LE MONOGRAFIE MULTIMEDIALI DEL
LUNGO LA FIUMARA TRIONTO ALONG THE RIVER TRIONTO
DAL MARE JONIO AL PARCO NAZIONALE DELLA SILA UN AFFASCINANTE VIAGGIO ATTRAVERSO UNA DELLE PIU’ GRANDI FIUMARE D’EUROPA DA PERCORRERE A PIEDI, A CAVALLO, IN MOUNTAIN BIKE. FROM THE IONIAN SEA TO THE NATIONAL PARK OF THE SILA A FASCINATING JOURNEY THROUGH ONE OF THE LARGEST RIVERS OF EUROPE, TO GO ALONG ON FOOT, ON HORSEBACK, BY MOUNTAIN BIKE.
LE ZONE INTERESSATE DAL TRIONTO
PRESENTAZIONE
PRESENTAZIONE
Le “Terre Jonicosilane” della Sila Greca, oltre a essere caratterizzate dall’azzurro cristallino del mare Jonio e dalle mille tonalità di verde di pinete, castagneti, uliveti e agrumeti, sono un territorio ricco di storia, di cultura, di tradizioni enogastronomiche, di evidenze geomorfologiche uniche al mondo, che può essere “vissuto” anche attraverso spettacolari percorsi naturalistici.
Le “Terre Jonicosilane” della Sila Greca, oltre a essere caratterizzate dall’azzurro cristallino del mare Jonio e dalle mille tonalità di verde di pinete, castagneti, uliveti e agrumeti, sono un territorio ricco di storia, di cultura, di tradizioni enogastronomiche, di evidenze geomorfologiche uniche al mondo, che può essere “vissuto” anche attraverso spettacolari percorsi naturalistici.
Uno di questi è certamente quello che si dipana lungo la fiumara Trionto e che vi proponiamo con quest’opera, realizzata con le risorse della Programmazione Comunitaria 2007/13, a sostegno della promozione turistica di questo nostro angolo di Calabria.
Uno di questi è certamente quello che si dipana lungo la fiumara Trionto e che vi proponiamo con quest’opera, realizzata con le risorse della Programmazione Comunitaria 2007/13, a sostegno della promozione turistica di questo nostro angolo di Calabria.
L’opera, coordinata dal Direttore del Gal, Francesco Rizzo, è stata amorevolmente e professionalmente curata, nel testo e nella regia audiovisiva, da Domenico Forciniti, grande conoscitore delle più intime pieghe del nostro territorio.
L’opera, coordinata dal Direttore del Gal, Francesco Rizzo, è stata amorevolmente e professionalmente curata, nel testo e nella regia audiovisiva, da Domenico Forciniti, grande conoscitore delle più intime pieghe del nostro territorio.
Essa, nell’evidenziare le bellezze naturalistiche della “grande vallata”, ne “scopre” gli angoli più suggestivi di storia e di cultura, ma anche di geomorfologia e di archeologia industriale e ne costituisce una vera e propria “guida” multimediale per quanti amano il trekking, la mountain bike, la passeggiata e cavallo, che vi troveranno anche utili indicazioni di ospitalità e di sapori enogastronomici della ruralità locale.
Essa, nell’evidenziare le bellezze naturalistiche della “grande vallata”, ne “scopre” gli angoli più suggestivi di storia e di cultura, ma anche di geomorfologia e di archeologia industriale e ne costituisce una vera e propria “guida” multimediale per quanti amano il trekking, la mountain bike, la passeggiata e cavallo, che vi troveranno anche utili indicazioni di ospitalità e di sapori enogastronomici della ruralità locale.
Ranieri Filippelli, Presidente
Ranieri Filippelli, Presidente
FOCE DEL TRIONTO
FARO DI CAPO TRIONTO, EDIFICATO NEL 1923
FARO DI CAPO TRIONTO, EDIFICIO DI GUARDIANIA
IN CAMMINO LUNGO LA FIUMARA TRIONTO, TRA LE PIÙ GRANDI DEL MEDITERRANEO, DALLA FOCE SUL MARE IONIO FINO AI PIANORI MONTANI DELLA SILA.
ON THE WAY ALONG THE RIVER TRIONTO, AMONG THE LARGEST IN THE MEDITERRANEAN SEA, FROM THE MOUTH OF THE IONIAN SEA TO THE PLAINS OF THE SILA MOUNTAIN.
Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito. Questa era l’idea del viaggio di Josè Saramago, raffinato e acuto letterato portoghese, premio nobel nel 1998. Proviamo a percorrere questa importante via d’acqua quale è il Trionto, con questo spirito, con i paesi, molto più giovani della fiumara, che ne impreziosiscono i suoi crinale e che estendono i propri confini sulle sue sponde: Crosia, Rossano, Calopezzati, Caloveto, Cropalati, Bocchigliero, Pietrapaola e Longobucco, sintesi di storie che hanno tante trame comuni, sociali, culturali, ma, soprattutto, una simbiosi cangiante con questo enorme serpente d’acqua e di pietre che trae le sue origini dalle alte propagini della Sila nord-orientale e che, dopo un tragitto di circa 40 Km, sfocia nel mare ionio, tra Crosia e Rossano. Terre Ionico Silane, appunto.
The journey never ends. Only travelers come to an end. And even these can extend in memory and narration. The journey never ends. When the traveler sat on the sand of the beach and said: “there is nothing else to see,” he knew that was not true. You need to see what you haven’t seen. You need to see again what you have already seen. You need to see in spring what you saw in summer. You need to see in day what you saw at night. You need to see with the Sun where the first time it rained, see the green, the ripe fruit, the stone that has changed place, the shadow that wasn’t there.We must retrace steps already done, to repeat them, and to paint alongside new ways. You have to start the trip again. All the time. The traveler returns immediately. This was the idea of the voyage of José Saramago, a sharp Portuguese writer, nobel prize in 1998. Let’s try to go through this major waterway that is Trionto, with this spirit, with the towns, much younger than the river, and that embellish its Ridge and extend their borders on its shores: Crosia, Rossano, Calopezzati, Caloveto, Cropalati, Bocchigliero, Pietrapaola, Longobucco, summaries of stories that have many social and cultural plots in common, but, above all, a shimmering symbiosis with this huge snake of water and stones that traces its origins from the high foothills of the north eastern Sila and that, after a route of about 40 Kilometers, empties into the Ionian Sea, between Crosia and Rossano. These are the Ionic Silane lands.
Un viaggio a ritroso, contro corrente, dal mare alla montagna, dalla foce, unica, alle sorgenti, tante, metafora degli uomini, unici nelle loro singolarità ma frutto di tanti intrecci, di tante esperienze, di casualità, di scelte, di opportunità, colte o non colte. Il delta del trionto, delimitato dagli ultimi e più bassi rilievi collinari della Foresta e della Verdesca, vere e proprie orografiche porte di ingresso della valle, e la linea di riva del mare ionio, zona di confine su cui interagiscono la forza del mare e quella del fiume, che quando si arma delle sue piene nei periodi invernali contende e reclama al mare spazi e fierezza, dove deposita il suo carico clastico e sabbioso. Oggi, ancora prevalentemente e fortunatamente agricolo, nel
A journey back, against the current, from the sea to the mountain, from the mouth, unic, to the sources, many, a men’s metaphor, unic in their singularity, but the result of many plots, of many experiences, of randomness, of choices, of opportunities, learned or not. The delta of the river Trionto, bordered by the latest and lowest hills of the forest, real input ports of orographic valley, and the shore line of the Ionian Sea, the border area where the power of the sea and the River interacts, that when it is full in winter months and claims the sea for spaces and pride where it deposits its clastic and sandy load. Today, still largely and fortunately agricultural, in the delta of the river Trionto, there is an eponymous lighthouse, a romantic figure, born
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LUNGO LA FIUMARA TRIONTO
ALONG THE RIVER TRIONTO
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SPLENDIDO ESEMPIO DI ARCHITETTURA RURALE: VILLA LABONIA, GIÀ DIMORA DE ROSIA
ITINERARI CICLABILI SULLE COLLINE
delta del Trionto spicca l’omonimo Faro, una figura romantica nata nel 1923, diroccato e ammantato di vegetazione spontanea, ma ancora integro nella struttura, cosi come l’edificio di servizio e di guardiania, potrebbe ritornare ad emanare nuova luce, non per i naviganti ormai dotati di altri mezzi per la navigazione, ma come patrimonio culturale e paesaggistico lungo le rotte del gusto, dell’enogastronomia, della cultura. Il decennio successivo alla realizzazione del faro, vide altre importanti opere di bonifica e presidio del territorio deltizio. La costruzione di tre casematte intorno al 1930, presìdi militari, una sulla verdesca e due sopra gli argini del fiume, appena a valle del ponte ferroviario e, soprattutto, il primo attraversamento stabile sul Trionto, opportunamente arginato a valle e a monte: il ponte sulla Strada Statale 106, parallelo e prossimo al ponte ferroviario di qualche decennio più vecchio, oggi sostituito dal nuovo, ma ancora suggestivo e collocabile in un contesto di fruizione tematico opportunamente concepito. Degna di menzione, come migliore panorama per uno sguardo sul delta del trionto fino al faro è sicuramente la collina della foresta, dove si trova uno splendido esempio di architettura rurale, oggi villa Labonia, già dimora De Rosis, dove i contrasti tra il piglio barocco dell’edificio e la sobrietà dura del mondo rurale e contadino trovano una sintesi nell’argilla rossa dei mattoni del corpo di fabbrica.
ALBERO MONUMENTALE NELLA VILLA COMUNALE DI CROSIA
LOCALITÀ STRANGE NEL TRIONTO
L’attraversamento delle fiumare fin dall’antichità, soprattutto nelle zone di delta, dove si trattava di attraversare distanze dell’ordine del km, 2 Km nel caso del Trionto, ha sempre rappresentato un grosso ostacolo, anche per civiltà maestre di tecniche costruttive, come i greci e, soprattutto, i romani. Il carattere impetuoso della fiumara, capace di sparire per diversi mesi per poi riempirsi d’acqua da argine ad argine nel giro di poche ore è una peculiarità che i fiumi non hanno, soprattutto quell’enorme carico di detriti grossolani che porta nel grembo. Il problema spesso si risolveva risalendo verso monte di qualche Km, fuori dall’area di delta ed in prossimità di restringimenti naturali e geologici dell’alveo. Anche per il Trionto è successo questo. Il guado che raccordava la viabilità da ovest ad est, già in età arcaica, per evidenze geologiche ed archeologiche, era collocato all’incirca all’altezza del bivio per Crosia, sull’attuale strada statale 531. In questo tratto di fiumara, con particolare riferimento alla località Strange, sulla sponda opposta, emerge qualcosa di straordinariamente 6
LUNGO LA FIUMARA TRIONTO
in 1923, lonely and covered by spontaneous vegetation, but still intact on the property. The service building and the security guard could also return to enact new light, not for the Mariners, who have now other means of navigation, but for a cultural heritage and a landscape along the routes of taste, wine, culture. The decade after the realization of the lighthouse saw other important remediation works and occupation of the Delta territory. Three pillboxes built around 1930, and occupied by the military are one in the green, and two above the banks of the River, just downstream of the railway bridge. The construction of the first permanent crossing over the Trionto, suitably dammed downstream and upstream from the bridge on state route 106, and parallel and next to the railway bridge a few decades older, is now replaced by the new one, but still charming and placed in a context of thematic use properly designed. Worthy of mention, as the best panorama for a view of the delta of the river Trionto up to the Lighthouse, is the Forest Hill. Here can find a splendid example of rural architecture, today Villa Labonia, already home of De Rosis, where the contrasts between the Baroque building catch and the sobriety of the rural and peasant world find a synthesis in the red clay bricks of the building. The crossing of rivers since ancient times, especially in the areas of the delta, where it was to cross even 2 Kilometers of distances in the case of the river Trionto, has always been a major obstacle also for the teachers of constructive techniques, like the Greeks and, above all, the Romans. The impetuous character of the river, able to disappear for several months and then fill with water from an embankment to another in just a few hours, is a peculiarity that rivers don’t have, especially for that huge load of coarse debris carries in its womb. The problem was often solved going upwards the mountain for a few kilometers out of the delta area and near the natural and geological narrowing of the channel. This is what happened for the river Trionto. The water passage that linked the road from West to East, already present in the archaic age, for geological and archaeological evidence, it was located approximately at the height of the crossword of Crosia, on the actual state route 531. In this part of the river, with particular reference to Strange location, on the opposite shore, something of extraordinarily important emerges ALONG THE RIVER TRIONTO
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ARCHITETTURE MILITARI DEL ‘ 400 E ‘ 500. TURRIAZZO, NEL COMUNE DI CROSIA
ARCHITETTURE MILITARI DEL ‘ 400 E ‘ 500. SANTA TECLA, NEL COMUNE DI CROSIA
LOCALITÀ ACQUASALÌTA SULLA SS 531, SALSE LUNGO IL TRIONTO, NEL COMUNE DI CALOPEZZATI
CONFLUENZA DEL LAURENZANA NEL MEDIO TRIONTO, ALL’ALTEZZA DEL PONTE TRA CROPALATI E CALOVETO
importante, tra gli eventi più clamorosi e poco conosciuti del mondo antico. Non è una testimonianza materiale imponente, non è un cataclisma naturale, ma una battaglia, uno scontro che influenzò notevolmente gli equilibri politico-militari ed il destino delle città della Magna Grecia lungo la costa ionica, da Taranto a Reggio Calabria, le città edificate dai coloni greci a partire dall’VIII secolo a.C.. Parliamo della mitica battaglia che molti storici ed archeologi collocano sulle rive del Trionto tra le affini città di Sibari e Crotone, nel 510 a.C. Edoardo Galeano, poeta, scrittori e giornalista sudamericano nella sua poesia “I Flauti”, ricorda così questa epica battaglia:
among the most important and little known events of the ancient world. This is not an impressive material witness, it’s not a natural cataclysm, but a battle, a clash that greatly influenced the political and military balance and the fate of the cities of Magna Greece along the Ionian coast, from Taranto to Reggio Calabria, the cities built by the Greek colonists from the beginning of the 8th century BC. We’re talking about the legendary battle that many historians and archaeologists situated on the banks of the river Trionto between the city of Sibari and Crotone in 510 BC. Edoardo Galeano, poet, writer and South American journalist, in his poem “The Flutes”, he remembers as the following this epic battle:
Ballare la vita, mangiare la vita: la città di Sibari, nel sud di quella che adesso chiamiamo Italia, era consacrata agli dei della musica e della buona tavola. Venticinque secoli fa, i sibariti vollero essere dei guerrieri, avevano sogni di conquista; e Sibari fu distrutta. Crotone, la città nemica, la cancellò dalla faccia della terra. Sulle rive del golfo di Taranto, ci fu la battaglia che sbaragliò l’esercito dei sibariti: la città di Sibari, educata alla musica, fu vinta dalla musica. Quando la cavalleria sibarita si lanciò all’attacco, i soldati di Crotone sguainarono i loro flauti. Allora l’aria cantò. I cavalli riconobbero la melodia, frenarono di colpo il galoppo, si alzarono sulle zampe e iniziarono a ballare. Non era il momento più opportuno, date le circostanze, ma i cavalli continuarono a ballare, com’erano abituati e piaceva a loro, mentre i cavalieri fuggivano e i flauti non smettevano di suonare.
Dance life, eat life: the city of Sibari, in the southern part of what we today call Italy, was consecrated to the gods of music and good food. Twenty-five centuries ago, the people from Sibari wanted to be Warriors, they had dreams of conquest; and Sibari was destroyed. Crotone, the enemy city, erased from the face of the Earth. On the shores of the Gulf of Taranto, there was the battle that defeated the army of Sibari: the city of Sibari, educated to music, was won by music. When the cavalry of Sibari attacked, the soldiers of Crotone drew their flutes. Then the air started singing. The horses knew the tune, they blocked all of sudden the gallop, arose on the legs and began to dance. It was not the appropriate time, under these circumstances, but the horses continued to dance, as they were accustomed to and liked, while the Knights fled and flutes didn’t stop playing.
Immaginiamola questa battaglia, magari seduti nella villa comunale di Crosia, ai margini di evidenze di necropoli greca, ideale tribuna privilegiata per seguirne le gesta e la tragica fine degli sconfitti. Ma Sibari, cercata per secoli, quando se ne ignorava la posizione nella piana, quando alcuni dubitarono addirittura della sua esistenza, venne portata alla luce circa un secolo fa. Da allora più volte si è spenta la luce, nonostante tanti sforzi, un luogo mai veramente centrale nelle politiche di protezione, di sviluppo e crescita del territorio. In questo tratto di fiumara, siamo a 5 km circa dalla costa, la presenta di torri difensive, come le torri del Giglio e Santa Tecla sul versante di Crosia e cozzo
Let’s imagine this battle, maybe sitting in the municipal villa of Crosia, on the fringes of the Greek necropolis, ideal privileged forum to follow the exploits and the tragic end of the defeated. But Sibari, hunted for centuries when its position in the plain was unaware and when someone even doubted of its existence, was brought to light nearly a century ago. Since then, the light was turned off several times, despite many efforts, a place never really central in security, development and growth policies of the territory. In this section of the river, at almost 5 Kilometers from the coast, the presence of defensive towers, like the Giglio and Santa Tecla tower on the Crosia slope and
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LUNGO LA FIUMARA TRIONTO
ALONG THE RIVER TRIONTO
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MURATURA LISTATA CON BLOCCHI DI ?????????
SORGENTE STORICA DI PUPIGLIONE
PAESAGGIO AGRARIO IN LOCALITÀ SANT’ISIDORO A CROPALATI
VASTISSIMA DISTESA ALLUVIONALE NEL TRIONTO AI PIEDI DI COZZO DRAGONARO E COZZO DELLA CRESTA
della Guardia sul versante di Rossano, ormai solo un rudere, ultimi baluardi interni della difesa dalle incursioni saracene, prelude ad un’area del trionto che coincide geologicamente con la presenza di formazioni saline, una lingua di terre che va da Rossano fino al crotonese, che a volte emerge, a volte emerge la prova della sua presenza: acqua salata che scaturisce dal terreno a riempire pozze, le cosiddette salse. La più evidente è quella che scaturisce appena sotto la scarpata della SS 531, a circa 2 km dal bivio per Crosia, in territorio di Calopezzati. Quest’area è stata fortemente presidiata militarmente dallo Stato, ancora fino agli anni ’60 del secolo scorso, per la presenza del sale. Sul crinale che va da Crosia alla Liboia, in territorio di Caloveto, è ancora presente un piccolo posto di Guardia. Queste piccole sorgenti saline hanno rappresentato uno degli elementi di base della cucina tradizionale di tutte le comunità del Trionto, per i pastori, utili per la trasformazione del latte, per le massaie, per la preparazione dei cibi da conservare, sardella, olive ed altre vivande. Ancora oggi se ne fa un uso abbondante nella cucina tipica.
cozzo della Guardia on the slope of Rossano (now only a ruin), the last internal bulwarks of defense from Saracen raids, preludes an area of the river Trionto. This geologically coincides with the presence of saline formations, a tongue of land stretching from Rossano up to the Crotone area, where the proves of its presence sometimes emerges: salt water that flows from the ground to fill pools, known as “salse”. The most obvious is the one that arises just below the escarpment of the state route 531, at about 2 km from the crossroad to Crosia, in the Calopezzati territory. This area was heavily occupied militarily by the Government, even up to the 60’s of the last century, due to the presence of salt. On the ridge that goes from Crosia to Liboia, in the territory of Caloveto, there is still a small guard post. These small saline sources represented one of the basic elements of the traditional cuisine of all the communities around the river Trionto, for pastors, useful for the processing of milk, for housewives, for the preparation of foods to preserve, fish, olives and other food: used still nowadays in abundant in for local typical use.
In quest’area, inoltre, è presente un tipo di calcare, detto di base, associato alla formazione gessoso-solfifera e salina, il cui destino, fino agli anni ’60 era quello di produrre calce, come fece la Montecatini, per molti anni. Le evidenze di questo calcare, dal colore bianco lucente, sono particolarmente marcate nei dintorni di Caloveto e Cropalati, una roccia spesso usata come pietra ornamentale. In prossimità del ponte sul Trionto tra Cropalati e Caloveto, il paesaggio cambia improvvisamente; lasciamo verso valle ciò che ci ha accompagnato fino ad ora, ossia le dolci e ondulate colline argillose, i cui pigmenti colorati e refrattari, impreziosiscono la tradizione artistica delle ceramiche di Cropalati, ed iniziamo a guardare un paesaggio più aspro verso monte. Qui cambia la geologia della valle, iniziano ad affiorare le radici della Calabria, quel basamento di rocce cristalline e metamorfiche, graniti e filladi prevalentemente, testimoni di una migrazione, iniziata circa 7 milioni di anni fa, quando un frammento di catena alpina, si staccò dal dominio alpino ed iniziò a spostarsi, per le spinte tettoniche dovute alla formazione del mar Tirreno, migrando verso sud-est ed incastrandosi in quel dominio carbonatico oggi rappresentato dal massiccio del Pollino e dalle catene carbonatiche siciliane. Nella valle del Trionto si leggono pagine importanti di questo libro, la genesi di questa storia e della sua evoluzione, ancora in corso. Quest’area è un crocevia dove
In this area, there is also a type of limestone, called basic, bound to the chalky-sulphury area formation and salina, whose fate, until the 60’s was to produce lime, as the Montecatini did for many years. The evidence of this limestone, shining white, is particularly marked around the towns of Caloveto and Cropalati, a rock often used as an ornamental stone. Near the bridge over the river Trionto, between Cropalati and Caloveto, the landscape suddenly changes. Let’s leave towards the Valley what accompanied us until now, that is the gentle rolling hills and clay, whose pigments and refractories colorful enrich the artistic tradition of ceramics of Cropalati, and let’s begin to look to a more rugged landscape towards the mountain. Here the geology of the valley changes. The roots of Calabria begin to emerge, that stand of crystalline and metamorphic rocks, mostly granite and phyllites, witnesses of a migration, which began about 7 million years ago, when a fragment of the Alpine chain, broke away from the Alpine domain and began to move, to tectonic forces due to the formation of the Tyrrhenian Sea, migrating to the Southeast and fitting in that domain today represented by the massif Pollino mountain and by the Sicilian carbonate chains. In the Valley of the river Trionto, you can read the pages of this book, the genesis of this story and its evolution, still ongoing. This area is a crossroad where several ways intersect and depart, mainly rural, which allow us
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LUNGO LA FIUMARA TRIONTO
ALONG THE RIVER TRIONTO
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IL TRIONTO TRA IL PONTE DE MANCO E QUELLO DI ORTIANO
ANTICHI RESTI DI TURBINE NELLA VETUSTA CENTRALE IDROELETTRICA DI PUNTADURA
SISTEMA DELLE CONDOTTE PER L’ACQUA DELLA CENTRALE IDROELETTRICA DI CAMPITELLA
si intersecano e dipartono numerose vie, prevalentemente rurali, che ci permettono di penetrare nell’anima le terre ionicosilane, una rete fitta di camminamenti, lungo i fiumi, a mezza costa, di crinale, che collegano agrumeti, oliveti, vigneti, orti, saline, prati, pascoli, interconnessioni con i sistemi idrografici vicini, come i torrenti Cino, Coseria, Colognati, Celadi, Fiumarella, Acquaniti, Arso e fino al fiume Nicà, tratturi e tracce della trasmumanza, impreziositi da importanti aree archeologiche, come la città fortificata brettia di Castiglione di Paludi, le Muragie di Annibale a Pietrapaola e il Cerasello a Caloveto, Pruja di Terravecchia, le tombe monumentali a camera di cozzo del Salto a Cariati e di cozzo Spinetta nel Laurenzana, affluente del Trionto. Le monumentali testimonianze dell’architettura rurale, con le masserie o casini, molte dotate di pittoresche cappelle, sorgenti d’acqua, preziosissime quanto rare nei terreni argillosi, ingabbiate e convogliate da secoli di utilizzo e lavoro nei campi.
to penetrate the soul of the “ionicosilane” lands. It is a dense network of pathways along the rivers, halfway up of Ridge, between citrus orchards, olive groves, vineyards, orchards, marshes, meadows, pastures, interconnections with the near river systems, such as Cino torrent, Coseria torrent, Colognati torrent, Celadi torrent, Fiumarella torrent, and Acquaniti torrent, Arso torrent, and up to the river Nicà, tracks and traces of transhumance, embellished with important archaeological areas, as the fortified city of brettia of Castiglione di Paludi, the Muragie of Annibale a Pietrapaola and the Cerasello of Caloveto to Pruja of Terravecchia, the monumental chamber tombs of cozzo del Salto in Cariati and of cozzo Spinetta in Laurenzana, tributary of the river Trionto. The monumental examples of rural architecture, with farms or rural houses, many equipped with quaint chapels, water sources, precious as rare clay soils, caged and conveyed by the use and the work in the fields since centuries.
In quest’area mediana della fiumara, intorno ai centri di Cropalati e Caloveto, in continuità con Rossano e Pietrapaola, inizia a respirarsi un’area contemplativa e mistica: sono i luoghi dove la presenza del monachesimo Bizantino ha lasciato le tracce più evidenti, grotte scavate nell’arenaria come veri e propri rifugi per esuli, asceti, anacoreti, eremiti e santi, ma anche , successivamente, rifugio per briganti e riparo per pastori. Il luogo che maggiormente rappresenta questo periodo storico- religioso è, senza dubbio, l’eremo di santa Maria ad Gruttam nel comune di Cropalati, le cui pareti conservano un’icona bizantina rappresentante la Madonna con il Bambino, anche se, alcuni studi recenti rendono verosimile l’ipotesi della presenza del monachesimo armeno nell’opera della grotta. In quest’area mediana della fiumara, ancora, zona di confluenza nel Trionto del torrente Laurenzana, il letto della fiumara racchiude una superficie di circa 9 Kmq, una distesa infinita di pietre, una vetrina geologica di quello che sta a monte, una superficie riflettente su cui si specchia cozzo Dragonaro, fiero guardiano di conglometrato rossastro poligenico, gemello di cozzo della Cresta sopra Cropalati, che sovente rilasciano enormi pezzi dei propri fianchi a decorare il fluire del Trionto verso il mare. Questa distesa infinita di pietre conserva e coltiva un bene prezioso di cui sentiremo parlare molto di più nel prossimo futuro: un enorme serbatoio d’acqua, alimentato direttamente dal fluire della fiumara, che si estende per diverse centinaia di metri di profondità. Quando si dice: non si direbbe, ma le cose complesse vanno osservate con lentezza
In this median area of river, around the center city of Cropalati and Caloveto, in continuity with Rossano and Pietrapaola, you can begin to breathe a contemplative and mystical area. These are the places where the presence of Byzantine monasticism has left most obvious tracks, caves carved in the sandstone like real shelters for exiles, anchorites, hermits, ascetics and saints, but also, thereafter, a refuge for brigands and shelter for shepherds. The place that best represents this historical-religious period is, with no doubt, the Hermitage of Santa Maria “ad Gruttam” in the municipality of Cropalati, whose walls preserve a Byzantine icon that represent the Madonna and child, even if, some recent studies make likely the hypothesis of the presence of Armenian monasticism in the works of the cave. In this median area of the river, still area of confluence in the river Trionto of the Laurenzana torrent, the bed of the river encloses an area of about 9 square kilometers. This is a never-ending expanse of stone, a geological showcase of what is upstream, a reflective surface that reflects cozzo Dragonaro, proud guardian of reddish polygenic conglomerate, twin of cozzo Ridge over Cropalati, which usually release huge pieces of their hips to decorate the flowing the river Trionto towards the sea. This infinite expanse of stones, preserves and cultivates a precious asset to hear much more in the near future: a huge water reservoir, powered directly by the flow of the river, which extends for several hundred meters deep. When someone says: “you wouldn’t say, but complex things must be ob-
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LUNGO LA FIUMARA TRIONTO
ALONG THE RIVER TRIONTO
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CHIESETTA RURALE NELLA LOCALITÀ SANT’ISIDORO
CHIESETTA DI SANTA MARIA A CALOVETO
e profondità, per capirne la loro semplicità.
EREMO DI SANTA MARIA AD GRUTTAM NEI PRESSI DI CROPALATI
ICÒNA RAFFIGURANTE LA MADONNA CON IL BAMBINO
PUNTADURA, CHIESA DI SANTA MARIA DELLA MERCEDE
Ai piedi di Cozzo Dragonaro, in località torre Menta del comune di Cropalati, incontriamo la più bassa di una serie di centraline idroelettriche, che a visto la vallata del Trionto luogo fiorente nell’affermare nel primo decennio del 1900 quella cultura produttiva e di evidente innovazione tecnologica per la produzione di energia che si affermava in Italia. Se ne contano cinque lungo il Trionto: torre Menta, Puntadura, Castellace, Sullacca e Campitella, appena sotto l’abitato di Lungobucco. Qui i concetti complessi della fisica, energia potenziale, gravità, energia cinetica, quantità di moto, diventarono pragmaticamente reali, un pescaggio dell’acqua a monte, un dislivello che aumenta con la distanza, una vasca di accumulo, una condotta forzata che scarica l’acqua sulla turbina idraulica. Le opere idrauliche furono avviate in quel decennio dalle famiglie longobucchesi Via-Aurea. Dopo alcuni decenni di abbandono, due di queste sono ritornate a funzionare, Sullacca e Campitella. Tutte hanno ancora i vecchi corredi industriali, abbandonati, che chiedono un restauro e magari una rete museale sulla civiltà industriale del Trionto. Persino Norman Duoglas, l’ultimo dei grandi viaggiatori del grand Tour, nel suo peregrinare nella Calabria tra il 1907 e il 1911, passando e sostando a Lungobucco, ebbe meraviglia quando notò che anche i quartieri periferici fossero decentemente illuminati da pubblica luce. L’acqua non alimentava sole le centraline idroelettriche, ma anche una serie di mulini dislocati lungo tutto il fiume quasi fino alla foce, e un lanificio, il cui edificio e ancora tutto in piedi, ammantato di vegetazione riparia, appena sotto l’abitato di Longobucco, testimonianza dell’antica capacità di questo popolo, nell’arte dei tessuti di fibre vegetali e animali, un’arte che ha diffuso in tutta la valle ed oltre. Ma c’è una traccia che dobbiamo riprendere nel tratto medio del Trionto, per ritornare a Longobucco: stiamo parlando delle chiese lungo la fiumara, o di quello che resta di esse, che hanno accompagnato per secoli i tanti viandanti che percorrevano il fiume, dal mare verso la montagna e viceversa, quando un rifugio sicuro poteva significare ristoro, ma anche riparo da intemperie, umane e naturali. Costruite prevalentemente tra il XII ed il XVI secolo, alcune vere e proprie testimonianze del monachesimo basiliano, sovente avevano anche l’eremita per l’accoglienza. Iniziamo questo Cammino dalla chiesetta nella contrada Sant’ Isidoro di Cropalati, appena sotto il ponte sul Trionto 14
LUNGO LA FIUMARA TRIONTO
served with slowness and deepness, to understand their simplicity. At the foot of Cozzo Dragonaro, in the location of Menta of the municipality of Cropalati, you can meet the lowest of a series of hydroelectric units, which saw the valley of the river Trionto as a thriving place in the first decade of 1900. That culture production and an apparent technological innovation for energy production was stated in Italy. You can count five of them along the river Trionto: Tower Menta, Puntadura, Castellace, Sullacca and Campitella, just below the village of Lungobucco. The complex concepts of physics, potential energy, kinetic energy, gravity, momentum, will here became real, a draught of water upstream, a disparity that increases the distance, a storage tank, a penstock which downloads water on the water turbine. The hydraulic works were initiated in that decade by the families of Longobucco “Via-Aurea”. After several decades of neglect, two of these have returned to work: Sullacca and Campitella. All of them still have the old abandoned industrial kits, seeking restoration and perhaps a museum network on the industrial civilization of the river Trionto area. Even Norman Douglas, the last of the great travelers of the grand Tour, in his wanderings in Calabria between 1907 and 1911, passing and stopping at Longobucco, had wonder when he noticed that the suburbs were decently lighted by public lights. The water wasn’t only feeding the hydrogeological unit, but also a series of mills spread throughout the river almost to the mouth, and a wool factory, whose building was still standing, cloaked with covering vegetation, just below the village of Longobucco, testimony to the ancient ability of this people, in the art of the tissues of plant and animal fibers, an art that has spread throughout the Valley and beyond. There is a track that we should resume in the middle of the river Trionto, to return to Longobucco: we are talking about the churches along the river, or what remains of them, which have accompanied for centuries many wayfarers on the river, from the sea to the mountains and vice versa, when a safe refuge could mean restore, but also shelter from bad weather and human raids. Mainly built between the 12th and 16th century, some real testimonials of the Brazilian monasticism, have referred that there was often a hermit for the reception. Let’s begin this journey from the chapel in trada S. Isidoro of Cropalati, just below the bridge on the river Trionto and in its left bank, surrounded by a ALONG THE RIVER TRIONTO
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RUDERI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA AD NIVES, LOCALITÀ SCALE
RUDERI DI SANT’ANTONIO DA PADOVA FRAMMENTI DI ANTICHE PIATTAFORME CARBONATICHE
IL PONTE SUL TRIONTO (1890) ANTICO LANIFICIO APPENA FUORI LONGOBUCCO
e in sua sinistra idrografica, immersa in un vastissimo agrumeto, un’area rurale con un’imponente casale centenario.
huge orchard, a rural area with an impressive centenary farmhouse.
Specularmente a questa, in destra idrografica ed in comune di Caloveto, luogo in cui si realizza un’antichissima fiera, detta del Ponte, è localizzata una piccola cappella, dedicata a San Giovanni Calibita. Appena sopra questa cappella, si diparte una pista che si inerpica sulle rocce e che conduce in località Sant’Antonio di Caloveto, lungo la quale, oltre ad un panorama di struggente bellezza sulla bassa e sull’alta fiumara, si incontrano una serie di piccole cappelle ed una chiesetta dedicata alla madonna, a testimoniare l’importanza di Caloveto nella cultura del monachesimo bizantino.
To reverse this, in the right bank and in the municipality of Caloveto, place where an ancient trade fair takes place, known as bridge, a small chapel dedicated to San Giovanni Calibita. Just above this Chapel, a track begins to climb on the rocks and leads in the location of Sant’Antonio in Caloveto, along which, in addition to a landscape of poignant beauty on the lower and higher part of the river, you can meet a small number of chapels and a church dedicated to our Holy Mary, to testify the importance of Caloveto in the culture of Byzantine monasticism.
Lungo la strada statale 177, tra il destro e il bivio per ortiano, dopo una breve discesa verso il fiume si arriva alla località Puntadura. Qui troviamo la chiesa di Santa Maria della Mercede, del XV secolo, vicina alla centralina idroelettrica, un pò più a valle. La chiesa, in discrete condizioni di conservazione, è protetta a monte da una spalla rocciosa di grossi strati calcarenitici, molto resistenti all’erosione, che danno il nome al luogo, dove si svolge, ogni settembre, la centenaria fiera di Puntadura, si intravedono ancora gli stazzi per il ricovero degli animali. Qui il mondo rurale e artigiano, la civiltà contadina, tirava fuori l’anima, la fatica, la sobrietà di una vita magari povera ma dignitosa, austera. L’intera vallata esplodeva di sapori, colori e musica, era un richiamo per tutti i paesi delle terre ionicosilane. Ritornando sulla strada per Longobucco e facendo poche centinaia di metri, sulla destra ci troviamo circondati da un emiciclo roccioso rossastro, avulso dalla trama geologica del luogo. Stiamo parlando di olistoliti, corpi esotici, , blocchi di antiche piattaforme carbonatiche che, per terremoti o frane, si sono staccate dal resto e sprofondate negli abissi del mare, inglobati in altri tipi di sedimenti, di mare profondo appunto. Ma questa è una storia di decine di milioni di anni fa. La località si chiama “a Carcara”, ed il nome allude all’utilizzo di questa roccia carbonatica per la produzione della calce. Girando gli occhi oltre il fiume, qui si intravede lo scheletro della vecchia centralina idroelettrica di Castellace, ancora leggibile nei suoi tratti essenziali. Lasciandoci a sinistra il bivio per Ortiano, si arriva alla località Scale, dove, appena sotto il tracciato stradale, su una piccola radura che si affaccia sul Trionto, tro16
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Along the state route 177, between the right and the crossroad to Ortiano, after a brief descent to the river you arrive to the town of Puntadura. Here you will find the Church of Santa Maria of Mercede, dated 15th century, near the hydroelectric unit, a little further downstream. The Church, in discrete storage conditions, is protected upstream by a rocky shoulder of large layers of limestone, very resistant to erosion, which gives its name to the place, and where, in each September, the centuries-old fair of Puntadura takes place, you can still see the pens for lodging the animals. Here the rural and artisan world along with the peasant, pulled out the soul, the fatigue, the sobriety of a life maybe poor but dignified, austere. The whole valley explodes of flavors, colors and music, and was a call for all the towns of the “ionicosilane” lands. Back on the road to Longobucco and walking for a few hundred meters, on the right you are surrounded by a reddish and rocky Chamber detached from geological texture of the place. We are talking about “olistoliti”, exotic bodies, blocks of ancient carbonate platforms that, earthquakes or landslides detached them from the rest and sink into the abyss of the sea, incorporated into other types of sediments of deep sea. But this is a story about tens of millions of years ago. The site is called “a Carcara”, and the name alludes to the use of this carbonate rock for lime production. Turning the eyes across the River, here you can see the skeleton of the old hydroelectric unit of Castellace, still readable in its essential features. Leaving on the left the crossroad to Ortiano, you arrive in the location of Scale, where, just below the road route, on a small clearing overlooking the river Trionto, we find the ruins of the Church of Santa Maria ALONG THE RIVER TRIONTO
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VIA DELLE MINIERE NEL TORRENTE MANNA A LONGOBUCCO
GALLERIA DI MINIERA
CASTAGNI NEL MACROCIOLI
IL PONTE SUL TRIONTO (1890)
ALBERO MONUMENTALE NEL BOSCO DI GALLOPANE
viamo i ruderi della chiesetta di Santa Maria ad Nives, probabile dipendenza montana dell’abbazia di Santa Maria di La Mione di località Manco, un pò più a valle. Appena dopo aver attraversato il ponte sul Trionto sulla vecchia statale 177, costruito nel 1890, maestosa opera arcuata di laterizi e blocchi di granito, che congiunge due contrafforti granitici naturali, preludio alle gole dell’alto Trionto, e prima di entrare nel borgo di Longobucco, sulla sinistra una stradine di poche decine di metri ci porta alla chiesa di Sant’Antonio Abate, costruita su uno sperone granitico che sporge sospeso sul Trionto. Quì basta alzare gli occhi e vedere le guglie rocciose di Pietragnazzìta, ma non solo, un luogo di storie, eventi, leggende e credenze popolari. In questo tratto di fiumara, non è sufficiente girarsi una sola volta a 360 gradi per capire e carpire evidenze che agli occhi dei tanti passano inosservate; bisogna girarsi lentamente e più volte. Qui si toccano due mondi geologici completamente differenti. Il primo, di origine magmatico e metamorfico, le radici della Calabria di cui si è detto, che risale al carbonifero-permiano dell’era paleozoica, con un’età delle rocce che va dai 350 ai 250 milioni di anni, che ritroviamo a monte di Longobucco e per tutta la Sila. Il secondo, di origine sedimentario, che risale al giurassico dell’era mesozoica, con un’età delle rocce che va da circa 180 a 130 milioni di anni, che si sovrappone al primo e che si segue sulla SS 177 dalla località Santa Brigida verso valle per oltre 10 Km. Il primo dei mondi geologici citati, conteneva nel suo grembo già i motivi della nascita di questo di questo borgo. La ricchezza mineraria di Longobucco è dovuta proprio ai processi di differenziazione chimico-fisica dei metalli e minerali, allorquando una massa magmatica fusa inizia a solidificarsi sotto la superficie terreste, quello che è accaduto alla Sila, appunto. La galena, o galanza, un solfuro di piombo che si forma in questo contesto, contiene in piccole percentuali un metallo prezioso, l’argento, che molto probabilmente già sibariti, brettii e romani, conoscevano e coltivavano nell’area dell’alto Trionto. Sicuramente i Normanni, come attesta un diploma del 1197 dell’imperatore Enrico VI di Svevia, padre del più famoso Federico II, con il quale concedeva ad un certo Pietro di Livonia, suo familiare, il governo delle miniere di “Longiburgi”. L’arte mineraria di Longobucco era sicuramente nota all’abate Gioacchino da Fiore, che nei primi anni del 1200 venne da San Giovanni in Fiore a commissionare personalmente i suoi calici e arredi sacri. Sono anni questi in cui questa terra diede i natali a Bruno da 18
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of Nives, likely mountain dependency of the Abbey of Santa Maria of La Mione in the location of Manco, a little further downstream. After crossing the bridge over the river Trionto on old state route 177, built in 1890, majestic curved work of bricks and blocks of granite, which connects two natural granite counters, prelude to the upper part of the gorges of the river Trionto, and before entering the town of Longobucco, on the left a ten meters of street, leads you to the Church of Sant’Antonio Abate. This was built on a granite outcrop protruding suspended on the river Trionto. If you lift your eyes you can see the rocky spires of “Pietragnazzìta”, but not only. This is a place of stories, events, legends and popular beliefs. In this stretch of the river, it is not enough to turn around once in 360 degrees to understand and seize evidence that in the eyes of many are unnoticed : you have to turn around slowly and repeatedly. Here you can touch two completely different geological worlds. The first ones are, of magmatic and metamorphic origins, the roots of Calabria of which was said, dating back to the Carboniferous-Permian period of the Paleozoic era, with a rock age ranging from 350 to 250 million years, which are found upstream of Longobucco and in all the Sila. The second, of sedimentary in origin, dating back to the Jurassic period of the Mesozoic era, with a rock age ranging from around 180 to 130 million years, which overlaps the first and that you can follow on the state route 177 from Saint Brigida towards the valley for over 10 km. The first of the geological worlds mentioned, already contained in its womb the reasons for the birth of this of this village. . The mining wealth of Longobucco is due precisely to the processes of chemical-physical separation of metals and minerals, where a mass of molten magma begins to solidify under the terrestrial surface: this is what happened to the Sila area. “Galena”, or “galanza”, a lead sulfide formed in this context, contains small percentages of a precious metal, silver, which most likely already the people from Sibari, “brettii” and Romans knew and grew in the higher area of the river Trionto. Certainly the Normans, as a diploma of the 1197 attested by Emperor Henry VI, Duke of Swabia, father of the more famous Federico II, who granted Pietro di Livonia, his family member, the Government of the mines of “Longiburgi”. The mining art of Longobucco was definitely known to Abbot Gioacchino da Fiore, who in the early 1200 ALONG THE RIVER TRIONTO
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PUNTO DI RISTORO SULLA SILA NORMAN DOUGLAS
L’ABATE GIOACCHINO DA FIORE
MONDO RURALE NEL TRIONTO
Longobucco, padre fondatore della chirurgia moderna e maestro europeo. L’attività mineraria è sostanzialmente finita alla fine del 1700, ma non il suo mondo, le memorie, la cultura, le suggestive vallate del Manna e del Macrocioli, quello scrigno geologico che ha generato e sostenuto oltre 2500 anni di storia nella valle del trionto. Il profumo della Sila è ormai davanti a noi, la vallata del Macrocioli, dai cui graniti scaturiscono tra le migliori e copiose acque sorgive, dove gli ultimi profumi marini si mescolano ai primi profumi silani, si danno il cambio, a colle dell’Esca, valico di paesaggio. I Castagni, gli alberi da frutto, gli orti ricamati, la gialla ginestra del Macrocioli, cedono il passo alle distese di pini e abeti dell’acrocoro silano, che presenta da subito le sue ricche credenziali: Cerviolo, Fossiata e Bosco di Gallopane, a pochi Km da lago Cecita.
MASSERIA FILIPPELLI LOCALITÀ STRANGE,
ATTREZZI DEL MONDO RURALE NEL TRIONTO (FIERA DEL PONTE, CALOVETO)
Ci piacerebbe immaginare un incontro ideale lungo questi cammini, tra due personaggi completamente diversi e vissuti l’uno a distanza di settecento anni dall’altro. L’abate Gioacchino, figura complessa, il cui pensiero ha influito pesantemente sulla cultura del suo tempo e che continua ad esercitare un fascino sublime, non solo sui temi religiosi, che si recò a Longobucco da San Giovanni, lungo il sentiero Jermano, Cerviolo, Colle dell’Esca, Macrocioli. L’altro, Norman Douglas, eccentrico e colto scrittore e viaggiatore europeo, trekker ante litteram, che ci ha lasciato tra le più belle pagine scritte sulla Calabria, autore di Old Calabria, che arrivò a Longobucco da Acri, lungo il cammino Croce di Greca, piani di Verace, gole del Trionto, e che proseguì per San Giovanni in Fiore sullo stesso cammino dell’abate. Ci piacerebbe vederli chiacchierare, magari sul valico di colle dell’Esca, l’uno alla fine e l’altro all’inizio del cammino, a scambiarsi impressioni, sensazioni e pensieri, sul viaggio, sulla natura umana, sul sapere e sulla conoscenza, o mentre si ristorano, adagiati su qualche grossa pietra di granito silano, sorseggiando del buon vino intorno a qualche buona pietanza jonicosilana. Il loro viaggio, nella diversità, è durato tutta la vita e continua nella storia. Come nella storia si ripescano le origini della saporita, colorita e variegata tradizione enogastronomica dei paesi del Trionto e delle terre ionicosilane, frutto di quella mescolanza di razze che nell’arco di tanti secoli si sono avvicendate nel dominio delle terre Calabre. Enotri, greci o italioti, brettii, romani, greci bizantini, 20
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came to San Giovanni in Fiore to personally commission his holy chalices and vestments. These years are the ones in which this earth gave birth to Bruno from Longobucco, founding father of modern surgery and European master.
The mining activity finished substantially at the end of 1700, but not its world, its memories, its culture, and its picturesque valleys of Manna and Macrocioli, that the geologic casket that generated and sustained over 2500 years of history in the Trionto valley. The scent of the Sila is now beyond us, the valley of the Macrocioli, from which the best granites and abundant spring waters arise, where the last marine scents mix to the first ones of the Sila, and they change, up to the “Esca”, a landscape pass. The chestnut trees, the fruit trees, the orchards, the yellow broom flower of Macrocioli, give the way to stretches of pines and fir trees of the highlands of the Sila, which soon presents its rich credentials: Cerviolo, Fossiata and Gallopane forest, at a few kilometers from Lake Cecita.
I PRODOTTO GASTRONOMICI DEL MONDO RURALE NEL TRIONTO
We’d like to imagine an ideal meeting place along these paths, between two completely different characters who lived one at a distance of seven hundred years from another. One is the abbot Gioacchino, a complex figure, whose thought influenced heavily the culture of his time, and continues today to exercise a sublime charm, not only on religious themes. He went to Longobucco from San Giovanni, along the path of Jermano, Cerviolo, Colle dell’Esca, and Macrocioli. The other one, Norman Douglas, eccentric and cultured European traveler, trekker “ante litteram”, left us one of the most beautiful pages written about Calabria, and author of Old Calabria. He arrived in Longobucco from the town of Acri, along the way of Croce of Greca, the Verace plains, the gorges of the river Trionto, and continued to San Giovanni in Fiore on the same path of the abbot. We’d love to see them chat, maybe on the pass of Colle dell’Esca, the one at the end and the other at the beginning of their walk, to exchange impressions, sensations and thoughts, about the journey, about human nature, about knowledge, or while they restore, perched on some big granite stone of the Sila, sipping good wine around some good “jonicosilana” dish. Their travel, in their diversity, lasted a lifetime, and continues in the story. ALONG THE RIVER TRIONTO
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ARGILLE LUNGO IL TRIONTO
normanni, arabi, spagnoli ed altre più brevi ed effimeri presenze. Il fluire di questa storia ha lasciato, tra l’altro, un patrimonio culinario che ancora oggi rappresenta la base alimentare della dieta mediterranea di questo territorio, molto apprezzata dai turisti nelle numerose trattorie tipiche e agriturismi sparsi nei centri storici e nelle campagne. Il fluire di questo passato ci ha lasciato uno spirito ed un animo ospitale che, tra molte difficoltà, emerge comunque e ovunque. Questo rende agevole e gradevole viaggiare, dormire e mangiare nei paesi e nel territorio ionicosilano. Ora ci chiediamo, se questi luoghi, questi sprazzi di storia, questa fiumara, queste pietre, le riconosciamo come l’anima della nostra terra, quale cammino bisogna intraprendere per riappropriarcene, per riconoscerle, per un rapporto più sano e proficuo? Quale strada bisogna percorrere e, soprattutto, a quale velocità bisogna percorrere questa strada, che non è solo fisica ma mentale, per aggregare la nostra cultura, il nostro patrimonio al concetto di crescita?
LATERIZI E AI RAFFINATI PRODOTTI DELLA CERAMICA ARTISTICA DI CROPALATI
Concedendo per la sua grandezza letteraria, a Leonida Rèpaci, calabrese illustre del ‘900, di annoverare le fiumare tra le opere del maligno, insieme alla peronospora e all’analfabetismo, nella sua prosa “quando fu il giorno della Calabria”, può una fiumara, dalla sua foce alle sorgenti, diventare un tessuto su cui ricamare, correggere, rafforzare, integrare trame di sviluppo e di crescita? La green economy non è un’invenzione del XXI secolo, ma è nata con l’uomo e si è smarrita con quella ricerca sfrenata della pseudomodernità che ha portato le cosiddette aree “Marginali” in un vicolo cieco, che propone surrogati dei luoghi ma non i luoghi. E anche la modernità, non è un fine ma un mezzo. L’idea di realizzare un itinerario complesso nella valle del Trionto, che parta da questi frammenti di immagini e parole, potrebbe diventare una prerogativa delle comunità della valle, un’altra strada, un altro cammino. Testi e foto: Geol. Domenico Forciniti, Gal Sila Greca.
As in the story, you crook the origins of tasty, colorful and varied gastronomic traditions of the towns of the river Trionto and of the “ionicosilane” lands, as a result of the mixture of races that over many centuries come through in the domain of Calabria. The “Enotri”, the Greeks or “italioti”, the Byzantines Greek, the Romans, the “brettii”, the Normans, the Arabs, the Spaniards and other shorter and ephemeral presence. The flow of this story has left, among other things, a culinary heritage which still represents the basic food of the Mediterranean diet of this territory, much appreciated by tourists in the many typical restaurants and farmhouses scattered in towns and in the countryside. The flow of this past has left us a hospitable spirit which, among many difficulties, emerges anyway and anywhere. This makes the journey, the sleep and the eat, in the countries and within the “ionicosilano” territory, easy and enjoyable. Now we wonder, if these places, these shards of history, this river, these stones, we recognize them as the soul of our land. What is the way we must undertake to appropriate them once again, to recognize them, for a healthier and fruitful relationship? What route you should take and, most important, how fast can we travel this road, whose speed isn’t neither physical nor mental, to aggregate our culture, our heritage to the concept of growth? Allowing, for her literary greatness, Leonida Rèpaci, an illustrious of Calabria of the 1900’s, to count the rivers between the works of the evil, along with the downy mildew and illiteracy, in her prose “when it was the day of Calabria”, can a river, from its mouth to the sources, become a fabric on which to embroider, correct, enhance, integrate development and growth plots? The green economy is not an invention of the 21st century, but it is born with the man and it is lost with that unbridled pursuit of the contemporary which brought in the so-called “Peripheral” areas in a dead-end, and which offers surrogates of the places but not the places. Also modernity is not an end but a mean. The idea of building a complex route in the Trionto valley, that starts from these fragments of images and words, might become a prerogative of the communities of the valley, another way, another travel. Text and photo: Geol. Domenico Forciniti, Gal Sila Greca.
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ALONG THE RIVER TRIONTO
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GAL Sila Greca Basso Ionio Cosentino UNIONE EUROPEA
“Fondo Europeo per lo sviluppo rurale l’Europa investe nelle zone rurali”
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