2 minute read
Via Roma, rigenerazione urbana e problemi antichi Zona 30 e zone franche
di GIUSEPPINA FIORUCCI
Icinque milioni del PNRR per la riqualificazione urbana di Piazza Mazzini e Piazza Cavour comprendono anche il finanziamento di un milione di euro per la rigenerazione di Via Roma. L’intento è di armonizzare la viabilità ordinaria con quella alternativa mediante la costruzione di una pista cilopedonabile che migliori la qualità e la fruibilità della circolazione di tutti gli utenti, una viabilità oggi fortemente compromessa soprattutto durante l’uscita degli alunni dalle scuole e, nelle ore notturne, dalle scorribande dei motorini truccati per sembrare altro. Avvicinandosi l’inizio dei lavori con le inevitabili ricadute per chi nel centro vive e lavora, fervono le iniziative e nascono comitati. Più volte la sindaca, anche nel corso del Consiglio Comunale aperto per la illustrazione del progetto, ha ringraziato gli uffici tecnici comunali che stanno svolgendo un grande lavoro per conciliare l’ordinarietà con la straordinarietà dell’operazione in cor- so. Dettaglio che forse sarà sfuggito a quanti gironzolano il venerdì tra le bancarelle del mercato settimanale, ma non dovrebbe essere sottovalutato da chi quegli uffici li frequenta per mandato elettorale. Detto questo, veniamo al nocciolo della qestione: la zona 30. Realtà ormai presente in molte grandi città italiane e diffusissima nel resto d’Europa per migliorare la qualità dell’aria oltre che la sicurezza della circolazione. La proposta ci trova favorevoli quanto perplessi il costatare che nelle vie adiacenti il traffico, oggi, scorra senza che nessuno faccia rispettare i limiti di velocità esistenti, l’uso del telefonino alla guida, la sosta selvaggia in prossimità dello stop, ormai diventato un optional. Parlo di Via San Rocco e della intersezione su Via Firenze, dove queste infrazioni sono quotidiane con il rischio concreto di qualche incidente. Nel progetto si parla anche della riqualificazione delle strade adiacenti Via Roma, ci auguriamo che questo avvenga e che poi, chi di dovere, ne controlli il rispetto. Migliorare la sicurezza e la qualità dell’aria è ormai divenuto improcrastinabile e Bastia con i suoi 27 kmq, quasi un francobollo in confronto alla superficie dei comuni umbri, non riesce più a sopportare tutto questo traffico. Le soluzioni via via adottate in tal senso rivelano impegno, fantasia e creatività ma hanno prodotto scarsi risultati. Per diminuire il traffico bisognerebbe consumare meno suolo pubblico e Bastia, come si legge nei dati diffusi da Legambiente (2022) è il primo comune umbro. La moltiplicazione dei piani, poi, è una consuetudine antica e ormai calendarizzata come miracolo laico. Dalle mattonelle votive, alla tecnologia 4.0, il miracolo si ripete non per saziare bisogni primari di folle affamate, ma appetiti ben circoscritti. E non da oggi! Era il 1992 quando venne abbattuta la casetta in pietra bianca e rosa a fianco della scuola elementare per costruire un edificio da 3500 metri cubi. Allora guidava la città il PDS, nato dalla dissoluzione del PCI, amministratori spesso rimpianti dai nostalgici per la loro azione politica volta all’interesse comune e che succedutisi nella guida della città, ci hanno lasciato, a futura memoria, le macerie della fonte di Moncioveta che avrebbe dovuto riqualificare l’ingresso principale di Bastia. Ci auguriamo che il salto di qualità più volte invocato dalla sindaca vada nella direzione opposta a quella registrata finora e che si ponga fine, una volta per tutte a questa liturgia che nella moltiplicazione dei piani celebra il suo miracolo laico. Alla sindaca di cui conosciamo l’onestà intellettuale, chiediamo il coraggio e la forza di operare scelte lungimiranti per cambiare il volto e le prospettive di questa città.
Advertisement