sila Greca. La frequentazione umana autoctona più antica di tutta l’area risale ai sec. XV - VIII a.C., dall’Età del Bronzo all’Età del Ferro, come testimoniano i resti ritrovati a Piano Agretto, nel Parco Archeologico di Castiglione di Paludi e a valle delle mura di cinta. Si tratta di circa 50 tombe a fossa, delimitate e coperte da ciottoli di fiume, con corredi databili tra la fine del X secolo e la seconda metà dell’VIII secolo: punte di lancia in bronzo e in ferro, monili e ornamenti, coltelli e rasoi. Sono le tratte degli Enotrii, un popolo italico che ha preceduto in queste terre Greci, Brettii, Romani e Bizantini. ➜ LE PIETRE DELL’INCAVALLICATA Sono così chiamate due pietre molto suggestive di grandi dimensioni, site a poca distanza dal centro di Campana, su cui sono nate diverse leggende e credenze. La prima, alta circa 5 metri, ricorda le sembianze di un elefante, di cui sono ben visibili la proboscide e le zanne. La seconda pietra, che raggiunge un’altezza di 6 metri, è di più difficile interpretazione: a molti ricorda la testa di un cane o di un orso; ad altri invece sembrano due gambe umane, forse di un guerriero, dalle ginocchia in giù. Sono davvero molto affascinanti e imponenti e meritano senz’altro una visita.

A lato: per ampi tratti le antiche mura di cinta del parco Pruija di Terravecchia, recentemente consolidate e restaurate.

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ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

La Sila Greca e il Basso Jonio Cosentino sono in grado di offrire anche tracce di un tempo più recente, ugualmente affascinanti. Lungo il fiume Trionto, nei pressi dell’antica Traes, nel tratto tra Cropalati e Longobucco, intorno al 1910 furono realizzate e si conservano oggi cinque piccole centrali idroelettriche, delle quali due – in località Campitella e Sullacca – sono state riattivate, a testimoniare un’economia dell’acqua che richiama i grandi temi della sostenibilità e della conservazione dell’ambiente. Fra gli edifici di archeologia industriale rientrano anche mulini, frantoi, opifici e masserie. I mulini ad acqua a palmento sono presenti sul territorio sin dai secoli XI-XII. Alcuni sono ancora visibili lungo i torrenti Coserie e Cino, due lungo il Trionto. Il numero più consistente si trova ai piedi della rupe orientale della Rossano bizantina, lungo le due sponde del torrente Celadi, oggi area SIC, in una stretta e lunga gola. Particolarmente suggestiva è la centrale, ormai in disuso, di Puntadura a Longobucco, preceduta dall’interessante chiesetta di Santa Maria della Mercede, del XV secolo. Il luogo si raggiunge facilmente a piedi dalla strada statale 177 dopo pochi chilometri dalla frazione Destro.

➜ IL MUSEO DI SIBARI

Il Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide si trova tra il Parco archeologico dell’antica Sybaris greca e l’attuale Sibari, frazione di Cassano allo Jonio. Inaugurato nel 1996, è composto da cinque unità in cui sono esposti i reperti archeologici più significativi provenienti dal territorio della Sibaritide nonché dagli scavi delle tre città sovrapposte di Sibari (colonia magno-greca, distrutta da Crotone: 720-510 a.C.), Thurii, la seconda Sibari (rifondata da coloni ateniesi inviati da Pericle: 444-193 a.C.) e Copia Thurii, la terza Sibari (fondata dai Romani: 193 a.C.-597 d.C.). I reperti coprono dunque un lungo periodo, che va dal 720 a.C. al VI secolo d.C.

A destra in senso orario: antica strada d’accesso al centro fortificato di Kossa o Etas, oggi Castiglione di Paludi; vista dall’alto del colle, sullo sfondo il torrente Coserie; resti di uno dei muraglioni a protezione del centro.

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tire dal 1990, atto a dimostrare la teoria già formulata da Pier Giovanni Guzzo negli anni ’80 del Novecento, ossia che i Brettii avessero realizzato un vero e proprio sistema di difesa territoriale, caratterizzato da un organico collegamento visivo tra i centri fortificati. Pruija di Terravecchia era collegata a vista con la Muraglia di Annibale di Pietrapaola e tra questi due siti l’insediamento di Palumbo di Cariati fungeva da stazione intermedia, mentre quello di Cerasello faceva da anello di comunicazione visiva con Castiglione di Paludi, la località più ricca di testimonianze archeologiche brettie ed enotrie. Le rovine di Castiglione di Paludi Ne ha parlato per la prima volta Vincenzo Padula, sacerdote e poeta calabrese, nell’Ottocento. Le rovine di Castiglione di Paludi (l’imponente centro brettio di Kossa o più probabilmente di Etas), situate su un colle di circa quaranta ettari che domina la media vallata del torrente Coserie, sono ancora oggi oggetto di esplorazioni a cura della Soprintendenza alle Antichità della Calabria, che, insieme con l’amministrazione comunale di Paludi, ha avviato nel 2006 un progetto ad hoc per il Parco Archeologico. L’area fu abitata dal IX al III secolo a.C. e reca i resti di una necropoli enotria dell’età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.), in località Piano Agretto, e quelli più consistenti di un centro fortificato brettio (IV-III secolo a.C.). In par-

ticolare, la cinta muraria che fortifica la sommità del sito costituisce una delle più importanti testimonianze concrete di architettura militare di tutta l’area della Magna Grecia. Le mura, realizzate con blocchi squadrati di arenaria locale e datate alla seconda metà del IV secolo a.C., presentano porte d’accesso, torri e rampe di scale per il cammino di ronda in un sistema organico


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appunti di viaggio difensivo difficile da espugnare. L’accesso principale al centro abitato era costituito dalla Grande Porta Est, preceduta da due grandi torri di guardia e collegata alla costa attraverso la valle del torrente Coserie; una “porta a cortile” in quanto preceduta da un varco chiuso da alte cortine murarie, sistema che consentiva un’ottima guardia e un doppio controllo per chi entrava in città. A nord la Torre gamma, a pianta circolare, proteggeva lo sperone nord-est delle mura rivolto allo Jonio. Lungo il tratto più settentrionale della cinta è stata recentemente scoperta una torre di dimensioni inferiori (Torre delta) con scala interna. Sul versante sud-orientale del pianoro nord si apre una seconda porta d’accesso al centro abitato: la Porta Sud-Est, tipologia “a corridoio semplice”, che permetteva, attraverso il fondovalle del torrente Sant’Elia, oggi area SIC (Sito di Interesse Comunitario), di accedere al centro abitato dalla parte dell’edificio assembleare, altrimenti detto “teatro” in quanto presenta anche una cavea e uno spazio per l’orchestra. Oltre ai resti di questo edificio, oggi si può vedere anche parte del cosiddetto “Lungo Muro”, imponente struttura lunga 42 metri circa e alta 4, che aveva funzioni di contenimento del terreno. ■

DA VISITARE ◗ Museo Archeologico della Sibaritide e Scavi Località Casa Bianca Sibari-Contrada Casone 87011 Sibari – Frazione del comune Cassano Allo Jonio, CS Proprietà e gestione. Statale 0981.79391 / 2 Fax 0981.79394 museomg@unical.it / sibaritide@beniculturali.it www.retemuseale.provincia.cs.it Orari. Museo: 9:00/19:30 Scavi: 9:00/un’ora prima del tramonto Giorno di chiusura. Lunedì Ingresso. A pagamento (gratuito fino a 18 e oltre 65 anni) Visite guidate. Previste per scuole Come arrivare. A.3 Salerno-Reggio Calabria, uscita Spezzano Terme-Sibari, SS.534 in direzione Sibari fino ad incrociare la SS.106 Ionica. Da lì, seguire le indicazioni: il Parco e il Museo distano circa 2 chilometri dall’incrocio. In treno: arrivati da Paola a Cosenza si può prendere il treno per Sibari. La stazione dista 4 chilometri dagli scavi archeologici e dal Museo. ◗ Museo Parco Archeologico Castiglione di Paludi Comune di Paludi Via Giordano Bruno Proprietà e gestione. Comunale 0983.62029

Fax 0983.62873 sindaco.paludi@asmepec.it / protocollogenerale.paludi@asmepec.it www.comunepaludi.it Orari di apertura. Apertura su richiesta agli uffici comunali Ingresso. Gratuito Visite guidate. Previste su richiesta. Come arrivare. SS.106 bis Jonica. Provenendo da Nord si supera Rossano, provenendo da Sud si supera Mirto e Acquapark 2000 e uscita Paludi. Si prosegue fino a raggiungere il paese. Da qui si percorre per 4 chilometri la strada che conduce al Parco Archeologico di Castiglione. ◗ Parco Archeologico Pruija di Terravecchia-Cariati Comune di Terravecchia Via Garibaldi 0983.97013 www.comunediterravecchia.info Comune di Cariati Piazza F.Friozzi 0983.94021 www.comune.cariati.cs.it Orari di apertura. Apertura su prenotazione Ingresso. Gratuito Come arrivare. A.3 Salerno-Reggio Calabria, uscita Sibari, SS.106 fino a Cariati Marina per poi immettersi sulla SS.108 ter fino a Terravecchia. Il parco archeologico di Pruija è raggiungibile dalla strada comunale Terravecchia-Prato.

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LA CIVILTÁ DEL

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E LA PRESENZA BIZANTINA

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Le terre Jonicosilane sono state sin dal VII secolo meta spirituale di grande interesse per i monaci in fuga dall’Oriente, quasi una sorta di Montagna Sacra. I suoi comuni sono ricchi di grotte scavate nella roccia come veri e propri rifugi per esuli, asceti, anacoreti, eremiti e santi, mentre in tempi più recenti per sfollati e briganti. Esse costituiscono oggi una delle attrattive più affascinanti del territorio, perché ricche di storia e di un’atmosfera magica.


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MARE

Madonna col Bambino di epoca bizantina: impreziosisce le pareti di una grotta arenacea all’interno della Chiesa di Santa Maria ad Gruttam, a Cropalati.

LE GROTTE SACRE TRA PREGHIERA E MEDITAZIONE

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A CITTÀ PIÙ BIZANTINA DEL TERRITORIO È ROSSANO, nota come la “la perla bizantina della Calabria” o “la Ravenna del Sud”. Sorta sul mare come porto-arsenale di Thurii (la seconda Sibari), nel sec. VI a.C., con il nome di “Ruskía” o “Ruskiané”, e poi in collina come città-fortezza dei Romani, intorno al 193 a.C., con il nome di “Roscianum”, diventa, dopo la Guerra Greco-Gotica (535-553 d.C.) e fino all’arrivo dei Normanni (1059), uno dei centri bizantini più importanti d’Italia, specificamente nel 951-981, quando viene riconosciuta come la capitale dei possedimenti dell’Impero di Bisanzio in Italia meridionale (allora era famosa con il nome di Rusiànon). Rossano è sempre stata meta prediletta dei monaci cosiddetti “basiliani” in fuga dall’Oriente, per sfuggire alle cruente persecuzioni della politica iconoclastica degli imperatori di Bisanzio (sec. VIII).

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➜ LA GROTTA DEL

PRINCIPE A Pietrapaola, tra le grotte della Rupe del Salvatore, si distingue la Grotta del Principe, che contiene una delle più interessanti realizzazioni di arte rupestre di tutta la Sila Greca. Probabilmente il suo nome è riconducibile all’ampiezza e al numero dei vani e fu quasi certamente abitata da indigeni. La particolarità che la contraddistingue dalle altre caverne sono le incisioni direttamente sulla roccia che rappresentano un singolare esempio di arte rupestre. Non è facile da raggiungere, se non tramite gradini scavati direttamente nella roccia viva, ma, una volta arrivati, la vista è davvero affascinante.

Nella pagina a lato, in senso orario: incisione sulle pareti della Grotta del Principe; il complesso di grotte eremitiche nelle vicinanze di Pietrapaola; un altro dettaglio della Grotta del Principe; da alcune aperture della Grotta del Principe è possibile vedere dall’alto l’abitato di Pietrapaola.

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In quest’area della Calabria trovarono accoglienza e condizioni favorevoli per conservare un intenso rapporto di dialogo con Dio attraverso l’ascetismo personale e comunitario. Inizialmente, fino ai secc. IX-X, il monachesimo greco-bizantino operò e si sviluppò in grotte, edificate nella roccia arenaria. Due sono le tipologie delle suggestive grotte monastiche cosiddette “basiliane”: quelle singole, eremitiche o anacoretiche, e quelle contigue o lauritiche. L’architettura rupestre è semplice e povera: un giaciglio e un sedile ricavati nella roccia, talora una colonna centrale che regge la volta, una serie di nicchie parietali, dove si veneravano le icone della Madre di Dio (Theotókos o Méter Theú) o dei santi greco-bizantini, pochi beni materiali, penne, inchiostri, testi sacri, manoscritti e le scarse vivande di chi scelse la rinuncia, la povertà, la “fuga mundi” per trovare tutto. I monaci amanuensi negli “scriptoria” e biblioteche dei loro eremi e laure salvarono e conservarono i testi della sapienza sacra e pagana greco-latina e furono i protagonisti di un secondo ellenismo, religioso greco-bizantino, dopo quello delle poleis magno-greche. Alcune delle grotte ipogee superstiti sono visibili ai molti turisti, che rimangono rapiti dai tanti occhi che sembrano formare nella montagna che le contiene; altre invece sono ricomprese in proprietà private. Lungo il versante del torrente Celadi sono state individuate tre laure nelle località del rione Pente, San Nicola al Vallone e nella zona sottostante l’oratorio di San Marco. Altri insediamenti monastici rupestri sopravvivono in diverse località del territorio di Rossano: come le laure di Rupe S. Giovanni della zona Suda, delle contrade di Calamo Grotte, di Forello, e gli eremi delle contrade di S. Maria delle Grazie, del Patìr, di S. Onofrio. Grotte sacre si segnalano negli altri paesi jonicosilani, come Caloveto, Cropalati, Pietrapaola, Calopezzati, Campana, Paludi, ecc. L’ascesa dei monaci di San Marco Nella zona chiamata “Graecìa” troviamo il piccolo oratorio di San Marco, risalente al X secolo, considerato uno dei massimi capolavori di architettura religiosa bizantina in Calabria. Recentemente restaurato, è oggi una delle mete preferite per le visite guidate. Originariamente dedicato a Sant’Anastasia, nacque come oratorio bizantino

per l’ascesi comunitaria dei monaci che vivevano nelle sottostanti grotte eremitiche e lauritiche. Esso conserva alcuni motivi architettonici tipici bizantini: la forma quadrangolare a croce greca, la cupola centrale con quattro volte intorno, la facciata orientale adornata da tre absidi che guardano ad Oriente. Il recente restauro dell’edificio ha portato alla luce due fosse: una destinata alla sepoltura comune dei cadaveri, l’altra probabilmente utilizzata come una sorta di passaggio segreto, possibile via di fuga, per arrivare direttamente prima alla Cattedrale di Rossano, dedicata a S. Maria della Pace (Eiréne). Sottostante la Chiesa sorge l’altro oratorio, di S. Maria del Pilerio, anticamente Sant’Angelo di Tropea, anch’esso destinato all’ascesi comunitaria, la cui data di fondazione sembra essere anteriore all’anno Mille, che conserva solo un’abside semicilindrica, con volta a calotta ricoperta di tegole a testimonianza delle originarie caratteristiche bizantine. San Giovanni Calibyta a Caloveto La storia civile di Caloveto si interseca con quella religiosa. La sua nascita, avvenuta nel 750 d.C., è opera di un gruppo di monaci acemeti, che, scappati dalla persecuzione iconoclasta del 726 d.C., si insediarono in questo luogo. Scavarono nella roccia una serie di grotte nelle quali venerarono il loro santo, Giovanni Calibyta, trasformandole in un monastero. Intorno a questo si formò una piccola comunità agricola, che diede origine a Caloveto, il cui nome, derivante proprio dal monastero fondato dai monaci, cambiò diverse volte nel corso dei secoli. “Timpa di San Giovanni” è il nome con cui i calovetesi hanno sempre identificato il luogo dove scelsero di vivere i monaci calibiti. La bizantina Kuropalates Il centro urbano di Cropalati è di origine bizantina, come il nome stesso che, dal greco bizantino Kuropalates, significa “funzionario di palazzo”. Nel suo paesaggio incontaminato ritrovamenti archeologici dimostrano l’antica presenza di popoli italici. Si pensa che Cropalati sia stata un accampamento fortificato, chiamato Castrum Cropalatum, con il compito di controllare i traffici e i commerci dell’argento estratto nelle importanti miniere di Longo-


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bucco. Nel primo Medioevo è probabile che il centro si fosse sviluppato intorno alle grotte arenacee, scavate dai monaci che diffusero il culto di S. Antonio Abate. Agli inizi del XIV secolo sorse l’agglomerato urbano attuale, intorno al castello feudale, i cui ruderi si possono ammirare ancora oggi nella parte alta di Cropalati. I monaci cosiddetti “Basiliani” a Pietrapaola Uno scenario spettacolare si presenta a chi arriva a Pietrapaola, il cui nome, di origine

brettia, deriva da Petrapia, che significa proprio “luogo della rupe”: un’enorme rupe, chiamata Timpa del Castello, sovrasta maestosamente l’abitato ai cui piedi si adagiano le case. Al suo fianco si distingue un’altra imponente roccia, più frastagliata, chiamata rupe del Salvatore, presso cui si trova la caratteristica grotta del Principe, un esempio molto interessante di arte rupestre. Anche a Pietrapaola si possono ammirare le suggestive grotte arenacee di tipo eremitico, realizzate dai monaci greco-bizantini. ■ 19


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LA CIVILTÁ

E LA PRESENZA BIZANTINA

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La diffusione del culto mariano, della Theotókos o Méter Teù (la Madre di Dio) risale al primo Monachesimo greco, dal VI secolo. Nel territorio della Sila Greca sono molte le immagini sacre o icone che rappresentano la figura della Vergine Maria, nelle chiese, ma non solo. Numerosi anche i santuari dedicati alla Madonna, tutti di antico fascino storico.

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DEL MARE GLI EDIFICI SACRI: ASCESI, LASCITI CULTURALI, OPERE SOCIALI

L’interno del Patìr o Patire o Patirion, uno dei più importanti monsteri greco-bizantini cosiddetti basiliani di tutta l’Italia meridionale.

L’

MADONNA, PERMEATA DI LEGGENDE E CREDENZE, si ritrova oggi in moltissime chiese presenti nei Comuni jonicosilani. Infatti, la spiritualità delle popolazioni del territorio è essenzialmente incentrata sul culto e sulla venerazione di Maria: una religiosità tutta al femminile, materna e protettrice. La Madonna è profondamente sentita come mediatrice di salvezza ed è diffusamente rappresentata da molteplici e variegate immagini e sculture. Ella è la Theotókos o Méter Teù, ossia la Madre di Dio, è l’Achiropìta, colei che è dipinta da mano non umana, è l’Odigìtria o colei che guida sulla via della verità e della vita, è l’Eiréne o la vergine della Pace, è la Panaghìa o la tutta santa, è Upéragnos Theotókos o immacolata Madre di Dio, è la Prostátis o la protettrice, è la Paidagoghé o l’educatrice dei giovani. IMMAGINE DELLA

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A Bocchigliero si conserva l’immagine della Madonna de Jesu nella Chiesa della Riforma, edificata intorno al 1400 nel punto in cui sorgeva il convento dei Riformati. Oggi è conosciuta anche come chiesa della Madonna delle Nevi. Tradizione vuole che una suora, Sorella Ortenza, sognò la Madonna che le chiedeva di cercare fra i ruderi della piccola chiesa posta nell’attuale Cozzo della Chiesa. Dopo molte insistenze, la suora convinse il suo confessore ad accompagnarla per una verifica sul luogo indicato. In quel punto trovarono un’immagine di Maria scolpita in pietra, da cui inavvertitamente si spezzò il mignolo che cominciò a liberare san-

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gue. La scultura fu portata nell’attuale chiesa di S. Francesco di Paola, ma una mattina di agosto fu ritrovata in un campo, innevata. Fu così che in questo luogo si edificò il nuovo Santuario in suo onore e l’immagine, con la mutilazione al dito mignolo, è conservata ancora oggi sull’altare. A Calopezzati la Chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna o Santa Maria Assunta, conserva una pala raffigurante la Madonna Achiropita, risalente al 1728. Nella pala d’altare della Cappella del Rosario, recentemente restaurata, particolarmente interessante dal punto di vista artistico è il dipinto con olio su tela di scuola napoletana del tardo Seicento, che raffigura la Ma-


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donna del Rosario col Bambino tra i santi Domenico e Caterina, con alcune anime del purgatorio. A Cropalati vi sono tre chiese di interesse artistico che meritano una visita: la prima è la chiesa di Santa Maria ad Gruttam, sita a pochi chilometri dal paese, che al suo interno conserva un’icona bizantina rappresentante la Madonna col Bambino, affrescata sulla parete di una grotta arenacea; la chiesa Matrice di Santa Maria Assunta, da poco restaurata, che presenta lo stile architettonico classico tipico delle chiese calabresi di fine Seicento e un incantevole affaccio sulla media valle del Trionto; infine la chiesa del-

l’Annunziata, oggi del Rosario, con annesso l’ex Convento dei Domenicani, a forma di castello. Nei pressi di Crosìa segnaliamo la chiesa della Mater Dolorosa, oggi conosciuta come Mater della Pietà. La sua storia è legata ad un evento miracoloso: nel pomeriggio del 23 maggio 1987 si narra infatti che una statua raffigurante la Madonna della Pietà iniziò a lacrimare e a parlare a due giovani del luogo. A tale avvenimento seguirono fenomeni luminosi, che, pur diversamente giudicati, hanno portato molti fedeli e curiosi in questo luogo. A Pietrapaola possiamo ammirare la chiesa di Santa Maria delle Grazie, una costruzione medievale risalente ai primi anni del XIII secolo. Molto interessante, dal punto di vista artistico, è la statua della Vergine posta sull’altare, intarsiata in marmi policromi e affiancata da due angeli. Ma è nel cuore di Rossano che troviamo le rappresentazioni mariane più interessanti. La prima tappa è la Cattedrale, che si trova nel punto dove sorgeva un antico oratorio eremitico (sec. VI), in cui viveva e pregava un monaco di nome Efrem. Secondo la tradizione, fu per sollecitazione di Efrem, per opera dell’imperatore bizantino Maurizio e per intervento divino che sorse, intorno al 580, la Cattedrale dedicata alla Madre di Dio, autoaffrescatasi su una colonna e perciò nota come l’Achiropìta, ossia la dipinta da mano non umana. Particolarmente venerata dai rossanesi, è il cuore spirituale della storia della città e la patrona di Rossano. L’immagine è custodita in una pregiata nicchia marmorea del XVIII secolo e rappresenta la Vergine (Madre di Dio: Theotókos o Méter Teù) che regge sul braccio sinistro il Messia Bambino. Meritano una visita anche il chiostro e il Museo dedicato all’arte sacra, ospitato all’interno del palazzo arcivescovile. Un altro luogo che fonde sapientemente religiosità e leggenda è la chiesa rurale di Santa Maria a Terravecchia, dove si può ammirare un intenso affresco della Madonna del Carmine, che, secondo la tradizione, salvò i fanciulli della popolazione locale da un rettile che li rapiva e divorava. Una visita meritano infine anche l’antica Cattedrale di Cariati, riedificata nel 1857, e la chiesa Matrice di San Clemente a Paludi, dove sono custodite due tele di Onofrio Ferro, attivo a metà del XVIII secolo: la prima, del

➜ LO SCRIPTORIUM Nati intorno alla metà del V secolo, gli scriptoria erano collocati nei monasteri in una sala spaziosa, ben illuminata da numerose finestre, destinata alla copiatura dei manoscritti. Al suo interno i monaci amanuensi lavoravano ai tavoli nella posizione più idonea a ricevere la luce, decorando e ricopiando i testi, chiamati codici, che erano sia sacri, sia profani e, per non disperdere la conoscenza della lingua latina, anche classici. Il prezioso lavoro di questi copiatori è conosciuto ancora oggi per l’importanza che ha avuto nel tramandare il patrimonio culturale greco e latino, anche nelle correnti teologicofilosofiche dell’Umanesimo fiorentino del XIV secolo.

Sulla doppia pagina, in senso orario: il cortile del convento di San Bernardino a Rossano; particolare della Chiesa Matrice di Cropalati, dedicata a S. Maria Assunta (sec. XVII); interno del Santuario di Bocchigliero; un dettaglio delle numerose opere conservate nel museo dell’Arte Sacra di Rossano; antichi reperti custoditi nella Chiesa Madre di Cropalati, il suo altare e un particolare degli oggetti sacri presenti all’interno.

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I CONVENTI DEL SEICENTO

Tra i conventi più importanti delle terre Jonicosilane e del Basso Jonio Cosentino sono da ricordare quello di Calopezzati e di Longobucco, entrambi risalenti al XVII secolo. Il Convento dei Riformati di Calopezzati fu edificato per volere del principe Bartolomeo Sambiase, e costruito su progetto di Joannes Campitellus, di fronte al castello, con la tipica struttura dei monasteri benedettini. Con l’autorizzazione di papa Clemente XI nel 1702 fu aperto e assegnato dal principe ai Frati Minori di San Francesco d’Assisi, detti Riformati, con dedica a Santa Maria del Rimedio. Dopo che incendi e terremoti lo tramutarono in rudere, Gerardo Leonardis ne commissionò un restauro negli anni ’80, durato ben tre anni, che lo riportò alla sua antica bellezza. La facciata della chiesa e il chiostro sono ispirati al primo Seicento meridionale caratterizzati da semplicità ed eleganza. Nel 1615 fu inaugurato, invece, il convento dei Padri Francescani Minori di Longobucco, detto “dei Monaci”, adiacente all’antica chiesa di Santa Maria Maddalena. Uno dei probabili fondatori fu il dottor Benedetto Greco. Nel 1937, sino al 2000, al suo interno fu istituito un corso annuale di avviamento professionale di tipo industriale, che si trasformò poi in una scuola di formazione e di riqualificazione professionale. Nel 2008 fu sottoposto a lavori di restauro e oggi, conservando ancora il suo antico stile barocco e l’importanza di centro della cultura longobucchese, ospita una mostra su “L’artigianato e gli antichi mestieri” e un Ecomuseo dell’Artigianato silano e della Difesa del suolo, di recente istituzione.

➜ IL MUSEO DIOCESANO

DI ARTE SACRA DI ROSSANO Il Museo Diocesano di Rossano fu istituito, nel 1952, dall’arcivescovo Giovanni Rizzo nei locali ristrutturati della Sagrestia della Cattedrale, come testimonianza del glorioso passato della città di Rossano, emerso soprattutto in età bizantina. Al suo interno una sala riservata custodisce orgogliosamente il prezioso Codex Purpureus Rossanensis. La struttura attuale del Museo, composta di dieci sale, è il risultato di anni di lavori di restauro, che hanno permesso ai visitatori di ammirare le testimonianze artistiche e le suppellettili sacre e liturgiche presenti con una precisa distribuzione tematica e cronologica.

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1736, riproduce il battesimo di Gesù, mentre la seconda, del 1740, raffigura l’incoronazione di San Clemente Papa. Sempre a Paludi, in località Nazaret, merita una visita la chiesetta di Sant’Antonio, del XVI secolo, con l’annesso campanile, che conserva un prezioso altare e un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino del 1525. Lo splendore della Rossano bizantina Considerata la città più bizantina d’Italia insieme a Ravenna, Rossano è piena di ricchezze storiche e religiose. Esemplificativo il piccolo oratorio bizantino della Panaghìa, situato nella zona centrale della città di Rossano e costruito nei sec. X-XI. Il nome in greco significa “la tutta santa” e la sua costruzione è legata al culto e alla venerazione della Madonna e all’ascesi comunitaria dei monaci eremiti e lauriti. Conserva la struttura architettonico-artistica originaria, molto bella e suggestiva, gli affreschi frammentati di S. Basilio di Cesarea e l’enigmatica figura di S. Giovanni Crisostomo. Altre importanti ricchezze di architettura e arte sacra bizantine sono la chiesa e il Monastero di Santa Maria Nuova Odigìtria o del Patìr o del Patire o del Patirion, collocati sulla montagna rossanese, tra la contrada rurale Piragineti e la città di Corigliano, e fondati tra il 1090 e il 1101-1105. Il Monastero prese il nome dall’icona portata da San Bartolomeo da Simeri, suo fondatore, direttamente

da Costantinopoli. Per secoli fu un importante centro culturale e di preghiera, lo “Scriptorium” e la Biblioteca più importanti e famosi dell’Italia meridionale, che hanno salvato gran parte della memoria storica collettiva della civiltà greco-latina e trasmesso, attraverso l’Umanesimo e il Rinascimento, alle future generazioni. Il Patìr, formato dalla chiesa, perfettamente conservata, e dal Monastero – restaurato nel 2010 – costituisce ancora oggi l’edificio sacro che rappresenta, nella maniera più fedele, la religiosità, la cultura, l’arte e la bellezza della Rossano bizantina. L’icona della “Madonna dei Carbonai” Tra i beni storici e monumentali di Longobucco spicca la chiesa Matrice, tipicamente barocca, ma impostata su un precedente impianto medievale, dedicata a Santa Maria Assunta e diventata dal 1960 Santuario Mariano. Affascinante la facciata in calcare marnoso con decorazioni in parte baroccate e in parte romaniche. La Chiesa è un vero e proprio scrigno di opere d’arte. All’interno, infatti, sono custodite opere pregiate: quelle in legno create dagli intagliatori di Serra San Bruno; i due grandi affreschi del coro, “La Natività” e “L’Adorazione dei Magi”, eseguite da Cristoforo Santanna da Rende, uno dei più grandi artisti calabresi del Settecento e ispirate a modelli umani longobucchesi; “La cena”, di Onofrio Ferro da Palu-


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appunti di viaggio di; “La Fonte Battesimale”, opera anonima in stile romanico-normanno. Ma la più prestigiosa è l’icona lignea a rilievo raffigurante una Madonnina nera col Bambino, detta “dei Carbonai”. L’opera, sistemata sull’altare della cappella dell’Assunta, fu realizzata da artisti silani intorno al XII-XV secolo. I monasteri Normanni, Gotici, Rinascimentali, Barocchi Dopo il 1060 cominciò il processo di latinizzazione religiosa imposto dai Normanni di Roberto il Guiscardo nei territori della Sila Greca. Tale processo non fu affatto facile ed ebbe non poche resistenze, specie a Rossano, tanto che durò a lungo, fino al 1460, quando, alla morte dell’ultimo pastore greco, fu nominato dal Papa il primo arcivescovo latino-cattolico di questa diocesi nella persona di Matteo Saraceno. Nel corso di quei quattro secoli si diede un forte impulso all’edificazione di chiese e monasteri di spiritualità occidentale-latina e di religiosità devozionale prevalentemente mariana, come a Longobucco (Madonna dei Carbonai), Bocchigliero (S. Maria de Jesu), Campana (Madonna di Costantinopoli), Scala Coeli e Terravecchia (Madonna del Carmine), Mandatoriccio (Madonna dei Fiori), Calopezzati (Madonna del Rimedio), Caloveto (Matrice di S. Giovanni Calibyta), Cariati (chiesa degli Osservanti). Il primo monastero latino di Rossano è quello intitolato a S. Bernardino da Siena, voluto da Matteo Saraceno, elegante ed imponente, a segnare la discontinuità con il passato greco-bizantino della città. La chiesa e il chiostro sono di stile neo-gotico, con forti influenze rinascimentali del Cinquecento, come il sepolcro marmoreo di Oliverio di Somma, e barocche del Seicento nell’altare del crocefisso ligneo e negli splendidi arredi di legno intarsiato. L’architettura e l’arte religiose del Cinquecento rinascimentali sono rappresentate dalla Matrice di S. Clemente di Paludi, dagli ex monasteri di S. Francesco di Paola ora seminario arcivescovile e di S. Maria delle Grazie extra moenia di Rossano. Il barocco del sec. XVII è rappresentato dalla chiesa Matrice e dal Convento dei Riformati di Calopezzati, dal Convento dei Monaci e dalla chiesa Matrice di Longobuc-

DA VISITARE ◗ Museo Diocesano di Arte Sacra Comune di Rossano Via Largo Duomo 5 (accanto alla Cattedrale) Proprietà. Diocesi di Cosenza Gestione. Cooperativa Neilos 0983.525263 / 340.4759406 Fax 0983.525263 neilos@tiscalinet.it www.artesacrarossano.it Orari di apertura. Apertura invernale (16/09 al 30/06) 09:30/12:30 – 15:00/18:00.

Festivi 10:00/12:00 – 16:00/18:00 Apertura estiva (01/07 al 15/09) 09:30/13:00 – 16:30/20:00 tutti i giorni Giorno di chiusura. Lunedì, nel periodo invernale (16/09 al 30/06) Ingresso. A pagamento Visite guidate. Previste Come arrivare. A.3 Salerno – Reggio Calabria, uscire allo svincolo di Sibari e proseguire per le SS.534-SS.106 fino a Rossano. ◗ Museo dell’Artigianato silano e della Difesa del Suolo Informazioni, orari, come arrivare: vedi a pagina 31

➜ LE MADONNE NERE Il culto delle Madonne nere ha sempre suscitato un grande interesse. La sua diffusione in Occidente è molto antica e viene associata a legami con l’Oriente, in particolare all’epoca delle Crociate. La ragione dell’origine del colore più scuro che si nota nella carnagione delle raffigurazioni presenti in questo territorio, si pensa sia legata ad una specifica scelta teologica secondo cui i personaggi sacri, come la Madonna, ma anche i Santi e Gesù Cristo, sono rappresentati come evocazioni spirituali e non come corpi materiali. Questo culto ha portato alla nascita di tradizioni e miracoli tramandati nei secoli.

co, dalla chiesa della Madonna del Carmine di Caloveto, dalle chiese di S. Antonio e della Madonna delle Grazie di Campana, dal palazzo vescovile e dal Seminario di Cariati, dalla Matrice di Cropalati, dalla Matrice dei SS. Pietro e Paolo di Mandatoriccio, dalla Matrice di S.Maria delle Grazie di Pietrapaola, dalla Matrice di S. Maria Assunta di Scala Coeli, dalla Matrice di Terravecchia, dalla Matrice di Bocchigliero, dagli ex monasteri dei Cappuccini (S. Maria di Costantinopoli) e di S. Domenico e dalle chiese di S. Nilo e di S. Martino di Rossano. ■

Dall’alto: la Madonna Nera dei Carbonari a Longobucco; interno della Chiesa Madre di Longobucco.

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MUSEI

E CENTRI STORICI

I T I N E R A R I D E L L A C U LT U R A

MEMORIA E SPECCHIO DEL TERRITORIO

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I musei presenti nei Comuni delle terre jonicosilane e del Basso Jonio Cosentino e tutti i centri storici costituiscono gli elementi più rilevanti per conoscere il territorio. Essi racchiudono testimonianze importanti: dalla storia antica a quella contemporanea, dall’arte sacra ai capolavori dell’artigianato locale.


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Paramenti di pregiata fattura, opera dell’artigianato locale, esposti al Museo Diocesano di Arte Sacra a Rossano.

I

CENTRI STORICI DEL TERRITORIO, VERI E PROPRI MUSEI A

CIELO APERTO,

sono i sacrari della memoria storica collettiva, le radici dell’identità e del senso dell’appartenenza. I campionari suggestivi delle testimonianze della vita, dell’arte, dell’artigianato lasciate dagli uomini in oltre venti secoli, tutti da salvaguardare e visitare. L’arte sacra è un elemento importante per conoscere l’intensità della religiosità e della ricchezza storico-artistica del Basso Jonio Cosentino: per questo meritano una visita i numerosi musei del territorio. Partendo da Rossano, nel palazzo arcivescovile, troviamo il Museo Diocesano di Arte Sacra, attiguo alla Cattedrale, che raccoglie preziosi arredi, oggetti e opere d’arte sacra: da segnalare l’anello sigillo di San Nilo del XII secolo, i manoscritti dei Privilegi alla città della Regina Bona Sforza, numerose tele e sculture e alcune pergamene. Ma l’oggetto custodito più importante è sicuramente il Codex Purpureus Rossanensis.


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➜ IL MUSEO DELLA LIQUIRIZIA La liquirizia è sempre stata per la Calabria una fonte di ricchezza. Oggi l’80% della produzione di liquirizia in Italia si concentra nei Comuni di Rossano e Corigliano. Proprio a Rossano è nato il Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”, per raccontare la storia della liquirizia e della famiglia Amarelli, maggiore produttrice in Italia. Ospitato nei locali dell’antico concio di famiglia, il Museo offre uno spaccato della società settecentesca tramite una sezione documentaria sulla storia della famiglia e dell’azienda. È possibile anche seguire il ciclo produttivo dalla radice alla liquirizia. Maggiori approfondimenti sul Museo della Liquirizia a pagina 50 In alto, in senso orario: le celebri pipe di Mandatoriccio; Museo delle Attività Contadine di Bocchigliero; un ostensorio conservato a Rossano; una sella “d’epoca” a Bocchigliero; Museo di Arte Sacra a Rossano; antichi oggetti di uso quotidiano, sempre a Bocchigliero.

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Si tratta di un preziosissimo evangelario greco miniato risalente ai secc. V-VI. Sempre a Rossano è stato inaugurato nel 2011 il Museo dedicato a Isabella De Rosis, fondatrice della congregazione delle suore Riparatrici del Sacro Cuore, in occasione del primo centenario della sua morte. Il museo si trova all’interno dell’antico palazzo De Rosis, recentemente restaurato, dove Isabella nacque e trascorse l’adolescenza. Nella chiesa madre Santa Maria Assunta di Longobucco possiamo ammirare oggetti liturgici antichi, quali ostensori, calici e un secchiello per l’acqua santa, testimoni dell’antica arte argentiera del paese, che costituiscono un’importante esposizione d’arte sacra. Documenti ufficiali riferiscono della permanenza a Longobucco dell’abate Gioacchino da Fiore, uno dei più grandi personaggi del Medioevo. A Bocchigliero, nell’antica cappella del Sacramento della Chiesa Matrice, troviamo l’esposizione permanente di oggetti antichi di grande valore artistico, abiti e paramenti sacri dal Settecento ai giorni nostri, inaugurata nell’agosto del 2003. Infine l’esposizione d’Arte Sacra nella sagrestia della Cattedrale di Cariati, in fase di ampliamento, raccoglie opere suddivise in sezioni, come quella dei paramenti, dei calici e degli ostensori sacri, quella dei dipinti e pale d’altare di grande formato e la sezione della statuaria sacra. Molte e interessanti sono le opere custodite nella sala espositiva di Arte Sacra della Chiesa di S. Giovanni Calibyta

a Caloveto: ostensori, calici, pissidi, croce ostile, lavabo, turiboli, ampolle, candelieri, corone dei secc. XVII-XIX. I musei della civiltà contadina Un altro tassello importante della storia e della cultura del territorio jonicosilano è la civiltà rurale, degnamente raccontata dai Musei della civiltà contadina di Mandatoriccio, Bocchigliero, Paludi e dalla mostra su “L’artigianato e gli antichi mestieri” di Longobucco. Il primo è ospitato all’interno della locale scuola media, con l’obiettivo di fare memoria attuale degli antichi mestieri e fornire una corretta storia dell’evoluzione sociale, economica e culturale delle professioni nel tempo. La sua realizzazione è avvenuta grazie al lavoro di ricerca, catalogazione e confronto degli strumenti da lavoro dell’epoca. Le sezioni che ospitano gli oggetti sono frazionate rispettando i diversi aspetti della vita domestica, agricola, pastorale e artigianale. Anche il Museo della civiltà contadina di Bocchigliero svolge una funzione didattica molto importante per la presenza di utensili e attrezzi riguardanti gli antichi mestieri della civiltà bocchiglierese che tracciano una storia della vita contadina. Inoltre si possono ammirare quattrocento fotografie storiche che aiutano nella ricostruzione dei costumi, della vita sociale, del lavoro nei campi e degli antichi mestieri del passato. Il museo ubicato nel centro di Paludi, in un edificio recentemente restaurato,


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CODEX PURPUREUS ROSSANENSIS

Il Codex è un evangeliario greco miniato, per molti versi un “unicum” nel mondo, conservato nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano. È prezioso per la sua antichità e per il materiale scrittorio usato, la pergamena purpurea di colore rosso (da cui deriva il nome), usata nel mondo bizantino per i documenti più preziosi. La questione della provenienza e della localizzazione è ancora piuttosto incerta: composto probabilmente in Siria, forse ad Antiochia tra il V e il VI-sec. d.C., le ipotesi del come arrivò in Calabria sono diverse: c’è chi pensa per mano dei monaci melchiti che, nel VII sec., fuggirono dalle persecuzioni islamiche, e chi dice invece che un nobile bizantino lo donò alla Chiesa di Rossano. Conservato per secoli nella Chiesa di Rossano, fu riscoperto nel 1831 da Scipione Camporota, canonico della Cattedrale, autore dell’attuale disposizione e della numerazione ai fogli. Il testo fu segnalato per la prima volta nel 1846 dal giornalista Cesare Malpica. Nel 1879 fu studiato scientificamente e pubblicato da Adolf Harnach e da Oscar von Gebhardt nel 1880 a Lipsia, con il titolo “Evangeliorum Codex Graecus Purpureus Rossanensis”, che battezzò ufficialmente il prezioso manoscritto. Esso conserva centottantotto fogli dei quattrocento originari, pari a trecentosettantasei pagine, contenenti quindici miniature sulla vita di Cristo, con il testo greco dei vangeli di Matteo e Marco (parzialmente completo), scritto con caratteri onciali in oro e argento, mentre gli altri due vangeli di Giovanni e Luca sono andati perduti.

permette una corretta ricostruzione delle origini e della storia locale tramite una raccolta di attrezzi, strumenti e materiali d’ogni genere. A Longobucco l’ex convento dei Riformati ospita la mostra dedicata all'artigianato e agli antichi mestieri, con l’intento di testimoniare le professioni del passato che hanno caratterizzato il paese, importante centro culturale e del sapere. Ecomuseo dell’Artigianato Silano e della Difesa del suolo L’Ecomuseo dell’Artigianato silano e della Difesa del suolo di Longobucco rientra nel progetto di riqualificazione del territorio del Parco della Sila e della sua promozione come meta di turismo culturale, naturalistico e sportivo, e fu promosso e finanziato dell’Ente Parco fin dal 2002, anno di costituzione. L’Ecomuseo, ubicato nell’ex Convento dei Frati Francescani minori Riformati, a fianco della Chiesa di Santa Maria Maddalena, contiene un’interessante mostra permanente dedicata all’artigianato e agli antichi mestieri, oltre a oggetti d’interesse storico della cultura popolare longobucchese, che testimoniano perfettamente l’arte contadina passata. Chiamato “ecomuseo” proprio per sottolineare che le componenti essenziali sono il territorio, la popolazione e il patrimonio sociale e culturale, costituisce un passo importante nel tentativo di recuperare la memoria storica e culturale del paese.

Rossano, memoria antica e multimedialità Rossano, città di arte e cultura, si suddivide nella zona antica, chiamata “Rossano paese”, e in quella nominata “Rossano scalo”, più moderna e vicina al mare. Una visita particolare merita il Museo Diocesano d’Arte Sacra, istituito nel 1952 dall’arcivescovo Giovanni Rizzo. Inizialmente composto di sole due sale, ottenute ristrutturando i locali della Sagrestia della Cattedrale, dopo anni di lavori nell’ala del Palazzo Arcivescovile, nel 2000

In basso: un telaio tradizionale conservato al Museo dell’Artigianato di Longobucco.

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➜ IL MUSEO DELLA GINESTRA Chiamata la città “degli argenti e dei telai”, Longobucco è sempre stata un luogo di grande interesse per la tradizione della lavorazione tessile. Nel corso dei secoli le donne che vi abitarono divennero talmente esperte nella lavorazione dei tessuti, come la seta cruda, cascami e lana, che i loro manufatti, ancora oggi, sono considerati vere e proprie opere d’arte. A Longobucco troviamo il Museo della Ginestra “Eugenio Celestino”, che espone diversi manufatti tessili lavorati, quali copriletti, tappeti, arazzi e che documenta l’intero ciclo di lavorazione dalla pianta sino ai filati.

Sulla doppia pagina in senso orario: paramenti sacri al Museo di Rossano; arte contemporanea e moderna si incontrano alla Pinacoteca di Bocchigliero; ancora arte sacra al Museo di Rossano. In basso: l’artista Domenico Fontana, curatore della Pinacoteca di Bocchigliero.

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l’arcivescovo Andrea Cassone inaugurò la nuova sede, formata da dieci sale, di cui una riservata all’oggetto più prezioso che il Museo custodisce: il Codex Purpureus Rossanensis. L’attuale organizzazione degli spazi espositivi del Museo ha seguito criteri moderni, mirati a sfruttare adeguatamente gli spazi e a valorizzarne i contenuti. Al suo interno, oltre all’importante Codex, si possono ammirare oggetti di notevole importanza storica ed artistica, come uno specchio greco in bronzo del V secolo a.C., la tavola a fondo oro della Pietà risalente al XV secolo di scuola veneta, la Sfera Greca, ostensorio cesellato in stile gotico di fine XV secolo. Nel progetto “Parco tematico del bizantino” è rientrata l’idea di creare un Museo multimediale del Codex, presso palazzo San Bernardino, con tanto di touch screen, tramite cui è possibile consultare virtualmente il “Rossanensis”, ingrandendo ogni suo piccolo particolare, oltre alla possibilità di selezionare file audio in diverse lingue. In un angolo del Museo è posta un’opera pressoché sconosciuta fino a poco tempo fa: la “Tavoletta della Pace”, una miniatura che raffigura il matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria, che il padre gesuita Heinrich Pfeiffer, docente di storia dell’arte alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, ha attribuito recentemente al miniaturista croato del Cinquecento Giulio Clovio.

Arte contemporanea a Bocchigliero Nel comune di Bocchigliero oltre ai tesori antichi, si possono ammirare patrimoni artistici contemporanei, come quelli custoditi nella Pinacoteca Comunale di Arte moderna e contemporanea. Nell’antico palazzo Tucci, rilevato dall’Amministrazione Comunale e destinato a Museo di Arte Contemporanea, sono esposte opere di artisti contemporanei calabresi e bocchiglieresi, quali Alfredo Granata, Flaccavento e Franco Santoro. L’androne del palazzo è dedicato a Domenico Fontana, noto artista locale, oltre che studioso e responsabile del Museo. Le sue sculture e i suoi dipinti, raccolti negli spazi espositivi del Museo, rappresentano le diverse figure che hanno popolato la storia del paese, creando una raffigurazione della storia e della società bocchiglierese. Il centro di documentazione sul brigantaggio Il fenomeno del brigantaggio era molto diffuso nella Sila Greca e nel Basso Jonio Cosentino dal XVIII al XIX secolo. Fu un fenomeno sociale complesso e diffuso, costituito prevalentemente dalla resistenza attiva di massa di gruppi di operai, artigiani e contadini che,

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appunti di viaggio MUSEI

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stanchi di subire soprusi, ingiustizie e sfruttamento, si rifugiarono nei boschi e difesero i propri territori, rivendicando la fine dell’oppressione e una società più umana e giusta. Non furono capiti e, per questo, perseguitati ed elimitati all’indomani dell’unità d’Italia. Sono molti i briganti e le bande che operarono sui monti della Sila. Le comitive più importanti furono quelle di Antonio Santoro, detto “Re Curemme”, Domenico Sapia detto “Brutto”, Francesco Godino detto “Faccione”, Luigi Maio detto “Catalano”, Domenico Graziano detto “Turchio”, Domenico Straface detto “Palma” ma anche “Il re della foresta”, tutti di Longobucco, il centro più attivo del brigantaggio calabrese. Il 24 settembre 2011 il Comune di Longobucco ha inaugurato il Centro di Documentazione sul Brigantaggio, con lo scopo di raccogliere e conservare i documenti riguardanti questo fenomeno, costituendo così un punto di riferimento fondamentale per studiosi, ricercatori e studenti. La sede si trova nel Convento dei Francescani – Casa delle Associazioni e delle Culture e tutti i documenti raccolti al suo interno raccontano il fenomeno sotto diversi aspetti: sociale, militare, politico, letterario, giuridico e umano.■

◗ Museo Diocesano d’Arte Sacra Comune di Rossano, Informazioni, orari, come arrivare: vedi pagina 25 ◗ Casa - Museo Isabella De Rosis Comune di Rossano, Piazza Steri 0983.525623 Riapre Aprile 2012. Orari di apertura. Orario invernale 9:30/12:30 – 16:30/18:00 (giorni feriali). 10:00/12:00 – 16:00/18:00 (giorni festivi). Orario estivo (1/07 al 15/9) 9:30/12:30 – 16:30/18:00 Come arrivare a Rossano. A.3 SalernoReggio Calabria, uscita svincolo di Sibari, segue SS.534 – SS.106 fino a Rossano. Seguire indicazioni per Palazzo de Rosis. ◗ Esposizione d’Arte Sacra Comune di Bocchigliero, Chiesa di S. Maria Assunta, Via San Francesco 0983.92078 Orari di apertura. Dall'11 al 23 Agosto (in coincidenza con il novenario di S. Rocco) 17:00/21:00 Giorno di chiusura. 15 agosto (apertura su prenotazione) Ingresso. Gratuito Visite guidate. Previste su richiesta Come arrivare a Bocchigliero. A.3 SalernoReggio Calabria, uscita svincolo di Cosenza, poi SS.107 fino a Camigliatello – SS.177 fino a lago Cecita, infine SS.282 ◗ Esposizione d’Arte Sacra della Cattedrale Comune di Cariati, Via xx Settembre 0983.94021 www.comune.cariati.cs.it Come arrivare a Cariati. Autostrada Adriatica, uscita Taranto, SS.106 Jonica direzione Reggio Calabria. A.3 Salerno – Reggio Calabria, uscita di Sibari, segue SS.106 Jonica direzione Reggio Calabria. ◗ Museo d’Arte Sacra Comune di Caloveto 0983.63005 Orari di apertura: 9:00/19:00 Ingresso. Libero. Visite guidate. previste su richiesta ◗ Museo della Civiltà Contadina Comune di Mandatoriccio, Scuola Media 0983.994027 / 366.3187492 (Costantino Giuseppe, per visite) Orari di apertura. Lunedì e mercoledì 7:30/17:30 – Martedì e giovedì 7:30/16:30 – Venerdì 7:30/14:00 Ingresso. Gratuito Visite guidate. Previste su richiesta Come arrivare a Mandatoriccio. A.3 Salerno – Reggio Calabria, uscita Sibari–Spezzano–Albanese, dalla E.844 proseguire per la E.90 e poi SS.106 direzione Mandatoriccio. ◗ Museo della Civiltà Contadina Comune di Bocchigliero, Via Sandro Pertini 0983.92001 sindacobocchigliero@libero.it www.bocchigliero.asmenet.it Orari di apertura. 10:00/12:00–16:00/18:00 Ingresso. Gratuito Visite guidate. Previste su richiesta Come arrivare a Bocchigliero.

Vedi: Esposizione d’Arte Sacra ◗ Pinacoteca comunale d’Arte Moderna e Contemporanea Comune di Bocchigliero Palazzo Tucci, Via Roma, 0983.92001 sindacobocchigliero@libero.it www.bocchigliero.asmenet.it Orari di apertura. 10:00/12:00 – 16:00/18:00 Ingresso. Gratuito Visite guidate. Previste su richiesta Come arrivare a Bocchigliero. Vedi: Esposizione d’Arte Sacra ◗ Museo dell’Artigianato silano e della Difesa del Suolo Comune di Longobucco Via Roma 58, 87066 Proprietà. Comunale Gestione. Società Syremont del Gruppo Thesauron 0984.902838 / 0984.72765 info@parcosila.it longobucco.sila@novamusa.it www.ecomuseolongobucco.it Orari di apertura. (16/03 al 15/11) 9:30/18:00. Negli altri mesi apertura su richiesta. Apertura durante le festività di Natale e Capodanno: 7/11 dicembre e 22 dicembre/8 gennaio Giorno di chiusura. Lunedì dal 16 marzo al 15 novembre, Ingresso. A pagamento Visite guidate. Percorsi di visita curati da operatori specializzati con escursioni nel territorio del Parco. Prevista anche l’organizzazione di visite per scuole e comitive Come arrivare a Longobucco. A.3, uscite Cosenza (nord e sud), SS.107 direzione Sila, uscita Camigliatello, direzione Fossiata SS.117; oppure SS.106 uscita MirtoCrosia, direzione Longobucco SS.177. In treno. Stazione Cosenza o Rossano, servizi autolinee direzione Longobucco. ◗ Centro di Documentazione sul Brigantaggio Comune di Longobucco, Via Roma 58 Ex Convento dei Francescani – Casa delle Associazioni e delle Culture 0983.72178 comunelongobucco@yahoo.it Ingresso. Gratuito, Visite guidate. Previste su richiesta (Cell. 338.4725757) Come arrivare. Vedi Museo dell’Artigianato silano e della Difesa del Suolo ◗ Museo della Ginestra Eugenio Celestino Comune di Longobucco Via Monaci 14 0983.71048 mariocelestino@alice.it www.mariocelestino.it Orari di apertura. 10:00/13:00 – 15:00/18:00 tutti i giorni Ingresso. Gratuito Visite guidate. Previste su richiesta (Cell. 328.8186050, Mario Celestino) Come arrivare. Vedi: Museo dell’Artigianato silano e della Difesa del Suolo. ◗ Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli Informazioni, orari, come arrivare: vedi pagina 51


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ROC CASTELLI

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ANDARE PER

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Nelle terre Jonicosilane si ritrova se stessi all’ombra di copiose tracce di civiltà remote. E sono loro, i castelli e le torri, inespugnabili sentinelle del mare e del territorio, a raccontare le gesta dei popoli che si sono succeduti nel Basso Jonio Cosentino, mentre le masserie o “casini” ci parlano della vita materiale di uomini e società delle terre Jonicosilane.


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CHE, E MASSERIE

La Torre Stellata o Castello Sant’Angelo sul lido di Rossano, fortificazione militare del XVI secolo, è tuttora in un perfetto stato di conservazione.

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RIMA I GRECI, POI I ROMANI, E, CON LA CADUTA DEL LORO IMPERO, LE INVASIONI BARBARICHE, quindi

Bisanzio e poi i Saraceni e i Turchi. Stretto tra la Piana di Sibari e le montagne della Sila, storicamente questo territorio è sempre stato stuzzicante per numerosi invasori. La presenza di castelli e torri, masserie e centri fortificati, ferrigni come guerrieri, sono il prezioso lascito degli avvenimenti storici che hanno segnato il Basso Jonio Cosentino. 33


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➜ CAMPANE... DI

GUARDIA Le campane delle torri civiche servivano non solo a scandire il tempo o a riunire i fedeli per la messa, ma anche ad allertare la popolazione, impegnata nel lavoro dei campi o con le greggi, in caso di incursioni nemiche. Addirittura il comune di Campana prende il nome dalla grossa campana posta sulla torre civica in età normanna. Nell’alta valle del Trionto, anche il campanile di Longobucco era una torre di avvistamento a pianta quadrangolare, tipica struttura normanno-sveva con murature in blocchi di tufo (il travertino che affiora intorno a colle d’Avri), che poggiano su ciottoli di granito. I longobucchesi vanno orgogliosi del loro campanile che si trova nella piazza, comunemente detta ‘u campanaru’, dinanzi alla Chiesa Matrice.

In basso: il campanile della Chiesa Madre di Longobucco.

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In viaggio di castello in castello Costruito dai Normanni e modificato dagli Angioini, il castello feudale di Calopezzati, borgo sulla costa jonica inserito tra Crosia e Pietrapaola, costituisce un perfetto esempio dell’abilità umana nel trasformare una semplice rocca in un’elegante dimora. Buona parte della sua metamorfosi in lussuosa e prestigiosa residenza la si deve agli Svevi (sec. XIII). Tra il 1500 e il 1700 i nobili Sambiase arricchirono l’interno del castello di decorazioni e biblioteche, di nuovi soffitti, di camini, di un salone d’onore e di un ponte levatoio. Oggi la fortezza è di proprietà della famiglia Giannone. Proseguendo verso sud lungo la costa e poi verso l’interno, si raggiunge il castello di Mandatoriccio, fatto costruire dal marchese Guidasso tra il sec. XV e il XVI, quando il paese era solo un casale della contea della vicina Pietrapaola. Si presume che proprio intorno al castello si sia formato il primo nucleo abitato, circondato da mura di cinta, come si evince dai resti di bastioni rinvenuti nelle vicinanze. Il Castello, restaurato, è oggi sede del municipio. A pochi chilometri di distanza, sempre verso l’interno, si trova Pietrapaola, abbarbicata alla rupe del Salvatore, che sovrasta il paesino insieme alla Timpa del Castello. Sulla rupe del Salvatore si trova la grotta del Principe, esempio di arte rupestre e utilizzata in periodo feudale come rifugio in caso di attacchi nemici. Stessa funzione aveva la Timpa del Castello, come confermano i resti di una cisterna per la raccolta dell’acqua. Salendo lungo la caratteristica strada che porta dal fondovalle dell’Acquaniti al Centro Storico di Pietrapaola, si scorgono, oltre al paesaggio delle grotte, i frammenti dell’antica “silica”, la mulattiera fatta con pietre di fiume, tenute insieme da

una matrice limosa-argillosa che ha garantito per secoli l’accesso al borgo dal mare. Tra il fiume Trionto e la Piana di Sibari è ubicata Rossano, dove in passato vi erano addirittura tre castelli. Il primo, Oppidum o Castrum Roscianum, apparteneva forse alla gens romana dei Rosci, risalente al 193 circa a.C. Il castello romano fu trasformato nel sec. XVII nel Monastero dei Cappuccini, nella seconda metà dell’Ottocento in ospedale civico. Il secondo è stato incorporato nell’attuale palazzo De Rosis (famiglia di baroni proveniente dalla vicina Corigliano): si tratta del castello dello Steri o del Governatore, risalente al XV secolo. Il terzo fortilizio, infine, risale al periodo storico in cui Rossano era un Principato sotto i Ruffo. Borghi fortezza Non solo castelli e rocche. Le terre jonicosilane e il Basso Jonio Cosentino sono disseminati di straordinari borghi fortezza, dove la popolazione trovava sicuro rifugio dalle frequenti incursioni prima dei Saraceni provenienti dalla Sicilia (secc. IX-X), poi dalla pirateria turchesca e barbaresca proveniente dalle coste del Nord Africa (secc. XVIXVII). Cariati è una stupenda piazzaforte militare di epoca bizantina, posta tra Punta Alice e Capo Trionto, ancora oggi circondata dai resti della poderosa cinta muraria eret-


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SENTINELLE DEL MARE

Un accenno a parte meritano le torri costiere, presenti sulla costa come strumento di avvistamento degli attacchi nemici e di difesa per le popolazioni indigene. La torre Stellata o Castello di Sant’Angelo fu realizzata a Rossano nel XVI secolo, vittima allora di tante scorrerie da parte dei pirati turchi. A Mandatoriccio è caratteristica la struttura della torre dell’Arso, per via delle inconsuete facciate ‘a vela’ in pietra. Sorta all’imbocco della valle e del torrente omonimo, oggi è di proprietà privata, ma anticamente è stata importantissima per il controllo del territorio e la difesa dalle incursioni o invasioni. Altra struttura legata all’architettura militare è la torre di Santa Tecla, costruita nella seconda metà del XVI secolo sull’altura prossima al torrente Fiumarella, nel comune di Crosia, dove si segnala anche la torre Turriazzo. Cilindrica su base troncoconica, Santa Tecla faceva parte di un complesso sistema di avvistamento e segnalazione, essendo collegata visivamente con la torre dell’Acquaniti di Pietrapaola, la torre del Trionto, il castello di Calopezzati, la fortezza di Crosia e con Caloveto. Se la visitate in giorni dal cielo terso, dalla torre di Santa Tecla potrete ammirare oltre cinquanta miglia di terra jonica e lasciarvi andare all’immaginazione, tornare indietro al tempo delle incursioni turchesche o barbaresche, quando la Torre lanciava segnali per avvertire le popolazioni interne del pericolo imminente.

ta a difesa del nucleo cittadino, fondato su una collina a circa un chilometro dal mare. Le mura che vediamo oggi sono il risultato dei rimaneggiamenti del Quattrocento e Cinquecento da parte dalle varie Signorie che si susseguirono nel dominio della città, dai Ruffo ai Riario, dai Sanseverino ai Coppola, dai Borgia agli Spinelli (gli ultimi signori, nel 1505), che la tennero fino all’Ottocento. Scala Coeli sembra invece arrampicarsi su una rupe “verso l’infinito”, da cui il nome del centro, che, nel 1325, veniva chiamato ‘Terra Scale’. Anche qui, sulla parte alta della collina affacciata sulla sponda sini-

stra del fiume Nicà, c’è il Castello, costruito nel sec. XIII dal principe Pignatelli e appartenuto alla famiglia dei principi Spinelli. È un gioiello architettonico dove si possono notare ancora le celle, i sotterranei, il ponte levatoio, un’alta torre cilindrica, bastioni e mura. Vincenzo Padula, sacerdote e poeta calabrese dell’Ottocento, scrisse che il colle di Scala Coeli era quasi inespugnabile, in quanto “murato…, cinto da rupi e grotte”. In effetti, si entrava nel paese solo attraverso quattro porte che si aprivano all’alba e si chiudevano al tramonto: Portavavuza, Portafischìa, Portapiano e Portello o Portello del-

Sulla doppia pagina, da sinistra: Torre Arso a Mandatoriccio; il Castello di Calopezzati a pianta quadrangolare rinforzato in successive fasi dai Normanni e dagli Angioini.

➜ L’ALTOPIANO DELLE MURAGLIE Situato a tre chilometri da Pieatrapaola, l’Altopiano delle Muraglie domina su Capo Trionto e Punta Fiume Nicà e su alcuni torrenti minori (Fiumarella, Acquaniti e Arso). Lo si raggiunge dal bivio della Stazione Pietrapaola, sulla SS.106, e proseguendo sulla strada provinciale lungo il torrente Acquaniti, si svolta a destra prima dei tornanti che portano al paese, all’altezza di un ponticello, imboccando una mulattiera carrabile che sale verso sud-ovest per circa 2 chilometri. Lì la muraglia vi accoglierà con i suoi 450 metri di lunghezza, quasi completamente immersi in una fitta macchia mediterranea: è il punto dove l’opera di epoca brettia lunga un chilometro e mezzo si è meglio conservata. Una porta con corridoio si trova a nord-est, a sudest invece si conserva il basamento di una torre a pianta quadrangolare.

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la Timparella. Un dedalo di viuzze accoglie invece il turista che visita il piccolo borgo di San Morello, adagiato su un panoramico colle da dove la vista fugge verso il mare e la bassa valle del torrente Arso. Questo suggestivo paese, già piccolo feudo degli Abenante di Rossano, venne incorporato nel territorio di Scala Coeli nel 1811 nell’ambito del riordino amministrativo napoleonico. A destra della foce del Trionto, si estende il territorio del comune di Crosia, con la frazione di Mirto, centro dove oggi vive la maggioranza della popolazione. Le viuzze del centro storico sono il ricordo dello splendore del principato di Giovan Michele Mandatoriccio di Rossano, che, all’inizio del Seicento, volle la realizzazione del castello di Mirto, masseria fortificata che sorge su una struttura di origine normanna. Se dovessimo scegliere idealmente un posto da cui assistere all’epico scontro avvenuto, nel 510 a.C., tra le città magnogreche di Sibari e Crotone, sceglieremmo sicuramente l’affaccio della villa comunale di Acqua del Pozzo a Crosia, un balcone sulla località Strange, luogo della mitica battaglia. Altro esempio importante di architettura con scopi difensivi è il centro fortificato brettio di Kossa o Etas, dei secc. IV-III a.C., i cui resti fanno parte del Parco Archeologi-

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appunti di viaggio co di Castiglione di Paludi, su un colle che sovrasta il torrente Coserie. E sempre alla civiltà brettia risale il centro fortificato di Pruija di Terravecchia, anch’esso dei secc. IV-III. a.C., con la sua imponente cinta muraria e le torri di avvistamento, inserite in un sistema di collegamento visivo con altre strutture simili nel territorio del Basso Jonio Cosentino. L’odierna Terravecchia nacque probabilmente nel Medioevo e aveva un proprio castello su un promontorio roccioso con vista sulla costa. Anche Cropalati, situata nell’interno, sulla sponda sinistra del Trionto, probabilmente fu un accampamento fortificato, il Castrum Cropalatum, con la funzione di controllo sulla via della transumanza dallo Jonio alla Sila e sui commerci dell’argento estratto nelle miniere della vicina Longobucco. L’impianto urbano attuale sorse intorno a un castello feudale agli inizi del XIV secolo, i cui ruderi sono visibili oggi nella parte alta del paese. Architettura rurale Il Basso Jonio Cosentino è caratterizzato da un’imponente architettura rurale rappresentata da masserie o “casini”, casali, casolari, molti dei quali restaurati e riutilizzati, sparsi nelle campagne e sulle colline dei Comuni

DA VISITARE ◗ Castello Giannone di Calopezzati Come Arrivare. Da nord, autostrada Bologna-Taranto, uscita Taranto, segue SS.106 Da sud, autostrada Salerno Reggio Calabria uscita Sibari – SS106 fino a Calopezzati.. ◗ Centro fortificato Pruija di Terravecchia Via Garibaldi, 18 Comune di Terravecchia 0983.97013 Fax 0983.97197 www.comunediterravecchia.info

Orari di apertura. Apertura su prenotazione. Ingresso. Gratuito Come arrivare. A.3 Salerno-Reggio Calabria, uscita Sibari, SS.106 fino a Cariati Marina, segue SS.108 ter fino a Terravecchia. Il parco archeologico di Pruìia è raggiungibile dalla strada comunale Terravecchia-Prato. ◗ Parco Archeologico di Castiglione di Paludi Informazioni, orari, come arrivare: vedi a pagina 15

jonicosilani. La fine della civiltà contadina ha dato un duro colpo a queste antiche realizzazioni rurali. Esse costituiscono un patrimonio considerevole per il valore che hanno nel raccontare e conservare la memoria del mondo contadino. Numerosi casali, risalenti ai secc. XVIII-XIX , si possono ammirare nel territorio di Rossano, come quello dei Malena sul torrente Otturi, dei De Rosis al Crosetto, dei Labonia alla Foresta, dei Cherubini a Jti, degli Joele a Toscano-Joele, dei Mascaro ad Amica, dei Martucci a Malvitano, ecc. Oppure la Masseria fortificata di Mirto-Crosìa, splendido esempio di architettura rurale, costruita in una posizione dominante e chiamata Castello per il monumentale scalone d’accesso e la suggestiva corte interna. ■

➜ I “CASINI” Una delle attrazioni turistiche della Sila Greca Basso Jonio Cosentino sono sicuramente le masserie o casali o “casini”, costruzioni rurali concepite di solito su due piani, con la parte superiore destinata a residenza e quella inferiore utilizzata per i coloni e le attività aziendali. Si tratta di edifici compatti e con poche aperture, specie al piano inferiore. Un esempio di casino tra i meglio conservati è quello di Sant’Isidoro, nel comune di Cropalati. Tra i tanti ‘Casini’ sparsi nel territorio possiamo citare, Malvitano, Iti, Ioele, Seggio, Turrapinta, Mazzei e De Rosis a Rossano, Vota a Mirto, Filippelli in località Macchie a Calopezzati, Vecchierello a Pietrapaola.

Sulla doppia pagina dall’alto: visione esterna del Castello di Mirto; la Mazza del Diavolo a Bocchigliero; masseria Vota a Crosia; la Timpa del Castello che domina sull’abitato di Pietrapaola; Palazzo del Comune di Mandatoriccio; mulattiera e tracce di mura difensive in prossimità dell’abitato di Campana.

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SULLE TRACCE DELLE E DEI

ARTI

Visitare le terre Jonicosilane e il Basso Jonio Cosentino è come aprire uno squarcio nel passato. Ancora oggi, fortunatamente, antichi mestieri sopravvivono imperterriti e incuranti dello scorrere del tempo, per riproporre l’attualità e l’universalità delle arti identitarie di questo territorio.


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La creazione degli scafi di legno nel Basso Jonio Cosentino è ancora strettamente legata all’antica arte dei maestri d’ascia, che seguono le stesse tradizioni da molte generazioni.

MESTIERI C

ON GLI STESSI STRUMENTI E LE STESSE TECNICHE DI SECOLI FA,

numerosi artigiani continuano a produrre oggetti di uso quotidiano e vere opere d’arte. Ci si potrebbe chiedere il senso di tutto questo: ci si potrebbe chiedere per quale motivo una donna dovrebbe passare settimane al telaio per produrre una coperta quando le basterebbe andare al centro commerciale e comprarne una con pochi euro, o per quale ragione un fabbro dovrebbe respirare il carbone della forgia e sporcarsi il viso e le mani per produrre una fioriera in ferro battuto, quando è sufficiente collegarsi ad internet per ordinarne una direttamente da casa. 39


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➜ I PRODOTTI DEL

TELAIO I magri salari di un tempo costringevano le massaie a lunghe nottate al telaio, per creare tutto ciò di cui la famiglia aveva bisogno. Non era possibile acquistare stoffe da confezionare, tutto doveva essere realizzato all’interno delle mura domestiche. Aguzzando l’ingegno e grazie ad un territorio ricco di risorse, le fibre da tessere venivano raccolte direttamente in natura come nel caso della ginestra. Dalla fantasia delle donne nascevano vestiti, coperte e oggetti di uso comune come la “tuvagna e ru pane”, che serviva per coprire il pane durante la lievitazione, i “saccucciaddi”(sporte per la spesa), i “sarbietti” (pezzi di stoffa per avvolgere il cibo dei mariti), e le “mappine” (strofinacci).

Nella pagina a lato, in senso orario: pregiati prodotti del telaio conservati al Museo dell’Artigianato di Longobucco; l’antica arte del telaio è legata a gesti antichi, tramandati da generazioni, e si opera ancora su strumenti tradizionali; cantiere navale che segue l’antica arte dei maestri d’ascia; nel Basso Jonio Cosentino molti pescatori seguono le antiche tradizioni tramandate di padre in figlio; prodotti in ferro battuto a Bocchigliero; la fucina di un fabbro ferraio, sempre a Bocchigliero; anche le tecniche nella creazione dei tessuti nelle terre Jonicosilane sono rimaste legate agli antichi gesti della tradizione, e i filati, con i loro colori sgargianti, spiegano le ragioni di questa scelta.

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La risposta è semplice. Basta uno sguardo alle opere di questi artigiani per comprenderne in profondità l’essenza, per capire come mai ancora oggi esistono persone che dedicano tutto il loro tempo a queste creazioni. Ammirandole, ci si rende conto della passione e del grande amore di questi uomini e donne per la propria terra e la propria cultura, che traspaiono da ogni gesto compiuto con solennità secondo quanto appreso dai genitori, dai nonni, dai bisnonni e così via fino alla notte dei tempi. La memoria dei telai Lavorare al telaio è faticoso, richiede molto tempo, grande concentrazione e ottime capacità manuali. Tutto il comprensorio della Sila Greca era famoso anche in passato per le pregiate produzioni tessili. Ecco come Giovanni De Giacomo, precursore e appassionato dello studio del folklore calabrese, descrive l’arte tessile di Longobucco: “M’ero tante volte piegato in religioso raccoglimento sugli orditi portentosi delle donne dei monti calabri e avevo assistito al mistico germogliare e al lieto rifiorire di lussureggianti primavere, dietro al loquace rincorrersi delle lucide spole, tra i subbi rigonfi di qua dei sapienti lecci, ai quali due piedini avvolti in calze di lana imprimevan brividi febbrili. E in poche ore, calde di vita, balzavan figure e ornamenti leggiadri: era la creatività dello spirito, trionfante sulle ostili forze della materia bruta: lo stame s’animava e accoglieva con anelito, all’amplesso tenace, le trame dei vari colori”. In epoche passate questo era il lavoro tipico delle donne, che, dopo le faticose giornate nei campi, passavano la sera a lavorare nelle spoglie abitazioni al lume di candela per realizzare le stoffe di cui avevano bisogno per i vestiti, le coperte e per lo scarno corredo delle figlie. Ma il lavoro al telaio, già di per sé lungo e logorante, era pur sempre solo una parte di ciò che portava alla creazione dei tessuti. Bisognava procurarsi le materie prime da filare, come la seta e la lana, o addirittura inerpicarsi sui versanti dei dirupi per raccogliere la ginestra, con la quale era poi realizzata una fibra che poteva essere lavorata al te-

laio. Un’altra importante fase del lavoro era la colorazione, fatta prevalentemente con materie prime locali, come particolari terre ricche di ossidi di ferro, estratti di erbe, cortecce di alberi e radici. Le conoscenze e le capacità delle massaie erano tali da permettere loro di realizzare tessuti dai colori vivaci e variegati, come il rosso, l’arancio, il giallo, il verde, il celeste, il blu, il marrone e il nero. Ancora oggi l’utilizzo del telaio avviene principalmente in casa o in piccole botteghe artigianali, dove, seguendo gli antichi motivi ornamentali riportati sugli nziembri (una sorta di disegno-guida), sono realizzati tessuti pregiati, rispettando e perpetuando le tradizioni. Girovagando per i borghi antichi del territorio della Sila Greca, non di rado è possibile sentire i ticchettii tipici delle donne al telaio, intente a realizzare chissà quali incantevoli stoffe. Chi ha la fortuna di trovarsi tra i vicoli dei centri storici, durante le processioni dei Santi, in occasione delle feste religiose, può ammirare, appesi ai balconi, una gamma completa di tipologie di tessuti ricamati e colorati con le tinte più varie, una vera e propria mostra temporanea tra il ferro battuto delle ringhiere e le murature in blocchi di pietra e mattoni. Nella bottega del fabbro La lavorazione del ferro nella zona della Sila ha origini antiche. Da alcuni documenti si evince infatti che, in quest’area, già nei secc. XIII e XIV erano presenti alcune ferriere molto attive. Le produzioni fino all’epoca barocca erano principalmente costituite da portoni, ringhiere, fioriere e oggetti di uso quotidiano. Il fabbro, grazie alla sua abilità ed esperienza, era in grado di creare forme complesse, leggere ed eleganti, utilizzando semplicemente un martello e un’incudine. Grazie al pregiato carbone di ciocco di erica, il ferro era riscaldato nella forgia a temperature comprese tra i 750 e i 900 °C e poi battuto e modellato sull’incudine (‘ncurna). Era un lavoro assai faticoso, ma importantissimo, dato che il fabbro creava anche numerosi attrezzi impiegati da altri artigiani, come falegnami e muratori, e inoltre realizzava uten-


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sili fondamentali per l’agricoltura e l’allevamento, come zappe, picconi, forconi, ferri di cavallo, campane per le greggi e oggetti per la casa come pentole, ciotole e posate. Oggi, sebbene sia un lavoro sempre meno diffuso, è ancora possibile trovare botteghe, in particolare a Pietrapaola, dove sapienti mani riescono a produrre oggetti che sono espressione della cultura del territorio. Non si producono più ferri di cavallo o zappe, ma vere e proprie opere d’arte come cancellate, panchine e inferriate, nonché piccoli oggetti come candelabri e fiori ornamentali.

Gli artigiani del legno Il legno è stata una delle grandi risorse del territorio silano. Greci e Romani sfruttarono intensamente i boschi della Sila per ricavarne principalmente legname per la costruzione e la riparazione delle grandi flotte navali e per l’estrazione della pece bruzia (ricavata dal pino laricio), considerata la migliore di tutto l’Impero e per questo oggetto di rapina da parte di eserciti d’invasori. Dionigi di Alicarnasso, retore e storico greco del I secolo a.C., in “Antichità di Roma”, parlando della Sila e dei boschi di pino lari-

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KOS, MARCHIO DI QUALITÀ

Da alcuni anni, al fine di qualificare le più importanti produzioni artigianali locali, è nato il marchio “KOS” che certifica la qualità delle realizzazioni artistiche tradizionali. L’iniziativa, promossa dalla Camera di Commercio dell’Industria dell’Artigianato e dell’Agricoltura di Cosenza, ha come obiettivo la valorizzazione di produzioni artigianali della Provincia e ha portato alla stesura dei disciplinari produttivi dei tessuti d’arte di Longobucco, della liuteria e della ceramica di Bisignano e dell’arte orafa di San Giovanni in Fiore. Il marchio riporta i simboli dei tessuti (un lembo di stoffa), della liuteria (una chiave a f di un violino), della ceramica (una giara) e dell’oro (un sole). La scritta “KOS” sovrasta il tutto, a sottolineare l’origine antica e territoriale dei prodotti con questo marchio. Il termine Kos deriva infatti dall’antica lingua brettia ed era il nome dell’attuale città di Cosenza. Per quanto riguarda i prodotti del telaio di Longobucco, per aderire al marchio l’azienda deve produrre i tessuti all’interno del territorio del comune, utilizzando esclusivamente il telaio tradizionale in legno e le tecniche e le forme consolidate nel corso dei secoli. I filati impiegati devono essere rigorosamente lana di pecora, cotone, ginestra, seta, lino e canapa. Le creazioni ammesse sono arazzi, tappeti, complementi d’arredo, coperte, copriletto e biancheria.

Sulla doppia pagina: antichi strumenti e tanta manualità: è questo il segreto dei maestri d’ascia di Cariati; a Mandatoriccio una delle tradizioni artigiane più radicate è quella delle pipe, che è ormai conosciuta e rinomata in tutto il mondo; a Cropalati anche le ceramiche sono strettamente legate alle tradizioni: a partire dai colori e dalle decorazioni fatte a mano, per finire con i dettagli e le rifiniture.

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cio, precisa che “La maggior parte di quegli alberi trasuda una resina molto pingue, e fra quelle note ai mercati, la più odorosa e gradevole, chiamata pece bruzia, da cui i Romani traggono annualmente notevoli rendite”. Ancora oggi, sparse sul territorio di Longobucco, Bocchigliero e Rossano, si trovano le tracce di teleferiche e segherie; la più grande di queste è lo splendido complesso del Cupone, sul lago Cecita, accogliente centro visitatori del Parco della Sila. L’estrazione era fatta dai boscaioli, che incidevano il tronco del pino laricio con caratteristiche intaccature a lisca di pesce, dalle quali scolava la preziosa linfa. Gli impieghi erano molteplici, dalla farmacologia all’artigianato, dall’impermeabilizzazione dei tessuti alla costruzione delle barche. Alcuni im-

portanti cantieri navali nascevano proprio nel Basso Jonio Cosentino, una tradizione che non si è persa, come testimonia la presenza di abili maestri d’ascia a Cariati, che, utilizzando il legno locale, costruiscono barche da pesca anche di grandi dimensioni. Fino a tutto il Medioevo, l’area era particolarmente rinomata per la presenza di numerosi artigiani falegnami, che realizzavano arredamenti sacri per chiese e conventi, come altari e statue. Importante era anche la produzione di oggetti di uso comune, come attrezzi per l’agricoltura, scodelle, stampi per i formaggi, telai, botti per il vino e mobili, nonché strumenti musicali folkloristici, come la chitarra battente, una volta diffusa in tutto il Sud Italia e attualmente ancora costruita da alcuni artigiani calabresi.


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appunti di viaggio Oggi è ancora molto apprezzata la produzione delle pipe: a Mandatoriccio è famoso l’artigiano Vito Carlino. L’ottima qualità dei ciocchi di erica arborea dei boschi della Sila hanno fatto sì che le pipe che se ne ricavano siano tra le più ricercate a livello internazionale, veri e propri pezzi da collezione. Il processo che porta alla pipa finita è lungo e laborioso. Il cioccatore esperto estrae il ciocco di erica senza danneggiarlo; segue poi una fase di stagionatura del legno, che può durare anche un decennio. Dopo questo periodo i ciocchi vengono tagliati e gli abbozzi che se ne ricavano sono lasciati a mollo per circa venti giorni e poi bolliti per ventiquattro ore. Infine, in grandi contenitori l’erica viene fatta essiccare in apposite stanze per nove, dodici mesi e poi lavorata per ricavarne le pipe. Le forme eleganti della ceramica Tra gli antichi mestieri, un posto di rilievo spetta sicuramente al mastro pignataro. Era lui infatti a realizzare numerosi oggetti di ceramica fondamentali per le case e per interi villaggi. Utilizzando l’argilla, il mastro creava recipienti di ogni forma e di ogni tipo per l’acqua, per l’olio, per il vino, per cucinare e per conservare i cibi. Inoltre produceva i mattoni necessari per la costruzione delle abitazioni e i coppi per i tetti (“ceramili”). Oggi, soprattutto a Cropalati presso la Fabbrica Parrilla, dove la tradizione si è mantenuta, è possibile ammirare produzioni di pregio destinate ad arredare e abbellire abitazioni e borghi come piastrelle ornamentali, piatti, ciotole e decorazioni di vario tipo, abbellite con delicati dipinti. Il tesoro delle miniere d’argento L’area attorno a Longobucco è stata, per secoli, utilizzata per l’estrazione di pregiati metalli, soprattutto argento. La galena argentifera già in epoca romana era estratta per ricavarne il prezioso metallo, prevalentemente per realizzare le monete. I primi documenti riguardanti la lavorazione dell’argento risalgono al XII secolo, come documenta un diploma risalente al 1197, a firma dell’imperatore Enrico VI di Svevia,

CERAMICA ◗ Fornace Parrilla Via San Vito Cropalati (CS) 0983.61276 Fax 0983.61708 info@fornaceparrilla.com www.fornaceparrilla.it PRODUZIONE PIPE ◗ Pipe Carlino Via Nazionale Mandatoriccio (CS) / Fax 0983.994563 www.calabriapipe.com TESSITURA ◗ Tessuti Bossio Vincenzo Via P. Mancini 3 Calopezzati (CS) 0983.44246 Fax 0983.44221 info@fabbricatessilebossio.it www.fabbricatessilebossio.it ◗ Tessuti Bossio Orlando Via P. Mancini 5

Calopezzati (CS) 0983.44281 Fax 0983.44281 ◗ Tessitura Celestino Via Monaci 14 Longobucco (CS) 0983.71048 CANTIERISTICA ◗ Aiello Cataldo Maestro d'Ascia Lungomare di Cariati Cariati (CS) Cell. 333.2374939 ◗ Fratelli Montesanto Lungomare di Cariati Cariati (CS) 0983.91792 LAVORAZIONE METALLO ◗ I figli del fabbro Loc. Filiciusa Mandatoriccio (CS) 0983.90874 info@ifiglidelfabbro.it www.ifiglidelfabbro.it

con il quale concedeva ad un suo familiare, un certo Pietro di Livonia, il diritto di estrarre il prezioso metallo. I maestri argentari di Longobucco erano conosciuti in tutta Italia e realizzarono diversi pezzi divenuti famosi per il loro splendore come quelli conservati attualmente nella sagrestia della chiesa Madre, tra cui una preziosa croce in stile barocco con lamine d’argento e pezzi finemente cesellati, un secchiello per l’acqua santa con l’aspersorio, un turibolo, dei calici, una navicella portaincenso e altro ancora. Il lavoro nelle miniere era duro e logorante. Squadre di minatori composte da sei, otto persone lavoravano ininterrottamente da marzo a giugno per estrarre la galena (galanza nel dialetto locale) che veniva poi frantumata al mulino, pulita e trasportata ai depositi per essere lavorata. Il minerale veniva posto in un liquido (la “mamma”) e lasciato per cinque giorni in una fornace. Se ne ricavava il “piombo d’opera”, che veniva rifuso in un altro forno fino alla comparsa delle caratteristiche bolle bianche d’argento. A questo punto si fermavano i mantici della fornace, si raffreddava il tutto con acqua e si recuperava il prezioso metallo. ■

➜ LA VIA DELLE MINIERE Longobucco è un paese della Sila famoso per la lavorazione del “metallo nobile”. Nel suo territorio furono attive, sin dall’epoca romana, diverse miniere dalle quali si ricavava un ottimo argento. Oggi le miniere, che sorgono nelle vicinanze del centro abitato, non sono più attive ma è comunque possibile visitarle insieme ad esperte guide locali che vi permetteranno di scoprire un lato particolare e poco conosciuto della cultura e della tradizione silana, mediante un percorso sicuro che si snoda tra boschi e squarci sul mare e che vi darà anche la possibilità di ammirare le bellezze naturalistiche dell’area.

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ITINERARI DEL FOLCLORE

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DI FESTA L’amore per questa terra si può comprendere soprattutto attraverso le tradizioni popolari, massima espressione del bisogno di conservare le proprie radici e tutelare l’originale identità, di sentirsi partecipi di una collettività. Andiamo dunque alla scoperta di riti, cerimonie e credenze per vivere fino in fondo le terre Jonicosilane nella Sila Greca.

I

CALABRESI, È NOTO, SONO UN POPOLO

OSTINATO.

L’ostinazione però è anche sinonimo di tenacia. Ed è solo con la tenacia che si possono mantenere vive le tradizioni e l’identità per tramandarle così ai più giovani. Andiamo allora indietro nel tempo e facciamoci travolgere dall’irrefrenabile voglia di vivere che questa gente riesce a trasmettere tutto l’anno. Abbandoniamoci all’euforia della tarantella, ammiriamo lo spettacolo dei fuochi pirotecnici, gustiamo gli intensi sapori che i prodotti silani sanno offrire. Incontrarsi d’Inverno I primi sapori che a gennaio inondano le tavole calabresi sono quelli delle carni suine. A Bocchigliero va in scena la macellazione del maiale, protagonista di questa sagra che offre la possibilità di gustare piatti di ogni tipo, affiancati da un buon rosso locale e di acquistare il meglio della produzione gastronomica, tutta basata sulle carni dell’animale. Il 15 gennaio nel comune di Caloveto si festeggia il patrono San Giovanni Calibyta per il quale viene organizzata una processione lungo le vie del centro storico. La tradizione del Carnevale che anima il mese di febbraio è molto sentita in tutti i comuni del comprensorio, in particolare a Rossano. Qui il Carnevale, subendo un processo di personificazione, si trasforma in un fantoccio che muore per indigestione! Si gioca con la morte, in un rituale che porta alla liberazione. Salsicce, soppressate e frittole fanno ritornare alla mente i sogni di abbondanza alimentare degli antichi,

costretti a nutrirsi con alimenti di fortuna. Anche il periodo della Settimana Santa che precede la Pasqua è particolarmente sentito. Il Venerdì Santo, in molti borghi, alle prime luci dell’alba si svolgono le Processioni delle Congreghe. Rossano in particolare ne ospita una delle più importanti: diversi cortei partono da tutte le parrocchie e, percorrendo i vicoli del centro storico, rievocano la Passione di Cristo con preghiere e canti popolari. Il risveglio della Primavera Ancora Rossano è protagonista dei Fuochi di San Marco, festa che si svolge nella notte tra il 24 e il 25 aprile, in ricordo del violento terremoto che colpì questo territorio nel 1836 e che costrinse la gente a trascorrere la notte all’addiaccio e ad accendere numerosi fuochi per scaldarsi. Esiste però un’altra ipotesi, che ricollega questa usanza a quando in primavera i pastori, terminata la transumanza, accendevano grandi falò per festeggiare l’arrivo della primavera. Ogni anno, come ormai da tradizione secolare, la terza domenica di maggio, Rossano celebra una delle sue feste antiche più caratteristiche, dedicata a Sant’Onofrio. La Processione prevede che la statua raffigurante il Santo, patrono dei pastori, custodita nella chiesetta che si trova nell’alta valle del torrente Colognati, venga portata in spalla nei luoghi attorno all’eremo, seguita da alcuni particolari bastoni decorati con i caratteristici “taralli”, che al termine della stessa vengono offerti in dono. A Cariati il 9 e 10 maggio è attesa la benedizione del paese e del mare del Santo navigatore: così da molti viene

Sulla pagina a lato, dall’alto: flauti, percussioni, zampogne e tanti altri strumenti musicali del passato servono a creare le musiche popolari di sottofondo a una delle numerose feste che animano la città di Rossano; a Longobucco come ogni anno si celebra San Domenico, santo patrono della città, la cui statua viene portata in processione lungo le vie del borgo: eventi di questo genere, carichi di spiritualità, tradizione e caratterizzati da un grande coinvolgimento popolare, sono diffusi su tutto il territorio della Sila Greca.

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Su questa pagina, in basso: la statua di San Domenico di Guzman in processione per le vie del centro di Longobucco. Nella pagina a lato, in basso: ogni anno l’evento della ‘A Remurata’ illumina le notti di agosto di Crosia con musica, teatro, eventi culturali e fuochi d’artificio; sapori locali del periodo natalizio.

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definito San Cataldo, vescovo irlandese vissuto nel VII secolo. A Crosia, il 23 maggio, si festeggia invece la Madonna della Pietà in ricordo del giorno in cui, nel 1987 due ragazzi, Anna e Vincenzo, videro la statua, situata in una chiesetta allora abbandonata, piangere davanti ai loro occhi. Da allora pellegrini provenienti da tutta Italia fanno visita alla Madonna di Crosia. Estate insieme Questo è naturalmente il periodo più ricco di avvenimenti, spesso dedicati al santo patrono. Si parte da Longobucco, le cui strade, a giugno, vengono addobbate dagli abitanti con altarini, tappeti, arazzi e coperte in occasione della Processione del Corpus Domini, accompagnata dall’antichissima Confraternita del SS. Sacramento. Ad agosto invece è tempo della Settimana della Tessitura, manifestazione che esalta la produzione tessile locale, capace di attrarre migliaia di turisti. Il 14 agosto, sempre a Longobucco, si corre il Palio dell’Assunta che, insieme alla Giostra del Castrato, offre uno spettacolo imperdibile: sbandieratori, cavalli e cavalieri, trombe e tamburi riportano il borgo indietro di secoli. Torniamo a Rossano per il “Marco Fiume Blues Passion” che ormai da diversi anni anima le serate di luglio con grandi artisti di fama internazionale del panorama Jazz, blues, ma non solo. Il festival musicale, cresciuto di importanza edizione dopo edizione, è dedicato alla memoria del giovane chitarrista calabrese scomparso nel 2002 a soli trent’anni. Crosia, durante la seconda decade di agosto, ospita dal 2006 “A remurata”, una kermesse culturale uni-

ca nel suo genere, capace di unire teatro, cinema, musica jazz ed etnica, fotografia, arte, artigianato ed enogastronomia. A proposito di prelibatezze gastronomiche, nei primi giorni di agosto non vanno assolutamente perse tre sagre che si svolgono quasi in sequenza a Mandatoriccio. Si comincia con quella dedicata ai Cavatelli, si prosegue con quella del Vitello e si conclude con la sagra dei Maccheroni al Ferretto, ovvero una particolare pasta preparata grazie a un bastoncino di ferro a sezione quadrata. Molto particolare la Sagra della Porchetta e dello Scoratello che, tra la fine di luglio e i primi di agosto si svolge a Paludi, ed è accompagnata dall’esibizione del “Cavallo pirotecnico”, un quadrupede di cartapesta sormontato da una persona che balla la tarantella sul quale vengono accesi dei fuochi pirotecnici. Fuochi che ci conducono al gran finale nel paese di Pietrapaola, quando il 14 agosto, in occasione delle celebrazioni dedicate a Santa Maria Assunta, si svolge la consueta Gara dei fuochi d’artificio. Atmosfere d’autunno L’evento “Back to Cropalati” è organizzato in due giorni di arte, scrittura, teatro, musica e performance, che animano le vie di Cropalati nei primi giorni di settembre con artisti esclusivamente meridionali che condividono un laboratorio di esperienze e suggestioni. L’8 settembre, presso il convento dei Cappuccini di Rossano, si festeggia Santa Maria delle Grazie, che richiama fedeli da tutte le contrade e i comuni limitrofi e in occasione della quale è allestita una fiera gastronomica che permette di degustare le primizie delle noci. Il comune di Longobucco è sempre molto attivo, con la festa dedicata alla Madonna delle Mercede che ogni anno nella terza decade di settembre si lega all’antica Fiera di Puntadura, appuntamento secolare dalla forte rievocazione storica dove ancora oggi si vendono animali, attrezzi da lavoro e utensili per la casa, proprio come avveniva in passato. Ancora il borgo di Longobucco rende omaggio, alla fine di ottobre, a uno dei più tipici frutti autunnali con la Sagra della Castagna. In questa occasione si possono degustare le castagne locali e i piatti preparati con esse, accompagnati da musica popolare, danze e appuntamenti culturali.


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appunti di viaggio La gioia del Natale In un territorio dove la religiosità scandisce ancora il corso delle vite degli uomini, il Natale assume un’importanza fondamentale. Nella manifestazione “Rossano bizantina...a Natale” si rinnova la tradizione dei presepi che vengono allestiti dai singoli cittadini o dalle associazioni, nelle chiese, case, scuole ed edifici vari. Contemporaneamente vengono organizzati concerti, rappresentazioni teatrali, con un occhio di riguardo all’intrattenimento per i più piccoli, mercatini di artigianato e degustazione di prodotti tipici. A Calopezzati invece è ormai consolidata la tradizione del “Presepe vivente”. Tutto il borgo si trasforma in un grande teatro all’aperto: dalle caratteristiche botteghe fanno capolino gli antichi mestieri; le massaie portano in bilico sul capo le tavole col pane da cuocere, i compari bevono vino nelle osterie, il fabbro batte il ferro sull’incudine e i “trappitari” sono intenti a macinare le ultime olive. Ogni anno, durante la notte di San Silvestro, a Bocchigliero si perpetua una vecchia tradizione: la gente si riunisce in squadre che girano per il paese intonando canti accompagnati dal suono dei “cupicupi” (uno strumento artigianale formato da un recipiente cilindrico colmo d’acqua, coperto da una pelle di capra ben tirata e al cui centro viene fissata una canna che, opportunamente manipolata, provoca un suono particolare), di chitarre, mortai, pentole e qualsiasi cosa possa emettere un suono, augurando benessere a chi resta nelle case. Spesso i suonatori vengono invitati ad entrare per proseguire il loro spettacolo attorno a una tavola imbandita. ■

SAGRE E FESTE ◗ BOCCHIGLIERO Sagra del Maiale sagra, gennaio 0983.92001 Notte di San Silvestro religiosa 31 dicembre 0983.92001 Festa di San Nicola festa patronale maggio 0983.92001 Festa di San Rocco religiosa 21 agosto 0983.92001 ◗ CALOPEZZATI Festa dell’ospite sagra e folclore agosto 0983.47245 Festa di San Francesco festa patronale aprile 0983.47245 Festa di Santa Maria Assunta festa mariana 15 agosto 0983.47245 ◗ CALOVETO Festa di San Giovanni Calibyta festa patronale 15 gennaio 0983.63005 ◗ CAMPANA Fiera della Ronza sagra e folclore giugno 0983.93022 San Domenico di Guzman festa patronale 3 e 4 agosto 0983.93022 ◗ CROPALATI Back to Cropalati cultura settembre 0983.61261 Festa di Sant’Antonio Abate festa patronale 17 gennaio 0983.61261 ◗ CROSIA A remurata cultura agosto 0983.485016 Festa di San Michele Arcangelo festa patronale 7 e 8 maggio 0983.485016

Madonna della Pietà festa mariana 23 maggio 0983.485016 Festa del Sacro Cuore religiosa Prima decade di agosto 0983.485016 ◗ LONGOBUCCO Processione del Corpus Domini religiosa giugno 0983.72505 Settimana della tessitura arte tessile agosto 0983.72505 Festa di San Domenico festa patronale 4 ottobre 0983.72505

Palio dell’Assunta folcore 14 agosto 0983.72505 Festa della Madonna della Mercede festa mariana settembre 0983.72505 Sagra della castagna sagra ottobre 0983.72505 ◗ MANDATORICCIO Festa di San Francesco di Paola festa patronale 2 aprile 0983.994009 Sagra dei cavatelli sagra agosto 0983.994009 Sagra del vitello sagra agosto 0983.994009 Sagra dei maccheroni al ferretto sagra agosto 0983.994009 ◗ PALUDI Sagra del maiale sagra febbraio 0983.62029 Carnevale sagra e spettacolo febbraio 0983.62029 Sagra della porchetta e dello scoratello sagra luglio-agosto 0983.62029 Festa di San Clemente V festa patronale 23 novembre 0983.62029 Rappresentazione presepe vivente religiosa 24-25 dicembre 0983.62029 ◗ PIETRAPAOLA Festa di San Domenico Guzman festa patronale 3 e 4 agosto 0983.994013 Gara dei fuochi pirotecnici spettacolo 14 agosto 0983.994013 ◗ ROSSANO Fuochi di San Marco religiosa e spettacolo notte tra 25 e 26 aprile 0983.529408 Festa di Sant’Onofrio religiosa Terza domenica di maggio 0983.529408 Marco Fiume Blues Passion musica luglio 0983.529408 - 333.3230195 www.marcofiumebluespassion.it Peperoncino Jazz festival sagra e musica agosto 0983.529408 www.peperoncinojazzfestival.it Festa della Madonna Chiropita festa mariana 15 agosto 0983.529408 Festa di San Nilo festa patronale 26 settembre 0983.529408 Rossano la bizantina... a Natale religiosa e spettacolo dicembre 0983.529408 Processione delle Congreghe religiosa Pasqua 0983.529408 ◗ SCALA COELI Festa di San’Antonio da Padova religiosa 13 giugno 0983.95013 ◗ TERRAVECCHIA Festa della Madonna del Carmine religiosa primo martedì dopo Pasqua 0983.97013


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SEDUCE

La rivoluzione industriale è nata in Calabria? A Rossano, la geniale intuizione dei baroni Amarelli realizzò uno dei primi insediamenti industriali dell’età moderna: il concio, oggi sede del Museo della Liquirizia.

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A FAMIGLIA AMARELLI VANTA ANTENATI ILLUSTRI,

persino fra i più valorosi combattenti delle Crociate, ma la sua fama la si deve al plurisecolare sodalizio che la lega a una piccola erba rustica: la liquirizia. L’uso di questa pianta erbacea perenne affonda le sue origini in tempi antichissimi. I primi a codificarne le proprietà furono i cinesi, che già 2500 anni fa ne descrissero i benefici effetti, ma solo nel XV secolo fu introdotta dai frati domenicani in Europa. Apprezzato per il sapore e per le proprietà curative, il lungo rizoma dal quale si estrae un succo dolce (che è anche l’origine del nome scientifico della pianta, Glycyrrhiza dal greco glucoj = dolce e riua = radice), ha rappresentato una merce preziosa per tutto il Medioevo. A partire dal 1500 in Calabria nacque un ricco commercio di radici grezze. Erano un prodotto ricercato, apprezzato e abbastanza raro, dato che la pianta non cresce ovunque, e in più la varietà delle terre Jonicosilane era ed è universalmente considerata la migliore. Sulla base di traffici già molto ben avviati, i baroni Amarelli intuirono la possibilità di commerciare non solo il vegetale grezzo, ma anche il suo estratto. È così che nella loro residenza di famiglia impiantarono una fabbrica per l’estrazione del succo dalle radici di liquirizia. Correva l’anno 1731 quando a Rossano il concio Amarelli avviò la lavorazione della liquirizia su scala industriale. Era a tutti gli effetti un insediamento produttivo, come quelli inglesi che trent’anni più tardi avrebbero inaugurato la rivoluzione

industriale. L’innovazione fu duplice: da un lato lo sfruttamento sistematico di prodotti agricoli coltivati sui terreni di famiglia; dall’altro il miglioramento dell’estratto di liquirizia, che con i conci evolse alla forma attuale. Lo sfruttamento delle risorse agricole familiari si configurò in un vero e proprio ciclo combinato: i possedimenti Amarelli non solo fornivano la materia prima (le radici di liquirizia), ma anche la legna per alimentare le caldaie. Oggi diremmo l’energia. I residui della lavorazione erano inoltre riciclati come fertilizzanti per i terreni. La seconda innovazione aveva i tratti più strettamente industriali di un’autentica evoluzione di prodotto. Già dal Medioevo accanto all’uso della radice grezza si era diffu-

Sulla pagina a lato, dall’alto: l’interno del Museo Amarelli è ricco di cimeli e oggetti d’epoca, che ricordano i vecchi metodi di lavorazione e vendita della liquirizia; un francobollo commemorativo emesso nel 2004 dalla Poste Italiane e dedicato alla storica fabbrica rossanese; un dettaglio dei cimeli conservati all’interno del Museo: il marchio Amarelli è ormai conosciuto in tutto il mondo. Su questa pagina, in alto: liquirizia grezza conservata al Museo Amarelli, che, con il suo aspetto fibroso, tradisce la vera natura di radice.

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IL MUSEO GIORGIO AMARELLI

Nato per raccontare la storia della liquirizia, alla quale, negli ultimi quattro secoli, la famiglia Amarelli ha indissolubilmente legato il suo nome, il “Giorgio Amarelli” è tra i musei industriali più visitati in Italia e nel mondo. Si colloca nei locali della quattrocentesca residenza (affiancata da un giardino di agrumi e da una piccola chiesetta), in cui la famiglia Amarelli ha da sempre accentrato i propri interessi. Qui è nato il loro concio: un insediamento proto-industriale destinato alla lavorazione della radice su ampia scala. All’ingresso il visitatore è accolto da una vetrina con abiti e altri oggetti d’epoca, che ricostruisce la società degli anni di prima fondazione dell’impresa. La sala iniziale mostra l’evoluzione delle tecniche di lavorazione, partendo dalle balle di radice grezza e dai primi strumenti manuali, sino ad arrivare a un prototipo di “bollitore” a vapore. A lato di questi si trovano testimonianze dell’organizzazione e della vendita, oltre alle prime confezioni, alle antiche bolle di carico e a documenti commerciali d’epoca. C’è persino la ricostruzione di un locale commerciale dell’Ottocento. La seconda sala racconta l’introduzione nella fabbrica dell’energia elettrica, simboleggiata da vecchi tralicci e dalle lampade “Edison”; vi sono i primi macchinari elettrici e le rivoluzioni che hanno portato, inclusi inediti formati di vendita e le nuove prospettive commerciali, con documentazione dell'attuale mercato globale. Infine si arriva all’era dell’elettronica, con l’automazione di tutte le fasi produttive e un’area informatica dove si può accedere a innumerevoli dati sulla liquirizia e ai non meno numerosi siti ad essa dedicati.

➜ AMARELLI, RICONOSCIMENTI E PRESTIGIO Fortemente voluto dal Cavaliere del Lavoro Pina Amarelli, il Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli ripercorre la storia dell’omonima impresa. Iniziativa che, nel 1996, è valsa l’affiliazione a “Les Hènokiens”, l’associazione che riunisce le rare imprese plurisecolari e nel 2001 il prestigioso Premio Guggenheim per i musei d'impresa. Il Museo attira ogni anno migliaia di visitatori, coniugando conoscenza d’impresa, storia e passione per il territorio: merito confermato nel 2004 dal francobollo “Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli”, creato dalle Poste Italiane per la serie “Il Patrimonio Artistico e Culturale Italiano”.

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so l’impiego dell’estratto di liquirizia, bevuto sotto forma di tisana. Nei conci, questi infusi subivano cicli progressivi di riscaldamento in cui perdevano la parte liquida per evaporazione, fino a solidificarsi. Il risultato finale era una pasta semisolida, facile da modellare e che, con un trattamento di vapore, assumeva un bel colore nero lucido: un prodotto molto accattivante e adatto al commercio. Ancora oggi il concio Amarelli produce liquirizia secondo la stessa ricetta. I sapienti restauri e l’introduzione delle nuove tecnologie hanno saputo amalgamarsi all’antica passione, per liberare ancora di più la fantasia dei mastri liquiriziai. L’attuale produzione della casa è una letterale esplosione di colori e forme: scaglie, rombi e molti altri formati fantasiosi. La migliore al Mondo La geniale intuizione dei baroni Amarelli non può prescindere dal primato naturale della liquirizia calabrese. La Calabria, da sola, assicura all’Italia una

delle posizioni di vertice nella produzione mondiale di liquirizia e il dominio indiscusso in termini qualitativi: persino l’enciclopedia Britannica qualifica quella Calabrese come la “migliore liquirizia al Mondo”. La produzione si concentra in una porzione di questo territorio: accanto al famoso territorio di Rossano si sono affermati altri importanti centri di raccolta, quali ad esempio Caloveto, Paludi e Crosia e, più in generale, sui terreni alluvionali e sui primi rilievi collinari argillosi di tutta la Sila Greca. Qui infatti ci sono le condizioni ideali per la specie più pregiata di liquirizia: la Glycyrrhiza glabra, Cordara in dialetto. La liquirizia calabrese si distingue dal punto di vista chimico-fisico, e in particolare presenta il miglior equilibrio organolettico: essendo relativamente povera di principio attivo (la glycyrrhizina) e di zuccheri è l’ideale per l’uso alimentare. Le inconfondibili proprietà delle preziose radici sono valse alla produzione calabrese il riconoscimento della denominazione di origine protetta o D.O.P. ■


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appunti di viaggio DA VISITARE ◗ Museo della Liquirizia "Giorgio Amarelli" Comune di Rossano, Contrada Amarelli 0983.511219 info@museodellaliquirizia.it www.museodellaliquirizia.it Orari di apertura. 9:30/12:00 – 15:00/17:00 tutti i giorni

Ingresso. Gratuito Visite guidate. Previste su prenotazione. Il pomeriggio, il sabato e la domenica la visita alla produzione è sostituita dalla visione di un filmato. Come arrivare. A.3 Salerno - Reggio Calabria direzione sud, uscita Sibari, SS.106 Ionica, poco prima dello svincolo per Rossano seguire indicazioni Contrada Amarelli.

Su questa pagina, in senso orario: confezioni d’epoca di liquirizia; il Museo dispone di un negozio interno, dove la varietà di prodotti e formati è sorprendente; registri e documenti d’epoca legati al commercio della radice; una visione notturna del Museo Amarelli; gli aspetti singolari che assumono talvolta le caramelle e, accanto, i rombi, uno dei tanti formati della liquirizia; uno stampo tradizionale per la creazione dei quadratini di liquirizia.

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Contro ogni logica da grande magazzino, muri di scatole multicolore che vendono l’illusione di avere tutto e subito, tornano al centro dell’attenzione la raccolta, la lavorazione e la conservazione dei prodotti locali, interessante chiave di lettura per conoscere le terre Jonicosilane e la loro gente.


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GUSTO

La classica architettura rurale dei ‘casini’ in prossimità di un agrumeto: una delle visioni tipiche che si possono incontrare girovagando tra i borghi e le campagne delle terre Jonicosilane.

C’

è un tempo per tutto. Lo sanno bene i pastori e i vecchi lupi di mare, i contadini innamorati della loro terra e le nonne dalle mani nodose di chi ha lavorato una vita intera. Un orologio meticoloso, sincronizzato con il ciclo delle stagioni, regola il ritmo naturale dello splendido territorio che appartiene alla Sila Greca e al Basso Jonio Cosentino. Partiamo per un viaggio nel gusto che tra profumi e colori svela tradizioni antiche, conservate nella memoria del luogo e nelle sue affascinanti contaminazioni culturali. Una grande linea di scoperta La pasta filamentosa si muove veloce, scivola tra le dita del mastro casaro che lavora la cagliata matura per ottenere l’inconfondibile forma a pera da appendere in coppie, a cavallo di antiche travi in legno. Così liscio e perfetto, dalla buccia sottile color paglierino, il Caciocavallo Silano DOP sembra arrivare da una fiaba. Chi sceglie i borghi dell’entroterra, verso le maestose montagne della Sila, avrà la fortuna di vedere da vicino i fuscelli di giunco colmi di ricotta messi a spurgare, in attesa di poter assaggiarla affumicata (PAT – Prodotti Agroalimentari Tradizionali), nei cilindri dalla buccia scura che svelano al taglio un interno bianco avorio. Ma una visita ai pastori riserba altre sorprese inaspettate, come i piccoli caciocavalli dal segreto cuore di burro, un prodotto par53


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➜ SULLE TRACCE

DELL’OLIO Nel cuore della campagna, tra la costa e le prime colline, si incontrano antiche strutture rurali, che conservano la memoria di chi ha vissuto a stretto contatto con l’uliveto. Qui si chiamano “casini” o masserie: costruzioni di considerevole pregio architettonico che tra il XVIII e il XIX secolo hanno ospitato la manodopera bracciantile proveniente dai paesi di montagna per tutto l’arco di tempo necessario alla produzione del prezioso “oro giallo”. Nella stessa struttura dimorava anche il proprietario del terreno, che doveva controllare costantemente il ciclo di raccolta e la molitura delle olive.

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ticolarmente sfizioso noto come Butirro (PAT) o i teli di giunco ancora utilizzati per conservare un altro formaggio morbido e ovale, la Giuncata Silana (PAT), o Sciungata nel dialetto locale. Musica e balli tradizionali, voglia di incontrarsi e una grande tavola apparecchiata per rendere onore a uno dei rituali più importanti della cultura contadina, il rito del maiale. Oggi chi si ferma a Paludi e a Bocchigliero ha la fortuna di scoprire le carni pregiate del suino nero, la cui dieta naturale è a base di ghiande, tuberi e radici. Dai macinati si ottengono specialità che esprimono al meglio il carattere deciso di questa terra: insaccata in budella naturali legate a mano, la soppressata aromatizzata al pepe arriva sulle tavole dopo una permanenza di alcuni giorni nelle tipiche ceste di vimini. Le budella del maiale si confermano fondamentali anche per la lavorazione della salsiccia, il cui impasto delicato è intrecciato nelle tradizionali catenelle, spesso consumate al sugo, arrosto o con i broccoli di rapa.

L’odore della salsedine Se nell’entroterra non è difficile incontrare ancora pastori e allevatori che si prendono cura del loro bestiame come secoli fa, la storia della costa è indissolubilmente legata a quella dei pescatori che, con le loro reti a sacco e le loro lampare, ringraziano il mare generoso sotto una trapunta di stelle. Splendido esempio di borgo medioevale sul Mediterraneo è Cariati, un luogo unico, dove le attività della pesca conservano un peso fondamentale nell’economia locale: dall’alba i pescatori vendono il loro pesce azzurro, le sarde, le alici e la famosa sardella (PAT), minuscoli bianchetti di sarde aromatizzati al pepe rosso e sale, talmente apprezzati da meritarsi il particolare appellativo di “caviale dei poveri”. Altrettanto facile è trovare questi prodotti conservati in barattoli, pronti per restituire sapori intensi e decisi. Come venticinque secoli fa, le sarde si conservano tra strati di sale e peperone nei tradizionali contenitori di terracotta smaltata (“terzaluru”) mentre le alici salate acquisiscono un gusto particolarmente raffinato grazie all’utilizzo del pepe nero.


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IL PANIERE TERRE JONICOSILANE

Il Gal Sila Greca Basso Jonio Cosentino ha sviluppato il marchio d’area “Terre Jonicosilane” per conto di un’associazione di comuni con capofila il comune di Calopezzati, forte della convinzione che la valorizzazione delle produzioni agroalimentari tipiche e il sostegno al settore dell’artigianato e del turismo possano rappresentare interessanti opportunità di sviluppo e crescita per il sistema locale. Nasce così un paniere unico comprensivo dei prodotti dell’agricoltura, della gastronomia e dell’artigianato, del commercio, del turismo e della cultura che devono rigorosamente appartenere al territorio, rispettare processi di produzione specifici e standard qualitativi elevati. Dai pastori e dagli allevatori arrivano la soppressata e la salsiccia, ma anche il caciocavallo, la ricotta, il butirro e la giuncata, mentre tra i doni del mare troviamo la sardella e le alici salate e pepate. Sulla tavola, l’olio extravergine di oliva nella varietà dolce di Rossano, i liquori profumati alla piretta e al finocchietto selvatico e l’antico mosto cotto. Non mancano specialità dolci come le chinulille infornate, le crocette di fichi con noci e mandorle e la giurgiulena, un torrone di semi di sesamo. Per finire il gusto inconfondibile della liquirizia e il sapore mediterraneo delle Clementine. Il paniere comprende inoltre lavorazioni artigianali come quella del cotto, del legno, della paglia, del ferro battuto e l’arte tessile. Per riconoscere il marchio occorre cercare il logo che lo rappresenta, una mano che racchiude una spirale: la prima è simbolo di accoglienza, mentre la seconda ricorda il continuo divenire.

I doni dei cereali Il ricordo delle colonie greche e il profumo del forno a legna ci accompagnano tra nuvole di farina e sacchi di cereali, dove la notte cuoce il pane mentre si preparano le rosette alla sardella, perfetto connubio tra terra e mare. Un pescato prezioso, quello dei neonati delle sarde, che va ad arricchire un impasto molto simile a quello della pizza, disteso fino a formare un foglio di pasta sottile, spennellato di sardella salata. E infine l’abbraccio tra il sapore del mare e la pasta, avvolta nelle invitanti rosette da mangiare morbide o croccanti. In una cultura parsimoniosa, dove tutto si conserva e nulla si spreca, è giunta poi fino a noi la passione per i taralli, gli anelli dorati prodotti dai tarallifici di Longobucco, tramandata dai fornai del XVIII secolo, che usavano arrotolare e infornare i resti della pasta del pane. Ingredienti semplici e un ampio retaggio culturale contraddistinguono anche la pasta fatta in casa, qui interpretata dalla celebre pasta con il ferretto (PAT). Chi crede che questo oggetto antico si trovi ormai solo nelle collezioni dei musei etnografici rimarrà piacevolmente stupito nell’assaggiare i tradizionali maccaruni, preparati rigorosamente a mano creando un incavo nei cilindretti di pasta proprio con il tradizionale ferretto oppure gli scilatelli a ru ferriettu, che prevedono l’utilizzo dell’attrezzo per arrotolare la pasta di

grano duro, successivamente condita con il sugo di castrato. Fatti a mano sono anche i tagghiarini cu ru ruciu, tagliolini che viziano i golosi con il loro condimento dolce di uva passa e mosto cotto. Cultura agreste: l’ulivo Le chiome color dell’argento e i tronchi bassi, imponenti e contorti sembrano vecchi saggi, sentinelle sulle dolci colline che circondano Rossano e dintorni. Qui la pianta dell’ulivo esprime un intero universo culturale e la sua storia millenaria ha disegnato il volto del paesaggio, condizionandone l’economia e la tradizione enogastronomica. In questa campagna, punteggiata di antiche strutture rurali, è protagonista la Dolce di Rossano, una straordinaria cultivar arrivata fin qui dall’antica Grecia. Da questa varietà pregiata nasce la DOP Brutio “Colline Joniche Presilane”, dal profumo fruttato che rivela sorprendenti note di erbe balsamiche e mandorla dolce. L’olio assume poi un’altra valenza fondamentale in quanto, fin dai tempi remoti, è stato utilizzato per conservare il cibo. Oggi le aziende artigiane propongono ancora un’ampia scelta di sottolio, gli invitanti vasetti in vetro che conservano funghi, cicorietto, olive, peperoncini, pomodori, melanzane, cipolle selvatiche, carciofino selvatico e la celebre sardella (PAT).

➜ CASTAGNE, TESORI DEL BOSCO Collocate in passato al centro dell’economia rurale, le castagne della Sila, nei territori di Campana, Bocchigliero e Longobucco, presentano una forma tonda da un lato e piatta dall’altro. Le più importanti varietà si riconoscono per le differenti caratteristiche della buccia: nella castagna riggiola la buccia interna e quella esterna si tolgono contemporaneamente mentre per chi pulisce una castagna ‘nzerta l’operazione sarà un po’ più difficoltosa. L’impresa diventa impossibile con la castagna curcia, che cede la sua buccia solo dopo bollitura. Le tradizioni enogastronomiche legate alle castagne sono tante, ma per provare un abbinamento decisamente unico, si consiglia di assaggiarle imbevute nell’anice.

Sulla pagina a lato, in senso orario: l’antica varietà del suino nero oggi non è più a rischio estinzione; uliveti nelle campagne di Rossano; il pesce azzurro ricopre un ruolo fondamentale nella produzione dei pescatori jonicosilani.

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➜ STORIE DI MARINAI Una tradizione che risale al tempo delle colonie greche e custodisce il ricordo di grandi navi, sul cui albero si appendeva il pescato ad asciugare, e di giare di terracotta per conservare il tonno. Questo tratto di Mar Jonio è da sempre particolarmente pescoso, basti pensare che, già nel XVIII secolo, le flotte amalfitane frequentavano il litorale di Cento Fontane, nella frazione di Mirto del Comune di Crosia. Nelle loro baracche provvisorie, i marinai divennero testimoni e narratori del devastante terremoto che colpì l’area della Sila Greca la notte del 25 aprile del 1836. Il fenomeno sismico provocò inoltre un maremoto che distrusse barche e ricoveri. La tragedia è ricordata ogni anno dall’evento rossanese dei “fuochi di San Marco”. ➜ PAT - PRODOTTI

AGROALIMENTARI TRADIZIONALI I PAT sono una recente categoria di alimenti abbinata a una politica di qualità nel campo agroalimentare. Essi rispecchiano nuove esigenze e tendenze da parte sia dei consumatori che di piccoli produttori locali. Il requisito per essere riconosciuti è quello di essere ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai 25 anni. Sono inclusi in un apposito elenco, predisposto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con la collaborazione delle Regioni.

Sulla doppia pagina, da sinistra a destra: i prodotti tipici del pescato sono protagonisti assoluti sulle tavole della Sila Greca; limoni, mandarini e arance popolano gli agrumeti della Sila Greca; lungo la Strada del Vino e dei Sapori delle terre Jonicosilane si incontrano il pane, la ricotta, le castagne, il peperoncino rosso e gli insaccati come il “sacchiattu”, tipico di Longobucco.

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Non solo vino “L’odore del mosto, spesso, dalla cantina o dal “catojo” (dove fermentava in doghe di legno), si spargeva per le vie del paese e si sentiva nell’aria.” Così Armando Grisaro racconta la festa della vendemmia, tra i canti popolari delle donne e il lavoro dei contadini. Nonostante l’attività si sia ridotta rispetto ad un tempo, le cantine seducono ancora chi passa a Rossano, lungo la Strada del Vino e dei Sapori delle terre Jonicosilane, dove l’uva arriva da Cropalati e Paludi, o ancora chi fa una sosta a Mandatoriccio e a Cariati. Dell’uva gallioppo si conserva gelosamente il mosto, cui si aggiungono le pere spaduna, una varietà particolarmente antica che matura nella paglia per ottenere il mosto cotto, uno sciroppo goloso utilizzato in particolar modo per i dolci. E prima di alzarsi da tavola non può mancare la

scelta di un buon liquore da gustare nelle grandi occasioni o semplicemente con gli amici di sempre. Durante i matrimoni gli ospiti vengono accolti dall’insolito profumo del liquore alla piretta, mentre chi cerca sapori insoliti può chiedere un liquore alla liquirizia (PAT), un liquore al finocchietto selvatico (PAT) dall’aroma unico e rinfrescante o, ancora, la dolcezza del liquore al mirto o “murtidda”. I frutti della terra Questo territorio dalla doppia anima, dove l’area dell’entroterra alle pendici della Sila incontra le atmosfere e i colori della costa, regala boschi incontaminati a un passo dagli agrumeti mediterranei. Querceti, castagneti e faggete: all’ombra delle folte chiome nascono i raffinati porcini o “sillu”, conservati sottolio se ancora piccoli e chiusi (PAT) o messi ad es-


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appunti di viaggio siccare quando maturi (prote). Chi preferisce i funghi di pino trova nel rosito (PAT) di Bocchigliero dal caratteristico colore arancione-rosato, un prodotto eccezionale sia fresco che sottolio. Nei castagneti, quando il sottobosco si riempie di ricci caduti come un generoso dono, si colgono ancora oggi antiche varietà di castagne dalla polpa saporita e asciutta. Se ci spostiamo nella Piana di Sibari verso lo Jonio ecco comparire gli agrumeti dove, grazie al sole e al clima mediterraneo, maturano le Clementine di Calabria IGP e le Clementine della Piana di Sibari (PAT). Il nome di questo agrume ricorda frate Clemente, direttore di un orfanotrofio in Algeria, che pareva coltivarlo nel suo orto. Neanche a farlo apposta, le clementine sembrano perfette per i più piccoli con il loro sapore dolce, facili da sbucciare e senza semi. ■

CASEIFICI ◗ Azienda Agricola Ruffolo Contrada Canalicchi, Bocchigliero (CS) 0983.96436 0983.92569 www.aziendaruffolo.it ◗ Azienda Morrone Contrada Cartacia, Bocchigliero (CS) 0983.64874 ◗ Azienda Franco Cataldo Loc. Puntadura SS177, Longobucco (CS) 0983.71370 Cell. 339.6912181 cataldofranco@virgilio.it CANTINE ◗ Fattorie Greco Via Magenta 34, Cariati (CS) 0983.969441 840.000583 Fax 0983.96020 info@igreco.it www.igreco.it ◗ Azienda Vinicola Parrotta Contrada Marotta, Mandatoriccio (CS) / Fax 0983.994012 info@viniparrotta.it www.viniparrotta.it ◗ Azienda Agricola Panettiere Contrada Spina Santa 47, Rossano (CS) 0983.565517 Fax 0983.282299 info@agricolapanettiere.com www.agricolapanettiere.com PRODUZIONE DA FORNO ◗ Azienda Astone Via IV Novembre 3, Calopezzati (CS) Cell. 345.2129498 ◗ Panificio Palopoli Via della Pace 4 87060 Longobucco / Fax 0983.71094 ◗ Panificio Bitonto Via Nazionale 202, Mirto Crosia (CS) 0983.42073

Fax 0983.96020 info@igreco.it www.igreco.it ◗ Oleificio Stella Via della Sila, Cropalati (CS) 0983.61145 Cell. 333.3109245 info@frantoiostella.it www.frantoiostella.it ◗ Olio Vulcano Contrada Vallelunga, Mirto Crosia (CS) 0983.42185 ◗ Oleificio Santorolii Contrada Oliveto Longo, Rossano (CS) 0983.64501 Cell. 347.5241469 ◗ Azienda Agricola Parisi Donato Contrada Scinetto, Rossano (CS) 0983.64956 ufficio@olioparisi.it www.olioparisi.eu ◗ Converso Guglielmo Contrada S. Paolo Rossano (CS) / Fax 0983.513490 Cell. 333.7615368 con.oil@tiscali.it www. frantoioconverso.com ◗ Azienda Agricola Panettiere Contrada Spina Santa 47, Rossano (CS) 0983.565517 Fax 0983.282299 info@agricolapanettiere.com www.agricolapanettiere.com APICOLTURA ◗ Miele Garasto Viale L. De Mundo, Calopezzati (CS) 338.6204217 gianluigi.garasto@gmail.com ◗ Gigliotti Mielizia Via A. De Gaperi, Calopezzati (CS) 0983.44306 apicoltore.gigliotti@libero.it ◗ Ape Regina I mielosi Loc. Cozzo Pirillo, Rossano (CS) 0983.511263 Cell. 335.8047821 info@imielosi.it www.imielosi.it

SALUMIFICI

CONFETTURE E SOTT'OLIO

◗ Azienda Coop. Basilicò Piazza Arento 1, Bocchigliero (CS) 0984.851680 Fax 0984.851681 ◗ Azienda Morrone Contrada Cartacia, Bocchigliero (CS) 0983.64874

◗ Azienda Agricola Panettiere Contrada Spina Santa 47, Rossano (CS) 0983.565517 Fax 0983.282299 info@agricolapanettiere.com www.agricolapanettiere.com

PRODOTTI TIPICI CALABRESI ◗ Azienda Il Gelso Contrada Gelso Mazzei, Rossano (CS) 0983.569136 Cell. 335.5366452 Cell. 338.4289504 www.lecollinedelgelso.it ◗ Mediterranea Food Contrada S. Irene Z.I., Rossano (CS) 0983.565616 Fax 0983.565613 www.mediterraneafood.com ◗ Azienda Berardi Contrada S. Maria delle Grazie Rossano (CS) PRODUZIONE OLEARIA ◗ Fattorie Greco Via Magenta 34, Cariati (CS) 0983.969441 840.000583

LIQUIRIZIA ◗ Amarelli Fabbrica di liquirizia Contrada Amarelli, Rossano (CS) 0983.511219 info@museodellaliquirizia.it www.museodellaliquirizia.it LAVORAZIONE FUNGHI ◗ Azienda Chiodo Via Piave 193, Campana(CS) / Fax 0983.93378 info@funghichiodo.com www.funghichiodo.com TRASFORMAZIONE PRODOTTI AGRICOLI ◗ Azienda New Agrical Loc. Scarcella, Campana (CS) 0983.93674 Fax 0983.93675 info@newagrical.it www.newagrical.com


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ITINERARI DEI SAPORI

Un viaggio è fatto di esperienze, di storie da ascoltare e di momenti unici. Aprire un menu per scoprire un mondo, leggere la lista e lasciarsi tentare da profumi e colori lontani dal proprio universo culturale, con la voglia di ordinare un piatto di cui non si conosce il nome, per cercare un contatto profondo con il territorio, le sue radici, la sua identità ... le terre Jonicosilane offrono tutto questo.

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IL PASTO È SERVITO P

ARLARE DI ENOGASTRONOMIA NEL TERRITORIO JONICOSILANO DEL

BASSO JONIO COSENTINO significa, in primo luogo, parlare di incontri. Sono davvero tante le culture che hanno portato qualcosa sulla tavola silana: dalle melanzane degli spagnoli ai legumi dei romani, dalle spezie dei bizantini alle salse piccanti degli angioini fino al peperoncino rosso degli arabi.

Questa straordinaria propensione a stabilire relazioni, legami forti, che uniscono realtà diverse, diventa ancor più evidente nella perdita di confini geografici tra la cucina di terra, che appartiene ai borghi dell’interno, e la cucina di mare, anima dei piccoli centri sulla costa. Una contaminazione che trova le sue origini in un consistente spopolamento, tutt’oggi in corso, iniziato a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, dei paesi montani e collinari, a vantaggio degli insediamenti urbani marini. Così non è difficile assaggiare la “sardella” tra boschi e pascoli come non è impensabile trovare un invitante arrosto di agnello sul litorale che profuma di Mediterraneo. Tradizioni radicate nel tempo, ormai parte del quotidiano, frutto di uno scambio virtuoso tra aree a vocazione differente. Una cucina capace di veicolare connessioni, sobria ed essenziale, da sempre sincronizzata con il ciclo delle stagioni e con il calendario di ricorrenze locali, ma pronta a stupire non appena si presenta l’occasione di festeggiare, di offrire ospitalità o, molto più semplicemente, di stare insieme.

I primi, custodi del tempo Qui in Sila Greca, dove la pasta si fa rigorosamente a mano, ogni piatto porta in tavola un aspetto diverso della complessa cultura enogastronomica locale, riuscendo a valorizzare una risorsa sempre più rara: il tempo. Tempo per lavorare l’impasto di acqua e farina di grano duro, per creare le forme tradizionali utilizzando le dita o il ferro della calza. E ancora tempo per seguire passo dopo passo la cottura della carne da sugo, che conferisce un sapore unico ai primi dell’area

Nella pagina a lato, dall’alto: il pesce fresco è uno dei protagonisti assoluti dei secondi delle terre Jonicosilane; crustoli, giurgiulena, torrone di mandorle, fritti a vento, coccia e la pasta a confetti sono soltanto alcune tra le infinite delizie della cucina locale. Su questa pagina, in alto: tra i luoghi ideali dove assaporare i piatti tipici delle terre Jonicosilane ci sono gli accoglienti agriturismi.

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➜ LE PITTE, DELIZIE DEL FORNO Dal forno alla tavola per scoprire la creatività delle pitte farcite (insignite del marchio PAT Prodotti Agroalimentari Tradizionali), un impasto di farina di segale e patate lesse, condito con gli ingredienti tipici della cucina locale. Del maiale non si butta niente: ne sono un brillante esempio le frittole che aggiunte all’impasto della pitta regalano una gustosissima pizza rustica. Con la stessa base è possibile proporre uno stuzzichino al sapore di mare grazie alla sardella, considerata, al pari delle frittole, un ottimo condimento per le pitte. Chi è invece alla ricerca di sapori insoliti sarà inevitabilmente attratto dalla pitta “cu ru maju”, preparata con i fiori di sambuco essiccati. ➜ OLIVE IN TAVOLA Nel menu delle grandi occasioni o dei semplici spuntini, le olive, in particolare a Rossano e Crosia e, in generale, nei territori costieri e collinari, sono sempre protagoniste della tavola silana. Tra le specialità troviamo indubbiamente le olive “arriganate”, tradizionalmente nere, trattate con origano, olio, sale e, se gradito, pepe rosso a scaglie. Le olive verdi sono invece preparate “ara conza”, in salamoia con acqua, sale e l’apporto della cenere, per poi essere conservate sotto vetro con alloro e finocchio selvatico. Quando la polpa delle olive, raccolte verdi, si stacca facilmente dal nocciolo, è tempo di “ventuse”, tipicamente schiacciate nei mortai di pietra.

Nel tondo: “Pipi e patati”, ovvero peperoni e patate, uno dei contorni tipici della cucina della Sibaritide e, più in generale, di tutta la Calabria.

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jonicosilana. Dalla sfoglia tagliata a strisce con l’aiuto di un ferretto a sezione tonda nascono i maccheroni, successivamente cucinati assieme al sugo di pomodoro, al castrato e all’immancabile peperoncino. Così tenera e raffinata, questa carne va ad insaporire numerosi altri piatti, tra cui i classici fusilli. La pasta fresca, in particolare quella preparata con il ferretto, si rivela straordinaria anche in abbinamento ad altri elaborati sughi di carne, come il ragù di selvaggina o il ragù di maiale, indicato per condire i “vermiciaddi”, una pasta lunga e morbida cui si aggiunge la “finninula”, insaccato di maiale. Chi preferisce la pasta corta può scegliere invece un bel piatto di “cavatelli”, gli gnocchi realizzati a mano simili alle orecchiette e serviti con patate e salsiccia. Il 19 marzo, festa di San Giuseppe, è l’occasione per cucinare i “tagghjarini”, le tagliatelle offerte ai parenti, agli amici e al proprio “vicinato”, accompagnate da fagioli e ceci cotti assieme al baccalà. In tavola arrivano anche i primi profondamente legati alla tradizione contadina, come i “tagghjarini” con i legumi o la minestra con il pane, resa decisamente gustosa dall’uso della cicoria, che cresce rigogliosa in loco, della verza, e degli stessi legumi. Secondi di terra Giornate lunghissime, lontano da casa, a camminare assieme al gregge tra gli sconfinati pascoli della Sila. Uno dei modi migliori per entrare in contatto con la cucina di terra della Sila Greca è la scelta, tra gli ottimi secondi di carne, dei raffinati arrosti di capretto e di agnello. Piatto fuori dal consueto è poi la capra alla montanara, la cui preparazione è ancora basata su ricette dalle antiche origini. Il menu è inoltre arricchito dall’insieme dei prodotti derivati dalle carni suine, magistralmente lavorate e servite come veri e propri secondi. Il singolo nu-

cleo familiare è solito allevare il maiale “casaluru”, da cui si ottengono soppressate, salsicce piccanti, sanguinacci dalla crema porpora. In cucina, ogni singolo elemento del suino viene valorizzato, e in tavola arrivano le “risimuglie”, ciccioli ottenuti dalla cotica, le “frittule”, le parti meno nobili insaporite con il grasso, “u suzu”, una gelatina preparata con la testa e le zampe, le “nuglie”, salsicce a base di trippa, lingua e fegato, “u ncantaratu”, gustoso lardo di maiale salato, “u sacchiattu”, insaccato prodotto con le zampe anteriori del maiale. Grande attenzione anche per i contorni, splendidamente rappresentati da verdure elaborate come i “pipi arrustiti” (peperoni arrostiti), le “lumingiane chjine” (melanzane ripiene), le “rape affucate” (rape soffritte) e i noti pomodori secchi che colorano le portate. Secondi di mare Nel tegame di ferro, spolverato di peperoncino, gli spicchi d’aglio tagliati a fettine insaporiscono l’ottimo olio locale. Siamo a Cariati, borgo marinaro, bandiera blu. I gesti sono quelli decisi ed esperti di chi conosce ogni segreto di questo straordinario piatto di mare, le alici scattiate. Adagiate nel tegame “scontrate”, con una fitta alternanza testa coda, sono profumate all’ori-


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appunti di viaggio gano durante la cottura e successivamente capovolte come una frittata, con l’aiuto di un piatto. In conclusione, questo raffinato pesce azzurro viene spruzzato con abbondante aceto. Piccanti e dal colore intenso sono poi le alici pepate e salate, mentre dalla famiglia dell’aguglia arrivano i costardelli, “grastateddi” preparati con pomodori e peperoni freschi. E non può certo mancare la celebre sardella, detta anche rosamarina e novellame, abbinata a tantissime ricette locali come condimento di primi piatti, i vermicelli o gli spaghetti, proposta in piccantissima crema, o leggera e nutriente se cucinata a bagnomaria. La festa dei dolci Tanti ingredienti semplici e ricette tramandate dalle generazioni anziane per condividere e festeggiare le ricorrenze con i dolci sapori della tavola nelle terre Jonicosilane. Il 13 dicembre, a Santa Lucia, si offre la “coccia”, preparata con grano tenero e mostarda. Tantissimi i dolci tipici del Natale come le “chinulille” infornate, piccoli ravioli ripieni di uva passa, noci, marmellata d’uva e miele, con la variante della ricotta, o la “giurgiulena”, i torroncini fatti a mano con semi di sesamo e miele, profumati al limone, di origine greca. Ancora tanto miele nei golosi “crustuli”, incavati con le dita come gnocchi giganti prima di essere fritti, nella pasta a confetti, maccheroni dolci conditi con il miele d’api sciolto, o nei “fritti a ventu”, anellini di pasta dalle forme diverse. Gli amanti dei biscotti troveranno ottimi i “mustazzoli”, di origine araba e dal sapore insolito dovuto al miele caramellato e al liquore

RISTORANTI TIPICI ◗ Hotel Renzini Russi 193 Bocchigliero (CS) 0983.92015 Fax 0983.92777 ◗ La Tavernetta Via Trieste 15 Calopezzati (CS) 0983.47290 Cell. 345.5107508 www.latavernettacalopezzati.nelsito.it ◗ Il Buongustaio Via Murate Feudali Calopezzati (CS) 0983.47291 Cell. 345.8384945 ◗ Trattoria Kaliserna Largo Plebiscito 11 Campana (CS) 0983.93734 ◗ Antico Frantoio Via Paradiso 6 Cariati (CS) 0983.91378 Cell. 342.3866632 rita@anticofrantoiocariati.it www.anticofrantoiocariati.it ◗ Il Granaio Via della Sila Cropalati (CS) 0983.61426

◗ C’era una volta Via Torre del Giglio Crosia (CS) 0983.485889 Cell. 331.9399262 salernofrancesco@libero.it ◗ Al Rustico Contrada Fiumarella Crosia (CS) / Fax 0983.42339 comitecg@alice.it www.ristorantealrustico.com ◗ La Campanara Via G. Mazzini Longobucco (CS) 0983.72316 info@lacampanara.it www.lacampanara.it ◗ Tenuta “Il Gaglioppo” Contrada Colite Mandatoriccio (CS) 0983.994962 Cell. 331.8018054 Cell. 366.4397596 www.tenutailgaglioppo.com ◗ La Bottega del Pesce Via Nazionale 523 Mirto Crosia (CS) ◗ Ristorante La Torre Viale Jonio Sant'Angelo Rossano (CS) 0983.510656

all’anice. Proprio l’anice si utilizza anche nell’impasto delle “scalille”, dolcetti attorcigliati e fritti. I fichi bianchi diventano uno straordinario dessert grazie al ripieno di noci e mandorle, e alla successiva disposizione incrociata uno sull’altro, come suggerisce il nome “crocette di fichi”, sovente infilzate da penetranti bastoncini di canne. Infine a Pasqua arriva il “piccellato”, tradizionale pane dolce con uva passa, canditi e frutta secca tritata. ■

Sulla doppia pagina, da sinistra a destra: salami, soppressate, sanguinacci e salsicce: gli insaccati delle terre Jonicosilane soddisfano i palati più esigenti; le tipiche salse di pomodoro e a base di peperoncino; anche i dolci fanno dell’originalità il loro punto di forza; i cavatelli, la tradizionale pasta fresca fatta a mano.

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I T I N E R A R I D E L L A N AT U R A

NATURA PRO

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Una grande montagna sul mare: la Sila Greca regala magnifici scorci in una cornice di grande pregio naturalistico e paesaggistico, di notevole valore scientifico.

L

A SILA

GRECA SI ESTENDE SU UNA SUPERFICIE DI QUASI CENTOMILA ETTARI tra la Sila Grande, il crotonese, e la Piana di Sibari. Dal punto di vista geologico, il territorio è molto simile alle Alpi, essendone un suo frammento che è migrato verso sud a seguito della formazione del mar Tirreno, a partire da 8 milioni di anni fa. Il paesaggio geologico, nella sua componente più antica e alpina, è costituito prevalentemente da graniti, gneiss, filladi, la cui origine risale al paleozoico (250 milioni di anni). Su queste si sono adagiate le formazioni carbonatiche mesozoiche, formatesi a partire da 200 milioni di anni fa, spesso fossilifere, che danno quella spettacolare varietà di forme e colori che si osservano nella risalita dei torrenti della Sila Greca. Ma l’emersione e l’apparizione di questo “corpo esotico” quale può essere considerata tutta la Calabria, inizia a partire da circa 2 milioni di anni fa, con dei tassi di sollevamento notevoli, ancora in atto.


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TAGONISTA

I castagni giganti di Cozzo del Pesco. In basso: il fico d’India; numerose varietà di uccelli vivono lungo la costa jonica; il pino laricio veniva utilizzato in passato per la raccolta della pece bruzia utilizzando le tipiche incisioni “a spina di pesce”; la flora spontanea della Sila Greca vanta alcuni bei rappresentanti del genere Crocus, di cui il principe è lo zafferano.

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➜ LE CENTRALI

IDROELETTRICHE L’acqua dei fiumi calabresi, sin dai tempi più antichi, è sempre stata sfruttata dal punto di vista energetico. Ne sono testimonianza i resti di un gran numero di attività produttive industriali (tra le quali mulini, frantoi e opifici) che sono sorte nel corso dei secoli lungo le sponde dei corsi d’acqua principali come il Trionto. Agli inizi del Novecento in Calabria erano attive circa 15 centrali idroelettriche. La particolare conformazione del territorio, con ampi massicci montuosi (come la Sila, l’Aspromonte e il Pollino) e profonde gole, ha reso possibile la creazione di condotte a cielo aperto (acquaro) che prelevano l’acqua a monte, la convogliano a valle ad una quota tale da consentire una “caduta” dell’acqua sulle turbine delle centrali poste in basso. Alcune di queste centrali sono state dismesse in epoche relativamente recenti come quella di Torre Menta nel comune di Cropalati, e quelle di Puntadura e Castellace nel comune di Longobucco, altre invece sono tuttora in funzione, come quelle di Sullacca e Campitella sempre nel comune di Longobucco.

Su questa pagina, in senso orario: allontanandosi dal mare, non è raro incontrare scorci di natura selvaggia con brevi corsi d’acqua cristallina, nascosti tra le fronde di boschi fitti e lussureggianti, come la piscina naturale sul Colognati; i maestosi boschi della Sila, immagine di rara bellezza; depositi di travertino a Vurga Nivura, nel territorio di Longobucco.

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Parliamo di un’area molto viva geologicamente, dove l’intensa fatturazione degli ammassi rocciosi, unitamente a questo dinamismo verticale ed orizzontale dei vari blocchi che la costituiscono, se da un lato produce un’estrema vulnerabilità idrogeologica e sismica, dall’altro, offre un laboratorio didattico e scientifico per la comprensione di importanti fenomeni sulla dinamica della terra, ma anche un mosaico ricchissimo di ambienti e di risorse che si manifestano in un’abbondante flora e fauna con specie di grande interesse dal punto di vista naturalistico. L’amico bosco Dalla riva del mare fin sulle pendici collinari, agli estremi limiti climatici della stessa coltura, l’ulivo rappresenta una presenza imprescindibile del paesaggio del Basso Jonio Cosentino, come anche i fichi e gli alberi da frutta (in particolare le clementine), che testimoniano momenti di cultura agreste millenaria. Salendo di quota, tra i 250 e i 1.000 metri, la fascia pedemontana ospita essenze tipicamente mediterranee, tanto erbacee ed arbustive – euforbia, ginepro e lentisco – quanto arboree con formazioni miste di piante xerofile; a seguire iniziano i boschi di

cerro, roverella e leccio. Il castagno, simbolo di una vita di stenti e povertà, inizia a comparire oltre i 1000 metri di quota, con esemplari secolari e dalle dimensioni ragguardevoli. Un esempio su tutti è rappresentato dai giganti di Cozzo del Pesco, un nucleo di 103 castagni monumentali concentrati in un’area molto ristretta della Sila Greca. Il castagneto invita gli escursionisti a percorrere sentieri ombrosi e freschi, ammirando i tronchi contorti e scavati dal tempo, testimoni di riti e abitudini che cadenzavano la quotidianità della gente sulle montagne di Rossano. Alle stesse altitudini troviamo anche le faggete e il pino nero laricio (sottospecie del pino nero). Si riconosce per la sua stretta chioma, per il tronco slanciato e per gli aghi inseriti a coppie sui rametti. Il pino laricio raggiunge la massima espressione nella riserva dei Giganti della Sila a Fallistro e nel bosco della Fossiata vicino al lago Cecita, con esemplari che sfiorano i 50 metri di altezza e un diametro alla base di ben 2 metri. Si tratta di alberi secolari di notevole interesse naturalistico, ma anche storico dal momento che su alcuni esemplari è ancora possibile vedere le tipiche incisioni a lisca di pesce realizzate per l’estrazione della resina dalla quale si ricavava la pece. L’estensione di fitti boschi favori-


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AGENZIA REGIONALE SVILUPPO E SERVIZI IN AGRICOLTURA (ARSSA)

In un’antica azienda della famiglia Piccinelli, sorta nel 1966 nel comune di Crosia, nasce il Centro Sperimentale Dimostrativo (CSD) di Mirto, costituito dall’ex ESAC, oggi ARSSA, con delibera nr 91/C/83 del 28.12.1983. Scopo principale dell’Agenzia è il recupero della produzione della seta, attività fiorente in tutta la Calabria durante il Medioevo. Il clima particolarmente favorevole alla coltivazione del gelso bianco e del baco da seta, che si nutre delle sue foglie, favorì la nascita di una vera e propria industria serica che nel tempo è andata scemando fino al totale abbandono. Oggi il Centro Sperimentale Dimostrativo è particolarmente attrezzato per la gelsibachicoltura e ne rappresenta una singolare struttura di riferimento e supporto per il meridione d’Italia. Dispone di un vasto gelseto, di una camera di incubazione per riprodurre le condizioni ideali per il baco da seta, di lettiere per l’allevamento dei bachi e di un piccolo filatoio. All’interno degli stessi locali sorge un Museo dove è possibile ammirare vecchi attrezzi utilizzati per la tessitura e l’allevamento dei bachi da seta. È importante sottolineare che con l’approvazione, nel 1998, da parte del Ministero per le Politiche Agricole (Mi.P.A.) del Progetto Finalizzato "Gelsibachicoltura" , il CSD è una delle sette Unità Operative (unica per l’Italia meridionale ed isole) a cui è affidato lo svolgimento del Progetto. Il CSD svolge anche attività sperimentale e/o dimostrativa sui comparti colturali di maggiore interesse per l’areale d’influenza, quali: agrumicoltura, olivicoltura, ortofrutticoltura, curando l’aggiornamento varietale e l’applicazione delle tecniche agronomiche ritenute più appropriate per il miglioramento della fertilità naturale e il contenimento dell’impatto ambientale. La sede svolge inoltre attività di educazione ambientale e ricerca scientifica in collaborazione con diverse Università, italiane ed europee.

sce la presenza di numerosi funghi, alcuni dei quali, come i pregiati e ricercatissimi Boletus edulis e Boletus aureus, sono entrati a far parte del patrimonio gastronomico tradizionale della Sila Greca. Molto diffusi sono anche l’ovolo buono (Amanita cesarea), l’agarico delizioso, le manine e il tipico "rosito" (piniculu). I sentieri della biodiversità Nonostante la riduzione delle aree forestali e la progressiva antropizzazione, la fauna della Sila Greca è numericamente importante e registra specie ormai rare o estinte nella maggior parte del territorio italiano, come il tasso, la martora e il gatto selvatico. Anche il lupo, che fa parte della cosiddetta “lista rossa” redatta dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ha ricolonizzato la fascia appenninica e trova nelle montagne della Calabria il suo habitat ideale. Altre specie di mammiferi, più comuni, sono il cinghiale, l’istrice, il riccio, la volpe, la donnola, la faina, la lepre, lo scoiattolo nero e il ghiro. Tornano a volteggiare con la loro inconfondibile sagoma sul cielo delle terre Jonicosilane l’avvoltoio degli agnelli, il capovaccaio, il grifone, l’aquila reale, l’aquila del Bonelli e la poiana. Insieme al nibbio

reale, all’astore e al gufo reale, la loro presenza in Calabria è di particolare interesse visti gli areali molto ristretti a livello italiano e europeo. Non meno importanti sono i rettili presenti come la biscia nera e la meno comune vipera, che occupa prevalentemente le zone collinari e boscose. Da segnalare la presenza del più grosso serpente italiano, il cervone, e di altri rettili come il biacco, la natrice, la luscengola e l’orbettino. Infine tra gli anfibi ritroviamo l’ululone dal ventre giallo, il tritone italico, la salamandra pezzata e la salamandra con gli occhiali. Natura da preservare Su un’altura che domina la sottostante valle del Cino si estende il bosco di Cozzo del Pesco, dove castagni ultracentenari dalle proporzioni riguardevoli (4 esemplari raggiungono gli 8 metri di circonferenza e superano i 700 anni di età) sono cresciuti l’uno a fianco all’altro (una particolarità di questo luogo). L’area di 7 ettari, che ricade all’interno della ZPS Foreste Rossanesi, è protetta da una convenzione comunale con un’associazione naturalistica locale ed è stata riconosciuta tra le oasi del WWF; necessita di una protezione regionale o di un inquadramento all’interno del Parco Nazionale della Sila.

➜ LE PIETRE DELL’INCAVALLICATA Al centro di numerosi racconti e superstizioni, le pietre dell’Incavallicata si ergono maestose nei pressi del paese di Campana. Si tratta di due differenti grandi pietre di arenaria che sembrano raffigurare un elefante alto 6 metri e le gambe di un guerriero. Nella stessa area sorge un’intera collina con le sembianze di una balena e una scultura che raffigura un serpente lungo complessivamente circa 10 metri. L’ipotesi è quella di trovarsi di fronte alle sculture preistoriche più grandi d’Europa, pertanto di natura antropica, oppure che queste arenarie facilmente erodibili siano l’opera di Madre Natura, plasmate con l’incedere del tempo. Di certo stuzzicano la fantasia dei turisti.

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SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA

Nel 1992 l’Unione Europea, mediante la direttiva 92/43/CEE, cosiddetta “direttiva habitat”, istituiva la “Rete Natura 2000” per la conservazione degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatica. Gli stati membri dell’Unione hanno l’obbligo di individuare sul territorio nazionale i Siti di Interesse Comunitario (SIC), che ospitano habitat e specie elencati negli allegati I e II della direttiva. Speciali commissioni europee si pronunciano sulla validità dei siti proposti e decidono quali far rientrare nelle Zone Speciali di Conservazione (ZSC), che insieme alle Zone di Protezione Speciale (ZPS) individuate dalla direttiva 79/409/CEE, detta “direttiva uccelli”, costituiscono la “Rete Natura 2000”. All’interno di questi siti le attività umane non sono escluse, in quanto non si tratta di riserve rigidamente protette ma, al contrario, di aree come quelle agricole, dove la secolare presenza dell’uomo ha fatto sì che si instaurasse un particolare equilibrio tra attività antropiche e natura. Nel territorio della Sila Greca rientrano ben otto Siti di Importanza Comunitaria, istituiti per la salvaguardia di differenti ambienti e delle specie che li occupano. Essi sono: Fiumara Trionto (comuni di Crosia, Rossano, Calopezzati, Caloveto, Cropalati e Longobucco), Torrente Celadi (comune di Rossano) e Vallone Sant’Elia (comune di Paludi), per quanto riguarda gli ambienti fluviali; Dune di Camigliano (comuni di Calopezzati e Pietrapaola) e Macchia della Bura (comune di Crosia) per gli ambienti costieri; Foreste Rossanesi (comune di Rossano) e Monte Basilicò (comune di Bocchigliero) per gli ambienti montani; Fondali a Posidonia Oceanica (comuni di Crosia, Cariati, Calopezzati, Pietrapaola e Mandatoriccio) per quanto riguarda gli ambienti marini.

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Da alcuni documenti storici risulta che i primi esemplari di Castanea sativa furono piantati dai monaci basiliani nello stesso periodo in cui fu edificata l’abbazia del Patire (fine del XI secolo). Nella stessa Oasi ritroviamo anche altri alberi monumentali, specialmente aceri e querce. Questo ambiente, grazie all’alto grado di naturalità, costituisce l’habitat prediletto di numerose specie animali come il lupo, il tasso, la faina e la donnola. Un’altra area protetta che si estende per circa 320 ettari, compresa nel Parco Nazionale della Sila, è la Riserva Biogenetica di Macchia della Giumenta-San Salvatore, per lo più pianeggiante e solcata da numerosi piccoli corsi d’acqua che si gettano nel Trionto. Particolare rilievo hanno le formazioni di pino laricio, ontano, pioppo tremolo e faggio. All’interno della Riserva i più fortunati possono scorgere il lupo, il gatto selvatico, la lepre comune e lo scoiattolo nero, oppure riconoscere in cielo o tra la vegetazione lo sparviero, l’allocco e la civetta. Dal distretto del comune di Bocchigliero ci si sposta nella zona di Longobucco dove, a pochi chilometri dal lago Cecita, la Riserva di Gallopane si estende su una superficie di circa 200 ettari, tra i 1.300 e i 1.600 metri di altitudine. Essa preserva magnifici boschi puri di pino laricio del Parco Nazionale, e formazioni miste di pino laricio e faggio sui versanti meno assolati e nelle zone più elevate. Altre specie forestali presenti sono l’ontano e l’acero. Nella Riserva è presente un gruppo di pini secolari dalle notevoli dimensioni detti “I giganti di Gallopane”. Anche qui si registra la presenza di importanti specie animali come il lupo, il gatto selvatico, la martora, il tasso, l’astore e lo sparviere. Per la sua importanza dal punto di vista dell’avifauna, la Riserva è stata dichiarata ZPS – Zona Protezione Speciale. Poco più a nord della Riserva, sul lago Cecita sorge il Centro Visite di Cupone che occupa i locali di un’antica segheria demaniale. Oggi costituisce un importante Centro di Educazione Ambientale e un punto di riferimento per i turisti grazie ai sentieri, agli osservatori faunistici, al museo, al giardino geologico, all’orto botanico accessibile ai non vedenti e all’area pic-nic attrezzata.


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appunti di viaggio Testimoni del tempo Nelle vicinanze del lago Cecita, sorge anche il bosco della Fossiata. Si tratta di un antico bosco di circa 2.000 ettari, con formazioni secolari di pino laricio. La sua posizione all’interno del Parco Nazionale della Sila e la sua articolata orografia fanno di questo bosco la meta ideale per gli escursionisti. Il Bosco di Basilicò ricade all’interno del comune di Bocchigliero e rappresenta una Riserva Biogenetica che occupa un’area particolarmente importante dal punto di vista floristico. Una visita nel periodo primaverile offre incredibili spettacoli grazie ai numerosi anemoni, orchidee, campanule e primule. Non mancano specie arbustive come rosa canina, alloro, ginestra, agrifolgio, erica, pungitopo e biancospino e specie arboree come querce, aceri, frassini e tigli. Il Bosco di Verro si trova al confine tra i comuni di Terravecchia e Scala Coeli. È il tipico bosco mediterraneo di collina con prevalenza di querce e abbondante fauna tipica come cinghiali, volpi, ghiri e falchi. Nella parte più elevata, intorno ai 470 metri di altitudine, il Bosco di Verro si congiunge con la Pineta Littirena, un’area di riforestazione a pino marittimo di circa 100 ettari che risale agli anni Settanta del Novecento. Grazie alla frescura e all’area attrezzata che dispone di tavoli, panche e bracieri, è il luogo ideale dove passare le calde giornate estive immersi nella natura, mentre nel periodo autunnale è possibile godere di magnifiche passeggiate alla ricerca dei numerosi funghi porcini. L’ombra dei terremoti La Calabria è uno dei territori con più alta attività sismica d’Italia. Il gran numero di scosse, alcune delle quali hanno causato ingenti danni in epoche passate, sono la manifestazione di processi di evoluzione geologica in corso. L’arco calabro, a differenza del resto dell’Appennino di origine prevalentemente calcarea, è costituito da rocce cristalline, come i graniti sottoposti a spinte tettoniche molto intense che ne causano il costante e veloce sollevamento. Questo processo provoca un accumulo di energia che viene periodicamente scaricata dalle enormi masse rocciose

PARCO NAZIONALE DELLA SILA ◗ Ente Parco Nazionale della Sila Istituzione: 1997 Superficie: 79.695 ettari Sede: Via Nazionale, 87055 Lorica San Giovanni in Fiore (CS) - 0984.537109 info@parcosila.it www.parcosila.it Provincie: Cosenza, Catanzaro e Crotone Comuni (del GAL che si trovano dentro i perimetri del Parco): Bocchigliero e Longobucco Come arrivare. La posizione di centralità del Parco Nazionale della Sila rispetto alla morfologia regionale, lo rende facilmente raggiungibile in automobile sia che si provenga dall'area ionica percorrendo la SS.106, che tirrenica sulla SS.18. In entrambi i casi comunque, con le sue uscite di Cosenza, Rogliano, Altilia Grimaldi e più a sud di Lamezia Terme, l’arteria autostradale A.3 rappresenta l’asse viario primario sul quale indirizzare la propria scelta. ◗ Centro visite di Cupone Comune di Spezzano della Sila Cupone (Camigliatello Silano), sul lago Cecita

0984.579757 (Cupone) / 0984.76760 (Amministrazione Corpo Forestale di Cosenza) utb.cosenza@corpoforestale.it Come arrivare. Da Cosenza SS.107 direzione Spezzano della Sila, procedere in direzione Camigliatello Silano, infine per Lago Cecita/Cupone. Da Rossano SS. Rossano-Sila, proseguire in direzione Camigliatello. A.R.S.S.A. CALABRIA ◗ Agenzia regionale per lo sviluppo e per i servizi in agricoltura Centro Sperimentale Dimostrativo C.da Pantano Martucci – Mirto/Crosia (CS) 0983.42235 - Fax 0983.480832 Orario di apertura. 8:00/13:30 Giorno di chiusura. Sabato Ingresso. Gratuito Visite guidate. Previste su richiesta arssacsdmirto@libero.it www.arssacsdmirto.it/arssa.htm Come arrivare. A.3 Napoli - Salerno Reggio Calabria, uscita Spezzano Albanese-Sibari, SS.106 fino a Crosia, seguire indicazioni per Centro ARSSA.

coinvolte mediante imponenti eventi sismici come quelli del 1638, del 1783, del 1888, del 1905 e del 1908, che hanno causato decine di migliaia di vittime. Nella Sila Greca si ricordano ancora i danni provocati da altre scosse sismiche come quelle che si verificarono tra il 950 e il 970 che causarono la distruzione di 3 rioni di Rossano (S. Nicola, Grano e Giudeca). Un altro evento violento si registrò nel 1836 e procurò gravissimi danni, tanto che si dovettero ristrutturare diversi palazzi nobiliari, che persero il loro originale aspetto e si presentano oggi con uno stile ottocentesco. Anche all’inizio del secolo scorso, in particolare nel 1905, alcune scosse di terremoto interessarono il comune di Campana e produssero ingenti danni. Il territorio calabro presenta inoltre un forte rischio idrogeologico, come testimoniano grandi alluvioni e frane che periodicamente si verificano. Attivare in tempi brevi un sistema di difesa del suolo porterebbe a notevoli benefici alla popolazione, una maggiore attenzione all’ecologia e agli ambienti naturali significa preservare la regione e l’inestimabile patrimonio culturale della Sila Greca, consegnandolo in perfetto stato alle generazioni future. ■

➜ IL SISTEMA DELLE GROTTE L’uomo dalla roccia ha sempre ricavato utensili, attrezzi agricoli, macine e la materia prima per la costruzione di case. Un tempo la casa veniva scavata direttamente nella pietra sui costoni di colline e montagne, per cui venivano colonizzate preferibilmente aree dotate di una roccia facilmente lavorabile. È il caso di territori come quelli di Cropalati, Caloveto, Rossano e Pietrapaola, interessati dalla presenza di monaci Basiliani, che realizzarono un articolato sistema di grotte, all’interno delle quali vivevano, e che oggi fanno parte del paesaggio urbano e rurale degli stessi centri.

Pagina a lato: il Centro Visite del Parco Nazionale della Sila presso il Lago Cupone; la posidonia, indice di buona qualità dell’acqua; dune costiere in prossimità di Macchia della Bura, Mirto.

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DISEGNO ACQUA

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Scorre, sparisce, in piena o in secca, lambisce le coste con lente danze d’onda o si muove scolpendo la roccia intorno a sè. L’acqua è uno degli elementi più importanti e affascinanti delle terre Jonicosilane nel Basso Jonio Cosentino.

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UTTI I BACINI IDROGRAFICI sono strettamente connessi gli uni agli altri: il più grande tra questi è quello del Trionto, “Traes” per i Greci, “Traentum” per i Romani, che, nel tempo, ha contribuito a modellare ampi tratti di costa intorno alla sua foce. Trasportando a valle una grande quantità di detriti, soprattutto a partire dal periodo dei Romani, grandi “disboscatori”, ha letteralmente spostato in avanti la linea costiera (progradazione), finché gli interventi di riforestazione degli anni ’60 del Novecento hanno innescato un’inversione di tendenza e un conseguente arretramento del suo delta. Questo fiume, che ha una lunghezza del ramo principale di circa 40 chilometri, un bacino idrografico di 288 km2 e una portata media di circa 4.4 m3/s, nasce dalle montagne della Sila e attraversa, con i suoi affluenti (torrenti Manna, Macrocioli, Ortiano e Laurenzana), i comuni di Calopezzati, Caloveto, Pietrapaola, Campana, Bocchigliero, Crosia, Cropalati, Longobucco e Rossano. Da qui partono diversi sentieri che portano alla scoperta di canyon, piscine naturali e cascate che la forza dell’acqua ha creato scavando la roccia. Uno dei più conosciuti è il sentiero Norman Douglas, che prende il nome dal famoso viag-

Sulla doppia pagina: cariche d’acqua e caratterizzate da una portata talvolta anche impetuosa d’inverno, spesso in secca d’estate: le fiumare, o “jumare” nel dialetto locale, dominano il paesaggio della Sila Greca e del Basso Jonio Cosentino e lo caratterizzano, con i loro alvei larghi e ciottolosi in prossimità del mare, più stretti e impervi allontanandosi dalla costa. Su questa pagina, a lato: le tradizionali barche a remo issate sul litorale di Mirto, testimoni di un passato che rivive negli antichi gesti dei pescatori, che vengono tramandati di generazione in generazione.

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➜ CENTO FONTANE: L’ACQUA CHE RIEMERGE ALL’IMPROVVISO A Mirto, nel comune di Crosia, a circa 400 metri dal mare e ad 8 metri di quota, affiora una delle più grandi sorgenti dell’Italia meridionale a livello di piana alluvionale. Parliamo della sorgente di Cento Fontane, un fronte acquifero lungo più di 200 metri che scaturisce dal terreno incoerente, in corrispondenza di un gradino morfologico, alimentato dalla falda subalvea del Trionto. Prima delle trasformazioni urbanistiche iniziate a partire dal decennio 1950-1960, esisteva un intero sistema di zone umide, a tratti paludose e salmastre, con flora e fauna caratteristica di questi ambienti, solo in parte conservate. La sorgente aveva una portata di 152 L/sec. (misurata il 28-07-1934). In una stampa della Calabria Citeriore del 1657, tratta dall’opera di Matteo Greuter, questo fronte acquifero è segnalato come “Cento Fontanelle”, ma anche “Cento Fonti” in altre cartografie antiche.

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giatore inglese che ne scrisse entusiasticamente dopo averlo percorso agli inizi del XX secolo, nel suo tragitto da Acri a Longobucco. La millenaria erosione della valle ha portato alla luce aspetti geologici di grande interesse, tra cui gli importanti filoni di galena argentifera. Il fiume si snoda in anse che si susseguono tra strette e ripide pareti rocciose, con il greto spesso invaso da massi levigati dai colori bizzarri di origine granitica, metamorfica e sedimentaria. I costoni, grigi o tendenti al bianco in prossimità delle formazioni calcareo-marnose nel tratto medio del bacino idrografico, diventano addirittura rossastri nei tratti “marmorei” di Longobucco (le quarzareniti di timpa Rossa). La diversa resistenza agli agenti atmosferici e all'erosione ha creato un contrasto molto netto tra il paesaggio montano e quello della bassa collina e della pianura costiera, dove la scarsa copertura forestale, prevalentemente macchia mediterranea, e le ricche coltivazioni di uliveti ed agrumeti, creano un intreccio equilibrato e dinamico di colori e profumi. Alla foce dei fiumi si aprono spiagge ciottolose che diventano poi di sabbia finissima, costantemente lambite dalla carezza delle onde. Il mare ha fondali che rimangono poco profondi, che degradano lentamente lungo ampi “giardini” di Posidonia oceanica, principalmente tra

la foce del Trionto ed il Nicà. Qui la costa del Basso Jonio Cosentino ha anche località insignite con la prestigiosa bandiera blu, che tiene in considerazione non solo l’acqua incontaminata, ma anche le attrezzature delle spiagge, la ricettività e la qualità dei servizi offerti. Una delle più belle spiagge della Costa degli Achei è sicuramente quella di Lido Sant’Angelo, a Rossano: una lunga lingua di sabbia dorata, incastonata tra la costa e la macchia mediterranea. I fondali marini degradano dolcemente verso la profondità, rendendo l’acqua cristallina e ricca di fauna, l’ideale per nuotate rinfrescanti e per gli appassionati di pesca. Ma la spiaggia non è l’unica attrattiva, si possono fare stupende passeggiate verso le pendici della Sila, attraversando i meravigliosi boschi di castagni secolari. Le sorgenti pietrificanti: i travertini di Vurganivura La natura a volte può costruire paesaggi fantastici in luoghi che non ti aspetti e con ingredienti che si combinano per caso. Immaginate un rilievo carbonatico molto fratturato (colle d’Avri), in un contesto prevalentemente granitico e metamorfico (la Sila); aggiungete una persistente circolazione d’acqua ricca in bicarbonato di calcio che scambia anidride carbonica con l’aria e con gli orga-


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FIUMARE: LA MAGIA DELL’ACQUA

Lungo le pendici della Sila Greca si possono ammirare numerose “fiumare”, sistemi idrografici tipici dell’Italia meridionale e del versante ionico calabrese in particolare. Sono corsi d’acqua generalmente brevi e dal letto largo e ciottoloso, che cambiano continuamente fisionomia. Non hanno una vera e propria sorgente e sono alimentate soprattutto dall’acqua piovana, perciò la loro portata è soggetta alle stagioni. Durante il periodo che va da ottobre a marzo scorrono impetuose, cariche di acqua, con fenomeni di piena rapida che sovente creano gravi danni al territorio e alle cose, ma che per la loro selvaggia bellezza sono un vero e proprio patrimonio da conservare e valorizzare. Nei mesi più caldi possono rimanere asciutte, dove all’acqua si sostituisce un paesaggio quasi lunare, di rocce e detriti, come calato dall’alto tra i rilievi collinari argillosi. Il sistema delle fiumare nel territorio è molto diffuso; da Rossano a Cariati incontriamo il torrente Cino, il Colognati, il Coserie, il Trionto, il Fiumarella, l’Acquaniti, l’Arso, e, per ultimo, il Nicà, che si trova al confine tra la provincia di Cosenza e Crotone. Le fiumare hanno importanza non solo sotto il profilo geomorfologico, idrogeologico e naturale, ma anche perchè sono state, e sono in modo minore ancora oggi, fonte preziosa per la produzione di energia idroelettrica per i comuni sparsi sul territorio. Sono molte le centraline costruite agli inizi del ’900 che sfruttavano la caduta dell’acqua, tramite le turbine che la trasformavano in corrente. Le prime in Calabria sorsero lungo il corso del Trionto, nel territorio di Longobucco, ma ad oggi sono ormai dismesse, ad eccezione di due, in località Campitella e Sullacca, che sono state recentemente restaurate e rimesse in produzione. Ma prima della scoperta dell’energia elettrica la forza dell’acqua veniva sfruttata dai mulini, che venivano usati per la molatura del grano e di altri cereali. Nella zona di Pietrapaola, lungo l’Acquaniti, ce ne sono addirittura quattro ma se ne possono ancora ammirare diversi, in vario stato di conservazione, in tutto il territorio della Sila Greca. Si ricordano i mulini del Celadi, dell’Acquaniti, del Colognati, del Coseria, del Trionto, dove l’acqua ha alimentato fino a pochi decenni fa anche un lanificio, adiacente ai ruderi della chiesa di Sant’Antonio da Padova, sotto l’abitato di Longobucco.

nismi fotosintetici. Immaginate poi la presenza di batteri e alghe, rami, foglie e tronchi d’albero bagnati dal gocciolio dell’acqua e da tanta umidità, con l’acqua che scorre su incisioni vallive ad elevata pendenza (il torrente Vurganivura). Il risultato di questa arcana combinazione è esattamente quello che

offre alla vista questo angolo nascosto della Calabria: incrostazioni di travertino (lapis tiburtinus per i Romani) dalle maestose architetture e dalle forme bizzarre e fantasiose, con cascate, ventagli di accrescimento, antri e concrezioni mammellonari, affascinanti e delicati.■

➜ LA COSTA DEGLI ACHEI E LA PIANA DI SIBARI Si sviluppa per 150 chilometri, delimitata a nord dal fiume Ferro e a sud dal Trionto. È incorniciata dai rilievi del massiccio del Pollino e dalle ultime pendici della Sila Greca, proprio al centro della Piana di Sibari, dove giunsero i Greci nel corso dell’VIII secolo a.C., fondando la città di Sibarys, da cui poi prese il nome. La piana è caratterizzata da numerosi scavi archeologici, in particolare quelli del Parco Archeologico della Sibaritide con il suo Museo. Sulla doppia pagina, in senso orario: il litorale di Rossano, nella fascia orientale della piana di Sibari tra la Sila e la costa jonica; la cascata di Vurga Nivura, a Longobucco, formate da concrezioni calcaree di travertino; il Lago di Cecita, nato dalla costruzione di una diga sul Fiume Mucone; lungo i corsi d’acqua si incontrano formazioni di travertino; alcune formazioni sedimentarie di fondale marino, ormai emerse e deformate dopo milioni di anni, a Vurga Nivura.

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SPIRITO

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ITINERARI OUTDOOR

Come una grande piramide orografica, che ha per centro il monte Paleparto (m. 1481) ed è solcata, sul versante orientale, da una serie di gole fluviali che si alternano a scoscesi contrafforti montuosi, la Sila Greca offre infinite possibilità per l’outdoor, in un mondo fiabesco, isolato e romantico, dove il tempo sembra essersi fermato.

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Uno dei tratti più suggestivi del torrente Ortiano: il territorio della Sila Greca è segnato da corsi d’acqua impetuosi, strette valli e gole, boschi lussureggianti e una natura incontaminata che domina il paesaggio.

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URONO POCHI I “TEMERARI” CHE INCURANTI DELLE CARENTI VIE DI COMUNICAZIONE e della mancanza di comodi alloggi, scelsero di affrontare un viag-

gio di conoscenza e scoperta del selvaggio e isolato Sud Italia. Due di loro lasciarono vividi ricordi nei loro diari durante l’esplorazione della Calabria e in particolare della Sila Greca: Duret de Tavel e Norman Douglas. Il primo, ufficiale dell’esercito napoleonico, un soldato che nell’occasione seppe descrivere uomini e luoghi esattamente come un viaggiatore, nel 1808 così si esprimeva nella XX lettera del suo epistolario dalla Calabria pubblicato poi a Parigi, nel 1820, con il titolo “Séjour d’un officier français en Calabre”: Vi scrivo dal paese più selvaggio degli appennini […]. Longobucco si trova a quindici miglia da Rossano. Le strade per raggiungerlo sono spaventose e tutte dominate da alte montagne. […]. Le nostre guide […] ci condussero con prudenza ed abilità attraverso delle estese foreste dove si incontrano solo branchi di daini e caprioli, i soli abitanti di questi luoghi solitari (…). Prima che facesse notte raggiungemmo un’altura da dove si scorge Longobucco, che è situata in una vallata stretta, profonda e attraversata da un torrente (il Trionto - n.d.r. -) che scorre fragorosamente tra enormi rocce. Le alte montagne boscose che circondano quest’orrido luogo vi spandono un colore cupo e selvaggio che ispira un senso di desolazione. (…) Non si vedono che montagne a picco addossate ad altre montagne, dei massi rocciosi che minacciano di schiacciare le abitazioni e torrenti che muggiscono nel fondo di vallate profonde e tenebrose. 73


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Sulla pagina a lato, in senso orario: il territorio della Sila Greca, incontaminato e maestoso, è caratterizzato da montagne e valli che si alternano in un susseguirsi di panorami cangianti e dalle mille sfaccettature, dove tutti gli amanti dell’outdoor possono trovare la propria dimensione: un esempio si può trovare sulla cima del monte Iurentino; alcune delle valli più strette e ripide, come il canyon del Vulganera, sono tra le mete privilegiate per gli appassionati di torrentismo; alberi imbiancati in Colle Dell’Esca, nell’altopiano della Sila; le classiche incisioni a spina di pesce realizzate sulla corteccia dei tronchi di pino laricio per raccoglierne la resina.

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Un secolo dopo, l’eccentrico e coltissimo scrittore britannico Norman Douglas attraversò per puro diletto la Sila, oltre che buona parte della Calabria, da ovest ad est e rigorosamente a piedi: da Acri salì sino a Croce Greca e si tuffò poi sul versante opposto lungo la valle del Trionto, tra contadini che falciavano il fieno, mandrie scampananti, boschi di pini digradanti dalla cima del monte Paleparto. Ma ad attrarre l’attenzione di Douglas fu soprattutto il paesaggio di cui offre, nel suo Old Calabria pubblicato a Londra nel 1915, una immaginifica descrizione. Ben presto lo stretto alveo del Trionto, percorso da acque irruente e costellato di canyon e dirupi, costrinse però Douglas a dar fondo alle sue doti di trekker ante litteram. Sino a che sul far della sera, dopo numerosi guadi e una serie interminabile di meandri, ecco apparire Longobucco con il suo improbabile Hotel Vittoria, dove il britannico non trovò però nulla da mangiare, finché qualcuno non gli procurò del cibo presso le ospitali case private. Si meravigliò del fatto che anche le zone più povere del paese fossero illuminate discretamente, conseguenza delle centrali idroelettriche da poco messe in funzione. Zaino in spalla Il modo più autentico e sorprendente per conoscere le terre Jonicosilane sono i passi lenti. Basta abbandonare le strade asfaltate e, zaino in spalla, incamminarsi lungo uno dei tanti sentieri che attraversano, come una trama intricata, questo territorio impervio e affascinante. La caratteristica geomorfologia lievemente ondulata della parte centrale dell’altopiano silano cede il posto a linee di paesaggio oblique se non anche verticali, che hanno come unico approdo la vicina costa jonica, indissolubilmente legata per storia e tradizioni alle montagne dell’interno. Proprio dal mare infatti vennero le popolazioni del mare Egeo e del Peloponneso, che diedero il nome alla Sila Greca. Lentamente si attraversano fitte foreste di lecci e roverelle, in basso e sui fianchi scoscesi delle gole

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fluviali, di roveri (ve ne sono di giganteschi lungo la strada che scende verso l’antico eremo monastico di S. Onofrio, nella valle del Colognati), castagni (millenari quelli di Cozzo del Pesco) cerri, faggi e pini larici nelle zone più alte, soprattutto intorno al monte Paleparto. Lentamente si procede sull’alveo dei fiumi incontrando rapide, cascate, canyon, architetture di roccia (Cino, Colognati, Ortiano, Coserie, Vulganera, Laurenzana). Le gole dell’alto Trionto furono attraversate, suo malgrado, anche da Norman Douglas nella discesa verso Longobucco, per la scomparsa di un tratto di sentiero a causa di una frana (Timpa di Margiamunta). Lentamente si sale su ripidi ed alti crinali dai panorami sconfinati (Serra S. Angelo, monte Iurentino, monte Serino e Basilicò, colle d’Avri, Serra Castagna, monte Paleparto). Tutti i paesi del GAL, che, come un rosario, circondano la parte più propriamente montagnosa del territorio, possiedono sentieri – ma anche comode sterrate – che salgono verso il centro della piramide. Si susseguono interminabili ghirigori, entrando e uscendo da valloni tenebrosi, passando per antichi stazzi e per arcaici rifugi di pastori, i “pagliari”, che paiono usciti da un passato leggendario se non addirittura dalla preistoria, affacciandosi su dirupi rocciosi, guadando torrenti su instabili ponticelli di pertiche e pietre e attraversando foreste lussureggianti. Non solo trekking Se il muoversi a piedi è lo strumento più consono per la morfologia del territorio della Sila Greca, diverse altre sono le possibilità dell’outdoor in questa spettacolare e poco conosciuta porzione dell’altopiano silano. Durante le nevicate abbondanti la parte sommitale del monte Paleparto si presta magnificamente per lo sci escursionismo e per le ciaspole (accessi da Longobucco, da Bocchigliero, Campana e Rossano). Le stradine forestali, disseminate ovunque, sono inoltre ottimi percorsi per la mountain bike e offrono la possibilità di favolose traversate da un paese all’altro passando per le


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montagne: da Cropalati a Longobucco, da Paludi a Rossano solo per fare qualche esempio. Le stesse stradine, ma anche le praterie e i boschi della zona sommitale della Sila Greca, ben si adattano alle passeggiate a cavallo, mentre gli stretti sentieri delle valli paiono fatti apposta per rivitalizzare l’uso degli asini e muli, tradizionali mezzi di trasporto. Tutte le forre dell’area, in particolare quelle del Colognati, del Trionto, del Coserie, del Vurganivura, dell’Ortiano e del Laurenzana, offrono straordinarie possibilità per

il torrentismo. Infine sulla costa i fondali marini – ad esempio quelli antistanti Capo Trionto – si possono ammirare con lo snorkeling o le immersioni con le bombole per scoprire scogliere e praterie di posidonia, dove non è difficile incontrare ricciole, pesci spada, tonni, delfini e talvolta anche tartarughe. Non solo trekking dunque: qui la natura ricopre un ruolo di assoluta protagonista e offre all’appassionato di outdoor infinite possibilità di esplorazione, in un territorio magico e misterioso, tutto da scoprire. ■

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TREKKING NELLE TERRE JONICOSILANE Alcuni sentieri sono realizzati in modo da essere percorsi agevolmente, altri richiedono un certo grado di dimestichezza, noi in questo articolo ne suggeriamo alcuni, però, dove presente, bisogna seguire la segnaletica in uso nei sentieri, perché rappresenta uno strumento di grande aiuto per affrontare in sicurezza la escursioni. In basso: una delle numerose gole lungo il corso del Trionto; uno dei castagni monumentali di località Cozzo del Pesco; una cascata generata dal torrente Colognati.

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1° itinerario Da Longobucco alle gole del Trionto Località di partenza Ponte stradale sul Trionto, Longobucco Località di arrivo Gole del Trionto Difficoltà E Dislivello ×300 metri circa Tempo di percorrenza 3 ore Periodo consigliato Estate

2° itinerario Le cascate dei torrenti Cerasia e Colognati Località di partenza Chiesetta di S. Onofrio nella montagna di Rossano Località di arrivo Cascate del Cerasia Difficoltà EE Dislivello ×250 metri Ø50 metri Tempo di percorrenza 2 ore Periodo consigliato Primavera e estate

Da Longobucco si prenda la vecchia strada per Cropalati e la costa; subito dopo l’abitato si lascia l’auto prima del ponte sul Trionto. Descrizione: una via a sinistra del ponte scende sul greto del torrente, la si risale finché il paesaggio si fa più appagante e romantico, le anse del Trionto si susseguono, strette tra ripidi costoni, che scendono dai due opposti versanti, dove radicano lecci, roveri, cerri, pini e castagni. In molti punti l’alveo è ingombro di grandi massi, su uno dei quali alligna un incredibile pino che protende le sue radici nude sulla roccia in cerca della terra e dell’acqua. In alcuni punti occorre guadare da una riva all’altra. Tutt’intorno le pendici vallive sono particolarmente erose e solo nel tratto più alto diventano più strette e composte, formando piccoli tratti a canyon (diverse pozze invitano ad un bagno tonificante). Sono possibili anche sentieri che aggirano le anse e riportano sul greto. Ad un certo punto sulla sinistra si stacca un sentiero, che, passato accanto ad una sorgente, torna indietro a mezza costa, sbucando nella parte alta di Longobucco (può essere una buona alternativa per raggiungere la parte alta delle gole o per rientrare ad anello senza ripercorrere all’inverso la prima parte del greto). Più avanti si raggiunge un magnifico canyon, insuperabile se non con un lungo e faticoso aggiramento a monte. Siamo nel regno del granito silano, lucidato e levigato dall’azione delle acque. L’escursione può essere continuata a piacimento.

Da Rossano prendere la strada per la Sila, superato il bivio a destra per il Patirion, dopo circa 3 chilometri percorsi si oltrepassa una fontana sulla destra e si scende a sinistra nella Valle del Colognati (cartello con scritto “Sant’Onofrio”). Questi 6 chilometri, seppure percorribili, sono malmessi, soprattutto nell’ultimo tratto. La discesa nel bosco si fa più ripida, con una serie di tornanti e magnifiche vedute sulla valle. Raggiunta una radura con la graziosa chiesetta di Sant’Onofrio, sorta su un antico luogo di culto bizantino (fontana), si parcheggia per percorrere la stradina a fondo naturale che risale a mezza costa, lungo il corso del Colognati. Si guadano due fossi, poi dritti fino ad un bivio (la stradina a destra conduce ad uno stazzo con un bellissimo “pagliaru”, un antico rifugio di pastori), si guada un terzo fosso e si risale ripidamente, fino ad una selletta con le cosiddette Pietre Pizzute a destra, un belvedere a picco sulle gole del Colognati a sinistra. Una breve ma impegnativa digressione sulla sinistra (50 metri circa), nella scarpata sottostante la strada, accompagna l’escursionista alle prime cascate del Colognati, alte una ventina di metri. Fare attenzione per assenza di segnali e sentiero. Tornati sui propri passi si ridiscende lievemente guadando un quarto fosso proveniente dalla destra. Ora, dopo una breve salita e discesa, si incontra il fosso del Cerasìa (sempre proveniente dalla destra); da qui si può risalire il torrente lungo un labile camminamento posto sulla


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ESCURSIONI DA NON PERDERE

pendice di sinistra della valletta, che consente di aggirare l’alveo. Dopo occorre arrampicare su alcune pareti di roccia e aggirare nuovamente una zona impervia sulla sinistra, sino alla base delle alte cascate. Le frane in atto possono modificare con frequenza il percorso. Rientrati sulla stradina si può tornare indietro o continuare a risalire lungo la valle con ulteriori magnifici scorci (strettoie, anse, pozze, rapide, boschi). In questa zona affiorano tra i graniti, nascosti tra dirupi e una folta vegetazione, splendidi frammenti di una megabreccia rossastra, contenenti grandi esemplari di ammoniti, fossili del giurassico (località Torno). 3° itinerario I castagni giganti di Cozzo del Pesco Località di partenza Strada tra l’ex Monastero del Patirion (Rossano) e Sila Località di arrivo Cozzo del Pesco Difficoltà T Dislivello ×70 metri Tempo di percorrenza 0.30 ore Periodo consigliato tutto l’anno.

Da Rossano si prende la strada per il monastero italo-bizantino del Patirion e per l’Oasi dei Giganti di Cozzo del Pesco. Dopo il suggestivo luogo religioso, si prosegue lungo la strada sino a incontrare una deviazione sterrata sulla destra, contrassegnata da una baracca in legno e un cartello indicante l’oasi. Lasciata l’auto si imbocca a piedi la stradina, inoltrandosi nel bosco, tralasciando le deviazioni a destra, che scendono verso il fondovalle. In breve si giungerà alla base del bosco monumentale posto in pendio, che è composto da un centinaio di castagni plurisecolari, con un nucleo centrale composto da veri e propri colossi di un’età probabile di 800 anni, oltre a circa novanta aceri. Si può continuare a salire lungo la stradina o entrare liberamente nel bosco, visitando uno per uno i giganteschi castagni, alcuni dei quali possono ospitare diverse persone nel loro tronco cavo. Il sentiero si collega alla strada provinciale che porta in Sila, in prossimità del centro forestale della Finaita.

Oltre a quelli analiticamente descritti segnaliamo altri itinerari da non perdere. Monte Paleparto – L’articolata cima di monte Paleparto (m. 1481), massima elevazione della Sila Greca, può essere raggiunta grazie a tre diversi itinerari. Da Longobucco si segue la ripida stradina che passa da Pietragnizzita. Da Cropalati si sale in auto sino allo spartiacque tra le valli del Coserie e del Trionto: dove termina l’asfalto si prosegue a piedi verso i monti Iurentino e Iantrìnico. Da San Pietro in Angaro, una frazione alta di Longobucco, ci si incammina direttamente a piedi lungo la stradina che sale attraverso fitti boschi di pini. Cozzo Pica – Percorrendo la vecchia SS.177 da Rossano in direzione Paludi-Cropalati, si supera il ponte sul Colognati, aggirato un costone si sale a destra verso località Case Gennaro fino a Cozzo Minestria. Lasciata l’auto dove la strada piega a sinistra, si prende la sterrata che si stacca dritta all’esterno della curva (versante della valle del Colognati). Si sale a piedi lungo la stradina e superati alcuni bivi si guadagna il crinale che fa da spartiacque con la valle del torrente Otturi. Ci si immette sulla stradina che proviene da Paludi e che va a destra verso Cozzo Pica e prosegue per i bivi sommitali del Paleparto. Gole del Coserie e del Vulganera (“Vurganivura”) – Magnifico itinerario di torrentismo, occorre guadare e bagnarsi. Dalla Stazione dei Carabinieri di Cropalati si prende la strada che sale e poi scende verso il fondovalle del Coserie. Raggiunto il greto si attraversa il fiume e si risale il corso lungo una sterrata, sin dove è possibile; lasciata l’auto si prosegue liberamente a piedi lungo le bellissime ed articolate gole sino ad un impressionante canyon. Gole e le cascate del Laurenzana – Itinerario di torrentismo lungo e impegnativo. Da Bocchigliero prima della piazza principale (provenendo da Caloveto l’incrocio è riconoscibile perché vi è una statua della Madonna colorata), prendere la strada che scende verso il fondovalle del Laurenzana; raggiunto il fondovalle, risalire il corso in auto sin dove possibile e proseguire poi a piedi verso la cascata. Gole dell’Ortiano – Itinerario di torrentismo che si snoda lungo l’Ortiano. Provenendo da Camigliatello - Lago Cecita, lungo la ex SS.282 si supera il bivio per Campana e si prosegue verso Bocchigliero. Al km 5,9 dal bivio, prima di Bocchigliero, si devia a sinistra seguendo l’indicazione Chiesa di Ortiano, presso un villaggio semidistrutto dall’alluvione del 1973. Si piega a sinistra, ancora a sinistra, seguendo le indicazioni per Via Vigna Tagliata. Al successivo bivio, prendere a destra sino ad una casa, dove una stradina scende sul greto del torrente. Cozzo del Pupatolo – Dalla chiesetta della Fossiata, raggiungibile da Camigliatello Silano o dal lago Cecita, ci si incammina a piedi e si sale nel bosco di pini. Superata la strada asfaltata che dal bivio dopo la Fossiata porta a Longobucco, si piega a sinistra lungo una sterrata e poi al bivio si prende a destra sino al Cozzo del Pupatolo. Il Bosco del Patire – Tutt’intorno al monastero del Patire (Rossano) si estende un magnifico bosco di macchia mediterranea con sentieri per semplici passeggiate. Foce del Fiume Nicà – La foce del Fiume Nicà, nel comune di Cariati, è zona di sosta di uccelli acquatici. Foce del Fiume Trionto – La foce del Fiume Trionto, tra i comuni di Rossano e Crosia. 77


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SULLE ORME DEGLI E DEI

ITINERARI IN VIAGGIO

ENOTRII

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Centri fortificati, villaggi, muraglie, tombe e torri, testimonianze delle civiltĂ italiche degli Enotrii e dei Brettii, risalenti ai secc. XV-IV a.C., hanno resistito allo scorrere dei millenni arrivando sino ai nostri giorni, costituendo elementi di grandissimo pregio delle terre Jonicosilane nel Basso Jonio Cosentino.


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BRETTII

Il sito archeologico di Castiglione di Paludi, una delle testimonianze più significative della storia antica delle terre Jonicosilane. È probabile l’identificazione di questo centro fortificato con le città brettie di Kossa o Etas.

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che hanno occupato quest’area dal XV secolo al IV secolo a.C.: si tratta degli Enotrii e dei Brettii, due etnie italiche, quindi autoctone, che in oltre mille anni hanno costruito un’autonoma civiltà, detta della “Mesogaia” o della montagna, talora in conflitto, talaltra in pacifica coesistenza, con i Greci di Sibari e la civiltà del mare. I Brettii della Sibaritide hanno lasciato stupefacenti testimonianze della loro cultura: le ricostruzioni degli storici ipotizzano che questi fossero inizialmente subordinati ai Lucani, ma che nel 356 a.C. si siano ribellati acquisendo l’indipendenza e nominando Cosentia (l’attuale Cosenza) loro capitale. Iniziarono così a costruire fortificazioni militari, autentici capolavori di ingegneria che contribuirono a renderli un popolo temibile, in grado di attaccare e sconfiggere persino città della Magna Grecia come Terina, Thurii e Hipponion. Centri fortificati rinvenuti in varie località costituivano nell’insieme un sistema di controllo del territorio dotato di presidi posti vicino a corsi d’acqua, disposti su alture isolate difese in modo naturale e collegate visivamente. Insediamenti rurali (le fattorie) assicuravano invece preziose risorse alimentari attraverso agricoltura, silvicoltura e pastorizia. UESTO ITINERARIO CONDUCE ALLA SCOPERTA DI DUE POPOLI STRAORDINARI

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Su questa pagina: nonostante i quasi 2400 anni di età, il centro fortificato di Castiglione di Paludi mantiene ancora un pregevole stato di conservazione; la celebre tomba a camera di origine brettia, che è possibile visitare nelle vicinanze di Cariati in località Salto, raggiungibile tramite la statale 106; uno scorcio caratteristico del centro storico di Mandatoriccio.

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Castiglione di Paludi costituisce probabilmente il sito più spettacolare presente in Calabria, sia per l’estensione sia per la maestosità delle costruzioni. Venne edificato nel IV secolo a.C., e tra gli elementi che lo costituivano è oggi ancora possibile ammirare l’imponente cinta muraria e la grande porta est con le torri a pianta circolare. Numerose altre testimonianze di grande interesse sono sparse lungo l’itinerario; tra queste vi sono l’Altopiano delle “Muraglie” di Pietrapaola, la cinta muraria del sito di “Pruija” a Terravecchia e la tomba a camera di Cariati, che in particolare testimonia il livello di organizzazione e ricchezza, raggiunto dal popolo dei Brettii. Tali reperti, oltre a quelli rivenuti a Castiglione di Paludi, sono oggi esposti al Museo Archeologico di Sibari. Attraverso paesaggi incantevoli, ampie valli, fiumare e frutteti, si entra in contatto con centri abitati di grande interesse culturale come Cariati, Terravecchia, Scala Coeli, Mandatoriccio, Pietrapaola, Calopezzati, Paludi, Campana, Bocchigliero, Crosia, Cropalati, Longobucco e Rossano. L’ITINERARIO Località di partenza Cariati Località di arrivo Paludi Località intermedie e chilometraggio parziale Cariati – Terravecchia 10 km Terravecchia – Scala Coeli 12 km Scala Coeli – Mandatoriccio 11 km Mandatoriccio – Pietrapaola 26 km Pietrapaola – Calopezzati 18,5 km Calopezzati – Paludi 29 km Chilometraggio totale 106,5 km Come arrivare A.3 Salerno – Reggio Calabria, uscita Sibari, proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere sino a Cariati. Da Taranto seguire la SS.106 direzione Reggio Calabria. Da Cosenza A.3 Salerno – Reggio Calabria, direzione Napoli, uscita Sibari (direzione Taranto), proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere sino a Cariati. Da Crotone, la SS.106 fino a Cariati.

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Si parte da Marina di Cariati, centro sul mare che si estende su circa dieci chilometri di costa. Per via della folta prateria a Posidonia oceanica, la zona di mare antistante il paese è stata dichiarata Sito di Interesse Comunitario (SIC). Grazie alla particolare morfologia e ad un territorio in parte collinare, l’area è sempre stata un importante centro militare. All’interno del porto di Cariati Marina è possibile osservare all’opera i maestri d’ascia ancora in attività, mentre riparano o costruiscono barche da pesca utilizzando ancora oggi il legno proveniente dai boschi limitrofi. Procedendo verso sud-est sulla SS.106 in direzione di Reggio Calabria, appena fuori dal paese incontreremo un’indicazione per la “Tomba Brettia”. Dopo pochi minuti, seguendo la strada raggiungiamo una piccola area attrezzata, all’interno della quale sorge la famosa tomba a camera di origine brettia (la strada è asfaltata in tutta la sua lunghezza, a parte l’attraversamento del letto di un piccolo torrente che potrebbe rendere difficoltoso il passaggio durante il periodo invernale). Da non perdere il centro storico di Cariati interamente chiuso da possenti mura del XV secolo con torrioni a tronco di cono e poligonali e la bellissima Porta del Ponte Nuovo, grazie alla quale si accede al paese attraverso la via principale, che si dirama poi in tortuosi vicoli ricchi di edifici storici e chiese, come il Palazzo Vescovile, il Palazzo Vennari, la Cattedrale, la Chiesa degli Osservanti e quella della S.S. Trinità.

Da Cariati si seguono le indicazioni per Terravecchia, che si raggiunge, percorrendo la SS.108ter, dopo appena una decina di chilometri. Una volta a Terravecchia si continua a percorrere la statale fino ad incontrare l’indicazione per il “Parco Archeologico Pruija”, seguendo la quale costeggeremo il paese su Via San Giovanni. Mantenendosi sulla strada principale, si incontra uno slargo sulla destra e subito dopo si imbocca la strada (via Primo Maggio/strada comunale Terravecchia-Prato), che scende ad est verso le campagne. Dopo circa 900 metri si incontra una strada sulla sinistra con il fondo rivestito da pietre: imboccandola, in breve, si arriva ad un cancello sulla destra che delimita l’area archeologica di “Pruija”. Il Sito archeologico sorge su un’altura che domina la bassa valle e la foce del fiume Nicà, e al suo interno è possibile osservare un’imponente cinta muraria e i resti di una torre a base circolare di origine brettia. Ripercorrendo la strada all’inverso si torna a Terravecchia, dove tra le numerose attrattive segnaliamo l’Olmo della Libertà nella piazza principale, la torre di guardia del Cinquecento e la chiesetta rurale di Santa Maria. Da Terravecchia si riprende la SS.108ter in direzione di Scala Coeli, che si raggiunge dopo circa 12 chilometri. Il paese sorge a 370 metri di altitudine su una piccola collina che domina la media vallata del fiume Nicà. Il centro storico risale

➜ LA TOMBA A CAMERA DI CARIATI A Cariati, in località Salto, sorge una tomba tipica della cultura brettia, rinvenuta verso la fine degli anni Settanta del Novecento. Si tratta di una struttura seminterrata realizzata con blocchi di roccia sedimentaria ben lavorati e squadrati. La sepoltura era affrescata e probabilmente destinata ad ospitare un personaggio importante della comunità brettia del luogo. All’interno sono stati rinvenuti vari reperti, tra cui un’armatura di bronzo, vasellame, una brocca, i resti di una statua, diversi cinturoni e un prezioso diadema. La composizione di questo corredo fa supporre si trattasse di un guerriero di alto rango.

In basso: valle del torrente Coserie, visto dalla torre Nord di Castiglione di Paludi.


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➜ MUSEO ARCHEOLOGICO

DELLA SIBARITIDE E SCAVI Un itinerario sui popoli Brettio ed Enotrio non potrà considerarsi completo senza una visita al Museo Archeologico di Sibari. Qui sono conservati molti reperti rinvenuti durante gli scavi effettuati sui siti: in particolare due vetrine sono dedicate rispettivamente alla Tomba del Guerriero di Cariati e al sito di Castiglione di Paludi. Il Museo merita una visita anche per altre importanti collezioni, come quella sul popolo dei Romani. Per raggiungerlo, dalla Sila Greca basta immettersi sulla SS.106 in direzione Taranto e poco prima di Sibari seguire le indicazioni per il Museo Archeologico. Località Casa Bianca Sibari Contrada Casone 87011 Sibari – Frazione del comune Cassano Allo Jonio, CS Proprietà e gestione. Statale Tel. 0981.79391 / 2 www.retemuseale.provincia. cs.it Orari. Museo: 9:00/19:30 Scavi: 9:00/un’ora prima del tramonto Giorno di chiusura. Lunedì

➜ LA GROTTA DEL

PRINCIPE All’interno del paese di Pietrapaola si trova un’affascinante testimonianza di arte rupestre: la Grotta del Principe. Il sito si raggiunge direttamente dal centro abitato tramite una scalinata intagliata direttamente nella roccia della Rupe del Salvatore. Il nome probabilmente deriva dal fatto che, al contrario della maggior parte delle grotte che sorgono nelle vicinanze, questa è particolarmente grande e curata. È possibile individuare tre differenti ambienti, caratterizzati dalla presenza di aperture che sembrano finestre, nicchie e persino colonnine, capitelli e figure umane intagliate nella pietra.

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al Medioevo ed è ancora possibile vedere le antiche mura che un tempo proteggevano l’abitato. Meritano una visita anche la Chiesa della Beata Vergine del Carmelo e una grotta in località Castelluccio, nei pressi del paese, dove sono stati rinvenuti alcuni fossili marini ed una particolare scultura a forma di animale. Continuando a percorrere la statale SS.108ter, si prosegue l’itinerario verso ovest in direzione di Mandatoriccio. Dopo circa 6,5 chilometri si lascia la SS.108ter e si imbocca la SS.383 continuando a seguire le indicazioni per Mandatoriccio, che si raggiunge dopo altri 4 chilometri. Il comune offre la possibilità di compiere interessanti passeggiate naturalistiche, come quella che si snoda lungo un antico sentiero brettio e che porta alla sorgente di Cessia; oppure il sentiero della Montagnella, che offre una camminata rilassante tra pioppi e castagni e la suggestiva vista su Campana, Scala Coeli e Pietrapaola. Per gli appassionati di antichi mestieri, da non perdere una visita all’artigiano locale Vito Carlino in Via Nazionale 118, molto conosciuto, non solo in Italia, per la vasta produzione di pipe artigianali in erica della Sila. Seguendo la SS.205 si ritorna verso la costa dove, imboccando la SS.106 in direzione Rossano,

si incontrano le indicazioni per Pietrapaola, che si raggiunge percorrendo la SP.199. Appena si arriva in prossimità del mare si può ammirare sulla sinistra la Torre (o Castello) dell’Arso (comune di Mandatoriccio), una splendida struttura difensiva in pietra dell’XI secolo a base quadrata con le caratteristiche “facciate a vela”. Una volta sulla costa, si può fare anche una velocissima deviazione per visitare il borgo di San Morello, che si raggiunge in pochi minuti, immettendosi sulla SS.106 in direzione Reggio Calabria e seguendo le indicazioni per Scala Coeli/San Morello. Si tratta di un paesino molto caratteristico, che sorge su una piccola altura, dalla quale lo sguardo abbraccia tutta la costa e le località vicine. Terminata la visita, si torna indietro sulla SS.106 in direzione Taranto e si raggiunge Pietrapaola, paese che sorge su un territorio molto ricco dal punto di vista naturalistico e ben conservato. Abbondante è la vegetazione, dominano gli uliveti nelle vallate e sulla costa, pini, castagni e querce sulle alture, ed interessanti sono anche i torrenti Laurenzana e Acquaniti, oltre ai fondali marini di Posidonia oceanica. Il paese è dominato da due grandi rocce, la Timpa del Castello e la Rupe del Salvatore. Su quest’ultima sorge la “Grotta del Principe”, un bellissimo esempio di architettura rupestre. Tutto il territorio, sia dentro sia attorno al paese, è costellato da numerose grotte, scavate nelle arenarie e utilizzate in passato dai monaci bizantini.


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appunti di viaggio Da visitare infine le Muraglie di Annibale (un centro fortificato brettio del IV sec. a. C.), la tomba a camera in località Spinetta e la Chiesa Madre di S. Maria delle Grazie. Ripercorrendo la SP.199, si torna sulla statale 106 in direzione Rossano, e seguendo le indicazioni si raggiunge velocemente Calopezzati dopo circa 18 chilometri. Il territorio di Calopezzati si estende dalle pendici di Colle Sant’Elia sino al mare, mentre il centro abitato sorge su una zona collinare. Alcuni punti, come il Colle di Sant’Elia, sono particolarmente panoramici ed è possibile far spaziare lo sguardo sulle verdi campagne (chiamate “vigne”), sul mare e sul Trionto. Il centro storico offre molti luoghi di interesse come il Castello Feudale Giannone, il Convento dei Riformati, la Chiesa Matrice e la Chiesa dell’Addolorata. Fuori dal centro abitato si trovano invece la Chiesa della Madonna delle Grazie alle Vigne e interessanti siti naturalistici come i già nominati fondali di Posidonia oceanica, che sorgono sul tratto di mare antistante, e le dune di Camigliano, entrambi dichiarati Siti di Interesse Comunitario (SIC). Tornando nuovamente sulla Statale 106 in direzione Rossano, dopo circa 17 chilometri all’altezza di Contrada Amica, troviamo le indicazioni per Paludi, che si raggiunge dopo circa 11 chilometri. Lungo il percorso si incontra il centro abitato di Mirto, dove merita una visita il Castello, del XVII secolo. Paludi sorge a quota 430, il territorio è in gran parte boschivo e raggiunge i 961 metri di altitudine grazie alla vetta del Monte Scarborato. Poco fuori il centro abitato sorge il sito archeologico di Castiglione di Paludi, che si estende su una superficie di ben 35 ettari e costituisce la più importante testimonianza della presenza dei Brettii in Calabria. All’interno troviamo un Museo archeologico, una poderosa cinta muraria, torri e resti di villaggi in una cornice paesaggistica di grande pregio. Il sito sorge infatti su un altopiano che domina la vallata del torrente Coserie, l’area è completamente recintata, ed è possibile fare una rilassante passeggiata totalmente immersi nella storia e nella natura. ■

CALOPEZZATI ◗ Informazioni turistiche Municipio Via Sant’Antonio 10 – 87060 0983.47245 Fax. 098347868 comune-calopezzati@libero.it www.comune.calopezzati.cs.it Pro loco Via Sant’Antonio, 5 – 87060 0983.47245 Fax 0983.47868 prolococalopezzati@unplicalabria.it ◗ Da visitare Castello Giannone (informazioni utili a pagina 37), Convento dei Riformati, Chiesa dell’Addolorata, Dune di Camigliano CARIATI ◗ Informazioni turistiche Municipio Piazza F. Friozzi – 87062 0983.94021 Fax 0983.968248 segreteria.cariati@asmecert.it www.comune.cariati.cs.it Pro Loco Cariati Via Nazionale Stazione Ferroviaria 0983.91664 Fax 0983.91664 www.prolococariati.it ◗ Da visitare Tomba Brettia, Statale 106 loc. Salto CROSIA ◗ Informazioni turistiche Municipio Viale Sant’Andrea – 87060 Crosia (CS) 0983.485016 Fax. 0983.41052 crosia.cs@pec.comunedicrosia.it www.comunedicrosia.it Pro Loco Via Zumpano – 87060 Crosia prolococrosia@libero.it prolococrosia facebook ◗ Da visitare Castello Feudale, Loc. Mirto – Frazione del comune di Crosia (CS), centro storico, macchia della Bura MANDATORICCIO ◗ Informazioni turistiche Municipio Piazza Del Popolo 1- 87060 Mandatoriccio (CS)

0983.994009 Fax 0983.994626 www.comunedimandatoriccio.eu/ ◗ Da visitare Calabria Pipe – sig. Vito Carlino, Torre dell’Arso PALUDI ◗ Informazioni turistiche Municipio Via Giordano Bruno 46 - 87060 0983.62029 Fax 0983.62873 paludics@tiscali.it www.comunepaludi.it Pro loco Piazza Aldo Moro 87060 Paludi (CS) 0983 621418 prolocopaludi@virgilio.it ◗ Da visitare Parco Archeologico Castiglione di Paludi (informazioni utili a pagina 15) PIETRAPAOLA ◗ Informazioni turistiche Municipio Via Roma - 87060 Pietrapaola (CS) 0983.994013 Fax 0983.995873 protocollogenerale.pietrapaola@asmepec.it www.comunepietrapaola.it ◗ Da visitare Grotta del Principe – Loc. Rupe del Salvatore, Chiesa madre S.M. delle Grazie, Tomba a camera SCALA COELI ◗ Informazioni turistiche Municipio Via Provinciale 24 - 87060 Scala Coeli (CS) 0983.95013 Fax 0983.95336 www.comune.scalacoeli.cs.it ◗ Da visitare Chiesa Beata Vergine del Carmelo TERRAVECCHIA ◗ Informazioni turistiche Municipio Via Garibaldi 18 - 87060 0983.97013 Fax 0983.97197 www.comune.terravecchia.cs.it ◗ Da visitare Parco Archeologico Pruija di Terravecchia (informazioni utili a pagina 15)

Sulla pagina a lato: la celebre Torre dell’Arso di Mandatoriccio, costruzione difensiva di origine normanna. Su questa pagina, a fianco: uno scorcio del borgo antico di Cariati.

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SULLE ORME DEI

ITINERARI IN VIAGGIO

BIZANTINI

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Il Patirion di Rossano, Monastero di Santa Maria Odigitria, edificato a 600 metri di quota tra le alture della Sila Greca, è una delle più importanti testimonianze della cultura bizantina d’Italia.


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Le terre Jonicosilane e il Basso Jonio Cosentino sono stati per millenni crocevia di diverse popolazioni, civiltà e culture. Enotrii, Greci, Brettii, Romani, Bizantini, Normanni, Svevi, Saraceni, Francesi, Spagnoli e Austriaci hanno lasciato traccia della loro presenza, contribuendo a fare del territorio un vero e proprio museo a cielo aperto, attraverso il quale si può conoscere a fondo e apprezzare la storia del nostro bellissimo meridione.

G

RAZIE A QUESTO ITINERARIO È POSSIBILE OSSERVARE DA VICINO LE PIÙ IMPORTANTI TESTIMONIAN-

BIZANTINI, che occuparono la Sila Greca tra il VI e l’XI secolo e sotto il dominio dei quali alcune città vissero un periodo di grande splendore sociale, artistico e culturale. Rossano in particolare fu uno dei centri più importanti dell’impero di Bisanzio nel Mezzogiorno d’Italia, sia dal punto di vista strategico-militare, sia da quello politico, sia infine sotto l’aspetto artistico, tanto da meritarsi appellativi come “la Bizantina” o “la Ravenna del Sud”. ZE DEI

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➜ IL MUSEO DIOCESANO

Nel 2000 l’Arcivescovo Andrea Cassone inaugurò, presso un’ala del Palazzo Arcivescovile, il Museo d’Arte Sacra, precedentemente ospitato nei locali attigui alla Cattedrale. Il Museo occupa dieci sale tematiche ed espone numerose opere di assoluto rilievo, come uno specchio greco in bronzo del V secolo a.C., un ostensorio cesellato in stile gotico della fine del XV secolo, la tavola a fondo oro della Pietà, l’anello sigillare di San Nilo, risalente al XIII secolo e diverse antiche pergamene. L’opera certamente più nota conservata all’interno del museo rimane però il Codex Purpureus Rossanensis, un evangelario del VI secolo, con quindici miniature finemente decorate.

➜ IL PATIRION Immerso nelle montagne rossanesi, a 600 metri di altitudine, sorge il Monastero di Santa Maria del Patire, il cui nome deriva dal greco “patèr”, in segno di devozione al suo padre fondatore San Bartolomeo da Simeri. Si tratta di un cenobio greco-bizantino cosiddetto “basiliano”, risalente al XI-XII secolo, costruito grazie alle donazioni dei principi Normanni. La chiesa è una fusione degli stili architettonici bizantino, arabo e normanno e presenta tre absidi rivolte ad oriente. Molto belli i pavimenti a mosaico, in gran parte ancora visibili, che riproducono animali e motivi geometrici policromi, i colonnati e il tetto in legno.

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La città di Rossano, la “Bizantina”, svolse un ruolo fondamentale in ambito religioso, dal momento che durante tutto il Medioevo rappresentò il cuore della spiritualità grecocristiana. Alcune delle numerose chiese presenti sul territorio costituiscono magnifici esempi di arte bizantina, come la Cattedrale dell’Archiropita, con il sorprendente Codex Purpureus conservato nell’adiacente Museo del Palazzo Arcivescovile, la Chiesa di San Marco, la Chiesa della Panaghia e lo splendido Santuario del Patirion. L’itinerario si snoda attraverso un territorio ricco di aree particolarmente interessanti: oltre a Rossano si incontrano altri centri di origine bizantina come Cropalati, Caloveto e Pietrapaola, siti di particolare valenza storica come il Centro fortificato di Castiglione di Paludi, splendida testimonianza del popolo guerriero dei Brettii, grotte sacre occupate dai monaci durante il Medioevo e l’Oasi di Cozzo del Pesco con i suoi castagni monumentali e gli ombreggiati sentieri, in grado di regalare agli appassionati affascinanti passeggiate attraverso scenari indimenticabili. L’ITINERARIO Località di partenza Rossano Località di arrivo Caloveto Località intermedie e chilometraggio parziale Rossano – Paludi 15 km Paludi – Cropalati 11 km Cropalati – Caloveto 6 km Chilometraggio totale 32 Km Come arrivare A.3 Salerno – Reggio Calabria, uscita Sibari, proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere sino a Rossano. Da Taranto seguire la SS.106 direzione Reggio Calabria. Da Cosenza A.3 Salerno – Reggio Calabria, direzione Napoli, uscita Sibari (direzione Taranto), proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere sino a Rossano. Da Crotone, la SS.106 fino a Rossano.

Si parte da Rossano, città compresa tra Capo Trionto e il Torrente Cino. Rossano è il centro nevralgico di tutta la Sila Greca: è uno dei borghi più antichi e sicuramente tra i più rappresentativi dell’intera Calabria, custode di inestimabili tesori storico-artistici. Camminare e perdersi tra i suoi vicoli labirintici è una continua sorpresa, grazie agli innumerevoli palazzi nobiliari, le piazze, i conventi e le chiese nascoste dietro ogni angolo e sopra ogni altura. Da vedere assolutamente la Cattedrale dell’Assunta del XII secolo, con la Madonna dell’Archiropita, il vicino Palazzo Vescovile con il Museo Diocesano che custodisce il famoso Codex Purpureus (evangelario del VI secolo finemente decorato), le Chiese di San Marco, del Pilerio, della Panaghia, di San Domenico, di San Nilo, di San Bernardino. Interessanti anche il Museo Isabella de Rosis, l’affascinante Museo Amarelli, che, dal 2001, dedica le proprie sale alla storia della liquirizia più pregiata, la Torre Sant’Angelo dalla particolare architettura e il Faro Trionto. Tra le attrattive che sarebbe davvero un peccato perdere si colloca sicuramente il Monastero di Santa Maria del Patire (Patirion), splendida fusione architettonica degli stili bizantino, arabo e normanno. Durante tutto il Medioevo il Monastero fu tra i più importanti centri di religiosità greco-bizantina del meridione d’Italia,


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Sulla doppia pagina, in senso orario: antichi manoscritti conservati nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano; l’abitato di Caloveto, fondato da un gruppo di monaci in fuga dalle persecuzioni iconoclaste; Casino Tocci in località Vigne, a Calopezzati; l’icona dell’Achiropita all’interno della Chiesa Madre di Rossano; alcuni oggetti sacri conservati al Museo Diocesano di Rossano; il rigoglioso bosco di castagno di Cozzo del Pesco; il Museo di Arte Sacra di Caloveto; l’interno della chiesa di S. Maria del Pàtire a Rossano.

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Sopra: Rossano, grotte di Santa Maria delle Grazie e il mosaico del Patire. In basso in senso orario: il famoso Codex Purpureus, evangelario del VI secolo; il Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli; radura di Sant’Onofrio, nel torrente Colognati. Pagina a lato: particolare dell’ex Oratorio bizantino di San Marco, sempre a Rossano.

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in virtù della sua ricca biblioteca e del suo “scriptorium”, animati dall’instancabile, paziente e minuziosa opera di copiatura degli amanuensi, grazie ai quali sono arrivate a noi importantissime testimonianze della cultura classica greca e latina. Il Patirion è immerso nel cuore delle montagne rossanesi, una zona verde di grande pregio a poca distanza dall’affascinante Oasi di Cozzo del Pesco, dove è possibile ammirare ben 103 castagni di enormi dimensioni. Sempre nelle vicinanze di Rossano, si trovano diversi antichi “casini” o masserie come quello di Malavitano, Torre Pinta, Seggio, Crosetto, Martucci, Mazzei, Iti, Mascaro e Foresta, la valle del Colognati con le cascate e l’ex eremo di Sant’Onofrio, il torrente Celadi e le foreste Rossanesi, le grotte monastiche. Da Rossano, imboccando la SS.177 o da contrada Amica, si raggiunge velocemente Paludi. Il territorio di Paludi è prevalentemente boschivo e offre la possibilità di effettuare rilassanti pas-

seggiate all’aria aperta. Nel centro abitato meritano una visita la Chiesa di San Clemente, la Chiesa dell’Immacolata Concezione, la Chiesa della Madonna del Soccorso e la Chiesa di Sant’Antonio, mentre dal punto di vista naturalistico da segnalare sono il torrente Coserie, il vallone Sant’Elia e il Monte Scarbonato che raggiunge i 961 metri di altitudine. Ciò che rende unica una visita a Paludi è però il Centro Fortificato Brettio in località Castiglione, un’area di oltre 35 ettari dove poter ammirare le tracce più importanti di un grande popolo di guerrieri che, nel IV secolo a.C., abitò da protagonista queste terre. A distanza di millenni, restano perfettamente visibili i tratti principali dell’architettura della fortezza, tra i quali una cinta muraria di diverse decine di metri, alcune torri e un centro abitato. Durante la camminata all’ombra delle querce si può ammirare la sottostante vallata del Coserie e visitare il Museo Archeologico. Da Paludi, seguendo la SS.177 si raggiunge Cropalati dopo una decina di chilomentri.


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appunti di viaggio Cropalati sorge su un’altura fiancheggiata da due monti. Dai suoi 384 metri di altitudine, dominando la vallata del Trionto e quella del torrente Coserie, offre una splendida vista soprattutto da zone panoramiche, come quella di Cozzo della Cresta. Le sue origini bizantine fanno presumere che il nome derivi da “Kuropalates”, ovvero funzionario di Palazzo. Durante il Medioevo, la città conobbe un periodo di grande splendore, complice la posizione strategica tra Rossano e Longobucco, una via di commercio molto attiva fino agli anni ’50 del 1900. Inoltre la posizione geografica alle porte della Sila rendeva Cropalati punto nevralgico anche per le vie della transumanza, percorse dai pastori tra la pianura e la montagna. Sul territorio sono sparse anche testimonianze storiche della presenza di monaci eremiti, devoti di Sant’Antonio Abate, che vivevano all’interno di grotte arenacee. Durante il periodo feudale molte famiglie nobili si stabilirono nelle campagne del comune, che, nel 1811, divenne capoluogo mandamentale. Tra le opere artistiche di grande pregio segnaliamo la Chiesa Madre, la Chiesa di Santa Maria ad Gruttam, i ruderi del Castello e il Casino di Sant’Isidoro con la vicina chiesetta. Percorrendo la SS.531 si scende verso valle e si attraversa il Trionto per risalire sul versante opposto in direzione di Caloveto seguendo la SP.251. Caloveto sorge sul fianco destro della Valle del Trionto. Provenendo da Cropalati, si attraversa il fiume mediante uno stretto ponticello: fermarsi a contemplare dal basso l’intera vallata permette di cogliere perfettamente la bellezza e la maestosità di una fiumara. Caloveto, paese antico e ricco di storia, ebbe il primo insediamento nel IX secolo, quando un gruppo di monaci che fuggiva da persecuzioni iconoclaste vi si stabilì scavando un laborioso sistema di grotte tufacee che funsero da monastero di rito bizantino dove poter venerare il santo protettore, San Giovanni Calybita (da cui proviene il nome Caloveto). Le vie del centro storico offrono interessanti scorci tra chiese e caratteristici vicoli; da visitare la Chiesa Madre costruita nel ’300 per sostituire l’ormai non più

CALOVETO ◗ Informazioni turistiche Municipio Piazza dei Caduti – 87060 0983.63005 Fax 0983.63900 comunedicaloveto@virgilio.it www.comune.caloveto.cs.it ◗ Da visitare Chiesa di Sant’Antonio da Padova, Palazzo Mundo, Palazzo Pirillo, Cozzo Pupatolo, località brettia Cerasello, Museo d’arte sacra (informazioni utili a pagina 31) CROPALATI ◗ Informazioni turistiche Municipio Via Roma 86 – 87060 0983.61261 Fax 0983.61877 comune.cropalati.cs@asmepec.it www.comune.cropalati.cs.it ◗ Da visitare Cozzo della Cresta, Chiesa Madre, Chiesa di Santa Maria ad Gruttam, Castello, Casino di Sant’Isidoro PALUDI ◗ Informazioni turistiche Municipio Via Giordano Bruno 46 – 87060 0983.62029 Fax 0983.62873 protocollogenerale.paludi@asmepec.it / sindaco.paludi@asmepec.it

www.comunepaludi.it Pro Loco Piazza Aldo Moro 87060 Paludi (CS) prolocopaludi@virgilio.it ◗ Da visitare Chiesa della Madonna del Soccorso, Chiesa dell’Immacolata concezione, vallone Sant’Elia, Museo Parco Archeologico Castiglione di Paludi (informazioni utili a pagina 15) ROSSANO ◗ Informazioni turistiche Municipio Piazza Santi Anargiri – 87067 Tel. 0983.529408 Fax 0983.522164 segreteria@comune.rossano.cs.it www.comune.rossano.cs.it Pro loco Piazza Matteotti – 87067 Rossano (CS) 0983.030760 prolocorossano@hotmail.it www.prolocorossano.it ◗ Da visitare Cattedrale dell’Assunta, Torre Sant’Angelo, Monastero di Santa Maria del Patire, Oasi di Cozzo del Pesco, montagne rossanesi, Museo Diocesano (informazioni utili a pagina 25), Casa – Museo Isabella De Rosis (informazioni utili a pagina 31), Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli (informazioni utili a pagina 51)

➜ I GIGANTI DI

adatto Monastero, la Cappella di Sant’Antonio da Padova, il piccolo Museo di Arte Sacra e i palazzi nobiliari del periodo feudale come il Palazzo De Mundo, il Palazzo Pirelli, costruito sulle antiche grotte di San Giovanni e Palazzo Comite, con il cortile interno scavato nella roccia. Molto suggestiva una passeggiata sul Cozzo Pupatolo e una visita alle testimonianze brettie rinvenute in località Cerasello. Tracce della civiltà e della cultura bizantina si conservano anche a Pietrapaola, Calopezzati, Cariati e Campana. ■

COZZO DEL PESCO Sulle montagne sopra Rossano, intorno a quota 1000, si estende per circa 8 ettari l’Oasi del WWF di Cozzo del Pesco. L’intera area è dominata da magnifici castagni, alcuni dei quali (per l’esattezza centotre) assumono dimensioni colossali: diversi esemplari raggiungono gli otto metri di circonferenza e un’età di oltre 700 anni. La particolarità di questo castagneto risiede nel fatto che numerosi esemplari monumentali sono talmente vicini tra loro da doversi spartire la luce. Di norma, infatti, nei castagneti più antichi gli esemplari molto grandi tendono a isolarsi, mentre in quest’area, su una superficie di pochi ettari, si rinvengono centinaia di alberi giganteschi, uno a fianco all’altro, che rendono la passeggiata nel bosco un’esperienza più unica che rara.

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IL PAESAGGIO DISEGNATO DAL

ITINERARI IN VIAGGIO

L’itinerario lungo la Valle del Trionto rappresenta un caleidoscopio di sensazioni ed emozioni sempre diverse, straordinarie, da vivere in tutte le stagioni, in grado di svelare l’origine più antica di questo territorio e le sue innumerevoli bellezze naturalistiche. Il percorso non mancherà di toccare punti di particolare interesse storico-artistico, in modo da proiettare il visitatore nella più intima essenza della cultura del Basso Jonio Cosentino.

Uno scorcio suggestivo del Laurenzana, uno degli affluenti principali del Trionto.

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TRIONTO L’

ITINERARIO TURISTICO SI ALLONTANA DALLA COSTA

JONICA, risale la Valle del Trionto e i suoi affluenti, verso il lago Cecita nel cuore dell’altopiano della Sila (m 1150), per svelare l’emozione che trasmette l’ambiente incontaminato e di grande valenza naturalistica del Parco Nazionale della Sila, con splendide foreste e suggestivi paesaggi protesi verso la Sila Greca. Questo territorio, compreso tra la Piana di Sibari, la Sila Grande e l’Alto Crotonese, degrada verso la pianura costiera e il mare in una sequenza di colline e valli, ricoperte da secolari boschi di querce, castagni, pini, faggi e aceri, che consentono agli escursionisti emozioni profonde nel momento che, tra la vegetazione, si avvista un animale o, semplicemente, se ne avverte la presenza.

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➜ LE FIUMARE: DOCILI

E TURBOLENTE Questi corsi d’acqua, tipici della Calabria, sono caratterizzati da un corso essenzialmente breve, da un letto assai largo e ciottoloso, da acque impetuose, durante l’inverno e l’autunno, e da una scarsissima portata nonché da relativo moto placido per il resto dell’anno. Il tratto alto delle fiumare ha spesso caratteristiche non dissimili da un torrente alpino o appenninico, cosicché scorre spesso inforrato formando anche suggestive cascate e gole. Il Trionto, annoverato tra le fiumare più grandi d’Europa, ha in alcuni punti un letto largo più di un chilometro. La formazione di questi sistemi fluviali è anche legato alla particolarità geologica della Calabria, considerata un frammento della catena alpina, staccatosi, insieme alla Corsica e alla Sardegna prima (con la formazione del mar Ligure) e da sola successivamente (con la formazione del mar Tirreno), a seguito di un processo di deriva delle placche presenti nel Mediterraneo, iniziato circa 20 milioni di anni fa, fino alla conformazione attuale, raggiunta circa 2 milioni di anni fa.

Sulla doppia pagina, in senso orario: la Valle del Trionto presenta aspetti intermedi tra la macchia e la gariga mediterranea e le caratteristiche più tipiche della flora submontana; le vacche podoliche, varietà originaria dell’oriente asiatico; la processione del Corpus Domini a Longobucco; uno scorcio del centro storico di Bocchigliero; il bacino artificiale del Lago Cecita; il borgo antico di Campana conserva l’architettura tradizionale in pietra viva; l’abitato di Longobucco imbiancato dalla neve.

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Esemplari rari come il lupo appenninico, fuggevoli e in perenne lotta per la sopravvivenza nei freddi mesi invernali, restano nascosti nelle zone boschive agli occhi indiscreti degli escursionisti. Al verde delle foreste si contrappongono le immense distese di pietra delle fiumare, o “jumare”, che rappresentano una costante del paesaggio della Valle del Trionto: corsi d’acqua temporanei solitamente dall’aspetto molto tranquillo, ma che, nel periodo delle piogge, si gonfiano diventando irruenti, trasportando a valle grandi quantità di detriti. L’itinerario descritto è un invito alla scoperta di un inatteso tesoro di cultura, storia, arte e tradizioni, da ricercare nei piccoli borghi ricchi di storia, ognuno con le sue caratteristiche peculiari, le sue forme, i suoi sapori, i suoi odori e le sue genti. Crosia con il castello della frazione di Mirto, Cropalati e la lavorazione della ceramica, Longobucco noto per le miniere, i suoi tesori d’argento e il tradizionale telaio di legno per la fabbricazione dei tessuti, Bocchigliero dove l’acqua è protagonista con le sue cascate e torrenti, Campana e le sue misteriose pietre, Caloveto dove si colloca un piccolo ma interessante Museo di Arte Sacra. L’ITINERARIO Località di partenza Mirto Località di arrivo Fossiata Campana Località intermedie e chilometraggio parziale Mirto – Cropalati, 15 km Cropalati – Longobucco, 18 km Longobucco / Fossiata – Centro Visite Cupone 19 km Centro Visite Cupone – Bocchigliero 28 km Bocchigliero – Campana 20 km Chilometraggio totale 100 km Come arrivare A.3 Salerno – Reggio Calabria, uscita Sibari, proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere sino a Mirto. Da Taranto seguire la SS.106 direzione Reggio Calabria. Da Cosenza A.3 Salerno – Reggio Calabria, direzione Napoli,

uscita Sibari (direzione Taranto), proseguire sulla SS.534, svoltare a destra sulla SS.106 direzione Reggio Calabria, procedere sino a Mirto. Da Crotone, SS.106 fino a Mirto. Si parte da Mirto, estesa frazione di Crosia, che sorge sul mare tra il fiume Trionto e il torrente Fiumarella.


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Il mare antistante Mirto è un’area pregevole e ricca di turisti nel periodo estivo. Si tratta infatti di un Sito di Interesse Comunitario (SIC), Macchia della Bura, nato per salvaguardare l’ambiente costiero. Nei fondali antistanti si registra la presenza della Posidonia oceanica, una pianta acquatica molto importante alla base degli ecosistemi mediterranei. Da visitare la Torre di Santa Tecla, che sorge nelle immediate vicinanze sulla SS.106 in contrada Fiumarella, e il Castello, masseria fortificata del XVII secolo, in parte abbandonato, ma caratteristico e suggestivo. Presso Crosia (che si raggiunge percorrendo un tratto della SS.531 per Cropalati) da non perdere il casino Vota, la Chiesa di San Michele, la Chiesa della Madonna della Pietà (dal 1987 meta di pellegrinaggi di fedeli dovuti ad eventi mariani tuttora in fase di studio e accertamento) e il centro ARSSA – Agenzia Regionale Sviluppo e Servizi in Agricoltura, attrezzato per la gelsibachicoltura, di cui rappre-

senta una singolare e innovativa struttura di riferimento e supporto per il meridione d’Italia. Da Mirto-Crosia, seguendo la SS531 si raggiunge Cropalati dopo circa 15 chilometri. Il percorso che dalla costa si dirige verso Cropalati segue il letto del Trionto. In certi punti è possibile ammirare l’intera vallata, alta e maestosa, con le pietre bianche, quasi accecanti durante le lunghe e assolate giornate estive. Le pietre bianche calcaree appartengono alla formazione gessoso-solfifera Messiniana dell’Italia meridionale che, in alcuni punti, alimenta piccole sorgenti di acqua salata, come quella della località “Acquasalita”, lungo la SS.531, subito dopo il bivio per Crosia. Pare che quest’acqua dia un sapore speciale alla famosa sardella, prelibatezza della Sila Greca, e ai prodotti caseari dei pastori del luogo. Nei pressi di Cropalati si attraversa un ponte sul fiume che ci dà la possibilità di godere pienamente dell’affascinante paesaggio fluviale.

➜ IL CENTRO VISITE DI CUPONE Sorge nel cuore della Sila, sulle sponde del Lago Cecita, dove è possibile trascorrere intere giornate ad osservare gli animali all’interno delle aree faunistiche e a scoprire ogni aspetto dell’ambiente montano. Diverse sale del Centro Visite illustrano la ricca fauna del Parco e la caratteristiche degli alberi; vi è inoltre l’occasione di visitare l’orto botanico e un’antica segheria, con i macchinari perfettamente conservati e le grandi sale, che una volta divoravano enormi quantità di legname, proveniente dalle ricche foreste locali.

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In basso: al centro visite Cupone del Parco Nazionale della Sila si possono trovare numerosi reperti e percorsi didattici, che illustrano ai visitatori le tradizioni agricole e industriali dell’area, oltre agli antichi metodi di taglio e lavorazione del legname; struttura legata all’architettura militare, la torre di Santa Tecla venne costruita nella seconda metà del XVI secolo sull’altura prossima al torrente Fiumarella, nel comune di Crosia; le imponenti dimensioni della vallata del Trionto testimoniano la grande portata del corso d’acqua nei mesi invernali.

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Il centro abitato sorge su una piccola altura tra il Trionto e il torrente Coserie, entrambi ben visibili dal punto panoramico di Cozzo della Cresta. Nel periodo medioevale in queste zone si scavarono numerose grotte in arenaria, che venivano utilizzate dai monaci che diffusero il culto di S. Antonio Abate, e ancora visibili nelle vicinanze del centro abitato. Da visitare la Chiesa Madre di S. Maria Assunta del XII secolo, i resti del Castello feudale e del casino di Sant’Isidoro, mentre vicino al paese sorge la caratteristica chiesa di Santa Maria ad Gruttam. Il borgo di Cropalati è anche conosciuto e apprezzato per la lavorazione della ceramica, attività molto antica e tuttora fiorente. Da Cropalati si seguono le indicazioni per Longobucco, che si raggiunge dopo circa 19 km percorrendo la SS.177. Continuando a seguire l’alveo del Trionto (lungo il quale sorge un lanificio e vecchie centrali idroelettriche, di cui due sono tuttora in funzione), il paesaggio si fa più selvaggio, le vallate più ripide e la vegetazione più fitta. Gran parte del territorio di Longobucco, uno

dei più estesi della Calabria, rientra all’interno dei confini del Parco della Sila. Il centro abitato sorge a quota 788, alle pendici del monte Castello. La storia di questo paese è molto antica e indissolubilmente legata alle sue preziose miniere d’argento, sfruttate sin dall’epoca dei Romani. Longobucco è famosa anche per l’antica tradizione dei telai e sono presenti pregevoli esposizioni sull’arte tessile. Meritano poi certamente una visita la Chiesa Madre, dedicata a S. Maria Assunta, dove è possibile ammirare alcune delle opere d’arte sacra realizzate con l’argento delle locali miniere e l’antico portale con immagini apotropaiche scolpite nella pietra (calcare marnoso), la Torre Civica del XII secolo, adattata successivamente a campanile e rivestito da travertino locale, i numerosi palazzi nobiliari e il Museo dell’Artigianato Silano e della Difesa del Suolo. Alcuni luoghi del territorio sono legati alla storia dei briganti, come la già citata torre civica, dalla quale penzolavano le teste dei briganti giustiziati, la Pietra ra Gna Zita, dove si dice venne trovato un tesoro nascosto, il rifugio del brigante Palma e vari nascondigli da lui utilizzati. Continuando a salire in direzione della Sila, si raggiunge il Lago Cecita e il Centro Visite Cupone. Uscendo da Longobucco, si seguono le indicazioni per SP.255 La Fossiata/Bocchigliero. Dopo alcuni chilometri ci si ritrova nel cuore della Sila, con grandi alberi che costeggiano le strade in una cornice da racconti fiabeschi. Dopo circa 8 chilometri, e dopo aver attraversato il vallone Macrocioli, si incontra l’incrocio con la SP.255, proseguendo a destra si raggiungerà il bosco della Fossiata, e, dopo ancora circa 6 chilometri il Lago Cecita e il Centro Visite Cupone, al quale è il caso di dedicare un po’ di tempo. Qui sorge un’antica segheria visitabile, un orto botanico, aree faunistiche, dove è possibile osservare varie specie da vicino e un Museo dedicato agli animali, agli alberi e agli ambienti del Parco. Dal Centro Visite è inoltre possibile partire per splendide escursioni in diverse aree del Parco e scoprire siti particolarmente interessanti dal punto di vista naturalistico, come la Riserva di Gallopane, che si è meritata il titolo di Sito di Interesse Comunitario (SIC) e


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appunti di viaggio di Zona a Protezione Speciale (ZPS). Al suo interno è possibile trovare alcuni tra gli esemplari di pino laricio più imponenti della Sila. Lasciato il Centro Visite, si torna indietro sulla SP.255 e si seguono le indicazioni per Bocchigliero. Dopo circa 16 chilometri, si può fare una piccola deviazione di un paio di chilometri sulla SP.204 in direzione Campana. Si raggiungerà così la Riserva Biogenetica di Macchia della Giumenta – San Salvatore, un’altra area di elevato interesse naturalistico. Tornando indietro, si riprende la SP.255 in direzione di Bocchigliero, che si raggiunge dopo circa 12 chilometri. Il paese sorge su un rilievo montuoso intorno ai 1.000 metri di altitudine. Il comune è immerso nella Sila e il suo territorio è ricco di aree boscose: oltre alla Riserva di Macchia della Giumenta, merita sicuramente una visita il Bosco Basilicò, che ospita specie arboree di straordinarie dimensioni. Di grande valenza sono anche il torrente Laurenzana e le cascate del vallone Falconara e del torrente Basilicò. A Bocchigliero invece, oltre al centro storico di origine medioevale, da segnalare sono la Chiesa Madre, il Santuario della Madonna di Jesu, la Pinacoteca Comunale e il Museo dell’Agricoltura. Da Bocchigliero si imbocca la SS.282 in direzione Campana e dopo circa 17 chilometri si prende la SP.260 / SS.108ter, mediante la quale si raggiunge il comune. Il territorio di Campana, borgo dell’entroterra pre-silano, è molto eterogeneo, a quote variabili dai 200 ai 1000 metri. Il paese è attorniato da boschi e si presenta come un tipico borgo montano, con la Torre dell’Orologio che sovrasta le abitazioni. Sulla stessa piazza si affacciano la Chiesa di San Domenico, la Chiesa di S. Antonio e la Chiesa della Madonna delle Grazie. Da visitare l’antico centro storico, ormai quasi del tutto abbandonato, con la Chiesa Matrice e la Torre Campanaria di epoca normanna. Prima di ripartire è infine d’obbligo una sosta alle Pietre dell’Incavallicata, giganteschi massi alti diversi metri che raffigurano un elefante e le gambe di un guerriero. ■

BOCCHIGLIERO ◗ Informazioni turistiche Municipio Piazza Arento - 87060 0983.92001 Fax 0983.92242 info@comune.bocchigliero.cs.it bocchigliero.asmenet.it ◗ Da visitare Chiesa Madre, Santuario Madonna di Jesu, Pinacoteca comunale, Museo dell’Agricoltura, Riserva Naturale di Gallopane (informazioni utili a pagina 67), Riserva Biogenetica Macchia della Giumenta – San Salvatore (informazioni utili a pagina 67) CAMPANA ◗ Informazioni turistiche Municipio Piazza Parlamento - 87061 0983.93022 Fax 0983.937694 info@comune.campana.cs.it www.comune.campana.cs.it Pro Loco Via N.Ausilio, 11 - 87061 0983.93191 tolavia1@virgilio.it ◗ Da visitare Torre dell’orologio, Chiesa di San Domenico, Chiesa di Sant’Antonio, Chiesa Madonna delle Grazie, Torre campanaria, Pietre dell’Incavallicata CROPALATI ◗ Informazioni turistiche Municipio Via Roma 86 – 87060 0983.61261 Fax 0983.61877 comune.cropalati.cs@asmepec.it www.comune.cropalati.cs.it

◗ Da visitare Cozzo della Cresta, Chiesa Madre, Chiesa di Santa Maria ad Gruttam, Castello, Casino di Sant’Isidoro CROSIA ◗ Informazioni turistiche Municipio Viale Sant’Andrea – 87060 Crosia (CS) 0983.485016 Fax 0983.41052 crosia.cs@pec.comunedicrosia.it Pro Loco Via Zumpano – 87060 Crosia prolococrosia@libero.it prolococrosia facebook ◗ Da visitare Torre Santa Tecla, Castello di Mirto, Casino Vota, Chiesa di San Michele, Chiesa Madonna della Pietà, Chiesetta dell’Annunziata, Centro ARSSA – Centro Sperimentale Dimostrativo (informazioni utili a pagina 67) LONGOBUCCO ◗ Informazioni turistiche Municipio Via Mazzini 66 - 87066 0983.72505 Fax 0983.71071 affarigenerali@comune.longobucco.cs.it www.comune.longobucco.cs.it Pro Loco Via Boccuti 1 - 87066 Longobucco (CS) Tel. 0983.71048 ◗ Da visitare Miniere d’argento, Chiesa Madre, Casa del brigante Palma, Torre civica, Ecomuseo dell’Artigianato Silano e della Difesa del Suolo, Museo della ginestra (informazioni utili a pagina 31)

GAL Sila Greca - Basso Jonio Cosentino Viale Jonio di Mirto Crosia 96 89060 Mirto - Crosia (Cosenza) Tel. 0938/42062 www.galsilagreca.it segreteria@galsilagreca.it galsilagreca@alice.it

➜ LA POSIDONIA OCEANICA Questa pianta svolge una notevole azione nella protezione della linea di costa dall’erosione, ossigena le acque, costituisce un riparo per numerosi pesci e una vera e propria nursery per uova, larve, piccoli pesci e invertebrati. A differenza di un’alga, la Posidonia oceanica, essendo una pianta, è dotata di radici, fusto e foglie, e produce fiori e frutti. La sua presenza è indice di buono stato dell’ambiente: in tutti i Paesi europei del Mediterraneo, i tratti di costa ricchi di questa pianta sono stati dichiarati Siti di Interesse Comunitario (SIC).

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ARCO JONICO DELLA

SIBARITIDE CULLA DELLA CIVILTÀ Terre Jonicosilane nel Basso Jonio Cosentino Fin dall’antichità, le rocche della Sila Greca e le coste del Basso Jonio Cosentino costituirono centri di notevole importanza, tanto da attirare, nei secoli, l’interesse di Enotrii, Greci, Brettii, Bizantini, Normanni e del vate mondiale della letteratura, Omero. La necropoli di Piano Agretto, risalente all’Età del Ferro, e l’insediamento di Castiglione, entrambe nel territorio di Paludi, sono le più antiche testimonianze della presenza dell’uomo nel territorio. Pietrapaola, di probabile origine bizantina, è a tutt’oggi protagonista della storia con le sue Mura di Annibale. A Cariati, la tomba del guerriero ricorda la presenza brettia, mentre Bocchigliero, secondo alcune fonti, potrebbe corrispondere all’antica città brettia di Arento, la romana Bocchilierus. Cropalati fu probabilmente il Castrum Cropalatum frequentato prima dai Brettii e poi dai Romani, che gli diedero tale nome con funzione di controllo sulla via della transumanza Jonio-Sila. Longobucco, Scala Coeli, Campana, Crosia hanno addirittura natali mitologici. Longobucco, oltre che con le sue antiche miniere di argento, si lega al passato con la leggenda del demone Alibante (“Libante”), spirito di Polite, soldato di Ulisse, e che Scala Coeli sia stata fondata dall’eroe Filottete esule dalla guerra di Troia. Strabone nella sua “Geografia” afferma che l’eroe omerico contribuì allo sviluppo di alcuni villaggi brettii, tra cui l’epica Kalasarna, l’attuale Campana, mentre Crosia, posta strategicamente tra Sibari e Crotone, dovrebbe il suo nome alla moglie di Enea, Kreusia. Rossano, fondata dagli Enotri intorno all’XI secolo a.C., nota nell’età classica con il nome di Ruskiane, porto di Adriano e arsenale acheo, visse il suo momento d’oro in periodo bizantino, passando in seguito sotto le dominazioni normanna, angioina, aragonese, fino alla borbonica. Come Rossano, anche Calopezzati domina il panorama dall’alto della sua posizione ab-

barbicata, stretto intorno ai resti delle fortificazioni medioevali; in periodo feudale, la comunità si costituì intorno al Monastero di San Nicola, in seguito sostituito nella sua funzione sociale dal Castello, e a partire dal Cinquecento, il borgo da avamposto normanno divenne sede principesca dei signori locali, dai Sanseverino ai Giannone di Acri. Storia simile ebbe Caloveto, che fiorì nell’XI secolo intorno a un gruppo di monaci ameceti che decisero di costruire un edificio di culto in onore del santo Giovanni Calibyta. Mandatoriccio e Terravecchia furono le figlie più illustri del feudalesimo dell’Alto Medioevo: la prima si formò sul territorio della Baronia di Pietrapaola e sui possedimenti del Monastero di Sant’Angelo, di epoca normanna, continuando a crescere demograficamente per tutto il Settecento grazie all’immigrazione delle genti che fuggivano dalle scorribande costiere saracene. Terravecchia, invece, si sviluppò da un antico feudo, rientrando nei domini dei Borgia a metà Quattrocento, e dopo molti secoli di dominazione nobiliare, divenne comune indipendente nel 1923. Da questo territorio sono emersi due grandi personaggi; uno è “Bruno da Longobucco” (XIII sec.), padre della moderna chirurgia, l’altro è “San Nilo da Rossano” (X sec.), grande testimone del monachesimo ortodosso di matrice cattolica e fondatore dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata (RM). Ogni comune di questo territorio nasconde una storia unica e conserva segni di un passato difficile e orgoglioso, fatto di conflitti, vittorie, mitologia, fatica, emigrazione e legami saldi con la terra, che ne autenticarono il carattere e la bellezza.


aappppuunntti i ddi i vvi a i aggggi o io OSPITALITÀ OSPITALITÀ ALBERGHI ALBERGHI ◗ Hotel ◗ Hotel Renzini Renzini ViaVia Russi Russi 193193 Bocchigliero Bocchigliero (CS)(CS) � 0983.92015 � 0983.92015 ◗ Hotel ◗ Hotel Maria Maria Grazia Grazia Viale Viale della della Libertà Libertà Calopezzati Calopezzati (CS)(CS) � 0983.44033 � 0983.44033 hotelmariagrazia@libero.it hotelmariagrazia@libero.it www.hotelmariagrazia.com www.hotelmariagrazia.com ◗ Hotel ◗ Hotel Garden Garden ViaVia Nazionale Nazionale 135135 Mandatoriccio Mandatoriccio (CS)(CS) � 0983.995852 � 0983.995852 Cell.Cell. 333.6378804 333.6378804 info@hotelgardencalabria.com info@hotelgardencalabria.com www.hotelgardencalabria.com www.hotelgardencalabria.com ◗ Albergo ◗ Albergo Romano Romano ViaVia Risorgimento Risorgimento 9-13 9-13 Mirto Mirto Crosia Crosia (CS)(CS) � 0983.42135 � 0983.42135 info@albergo-romano.it info@albergo-romano.it www.albergo-romano.it www.albergo-romano.it ◗ Hotel ◗ Hotel Siesta Siesta Marina Marina ViaVia Firenze Firenze Pietrapaola Pietrapaola (CS)(CS) � 0983.90023 � 0983.90023 AZIENDE AZIENDE AGRITURISTICHE AGRITURISTICHE ◗ Tre ◗ Tre ariearie Acqua Acqua deldel Cariglio Cariglio ViaVia SanSan Rocco Rocco Contrada Contrada TreTre ArieArie Bocchigliero Bocchigliero (CS)(CS) � 0983.92006 � 0983.92006 ◗ Fattorie ◗ Fattorie Castelluccio Castelluccio Contrada Contrada Carigliti Carigliti Bocchigliero Bocchigliero (CS)(CS) � 0983.92676 � 0983.92676 Cell.Cell. 333.2499811 333.2499811 gelricca@libero.it gelricca@libero.it www.giovanniricca.it/castelluccio.htm www.giovanniricca.it/castelluccio.htm ◗ Il◗Contadino Il Contadino Località Località Vigne Vigne Calopezzati Calopezzati (CS)(CS) � 0983.47057 � 0983.47057 Cell.Cell. 348.4029219 348.4029219 info@agriturismoilcontadino.it info@agriturismoilcontadino.it www.agriturismoilcontadino.it www.agriturismoilcontadino.it ◗ Torre ◗ Torre Prato Prato Cornito Cornito Contrada Contrada Torre Torre Calopezzati Calopezzati (CS)(CS) � 0983.44155 � 0983.44155 Cell.Cell. 368.922984 368.922984 ◗ Il◗Maresciallo Il Maresciallo Contrada Contrada Villari Villari Cariati Cariati Marina Marina (CS)(CS) � 339.3503148 � 339.3503148 ilmaresciallo@yahoo.it ilmaresciallo@yahoo.it www.ilmaresciallo.it www.ilmaresciallo.it

◗ Al◗ Grande Al Grande Gelso Gelso Contrada Contrada Sant'Angelo Sant'Angelo Cariati Cariati (CS)(CS) � 0983.91562 � 0983.91562 Cell.Cell. 333.6568900 333.6568900 info@algrandegelso.com info@algrandegelso.com www.algrandegelso.com www.algrandegelso.com ◗ Al◗ rustico Al rustico Contrada Contrada Fiumarella Fiumarella Crosia Crosia (CS)(CS) � 0983.42339 � 0983.42339 comitecg@alice.it comitecg@alice.it www.ristorantealrustico.com www.ristorantealrustico.com ◗ Il◗Cappellano Il Cappellano Contrada Contrada Cappellano Cappellano Mandatoriccio Mandatoriccio (CS)(CS) � 0983.968519 � 0983.968519 info@ilcappellano.it info@ilcappellano.it www.ilcappellano.it www.ilcappellano.it ◗ Il◗Colle Il Colle degli degli UliviUlivi ViaVia deidei Mirtilli Mirtilli Mirto Mirto Crosia Crosia (CS)(CS) � 0983.42185 � 0983.42185 info@aziendavulcano.it info@aziendavulcano.it www.aziendavulcano.it www.aziendavulcano.it ◗ Colle ◗ Colle dell'Unna dell'Unna Contrada Contrada Unna Unna Paludi Paludi (CS)(CS) � 0983.62365 � 0983.62365 Cell.Cell. 339.4934152 339.4934152 info@colledellunna.com info@colledellunna.com www.colledellunna.com www.colledellunna.com ◗ Acquaniti ◗ Acquaniti Contrada Contrada Pontì Pontì Pietrapaola Pietrapaola (CS)(CS) � 0983.569121 � 0983.569121 Cell.Cell. 338.7521090 338.7521090 / 333.7848136 / 333.7848136 info@agricarli.it info@agricarli.it www.agricarli.it www.agricarli.it ◗ La◗ Corte La Corte dell'Angelo dell'Angelo Contrada Contrada Camigliano Camigliano Pietrapaola Pietrapaola (CS)(CS) � 0983.90153 � 0983.90153 info@lacortedellangelo.it info@lacortedellangelo.it www.agriturismolacortedellangelo.it www.agriturismolacortedellangelo.it ◗ Le◗ Colline Le Colline deldel Gelso Gelso Contrada Contrada Gelso Gelso Mazzei Mazzei Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.569136 � 0983.569136 info@lecollinedelgelso.com info@lecollinedelgelso.com www.lecollinedelgelso.com www.lecollinedelgelso.com ◗ Valanello ◗ Valanello Contrada Contrada Valanello Valanello Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.64092 � 0983.64092 msalvati3@yahoo.it msalvati3@yahoo.it www.agriturismovalanello.it www.agriturismovalanello.it ◗ Campo ◗ Campo antico antico Contrada Contrada Fossa Fossa Rossano Rossano (CS)(CS)

� 0983.569194 � 0983.569194 Cell.Cell. 392.3004970 392.3004970 info@campoantico.it info@campoantico.it www.campoantico.it www.campoantico.it ◗ Il◗Pucchietto Il Pucchietto Contrada Contrada Bucita Bucita Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.42012 � 0983.42012 Cell.Cell. 333.8713524 333.8713524 info@ilpucchietto.it info@ilpucchietto.it www.ilpucchietto.it www.ilpucchietto.it ◗ Trapesimi ◗ Trapesimi Contrada Contrada Amica Amica Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.64392 � 0983.64392 info@agriturismotrapesimi.it info@agriturismotrapesimi.it www.agriturismotrapesimi.it www.agriturismotrapesimi.it ◗ Il◗Giardino Il Giardino di Iti di Iti Contrada Contrada Amica Amica Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.64508 � 0983.64508 Cell.Cell. 360.237271 360.237271 info@giardinoiti.it info@giardinoiti.it www.giardinoiti.it www.giardinoiti.it ◗ Raggio ◗ Raggio di sole di sole Contrada Contrada Toscano Toscano Ioele Ioele Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.510202 � 0983.510202 Cell.Cell. 339.2271832 339.2271832 ◗ Malena ◗ Malena Contrada Contrada Malena Malena Rossano Rossano (CS)(CS) � 339.6056075 � 339.6056075 george@agriturismomalena.it george@agriturismomalena.it santagata.giorgio@libero.it santagata.giorgio@libero.it www.agriturismomalena.it www.agriturismomalena.it ◗ Cozzo ◗ Cozzo di Simari di Simari ViaVia Cozzo Cozzo di Simari di Simari Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.520896 � 0983.520896 Cell.Cell. 335.388065 335.388065 cozzodisimari@hotmail.com cozzodisimari@hotmail.com www.cozzodisimari.it www.cozzodisimari.it ◗ 4◗Stagioni 4 Stagioni Contrada Contrada Pantano Pantano Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.569026 � 0983.569026 quattrostagioni@tiscali.it quattrostagioni@tiscali.it www.agriturismoinitalia.com www.agriturismoinitalia.com ◗ Balanos ◗ Balanos Contrada Contrada Valano, Valano, Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.64244 � 0983.64244 Cell.Cell. 338.6169444 338.6169444 enrico.defalco@libero.it enrico.defalco@libero.it ◗ Oliva ◗ Oliva Grossa Grossa Contrada Contrada Amarelli Amarelli Rossano Rossano (CS)(CS) � 339.6104137 � 339.6104137 info@olivagrossa.it info@olivagrossa.it www.olivagrossa.it www.olivagrossa.it ◗ Le◗ Pisarre Le Pisarre Contrada Contrada Lacuna Lacuna Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.64498 � 0983.64498 Cell.Cell. 339.1995575 339.1995575 lepisarre@alice.it lepisarre@alice.it

www.webalice.it/lepisarre www.webalice.it/lepisarre ◗ Il◗Casino Il Casino deldel Tempo Tempo Perduto Perduto Contrada Contrada Pontì Pontì Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.511840 � 0983.511840 Cell.Cell. 333.8366946 333.8366946 ◗ Il◗Trappeto Il Trappeto Contrada Contrada Strigari Strigari 369369 Rossano Rossano (CS)(CS) � 339.1331214 � 339.1331214 Cell.Cell. 333.4755476 333.4755476 il.trappeto@gmail.com il.trappeto@gmail.com www.agriturismoiltrappeto.it www.agriturismoiltrappeto.it RESIDENZE RESIDENZE DI CAMPAGNA DI CAMPAGNA ◗ Il◗Casale Il Casale Le Tre Le Tre Volte Volte Contrada Contrada Foresta Foresta Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.569345 � 0983.569345 Cell.Cell. 338.1685329 338.1685329 info@letrevolte.it info@letrevolte.it www.letrevolte.it www.letrevolte.it ◗ La◗ Piana La Piana degli degli UliviUlivi Località Località Trapesimi Trapesimi Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.516445 � 0983.516445 Cell.Cell. 338.1747960 338.1747960 info@lapianadegliulivi.it info@lapianadegliulivi.it www.lapianadegliulivi.it www.lapianadegliulivi.it BEDBED & BREAKFAST & BREAKFAST ◗ Le◗ Torri Le Torri ViaVia XXXX Settembre Settembre Cariati Cariati Marina Marina (CS)(CS) � 0983.91201 � 0983.91201 Cell.Cell. 339.8304922 339.8304922 b&bletorri@libero.it b&bletorri@libero.it mariellatorchia@tiscali.it mariellatorchia@tiscali.it ◗ Mascambruno ◗ Mascambruno ViaVia G. Garibaldi G. Garibaldi 5959 Cariati Cariati (CS)(CS) � 0983.968734 � 0983.968734 Cell.Cell. 333.4045284 333.4045284 info@palazzomascambruno.it info@palazzomascambruno.it www.palazzomascambruno.it www.palazzomascambruno.it ◗ La◗ Campanara La Campanara ViaVia G. Mazzini G. Mazzini Longobucco Longobucco (CS)(CS) � 0983.72316 � 0983.72316 info@lacampanara.it info@lacampanara.it www.lacampanara.it www.lacampanara.it ◗ Casa ◗ Casa Solares Solares Casello Casello Mascaro Mascaro Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.569188/569847 � 0983.569188/569847 Cell.Cell. 331.5089269 331.5089269 info@casasolares.it info@casasolares.it www.casasolares.it www.casasolares.it ◗ Le◗ Macine Le Macine ViaVia G. di G. Vittorio, di Vittorio, Rossano Rossano (CS)(CS) � 0983.530337 � 0983.530337 admin@lemacine.info admin@lemacine.info lamacina@interfree.it lamacina@interfree.it www.lemacine.info www.lemacine.info

LA LAMONOGRAFIA MONOGRAFIATERRE TERREJONICOSILANE JONICOSILANE––BASSO BASSOJONIO JONIOCOSENTINO COSENTINO Direttore Direttore Responsabile: Responsabile: Italo Italo Clementi Clementi Caporedattore: Caporedattore: Enrico Enrico Bottino BottinoArtArt Director: Director: Francesca Francesca Massa, Massa, Stefano Stefano Roffo Roffo

Testi Testi di: di: Davide Davide Battaglia, Battaglia, Francesco Francesco Bevilacqua, Bevilacqua, Italo Italo Clementi, Clementi, Sara Sara Dalessio Dalessio Clementi, Clementi, Domenico Domenico Forciniti, Forciniti, Diego Diego Garassino, Garassino, Valeria Valeria Jannetti, Jannetti, Laura Laura Jelenkovich, Jelenkovich, Milena Milena Lombardo, Lombardo, Roberta Roberta Longo, Longo, Alfonso Alfonso Lucifredi, Lucifredi, Giovanni Giovanni Marino, Marino, Gabriele Gabriele Mastrilli, Mastrilli, Angela Angela Mauro. Mauro. Referenze Referenze fotografiche: fotografiche: Francesco Francesco Bevilacqua, Bevilacqua, Enrico Enrico Bottino, Bottino, Francesco Francesco Desimone, Desimone, Domenico Domenico Forciniti, Forciniti, Giovanni Giovanni Marino, Marino, Gabriele Gabriele Mastrilli, Mastrilli, Emanuele Emanuele Pisarra, Pisarra, Rosario Rosario Previtera, Previtera, Francesca Francesca Sciarra, Sciarra, GAL GAL SilaSila Greca. Greca. Cartine: Cartine: Daniela Daniela Blandino Blandino Clementi Clementi Editore Editore S.r.l.: S.r.l.: Corso Corso Torino, Torino, 24/3 24/3 - 16129 - 16129 Genova Genova - �- � 010.5701042 010.5701042 - Fax - Fax 010.5304378 010.5304378www.trekking.it www.trekking.ite-mail: e-mail: rivista@trekking.it rivista@trekking.it Associato Associato Unione Unione Stampa Stampa Periodica Periodica Italiana Italiana


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