L'ultimo tema in classe per sito

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L’ultimo tema in classe Mario Emari


L’Ultimo tema in Classe In ricordo dei piccoli martiri di Gorla

Autore

Mario Emari

Postfazione

Marco Pederielli

Poesie

Caterina Rovatti

Ideazione editoriale Eugenio Costa

Editing e Coordinamento Editoriale Lino Duilio

Opere,illustrazione e impaginato Elena Manazza

Correzioni bozze Mario Supino

Esecutivi di stampa Giorgio Costa

Montabone (www.selfie3d.it/Edizioni)

Montabone, pioniere della fotografia in Italia, è ricordato in particolare per il suo album “Ricordi del viaggio in Persia 1862”. Attivo dal 1856 fino alla morte, la sua carriera è culminata con l’apertura di diversi studi fotografici a Roma, Firenze, Torino e Milano. Successore nello stabilimento di Roma fu’ Mariano Costa, bisnonno di Eugenio dalla cui volontà rinasce la casa editrice Montabone, fondata nel 1905 a Milano, che coniuga in una sapiente miscela tecniche di stampa anitiche e moderne producendo anche pregiate opere in edizone limitata. Per acquistare questa edizione vai sul sito: www.ibs.it




Aereo in Volo “In quel volo non ci sono tempeste eppure l’aereo sembra procedere barcollando tra onde di nuvole e pieghe nell’aria. Traccia bianchi nastri nel cielo visibili come spontanee carezze di donna, all’esterno ma nessuno conosce tutto l’oscuro che tace nel cuore d’acciaio. Nebulose speranze di chi viaggia tra il sogno e la vita? Morte racchiusa in un involucro folle dove ogni ricordo s’infrange e scoppia in un lampo? O silenti lamiere di ferro ricurve, colme di polvere nera che lasciate cadere senz’anima e senza pietà stridono, sibilando su strade, piazze, chiese ed asili, trionfo di una morte insaziabile? Che Dio ponga fine a Ogni dubbio! La falsità dei conflitti è il progresso delle armi gloriosamente mortifere.”



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Presentazione

uesto libro raccoglie la storia romanzata, ispirata da un tragico evento accaduto durante la seconda guerra mondiale a Milano nella scuola di Gorla, che fu fatalmente bombardata, per errore, dalle forze alleate. Lo presentiamo in occasione dell’evento “Fare memoria: i piccoli martiri di Gorla”, organizzato nell’ambito di Book City, manifestazione promossa annualmente dal Comune di Milano. Il convegno, organizzato presso la Casa delle Associazioni di via Marsala, 8, è stato curato dall’associazione culturale PE.LI.DE (www.pelide.it), ed indirizzato in particolare alle giovani generazioni, alle quali richiamare le atrocità della guerra, oggi e in ogni tempo. Per la particolarità della formula di Book City, l’evento è stato centrato su due testi di riferimento: “L’ultimo tema in classe”, inedito di Mario Emari a carattere documentario, qui di seguito pubblicato, e “La guerra piace a chi non la conosce”, di Erasmo da Rotterdam (Sellerio editore, 2015), volto a mettere in discussione il principio della “guerra giusta”. In appendice al racconto di Mario Emari, all’epoca dei fatti ragazzo milanese sfollato fuori città da due anni dalla tragedia, pubblichiamo il contributo personale di Marco Pederielli, uno dei pochissimi superstiti della strage di Gorla, testimone vivente di quel drammatico avvenimento. Un grazie alla poetessa Caterina Rovatti per i suoi versi. Infine, un ricordo sentito per tutte le vittime del tragico evento.

Eugenio Costa Montabone Editore



Premessa Sono circa vent’anni che l’idea di narrare questa storia mi frulla nella testa, ma il ricordo di quella strage d’innocenti me ne ha sempre fatto ritardare lo scritto. Nel 1944 anch’io, come Lucia, avevo nove anni ed ero ripetente di terza elementare, ma il destino mi aveva fatto allontanare da Milano, subito dopo aver subito il primo bombardamento del 24 ottobre 1942. Ero, infatti, sfollato a Gessate, a casa di parenti, da appena due anni dai fatti che mi appresto a raccontare. Ancora oggi, 20 ottobre del 2009, mentre inizio questo racconto, è per me assai doloroso ricordare quell’avvenimento. Lo faccio per offrire alle nuove generazioni lo spaccato di vita e di morte di quel terribile bombardamento anglo-americano su Gorla, antico paese oggi inghiottito dalla metropoli lombarda. Vestendo i panni di un vero giornalista, racconterò i fatti di quel lontano mattino di sessantacinque anni fa, suddividendone il tracciato in due parti molto diverse tra loro: la prima nel campo di aviazione americano di Castelluccio, a pochi chilometri da Foggia; la seconda nella casa di Lucia, a Gorla. Racconto gli eventi vivendo, anzi rivivendo con un poco di fantasia le ore che precedettero quella assurda e, purtroppo, non unica strage. Riportare alla memoria quella tragedia assume per me un significato particolare, perché il tema della guerra va oltre lo specifico caso della scuola di Gorla, nel senso che deve impegnare le coscienze di ognuno di noi a ricordare l’orrore di tutte le tragedie che si consumano anche oggi, sotto i nostri occhi, in tutte le parti del mondo.



Protagonisti - Lucia, 9 anni - Ambrogio, papĂ di Lucia, 35 anni, operaio - Mariuccia, mamma di Lucia, 34 anni, casalinga, incinta di 3 mesi - Signora Maria, vicina di casa - Capitano John Stuart, capo squadriglia bombardieri della US AIR FORCE - Tenente pilota Frank Capece, di origini italiane I nomi dei protagonisti sono di fantasia



20 Ottobre 1944, ore 5 nella base americana...

… A Castelluccio di Foggia tutto è pronto per la missione aerea del

giorno, un attacco alle fabbriche del nord Italia e precisamente a Milano. Dopo le terribili incursioni su Foggia dell’agosto 1943 da parte degli Alleati e il loro sbarco ad Anzio nel gennaio 1944, con la liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno del 1944 la guerra si era spostata dal Sud al Nord d’Italia. Gli Anglo-Americani avevano approntato un aeroporto militare nel foggiano, a Castelluccio de’ Sauri, distante 29 Km dal capoluogo Dauno. Se nell’agosto del ’43 Foggia era ancora in mano ai tedeschi, nel volgere di pochi mesi tutto si ribaltò dopo l’8 settembre, con l’armistizio proclamato dal Maresciallo Badoglio che fece precipitare l’Italia in un lungo periodo* di terrore, di morte e distruzioni. Da alleati e amici dei tedeschi da quel giorno diventammo loro nemici e, contemporaneamente, gli Anglo-Americani, da nemici divennero amici e alleati. L’Italia, però, era ancora divisa in due tronconi e il Nord soffriva per due motivi: gli alleati che seminavano morte con massicci bombardamenti; i Tedeschi, con l’alleanza blasfema di altri Italiani che avevano accettato di far parte della Repubblica di Salò, i quali martoriavano le popolazioni con crudeli rappresaglie. *si ringrazia il Signor Leonardo Troiano per la precisazione storica, in quanto il testo originariamente riportava firmato

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Ma è tempo di entrare nel vivo della narrazione e parlare dell’ora “X” ovvero dei preparativi e della partenza dei bombardieri della U.S. Air Force di stanza all’aeroporto di Castelluccio de’ Sauri. Il capitano Stuart aveva controllato che tutto fosse in ordine per la missione aerea che avrebbe portato la squadriglia sull’obiettivo stabilito dal Comando Superiore che prevedeva la distruzione delle fabbriche a nord di Milano e, in particolare, le officine Breda che fabbricavano meccanica pesante. La squadriglia era composta da 36 bombardieri, di cui 16 fortezze volanti con quattro motori e 20 bimotori. Il capitano visionò soprattutto il suo aereo che aveva il compito di impartire ordini agli altri piloti e notò la presenza di bombe da 500 libbre (circa 400 chilogrammi) sistemate nella pancia del velivolo, pronte per essere sganciate sul territorio nemico nella zona dove esisteva la fabbrica metallurgica che lavorava a pieno regime. Anche le due mitragliere poste una a prua su una torretta e l’altra in coda all’apparecchio erano state ben lubrificate ed erano pronte all’uso.

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Verso le 22 il capitano Stuart, dopo aver salutato l’aviere di guardia, si ritirò per un breve riposo e per cercare un angolo tutto suo di tenerezza pensando alla sua famiglia lontana, a sua moglie Mary e a sua figlia Lucy di nove anni che non vedeva da tre anni. L’unico contatto era quello epistolare e così, quella sera, mentre si apprestava a scrivere, per un attimo come in sogno si trovò a casa sua nelle verdi contrade del New Jersey e fu preso da una crisi di pianto pensando che quella lettera, forse, sarebbe stata l’ultima dedicata a sua figlia Lucy; se il destino lo aveva protetto e preservato in quegli anni pericolosi, non era scritto che lo stesso destino lo avrebbe aiutato ancora preservandolo da possibili incidenti nel prossimo futuro, anche mortali. Con quell’animo turbato da simili pensieri John, cercò di riprendersi e, abbozzando un timido sorriso, iniziò a scrivere: “Carissima Lucy figlia mia, ecco il tuo papà che si fa vivo e desidera stare un poco in compagnia della più bella signorina che esista al mondo, aspettando con impazienza quel grande e stupendo giorno che ci incontreremo fisicamente e per sempre nella nostra riposante casa in riva al mare, anche con mamma che sempre amo e saluto con affetto. Quando salgo sul mio aereo e sorvolo il mare, che in questo periodo è l’Adriatico che bagna gran parte dell’Italia, il mio pensiero vola e nel volo lo immagino come il nostro, questo piccolo mare, anche se la differenza è grande perché dove abitiamo noi, Atlantic City nel New Jersey, c’è l’oceano, l’immenso Atlantico. La nostra città è stupenda e molto nota nel campo turistico, in quanto è situata in un angolo di Paradiso dove i turisti trovano ospitalità, un ambiente sano con molto verde e un mare pulito. Purtroppo, cara Lucy, da tre anni sono un militare lontano da casa e dagli affetti con il compito ingrato di bombardare zone militari e industriali nemiche, cercando di portare quella libertà negata ai cittadini da dittatori infami che hanno voluto questa guerra, un conflitto mondiale. Quando leggerai questa mia lettera, datata 19 ottobre 1944, la missione che comanderò proprio domani sarà terminata, augurandomi di riportare 17


indietro tutti salvi i miei uomini, coraggiosi piloti e avieri che sfidano la morte a ogni missione, sempre per una giusta causa. E tu, piccola mia, come vai a scuola? Sei sempre brava e attenta? La mamma mi scrive che sei sempre attenta e segui bene le lezioni che la maestra, la tua ottima insegnante, spiega e alle volte rispiega quando qualche tua amichetta resta indietro. Ora il tuo papà ti lascia non prima di mandarti tanti bacini in attesa di un prossimo, spero presto, forte abbraccio di persona. Ti voglio un gran bene e salutami la mamma. Con affetto, Tuo Padre John”. Il capitano chiuse la busta e la ripose nell’apposita cassetta della posta, poi ritornò nella cameretta dove il suo secondo pilota, il Tenente Frank Capece, già dormiva profondamente. Si stese sulla brandina e prima di addormentarsi una lacrima calda gli scese da una gota.

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Questo libro raccoglie la storia romanzata

di un tragico evento accaduto durante la seconda guerra mondiale, il bombardamento per errore da parte delle forze alleate, nell'ottobre del 1944 della scuola elementare Francesco Crispi di Gorla, allora paesino alle porte di Milano. La "strage di Gorla", come viene ricordata ancora oggi quella tragedia, è raccontata da Mario Emari, all’epoca abitante a poca distanza dalla scuola bombardata. In appendice si riporta il racconto di Marco Pederielli, presente in classe la mattina del bombardamento, scampato all’eccidio e tuttora vivente.

Montabone (www.selfie3d.it/Edizioni)

Montabone, pioniere della fotografia in Italia, è ricordato in particolare per il suo album 'Ricordi del viaggio in Persia della missione italiana del 1862'. Attivo dal 1856 fino alla sua morte, la sua carriera è culminata con l'apertura di diversi studi fotografici a Roma, Firenze, Torino e Milano. Successore dello stabilimento di Roma è Mariano Costa. Dalla volontà degli eredi diretti ed in particolare del pronipote, Eugenio Costa, nasce la casa editrice Montabone che coniuga tradizione e innovazione, mixando tecniche di stampa tradizionali fino a spingersi ad esperimenti per opere in edizioni limitata con l'ausilio delle moderne tecnologie di stampa 3D.

Euro 19,00


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