Gustav Klimt

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Gustav Klimt (Vienna, 14 luglio 1862 – Vienna, 6 febbraio 1918) è stato un pittore austriaco, uno dei più significativi artisti della secessione viennese.

Indice Biografia Giovinezza e formazione artistica L'astro del secessionismo viennese Il periodo aureo Il periodo maturo e la morte Opere Note Bibliografia

Gustav Klimt nel 1905

Filmografia Altri progetti Collegamenti esterni

Biografia Giovinezza e formazione artistica Gustav Klimt nacque il 14 luglio 1862 a Baumgarten, allora sobborgo di Vienna, secondo di sette fratelli (quattro femmine e tre maschi):[1] il padre Ernst Klimt (1834-1892), nativo della Boemia, era un orafo,[2] mentre la madre, Anna Finster (1836-1915), era una donna colta e versata nella musica lirica. Tutti i figli maschi della famiglia Klimt riveleranno in futuro una forte inclinazione per l'arte: i fratelli minori di Gustav, Ernst e Georg, diverranno anch'essi pittori. Frequentò per otto anni la scuola primaria nel settimo distretto comunale di Vienna[3] e successivamente nel 1876, malgrado le pressanti ristrettezze economiche, il quattordicenne Gustav venne ammesso a frequentare la scuola d'arte e mestieri dell'Austria (Kunstgewerbeschule), dove studiò arte applicata fino al 1883, cominciando a informare personali orientamenti di gusto e imparando a padroneggiare diverse tecniche artistiche, dal mosaico alla ceramica, nel rispetto dei canoni accademici e della storia dell'arte del passato; fondamentale fu qui l'influenza esercitata da Ferdinand Laufberger e Hans Makart, sui quali condusse i primi studi.


I frutti di tanto arricchimento non poterono tardare: già tre anni dopo, al giovane Gustav venne commissionata la decorazione del cortile del Kunsthistorisches Museum, su progetto dello stesso Laufberger.[4] Da questo momento in poi, gli incarichi iniziarono a moltiplicarsi: nel 1880 dipinse le quattro allegorie del Palazzo Sturany a Vienna e il soffitto della Kurhaus di Karlsbad, mentre tra il 1886 e il 1888 si dedicò, con il fratello e l'amico, alla decorazione del Burgtheater, in una serie di pannelli raffiguranti teatri dell'antichità o del mondo contemporaneo. I tre iniziarono a guadagnare ben presto notorietà negli ambienti artistici, e le commissioni dei primi ritratti garantiranno loro discreto successo e tranquillità economica. A testimonianza del suo riconoscimento artistico, nel 1888 Klimt ricevette una benemerenza ufficiale dall'imperatore Francesco Giuseppe, Egon Schiele, Gustav Klimt nella sua camicia blu per e le università di Monaco e Vienna lo nominarono membro onorario. Nel dipingere (1913) 1892, a pochi mesi dalla morte del padre, anche il fratello Ernst morì improvvisamente: a questi lutti, che lasciarono un segno profondo anche nella sua produzione artistica, seguirono ben sei anni d'inattività. Nello stesso periodo avvenne l'incontro con Emilie Flöge che, pur essendo a conoscenza delle relazioni che il pittore intratteneva con altre donne (negli anni novanta del XIX secolo Klimt sarà il padre riconosciuto di almeno quattordici figli),[5] gli sarà compagna fino alla morte. Nel quadro intitolato Amore del 1895 si presentano già alcune caratteristiche di forma e contenuti che accompagneranno Klimt per tutta la sua carriera.[6]

L'astro del secessionismo viennese Tuttavia, sempre più in contrasto con i rigidi canoni accademici, nel 1897 Klimt fondò insieme ad altri diciannove artisti la Wiener Sezession (secessione viennese), attuando anche il progetto di un periodicomanifesto del gruppo, Ver Sacrum (Primavera sacra), del quale verranno pubblicati 96 numeri, fino al 1903. Gli artisti della Secessione aspiravano, oltre a portare l'arte al di fuori dei confini della tradizione accademica, in un florilegio di arti plastiche, design e architettura, anche a una rinascita delle arti e dei mestieri: non vi era uno stile prediletto, sicché sotto l'egida di questo gruppo si riunirono i simbolisti, i naturalisti e i modernisti. Il simbolo del Secessionismo era la Pallade Atena, dea greca della saggezza e delle buone cause, che Klimt raffigurerà nel 1898 in uno dei suoi capolavori.

Manifesto di Klimt per la rivista Ver Sacrum

Nel 1894 l'università di Vienna commissionò all'artista la decorazione del soffitto dell'aula magna sul tema illuminista del trionfo della Luce sulle Tenebre, da sviluppare su tre facoltà: Filosofia, Medicina e Giurisprudenza. I lavori furono rimandati per anni e, quando i pannelli vennero presentati, vennero rifiutati e aspramente criticati dai committenti, che avevano immaginato una sobria rappresentazione del progresso della cultura, ma che si ritrovarono un turbinio di corpi sensuali.[7] Noncurante delle critiche, in quel giro d'anni Klimt realizzò anche il Fregio di Beethoven, concepito per la quattordicesima mostra secessionista viennese, allestita dall'aprile al giugno 1902 nei locali del Palazzo della Secessione:[8] questo trionfo di immagini visionarie, enigmatiche, dionisiache che sottintende le angosce e le aspirazioni dell'uomo moderno è una delle


migliori testimonianze del genio provocatore di Klimt, che da lì a poco verrà travolto dall'uragano artistico da lui stesso causato.

Il periodo aureo Nel 1903 Klimt si recò due volte a Ravenna, dove conobbe lo sfarzo dei mosaici bizantini: l'oro musivo, eco dei lavori del padre e del fratello in oreficeria, gli suggerì un nuovo modo di trasfigurare la realtà e modulare le parti piatte e plastiche con passaggi tonali, dall'opaco al brillante. Fu dal connubio tra la ricchezza dei mosaici ravennati e i neonati Wiener Werkstatte (Laboratori Viennesi) ai quali l'artista si avvicinò tornato in patria ritratto di Sonja Knips 1898 che nacquero alcuni dei capolavori klimtiani più celebri, come Giuditta I (1901), il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (1907) e Il bacio (1907-08), tutte opere dove Klimt si presenta convertito all'oro di Bisanzio. È il dominio dell'oro che contraddistingue le tele del cosiddetto «periodo aureo» o «dorato» di Klimt, che è ormai prossimo ai quarant'anni. Altre peculiarità delle opere del periodo aureo sono la spiccata bidimensionalità del loro stile, che si arricchisce dando maggiore risalto al linearismo e alle campiture, l'impiego di pregnanti simbolismi e la prevalenza di figure femminili, che il pennello di Klimt ricolma di un armonioso erotismo.[9] Al periodo aureo appartengono numerose opere dell'artista viennese: di queste, oltre quelle già citate, degne di nota sono Le tre età della donna (1905), la Danae (1907-1908) e L'albero della vita (1905-1909), a sua volta facente parte del più ampio progetto decorativo di palazzo Stoclet. Il periodo aureo si chiuse nel 1909 con l'esecuzione di Giuditta II, seconda raffigurazione dell'eroina ebrea che liberò la propria città dalla dominazione assira: l'opera, caratterizzata da cromie più scure e forti, darà infatti avvio al cosiddetto «periodo maturo» dell'artista.

Giuditta I (1901) Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (1907)

Il bacio (1907-08)

Il periodo maturo e la morte Dopo la stesura di Giuditta II, nel 1909, Klimt ebbe un periodo di crisi esistenziale e artistica. Il mito della Belle Époque era ormai giunto al tramonto, così come i fasti dell'Impero austro-ungarico, che collasserà definitivamente con lo scoppio della prima guerra mondiale. Analogamente, Klimt iniziò a mettere in discussione la legittimità della propria arte, soprattutto quando venne a contatto con la produzione di artisti come Van Gogh, Matisse, Toulouse-Lautrec: dal punto di vista stilistico, il «periodo


maturo» (o «terza fase klimtiana», detto anche periodo fiorito) è caratterizzato dalla fusione di queste influenze e dall'abbandono del fulgore dell'oro e delle eleganti linee Art Nouveau. Determinante per questa contaminazione fu anche l'incontro con la pittura espressionista, che in ambito viennese trovò due grandi interpreti: Egon Schiele e Oskar Kokoschka, già suoi allievi. Notevole fu anche il decisivo influsso esercitato dall'Impressionismo, che emerge nei diversi paesaggi che Klimt dipinse in questo periodo, che ricordano molto da vicino la maniera di Claude Monet.[11] Scopo di Klimt in questo periodo, infatti, era quello di ricercare una modalità espressiva meno sofisticata e più spontanea: egli rispose a quest'esigenza adottando una tavolozza più colorata, con cromatismi più accesi, e minimizzando (come già accennato) l'uso dell'oro e delle linee. Nonostante i profondi mutamenti di questi anni, l'artista viennese fu espositore alla Biennale di Venezia nel 1910, vincendo pure nel 1911 il primo premio dell'Esposizione Internazionale di Arte di Roma con Le Tre Età della Donna.[11]

Ritratto di signora[10] (191617), olio su tela, 60×55 cm, Galleria Ricci-Oddi, Piacenza

L'attività di Klimt si interruppe l'11 gennaio 1918 quando, di ritorno da un viaggio in Romania, fu colto da un ictus che lo condusse alla morte il 6 febbraio dello stesso anno.[11]

Opere Di seguito viene riportato un elenco parziale delle opere di Gustav Klimt. Favola (1883, olio su tela) Idillio (1884, olio su tela) L'interno del vecchio Burgtheater (1888, guazzo su carta) Antichità greca (1890, olio su stucco) Amore (1895, olio su tela) La Musica I (1895, olio su tela) La Scultura (1896, gessetto nero-matita-sfumato-oro) La Tragedia (1897, gessetto nero-matita-sfumato-oro) Teseo e il Minotauro [seconda versione] (1898, litografia) Acqua mossa (1898, olio su tela) Ritratto di Sonja Knips (1898, olio su tela) Pallade Atena (1898, olio su tela) Nuda Veritas (1899, olio su tela) La Filosofia [distrutto nel 1945 nell'incendio del castello di Immendorf] (1899-1907, olio su tela) La fattoria delle betulle (1900, olio su tela) Giuditta (1901, olio su tela)

Giuditta 1909


Pesci d'oro (1901-1902, olio su tela) La Medicina [distrutto nel 1945 nell'incendio del castello di Immendorf] (1901-1907, olio su tela) Fregio di Beethoven (1902, tecnica mista su intonaco) Ritratto di Emilie FlĂśge (1902, olio su tela) Faggeto I (1902, olio su tela) Speranza I (1903, olio su tela) Giurisprudenza [distrutto nel 1945 nell'incendio del castello di Immendorf] (1903-1907, olio su tela) Bisce d'acqua I (1904-1907, tecnica mista su pergamena) Bisce d'acqua II (1904-1907, olio su tela) Le tre etĂ della donna (1905, olio su tela) Ritratto di Margaret Stonborough-Wittgenstein (1905, olio su tela) Giardino di campagna con girasoli (1905-1906, olio su tela) Fregio per Palazzo Stoclet (1905-1909, tecnica mista su carta) Ritratto di Fritza Riedler (1906, olio su tela) Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (1907, olio su tela) L'abbraccio (1905-1909) Il bacio (1907-1908, olio su tela) Speranza II (1907-1908, olio su tela) Danae (1907-1908, olio su tela) Giuditta II (1909, olio su tela) Signora con cappello e boa di piume (1909, olio su tela) Schloss Kammer sull'Attersee III (1910, olio su tela) Ritratto di Adele Bloch-Bauer II (1912, olio su tela) Viale del parco dello Schloss Kammer (1912, olio su tela) La vergine (1912, olio su tela) Ritratto di Eugenia Primavesi (1913-1914 ca., olio su tela) Orto con polli [distrutto nel 1945 nell'incendio del castello di Immendorf] (1916, olio su tela) Ritratto di signora (1916-1917, olio su tela)[12] Le Amiche [distrutto nel 1945 nell'incendio del castello di Immendorf] (1916-1917, olio su tela) Adamo ed Eva (1917-1918, olio su tela) La culla (1917-1918, olio su tela)

Note 1. ^ Fliedl, p. 230. 2. ^ Sabarsky, p. 18. 3. ^ Fliedl, p. 29.

Paesaggio italiano 1913


4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12.

^ Sabarsky, p. 7. ^ Collins, p. 99. ^ Fliedl, p. 41. ^ Sabarsky, p. 9. ^ Filippo Musumeci, Esploriamo l'opera: il "Fregio di Beethoven" di Gustav Klimt, su sulparnaso.wordpress.com, 11 luglio 2015. URL consultato il 7 aprile 2016. ^ La vita e le opere di Gustav Klimt, su informagiovani-italia.com. URL consultato il 7 aprile 2016. ^ Clamoroso alla Ricci Oddi, durante le pulizie in giardino spunta un quadro: forse è il “Ritratto di Signora” di Klimt - Libertà Piacenza, su Liberta.it. URL consultato il 10 dicembre 2019. Barbara Picci, I GRANDI DELL’ARTE – GUSTAV KLIMT – PARTE 4: PERIODO MATURO, su barbarapicci.com, 11 maggio 2015. URL consultato l'8 aprile 2016. ^ Trafugato nel 1997 e ritrovato nel 2019. Klimt ritrovato a Piacenza, il quadro è autentico. Torna a casa uno dei dipinti più ricercati del mondo, su finestresullarte.info. URL consultato il 17/10/2020.

Bibliografia John Collin, Klimt: Modernism In The Making, Harry N. Abrams, 2001, ISBN 978-0-81093524-2. Gottfried Fliedl, Gustav Klimt 1862–1918 The World in Female Form, Benedikt Taschen, 1994. Serge Sabarsky, et al, Gustav Klimt: Drawings, Moyer Bell, 1983, ISBN 0-918825-19-9. Harald Salfellner, Klimt. La sua vita in parole e immagini, Vitalis, 2018, ISBN 978-3-89919551-4. Frank Whitford, Klimt, Thames and Hudson, 1990.

Filmografia Documentario - Post-Impressionists: Klimt di Bob Carruthers, Ronald Davis e Dennis Hedlund (2000) Lungometraggio - Klimt di Raúl Ruiz (2006) Lungometraggio - Woman in gold di Simon Curtis (2015)

Altri progetti Wikiquote contiene citazioni di o su Gustav Klimt Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene immagini o altri file su Gustav Klimt (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Gu stav_Klimt?uselang=it)

Collegamenti esterni Biografia e opere, su archimagazine.com. Klimt e le donne, su paginerosa.tv. La donna nell'arte di Gustav Klimt, su robadadonne.it. 150° della nascita di Klimt 2012. Iniziative viennesi (http://retedue.rsi.ch/home/networks/rete due/geronimoarte/2012/06/14/klimt-vienna.html), Flavia Foradini, Rete Due RSI, 14 giugno


2012 150° della nascita di Klimt 2012. Arte come fattore economico (http://www.ilsole24ore.com/a rt/cultura/2012-04-29/klimt-come-antidoto-crisi-201107.shtml?uuid=AbLXcSVF&fromSearc h), Flavia Foradini, Il Sole 24 ore, 29 aprile 2012 iKlimt, The Life and Work of Gustav Klimt (http://www.iklimt.com/) Gustav Klimt e la politica culturale di Vienna nel 150° della nascita (http://www.radio.rai.it/po dcast/A42482942.mp3), Podcast su RadioRai (EN) iKlimt.com. (EN) Web museum, su ibiblio.org. (FR) Gustav Klimt, su moreeuw.com. Opere di Gustav Klimt, su owlstand.com. URL consultato il 27 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015). (DE) Disegni fregio Palazzo Stoclet (https://web.archive.org/web/20120825164754/http://ww w.mak.at/sammlung/f_schausammlung_stoclet.htm) sul Sito ufficiale Museum für Angewandte Kunst Vienna (http://www.mak.at)

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